Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'edilizia, da sempre settore trainante del sistema economico ed occupazionale del nostro Paese, ha registrato negli ultimi anni una gravissima crisi, aggravata dagli effetti della pandemia da COVID-19: secondo l'Ance, il 2020 ha registrato una flessione degli investimenti in costruzioni del -10,1 per cento in termini reali rispetto all'anno precedente;

    secondo la nota aggiornamento al documento di economia e finanza 2021, gli effetti della ripresa in corso, tuttavia, si registrano anche nel settore delle costruzioni, il cui valore aggiunto nella prima metà del 2021 è cresciuto a un ritmo relativamente sostenuto, così da oltrepassare il livello di produzione pre-pandemia, anche per via dei notevoli incentivi fiscali a supporto del settore e dell'efficientamento energetico e antisismico degli edifici; secondo l'Istat, nella media dei primi sette mesi del 2021, l'indice della produzione nelle costruzioni segna un incremento superiore al 33 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020;

    il patrimonio residenziale italiano è costituito da 12,2 milioni di edifici, dei quali 7,2 milioni, il 60 per cento, è stato costruito prima del 1980, e ha o sta per avere più di 40 anni; 5,2 milioni di edifici, il 42,5 per cento, ha più di 50 anni. Oltre 16 milioni di abitazioni, pari al 51 per cento del totale, sono state realizzate prima del 1970. La produzione media annua di edifici residenziali in Italia è passata da quasi 200.000 edifici all'anno negli anni '60/'70, a meno di 29.000 tra 2001 e 2018: si tratta di un patrimonio edilizio datato, realizzato negli anni dal 1946 al 1970, anni di produzione segnati da modelli caratterizzati da bassa qualità edilizia, tra l'altro in assenza di normativa anti-sismica; un patrimonio edilizio che nel 90 per cento ha ancora oggi una classe energetica misurabile tra F e G; il valore della produzione in Italia del settore delle costruzioni è rappresentato per il 74 per cento dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio e delle infrastrutture esistenti. Un fattore importante per la crescita degli investimenti nella riqualificazione del patrimonio immobiliare, considerando che viene stimato che ogni euro investito in costruzioni ne attiva altri 3,5 grazie alla lunga filiera che ne fa parte, è rappresentato dagli incentivi per l'efficienza energetica e sismica, che hanno svolto un'azione anticiclica rispetto alla forte crisi che ha interessato il mercato delle nuove costruzioni;

   gli obiettivi di efficientamento energetico si inquadrano in un contesto europeo che, con il cosiddetto Green Deal, auspica che gli Stati membri avviino una «ondata di ristrutturazioni» di edifici pubblici e privati, per motivi energetici e per dare impulso al settore dell'edilizia e sostenere le Pmi e i posti di lavoro; anche il Clean energy package, la direttiva (UE) 2018/844 (direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia – Energy performance of buildings directive – EPBD) impone agli Stati membri l'adozione di una strategia di ristrutturazione a lungo termine degli edifici pubblici e privati per una trasformazione del parco immobiliare a energia quasi zero, in particolare mediante un aumento delle ristrutturazioni profonde;

   il Country report per l'Italia della Commissione europea di febbraio 2020 rileva, da un lato, che, per il nostro Paese, l'adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici continuino a rappresentare un problema e, dall'altro, che investire nella sostenibilità ambientale potrebbe rappresentare un'opportunità per la crescita e per l'occupazione;

   una delle priorità del Piano europeo per la ripresa e la resilienza dell'Unione europea, per far fronte ai danni economici e sociali causati dall'epidemia, è sostenere la transizione verde e promuovere una crescita sostenibile;

   l'indirizzo che si sta affermando a livello europeo e nazionale, pertanto, è basato su un forte legame tra rilancio economico e transizione ecologica, una strada che può portare a disegnare un futuro più sostenibile, anche con specifico riferimento al settore dell'edilizia, ed è quindi necessario continuare gli interventi di politica industriale ed ambientale per il settore;

   a poco più di un anno dall'istituzione del «Superbonus», e con le modifiche apportate per consentire la corretta attuazione della misura, la rilevanza strategica e l'impatto, non solo economico, di tale incentivo, è evidente: secondo il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, gli interventi sugli immobili sono passati da circa 800 milioni di euro a marzo 2021 ad un impegno attuale di spesa di 7,5 miliardi di euro (settembre 2021), con la previsione di attestarsi a fine anno a 9 miliardi di euro: nonostante le difficoltà iniziali e la complessità di realizzare i lavori con il Superbonus, soprattutto nei condomini di maggiori dimensioni, la consistente crescita del numero di interventi e del valore degli investimenti testimonia una domanda potenziale ancora molto elevata, con effetti espansivi in termini di produzione e reddito e di occupazione nella filiera dell'edilizia, effetti di innovazione, di riorganizzazione e di riqualificazione della filiera dell'edilizia e dei servizi di ingegneria e architettura, la riqualificazione del patrimonio edilizio residenziale e di risanamento anche interno delle abitazioni con un sensibile abbattimento dell'inquinamento indoor e dei relativi costi sociali, diretti e indiretti;

   una spesa di poco superiore a 9 miliardi di euro può generare un livello di produzione aggiuntiva totale (all'interno della filiera delle costruzioni, nel comparto dei servizi di ingegneria e architettura, nei settori dell'indotto della filiera e in altri comparti) pari a 19,6 miliardi con una occupazione diretta di quasi 100.000 unità e indiretta per poco più 54.000 unità, per un totale di oltre 153.000 nuovi occupati; il successo di questa misura è determinato principalmente dalla possibilità di cedere il credito, ciò ha reso accessibile a tutti la riqualificazione del proprio immobile. Si rileva inoltre, che il «Superbonus» ha determinato una maggior consapevolezza dei cittadini sui temi dell'efficientamento energetico e del contrasto al cambiamento climatico e ha fatto da traino anche rispetto alle altre tipologie di interventi edilizi, quali il rifacimento delle facciate e le ristrutturazioni interne;

   secondo i dati Enea resi disponibili a fine settembre 2021 sugli investimenti di efficientamento energetico e sismico riferiti al Superbonus emerge che gli interventi ammessi a detrazione ammontano a circa 7,5 miliardi di euro; in totale è stato completato il 68,2 per cento dei lavori. Gli edifici condominiali hanno di fatto riguardato quasi il 50 per cento del valore economico degli interventi; le asseverazioni depositate per gli interventi su condomini ammessi a detrazioni hanno coinvolto solo lo 0,5 per cento dei condomini esistenti. Gli edifici unifamiliari sono quelli che hanno richiesto più incentivi, attivando circa 2,5 miliardi di euro di investimenti ammessi;

   purtroppo, l'attuale tempistica stringente di vigenza dei bonus per l'edilizia rischia di incrementare, in maniera preoccupante, le condizioni di insicurezza nei cantieri dell'edilizia. Un settore che già sconta tassi di incidentalità molto alti, con il tragico corollario di morti pari a un incidente mortale ogni tre giorni, tanto che già ad inizio ottobre 2021 si è superato il numero delle vittime sul lavoro di tutto il 2019. È di tutta evidenza che, anche solo indirettamente, non possano essere le stesse condizioni poste dal legislatore a rendere più pericoloso il lavoro nei cantieri edili e che sarebbe opportuno avere tempi più lunghi per il completamento, in sicurezza, degli interventi previsti dai bonus;

   la risoluzione sulla Nadef 2021 appena approvata dal Parlamento contiene l'impegno a prorogare i vari bonus edilizi, compreso il «superbonus», e il rinnovo dello sconto in fattura e della cedibilità del credito, con l'ipotesi di includere altre tipologie di edifici, al fine di garantire un patrimonio immobiliare energeticamente efficiente a prescindere dalle situazioni preesistenti e in termini assoluti, mediante la semplificazione dell'accesso e degli strumenti operativi e finanziari alla misura;

   il «superbonus» e gli altri incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica possono inoltre rappresentare, potenzialmente, un utile modello di riferimento da considerare anche su scala più elevata per valutarne l'applicabilità, con i necessari adeguamenti, ad interventi più ampi di rigenerazione urbana, nella misura in cui forme di incentivazione possano rivelarsi utili a favorire un maggiore coinvolgimento di capitali privati nelle politiche di trasformazione urbana finalizzate alla transizione ecologica delle città e, in particolare, delle grandi aree metropolitane, anche alla luce degli investimenti al riguardo previsti nella missione 5 del Pnrr (ad esempio piani urbani integrati),

impegna il Governo:

1) a adottare ogni iniziativa, anche normativa, per continuare a favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, accompagnando la transizione energetica e la messa in sicurezza sismica del Paese e rendendo sostenibili, omogenee, e possibilmente strutturali le politiche di intervento nel settore dell'edilizia, e in particolare iniziative volte a:

  a) prorogare tutti i bonus edilizi («superbonus», «sisma bonus», «bonus facciate», «bonus ristrutturazione», «eco bonus», «bonus verde» e «bonus mobili») per il 2023 per tutte le tipologie di abitazioni oggi consentite: condomini privati, case unifamiliari e plurifamiliari, edilizia residenziale pubblica e cooperative di abitazione a proprietà indivisa;

  b) garantire in ogni caso un'adeguata estensione temporale degli incentivi edilizi oggi vigenti, al fine di consentire agli interventi in corso, per tutte le tipologie di edifici coinvolti, di concludere i lavori e beneficiare pienamente delle misure di detrazione fiscale previste;

  c) prendere strutturale il meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito;

  d) inserire il riferimento del preziario Dei ovvero dei preziari regionali, per tutti i «bonus» (facciate e ristrutturazione) che ad oggi non hanno massimali di riferimento;

  e) verificare periodicamente l'ammontare di risorse utilizzate attraverso il monitoraggio di tutti i bonus edilizi, e, attraverso l'analisi che Agenzia delle entrate ed Enea eseguono, ottenere lo stato degli interventi per quanto riguarda importi, tipologie di lavori, CO2 risparmiata, livelli di sicurezza antisismica ed efficienza energetica ottenuti sugli immobili oggetto di intervento;

  f) affidare ad Enea il compito di effettuare lo studio e l'aggiornamento, in accordo con l'evoluzione tecnologica, delle tecniche e dei materiali utilizzati ed ammessi alle agevolazioni, in particolare per quanto riguarda il processo di efficientamento energetico degli edifici e la ricerca di nuove soluzioni per installare il fotovoltaico anche nelle città storiche che ospitano grande parte del patrimonio immobiliare italiano che necessita di interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza antisismica;

  g) prevedere l'accesso agli incentivi agli immobili residenziali detenuti dalle pubbliche amministrazioni per gli interventi di ristrutturazione, riqualificazione energetica e antisismica;

2) ad adottare una iniziativa normativa per il complessivo riordino del sistema degli incentivi edilizi che rappresenti anche l'occasione per una estensione delle logiche di incentivazione alle politiche e agli interventi di rigenerazione urbana, nell'ambito della quale:

   a) a partire dal 2024, si diano certezze di lungo periodo al comparto e si preveda un décalage degli incentivi già previsti;

   b) si preveda, a valere sulle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (missione 5) e dal Piano nazionale complementare, l'introduzione in forma sperimentale di strumenti di incentivazione, anche di natura non fiscale, che, in coerenza con la logica sottesa agli incentivi già vigenti, mirino a promuovere operazioni di rigenerazione urbana di gruppi di edifici, aree dismesse e lotti interclusi, con particolare riferimento agli interventi di sostituzione edilizia, garantendo in tal modo un effetto moltiplicativo in termini di abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni, maggiore sostenibilità urbana, ambientale e sociale e concorso agli obiettivi di contrasto alla crisi climatica.
(1-00538) «Nardi, Serracchiani, Rotta, Fragomeli, Mura, Fassino, Enrico Borghi, Braga, Benamati, Bonomo, Zan, Carè, Frailis, Soverini, Buratti, Andrea Romano, Gavino Manca, Lepri, Di Giorgi, Pellicani, Ciampi, Pezzopane, Carnevali, Sensi, Critelli, Vazio, Lotti, Mauri, Sani, La Marca, Navarra, Incerti, Dal Moro, Casu, Losacco, Raciti, Avossa, De Luca, Bruno Bossio, Carla Cantone, Cantini, Cenni, Rossi, Ubaldo Pagano, Berlinghieri, Morgoni, De Filippo, Morani, Zardini, Lacarra, Prestipino, De Menech, Gribaudo, Cappellani, Gariglio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   numerose associazioni (la Società della Ragione, Altro Diritto, Osservatorio Stop OPG per la salute mentale, SOS Sanità, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Antigone, Coordinamento Nazionale Salute Mentale, Rete Salute Welfare Territorio, Forum Droghe, UNASAM, ConfBasaglia, CILD, Centro per la Riforma dello Stato, Club SPDC No Restraint, Parsec Consortium, Legacoopsociali, A Buon Diritto, l'isola di Arran) hanno sottoscritto un appello al Governo perché l'Italia in sede di Consiglio d'Europa si pronunci contro il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo circa il trattamento e l'internamento coatti delle persone con disabilità mentali;

   il testo del Protocollo avrebbe dovuto essere votato dal Comitato di bioetica del Consiglio d'Europa (DH BIO) nel maggio del 2021, ma la votazione è stata rinviata prendendo atto della vasta opposizione all'iniziativa, sia da parte del mondo delle ONG (con la campagna internazionale «Withdraw Oviedo»), sia da parte degli organismi internazionali di tutela dei diritti umani (dal comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità, al Relatore Speciale ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, al Relatore Speciale ONU sul diritto alla salute, al Gruppo di Lavoro ONU sulla detenzione arbitraria fino al Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa);

   anche l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa si è espressa contro il Protocollo aggiuntivo con la raccomandazione n. 2158 del 2019, in cui chiede il suo ritiro per procedere in alternativa alla redazione di linee guida per incrementare le buone pratiche a sostegno del trattamento volontario, la via più sicura per ridurre e in prospettiva eliminare la coercizione nei servizi di salute mentale;

   il testo e lo spirito della bozza di protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo, anche ad avviso delle associazioni, oltre a violare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata da 46 dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa, inclusa l'Italia), contrastano con la legge n. 180 del 1978 la quale, ribadendo il principio generale della volontarietà del trattamento per i pazienti psichiatrici, stabilisce un'unica procedura, sottoposta a chiari limiti, anche temporali, per l'esecuzione di trattamenti involontari (TSO), con precise garanzie per il paziente;

   il testo del protocollo aggiuntivo reintroduce invece l'internamento («Involuntary placement»), come in era manicomiale; inoltre, rilancia l'idea della pericolosità sociale del paziente psichiatrico (che infatti sarebbe internato con provvedimento giudiziario), e non pone alcun limite temporale al trattamento e all'internamento involontari, legittimando e rilanciando la contenzione;

   il 2 novembre 2021 il Comitato DH BIO sarà di nuovo chiamato a esprimersi per decidere se proseguire o meno l'iter del Protocollo aggiuntivo e trasmettere il testo al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

   per l'importanza che la Convenzione di Oviedo sui Diritti Umani e la Biomedicina riveste, l'adozione di un tale Protocollo aggiuntivo significherebbe un serio passo indietro nella tutela dei diritti umani delle persone con disabilità psicosociali; per l'Italia, il protocollo si porrebbe anche in palese contraddizione con gli indirizzi emersi dalla recente conferenza nazionale «Per una Salute Mentale di comunità», promossa dal Ministero della salute –:

   se il Governo, sia in sede di Comitato di bioetica del Consiglio d'Europa, sia eventualmente in sede del Comitato dei ministri, intenda opporsi all'adozione della bozza di Protocollo alla Convenzione di Oviedo, facendo proprie le indicazioni dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.
(2-01354) «Magi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del direttore generale (P.D.G.) 11 febbraio 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – «Concorsi ed Esami» del 5 marzo 2019, n. 18, è stato indetto il concorso pubblico a complessivi n. 452 posti (340 uomini; 112 donne), elevati a 562 (422 uomini e 140 donne) di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria, riservato ai volontari in ferma prefissata rispettivamente di un anno e quadriennale;

   con decreto dirigenziale 2 dicembre 2020 è stata approvata la graduatoria del concorso riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno e quadriennale e sono stati dichiarati vincitori:

    i candidati classificati in graduatoria dal posto n. 1 al posto n. 422 (A graduatoria aliquota uomini);

    le candidate classificate in graduatoria dal posto n. 1 al posto n. 140 (B graduatoria aliquota donne);

   non sono stati dichiarati vincitori n. 205 candidati (di cui 150 uomini e 55 donne) risultati idonei agli accertamenti psicofisici e attitudinali;

   si pone la necessità di impiegare le assunzioni straordinarie programmate nel 2021 per il Corpo della polizia penitenziaria, rispettivamente:

    dall'articolo 1, comma 287, legge n. 205/2017 (237 unità);

    dall'articolo 1, comma 381, legge n. 145/2018 (100 unità);

    dall'articolo 19, decreto-legge n. 162/2019 (18 unità);

    dall'articolo 1, comma 984, legge n. 178/2020 (200 unità);

   per un totale complessivo di 555 pianificate assunzioni straordinarie, onde assumere le suindicate 205 unità di candidati idonei ma non dichiarati vincitori in esito all'approvazione della suindicata graduatoria;

   in data 23 febbraio 2021, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/2845-A/103 con il quale si è impegnato a valutare la possibilità di un incremento dell'organico del Corpo della polizia penitenziaria mediante scorrimento delle graduatorie vigenti attingendo in via prioritaria a quelle approvate nel 2020 al fine di assumere le suindicate n. 205 unità di candidati idonei non vincitori; tale iniziativa, allo stato, non ha avuto alcun riscontro concreto;

   tali assunzioni si rendono necessarie per esigenze di economicità, efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa nonché per fare fronte alla carenza di organico del Corpo di polizia penitenziaria, vieppiù crescente in considerazione dei pensionamenti in atto e di quelli previsti nel breve e medio periodo, in quanto trattasi di candidati idonei e, dunque, effettivamente in grado di prendere servizio nell'immediatezza, mentre, ove si attendesse il completamento di una prossima tornata concorsuale, si dilaterebbero i tempi di avvicendamento del personale destinato al congedo;

   pertanto, occorre, ad avviso dell'interrogante, ai sensi delle suindicate previsioni normative, che sia adottato un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che destini le programmate assunzioni straordinarie alla specifica assunzione, entro il 31 dicembre 2021, delle suindicate 205 unità di candidati idonei non vincitori –:

   quali iniziative si intendano assumere per risolvere la problematica indicata.
(5-06938)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAFFA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 1o ottobre 2021 la Protezione civile ha cambiato il livello di allerta da verde a giallo per il vulcano dell'isola di Vulcano, nell'arcipelago delle Isole Eolie, nel comune di Lipari;

   il sopra menzionato vulcano non erutta dal 1890 ma, da settembre, i sistemi di monitoraggio hanno registrato delle variazioni nell'attività vulcanica, in particolare la temperatura e la composizione dei gas emessi dalle fumarole sono cambiate, e c'è stato un aumento delle lievi scosse sismiche causate dal vulcano;

   proprio le fumarole, apertesi anche a bassa quota, trasportate dal vento invadono le case e stanno creando numerosi disagi alla popolazione che è preoccupata –:

   quali urgenti iniziative per avviare un servizio di informazione capillare sul territorio, anche attraverso riunioni periodiche con i cittadini a cura di esperti e funzionari del Servizio nazionale della protezione civile, il Governo intenda porre in essere, per fornire alla popolazione ogni aggiornamento, utile informazione sui corretti comportamenti da adottare e rispondere alle comprensibilmente preoccupate domande che i residenti potrebbero, man mano, voler porre in modo da affrontare al meglio questa crisi.
(4-10538)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Andrea Costantino, imprenditore milanese con doppia residenza a Milano e Dubai, è detenuto dal 21 marzo 2021 presso il carcere di Al Wathba di Abu Dhabi;

   da oltre 7 mesi il connazionale è detenuto nel carcere. La moglie, in una segnalazione inviata all'interrogante, riferisce quanto segue;

   Costantino ha riferito, come confermato anche dal legale emiratino, che alcuna formale accusa è stata mossa nei suoi confronti;

   lo stesso legale ha confermato alla famiglia il suo disagio in quanto, nonostante in data 7 settembre e dopo quasi 6 mesi di reclusione, sia stata concessa al sig. Andrea Giuseppe Costantino l'autorizzazione alla firma del P.O.A. (Power of Attorney) per il suo mandato difensivo, al legale viene tutt'ora negato di accedere al fascicolo di indagine e di fare visita al detenuto in carcere, vanificando il diritto alla difesa dell'indagato;

   secondo quanto dichiarato dal detenuto italiano al personale della nostra ambasciata, alla moglie e al suo avvocato, non gli è stato notificato alcun provvedimento da parte della autorità giudiziaria;

   secondo quanto dichiarato dal detenuto, nei trascorsi 7 mesi sono state autorizzate solo 4 visite consolari, l'ultima della quale in data 14 ottobre 2021 dopo oltre 3 mesi dalla precedente, intervenuta il giorno 4 luglio 2021;

   secondo quanto riferito dal detenuto alla moglie, l'ultima visita consolare si è svolta in un clima disteso e sereno, nell'ufficio del National Security Prosecutor e l'indagato era presente in abiti civili. Quest'ultimo riferisce che in tale sede egli abbia esposto le sue ipotesi sulle ragioni della detenzione;

   Costantino riferisce che solo alla fine del mese di luglio 2021 gli è stata chiesta, presumibilmente al fine di compiere indagini, la password di accesso al telefonino italiano, peraltro intestato alla di lui compagna con numerazione attivata solo alla fine del 2019;

   è assolutamente inaccettabile che un cittadino italiano sia detenuto da più di 210 giorni senza che gli sia stata formalizzata l'accusa e senza che il suo avvocato emiratino possa, di fatto, esercitare il diritto alla sua difesa –:

   se vi siano interlocuzioni con le autorità emiratine al fine di conoscere le motivazioni della reclusione e lo stato di avanzamento delle indagini ed al fine di prestare assistenza al connazionale detenuto;

   se abbia elementi informativi idonei per stabilire quali siano le motivazioni in merito alla sua detenzione, anche in relazione alle lungaggini investigative;

   se abbia acquisito elementi informativi idonei per stabilire se corrisponda al vero che, ad oggi, le autorità emiratine non abbiano autorizzato l'avvocato locale ad effettuare visite in carcere al connazionale, che non gli abbiano concesso di accedere al fascicolo di indagine, negando di fatto il diritto alla difesa al Costantino e quali ne siano le motivazioni ostative;

   se non ritenga opportuno convocare immediatamente l'ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti, per protestare vibratamente sulla questione, chiedere le ragioni delle gravi lacune nell'esercizio del diritto alla difesa di Andrea Costantino e cosa intenda fare per giungere a una soluzione in tempi brevi.
(4-10534)


   VIVIANI, ZOFFILI, FOGLIANI e MANZATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il motopeschereccio chioggiotto «Tenace» è stato sequestrato, mercoledì 20 ottobre nel pomeriggio, dalla guardia costiera croata, a seguito di uno sconfinamento nelle acque territoriali di quel Paese;

   il «Tenace», un'imbarcazione di 22 metri per la pesca a strascico, con cinque uomini di equipaggio, era uscita lunedì da Chioggia e si trovava poco oltre le 12 miglia dalla costa croata (limite delle acque territoriali), dove stava terminando il periodo di 3 giorni solitamente osservato per questo tipo di pesca;

   verso le ore 14 il comandante aveva comunicato alla Capitaneria di porto di Venezia che aveva dovuto fermarsi a causa di un ostacolo, forse un grosso masso, su cui le reti erano rimaste impigliate e che stava provvedendo, a motori spenti, a risolvere il problema: nel frattempo il peschereccio, probabilmente a causa della corrente, era entrato, per circa mezzo miglio, nelle acque territoriali croate;

   il peschereccio, riuscito finalmente a riprendere la rotta dopo essersi liberato dall'impedimento che tratteneva le reti, è stato affiancato da una motovedetta della guardia costiera croata che ha «invitato» gli italiani a dirigersi verso il porto di Pola;

   la capitaneria di Venezia ha dato disposizioni al comandante di seguire i croati, per risolvere il problema senza che si creassero troppe tensioni;

   a Pola gli italiani hanno trascorso la notte e hanno fornito tutte le spiegazioni del caso, compresi i tracciati dell'Ais (Sistema di Identificazione Automatica) che dimostrano il breve periodo trascorso nelle acque croate e le conversazioni radio con la Capitaneria di Venezia, in cui si chiariva che non avevano sconfinato per pescare ma per lievi problemi tecnici, motivo per il quale non avrebbero dovuto essere sottoposti ad alcuna sanzione amministrativa;

   come si evince da fonti di stampa, dopo contatti e trattative, e con l'intervento della Farnesina, le autorità croate avrebbero deciso di «derubricare» l'episodio, considerandolo non pesca abusiva ma mancata comunicazione dell'incidente, punita con una sanzione amministrativa di 3.900 euro –:

   se il Governo, per quanto di competenza, non possa instaurare, almeno con gli altri Paesi che fanno parte dell'Unione europea, un meccanismo meno complicato di controllo della correttezza formale della documentazione, che non preveda ogni volta il sequestro di imbarcazione ed equipaggio.
(4-10535)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   NOBILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 novembre 2020 la trasmissione tv Report, in onda su Rai 3, realizza un servizio dal titolo «Allacciate le cinture», avente ad oggetto le vicende societarie di Alitalia e Piaggio Aerospace;

   nella trasmissione in questione si rappresenta l'idea che lo stato finanziario in cui versano le due Società sia stato determinato dalla mala gestio dei vertici societari e da «intrighi geopolitici»;

   nella trasmissione si citano i rapporti del Governo Renzi con gli Emirati Arabi e una conferenza ad Abu Dhabi svolta successivamente dal senatore Matteo Renzi;

   nella trasmissione si intervistano testimoni che paventano rapporti personali e di favore – compreso l'inesistente pagamento di un volo privato – fra il dottor Alberto Galassi, ex amministratore delegato e poi Presidente di Piaggio Aerospace, e l'entourage del senatore Matteo Renzi;

   alcuni quotidiani, nei mesi scorsi, accennano a presunte mail scambiate fra l'allora portavoce del Presidente del Consiglio Rocco Casalino e la Rai, aventi ad oggetto servizi che sarebbero stati confezionati al fine di danneggiare l'immagine del senatore Matteo Renzi;

   il servizio in questione viene stranamente mandato in onda due volte in prima serata, la seconda il giorno 28 febbraio 2021;

   la questione è stata ulteriore oggetto delle successive puntate di Report del 3 maggio 2021 e del 10 maggio 2021 con versioni ripetutamente contraddittorie rispetto all'utilizzo o meno di materiali acquistati da soggetti esterni per realizzare i servizi –:

   se intercorrano o siano mai intercorsi rapporti economici fra la società Tarantula Luxembourg Sarl e la Rai TV relativamente alla realizzazione di video o alla cessione di materiali audio video o qualsiasi altra forma di rapporto a qualsiasi titolo relativamente alla trasmissione «Report»;

   se risulti se il dottor Francesco Maria Tuccillo, ex collaboratore della Piaggio Aerospace, attualmente in amministrazione straordinaria, abbia mai avuto rapporti e di che tipo con la trasmissione «Report».
(4-10544)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, convertito, con modificazioni dalla legge 25 giugno 2020, n. 70, ha disposto (con l'articolo 5, comma 1-bis) che: «A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, in relazione all'accresciuta esigenza di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti pubblici di carattere strategico, l'ufficio di cui all'articolo 162, comma 5, del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, assume la denominazione di Sezione centrale per il controllo dei contratti secretati e svolge, oltre alle funzioni ivi previste, anche il controllo preventivo di cui all'articolo 42, comma 3-bis, del regolamento di cui 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 novembre 2015, n. 5. (...) Con riferimento a quanto previsto dall'articolo 162, comma 5, secondo periodo, del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, la relazione è trasmessa al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica»;

   come riportato da diversi articoli di stampa nei giorni scorsi il Copasir ha approvato la «Relazione sulla disciplina per l'utilizzo di contratti secretati, anche con riferimento al noleggio dei diversi sistemi di intercettazione»;

   secondo i dati della relazione al Copasir sull'attività di controllo esercitata dalla Corte dei conti nel 2020 (131 atti esaminati, 100 registrati, per lo più del Ministero della difesa), il Comitato ha evidenziato «l'incompletezza delle informazioni rese da talune amministrazioni ed enti che denotano un quadro contrassegnato da lacune e carenze»;

   in particolare si rileva che, «a fronte della presumibile ponderosa attività delle procure anche in merito all'impiego di sistemi di intercettazione che vede l'ordinamento italiano tra i maggiori utilizzatori di tali strumenti, per il Ministero della giustizia sono stati registrati solo 6 atti (compresi 4 giacenti), di cui 4 riferiti al noleggio di sistemi di intercettazione per una sola sede di tribunale, a fronte di 140 tribunali sul territorio italiano»;

   dal 2018 le spese di intercettazione sono state inserite tra le spese di giustizia disciplinate dal testo unico del 2002; le attività di intercettazione sono dunque affidate a un soggetto privato con un conferimento d'incarico da parte del pubblico ministero e il relativo costo è considerato come una spesa di giustizia; tale affidamento è sottratto all'obbligo di controllo della Corte dei conti;

   la Ministra interrogata, in audizione al Copasir, ha segnalato l'esistenza di una sentenza della Cassazione che di fatto ha equiparato i contratti per le intercettazioni a quelli di una qualsiasi fornitura e ha rilevato che tale impostazione è in netto contrasto con le direttive europee del 2011, tant'è che la Commissione europea ha messo in mora l'Italia per non aver ottemperato «agli obblighi basati sull'assimilazione dei contratti per le intercettazioni a transazioni commerciali». Inoltre «l'esclusione di tali transazioni» impedisce alle società di noleggio «di esercitare i diritti previsti dalla direttiva stessa»;

   da tale scenario emergerebbero serie criticità e dubbi in tema di tutela informatica e sulla protezione e conservazione dei dati acquisiti con l'attività di intercettazione e captazione, in considerazione anche di quanto emerso nel corso delle inchieste Hacking team e Exodus –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare con urgenza iniziative, anche a carattere normativo, volte a superare le criticità evidenziate, con particolare riferimento alla disciplina dell'affidamento del servizio di intercettazione, garantendo un controllo effettivo sui contratti stipulati;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di assicurare la compatibilità della normativa dell'ordinamento interno con la disciplina comunitaria in tema di affidamento del servizio di intercettazione, adeguandola ai parametri europei di protezione dei diritti fondamentali, con particolare riguardo alla privacy.
(4-10546)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA e RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da circa due anni non sono più disponibili alcune linee di collegamento passeggeri tra la Sicilia orientale e il resto d'Italia, come la Catania-Napoli o la Catania-Genova, mentre sono attualmente attive linee di collegamento ro-ro (roll on - roll off) esclusivamente dedicate al traffico merci;

   diversa la situazione con il bacino d'utenza della Sicilia occidentale, che da Palermo e Termini Imerese può contare su collegamenti con Civitavecchia, Genova, Livorno, Napoli e Salerno;

   a marzo 2021 sono stati pubblicati i bandi di gara per l'affidamento in concessione del servizio di trasporto di continuità marittima sulle linee Genova\Porto Torres e Napoli\Cagliari\Palermo;

   nel parere dell'8 gennaio 2021 reso dall'Autorità di regolazione dei trasporti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai sensi della misura 2, punto 10, della delibera Art n. 22 del 13 marzo 2019, in merito alla conformità della procedura di verifica di mercato relativa ai collegamenti marittimi con le isole Sardegna, Sicilia e Tremiti per garantire la continuità territoriale si legge: «la scelta di aprire al mercato i collegamenti Livorno-Cagliari, Ravenna-Brindisi-Catania, Genova-Olbia-Arbatax e Napoli-Palermo, con il conseguente venir meno delle condizioni per mantenere un regime di compensazioni, appare supportata da evidenze oggettive, analogamente alla volontà di procedere alla richiesta di manifestazioni di interesse per l'imposizione di obblighi di servizio pubblico applicati orizzontalmente a tutti gli operatori in relazione al collegamento Civitavecchia-Olbia. La prospettiva di un maggiore livello di liberalizzazione del mercato del settore che ne deriva appare, altresì, suscettibile di produrre significativi risparmi nell'impiego di risorse pubbliche destinate a garantire la continuità territoriale con le isole maggiori e le Tremiti»;

   Art rileva pure, con riferimento ai collegamenti che il Ministero intende affidare tramite gara, che «fondate appaiono le valutazioni concernenti la mancanza di garanzie in merito alla possibilità che il libero mercato possa soddisfare le esigenze della domanda in assenza di intervento pubblico (...)»;

   l'incertezza circa la situazione del regime di continuità territoriale marittima della Sicilia rischia di compromettere il diritto alla mobilità dei passeggeri, considerando che non sono ripartiti i collegamenti per Catania soppesi nel 2020 e il problema riguarda tutte le compagnie di navigazione che operano in Sicilia e che minacciano di ridurre, o bloccare del tutto, i collegamenti senza un aiuto da parte dello Stato;

   nonostante la privatizzazione della società Tirrenia, alla quale sono stati garantiti 72 milioni di euro l'anno per otto anni, dal 2012 al 2020, la società ha al momento interrotto tutti i collegamenti da e per la Sicilia orientale;

   l'intervento dello Stato risulta necessario nell'ipotesi in cui il regime di mercato non sia sufficiente a garantire il godimento dei diritti fondamentali del cittadino, tra cui il diritto alla mobilità;

   un pool di ingegneri del Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura dell'Università di Cagliari ha studiato un nuovo modello di continuità territoriale marittima da e per la Sardegna, una sorta di modello misto che prevede lo sconto sulle tariffe dei residenti per le sole tratte in libero mercato e compensazione degli obblighi di servizio pubblico per le tratte da inserire in convenzione –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere al fine di garantire la continuità territoriale con la Sicilia, specie quella orientale, e quindi il diritto alla mobilità dei cittadini.
(5-06939)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a causa della pandemia e delle superiori misure di contenimento, gli utenti del trasporto pubblico locale (Tpl), sia esso ferroviario che su strada, che avevano provveduto all'acquisto dei relativi titoli di viaggio, ivi compresi gli abbonamenti, in molti casi non ne hanno usufruito;

   l'articolo 215 del decreto-legge n. 34 del 2020 aveva previsto la possibilità, per i titoli di viaggio e gli abbonamenti relativi al trasporto pubblico locale (Tpl) che, in caso di mancata utilizzazione in conseguenza delle misure di contenimento, le aziende erogatrici di servizi di trasporto ferroviario ovvero di servizi di trasporto pubblico locale procedessero, nei confronti degli aventi diritto:

    a) al rimborso;

    b) all'emissione di un voucher di importo pari all'ammontare del titolo di viaggio, ivi compreso l'abbonamento, da utilizzare entro un anno dall'emissione;

    c) oppure al prolungamento della durata dell'abbonamento per un periodo corrispondente a quello durante il quale non ne è stato possibile l'utilizzo;

   la norma era riferita al blocco del periodo marzo-maggio 2020. A valere sulle risorse dell'articolo 200 del medesimo decreto-legge n. 34 del 2020, le regioni hanno provveduto ad emanare proprie norme affinché gli utenti dei servizi di Tpl potessero usufruire del beneficio;

   a tutela dei consumatori nei vari settori del trasporto passeggeri (aereo, ferroviario, marittimo, stradale) sono stati emanati regolamenti comunitari che disciplinano i diritti dei viaggiatori in caso di cancellazione del viaggio. In tali casi è previsto che il professionista debba garantire ai passeggeri la scelta immediata tra il rimborso in denaro o modalità alternative per la restituzione del costo integrale del biglietto, incluso un buono sostitutivo. Le norme dell'Unione europea prevedono che il rimborso mediante buono è possibile solo se il passeggero accetta;

   com'è noto, a seguito dell'entrata in vigore del successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, nella scuola il blocco delle lezioni in presenza è durato per gran parte dell'anno scolastico 2020-2021. Su tale questione e i suoi effetti sull'eventuale mancato utilizzo dei titoli di viaggio relativi al trasporto pubblico locale non è stata adottata alcuna specifica disposizione da parte dell'autorità statale. Questo rappresenta un elemento di criticità sotto il profilo dell'accertamento dell'effettiva inutilizzabilità dei titoli di viaggio e del riconoscimento di un diritto generale al rimborso;

   per quanto riguarda la ripresa delle lezioni a settembre 2021, i genitori non sanno se fare i nuovi abbonamenti o utilizzare quelli già fatti e non utilizzati nell'autunno del 2020 o nella primavera del 2021. Diverse regioni, tra le quali la regione Veneto, si sono fatte parte attiva presso il Governo affinché confermi e reiteri anche per l'anno in corso, e comunque fino alla cessazione della situazione emergenziale, l'iniziativa per il rimborso di cui all'articolo 215 del decreto-legge n. 34 del 2020 –:

   se non ritenga opportuna l'adozione urgente di iniziative normative volte a disporre un incremento della dotazione del fondo di cui all'articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020, in modo tale da garantire alle aziende del trasporto pubblico locale la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione delle misure previste dall'articolo 215 del medesimo decreto, in relazione agli obblighi contrattuali che queste hanno, al fine di consentire agli utenti, in particolare agli studenti, di poter usufruire degli abbonamenti e dei titoli di viaggio non utilizzati.
(4-10532)


   FORMENTINI, BORDONALI, DARA, DONINA, EVA LORENZONI, MICHELI e RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Milano-Venezia costituisce parte della direttrice est-ovest Torino-Trieste e fa parte della rete fondamentale gestita da Rete ferroviaria italiana. La linea attraversa la Lombardia, collegando Milano con Brescia e i centri abitati della zona centrale e orientale della regione;

   da giovedì 4 novembre 2021 sarà soppressa la fermata desenzanese dell'ultima Freccia mattutina utile per raggiungere il capoluogo lombardo in tempo per andare al lavoro o all'università. Saranno moltissime le persone che dalla prossima settimana non potranno più recarsi a Milano con il treno ad alta velocità delle 7.55, dovendo ripiegare su un regionale (impiegando circa mezz'ora in più) o spendendo circa il doppio per un abbonamento cumulativo di treno regionale fino a Brescia e di Frecciarossa da Brescia a Milano, con un notevole disagio anche logistico;

   a essere soppressa sarà anche la fermata delle 8.55, quindi il primo convoglio ad alta velocità da Desenzano a Milano sarà quello delle 9.23;

   dal 2026 verrà inaugurata la nuova linea Tav Brescia-Verona e le Frecce scompariranno quasi del tutto dalla linea storica;

   la questione ha anche importanti risvolti economici per gli utenti, infatti il prezzo di un abbonamento per Milano è più conveniente rispetto al costo economico che comporterebbe un maggior utilizzo delle autovetture, a cui si deve aggiungere anche un impatto negativo sull'ambiente e la qualità dell'aria;

   Desenzano del Garda è il comune più popoloso del lago di Garda e il secondo della provincia di Brescia. Ogni anno vengono in visita migliaia di turisti che hanno contribuito a rendere la Lombardia una delle principali mete in Italia. Il turismo rappresenta, inoltre, un'importante opportunità per oltre 32 mila imprese artigiane lombarde a vocazione turistica;

   la Gardesana non può e non deve essere tagliata fuori da collegamenti ferroviari efficaci, efficienti e sostenibili verso le principali città del Paese; Desenzano deve, quindi, necessariamente continuare ad essere attraversata dall'alta velocità e diventare l'hub del Garda –:

   se non ritenga necessario adoperarsi, per quanto di competenza, nei confronti di Trenitalia, al fine di rivedere la decisione assunta di sopprimere i treni Frecciarossa Desenzano-Milano in modo da non penalizzare, in questa prospettiva, la provincia di Brescia.
(4-10540)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   LONGO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   all'estero, entro il 1o gennaio 2023 si accederà ai servizi della pubblica amministrazione esclusivamente con il sistema Spid o con la Cie, quindi gli iscritti Aire dovranno essere titolari di Spid entro il 31 dicembre 2022 per l'accesso ai servizi della pubblica amministrazione;

   nel tentativo di attivarlo, diversi iscritti all'Aire sono andati sul sito spid.gov.it dove si può trovare un elenco di gestori di identità digitale, però tutti, senza eccezione, chiedono all'interessato un indirizzo di fatturazione in Italia, senza il quale non è possibile fare il pagamento del riconoscimento via webcam;

   la maggioranza degli iscritti all'Aire non hanno un indirizzo di fatturazione in Italia, quindi non possono attivare lo Spide e pertanto, fra poco, non gli sarà possibile nemmeno accedere ai servizi del consolato per rinnovare il passaporto, cambiare indirizzo, forse nemmeno per ottenere il green pass;

   lo Spid è un'eccezionale strumento, per contenere la burocrazia, semplificare organizzazione e attività, garantire la trasparenza propria di un'amministrazione aperta;

   purtroppo, l'obiettivo di disegnare un'amministrazione più agile e fruibile non sempre ha tenuto conto dello scollamento tra previsione giuridica, strumenti e attuazione. Questo a maggior ragione quando bisogna garantire l'accesso ai servizi innovativi a una intera categoria di cittadini, cioè gli italiani residenti all'estero e iscritti all'apposito registro Aire, che sono quasi sei milioni di cittadini;

   le procedure non sono standard e cambiano a seconda del fornitore del servizio, visto che alcuni operatori richiedono un pagamento di circa 30 euro in anticipo senza alcuna garanzia sulla conclusione dell'operazione; per i residenti all'estero le opzioni per la richiesta Spid sono ridottissime: per esempio, con il fornitore Poste italiane (PT) è previsto solo l'utilizzo di un App PosteID, la quale richiede la tecnologia NFC (Near Field Communication) che non tutti i cellulari hanno, per cui il fornitore Spid PT (poste) non è utilizzabile nella maggioranza dei casi;

   coloro che già sono muniti di credenziali per l'accesso ai portali informatici, diverse da Spid e Cie potranno utilizzarle solo fino al 31 marzo 2023;

   è necessario, in virtù del valore sociale dell'erogazione dei servizi pubblici e del principio di uguaglianza tra cittadini della stessa nazione, garantire l'accessibilità al servizio in rete e quindi l'ottenimento dello Spid, evitando discriminazioni tra cittadini che risiedono sul territorio nazionale e quelli che risiedono all'estero;

   il Codice dell'amministrazione digitale, all'articolo 12 afferma che «Le pubbliche amministrazioni nell'organizzare autonomamente la propria attività utilizzano le tecnologie dell'informazione e della comunicazione per la realizzazione degli obiettivi di efficienza, economicità, imparzialità, trasparenza, semplificazione e partecipazione nel rispetto del principio di eguaglianza e di non discriminazione...» –:

   se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, non ritengano di adottare provvedimenti che creino, anche per gli iscritti all'Aire, una infrastruttura informatica tale da superare le problematiche evidenziate nelle premesse non solo sul territorio nazionale ma anche in riferimento alla grande comunità italiana all'estero, ricercando insieme ai gestori delle reti informatiche soluzioni praticabili anche per le problematiche relative alla fatturazione.
(4-10537)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che la nave Geo Barents da dieci giorni si trova nel Mediterraneo centrale e ha attualmente a bordo 367 persone, di cui 172 minori, a seguito di diversi interventi di salvataggio;

   Medici senza frontiere, l'organizzazione umanitaria a guida della nave Geo Barents, ieri 26 ottobre 2021, ha rivolto un appello urgente alle autorità italiane chiedendo un safety place dove poter sbarcare al più presto, sulle coste siciliane, anche a causa di condizioni meteorologiche avverse e in peggioramento che stanno mettendo a rischio la salute, già precaria, delle persone messe in salvo;

   in più occasioni, nei mesi scorsi, imbarcazioni impegnate nella ricerca e soccorso nel Mediterraneo hanno dovuto attendere giorni per poter portare al sicuro donne, uomini e minori recuperati, sottoponendo persone già fortemente provate a ulteriori traumi –:

   quali ostacoli impediscano l'immediata concessione e comunicazione di un porto sicuro alla Geo Barents viste le drammatiche condizioni a bordo della nave di centinaia di persone e quali iniziative si intenda prendere per garantire alle navi impegnate nella ricerca e soccorso del Mediterraneo centrale di portare in salvo le persone recuperate nel corso di tali interventi in tempi brevi e compatibili con la situazione precaria e delicata in cui si trovano a livello psico-fisico e sanitario.
(4-10545)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps, in passato, ha riconosciuto il sussidio di 287 euro anche agli invalidi con redditi da lavoro non superiori ai 4.931 euro annui. Ma dal messaggio numero 3495 diramato dall'Inps il 14 ottobre 2021 si apprende che l'Istituto ha modificato i requisiti in base ai quali si può beneficiare dell'assegno di invalidità e ha disposto che l'assegno di invalidità sia corrisposto solo agli invalidi civili, che non svolgono attività lavorative;

   è venuta meno quindi quell'interpretazione estensiva delle norme in materia, che consentivano di riconoscere l'assegno alle persone con un'invalidità civile compresa tra il 74 e il 99 per cento sia nel caso in cui non avessero alcun lavoro sia nel caso in cui fossero iscritti al collocamento mirato e svolgessero piccoli lavori per un reddito non superiore ai 4.931 euro annui;

   a parere dell'interrogante, si tratta di una decisione inaccettabile che non tiene neanche conto che la possibilità di poter svolgere piccoli lavori rappresenta, per le persone con invalidità civile, un modo non solo per integrare un assegno palesemente modesto, ma soprattutto un'opportunità di vita sociale – essenziale per le persone con disabilità – per sentirsi parte della comunità con il proprio contributo;

   la posizione assunta dall'Inps risulta purtroppo confortata da alcuni pronunciamenti della Corte di cassazione che ha interpretato l'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, come modificato dall'articolo 1, comma 35, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, affermando che il diritto all'assegno mensile di invalidità sorge solo per chi non svolge alcuna attività lavorativa, non riconoscendo, di conseguenza, l'assegno mensile a chi produce un reddito, seppur minimo;

   è necessario quindi adottare urgentemente delle iniziative che consentano il riconoscimento dell'assegno di invalidità anche a coloro che lavorano percependo piccoli redditi;

   a parere dell'interrogante è assurdo che lo svolgimento di un'attività di inclusione sociale qual è il lavoro, sia motivo per sottrarre agli invalidi un sostegno economico (oltretutto già esiguo) da parte dello Stato –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato e se e quali iniziative, anche normative, intenda porre in essere per eliminare la grave ingiustizia, di cui in premessa affinché lo svolgimento di attività lavorativa non sia considerato incompatibile con il riconoscimento dell'assegno di invalidità.
(5-06940)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIVIANI, GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il made in Italy alimentare è fondato sulla distintività dei territori, sulla biodiversità, sulle nostre eccellenze; il mercato dei cibi sintetici è in espansione e da tempo diverse multinazionali dell'industria alimentare stanno indirizzando verso questo settore importanti investimenti;

   il regolamento sui nuovi alimenti (regolamento (UE) n. 2015/2283) dispone che gli alimenti costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o colture di tessuti derivanti da animali, piante, microorganismi, funghi o alghe costituiscono una delle categorie di nuovi alimenti elencate nel regolamento;

   in seno al Parlamento europeo si è aperto un dibattito sulla modifica dell'attuale disciplina che regolamenta la denominazione di «carne», prevedendone la possibilità di impiego anche sui prodotti di origine vegetale o sintetica, in modo tale da permettere, a titolo di esempio, di chiamare «hamburger» una polpetta di soia o «salsiccia» un prodotto ottenuto da sintesi; tre italiani su quattro (75 per cento) bocciano l'arrivo sul mercato di carne sintetica ottenuta in laboratorio;

   al fine di non indurre in confusione il consumatore e per garantire che siano adeguatamente protette le produzioni di carni e derivati della carne, l'inclusione delle carni sintetiche e delle carni vegetali tra i nuovi alimenti, non può essere attuata in modo coerente senza prevedere una norma che chiarisca le modalità di etichettatura e l'espressa indicazione dell'origine sintetica o vegetale dell'alimento;

   l'Istat ha evidenziato che il settore degli allevamenti è stato colpito in modo notevole dagli effetti della pandemia anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull'impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta;

   gli allevamenti, infatti, sono sempre più accusati di essere grandi inquinatori più di ogni altra attività dell'uomo – trasporti e industria comprese – o di consumare enormi quantità di acqua. Al contrario la zootecnia è un mirabile esempio di economia circolare e di sostenibilità. Sugli allevamenti si è così aperta una sorta di «caccia alle streghe» tesa a demonizzare le produzioni animali, magari per favorire surrogati sintetici che godono di investimenti miliardari;

   secondo un recente studio McKinsey, la carne sintetica è destinata a diventare un business da 25 miliardi di dollari entro il 2030. Oggi il mondo della bistecca sintetica comprende meno di 100 start-up. Nel 2020, nonostante la pandemia, ha attirato circa 350 milioni di dollari in investimenti e dall'inizio di quest'anno è già arrivata ad altri 250 milioni. Sul settore si sono buttati alcuni tra i più grandi player internazionali del settore delle proteine animali;

   la frontiera del «cibo sintetico» si propone come l'ennesimo attacco alla filiera del made in Italy agroalimentare; si dimostra di voler cancellare le filiere agroalimentari, i nostri allevamenti, il nostro indotto, il nostro cordone ombelicale che lega la produzione agricola di eccellenza italiana alle nostre imprese di trasformazione centenarie ed ai nostri territori;

   è indispensabile affermare in tutte le sedi opportune il valore delle eccellenze agroalimentari del made in Italy, che sono l'espressione di un sistema alimentare basato sulla storia, sul rispetto della terra, sulla tutela del territorio, sul lavoro e sulle tradizioni dei nostri luoghi, che rendono unici i prodotti alimentari italiani per la loro qualità e genuinità –:

   quali iniziative intenda mettere in atto affinché venga affermata, a livello europeo, una posizione che blocchi la campagna denigratoria in atto nei confronti degli allevamenti e del consumo di carne e dei suoi derivati, a favore di un modello che invece promuove il consumo di cibi che non hanno un'origine animale ma vegetale o addirittura sintetica, al fine di tutelare, valorizzare e promuovere le eccellenze agroalimentari del made in Italy;
(4-10536)


   DE LUCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le «Alici di Molaica», selezionate attraverso un'antichissima tecnica di pesca e già presidio Slow food dal 2001, rappresentano un'eccellenza e un'unicità culinaria della Regione Campania;

   la peculiarità della pesca con la menaica, praticata tra i mesi di aprile e luglio, consiste nell'utilizzo di una rete a maglie di ampiezza tale da impedire la cattura accidentale di esemplari appartenenti a specie protette;

   allo stato attuale, a molte imbarcazioni è impedita la pratica della pesca menaica a causa dell'equiparazione della stessa con la pesca «ferrettara»;

   la pesca ferrettara è consentita entro le tre miglia dalla costa, a condizione che la rete non superi i 2,5 chilometri e l'ampiezza delle maglie non superi i 100 millimetri di apertura;

   la rete menaica, diversamente, presenta maglie da 11 millimetri, può essere lunga al massimo 500 metri e alta 10 metri;

   stando alle evidenze sopra esposte, gli elementi oggettivi caratterizzanti la pesca «menaica» si differenziano fortemente da quelli della pesca «ferrettara»;

   l'erronea equiparazione tra le due tecniche, al solo fine di assicurare l'osservanza delle norme in materia di politica comune della pesca, sta arrecando notevole pregiudizio ai pescatori del Cilento, custodi, peraltro, di una tradizione plurisecolare virtuosa e allo stesso tempo improntata alla sostenibilità ambientale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per differenziare la pesca menaica dalla ferrettara, e porre così fine ad una impropria ed ingiustificata equiparazione, che causa pesanti e sempre più forti pregiudizi alla attività dei pescatori del Cilento, salvaguardando l'antica tradizione di assoluta eccellenza, portata avanti con tenacia e sacrificio in questo territorio.
(4-10542)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOVELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera» rappresenta il più importante riferimento programmatorio delle regioni nella definizione della propria rete ospedaliera;

   negli ultimi giorni, alcuni organi di stampa, in particolare il sito internet quotidianosanita.it, hanno pubblicato la bozza aggiornamento del citato Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70;

   la bozza, nel suo impianto generale, sembra andare in continuità col vigente decreto;

   anche relativamente alla rete dell'emergenza-urgenza l'impianto generale del decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 viene sostanzialmente mantenuto, ma con una rilevante novità, la scomparsa dei Punti di Primo Intervento;

   i Punti di primo intervento sono attualmente dedicati alla visita e trattamento delle patologie urgenti a bassa gravità. Per i casi più gravi sono attrezzati con dotazioni tecnologiche atte alla stabilizzazione e al trasporto dei pazienti presso il pronto soccorso;

   con la chiusura di molti presidi ospedalieri di piccole dimensioni, e dei relativi pronto soccorso, i Punti di Primo Intervento, spesso istituiti proprio nelle strutture resesi disponibili con lo spostamento dei servizi ospedalieri, hanno rappresentato e rappresentano tutt'oggi un'importante presidio per i cittadini residenti in aree periferiche dei vari territori regionali;

   l'assenza dei Punti di Primo Intervento dalla bozza di revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 preoccupa, perché potrebbe comportare un'ulteriore riduzione, oltre a quella già verificatasi negli ultimi anni, dei servizi offerti alle comunità residenti in aree extra-urbane –:

   se corrisponda al vero che con la revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 saranno soppressi i Punti di primo intervento e come si intenda continuare a garantire un'assistenza adeguata per le patologie urgenti a bassa gravità nei territori più periferici.
(5-06941)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 16 settembre 2021, n. 126, di conversione del decreto 23 luglio 2021, n. 105, in relazione alle misure COVID-19 per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche, ha previsto l'estensione a dodici mesi della validità delle certificazioni verdi rilasciate a seguito del completamento del ciclo vaccinale;

   dalla presente estensione, tuttavia, sono rimasti esclusi coloro a cui è stato rilasciato il certificato verde a seguito della guarigione, per i quali la validità del green pass è rimasta invariata a sei mesi; gli stessi potranno effettuare la prima dose del vaccino entro dodici mesi dalla guarigione come specificato nella circolare del Ministero della salute prot. n. 32884 del 21 luglio 2021;

   i soggetti guariti dal COVID, quindi, pur avendo a disposizione dodici mesi per ricevere la prima somministrazione del vaccino, restano alla scadenza del primo green pass, di fatto privi della certificazione verde con le conseguenti limitazioni nella vita sociale e lavorativa;

   al riguardo, si evidenzia che il recente decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, ha esteso l'obbligo delle certificazioni verdi a tutti i lavoratori per accedere ai luoghi di lavoro a partire dal 15 ottobre 2021;

   le disposizioni vigenti hanno generato proteste e dissensi da parte di quella miriade di cittadini che pur essendo guariti dal COVID – alla scadenza del green pass e in attesa del vaccino – saranno costretti ad effettuare continui tamponi supportando le relative spese pur di non vedere limitato il proprio diritto al lavoro;

   molti cittadini guariti dal COVID decidono legittimamente di rimandare la prima dose del vaccino a causa dei timori legati alle conseguenze che potrebbero derivare dalla somministrazione nel caso in cui presentino un elevato numero di anticorpi;

   al riguardo giova richiamare importanti dichiarazioni rese sul punto, tra cui quelle di Claudio Giorlandino, direttore scientifico del Centro ricerche Altamedica di Roma, secondo cui: «non si può vaccinare a tappeto, senza conoscere lo stato immunitario e sierologico dei soggetti. L'eventuale presenza di anticorpi da COVID-19 in chi ha già contratto il virus, spesso senza esserne a conoscenza, potrebbe infatti escludere ogni beneficio del vaccino e comportare, invece, una pericolosa risposta immunitaria. Inoltre chi è stato già colpito dal virus sviluppa un'immunità molto più duratura di quanto non si afferma oggi. Per questo è necessario che si valuti con un test sierologico l'eventuale presenza di anticorpi prima di praticare una vaccinazione che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe inutile ed avrebbe sottratto un vaccino a chi ne ha bisogno»; quelle del Professor Paolo Gasparini, ematologo e ordinario di Genetica Medica all'Università di Trieste di recente che ha affermato: «I soggetti guariti dal Covid presentano un'immunità naturale che contribuisce a proteggerli a lungo [ed] è scarsissimo il numero di guariti che sinora nel mondo si sono riammalati, e anche in questa eventualità la malattia si è generalmente presentata in forma più lieve»;

   appare, dunque, incomprensibile quali siano le ragioni scientifiche sottese alla mancata estensione a dodici mesi del green pass ai soggetti guariti dal COVID, atteso che secondo luminari scientifici i guariti dal virus presentano una immunità naturale che consente di proteggerli a lungo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di fornire chiarimenti in merito alle evidenze scientifiche in base alle quali il green pass per i guariti dall'infezione COVID duri solo sei mesi ed invece quello per i vaccinati con ciclo completo duri dodici mesi;

   se non intenda prevedere iniziative, anche di carattere normativo, al fine di prorogare la validità del green pass in favore dei soggetti guariti.
(4-10541)


   MISITI e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprenderebbe da alcune testate giornalistiche, un'inchiesta appena conclusa racconterebbe di sotterfugi e di pressioni adottate dai vertici dell'Istituto superiore di sanità nell'immettere trentatremila fra pacemaker e stent coronarici non conformi destinati ad essere impiantati nei pazienti che avevano necessità di sottoporsi ad un intervento coronarico;

   quattro ex dirigenti, secondo l'accusa mossa dalla procura regionale della Corte dei conti, avrebbero confezionato false attestazioni di conformità di quei pacemaker e stent pur di non rivelare «le condizioni di fatiscenza» dei laboratori dell'Istituto, arrivando a fare pressione su un altro dirigente affinché «in assenza dei requisiti previsti» fosse dato il via libera alle apparecchiature;

   dalle indagini emergerebbe che le certificazioni sarebbero state emesse addirittura in concomitanza con l'apertura dell'inchiesta da parte delle Fiamme gialle;

   l'intera vicenda si sarebbe risolta in uno spreco milionario per le casse pubbliche, con ospedali danneggiati dall'acquisto di attrezzatura non impiantabile. Come riporta Il Corriere della Sera il pm contabile Massimiliano Minerva avrebbe chiamato a risarcire il danno di 3 milioni di euro circa, l'ex direttore del dipartimento tecnologia e salute dell'Iss Velio Macellari e i colleghi Mauro Grigioni, Carla Daniele e Giuseppe D'Avenio, ritenuti responsabili di aver violato i propri doveri e indotto allo spreco ospedali, aziende sanitarie ed enti pubblici, comprando dispositivi salvavita di fatto non utilizzabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   se e quanti pacemaker e stent coronarici, per quanto di competenza, siano stati impiantati su pazienti e se gli stessi siano stati informati;

   se e quali iniziative siano state adottate nei confronti del personale coinvolto al fine di garantire maggiori controlli all'interno dell'Istituto superiore di sanità e quali iniziative saranno poste in essere per evitare che questi gravi fatti si ripetano.
(4-10543)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è a tutti nota la vicenda della ex Ventures Embraco. Dopo una reindustrializzazione inesistente operata dalla Ventures ed il fallimento della stessa, si era giunti ad una possibile svolta positiva attesa e sperata da tutti, sia lavoratori sia Istituzioni, con la proposta presentata nel settembre 2020 dal Sottosegretario Todde inerente alla creazione di un Polo Italiano per la costruzione di compressori per l'industria dell'elettrodomestico che univa due realtà, la Acc Wanbao di Mei (Belluno) e la ex Embraco di Riva di Chieri (Torino), in un'unica impresa denominata ItalComp;

   il 15 settembre 2020, durante il Governo Conte-bis, è stato illustrato in un tavolo convocato presso la prefettura di Torino dalla Sottosegretaria al Ministero dello sviluppo economico, Alessandra Todde, un progetto di integrazione, denominato Italcomp, che sarebbe dovuta nascere dalla fusione tra la ex Embraco e la Acc Wanbao di Mei (Belluno) dando così vita a un polo per la produzione di compressori, prevalentemente per la catena del freddo. Il 12 novembre 2020, è stato poi presentato un piano di investimenti totali in impianti per circa 50 milioni di euro e che necessitava di un ulteriore finanziamento del circolante per 30 milioni di euro con le risorse sarebbero state reperite tra pubblico, privato e finanziamento bancario;

   il Ministro Giorgetti, in carica da febbraio 2021, tramite le strutture ministeriali aveva chiesto di verificare la fattibilità economica e finanziaria del progetto Italcomp attraverso il confronto con gli istituti di credito, le due regioni coinvolte e le rispettive finanziarie regionali, l'amministrazione straordinaria di ACC e Invitalia, chiedendo evidenza anche dell'interesse di investitori privati, elemento indispensabile per la realizzabilità del progetto alla luce della normativa nazionale e comunitaria;

   all'esito di tali approfondimenti, in mancanza di alcuna disponibilità da parte di investitori privati e della indisponibilità degli istituti finanziari, il Ministro Giorgetti a luglio 2021 ha affermato come «Abbiamo esplorato, insieme con la Viceministra Todde, tutte le possibilità della proposta Italcomp I del commissario straordinario di Acc che avrebbe potuto coinvolgere Embraco. Purtroppo, pur consapevoli della situazione delicata e difficile, non ci sono le condizioni essenziali cioè proposte di investitori privati per proseguire con esito positivo su questa strada»;

   il Ministero dello sviluppo economico, dopo aver dichiarato di considerare chiuso detto progetto, ha altresì affermato pubblicamente che la via da percorrere è quella della partnership con i privati e che la ricerca del Ministero, in tal senso, prosegue per giungere all'obbiettivo di salvare sia ACC, sia Embraco. Appare chiaro come la soluzione sia ancora da definire e come sia importante che questa risolverebbe il problema di entrambe le aziende e dei lavoratori coinvolti, indipendentemente dalla soluzione scelta, stante anche i tempi brevi in cui ci si trova ad operare;

   ad oggi il Ministero non ha ancora individuato un nuovo progetto sul quale puntare, con le famiglie dei lavoratori delle aziende coinvolte che non sanno quale potrà essere il loro futuro –:

   cosa abbia fatto il Governo per cercare contatti con investitori privati e, qualora vi siano stati, quali e quanti investitori privati siano stati sentiti;

   quali siano gli elementi informativi sui quali il Ministro interrogato fondi l'affermazione secondo la quale non ci siano le condizioni essenziali per portare avanti il progetto Italcomp;

   quali siano le tempistiche dell'interlocuzione con la Commissione europea e quale ruolo abbia avuto nella vicenda Italcomp.
(4-10533)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBANO, RACHELE SILVESTRI e VINCI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'aumento del costo del metano ha creato gravi problemi a migliaia di utenti che giornalmente, in particolare nelle Marche, si riforniscono ad uno dei tanti impianti presenti nella regione: l'impennata ha raggiunto il 100 per cento del prezzo che si era ormai stabilizzato intorno all'euro;

   inoltre, risulta che tali aumenti dipendono dai contratti, davvero molto complessi, che sono stati stipulati dai distributori con i fornitori, con prezzo fisso o variabile, in base al costo della materia prima e questo fattore poi determina quanto dovrà versare l'utente per un pieno, circostanza che cambia da vettura a vettura: in media, comunque, chi pagava per un pieno di metano 12 euro, oggi si trova spesso a versare dai 17 ai 25 euro per il pieno;

   l'aumento del prezzo del metano nei trasporti è notevole e anche le associazioni di settore sono molto preoccupate; Dante Natali, presidente di Federmetano, dichiara: «Tuttavia è innegabile che la situazione attuale costituisca per Federmetano una forte preoccupazione, poiché le conseguenze di tale andamento del mercato si abbattono sugli operatori del settore, imprenditori e lavoratori che rappresentano un'eccellenza nazionale e su una utenza che dimostra di avere una grande fiducia nel gas naturale per auto. Non a caso il consumo di Cng (gas naturale compresso) del 1° semestre 2021 è pari a +13 per cento rispetto al semestre 2020 (elaborazione Federmetano su dati forniti da Sfbm). Un dato che, sommato al progressivo aumento del circolante a metano negli ultimi 5 anni – passato da 1,071 milioni di veicoli nel 2019 a 1,088 milioni nel 2020 – delinea un settore vitale che tanto ha da dare al Paese e ai cittadini. Il perdurare di tale anomalia avrebbe conseguenze negative sull'evoluzione in chiave ecologica del settore trasporti. Un settore – sottolinea – che negli ultimi anni è stato protagonista di una vera rivoluzione»;

   si stima che siano 1.500 i distributori attivi in Italia, di cui 119 solo nelle Marche; alcuni distributori con contratti pluriennali stipulati tempo addietro possono spuntare tariffe più economiche rispetto alla concorrenza, e, quindi, offrire prezzi più competitivi; questo provoca lunghe file presso i distributori che hanno scelto o che possono calmierare i prezzi e, di conseguenza, prezzi divergenti ed incontrollati, ma presto anche i vecchi contratti scadranno e le condizioni potrebbero peggiorare di gran lunga. Alcuni punti di erogazione, anche nelle Marche, avrebbero chiuso e quindi interrotto la distribuzione –:

  se siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intendano prendere per ovviare alla illustrata questione, che sta creando gravissimi problemi alla cittadinanza che aveva scelto di optare per un combustibile rispettoso dell'ambiente, eventualmente intervenendo per calmierare i prezzi per il metano per autotrazione così come previsto per i combustibili ad uso civile.
(4-10539)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI e MICELI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il GAL Hassin, inaugurato l'11 settembre del 2016, nasce come «Parco Astronomico delle Madonie», promosso dal comune di Isnello (Palermo), diventa Fondazione «GAL Hassin – Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche» nel maggio 2017;

   costruito grazie ai finanziamenti ricevuti dal Cipe, per la nascita di un polo culturale attorno al tema dell'astronomia e per la valorizzazione del territorio, oggi è entrato a far parte della rete mondiale di osservatori astronomici, professionali e amatoriali;

   il GAL Hassin partecipa, nell'ambito della ricerca sui pianeti extrasolari, al progetto ExoClock, preparatorio alla missione spaziale ARIEL (Atmospheric RemoteSensing Infrared Exoplanet Large-survey) e collabora con: il Minor Planet Center (Harvard, Massachusetts); l'International Asteroid Warning Network (Università del Maryland); l'Observatoire de la Côte d'Azur (Nizza); Il DLR (Deutsches Zentrum für Luft und Raumfahrt) di Berlino nell'ambito della ricerca sui corpi minori del sistema solare e Near-Earth Object;

   in questi anni di attività, la fondazione ha ricevuto importanti riconoscimenti e manifestazioni di interesse dall'Istituto Nazionale di astrofisica (Inaf); dall'Agenzia spaziale europea (Esa); dall'Agenzia spaziale italiana (Asi); dall'università di Tübingen, dalla Nasa e dall'Onu;

   negli anni sono tante le personalità scientifiche di grandissimo rilievo che hanno presenziato al GAL Hassin, in particolare i premi Nobel per la Fisica George F. Smooth e Michel Mayor, l'astronauta Paolo Nespoli, Giovanni Bignami, Nicolò D'Amico, Margherita Hack, Corrado Lamberti, Marcello Corradini;

   solo negli ultimi 3 anni risultano più di 50 mila i ragazzi che hanno visitato la struttura guidati da astrofisici in percorsi didattici di grande interesse;

   presso il centro sarà, inoltre, possibile assistere alla funzione del Wide-field Mufara Telescope (WMT), un telescopio innovativo e prototipo mondiale, già installato sulla cima di Monte Mufara (Madonie) e adesso in fase di collaudo;

   inoltre, sempre su Monte Mufara, l'Agenzia spaziale europea (Esa) collocherà a breve il suo telescopio, denominato NEOSTEL FLY-EYE, uno strumento di nuova concezione, anch'esso un prototipo mondiale;

   l'osservatorio delle Madonie è considerato un polo di eccellenza per la ricerca astronomica, e rappresenta, per la Sicilia, per il territorio Madonita e anche per il comune di Isnello, una risorsa culturale importante e una opportunità di crescita economica;

   la fondazione rischia oggi, come denunciato dal presidente, di chiudere entro un anno e annullare le proprie attività;

   per continuare a operare e avviare progetti importanti di ricerca astrofisica occorre un adeguato supporto finanziario;

   nei giorni scorsi è partita la petizione per salvare «il GAL Hassin ad un anno dalla sua chiusura» e oltre alla firma del presidente, vi sono cento nomi prestigiosi della cultura e dell'astrofisica;

   occorre rilevare una certa assenza da parte delle istituzioni regionali. Infatti, nonostante fosse stato già stanziato, dalla giunta regionale (cfr. delibera di Giunta n. 69 del lontano 15 febbraio 2017) un milione di euro per la sistemazione della pista di accesso a Monte Mufara, di fondamentale importanza per garantire il funzionamento e la manutenzione del telescopio WMT, così pure per avviare la costruzione del telescopio ESA, il FLY EYE, e nonostante vi sia anche un progetto immediatamente eseguibile, realizzato dall'ufficio tecnico del comune di Isnello, ad oggi, a distanza di quasi 5 anni, ancora i lavori di ripristino non sono stati neppure avviati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare e garantire l'operato del GAL Hassin – Centro internazionale per le scienze astronomiche, considerato un polo di eccellenza per la ricerca astronomica, riconosciuta, sia a livello regionale che nazionale, una risorsa culturale importante e una opportunità di crescita economica.
(5-06942)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Mugnai e altri n. 1-00211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bologna.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Avossa e Incerti n. 5-06917, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Luca.

  L'interrogazione a risposta scritta Patelli e altri n. 4-10528, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Potenti.

Cambio di presentatore ad una interrogazione a risposta immediata in Commissione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-06931, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2021, è da intendersi presentata dall'onorevole Angiola, già cofirmatario della stessa.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Cortelazzo n. 3-02464 del 26 agosto 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10532.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALAIMO, DEL SESTO, GIARRIZZO, ELISA TRIPODI, D'ORSO, DE CARLO, MARTINCIGLIO, VIANELLO e CORNELI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali, con uffici sguarniti di personale e numerosi dipendenti costretti a svolgere mansioni non previste nel proprio contratto, è stata più volte denunciata dagli amministratori degli stessi enti. Si tratta di una situazione che presenta caratteri di particolare gravità nei comuni più piccoli, che devono garantire servizi adeguati ai cittadini senza il personale necessario;

   questa situazione è presente in particolar modo nelle amministrazioni comunali delle regioni del Sud, dove gli enti si trovano in assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddette «infungibili», indispensabili per l'attuazione degli obiettivi perseguiti, per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di bloccare il corretto funzionamento della macchina amministrativa;

   al contempo, le pubbliche amministrazioni del Sud hanno utilizzato nell'ultimo ventennio personale inquadrato anche con contratti atipici, il quale è divenuto essenziale per lo svolgimento degli affari correnti ed è in attesa di una stabilizzazione;

   nel Piano Sud 2030 si parla di un programma di rafforzamento delle amministrazioni con il reclutamento di 10 mila giovani laureati da inserire nelle amministrazioni per l'attuazione del piano, sia a livello locale nel Mezzogiorno e nelle aree interne; il programma prevede la definizione di un meccanismo virtuoso di selezione e reclutamento di alte professionalità, destinate alla gestione di tutte le fasi del ciclo dell'investimento realizzato con i fondi della coesione europea e nazionale;

   nel Testo del Recovery Plan in via di definizione si prevede sia un rafforzamento della nuova stagione concorsuale, attraverso la programmazione continua e periodica dei concorsi pubblici volti a reclutare prioritariamente giovani laureati con competenze tecniche, sia un piano strutturato straordinario di assunzioni di personale a tempo determinato (contratto di 3 anni) con competenze tecniche e/o altamente specializzate in materia di innovazione, digitalizzazione e modernizzazione destinato al rafforzamento delle amministrazioni pubbliche coinvolte nella realizzazione del Recovery Plan, al fine di garantire il necessario supporto specialistico all'attuazione concreta dei progetti;

   durante l'illustrazione delle linee programmatiche, con riferimento ai meccanismi di selezione e reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni, il Ministro interrogato ha affermato di voler introdurre percorsi ad hoc destinati a selezionare i migliori laureati, favorire l'accesso da parte di persone che lavorano nel privato più qualificato, in organizzazioni internazionali, in università straniere o presso soggetti pubblici e privati all'estero e altresì prevedere meccanismi di selezione specifici volti a ricercare sul mercato le migliori professionalità tecniche da mettere a disposizione delle amministrazioni per la realizzazione degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, in collaborazione con università, ordini professionali e settore privato;

   è emersa, quindi, la volontà di assumere degli esperti attingendo anche dagli ordini professionali –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa le modalità di selezione e reclutamento di queste professionalità tecniche necessarie per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte delle pubbliche amministrazioni e se sia, dunque, intenzione del Ministro interrogato assumere questo personale altamente qualificato tramite concorso pubblico o per chiamata diretta, considerato che il concorso pubblico è l'unico strumento che, attraverso un sistema meritocratico, permette di accedere agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni.
(4-08601)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione in esame, riguardante le modalità di selezione e reclutamento delle professionalità tecniche necessarie per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Con l'atto di sindacato ispettivo in argomento si chiedono delucidazioni su tali aspetti al Governo, vista e considerata «l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali, con uffici sguarniti di personale e numerosi dipendenti costretti a svolgere mansioni non previste nel proprio contratto».
  Com'è noto, il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, in combinato disposto con l'articolo 10, decreto-legge 1o aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, ha previsto un intervento per semplificare e velocizzare le procedure di reclutamento del personale pubblico, al fine di dotare le pubbliche amministrazioni di risorse umane di alto profilo per permettere un'efficace implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Segnatamente, le novità introdotte vanno nella duplice direzione di
(i) innalzare il livello del personale selezionato, per fornire alle pubbliche amministrazioni un'adeguata capacità amministrativa durante l'implementazione del PNRR e di (ii) velocizzare le procedure e ridurre gli oneri burocratici connessi ai concorsi.
  
Quanto alla prima linea di intervento, l'articolo 1, comma 5, decreto-legge n. 80 del 2021, ha previsto la creazione di uno o più elenchi adibiti alla selezione informatizzata del personale, ove far confluire, da un lato, professionisti di comprovata esperienza secondo criteri individuati anche grazie alle associazioni di appartenenza e, dall'altro lato, candidati muniti di «alta specializzazione», ossia in possesso di titoli di studio apicali quali dottorati di ricerca e master di secondo livello, ovvero dotati di «esperienza professionale qualificata e continuativa, di durata almeno triennale, maturata presso enti pubblici nazionali ovvero presso organismi internazionali o dell'Unione europea» (articolo 1, comma 10 decreto-legge n. 80 del 2021).
  Tale modalità di selezione, inoltre, è pensata per essere particolarmente snella, giacché la valutazione dei curricula e l'accertamento delle competenze dei candidati avviene a monte, sotto il controllo e la direzione del Dipartimento della funzione pubblica. Una volta selezionati i professionisti ed i candidati ad alta specializzazione da inserire nei rispettivi elenchi, alle singole pubbliche amministrazioni non restano che pochi passaggi procedimentali da svolgere.
  Nello specifico, per il conferimento di incarichi a professionisti esterni è necessario, in base all'articolo 1, comma 8, decreto-legge n. 80 del 2021, che le pubbliche amministrazioni invitino «almeno quattro professionisti o esperti, e comunque in numero tale da assicurare la parità di genere, tra quelli iscritti nel relativo elenco» e li sottopongano ad un «colloquio selettivo per il conferimento degli incarichi di collaborazione». Per tale via, dunque, vengono previste garanzie di imparzialità anche maggiori rispetto a quelle contemplate dall'articolo 7, decreto legislativo 30 marzo, 2001, n. 165 (T.U.P.I.) per gli incarichi di collaborazione normalmente conferiti dalle pubbliche amministrazioni.
  Allo stesso modo, per l'iscrizione agli elenchi del personale «ad alta specializzazione», verranno espletate delle procedure idoneative in base all'articolo 10, decreto-legge n. 44 del 2021, con la previsione della sola prova scritta. Il superamento di tali procedure conferisce «il diritto all'inserimento nei predetti elenchi in ordine di graduatoria, sulla base della quale le amministrazioni attingono ai fini della stipula dei contratti».
  Come si può vedere, dunque, le recenti novità normative intendono rispettare pienamente il principio del concorso sancito dagli articoli 51 e 97 Cost., considerato l'unico strumento per garantire la parità di condizioni e la valorizzazione del merito nell'accesso ai pubblici impieghi.
  La seconda linea di intervento, come anticipato, è invece diretta a semplificare e velocizzare le procedure selettive. In tal senso, l'articolo 10, decreto-legge n. 44 del 2021 assurge a paradigma concorsuale, con l'istituzione di prove digitalizzate (ove possibile) e la valorizzazione dei titoli di studio (ove rilevanti e proporzionati rispetto ai posti da ricoprire).
  
Oltre a ciò, l'articolo 3-bis, decreto-legge n. 80 del 2021, prevede uno strumento innovativo per la selezione del personale negli enti locali, i quali hanno dimostrato finora maggiori difficoltà organizzative e finanziarie nello svolgimento dei concorsi. Si tratta delle «[s]elezioni uniche per la formazione di elenchi di idonei all'assunzione nei ruoli dell'amministrazione degli enti locali». Tramite tali procedure, «[g]li enti locali possono organizzare e gestire in forma aggregata, anche in assenza di un fabbisogno di personale, selezioni uniche per la formazione di elenchi di idonei all'assunzione nei ruoli dell'amministrazione, sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato, per vari profili professionali e categorie, compresa la dirigenza».
  
Questa soluzione innovativa dovrebbe assicurare agli enti locali una provvista certa e continuativa di personale, selezionato con modalità idonee e fuori dalla consueta logica prettamente emergenziale. Anche in questo caso, peraltro, si prevede che «[i]n presenza di più soggetti interessati all'assunzione l'ente procede ad effettuare una prova selettiva scritta o orale diretta a formulare una graduatoria di merito da cui attingere per la copertura del posto disponibile».
  In conclusione: le recenti novità normative hanno introdotto nell'ordinamento modalità semplificate di selezione del personale pubblico, specialmente indirizzate a quelle amministrazioni destinatarie dei progetti del Pnrr. L'intento perseguito è duplice: da un lato, quello di innalzare la qualità dei soggetti selezionati, indirizzando gli sforzi verso professionisti di comprovata esperienza e candidati altamente specializzati; dall'altro lato, quello di velocizzare i concorsi e sfoltire i connessi oneri burocratici. Per tale ragione, un'attenzione particolare è stata riservata proprio alle assunzioni negli enti locali, vale a dire i soggetti istituzionali più fragili da questo punto di vista.

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   ALAIMO, GIARRIZZO, DEL SESTO, D'ORSO, VILLANI e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120 (decreto-legge semplificazioni), ha apportato alcune modifiche alla legge generale sul procedimento amministravo (legge n. 241 del 1990), in funzione di semplificazione e accelerazione dell'azione amministrativa;

   in particolare, viene aggiunto all'articolo 2 della legge n. 241 del 1990 il comma 4-bis che obbliga le pubbliche amministrazioni a misurare e rendere pubblici i tempi effettivi di conclusione di alcuni procedimenti amministrativi;

   l'articolo 2, comma 4-bis, stabilisce espressamente che le pubbliche amministrazioni misurano e pubblicano nel proprio sito internet istituzionale, nella sezione «Amministrazione trasparente», i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi di maggiore impatto per i cittadini e per le imprese, comparandoli con i termini previsti dalla normativa vigente;

   lo stesso articolo prevede che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, previa intesa in Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti modalità e criteri di misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti, nonché le modalità di pubblicazione;

   il nuovo comma 4-bis rinvia, dunque, ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la definizione delle modalità e dei criteri di misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti;

   ad oggi, sembrerebbe che il decreto di cui all'articolo 2, comma 4-bis, non sia stato ancora adottato;

   spesso il mancato rispetto dei termini del procedimento è considerato come «evento-sentinella» di un possibile malfunzionamento dell'attività amministrativa ed è necessario che venga adeguatamente monitorato e valutato, anche per individuare le idonee misure correttive di carattere normativo, organizzativo o amministrativo da adottare oltre che per valutarne le performance dell'organizzazione;

   il principio di trasparenza dell'azione amministrativa stabilisce l'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rendere visibile e controllabile all'esterno il proprio operato ed è, dunque, uno strumento giuridico idoneo a rendere sia i cittadini che le imprese sempre più consapevoli dei risultati e dei meccanismi di funzionamento della macchina pubblica –:

   se il Governo non ritenga indispensabile adottare le iniziative di competenza al riguardo predisponendo il decreto necessario per dare attuazione concreta alla disposizione normativa di cui all'articolo 2, comma 4-bis, della legge n. 241 del 1990, al fine di rendere pubblici i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi di maggiore impatto per i cittadini e per le imprese, nel rispetto del principio di trasparenza dell'azione amministrativa.
(4-09906)

  Risposta. Nel condividere principi e contenuti delle premesse dell'interrogazione e nel confermare l'attenzione sulla massima efficienza del processo di adozione dei provvedimenti di secondo livello di mia competenza, viene ripercorso di seguito l'iter già avviato da quest'amministrazione per l'attuazione di quanto disposto dall'articolo 2, comma 4-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, come modificato dall'articolo 12, comma 1, lettera a) del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120.
  Nel dicembre 2020 le linee guida propedeutiche all'adozione del provvedimento sono state già oggetto di una istruttoria preliminare con la Conferenza delle regioni e l'Associazione nazionale dei comuni italiani. Tale lavoro ha portato alla definizione di un primo schema, che prevedeva l'avvio di una prima fase di sperimentazione, successivamente alla fine dell'emergenza da COVID-19, con la misurazione effettuata «manualmente» su pochi procedimenti e senza risorse umane e tecnologiche aggiuntive per la realizzazione di tali attività. Si tenga conto infatti che la gran parte dei sistemi non consente la misurazione in automatico.
  Successivamente, gli obiettivi di misurazione e riduzione dei tempi dei procedimenti sono entrati a pieno titolo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della riforma della pubblica amministrazione, buona amministrazione (pagine 47-49 del Piano).
  A tal proposito si aggiunge che l'accordo sulle linee guida è stato assunto come una delle
milestone del piano ed è stata prevista una dotazione di 1.000 esperti per supportare le amministrazioni del territorio nella velocizzazione delle procedure complesse.
  La misurazione dei tempi medi delle procedure e la conseguente verifica del raggiungimento degli obiettivi di riduzione rappresentano proprio uno dei compiti in capo agli esperti.
  Inoltre, nell'ambito del progetto di digitalizzazione degli sportelli unici per le attività produttive e dei servizi unificati per l'edilizia sono previste delle sonde che consentono la misurazione automatica dei tempi. Sempre grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà predisposto un portale per la pubblicazione dei tempi.
  Dal momento che non pende un termine di scadenza sull'adozione del decreto attuativo, si è ritenuto necessario ridefinire le linee guida tenendo conto delle azioni connesse al PNRR e delle nuove risorse disponibili.
  Si ritiene infatti che il portato della previsione normativa richiamata dagli interroganti sarà notevolmente rafforzato grazie alla disponibilità di risorse concrete a supporto delle attività di misurazione, oggi assenti.
  Le linee guida saranno dunque necessariamente arricchite nei prossimi mesi e saranno oggetto di intesa in Conferenza Unificata contestualmente all'avvio delle attività dei 1.000 esperti.

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   ASCARI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   come ogni anno, si sono svolte anche quest'anno le Giornate Fai di Primavera 2021 (15 e 16 maggio 2021) all'insegna della scoperta dei luoghi dell'arte e della cultura, ma le modalità con cui avvengono non hanno risparmiato accesi scontri tra il Fai e il mondo dei professionisti dei beni culturali. Ancora di più quest'anno, così drammatico e difficile soprattutto per il mondo della cultura;

   le critiche sollevate riguardano l'uso da parte del Fai di volontari, spesso studenti in alternanza scuola-lavoro, per guidare il pubblico nei siti storici, archeologici e culturali. E, di fronte a ciò, i professionisti del settore, le guide turistiche abilitate, non ci stanno ed esprimono a gran voce la loro rabbia;

   Confguide si è schierata dalla parte di ConfGuide-Confcommercio Matera GTA Basilicata che recentemente ha manifestato il proprio scontento in merito all'iniziativa del Fai «Una passeggiata nella storia di Matera» organizzata col supporto delle istituzioni e affidata a studenti volontari;

   si legge nell'articolo che: «Lo svolgimento di visite guidate da parte di non professionisti, senza qualifica e talvolta dietro un contributo economico volontario o “suggerito”, significa svilire il nostro lavoro» – così dichiara la presidente Confguide, e la stessa aggiunge che «La guida turistica è una professione regolamentata e normata da leggi dello Stato e regionali molto precise, non si può sostituire con il volontariato. E poi questo vuol dire che per ogni volontario che gestisce una visita, una guida abilitata non lavora»;

   si legge sempre nell'articolo che Confguide non vuole puntare il dito contro i volontari, ma intende ricordare che l'organizzazione e la gestione di un servizio guida richiedono competenze professionali serie e precise. L'associazione chiede che gli enti e le istituzioni siano solidali con i professionisti del settore turistico, soprattutto in un periodo difficile come questo, in cui la categoria è in ginocchio da un anno e mezzo. La presidente di Confguide aggiunge che «In un momento in cui abbiamo bisogno di ripartire dopo l'emergenza sanitaria, le istituzioni dovrebbero appoggiare i professionisti e coinvolgere solo le guide turistiche abilitate in questo tipo di iniziative»;

   il lavoro svolto da una guida turistica costituisce una professione, e non un hobby per il quale bastano passione e buona volontà;

   affidare il compito di organizzare e di gestire un itinerario turistico e il servizio di visita guidata a dei semplici volontari che non sono dei professionisti del settore turistico e che non hanno seguito un adeguato percorso formativo mortificherebbe, in primo luogo, le guide turistiche abilitate e quanti pur avendo competenze specifiche, non trovando lavoro nel settore dei beni culturali a causa della asserita concorrenza probabilmente sleale e abusiva che subiscono dalle associazioni di volontariato (di cui si parla in una lettera rinvenibile all'indirizzo web https://www.miriconosci.it) si vedono costretti in quelle giornate a rimanere a casa senza lavoro;

   alla luce di quanto esposto, occorre dunque provvedere affinché vengano riconosciuti la qualità e il valore del lavoro delle guide turistiche abilitate, a tutela non solo dei loro diritti, ma anche a tutela e a beneficio del patrimonio storico-culturale nonché dell'immagine dell'Italia stessa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare affinché si provveda alla risoluzione delle problematiche esposte in premessa, al riconoscimento della qualità e del valore del lavoro delle guide turistiche abilitate, nonché alla tutela dei loro diritti.
(4-09583)

  Risposta. — L'interrogante ha segnalato che nell'ambito delle Giornate FAI di Primavera 2021 sono stati utilizzati dal FAI studenti in alternanza scuola lavoro per guidare il pubblico nei siti storici, archeologici e culturali, invece di utilizzare le competenze professionali delle guide turistiche abilitate.
  Al riguardo, rappresento che ho segnalato la circostanza al Ministero della cultura, al quale ho chiesto elementi di valutazione in merito alle criticità correlate all'affidamento dell'organizzazione e della gestione delle visite guidate a persone prive di un adeguato percorso formativo.
  Premesso ciò, concordo sull'esigenza di riconoscere la qualità ed il valore delle attività svolte dalle guide turistiche, tanto che già il 30 aprile 2021 nell'ambito di un incontro al quale hanno partecipato le associazioni di categoria delle guide e degli accompagnatori turistici, abbiamo discusso e ci siamo confrontati sull'esigenza di riformare la legislazione nazionale dettata in materia.
  Anche per tale ragione, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato inserito l'obiettivo del Ministero del turismo di riformare l'ordinamento delle guide turistiche (Missione 1 Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo/misura M1C3.4 Turismo 4.0/Riforma 4.1).
  Ritengo che, a tal fine, possano essere valorizzati, se tempestivamente discussi e approvati, i disegni di legge di iniziativa parlamentare presentati presso il Senato della Repubblica ed, in particolare, l'AS 1921, «Disciplina della professione di guida turistica» e l'AS 2087, avente pari oggetto, assegnati in sede redigente alla 10a Commissione.
  Al fine di conseguire tempestivamente l'obiettivo di riforma attribuito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla competenza del mio Ministero, i miei uffici stanno fattivamente collaborando con la Commissione 10a del Senato per realizzare celermente la riforma in questione.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalle dichiarazioni a mezzo stampa della continua situazione di indeterminatezza che coinvolge il caso del concittadino italiano Riccardo Capecchi, costretto da misure cautelari alla permanenza in Perù senza possibilità di rientro in patria;

   la costante situazione di incertezza riguardo al prosieguo del processo persiste, nonostante la totale disponibilità dell'imputato a collaborare con le forze di polizia peruviane per chiarire la sua estraneità ai fatti;

   tra Italia e Perù sussistono da oltre vent'anni fattivi accordi di cooperazione giudiziaria ampiamente recepiti nelle relative leggi di ratifica –:

   se il Governo possa confermare le notizie apprese dagli organi di stampa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione al caso esposto in premessa, anche al fine di pervenire al più presto ad un chiarimento circa la posizione del nostro connazionale.
(4-09251)

  Risposta. — Il signor Riccardo Capecchi, nato a Castiglione del Lago il 3 marzo 1978, è stato fermato in Perù insieme a un altro cittadino italiano, a margine di un'operazione antidroga che ha portato, il 15 maggio 2019, all'arresto di altri tre connazionali e al sequestro di oltre 291 chilogrammi di cocaina, occultati in quattro pick-up inviati dall'Italia. L'Ambasciata d'Italia a Lima è stata informata mediante comunicazione scritta.
  Il signor Capecchi è stato interrogato dalle autorità giudiziarie peruviane e posto in stato di fermo, con l'accusa di traffico di stupefacenti sotto forma di «promozione o favoreggiamento» per cui il codice penale peruviano prevede una pena detentiva da 8 a 15 anni, aumentata da 15 a 25 anni in presenza di aggravanti.
  Il signor Capecchi si è sempre dichiarato innocente, affermando di trovarsi in Perù in qualità di fotografo al seguito di una spedizione di
pick-up che avrebbero dovuto attraversare l'America Latina da Lima a Buenos Aires, mezzi di cui ha sempre dichiarato di non conoscere l'utilizzo illecito.
  La famiglia del signor Capecchi, che sostiene con forza la sua innocenza, si è rivolta alla Farnesina per chiedere il monitoraggio delle condizioni di salute e di detenzione del congiunto e la collaborazione nel far pervenire generi di conforto.
  In esito all'udienza del 7 febbraio 2020, cui ha partecipato un rappresentante della nostra Ambasciata, è stata disposta la scarcerazione dei cinque detenuti.
  Il signor Capecchi è stato messo in libertà il 19 febbraio 2020.
  Il regime di libertà vigilata cui è sottoposto prevede l'obbligo di permanenza nel proprio domicilio salvo diversa autorizzazione, il divieto di uscita dal Paese, l'obbligo di firma ogni 30 giorni e il pagamento di una cauzione del valore di circa 1.630 euro.
  L'Ambasciata d'Italia a Lima è in stretto contatto con il connazionale, il quale si trova in buone condizioni di salute, e con il legale che lo rappresenta. Dal 20 agosto 2021 quest'ultimo è un difensore d'ufficio, avendo il legale di fiducia rinunciato all'incarico.
  Per quanto riguarda il merito del processo, il 14 maggio è stata aperta una fase processuale intermedia per la verifica degli atti d'accusa, non ancora terminata. L'ultima, udienza si è tenuta il primo settembre mentre la prossima dovrebbe tenersi tra fine settembre e inizio ottobre. Terminata questa fase, si chiuderanno le indagini preliminari e il giudice deciderà se rinviare a giudizio gli imputati (o alcuni di essi) precisando i capi d'accusa, oppure archiviare la loro posizione.
  Il Ministero della giustizia ha fatto sapere che in relazione al caso del signor Capecchi non è stato dato avvio ad alcuna procedura di cooperazione giudiziaria.
  Il procedimento penale intentato in Perù nei confronti di Riccardo Capecchi e degli altri quattro cittadini italiani riguarda infatti un'ipotesi di reato relativa a un fatto interamente accaduto in Perù, in relazione al quale le competenti Autorità giudiziarie peruviane – compiendo una valutazione non sindacabile dall'Italia – non hanno ritenuto possibile avvalersi del Trattato sull'assistenza giudiziaria in materia penale firmato a Roma il 24 novembre 1994 per formulare una qualsiasi richiesta di assistenza giudiziaria all'Italia.
  Nel caso in esame, ha precisato il nostro Ministero della giustizia, va esclusa sia la rilevanza di tale trattato bilaterale, sia quella dell'analogo e contestuale Trattato di estradizione, inapplicabile in ragione della presenza in Perù dell'indagato/imputato. L'ulteriore trattato bilaterale di cooperazione giudiziaria penale vigente tra Italia e Perù, ossia il Trattato sul trasferimento di persone condannate e di minori in trattamento speciale (che, per inciso, è stato come gli altri due firmato a Roma il 24 novembre 1994), potrebbe diventare applicabile nell'inauspicata ipotesi in cui Riccardo Capecchi venisse condannato.
  
L'Ambasciata d'Italia a Lima, in stretto raccordo con la Farnesina e in contatto costante con i familiari e il legale del signor Capecchi, continuerà a seguire la vicenda con la massima attenzione, partecipando, in qualità di uditore, alle udienze che lo riguardano e sensibilizzando le autorità peruviane sull'importanza di trattare il caso con la dovuta attenzione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali anche detta Sbac o «Scuola del Patrimonio» è un istituto per la formazione, la ricerca e gli studi avanzati nell'ambito delle competenze del Ministero della cultura che è socio fondatore e principale finanziatore. Nasce dalla trasformazione della Fondazione di studi universitari e di perfezionamento sul turismo, esperienza che si è ritenuto di concludere a fronte di evidenti subalterne fortune;

   è dotata di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria, amministrativa e contabile, dunque ne deriva che i dipendenti e le figure apicali non debbano essere assunti tramite concorso e ricevere emolumenti in linea con quanto previsto dai contratti di categoria, come avviene nella pubblica amministrazione;

   alla scuola si può accedere solamente dopo aver ottenuto un dottorato o dopo aver completato una scuola di specializzazione. Dal 2015, anno della sua fondazione, ha ricevuto oltre 23 milioni di euro di contributi pubblici per un corso biennale frequentato da 17 studenti e una manciata di altre attività che pare rendano indispensabile la presenza di 19 dipendenti amministrativi costati 1,7 milioni di euro; sono stati inoltre riconosciuti gettoni di presenza ai membri del consiglio direttivo per 45.000 euro nell'ultimo anno e consulenze ad una lunghissima lista di docenti esterni;

   a dirigere la scuola è stata chiamata Alessandra Vittorini, alle dipendenze del Ministero della cultura dal 1990 e fino al 2020 alla guida della Soprintendenza archeologia delle belle arti e paesaggio per la città di L'Aquila e i comuni del cratere, moglie del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, compagno di partito e amico personale del Ministro interrogato tanto da aver ospitato la celebrazione delle sue nozze presso una villa di sua proprietà. Sorge spontaneo domandarsi se la nomina sia nella migliore delle ipotesi, poco opportuna, alla luce di una profonda conoscenza personale e del fatto che si tratta di un incarico profumatamente remunerato con danaro pubblico;

   giova poi sottolineare che il secondo biennio del corso (2020-2022) non è mai stato avviato come pure mai è stato chiarito che tipo di valore avesse il titolo rilasciato dalla scuola, trattandosi di un corso post-laurea riconosciuto solo in Italia;

   in un decreto-legge di agosto 2020 (decreto-legge n. 104 del 2020), forse nel tentativo di sanare questa anomalia che porta allo sperpero di tanto denaro pubblico, si prevede che la Sbac in collaborazione con la Scuola nazionale dell'amministrazione, inaugurerà un «corso-concorso» per formare la dirigenza tecnica del Ministero della cultura ma continuano a non essere note le tempistiche e la sede dove dovrebbe svolgersi;

   fonti stampa insinuano che la sede prescelta sia Palazzo Rivaldi a Roma, a due passi dal Colosseo, sede che necessiterebbe di lavori di ristrutturazione per circa 35 milioni di euro –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda attuare per verificare la gestione della Fondazione;

   se non ritenga opportune le dimissioni della direttrice in carica e, se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché la successiva designazione di tutte le cariche dirigenziali ed amministrative presso la Fondazione avvenga con apposito bando pubblico;

   se ritenga opportuno continuare a destinare fondi nella disponibilità del Ministero della cultura ad una fondazione che, dalla sua nascita ad oggi, manifestamente non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, ovvero se non ritenga necessario adottare iniziative per una ridefinizione delle attività che la Fondazione deve svolgere in un'ottica sia di efficientamento delle risorse economiche, sia di garanzia dell'autorevolezza dell'istituzione.
(4-10416)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base degli elementi acquisiti da questo Ministero, si rappresenta quanto segue.
  La Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, detta anche Scuola del Patrimonio, è una fondazione di diritto primato che opera quale ente di ricerca e formazione nel settore dei beni culturali ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge n. 192 del 2014.
  
La necessità di istituire, con legge, un'apposita Scuola nazionale per il patrimonio culturale, che assicuri un'elevata formazione specialistica, era stata evidenziata anche nella relazione finale della commissione di studio istituita con decreto del Ministro Massimo Bray il 9 agosto 2013 con il compito di elaborare analisi e proposte per il Ministero e presieduta dal professor Marco D'Alberti. D'altra parte, in altri Paesi europei sono presenti da molti anni enti nazionali di formazione e ricerca nel campo del patrimonio culturale, come per esempio in Francia, dove opera l'Institut National du Patrimoine, istituto di istruzione superiore del ministero francese della cultura specializzato nella formazione dei professionisti del patrimonio. Sin dall'origine, perciò, la Fondazione è stata concepita come centro per la formazione del personale professionista impiegato nella tutela, nella gestione e nella valorizzazione del patrimonio culturale, con l'obiettivo di introdurre modelli di reclutamento virtuosi come quello basato sul corso-concorso.
  La legge attribuisce alla Fondazione «Scuola del Patrimonio» precise competenze in tema di «progettazione, predisposizione e attuazione di corsi di formazione superiore e di formazione continua» e di «ricerca» nelle materie assegnate. Lo Statuto, adottato con decreto interministeriale nel dicembre 2015, stabilisce che «la Scuola è un istituto internazionale di formazione, ricerca e studi avanzati con lo scopo di sviluppare le risorse umane, la ricerca, la conoscenza e l'innovazione nell'ambito delle competenze del Ministero della cultura» (articolo 1, comma 2).
  Lo statuto disciplina altresì le modalità di nomina degli organi della Scuola, individuati nel presidente, il direttore, il consiglio di gestione, il consiglio scientifico, il collegio dei revisori dei conti e l'assemblea dei partecipanti e gli eventuali compensi spettanti.
  
La Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali si occupa di valorizzare e promuovere le competenze dei professionisti del settore attraverso un circuito di attività di formazione, ricerca, innovazione e divulgazione. La Fondazione ha l'obiettivo primario di realizzare i due grandi progetti formativi indicati tra i suoi compiti statutari: il corso Scuola del Patrimonio e l'International school of cultural heritage.
  Dopo un biennio di pianificazione e programmazione delle attività, incluso il bando di selezione degli studenti, nel 2018 è stato inaugurato il primo ciclo del corso Scuola del Patrimonio; nel 2019, si è avuta la prima edizione della
International school.
  In questi primi anni di vita, la Fondazione ha inoltre realizzato diversi progetti formativi e di ricerca, operando in piena trasparenza, secondo logiche di economicità e con risultati positivi. Tra le principali attività condotte dalla Fondazione, si segnalano:

   1) il corso Scuola del Patrimonio, avviato tramite selezione dei 17 partecipanti tra circa 400 candidature pervenute, svoltosi in due anni con una prima fase di un anno con 1.000 ore di formazione in aula e una successiva fase di 12 mesi di internship degli allievi presso enti e istituzioni culturali italiane. Al termine è stato rilasciato agli allievi il diploma di alta specializzazione e ricerca nel patrimonio culturale;

   2) attività di formazione professionale destinata ai dipendenti del Ministero della cultura (oltre 200 ore erogate, oltre 7.000 utenti) e attività di formazione professionale destinata a tutti i professionisti della cura e della gestione del patrimonio culturale, inclusi dipendenti di amministrazioni pubbliche, musei privati, liberi professionisti (1.500 ore, oltre 15.000 utenti);

   3) attività di formazione per professionisti stranieri e per professionisti italiani presso sedi extra nazionali, al fine di contribuire ai processi di internazionalizzazione del sistema culturale italiano, a partire da quello del Ministero, e in particolare:

    corso internazionale «International School of Cultural Heritage» (due edizioni), con la partecipazione di 50 professionisti qualificati provenienti da 11 Paesi del Mediterraneo sui temi della gestione di musei e parchi archeologici;

    prima edizione del corso «Museos y territorio» con IILA (Organizzazione internazionale italo latino americana) con circa 70 partecipanti provenienti da 20 paesi dell'America Latina;

    Programma di formazione continua e aggiornamento professionale in Grecia per funzionari italiani, con SAIA, Scuola archeologica italiana ad Atene;

    CHARTER, progetto Erasmus+ finanziato dalla Commissione europea e capitanato dall'università di Barcellona, per la definizione di una strategia di lunga durata per sostenere lo sviluppo delle professionalità del patrimonio culturale in Europa.

  La Fondazione ha inoltre progettato e realizzato la piattaforma di formazione a distanza fad.fondazionescuolapatrimonio.it. Si tratta di una piattaforma a libero accesso, pensata come principale hub italiano di contenuti formativi sui temi della gestione del patrimonio culturale, dedicata a tutti i professionisti della cultura: 16.000 utenti registrati, 700 ore di formazione live erogate in poco più di un anno, 205 lezioni disponibili in modalità «on demand» e circa 131.000 lezioni a cui gli utenti si sono accreditati (ogni utente in media si è iscritto a 8 lezioni).
  La Fondazione svolge anche attività di ricerca applicata sui temi della gestione del patrimonio culturale, con la finalità di contribuire all'innovazione delle politiche culturali e fornire elementi per nuove attività di formazione. Le attività di ricerca, avviate nel 2019, hanno sinora prodotto diverse pubblicazioni, tutte consultabili in modalità
open access sul sito web della Fondazione. Sono in corso, al momento, 23 ulteriori ricerche. Tra queste, 16 sono svolte dai diplomati del corso Scuola del Patrimonio e riguardano, ad esempio, la produzione di una mostra virtuale su Mantegna, la gestione dell'ufficio mostre del MANN, la redazione del facility report per la Fabbrica dei mestieri a Roma.
  Quanto al calcolo dei costi richiamato nell'interrogazione, si precisa che sono stati impiegati circa 6 milioni dei finanziamenti erogati fino ad oggi alla Fondazione, pari a 23 milioni. I restanti 17 milioni sono attualmente nelle disponibilità dell'ente, e sono destinati a finanziare i futuri impegni, fra i quali va ricordato il prossimo corso-concorso per il reclutamento dei dirigenti tecnici del Ministero della cultura.
  Il corso-concorso, in particolare, è dedicato alla dirigenza tecnica del Ministero e mutua l'impostazione del corso-concorso per l'accesso alla dirigenza pubblica svolto dalla Scuola nazionale dell'amministrazione. Il corso-concorso per i dirigenti tecnici del Ministero è stato previsto dall'articolo 42, commi 5 e seguenti, del decreto-legge n. 104 del 2020, ai sensi del quale «l'accesso alla qualifica dirigenziale tecnica, nel Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo avviene anche per corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola Nazionale dell'Amministrazione, che si avvale, mediante apposita convenzione, della Scuola dei beni e delle attività culturali, per gli aspetti relativi alle materie specialistiche, nonché per i profili organizzativi e logistici del concorso e del corso-concorso».
  La peculiarità del ruolo dirigenziale del Ministero, che comprende, oltre ai profili amministrativi, anche quelli tecnici (storico dell'arte, archeologo, architetto, archivista o bibliotecario), richiede procedure assunzionali dedicate e articolate con specifici percorsi formativi. Occorre poi sottolineare che l'attuale carenza di personale dirigenziale di seconda fascia del Ministero è particolarmente grave, essendo stata quantificata, nel 2020, in 89 unità rispetto all'attuale dotazione organica di diritto (pari a 192 unità). L'imminente attivazione del corso concorso potrà pertanto rispondere all'esigenza di dotare il Ministero personale, con ruolo dirigenziale, specificatamente formato nelle materie di competenza.
  La Fondazione è anche
partner di progetti innovativi nel campo della gestione del patrimonio culturale: ha realizzato con il Ministero la valutazione di impatto dell'anno europeo del patrimonio, ha accompagnato il comune di Milano nella riorganizzazione dei servizi culturali, sta progettando con il Ministero un osservatorio sui temi del cambiamento climatico, beni culturali e città.
  Nei mesi scorsi la Fondazione ha lavorato per porre le basi di alcuni grandi progetti che la vedranno impegnata nel prossimo futuro. Tra questi, oltre al citato corso-concorso, si evidenziano:

   progetto di costituzione di una rete G20 di istituti formativi attivi nel campo della gestione dei beni culturali. Progetto ideato dalla Fondazione, insieme alla DG educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero in corso di attuazione;

   attuazione del programma di formazione per la digitalizzazione del patrimonio culturale, in collaborazione con la Digital library del Ministero, nell'ambito della strategia del PNRR;

   programma di formazione per i giovani sui temi della gestione dei beni culturali, in attuazione di uno specifico programma del dipartimento delle politiche giovanili della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con la regione autonoma della Sardegna, che coinvolgerà circa 2.000 giovani under 35.

  Circa la validità del titolo rilasciato a seguito del corso Scuola del patrimonio appare opportuno precisare, come specificato anche sul sito web della Fondazione, che il corso rilascia il titolo di diploma di alta specializzazione e ricerca nel patrimonio culturale, cui corrispondono 150 crediti ECTS (European credit transfer and accumulation system), validi e riconosciuti all'interno dello spazio europeo.
  
Con riguardo, poi, al quesito posto dall'interrogante relativo ai sistemi di reclutamento per personale e dei docenti, si rammenta che la Fondazione è un ente di diritto privato in controllo pubblico ed è tenuta per legge ad adeguare i suoi processi di reclutamento ai principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità, imparzialità, parità di opportunità e trattamento, e tutti i reclutamenti sono avvenuti – e avvengono – secondo procedure selettive ad evidenza pubblica, così come stabilito dal regolamento approvato dagli organi di governo della Fondazione. Le assunzioni sono sempre avvenute mediante pubblicazione di bandi pubblici, cui segue una documentata valutazione delle competenze affidata a una commissione di esperti, articolata in valutazione dei curricula e svolgimento di prove scritte e prove orali. Di ogni procedura di selezione, a partire dal bando fino agli esiti finali, è data informazione sulle apposite pagine web della Fondazione. A fronte dei 20 dipendenti attualmente in servizio, si contano circa 1.500 domande pervenute e valutate mediante procedure selettive trasparenti. L'affidamento di incarichi (non si tratta di consulenze) a docenti esterni è una necessità che dipende dal modello di funzionamento adottato fin dall'inizio dalla Fondazione, che ha scelto di fare fronte alla evidente esigenza di avere docenti per i propri corsi di formazione non irrigidendo l'organico con l'assunzione di docenti stabili, ma facendo ricorso anche per gestire al meglio la necessaria flessibilità e come accade in gran parte degli istituti formativi di natura istituzionale, a docenti esperti per singoli insegnamenti, anche di poche ore.
  In merito alla nomina del direttore, va richiamato che, per disposizione statutaria, la stessa avviene sulla base di una congiunta valutazione degli organi della Fondazione e che, come già per i direttori precedenti, la scelta è ricaduta su un professionista di elevato profilo e indubbia competenza. Nel caso dell'attuale direttrice, si riscontra una esperienza di oltre trenta anni di lavoro presso gli uffici del Ministero, dei quali gli ultimi nove svolti in un ruolo dirigenziale come soprintendente. La direttrice, in ogni caso, non è stata scelta dal Ministro, ma dagli organi della Fondazione. La nomina è infatti avvenuta il 31 luglio 2020 a seguito della proposta del commissario straordinario, formulata ai sensi dell'articolo 21 dello Statuto, sentito il Consiglio scientifico della Scuola (nota del 17 luglio 2020, prot. n. 916).
  Risultano prive di fondamento, quindi, le insinuazioni su ipotetici nessi causali tra la nomina dell'attuale direttrice e presunte relazioni personali del Ministro della cultura. Così come falsa è la notizia della asserita celebrazione delle nozze del Ministro o di qualsivoglia festa o ricevimento presso la casa di campagna del Presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli.
  La ricostruzione non veritiera proposta nell'interrogazione, con le relative considerazioni finali, configura un atteggiamento diffamatorio e discriminatorio che va censurato e respinto nei fatti e nei presupposti, considerato il
curriculum, l'esperienza professionale e i ruoli ricoperti dall'attuale direttore della Scuola all'interno del Ministero.
  
Il compenso del direttore, inoltre, è allineato con le retribuzioni dei direttori generali del Ministero, in coerenza con i profili di responsabilità scientifica e gestionale attribuiti alla carica, che include anche la legale rappresentanza della Fondazione, la partecipazione al consiglio di gestione e la presidenza del consiglio scientifico.
  In merito al presunto riconoscimento di 45.000 euro in gettoni di presenza ai membri del consiglio direttivo, si rappresenta che il bilancio di esercizio 2020 della Fondazione, pubblicato sul sito
web, riporta i seguenti dati:

   emolumenti Collegio dei revisori dei conti: 29.320 euro;

   gettoni di presenza consiglio di gestione: 8.000 euro;

   rimborsi spese trasferte consiglio di gestione e consiglio Scientifico: 7.988 euro.

  Secondo quanto previsto dallo Statuto e dalla vigente normativa in materia, gli emolumenti e i gettoni sono stati deliberati dalla Fondazione e approvati dal Ministero, con provvedimento registrato dalla Ragioneria generale dello Stato e dalla Corte dei conti. Appare in proposito necessario ricordare che la Fondazione è dotata di un collegio dei revisori dei conti e opera nel rispetto delle norme e dei doverosi principi di correttezza, integrità e trasparenza. Tutti i dati previsti dalla vigente normativa sono regolarmente pubblicati e aggiornati e restituiscono in modo chiaro e trasparente la gestione dei fondi pubblici destinati alla missione della Fondazione.
  La Fondazione, inoltre, secondo quanto dispone il regolamento di organizzazione del Ministero (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169), è sottoposta alla vigilanza della direzione generale educazione ricerca e istituti culturali, d'intesa con la direzione generale-bilancio per i profili di competenza. Occorre anche precisare che i bilanci sono trasmessi altresì al Ministero dell'economia e delle finanze per finalità di monitoraggio della spesa pubblica ai sensi dell'articolo 22, comma 1, del decreto-legge n. 201 del 2011.
  Infine, in merito alle osservazioni riguardanti la sede, si rappresenta che la sede operativa della Fondazione è attualmente collocata, in via provvisoria, presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma, nelle more dell'individuazione di una sede adeguata alle necessità funzionali e logistiche della Fondazione, legate al modello formativo e al funzionamento della stessa. Una possibile collocazione potrà essere quella di alcuni spazi all'interno di Palazzo Silvestri-Rivaldi, su cui la regione Lazio e il Ministero della cultura hanno siglato un accordo in data 15 ottobre 2021, con l'obiettivo e l'auspicio che l'immobile possa ospitare, al termine dei lavori di restauro, la straordinaria collezione Torlonia. In base a tale accordo, la regione acquisirà l'immobile, mentre il Ministero si impegna a curare il restauro conservativo e il recupero funzionale dell'intero complesso immobiliare di Palazzo Silvestri-Rivaldi. Il programma dei lavori prevede un primo stralcio avente ad oggetto il palazzo medievale; un secondo stralcio relativo alle due aree annesse di epoche diverse e il completamento degli scavi archeologici; un ultimo stralcio relativo alle corti, alle fontane seicentesche e alla «stecca» laterale da adibire a possibile sede della Fondazione scuola del patrimonio.
  

Il Ministro della cultura: Dario Franceschini.