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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 9 ottobre 2021 si è svolta a Roma in piazza del Popolo una delle tante manifestazioni contro l'obbligo del green pass per i lavoratori italiani, a cui hanno partecipato pacificamente decine di migliaia di persone;

    a fronte di una manifestazione pacifica, un esiguo numero di facinorosi è riuscito a gettare discredito sulla gran parte dei manifestanti pacifici;

    un gruppo di poche decine di soggetti si è infatti distaccato percorrendo circa due chilometri in corteo verso la sede della Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil), per poi assaltare e vandalizzare la sede del principale sindacato italiano;

    il suddetto gruppo, distaccatosi dal resto dei manifestanti, ed addirittura, come risulta da fonti di stampa, «scortato dalle forze dell'ordine», è stato guidato da personaggi riconducibili al movimento neofascista Forza Nuova, tra cui Roberto Fiore e Giuliano Castellino, noti alle forze dell'ordine, pregiudicati per reati gravi e, tra l'altro, il secondo è destinatario di provvedimenti restrittivi che gli avrebbero dovuto impedire di essere anche solo presente in piazza;

    preme ricordare che Roberto Fiore ha vissuto da latitante per molti anni nel Regno Unito, sviluppandovi una fitta rete di relazioni economiche, finanziarie e politiche, che non sarebbero state possibili senza un'adeguata copertura da parte degli apparati di sicurezza, e che la sua organizzazione politica, Forza Nuova, all'interno del contenitore Alternativa Sociale, è stata alleata della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi;

    desta particolare preoccupazione come sia stato possibile che personaggi ben noti alle forze dell'ordine e, per giunta, destinatari di provvedimenti restrittivi, abbiano potuto organizzare e guidare indisturbati un corteo di circa due chilometri, mettendo in pericolo il resto dei manifestanti, le forze dell'ordine e la cittadinanza;

    tale preoccupazione è ancora più allarmante se si considera il numero estremamente esiguo di persone che sono state in grado di agire indisturbate e con violenza nel pieno centro di Roma, in prossimità di un elevato numero di luoghi sensibili;

    il fatto che poche decine di persone abbiano potuto condurre indisturbate tali azioni violente solleva molti dubbi su come sia stato gestito l'ordine pubblico durante la manifestazione;

    nei giorni successivi agli incidenti, alcune inchieste giornalistiche hanno riportato alla luce notizie inquietanti circa il ruolo del fondo britannico Saint George Educational Trust, fondato dallo stesso Roberto Fiore nel 1995, che avrebbe finanziato alcune sigle riconducibili all'integralismo cattolico, tra cui l'associazione Vicit Leo, il cui presidente, Daniele Trabucco, ha fatto parte di un tavolo tecnico istituito dal Ministro degli affari regionali e delle autonomie;

    il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ha parlato di una «strumentalizzazione» delle manifestazioni contro il green pass da parte di «gruppi violenti neofascisti»;

    per contro, in data 18 ottobre 2021 lo sgombero da parte delle forze di polizia del varco 4 del porto di Trieste – interessato da una manifestazione pacifica organizzata dai lavoratori portuali contro le misure restrittive che rendono onerosissimo per milioni di cittadini italiani l'esercizio del diritto al lavoro – è avvenuto con una postura aggressiva e mezzi di dispersione delle folle inermi da stato autoritario;

    tutto ciò deve richiamare l'attenzione delle istituzioni affinché i manifestanti pacifici siano messi nelle condizioni di esercitare liberamente il diritto di riunione, così come previsto dall'articolo 17 della Costituzione, senza il pericolo di infiltrazioni da parte di gruppi e organizzazioni eversive il cui unico scopo è quello di strumentalizzare manifestazioni pacifiche che nulla hanno a che fare con le loro finalità eversive,

impegna il Governo:

1) a garantire il massimo grado di libertà per tutte le manifestazioni pacifiche così come previsto dall'articolo 17 della Costituzione, anche attraverso un'adeguata gestione dell'ordine pubblico al fine di prevenire la situazione per cui pochi facinorosi e provocatori possano strumentalizzare manifestazioni pacifiche e compromettere l'ordine e la sicurezza pubblica;

2) qualora risulti da indagini e provvedimenti della magistratura la riorganizzazione del disciolto partito fascista, come da articolo 3, comma 1, della legge 20 giugno 1952, n. 645, a dare seguito al relativo scioglimento ed alla confisca dei beni.
(1-00535) «Cabras, Colletti, Forciniti, Corda, Paolo Nicolò Romano, Trano, Maniero, Testamento, Leda Volpi, Spessotto, Giuliodori, Vallascas, Sapia, Costanzo, Massimo Enrico Baroni».


   La Camera,

   premesso che:

    il suicidio è e deve essere riconosciuto come un serio problema di salute pubblica;

    ogni anno, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo oltre 800 mila persone muoiono per suicidio, l'equivalente di una vittima ogni 40 secondi. La mortalità complessiva del fenomeno supera il numero di morti per malaria, cancro al seno o demenza. Inoltre, per ogni suicidio, si contano circa 20 tentativi di suicidio. Il suicidio è la seconda causa di morte per i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni;

    secondo uno studio condotto nel 2019 dal Global Burden Disease, nel 2016 il suicidio è risultato tra le 10 principali cause di morte in Europa, così come in Asia Centrale, Australasia, America Latina meridionale e nei Paesi ad alto reddito del Nord America. Inoltre, secondo un report dell'organizzazione mondiale della sanità del 2014, il suicidio comprende il 56 per cento di tutte le morti di carattere violento, un numero più elevato delle morti causate da guerre e omicidi. Nello specifico, l'81 per cento delle morti violente nei Paesi ad alto reddito e, rispettivamente, il 44 per cento e il 70 per cento nei Paesi a basso e medio reddito;

    il suicidio è un fenomeno collegato all'età e al genere: nei Paesi ad alto reddito i più recenti studi confermano un tasso di suicidio negli uomini tre volte maggiore rispetto alle donne; lo scarto diminuisce nei paesi a medio-basso reddito dove il tasso di suicidio maschile è superiore del 57 per cento. La scelta di metodi autolesivi che presentano una maggiore potenzialità di esito fatale rappresenta un fattore rilevante riguardo la differenza di genere;

    in linea generale, gli uomini presentano tassi di mortalità per suicidio più elevati in tutte le età, eccetto per la fascia dai 15 ai 29 anni, per la quale il suicidio, oltre a rappresentare la seconda principale causa di morte in tutto il mondo (8,5 per cento), costituisce la prima causa di morte tra le giovani donne a livello globale;

    la riduzione del tasso dei suicidi è uno degli obiettivi dell'Agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile;

    nel 2014 è stato pubblicato il primo World Health Organization World Suicide Report «Prevenire il suicidio: un imperativo globale», il quale mirava ad aumentare la consapevolezza dell'importanza della salute pubblica riguardo i tentativi di suicidio e il suicidio, al fine di rendere la prevenzione del suicidio un'alta priorità nell'agenda della salute pubblica globale. Il Report si proponeva, inoltre, di incoraggiare e sostenere i Paesi per sviluppare o rafforzare strategie globali di prevenzione del suicidio con un approccio multisettoriale di sanità pubblica;

    ad oggi, solo alcuni Paesi nel mondo hanno incluso la prevenzione del suicidio tra le loro priorità sanitarie e solo 38 Stati possiedono una strategia nazionale di prevenzione del suicidio;

    l'Organizzazione mondiale della sanità ha incentivato gli sforzi di prevenzione nella direzione di una strategia nazionale che riconosca il suicidio e i tentativi di suicidio come un grave problema di salute pubblica, impegnando i governi ad affrontarlo. Nello specifico, risulta necessario fornire un quadro strutturale che incorpori vari aspetti della prevenzione del suicidio e fornisca una guida autorevole sulle principali attività di prevenzione basate su evidenze empiriche;

    le strategie nazionali si pongono l'obiettivo di individuare le principali strutture competenti in materia e di assegnare loro responsabilità specifiche, coordinandone l'operato. La struttura deputata al coordinamento della strategia nazionale deve inoltre occuparsi di identificare le lacune principali all'interno della legislazione vigente, nella fornitura dei servizi e nella raccolta dei dati, e di suggerire elementi di risoluzione dei limiti strutturali, come l'esigenza di risorse umane e finanziarie necessarie per implementare nuovi modelli di intervento. Un piano di prevenzione così strutturato è in grado di modificare e sensibilizzare le comunicazioni dei media, di proporre un quadro solido di monitoraggio e di valutazione, infondendo un senso di fiducia nelle istituzioni e facilitando la ricerca scientifica sui comportamenti suicidari;

    nei Paesi ad alto reddito, l'impiccagione costituisce il 50 per cento dei suicidi mentre le armi da fuoco si collocano al secondo posto rappresentando il 18 per cento dei casi. Negli Stati Uniti, dove la vendita di armi rappresenta un problema reale, all'interno della Strategia nazionale per la prevenzione del suicidio è stata identificata la detenzione di armi come uno dei 4 fattori critici da trattare allo scopo di ridurre il fenomeno del 20 per cento entro il 2025;

    un noto aspetto critico relativo al fenomeno suicidario riguarda il cosiddetto «contagio» un fenomeno comune che si manifesta con l'aumento dei comportamenti suicidari nel periodo immediatamente successivo ad un episodio suicidario, o con disturbi collegati allo stress derivante dall'evento traumatico. Attualmente, il nostro Paese non investe nei servizi di postvention, interventi mirati al supporto alle famiglie e alle persone vicine a vittime di condotte con fine suicidario. Tali servizi, che rappresentano la risposta a questo peculiare fenomeno, sono stati implementati nei protocolli di intervento da molti Paesi, tra i quali il Regno Unito, l'Australia e la Nuova Zelanda, consentendo di osservare effetti positivi;

    nel corso degli anni in Europa sono stati sviluppati 11 programmi di prevenzione al suicidio di durata variabile e con il coinvolgimento di diversi Stati membri dell'Unione;

    nel nostro Paese, ogni anno, circa 4.000 persone si tolgono la vita e si stima che almeno la metà di esse potrebbe essere salvata con un intervento adeguato. Il numero di vittime, che non contempla il dato sommerso, prodotto dell'assenza di un osservatorio dedicato e di sistemi di rilevamento avanzati, è paragonabile a quello di una bomba atomica dilazionata in 10 anni, in grado di far sparire per sempre una città di medie dimensioni;

    esiste una relazione tra suicidi e crisi socio-economiche, come il corso della storia ha sempre dimostrato. Nel 2016 l'Istat ha riportato che il suicidio è la causa di morte più direttamente influenzata dalle crisi economiche;

    secondo una nota pubblicata dal Professore Daniele dell'Università Magna Graecia tra il 2007 e il 2010, il numero di suicidi è cresciuto del 34 per cento tra i disoccupati, del 19 per cento tra gli occupati e del 13 per cento tra le persone fuoriuscite dal mondo del lavoro;

    nel 2009 si sono verificati 4.884 suicidi, in eccesso rispetto al numero previsto in base alle tendenze precedenti (2000-2007). Per quanto riguarda l'Europa, i suicidi in eccesso si sono verificati principalmente negli uomini di età compresa tra 15 e 24 anni, mentre nelle Americhe, sono stati gli uomini di età compresa tra 45 e 64 anni a mostrare il maggiore aumento. L'incremento è stato osservato in particolare nei Paesi che presentavano bassi livelli di disoccupazione nel periodo precedente la crisi, nei Paesi con livelli più elevati di perdita di posti di lavoro e negli uomini;

    ad oggi, la pandemia da COVID-19 sta esercitando un impatto particolarmente grave sulle condotte suicidarie all'interno del quadro descritto, già allarmante in precedenza. Alcuni dati rilevanti riguardo allo stato dell'arte emergono dalle rilevazioni condotte da enti di ricerca che si occupano di determinate categorie di soggetti a rischio e fasce di età specifiche della popolazione;

    negli ultimi mesi, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, nell'Unità operativa complessa di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è stato registrato un incremento del 30 per cento dei tentativi di suicidio e atti di autolesionismo e il reparto risultava occupato al 100 per cento, mentre negli altri anni, di media, il dato si attestava intorno al 70 per cento;

    tra febbraio 2020 e febbraio 2021, è stato registrato un aumento del 32 per cento delle richieste legate alla salute mentale, come l'ideazione suicidaria, gli atti autolesivi e i tentativi di suicidio, pervenute al servizio 114 Emergenza infanzia promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia e gestito da Telefono azzurro;

    un recente studio che ha coinvolto genitori di bambini e adolescenti in Italia, Spagna e Portogallo ha evidenziato che il 19 per cento dei bambini e il 38 per cento degli adolescenti mostrano sintomi di ansia e depressione e che c'è stato un netto incremento di questi livelli rispetto a quelli riportati in altri studi condotti negli stessi Paesi nel periodo pre-COVID-19;

    già nel 2008, in una comunicazione presentata al XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), dal titolo «Complessità e specificità in neuropsichiatria dell'età evolutiva: lo sviluppo delle conoscenze e il miglioramento delle cure», la Sinpia poneva in risalto le questioni relative al ricovero e all'emergenza psichiatrica in adolescenza che non riuscivano già allora a diventare una priorità organizzativa nazionale, nonostante l'allarme periodico sul fenomeno e l'evidenza di un incremento del numero di ricoveri per disturbi psichici dei minori, e nonostante «gli studi epidemiologici indichino che tra il 18 per cento e il 21 per cento dei minori presenta, nel corso degli anni, un disturbo psicopatologico che comporta un impairment rilevante e che, nell'arco di tutta l'adolescenza, si stima che tra il 9 e il 13 per cento dei ragazzi e delle ragazze possa presentare una patologia psichiatrica tale da richiedere una presa in carico da parte dei servizi di salute mentale»;

    i dati sono allarmanti anche in riferimento agli imprenditori, categoria maggiormente colpita dai suicidi per motivazioni economiche. L'omonimo osservatorio, che cerca di reperire questa sezione specifica di dati, riporta un aumento del 79,5 per cento dei suicidi per motivazioni economiche e un aumento del 78,3 per cento dei tentativi di suicidio;

    un'altra categoria gravemente colpita è quella delle donne vittime di violenza. Dal VII rapporto Eures sul femminicidio/suicidio in Italia, emerge che da marzo a ottobre 2020, periodo dell'attività più intensa del coronavirus e dell'adozione delle misure più restrittive, l'incremento dei cosiddetti femminicidi-suicidi è aumentato del 90,3 per cento;

    il Servizio Sanitario Nazionale, nel campo della salute mentale, risulta carente in termini di numerosità di posti di ricovero, di day hospital e di ambulatorio, ma anche in termini di investimenti sui servizi territoriali, residenziali e domiciliari;

    i suicidi sono prevenibili con interventi puntuali, basati su evidenze e spesso a basso costo. Affinché le risposte nazionali siano efficaci, è necessaria una strategia multisettoriale globale di prevenzione del suicidio;

    nel corso della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, celebrata il 10 settembre 2021 il Professore Maurizio Pompili, direttore del servizio per la prevenzione del suicidio dell'Azienda ospedaliero-universitaria S. Andrea di Roma e docente di Psichiatria all'Università Sapienza di Roma, ha dichiarato che la prevenzione è possibile e riguarda tutti: informare l'opinione pubblica, aiutare familiari e amici a riconoscere i segnali di allarme, sfatare i falsi miti su chi tenta di compiere un gesto estremo e contrastare lo stigma, consentirebbero di dimezzare l'entità del fenomeno;

    a causa della crisi pandemica, numerose condizioni di rischio connesse al suicidio si sono intensificate e aggravate, tra le quali, la perdita del reddito e la conseguente riduzione della capacità di spesa, la perdita del posto di lavoro, le difficoltà di accesso alla rete sanitaria per le fasce più deboli della popolazione, l'aggravamento di condizioni mentali precarie e l'aumento delle fragilità psico-sociali, l'eventuale convivenza forzata con persone violente durante il lockdown, il mancato soddisfacimento di bisogni fondamentali quali l'autonomia decisionale, la mobilità spaziale, la libertà di contatto con i propri cari;

    il primo aspetto fondamentale connesso alla prevenzione del suicidio è rappresentato dalla necessità di raccogliere dati. I dati attualmente disponibili non sono correntemente aggiornati e l'ultimo annuario statistico dell'Istat del 2020 contiene dati relativi al 2017, quando vennero registrati 3.940 atti suicidari. Tale dato non dà conto dei tentativi di suicidio, rispetto ai quali non sono registrati dati, e risulta impossibile determinare una tendenza attendibile nel tempo;

    è necessario garantire il monitoraggio dei tentativi di suicidio e suicidio per strategie efficaci di prevenzione del suicidio. È noto, infatti, che nei Paesi in cui è presente un Osservatorio in grado di fornire stime verosimili che indichino in maniera puntuale quante persone si tolgono la vita, determinando parametri geografici, temporali e tenendo conto dei metodi attraverso i quali sono compiuti gesti estremi, è possibile individuare la popolazione a rischio e, di conseguenza, attivare un'efficace strategia di prevenzione;

    è noto a livello internazionale che le linee telefoniche di aiuto rappresentano un supporto importante in grado di ridurre con successo l'ideazione suicidaria e la tendenza agli atti di autolesionismo e, ad oggi, in Italia ne esistono alcune gestite da organizzazioni di volontariato. Tuttavia, non esiste un numero verde nazionale né una struttura specifica dotata di personale qualificato e in grado di svolgere gli incarichi di emergenza, presa in carico, supporto, indagine, follow-up e postvention:

    nella letteratura internazionale di settore alcuni studi hanno definito che un intervento precoce nei reparti di primo soccorso mostra un importante efficacia. È necessario dotare il sistema sanitario di strumenti utili alla determinazione precoce del rischio suicidano;

    la formazione e l'informazione svolgono un ruolo importante nella prevenzione del suicidio. Ogni età presenta peculiari rischi connessi al tema. Nelle scuole, di ogni ordine e grado, è necessario conoscere il rischio suicidario per offrire strumenti di intervento e controllo ad ogni operatore scolastico, così come agli studenti,

impegna il Governo:

1) a riconoscere il suicidio ed i fenomeni ad esso connessi come gravi problemi di salute pubblica;

2) a realizzare una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio, che fornisca una guida autorevole sulle principali attività di prevenzione basate su evidenze empiriche, attraverso la realizzazione degli impegni successivi del dispositivo del presente atto di indirizzo;

3) ad istituire un Centro Studi/Osservatorio per il monitoraggio dei dati su tutto il territorio nazionale;

4) ad istituire un numero verde telefonico di emergenza suicidi gratuito per le segnalazioni e le richieste di aiuto, nonché un'applicazione digitale ed ogni nuovo strumento utile ad affrontare il problema, che vengano promossi sui canali di comunicazione istituzionali e governativi e sulla televisione pubblica;

5) ad adottare le iniziative di competenza per inserire un sistema di rilevamento diagnostico, come un codice identificativo, nel sistema sanitario digitale, al fine di poter indagare l'eventuale tentativo di suicidio, nella casistica determinata dai protocolli stabiliti dagli enti preposti;

6) a promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione all'interno delle scuole, a partire dalla scuola primaria;

7) ad adottare le iniziative di competenza per stanziare risorse dedicate all'assunzione ed alla formazione di personale qualificato nelle reti territoriali e di intervento, affinché ci siano persone specificamente addestrate a rispondere alle esigenze;

8) ad adottare iniziative per prevedere uno stanziamento specifico per la ricerca scientifica di settore, al fine di acquisire maggiori conoscenze sul tema;

9) ad adottare iniziative per incentivare attività di follow up per monitorare nel tempo lo stato di avanzamento dei programmi di sostegno;

10) a promuovere servizi di postvention, volti ad offrire supporto alle persone suscettibili al contagio;

11) ad adottare iniziative per disincentivare l'istigazione al suicidio, impedendo l'accesso ai siti web che incoraggiano il ricorso a pratiche di autolesionismo;

12) a promuovere campagne di informazione e prevenzione, offrendo linee guida in Conferenza Stato-regioni, al fine di uniformare i processi di intervento, ferme restando le specifiche competenze regionali;

13) ad adottare le iniziative di competenza per limitare il possesso di armi in ambiente domestico attraverso campagne informative volte alla consapevolezza del pericolo che esse rappresentano e ad incentivare misure migliori di detenzione.
(1-00536) «Romaniello, Carelli, Nappi, Termini, Siragusa, Fioramonti, Cecconi, Suriano, Ehm, Maniero, Vianello, Raduzzi, Trizzino, Villarosa, Bersani, Azzolina, Quartapelle Procopio, Vitiello, Ferri, Fornaro, Delrio, Sensi, Andrea Romano».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un rapporto del Kurdistan National Congress richiama l'attenzione sulle gravi e sistematiche violazioni delle convenzioni internazionali di cui la Turchia si sta rendendo responsabile nella guerra illegale in Kurdistan, a partire dalla Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, della produzione, dello stoccaggio e dell'uso di armi chimiche e sulla loro distruzione;

   già negli anni '90, l'esercito turco, oltre ad utilizzare metodi di guerra «sporca», come uccisioni extragiudiziali, torture, incendi di villaggi e spopolamento forzato, ha iniziato ad impiegare armi chimiche, che negli ultimi 30 anni hanno ucciso decine di combattenti curdi e civili, tra cui donne e bambini;

   la Turchia ha addirittura aumentato l'utilizzo di queste armi vietate a livello internazionale, soprattutto quando ha occupato parti del nordest della Siria (Rojava) che erano state precedentemente liberate dallo Stato Islamico (IS) dai combattenti siro-curdi e dalla Coalizione internazionale;

   le armi chimiche sono state dislocate dalla Turchia durante l'invasione di Afrin nel 2018 e l'occupazione di Gire Spi e Serekaniye nell'ottobre 2019. L'uso del fosforo bianco durante un raid aereo turco sulla città di Serekaniye ha suscitato una diffusa protesta internazionale;

   nonostante tutti questi episodi siano stati verificati ed esistano ampie prove, il Governo turco e i responsabili militari non sono mai stati condannati per i loro crimini da Stati e Istituzioni internazionali;

   dal 23 aprile 2021 si è registrato un uso massiccio di armi chimiche da parte della Turchia nelle regioni di Metina, Zap e Avaşîn del Kurdistan meridionale (Kurdistan iracheno);

   il citato rapporto evidenzia la gravità di una situazione ormai insostenibile per il Kurdistan e pone la necessità di un intervento urgente contro ciò che, a parere dell'interrogante, costituisce un crimine contro l'umanità e un crimine di guerra;

   le istituzioni internazionali, a parere dell'interrogante, hanno il dovere di proteggere le popolazioni, i valori e gli accordi internazionalmente riconosciuti, condannando chiunque si sottragga al rispetto di tali obblighi come quello del divieto di utilizzo di armi chimiche nei conflitti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo sia a livello bilaterale, sia presso le sedi degli organismi europei e internazionali, per ottenere un immediato arresto degli attacchi militari da parte della Turchia e dell'uso da parte dell'esercito turco di armi chimiche, nonché per l'assunzione dei conseguenti provvedimenti nei confronti del Governo turco responsabile della sistematica violazione delle convenzioni internazionali.
(5-06890)


   DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia nei primi sei mesi del 2021, ha registrato il record storico di esportazioni nel mondo;

   nel 2019, nell'anno pre-pandemia, nei primi sei mesi erano stati registrati 240 miliardi di euro circa di export di made in Italy nel mondo. Quel dato rappresentava già un record ma, quest'anno, sono state registrate transazioni per 250 miliardi di euro;

   tutto ciò è stato possibile grazie al «Patto per l'export», che ha permesso di sprigionare straordinarie e risorse, pari a 5,4 miliardi di euro in 12 mesi, a favore delle nostre imprese per aiutarle ad esportare;

   a fronte dei grandi risultati raggiunti come Paese, tuttavia, solo il 10 per cento di tutto l'export nazionale proviene dalle regioni del Sud Italia –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare, il Ministro interrogato, per colmare il gap tra le imprese del nord e del sud del Paese nell'export di made in Italy nel mondo, quindi per facilitare le imprese del Sud Italia nell'accesso ai sostegni del Patto per l'export attualmente disponibili.
(5-06891)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, DELRIO, FASSINO e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2021, le forze armate del Myanmar hanno preso il potere attraverso un colpo di Stato, arrestando, tra gli altri, la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e avviando le procedure per scioglierne il partito politico. Nel Paese, sono scoppiate proteste pacifiche, brutalmente represse dai militari che hanno portato, secondo l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, all'uccisione di oltre 1000 persone, tra cui almeno 75 bambini, e all'arresto di più di 8000, tra cui centinaia di politici, attivisti e funzionari pubblici. Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar ha affermato che gli attacchi sistematici e diffusi della giunta militare a danno della popolazione del Myanmar possono costituire crimini contro l'umanità e crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale;

   l'Associazione dei Paesi del sud-est asiatico (ASEAN) ha recentemente annunciato che avrebbe invitato al vertice del 26 ottobre 2021 un rappresentante «non politico» del Myanmar, dopo aver constatato che ci sono stati «progressi insufficienti» dello Stato per giustificare l'invito al vertice. In aprile 2021, infatti, Asean aveva redatto una lista in cinque punti sulla crisi in Myanmar, chiedendo anche la possibilità di consentire a un inviato speciale dell'Associazione di incontrare Aung San Suu Kyi, ma i militari avevano fatto sapere che l'incontro non sarebbe potuto avvenire. Proprio, in queste recenti ore, la giunta militare ha rilasciato oltre 5 mila prigionieri politici primo effetto forse della pressione dell'Asean;

   in una risoluzione recentemente adottata, il Parlamento europeo ha espresso il suo «sostegno al popolo del Myanmar nella sua lotta per la democrazia, la libertà e i diritti umani», Ha affermato che «sostiene il Crph (Comitato che rappresenta Pyidaungsu Hluttaw) e il Nug come unici rappresentanti legittimi dei desideri democratici del popolo del Myanmar» e ha invitato l'Asean e altri Governi stranieri a includerli e coinvolgerli in un dialogo politico autentico e inclusivo e in sforzi volti alla risoluzione pacifica della crisi;

   il seggio all'Onu del Myanmar è ancora rappresentato da Kyaw Moe Tun, che ha giurato fedeltà al Governo civile deposto. Il comitato per le credenziali terrà una riunione formale a novembre 2021, ed esaminerà la questione –:

   quale posizione terrà il nostro Governo, nei consessi delle Nazioni Unite, in merito all'assegnazione del seggio alla giunta militare birmana, e implicitamente, al suo riconoscimento internazionale come legittimo governo ad interim del Paese.
(5-06892)


   FORMENTINI, ZOFFILI e COMENCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la XV edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, curato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), ha rimarcato come in una nazione su tre si registrino gravi violazioni della libertà religiosa e in particolare – nel biennio 2018-2020 – tale diritto fondamentale non sia stato rispettato in 62 dei 196 Paesi sovrani;

   in ben 42 Paesi (21 per cento del totale) abbandonare o cambiare la propria religione può determinare gravi conseguenze: dall'ostracismo familiare ai crimini contro le donne e le bambine che vengono rapite, violentate e costrette a ripudiare la loro fede, alla pena di morte;

   il 67 per cento circa della popolazione mondiale, pari a circa 5,2 miliardi di persone, vive attualmente in nazioni in cui si verificano gravi violazioni della libertà religiosa: questa allarmante realtà pone un problema politico-istituzionale;

   il 28 maggio 2019 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per istituire il 22 agosto 2021 come Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso: tale ricorrenza è stata proposta dalla Polonia con il sostegno di Stati Uniti, Canada, Brasile, Egitto, Giordania, Nigeria e Pakistan;

   gli Stati Uniti hanno promosso l'Alleanza internazionale per la libertà religiosa; l'Ungheria ha creato il Segretariato di Stato per la persecuzione cristiana e in un numero crescente di nazioni, quali Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Polonia e Regno Unito, è stata istituita o riattivata la carica di Ambasciatore per la libertà religiosa e la fede; la Germania ha creato l'ufficio per il Commissario per la libertà religiosa nel mondo –:

   anche la Commissione europea ha nominato un Inviato speciale per la promozione della libertà di religione e credo;

   il Parlamento italiano ha dimostrato in varie occasioni di riconoscere l'enorme importanza rivestita dal diritto alla libertà religiosa, tanto da approvare, nella corrente legislatura, la proposta, di iniziativa del sottoscrittore del presente atto di indirizzo politico, di inserire nel bilancio della Farnesina un Fondo apposito da destinare ai cristiani perseguitati nel mondo –:

   se il Governo sia intenzionato a istituire anche per l'Italia la carica di Inviato speciale per la tutela della libertà religiosa al fine di continuare a lavorare per confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall'articolo 19 della Costituzione italiana, non sia valido solo a livello nazionale, ma debba anzi essere promosso in ogni sede internazionale, quale diritto inviolabile di ciascuno.
(5-06893)


   FITZGERALD NISSOLI e VALENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 276, lettera e), della legge 27 dicembre 2017, n. 205 e successive modificazioni e integrazioni prevede che lo stanziamento per il riadeguamento delle retribuzioni del personale a contratto della rete del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sia di 1,4 milioni di euro a decorrere dal 2021. Tali risorse vanno a sommarsi ai «risparmi» derivanti dai pensionamenti maturati del medesimo personale;

   le risorse stanziate risultano in parte già impegnate per l'alimentazione dei riadeguamenti stipendiali concessi dall'Amministrazione negli ultimi anni ed entrati a regime;

   al momento non è dato sapere a quanto ammonti la parte di risorse già vincolata per i riadeguamenti accordata e a quanto ammonti invece l'effettivo risparmio maturato;

   a ciò si aggiunge il fatto che la legge 29 aprile 2021, n. 62, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura, ha novellato l'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, chiarendo i parametri di riferimento legittimanti l'incremento retributivo dei salari percepiti dagli impiegati a contratto a legge locate in servizio presso la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ed agevolando l'autorizzazione del medesimo;

   la legge risulta, tuttavia, essere inapplicabile in assenza di un'adeguata copertura finanziaria, considerando che il fondo relativo al riadeguamento delle retribuzioni del personale, risulta al limite dell'incapienza e l'Amministrazione non fornisce ragguagli circa il reale ammontare e la quantificazione dei risparmi in esso maturati;

   il fondo per il riadeguamento stipendiale, attualmente, risulta essere ridotto a risorse esigue, pertanto risulta impraticabile l'ipotesi di attuare i riadeguamenti stipendiali in ossequio alla ratio della citata novella legislativa;

   attualmente, gli impiegati, operativi in Paesi come Usa, Argentina e Brasile, attendono il riadeguamento della propria retribuzione ai parametri sanciti dalla legge e ciò, stando alle attuali risorse, non potrebbe attuarsi malgrado la norma lo preveda chiaramente;

   la crisi funzionale della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha raggiunto livelli elevatissimi in ragione della penuria endemica di personale, unita all'incremento della domanda di servizi all'estero e proprio in sedi allo stremo in cui il lavoro del personale a contratto è stato fondamentale nel sopperire alla carenza di profili e alle lacune del sistema amministrativo, seppur in condizioni economico-contrattuali al limite della legittimità –:

   se intenda fare chiarezza sul reale ammontare del fondo di cui in premessa e se si intendano adottare iniziative volte ad integrare il medesimo nell'ambito della prossima legge di bilancio al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui alla citata legge n. 62 del 2021.
(5-06894)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il IX Battaglione Sardegna dipende dalla 1a Brigata i cui reparti in base all'articolo 16 del decreto legislativo n. 297 del 2000, sono tendenzialmente deputati allo svolgimento dei servizi di ordine pubblico (articolo 2 del regio decreto n. 1169 del 1934 e articolo 161 della legge n. 121 del 1981) al soccorso in caso di pubbliche calamità (legge n. 225 del 1992) e alla difesa integrata del territorio, secondo quanto stabilito dall'articolo 5 del citato decreto legislativo;

   il 21 marzo 2018 è stato celebrato, all'interno della Caserma «Livio Duce» di Cagliari, il 40° anniversario dell'attribuzione della bandiera di guerra al IX Battaglione Carabinieri «Sardegna»;

   nel settembre dello stesso anno l'interrogante, insieme all'attuale sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, debitamente autorizzati dal competente Ministero, hanno avuto modo di visitare la sede del citato Battaglione: visita nel corso della quale hanno potuto riscontrare i dati sulla dotazione organica, sulle funzioni e sui progetti di ristrutturazione, all'epoca bloccati per diversi motivi burocratici, necessari a risanare e ammodernare la struttura, di notevole valore, tenuto conto anche dell'estensione del compendio per cinque ettari;

   il IX Battaglione Sardegna Carabinieri, negli anni, ha rappresentato, non solo per Cagliari dove ha sede, ma per tutta la Sardegna, una forza insostituibile d'intervento per la tutela della pubblica sicurezza e dell'ordine pubblico, a supporto delle varie stazioni dei Carabinieri, ma anche, in caso di pubblica calamità, per la protezione civile;

   seppure appare superfluo sottolineare la condizione di insularità della Sardegna, la stessa rende indubbiamente necessaria, seppure nel limitato organico, l'attuale organizzazione, senza la quale, a differenza di altre realtà regionali, l'isola si vedrebbe privata per giorni di un sostegno che dovrebbe arrivare tramite il trasporto marittimo o il precario sistema del trasporto aereo;

   recentemente, si è potuto apprendere da comunicato di un'associazione militare a carattere sindacale dell'intenzione del Ministero della difesa, di sopprimere il IX Battaglione Carabinieri Sardegna, il quale verrebbe ad essere trasformato in un Comando di Compagnia distaccata: e ciò, nonostante che nel recente passato il medesimo battaglione abbia già subìto dei tagli di personale, passati da 222 a 155 e con una presenza effettiva ulteriormente inferiore pari a 140 unità;

   un'ulteriore rimodulazione dell'assetto del battaglione determinerebbe il passaggio di una parte dei militari alle dipendenze della linea territoriale: con gravi conseguenze per il reparto impegnato nell'ambito della gestione dell'ordine pubblico e, quindi, per la sicurezza dell'isola, specie nel delicato settore del soccorso pubblico –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere al fine di evitare la chiusura del IX Battaglione Carabinieri Sardegna, nonché quali iniziative intenda adottare al fine di potenziare l'organico del suddetto Reparto.
(5-06878)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99 è abrogato e il suo contenuto è stato poi inserito all'interno dell'articolo 11-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio n. 106, ha disposto la sospensione, per il secondo semestre 2021, del programma di attribuzione dei rimborsi in denaro, per acquisti effettuati mediante l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici disciplinato dal regolamento di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 24 novembre 2020, n. 156, relativo al cosiddetto «cashback»;

   al riguardo, gli interpellanti rilevano come l'introduzione del «cashback», approvato dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160, in una fase di accelerazione nell'uso delle tecnologie e in particolare dei sistemi di pagamento digitale, ha aumentato la digitalizzazione della pubblica amministrazione, come dimostrano le migliaia di comuni ed enti pubblici che, sfruttando il successo della piattaforma, hanno iniziato a caricare i loro servizi sull'app «Io» per consentire ai cittadini di effettuare pagamenti online e incrementare le relazioni tra cittadini e istituzioni secondo protocolli digitali, alleggerendo così l'utenza nei canali fisici;

   il Ministro interrogato, inoltre, nel corso di una recente audizione al Parlamento, ha confermato la positività del programma del «cashback» rivelandosi la stessa come una misura importante per promuovere i pagamenti elettronici e contribuire anche al contrasto dell'evasione fiscale;

   secondo quanto risulta, inoltre, dal sito «punto-informatico.it», che conferma la validità dello strumento normativo, coloro che hanno aderito all'iniziativa del programma «cashback» aggiornato al 22 luglio 2021, risultano essere circa 9 milioni di italiani, con 822 milioni di euro di transazioni elaborate e circa 16,5 milioni di strumenti di pagamento attivati;

   le suesposte osservazioni, a giudizio degli interpellanti, confermano la necessità di prevedere adeguate misure volte alla prosecuzione del programma «cashback», in relazione ai vantaggi che derivano dall'utilizzo di tale strumento che, oltre a quelli in precedenza indicati, evidenziano che: 7 cittadini su 10, hanno dichiarato che attraverso il «cashback» hanno incrementato l'uso della moneta elettronica e che i benefici che deriverebbero per il sistema-Paese, (stimolati dall'utilizzo di tale strumento digitale), ammonterebbero a circa 9 miliardi di euro fino al 2025, secondo il rapporto della Cashless society del Forum Ambrosetti;

   a tal fine, gli interroganti rilevano che, secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 23 settembre 2021 dal quotidiano: «Milano Finanza», sarebbe allo studio una revisione del meccanismo del cashback, per renderlo meno oneroso per la finanza pubblica e più equo, come ad esempio la corretta eliminazione del cosiddetto supercashback, giudicato non efficace rispetto alla spesa complessiva, e al contempo l'introduzione di meccanismi come la considerazione di indicatori economici e che premino l'incremento nel numero di transazioni avvenute con i pagamenti elettronici rispetto a un determinato periodo precedente, o il decremento del rimborso sulla base di indicatori economici o della durata di adesione al programmi –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa e se per perseguire l'obiettivo di alfabetizzazione digitale dei cittadini e di digitalizzazione delle istituzioni nonché per promuovere pagamenti elettronici, non convenga sulla necessità di adottare iniziative normative volte a confermare il programma «cashback», prevenendo opportuni correttivi ed estensioni quali:

    a) l'aumento della soglia di transazioni da considerare nel periodo e l'introduzione di meccanismi di verifica che escludano le transazioni troppo frequenti avvenute nel medesimo esercizio commerciale;

    b) l'introduzione della proporzionalità del rimborso sulla base della situazione economica del cittadini, così da premiare maggiormente le fasce di reddito più basse e una gradualità decrescente nella percentuale di rimborso, in modo da premiare maggiormente i nuovi aderenti del programma ma comunque non escludere completamente chi ne fa parte da maggior tempo;

    c) l'introduzione di una forma di rimborso anche rivolta ai piccoli esercizi commerciali nel quale avviene la transazione oggetto di cashback così da rendere più inclusiva l'iniziativa e promuovere un incentivo anche all'accettazione da parte degli esercenti;

    d) abilitare la circolazione tra persone e per l'acquisto di beni o servizi, dei crediti cashback accumulati e confermati.
(2-01346) «Zanichelli, Martinciglio».

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO e TRANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia nel comune di Assoro (Enna), per l'esattezza in contrada Cuticchi, si ritiene possa essere presente una villa romana risalente all'età imperiale del I-II secolo dopo Cristo, la quale si estende per ben 5 ettari e rappresenta un unicum nell'area per estensione e qualità dei materiali rinvenuti;

   il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, nell'ambito del progetto di raddoppio dei binari sul tratto ferroviario Dittaino-Catenanuova, finanziata con il programma «sblocca Italia», ha previsto il passaggio della linea esattamente sull'area interessata dal ritrovamento archeologico e che oggi sarebbe privata e coltivata;

   la soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Enna ha diffidato il gruppo Ferrovie dello Stato italiane e la ditta esecutrice dei lavori ad attenersi fermamente a quanto precedentemente disposto e quindi ad effettuare un'ampia ed esaustiva indagine del sito nei pressi della Masseria Cuticchi, al fine di implementare i dati a disposizione e scongiurare la messa in pericolo dei beni archeologici conservati, consentendone la salvaguardia e la tutela;

   diversamente, la soprintendenza suggerisce che dovrà essere presa in considerazione la possibilità di una variante che trasli i lavori di 100 metri oltre la Masseria Cuticchi e preservi gli scavi archeologici;

   si sottolinea, altresì, che la stessa soprintendenza non ha mai ricevuto riscontro della tavola di ubicazione delle indagini archeologiche di seconda fase da parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano perseguire per rispettare il parere della soprintendenza siciliana e tutelare un bene di enorme importanza per il patrimonio monumentale italiano.
(5-06877)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il tratto dell'Autostrada A4 Torino-Trieste, dall'interconnessione di Fiorenza allo svincolo di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, è interessato in questi anni da un intervento di potenziamento che prevede la realizzazione di una quarta corsia cosiddetta «dinamica»;

   la sezione stradale, seppur già interessata da interventi di ampliamento e manutenzione circa 30 anni fa, risulta in ogni caso inadeguata alla gestione del traffico presente;

   negli ultimi decenni, infatti, questa tratta autostradale ha perso la sua primaria funzione a servizio degli spostamenti di lunga percorrenza sulla direttrice Ovest-Est, assumendo sempre più una funzione di distribuzione e collegamento del traffico pendolare che grava nell'hinterland Nord milanese;

   sulla tratta interessata dai lavori si registrano attualmente livelli di traffico notevoli, fino a 180.000 veicoli al giorno nelle due direzioni con punte orarie di circa 6.000 veicoli per senso di marcia; è quindi più che mai urgente la realizzazione di questo intervento al fine di aumentare la capacità dell'autostrada e migliorare e regolarizzare le condizioni di deflusso;

   l'intervento consiste nel ricorso temporaneo (per una carreggiata o per entrambe) a una quarta corsia di marcia, ricavata dalla corsia di emergenza, tramite la ridistribuzione delle larghezze delle corsie, in situazione di traffico intenso;

   tale progetto, avviato nel 2017, consentirebbe dunque di garantire le condizioni di sicurezza degli utenti attraverso il deflusso del traffico in un tratto che ne è particolarmente sovraccaricato –:

   se il Ministro interrogato intenda acquisire elementi presso la concessionaria della tratta in questione per conoscere le tempistiche di realizzazione dell'intervento di potenziamento della quarta corsia «dinamica» sulla tangenziale di Milano (tratto A4) tra viale Certosa e lo svincolo di Sesto San Giovanni, e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare affinché tale opera sia portata a compimento nel più breve tempo possibile.
(4-10474)


   LUPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   gli interventi per la salvaguardia di Venezia sono stati affidati mediante una concessione di sola costruzione al Consorzio Venezia Nuova, costituito dalle più grandi imprese di costruzione del territorio nazionale;

   il Consorzio doveva farsi carico della progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva del sistema di paratoie mobili, Mose, e degli interventi diffusi per la salvaguardia della Laguna di Venezia;

   dopo i gravi fenomeni corruttivi che hanno caratterizzato parte della gestione della concessione di costruzione affidata al Consorzio Venezia Nuova il contratto di concessione, in un primo momento, e il consorzio Venezia Nuova, a seguire, sono stati sottoposti al commissariamento;

   i commissari hanno provveduto in assoluta autonomia alla gestione contabile e amministrativa del Consorzio, nonché alla fase di ultimazione dei lavori;

   anche questa gestione commissariale è andata in crisi, posto che le risorse allocate dallo Stato per ultimare i lavori non hanno coperto i lavori realizzativi delle opere e neppure i costi di gestione del Consorzio;

   i commissari hanno generato un legittimo affidamento per le imprese minori, sopravvissute agli scandali, che avrebbero ultimato l'opera;

   la gestione commissariale ha condotto a una fase in cui imprese tra i 10 e i 20 milioni di euro di fatturato hanno accumulato crediti per diversi milioni di euro;

   con il decreto ministeriale n. 518 del 19 novembre 2020, adottato ai sensi dell'articolo 95, comma 18, del decreto-legge, cosiddetto «agosto», n. 104 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020 è stata nominata una nuova figura commissariale con il mandato specifico di ultimare i lavori;

   a seguito di tale nomina, il nuovo commissario, incaricato di completare la più importante opera idraulica italiana, ha siglato ordini e incaricato aziende, prospettando il pagamento in misura ridotta del 60 o 70 per cento del credito originario;

   le conseguenze di una tale gestione, finalizzata alla realizzazione dell'opera, ad avviso degli interroganti fanno prospettare un probabile fallimento delle imprese coinvolte nei lavori di ultimazione, oltre che causare la dispersione di immense risorse dello Stato, che ad oggi ha investito importanti risorse economiche, senza ottenere alcun completamento di un'opera così fondamentale per la città di Venezia e non solo –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per completare l'opera idraulica del Mose, fondamentale per la città di Venezia;

   se siano disponibili ad oggi risorse economiche sufficienti al completamento dell'opera pubblica di cui in premessa.
(4-10476)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane, nella provincia di Como, si sono verificati atti intimidatori nei confronti delle sedi sindacali e di diverse istituzioni locali, che hanno fatto seguito al bieco assedio avvenuto qualche settimana fa a Roma, dove gruppi di manifestanti e militanti di organizzazioni neo fasciste hanno preso d'assalto la sede della Camera del Lavoro nazionale;

   scritte anti sindacali sono apparse davanti alle sedi della Cgil di Lomazzo (Como) e di Fino Mornasco (Como), mentre un petardo è stato posizionato davanti alla porta d'ingresso della sede Uil di Lomazzo (Como);

   questi atti vanno a sommarsi ad altre scritte anonime «no vax» apparse, sempre nei giorni scorsi, sulla sede stradale davanti alla scuola elementare «Roberto Rampoldi» e a quanto risulta all'interrogante davanti alla casa di riposo intercomunale di Bregnano (Como), sulle strisce pedonali tra la scuola primaria e secondaria dell'Istituto comprensivo statale «Silvio Pellico» di Appiano Gentile (Como), e ancora davanti al liceo artistico statale «Fausto Melotti» di Lomazzo (Como);

   si è di fronte a un'escalation di episodi non più isolati, particolarmente gravi e preoccupanti perché rinvenuti nei luoghi sensibili del sapere, della cura dei più fragili, delle rappresentanze del mondo del lavoro, con l'uso di messaggi violenti; si tratta di azioni compiute con l'intento di veicolare messaggi privi di fondamento e di procurare allarmismi ingiustificati, con la conseguenza di inasprire ancora di più le paure e lo scontro sociale in un contesto pandemico non ancora superato;

   gli atti vandalici sopra riportati sono stati già oggetto di denuncia presentata dai diversi enti presso le forze dell'ordine per l'individuazione dei responsabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per individuare i responsabili e per prevenire e contrastare il ripetersi degli atti intimidatori riscontrati nella provincia di Como al fine di garantire la sicurezza delle comunità, dei cittadini e lavoratori comaschi.
(5-06886)


   MICELI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con nota verbale del maggio 2013 dell'Interpol di Astana è stata segnalata la presenza sul territorio italiano di Mukhtar Ablyazov – ricercato per reati commessi in Kazakhstan, Russia e Ucraina, tra cui appropriazione indebita di denaro e truffa – ed è stato accertato che lo stesso non fosse titolare di alcun permesso di soggiorno valido in Italia, né avesse richiesto il riconoscimento della protezione internazionale;

   il 29 maggio 2013, nel corso di una perquisizione della squadra mobile e della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura di Roma presso una villa nella quale era stata segnalata come possibile la presenza Ablyazov, è stata individuata la signora Alma Shalabayeva – moglie di Ablyazov – sotto falso nominativo (Alma Ayan) in possesso di un passaporto diplomatico contraffatto e sono stati conseguentemente notificati un decreto di espulsione ed un decreto di trattenimento – convalidato dall'autorità giudiziaria – presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, adottato dal questore di Roma;

   nel luglio 2014 il prefetto di Roma ha emesso in autotutela un decreto di revoca dell'espulsione in quanto la signora risultava «in possesso di un passaporto rilasciato dalla Repubblica del Kazakhstan a nome Alma Shalabayeva ed in relazione allo stesso di due permessi di soggiorno, in corso di validità, rilasciati, rispettivamente, dal Regno Unito e dalla Lettonia» anche se «la predetta documentazione non è stata prodotta né in alcun modo menzionata dall'interessata durante gli accertamenti compiuti dal personale della Questura di Roma», specificando che l'eventuale esibizione «non avrebbe comportato l'adozione del provvedimento di espulsione con accompagnamento coattivo alla frontiera»;

   dal 1992 il Kazakhstan è uno Stato membro dell'Onu, e, nel 2009, l'Italia ha sottoscritto un accordo di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata ratificato con la legge 7 dicembre 2015, n. 216, e i numerosi accordi bilaterali tra i due Stati lasciano presupporre come l'Italia non considerasse il Kazakhstan un Paese a rischio di violazioni sistematiche dei diritti umani;

   la sentenza n. 1594 del 2020 del tribunale penale di Perugia ha condannato gli imputati nel processo per il «caso Shalabayeva», definendo l'operazione come «extraordinary rendition al di fuori delle maglie degli istituti di diritto processuale» e che Alma Shalabayeva sarebbe stata di fatto inespellibile, in quanto a rischio di sottoposizione a trattamenti inumani e degradanti nel suo Paese di origine, sebbene la donna si presentava nelle condizioni di essere espulsa in base alla disciplina del «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero» (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni ed integrazioni) –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e se intendano chiarire quale sia la procedura da porre in essere nel caso in cui venisse trovato sul territorio italiano un cittadino straniero in possesso di falsa documentazione d'identità o di soggiorno;

   se siano a conoscenza di eventuali accertamenti, nel periodo intercorrente tra l'emissione del decreto di espulsione e la sua revoca in autotutela, circa il possesso di documentazione valida in Italia da parte della signora Shalabayeva;

   se la procedura adottata nel caso in premessa da parte della questura di Roma sia o meno da ritenersi conforme alla normativa di cui al testo unico concernente la disciplina dell'immigrazione.
(5-06888)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAFFA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 settembre nei comuni del comprensorio del Monte Etna si è tenuta la gara ciclistica Granfondo Giro dell'Etna, con la chiusura temporanea di alcune strade di grande importanza viaria per gli spostamenti tra le diverse province siciliane, tra cui strade statali come la strada statale 121 nella parte ricadente all'interno del territorio della ex provincia Città Metropolitana di Catania;

   nessuna informazione risulta sia apparsa sui giornali locali, cartacei ed online, né alcun avviso risulta essere stato presente sui siti internet della prefettura o della provincia, né alcun comunicato stampa mandato (come verificabile dall'apposita sezione sul sito internet della prefettura di Catania) al fine di informare i cittadini di tali interruzioni e dei conseguenti disagi alla circolazione;

   il comma 7-bis dell'articolo 9 del codice della strada prescrive che «Salvo che, per particolari esigenze connesse all'andamento plano-altimetrico del percorso, ovvero al numero dei partecipanti, sia necessaria la chiusura della strada, la validità dell'autorizzazione è subordinata, ove necessario, all'esistenza di un provvedimento di sospensione temporanea della circolazione in occasione del transito dei partecipanti ai sensi dell'articolo 6, comma 1, ovvero, se trattasi di centro abitato, dell'articolo 7, comma 1» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se risulti sia stato regolarmente concesso dalla prefettura competente il provvedimento di sospensione temporanea alla circolazione per la strada statale 121 in relazione alla competizione di cui in premessa;

   se tra le prescrizioni alle quali la gara è stata subordinata vi fosse quella di dare adeguata pubblicità alla stessa e se questa sia stata eventualmente ottemperata;

   per quali ragioni non sia stata data dalla prefettura di Catania, adeguata pubblicità alla chiusura di una fondamentale arteria di collegamento di rilievo nazionale e non sia stato mandato un comunicato stampa per informare i cittadini;

   se il Governo abbia adottato o intenda adottare iniziative di competenza affinché si provveda a dare ampia diffusione e pubblicità ai provvedimenti di sospensione temporanea della circolazione stradale, al fine di evitare inutili disagi ai cittadini e provvedere a una corretta informazione degli stessi.
(4-10473)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende i lavoratori della Dreamland, quasi tutti pachistani, sono stati aggrediti da persone di apparente etnia cinese, alcuni dei quali armati di mazze, mentre partecipavano a un picchetto organizzato dal sindacato Si Cobas davanti alla sede del magazzino;

   il pronto moda Dreamland è uno dei committenti della Texprint, la stamperia a conduzione cinese con la quale il sindacato Si Cobas ha intrapreso una dura vertenza fin dal mese di gennaio, e recentemente il giudice del lavoro ha ritenuto illegittimo il primo dei 13 licenziamenti decisi dalla stamperia nei confronti degli operai pachistani in sciopero che denunciano turni massacranti;

   da mesi a Prato gli imprenditori cinesi si oppongono alle rivendicazioni dei lavoratori e delle lavoratrici che sempre più composti da pachistani, senegalesi, bengalesi;

   a parere dell'interrogante, per il timore che anche davanti alla Dreamland si installasse un picchetto capace di bloccare le merci in entrata e in uscita, come accaduto alla Texprint, è probabile che qualcuno abbia organizzato questa aggressione per troncare sul nascere tale forma di protesta;

   da quanto riportato da alcuni organi di stampa i lavoratori pachistani sono stati percossi violentemente con mazze e bastoni, ma le forze dell'ordine presenti al presidio si sarebbero limitate a riprendere quello che stava accadendo senza intervenire;

   gli aggressori si sarebbero poi allontanati indisturbati dal presidio a bordo delle proprie auto;

   i lavoratori pachistani della Dreamland rimasti colpiti mentre protestavano contro le condizioni di sfruttamento all'interno dell'azienda sarebbero almeno dieci, cinque i feriti, uno di loro in gravi condizioni;

   in seguito alla denuncia di uno dei lavoratori rimasti feriti, durante l'estate l'ispettorato del lavoro aveva effettuato dei controlli all'interno della Dreamland e aveva rilevato gravi irregolarità quali lavoro in nero, turni di 12 e 14 ore e assenza di ferie e tutele;

   già nel mese di giugno 2021 era avvenuta una simile aggressione, sempre da parte di persone evidentemente asiatiche, con ogni probabilità cinesi, nei confronti di alcuni lavoratori della stamperia Texprint, di cui è cliente la Dreamland e anch'essa a conduzione cinese;

   a parere dell'interrogante quello accaduto davanti ai cancelli della Dreamland è inquietante e ingiustificabile, si è trattato di un assalto squadrista contro lavoratori e lavoratrici volto a reprimere con la forza ogni forma di dissenso per impedire a lavoratori e organizzazioni sindacali di ottenere condizioni di lavoro migliori e dignitose –:

   di quali ulteriori elementi siano a conoscenza i Ministri interrogati rispetto ai fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro dell'interno al fine di acquisire ogni elemento utile a ricostruire l'esatta dinamica degli incidenti richiamati in premessa e verificare se poteva esservi una differente condotta da parte degli operatori in servizio di ordine pubblico davanti ai cancelli della Dreamland di Prato per evitare l'aggressione di cui sopra da parte di soggetti estranei al presidio e comunque per impedire che gli stessi si allontanassero senza essere fermati e identificati;

   se, alla luce di quanto accaduto alla Dreamland di Prato, non intenda fornire indicazioni e direttive precise alle prefetture per evitare in futuro episodi come quello esposto in premessa;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non intenda adottare iniziative di competenza per compiere ogni sforzo per portare il confronto tra l'azienda e le organizzazioni sindacali ad un tavolo di trattativa e facendo sì che la stessa proceda immediatamente alla regolarizzazione dei contratti e delle condizioni di lavoro e al rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
(4-10478)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto, pubblicato ad ottobre 2021, della Missione indipendente d'inchiesta in Libia, istituita nel 2020 dal Consiglio Onu per i diritti umani con il mandato di verificare il rispetto dei diritti umani nel Paese evidenzia che i crimini di guerra e contro l'umanità sono stati commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto, iniziato nel 2016, contro le popolazioni più vulnerabili presenti sul territorio libico;

   fra queste, il rapporto si concentra esplicitamente su migranti, rifugiati e richiedenti asilo. La loro condizione ha visto un significativo deterioramento a partire dal 2016: «dal momento in cui migranti entrano in Libia diretti in Europa, questi sono sistematicamente sottoposti a una sequela di abusi»;

   nel quadro delle violazioni dei diritti dei migranti, viene delineato il ruolo di primo piano della Guardia costiera libica, che anima un vero e proprio ciclo di violenze e sfruttamento. I migranti solitamente pagano una somma di denaro per salpare dalle coste libiche per poi essere intercettati e catturati – in modo sconsiderato e talvolta fatale – dalla Guardia costiera che li riporta in Libia, dove sono detenuti in centri di prigionia gestiti dal Dipartimento per la lotta all'immigrazione clandestina, in condizioni di terrificanti violazioni dei loro diritti fondamentali;

   il report dettaglia testimonianze di torture e violenze anche di tipo sessuale subite dai migranti detenuti. Soltanto il pagamento di ingenti somme di denaro, lo svolgimento di lavori forzati, l'elargizione di favori sessuali possono fornire vie di fuga. Alcuni testimoni riportano di aver subito l'intero ciclo di violenze per dieci volte;

   se questo è il destino cui vanno incontro migliaia di persone, di moltissimi altri non si ha notizia: secondo il rapporto solo il 30 per cento dei migranti intercettati dalla guardia costiera libica nei primi otto mesi del 2021 figura come prigionieri nei campi di detenzione. Gli altri vengono con tutta probabilità venduti a trafficanti e gruppi armati che li sottopongono a ulteriori abusi quotidiani;

   il rapporto insiste con particolare enfasi sul fatto che si tratta di operazioni sistematiche e diffuse che non hanno mai visto alcun tipo di indagine da parte delle autorità libiche né tantomeno un tentativo di riforma. Al contrario, il mancato accertamento delle responsabilità per gli abusi sui migranti evidenzia una politica di Stato che incoraggia l'estorsione a danni dei migranti detenuti, nonché l'uso di violenze e discriminazioni anche come strumento di deterrenza delle traversate in mare. Tale politica viene messa in atto anche grazie a milizie (alcune delle quali gestiscono i centri di detenzione), reti criminali e trafficanti di esseri umani;

   il coinvolgimento diretto delle autorità governative negli abusi ai danni dei migranti viene testimoniato anche dalla nota informativa sulla Libia della portavoce della Commissaria Onu per i diritti umani, pubblicata il 12 ottobre 2021. Questa si riferisce in particolare alla serie di incidenti verificatisi a inizio ottobre a partire dal raid ordinato dal Ministero dell'interno libico a Gargaresh contro un insediamento informale abitato da centinaia di migranti e richiedenti asilo;

   questi due documenti fanno eco a numerose dichiarazioni istituzionali, diversi report di Ong e giornalistici che da anni denunciano le condizioni disumane dei migranti in Libia e, al contempo, la condotta criminale della Guardia costiera libica;

   con la proroga della missione bilaterale di assistenza alle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi, l'Italia ha rinnovato il proprio supporto alla Guardia costiera libica, incrementandone il finanziamento di circa mezzo milione di euro –:

   quali iniziative intendano assumere, alla luce dei rapporti delle Nazioni Unite richiamati in premessa, affinché venga rivista, in modo sostanziale, la collaborazione dell'Italia con le autorità libiche che si sono macchiate di gravi violazioni dei diritti umani tali da essere considerate un crimine contro l'umanità.
(4-10479)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   ad un mese dall'inizio delle lezioni, nella maggior parte delle scuole di tutta Italia, si stanno riscontrando anomalie e mancato rispetto delle norme che riguardano la gestione da parte delle scuole italiane degli alunni e delle alunne non avvalentesi dell'ora di insegnamento di religione cattolica, che a causa dei ritardi nell'avvio delle attività alternative, permangono all'interno delle loro classi anche durante l'ora di insegnamento della religione cattolica pur avendo scelto loro stessi o i loro genitori in caso di minori di non avvalersi di quest'ultima;

   l'articolo 310 del Testo Unico in materia di istruzione tutela il diritto degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di scegliere se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica;

   ai sensi dell'articolo 9 dell'accordo tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, ratificato con la legge 25 marzo 1985, n. 121, nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno, nelle scuole di ogni ordine e grado, il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica e all'atto dell'iscrizione, gli studenti o i loro genitori, esercitano tale diritto, su richiesta dell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione;

   a tutela degli alunni non avvalentisi dell'insegnamento della religione cattolica è intervenuto il Tar del Lazio che, con sentenza n. 10273/2020, ha accolto il ricorso dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, annullando la disposizione della circolare del Ministero dell'istruzione n. 96 del 2012, anticipando la scelta di attività alternative, che precedentemente veniva effettuata ad anno scolastico iniziato ed entro un mese dall'avvio delle attività didattiche;

   la circolare ministeriale n. 20651 del 12 novembre 2020 precisa che la scelta di attività alternative è operata attraverso un'apposita funzionalità del sistema iscrizioni online dal 31 maggio al 30 giugno 2021;

   la suddetta circolare ministeriale eliminerebbe di fatto la possibilità che la normativa dava alle scuole di organizzare le attività alternative entro un mese dall'inizio delle attività didattiche e le scelte si dovevano concludere, per l'anno scolastico in corso, entro il 30 giugno 2021 proprio per garantire di iniziare l'anno scolastico a pieno regime;

   nonostante quanto previsto dalla già richiamata circolare ministeriale persistono, a parere dell'interrogante, gravi e intollerabili ritardi nell'avvio delle attività alternative per gli alunni che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica;

   i ritardi nell'avvio delle attività alternative comportano non solo un mancato diritto per i non avvalentesi, ma un'attribuzione di responsabilità di vigilanza indebita ai docenti di religione cattolica;

   il permanere in classe degli studenti non avvalentesi l'insegnamento della religione cattolica dunque nega loro il diritto di svolgere l'attività alternativa prescelta e rappresenta un vulnus nell'educazione al rispetto delle norme che dovrebbe essere un momento essenziale e non derogabile nel processo formativo delle alunne e degli alunni;

   da quanto risulta all'interrogante, la maggior parte delle scuole stanno continuando ad applicare pratiche superate che negano i diritti ai vari soggetti interessati, non rendendo un buon servizio all'istituzione scolastica –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per richiamare le scuole di ogni ordine e grado al rispetto di quanto previsto dalla circolare ministeriale n. 20651 del 12 novembre 2020, garantendo così il pieno esercizio del diritto degli alunni e delle alunne di non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, svolgendo le attività alternative prescelte in locali diversi dalle classi in cui si svolgono le lezioni di religione cattolica.
(4-10477)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   D'ALESSANDRO e UNGARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 100 a 107, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, riconosce, per un periodo massimo di trentasei mesi, l'esonero dal versamento del 50 per cento dei complessivi contributi previdenziali ai datori di lavoro privati che, a decorrere dal 1° gennaio 2018, assumano lavoratori con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti, i quali non abbiano compiuto il trentesimo anno di età e non siano stati occupati a tempo indeterminato con il medesimo o con altro datore di lavoro, ovvero, limitatamente alle assunzioni effettuate entro il 31 dicembre 2020, in riferimento ai soggetti che non abbiano compiuto il trentacinquesimo anno di età;

   l'articolo 1, comma 10, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, stabilisce che l'esonero contributivo cui all'articolo 1, commi da 100 a 105 e 107, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, è riconosciuto nella misura del 100 per cento, per un periodo massimo di trentasei mesi, nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro annui per le nuove assunzioni a tempo indeterminato e per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022;

   tale nuova misura è stata introdotta al fine di rendere stabile l'occupazione giovanile e promuovere nuove assunzioni nella platea dei giovani che non abbiano compiuto il trentaseiesimo anno di età;

   gli effetti della misura, ormai in vigore da oltre un semestre, non sono ancora noti; sarebbe tuttavia, importante sapere se essa abbia ben funzionato, quante persone ne abbiano usufruito, in quali ambiti territoriali del Paese, in quali settori e per quali lavoratori, anche distinti per età e genere –:

   se il Ministro interrogato, se del caso anche tramite una interlocuzione con l'Inps, intenda descrivere con precisione la portata, gli effetti e i benefìci fin qui raggiunti con l'applicazione del provvedimento indicato in premessa, dettagliando analiticamente quante aziende e lavoratori abbia riguardato, in quali settori e aree geografiche del Paese e per quali tipi di lavoratori, anche distinguendoli per età e per genere.
(5-06881)


   ZANGRILLO e D'ATTIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Distressed Companies Management (Dcm), impresa del settore aerospaziale, con sede a Napoli e con un'unità produttiva nel comune di Brindisi, ha avanzato richiesta di accesso al programma di crisi per cessazione e, a seguito di accoglimento di tale richiesta, i suoi lavoratori sono stati ammessi al trattamento straordinario di integrazione salariale dal 7 febbraio 2020;

   dalla sopra citata data i lavoratori Dcm hanno alternato la percezione della cassa integrazione guadagni straordinaria alla percezione della cassa integrazione con causale COVID-19;

   allo stato, i lavoratori Dcm potranno usufruire, ai sensi del decreto direttoriale n. 104839, del trattamento straordinario di integrazione salariale fino al prossimo 26 aprile 2022;

   al termine della cassa integrazione per i lavoratori scatterà il licenziamento, con numerose famiglie che rimarranno senza reddito da lavoro, dando vita ad una preoccupante situazione sociale in particolare per quanto riguarda il territorio di Brindisi, dove sono 74 i lavoratori coinvolti dalla crisi aziendale;

   anche al fine di individuare soluzioni alternative di ricollocazione professionale appare necessario, a giudizio degli interroganti, prevedere un'ulteriore proroga dell'accesso agli ammortizzatori sociali da parte dei lavoratori delle Dcm –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per prevedere una proroga al periodo di accesso alla cassa integrazione straordinaria rispetto al termine attualmente previsto dal decreto direttoriale n. 104839 e procedere al rifinanziamento delle risorse a tal fine necessarie con il prossimo disegno di legge di bilancio.
(5-06882)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 23 settembre 2021 l'amministratore delegato di Bnl – del gruppo Bnp Paribas – Elena Goitini, ha presentato alle segreterie nazionali e alle delegazioni aziendali le linee programmatiche del Piano industriale 2022-2025;

   a quanto si apprende dall'amministratore delegato, il piano prevede la riduzione della rete fisica di 135 agenzie a favore della creazione di strutture centralizzate integrate, distribuite per macro territori, ed un nuovo modello operativo «back office» e «it». Inoltre, accorda una partnership con aziende leader a cui trasferire attività, lavoratrici e lavoratori;

   risulta dunque che la Bnl voglia conferire ad altre aziende esterne la fornitura di alcuni servizi, per procedere di fatto a delle esternalizzazioni che consentiranno di risparmiare sul personale;

   tali manovre, a parere dell'interrogante, avrebbero dannose conseguenze nei confronti dei lavoratori coinvolti, circa 836 fra «It» e «back office» e altri 100 che verrebbero espulsi dal perimetro del Gruppo con la cessione di Axepta. Per tutto il personale ceduto ad altre società – come Accenture e Capgemini – è concreto il rischio di esuberi e cambi di contratto con condizioni peggiorative;

   in sostanza, non sembra di assistere ad un piano di rilancio aziendale ma al ricorso di una strategia che colpisce duramente i lavoratori pur di tagliare i costi del lavoro;

   per questi motivi, i sindacati – in particolare, Fabi e Unisin-Confsal – hanno annunciato che si opporranno al piano industriale che la dirigenza del gruppo intende portare avanti nei confronti dei lavoratori;

   è necessario intervenire a tutela di queste persone che verrebbero travolte da iniziative che, invece di puntare sulla formazione e riqualificazione dei dipendenti, sono finalizzate, ad avviso dell'interrogante, in modo scriteriato, ad una mera politica di risparmio –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per tutelare i livelli occupazionali e i diritti dei lavoratori coinvolti dalle conseguenze di quello che appare all'interrogante uno scellerato piano industriale per i motivi esposti in premessa.
(5-06883)


   SEGNERI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 ottobre 2020 è stata presentata dalla Commissione europea la proposta di direttiva relativa ai salari minimi adeguati nell'Unione europea (COM (2020) 682);

   l'introduzione di un salario minimo, nelle intenzioni della Commissione, costituisce una delle principali misure per l'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali che, al principio 6, fa appunto riferimento a retribuzioni minime adeguate, fondamentali per garantire ai lavoratori dell'Unione europea condizioni di vita e di lavoro adeguate;

   secondo la Commissione, la percentuale di persone che si trovano in condizioni di povertà pur avendo un lavoro è aumentata, tra il 2007 e il 2018, dall'8,3 per cento al 9,4 per cento del totale della forza lavoro dell'Unione europea;

   la fissazione di un livello minimo di retribuzione, infatti, assicura una vita dignitosa ai lavoratori, contribuisce a sostenere la domanda interna, rafforza gli incentivi al lavoro e riduce la povertà lavorativa e le disuguaglianze nella fascia più bassa in termini di distribuzione salariale;

   a tutto ciò va ad aggiungersi la drammatica crisi economico-sociale generata dall'epidemia di COVID-19 che ha colpito in modo particolare i settori caratterizzati da un'elevata percentuale di lavoratori a basso salario (pulizie; commercio al dettaglio; sanità e assistenza sanitaria; lavoratori agricoli);

   nel nostro Paese esistono aree (prevalentemente il Mezzogiorno) e settori produttivi in cui il livello di copertura si abbassa in modo significativo; oppure in cui la stipulazione di «contratti pirata» peggiora il livello della tutela assicurata dalla fonte negoziale, consentendo alle imprese di fare «shopping contrattuale»;

   tuttavia, nella recente nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef per il 2021) predisposta dal Governo non si rinvengono riferimenti specifici al tema;

   l'eventuale introduzione di uno schema di salario minimo legale, a parere degli interroganti potrebbe offrire un sostegno ai lavoratori impiegati in quei settori in cui la contrattazione collettiva «di qualità» fatica ad imporsi;

   la nostra Costituzione prevede che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa –:

   quale sia l'intenzione del Governo in ordine alla introduzione di un salario minimo nel nostro ordinamento e quale sia la tempistica nell'agenda di Governo.
(5-06884)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di una richiesta di verifica ispettiva del 16 gennaio 2021 dell'Unione sindacale di base (Lavoro privato – settore trasporti –) è emerso che il personale viaggiante dell'azienda di trasporto pubblico locale, Seta Spa (bacino di Modena) svolge a rotazione una notevole quantità di turni «misti», ovvero turni che, nella stessa giornata lavorativa, prevedono che venga svolto servizio sia urbano che extraurbano, caratterizzati da normative diverse. Nella maggior parte dei turni misti verrebbe applicata la normativa extraurbana per il nastro lavorativo, ovvero quella sfavorevole per il lavoratore, mentre per l'orario di lavoro si seguirebbe un principio di proporzionalità di difficile comprensione;

   la metodologia di composizione dei turni misti da parte dell'azienda parrebbe essere considerata gravosa e illegittima in quanto pare provocare del disagio al personale viaggiante determinato dalle condizioni di «stress da lavoro correlato» e dalla difficoltà nel permettere la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro;

   tutto ciò avviene in contrasto con quanto affermato dalla direzione generale per l'attività ispettiva del Ministero del lavoro e delle politiche sociali con nota del 20 marzo 2009 per cui: «in tali ipotesi la scelta sul regime della durata massima dell'orario di lavoro da applicare dovrà seguire un criterio di prevalenza rispetto all'attività normalmente svolta dal lavoratore interessato», precisando che: «nelle ipotesi in cui risulti particolarmente difficile individuare le "attività prevalenti" si ritiene, secondo un principio di cautela, che vada applicata la disciplina di maggior tutela per il lavoratore»;

   a questa problematica si aggiunge l'ulteriore questione dell'asserita anomala situazione contrattuale in cui verserebbero i lavoratori dell'azienda Seta S.p.a. che gestisce i servizi di trasporto pubblico locale nei bacini di Modena, Reggio Emilia e Piacenza. Quest'ultima problematica è stata portata alla conoscenza di diverse autorità istituzionali da parte dell'organizzazione sindacale (Usb) con richiesta di intervento del 14 aprile 2021. La società sin dalla sua nascita non avrebbe mai armonizzato i contratti di secondo livello in essere presso le tre precedenti aziende mantenendo così una gestione differenziata di normativa e salario tra i dipendenti impegnati nei tre bacini. Ciò ha comportato, e comporta tutt'ora, una discriminazione economico-normativa tra i dipendenti della stessa azienda a seconda di quale territorio siano assegnati. Siffatta situazione comporta delle evidenti discriminazioni contrattuali tra lavoratori di pari grado e anzianità aziendale con conseguente mancanza di fiducia dei lavoratori verso l'azienda. Quest'ultimi lavorano spesso fino a 14 ore non omogenei sui tre bacini, con diverso grado di fruizione degli istituti economici-normativi frammentati, disaggregati, e non uniformemente concessi tra i tre bacini. Lo stato delle cose così come sopra esposto genererebbe, infatti, disparità macroscopiche di applicazione di istituti contrattuali tra i tre bacini e tra gli stessi lavoratori occupati nello stesso bacino, nonché un continuo turn over di lavoratori incompatibile con il giusto valore da dare alla conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della vita privata e familiare;

   sempre nel documento del sindacato legge che l'azienda Seta S.p.a. non avrebbe gestito in modo trasparente e corretto alcuni istituti contrattuali quali straordinari occulti non pagati, congedi parentali non pagati e turni di allattamento non corretti;

   quanto sopra esposto contrasterebbe, pertanto, con quanto disposto dalla normativa vigente e con i princìpi previsti dal nostro ordinamento giuridico, vigendo il divieto di discriminazione in generale nelle condizioni di lavoro con particolare riferimento al divieto discriminazione retributiva e in materia di tutela della maternità e paternità, così come stabilito dallo stesso codice delle pari opportunità (decreto legislativo n. 198 del 2006), e con quanto stabilito dagli articoli 2087 del codice civile e dall'articolo 32 della Costituzione per cui il datore di lavoro ha il dovere di assicurare al lavoratore condizioni di lavoro adeguate atte a preservare a l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro quali beni di rilevanza costituzionale –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare (anche attraverso la convocazione di un tavolo con le parti aziendali e sindacali interessate) per addivenire al più presto ad una soluzione affinché vengano applicati e garantiti livelli di maggior tutela e sicurezza per il personale del trasporto pubblico locale gestito dall'azienda interessata in conformità a quanto previsto dalla normativa vigente e con i princìpi previsti dall'ordinamento giuridico in materia, tra cui il principio di parità di trattamento economico-normativo tra i diversi lavoratori.
(5-06876)


   VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3-bis del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, convertito dalla legge con modificazioni dal decreto 16 settembre 2021, n. 125, ha disposto la destinazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, nell'ambito delle risorse già stanziate per il programma di Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) in favore dell'accesso ai servizi di supporto per la ricollocazione professionale, cosiddetto outplacement, dei lavoratori dipendenti di aziende poste in procedura fallimentare, in amministrazione straordinaria o che siano stati collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione dell'attività aziendale;

   l'outplacement è un servizio di consulenza professionale dedicato sia ai dipendenti sia alle aziende e finalizzato a favorire, in tutti i casi di razionalizzazione delle risorse, la transizione del personale in esubero verso un nuovo posto di lavoro;

   le società che svolgono questo servizio, iscritte all'apposito albo ministeriale previsto dalla lettera e) comma 1 articolo 4 della legge n. 276 del 2003, vantano percentuali di ricollocazione pari a più dell'80 per cento in soli sei mesi dalla presa in carico;

   soprattutto in virtù del particolare momento storico che si sta attraversando, con le conseguenze sull'occupazione causate dalla crisi pandemica, l'outplacement può candidarsi come strumento di grande importanza nel quadro delle politiche attive del lavoro, e tuttavia è sottoutilizzato in Italia rispetto agli altri Paesi europei;

   il Paese presenta inoltre diversi casi di dipendenti di imprese che, in situazione di difficoltà, di riorganizzazione, o per via di pratiche di delocalizzazione, potrebbero beneficiare enormemente di programmi di outplacement –:

   quale sia lo stato di avanzamento relativo all'emanazione del decreto ministeriale previsto per l'attuazione della misura di cui in premessa;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative, visto quanto sopra esposto, per estendere la misura di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 103 del 2021 almeno al 2022 e avviare ulteriori programmi sperimentali, istituendo fondi ad hoc o mettendo a disposizione ulteriori risorse nel Fondo di cui in premessa, per favorire la ricollocazione dei lavoratori coinvolti in specifici casi di crisi aziendale, che determinano necessità di politiche a tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori.
(5-06880)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 1° ottobre 2021 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto il decreto di approvazione degli elenchi dei progetti esecutivi ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per investimenti di sistemazione e ammodernamento delle reti idriche in agricoltura: in particolare, il provvedimento ministeriale rientra nella Missione 2, Componente 4, del Pnrr denominata «Investimenti nella resilienza per una migliore gestione delle risorse idriche»;

   il decreto, volto ad incrementare le politiche idriche in agricoltura, rappresenta un'opportunità unica che consente il finanziamento per intero dei costi di ristrutturazione necessari per rimettere in sesto le infrastrutture irrigue italiane;

   tale misura appare quanto mai essenziale per la Sicilia, stante l'attuale disastrosa condizione dei consorzi di bonifica dell'isola: in particolare, lo stanziamento per il miglioramento delle risorse idriche siciliane pari 360 milioni di euro sarebbe servito alla ricostruzione di quelle infrastrutture irrigue che, nella quasi totalità dei casi, si trovano da decenni in stato di abbandono e di assoluto degrado;

   in Italia, come si evince dal testo del decreto ministeriale, i progetti esecutivi ammissibili al finanziamento sono risultati complessivamente 149;

   si tratta di un record negativo che ha fatto registrare la Sicilia che, con i suoi 63 progetti esecutivi originariamente presentati – di questi 59 avevano passato la fase preliminare – ne vede oggi ben 31 bocciati in via definitiva perché inseriti nell'elenco dei progetti non ammissibili; i 28 restanti sono confluiti in un elenco di progetti teoricamente ammissibili ma non finanziati perché fuori dalla disponibilità che, viene assorbita per intero dai 149 progetti ammessi. Di fatto i 360 milioni di euro destinati ai consorzi di bonifica siciliani sono andati persi: la Sicilia, per la sistemazione delle reti idriche in agricoltura, non avrà un solo euro;

   ancora una volta in Sicilia si assiste all'ennesima occasione sprecata dal Governo regionale che conferma per l'interrogante, con questo flop, la sua inadeguatezza: con la mancata ammissione al finanziamento è stata persa l'opportunità di rinnovare e rendere efficiente il sistema delle infrastrutture irrigue siciliane che oggi si presenta in condizioni disastrose e per il quale urge un radicale intervento strutturale;

   l'opportunità ormai persa di rinnovare le infrastrutture irrigue siciliane per migliorare la gestione delle risorse idriche costituisce un grave danno che la politica siciliana ha procurato all'intero sistema agricolo, alle imprese del settore – già da lungo tempo in grande difficoltà – e alla rete dei consorzi di bonifica presenti sul territorio –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza in raccordo con la regione siciliana, per assicurare la più presto la sistemazione delle reti idriche in agricoltura nell'isola.
(3-02561)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, fra le voci che compongono la retribuzione della dirigenza del pubblico impiego, figura la retribuzione di risultato, che viene erogata a seguito di un procedimento di valutazione che tiene conto del grado di raggiungimento degli obiettivi loro assegnati dall'Amministrazione;

   il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, recante norme di attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, prevede che la retribuzione di risultato sia direttamente collegata al conseguimento dei predetti obiettivi di risultato;

   in relazione agli enti locali, territoriali e alle regioni, avviene, sempre più sovente, che le amministrazioni non adempiano ad erogare tale indennità accessoria di risultato;

   in taluni casi è avvenuto perfino che le amministrazioni regionali e gli enti non abbiano dato completa attuazione al ciclo della performance, ovvero che non abbiano ottemperato alle indicazioni degli organismi interni di valutazione;

   a puro titolo di esempio, i dirigenti della regione Molise dal 2017, non percepiscono l'indennità di risultato, pur avendo, in alcuni casi, prodotto le necessarie e relative refertazioni;

   nella Regione Molise ciò sembra sia avvenuto anche per l'inerzia, talvolta della giunta, altre volte dell'organismo di valutazione interno, ovvero per la mancata nomina dello stesso;

   tali situazioni, che si verificano ormai sempre più frequentemente e che, nella più parte dei casi, non dipendono dalla dirigenza, ma dalla cattiva gestione dei processi della performance, ovvero dalla loro cattiva applicazione, penalizzano quei dipendenti pubblici che andrebbero invece valorizzati;

   in considerazione del fatto che i dirigenti della pubblica amministrazione a breve, saranno chiamati a gestire i complessi ed imponenti processi di spesa relativi alla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in considerazione della necessaria efficienza e celerità che l'attuazione del Piano imporrà, sarebbe auspicabile non vi fossero problemi nell'applicazione della disciplina relativa ai processi della performance e alle conseguenti indennità premiali di risultato;

   nell'ambito della riforma della pubblica amministrazione, sarebbe opportuno prevedere sistemi sempre più automatici e oggettivi di valutazione, che, però, impediscano anche, in maniera categorica, che tali processi possano essere arrestati o addirittura inficiati da inerzia degli organi competenti, penalizzando i dirigenti più capaci ed equiparandoli, nel trattamento economico, a quelli meno efficienti –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di porre rimedio a tale ingiusto trattamento nei confronti della dirigenza pubblica nazionale e locale, eventualmente adottando anche iniziative di carattere normativo affinché la premialità nella pubblica amministrazione sia effettiva, efficace e non rechi pregiudizio ai dipendenti pubblici, con ciò concretizzando situazioni di oggettiva inefficienza.
(4-10475)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica . — Per sapere – premesso che:

   la pandemia COVID-19 ha colpito l'Italia in maniera drammatica; al 7 ottobre 2021 (dati protezione civile) risultano 4.692.274 casi e 131.198 deceduti in Italia, distribuiti in maniera apparentemente non legata alla demografia e alla densità di popolazione. La regione Lombardia come noto è stata colpita per prima in maniera tragica e conta 34.075 deceduti su 10,06 milioni di abitanti (340 deceduti COVID-19 per centomila abitanti); la Campania conta 7.974 deceduti, 137 per centomila abitanti e ha la medesima densità abitativa. Come già evidenziato da numerosi studi biostatistici ci sono fattori aggravanti la diffusione e in particolare la gravità della pandemia, ad esempio l'inquinamento atmosferico (studi di Setti e altri, Dominici, e altri);

   in Lombardia (dati regione Lombardia: https://www.regione.Lombardia.it) si può osservare al 31 maggio 2021 una importante variabilità della mortalità provinciale in proporzione alla popolazione, il record di decessi in valore assoluto è la provincia di Milano, con 9.675 decessi, la provincia di Pavia che vede 2.607 decessi, Lodi, 964, Brescia, 4.453, Mantova, 1528. La mortalità per centomila abitanti (dati Istat sui residenti), risulterebbe, però, per quanto consta all'interrogante, di 470 per Pavia, 420 per Cremona, 410 per Lodi, 390 per Mantova e Brescia; la media in Lombardia è di 340, la media italiana è 210, in Brasile 220 nel Regno Unito 190;

   il dato di questo eccesso in alcune provincie lombarde (anche rispetto ad altre nella medesima regione) non risulta analizzato né spiegato. In provincia di Pavia vengono sparsi sui campi circa il 50 per cento dei fanghi di depurazione sparsi in Lombardia, oltre 400 mila tonnellate, provenienti in gran parte da fuori regione (in Lombardia vengono sparsi metà dei fanghi nazionali);

   nel cosiddetto decreto «sostegni bis» sono stati inseriti fondi per sistemi di sorveglianza delle acque reflue, finalizzati alla raccolta di dati sulla presenza di SARS-CoV-2 e delle sue varianti, come da indicazioni dell'Unione europea e non si devono dimenticare le indagini sulla Cre a Pavia e sulla Wte a Brescia per gestione illecita di fanghi di depurazione, trasformati in gessi di defecazione con un sistema opinabile di trattamento e sterilizzazione (metodo chimico che può essere reversibile);

   non sono pubblici i dati di mortalità comunale che potrebbero guidare eventuali sospetti di diffusione ad alto carico del virus tramite i fanghi, sparsi, per esempio, solo in un alcuni comuni della provincia di Pavia –:

   se i Ministri interrogati intendano per quanto di competenza, pubblicare i dati relativi alla mortalità da nuovo Coronavirus in particolare per la regione Lombardia, divisi per comuni e adottare iniziative per approfondire la possibile diffusione del virus tramite lo spandimento di fanghi di depurazione o altri rifiuti;

   se intendano adottare iniziative normative per definire nel dettaglio il processo di tracciabilità dei fanghi di depurazione anche se trasformati in gessi di defecazione, percorso iniziato con il decreto-legge cosiddetto «semplificazioni».
(5-06889)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:


   BORDONALI, MICHELI, DONINA, FORMENTINI e EVA LORENZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il territorio di Brescia si trova al centro di un incredibile paradosso, ha un sistema di riscaldamento troppo «green» per poter accedere agli incentivi del Superbonus 110 per cento;

   Brescia è servita da un sistema di teleriscaldamento e proprietari e inquilini di edifici allacciati, si sono visti gli immobili balzare in classe energetica A3 o A4, pur trattandosi di strutture vetuste e fortemente energivore;

   per maggiore chiarezza è necessario fare un passo indietro; ormai da anni, nel nostro Paese è stato introdotto un sistema di certificazione energetica degli edifici. Si è partiti dalla necessità di informare i cittadini sul livello di consumo del proprio alloggio in modo da stimolare l'adozione di pratiche attive di contenimento energetico. Per stimolare ulteriormente la volontà di migliorare le prestazioni energetiche dei fabbricati si è introdotto per norma una distinzione fra l'energia prodotta da fonti rinnovabili e quella da fonti non rinnovabili e, dal 2015, la classificazione energetica viene effettuata solo tenendo conto della quota non rinnovabile. Al fine di stabilire cosa fosse rinnovabile o meno sono stati introdotti dei fattori di conversione sulla base del combustibile utilizzato. Per le reti di teleriscaldamento è stato fissato un coefficiente 1,5. A Brescia, questo dato è stato ulteriormente ridotto dal momento che A2A ha dichiarato nel 2019 il fattore di conversione più basso d'Italia 0,24 contro l'1,5 della norma nazionale;

   inoltre, in data 30 giugno 2021, è stato rilasciato da Rina Service Spa un nuovo certificato che porta i fattori di conversione in energia primaria ai seguenti valori:

    - fP,nren = 0,12;

    - fP.ren = 0,11;

    - fP.tot = 0,23;

   tali nuovi valori applicati nella valutazione della classe energetica di un edificio comportano la collocazione della quasi totalità degli edifici già allacciati al teleriscaldamento cittadino (per entrambi i servizi di riscaldamento e acqua calda sanitaria) in classe A4, precludendo di fatto l'accesso al super bonus;

   ciò ha dato origine a classificazioni energetiche completamente differenti per alloggi uguali ma collegati a reti di teleriscaldamento diverse. In pratica, in diversi casi, la certificazione energetica non corrisponde agli effettivi consumi, ma è più ancorata ad un dato virtuale;

  questa discrepanza rende il comune di Brescia un unicum sul piano nazionale, da cui scaturiscono diverse criticità; anzitutto viene fortemente «falsata» la percezione delle classi energetiche, rendendo difficile per il consumatore capire l'effettivo consumo atteso di un edificio; secondariamente si rischia il blocco di investimenti nel settore dell'edilizia per svariati milioni di euro;

   infatti, come è ben noto, l'incentivo del Superbonus è studiato proprio al fine di migliorare l'efficienza energetica degli immobili prevedendo il miglioramento di due classi energetiche a seguito dell'intervento;

   appare chiaro che, in un territorio con classi energetiche così alte, risulti impossibile accedere alle agevolazioni di cui all'articolo 119, commi 1 e 2, del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio);

   ne deriva un blocco economico localizzato alla sola città di Brescia che pesa su proprietari e imprese, a causa di una errata operazione di calcolo e una sfalsata percezione dell'efficienza energetica di un immobile –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia disposto o intenda predisporre interventi di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa;

   se quali iniziative, abbia adottato o intenda adottare, per quanto di competenza, per la risoluzione delle problematiche di cui in premessa, al fine di sostenere la filiera edilizia, già duramente colpita dall'aumento delle materie prime nel settore, contestualmente tutelando i proprietari di immobili fatiscenti attualmente impossibilitati ad intraprendere interventi di riqualificazione energetica;

   se il Ministro interrogato stia valutando l'ipotesi di adottare iniziative, nell'immediato, per l'introduzione e l'utilizzo di un valore medio nazionale del fattore di conversione in energia primaria ai fini della redazione dell'Ape convenzionale.
(3-02559)


   ANDREUZZA, BAZZARO, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, l'effetto ripartenza, conseguente alla pandemia COVID, ha ingenerato un forte aumento delle materie prime necessarie al mondo produttivo, dall'edilizia ai prodotti energetici;

   la maggiorazione del costo del gas, si ripercuote con forza sul comparto artigianale delle vetrerie di Murano; un mercato di eccellenza, simbolo del made in Italy e vanto del Paese in tutto il mondo;

   le imprese del settore hanno necessità di utilizzare il combustibile senza soluzione di continuità, 24 ore al giorno per tutto l'anno, anche solamente per mantenere i forni accesi e funzionanti. Volendo brevemente riportare alcuni dati, ci si trova in presenza di un settore che annualmente produce un consumo stimato pari a 7 milioni di metri cubi, per una spesa complessiva di 1.750.000 euro ogni anno. Se si mettono in relazione questi dati con quelli forniti da Confartigianato, che ha quantificato il possibile aumento del gas da 0,19 euro a 0,58 euro a metro cubo, ne consegue che la spesa finale risulterà più che raddoppiata; secondo altri dati, addirittura, l'aumento potrebbe passare da circa 20 centesimi metro cubo a 0,90. Costi insostenibili per piccole imprese e botteghe artigiane;

   altro elemento da tenere in considerazione è che il vetro di Murano fa da traino all'intera filiera e all'economia locale. Si parla di circa 64 aziende con un capitale umano pari a 650 addetti, a cui va ad aggiungersi l'indotto di riferimento composto da incisori, decoratori e professionisti dell'arte vetraria; si consideri anche il sistema di stoccaggio, trasportatori, negozianti, commercianti, commessi e altri soggetti in vario modo collegati;

   si tratta di figure professionali e del mondo del lavoro che si vedrebbero private di un fondamentale volano economico, ciò anche in considerazione del fatto che il vetro di Murano non è un bene di prima necessità, quindi, suscettibile alle forti oscillazioni del mercato che potrebbero renderlo scarsamente competitivo e antieconomico;

   il Ministro Giorgetti ha mostrato in questi mesi una attenzione particolare al comparto produttivo italiano, sia con azioni dirette, che attraverso il costante e proficuo lavoro all'interno del Governo. L'intervento effettuato a tutela delle famiglie, si ritiene vada esteso anche alle imprese, per tutelare un marchio riconosciuto in tutto il mondo. Si potrebbero, quindi, valutare ipotesi di compensazione per attenuare il peso degli aumenti; oppure, estendere a queste imprese il trattamento legato alla legge speciale di Venezia;

   le vetrerie di Murano meritano, altresì, tutela in quanto, da sempre, sono imprese proiettate verso uno sviluppo ecosostenibile della produzione; le vetrerie hanno adottato negli anni diverse misure per abbattere emissioni inquinanti;

   a quanto fin qui esposto, c'è da aggiungere in ultima analisi che il settore di riferimento ha subìto un blocco alle vendite quasi totale a causa della pandemia e solamente grazie alla ripresa del lavoro e allo slancio dato dal turismo in estate, si è potuto registrare qualche debole segnale di ripresa. Una crescita lenta, ma con ottimi segnali per il futuro; un aumento incontrollato del costo dell'energia porterà artigiani e imprese ad arrestarsi completamente senza possibilità di ripresa –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano disposto o intendano adottare iniziative per predisporre interventi di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa;

   se e quali iniziative, abbiano adottato o intendano adottare per la risoluzione delle problematiche di cui in premessa al fine di sostenere l'intera filiera del settore delle Vetrerie di Murano, al fine di evitare maggiorazioni di costi che possano gravare sulla ripresa economica del comparto di riferimento e di tutto il Paese.
(3-02560)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'attività delle vetrerie di Murano era in lenta ripresa, dopo mesi difficili, di crisi e cassa integrazione, aggravati dalla pandemia, ma l'aumento dei costi del gas sta rimettendo tutto in discussione, mettendo letteralmente in ginocchio le aziende. Si tratta di aumenti insostenibili del 400/500 per cento;

   in tal modo le vetrerie di Murano, con alle spalle una storia millenaria, rischiano il fallimento. Sono in ostaggio delle bollette del gas, alle quali presto non riusciranno più a farvi fronte;

   le cifre illustrate dai rappresentanti del settore parlano da sole: 7.5/8 milioni di euro è la spesa annuale che saranno chiamate a far fronte le 64 aziende attive nell'isola per alimentare le fornaci con il gas. Complessivamente sono 650 gli addetti diretti delle vetrerie; per molte aziende le bollette potrebbero arrivare anche a 60 mila euro al mese, i forni delle vetrerie muranesi devono rimanere accesi 24 ore su 24 ma con l'aumento del prezzo del gas metano – quintuplicato sul mercato globale dal 1° ottobre 2021 – gli artigiani sono costretti a lavorare in perdita sulle commesse;

   in base alle statistiche elaborate da Gme (Gestore mercati energetici), il gas metano è passato da 0,23 euro al metro cubo del settembre 2019 agli 0,85 di ottobre 2021, fino addirittura ai 0,98 di questi giorni. Si tratta di un aumento quasi quotidiano e in costante crescita;

   il segretario di Confartigianato Venezia, Gianni De Checchi, ha dichiarato che: «L'aumento del gas per Murano corre il rischio di segnare una battuta di arresto enorme per le vetrerie, proprio ora che le cose stavano cominciando a girare e che le fiere cominciano a riprendere la loro funzione trainante nelle vendite»;

   l'interrogante ha incontrato nella sede di Confartigianato a Venezia una rappresentanza di vetrai, assieme ad altri colleghi deputati, per assicurare impegno in Parlamento a sostegno delle oltre sessanta vetrerie Murano che sono parte fondamentale del «dossier Venezia»;

   il pericolo che si sta correndo è quello di vanificare gli sforzi di rilancio delle attività economiche e del made in Italy;

   oggi, quello che chiedono i vetrai di Murano e le associazioni sono interventi a sostegno della bolletta energetica e misure strutturali per abbattere gli oneri di sistema e per evitare la scomparsa del settore –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per difendere le vetrerie di Murano, realtà storiche con una produzione unica al mondo, che rappresentano un'eccellenza del Paese ed ora rischiano la chiusura.
(5-06885)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI, FUSACCHIA, FIORAMONTI, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nonostante gli annunci, Eni sta rimandando la sua decarbonizzazione, mentre aumenterà le estrazioni di fossili e le emissioni almeno fino al 2024;

   la controllata pubblica continua ad avere gli idrocarburi come core business, sulle rinnovabili si dà obiettivi modesti e confida troppo in soluzioni controverse per ridurre il proprio impatto, come cattura della CO2 (CCS), progetti di riforestazione, bioraffinerie e idrogeno blu, nonostante, per quest'ultima attività, vi sia l'esplicito ammonimento della Commissione europea: «Investments in hydrogen will be limited to green hydrogen and will neither contain blue hydrogen nor involve natural gas»;

   Eni, è per circa il 30 per cento di proprietà pubblica tramite Mef e Cassa depositi e prestiti e per il 48 per cento circa di investitori istituzionali, che dovrebbero avere un'attenzione particolare agli obiettivi climatici;

   si ricordano le critiche delle associazioni ambientaliste al nuovo piano di investimenti 2021-24 e dell'aggiornamento del piano di decarbonizzazione pubblicati dall'azienda. A tal proposito, si evidenzia il report realizzato da Merian Research per Fondazione Finanza Etica, Greenpeace Italia e ReCommon. Pubblicato da sito online «QualEnergia.it» il 12 maggio 2021;

   la volontà dell'azienda di continuare a puntare su gas e petrolio emerge chiaramente anche dall'analisi del capex (capitale di investimento) che, nel periodo 2021-24, verrà dedicato per il 65 per cento all'estrazione di idrocarburi, e per appena il 20 per cento a investimenti definiti come «green», tra cui vengono però inclusi anche il comparto retail il gas & power;

   in totale, il capex 2021-2024 sarà pari a circa 28 miliardi di euro di cui dunque 18 andranno a gas e petrolio, nonostante il fatto che, già nel 2020, le maggiori compagnie internazionali Oil & Gas abbiano distolto 87 miliardi di dollari da quel mercato e la stessa International Energy Agency (Iea) abbia ammonito nel rapporto «Net zero 2050»: «No new oil and natural gas fields are needed in our pathway» (https: //www.iea.org);

   non può certo essere ignorato che all'incremento di tali attività corrisponderà un incremento dei rilevanti danni alla salute dei cittadini e dell'ambiente che Eni già arreca;

   altra dura critica è sui tempi: l'azienda prevede di abbattere solamente il 25 per cento delle emissioni entro il 2030, lasciando il 75 per cento della decarbonizzazione dopo tale anno. «In questo modo Eni ignora le indicazioni della comunità scientifica, che indica gli anni da qui al 2030 come decisivi» come rilevato da Greenpeace Italia;

   dopo l'uscita del VI Rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) è stato lo stesso premier Draghi a sottolineare che «Non c'è più tempo» e dagli Atenei un gruppo di docenti e studenti ha proposto il 2025 come «Linea del Piave climatica»;

   Eni – mostra l'analisi del piano – prevede di installare entro il 2024 appena 4 GW di rinnovabili che dovrebbero divenire 15 GW entro il 2030, mentre grandi compagnie europee hanno, alla stessa data, obiettivi varie volte maggiori, come la Total 100 GW e la BP 50 GW –:

   se il Governo condivida questa scelta industriale di Eni che allontana l'Italia dagli obiettivi europei, che hanno stabilito di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in modo da rendere l'Europa il primo continente al mondo climaticamente neutrale entro il 2050;

   se il Governo, data la natura pubblica dell'Eni, che per dimensioni e presenza dovrebbe svolgere un ruolo attivo nel conseguimento degli obiettivi energia/clima dell'Unione europea, non ritenga di adottare le iniziative di competenza, fermamente ed efficacemente, in modo tale che la dirigenza dell'Eni cambi l'attuale rotta affinché si allinei, come l'Enel, secondo la direzione indicata da Next Generation EU;

   se intenda chiarire a che punto è la revisione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 20230 (Pniec).
(5-06879)


   BALDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Procura della Repubblica presso il tribunale di Gela ha dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale, del ramo aziendale delle società Raffineria di Gela S.p.a. e Syndial Sicilia S.p.a. (Eni Rewind s.p.a. dal 1° novembre 2019) nelle articolazioni del sito industriale ubicato a Gela, con riguardo all'attuazione e monitoraggio del progetto di bonifica delle acque di falda approvato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto del 6 dicembre 2004 e successive integrazioni, nonché il sequestro preventivo delle aree dello stabilimento destinate all'attuazione del predetto progetto di bonifica;

   il giudice per le indagini preliminari ha disposto la nomina di un amministratore giudiziario per le funzioni connesse alla bonifica delle acque di falda e il decreto di sequestro preventivo risulta integrare il fumus commissi delicti del reato di cui all'articolo 452-terdecies del codice penale – omessa bonifica – avendo riscontrato, allo stato delle indagini preliminari, mediante complessi accertamenti tecnici, il mancato raggiungimento, da parte della Raffineria di Gela e di Syndial s.p.a. (oggi Eni Rewind s.p.a.), degli obiettivi di bonifica contenuti nel progetto del sito di Gela;

   si tratta di un sito di interesse nazionale dal 2000, con 795 ettari di aree a terra, di cui circa 17 ettari di proprietà Eni Rewind e circa 55 ettari gestiti per conto dell'Isaf (Industria siciliana acido fosforico) e dispone, di un impianto fotovoltaico da 5 MW sulla messa in sicurezza permanente dell'ex discarica fosfogessi appartenuta a Isaf;

   a Gela, Eni Rewind è proprietaria e titolare degli oneri di bonifica delle aree ex Anic e gestisce tra le attività ambientali dell'Isaf distribuite tra l'isola e l'ex discarica fosfogessi Isaf. Per quanto riguarda il risanamento dei suoli, nel 2018 la società ha avviato gli interventi ambientali autorizzati con decreto nelle isole 2, 6, 9 Isaf e 17, privilegiando l'applicazione della tecnologia in situ Multi-phase extraction (Mpe) e la messa in sicurezza permanente prevista nell'isola 1;

   il rilancio delle attività e della presenza di Eni a Gela in chiave sostenibile e circolare ha il suo fulcro nella riconversione della raffineria a ciclo tradizionale in Green Refinery, nella realizzazione di un impianto in grado di trasformare i rifiuti organici in biocarburanti (Waste to Fuel), nell'attuazione in tempi certi delle bonifiche e nello sviluppo delle energie rinnovabili. Questa volontà ha portato, nel novembre 2014, alla firma del Protocollo d'Intesa tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione Sicilia, il comune di Gela, le organizzazioni sindacali, Confindustria ed Eni con le sue controllate, tra cui l'allora Syndial (oggi Eni Rewind), presenti nel sito;

   dagli accertamenti effettuati sono risultate alte concentrazioni di manganese, idrocarburi e mercurio nelle acque che poi finiscono in mare o nei terreni ed è stato disposto il sequestro preventivo anche delle aree dello stabilimento destinate all'attuazione della bonifica;

   il giudice per le indagini preliminari di Gela ha disposto la nomina di un amministratore giudiziario che dovrà provvedere all'esecuzione delle bonifiche. L'attività investigativa è stata eseguita dalla Capitaneria di porto e dal commissariato di polizia di Gela, su delega della procura guidata dal procuratore Fernando Asaro;

   Eni ha preso atto dei provvedimenti adottati dall'autorità giudiziaria rispetto all'impianto Taf a Gela e ha confermato di avere sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per far fronte alla situazione del sito di Gela, al fine di favorire l'attuazione e il monitoraggio del progetto di bonifica delle acque di falda.
(5-06887)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, sono state previste disposizioni in relazione ad interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno;

   l'articolo 2 del succitato decreto si riferisce alle procedure di infrazione europee n. 2004/2034 e n. 2009/2034 per la realizzazione e l'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione e prevede la nomina di un commissario unico per la depurazione;

   al commissario unico sono attribuiti compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento nel minor tempo possibile alle sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea pronunciate il 19 luglio 2012 (causa C-565/10), il 10 aprile 2014 (causa C-85/13) e poi nel maggio 2018 (C-251/17), evitando l'aggravamento delle procedure di infrazione in essere, mediante gli interventi sui sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue necessari in relazione agli agglomerati oggetto delle predette condanne non ancora dichiarati conformi alla data di entrata in vigore del decreto;

   ad oggi vi sono tre sentenze di condanna e due procedure di infrazione, la 2014/2059 e la 2017/2181;

   grazie al lavoro svolto dalla struttura commissariale in materia di depurazione, è stato fatto molto per concludere celermente gli interventi oggetto di commissariamento, e ridurre il numero di agglomerati non conformi, ma c'è ancora tanto da fare per porre fine a questa vera e propria emergenza;

   in molti casi, la difficoltà nella realizzazione degli interventi necessari al superamento delle procedure di infrazione comunitaria è connessa alla complessità e all'eccessiva durata delle procedure autorizzative, in particolare quelle ambientali;

   i conseguenti ritardi si traducono ovviamente in sovra-costi, tardata fruizione delle opere da parte delle comunità e maggiore incidenza delle sanzioni per la violazione della normativa comunitaria;

   stante la numerosità degli interventi inerenti al settore fognario/depurativo, al fine di accelerare le procedure di acquisizione dei pareri, il Commissario dovrebbe disporre di ulteriori mezzi rispetto a quelli che attualmente detiene –:

   se, alla luce delle considerazioni di cui sopra, il Ministro interrogato intenda assumere delle iniziative, al fine di accelerare la realizzazione degli interventi di competenza del commissario unico, individuandolo come autorità competente in materia di valutazione ambientale, in grado di promuovere l'istituzione di una conferenza di servizi permanente, in cui dovranno essere rappresentati tutti gli enti regionali deputati ad esprimere parere sui progetti relativi agli interventi commissariali.
(4-10480)


   LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, fa riferimento alle procedure di infrazione europee n. 2004/2034 e n. 2009/2034, per la realizzazione e l'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione, secondo il quale sarebbe stato nominato un commissario unico per la depurazione;

   in particolare, dalla procedura di infrazione 2004/2034, che individua un elenco di interventi in aree urbane per agglomerati con più di quindicimila abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili, sono già derivate due sentenze di condanna da parte della Corte di giustizia europea verso l'Italia, nel luglio 2012 (C-565/10) e poi nel maggio 2018 (C-251/17);

   in quest'ultima si è previsto per l'Italia il pagamento di una sanzione pecuniaria di trenta milioni di euro a semestre, pari a 165 mila euro al giorno, circa 10 euro l'anno per abitante equivalente, per gli iniziali 123 interventi in 75 agglomerati, prevalentemente localizzati in Sicilia, Calabria e Campania;

   a queste due sentenze di condanna, se n'è aggiunta una terza (C-85/13, intervenuta nell'aprile 2014), derivante dalla procedura 2009/2034 che riguarda il mancato rispetto della direttiva europea in 16 agglomerati (per 28 interventi) superiori per numero ai diecimila abitanti equivalenti, che scaricano in aree sensibili;

   il decreto-legge «Clima» (14 ottobre 2019, n. 111) ha inoltre esteso i compiti della rinnovata struttura commissariale alle due procedure d'infrazione 2014/2059 e 2017/2181 che prevedono 606 interventi in 13 regioni italiane, riguardanti agglomerati con popolazione superiore a 2.000 abitanti equivalenti, e si è in attesa della conclusione della fase istruttoria e della probabile condanna;

   in molti casi, la difficoltà nella realizzazione degli interventi necessari al superamento delle procedure di infrazione comunitaria è connessa alla complessità e all'eccessiva durata delle procedure autorizzative, in particolare quelle ambientali;

   sarebbe necessario accelerare l'attuazione degli interventi in capo al commissario straordinario unico finalizzati al ripristino della conformità degli impianti alla normativa comunitaria sulle acque reflue, prevedendo dei poteri derogatori rispetto all'acquisizione di pareri e di atti di assenso sui progetti, considerato che gli stessi sono necessari per l'avvio delle opere;

   spesso si registrano ritardi a causa del mancato rispetto dei termini previsti per legge per l'acquisizione dei predetti pareri, determinando un incremento della sanzione pecuniaria giornaliera in capo all'Italia –:

   se alla luce delle considerazioni di cui in premessa, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, di competenza anche normative, volte ad accelerare la realizzazione degli interventi, prevedendo o agevolando l'affermazione del principio del silenzio-assenso nei casi in cui la pubblica amministrazione non abbia ancora rilasciato il parere, classificando gli interventi de quo come indifferibili e urgenti, ovvero riducendo i termini previsti per il rilascio di pareri e atti di assenso.
(4-10481)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Molinari e altri n. 1-00534, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marin.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Bazoli e altri n. 3-02550, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carnevali.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Noja e altri n. 3-02554, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Annibali.

  L'interrogazione a risposta scritta Ianaro e Sportiello n. 4-10459, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maglione.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Serracchiani n. 1-00524, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 574 del 11 ottobre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    il 9 ottobre 2021, in occasione di una manifestazione contro l'obbligo del green pass per i lavoratori (che entrerà in vigore il 15 ottobre 2021), nel centro di Roma, per l'intero pomeriggio e fino a tarda sera, si sono susseguiti duri scontri con la polizia, episodi di violenza e vandalismo culminati con il grave danneggiamento della sede della Cgil, dove alcuni manifestanti hanno fatto irruzione al piano terra devastando diverse stanze, e la successiva aggressione perpetrata durante la notte al Policlinico Umberto I ai danni dei medici e degli infermieri intenti nel proprio lavoro;

    particolarmente allarmante è stata la notizia trapelata dell'intenzione dei manifestanti di raggiungere nella giornata di sabato le sedi di Palazzo Chigi e di Palazzo Montecitorio, scongiurata solo grazie all'intervento delle forze di polizia, che hanno riportato quasi una quarantina di agenti feriti, mentre non è possibile escludere che l'innalzamento dello scontro verificatosi nella giornata di sabato 9 ottobre 2021 sia proprio dovuto alla reazione conseguente ad una forte azione di contrasto perseguita dalle forze di polizia nell'ultimo anno;

    al di là delle responsabilità individuali dei leader di Forza Nuova, Roberto Fiore e Giuliano Castellino, già pregiudicati per gravi reati e che erano a capo dei manifestanti che hanno assaltato la sede della Cgil – al momento in stato di arresto e sulle cui responsabilità i firmatari del presente atto di indirizzo auspicano venga fatta luce il più presto possibile dalle autorità preposte –, colpisce la forte matrice fascista alla base delle gravi azioni violente poste in essere ai danni di un corpo intermedio, rappresentante dei diritti dei lavoratori quale quello della Cgil, azioni contraddistinte da un'inquietante carica eversiva e tali da configurare un vero e proprio attacco, con metodi violenti, alla democrazia italiana;

    del resto, già in passato Forza Nuova è stata protagonista di altre inaccettabili azioni di intimidazione nei confronti del libero diritto di cronaca, come, per esempio, nel caso della manifestazione organizzata sotto la sede della redazione del quotidiano la Repubblica;

    è evidente che i gravi fatti accaduti non solo nulla hanno a che vedere con la libertà fondamentale di manifestazione del pensiero, pilastro della Costituzione antifascista nata nel 1948, ma hanno purtroppo messo in evidenza come movimenti di estrema destra, dediti talvolta a rievocazioni considerate folcloristiche del passato regime, abbiano compiuto un salto di qualità, riuscendo ad infiltrarsi e ad intercettare le proteste e il malumore di tutti coloro che non hanno condiviso le scelte di Governo in merito all'estensione dell'obbligo del green pass;

    l'uso della violenza quale metodo di lotta politica cui si è assistito nella giornata di sabato 9 ottobre 2021 non solo non può essere mai tollerato, ma impone una riflessione attenta, perché va a toccare proprio quella «pubblica esaltazione dei fatti e metodi propri dei fascisti» richiamata dall'articolo 1 della legge 20 giugno 1952, n. 645, che attua la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione;

    preoccupa, e al tempo stesso amareggia, assistere a questi rigurgiti così pericolosi per la tenuta della democrazia italiana e che sembrano riportare l'Italia indietro nel tempo, proprio nel momento in cui il nostro Paese, dopo quasi due anni di pandemia e il sacrificio umano di oltre 130.000 vittime, si sta finalmente risollevando con orgoglio e determinazione, tanto sul piano sanitario quanto su quello economico,

impegna il Governo

1) a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana.
(1-00524) (Nuova formulazione) «Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Fiano, Muroni, Avossa, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Boldrini, Bonomo, Bordo, Enrico Borghi, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cappellani, Carè, Carnevali, Casu, Ceccanti, Cenni, Ciagà, Ciampi, Critelli, Dal Moro, De Filippo, De Luca, De Maria, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Delrio, Di Giorgi, Fassino, Fragomeli, Frailis, Gariglio, Giorgis, Gribaudo, Gualtieri, Incerti, La Marca, Lacarra, Lattanzio, Lepri, Letta, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Mauri, Melilli, Miceli, Morani, Morassut, Morgoni, Mura, Nardi, Navarra, Nitti, Orfini, Pagani, Ubaldo Pagano, Pellicani, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rossi, Rotta, Sani, Schirò, Sensi, Siani, Soverini, Topo, Vazio, Verini, Viscomi, Zan, Zardini, Baldino, Elisa Tripodi, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Francesco Silvestri, Alaimo, Azzolina, Giordano, Spadoni, Casa, Sut, Carbonaro, Galizia, Federico, Perantoni, Marco Di Maio, Fregolent, Ungaro, Occhionero, Vitiello, Rosato, Anzaldi, Gadda, Marattin, Migliore, Mor, Moretto, Noja, Paita, Bersani, Conte, De Lorenzo, Dori, Fassina, Fratoianni, Palazzotto, Pastorino, Stumpo, Timbro, Ferri, Del Barba, Annibali, Barzotti, Alemanno, Bendinelli, Colaninno, Angiola, Vito, Ianaro, Villani, D'Arrando, Lorefice, Sportiello, Vianello, Cecconi, Fioramonti, Fusacchia, Lombardo».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-02050 del 17 febbraio 2021;

   interrogazione a risposta scritta Ungaro n. 4-09980 del 1° agosto 2021;

   interrogazione a risposta scritta Paxia n. 4-10310 del 24 settembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-06807 dell'11 ottobre 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Occhionero n. 5-05964 del 10 maggio 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10475.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-10471 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 577 del 19 ottobre 2021. Alla pagina 22365, prima colonna, dalla riga trentesima alla riga trentaquattresima, deve leggersi: «ed in particolare se intendano adottare in maniera diretta e urgente, nelle more di una complessiva riforma organica del sistema carcerario, provvedimenti aventi la medesima finalità della proposta di legge A.C. 2650, a firma dell'interrogante, relativa alla "liberazione anticipata speciale"», e non come stampato.