Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 6 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'emergenza pandemica COVID-19 ha determinato una rivoluzione nell'ambito lavorativo attraverso il ricorso massivo al lavoro agile o cosiddetto smart working, sia nel settore pubblico che privato; riconoscere la possibilità di lavorare da remoto anche a coloro che svolgono lavoro subordinato – il cui luogo di lavoro è generalmente nei locali del datore con orario fisso – è stata individuata come una valida misura per diminuire gli spostamenti delle persone e, di conseguenza, contrastare la diffusione dei contagi;

    prima che diventasse funzionale alla gestione dell'emergenza, questo innovativo modello di lavoro faticava a decollare a causa di una mentalità retrograda e ancorata ad una rigida concezione dell'organizzazione di lavoro subordinato; ciò ha ostacolato uno sviluppo che non solo consente di adeguare le modalità di svolgimento delle prestazioni di lavoro dipendente alla rivoluzione tecnologica che c'è stata negli ultimi decenni, ma che responsabilizza anche il lavoratore rispetto agli obiettivi da raggiungere;

    si tratta, tra l'altro, di un modello che reca in sé benefici innanzitutto in termini di welfare, posto che mette in equilibrio i tempi di lavoro e di vita del lavoratore, e, in secondo luogo, in termini di sostenibilità ambientale, considerando che provoca una diminuzione degli spostamenti, e, dunque, del traffico urbano consentendo di abbattere le emissioni inquinanti, vantaggio notevole in un Paese come l'Italia che ha un alto numero di pendolari;

    è doveroso però evidenziare che la modalità di lavoro applicata in via emergenziale non è stata propriamente quella del lavoro agile, ma si è trattato di un mero lavoro dal proprio domicilio o comunque da remoto avviato, tempestivamente, con il ricorso ad una serie di deroghe alla legge istitutiva del lavoro agile, che ha di fatto snaturato questo modello di lavoro poiché sono venuti meno elementi essenziali che sono propri dello stesso, tra i quali: la formalizzazione di un contratto, la definizione degli obiettivi, l'individuazione dei dispositivi tecnologici di lavoro, le condizioni di sicurezza sul lavoro, le modalità di esercizio del potere di controllo e disciplinare;

    dunque, il lavoro agile applicato in questi mesi è stato «emergenziale» e ha rappresentato una forma di lavoro a distanza, che è solo una delle peculiarità del più articolato ed innovativo modello di lavoro agile che il legislatore ha istituito con la legge 22 maggio 2017, n. 81;

    ciò non toglie che questa misura, con i limiti anzidetti, anche nella pubblica amministrazione è stata una valida soluzione per il contrasto alla pandemia e ha consentito ai lavoratori di continuare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza, seppure in assenza di tutti gli strumenti e le condizioni necessarie;

    al riguardo, un rinnovamento della disciplina sul lavoro agile è intervenuto con l'adozione da parte delle amministrazioni pubbliche del «Piano organizzativo del lavoro agile» (Pola) con il quale le amministrazioni devono regolare le modalità attuative dello smart working per le attività che possono essere svolte da remoto, e individuare gli strumenti per la verifica dei risultati conseguiti per migliorare l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa;

    a decorrere dal 2021 gli enti pubblici, entro il 31 gennaio di ciascun anno, devono redigere, sentite le organizzazioni sindacali, il Pola, quale sezione del Piano della performance, in conformità all'articolo 263 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020; tale strumento ha dunque un ruolo primario per proseguire un percorso di sviluppo e definizione del lavoro agile nel pubblico impiego;

    l'ultimo intervento che ha interessato lo smart working nella pubblica amministrazione è stato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 settembre 2021, con il quale è stato stabilito che dal 15 ottobre 2021 la modalità ordinaria di lavoro nella pubblica amministrazione torna a essere quella svolta in presenza;

    il Ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha infatti evidenziato che il lavoro da remoto attuato nel pieno dell'emergenza nel settore del pubblico impiego, in mancanza degli strumenti digitali e dell'organizzazione necessaria, non ha sempre garantito adeguati servizi pubblici ai cittadini; pertanto, ritenendo che nell'attuale fase la pandemia sia sotto controllo, è stato disposto il ritorno in presenza;

    sul punto, si ritiene che laddove il lavoro da remoto non abbia funzionato dipende, oltre che dalla mancanza di mezzi e condizioni organizzative, anche da un evidente errore di valutazione che è stato compiuto nell'ambito della pubblica amministrazione, nel riconoscere talvolta lo smart working anche per mansioni non compatibili con questa modalità di svolgimento della prestazione di lavoro;

    per garantire i servizi pubblici, appare ragionevole un ritorno in presenza dei lavoratori, poiché mancano ancora i presupposti necessari per svolgere il lavoro agile in modo proficuo; tuttavia, non bisogna rinunciare ad una sua implementazione e a uno suo sviluppo, attraverso gli strumenti e un impianto regolatorio che ne consentano un ricorso appropriato, nella consapevolezza che si rivolge ai dipendenti che svolgono mansioni eseguibili a distanza e con flessibilità di orario, senza che vengano compromesse le loro performance lavorative;

    su questo presupposto, può essere ragionevole favorire il lavoro agile, ad esempio, con formule miste (un giorno o più alla settimana), dando precedenza a specifiche categorie che hanno più bisogno di flessibilità (ad esempio famiglie con figli minori o disabili);

    il Ministro per la pubblica amministrazione ha dichiarato che il dicastero che guida ha come obiettivo quello di disciplinare il lavoro agile nella pubblica amministrazione entro il 2021, e a tale scopo si stanno svolgendo delle trattative tra l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e i sindacati, per pervenire ad un accordo di regolamentazione nell'ambito della contrattazione collettiva,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative, anche normative, per consentire un appropriato ricorso al lavoro agile nella pubblica amministrazione, affinché siano valorizzati gli aspetti vantaggiosi di tale modello di lavoro nel pubblico impiego, alla condizione di migliorare e garantire i servizi pubblici erogati alla collettività, in particolare prevedendo:

  a) compatibilmente con la situazione epidemiologica, e fatta salva la necessità di iniziative specifiche a tutela dei lavoratori fragili e dei genitori di figli minori, un graduale superamento della modalità di lavoro da remoto emergenziale poiché non conforme alle condizioni richieste per svolgere il lavoro agile come prevede la normativa in materia;

  b) ogni iniziativa utile affinché l'accesso a forme di lavoro a distanza, come lo smart working e il telelavoro, avvenga nel rispetto di un'idonea organizzazione del lavoro e fornendo le necessarie tecnologie digitali;

  c) un'adeguata definizione degli elementi essenziali dell'accordo di lavoro agile tra i quali: durata dell'accordo; conformità delle prestazioni oggetto del contratto di lavoro; individuazione degli specifici obiettivi e risultati che deve conseguire il lavoratore; luogo di lavoro scelto dal lavoratore e requisiti minimi di idoneità dei locali; fascia oraria entro la quale la prestazione lavorativa deve svolgersi nel rispetto del numero di ore di lavoro previste nel contratto di lavoro; modalità di esercizio del potere disciplinare; modalità di verifica periodica degli obiettivi e risultati da raggiungere; individuazione della strumentazione tecnologica fornita al lavoratore e informativa sull'utilizzo; principio di riservatezza dei dati e delle informazioni in possesso del lavoratore; informativa rispetto alle condizioni di sicurezza sul lavoro;

  d) specifiche misure che garantiscano l'adempimento di ogni obbligo a tutela della salute e sicurezza dei dipendenti che svolgono la prestazione in locali esterni, anche per quanto concerne l'obbligo di cooperazione in capo al lavoratore rispetto all'attuazione delle misure di prevenzione predisposte dal datore di lavoro, come quelle riguardanti l'uso corretto degli strumenti tecnologici e la scelta del luogo in cui svolgere l'attività in modalità agile, secondo l'osservanza di criteri di ragionevolezza;

  e) la disciplina del cosiddetto diritto alla disconnessione, per tutelare il lavoratore affinché non sia messo nelle condizioni di essere costantemente reperibile senza limiti di orario;

  f) laddove compatibile con le mansioni svolte, l'incentivazione strutturale dell'accesso al lavoro agile a specifiche categorie di lavoratori e lavoratrici che hanno più bisogno di flessibilità rispetto all'orario e al luogo di lavoro, come persone fragili con malattie invalidanti o con disabilità, componenti di nuclei familiari con figli minori e/o persone disabili da assistere;

  g) l'adozione di ogni provvedimento necessario per proteggere i dati, in particolare quelli sensibili, di cui dispone la pubblica amministrazione rispetto allo svolgimento della modalità di lavoro agile;

  h) misure che garantiscano al lavoratore l'accesso da remoto a dati, informazioni, documenti della pubblica amministrazione, la cui visione è necessaria per adempiere la prestazione di lavoro, mediante canali sicuri e protetti;

  i) l'adozione di misure che rendano effettiva la parità di trattamento – economico e normativo – tra i lavoratori che svolgono la prestazione in modalità agile e i loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinaria, anche rispetto al riconoscimento dei buoni pasto laddove siano previsti.
(1-00522) «Rizzetto, Ferro, Bucalo, Zucconi, Galantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Procura di Roma ha indagato l'avvocato Luca Di Donna e altre tre persone con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite;

   gli investigatori hanno proceduto alla perquisizione di studi professionali nella capitale e in una serie di abitazioni, dove sono stati acquisiti materiali ritenuti interessanti;

   l'attività rientra in un procedimento avviato alcune settimane fa e partito da un Sos, cioè una segnalazione per operazioni sospette effettuata dall'autorità antiriciclaggio e trasmessa ai magistrati capitolini;

   secondo l'impianto accusatorio, l'associazione a delinquere avrebbe operato al fine di ottenere l'assegnazione di appalti e forniture presso la Struttura commissariale per l'emergenza COVID, Ministero dello sviluppo economico e Invitalia;

   sarebbero almeno tre i pubblici ufficiali «trafficati» al fine di mettere le mani su una serie di gare di appalto per forniture sanitarie e non. Di Donna, vantando influenze e amicizie verso alcuni pubblici ufficiali vicini ai centri di spesa tra cui Giuseppe Conte e Domenico Arcuri, si sarebbe fatto dare e promettere denaro come prezzo della propria mediazione;

   l'attività sarebbe andata ben oltre i confini leciti, tanto da prefigurare un sistema illegale paragonabile ad una associazione a delinquere;

   sotto la lente degli inquirenti sarebbero finiti anche una serie di bonifici effettuati in favore di Di Donna dall'estero. Il quotidiano Domani riporta che, secondo la segnalazione inviata all'autorità antiriciclaggio, il conto di Di Donna «è altresì alimentato da taluni bonifici dall'estero, come quelli disposti dalla BN Consult (Bulgaria) per euro 685.786, Pop 12 Sarl (Lussemburgo) per euro 95.160 e Ganchev Eood Eood (Bulgaria) per euro 18.200», mentre altri 160 mila euro sarebbero arrivati da Condotte, una spa immobiliare finita in amministrazione straordinaria per cui il legale è consulente;

   Di Donna è considerato molto vicino all'ex presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte poiché entrambi sono stati professionalmente legati allo studio del professore Guido Alpa. Nelle scorse settimane era stato lo stesso ex Presidente del Consiglio dei ministri a confermarlo;

   Di Donna è stato anche consigliere giuridico dell'ex sottosegretario Sandro Gozi, nel 2016-2018, dipartimento dove lavorava anche Mario Benotti, il giornalista indagato per traffico di influenze per aver ottenuto una mega provvigione milionaria, intermediando tra il Commissariato straordinario per l'emergenza COVID, guidato al tempo da Domenico Arcuri, e alcune aziende cinesi di mascherine che ottennero una commessa superiore al miliardo di euro;

   il quotidiano, poi, ricostruisce una lunga serie di affari di Luca Di Donna riguardanti società partecipate, come Enel e Monte dei Paschi di Siena, raccontando come abbia notevolmente incrementato il suo volume di affari e il suo patrimonio negli ultimi anni –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, volte a verificare la regolarità dell'aggiudicazione e dell'esecuzione dei contratti pubblici indicati in premessa e per contribuire a fare luce sulle vicende di cui in premessa.
(3-02525)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il quotidiano «Il Tempo» ha portato alla luce l'ennesimo fallimento della gestione commissariale Arcuri. In particolare, è emerso che i famosi banchi a rotelle sono stati realizzati in materiale non ignifugo e che lo Stato, dopo averli pagati a prezzi superiori rispetto a quelli di mercato, ha dovuto pagare anche i costi per l'avvio delle procedure di smaltimento;

   i banchi fanno parte del bando indetto da Arcuri nell'estate scorsa. Le aziende vincitrici furono tredici. Una di queste è la portoghese Nautilus, che sottoscrisse due contratti. Il primo, da 2,2 milioni di euro per la fornitura di 70 mila sedie. Il secondo da 7,3 milioni per 110 mila banchi monoposto;

   sin dall'inizio, il mondo della scuola ha lamentato la fattura scadente, la dimensione eccessiva, nonché la sostanziale inutilità dei banchi a rotelle in un anno accademico caratterizzato da lunghi periodi di didattica a distanza;

   oggi, a distanza di mesi, emerge anche che gli arredi scolastici monoposto, ritenuti necessari per garantire la sicurezza degli studenti di fronte all'emergenza coronavirus, non rispettavano nemmeno le norme antincendio;

   il nuovo commissario, il generale Figliuolo, dopo un vertice con il Ministero dell'istruzione, che si è svolto il 6 luglio 2021, ha deciso di ritirarli dalle scuole con una determina del 21 settembre 2021;

   nella determina di Figliuolo si legge che, «a seguito di specifiche analisi merceologiche, è emerso che gli arredi scolastici forniti dalla ditta Nautilus hanno evidenziato la non conformità degli stessi alle normative in materia di sicurezza antincendio, impedendone l'uso ed imponendone il ritiro dagli istituti scolastici ove erano stati distribuiti al fine di eliminare i possibili rischi in caso di incendio»;

   il ritiro è costato allo Stato 173 mila euro;

   dopo la riunione del 6 luglio 2021 con i rappresentanti del Ministero dell'istruzione, «l'Area Logistico Operativa ha rappresentato la necessità di procedere con l'esecuzione del servizio di ritiro degli arredi scolastici in argomento presso 136 istituti scolastici dislocati sul territorio nazionale per la successiva consegna presso idonei luoghi di custodia individuati dalla Difesa»;

   Figliuolo ha imposto la «somma urgenza», perché «eventuali ritardi nel ritiro dei materiali avrebbero un impatto negativo importante sulla sicurezza negli istituti scolastici ove tali arredi sono stoccati»;

   il servizio di ritiro è stato affidato alla Jet Air Service spa, «unico operatore che si è reso disponibile ad eseguire il trasporto urgente in questione con annessa manovalanza»;

   questa azienda, si' legge ancora, è «un partner consolidato» della struttura commissariale. Attualmente, l'azienda è titolare di un contratto per il trasporto via nave di materiale acquistato dalla Cina. Inizialmente, il trasporto doveva essere via treno, per una commessa da 4,5 milioni euro, come stabilito da una determina commissariale del 10 giugno 2021;

   per il ritiro dei banchi scolastici non a norma antincendio, la Jet Air Service dovrà accontentarsi di 172.987 euro più Iva;

   giova ricordare che il Consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione, attraverso una delibera sulle procedure svolte per l'acquisizione e la distribuzione di oltre due milioni di banchi monoposto, ha scritto che «l'affidamento delle forniture di banchi e sedute tradizionali sembrerebbe essere avvenuto a un prezzo in media superiore a quello stimato», segnalando il provvedimento per uno «specifico approfondimento da parte della Corte dei conti»;

   nella delibera dell'Anac, firmata dal presidente Giuseppe Busia e pubblicata sul sito dell'Autorità nazionale anticorruzione, si rileva che i costi sostenuti dallo Stato per oltre due milioni di banchi hanno superato le soglie medie massime di aggiudicazione inizialmente indicate –:

   se quanto indicato in premessa corrisponda al vero;

   quali iniziative di competenza il Governo abbia adottato o intenda adottare per fare chiarezza in ordine alle gravi criticità legate alla gestione amministrativa della struttura commissariale di cui in premessa.
(4-10378)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ, QUARTAPELLE PROCOPIO e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero rappresenta un settore significativo del sistema formativo nazionale, oggetto di una rinnovata regolamentazione ad opera del decreto n. 64 del 2017, e una leva essenziale della promozione integrata del Sistema Paese nel mondo;

   a sostegno dell'impianto di promozione culturale è stato costituito, nel 2017, il Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero, dotato di 150 milioni di euro in un quadriennio, che, con la legge di bilancio 2021 (30 dicembre 2020, n. 178) è stato rifinanziato per il prossimo triennio, con una dotazione complessiva di 132 milioni di euro e stabilizzato a partire dal 2024, nonché ripartito con recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con i ministri interessati;

   nonostante il cospicuo impegno finanziario, negli ultimi anni si sono manifestati ritardi e contraddizioni nell'offerta formativa che, in alcuni comparti, come quello dei corsi di lingua gestiti dagli enti promotori, legittimano preoccupazioni in ordine alla tenuta delle attività e alla stessa sopravvivenza degli enti, alcuni dei quali, in diverse dislocazioni territoriali (Nord America, Australia, Europa) sembrerebbero avere già rinunciato al proseguimento del loro impegno;

   le problematiche di maggiore preoccupazione sarebbero il ritardo nella ripartizione dei contributi agli enti promotori ex capitolo 3153 del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; il ritardo nelle anticipazioni, che espone gli enti a gravosi impegni bancari; la difficoltà di assumere impegni pluriennali con le autorità scolastiche locali per i corsi integrati; la non completa erogazione dei saldi agli enti dell'emisfero australe per il passato anno scolastico;

   a tali difficoltà, per il terzo anno consecutivo, le assegnazioni di personale docente all'estero, soprattutto in Europa, non hanno rispettato le date di inizio dell'anno scolastico;

   le difficoltà relative al rapporto con gli enti promotori sono derivate anche dalla transizione regolamentare determinata dall'applicazione del decreto n. 64 del 2017, che le interroganti inutilmente hanno chiesto lo scorso anno di sottoporre a una fase di sperimentazione e prova;

   la fase di transizione, per altro, sembra destinata a prolungarsi dal momento che, con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente il regolamento recante modifiche ai regolamenti di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 19 maggio 2010 n. 95 e 1° febbraio 2010 n. 54 (Atto del governo n. 300), si dispone la formazione di una direzione generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dedicata alla «Diplomazia pubblica e culturale», nella quale le attività della promozione linguistica e culturale dovrebbero confluire;

   la Commissione esteri della Camera, nel parere sull'assestamento del bilancio 2021, ha raccomandato di valutare «l'urgenza di rifinanziare e coordinare adeguatamente fra i diversi attori le misure di promozione della lingua e cultura italiana, nel contesto dello sforzo per la promozione dell'internazionalizzazione del Sistema Paese, provvedendo, fin da ora, ad impostare in tale direzione la legge di bilancio per il 2022» –:

   entro quanto tempo si pensi di adottare iniziative per riportare a regime il sistema di sostegno del settore, assicurando agli enti promotori i finanziamenti derivanti dal capitolo 3153 della tabella 6 del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e per completare le destinazioni all'estero del personale insegnante sui posti vacanti;

   quali criteri siano stati seguiti per la ripartizione tra i Ministeri interessati del Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo e su quali risorse il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale potrà contare nel triennio per gli interventi di sua competenza;

   in quale orizzonte temporale si ritenga di poter costituire la direzione generale «Diplomazia diretta e culturale» e quali garanzie si pensi di adottare per preservare la continuità degli interventi in un campo di valore strategico come questo.
(5-06787)


   CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stato annunciato dalla Flinders University dello Stato del South Australia, la chiusura dell'insegnamento dell'italiano. La regione conta oltre 120,000 italo-australiani, che costituiscono la etnia più numerosa dello Stato e, secondo il censimento 2016, l'italiano è la lingua non inglese parlata nelle case del South Australia;

   Com.It.Es. South Australia è profondamente preoccupata per questa decisione di tagliare l'insegnamento dell'italiano, dato che la comunità italiana ha svolto un ruolo ricco e integrale nella comunità del South Australia e molte delle storie di successo familiare degli italo-australiani sono ormai parte integrante del patrimonio culturale australiano. Tuttavia, gli italo-australiani sono ancora legati all'identità culturale italiana e l'Italia è uno dei principali partner commerciali dell'Australia. Il commercio bidirezionale di beni e servizi tra Australia e Italia è valutato a 11.1 miliardi di dollari (383 milioni di dollari nell'Australia meridionale. Fonte: Dfat 2020), con una recente ondata di investimenti da parte di aziende italiane in South Australia dovuta al crescente settore spaziale. L'italiano si conferma, dunque, uno strumento importante sia culturalmente che professionalmente;

   l'italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e, a breve, ci saranno le positive iniziative promozionali della Settimana della lingua e della cultura italiana e degli Stati generali della lingua italiana all'estero;

   la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero attraversa un momento delicato di cui è necessario parlare con chiarezza e spirito costruttivo per evitare preoccupanti regressioni, in una fase per altro complessa per la ripresa e il rilancio del Paese. Si è, per questo, già chiesto al Governo maggiore chiarezza sulla ripartizione delle risorse per il Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero, dotato di 150 milioni di euro in un quadriennio, che con la legge di bilancio 2021 (30 dicembre 2020, n. 178) è stato rifinanziato per il prossimo triennio, con una dotazione complessiva di 132 milioni di euro e stabilizzato a partire dal 2024, nonché ripartito con recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa tra i Ministri interessati;

   e, ancora, è necessario fare chiarezza riguardo ai fondi del capitolo 3153 del bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per il 2021 che non sono stati assegnati e che potrebbero causare ritardi nel sostegno degli enti promotori che organizzano i corsi di lingua e cultura italiana –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo nelle relazioni bilaterali con l'Australia per promuovere il reintegro del dipartimento di lingua italiana presso la Flinders University, anche con il sostegno del fondo citato in premessa.
(5-06789)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali anche detta Sbac o «Scuola del Patrimonio» è un istituto per la formazione, la ricerca e gli studi avanzati nell'ambito delle competenze del Ministero della cultura che è socio fondatore e principale finanziatore. Nasce dalla trasformazione della Fondazione di studi universitari e di perfezionamento sul turismo, esperienza che si è ritenuto di concludere a fronte di evidenti subalterne fortune;

   è dotata di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria, amministrativa e contabile, dunque ne deriva che i dipendenti e le figure apicali non debbano essere assunti tramite concorso e ricevere emolumenti in linea con quanto previsto dai contratti di categoria, come avviene nella pubblica amministrazione;

   alla scuola si può accedere solamente dopo aver ottenuto un dottorato o dopo aver completato una scuola di specializzazione. Dal 2015, anno della sua fondazione, ha ricevuto oltre 23 milioni di euro di contributi pubblici per un corso biennale frequentato da 17 studenti e una manciata di altre attività che pare rendano indispensabile la presenza di 19 dipendenti amministrativi costati 1,7 milioni di euro; sono stati inoltre riconosciuti gettoni di presenza ai membri del consiglio direttivo per 45.000 euro nell'ultimo anno e consulenze ad una lunghissima lista di docenti esterni;

   a dirigere la scuola è stata chiamata Alessandra Vittorini, alle dipendenze del Ministero della cultura dal 1990 e fino al 2020 alla guida della Soprintendenza archeologia delle belle arti e paesaggio per la città di L'Aquila e i comuni del cratere, moglie del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, compagno di partito e amico personale del Ministro interrogato tanto da aver ospitato la celebrazione delle sue nozze presso una villa di sua proprietà. Sorge spontaneo domandarsi se la nomina sia nella migliore delle ipotesi, poco opportuna, alla luce di una profonda conoscenza personale e del fatto che si tratta di un incarico profumatamente remunerato con danaro pubblico;

   giova poi sottolineare che il secondo biennio del corso (2020-2022) non è mai stato avviato come pure mai è stato chiarito che tipo di valore avesse il titolo rilasciato dalla scuola, trattandosi di un corso post-laurea riconosciuto solo in Italia;

   in un decreto-legge di agosto 2020 (decreto-legge n. 104 del 2020), forse nel tentativo di sanare questa anomalia che porta allo sperpero di tanto denaro pubblico, si prevede che la Sbac in collaborazione con la Scuola nazionale dell'amministrazione, inaugurerà un «corso-concorso» per formare la dirigenza tecnica del Ministero della cultura ma continuano a non essere note le tempistiche e la sede dove dovrebbe svolgersi;

   fonti stampa insinuano che la sede prescelta sia Palazzo Rivaldi a Roma, a due passi dal Colosseo, sede che necessiterebbe di lavori di ristrutturazione per circa 35 milioni di euro –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda attuare per verificare la gestione della Fondazione;

   se non ritenga opportune le dimissioni della direttrice in carica e, se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché la successiva designazione di tutte le cariche dirigenziali ed amministrative presso la Fondazione avvenga con apposito bando pubblico;

   se ritenga opportuno continuare a destinare fondi nella disponibilità del Ministero della cultura ad una fondazione che, dalla sua nascita ad oggi, manifestamente non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, ovvero se non ritenga necessario adottare iniziative per una ridefinizione delle attività che la Fondazione deve svolgere in un'ottica sia di efficientamento delle risorse economiche, sia di garanzia dell'autorevolezza dell'istituzione.
(3-02524)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, DE ANGELIS, MARIANI, MATURI, PATELLI, RACCHELLA, TOCCALINI e ZICCHIERI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   sulla stampa locale, giovedì 23 settembre 2021, è stata data notizia del ritrovamento di alcuni affreschi della fine del Cinquecento durante i lavori di ristrutturazione del chiostro piccolo del complesso di Sant'Agostino, che ospita una delle sedi dell'Università di Bergamo;

   l'intervento complessivo di recupero prevede una spesa di 6,5 milioni di euro, finanziati dall'università a scomputo degli affitti dovuti al comune di Bergamo, proprietario dell'edificio storico ed eseguiti dal comune cui compete anche la progettazione dell'intervento di recupero;

   a seguito di un sopralluogo effettuato nei giorni scorsi, il Soprintendente ad Archeologia, Belle Arti e paesaggio di Bergamo e Brescia Luca Rinaldi, ha imposto la sospensione dei lavori e la modifica del progetto dei nuovi spazi destinati ad ospitare la nuova sala lettura e consultazione della biblioteca e specificatamente la modifica della pavimentazione, lo spostamento del nuovo ascensore che non dovrà coprire gli affreschi e la revisione delle altezze dei locali;

   negli articoli di stampa si legge che «l'affresco era affiorato tre mesi fa al primo piano del chiostro» ma la presenza di affreschi nelle sale al primo piano del chiostro minore era però già nota nella relazione del restauratore all'interno del progetto definitivo che risale al 2016 e, ancora, nel giugno 2018, in sede di elaborazione del progetto esecutivo, erano stati effettuati dal comune ulteriori saggi che avevano evidenziato l'estensione degli affreschi su gran parte della parete;

   in un ampio servizio de «L'Eco di Bergamo» sul progetto di recupero di spazi a Sant'Agostino, pubblicato il 28 ottobre 2019, venivano già citati gli affreschi: «Il lavoro più lungo sarà la pulitura del materiale lapideo e il recupero degli affreschi che si prevede affioreranno da sotto gli intonaci. Primi saggi sulle pareti hanno già portato alla luce resti di dipinti. Figure di animali e fregi sono spuntati dallo strato di calcina che dall'epoca napoleonica in poi ha coperto i muri del convento»;

   i lavori di rimozione dell'intonaco e di recupero del sottostante affresco sono iniziati a luglio 2021 e, fin da subito, avevano evidenziato l'importante estensione del ciclo pittorico ma, ugualmente, in mancanza di un sopralluogo del soprintendente, si è proseguito con i lavori di posatura delle tubature degli impianti a pavimento;

   dunque, la tardiva scoperta degli affreschi potrebbe portare al rifacimento delle opere nel frattempo eseguite con un conseguente spreco di risorse e prolungamento dei tempi;

   anche il rettore dell'Università, Remo Morzenti Pellegrini, ha manifestato le sue perplessità dichiarando: «Ci preoccupa pensare che questo possa comportare un aumento dei costi e la possibile modifica della destinazione degli spazi. Da un lato siamo contenti per la scoperta, ma preoccupati per i tempi e la possibile modifica del progetto. Speriamo non ci chiedano di modificare la destinazione degli spazi» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della data in cui alla Soprintendenza sia stata comunicata la scoperta degli affreschi;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per verificare le ragioni del ritardo della Sovrintendenza che non è intervenuta in sede di progettazione e durante i lavori effettuati negli scorsi mesi benché si tratti di interventi su un edificio di enorme rilevanza storico-artistica parte integrante delle Mura Venete, patrimonio l'Unesco;

   se, in caso di accertato ritardo, non ritenga di inoltrare una segnalazione alla competente procura della Corte dei conti con riguardo a quanto speso per i lavori già effettuati che dovranno essere demoliti al fine di realizzare il nuovo progetto per garantire adeguata tutela alle opere rinvenute.
(5-06788)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   un patrimonio immobiliare o mobiliare ben può afferire al contesto dei «beni di interesse culturale» inquadrati, elencati e certificati dal Ministero della difesa; l'«interesse culturale» in questione, incide sia sui beni immobili che sui beni mobili, soggetti, gli uni e gli altri, a regole imperative e impegnative e ai molteplici vincoli che incidono: su opere di restauro; sulla rimozione di elementi architettonici; su quanto venga disposto in sede di istruttoria, dall'ufficio periferico del Ministero della cultura; sulla alienazione di edifici di interesse culturale ope legis appartenenti a privati, di cui agli articoli 10 e 13 del decreto legislativo n. 42 del 2004;

   andrebbero chiariti i seguenti elementi:

    a) se la alienazione di edifici privati, dichiarati «di interesse ope legis», possono essere oggetto di contesa;

    b) se un edificio «di interesse culturale» possa essere venduto, sempre e solo, previa autorizzazione della Soprintendenza competente;

    c) se lo Stato ha un diritto di prelazione (da esercitare entro 60 giorni) su una vendita;

    d) se e quando si viola il disposto dell'articolo 173 del Codice dei beni culturali e/o si incorre nel reato di «opere illecite» o di «spostamento illecito» (articoli 169 e 171 del Codice dei beni culturali);

    e) se la rimozione, lo smembramento, le modificazioni di elementi architettonici e decorativi (ed esempio stemmi, iscrizioni e altro) debbano essere sempre «affidati alle decisioni della Soprindentenza»;

   analogo discorso vale per i «beni mobili» e andrebbe chiarito se le regole sopra evidenziate valgano:

    a) per i reperti archeologici, considerati, ope legis, «beni culturali» (articolo 10 del Codice dei beni culturali);

    b) per i beni evidenziati e notificati, agli uffici periferici del Ministero della cultura, se di interesse culturale (articolo 13 del Codice dei beni culturali);

    c) per «beni mobili» non notificati, ma catalogati e fotografati, spesso al preciso intento di rivendicarne la proprietà anche all'estero, o presso case d'asta o presso privati collezionisti;

    d) per i beni mobili, privi di vincolo;

    e) per i beni alienabili, autorizzati alla vendita;

    f) per i beni mobili, venduti all'estero previa richiesta di esportazione alla Soprintendenza. Fanno da paladini, in questo complicato contesto, gli articoli 172 e 174 del Codice dei beni culturale relativi ad esportazione illecita; a una mancata denuncia di rimozione; a uno spostamento illecito delle opere –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte a chiarire in maniera univoca gli aspetti evidenziati in premessa.
(4-10374)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Matteo Vanzan era un caporale del Lagunari, gruppo militare specializzato nel combattimento terrestre e nella condotta di operazioni anfibie e azioni anfibie autonome;

   nel quadro della lotta internazionale al terrorismo, nel marzo 2003, una coalizione guidata dagli Stati Uniti aveva intrapreso l'operazione «Iraqui Freedom» (Oif) in Iraq per il rovesciamento del regime di Saddam Hussein;

   a seguito della sconfitta delle forze irachene, il 1° maggio 2003 iniziò la fase «post conflitto» che si poneva come obiettivo la creazione delle condizioni indispensabili allo sviluppo politico, sociale ed economico del Paese;

   in tale contesto l'Italia con finalità di peacekeeping (mantenimento e salvaguardia della pace) e ricostruzione dell'Iraq dal 15 luglio del 2003 sino al 1° dicembre 2006 autorizzò l'operazione denominata «Antica Babilonia», inviando un proprio contingente militare interforze dislocato nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese;

   Antica Babilonia ha visto l'avvicendarsi di circa 30 mila soldati italiani schierati nella provincia del Dhi Quar, e tra di essi c'era il caporale Vanzan che perse la vita il 17 maggio del 2004 mentre difendeva la base italiana «Libeccio» dall'attacco di un gruppo terroristico sciita;

   lo Stato ha conferito al giovane militare una promozione postuma (a caporal maggiore) e la croce d'onore, onorificenza riservata alle vittime di atti di terrorismo o degli atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero;

   Vanzan aveva solo 22 anni quando perse la vita per servire la propria Nazione e, ad oggi, a 17 anni da quei tragici eventi, l'Inps ha negato ai familiari della vittima il Trattamento di fine servizio (Tfs), equivalente del Tfr per i dipendenti pubblici/privati, poiché quando Matteo partì da Camponogara, nel Veneziano, per andare in missione di pace in Iraq, era un «volontario in ferma breve»;

   l'Ente pubblico di previdenza sociale, in particolare, come riporta Tgcom24, è convinto che «il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non possa essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non abbia perciò titolo all'erogazione del Tfs»;

   la famiglia si è rivolta al Tribunale amministrativo regionale, per chiedere la condanna dell'ente al pagamento dell'emolumento;

   in altri termini, se da un lato ai militari in ferma breve, oggi sostituiti dai volontari in ferma prefissata, sono riconosciuti i contributi previdenziali come a qualsiasi lavoratore, benché precario, dall'altro, per i medesimi, non sembrerebbe prevista l'elargizione del trattamento di fine rapporto (o servizio);

   il fondamento dell'indirizzo sopra riportato, invero, è da individuarsi nella circolare Inps n. 96 del 4 agosto 2014 che, relativamente alla valorizzazione del servizio ai fini della buonuscita tramite riscatto oneroso, ribadisce che l'articolo 1, comma 3, del decreto del presidente della Repubblica 29 dicembre 1973 n. 1032 prevede il diritto alla buonuscita dei militari delle forze armate e dei corpi di polizia in servizio permanente o continuativo, mentre i periodi precedenti al servizio permanente possono essere valorizzati ai fini dell'indennità di buonuscita tramite riscatto oneroso a carico dell'iscritto dopo il passaggio nei ruoli (articolo 1909 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66);

   appare assolutamente inaccettabile che lo Stato consenta una tale sperequazione mortificando le legittime aspettative dei genitori di Matteo Vanzan, già privati della vita del figlio, morto in missione per servire la Nazione;

   occorre intervenire per colmare un vulnus legislativo che si trascina da anni, garantendo – sempre e al di là del passaggio nel ruolo permanente – ai militari in ferma prefissata, impegnati oggi, in maniera ancor più rilevante, in missioni strategiche come ad esempio «Operazione strade sicure», una indennità di buona uscita da equipararsi al Tfs riconosciuto ai militari in ruolo permanente –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche a carattere normativo, al fine di prevedere il riconoscimento di una indennità di buona uscita per i volontari in ferma prefissata che non siano transitati al ruolo permanente anche in considerazione dei più recenti impegni dei militari in parola sia nell'«Operazione strade sicure» che nelle missioni internazionali.
(4-10370)


   PIERA AIELLO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel Tigray (Etiopia) è in corso dal novembre 2020 una guerra che ha assunto le connotazioni di genocidio, in cui la comunità tigrina, oltre agli eritrei rifugiati, è sottoposta a violazioni dei diritti umani di ogni tipo;

   il conflitto in Etiopia è tale da poter coinvolgere l'intero Corno d'Africa, area importante per il nostro Paese, e Paesi come Sudan ed Egitto, con i quali le tensioni sono aumentate a causa della costruzione della diga di Gerd (Grand Ethiopian Renaissance Dam);

   nel rapporto di agosto 2021, Amnesty scrive che «Lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono stati usati come armi di guerra per infliggere danni fisici e psicologici alle donne e alle ragazze del Tigray...»;

   l'Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha pubblicato una dichiarazione sulla situazione dei rifugiati eritrei nella regione del Tigray divenuti ulteriori vittime delle parti del conflitto;

   l'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet ha dichiarato che «i casi documentati di abusi comprendono molteplici accuse di violazioni dei diritti umani, inclusi attacchi a civili, esecuzioni extragiudiziali, torture e sparizioni forzate»;

   gli Usa hanno annunciato un nuovo regime di sanzioni contro l'Etiopia a causa del perdurante conflitto nella regione del Tigray e il presidente Joe Biden il 17 settembre 2021 ha firmato un ordine esecutivo che autorizza dure misure punitive contro gli autori di crimini nella guerra civile etiope;

   un recente rapporto di Human Rights Watch ha condannato le violenze, gli stupri, le uccisioni e le detenzioni arbitrarie contro i rifugiati nel Nord dell'Etiopia, i crimini attuati dai combattenti del Tplf e le risposte dell'esercito federale e dei suoi alleati;

   l'Unione europea in una nota interna informa che ogni offensiva militare in Tigray, Amhara, Afar e Oromia, non inizierà prima della fine della stagione delle piogge, agli inizi di ottobre 2021, e sarà un bagno di sangue;

   in data 10 aprile 2019 il Ministro della difesa pro tempore Elisabetta Trenta ha firmata ad Addis Abeba con la sua omologa l'Accordo tra il Governo e il Governo della Repubblica democratica federale di Etiopia sulla cooperazione nel settore della difesa;

   l'accordo intende fornire una cornice giuridica idonea all'avvio di forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Stati; con precisione gli articoli 3 e 4 dell'accordo enumerano le materie della cooperazione e le modalità della stessa;

   in data 26 giugno 2019 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione militare sottoposto poi a Camera e Senato, l'accordo è stato ratificato con legge 17 luglio 2020, n. 90;

   l'entrata in vigore dell'accordo consente al Ministero della Difesa, d'intesa con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di svolgere attività di supporto in favore del Governo etiope, che potrebbe comportare l'eventuale acquisizione da parte dello stesso di materiali per la difesa prodotti dall'industria nazionale –:

   se sia stato implementato l'accordo fornendo armi all'esercito etiope;

   se si intendano condannare apertamente le azioni di violazione dei diritti umani e crimini contro l'umanità perpetrate dall'esercito etiope e dai loro alleati in Tigray;

   se si intenda dare un chiaro segnale politico, sospendendo la validità dell'accordo sulla cooperazione nel settore della difesa tra Italia ed Etiopia (come proposto in un articolo dalla stessa professoressa Trenta);

   se si intenda proporre un'attività di mediazione italiana, considerando le ottime relazioni che sono state premessa per la stipula dell'accordo in questione.
(4-10383)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle prime settimane di agosto 2021, alcuni organi di stampa hanno dato la notizia della nomina, da parte dell'assemblea degli azionisti, di Andrea Ripa di Meana quale amministratore unico del Gestore dei servizi energetici (Gse), società del Ministero dell'economia e delle finanze. L'amministratore unico dovrebbe restare in carica fino all'approvazione del bilancio dell'esercizio 2023;

   contestualmente, l'assemblea dei soci avrebbe approvato anche il bilancio dell'esercizio 2020 con un utile netto di 7,4 milioni di euro;

   tra le altre cose, alcuni organi di stampa avrebbero rilevato la circostanza particolare secondo la quale con la nomina dell'amministratore unico, sarebbe stato «abolito il Consiglio di amministrazione»;

   il neo amministratore, secondo alcuni organi di stampa, «sarà anche l'unico riporto del magistrato delegato della Corte dei conti chiamato a vigilare sulla correttezza dell'operato aziendale. Con la conseguenza che, mentre prima il togato poteva contare su più voci per approfondire e vagliare le scelte della direzione, ora il contraltare sarà unico e l'azione di controllo depotenziata»;

   il Gse gestisce ogni anno ingenti risorse finalizzate a sostenere e incentivare la transizione energetica, ruolo che è destinato a essere considerevolmente accresciuto in relazione ai consistenti investimenti previsti dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr);

   a questo proposito, in occasione della presentazione del Rapporto delle attività Gse 2020, Luca Benedetti, responsabile degli studi sull'energia, statistiche e sostenibilità della società, ha sostenuto che «l'anno scorso il Gse ha gestito risorse per 11 miliardi di euro. Se poi si considerano gli ultimi 10 anni (2010-2020) ha gestito meccanismi per la promozione della sostenibilità per un controvalore economico calcolabile in 140 miliardi di euro»;

   nel rapporto 2020 si valuta «che nel 2020 le attività del Gse abbiano contribuito ad attivare circa 2,2 miliardi di euro di nuovi investimenti. L'energia rinnovabile e i risparmi energetici incentivati nell'ultimo anno si calcola abbiamo evitato l'emissione in atmosfera di 42 milioni di tonnellate di CO2 e il consumo di 109 milioni di barili di petrolio»;

   per quanto riguarda «l'ammontare delle risorse destinate alla promozione della sostenibilità [...] si calcola un controvalore economico di 15,2 miliardi di euro, di cui 11,9 miliardi per l'incentivazione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi ascrivibili all'efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, 1,0 miliardi relativi ai biocarburanti e 1,3 miliardi riconducibili ai proventi derivanti dall'ETS»;

   come detto, questo volume di attività, unitamente al flusso di risorse finanziarie da erogare, potrebbe subire una consistente impennata per effetto delle risorse del PNRR, con la necessità di accrescere anche gli strumenti di controllo; circostanza, quest'ultima, sottolineata dallo stesso Ministro della transizione ecologica che avrebbe affermato che «sarà da pianificare come spendere qualcosa come 100 milioni di euro al giorno, che richiede uno sforzo enorme a livello di controllo, gestione tecnica e risorse umane, digitalizzazione»;

   in questo contesto, e considerata la citata necessità di aumentare i livelli di controllo, apparirebbe del tutto inopportuno che al vertice del Gse si ritrovasse a operare un unico amministratore, in assenza di un consiglio di amministrazione in grado di rappresentare una pluralità di posizioni attorno al Governo di uno dei principali organismi che si troveranno a gestire le risorse del Pnrr –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per ripristinare un sistema di governo del Gse, nel quale l'amministratore possa essere affiancato da un consiglio di amministrazione, a garanzia di livelli adeguati di controllo nella gestione della società in considerazione delle ingenti risorse che si troverà a gestire nei prossimi anni.
(5-06781)


   RIBOLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al fine di sostenere gli operatori economici colpiti dall'emergenza epidemiologica «COVID-19», l'articolo 67-bis del decreto-legge n. 73 del 2021 (cosiddetto decreto Sostegni-bis), convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha previsto per l'anno 2021 un credito d'imposta – nel limite di 20 milioni di euro – per il pagamento del canone unico patrimoniale dovuto per la diffusione di messaggi pubblicitari. In particolare, l'agevolazione spetta ai titolari di impianti pubblicitari, privati o in concessione, destinati all'affissione di manifesti o altre installazioni pubblicitarie commerciali, con esclusione delle insegne di esercizio;

   il predetto credito di imposta è quindi attribuito ai beneficiari in misura proporzionale all'importo dovuto a titolo di canone unico patrimoniale per la diffusione di messaggi pubblicitari, per un periodo massimo di sei mesi;

   l'articolo 30, comma 1, del decreto-legge n. 41 del 2021 (cosidetto decreto Sostegni), convertito, con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, ha esonerato – fino al 31 dicembre 2021 – dal pagamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitari, nonché del canone per l'occupazione delle aree destinate ai mercati alcune tipologie di attività economiche, tra cui gli esercizi di ristorazione e di somministrazione di pasti e di bevande;

   mentre il succitato esonero riguarda specifiche tipologie di imprese, il credito di imposta per il pagamento del canone patrimoniale di cui all'articolo 1, commi 816 e seguenti, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è diretto alla generalità dei titolari di impianti pubblicitari, alle condizioni di legge;

   la disposizione normativa demanda ad un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, circa le modalità operative del credito d'imposta di cui in premessa; ad oggi, non risulta ancora un provvedimento in tal senso;

   all'uopo, si ricorda, che la legge di bilancio 2020, all'articolo 1, commi 816 e seguenti ha introdotto il canone unico che, dal 2021, sostituisce Tosap, Cosap, imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni, il canone per l'installazione dei mezzi pubblicitari e il canone per l'uso o l'occupazione delle strade, limitatamente alle strade di pertinenza dei comuni e delle province –:

   quali siano i tempi per l'emanazione del provvedimento attuativo testé riportato, anche al fine di non precludere ai potenziali beneficiari il sostegno agevolativo così come disposto dal decreto emergenziale di cui in premessa.
(5-06785)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli avvocati penalisti modenesi tramite il Consiglio direttivo della camera penale di Modena, con un comunicato stampa del 14 settembre 2019, hanno auspicato con forza, l'istituzione anche nel comune di Modena, della figura del Garante delle persone private della libertà personale. Un auspicio che l'interrogante non può che condividere, invitando le autorità competenti a farsi carico dell'istituzione di tale figura nel comune modenese, e in tutte le altre realtà territoriali dove ancora non è stata istituita;

   quest'ultima figura si appalesa, infatti, necessaria e imprescindibile, vista la situazione delle case circondariali e degli altri istituti di pena nel nostro Paese, troppo spesso dimenticate da larga parte della cittadinanza e della politica, come dimostrato dalle condizioni degradanti nelle quali vivono troppi detenuti e internati e in cui operano troppo pochi agenti della polizia penitenziaria, insieme ad un numero insufficiente di educatori;

   le rivolte verificatesi nelle carceri nella primavera 2020, e i gravi fatti accaduti nel carcere di Sant'Anna di Modena e, da ultimo, a Santa Maria Capua Vetere dimostrano, purtroppo, come il sistema carcerario del nostro Paese non pare conformarsi concretamente al principio costituzionale della finalità rieducativa della pena, oltre che al rispetto dei diritti fondamentali delle persone che ivi si trovano ristrette;

   il Garante territoriale svolge un ruolo importante di raccordo tra il «dentro» e il «fuori», stimolando il territorio a farsi carico della popolazione detenuta e a riconoscere alla stessa pieno diritto di cittadinanza, mantenendo contatti con il volontariato e con gli enti locali. Una figura importante che sarebbe capace di monitorare lo stato degli istituti presenti sul territorio stimolando i necessari interventi migliorativi attraverso il dialogo con le istituzioni e con l'avvocatura, la magistratura di sorveglianza e tutti gli altri operatori penitenziari;

   già molte altre realtà in Emilia-Romagna hanno istituito la figura del garante territoriale delle persone private della libertà personale: dal garante regionale fino ai garanti comunali già istituiti a Bologna, Ferrara, Parma, Piacenza e Rimini, con importanti compiti di ascolto e controllo;

   in un momento storico che sottolinea la particolare complessità e drammaticità della realtà carceraria, pare pertanto non più differibile l'istituzione di un garante comunale dei diritti dei detenuti nel comune di Modena e nelle altre realtà territoriali del nostro Paese ove risulti mancante, che possa contribuire a dare attuazione al dettato costituzionale della finalità rieducativa della pena e a rendere sempre più trasparenti e umani gli istituti penitenziari del nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritenga opportuno adottare iniziative per quanto di competenza, anche normative, al fine di promuovere – in raccordo con le autorità e territoriali competenti – l'istituzione del Garante territoriale delle persone private della libertà personale nel comune di Modena e in altre realtà territoriali del nostro Paese ove risulti mancante, al fine di rendere le carceri italiane più dignitose e rispettose dei diritti umani ai sensi del combinato disposto di cui all'articolo 27 della Costituzione e all'articolo 3 della Cedu.
(4-10368)


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 9 settembre del 2017 a Castelfiorentino (Firenze) la diciannovenne Sara Scimmi venne ritrovata senza vita lungo una strada vicina alla discoteca Kaleido, dopo che un camion ne aveva travolto il corpo. Del fatto venne inizialmente accusato un camionista Milko Morelli, finito a processo con l'accusa di omicidio stradale;

   come riportato da alcuni organi di stampa, come La Nazione del 24 marzo 2021, il tribunale di Firenze assolve Milko Morelli dall'accusa di aver travolto e ucciso la 19enne Sara Scimmi. Le motivazioni della sentenza trarrebbero spunto dall'esito della perizia secondo cui non si sarebbe trattato di un semplice investimento, poiché non potrebbe escludersi che Sara fosse già morta. Infatti, si trovava a terra supina, con la testa, il tronco e il bacino nella semi carreggiata verso Certaldo e le gambe nell'altra semi carreggiata. Prima del passaggio del camion, ella avrebbe infatti subito precedenti lesioni che parrebbero riconducibili alla presenza di una autovettura non identificata transitata poco prima che potrebbe, tra l'altro, aver trasportato la vittima nel luogo del ritrovamento;

   come riportato in data 1° ottobre 2021, in un articolo di cronaca del quotidiano on-line «Go-news», dal titolo «consulenti italo americani identificano l'auto misteriosa», grazie all'uso di avanzate tecnologie al cui ricorso si è addivenuti per la persistente volontà dei familiari della vittima di voler scoprire la verità, parrebbe possibile fare completa luce sulla vicenda. A parere dell'interrogante sarebbe doveroso che fosse fatta la massima chiarezza sulla vicenda dal punto di vista investigativo –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per garantire che gli organi inquirenti, di fronte ai più gravi reati, possano ricorrere, senza responsabilità in punto di spesa, all'uso delle migliori tecnologie e consulenze.
(4-10380)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da aprile 2016, a causa del furto di cavi di rame che hanno compromesso l'illuminazione e la funzionalità delle gallerie, è interdetto il traffico all'interno delle gallerie autostradali del tratto Catania-Siracusa a tutti i mezzi che trasportano merci pericolose. La circolazione è, da allora, deviata sulla strada statale 114 sia in direzione Catania che Siracusa, impegnando tutto il tratto di Agnone Bagni e la cinta stradale augustana a partire dal bivio «Villasmundo Nord» sino al bivio «zona industriale/porto commerciale» passando dalle porte di Augusta;

   in particolare, la zona balneare di Agnone Bagni, piena di accessi stradali che determinano un continuo intersecarsi di traiettorie veicolari, risulta interessata dalla totalità del passaggio di tutte le merci pericolose della Sicilia Orientale dirette verso Siracusa, considerato anche che il tratto in questione serve il polo petrolchimico di Priolo-Augusta-Siracusa e il porto di Augusta. Una situazione paradossale che si mantiene ancora oggi, dopo n cinque anni, tenuto conto che l'autostrada è stata aperta al traffico solo nel 2009;

   il perdurare di questa situazione comporta, anzitutto, minor sicurezza, in quanto il tratto di Agnone della vecchia strada statale 114 è troppo spesso interessato, soprattutto nel periodo estivo, da gravi incidenti, oltre a determinare maggior inquinamento ambientale a causa del maggior consumo di carburante. Vale la pena sottolineare anche che il protrarsi di questa incresciosa situazione determina un aggravio di costi notevole per tutto il settore della logistica, derivati dalla mancata fruizione dell'autostrada: tempi di percorrenza aumentati in maniera notevole e un inevitabile deterioramento delle infrastrutture locali non idonee al transito di mezzi pesanti, con conseguente danno per il tessuto socio economico locale;

   situazione analoga si è verificata per il transito lungo le autostrade A-18 Messina-Catania e A-20 Messina-Palermo, gestite in concessione dal Consorzio autostrade siciliane (AS). Quest'ultimo però, essendo scaduto il termine per l'adeguamento delle gallerie agli standard delle reti Ten-T, nell'aprile delle merci pericolose previo obbligo di comunicazione al Cas almeno 24 ore prima del transito. Da qui il paradosso che le classi Adr non possono, ad oggi, transitare in una autostrada di costruzione moderna come la Catania-Siracusa ma possono farlo lungo la A/18 e A/20, realizzate diversi decenni fa –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non intenda adottare iniziative per verificare quali siano le problematiche sottese alla mancata riapertura del tratto in questione, al fine di ripristinare la circolazione dei mezzi pesanti in tutta sicurezza nel tratto de quo.
(5-06779)


   MURONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il rinnovo della concessione della A22 e la realizzazione del raccordo autostradale Campogalliano Sassuolo e l'autostrada Cispadana sono fortemente connesse;

   la bretella autostradale Campogalliano Sassuolo, pensata per collegare il distretto ceramico di Sassuolo con l'Autobrennero, è un'opera la cui inutilità trasportistica secondo l'interrogante è evidente;

   la progettazione della bretella è antecedente alla realizzazione della super strada statale Modena-Fiorano-Sassuolo, costruita sulla stessa direttrice, si tratta di due corsie per senso di marcia già esistenti, che di fatto hanno garantito il collegamento rapido col sistema autostradale A1 e A22 anche nel periodo della massima produzione ceramica, 650 milioni di metri quadrati/anno di piastrelle nel 2005, prima della grave crisi finanziaria del 2008 che aveva fatto crollare la produzione a circa 400 milioni di metri quadrati, conservata poi sino al 2019 quando la crisi pandemica ha ridotto nuovamente la produzione portandola, nel 2020, a 330 milioni di metri quadrati/anno;

   è del tutto evidente l'importanza di garantire lo scambio di merci del distretto ceramico con l'Europa, ma la risposta a questa necessità è il potenziamento del ferro e l'efficientamento della logistica ed allo stesso tempo bisogna lavorare sull'intermodalità;

   si ricorda che in alternativa alla bretella è possibile realizzare una linea ferroviaria che colleghi gli scali di Dinazzano (Reggio Emilia) e Cittanova-Marzaglia (Modena), inoltre, al Brennero, sono attualmente in atto politiche di disincentivo del passaggio merci su camion e la costruzione di un nuovo tunnel ferroviario;

   si ricorda che Legambiente, Wwf, Italia Nostra e comitati di cittadini hanno inviato, insieme ad altre associazioni, una lettera al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nella quale si denunciava l'inutilità della opera e il suo forte impatto ambientale;

   inoltre, la realizzazione della bretella e della Cispadana autostradale sono strettamente connesse al rinnovo della concessione della A22 scaduta nel 2014. In questi anni Autobrennero spa ha cercato in tutti i modi di ottenere il rinnovo senza gara internazionale della concessione impedita da una direttiva europea e dalla sua corrispondente legge italiana di recepimento;

   si apprende da fonti giornalistiche (Askanews, Il Resto del Carlino) che il presidente della regione Emilia Romagna ha rilasciato una intervista dove dichiara che hanno trovato una soluzione al rinnovo senza gara della concessione della A22 attraverso un parternariato pubblico-privato dove con la formula del progetto di finanza, si affida ad Autobrennero così come è (con i privati dentro) la gestione della A22 e, contemporaneamente, la realizzazione della Cispadana, la Campogalliano Sassuolo, la terza corsia di A22;

   in particolare dalla lettura dei suddetti articoli si legge che: «Adesso il Governo dovrebbe firmare un decreto che permetterà l'affidamento attraverso un project financing e questo permetterebbe all'A22 a quel punto» di andare a realizzare la bretella che collega Campogalliano a Sassuolo. «Abbiamo avuto rassicurazioni dalla presidenza del consiglio e dai ministeri competenti. Quando Draghi è venuto nel distretto ha preso impegni». (...). La firma è in capo al Governo appena firma il decreto la cosa è definitivamente risolta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, e nel caso quale sia la posizione del Governo;

   se intenda chiarire nel dettaglio questa nuova soluzione giuridico amministrativa il cui fine parrebbe essere quello di confermare Autobrennero gestore della A22, evitando in questo modo la gara internazionale o la liquidazione dei partner privati presenti nella società;

   quale sia la posizione del Governo sulla realizzazione della bretella autostradale Campogalliano Sassuolo e se non intenda invece valutare la possibilità di adottare iniziative per spostare i fondi statali disponibili per questa opera su un nuovo concreto progetto di mobilità sostenibile in linea con le sfide di oggi e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-06783)

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio dell'emergenza COVID una delle criticità principali è stata quella del trasporto pubblico. Su treni e bus affollati aumentano le possibilità di contagio e tanti, purtroppo, sono stati i pendolari che si sono infettati non essendo stata data loro la possibilità di viaggiare in condizioni adeguate;

   il distanziamento sui mezzi pubblici è fondamentale per evitare contagi tra gli studenti e per non rischiare di dover nuovamente tornare alla didattica a distanza;

   numerose sono state le rassicurazioni del Governo su un adeguato piano dei trasporti con la ripresa dell'anno scolastico;

   gli studenti del liceo scientifico statale Leon Battista Alberti di Marina di Minturno, nel basso Lazio, frequentato anche dai giovani di molti comuni vicini, come Formia, Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Spigno Saturnia e Gaeta, continuano a soffrire per la forte inadeguatezza dei servizi forniti dal Cotral, la società regionale di trasporto;

   mancano le corse necessarie e gli studenti sono costretti ad accalcarsi sui pochi mezzi a disposizione, senza contare che sono carenti anche le pensiline dove attendere i bus, con la conseguenza che i ragazzi devono aspettare in strada sotto le intemperie –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per evitare che i pochi autobus disponibili diventino causa di contagi;

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Lazio, per risolvere i troppi disservizi che stanno creando enormi disagi e mettendo in pericolo i cittadini, e in particolare gli studenti del liceo scientifico di Marina di Minturno.
(4-10369)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, COMINARDI, INVIDIA, DAVIDE AIELLO, BUFFAGNI, CURRÒ, OLGIATI, CIPRINI, BILOTTI, BONAFEDE e FERRARESI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 ottobre 2019 la A2A S.p.a. presentava alla Ambiente Energia Brianza S.p.a. una manifestazione di interesse avente ad oggetto l'invito a uno studio congiunto per una possibile partnership tra A2A e AEB. Il percorso per la realizzazione del progetto di partnership territoriale si è concluso con la creazione di una nuova società di servizi pubblici. È stato infatti ufficialmente approvato, da parte dei consigli di amministrazione di Unareti S.p.a. (controllata al 100 per cento da A2A) e di AEB, il progetto di aggregazione. L'operazione veniva approvata con delibera del consiglio comunale di Seregno n. 17 del 20 aprile 2020;

   con diversi ricorsi depositati al Tar Lombardia dal consigliere regionale Marco Fumagalli, dal consigliere del comune di Seregno Tiziano Mariani e altre due ditte del settore, si impugnava la sopraindicata delibera, sottolineando che l'operazione societaria avrebbe dato luogo ad una cessione di quote di AEB (società pubblica) ad A2A (società quotata) senza aver preventivamente effettuato qualsiasi procedura ad evidenza pubblica. Si lamentava inoltre la violazione dell'articolo 113, comma 12 del decreto legislativo n. 267 del 2000, dell'articolo 3 del regio decreto n. 2440 del 1923, dell'articolo 1, comma 568-bis della legge n. 147 del 2013, dell'articolo 37 del regio decreto n. 827 del 1924, nonché dell'articolo 5, comma 9, del decreto legislativo n. 50 del 2016, in combinato disposto con l'articolo 17, comma 1 del decreto legislativo n. 175 del 2016;

   il Tar Lombardia, con decisione n. 414 del 2021, aveva accolto le doglianze dei ricorrenti e annullato la delibera del comune di Seregno. Il Consiglio di Stato, in sede di appello, con sentenza N. 6142/2021, pubblicata il 1° settembre 2021, ha poi confermato la nullità dell'operazione di aggregazione tra A2A e AEB, ritenendo che tale operazione richiedesse necessariamente l'espletamento di un procedimento ad evidenza pubblica;

   dalle ultime notizie di cronaca si apprende inoltre come risultino indagati presso la procura di Monza una decina di persone tra cui Alberto Rossi, sindaco del comune di Seregno (principale azionista di AEB) insieme all'assessore alle partecipate Giuseppe Borgonovo, al segretario comunale Alfredo Ricciardi, alla presidente di AEB Loredana Bracchitta e alcuni membri del consiglio di amministrazione, oltre ad alcuni dirigenti di A2A;

   sebbene il Consiglio di Stato abbia confermato l'annullamento della delibera del comune di Seregno con la quale veniva autorizzata l'integrazione tra i due gruppi violando le norme sopracitate, ad oggi il comune di Seregno non sembra aver ancora adottato alcun provvedimento di attuazione del dispositivo della sentenza –:

   se il Ministro interrogato abbia assunto informazioni in relazione ai fatti esposti in premessa e se intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare le iniziative di competenza, ai sensi degli articoli 141 e 142 del decreto legislativo n. 267 del 2000 recante il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, considerate le criticità sopra rappresentate che interessano il comune di Seregno.
(5-06782)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASTIELLO e CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'app «Eligendo Mobile», realizzata dalla direzione centrale dei Servizi elettorali del Ministro dell'interno, consente, attraverso la ricerca testuale o seguendo la navigazione geografica del territorio italiano, la consultazione dei risultati elettorali per singolo comune; tali dati, sono messi a disposizione a puro scopo divulgativo;

   durante le elezioni amministrative che si sono tenute qualche giorno fa a Caserta, l'app ha mostrato anomalie e malfunzionamenti circa le preferenze accordate al sindaco uscente, Carlo Marino;

   più precisamente, vengono attribuiti al candidato gli stessi voti riportati dalle liste a suo sostegno, mentre, per quanto riguarda gli altri candidati, il dato risulta fermo ad un aggiornamento precedente e, pertanto, incompleto;

   tali dati erronei sono ad oggi pubblicati anche sul sito istituzionale del comune di Caserta;

   a seguito dei risultati elettorali della prima tornata elettorale, per l'elezione del sindaco di Caserta è prevista l'indizione del ballottaggio tra i due candidati più votati, vale a dire lo stesso Marino e il candidato del centro-destra, Giampiero Zinzi;

   la cristallizzazione di risultati non corrispondenti alla realtà rischia di influenzare gli elettori che devono ripresentarsi alle urne per la seconda votazione, pregiudicando così la qualità delle operazioni elettorali;

   infatti, in queste ore, molti organi di stampa, per sottolineare lo scarto tra i due candidati, stanno continuando a prendere a riferimento non i risultati reali, ma quelli erronei che appaiono sia sull'app Eligendo, che sul sito istituzionale del comune di Caserta e che penalizzano il candidato del centro-destra;

   in questo modo si arrecano danni enormi al prosieguo della campagna elettorale e si rischia di compromettere la stessa libera espressione del voto;

   la pubblicazione di risultati errati, sia essa dolosa o colposa, rappresenta quindi una violazione dei doveri di imparzialità e diligenza dei dipendenti della pubblica amministrazione –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e con la massima urgenza, per far rimuovere dal sito istituzionale del comune di Caserta e dall'app «Eligendo» la pubblicazione dei risultati elettorali non rispondenti al vero.
(4-10372)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende di un episodio particolarmente allarmante che sarebbe accaduto in occasione della tornata elettorale tenutasi il 3 e il 4 ottobre 2021 per il rinnovo del consiglio comunale della città di Salerno;

   più precisamente, secondo quanto balzato agli onori delle cronache giornalistiche di rilievo nazionale, un presidente di una cooperativa salernitana che ha avuto rapporti costanti con il comune di Salerno, aggiudicandosi anche plurimi contratti di servizi messi a bando dall'amministrazione uscente, avrebbe apertamente intimidito i suoi dipendenti invitandoli ad andare a votare facendo leva sulla condizione di fragilità psicologica ed economica dei lavoratori ed abusando, conseguentemente, della sua posizione datoriale;

   del resto occorre aggiungere che, sempre secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, lo stesso presidente della coop avrebbe inserito una propria candidata nella squadra a sostegno del primo cittadino scelto da Vincenzo De Luca;

   a suffragare la portata di quello che appare all'interrogante un ignobile quanto criminale condotta vi sarebbe anche una audioregistrazione di cui fonti giornalistiche riportano la trascrizione di alcuni passaggi nodali; per rendere la misura esatta della gravità delle intimidazioni, secondo le trascrizioni diffuse della conversazione in parola, il presidente della cooperativa avrebbe intimidito i suoi dipendenti affermando testualmente «So dove andate a votare. E mi vado a controllare, a contare tutti i voti. Mi aspetto i voti. Da martedì mattina noi facciamo come fate voi. E se voi ci siete per noi, anche noi ci saremo per voi. Perché esiste il rispetto reciproco. Buon lavoro ragazzi»;

   al di là dei profili evidentemente di rilevanza penale e di competenza della procura della Repubblica di Salerno, la vicenda appena narrata appare deprecabile sul piano etico oltre che democratico;

   invero, sul piano etico, è inaccettabile che un datore di lavoro eserciti illecite pressioni sui propri dipendenti, approfittando del loro stato di soggezione psicologica ed economica;

   sul piano democratico, invece, se i fatti in parola fossero espressione di un modus procedendi generalizzato e sistematico, si sarebbe di fronte ad una dinamica capace di sovvertire la formazione democratica e, quindi, la legittimità dell'organo di indirizzo politico e di Governo della città di Salerno, confermando quel paventato «sistema clientelare» che, da diversi anni, viene denunciato dai media nell'amministrazione della Campania;

   appare, pertanto, doveroso, oltre che tutelare gli interessi dei lavoratori e stigmatizzare ogni condotta di malaffare soprattutto quando quest'ultima intercetta la gestione della cosa pubblica, tutelare la legalità delle elezioni e la legittimità e la democraticità della composizione degli organi di governo di ogni livello, sia nazionale che locale, anche attraverso interventi normativi in grado di fungere da deterrente e di scoraggiare qualsivoglia condotta capace di condizionare la libera formazione della volontà politica degli elettori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza intenda adottare, anche di carattere normativo, al fine di evitare il ripetersi di fatti come quelli sopra descritti e di assicurare la corretta e democratica composizione degli organi elettivi in ogni amministrazione locale, a partire dal caso di Salerno, in correlazione con il libero esercizio del diritto di voto dei cittadini.
(4-10373)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da organi di stampa, nella serata di giovedì 23 settembre 2021, in alcune zone di Policastro (Sa), sono state rinvenute scritte minacciose sui muri e sui mezzi di lavoro quali: «Fortunato capo dei capi, stai attento», «ti brucerò», «bastardi», «morte» indirizzate al primo cittadino di Santa Marina (Sa), Giovanni Fortunato, quando era impegnato in campagna elettorale per la riconferma alla carica di sindaco;

   gli atti minatori sopra riportati sarebbero stati già oggetto di una denuncia presentata presso la stazione dei Carabinieri di Vibonati e sarebbero già al vaglio della procura della Repubblica di Lagonegro per la individuazione dei responsabili;

   la vicenda in parola, assolutamente inaccettabile e certamente da condannarsi per la violenza intimidatoria, è connotata da maggiore disvalore nella misura in cui rappresenta una aperta aggressione ad una delle istituzioni democratiche della nostra Nazione e dunque alla nostra democrazia;

   l'episodio rappresenta una piaga che, purtroppo, non sembra arrestare la propria corsa, invero, secondo il report «Atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali», redatto a cura del Ministero dell'interno, al 1° semestre del 2021 sono stati registrati 369 atti intimidatori, rilevando un aumento del 15,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno 2020 in cui si erano registrati 320 episodi, in particolare, gli stessi si sono concentrati in Lombardia con 52 eventi criminosi rispetto a 37 dell'anno precedente e in Campania con 41 eventi criminosi rispetto a 34 dell'anno precedente;

   tra i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni dirette si confermano gli amministratori locali, tra questi, in particolare, i sindaci con una percentuale del 51,4 per cento;

   tale fenomeno rischia, in molti casi, di coinvolgere anche famiglie e parenti degli amministratori colpiti, spingendoli finanche, per paura e spesso solitudine e smarrimento, a rassegnare le dimissioni dal proprio incarico oppure a rinunciare a continuare una campagna elettorale;

   i dati del report elaborati dal Ministero dell'interno, insieme ai fatti accaduti al sindaco di Santa Marina, evidenziano una vera e propria emergenza sicurezza relativamente alle posizioni dei rappresentanti delle istituzioni locali che, con un atto di responsabilità civile, hanno deciso di mettersi al servizio della comunità;

   appare, pertanto, doveroso, intervenire al fine di tutelare la sicurezza del primo cittadino, Giovanni Fortunato, e della di lui famiglia, ma anche impedire il ripetersi di condotte analoghe a quelle preliminarmente esposte –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire la sicurezza del primo cittadino di Santa Marina (Sa) e della sua famiglia;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di assicurare agli amministratori locali maggiore sicurezza e serenità nell'esercizio delle pubbliche funzioni.
(4-10377)


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella puntata della trasmissione televisiva «Fuori dal coro» andata in onda su Rete 4 il 7 settembre 2021, è stato affrontato il caso di un bambino di 7 anni di età, sottratto alla madre e affidato a una comunità;

   nel corso della trasmissione, in cui era presente anche la madre del minore e della quale è stato garantito l'anonimato, si è appreso che la donna aveva avuto contrasti con l'ex marito e che lo aveva anche denunciato per maltrattamenti e stalking;

   si apprende, inoltre, che la motivazione sulla base della quale è stato disposto l'allontanamento del minore dalla madre sarebbe la cosiddetta sindrome di alienazione parentale (Pas), ovverosia la madre avrebbe indotto nel figlio un processo di rifiuto psicologico del padre; la donna ha riferito di essere stata considerata «mamma protettiva», «mamma alienante», «mamma pregiudizievole»;

   invero, non risulta alcuna altra accusa contro la donna, cioè nessun episodio di maltrattamento nei confronti del minore;

   inoltre, nel corso della puntata sono state mostrate le immagini riprese con telefonino del momento in cui polizia e assistenti sociali hanno fatto irruzione in un ospedale per prelevare il minore, il bambino non stava bene e si trovava in ospedale con i nonni mentre la mamma era al lavoro; le immagini sono molto forti e mostrano l'agente strappare il minore alla nonna e portarlo via tra le grida disperate del bambino, che non intende lasciare la sua famiglia e mostrano anche il momento in cui il nonno del bambino viene bloccato con la forza dagli agenti e il momento in cui la mamma, nel mentre sopraggiunta, viene anch'ella fermata dalle forze dell'ordine;

   le immagini mostrano ancora la nonna del minore che cade a terra dopo essere stata spintonata e si vede persino un passante intervenire stupito dei modi utilizzati dalle forze dell'ordine –:

   di quali elementi i Ministri interrogati dispongano circa la vicenda in questione;

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per chiarire una situazione che, nel metodo e nel merito, ha mostrato gravi criticità di sistema.
(4-10381)


   PELLICANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da organi di stampa, nei giorni della recente campagna elettorale è emerso il timore che la criminalità organizzata potesse incombere sulle elezioni amministrative;

   si sta ripetendo quanto già rilevato dalla Direzione distrettuale antimafia cinque anni fa, in occasione delle elezioni amministrative del 2016;

   tutto ruota ancora una volta intorno agli stessi: l'ex carabiniere dei Ros, imprenditore, Claudio Casella e il sindaco Luciano Striuli;

   la stampa locale parla dell'arrivo a Caorle di numerosi immigrati, soprattutto provenienti dall'Austria, per partecipare al voto amministrativo per incontrare Casella, qualcosa che ricorda quanto già emerso con chiarezza dalle ordinanze di custodia cautelare dell'inchiesta «At Last» del febbraio 2019. Ovvero che a Caorle, come a Eraclea, appaiono evidenti i legami tra mafia, affari e politica, a partire dai rapporti tra il boss dei casalesi di Eraclea Luciano Donadio e Casella, già al centro dell'inchiesta Aemilia;

   in particolare viene evidenziata l'attività di Casella a supporto della candidatura a sindaco di Striuli, poi risultato eletto; come ricorda il Gazzettino, un gran numero di lavoratori stranieri, cinque anni fa, che lavoravano nei cantieri di Donadio, andarono a registrarsi in comune per cambiare residenza e andarono a votare;

   questo si apprende con estrema chiarezza dalla nota trasmessa, alcuni anni fa, dalla guardia di finanza alla Dda di Venezia, nella quale venivano descritti i contatti tra Donadio e Casella proprio in occasione delle elezioni del 2016. Nella relazione si parla infatti di alcune decine di iscrizioni nelle liste elettorali da parte di stranieri comunitari, oltre a fare cenno a trattative tra i due per l'ormai noto, alle cronache caorlotte, «cantiere di Ottava Presa»;

   anche il pubblico ministero di Venezia Roberto Terzo, che ha condotto l'inchiesta At Last, fa preciso riferimento a reati volti principalmente, a procurare voti in occasioni di competizioni elettorali al fine di ottenere relazioni privilegiate con amministratori pubblici e utilità indebite condizionando, in tal modo, le elezioni a sindaco di Eraclea nel 2006 e 2016, nonché quella relativa all'elezione del sindaco di Caorle nel 2016;

   si richiamano per Caorle le stesse modalità utilizzate a Eraclea da Donadio per sostenere l'ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre, finito poi agli arresti con l'accusa di voto di scambio;

   torna d'attualità il ruolo di Casella, ma l'inchiesta relativa alle infiltrazioni mafiose a Caorle, aperta da anni, pare non sia stata ancora chiusa;

   data la gravità della vicenda, l'interrogante ha già in passato chiesto formalmente, in qualità di componente della commissione antimafia, nel 2019, un'audizione con il procuratore capo di Trieste, che è l'ufficio competente per Caorle; la richiesta è stata poi ripetuta in diverse occasioni, come risulta agli atti della commissione antimafia, ed è stata ribadita da ultimo, con una lettera, il 21 settembre 2021, al presidente Nicola Morra;

   si tratta peraltro di una richiesta che ancora non ha ricevuto seguito –:

   alla luce dei fatti esposti, quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere, in particolare ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-10382)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   all'interno del libro di testo «Studio così» edito dalla Cetem, nel volume dedicato alla geografia, precisamente a pagina 4, si può leggere: «Alla sua nascita, l'Italia aveva un territorio più piccolo di quello attuale. Fino al 1918, il Südtirol, che in italiano si chiama Alto Adige, era parte dell'Austria, e il Venezia Giulia era parte della Slovenia: l'Italia conquistò queste due regioni vincendo la Prima Guerra Mondiale. I loro abitanti però non si consideravano italiani: parlavano una lingua diversa e avevano abitudini diverse, ma non ebbero la possibilità di esprimere con un voto la propria volontà di appartenere o no all'Italia. A queste zone negli anni sono state riconosciute particolari forme di autonomia, e ancora oggi il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige sono regioni a “statuto speciale”»;

   dalla lettura del testo emerge come, secondo gli autori, fino alla Prima guerra mondiale, la Venezia Giulia sarebbe stata territorio appartenente alla Slovenia e i suoi abitanti non avrebbero parlato italiano;

   dovrebbe essere noto a tutti, o almeno agli autori di un libro di testo, che la Slovenia, quale entità statuale, esiste solo dal 1991 e che la Venezia Giulia, fino all'annessione all'Italia, faceva parte dei possedimenti asburgici e confinava, ad est, col regno di Croazia e Slavonia, regno autonomo all'interno dell'impero austro-ungarico;

   parimenti grave è l'affermazione secondo cui nella Venezia Giulia, fino alla Prima Guerra Mondiale, non si parlasse italiano. Secondo i dati dei censimenti asburgici nel primo ‘900, nella Contea di Gorizia e Gradisca, per lo più corrispondente all'odierna provincia di Gorizia, pur non essendo la maggioranza, risiedevano oltre 90 mila italiani, mentre nella città imperiale di Trieste, il gruppo etnico preponderante era proprio quello italiano che contava quasi 120 mila parlanti;

   proprio da queste terre proveniva Maria Maddalena Bergamas, la donna che, in rappresentanza di tutte le madri italiane che avevano perso figli nella Grande guerra, fu scelta per selezionare il feretro del milite ignoto, di cui tra poche settimane si celebrerà il centesimo anniversario. La Bergamas, originaria di Gradisca e residente a Trieste, in guerra aveva perso il figlio Antonio, irredento italiano che disertò l'esercito imperiale per unirsi a quello italiano;

   la storia del confine orientale, dell'irredentismo e delle sofferenze patite prima, durante e dopo le guerre mondiali dalle popolazioni italiane di confine, risulta ancora oggi poco conosciuta. È inaccettabile che su un libro di testo destinato ai bambini della quinta elementare si riportino informazioni destituite di ogni fondamento storico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   in quante classi risulti adottato, per l'anno scolastico 2021/2022, il libro di testo citato in premessa;

   se, alla luce di quanto rappresentato in premessa, il Governo sia intenzionato ad adottare iniziative di competenza affinché gli studenti, nel corrente anno scolastico, siano edotti sulla vera storia della Venezia Giulia.
(4-10371)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI, MANZO, DEL SESTO, FARO e SCANU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   i dati diramati dall'Isnart inerenti al turismo incoming in Italia testimoniamo una parziale ripresa del settore, sebbene la presenza dei turisti stranieri sia stata poco incisiva, con notevoli problemi per gli operatori del turismo organizzato e delle città d'arte;

   Fto, nella nota del 15 settembre 2021, parla di una riduzione del giro d'affari di 80 punti percentuali rispetto a due anni fa, con un -90 per cento del segmento outgoing accompagnato da un -80 del meetings incentives conferences and exhibitions (mice) e -74 del business travel;

   l'ordinanza del Ministro Speranza del 28 settembre 2021 che istituisce alcuni corridoi turistici vedrà dispiegarsi i suoi esiti positivi, solo nei prossimi mesi e in modo parziale;

   nella nota del 31 agosto 2021 l'Aiav ha dichiarato che per salvaguardare la sopravvivenza di migliaia di imprese, occorre la proroga della cassa integrazione straordinaria, almeno fino ad aprile 2022, finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto;

   il 2 settembre 2021 Assoviaggi ha richiesto un piano mirato a tutela del comparto, con nuovi contributi a fondo perduto, un prolungamento della moratoria sui finanziamenti e del credito d'imposta sugli affitti fino a tutto il 2022, agevolazioni sugli investimenti in tecnologia e in formazione, ammortizzatori sociali «riformati»;

   nella nota del 17 settembre 2021 Assoviaggi ha sottolineato che «dire basta a ristori e ammortizzatori sociali vuol dire condannare migliaia di imprese del turismo organizzato alla chiusura e decine di migliaia di operatori del settore al licenziamento; e che i posti di lavoro a rischio sono almeno 37 mila»;

   nella nota del 17 settembre 2021 l'Aigo ha sottolineato come «se è pur vero che per alcuni una ripresa c'è stata, questa non ha visto partecipi le città d'arte: basti pensare che nella Capitale ancora il 50 per cento degli alberghi sono chiusi e di questi una parte non aprirà mai più; soltanto ad aprile 2022 si potrà pensare di allentare aiuti e credito, se il COVID sarà arretrato e se sarà ripartita la fiducia dei viaggiatori» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per supportare i lavoratori del settore turistico e se intenda adottare iniziative per prorogare le misure di sostegno, previste nei vari provvedimenti dedicati all'emergenza COVID-19, per questa categoria.
(4-10375)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, AVOSSA, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i pesanti rincari di molte materie prime alimentari e, su tutte, del grano, proseguono senza sosta. I prezzi attuali si confermano molto elevati, vicini ai 500 euro/t (+60 per cento rispetto al 2020), raggiungendo quasi i livelli record dei primi mesi del 2008. Nel mercato del grano duro persistono degli elementi di tensione sia a livello nazionale che internazionale, primo tra tutti la possibile riduzione di oltre tre milioni di tonnellate per il raccolto di Canada e Stati Uniti, duramente colpiti dalla siccità estiva. Forti rincari anche per gli sfarinati di grano duro: il prezzo all'ingrosso della semola è cresciuto ad agosto 2021 di quasi il 30 per cento (+60 per cento rispetto al 2020);

   come emerso a margine dell'Open Forum del G20 Sull'Agricoltura sostenibile, risultano molteplici le cause che stanno mettendo sotto pressione il mercato del grano duro: i cambiamenti climatici e le inondazioni che hanno ridotto i raccolti, i rincari dell'energia, le difficoltà nei trasporti e a speculazione finanziaria, la pandemia che ha spinto interi Stati a ricostituire e ampliare le proprie riserve per timore di nuovi blocchi commerciali mondiali;

   alcuni analisti e operatori del settore prevedono aumenti significativi entro dicembre 2021 sui prezzi dei beni al dettaglio come il pane e la pasta;

   questo scenario richiede, per un Paese trasformatore ma largamente deficitario di materia prima come l'Italia, massima attenzione anche in vista delle imminenti scelte sul piano strategico nazionale e per l'attuazione della nuova riforma della Politica agricola comune appena varata da Bruxelles –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alle criticità evidenziate in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per sostenere l'industria della trasformazione e l'intera filiera agroalimentare al fine di contrastare la volatilità delle quotazioni cerealicole.
(5-06784)


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, AVOSSA, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nella ripartizione del Fondo complementare di cui al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono stati destinati al Ministero delle politiche agricole 1,2 miliardi di euro, finalizzati proprio ai contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca, floricoltura e vivaismo;

   ad oggi, dei 20 progetti già finanziati per il 50 per cento da privati, che sarebbero immediatamente cantierabili per una spesa ammessa di 315 milioni di euro, solo 10 hanno trovato finanziamento, ma con percentuali di contributo molto ridotte rispetto a quelle indicate nei provvedimenti attuativi;

   migliaia di imprese hanno investito nei Distretti del Cibo con l'intento di scommettere sul futuro ed avviare la transizione verso nuovi sistemi alimentari con modelli di sviluppo sostenibili e attivare i 20 programmi di sviluppo coerenti con il Green Deal europeo e il Pnrr, finalizzati a contribuire a raggiungere alcuni obiettivi di Agenda 2030 dell'Onu che coinvolgono 10 regioni e tutte le produzioni agricole del nostro Paese;

   sono diciotto i Distretti del Cibo che hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per la costituzione della prima Consulta dei Distretti del Cibo, uno strumento attraverso cui affrontare insieme la sfida del rinnovamento dell'intero comparto agroalimentare italiano. Nel protocollo, siglato il 23 agosto 2021, i rappresentanti hanno sottolineato gli obiettivi che si propone la costituenda Consulta, a cominciare dal programmare e pianificare sistemi di sviluppo territoriali e di coesione sociale, utili a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere per favorire i contratti di distretto, fondamentali per rafforzare le filiere produttive e per promuovere l'identità del nostro settore agroalimentare, considerando il cronoprogramma che il Governo si è dato per il 2021 e l'immediata cantierabilità dei progetti presentati.
(5-06786)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARTOLOZZI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 settembre 2021 è stata pubblicata la graduatoria dei progetti stilata dal Ministero sugli «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche», per n. 149 ed un importo totale di un miliardo e 620 milioni;

   in considerazione dei criteri di premialità, la prima evidente anomalia è che i finanziamenti parrebbero non destinati a zone interne con caratteristiche di siccità e rischio desertificazione ed al contrario sarebbero destinati a parti del Paese dove piove di più e dunque con meno bisogno di irrigazione e così su 149 progetti ammessi, appena 35 sono di regioni del Sud: 20 della Calabria, 11 della Campania, 3 della Basilicata e uno della Puglia. In tutto solamente 471 milioni di euro su 1.620.138.829,24 euro sono distribuiti al Mezzogiorno;

   ma cosa ancor più grave, nella graduatoria di cui all'allegato I non risulta alcuno dei 59 progetti tempestivamente presentati dalla regione Siciliana, di cui 50 presentati come «cantieriabili», cioè con progetto esecutivo o definitivo come da dashboard della piattaforma «Dania» e che il mancato finanziamento, inteso come mancate risorse assegnate, ammonta a 756.768.805,39 euro;

   dei 59 progetti (o 57, se quello agrigentino fosse ripetuto tre volte) effettivamente presentati dalla regione Siciliana, la stragrande maggioranza sono esecutivi (ben 45) e 5 definitivi, 7 gli studi di fattibilità e 2 senza indicazioni; quanto all'elenco dei progetti «non ammissibili» peraltro non viene indicato il motivo della bocciatura –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi puntualmente in ordine all'episodio citato in premessa, e se intenda indicare quali siano gli esiti della dovuta preventiva interlocuzione con la cabina di regia e con la conferenza delle regioni secondo quanto stabilito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e specificatamente se intenda motivare perché se la regione Siciliana ha presentato almeno 50 opere «cantierabili» (cioè con progetto esecutivo o definitivo) nessuna di queste sia stata ritenuta meritevole di finanziamento in considerazione anche dei criteri di cosiddetta premialità.
(4-10376)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   NAPPI, VILLANI, MANZO, DEL SESTO, BARBUTO e DEL MONACO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la tessera sanitaria è il documento personale rilasciato a tutti i cittadini che accedono alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale;

   è necessaria per acquistare medicinali prenotare esami o visite specialistiche nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e ai fini della detrazione Irpef, nonché per comunicare in modo certificato il proprio codice fiscale;

   la nuova versione della tessera sanitaria disponibile dal 2011 consente, una volta attivata, di essere utilizzata anche come Carta nazionale dei servizi, con la possibilità di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione;

   sono oltre 11 milioni e 350 mila le tessere sanitarie emesse nel corso del 2020, di queste, quasi 10 milioni e 230 mila valgono come «Carta nazionale dei servizi» (Cns) e Consentono di accedere ai servizi online delle pubbliche amministrazioni (sono le tessere sanitarie dotate di microchip);

   sempre nel 2020, sono circa 521 mila le tessere sanitarie inviate alle famiglie con bambini neonati, più di 2 milioni e 100 mila quelle emesse agli assistiti dal Sistema sanitario nazionale che sono nati all'estero, oltre 2 milioni e 600 mila sono, invece, i duplicati emessi per furto o smarrimento nei 12 mesi da poco trascorsi. In particolare, quasi 2 milioni di questi duplicati riguardano Carte nazionali dei servizi: sono questi i numeri resi noti dall'Agenzia delle entrate con il comunicato stampa del 1° febbraio 2021 che hanno anche presentato la nuova guida tematica messa a disposizione dei cittadini;

   la guida alla tessera sanitaria spiega anche che ogni tessera vale di norma 6 anni, e può essere utilizzata sia per la fruizione dei servizi sanitari nazionali che come chiave di autenticazione per l'accesso ai servizi pubblici online e che, alla scadenza, il nuovo documento è inviato al cittadino senza necessità di richiesta;

   nella parte frontale sono indicati: il codice fiscale del titolare della tessera, i dati anagrafici, la data di scadenza e la parte posteriore costituisce la Tessera europea assistenza malattia (T.e.a.m.), che garantisce assistenza sanitaria nell'Unione europea;

   come specificato dall'Agenzia delle entrate nella guida pubblicata il 1° febbraio 2021, anche in caso di scadenza della tessera sanitaria, sarà comunque possibile accedere alle prestazioni del servizio sanitario nazionale;

   si evince dunque che una volta scaduta la tessera sanitaria, non soltanto manterrà le stesse identiche caratteristiche, ma resterà valida e usufruibile da parte dell'utenza;

   per i sopracitati motivi non si comprende perché questo documento debba essere soggetto a scadenza ed arrecare un così grosso impegno economico per lo Stato in termini di sostituzione e spedizione, anche alla luce del numero di emissioni quando poi lo stesso documento continua ad avere validità anche una volta scaduto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della suindicata problematica e se, intendano fornire dati di spesa annuale per l'erogazione delle tessere sanitarie, nonché intraprendere iniziative tali da eliminare la scadenza da questo documento onde evitare ulteriori sprechi.
(4-10379)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente parco nazionale dell'Aspromonte ha subito nel novembre 2019 l'improvvisa e tragica scomparsa del suo direttore, figura ancora ricordata per aver diretto l'Ente con massima trasparenza e rigore, riuscendo nel contempo a motivare professionalmente il personale dipendente; in effetti, grazie alla sua attività l'Ente parco ha ricevuto nel marzo 2019 il premio legalità dall'allora Ministro per la pubblica amministrazione;

   il consiglio direttivo uscente – d'intesa con il Ministero vigilante – pubblicò il bando per la selezione del nuovo direttore (in relazione al quale erano pervenute all'Ente oltre quaranta candidature); tuttavia, in coincidenza con l'insediamento del nuovo consiglio direttivo, la selezione in corso è stata annullata, allungando i tempi per l'individuazione della figura amministrativa apicale mancante da quasi due anni;

   inoltre, in poco tempo, a quanto risulta anche dagli organi di stampa, vari elementi hanno contribuito a cambiare il clima organizzativo e le prassi amministrative usuali; a mero titolo di esempio: è stato autorizzato il trasferimento ad altra amministrazione di quasi la metà dei dipendenti (8 unità su 17, di cui 5 funzionari, tra questi, 4 responsabili di servizio con posizione organizzativa), conseguentemente privando l'Ente delle necessarie competenze per lo svolgimento dei suoi scopi istituzionali, anche di natura ordinaria, come pure evidenziato dal collegio dei revisori dei conti; si è autorizzata una procedura di completamento della dotazione organica con personale lsu-lpu senza indicare alcun criterio oggettivo di selezione; si è di fatto ridotta la trasparenza secondo quanto previsto dalle regole generali;

   addirittura, con verbale n. 3/2021, il collegio straordinario dei revisori dei conti è arrivato a contestare la veridicità di quanto contenuto nella delibera del consiglio direttivo (n. 3 del 30 aprile 2021), e cioè di non aver espresso nei termini di legge il proprio parere, laddove invece a quanto pare non era stato messo in condizione di esprimersi come obbligatoriamente previsto per legge –:

   se sia a conoscenza della situazione dell'Ente eventualmente anche sulla base di segnalazioni di merito pervenute alla competente direzione generale;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare il recupero delle capacità amministrative e tecniche pari alle funzioni e agli scopi per cui l'Ente parco nazionale dell'Aspromonte è stato istituito.
(5-06778)


   BALDINI, D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i prezzi dei carburanti, inclusi quelli del gpl e del metano, sono aggiornati ad ogni singola variazione da tutte le stazioni di servizio presenti sul territorio italiano e sono consultabili in tempo reale nel portale «Osservaprezzi» del Ministero dello sviluppo economico;

   secondo i dati dell'«Associazione Nazionale Imprese Distributrici Metano Autotrazione» la media del prezzo al chilo del metano nel mese di luglio era di euro 0,983, mentre ad agosto 2021 di euro 1,000;

   in data 1° ottobre 2021 il sito «Osservaprezzi» del Ministero dello sviluppo economico registra un forte incremento del prezzo del metano, che ha raggiunto e superato i 2 euro al chilo; l'aumento ha interessato diverse compagnie petrolifere e distributori di carburanti «no logo», in alcuni casi non tutte le stazioni di servizio con la medesima bandiera ma solo alcune;

   il «Quotidiano Energia» del 4 ottobre 2021 segnala un incremento del prezzo del metano soprattutto nell'area Centro Nord dell'Italia, con una media che si posiziona tra gli euro 1,157 a 1,631 euro/kg; anche dal sito «Osservaprezzi» del Ministero si può riscontrare come la maggiore parte delle stazioni di servizio con il prezzo del metano sopra i 2 euro/kg riguardino i territori della Toscana e dell'Emilia Romagna; a partire dal 1° ottobre 2021 ad oggi, ogni giorno, nelle medesime aree sono stati rilevati incrementi di prezzo per tali carburanti;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, tra l'altro, di promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano; il metano è un combustibile «pulito» e a basse emissioni;

   si ritiene essenziale che il Governo analizzi le cause che hanno spinto, a decorrere dal 1° ottobre 2021, il prezzo del metano da circa 1 euro/kg a più di 2 euro/kg nelle stazioni di servizio di compagnie petrolifere e distributori «no logo» e le ragioni per cui tale incremento ha interessato solo la parte centro-nord dell'Italia, in particolare la Toscana e l'Emilia Romagna –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per contenere il prezzo del metano per autotrazione, considerato l'impatto economico sugli automobilisti e sul trasporto di merci.
(5-06780)

Interrogazione a risposta scritta:


   ELISA TRIPODI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Vallone delle Cime Bianche di Cortaud si trova in Val d'Ayas (Valle d'Aosta) ed è ricompreso nella Zap-Zsc IT1204220 «Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa» derivata dalla rete europea Natura 2000 ed è pertanto sottoposto al regime normativo previsto per le Zone speciali di conservazione e le Zone di protezione speciale che prevedono un sistema di massima tutela naturalistica da parte delle norme europee e italiane;

   il Vallone, infatti, presenta nel suo insieme una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali e archeologiche tali da renderlo unico nel suo genere;

   è caratterizzato da un raro e fragile ecosistema che, grazie alle sue peculiarità geologiche, ha meritato l'elogio da parte della Società botanica italiana;

   nonostante il riconosciuto ed inestimabile valore della zona, questa è posta all'attenzione della cronaca per la proposta di realizzazione di un collegamento funiviario: è stato infatti pubblicato dalla Monterosa spa, società partecipata pubblica, un bando di gara per l'affidamento degli studi preliminari alla valutazione di fattibilità dell'opera;

   tale bando, che è già stato affidato, prevedendo la realizzazione di un collegamento impiantistico, risulterebbe illegittimo per impossibilità dell'oggetto, prevedendo un collegamento impiantistico in un'area facente parte della Rete europea Natura 2000, espressamente vietato dalla legge;

   il decreto ministeriale del 17 ottobre 2007, integrando la disciplina afferente la gestione dei siti che formano la Rete Natura 2000, in attuazione delle direttive n. 79/409/CEE e n. 92/43/CE, detta i criteri uniformi sulla cui base le regioni e le province autonome adottano le misure di conservazione o di gestione per tali aree;

   l'articolo 5, lettera m) del suddetto decreto statuisce in tutte le aree Zps il divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e di nuove piste da sci;

   nella fattispecie relativa al Vallone delle Cime Bianche, si tratterebbe, quindi, di realizzare un'opera in violazione esplicita del divieto assoluto di cui all'articolo 5 del decreto ministeriale 17 ottobre 2007, non potendo il progetto di collegamento di comprensori sciistici rientrare nella previsione del richiamato articolo 1, comma 4, con gravissime ripercussioni ambientali;

   va, infine, evidenziato che l'Italia è stata già condannata dalla Corte di giustizia europea per la progettazione di interventi sciistici in Rete Natura 2000, con la sentenza Sez. II, 20 settembre 2007, causa C-304/05; ivi è stato sancito che il mancato rispetto delle disposizioni sul tema è possibile solo in mancanza di soluzioni alternative e per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, tra i quali è stato evidenziato che non rientra il turismo invernale (si trattava dei mondiali di sci dello Stelvio); tra l'altro nella sentenza è stato altresì rilevato che la realizzazione di un progetto alle condizioni sopra citate è possibile solo dopo che uno Stato abbia adottato e comunicato alla Commissione delle Comunità europee ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata;

   appare, pertanto necessario ed urgente un intervento governativo al fine di richiedere la revoca in autotutela della procedura d'affidamento studio preliminare alla valutazione di fattibilità per il collegamento intervallivo del Vallone di Cime Bianche, perché apparirebbe in palese contrasto con la normativa europea e italiana a tutela dell'ambiente e delle zone protette;

   la causa della conservazione dei luoghi confacenti agli habitat comunitari rappresenta una delle più grandi sfide del nostro tempo;

   il Vallone delle Cime bianche è il simbolo dell'integrità superstite dell'ambiente alpino, sempre più minacciata da politiche predatorie; per mantenere in equilibrio l'ecosistema naturale è necessario rinnovare il patto tra l'uomo e l'ambiente attraverso scelte coraggiose che vanno contro gli interessi privati speculativi;

   in data 14 maggio 2021 Ministero della transizione ecologica, con nota della direzione generale per il patrimonio naturalistico, in un caso analogo, seppur in stato più avanzato, ha richiesto alla regione Lazio di rivalutare, in via di autotutela, l'autorizzazione concessa per un intervento simile da realizzarsi sul Monte Terminillo, anch'esso parte della rete Natura 2000 –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di richiedere alla regione Valle d'Aosta di porre in essere in via di autotutela, qualsiasi iniziativa di competenza volta ad evitare la realizzazione del progetto di un impianto funiviario nella zona del Vallone delle Cime Bianche che appare all'interrogante, in palese contrasto con le normative europee a tutela dell'ambiente e delle zone protette, anche al fine di evitare l'inutile dispendio di fondi pubblici, e dando una concreta risposta a questa istanza di «aiuto» del territorio attraverso un drastico cambiamento di rotta nella politica di tutela e difesa della nostra Terra.
(4-10367)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Furgiuele e Tateo n. 5-06276, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Murelli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Musella n. 7-00678, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 522 del 11 giugno 2021.

   La XI Commissione,

   premesso che:

    gli enti locali sono stati i soggetti, tra quelli ricompresi nella pubblica amministrazione, che hanno sostenuto in maggior misura il peso delle crisi economiche verificatesi nel 2008 e successivamente nel 2012, e la conseguente revisione e razionalizzazione della spesa pubblica;

    tra il 2010 e il 2017 le autonomie locali hanno subìto una riduzione di risorse pari a circa 22 miliardi di euro, come calcolato a suo tempo dall'ufficio studi della Cgia;

    i comuni sono stati gli enti che hanno subìto la riduzione di risorse maggiore con un taglio pari a circa 8,3 miliardi di euro;

    alla riduzione di risorse si sono aggiunti forti vincoli imposti sulle capacità assunzionali con l'introduzione di una severa disciplina vincolistica in materia di spese per il personale e limitazioni al turn-over;

    la capacità per gli amministratori locali di gestire efficaci politiche per il personale è stata fortemente compressa dalla legislazione finanziaria, che ne ha drasticamente ridotto l'autonomia organizzativa. Tutto questo ha determinato nel giro di pochi anni:

     una drastica diminuzione del numero di dipendenti pubblici impiegati nel comparto;

     un notevole incremento dell'età media del personale;

    con meno risorse a disposizione, i sindaci, almeno fino al 2015, hanno reagito agendo sulla leva fiscale. Successivamente, molti amministratori si sono difesi riducendo la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini. Tagliando i trasferimenti a regioni ed enti locali, lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso: in realtà, il conto è stato pagato in gran parte dai cittadini e dalle imprese che hanno subìto un fortissimo aumento del prelievo fiscale;

    la limitazione al turn-over è stata superata nel corso dell'anno 2019 con il collegamento tra spesa per il personale e un determinato valore soglia riferito alle entrate correnti;

    le amministrazioni comunali rimangono ancora eccessivamente limitate nella possibilità di programmare e procedere ad assunzioni di personale; inoltre le procedure amministrative attualmente previste antecedenti la fase concorsuale rendono eccessivamente lento sia il percorso che porta al bando di concorso, sia il tempo che intercorre tra la pubblicazione del bando e le effettive assunzioni, stimato in media in 4 anni;

    l'articolo 10 del decreto-legge n. 44 del 2021 in materia di semplificazione delle procedure concorsuali rappresenta sicuramente un primo, importante, passo avanti, al quale debbono, però, seguirne altri in particolare per consentire ai comuni di assolvere l'importante ruolo che è stato loro riconosciuto nell'attuazione di numerosi progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza,

impegna il Governo:

   1) ad adottare iniziative per garantire, alle amministrazioni comunali virtuose, maggiore autonomia in materia di assunzione di personale, superando la normativa attualmente vigente in materia di valori soglia e collegando le facoltà assunzionali con il mantenimento dell'equilibrio finanziario espresso nel bilancio consuntivo e preventivo per il triennio successivo;

   2) ad adottare iniziative per velocizzare ulteriormente le procedure propedeutiche all'avvio della procedura concorsuale, prevedendo, per le amministrazioni comunali, la riduzione dei tempi per la mobilità di personale di cui all'articolo 34-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, con particolare riferimento al periodo temporale di cui al comma 4 del medesimo articolo prevedendone la riduzione da quarantacinque a quindici giorni;

   3) ad adottare iniziative per semplificare le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 15, del decreto-legge n. 4 del 2019, prevedendo che i comuni possano avvalersi di percettori del reddito di cittadinanza per lo svolgimento, per un periodo temporaneo all'interno del quale è congelata la decorrenza del periodo temporale previsto per il beneficio, di attività inerenti alle funzioni dei medesimi enti;

   4) ad adottare iniziative per prevedere la possibilità per le amministrazioni comunali di avvalersi, nell'ambito del rispetto dell'equilibrio di bilancio interno, di prestazioni di lavoro occasionale nei casi di urgenza, necessità o gravità della causa che impone il ricorso a tale modalità di lavoro;

   5) ad adottare iniziative per rimuovere, per le amministrazioni comunali virtuose, l'applicazione del limite di spesa complessivo sostenuto nell'anno 2009 previsto dall'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n. 122.
(7-00678) «Musella, Zangrillo».