Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 9 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, definisce i lavoratori impiegati nelle attività stagionali come quelli che vengono assunti per svolgere una delle attività che sono individuate, rispettivamente:

     a) con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; oppure

     b) dai contratti collettivi, nazionali, territoriali o aziendali (Ispettorato nazionale del lavoro, nota 10 marzo 2021, n. 413);

    il suddetto decreto fino ad oggi, non è mai stato emanato; di conseguenza, continuano a trovare applicazione le norme del decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in esecuzione dell'articolo 1, comma 2, lettera a) della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

    il succitato decreto del Presidente della Repubblica contiene, prevalentemente, attività riferite al settore agricolo o industriale ad esso correlato (ad esempio, raccolta, cernita, spedizione dei prodotti ortofrutticoli freschi e dei relativi imballaggi), molte delle quali, oggi, sono desuete;

    fortunatamente, nel corso degli anni, è intervenuta la contrattazione collettiva ad individuare nuove attività definite «stagionali» rispetto alle quali è possibile giungere alla stipula di contratti che hanno, sotto l'aspetto normativo, una disciplina, sostanzialmente, parallela a quella degli ordinari contratti a termine;

    è necessario precisare che il termine «stagionalità» non può che far riferimento ad attività che si ripetono annualmente e che, in determinati periodi, comportano un incremento delle stesse;

    basti pensare agli accordi nel settore del trasporto aereo e dei servizi aeroportuali (ex articolo 17 della legge n. 84 del 1994) nel commercio ove secondo la previsione dell'articolo 66-bis del contratto collettivo nazionale di lavoro le parti, a livello territoriale, sono state definite come stagionali alcune attività ripetitive negli anni che comportano incrementi significativi, o anche nel settore della ristorazione;

    ovviamente, si tratta di accordi, raggiunti ben prima che si diffondesse la crisi economica, determinata dalla pandemica;

    la durata della «stagionalità» si giustifica se il periodo complessivo previsto non supera gli otto mesi (come nel contratto del settore alimentare, con riferimento a picchi ripetuti nel corso dell'anno) o poco più; non si giustifica se il periodo complessivo va oltre, tenuto conto anche del periodo di ferie che gli interessati maturano. C'è il rischio, fondato, che l'attività venga definita dal giudice, in caso di controversie, come attività lavorativa «normale», con tutte le conseguenze del caso;

    i lavoratori con contratto a tempo determinato stagionale possano essere assunti anche con contratto a termine di tipo ordinario e viceversa;

    con nota n. 413 del 10 marzo 2021, l'ispettorato nazionale del lavoro (Inl), rispondendo a sollecitazioni provenienti da più parti, si è espresso fornendo alcune delucidazioni amministrative, rese note attraverso un parere «concertato» con l'Ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

    la suddetta nota sottolinea come le norme sullo «stop and go», dieci o venti giorni (di calendario) a seconda che il precedente contratto abbia avuto, rispettivamente, una durata fino a sei mesi o superiore, non trovino applicazione nei contratti a termine previsti sia in esecuzione del decreto del Presidente della Repubblica n. 1525 del 1963 che nelle ipotesi previste della contrattazione collettiva, per la cui definizione occorre riferirsi all'articolo 51 del decreto legislativo n. 80 del 2015 il quale considera quale fonte di diritto sull'argomento sia gli accordi nazionali, che quelli territoriali ed aziendali stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o dalle «loro» rappresentanze sindacali aziendali o dalla rappresentanza sindacale unitaria;

    tale nota specifica inoltre che la cosiddetta «stagionalità» è applicabile anche:

     a) alle eccezioni relative alla durata massima di ventiquattro mesi: i contratti per attività stagionali (anche in somministrazione) se pur ripetuti nel corso degli anni non sono sottoposti a tale limite temporale (articolo 19, comma 2);

     b) alla normativa sulle proroghe ed i rinnovi, nel senso che tali tipologie riferite alla stagionalità possono essere prorogate o rinnovate anche in assenza delle causali (articolo 21, comma 01);

     c) alla normativa sul numero complessivo dei contratti stipulabili: l'articolo 23, comma 2, esclude i contratti stagionali dal numero complessivo dei contratti a termine stipulabili nell'anno (20 per cento rispetto ai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, o percentuale diversa stabilita dalla contrattazione collettiva);

     d) ai lavoratori delle fondazioni lirico sinfoniche ex decreto legislativo n. 367 del 1996 ed ex lege n. 310 del 2003 assunti, a pena di nullità in forma scritta, impiegati in attività stagionali individuate ex articolo 21, comma 2: la norma dalla quale sono esclusi riguarda la previsione dell'articolo 29, comma 3-bis relativa ai lavoratori assunti con contratti a termine, per un massimo di quarantotto mesi, con una norma specifica seguita ad una sentenza di condanna nei confronti dell'Italia emessa dalla Corte di giustizia europea;

    l'Inl, in relazione alla stagionalità individuata dalla contrattazione collettiva, come aggiuntiva rispetto a quella definita dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1525 del 1963, richiama gli orientamenti espressi in tal senso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con gli interpelli n. 15/2016 e n. 6/2019;

    con riferimento all'esclusione dall'obbligo di versamento del contributo addizionale NASpI ai sensi di quanto previsto dall'articolo 29, comma 2, della legge n. 92 del 2012, per le fattispecie di lavoro stagionale è prevista nei seguenti casi:

     a) per i lavoratori assunti a termine per le attività stagionali ex decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525;

     b) limitatamente ai periodi contributivi maturati dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015, per i lavoratori assunti a termine per attività stagionali definite tali dagli avvisi comuni e dai contratti collettivi nazionali stipulati, entro il 31 dicembre 2011, da parte delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative;

    tuttavia, dopo le modifiche che sono state introdotte dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160, l'Inps ha precisato che:

     1) ai contratti a termine, stipulati dal 1° gennaio 2020, per le attività stagionali «definite dagli avvisi comuni e dai CCNL stipulati entro il 31 dicembre 2011 dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative» non si applica il contributo addizionale NASpI né l'incremento previsto per ciascun rinnovo;

     2) la norma cristallizza le attività stagionali che danno luogo all'applicazione dell'esonero contributivo in esame, considerando a tale fine solo quelle contenute negli avvisi comuni e nei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati entro il 31 dicembre 2011 dalle organizzazioni abilitate;

     3) ai soli fini della determinazione dell'ambito di applicazione dell'esclusione dal versamento del contributo, l'esonero si riferisce anche ai contratti a termine – sottoscritti dal 1° gennaio 2020 per lo svolgimento di attività stagionali – stipulati in forza di contratti collettivi nazionali di lavoro intervenuti, tra le stesse parti e per il medesimo settore, dopo il 31 dicembre 2011, se tali rinnovi contrattuali contengano (tempo per tempo senza soluzione di continuità) espresso riferimento alle attività stagionali individuate dai contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati entro il 31 dicembre 2011, ossia senza modificare le attività produttive definite stagionali, e fermo restando che l'esonero non si applica alle eventuali ulteriori attività individuate come stagionali in sede di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro;

     4) l'obbligo contributivo permane, invece, anche per i periodi di vigenza del contratto successivi al 1° gennaio 2020, per i contratti stagionali che, pur afferenti alle fattispecie richiamate dall'articolo 2, comma 29, lettera b), della legge n. 92 del 2012, siano stati stipulati prima del 1° gennaio 2020: in caso di contratto stagionale stipulato prima del 1° gennaio 2020, l'esonero contributivo si applica ai rinnovi contrattuali intervenuti dopo tale data (Inps, circolare 4 agosto 2020, n. 91);

    l'articolo 44, comma 5, del decreto legislativo n. 81 del 2015 consente alla contrattazione collettiva nazionale stipulata dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di prevedere specifiche modalità di svolgimento del contratto di apprendistato, anche a tempo determinato per cicli stagionali, unicamente, nel settore turistico alberghiero (ove, da anni, è stata disciplinata la materia). In tale settore la stagionalità è possibile anche per il cosiddetto apprendistato di primo livello, disciplinato dall'articolo 43 del medesimo decreto, che, al comma 8, lo consente nelle regioni e nelle province autonome di Trento e Bolzano a condizione che sia stato definito un sistema di alternanza scuola-lavoro;

    la possibilità di accomunare i contratti a termine «stagionali» con quelli a tempo determinato «normali», è prevista solo ai fini del calcolo dell'aliquota per il collocamento obbligatorio, di cui all'articolo 3 della legge n. 68 del 1999, in relazione ai limiti dimensionali dell'impresa, in tal caso, gli assunti a tempo determinato si computano se la durata del loro rapporto supera i 6 mesi. Ai fini della quantificazione di tale ipotesi, si sommano gli eventuali periodi lavorati in entrambe le fattispecie a termine;

    ad oggi vi sono tanti lavoratori a tempo determinato, non stagionale, esclusi da qualsiasi indennità, in quanto non rientranti nel comparto turistico o termale e quindi con un codice Ateco o un codice Uniemens non rientrante tra quelli indicati nelle circolari Inps;

    l'Ateco, codice dell'attività economica, è una scelta dell'azienda all'atto della sua costituzione;

    gli Uniemens si applicano in relazione al tipo di contratto, spesso scelto in maniera unilaterale dal datore di lavoro;

    per questi lavoratori vi è una gravosa precarietà di rapporti di lavoro: le tipologie di contratto spesso si avvicendano nell'arco di pochi mesi da un contratto a chiamata per il primo periodo di lavoro, poi prorogato come stagionale o determinato nel periodo di maggiore affluenza turistica e poi ancora a chiamata con lo scemare della stagione;

    nel 2020 si è determinata la contrazione di 444 mila posti di lavoro e dai dati della Confcommercio, riferiti al predetto anno, 390.000 avrebbero sospeso;

    la cosiddetta «stagione» fa registrare un calo del tasso di occupazione notevole, poiché l'intero comparto turistico assorbe migliaia e migliaia di lavoratori in ogni settore, non solo turistico e termale ma anche in tutto l'indotto che ruota attorno ad esso;

    ad essere penalizzati sarebbero negozi, supermercati, agenzie di noleggio, aeroporti, attività di trasporto e consegna merci e tanti altri settori;

    la categoria degli stagionali è già stata penalizzata dall'introduzione della Naspi, dalle criticità del mondo del lavoro e da un'economia al collasso, da contratti di lavoro sempre più precari che causano instabilità economica a migliaia di famiglie con conseguente contrazione dei consumi e quindi ripercussioni sulla microeconomia del territorio;

    la normativa sul sussidio di disoccupazione, senza creare opportunità di lavoro, ha privato gli stagionali dei mezzi necessari ad una vita dignitosa, contravvenendo a quanto previsto dall'articolo 38 della Costituzione;

    ad oggi la situazione è ancora più critica, perché a causa della pandemia questi lavoratori sono stati i più colpiti: non lavorare implica non maturare le giornate sufficienti per la Naspi, le indennità finora elargite non utili ai fini della contribuzione figurativa, insomma una situazione gravissima per tantissime famiglie ormai allo stremo e alla disperazione;

    sarebbe necessario riconoscere questa categoria nel settore dei contratti di lavoro, in modo tale da attribuire alla categoria stessa una precisa tipologia contrattuale;

    già all'epoca dell'introduzione della nuova disciplina degli ammortizzatori sociali, nel 2015, l'allora Ministro Poletti aveva riconosciuto l'assenza dei lavoratori stagionali dall'elenco dei contratti di lavoro;

    sarebbe necessario altresì riconoscere i lavoratori stagionali come specifica categoria tra i contratti di lavoro;

    il riconoscimento della suddetta categoria favorirebbe la regolamentazione dei rapporti tra cittadini ed istituzioni e dei contratti, la valorizzazione di alcune professioni e ruoli, la vigilanza sugli aventi diritto al sussidio,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di:

   a) adottare il decreto di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 81 del 2015 e individuare le attività stagionali, attraverso un aggiornamento delle stesse, previste dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 2, lettera a) della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

   b) adottare iniziative, nell'ambito dell'imminente riforma degli ammortizzatori sociali, assicurare adeguate misure di sostegno al reddito per i lavoratori stagionali nei periodi di non lavoro, tenendo conto della peculiarità e specificità del lavoro stagionale;

   c) adottare iniziative per estendere i suddetti benefici anche ai lavoratori a tempo determinato, non stagionale, esclusi da qualsiasi indennità, in quanto, come sopra esplicitato, non rientranti nel comparto turistico o termale e quindi con un codice Ateco o un codice Uniemens non rientrante tra quelli indicati nelle circolari dell'Inps;

   d) adottare iniziative normative volte a introdurre una autonoma tipologia contrattuale per il lavoro e il lavoratore stagionale;

   e) adottare iniziative per introdurre specifici incentivi per le assunzioni con contratto di lavoro stagionale;

   f) adottare le opportune iniziative normative volte a dotare i centri per l'impiego e gli organismi autorizzati alle attività di intermediazione in materia di lavoro, in ogni sede aperta al pubblico, di uno sportello dedicato al lavoro stagionale, anche stipulando convenzioni non onerose con le associazioni di categoria con il compito di raccogliere le domande e le offerte di lavoro stagionale, fornire le relative informazioni ai lavoratori ed alle imprese che ne facciano richiesta e fornire informazioni relative ai diritti e alle tutele previsti per il lavoro stagionale;

   g) adottare iniziative per sostenere con apposite agevolazioni il lavoro stagionale, nelle isole minori a vocazione fortemente turistica, al fine di dare maggiori opportunità a tutti i lavoratori stagionali di trovare adeguati sbocchi professionali e potersi ricollocare più efficacemente;

   h) adottare iniziative per prevedere il recupero dei contributi figurativi non riconosciuti a causa della crisi economica causata dell'attuale pandemia da Covid-19;

   i) adottare le iniziative di competenza per prevedere una verifica sulla reale applicazione delle norme contrattuali (Ccnl) nonché del rispetto dei diritti dei lavoratori;

   l) adottare iniziative per prevedere, di concerto con l'Inps, una procedura per verificare d'ufficio la situazione del lavoratore stagionale sprovvisto di codice Ateco in virtù del fatto che l'Istituto di previdenza è già in possesso dei dati necessari all'espletamento della procedura;

   m) attivare una piattaforma informatica, quale strumento tecnologico per favorire i percorsi di incrocio di domanda e offerta di lavoro di tipo stagionale;

   n) adottare iniziative per garantire, supportare e finanziare forme di upskilling e formazione continua del lavoratore stagionale, nel periodo di non lavoro;

   o) adottare iniziative volte a prevedere misure per incentivare l'emersione spontanea, vantaggiosa, del lavoro nero, sia per il datore di lavoro, sia per il lavoratore;

   p) rafforzare le azioni di contrasto al lavoro nero e irregolare, nel settore stagionale.
(1-00509) «Manzo, Invidia, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la superficie boschiva italiana, che oggi conta 11,4 milioni di ettari, in poco meno di 30 anni ha registrato una crescita del 20 per cento (9 min. di ettari nel 1990). Con il 38 per cento della superficie nazionale coperta da boschi, tra l'altro, l'Italia è al secondo posto tra i grandi Paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna 55,4 per cento e davanti a Germania 32,8 per cento Francia 32,1 per cento e Gran Bretagna 13,1 per cento (media dell'Unione europea 33 per cento). Inoltre, nel periodo 1990-2015 l'Italia ha registrato crescita annuale media di superficie forestale dello 0,8 per cento, seconda a quella della Spagna (1,2 per cento), davanti a Francia (0,7 per cento), Gran Bretagna (0,5 per cento) e Germania (0,04 per cento), media UE (0,4 per cento);

    l'abete rosso (Picea abies) è la conifera più diffusa in Italia e la sua distribuzione (circa 600 mila ettari) si concentra sull'arco alpino centro orientale (Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) costituendo l'ossatura non solo ecologica, ma anche socio-economica di quei territori, che fondano sulla buona gestione delle peccete un'economia che contribuisce a mantenere vivo il presidio dei territori montani e garantisce il funzionamento di molte amministrazioni comunali, per cui i boschi di abete rosso sono un vero e proprio capitale che frutta interessi annui importanti;

    le foreste e i boschi svolgono un ruolo fondamentale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, in quanto assorbono e immagazzinano carbonio sotto forma di biomassa, regolano il ciclo dell'acqua, proteggono la biodiversità e controllano l'erosione, forniscono una fonte rinnovabile di materie prime, contribuiscono allo sviluppo della bioeconomia circolare e offrono occupazione, in particolare nelle zone rurali;

    il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 miliardi di tonnellate, corrispondenti a 4,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Le foreste italiane sottraggono ogni anno dall'atmosfera circa 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 milioni di tonnellate di carbonio accumulato. Ipcc ritiene che la gestione forestale sostenibile rappresenti il più importante strumento di mitigazione grazie all'assorbimento (sink di carbonio), all'immagazzinamento negli stock di biomassa e alla sostituzione di prodotti fossili con prodotti legnosi. Se il patrimonio forestale fosse gestito correttamente (allungamento turni, trasformazione popolamenti da coetanei a disetanei, conversione cedui, applicazione regolare delle scelte di pianificazione, prevenzione disturbi, nuove riserve forestali, rete dei boschi vetusti) e non lasciato a sé stesso l'immagazzinamento del carbonio crescerebbe del 30 per cento. Inoltre, se aumentassimo l'utilizzo del legno in tutti gli edifici pubblici (50 per cento modello francese) si avrebbe per ogni chilogrammo di legno impiegato una riduzione media di 1,2 chilogrammi di carbonio, dovuto al mancato utilizzo di materiali Carbon intensive come cemento e acciaio;

    l'Ips typographus, noto come Bostrico tipografo, è una specie nativa dell'Europa e dell'Asia settentrionale e risulta ampiamente distribuita nell'areale di distribuzione del suo ospite principale il Picea abies (abete rosso) ma non disdegna nemmeno le altre specie del genere Pinus e Larix, in pratica le principali specie botaniche che formano i boschi;

    è il più importante parassita forestale d'Europa, è un coleottero scolitide corticicolo classificato tra le dieci specie di insetti responsabili dei maggiori danni alle foreste europee, in particolare le foreste alpine delle Dolomiti popolate dall'abete rosso, ed è presente in 22 Stati membri;

    ai sensi del regolamento di esecuzione n. 2019/2072 della Commissione europea per quanto riguarda le misure di protezione contro gli organismi nocivi per le piante, questa specie è considerata un organismo nocivo da quarantena rilevante, per le sole zone protette di Irlanda e Regno Unito, dove risulta assente. Nessuna misura fitosanitaria obbligatoria è prevista per il restante territorio dell'Unione, considerata la sua ampia diffusione;

    in un ecosistema naturale l'Ips typographus rappresenta un fattore di equilibrio e biodiversità, sviluppandosi a carico di individui deboli e deperienti, ma è possibile che l'insetto attacchi anche piante giovani e sane, con un tronco ridotto, che vegetano in buone condizioni. Tuttavia, l'azione del Bostrico si esplica in modo incisivo e spesso devastante a causa dell'intervento antropico nella gestione del bosco e a seguito di eventi a carattere temporaneo quali siccità, danni da neve, vento o incendi;

    in Italia, il Bostrico, si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia) ed è un organismo oramai endemico dell'area alpina, visto anche che non è disponibile ad oggi una misura fitosanitaria che possa incidere in modo definitivo sulla sua presenza nei boschi tanto da non poter essere ipotizzabile la sua eradicazione;

    inoltre, l'applicazione delle comuni tecniche di lotta tramite insetticidi è resa difficile, poiché il Bostrico compie la quasi totalità del suo ciclo vitale sotto la corteccia e l'utilizzo in bosco non è realizzabile;

    in Europa gli attacchi di questo insetto alle foreste di conifere colpite da forte vento ed altri eventi climatici estremi sono ben noti, tanto da causare ulteriori perdite fino al 200 per cento della massa già abbattuta; soprassuoli danneggiati dal vento, infatti, favoriscono lo sviluppo del Bostrico e possono originare pullulazioni che si innescano a partire dagli alberi schiantati per poi, a causa della elevata densità delle popolazioni di insetti, spostarsi sulle piante sane presenti nelle vicinanze;

    a seguito del passaggio della tempesta Vaia di fine 2018, nel 2019 si sono avuti generalizzati aumenti delle popolazioni di Bostrico in molte aree del Triveneto – come emerso dal monitoraggio e dalla sorveglianza del territorio – tenuto conto anche dell'elevato numero di alberi abbattuti, un ottimo ambiente di riproduzione per questo insetto che predilige, per la sua alimentazione e riproduzione, le parti deperienti delle piante e che è in grado di passare dal legno a terra alle piante in piedi indebolendole;

    le infestazioni di Bostrico sono legate a situazioni climaticamente sfavorevoli all'abete rosso ed i fenomeni climatici legati al cambiamento climatico e al riscaldamento globale, registrato sia a livello alpino che europeo, stanno generando un progressivo aumento della frequenza dell'intensità delle infestazioni, oggi aggravate dalla situazione generata da Vaia;

    il monitoraggio del Bostrico – costituito dall'installazione di trappole Theysohn attivate con feromoni di aggregazione – nel 2019 e 2020 ha rilevato come le popolazioni dell'insetto siano pronte a svilupparsi nella gran massa di alberi caduti e sono potenzialmente in grado di avviare una crescita demografica esponenziale che può mettere in crisi la sopravvivenza anche degli abeti rossi non colpiti dalla tempesta, minacciando le foreste alpine delle Dolomiti, con pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

   in questo ultimo periodo la situazione si sta aggravando ulteriormente in quanto gli andamenti climatici discontinui in atto aumentano lo «stress» delle popolazioni di abete rosso, con la crescita della mortalità degli alberi in piedi per il diffondersi del Bostrico, con il grave rischio di arrivare ad una assenza quasi totale dell'abete rosso nelle nostre foreste alpine;

   i rilevamenti dell'Ufficio pianificazione forestale della provincia di Bolzano provenienti dalle trappole con feromoni hanno evidenziato che con l'ondata di caldo attuale le popolazioni si sono sviluppate in modo esponenziale ed hanno fatto registrare picchi fino a 28.000 esemplari solo nel mese di giugno 2021;

    la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche, perché variano da zona a zona e hanno notevoli costi di difficile quantificazione; inoltre il fenomeno dell'invasione del Bostrico aumenta considerevolmente con l'aumentare del numero di piante deboli, come qui nel caso delle aree colpite da Vaia;

    gli interventi di rimozione e recupero di alberi e tronchi abbattuti dalla tempesta Vaia sono ancora in corso e che a quasi 3 anni dalla tempesta Vaia si lavora ancora tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ancora una notevole quantità degli alberi schiantati dal vento la sera del 29 ottobre 2018 sono ancora a terra, nonostante un enorme sforzo di ditte e cantieri;

    ad un recente atto di sindacato ispettivo (n. 5/04766) fu risposto che «...la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche (...) che per limitare le infestazioni sono stati sperimentati numerosi metodi di cattura, ma un controllo efficace risulta ancora difficile (...) i principali metodi di controllo del parassita sono essenzialmente di tipo preventivo e comprendono la bonifica forestale, tagli fitosanitari, alberi esca e trappole a feromone, innescate con dei feromoni di aggregazione specifici (...) le trappole contribuiscono a ridurre la popolazione del parassita limitandone i danni ma non sono comunque in grado di evitare l'insorgenza di pullulazioni qualora non vengano eseguiti i comuni interventi di igiene forestale.»;

    infine, nella medesima risposta gli interroganti erano stati informati che, «...per la definizione delle più opportune strategie integrate di intervento e prevenzione da attuare sul territorio nazionale, la questione sarà discussa in sede di Comitato Fitosanitario Nazionale...», senza peraltro poi conoscere altro delle decisioni prese a livello ministeriale;

    il settore forestale è stato, fino alla metà degli anni '80, esplicitamente escluso dall'ambito di intervento della politica agricola comune (Pac). Nel primo periodo di programmazione dello sviluppo l'Unione europea ha avuto una politica forestale «ombra», in quanto le scelte in questo campo sono state proposte e definite in ambiti di programmazione esterni ad esso e senza un quadro coerente di obiettivi di settore. Il Trattato di Amsterdam del 1997 segna ufficialmente un radicale cambiamento dell'azione comunitaria nel settore ambientale, e quindi anche in quello forestale. Con gli articoli 2 e 6 del Trattato si afferma, infatti, una responsabilità dell'Unione europea nel controllo degli impatti dello sviluppo economico su ogni componente ambientale, ivi comprese le risorse forestali. Alla luce di questi cambiamenti politico-istituzionali si è arrivati solo nel novembre 1998 all'approvazione di una Comunicazione sulla Strategia forestale dell'Unione europea, successivamente adottata con una Risoluzione dal Consiglio nel dicembre 1998;

    a partire da queste prime decisioni le politiche forestali hanno visto negli anni successivi una crescita di importanza, sia nella maggiore considerazione che queste stanno ottenendo tra i settori d'intervento dello sviluppo rurale, che nella dotazione di risorse finanziarie ad esse destinate. Già nel passaggio dalle misure di accompagnamento della Pac Regolamento (CEE)2080/92, attivo fino alla fine degli anni '90) al secondo periodo di programmazione dello sviluppo rurale 2000-2006, l'insieme delle linee di intervento si amplia, così come la loro dotazione finanziaria complessiva. Nella successiva programmazione di sviluppo rurale (2007-2013) le misure forestali hanno assorbito sempre maggior quota dei fondi a disposizione per lo sviluppo rurale;

    oggi il Programma di sviluppo rurale (Psr) e il principale strumento strategico di pianificazione e intervento per tutti i settori e le attività produttive del mondo rurale, incluse quelle forestali. Il Psr fa capo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), a sua volta strumento della Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea insieme al Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga);

    il settore forestale per il periodo di programmazione 2014-2020 ha potuto contare su una politica di sviluppo rurale attenta ad una materia sempre più trasversale per lo sviluppo, la tutela e la conservazione del territorio rurale e montano. La politica dell'Unione europea, infatti ha sottolineato l'importanza del ruolo e della funzione del bosco e della sua gestione in termini di misure, sotto-misure e operazioni potenziando, il sostegno pubblico;

    in tutte le regioni e province autonome, assieme alle misure tipicamente agricole anche nel periodo 2014-2020 sono state sostenute diverse misure dedicate al mondo forestale, riguardanti sia gli interventi selvicolturali di miglioramento strutturale e compositivo, sia il sostegno a investimenti nell'infrastruttura necessaria allo sviluppo, all'ammodernamento e all'adeguamento dell'agricoltura e della selvicoltura, incluso l'acquisto di mezzi e attrezzature forestali;

    con le misure del Psr si sono quindi sostenuti interventi per aumentare la superficie delle aree forestali e migliorare le foreste esistenti e la filiera bosco-legno, consentendo anche la realizzazione di sistemi agroforestali su superfici agricole, nelle quali l'arboricoltura è associata ad altre colture e attività zootecniche, al fine di rispondere agli obiettivi ambientali di gestione sostenibile delle risorse naturali, e a quelli di competitività dell'azienda agricola;

    con lo strumento del Psr si sono inoltre sostenute forme di cooperazione tra soggetti e in particolare rapporti di cooperazione tra diversi operatori del settore agricolo, del settore forestale e della filiera alimentare e altri soggetti che contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi e delle priorità della politica di sviluppo rurale, come ad esempio le associazioni di produttori, le cooperative e le organizzazioni interprofessionali;

    oggi, in virtù anche della partenza della nuova Pac e quindi di nuovi strumenti del Psr, tali misure potranno essere strategiche per sostenere le zone colpite dall'emergenza bostrico, consentendo di calibrare la destinazione di risorse adeguate verso le comunità più colpite, aiutando allo stesso tempo la rimozione e la costituzione di nuovi boschi;

    il testo della riforma della Pac per il periodo 2021-2027 ha introdotto il Piano strategico nazionale (Psn) come strumento di programmazione nazionale che ha due caratteristiche di diversità rispetto al passato:

     a) unifica in un unico documento di programmazione e gestione tutte le politiche agricole di un Paese, vale a dire i pagamenti diretti, gli interventi settoriali delle Organizzazioni comuni di mercato (Ocm), le misure dello sviluppo rurale e infine anche tutti i regimi di sostegno nazionali (aiuti di Stato);

     b) riporta sostanzialmente al centro la regia della programmazione e anche della gestione delle politiche, imponendo l'amministrazione nazionale come unico interlocutore della Commissione europea nel negoziato che segue alla proposta del Psn da parte dello Stato;

    in un Paese come il nostro, dove agricoltura, selvicoltura e sviluppo rurale sono materie decentrate alle regioni ormai da lungo tempo, questa modifica istituzionale interviene su un assetto ormai consolidato di divisione dei compiti tra Stato e regioni, dato che agricoltura e sviluppo rurale, per loro natura, richiedono un forte ancoraggio regionale e sub-regionale, investendo anche la dimensione locale per le forti specificità che i contesti agricolo e forestale presentano. Inoltre, metterà alla prova la capacità dell'amministrazione nazionale, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di coordinare in un unico documento tutte le politiche e finalizzarle ad obiettivi comuni; uno sforzo che richiederà risorse umane e capacità organizzative importanti;

    nel contesto di emergenza da Bostrico, il Psn allora può diventare uno strumento decisivo per pianificare interventi e convogliare risorse sui territori colpiti da tale flagello, non solo per fasi operative di intervento durante l'emergenza, ma anche per le fasi seguenti di impiego del materiale asportato e di ripristino degli ambienti boscati profondamente intaccati dal Bostrico;

    nel 2013 l'Unione europea ha varato una «Strategia forestale dell'UE» (COM (2013) n. 659 final del 20 settembre 2013) quale quadro per garantire la coerenza delle politiche forestali nazionali e dell'Unione europea i cui principi guida sono la gestione sostenibile, il ruolo multifunzionale delle foreste, l'efficienza delle risorse e la responsabilità globale delle foreste;

    sul piano della legislazione nazionale, il decreto legislativo n. 34 del 2018 prevede l'approvazione della Strategia forestale nazionale (Sfn), che definisce gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva del patrimonio forestale nazionale e per lo sviluppo del settore e delle sue filiere produttive, ambientali e socioculturali. Per questo è stato predisposto il documento strategico «Strategia forestale nazionale per il settore forestale e le sue filiere» con una visione di lungo termine, in attuazione degli impegni assunti a livello internazionale ed europeo, con particolare riferimento alla Strategia forestale dell'Unione europea e al Piano strategico delle foreste 2017-2030 delle Nazioni Unite. Denominatore comune rimane la Gestione forestale sostenibile (Gfs), quale strumento essenziale per equilibrare gli interessi della società, le responsabilità dei proprietari e degli operatori del settore;

    la Sfn approvata dal tavolo tecnico, presso il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il 15 giugno 2021, è organizzata in 7 capitoli e si articola su 4 livelli (obiettivi, azioni, strumenti finanziari, modalità di monitoraggio e valutazione);

    tra questi, in particolare, tra le azioni operative (azioni che hanno un'applicazione ampia su scala nazionale e trovano attuazione con i programmi forestali regionali) si trova quella che riguarda le «Risorse forestali danneggiate e prevenzione dei rischi naturali e antropici» (Azione operativa A5);

    questa considera la sempre maggiore vulnerabilità del patrimonio forestale nazionale alle conseguenze della crisi climatica (disturbi e calamità naturali come incendi, dissesto, venti estremi, e altro) e all'azione antropica (inquinamento atmosferico, delle acque e del suolo, assenza di gestione, e altro) e impone interventi diretti non solo alla prevenzione ma anche alla ricostituzione del potenziale forestale danneggiato, e al recupero delle foreste degradate, in particolare nelle aree montane, più sensibili e a rischio (tra cui litorali e pianure), per il beneficio degli habitat e per la riduzione dei rischi di dissesto, in coerenza con le potenzialità ecologiche e biogeografiche dei territori interessati;

    nel contesto nazionale tale Azione si concretizza tramite le Sotto-Azioni: A.5.1: ricostituire il potenziale forestale danneggiato da disturbi naturali o antropici, incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici e recuperare le foreste degradate in linea con le potenzialità ecologiche e biogeografiche locali; A.5.2: realizzare interventi di prevenzione attiva nei confronti dei rischi naturali e antropici, fitopatie, incendi e avversità biotiche ed abiotiche;

    entrambe le sotto-azioni diventano strategiche nell'affrontare il momento attuale di emergenza da Bostrico sulle foreste alpine; tuttavia, la Strategia così delineata, ad oggi non ha fondi specifici ad essa destinati, che favoriscano una gestione sostenibile del patrimonio forestale e boschivo. Quindi è quanto mai urgente, soprattutto nel momento in cui le foreste alpine si trovano ad affrontare questa grave emergenza dovuta all'infestazione da Bostrico sulle popolazioni di abete rosso, che lo strumento della Sfn diventi operativo con specifici finanziamenti sulle azioni utili per affrontare la situazione;

    la Commissione europea ha presentato il 16 luglio 2021 la comunicazione sulla Strategia forestale dell'Unione europea per il 2030. Il testo adottato rappresenta un'iniziativa del Green Deal europeo che si basa sulla strategia dell'Unione europea per la biodiversità per il 2030. La strategia intende contribuire al pacchetto di misure proposte per ottenere riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Inoltre, intende sostenere l'Unione europea nel mantenimento dell'impegno a migliorare la rimozione del carbonio da parte dei pozzi naturali, come previsto nella legge europea sul clima. Tenendo conto degli aspetti sociali, economici ed ambientali, la nuova strategia forestale mira a garantire la multifunzionalità delle foreste dell'Unione europea e sottolinea il ruolo centrale svolto dai proprietari e gestori forestali;

    le pratiche di gestione forestale sostenibile (Pgfs) avviate in Italia mostrano chiaramente che le funzioni ecologiche del bosco e la salvaguardia della biodiversità si realizzano grazie alla fornitura di legname, di prodotti non legnosi, di biomassa, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Secondo il principio di uso a cascata, di complementarità e di sinergia delle diverse risorse e dei relativi utilizzi le Pgfs producono un positivo impatto ambientale, la lotta agli sprechi, il presidio attivo di territori spesso esposti a rischio di abbandono e spopolamento. La gestione forestale sostenibile rappresenta un importante volano di sviluppo locale e fonte di reddito per le imprese boschive e i diversi operatori di filiera, economia del legno a chilometro zero in aree montane e marginali;

    la nuova Strategia forestale europea, tuttavia, non sembra evidenziare le esternalità positive in termini di gestione forestale sostenibile conseguite grazie alla filiera bosco-legno-energia, che in questi ultimi anni, ha permesso di riqualificare e recuperare aree forestali danneggiate, degradate e/o affette da patologie, con un'importante azione di prevenzione dei rischi idrogeologici, di incendi, attuando diffusi interventi di miglioramento forestale;

    l'emergenza Bostrico, che si estende lungo l'arco alpino e che non viene influenzata dalla presenza dei confini nazionali, rischia di essere un fenomeno che si estende anche alle foreste di altri Paesi europei e mai come ora la presenza di una Strategia forestale europea può diventare fondamentale non solo per il supporto alle comunità colpite da tale fenomeno, ma anche per la gestione dei momenti di intervento e soprattutto per le operazioni seguenti alle fasi più critiche dell'infestazione;

    compito delle istituzioni è di portare a livello europeo i dati dell'emergenza e la richiesta di supporto e appoggio da parte dell'Unione europea anche attraverso lo strumento strategico forestale, per dare tutto il supporto possibile ai territori alpini colpiti e prevenire l'espansione dell'infestazione a livello europeo,

impegna il Governo

   ad adottare specifiche iniziative, anche di natura economica, per la lotta ed il contrasto a livello nazionale del Bostrico tipografo, al pari di quanto già fatto per la processionaria del pino nonché di quanto previsto per il contrasto alla Xylella fastidiosa, al fine di eliminare o perlomeno ridurre la diffusione del suddetto coleottero e di altre patologie del bosco;

   a mettere a disposizione del Parlamento e delle regioni i dati in tempo reale sull'avanzare della diffusione della infestazione da Bostrico e sullo stato di aggressività, al fine di scongiurare il rischio che nel breve termine si vedano scomparire centinaia di migliaia di ettari di foresta di abete rosso;

   ad attivare una task force con a capo il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali coadiuvato dai dipartimenti delle Università del Triveneto e dei Corpi forestali del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, per attivare un piano di azione esecutivo da mettere in atto per intervenire tempestivamente per la salvaguardia dei boschi dolomitici;

   ad adottare iniziative tempestive di aiuto economico per le regioni colpite dall'infestazione, anche attraverso lo strumento delle azioni del Programma di sviluppo rurale, al fine di realizzare strade forestali con le quali si possano raggiungere agevolmente le zone dove sono stati rinvenuti i focolai di bostrico nonché per attuare un'azione tempestiva di rimozione del materiale forestale infetto e piazzali per lo stoccaggio del materiale in attesa della destinazione finale verso i siti di lavorazione e trasformazione;

   a inserire nel Piano strategico nazionale (Psn) per la Politica agricola comune (Pac) misure specifiche per far fronte all'emergenza Bostrico affinché le regioni possano prevedere misure ad hoc di contrasto all'infestazione, da destinare non solo alla realizzazione di strade e piazzali per le azioni di cantiere e di stoccaggio del materiale forestale, ma anche alle successive iniziative di riforestazione dei siti attaccati dal bostrico;

   a rendere operativo rapidamente lo strumento della «Strategia Forestale Nazionale» (Sfn), approvata dal tavolo tecnico, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il 15 giugno 2021, finanziando le sue azioni e sottoazioni per intervenire tempestivamente nel contrasto alla diffusione del bostrico sulle Alpi, e ad emanare, in termini rapidi, i decreti ancora pendenti che attuano in maniera efficace il decreto legislativo del 3 aprile 2018, n. 34, «Testo unico in materia di foreste e filiere forestali» (Tuff);

   a promuovere le opportune iniziative di competenza a livello europeo, portando i dati dell'emergenza e la richiesta di supporto e appoggio da parte dell'Unione europea anche attraverso lo strumento strategico forestale, per dare tutto il supporto possibile ai territori alpini colpiti e prevenire l'espansione dell'infestazione a livello europeo;

   ad adottare iniziative affinché la «nuova Strategia forestale europea» tenga conto delle competenze sviluppate a livello nazionale e delle direttive già emanate dagli Stati membri in merito ai criteri di sostenibilità delle biomasse e delle politiche per il miglioramento della qualità dell'aria, nonché in merito all'impatto socio-economico della filiera bosco-legno-energia per lo sviluppo e il presidio delle aree montane e rurali, sostenendo lo sviluppo di questa filiera al fianco delle altre filiere di produzione di energie rinnovabili.
(7-00720) «Loss, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Manzato, Tarantino».

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la telemedicina è un connubio di tecniche mediche ed informatiche che permettono di curare un paziente anche a distanza e fornire assistenza sanitaria;

   analoga alle relazioni virtuali rappresenta una importante opportunità di interazione medico-paziente, già applicata in alcuni campi della medicina moderna: telepatologia, teleradiologia, telecardiologia, teledermatologia, teleneurologia, teleriabilitazione, televisiva;

   una delle prime applicazioni di telemedicina, in Italia, è consistita nella trasmissione sperimentale di elettrocardiogrammi a distanza, iniziata nel 1976 utilizzando le normali linee telefoniche e proseguita, negli anni Ottanta, quando l'allora Sip lanciò un vero e proprio «cardiotelefono»; la salute mobile sta diventando una scelta popolare soprattutto nelle zone scarsamente servite in cui vi è diffuso utilizzo del telefono cellulare e molte organizzazioni senza scopo di lucro, come m-Health Alliance, stanno sostenendo lo sviluppo di tecnologie mobili per un maggiore ricorso alla salute mobile;

   tra i vantaggi, la telemedicina consente di prestare assistenza medica ai pazienti che si trovano nelle regioni remote, rendendo più facile l'osservazione dei pazienti a mobilità ridotta, riduzione dei costi sanitari, scambio di esperienze tra operatori sanitari e riduzione del rischio di malattie infettive;

   l'articolo 1, comma 444, della legge di bilancio per l'anno 2021 stabilisce che le regioni possono destinare una quota pari allo 0.5 per cento dei fondi stanziati dal programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico all'acquisto, da parte delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, di dispositivi e applicativi informatici che consentano di effettuare refertazione a distanza, consulto tra specialisti e assistenza domiciliare da remoto;

   il programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, così come stabilito dall'articolo 1, comma 442, della citata legge di bilancio, è finanziato dall'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e rideterminato, da ultimo, dall'articolo 1, comma 81, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, in 30 miliardi di euro;

   per effetto della modifica apportata dall'articolo 1, comma 442, della legge di bilancio 2021, il fondo suddetto è stato incrementato di ben 2 miliardi di euro per l'anno 2021 per la sottoscrizione di accordi di programma con le regioni;

   per quanto di conoscenza dell'interrogante, questi fondi sembrerebbero ancora non essere disponibili per le regioni richiedenti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza per verificare l'erogazione dei fondi stanziati dal programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico di cui sopra.
(5-06637)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le modalità d'affidamento in regime di house-providing da parte delle amministrazioni ad un soggetto giuridico terzo sono state a lungo ritraibili esclusivamente dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;

   in particolare, una significativa apertura c'è stata con la direttiva 2014/24/UE, la direttiva 2014/23/UE e la direttiva 2014/25/UE, che legittimano l'istituto anche in caso di partecipazione di capitali privati, a condizione che: i) sia «prescritta» da legge nazionale; ii) non sia in contrasto con gli obiettivi dei trattati; iii) non comporti, l'esercizio, da parte del privato, di un'influenza dominante sulla compagine societaria;

   tuttavia, le disposizioni europee sono state recepite in Italia con alcune divergenze lessicali; ad esempio, mentre l'articolo 5 del codice dei contratti pubblici si riferisce a forme di partecipazione di capitali privati che siano «previste» dalla «legislazione nazionale», l'articolo 16 del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp) richiede che detta partecipazione sia «prescritta» da «norme di legge»;

   il quadro normativo e giurisprudenziale testé delineato (oggetto anche di interpretazioni disomogenee da parte del Consiglio di Stato) necessita di un intervento legislativo; invero, molti soggetti aggiudicatari diretti di appalti o concessioni pubbliche perderebbero l'opportunità di approvvigionarsi di capitali terzi (non pubblici) per svolgere le funzioni fondamentali e servizi essenziali a favore della cittadinanza;

   l'ingresso regolamentato di capitali privati nelle predette società in-house, soprattutto a livello locale, comporterebbe significativi benefici in termini di gestione aziendale e trasparenza, evitando il ricorso ad altre forme di trasferimento di risorse pubbliche;

   nel rispetto della direttiva 2014/24/UE, il combinato disposto dei suindicati benefici potrebbe quindi essere efficacemente garantito attraverso la quotazione in borsa di una partecipazione di minoranza del capitale sociale delle cosiddette in-house, in quanto: 1) l'ente pubblico continuerebbe a detenere il loro controllo; 2) la normativa applicabile alle società quotate impedisce ad una minoranza eventuali poteri di veto sulla gestione sociale; 3) la quotazione in borsa (a) permetterebbe di accedere a ulteriori risorse economiche finalizzate a implementare lo sviluppo di servizi pubblici; (b) garantirebbe un assetto di governance trasparente; (c) assicurerebbe la parità di trattamento fra soggetti investitori –:

   se e quali iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare per implementare la possibilità di ingresso di capitali privati nelle società in-house, con particolare riguardo ad una potenziale partecipazione dei privati, quale alternativa al trasferimento di risorse pubbliche e alla trasformazione in società miste, attraverso la quotazione di partecipazioni di minoranza sui mercati regolamentati dell'Unione europea.
(5-06643)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PINI, CENNI, ORFINI, GRIBAUDO, RACITI, PIZZETTI, CECCANTI, SIANI, VISCOMI, CIAGÀ, BRUNO BOSSIO, RIZZO NERVO, BOLDRINI, FRAILIS, INCERTI, POLLASTRINI, UNGARO, SCHIRÒ, SENSI, AVOSSA, MURA, MAGI, FRATOIANNI, VERINI, LACARRA, NITTI, PRESTIPINO, MIGLIORE, ANDREA ROMANO, ZAN e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'8 marzo 2020 è scoppiata una grave rivolta nella casa circondariale Sant'Anna di Modena nella quale sono morti nove detenuti, direttamente nell'istituto penitenziario o mentre, in condizioni d'emergenza senza che però nessuno li ritenesse in pericolo di vita, venivano trasportati verso altri istituti;

   su ciò che accadde in quelle circa 60 ore sono state svolte indagini contro ignoti, con le ipotesi di reato di omicidio colposo e morte come conseguenza di altro delitto;

   in una lettera pervenuta alle agenzie di stampa e indirizzata anche al Ministro interrogato da uno dei detenuti allora presenti alla rivolta e ai trasferimenti in cui si legge, tra l'altro: «Molti detenuti, alcuni in palese stato di alterazione probabilmente dovuto all'assunzione di farmaci, furono violentemente caricati e colpiti al volto con manganellate anche coi “tondini in ferro pieno” che si usano per effettuare la battitura nelle celle. Alcuni di questi a cui non fu dato nessun supporto medico morirono nel giro di pochi minuti»;

   il Ministro interrogato ha espresso una forte e decisa presa di posizione durante l'informativa alla Camera dei deputati sulle gravi violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere in cui ha annunciato che al Dap è stata istituita una nuova commissione ispettiva interna che visiterà tutti gli istituti dove si sono verificati i gravi eventi del marzo 2020 e che deve indagare al suo interno e deve scoprire cosa accade dietro quei muri perché i fatti di Santa Maria dimostrano che la capacità di indagine interna non c'è stata;

   sul quotidiano «il Dubbio» in data 26 luglio 2021 è comparsa la notizia «Trasferì da Modena i reclusi, ora è nel pool del Dap che dovrà far luce sui pestaggi: Marco Bonfiglioli, il dirigente del provveditorato regionale che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti dal carcere Sant'Anna dopo le rivolte, fa parte della commissione istituita su impulso della ministra Cartabia» e ancora: «Nel pool è presente anche Marco Bonfiglioli, il dirigente del provveditorato regionale che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti dal carcere Sant'Anna di Modena, tra i quali quelli che morirono durante il viaggio, o all'arrivo, verso le altre carceri. Non è un dettaglio da poco, perché se da una parte c'è stata un'archiviazione del procedimento relativo alla morte di otto persone detenute del carcere modenese avvenuta all'indomani delle rivolte del marzo 2020, dall'altra rimane ancora in piedi la nona morte: quello del detenuto Salvatore Piscitelli, morto ad Ascoli durante il trasferimento» –:

   quali criteri siano stati individuati per la selezione dei componenti della sopracitata commissione ispettiva istituita dal Ministero della giustizia;

   se il Ministro interrogato non consideri opportuno, anche al fine di evitare polemiche e speculazioni e garantire la più totale imparzialità nell'operato della commissione, adottare iniziative affinché tra chi ha il compito di verificare che non vi siano stati abusi non ci siano le stesse persone che in quei giorni hanno avuto compiti dirigenziali e di coordinamento;

   per quale motivo siano stati esclusi dalla composizione della commissione figure come i Garanti dei detenuti, e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno integrare i membri della commissione anche con queste e altre figure, anche per evitare strumentalizzazioni e polemiche sull'importante operato di indagine della commissione.
(4-10174)


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una nota congiunta, le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria hanno denunciato la situazione esplosiva all'interno dell'istituto penitenziario di Corigliano-Rossano, dove «L'ambiente di lavoro è ormai diventato a rischio per l'incolumità fisica di tutti coloro che vi lavorano»;

   in particolare, la struttura carceraria è destinataria «di plurime assegnazioni di reclusi con evidenti problematiche di convivenza con la popolazione detenuta ivi ristretta per essere stati aggrediti e malmenati da più consimili in altre sedi penitenziarie della regione e che giacciono in settori del reclusorio al di fuori di ogni opportunità trattamentale, se non con forti ed evidenti problematiche psichiatriche, taluni addirittura, pare, provenienti da articolazioni territoriali per la tutela della salute mentale in carcere ivi assegnati, sembra, molto spesso in barba a ogni regola che questa Amministrazione si è data in materia di trasferimento nel rispetto della normativa anti Covid-19»;

   il 29 agosto 2021, l'infermeria del penitenziario è stata devastata ad opera di un detenuto affetto da problemi di instabilità mentale, che con violenza incontenibile e incontrollata ha distrutto apparati informatici in uso ai medici, attrezzature diagnostiche e vari suppellettili d'arredo;

   la furia devastante del detenuto è stata contenuta grazie all'intervento degli agenti di polizia penitenziaria in servizio, in numero talmente esiguo che si sarebbe addirittura fatto ricorso a personale fuori servizio;

   e ancora, sempre secondo la denuncia dei sindacati, «Nella giornata del 31 agosto 2021, detenuto sempre ivi assegnato, pare, al di là di ogni formalità anti Covid-19, in zona Ingresso Istituto dove si trovava per essersi recato in Matricola, oltraggiava e minacciava non solo il Comandante del Reparto lì presente, ma tutto il Personale di Polizia Penitenziaria sopraggiunto attesa la sua volontà di non voler far rientro nella propria camera di pernottamento [...]. Ci si esenta invece di dire alcunché circa l'assegnazione “per le vie brevi” effettuata nel trascorso mese di agosto, pare mediante vorticoso intreccio telefonico di più dirigenti di altro detenuto manifestamente psichiatrico e, si crede, incompatibile con l'ambiente carcerario il quale, da che risulta ivi assegnato, è alla perenne ricerca di uno scontro fisico con qualunque operatore penitenziario e, quindi, anche col Personale di Polizia Penitenziaria che, fino a ora, si è sempre molto opportunamente scongiurato»;

   la concentrazione di un numero elevato di detenuti psichiatrici, unitamente ad una cronica carenza di organico e di personale socio-sanitario adeguatamente formato determinano, di fatto, una criticità operativa strutturale della quale il personale di polizia penitenziaria, in primis, è ormai oppresso poiché costretto a carichi di lavoro insostenibili, spesso chiamato a garantire la funzionalità di più posti di servizio;

   si legge nella nota, «non solo l'ordine e la sicurezza dell'istituto di Corigliano-Rossano sono altamente a rischio, ma lo è anche quello della vita amministrativa del reclusorio che, sempre più, attese le numerose assenze dal servizio anche in concomitanza all'assegnazione di tali soggetti vede la partecipazione diretta nella gestione degli eventi critici di larga parte del Personale di Polizia Penitenziaria addetta negli Uffici Matricola, NTP, Colloqui Familiari, Servizi, Conticorrenti, Comando e altri che, vuoi poiché impegnati direttamente nel frangente illegittimo, vuoi poiché da questo ne discendono eventi aggressivi nei confronti di questi suscettibili di prognosi medica, vedono la loro attività amministrativa se non nulla, garantita fortemente a rilento se non con grave ritardo» –:

   quali urgenti provvedimenti di competenza il Governo intenda assumere per sanare la grave situazione in cui versa l'istituto penitenziario di Corigliano-Rossano, compresa la carenza di personale dei diversi ruoli e in particolare di quello direttivo, posto che l'istituto risulta sprovvisto da tempo dell'importante figura del funzionario vice comandante di reparto, come denunciato in diverse occasioni dai sindacati.
(4-10176)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2021 la CIN-Tirrenia – esercente in deroga del collegamento marittimo in continuità territoriale sulla linea Civitavecchia-Arbatax-Cagliari – ha sospeso lo scalo di Arbatax, conservando unicamente la tratta Cagliari-Civitavecchia;

   anche l'altra linea operante su Arbatax, la Genova-Olbia-Arbatax, è stata cancellata a seguito della decisione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di escluderla dai nuovi bandi per i collegamenti in regime di continuità territoriale marittima;

   queste circostanze hanno determinato il blocco di tutte le attività del porto di Arbatax, con la conseguenza che, nel pieno della stagione turistica, i territori della Sardegna centro-meridionale verrebbero esclusi dai flussi e dai servizi di trasporto commerciale via mare, con grave danno per le attività economiche e con gravissima compromissione del diritto alla mobilità dei cittadini;

   il porto di Arbatax risulterebbe oggi la principale porta per la Sardegna centro-meridionale e, in particolare, sarebbe funzionale alle attività socio economiche di un'ampia area geografica che con la chiusura del porto rischierebbe di essere ulteriormente isolata vista la precarietà della rete viaria, l'assenza di un aeroporto in attività e di una rete ferroviaria, a eccezione di una ferrovia turistica;

   la centralità e l'importanza del porto sarebbe confermata dai dati sul flusso di passeggeri nell'infrastruttura, secondo i quali, a fronte di una diminuzione di navi attraccate dal 2009 al 2019, che sarebbero passate da 287 unità a 219 all'anno, il numero dei passeggeri sarebbe rimasto invariato, circa 50 mila all'anno;

   la continuità territoriale, sia marittima sia aerea, trova fondamento nella necessità di garantire il diritto alla mobilità delle popolazioni delle regioni insulari d'Europa i cui collegamenti sarebbero a rischio di fallimento di mercato. Nel complesso, si inserisce tra le garanzie di uguaglianza sostanziale e di coesione di natura economica e sociale dei cittadini, perché il trasporto è un elemento essenziale del diritto alla mobilità, previsto all'articolo 16 della Costituzione; si tratta pertanto di un servizio di interesse economico generale tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

   pertanto, non avrebbe alcun fondamento la scelta del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di affidare al libero mercato, senza danno ai diritti di mobilità dei cittadini dell'Ogliastra, la rotta Genova-Olbia-Arbatax, molto remunerativa per il primo tratto (Genova-Olbia), ma fuori mercato, senza essere sussidiata, per il secondo (Olbia-Arbatax);

   ugualmente, non si comprenderebbero le ragioni per le quali, per il bando della linea Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, maggiormente onerosa e centrale nel garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e delle imprese della Sardegna, siano stati stanziati appena 16.600.000 euro all'anno, quando la precedente convenzione stanziava 23.933.000;

   all'indomani della sospensione dello scalo da parte di Cin-Tirrenia, operatori e lavoratori del porto di Arbatax hanno manifestato promuovendo lo stato agitazione in relazione alla totale sospensione delle attività nel porto, a fronte delle quali, non ci sarebbero stati adeguati chiarimenti da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nonostante il 21 luglio 2021 il viceministro, Alessandro Morelli, abbia fatto visita alle infrastrutture portuali dell'isola (Arbatax e porto industriale di Cagliari);

   emergerebbe una situazione di profonda incertezza attorno al futuro dell'infrastruttura portuale che, secondo quanto viene riportato dagli organi di stampa, starebbe trovando già da alcuni anni in una condizione di abbandono da parte delle istituzioni –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per promuovere il rilancio del porto di Arbatax e ripristinare il diritto alla mobilità dei cittadini della Sardegna, anche prevedendo, nell'ambito della continuità territoriale marittima, adeguati sussidi per le linee con scalo ad Arbatax.
(5-06639)


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa ligure dell'incendio e dello sversamento di liquido in fiamme sul nuovo ponte autostradale San Giorgio del 26 agosto 2021, che sembra lo abbia danneggiato in maniera non grave. Un camioncino ha preso fuoco nella parte iniziale del ponte, sul lato di ponente, e l'olio che trasportava è colato sulla struttura e dentro l'impianto di raccolta delle acque piovane, danneggiandolo;

   a seguito dell'evento è stata effettuata un'ispezione da parte del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   sembra che le tubazioni si siano «cotte» per via delle alte temperature sviluppate dalla combustione. Fortunatamente, lo sversamento è stato di entità limitata, ma i danni, limitati e risolvibili, hanno evidenziato due carenze importanti;

   la prima riguarda la possibilità che liquido infiammabile coli dal ponte finendo sulle parti sottostanti. Nell'occasione l'olio in fiamme è colato su un prato provocando un principio di incendio limitato e velocemente domato dai vigili del fuoco, ma poteva colare su una strada percorsa da auto e persone a piedi;

   la seconda perplessità riguarda le norme anti-incendio tenute in considerazione in fase di progettazione e costruzione, poiché sembra che l'impianto di scarico delle acque piovane possa condurre all'interno della struttura un eventuale liquido in fiamme;

   l'impianto raccoglie, infatti, le acque piovane di superficie e le convoglia, attraverso una rete di tubazioni, all'interno del ponte – che è cavo – e poi le scarica ai lati della struttura. In questo caso occorre valutare cosa accadrebbe se un liquido infiammabile, magari benzina o idrocarburi in grado di generare un forte calore, dovesse sciogliere le tubazioni nelle quali scorre nel ponte e sversarsi all'interno della struttura –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto accaduto e se l'ispezione effettuata dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili abbia evidenziato problemi nel caso dovesse ripetersi l'evento con mezzi più importanti di quello che ha preso fuoco nelle circostanze di cui sopra;

   quali siano le considerazioni emerse dall'ispezione effettuata in merito all'evento accaduto e se ci sia la necessità di porre in atto interventi di manutenzione straordinaria sul Ponte San Giorgio a seguito dell'incidente.
(5-06642)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come appreso dal sito della nuova compagnia aerea Ita in questa prima fase, non è stato possibile inserire tra le rotte in vendita quelle con oneri di servizio pubblico (come ad esempio i voli sulla Sardegna e Comiso) poiché Ita non è assegnataria dei bandi di continuità territoriale e non può rilevare automaticamente tali rotte nel momento in cui Alitalia in AS cesserà le operazioni;

   la Sardegna, stando all'attuale situazione, dal 15 ottobre 2021 non avrebbe voli in continuità territoriale in attesa di nuove gare pubbliche per l'assegnazione delle rotte operate in regime di oneri di servizio pubblico come stabilito dalla Comunità europea;

   questa condizione comporterebbe una grave discriminazione verso i residenti in Sardegna e tutti i cittadini che per motivi di lavoro, di famiglia o di svago vogliono partire da e per la Sardegna;

   le segreterie regionali dei sindacati di categoria, già più di un mese fa, hanno lanciato l'allarme con un documento in cui alla fine dello stesso riportano quanto segue testualmente: «In questo scenario, peraltro, riteniamo insufficienti ed inadeguate le misure poste in essere dal Governo a tutela dei diritti dei passeggeri e dei sardi rispetto alla continuità mentre, siamo certi che senza alcun intervento da parte della Regione tutti noi dipenderemo esclusivamente dalle scelte commerciali delle compagnie tradizionali e dai vettori low cost, entrambe interessate unicamente ai propri profitti». «Questo nuovo scenario improntato solo ed esclusivamente sul libero marcato, potrebbe creare indiscutibili ripercussioni anche sui tre aeroporti della Sardegna in cui, come è noto, l'attività nel periodo invernale è sempre stata per lo più legata ai voli di continuità territoriale»;

   nello stesso periodo la compagnia navale Moby Tirrenia ha annunciato dal 13 settembre 2021 lo stop della tratta Cagliari-Civitavecchia. Ha, inoltre, comunicato la fine dei collegamenti di altre linee di trasporto via mare che riguardano i principali porti della Sardegna;

   le iniziative per l'allocazione dei contributi statali (un bando e due richieste di manifestazioni di interesse) sono andate deserte;

   in più occasioni e con diversi atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha richiesto l'azione del Ministero competente al fine di promuovere riforme e azioni adeguate per garantire ai sardi e non solo il basilare diritto alla mobilità;

   nella tratta è compreso anche lo scalo nel porto di Arbatax, recentemente oggetto del decreto in cui viene inserito nell'Autorità portuale della Sardegna ed oggetto anch'esso di vari atti parlamentari per la valorizzazione;

   queste notizie e decisioni, per altro nel corso della stagione turistica più remunerativa per la regione Sardegna, provocano un danno d'immagine per gli operatori economici e per il tessuto produttivo economico dell'isola –:

   se sia conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire il basilare diritto alla mobilità per i cittadini sardi e in generale per i cittadini che vogliono partire da e per la Sardegna, usufruendo del servizio aereo e della continuità territoriale e del trasporto marittimo.
(4-10177)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lo Spid è il sistema di autenticazione che permette a cittadini e imprese di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione con un'identità digitale unica. L'identità Spid è costituita da credenziali (nome utente e password) che vengono rilasciate all'utente e che permettono l'accesso a tutti i servizi online;

   per evitare il pagamento del servizio di riconoscimento a distanza, gran parte dei cittadini decide di attivare lo Spid recandosi di persona negli uffici di Poste, l'unico operatore abilitato più noto e con una rete capillare di sedi fisiche. Quanto agli utenti più anziani, da un'indagine pubblicata a marzo 2021 da Altroconsumo, risultano ancora pochi quelli che hanno attivato Spid. Inoltre, inizialmente l'aiuto di figli e parenti veniva anche limitato dalla norma che prevedeva l'impossibilità di attivare più di un'identità Spid su uno stesso smartphone;

   nel decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 (cosiddetto «decreto Semplificazioni») è stata introdotta un'importante novità: la possibilità di delegare una persona che ha Spid a compiere operazioni a proprio nome, un'iniziativa che migliora l'accessibilità ai servizi pubblici digitali da parte dei cittadini più fragili. In questo modo, i meno digitalizzati e i più anziani potranno delegare figli, nipoti e amici ad attivare la procedura online per ottenere lo Spid;

   questo è ancora più importante ora, considerando che, dal 1o ottobre 2021, l'Inps dismetterà totalmente l'accesso tramite Pin al suo sito, così come stabilito dalla circolare 12 agosto 2021 n. 127;

   il «decreto Semplificazioni» prevede un decreto attuativo per stabilire le modalità operative per il Sistema di gestione delle deleghe (Sgd): è importante che questo decreto arrivi in tempi rapidi, in modo da permettere a tutti gli utenti di usufruire della identità digitale, e comunque prima che essa diventi essenziale per accedere ai servizi online Inps e Agenzia delle entrate –:

   quali siano i tempi di approvazione previsti per il decreto attuativo sopracitato riguardante le modalità di acquisizione della delega e di funzionamento del Sistema di gestione deleghe.
(4-10179)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la dinamica e la rapidità con cui si è sviluppato l'incendio che il 29 agosto 2021 ha distrutto l'edificio di 18 piani (Torre del Moro), in via Antonini a Milano, ha destato molteplici interrogativi in merito all'assenza, nel nostro ordinamento, di obblighi e prescrizioni sull'impiego di materiali incombustibili nella realizzazione delle facciate degli edifici;

   il professor Angelo Lucchini, docente del Politecnico di Milano, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha sottolineato che «visto che il fuoco pare si sia propagato solo all'esterno, se qualcosa non ha funzionato, riguarda esclusivamente l'involucro e in particolare il suo rivestimento», mentre l'incendio, secondo il docente, si sarebbe propagato rapidamente proprio «perché il rivestimento è stato realizzato con materiale combustibile, in grado di reagire rapidamente all'innesco»;

   per quanto concerne l'impiego di materiali incombustibili nelle facciate, nel corso di un'intervista al TG1, Lucchini ha ribadito che «sarà pubblicata prossimamente una regola tecnica verticale che però allo stato delle cose dà ancora facoltà, sotto determinate condizioni, di utilizzare anche dei materiali potenzialmente reattivi al fuoco»;

   sembrerebbe che non tutta la facciata dell'edificio di via Antonini sia stata realizzata con materiale combustibile, ma solo la parte più esterna, e solo gli elementi di rifinitura con valenza estetica, mentre il cosiddetto «cappotto», nonostante l'assenza, come detto, di obblighi in tal senso, sarebbe stato realizzato con materiale incombustibile, circostanza «fortuita» che avrebbe impedito la compromissione delle strutture portanti dell'edificio;

   la questione dell'obbligatorietà di impiego di materiali incombustibili risulterebbe di primaria importanza: secondo l'associazione di categoria Fivra (Fabbriche italiane vetro roccia associate) «Gli incendi che riguardano gli edifici sono uno tra i rischi più sottovalutati sebbene, in Italia, ogni anno, causano danni per un valore pari a circa l'1 per cento del PIL, quasi 400 feriti e quasi 100 vittime»; le facciate si rivelerebbero delle vie di propagazione rapida, così come è accaduto a Milano, degli incendi, indipendentemente dal fatto che si siano originati all'interno o all'estero;

   la maggior parte dei Paesi europei ha adottato criteri differenziati a seconda della tipologia dell'edificio, con l'assoluto divieto di impiegare isolanti combustibili negli edifici critici, quelli, cioè, di grande altezza (che presentano difficoltà di accesso ai soccorsi e di fuga degli occupanti), oppure sono occupati da inquilini più vulnerabili (nuclei familiari, bambini, anziani, malati); mentre, per gli edifici di media grandezza, è ammesso l'impiego di isolanti combustibili, ma sempre in abbinamento a isolanti incombustibili utilizzati come fasce tagliafuoco attorno a finestre, porte e tra i diversi piani dell'edificio;

   in Italia, il decreto ministeriale 25 gennaio 2019 rinvia, per quanto concerne le facciate, alla guida tecnica «Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili» del 15 aprile 2013 che risulterebbe un documento ormai datato, non prevedendo obblighi, ma solo raccomandazioni;

   si ricorda che il decreto legislativo 10 giugno 2020, n. 48, di recepimento della direttiva sull'efficienza energetica degli edifici, al fine di ridurre i rischi legati a un incendio, chiede di introdurre non solo requisiti obbligatori per gli interventi di ristrutturazione, ma anche requisiti ulteriori, necessari per l'accesso agli incentivi;

   visto che è attiva la misura del «Superbonus 110 per cento», l'introduzione di requisiti obbligatori o premianti, sull'utilizzo di materiali incombustibili nelle facciate, potrebbe rafforzare il processo di riqualificazione edilizia in corso, estendendo gli interventi anche alla sicurezza antincendio –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per introdurre requisiti obbligatori o premianti, a seconda della tipologia e della destinazione d'uso degli edifici, nell'utilizzo di materiali da costruzione incombustibili nella realizzazione delle facciate.
(3-02482)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RACCHELLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto dipartimentale n. 94222 del 2 agosto 2021 del capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno reca le graduatorie provvisorie che, in considerazione delle istanze presentate e dei criteri automatici di assegnazione dei contributi ai comuni per progetti relativi a opere edilizie per asili nido e scuole dell'infanzia, previsti dall'avviso pubblico del 22 marzo 2021, sono state differenziate per interventi e gruppi di enti di cui all'articolo 2, commi 2 e 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2020;

   all'allegato 3 del citato decreto dipartimentale sono elencati gli enti provvisoriamente beneficiari e si rileva che gli ultimi in graduatoria hanno ottenuto un punteggio di 52;

   il comune di Cartigliano (Vicenza), pur avendo ottenuto un punteggio totale automatico pari a 54 non risulta fra i beneficiari del finanziamento –:

   per quali motivi siano stati esclusi dai contributi, messi a bando con il citato avviso, enti che hanno ottenuto un punteggio superiore a quello degli ultimi enti presenti nella graduatoria approvata per l'assegnazione provvisoria del finanziamento di cui al decreto dipartimentale citato;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per verificare la situazione occorsa e ove necessario modificare le graduatorie al fine di rispettare i criteri previsti per l'attribuzione dei contributi de quo.
(5-06641)


   ROTELLI, MELONI, LOLLOBRIGIDA, PRISCO, DONZELLI, MONTARULI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, OSNATO, RAMPELLI, RIZZETTO, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 settembre 2021 il quotidiano La Verità ha pubblicato un retroscena inedito sul tristemente famoso rave party di Ferragosto, svoltosi tra il 13 e il 19 agosto 2021 sulle sponde del lago di Mezzano, durato ben sei giorni e non interrotto neppure dalle forze dell'ordine, nonostante la violazione delle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19, nonostante il rinvenimento di un cadavere nelle acque del lago e il largo spaccio e consumo di droghe;

   in due pagine di inchiesta il quotidiano riporta tutte le trasmissioni avvenute in quei giorni tra le forze dell'ordine locali e il contenuto della nota prefettizia dalla quale si evincerebbe che quel party, a cui parteciparono migliaia di amanti della musica elettronica e (anche) delle droghe, non sia stato un evento inaspettato e iniziato dal nulla, ma anzi annunciato, monitorato e, in ogni caso, non ostacolato;

   si legge, infatti, che a chi, tra le forze dell'ordine, aveva chiesto il blocco dell'afflusso di mezzi che, incolonnati, si stavano dirigendo dalla zona di Orbetello verso il luogo del rave, sarebbe stato detto di «monitorare il traffico e non di bloccarlo», un ordine, secondo quanto riportato dall'inchiesta, partito proprio dalla centrale operativa di Roma;

   l'inchiesta giornalistica fornisce in tal modo la risposta alla domanda che tutti gli Italiani, e non solo gli Italiani, si erano posti in merito a come potesse essere successo che migliaia di persone fossero transitate senza che nessuno, tra le forze dell'ordine, se ne fosse accorto, mentre, in altri Stati (Francia, Grecia e Spagna) – come raccontato ai cronisti alcuni degli stessi organizzatori – era bastato l'arrivo di un certo numero di camper per metter fine all'assembramento, soprattutto in un periodo in cui è raccomandato distanziamento;

   dunque, mentre il Governo limita le libertà costituzionali di cittadini, famiglie e imprese in nome del necessario contenimento della pandemia, il Viminale sembra aver consentito a ventimila persone, provenienti da ogni parte d'Europa, di arrivare a organizzare un rave party all'insegna dell'illegalità, tra droghe, stupri e violenze, oltreché inquinamento acustico e ambientale, e violazione di tutte le norme vigenti di contrasto al Covid –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, in ogni caso, quali ulteriori elementi informativi ritenga di dover fornire al riguardo;

   se confermato quanto denunciato dal quotidiano «La Verità», se non ritenga che sussistano responsabilità tali, in merito alle violazioni in materia di sicurezza e ordine pubblico, che abbiano irrimediabilmente compromesso la sua immagine e il suo ruolo istituzionale.
(5-06644)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giornalista di Avvenire Nello Scavo, nelle settimane scorse, è stato oggetto di nuovi inquietanti messaggi intimidatori da parte di personaggi oscuri evidentemente collegati agli scafisti libici e alla guardia costiera libica e al sottobosco politico di Malta;

   il cronista di Avvenire è autore di numerose inchieste sui migranti, alcune delle quali coinvolgono anche le autorità maltesi e, in particolare, il giornalista Nello Scavo ha ricevuto intimidazioni da Neville Gafà, ex coordinatore dell'ufficio del Primo ministro;

   nei giorni scorsi, intellettuali, scrittori e giornalisti italiani e maltesi hanno lanciato un appello inviato al Governo di Malta attraverso il quale chiedono alle Autorità di quello Stato di intervenire nei confronti di Neville Gafà, autore delle più recenti intimidazioni e minacce nei confronti di Nello Scavo, temendo per l'incolumità dello stesso inviato del quotidiano edito da una fondazione promossa dalla Conferenza episcopale italiana, Avvenire;

   il signor Gafà continua a presentarsi in pubblico come ex funzionario del Governo maltese e ha manifestato lo stesso atteggiamento riservato a Nello Scavo con chiunque, giornalisti o semplici cittadini, abbia espresso solidarietà al giornalista;

   il signor Gafà ha inoltre tentato di intimare a Scavo di non occuparsi più di ciò che accade nell'area di ricerca e soccorso maltese, perché non sarebbero «affari suoi»;

   Neville Gafà è un personaggio pubblico, protagonista, in passato, di una acerrima campagna denigratoria, a discapito della giornalista Daphne Caruana Galizia alla vigilia del suo omicidio; la giornalista è stata uccisa con un'autobomba il 16 ottobre 2017 a Bidnija, come ha anche ricordato recentemente la Public Inquiry maltese;

   da quando ha condotto le sue inchieste giornalistiche sull'omicidio di Daphne Caruana Galizia e sulla guardia costiera libica, scoprendo che l'ex membro dello staff dell'ex Premier maltese Muscat si era recato in Libia in diverse circostanze per stringere accordi finalizzati ai respingimenti dei barconi di migranti e profughi attraverso una «flotta fantasma» di pescherecci, oltre che altre intese di «diplomazia sanitaria» e ulteriori non specificati «negoziati», Nello Scavo è diventato destinatario di minacce pubbliche da parte di Gafà;

   i contenuti di tali intimidazioni, attuate attraverso i social media, sono a disposizione delle autorità maltesi;

   a parere dell'interrogante garantire la libertà di informazione per tutti i giornalisti è un dovere di uno Stato che fa parte dell'Unione europea;

   la Federazione nazionale della stampa, nei giorni scorsi, ha inviato una segnalazione urgente su quanto accaduto a Nello Scavo all'Osservatorio sui cronisti minacciati istituito presso il Ministero dell'interno e contiene il lungo e allarmante elenco degli insulti e degli attacchi intimidatori rivolti al giornalista di Avvenire;

   a parere dell'interrogante, gli apparati di sicurezza del nostro Paese devono andare fino in fondo nell'individuare gli autori delle minacce a Nello Scavo, spesso nascosti dietro finti profili sui social network e metterli in condizione di non nuocere ulteriormente e, nel frattempo, il Governo dovrebbe mettere in campo ogni azione diplomatica nei confronti di Malta affinché intervenga su Neville Gafà e sugli altri responsabili delle minacce al fine di far cessare queste loro condotte intimidatorie –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati a tutela dalla libertà di stampa e del giornalista di Avvenire Nello Scavo, vittima di pesanti intimidazioni a seguito delle sue inchieste giornalistiche.
(4-10178)


   TOFALO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'articolo pubblicato in data 6 settembre 2021 dal quotidiano «La Repubblica» – edizione di Napoli, il Sindaco di Salerno, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Matteo, patrono della città, previsti per il 21 settembre 2021, ha annunciato che la celebrazione della santa messa pontificale avrà luogo presso piazza della Libertà, la cui inaugurazione e relativa apertura al pubblico sarebbero previste per la medesima giornata;

   come comunicato dall'Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, la richiesta, rivolta alle autorità competenti, aveva riguardato inizialmente la disponibilità di piazza della Concordia, anche per un richiamo ideale alla celebrazione ivi presieduta, nel 1985, da papa Giovanni Paolo II;

   solo in un secondo momento, a seguito di confronti intercorsi tra le autorità cittadine, la scelta è stata fatta ricadere su piazza della Libertà;

   con sentenza n. 91/2021 del tribunale di Salerno – Sezione Gip – Gup, è stato condannato un funzionario comunale per reati connessi alle procedure autorizzative concernenti la realizzazione del complesso «Crescent» e della citata piazza, e, precisamente, per le attività finalizzate ai lavori di deviazione del torrente Fusandola;

   con nota del 12 luglio 2021, la direzione generale per la sicurezza del suolo e dell'acqua del Ministero per la transizione ecologica invitava il comune di Salerno, la regione Campania e l'Agenzia del demanio della Campania a rendere ogni adeguata informativa sulle attività poste in essere in esecuzione della menzionata sentenza;

   la richiesta di informazioni concerneva in modo particolare il ripristino dello stato dei luoghi, l'adozione dei provvedimenti cautelari e inibitori con riferimento al rischio concreto e accertato di esondazione del torrente, nonché i relativi provvedimenti di autotutela;

   alla data attuale, non risultano essere pervenute risposte dai sopracitati enti;

   l'opera non è del tutto completa, e secondo fonti di stampa, per l'apertura del parcheggio sottostante occorrono altri 40 giorni di lavoro;

   ci sono ancora aree di cantiere intorno alla piazza della Libertà e agli stessi accessi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere per garantire il sicuro svolgimento delle celebrazioni di cui in premessa, considerati i rischi evidenziati circa l'idoneità dei luoghi individuati dall'amministrazione del comune di Salerno, anche alla luce dei recenti pronunciamenti giudiziari.
(4-10185)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   per l'anno scolastico 2021-2022, sull'intero territorio nazionale, si sono determinate le condizioni per tenere in presenza i servizi educativi per l'infanzia e l'attività didattica delle scuole dell'infanzia e delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Ovviamente, il ritorno in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado implica l'applicazione di misure necessarie per svolgere in sicurezza le lezioni;

   tra queste misure, il numero di alunni e alunne per classe è fattore decisivo, ma si registrano ovunque sul territorio nazionale pericolosi ritorni al passato per carenza di personale. È emblematico il caso dell'I.C. «Giovanni Palombarini» a Casal de' Pazzi a Roma, dove vi sono classi di scuole per l'infanzia con 29 bambini, con 3 o 4 casi Bes più alcuni con handicap gravi;

   ad aggravare il quadro, è il comportamento inspiegabilmente rigido di alcuni uffici scolastici regionali. Nel Lazio, l'ufficio scolastico regionale, con una circolare del 1o settembre 2021, ha previsto, esclusivamente per le scuole secondarie di secondo grado, due fasce orarie per l'ingresso degli studenti: una, per il 60 per cento degli studenti, alle 8:00, l'altra, per il restante 40 per cento, alle 9: 40;

   a differenza dello scorso anno scolastico, la seconda fascia oraria è stata anticipata di venti minuti. Nella circolare si legge che l'anticipo è stato dovuto alle richieste formulate dalle parti sociali e dagli studenti e nel testo è espressamente previsto che non sarà possibile adeguare questi orari in virtù dell'autonomia scolastica. Eppure, risulta all'interrogante che tutti gli istituti che dovranno attenersi all'orario alle 9:40 avranno difficoltà elevate, avendo una organizzazione oraria basata su lezioni da 60 minuti e non potendo, quindi, garantire la copertura delle ore successive da parte di un docente impegnato in un'altra classe il cui ingresso è, invece, previsto alle 8:00;

   la scelta migliore sarebbe quella di permettere, nell'ambito dell'autonomia scolastica, a ciascun istituto, di scegliere di adottare la fascia oraria più consona alla propria organizzazione tra quella 8/10 e quella 8/9:40. Questa opportunità non costituirebbe alcun ostacolo alle dovute misure di contenimento del contagio in relazione al trasporto pubblico, così come espressamente riportato dalla circolare tra i suoi obiettivi –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda mettere in atto per ridurre l'affollamento delle classi e garantire il rispetto dell'autonomia scolastica al fine di consentire a ciascun istituto di definire orari utili al buon inizio dell'anno scolastico, in particolare nella regione Lazio.
(5-06640)

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLANI, DEL SESTO, MARTINCIGLIO, NAPPI, BARBUTO e MANZO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni sono partite ufficialmente le nomine per l'attribuzione delle supplenze annuali, nonché le nomine necessarie a garantire il regolare svolgimento dell'anno scolastico fino al suo termine, nomine che sono avvenute per la prima volta tramite una piattaforma informatica nazionale;

   l'interrogante ricorda al riguardo che con ordinanza del Ministero dell'istruzione n. 60 del 10 luglio 2021 si è entrati nella pratica attuazione delle Gps, acronimo di graduatorie provinciali per le supplenze, da utilizzare in via sussidiaria rispetto a quelle ad esaurimento, per l'assegnazione delle supplenze sino al termine delle attività didattiche o dell'anno scolastico;

   da diversi organi di stampa, oltre che da sollecitazioni di associazioni sindacali o di decenti precari della scuola, pervengono numerose segnalazioni in merito ad errori riguardo alle nomine dei supplenti da Gae e Gps o alle modalità di costituzione degli elenchi del personale docente ed educativo da reclutare;

   di fatto, il sistema per assegnare le supplenze annuali e avviare l'elaborazione delle 450 mila domande eseguite con l'algoritmo (per coprire 112 mila posti autorizzati dal Ministero dell'economia e delle finanze) ha presentato diverse criticità in tutte le regioni italiane compresa la regione dell'interrogante, la Campania;

   gli errori provocati dal sistema in uso, utilizzato per le Gps, stanno costringendo molte province alla correzione manuale con un prevedibile allungamento dei tempi e discrasie nell'attribuzione delle nomine;

   sembrerebbe che il sistema informatizzato del Ministero presenti alcune incongruenze che hanno alterato la graduatoria assegnando incarichi e nomine in maniera errata. Ancora una volta pare che l'ormai celebre algoritmo che doveva assegnare le supplenze, sia risultato fallimentare;

   tra candidati scavalcati da colleghi con punteggi inferiori, cattedre non presenti nelle disponibilità e docenti spostati da istituti e classi in cui avevano cominciato un percorso didattico, sono tante le situazioni spiacevoli che vengono segnalate;

   di fatto, il clima che si è creato è insostenibile: dagli errori più frequenti segnalati, ai reclami sulle operazioni di nomine da Gae e Gps, fino alla situazione sulla sospensione dei decreti per la presa di servizio dei supplenti annuali;

   vieppiù, ai punteggi sbagliati non si è potuto porre rimedio, perché il sistema non ha accettato le correzioni apportate dagli uffici scolastici regionali;

   ad oggi, secondo autorevoli fonti di stampa sarebbero state pubblicate le graduatorie solo in una settantina di province;

   tali problematiche stanno suscitando un enorme sconcerto e un clima di assoluta incertezza e confusione nonché una disomogeneità di trattamento di situazioni analoghe, tale da indurre molti docenti a dover adire le vie legali con evidenti esborsi economici che oggi più di ieri non si possono consentire –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di rivedere il sistema informatizzato per le supplenze, correggendo gli errori riscontrati, garantendo il diritto della posizione di graduatoria nonché la trasparenza delle operazioni, dando un chiaro segno di disponibilità verso il corpo docente e di rispetto per l'istituzione scolastica lato sensu, per un sereno avvio dell'anno scolastico.
(4-10183)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la compagnia aerea Ita spa – società interamente pubblica che sostituirà Alitalia – ha assegnato ad un nuovo fornitore la gara per la gestione dei servizi di contact center sino ad oggi svolti da Almaviva per conto di Alitalia;

   il servizio messo a bando da Ita riguarda le stesse attività che Almaviva Contact eroga da vent'anni, gestendo il servizio assistenza clienti per Alitalia grazie all'impegno e alla professionalità di 570 lavoratori e lavoratrici di Almaviva Contact di Palermo e ai circa cinquanta di Rende;

   nei comunicati ufficiali con cui Ita ha annunciato l'affidamento del servizio per la gestione dell'assistenza clienti alla Covisian, non vi è alcun riferimento alla clausola sociale prevista per il settore dei call center in outsourcing che, in base al Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore e alla legge, riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

   il mancato rispetto di detta clausola sociale mette a rischio immediato la continuità occupazionale di centinaia di lavoratori a Palermo e Rende;

   inoltre, secondo le organizzazioni sindacali, la gara sarebbe stata totalmente improntata al principio del massimo ribasso, senza alcun limite minimo e nel bando non si escludeva affatto la possibilità di delocalizzare in parte o tutta la commessa;

   ciò che desta ulteriori preoccupazioni è l'indiscrezione secondo cui Covisian, starebbe cercando personale per il call center anche in Romania, circostanza che, se verificata, rappresenterebbe una ulteriore beffa per i 621 lavoratori e lavoratrici di Almaviva Contact di Palermo e Rende che sono ancora in attesa di sapere quale futuro li attende dopo aver perso la commessa;

   a parere dell'interrogante, Ita, un'azienda pubblica, non può in alcun modo sfuggire all'applicazione delle clausole sociali previste dalla legge e dal contratto nazionale delle telecomunicazioni e non può permettere che 621 posti di lavoro vadano perduti nel Mezzogiorno, specialmente in un momento di crisi economica;

   i lavoratori e le lavoratrici Almaviva da troppo tempo vivono nell'incertezza e nella precarietà e in questi anni hanno difeso il proprio posto di lavoro con tenacia e determinazione e oggi meritano risposte concrete che garantiscano loro la continuità occupazionale –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano assumere, a partire dalla convocazione di un tavolo congiunto, al fine di individuare le soluzioni più opportune per garantire ai 621 lavoratori la certezza di veder applicato il loro diritto alla continuità occupazionale, anche attraverso l'utilizzo della clausola sociale prevista per il settore dei call center che riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore in caso di svolgimento delle medesime attività.
(4-10184)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BOND. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dati Istat riguardanti i primi 5 mesi del 2021 certificano un aumento del 164 per cento delle importazioni di derivati di pomodoro provenienti dalla Cina;

   esiste la possibilità che il pomodoro importato dalla Cina venga utilizzato per essere surrettiziamente venduto sui mercati nazionali ed esteri come se fosse coltivato in Italia, e non in Cina, perché il Made in Italy agroalimentare fornisce garanzia di qualità, sicurezza e grande vendibilità;

   se ciò fosse vero, ci si troverebbe innanzi ad una frode perpetrata in danno non solo dei consumatori, ma anche dei produttori nazionali rispettosi delle norme in materia. Si tratterebbe di danni causati sia in termini di mercato che di immagine;

   essendo sempre più numerose le navi provenienti dalla Cina che sbarcano concentrato di pomodoro da rilavorare, ad avviso dell'interrogante sarebbe necessaria un'attenta vigilanza, per evitare che ciò possa celare truffe o inganni, come già accaduto anche nel recente passato, scoprendo attribuzioni al prodotto di caratteristiche di origine e composizione diverse da quelle reali;

   si ricorda che in Italia vige l'obbligo di etichettatura indicante il luogo di coltivazione del pomodoro utilizzato per la produzione di derivati, ma nulla è previsto per i prodotti destinati all'estero;

   riguardo ai casi di frode ricordati, si nota che molte delle fabbriche cinesi coinvolte si trovano nello Xinjiang, regione abitata dalla minoranza perseguitata degli uiguri, che secondo il libro «Rosso marcio» di Jean-Baptiste Malet, sono impiegati anche nella raccolta come lavoratori forzati stagionali. Anche grazie a tali violazioni dei diritti umani, in 30 anni Pechino ha diminuito enormemente i costi di produzione, divenendo il secondo produttore mondiale;

   si segnala ciò mentre è in svolgimento la raccolta del pomodoro; purtroppo, per gli oltre 8 mila produttori nazionali, i ricavi sono troppo bassi. Il prezzo del pomodoro, fissato nel Nord Italia a 92 euro a tonnellata, non pareggia l'aumento dei costi di produzione sostenuti dagli agricoltori nel 2020. Al Sud invece i prezzi di riferimento sono rimasti uguali al 2020, 105 euro a tonnellata per il pomodoro tondo, e 115 per quello lungo, ma potrebbero subire variazioni al ribasso a causa delle importazioni dette;

   le aziende conserviere danno lavoro a 10 mila dipendenti e a 20 mila stagionali. Dieci anni fa, i lavoratori fissi erano circa il doppio. Per stare sul mercato queste devono vendere anche a prezzi più bassi di quelli di produzione. Un meccanismo che si ripercuote su tutta la filiera ponendo, infine, in condizioni al limite della sussistenza gli agricoltori:

   il pomodoro italiano, unico al mondo per qualità e biodiversità, rischia di trasformarsi in una merce standardizzata, uguale a quella prodotta all'estero. Il boom delle importazioni, soprattutto dalla Cina, mostra la difficoltà del settore perché in questo modo si fanno calare artificiosamente i prezzi, crescono i volumi, come le frodi, quindi si svaluta la reputazione di un marchio, insieme a quella dell'intera filiera –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare se, nella produzione dei derivati di pomodoro, ne siano utilizzati alcuni di provenienza cinese senza che ciò sia dichiarato, al fine di evitare danni economici alle aziende nazionali rispettose dell'ordinamento giuridico, quindi messe in particolare difficoltà da pratiche sleali commerciali, e raggiri ai consumatori, nonché potenziali danni alla loro salute, poiché in Cina non sono rispettate le norme e gli standard dell'Unione europea tanto che, in passato, nei lavorati a base di pomodoro cinese sono state trovate presenze di pesticidi e conservanti nocivi alla salute.
(4-10181)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONOMO, CECCANTI, CARNEVALI, GRIBAUDO, QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI e LEPRI. — Al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della Consulta nazionale del servizio civile universale del 3 agosto il Capo dipartimento, per le politiche giovanili del servizio civile universale, ha comunicato in modo generico che sarebbero state bloccate le partenze dei volontari avviati il 25 maggio e 24 giugno in 19 Paesi per i quali il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale esprimeva parere negativo sulle partenze, scelta poi, ufficializzata con successiva pubblicazione il 13 agosto;

   la Cnesc assieme al Forum Nazionale SC e alla Rappresentanza dei giovani, in quanto membri della Consulta, hanno tempestivamente scritto al dipartimento il 6 agosto, al Ministro Dadone e al Ministro Di Maio per condividere le loro preoccupazioni per questa comunicazione e per ottenere un incontro urgente per scongiurare tale decisione;

   il dipartimento ha invitato gli enti a bloccare le partenze e a ricollocare i volontari in altri Paesi non presenti nella lista o a impegnarli in attività da remoto, entrambe soluzioni di complessa applicabilità per il servizio civile all'estero, anche perché il blocco interessa circa 350 volontari di progetti già avviati o da avviare il 16 settembre 2021;

   la comunicazione, non circostanziata, non sembra giustificata dal precipitare improvviso della situazione nei Paesi; al contrario in alcuni di questi si riscontra un miglioramento rispetto ad alcuni mesi fa;

   tra i Paesi nella lista, vi sono anche Paesi, come Kenya ed Ecuador, in cui nel 2020 nel pieno della pandemia — in una situazione sanitaria peggiore dell'attuale per entità dei contagi e assenza dei vaccini — il dipartimento ha autorizzato l'avvio e le partenze estere, chiedendo agli enti di aggiornare la valutazione del rischio presente nei singoli contesti d'intervento e ai giovani di dichiarare la propria consapevolezza dei rischi presenti nel Paese d'invio;

   il 17 agosto il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha chiarito che il parere negativo non corrisponde a un divieto, bensì a un invito a associazioni e volontari a essere consapevoli della valutazione sulla sicurezza di un determinato Paese, onde organizzarsi di conseguenza e che, in ogni caso, l'ultima decisione sull'opportunità dell'avvio nel Paese estero spetta al dipartimento;

   il 26 agosto il dipartimento ha convocato un primo confronto con i richiedenti e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in cui manifesta la disponibilità a una verifica periodica sulla situazione dei Paesi in questione;

   negli stessi Paesi bloccati per i volontari in servizio civile sono invece permessi viaggi di lavoro o di studio –:

   quali siano le ragioni che hanno portato al suddetto blocco, tenuto conto del miglioramento delle condizioni sanitarie rispetto allo scorso anno e del fatto che la quasi totalità dei volontari siano ora vaccinati;

   per quale motivo lo stesso dipartimento che a ottobre 2020 ha autorizzato le partenze per Paesi extra Schengen — in una situazione sanitaria molto più sfavorevole dell'attuale, per entità dei contagi e per l'assenza di vaccini — non sia disponibile ad adottare lo stesso provvedimento anche per i volontari del bando 2020;

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di rivedere il richiamato blocco, al contrario, valorizzando l'esperienza maturata dagli enti nella valutazione e nella gestione dei rischi, riconoscendo loro la possibilità di condividere, caso per caso, le proprie analisi dei livelli rischio dei luoghi di realizzazione del progetto, e riconoscere ai giovani in servizio civile all'estero, nell'attuale fase pandemica, uno status speciale, per inserirli nella lista delle risorse umane, così come previsto con specifiche ordinanze del Ministero della salute, che autorizzano a essere presenti nei Paesi extra Schenghen anche lavoratori e studenti, nonché riconoscere, come per l'anno passato, la possibilità di ricandidarsi a futuri bandi di servizio civile universale per i volontari che abbiano superato il ventinovesimo anno di età, in deroga alle vigenti disposizioni.
(5-06638)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i batteri magnetotattici (MTB) rappresentano un gruppo polifiletico di batteri. Questi microrganismi vivono negli ambienti acquatici in zone a basso contenuto di ossigeno;

   sono caratterizzati dalla capacità di formare organelli chiamati magnetosomi (o Bacterial Magnetic Particle, BMP), compartimenti lipidici all'interno dei quali si verifica la biomineralizzazione di cristalli magnetici di magnetite (Fe3O4) e/o grigite (Fe3S4). I magnetosomi si allineano in una o più catene lungo la cellula, creando un dipolo magnetico che consente agli MTB di allinearsi passivamente lungo le linee del campo magnetico terrestre;

   gli MTB codificano i geni necessari per questi processi nei cluster di geni magnetosomici (MGC). Negli organismi modello più studiati, Magnetospirillum magneticum AMB-1, M. gryphisvaldense MSR-1 e Desulfovibrio magneticus RS-1, gli MGC sono strutturati in isole geniche magnetosomiche (MAIs). Tra le specie correlate, vi è una grande quantità di omologia genetica nel MAI;

   M. magnetotacticum MS-1 è stato il primo batterio magnetotattico a essere isolato in coltura pura. Successivamente, i ceppi AMB-1 e MSR-1 sono stati coltivati con successo e impiegati come organismi modello in laboratorio, rendendo possibile la manipolazione dei loro genomi;

   gli MTB vengono usati in varie applicazioni biotecnologiche. I magnetosomi sono attualmente in fase di studio per il loro impiego come agenti di contrasto di risonanza magnetica (MRI), sistemi di somministrazione di farmaci, trattamenti ipertermici e fototermici per il cancro, biorisanamento di metalli pesanti e altre nanotecnologie Si prestano molto bene come carrier di proteine ricombinanti o di proteine ancora, con applicazioni nella ricerca, nella diagnostica e come biosensori. In un esperimento classico, si è fatta esprimere in un MTB la proteina ricombinante MagA-ProteinaA, con la quale può legare la parte costante delle Ig. Isolate le BMP ricombinanti le si è incubate con l'anticorpo anti-IgG coniugato con la Fosfatasi Alcalina. In questo modo si è potuto dimostrare, che l'anticorpo era effettivamente legato alle BMP;

   con lo studio dal titolo «Particelle magnetiche batteriche come nuovo ed efficiente sistema di somministrazione di vaccini genici» pubblicato su Gene Therapy nel dicembre 2012, gli studiosi del dipartimento di immunologia, Cancer Institute e Cancer Hospital, di Pechino, hanno utilizzato magnetosomi come portatori di un DNA ricombinante composto da una chemochina di tessuto linfoide secondaria, papilloma virus umano tipo E7 (HPV-E7) e frammento Ig-Fc (pSLC-E7-Fc) per generare un vaccino genico (BMP-V) per l'immunoterapia del tumore;

   il Ministero della salute nel 2018 ha pubblicato, in conformità con la decisione 2020/569/UE per la trasparenza sull'utilizzo degli animali a fini scientifici, la sintesi non tecnica di un esperimento su topi relativa all'uso di nanoparticelle magnetiche per la termoterapia dei tumori. In questo progetto, i ricercatori hanno proposto i magnetosomi come agenti teranostici, cioè come possibili mediatori d'ipertermia magneto-fluida (MFH) e come agenti di contrasto in MRI. Lo scopo finale del loro lavoro sarà quello di sviluppare una nuova terapia MFH per il cancro utilizzando i magnetosomi estratti dai batteri o sintetizzati in laboratorio;

   nel documento di Assessment report del 19 febbraio 2021, EMA/707383/2020, relativo al vaccino Pfizer, Comimaty, si legge che «I principali cambiamenti tra i processi AS 1 e 2 sono: [...] purificazione con sfere magnetiche sostituita con digestione della proteinasi K e fasi UFDF» e che «Occasionalmente è stato osservato materiale particolato visivo in lotti di prodotti finiti»;

   il Giappone il 27 agosto 2021 ha sospeso l'uso di 1,63 milioni di dosi del vaccino Moderna dopo aver ricevuto segnalazioni di contaminanti in alcune fiale da una sostanza magnetica –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e dei possibili residui di sfere magnetiche nei lotti del vaccino Pfizer/Moderna.
(4-10175)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un recente documento Agenas sull'organizzazione della medicina territoriale ha riaperto il dibattito sul ruolo dei SerD e dei dipartimenti delle dipendenze all'interno dei sistemi sanitari;

   come denunciato dalla Società italiana tossicodipendenze (Sitd), «Il rischio concreto è che la Psichiatria inglobi personale, strutture, prassi e cultura dei Servizi per le Dipendenze, sottraendoli al loro specifico, per costituire un ghetto di psichiatria minore, destinata a pazienti delegittimati e resi marginali, annullando un patrimonio di peculiare conoscenza ed esperienza che invece va preservato e trasmesso»;

   si legge, infatti, nel documento: «L'assistenza nel campo della salute mentale è assicurata e governata in ciascuna Azienda Sanitaria Locale dal Dipartimento di Salute Mentale (DSM) ... A questo livello si collocano in genere anche servizi per le dipendenze patologiche ...»;

   in sostanza, Agenas sembra suggerire uno smantellamento dei dipartimenti delle dipendenze per far affluire nei distretti i SerD e gli stessi nella psichiatria, senza alcuna evidenza scientifica, mettendo mano a una riforma che sconvolgerà l'assistenza per tale patologia;

   le dipendenze patologiche sono patologie complesse, multifattoriali e dinamiche, con risvolti di natura sociale, psicologica, relazionale e comportamentale, motivo per cui anche la risposta dovrebbe essere multifattoriale, con interventi che prevengano e mitighino lo sviluppo della patologia, ne riducano concretamente i danni, favoriscano la disintossicazione e il superamento dello stato di dipendenza, individuino e trattino le malattie correlate: interventi e prassi altamente specializzate nell'ambito della prevenzione e del trattamento delle dipendenze patologiche a tutt'oggi estranei ai dipartimenti della psichiatria, come ricordato dalla stessa Sitd, secondo cui «la cultura della prevenzione universale, selettiva e indicata è un patrimonio che i Servizi delle dipendenze hanno sviluppato in questi trent'anni [...]. E ancora, la collaborazione paritetica Pubblico-Privato Sociale, che tende verso un Sistema dei Servizi e ha fatto da battistrada producendo un modello da copiare e copiato in svariati settori; e infine, la presa in carico dello screening, della diagnosi e della terapia delle patologie somatiche correlate [...]. Badate bene che tutto questo non ha nulla a che vedere con la Psichiatria»;

   anche secondo FeDerSerd: «negli ultimi 10 anni, il combinato disposto dell'attacco alla sanità pubblica, in risorse umane e finanziarie, e una miope lettura della salvaguardia della autonomia regionale al di là di ogni valutazione di risultati e costi, ha smantellato in gran parte del Paese i Dipartimenti delle Dipendenze specifici, procedendo ad accorpamenti con la salute mentale, o a collocazioni dei servizi in ambito distrettuale sotto varie etichette, o sono stati tenuti in piedi su aree talmente vaste da mettere in dubbio già il solo fatto di pensare ad un semplice coordinamento. [...] il modello Dipartimentale delle Dipendenze deve essere ripreso coniugandolo con il rispetto dei principi delle competenze e dei diritti. Questi sono, per i cittadini, il poter ricevere cure e interventi basati, sulle evidenze e per i professionisti, il poter sviluppare le proprie potenzialità secondo una logica di riconoscimento delle proprie competenze specialistiche, basato prima di tutto sul criterio di pari dignità e sul merito dei professionisti che lavorano nei SerD»;

   i SerD hanno prodotto risultati evidenti in termini di efficacia e ciò per almeno tre ragioni: la sempre maggiore crescita delle competenze specialistiche da parte degli operatori, l'essenza multidisciplinare del lavoro clinico e la capacità di presenza attiva sul territorio, sia in ambito sanitario che sociale –:

   se il Governo non ritenga indispensabile adottare iniziative, per quanto di competenza, per valorizzare il lavoro svolto dai SerD, promuovendo su tutto il territorio nazionale la permanenza o la nuova costituzione di dipartimenti delle Dipendenze, al fine di superare eventuali difformità a livello regionale in modo tale che l'idea di smantellare i dipartimenti delle dipendenze esistenti, nel primario interesse dei cittadini e dei professionisti.
(4-10180)


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, dopo il via libera dell'Ema (Agenzia europea per i medicinali) e dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), è stato dato il via alla vaccinazione di massa per i 12-15enni anche attraverso l'organizzazione dei cosiddetti open day;

   come si apprende da fonti giornalistiche, fino allo scorso giugno la Germania appariva scettica sulla ipotetica scelta di vaccinare i suoi giovani compresi tra i dodici e i diciassette anni;

   più precisamente la Commissione permanente per le vaccinazioni tedesca (Stiko) del Robert Koch Institut non consigliava a tutti i giovani tedeschi la somministrazione del vaccino, contrariamente a quanto invece stava avvenendo invece in Italia già dal mese di maggio;

   in altre parole, anche come è possibile leggere nelle raccomandazioni ufficiali diffuse sul sito del Koch Institut, sarebbe stato possibile vaccinare i giovani tedeschi dopo il consiglio medico, se il bambino o l'adolescente o i tutori accettano i rischi individuali e solo per i bambini e ragazzi che abbiano determinate patologie pregresse;

   le motivazioni di tali doverose cautele sopra appena riportate erano plurime e riconducibili innanzitutto alla mancanza di dati consolidati sugli eventuali effetti collaterali del vaccino Pfitzer su persone che a 12 anni sono ancora in una fase di crescita;

   inoltre, seguendo il percorso motivazionale delle predette raccomandazioni, le perplessità sarebbero state altresì motivate dal fatto che, non essendoci una chiara conoscenza dei rischi, sarebbe stato conseguentemente impossibile sapere se i benefici fossero superiori, specialmente in bambini sani, che quindi hanno una probabilità bassissima di contrarre il Covid in forma grave;

   le perplessità tedesche sarebbero state ulteriormente rafforzate dalla circostanza secondo la quale vi sarebbero stati dubbi anche in ordine ai benefici per la collettività e quindi per il raggiungimento dell'immunità di gregge; uno studio preso in considerazione dalla Stiko, invero, ritiene che l'impatto sull'andamento della pandemia «non è abbastanza grande» da giustificare una raccomandazione generale;

   in Israele e negli Stati Uniti la vaccinazione con vaccini anti Covid-19 a mRNA per la fascia dei giovanissimi 12-16 anni e over 16 è iniziata da tempo, ed è notizia recente che proprio in Israele sono state riportate 275 miocarditi nei giovani di età compresa tra i 16 e i 30 anni;

   a tale evidenza si è aggiunta la preoccupazione destata dall'ultimo rapporto di vigilanza dei Cdc, i centri per la prevenzione e il controllo delle malattie negli Usa, secondo cui, dopo le vaccinazioni con Pfizer e Moderna, nei soggetti tra i 16 e 24 anni si sono riscontrate miocarditi in numero superiore rispetto all'atteso;

   sebbene la Commissione tedesca, di recente, abbia ritrattato le proprie deduzioni, consigliando l'inoculazione anche ai giovanissimi compresi tra i 12 e i 17 anni, pur sottolineando come «la vaccinazione deve continuare a essere effettuata previo parere medico sui benefici e sui rischi», secondo i consulenti del Comitato congiunto del governo britannico sui vaccini (JCVI) non c'è «nessuna prova sufficiente per raccomandare la somministrazione dei vaccini ai ragazzi sani tra i dodici e i quindici anni» e il beneficio dell'immunizzazione per questa fascia di età sarebbe «insufficiente per imporre una somministrazione su larga scala»;

   alla luce degli esigui dati scientifici di cui ad oggi si dispone, per cui non è possibile calcolare adeguatamente il rapporto tra rischi e benefici che comporterebbe la vaccinazione dei bambini e degli adolescenti, mal si comprende la volontà di procedere con la vaccinazione di massa dei minori dai 12 ai 17 anni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di chiarire i dati statistici e scientifici a supporto delle scelte governative di vaccinare i soggetti compresi nel range d'età tra i 12 e i 17 anni;

   quali iniziative intenda adottare al fine di valutare i benefici e i rischi della somministrazione dei vaccini anti Covid-19 agli under 18;

   se non intenda adottare iniziative per sospendere la somministrazione del vaccino in parola in attesa che la comunità scientifica disponga di dati sufficienti a sciogliere i dubbi legati agli eventuali eventi avversi.
(4-10182)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco uscente di Napoli, Luigi De Magistris, ha autorizzato, dal 4 ottobre al 31 dicembre 2021, lo smaltimento di 150 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti da Roma; lo smaltimento avverrà presso l'impianto di termovalorizzazione di Acerra;

   le operazioni inizieranno il 4 ottobre 2021, ossia dal giorno immediatamente successivo al termine del mandato elettorale degli attuali sindaci di Roma e Napoli, facendo appello secondo l'interrogante ad un senso di lealtà istituzionale che di fatto non c'è, in quanto è inevitabile che saranno le prossime consiliature a dover gestire quello che appare sempre all'interrogante essere solo «un malriuscito spot elettorale». A pagare le conseguenze di questo accordo tra la regione Lazio, i sindaci Raggi e De Magistris saranno esclusivamente i cittadini napoletani;

   la premessa logica di tale scelta dovrebbe essere la specchiata pulizia della città di Napoli. A quanto risulta all'interrogante, sono ancora vaste le aree che versano in situazioni di criticità;

   dai quotidiani locali emerge che l'azienda dei rifiuti sarebbe sprovvista di alcuni mezzi e che, pertanto, in molte aree non avviene la raccolta e lo spazzamento;

   tra queste aree vi sarebbero i centralissimi giardini del Molosiglio, che si presentano come una gigantesca pattumiera di bottiglie di vetro e di plastica, lattine, piatti e posate di plastica, contenitori alimentari e residui di cibo;

   stessa sorte per la nuova Piazza Garibaldi, inaugurata 18 mesi fa e già ridotta in degrado. Qui il verde pubblico è stato duramente compromesso dal calore estivo, per la mancata irrigazione e le aiuole sono ridotte a mini-discariche che raccolgono buste di plastica, lattine, resti di pasti e rifiuti di vario tipo per la costante presenza di senza fissa dimora;

   sporcizia e degrado si rinvengono anche nelle centrali via Toledo e Spaccanapoli, autentici gioielli di rara bellezza che meritano un trattamento più decoroso;

   a tutto questo si aggiunga il fenomeno dello sversamento illecito di rifiuti nelle zone periferiche della città metropolitana, con la necessità di profondi interventi di bonifica ambientale, l'annosa vicenda della Terra dei Fuochi e l'irrisolta questione delle «ecoballe» ancora da smaltire a Giugliano. Il sindaco De Magistris, a giudizio dell'interrogante, avrebbe ben altri problemi a cui pensare e avrebbe dovuto avere ben altre priorità nella gestione dei rifiuti;

   dopo trenta anni di amministrazione delle sinistre, ai napoletani non è rimasto che un servizio che ancora arranca nel funzionare a pieno ritmo e una tassa sui rifiuti tra le più alte d'Italia. Il sindaco De Magistris aveva promesso di raggiungere il 70 per cento di raccolta differenziata ma, al termine del suo secondo mandato, è arrivato solo al 37 per cento;

   il sindaco di Acerra ha già espresso, in una lettera indirizzata al sindaco di Napoli, la sua «più netta contrarietà» a ricevere rifiuti da Roma, preannunciando il ricorso a tutti gli strumenti previsti dalla legge per giungere alla revoca di questa autorizzazione;

   giova ricordare, infine, che, nel napoletano, sono presenti tre Siti d'interesse nazionale (Sin) ai fini della bonifica, individuati in relazione alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo anche in via precauzionale in relazione agli effetti sul piano ambientale e sanitario dell'accordo tra le amministrazioni interessate nelle operazioni di invio e smaltimento dei rifiuti provenienti da Roma Capitale presso il termovalorizzatore di Acerra, anche al fine di scongiurare ulteriori rischi di danno ambientale.
(4-10187)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2021 si è tenuto presso le diverse sedi del territorio nazionale il test annuale di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia;

   il test, come noto, è composto da una serie di domande a risposta multipla in diverse discipline, tra cui cultura generale e logica;

   come ogni anno, questa modalità di selezione ha creato non poche contestazioni. Sembra, infatti, da notizie apprese a mezzo stampa, che nel test fossero presenti alcune domande errate o comunque dalle risposta ambigue;

   una domanda errata, ovvero quelle in cui non vi è una risposta corretta o peggio non vi è quella individuata dal Ministero, comporta una decurtazione dal punteggio finale, influendo soprattutto sulla graduatoria finale e sulla possibilità, o meno, di accedere al corso di laurea;

   tali errori ingenerano, inoltre, negli aspiranti medici insicurezza e anche smarrimento, influendo oltre che sul punteggio, anche sullo stato d'animo con cui si affronta il test;

   questi errori, ove confermati, rischierebbero di ingenerare una serie di ricorsi, col pericolo di contenziosi lunghi e molto onerosi per lo Stato –:

   se il Ministro interrogato fosse al corrente dei fatti su esposti;

   se tali fatti siano veri;

   in caso affermativo quali iniziative di competenza intenda porre in essere per evitare che gli aspiranti medici possano essere danneggiati e costretti a presentare un ricorso.
(5-06636)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2021 si sono svolti in tutto il Paese i test di ammissione alle facoltà di medicina e chirurgia, cui hanno partecipato 63.972 candidati a fronte di 14.020 posti disponibili;

   immediatamente dopo il termine delle prove, moltissimi candidati hanno segnalato che alcuni quesiti erano palesemente mal posti ovvero errati e il Ministero dell'università e della ricerca non ha tardato ad accertare che i dubbi sollevati, almeno per una parte delle domande, erano fondati, dichiarando che due domande sono errate;

   resta il dubbio che almeno altri quattro quesiti possano aver indotto i candidati a sbagliare ed è naturale chiedersi come sia possibile che il Ministero non abbia effettuato adeguate verifiche prima di somministrare il test d'ammissione;

   giova ricordare che a breve, il 14 settembre 2021, numerosi candidati saranno impegnati nei test di ingresso per l'accesso ai corsi di laurea delle professioni sanitarie e occorre ottenere garanzia che venga loro somministrato un test adeguato e privo di errori e che, possibilmente, contempli domande di cultura generale adeguate a verificare le competenze di giovani studenti che si apprestano a proseguire gli studi in ambito medico sanitario e possano non essere tenuti a conoscere vezzi linguistici quali il femminile di un sostantivo che individua una popolazione precolombiana;

   le dichiarazioni a caldo del Ministro interrogato «Devo riuscire a fare le graduatorie tenendo conto degli errori, annullando le domande sbagliate o comunque quelle che sono sotto verifica» non sono, a parere dell'interrogante, sufficienti a garantire che le verifiche vengano espletate in tempi brevi e con l'accuratezza necessaria per evitare il massiccio ricorso dei candidati all'autorità amministrativa che, di fatto, allungherebbe moltissimo i tempi di definizione delle graduatorie e quindi l'inizio dei corsi;

   ancor più preoccupante appare la dichiarazione «E poi vorrei incontrarmi con le commissioni che preparano i test per riuscire a dare qualche cosa di un pochino meno debole per il prossimo anno» che lascia intendere che il Ministro e il personale dedicato all'interno del Ministero non abbiano dato alcuna importanza alla definizione dei test per l'anno in corso con i risultati purtroppo davanti ai nostri occhi –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda svolgere verifiche in ordine alle responsabilità relative alla redazione e alla verifica del test che è stato somministrato ai candidati ai corsi di medicina e chirurgia il 3 settembre 2021;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per assicurare la correttezza formale di tutti i quesiti del test e quali criteri intenda utilizzare affinché siano stilate le graduatorie assicurando a tutti i candidati la piena legittimità della valutazione.
(4-10186)

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza urgente Dori e Fornaro n. 2-01318, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Lorenzo, Fratoianni, Miceli.

  L'interpellanza urgente Galizia e altri n. 2-01319, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grippa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso e altri n. 4-10100, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 agosto 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carelli.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso e Boldrini n. 4-10141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carelli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Centemero n. 5-06522 del 28 luglio 2021;

   interpellanza urgente Pini n. 2-01297 del 2 agosto 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Tuzi n. 4-10169 dell'8 settembre 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06636.