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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 7 settembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

TESTO AGGIORNATO AL 9 SETTEMBRE 2021

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   dal 16 febbraio 2021 al 1° aprile 2021 l'Etna è stato incessantemente in piena eruzione stromboliana, con pause tra un evento e l'altro di massimo una settimana, provocando frequenti colonne di nubi eruttive che, spinte dai venti in alta quota, hanno causato fenomeni di piogge laviche con lapilli di grosse dimensioni e cenere lavica arrecando enormi disagi e danni soprattutto nelle zone del versante nord-orientale;

   i maggiori disagi sono stati provocati in particolare da due parossismi: quello del 28 febbraio e del 7 marzo 2021. Si calcola che soltanto il 7 marzo siano caduti 678 mila metri cubi di cenere; la serie di parossismi è ripresa il 19 maggio, con minore forza eruttiva, ma con frequenza allarmante; ad oggi le eruzioni sono ancora in corso e sono diversi i paesi etnei che continuano a convivere con le emissioni di cenere;

   dalla prima eruzione di febbraio ad oggi l'istituto Ingv ha contato più di 50 eventi parossistici; i sindaci di diversi comuni etnei si sono riuniti diverse volte per fare il punto della situazione, lamentando il fatto che gli enti locali non siano in grado di far fronte in maniera autonoma nemmeno alle spese di pulizia di strade ed edifici, sottolineando perfino la pericolosità per la salute pubblica della volatilità della cenere depositata nel caso in cui non si intervenisse tempestivamente; per quanto riguarda il comparto agricolo, i lapilli hanno letteralmente coperto interi appezzamenti danneggiando pesantemente il florovivaismo, l'ortofrutta e l'orticoltura. Coldiretti Sicilia ha reso noto che nei campi coltivati tonnellate di verdure e ortaggi sono ad oggi invendibili e che suscitano forti preoccupazioni le polveri nere che macchiano e bloccano la maturazione dei frutti; l'emergenza vulcano si somma alla difficile situazione che gli agricoltori siciliani hanno dovuto affrontare in un anno di pandemia e di contrazione economica. Secondo Confagricoltura Catania, il Governo deve disporre l'immediata sospensione di versamenti Inps, dei mutui agrari e cambiali per almeno un anno;

   dopo ben 11 episodi parossistici la regione siciliana, vista la documentazione fornita dalla protezione civile regionale, ha dichiarato in data 7 marzo 2021 lo stato di crisi e di emergenza e ha conseguentemente richiesto al Consiglio dei ministri lo stato di emergenza nazionale per ben 13 comuni ricadenti nelle aree sommitali del vulcano e per altri 30 comuni della provincia etnea; la regione siciliana ha reiterato la richiesta di stato di calamità al Governo, ma finora non è stata mai accolta. Sul tavolo c'è la richiesta della regione di 20 milioni di euro per aiutare in questa prima fase i comuni a far fronte delle spese sostenute che finora sembrano ammontare complessivamente circa 12 milioni di euro, a cui si aggiungono circa 6 milioni di euro preventivati per spese future; la stessa regione ha nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi in stato di emergenza il dirigente generale del dipartimento della protezione civile, Salvo Cocina;

   la valutazione dei danni è ancora in corso e non definitiva, ma sono state fatte delle stime sulla base della situazione provvisoria. Per i danni a edifici, ai sistemi di smaltimento delle acque e alle attività agricole si è stimata nella prima fase fino ad aprile una somma di più di 10 milioni di euro, la quale si va a sommare ai circa 15 milioni di euro per i costi di raccolta, rimozione e smaltimento delle ceneri in conformità a quanto prevede la normativa. Tale cifra oggi è sicuramente sottostimata a causa degli ulteriori eventi protrattisi nel tempo;

   in quanto al tema dello smaltimento, su tutto il territorio colpito dalla ricaduta sono state raccolte 300 mila tonnellate di cenere e in larga parte esse sono ancora stoccate nei punti di raccolta individuati dai comuni in via provvisoria. Il censimento delle cave dismesse, dove l'amministrazione regionale intende conferire il materiale raccolto, è ancora in corso d'opera e non si hanno tempistiche certe. La Protezione civile ha fatto però sapere che esiste già un elenco delle cave dismesse ma che serve un progetto di recupero ambientale da parte dei comuni, che però allo stato attuale non hanno risorse economiche e umane per realizzarlo nel breve periodo;

   allo stato attuale la regione siciliana ha impegnato solo 1 milione di euro per reperire mezzi e affidare servizi aggiuntivi a quelli ordinari già in essere presso i comuni per le attività di spazzamento e raccolta della cenere. Gli altri 2 milioni di euro aggiuntivi, dei 3 milioni di euro complessivi promessi dal presidente Musumeci, sono ancora da reperire;

   la protezione civile nazionale ha invece impegnato 5 milioni di euro per lo smaltimento del materiale piroclastico, i quali vengono erogati a seguito di spese certificate con evidenti difficoltà per i comuni in dissesto finanziario;

   appare evidente come la sommatoria dei fondi promessi sia ben al di sotto delle aspettative e non vada a coprire i costi sostenuti dalle amministrazioni locali e dai privati, causando un danno ingente e dei problemi strutturali di bilancio economico per l'intera area etnea –:

   se siano state adottate iniziative di competenza per verificare la situazione reale e quantificare i danni;

   se si intenda deliberare lo stato di emergenza nazionale per aiutare gli enti locali a ripristinare le condizioni di normalità, dando un acconto dei contributi stanziati ai comuni in dissesto finanziario o in difficoltà di bilancio, e per sostenere economicamente la popolazione colpita dall'eruzione dell'Etna;

   se il Governo intenda impegnarsi a sostenere le aziende del comparto agricolo dichiarandole svantaggiate e agevolandole con riduzione dell'Imu e della tassazione;

   se il Governo stia già valutando sostegni e indennizzi in favore delle imprese del comparto agricolo nei comuni maggiormente colpiti.
(2-01316) «Suriano, Schullian».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   a poche ore dal termine delle Paralimpiadi di Tokyo – conclusesi con gli ottimi risultati conseguiti dalle atlete e dagli atleti italiani, che hanno raggiunto il nono posto nella graduatoria finale e vinto sessantanove medaglie di cui quattordici d'oro – Assist-Associazione nazionale atlete denuncia tramite comunicati stampa e post sui propri profili social, la scandalosa differenza dei premi in denaro riconosciuti ai medagliati paralimpici rispetto a quelli riconosciuti agli olimpici;

   se – come rilevato da Assist – il valore delle medaglie assegnate ai campioni azzurri delle Paralimpiadi è stato di 75 mila euro per l'oro, di 40 mila euro per l'argento e di 25 mila euro per il bronzo, quello delle medaglie olimpiche è stato invece più del doppio: chi ha vinto l'oro si è visto infatti attribuire ben 180 mila euro, mentre 90 mila sono stati riservati per l'argento e 60 mila euro per il bronzo;

   tale impressionante divario mette in evidenza una innegabile disuguaglianza tra gli atleti del nostro Paese. Una disuguaglianza che segna un ingiusto spartiacque fra gli sportivi normodotati e gli sportivi paralimpici, evidentemente ritenuti di serie B sebbene a monte dei risultati che producono ci siano dedizione e sacrificio;

   il Comitato olimpico degli Stati Uniti (USOC), che dopo le Olimpiadi invernali del 2018 aveva deciso di aumentare fino al 400 per cento i premi in denaro destinati agli atleti paralimpici, ha dato seguito a questo proposito e, nel 2021, in occasione dei Giochi di Tokyo, ha ufficializzato l'equiparazione delle gratifiche;

   gli atleti paralimpici sono parte integrante della nostra comunità sportiva, e il riconoscimento paritario del loro valore rientra nel solco del dettato costituzionale –:

   come il Governo intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di promuovere l'equiparazione dei premi e tutelare i diritti collettivi degli atleti e delle atlete dell'intera comunità sportiva.
(5-06614)

Interrogazione a risposta scritta:


   SUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si è appreso a mezzo stampa dell'avvenuta denuncia alla Procura di Pordenone di sei cittadini, di nazionalità italiana e cinese, a seguito dell'indagine condotta dalla guardia di finanza del capoluogo friulano sull'acquisizione dell'azienda Alpi Aviation da parte di una società offshore con sede a Hong Kong, la Mars Information Technology, costituita poco prima e riconducibile – attraverso una rete di partecipazioni societarie – a due società statuali della Repubblica popolare cinese;

   i denunciati dall'autorità figurano tra il personale manageriale della Alpi Aviation, azienda con sede a San Quirino (Pn) che annovera tra i suoi clienti il Ministero della difesa, essendo attiva nella produzione di aeromobili e veicoli spaziali, nonché nella progettazione e produzione di sistemi U.A.V. (Unmanned Aerial Vehicle), ovvero droni impiegabili in campo militare;

   Alpi Aviation risulta dunque iscritta nel Registro nazionale delle imprese operanti nel settore dei materiali da armamento del suddetto Ministero;

   la suddetta azienda italiana, secondo le rilevanze investigative emerse, nel 2018 è stata acquisita per il 75 per cento del capitale sociale dalla già citata società cinese, con un valore delle quote notevolmente rivalutato rispetto a quello nominale;

   tale operazione societaria, trasmessa con ritardi amministrativi e perfezionata con modalità definite opache al fine di far passare inosservato il subentro del nuovo socio, risulterebbe avvenuta in assenza di preventiva comunicazione alla Presidenza del Consiglio dei ministri, come invece previsto dal decreto-legge n. 21 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge 11 maggio 2012, n. 56 e successivamente modificato e integrato dagli articoli 15-17 del decreto-legge n. 22 del 2020, cosiddetto «decreto-legge Liquidità» convertito con modificazioni dalla legge n. 40 del 2020, che ha inteso rafforzare la disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica per il Paese, tra cui già figuravano la difesa e la sicurezza nazionale;

   in aggiunta, nel 2019, in occasione della Fiera internazionale dell'import, svoltasi a Shanghai, l'azienda ha provveduto all'esportazione temporanea nella Repubblica Popolare Cinese di un U.A.V. militare, invece dichiarato agli uffici doganali quale aeroplano radiocomandato;

   viene inoltre contestata alla Alpi Aviation la violazione della legge n. 185 del 1990 in materia di controllo, esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento;

   nonostante il fermo rigetto delle accuse appena esposte da parte dei legali della Alpi Aviation, desta comunque preoccupazione nell'interrogante lo scenario rappresentato dalla possibilità che soggetti economici stranieri possano tentare di penetrare nei settori produttivi più strategici della nostra economia «bypassando» i limiti normativi posti dal cosiddetto Golden Power a tutela dei nostri asset fondamentali, operando scalate ostili in quanto agite nell'ottica dell'acquisizione del nostro know-how tecnologico, anche di tipo militare;

   la vicenda descritta riattualizza, inoltre, il tema delle delocalizzazioni al di fuori dei nostri confini nazionali, in quanto si apprende, da dichiarazioni rilasciate da rappresentanti dell'autorità di polizia, dell'intenzione della proprietà aziendale di trasferire l'attività in territorio cinese, presso il polo tecnologico della città di Wuxi –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo nei confronti di Alpi Aviation alla luce delle risultanze investigative emerse da fonti di stampa ed esposte in premessa, in considerazione dei rapporti commerciali che legano l'azienda al Governo italiano e se non ritenga opportuno, in virtù dell'esigenza di esercitare al meglio i poteri speciali concessi dal cosiddetto Golden Power, predisporre iniziative di competenza atte a rinforzare il sistema di controllo e prevenzione di condotte imprenditoriali lesive dell'esigenza di salvaguardia dei settori strategici della nostra economia.
(4-10159)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   durante i lavori di restauro, nel «nuovo» Mercato coperto di Perugia sono tornati alla luce due fasci littori coperti da decenni;

   il Mercato fu realizzato in epoca fascista e inaugurato nel 1932, tanto che, accanto ai fasci, è riportata la data relativa all'anno decimo della marcia su Roma;

   a parere dell'interrogante la presenza dei due fasci littori esposti in una struttura così importante per la città e peraltro posti accanto al grifo, simbolo della città, non offrirebbe ai cittadini e alle cittadine di Perugia né tantomeno a turisti e visitatori un'immagine veramente rappresentativa della storia, del patrimonio culturale e dei valori di cui Perugia è portatrice;

   il fascio littorio è il simbolo del Partito nazionale fascista e riporta alla memoria quel regime autoritario che ha drammaticamente segnato la storia del nostro Paese e che andrebbe condannato in modo unanime e non celebrato esponendone i simboli in pubbliche piazze e negli edifici delle città;

   da quanto si apprende la Soprintendenza avrebbe confermato l'intenzione di mantenere il recupero dei dipinti murali, così come sono riportati nei documenti all'epoca dell'inaugurazione nel 1932;

   la tutela dei beni architettonici e storici non può giustificare addirittura il ripristino di simboli del Partito e del regime fascista e, a parere dell'interrogante, la restaurazione di un reperto storico, anche di epoca fascista, è altra cosa dall'esporlo in un luogo pubblico e, per rispetto della storia della città di Perugia e della nostra Costituzione, nata proprio dalla liberazione dal nazifascismo, sarebbe più opportuno che i due fasci littori venissero coperti o, come alternativa alla pubblica esposizione, rimossi dalle pareti del mercato coperto e musealizzati, in modo da inserire tale reperto storico in un contesto più adeguato così da tenere viva la memoria rispetto al periodo fascista che, secondo l'interrogante, non va dimenticato ma raccontato e giudicato per quello che è stato: un regime violento e repressivo –:

   se risultino orientamenti e valutazioni della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell'Umbria in ordine alla possibilità di ricoprire i fasci littori riemersi durante i lavori di restauro del mercato coperto di Perugia o, in alternativa, di rimuovere gli stessi e collocarli all'interno di un museo, evitando così in ogni modo che il simbolo del Partito nazionale fascista possa essere indebitamente accostato al nome, al simbolo e all'immagine della città di Perugia.
(4-10157)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal settembre 2019 è partito il nuovo meccanismo di controllo dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia. Entro il 15 luglio 2021, banche, gestori di moneta elettronica e Poste Italiane hanno trasmesso obbligatoriamente all'Uif i dati relativi ai movimenti di denaro contante effettuati dai propri clienti relativamente al mese di aprile. L'obbligo, introdotto mediante la modifica del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 («decreto antiriciclaggio»), è disciplinato dal provvedimento Uif del 28 marzo 2019;

   le comunicazioni riguardano le operazioni in contante pari o superiori a 10.000 euro complessivi mensili, anche se realizzate attraverso più operazioni singolarmente pari o superiori a 1.000 euro. L'obiettivo della comunicazione è individuare le operazioni sospette;

   si intendono per tali quelle che, per caratteristiche, entità, natura, nonché per collegamento con altre operazioni o per frazionamento della stessa o per qualsivoglia altra circostanza conosciuta in ragione delle funzioni esercitate, tenuto conto anche della capacità economica e dell'attività svolta dal soggetto cui è riferita, inducono ad avere motivi ragionevoli per sospettare operazioni di riciclaggio;

   eventuali segnalazioni su versamenti contanti in banca sospetti potrebbero portare a specifici controlli in capo al contribuente da parte delle autorità competenti;

   nel settore del commercio è uso versare in banca l'incasso quotidiano e la somma di tali incassi facilmente superano i 10.000 euro al mese. Sembrerebbe pertanto che tutti i soggetti commerciali in questa situazione si ritrovano automaticamente segnalati dall'Uif;

   l'articolo 18 del decreto-legge n. 124 del 2019 prevede che, dal 2022, il divieto assoluto di utilizzo del contante per le transazioni scenda sotto i 1.000 euro. Tale divieto non riguarda il versamento di contanti in banca, per il quale quindi resta solo la possibile segnalazione;

   recentemente la Commissione europea in un comunicato ha espresso l'intenzione di uniformare i limiti all'uso del contante, che esistono già per i due terzi degli Stati membri, ma con importi differenti;

   la Banca centrale europea ha, da tempo, chiarito che qualunque disincentivo o limitazione nazionale, in via diretta o indiretta, ai pagamenti in contanti deve rispettare i requisiti relativi al corso legale delle banconote in euro e quindi che l'utilizzo del contante non può essere compresso oltre misura –:

   se non si ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative normative volte a rivedere le disposizioni in materia di limiti all'uso del contante, in attesa delle decisioni in ambito dell'Unione europea e di quali elementi disponga circa gli effetti del provvedimento Uif, citato in premessa, sui versamenti periodici in contanti degli incassi del settore commercio.
(3-02479)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un agosto 2021 tutt'altro che sereno lo hanno trascorso quest'estate le circa 200 famiglie interessate dall'allarme esuberi a Borsa Italiana;

   a cavallo di ferragosto è circolata la notizia di un possibile taglio dei costi da parte di Euronext – da ottobre 2020 nuovo proprietaria di Borsa Italiana in cordata con Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo – del 20-30 per cento, equivalente a 200 esuberi su 700 dipendenti di Piazza Affari; un'indiscrezione smentita dalla stessa Euronext che, tuttavia, ha alimentato polemiche e preoccupazioni sul futuro di Borsa Italiana dopo il suo passaggio al gestore di mercato francese;

   la veloce smentita di Euronext, che si è affrettata a dichiarare «Stiamo lavorando con i colleghi di Borsa Italiana sul piano industriale, che sarà finalizzato a novembre. Qualsiasi ipotesi sui suoi contenuti è pura speculazione», non ha infatti fugato i dubbi ed i timori dei lavoratori coinvolti, trattandosi di parole che non hanno escluso l'ipotesi dei tagli;

   invero, secondo quanto pubblicato da MF il 19 agosto 2021, in base a notizie di fonti finanziare a Parigi, i tagli dovrebbero partire dal back office, ampliandosi ad alcune figure in primo piano ed andando a toccare soprattutto il settore azionario, e l'onere di effettuarli spetterebbe al nuovo amministratore delegato di Borsa Spa, nomina sulla quale è in corso un'altra partita, parallela a quella del nuovo piano industriale;

   la questione del successore di Raffaele Jerusalmi, – la cui nomina, in base ad accordi presi fra le parti all'epoca dell'acquisizione, spetterebbe a Cdp Equity – è, difatti, strategica a garantire a Borsa Italiana la prosecuzione di una indipendenza operativa e gestionale con un management di qualità, al fine di tutelare gli interessi italiani e la elevata redditività che la caratterizzano –:

   se il Ministro interrogato intenda far chiarezza sulla reale situazione di Borsa Italiana, quali iniziative di competenza intenda adottare alla luce del previsto piano industriale «lacrime e sangue» di Euronext al fine di salvaguardare i livelli occupazionali di Piazza Affari e se ed in che termini il Governo si stia attuando in merito alla nuova governance di Borsa Spa.
(5-06616)


   OSNATO, BIGNAMI e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di queste ore quella circa la possibilità di rilevanti tagli di personale di Borsa italiana spa, peraltro già anticipata come ipotesi dalle dichiarazioni rese a giugno dall'amministratore delegato di Euronext Stephane Boujnah;

   questa situazione si aggiunge ai rischi di indebolimento della posizione italiana nella governance di Borsa Italiana, aprendo la strada a uno svuotamento di Borsa in favore del versante francese;

   si vedrebbero così concretizzati i pericoli già denunciati numerose volte da Fratelli d'Italia in sede parlamentare, negli scorsi mesi, a fronte dell'operazione condotta dall'allora Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, il quale indirizzò la trattativa proprio sull'acquisizione di Borsa Italiana spa da parte di Euronext, esponendo così un asse strategico per nazionale ad un significativo indebolimento;

   in questo contesto appare indispensabile che il Governo italiano operi con solerzia e concretezza per evitare che, sia rispetto al profilo della governance, che a quello dei livelli occupazionali, si registri un indebolimento di Borsa italiana spa, la quale ha inciso in modo evidente, nel secondo trimestre, nei ricavi di Euronext, ciò a dimostrazione della centralità della società e della rilevanza del suo operato;

   l'Italia, tramite Intesa e CdP Equity, vanta la presenza di maggior rilievo nella compagine di Borsa Italiana –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere con urgenza al fine di garantire che l'interessa nazionale italiano sia effettivamente presidiato in questa delicata fase di ridefinizione della governance di Borsa Italiana, chiarendo inoltre per quali motivi il Ministero dell'economia e delle finanze abbia agevolato l'ingresso di Borsa Italiana in Euronext senza aver evidentemente concordato in fase negoziale questi, come altri, aspetti centrali per l'effettiva tutela e promozione dell'interesse nazionale in un settore particolarmente delicato come quello di cui qui si tratta.
(5-06617)


   SANGREGORIO e VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   attualmente il 64,230 per cento delle azioni del Monte dei Paschi di Siena è detenuto dal Ministro dell'economia e delle finanze all'esito dell'operazione di scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica di Bmps in Amco – Asset Management S.p.a., con efficacia 1° dicembre 2020;

   il 4 ottobre 2020 l'assemblea straordinaria degli azionisti di Banca Monte dei Paschi di Siena ha deliberato l'approvazione del progetto di scissione parziale non proporzionale in favore di Amco, attuata mediante assegnazione di un compendio di diverse attività (sofferenze e inadempienze probabili, attività fiscali differite e altre attività), passività e patrimonio netto, di titolarità di Monte dei Paschi di Siena;

   nella nota n. 23 «I tassi di recupero delle sofferenze nel 2019»; pubblicata da Banca d'Italia a dicembre 2020, viene descritto come, rispetto al 2018, siano diminuiti sia i tassi di recupero delle posizioni in sofferenza cedute (dal 30 per cento al 28 per cento), sia quelli delle sofferenze chiuse mediante procedure ordinarie (dal 46 per cento al 44 per cento). Il tasso di recupero complessivo è sceso al 31 per cento (33 per cento nel 2018). Il tasso medio di recupero sulle sofferenze assistite da garanzie reali è stato pari al 35 per cento, risultando in diminuzione sia sulle posizioni oggetto di cessione (dal 36 per cento al 32 per cento), sia su quelle chiuse mediante procedure ordinarie (dal 52 per cento al 48 per cento). Per le posizioni non assistite da garanzie reali il tasso medio di recupero è risultato pari al 21 per cento) anche in questo caso la diminuzione si è avuta sia sulle sofferenze cedute (dal 19 per cento al 16 per cento) sia, seppure in misura minore, su quelle oggetto di procedure di recupero ordinarie (dal 36 per cento al 35 per cento);

   nell'audizione del 3 febbraio 2021 alla «Commissione d'inchiesta del sistema bancario», Amco afferma di: «gestire il portafoglio nel massimo rispetto del debitore senza creare stress finanziari», supportando «l'imprenditoria produttiva»;

   nonostante ciò, consta agli interroganti che un'azienda stia provando da mesi, senza risultati, a risolvere una controversia in via transattiva, ed ovviamente estintiva, di una procedura esecutiva pendente al tribunale di Catania, con l'Amco, proponendo più volte un versamento a saldo e stralcio della posizione debitoria vicina al 70 per cento del debito residuo, tasso di recupero ben oltre la media riscontrata nel mercato e che, se non accettata, rischia di mettere in difficoltà il creditore e il debitore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e se ritenga che Amco in questo modo stia rispettando la sua mission e policy aziendale, tenuto conto delle affermazioni e dei dati su prezzo di cessione e recupero su descritti.
(5-06618)


   FRAGOMELI, MORGONI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   al fine di sostenere gli operatori economici colpiti dall'emergenza epidemiologica «Covid-19», l'articolo 1, commi da 16 a 27, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha previsto l'erogazione di un contributo a fondo perduto per i soggetti esercenti attività d'impresa, arte e professione o che producono reddito agrario, titolari di partita Iva residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, che nel secondo periodo di imposta, antecedente al periodo di entrata in vigore del presente decreto abbiano conseguito un ammontare di ricavi o di compensi non superiore a dieci milioni di euro;

   il contributo in argomento spetta a condizione che vi sia un peggioramento del risultato economico d'esercizio relativo al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2020, rispetto a quello relativo al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, in misura pari o superiore alla percentuale definita con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze che al momento risulta essere non ancora stato emanato;

   la disposizione normativa demanda ad un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, adottato il 4 settembre 2021, che individua specifici campi delle dichiarazioni dei redditi, relative ai periodi d'imposta in corso al 31 dicembre 2019 e al 31 dicembre 2020, necessari per la determinazione del valore dei risultati economici d'esercizio, nonché le modalità operative e i termini per la presentazione dell'istanza per la richiesta del contributo;

   secondo quanto previsto dal comma 19 del citato articolo 1, il contributo a fondo perduto spetta a condizione che vi sia un peggioramento del risultato economico d'esercizio, ma non appare sufficientemente chiaro, a giudizio degli interroganti, se dovrà farsi riferimento al risultato fiscale, ovvero al risultato civilistico;

   il risultato civilistico sembra essere maggiormente idoneo ad esprimere con evidenza la contrazione dell'attività, misurata per il tramite del peggioramento del risultato economico da un esercizio rispetto ad un altro, tuttavia il risultato fiscale appare essere un dato certo e oggettivo –:

   quali siano i tempi per l'emanazione del decreto attuativo di cui in premessa, anche al fine di precisare se il dato da considerare per il calcolo del contributo perequativo sia il risultato economico risultante dal bilancio civilistico o il risultato fiscale che emerge dalla dichiarazione dei redditi (imponibile fiscale).
(5-06619)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VERINI, BOLDRINI, DE LUCA, SIANI, FIANO, CIAMPI, FRAILIS, LATTANZIO, MORANI, PEZZOPANE e VISCOMI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, su alcuni tra i principali siti di e-commerce, sono stati messi in vendita capi di abbigliamento e gadget inneggianti a note organizzazioni criminali di stampo mafioso;

   tra questi, a titolo puramente esemplificativo, si fa riferimento a t-shirt corredate dalla scritta «Camorra», con rappresentazioni grafiche del Mezzogiorno d'Italia stretto nella morsa di una piovra, nonché citazioni di sanguinari esponenti di clan della malavita organizzata;

   stando a quanto riportato da numerose testate giornalistiche, in particolare dal quotidiano «Il Mattino», la vendita di tali prodotti, ad un costo peraltro esiguo, avrebbe riscosso successo significativo sia in Italia che all'estero;

   a parere dell'interrogante, la commercializzazione di tali articoli rappresenta una pericolosa e preoccupante banalizzazione del ruolo e dell'azione della criminalità organizzata nella società e, al tempo stesso, restituisce del Sud dell'Italia un'immagine profondamente offensiva;

   è plausibile ritenere che la circolazione di tale materiale rappresenti un fenomeno di inconsapevole propaganda criminale e, soprattutto, un grave insulto alla memoria delle vittime innocenti di tutte le mafie;

   la diffusione dei prodotti citati potrebbe verosimilmente far ricorrere gli estremi per l'apologia di reato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, intendano assumere per contrastare la produzione, la vendita sul libero mercato e la conseguente diffusione di materiale inneggiante alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
(5-06625)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in merito al carcere di Augusta, continuano a pervenire segnalazioni in merito a episodi di malagestione della struttura da parte dei suoi vertici;

   è stato riportato che i detenuti hanno dato recentemente dato vita a una protesta, rifiutando i pasti e per tre volte al giorno hanno battuto le scodelle contro le celle per parecchi minuti;

   la protesta dei detenuti è avvenuta poche ore dopo la conclusione della manifestazione, davanti all'ingresso del carcere di Augusta, degli agenti di Polizia penitenziaria iscritti ai sindacati dell'Osapp, Sinappe, Uspp, Fns Cisl, Cnpp Fsa, Cgil Fp;

   da tempo, le sigle sindacali sono in contrasto con la direzione del penitenziario e si sono più volte rivolte al provveditore dell'amministrazione penitenziaria della Sicilia, Cinzia Calandrino, per chiedere un cambio al vertice della struttura;

   secondo i sindacati, le condizioni del carcere sono precarie. Ci sarebbe una grave carenza d'acqua mai risolta e il mancato adeguamento alla riforma prevista dal regolamento di esecuzione del 2000. Vi sarebbero ancora parecchie sezioni in cui le camere dei detenuti mancano della doccia interna, con conseguente notevole aumento di carico di lavoro. Per finire, mancherebbero servizi igienici in alcuni posti di servizio del personale di Polizia penitenziaria, come il block-house esterno e il reparto semilibertà;

   altro problema riportato è il sovraffollamento. Stando ai numeri forniti dai sindacati di Polizia penitenziaria, sono 450 i detenuti, una cifra che va oltre la capienza massima di circa 250;

   come se non bastasse, il personale in servizio è insufficiente, in quanto, in organico ci sono 190 agenti, troppo pochi per una popolazione carceraria numerosissima e infatti, da anni, i sindacati chiedono di aumentare la forza lavoro;

   nei giorni scorsi, si è anche scoperto che tre detenuti, reclusi in una sezione adesso isolata, hanno contratto il Covid-19;

   infine, in una nota unitaria del 4 settembre 2021, le sigle hanno riportato di una grave condotta antisindacale posta in essere dal comandante di reparto e dal direttore della struttura, i quali avrebbero dato ordine di non far accedere ai locali del bar gli agenti presenti alla manifestazione che necessitavano di acquistare delle bottiglie d'acqua, consentendo l'accesso solo in caso le delegazioni avessero accettato di partecipare alla riunione di contrattazione convocata dal direttore per la stessa data;

   quanto sopra segnalato è stato fatto presente anche al provveditore regionale ed è stato comunicato dai sindacati per opportuna conoscenza anche al Ministro e agli alti vertici del Ministero, in assenza di interventi risolutivi da parte degli organi preposti –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle criticità organizzative e gestionali presso la casa circondariale di Augusta e segnalate dalle sigle sindacali al Ministero con la nota unitaria del 4 settembre 2021.
(4-10154)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il 18 luglio 2021 Altea (17 anni) e Raffaele (23 anni), il 14 agosto Michela (20 anni), Acrem (18 anni) ed Eleonora (21 anni), il 15 agosto Francesco (32 anni) ed ancora il 29 agosto Silvestro (52 anni) e Giusy (45 anni), hanno visto la loro vita spezzarsi a causa dell'ennesimo incidente stradale mortale verificatosi in Calabria sulla strada statale 106, tristemente nota con il sinistro appellativo di «Strada della morte»;

   la scia di sangue che ha colorato questa maledetta strada negli anni non può più lasciare indifferente nessuno, perché si tratta di una strage annunciata, i cui morti si contano ormai quasi quotidianamente, insieme all'altissimo numero di incidenti e all'elevatissimo numero di feriti;

   i numeri del Centro regionale per raccolta dei dati sugli incidenti stradali in Calabria, relativi al numero di incidenti, feriti e morti registratisi negli ultimi 20 anni, dal 1° gennaio 2001 fino al 3 settembre 2021, fanno rabbrividire e parlano di 6.801 incidenti, con 519 morti e 13.311 feriti;

   detti numeri sono simili ad un bollettino di guerra e sebbene il paragone possa sembrare irriverente nei confronti di tutte le vittime, potrebbe essere rapportato a quello della Missione in Afghanistan, che in 20 anni di conflitto ha causato tra i soldati italiani 53 morti e 700 feriti e tra quelli americani 2.312 morti e 19.650 feriti;

   oltre al dolore dei familiari delle vittime, è necessario fare i conti anche con i costi sociali che gli incidenti stradali causano in Italia e che nel 2015 sono stati stimati dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) nell'1,8 per cento del prodotto interno lordo;

   è, pertanto, necessario e urgente pensare al più presto alla realizzazione di una moderna infrastruttura, una strada di categoria B che partendo da Sibari, ove è in realizzazione il tratto che la congiungerà a Roseto Capo Spulico, arrivi fino a Reggio Calabria, in modo da dotare finalmente la fascia jonica calabrese di una strada statale degna di questo nome, dotata di spartitraffico centrale per evitare gli impatti frontali e soprattutto priva dei numerosissimi accessi laterali, attualmente esistenti e soprattutto abusivi, che causano la maggior parte degli incidenti;

   preme inoltre sottolineare che la strada statale 106-jonica rientra per tutti i suoi 491 chilometri nel corridoio E90 che è una strada di classe A della dorsale ovest-est, che attraversa ben 6 Paesi europei e si estende da Lisbona in Portogallo, includendo passaggi attraverso il mare, fino ai confini con l'Iraq e, precisamente, Habur in Turchia;

   tuttavia, mentre il tracciato siciliano della E90 è costituito da autostrade e le tratte pugliesi e lucane della strada statale 106 sono già state ammodernate in strade di categorie B, nella «cenerentola» Calabria l'ammodernamento si ferma a Roseto Capo Spulico, da dove proseguirà con il tratto già appaltato sino a Sibari (ex megalotto 3), mentre sino a Reggio Calabria, ad eccezione di sporadici e quasi irrilevanti tratti, la sede stradale è ancora quella originaria del 1928, pertanto priva di spartitraffico centrale e con un elevatissimo numero di accessi laterali soprattutto abusivi, che aumentano il rischio di scontri frontali e laterali;

   l'ammodernamento dell'intero tracciato della strada statale 106 in strada di categoria B sino a Reggio Calabria, pertanto, rappresenta un'esigenza non più rinviabile e un volano di sviluppo per l'intera fascia jonica calabrese, relegata agli ultimi posti delle classifichi per qualità della vita e prodotto interno lordo pro-capite, anche a causa del gap infrastrutturale che sconta rispetto a tutto il resto della penisola;

   la legge obiettivo n. 443 del 2001 e la delibera del Cipe n. 121 del 2001, avevano individuato già 20 anni fa come l'ammodernamento della 106, con la sua suddivisione in 12 megalotti, fosse un'opera strategica, tanto che si diede il «via» alla progettazione di alcuni megalotti, come ad esempio il n. 9 (Mandatoriccio-Aeroporto S.Anna di Crotone, il cui progetto con Via approvata dal Ministero dell'ambiente con prescrizioni, venne inviato nel 2009 al Mit per la redazione del progetto definitivo, che tuttavia venne accantonato a seguito della distrazione degli stanziamenti da parte dell'allora Governo per altre necessità;

   da allora, la realizzazione della E90, nel tratto di strada statale 106 compreso tra Reggio Calabria e Sibari, è rimasta solo sulla carta ed è necessario e urgente che vengano reperiti i fondi per la sua realizzazione, prima ancora che si possa solo pensare alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, che con costi elevatissimi accorcerebbe i tempi della traversata, ma lascerebbe tal quali i problemi di viabilità della parte orientale della Calabria;

   inoltre, l'auspicato inserimento della strada statale 106 nel corridoio Ten-Core permetterebbe la richiesta di ulteriori finanziamenti da inoltrare all'Unione europea per il suo completamento in strada di categoria B –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della gravissima situazione sopra descritta e quali iniziative intenda adottare per il superamento della sperequazione infrastrutturale esistente sulla fascia Jonica Calabrese, mediante la realizzazione di un nuovo itinerario della strada statale 106 da Reggio Calabria a Sibari in strada di categoria B, al fine di completare il tracciato della E90 nel rispetto di tutti i requisiti di sicurezza e mobilità sostenibili;

   quali iniziative intenda adottare perché il tratto calabrese della strada statale 106 venga inserito nel corridoio Ten-Core.
(2-01320) «Barbuto, Scutellà, Parentela, Orrico, Tucci, Marino, Grippa, D'Ippolito, Misiti, Luciano Cantone, Carinelli, De Lorenzis, Ficara, Liuzzi, Raffa, Serritella, Traversi, Currò, Martinciglio, Migliorino, Troiano, Zanichelli, Adelizzi, Buompane, Donno, Faro, Flati, Gallo, Gubitosa, Manzo, Scagliusi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GARIGLIO e LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la rete ferroviaria italiana determina, nell'area Nord della città di Bari, una vera e propria cesura urbanistica del territorio e, in particolare, con i quartieri Palese e Santo Spirito, dove risiedono circa 30.000 cittadini;

   il passaggio della rete nel suddetto nodo ferroviario è sprovvisto di sottopassaggi e cavalcavia e gli unici attraversamenti esistenti sono rappresentati da sette passaggi a livello;

   la tratta è interessata dall'attraversamento di circa 240 convogli al giorno questo implica una serie di disagi nella popolazione locale;

   nel corso degli anni, anche a causa degli elevati costi dell'opera e dell'oggettiva complessità tecnica e organizzativa nessuno dei progetti presentati è stato portato a compimento, benché sin dal 2005 il comune di Bari e la regione Puglia abbiano intrapreso iniziative in tal senso e sottoscritto accordi e protocolli d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con Rfi al fine di avviare studi di fattibilità delle opere;

   il 17 marzo 2007, con protocollo d'intesa sottoscritto dai suddetti soggetti, si determinava di sviluppare soluzioni progettuali sia per la correzione del tracciato ferroviario a Sud di Bari, sia per l'interramento dei binari nell'area Nord;

   tali interventi risultavano compresi tra quelli previsti nell'ambito della legge obiettivo (legge n. 443 del 2001), finanziati, in parte, a valere sui fondi Fesr e Fas;

   con delibera del Cipe n. 62 del 3 agosto 2011 è approvato uno stralcio al progetto che confermava il finanziamento per i soli interventi a Bari Sud mentre i progetti di riassetto del nodo a Nord di Bari sono stati abbandonati;

   con delibera del Cipe n. 66 del 7 agosto 2017 e stata accolta la proposta di Rfi su impulso del comune di Bari e della regione Puglia, di superare le criticità progettuali mediante una variante che aggirasse l'abitato di Palese e Santo Spirito;

   a luglio 2020, è stato ultimato il progetto di fattibilità tecnico-economica di 1a fase «Nodo Di Bari-Bari Nord, Variante Santo Spirito-Palese» questo ha portato alla definizione dell'alternativa di tracciato ottimale;

   da quanto ha appreso l'interrogante, allo stato attuale si stanno svolgendo delle operazioni di carotaggio commissionate da Rfi lungo il nuovo tracciato –:

   se intenda rendere noto lo stato dell'arte della progettazione, nonché quali risorse finanziarie siano attualmente disponibili per la realizzazione di ciascuna fase progettuale dell'opera di cui in premessa.
(5-06620)


   SOZZANI, PENTANGELO e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Terzo Valico è la nuova linea ad alta capacità inserita nel Corridoio TEN-T Reno-Alpi, uno dei corridoi della rete strategica transeuropea, e rappresenta un collegamento strategico tra il sistema portuale ligure, i porti dell'Alto Tirreno, il Nord del Paese e il Centro e Nord Europa (Rotterdam, Anversa);

   nel corridoio Reno-Alpi, che dovrebbe unire Rotterdam con Genova, rientra il Terzo Valico dei Giovi che rientra anche nel programma delle opere strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001 e approvato dal Cipe da ultimo con la delibera del 6 aprile 2006;

   il Terzo Valico prevede il collegamento a nord con la linea Alessandria-Novara può essere considerata a tutti gli effetti un corridoio merci;

   il collegamento tra i porti di Genova e Rotterdam via Alessandria e Novara può rappresentare, tramite il Sempione, l'itinerario più agevole nella tratta italiana per il traffico merci, anche in considerazione degli elevati volumi di traffico passeggeri che interessa la linea Genova-Milano –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire il collegamento tra i porti di Genova e Rotterdam attraverso la linea ferroviaria Alessandria-Novara-Sempione.
(5-06621)


   NOBILI e MORETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 196, comma 1, del codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992) stabilisce che, in caso di violazioni punibili con sanzione amministrativa commesse alla guida di veicoli in locazione senza conducente, il soggetto locatario sia tenuto a rispondere in solido con l'autore della violazione;

   si tratta di norma in linea con tutte le legislazioni europee, che mira alla piena responsabilizzazione del soggetto che conduce il veicolo, esercitando ogni potere di disposizione dello stesso;

   in relazione alle indicazioni del Ministero dell'interno (circolari del 15 gennaio 1994, del 26 gennaio 2001 e del 10 gennaio 2019), le imprese di locazione veicoli dal 1993 hanno attivato il procedimento previsto dal codice della strada per la cosiddetta doppia notifica, comunicando agli uffici esclusivamente in via telematica le complete generalità del locatario. Tale prassi ha contribuito a garantire l'individuazione dell'effettivo trasgressore, riduzione dei costi di gestione per le PA interessate, sicurezza nella circolazione;

   nonostante l'interpretazione e le modalità di attuazione della normativa siano risultate per anni pacifiche, la più recente giurisprudenza della Corte di cassazione in materia appare ondivaga, dando corso a dubbi e incertezze fra gli operatori del settore. A simili incertezze interpretative – aggravate dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto – hanno fatto eco alcuni discutibili orientamenti e nuove prassi della pubblica amministrazione competente sul versante sanzionatorio, le quali per motivi di più facile identificabilità e reperibilità, notificano direttamente alle aziende di noleggio i verbali e le azioni esecutive relative alle predette violazioni, anche ove mai precedentemente contestati;

   il settore dei servizi di mobilità pay-per-use e di car sharing è in costante crescita e in considerazione del fatto che circa il 90 per cento delle violazioni è ormai non immediatamente contestabile al conduttore del veicolo, il numero di controversie e di ricorsi è andato via via aumentando –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda adottare per adeguare la normativa relativa alla notifica delle sanzioni per il settore del noleggio di veicoli senza conducente alle best practices attuate nel mercato di riferimento, anche al fine di scongiurare possibili dubbi interpretativi che possano arrecare danno alla sicurezza della circolazione, nonché ai singoli locatari e alle società locatrici e proprietarie dei veicoli stessi.
(5-06622)


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 15 ottobre 2021 come annunciato dal Governo, la compagnia aerea Ita sarà ufficialmente operativa;

   la compagnia Ita potrà sfruttare solamente sette velivoli di lungo raggio contro i 26 di Alitalia;

   la quota di mercato pre-COVID-19 con 26 aerei era del 13 per cento corrispondente a circa 21 mila passeggeri totali, la compagnia aerea Ita con appena 7 aeromobili a disposizione non potrà superare il 4 per cento di quel segmento di mercato;

   Ita sarà irrilevante anche per il settore del mercato europeo, in considerazione della quota di mercato già in possesso delle compagnie low cost e dei maggiori costi per i passeggeri per viaggiare con la compagnia Ita;

   Ita non potrà, nelle condizioni sopra considerate, raggiungere l'obiettivo di trasportare quote rilevanti di passeggeri per alimentare turismo estero nella nostra Nazione né sarà competitiva per il trasporto di cittadini sul territorio comunitario e non avrà le condizioni per garantire l'occupazione degli attuali lavoratori del settore del trasporto aereo nazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda garantire al settore strategico nazionale del trasporto aereo competitività sul lungo raggio con la nuova compagnia Ita e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché il nuovo vettore garantisca la mobilità dei cittadini dell'Unione europea alle condizioni delle altre compagnie europee.
(5-06623)


   GRIPPA, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia uno dei comparti sul quale sono stati necessari diversi confronti sulle modalità di ampliamento dei servizi e sulla compensazione dei mancati ricavi da parte delle aziende, in particolare per il periodo della chiusura totale delle attività e della didattica a distanza, è stato certamente quello del trasporto pubblico locale. Le risorse che sono state erogate per tale comparto sono ingenti, tuttavia una parte di esse è ancora in attesa dei provvedimenti di riparto e pertanto risultano ancora non sfruttate;

   da articoli di stampa risulta che sotto il profilo dei servizi aggiuntivi sarebbero state utilizzate molte meno risorse rispetto a quelle impegnate. Sul punto, in un articolo de Il Fatto Quotidiano del 26 agosto 2021 titolato «I migliori e le regioni – Disastro identico a un anno fa» si riporta che degli oltre 1,1 miliardi di fondi stanziati nel 2020 e nel 2021 dal Governo Conte e dal Governo Draghi per potenziare gli autobus in vista dell'imminente riapertura delle scuole, sarebbero stati utilizzati solo il 22 per cento;

   tra i problemi riscontrati nel definire un piano per il trasporto pubblico locale ci sarebbe la difficoltà di acquistare sul mercato nuovi autobus. Difatti è stato necessario affidare il servizio anche a società esterne di autobus adibiti ad altri usi quali quelli del noleggio con conducente. Inoltre, in alcuni territori, vi sono stati dei rallentamenti dovuti alla difficoltà di programmazione nell'ambito dei tavoli prefettizi. In tal senso, ci sarà da tenere in considerazione non solo del coefficiente di riempimento dei mezzi fissato all'80 per cento ma anche delle eventuali evoluzioni delle fasce di rischio;

   andrebbe delineandosi, pertanto, un quadro complesso che esige, a parere degli interroganti, oltre ad un notevole impegno degli organi coinvolti per evitare le criticità rilevate durante lo scorso anno, ulteriori risorse che potrebbero non bastare con il protrarsi dell'emergenza –:

   quali iniziative siano state messe in campo, per quanto di competenza, al fine di monitorare l'attività dei tavoli attivati sul territorio nonché l'utilizzo dei fondi messi a disposizione in questi ultimi due anni per assicurare un servizio di trasporto locale nel pieno rispetto delle norme anti-contagio.
(5-06624)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo fonti ufficiali la provincia di Como risulta ultima in Italia per tempi medi di attesa nello svolgimento dell'esame delle patenti di guida. Dai dati aggiornati alla fine di giugno 2021, il tempo di attesa medio per ottenere il documento di guida nel comasco è di 8,3 mesi dal rilascio del foglio rosa mentre sono 5.934 i cittadini comaschi che ancora aspettano di effettuare l'esame di pratica;

   tale criticità che si protrae da tempo è dovuta principalmente alla grave carenza di personale dipendente degli uffici della Motorizzazione civile di Como. In servizio nel comasco si contano solo 20 dipendenti, la metà dell'organico necessario, mancano le figure degli esaminatori: circa nove esami di guida su dieci sono oggi eseguiti facendo affidamento sugli straordinari di funzionari disponibili a svolgere, dopo aver compiuto le mansioni amministrative, le attività abilitanti di esame oppure sull'invio di personale esterno in gran parte proveniente da Lecco, Bergamo, La Spezia;

   la situazione di grave difficoltà e di crisi strutturale degli uffici della Motorizzazione civile di Como sta causando disfunzioni notevoli, non più tollerabili, nell'erogazione di servizi adeguati alla collettività: nei confronti dell'utenza professionale, delle attività imprenditoriali correlate, dei cittadini, soprattutto giovani, che pagano per usufruire di un servizio che il territorio non riesce a sostenere in maniera efficiente e in tempi congrui;

   il problema della carenza di organico e dei disagi strutturali che inevitabilmente si riversano sugli utenti è stato più volte evidenziato da diverse autoscuole locali e dall'Unasca di Como con sollecitazioni rivolte alle autorità competenti, al fine di intervenire per porre rimedio a una situazione che oggi è diventata insostenibile –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per risolvere le problematiche che coinvolgono l'utenza civile e professionale della Motorizzazione civile della provincia di Como, anche e soprattutto al fine di tutelare i diritti delle persone che devono sostenere gli esami per la patente di guida, nonché le esigenze lavorative delle autoscuole comasche.
(5-06613)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAOLIN e LOLINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   leggendo il quotidiano QN La Nazione del 19 e 25 agosto 2021 si apprende con incredulità di come gli abitanti del comune di Abbadia San Salvatore da circa 5 anni vivano nel costante terrore a causa di un pluripregiudicato polacco;

   sempre dal quotidiano si viene a conoscenza del fatto che, nelle ultime settimane, questo delinquente ha preso di mira una signora che usciva da un bar, tentando di colpirla con un fitto lancio di oggetti, e che alcuni cittadini affermano di aver visto questo sinistro personaggio aggirarsi per il paese, brandendo un pugnale, fatto che non ha stupito nessuno, visto che, nel 2018, le forze dell'ordine gli hanno sequestrato un'ascia mentre si aggirava indisturbato per il paese;

   ciò che risulta inaccettabile al sindaco di Abbadia San Salvatore ed ai suoi cittadini è che, nei confronti di questo losco figuro sono stati emessi ben due decreti di espulsione dall'Italia, di cui l'ultimo nel maggio 2019, che lo diffidava dal rientrare nel nostro Paese prima di tre anni, diffida disattesa già dai primi mesi del 2020. Questi decreti di espulsione nascono dai ripetuti atti di violenza e furti perpetrati da questo soggetto che gli sono valsi 20 denunce e quattro arresti, si ricorda tra l'altro che, in occasione di una rissa, questo «galantuomo» ha ferito tre carabinieri che erano intervenuti per sedarla –:

   come sia possibile che il pregiudicato in questione, nonostante sia stato espulso per due volte dall'Italia e riaccompagnato in Polonia, dove deve scontare 5 anni di reclusione essendo stato condannato per rapina, circoli ancora liberamente nel nostro Paese;

   se e quali iniziative di competenza siano state intraprese per allontanare dal nostro Stato tale soggetto la cui pericolosità sociale è palese;

   se a fronte della ventilata decisione di alcuni cittadini di organizzarsi per difendere autonomamente i propri cari dalla cieca e gratuita violenza di questo delinquente, non ritenga doveroso adottare iniziative di competenza per un tempestivo intervento quale segnale che anche ad Abbadia San Salvatore lo Stato esiste.
(5-06615)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni la stampa locale della provincia di Treviso ha dato risalto alla denuncia di un commerciante, con attività nei pressi della stazione ferroviaria di Treviso, per l'aggressione subita a scopo d'intimidazione posta in atto da una decina di extracomunitari che, dopo averlo circondato, lo hanno minacciato (secondo quanto riportato dalla stampa) con parole quali «se vuoi continuare a lavorare qui devi fare quello che diciamo noi» ma anche con una bottiglia puntata sullo stomaco, il tutto in pieno giorno;

   tutto questo è nato a seguito di un controllo di routine della polizia municipale in un bar con annessa sala slot machine, sempre limitrofo alla stazione, luogo di ritrovo di decine di extracomunitari di cui si è proceduto successivamente alla chiusura a seguito delle infrazioni rilevate. Tale controllo, secondo gli extracomunitari, era stato promosso dal commerciante trevigiano sopraccitato. A scongiurare il peggio sono intervenuti, coraggiosamente, tre stranieri, gestori di un negozio, che hanno preso le difese del commerciante e successivamente lo hanno scortato fino alla sua automobile;

   nonostante il sindaco di Treviso Mario Conte abbia istituito, nei pressi della stazione, una postazione fissa della polizia municipale, con lo scopo di contrastare e reprimere l'attività di spaccio che nella zona è monopolio di extracomunitari, nonché gli atti di violenza ed intimidazioni di cui gli stessi sono protagonisti anche nei confronti dei residenti, quanto accaduto dimostra come le attuali norme a disposizione dei primi cittadini non siano che armi spuntate nei confronti di delinquenti abituali che non hanno alcuna remora a farsi riprendere dalle telecamere installate dall'amministrazione comunale mentre minacciano le persone, come accaduto;

   detto commerciante, dopo l'accaduto, sta pensando di chiudere l'attività, temendo per l'incolumità propria e della famiglia, considerato che, quando andrà a riaprire il negozio, i delinquenti che lo hanno minacciato lo staranno aspettando confidando nell'impunità a loro garantita dalle nostre leggi –:

   se, in considerazione dei profili di ordine pubblico evidenziati dai fatti richiamati, non ravvisi l'opportunità di adottare un provvedimento di espulsione immediata dall'Italia, al fine di dare un segnale forte nei confronti di questi delinquenti abituali, peraltro fuggiti dai loro paesi d'origine, secondo l'interrogante, non perché perseguitati per motivi politici o religiosi, bensì per l'errata idea di poter fare nel mostro Paese ciò che gli pare;

   se e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare in merito alla carenza di organici della polizia di Stato in provincia di Treviso, anche alla luce di quanto accaduto, trattandosi di problematica peraltro già segnalata con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-09965, tuttora privo di risposta.
(4-10155)


   LONGO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi, anche Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, ha lanciato l'allarme sulla concreta possibilità che le mafie approfittino della grave crisi imprenditoriale aperta dalla pandemia nel nostro Paese;

   tra i settori più colpiti, per l'impossibilità di sostenere spese elevate (canoni di locazione in primis), figurano (e figureranno nel prossimo futuro) ristorazione e turismo;

   ad oggi, le inchieste condotte nelle Direzioni investigative antimafia di tutta Italia non fanno che confermare l'aggravarsi di un rapporto pericoloso, sempre esistito, tra mafia e ristorazione, con la prima che individua nella seconda un'ottima opportunità per riciclare denaro sporco;

   nel maggio 2021, Coldiretti pubblicava i dati del rapporto Agromafie, fotografando l'immagine di un'Italia in cui 5 mila ristoranti sono in mano alla criminalità, con «l'agroalimentare diventato una delle aree prioritarie di investimento della malavita», per un giro di affari del valore di 24,5 miliardi di euro;

   il blitz portato a termine in data 29 settembre 2020 dai Carabinieri del Nucleo investigativo su disposizione del giudice per le indagini preliminari di Roma è un ottimo esempio di quanto estese siano le mire della criminalità, sul settore della ristorazione. L'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare in 14 ristoranti della capitale è solo l'ultimo atto di un'indagine avviata nel 2017, con l'obiettivo di sgominare un complesso sistema di riciclaggio del denaro. Gli accertamenti avrebbero, infatti, dato la conferma (supportata da intercettazioni che fanno rabbrividire, con gli imprenditori vittime di estorsione prostrati dal timore di rimetterci la vita) che i clan gestiscono attraverso dei prestanome diverse attività commerciali a Roma;

   la criminalità organizzata – precisa la Coldiretti –, approfittando delle difficoltà, penetra in modo massiccio e capillare nell'economia legale, ricattando con l'usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all'estero. Nella filiera agroalimentare pesa la crisi di liquidità generata dall'emergenza coronavirus in molte strutture economiche che sono divenute più vulnerabili ai ricatti e all'usura, da bar e trattorie, ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda fino alle pizzerie;

   in questo modo, la malavita si appropria di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di dover mettere in atto tutte le iniziative di competenza necessarie per contrastare con efficacia la crescente penetrazione della criminalità organizzata nel settore della ristorazione della Capitale.
(4-10156)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   dal punto di vista economico, il settore della logistica è un settore in forte crescita e sempre più rilevante nel sistema produttivo nazionale ed europeo. Nel settore retail, ad esempio si stima che rispetto a un nuovo posto di lavoro diretto nell'e-commerce corrisponda un 1,2 indiretti nella lavorazione e nelle consegne;

   in riferimento al tema occupazionale, i lavoratori coinvolti sono soprattutto operai che svolgono manodopera di servizi;

   più in generale, si tratta di un settore difficile da perimetrare soprattutto in ordine a due motivi: sia perché è trasversale, in quanto comprende il trasporto, la movimentazione di carichi, il magazzinaggio, ma troviamo anche a esempio impiegati lavoratori indiretti del commercio all'ingrosso e al dettaglio (on line e off line), i rider; gli altri servizi di supporto alle imprese, tra cui si possono annoverare la vigilanza privata per i servizi di guardiania e portierato; inoltre, perché spesso il rapporto di lavoro reale e, quindi, le conseguenti condizioni di lavoro vissute dai singoli lavoratori non corrispondono a quello che rilevabile dai contratti e da una formale applicazione delle norme. Sovente il rapporto di lavoro nei casi più gravi, si traduce, loro malgrado, in forme di sfruttamento della manodopera;

   su questo ultimo aspetto, ci sono numerose segnalazioni, denunce, episodi di tragica cronaca come quelli di Albairate (Novara) di Tavazzano (Lodi) che confermano quanto emerge dai rapporti dell'ispettorato del lavoro e della vigilanza del Ministero dello sviluppo economico secondo i quali il settore della logistica rientra nei settori di attività a rischio di violazioni di obblighi retributivi e previdenziali in connessione con fattispecie interpositorie dovute a un'accentuata destrutturazione per la presenza di micro imprese e di cooperative, spesso rivelatesi spurie;

   da qualche anno, sono stati predisposti accertamenti ispettivi straordinari nei settori della logistica e movimentazione nonché nello stesso settore e in quello delle pulizie e dell'autotrasporto. Gli esiti della vigilanza ispettiva fanno riferimento a forme di caporalato, abuso dei contratti a termine, orari disumani e condizioni personali di lavoro costituite da estrema precarizzazione;

   nel corso del 2020, l'ispettorato del lavoro ha svolto sul settore 8.850 accessi ispettivi riscontrando un tasso di irregolarità del 71,8 per cento;

   nel mese di agosto 2021, a Bologna si è addirittura arrivati a licenziare i dipendenti con un messaggio whatsapp;

   risulta pertanto evidente che è fondamentale, urgente e non più procrastinabile il rafforzamento delle tutele di questi lavoratori;

   il 7 aprile 2020 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato un'ampia riforma del settore dei trasporti su strada dell'Unione europea, nota come pacchetto sulla mobilità. Le nuove norme tenderebbero al miglioramento delle condizioni di lavoro dei conducenti, a introdurre norme speciali sul distacco dei conducenti nel trasporto internazionale e all'aggiornamento delle disposizioni sull'accesso al mercato del trasporto merci, oltre a rendere più efficiente l'applicazione delle norme –:

   quali iniziative intendano assumere al fine di valutare e predisporre, anche con urgenza, una riforma complessiva della logistica, volta a rafforzare le tutele dei lavoratori del settore, migliorare le condizioni di lavoro delle risorse impiegate e in grado di intervenire sulla razionalizzazione delle procedure di esternalizzazione, con particolare riferimento al contrasto all'appalto di pura manodopera, nonché una riforma delle cooperative, che ne tuteli lo scopo mutualistico, contrasti la concorrenza sleale e separi la qualifica di socio lavoratore da quella di lavoratore;

   se non ritengano necessario istituire un tavolo ministeriale sull'e-commerce, considerandone l'impatto occupazionale sempre più importante nella logistica, nonché adottare quanto prima tutte le iniziative necessarie a dare attuazione al cosiddetto pacchetto mobilità.
(2-01315) «Barzotti, Grippa».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo de Ilfattoquotidiano.it del 2 settembre i soci titolari dello studio di architettura Piuarch di Milano, una delle realtà più note nel settore, avrebbero chiesto ai propri collaboratori di girare il bonus partite Iva da 600 euro all'azienda per contribuire con tale somma alla «difficoltà economica dello studio»;

   lo studio Piuarch di Milano, che nel 2020 in piena pandemia, ha quasi triplicato gli utili, è conosciuto a livello internazionale per le collaborazioni con alcune delle maggiori maison di moda, nel 2013 è stato insignito del premio «Architetto italiano dell'anno 2013» e nel 2020 ha vinto il concorso Architettonico internazionale indetto da Fondazione Human Technopole e Arexpo per la progettazione dell'area ex Esposizione Universale 2015 dell'istituto, il Campus e l'edificio della nuova Fondazione sull'area Expo;

   il bonus Inps che i titolari chiedevano di cedere allo studio è stato varato ad aprile del 2020 dall'allora Governo per i liberi professionisti privi di ammortizzatori sociali per fronteggiare gli effetti economici negativi dovuti alla pandemia da Covid-19;

   secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, i bilanci 2020 dello studio Piuarch, depositati in questi mesi riportano ricavi in aumento a 3,8 milioni di euro nell'anno più difficile e disastrato dal Covid-19 e dalla pandemia e un più 700mila euro sul 2019 e quindi ante emergenza sanitaria;

   il conto economico mostra che l'anno in cui è iniziata la pandemia si è chiuso con un avanzo di 466.253 euro (641mila prima del pagamento delle imposte), quasi triplicato rispetto ai 177.300 euro di utili nel 2019. Il 2020 si è chiuso per il blasonato studio di architettura con 833mila euro di disponibilità liquide a fine esercizio;

   per fare fronte a eventuali crisi e crolli di domanda da parte dei committenti di Piuarch si sarebbero quindi potuti utilizzare tali utili, senza la necessità di chiedere ai propri collaboratori il versamento dei 600 euro del bonus;

   il periodo difficile e la «crisi» raccontata dai soci dello studio non ha però impedito ai 4 titolari dello studio di distribuirsi un dividendo da 160mila euro. Tale decisione sarebbe stata assunta il 7 settembre 2020, quando i soci hanno deliberato la distribuzione dei dividendi, da attingere dalla riserva straordinaria;

   infine, dalle visure camerali, sempre secondo quanto riporta l'articolo citato, risulterebbe che oltre ai 4 soci titolari delle quote (tutti al 25 per cento) via sia un solo addetto dipendente alla data del 31 marzo 2021. Su quasi 4 milioni di euro di fatturato nel 2020 i costi per il personale indicati a bilancio sono bassissimi: 51 mila euro per salari e stipendi, 12 mila per gli oneri sociali, 3 mila per Tfr e altri costi del personale. La spesa per i servizi ammonta invece a 2,8 milioni di euro, all'interno dei quali, con ogni probabilità, sono anche conteggiate le spese per i collaboratori stabili a partita iva che, stando ai numeri, rappresenterebbero la quasi totalità della forza lavoro;

   a parere dell'interrogante se quanto riportato da ilfattoquotidiano.it rispondesse al vero si sarebbe di fronte a una pratica non solo scorretta da parte dello studio Piuarch ma che può presentare profili di illegittimità, oltre a rappresentare una sorta di ricatto ai danni dei collaboratori costretti a scegliere tra la prosecuzione del rapporto e il versamento alle casse dello studio del bonus percepito –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza, anche di natura ispettiva, intenda mettere in atto per fare luce su quanto emerso dall'articolo di stampa citato.
(4-10152)


   PIASTRA, TONELLI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   quotidianamente si apprende a mezzo stampa di nuovi «furbetti» del reddito di cittadinanza, ovvero di soggetti che percepiscono indebitamente la prestazione di cui al decreto-legge n. 4 del 2019;

   secondo quanto pubblicato su BolognaToday il 3 settembre 2021, si arriva a quasi 200 persone denunciate nelle ultime settimane per una somma percepita illecitamente che si aggira intorno al mezzo milione;

   l'ultima denuncia, durante un accertamento dei carabinieri, riguarda 29 stranieri, 19 donne e 10 uomini, di età media 38 anni, dei quali venti già con precedenti di polizia e solo 9 incensurati: ventidue rumeni, quasi tutti residenti a Milano, a parte un 32enne residente a Bologna e una 53enne irregolare sul territorio italiano, due peruviani residenti a Bologna, due marocchini e una nigeriana residenti a Monghidoro, un serbo e un'ucraina residenti a San Lazzaro di Savena, dovranno rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e false dichiarazioni per indebita percezione del reddito di cittadinanza, per una somma complessiva percepita illegalmente pari a 114.000 euro;

   i predetti 29 stranieri si aggiungono alla già lunga lista di persone indagate per appropriazione indebita del reddito di cittadinanza; nelle ultime settimane, 116 persone sono state denunciate a Ozzano, 25 a Crevalcore e 27 a Pianoro;

   tali denunce sono l'ulteriore conferma che l'attuale impianto del reddito di cittadinanza non funziona, sia per la mancata effettiva attivazione delle politiche attive del lavoro, sia per il meccanismo dei controlli sugli aventi diritto, stante un controllo preventivo solo da parte dell'Inps in ordine alla sussistenza dei requisiti necessari per legge per presentare domanda di accesso al reddito di cittadinanza e un controllo a posteriore da parte degli altri attori (Ispettorato nazionale del lavoro, Guardia di finanza) e sia, soprattutto, per l'elevato costo per le casse dello Stato (nel triennio 2020-2022 si aggira circa 26 miliardi di euro) –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza, in specie di carattere normativo, intenda adottare riguardo al superamento del reddito di cittadinanza così come vigente;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per intensificare i controlli a Bologna e in tutta la provincia alla luce del dato allarmante del numero di «furbetti»;

   come sia possibile, con riguardo a quanto riportato in premessa, che tra i percettori indebiti ci fosse anche una straniera irregolare sul territorio italiano.
(4-10153)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ALAIMO, BALDINO, FRANCESCO SILVESTRI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, ELISA TRIPODI, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dall'analisi apparsa sul quotidiano Il Sole 24 ore del 6 settembre 2021 si apprende che la tendenza delle aziende private e dei grandi gruppi societari sia quella di prolungare le attività lavorative di tutto il personale, mediante lo strumento del lavoro agile;

   diversamente la tendenza del Ministero per la pubblica amministrazione, invece, sembrerebbe orientarsi per il ritorno dei dipendenti pubblici «in presenza»;

   dagli studi di settore eseguiti in merito all'utilizzo dello strumento del lavoro agile si apprende che sono molteplici le esperienze positive in tal senso; infatti, si attesta un miglioramento della produttività, riduzione delle postazioni di lavoro del 50 per cento, maggiore concentrazione e comfort, oltre al non trascurabile dato del risparmio dei tempi del pendolarismo, casa-lavoro-casa, riduzione dei costi della mensa e di gestione degli spazi, minore inquinamento;

   il lavoro cosiddetto «da remoto» ha segnato un'importante uscita dagli schemi tradizionali di lavoro, affinché il lavoratore stesso sia chiamato a governare la propria attività lavorativa/professionale con equilibrio rispetto alla propria vita privata, con ricadute significative anche per la decongestione del traffico delle grandi aree metropolitane;

   questa spinta verso il lavoro agile ha favorito un ammodernamento per rafforzare le competenze digitali delle pubbliche amministrazioni ed è tesa ad avviare una trasformazione anche organizzativa, tecnologica e culturale non di poco conto;

   la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni rappresenta un momento importante anche per il Piano nazionale di ripresa e resilienza come leva del rilancio economico del Paese, per fornire ai cittadini servizi e accessibilità a un'ampia gamma di servizi «smart»;

   il repentino cambio di rotta annunciato dal Ministro interrogato appare quanto mai insolito e ha il sapore di aver mancato un risultato, ancora più insolito, se si pensa che la commissione tecnica dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile aveva lo scopo proprio di verificare l'avanzamento tecnologico delle pubbliche amministrazioni;

   il cambio di prospettiva potrebbe essere il risultato della pressione pre-elettorale delle elezioni amministrative in molte città italiane che si apprestano all'orizzonte, pressione che può aver acutizzato ed accelerato tale cambiamento –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di scongiurare la ripresa di tutte le attività lavorative in presenza nelle pubbliche amministrazioni, in luogo del lavoro agile, in controtendenza, quindi, rispetto all'andamento in positivo di tale modalità in tutto il mondo.
(3-02471)


   PRESTIGIACOMO, OCCHIUTO, ZANGRILLO, POLVERINI, FATUZZO, CANNATELLI, MUSELLA, ROTONDI e D'ATTIS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza pandemica è intervenuta sui processi di graduale adozione del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni attraverso una sua diffusione inedita e forzata. Nelle fasi più acute del lockdown, lo smart working è infatti passato dall'essere una delle modalità possibili e da incentivare ad essere «modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa», garantendo così la continuità di lavoro in sicurezza per i dipendenti e, di conseguenza e per quanto possibile, la continuità dei servizi erogati;

   nonostante non siano mancate esperienze virtuose e soddisfacenti di lavoro agile anche nel periodo dell'emergenza, non si può non rilevare come, a fronte della preminente esigenza di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e della collettività contro il rischio di contagio, siano rimaste in secondo piano le finalità proprie dello strumento: quella di miglioramento della conciliazione vita-lavoro e quella di aumento della produttività. È chiaro che il conseguimento di tali finalità presuppone dei processi organizzativi e gestionali di definizione del modello di lavoro agile adeguati al contesto di riferimento. Quello che si è sperimentato non può certo definirsi lavoro agile secondo l'inquadramento normativo ordinario: non è gestito da nessuna piattaforma informatica certificata e non è regolato da nessuna norma contrattuale (tant'è che le amministrazioni hanno applicato alcuni istituti economici in maniera non uniforme);

   l'evidente quadro di «luci e ombre» dell'esperienza del lavoro agile emergenziale interroga, quindi, sulle sue prospettive di sviluppo futuro tanto nel breve periodo, in ragione della nuova fase dell'esperienza pandemica, quanto in un periodo di medio o lungo termine rispetto alla trasformazione del lavoro pubblico;

   in questo senso, all'interno del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, sottoscritto da Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro interrogato e segretari di Cgil, Cisl e Uil, le parti hanno già avuto modo di condividere l'esigenza di individuare quale via per la definizione del piano di sviluppo del lavoro agile nella pubblica amministrazione quella della contrattazione collettiva, per definire «una disciplina che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l'orientamento ai risultati, concili le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni, consentendo, ad un tempo, il miglioramento dei servizi pubblici e dell'equilibrio fra vita professionale e vita privata», così riaffermando la duplice finalità dello strumento che si integra con la specifica attenzione ai servizi offerti all'utenza –:

   quali iniziative intenda intraprendere per operare un necessario cambiamento dei modelli organizzativi e della cultura del lavoro nella pubblica amministrazione, in linea con quelle condizioni di fiducia, autonomia, responsabilità e flessibilità proprie dello smart working e delle analoghe modalità di lavoro che si diffondono a livello internazionale, anche attraverso il coinvolgimento delle parti sociali.
(3-02472)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 14 giugno 2021 è stato emanato il regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio, su un quadro per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificati interoperabili di vaccinazione, di test e di guarigione in relazione alla Covid-19 (certificato Covid digitale dell'Unione europea) per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di Covid-19;

   il decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, all'articolo 1, ha stabilito che lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione degli agenti virali da COVID-19 è ulteriormente prorogato fino al 31 dicembre 2021;

   il citato decreto all'articolo 3 ha disciplinato ulteriormente l'impiego delle certificazioni verdi COVID-19;

   con ordinanza del Ministro della salute del 29 luglio 2021, è stata modificata la disciplina degli ingressi in Italia dai Paesi esteri, a decorrere dal 31 luglio e fino al 30 agosto 2021. In particolare, l'ordinanza dispone che non vi sono limiti né obblighi di dichiarazione per gli spostamenti da e per la Repubblica di San Marino e lo Stato della Città del Vaticano e che le certificazioni rilasciate dalle competenti autorità dei citati Paesi a seguito di una vaccinazione anti Sars-CoV-2 validata dall'Agenzia europea per i medicinali e di avvenuta guarigione, sono considerate equivalenti a quelle italiane. L'ordinanza, inoltre, modifica le regole di ingresso per le persone che hanno soggiornato o transitato nei 14 giorni antecedenti, in uno o più dei paesi di cui all'Elenco C e D dell'Allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021;

   con circolare del Ministero della salute del 4 agosto 2021 sull'equipollenza delle certificazioni rilasciate dagli Stati terzi sono stati identificati i requisiti che devono riportare le certificazioni vaccinali e di guarigione emesse in altri Stati per potere essere valide in Italia; tali certificazioni hanno la stessa validità del green pass italiano, ma sono riconosciute solo per i quattro vaccini autorizzati dall'Ema. I Paesi per cui è riconosciuta la stessa validità sono quelli dell'area Schengen, Stati Uniti, Giappone, Israele, Canada, Irlanda del Nord e Gran Bretagna;

   con ordinanza del Ministero della salute del 28 agosto 2021 sono state prorogate fino al 25 ottobre 2021 le disposizioni dell'ordinanza del Ministro della salute 29 aprile 2021, limitatamente all'articolo 1, come integrata dall'ordinanza 6 maggio 2021, dell'ordinanza 14 maggio 2021 e dell'ordinanza 29 luglio 2021. Sono state, inoltre aggiornate le prescrizioni relative alle modalità di ingresso in Italia per le persone che hanno soggiornato o transitato nei Paesi contenuti nel già citato Elenco D, nonché in India, Bangladesh o Sri Lanka;

   numerosi cittadini italiani residenti all'estero e in possesso dei requisiti per richiedere la validazione in Italia delle vaccinazioni ricevute stanno riscontrando ancora diverse difficoltà nell'ottenere il green pass. Non essendo stata percorsa la strada di attribuire ai consolati italiani il ruolo di mettere in regola i vaccinati all'estero, i nostri connazionali devono rivolgersi all'Asl territoriale di competenza che provvede alla registrazione della vaccinazione – o dell'avvenuta guarigione – sul fascicolo sanitario, prima che possa essere generato il cosiddetto Authcode, che consente di stampare la certificazione verde Covid-19. Secondo quanto a conoscenza degli interpellanti, ancora elevati sono gli intoppi burocratici fra Ministero ed alcune aziende sanitarie regionali, tali da generare ritardi ben oltre il tollerabile tra il momento della consegna della documentazione e l'effettivo rilascio del green pass;

   altre criticità sono state segnalate dai cittadini che sono stati sottoposti ad immunizzazione con il preparato Covishield inoculato in India (e diffuso in India, Nepal, Bhutan, Sri Lanka, Maldives, Bangladesh) o AstraZeneca in Australia e che non sono riusciti ad ottenere la certificazione verde Covid-19. Si tratta di vaccini AstraZeneca in tutto e per tutto, ma non chiamandosi Vaxzevria non compaiono nell'elenco approvato dall'Ema e nell'ordinanza ministeriale. Stante quanto riportato da organi di stampa, la Commissione europea, investita dal problema evidenziato da diversi Paesi, ha ricordato che, pur avendo l'Unione europea approvato un elenco contenente i soli vaccini riconosciuti dall'Ema, gli Stati membri possono decidere autonomamente se accettare anche vaccini approvati nell'Emergency Use Listing dell'organizzazione mondiale della sanità, come è il caso del Covishield. Di tale facoltà, ad ora, hanno fatto ricorso quindici Paesi membri dell'Unione;

   vengono inoltre segnalate criticità per l'ottenimento del green pass da parte di quegli italiani che hanno ottenuto la prima dose vaccinale all'estero, pur prevedendo la circolare ministeriale il rilascio dei green pass anche in tale circostanza;

   restano ancora esclusi dalla possibilità di ottenere il green pass numerosi cittadini italiani residenti in numerosi altri Paesi extra Unione europea, in cui, abbiano ricevuto la somministrazione dei vaccini approvati dall'Ema o nei quali le immunizzazioni siano state effettuate con vaccini tipo SputnikV e Sinovac non ancora riconosciuti dalle nostre autorità responsabili della farmacovigilanza. Per molti di loro, quindi, anche le nuove disposizioni non risolvono il problema dell'equiparazione al green pass delle certificazioni attestanti la loro vaccinazione, totale o parziale –:

   quali iniziative intenda porre in essere per minimizzare le criticità illustrate premessa;

   quali interlocuzioni siano in atto con le autorità sanitarie e governative dei Paesi extra-Unione europea in cui risiedono connazionali iscritti all'Aire, al fine di ampliare l'elenco degli Stati di cui l'Italia riconosce l'equipollenza delle certificazioni vaccinali con il nostro green pass e quali iniziative intenda mettere in atto per colmare il vuoto normativo che ancora resta per i molti casi di cittadini italiani residenti all'estero vaccinati – anche parzialmente – con preparati ad oggi non riconosciuti dall'Unione europea ma che – in ogni caso – hanno sviluppato una risposta anticorpale facilmente identificabile attraverso test sierologici e che, stanti le attuali conoscenze, non possono sottoporsi ad ulteriore ciclo vaccinale con altro prodotto.
(2-01321) «Fitzgerald Nissoli, D'Attis».

Interrogazione a risposta orale:


   CABRAS e VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo una segnalazione a mezzo stampa del 25 agosto 2021, sabato 21 agosto la signora M. M. di anni 60 si sarebbe recata presso la guardia medica di San Sperate a causa dei postumi di un intervento chirurgico, ma si sarebbe vista negare la visita e le cure dal medico di guardia in quanto non vaccinata contro il Sars-CoV-2;

   l'articolo 32 della Costituzione recita al primo comma: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;

   va considerato che il diritto alla salute è un diritto fondamentale, non degradabile ed assoluto – ossia tutelato dalla Costituzione in modo pieno e incondizionato nei confronti di tutti. La disciplina costituzionale prevede un diritto (e non già solo un mero interesse) alle prestazioni sanitarie in favore di chiunque si trovi sul territorio italiano, e che è dovere per tutti i livelli istituzionali della Repubblica porre in essere le condizioni strutturali attraverso le quali assicurare un'effettiva tutela della salute nei confronti di tutti gli individui;

   inoltre, il diritto alla salute inteso come diritto sociale, ossia come pretesa positiva nei confronti del potere pubblico ad ottenere prestazioni sanitarie, prefigura un servizio pubblico obbligatorio, prendendo le mosse dal principio di uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma secondo, della Costituzione che impone alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;

   ne consegue dunque che il Sistema sanitario nazionale è obbligato a dare risposte positive alle richieste assistenziali delle persone, a prescindere dalle specifiche condizioni individuali, proprio in ragione del suddetto principio di uguaglianza sostanziale di cui al citato articolo 3, comma secondo, della Costituzione;

   ne deriva inoltre che sul personale medico grava un preciso dovere giuridico di prestare assistenza in caso di necessità e che, in caso di mancato rispetto di questo obbligo, si produce la cosiddetta responsabilità medica che comporta conseguenze sia di carattere civile sia di natura penale, come ribadito anche dalla Corte di cassazione (Cassazione penale, sez. VI, sentenza 29 settembre 2016 n. 40753) sul reato di rifiuto di atti di ufficio da parte di un medico di pronto soccorso che si rifiutava di visitare una paziente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa o di analoghe situazioni in cui medici del Servizio sanitario nazionale abbiano rifiutato la visita è le cure a pazienti non vaccinati contro il Sars-CoV-2;

   se, nel caso i fatti siano confermati, il Ministro interrogato non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative ispettive per far luce sulla situazione descritta, valutando, all'esito delle stesse, una eventuale segnalazione all'autorità giudiziaria;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare apposite iniziative per quanto di competenza, per prevenire eventuali condotte omissive, discriminatorie e arbitrarie, da parte del personale e delle strutture del Servizio sanitario nazionale, al fine di garantire il diritto fondamentale alla salute universalmente nei confronti di tutti gli individui e nel rispetto del principio di uguaglianza sostanziale.
(3-02478)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la «Blue Tongue», anche conosciuta come febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti, trasmessa da insetti vettori ematofagi, e colpisce prevalentemente gli ovini con sintomatologia molto grave come febbre, scolo nasale, edema della testa e congestione delle mucose della bocca, ingrossamento e fuoriuscita della lingua che diviene cianotica. Nei casi più gravi conduce alla morte dell'animale;

   nonostante in Sardegna negli ultimi anni la malattia sia stata considerata endemo-epidemica (ovvero è endemica nel territorio regionale ma, a seconda delle annate, può presentarsi con ondate epidemiche), anche durante il corrente anno e a partire precisamente dall'inizio di agosto 2021, dapprima in Ogliastra e poi in tutto il centro Sardegna, si sono ripresentati diversi focolai di patologia tra le greggi, con pesanti danni per gli allevatori e tutto il settore produttivo;

   una nuova epidemia imputabile al sierotipo 4 si è sviluppata nella prima decade di agosto in due allevamenti di Bari Sardo e, al fine di comprenderne la gravità, basti pensare che, solamente negli ultimi 9 giorni, i focolai sono cresciuti del 300 per cento, passando dai 26 del 16 agosto 2021 ai 104 del 25 agosto 2021. La notizia, oltre a essere stata diramata dalla stampa locale, è stata diffusa anche da Coldiretti Sardegna che esprime profonda preoccupazione per la velocità con cui si sta espandendo la diffusione del patogeno e per le pesanti ricadute su tutto il settore;

   la principale causa che sta scatenando l'epidemia, oltre alla velocità con cui gli insetti vettori infettano gli animali, è il ritardo della profilassi per la mancata assoluzione nei ruoli dei dirigenti veterinari da parte di Ats Sardegna: basti pensare che nelle sole Assl di Nuoro e Lanusei, anch'esse interessate dall'epidemia e considerate le più a rischio sul fronte della diffusione dalla Carta del rischio stilata dall'Oevr (osservatorio epidemiologico veterinario regionale), si opera ancora oggi a ranghi ridotti rispetto al numero delle greggi, in quanto mancano diversi professionisti nonostante svariate sollecitazioni avanzate dalle associazioni di categoria e dagli allevatori da diverse settimane e da diversi mesi per l'assunzione di queste importanti figure;

   infatti, secondo la determinazione n. 345 del 30 aprile 2021 della regione autonoma della Sardegna la profilassi vaccinale avrebbe dovuto concludersi entro e non oltre il 31 luglio 2021 con un'immediata disponibilità (alla data della determina) di 360 mila dosi di vaccino pronti per l'inoculazione. A oggi, tuttavia, così non è stato; l'infezione a oggi non si arresta, tanto che dall'ultimo rapporto dell'Oevr del 27 agosto 2021, si evince come i comuni interessati dalla diffusione della «Blue Tongue» siano 32 per un totale di 48 mila ovini, 542 capi coinvolti e 202 animali morti;

   appare evidente come i forti ritardi accumulati da ATS Sardegna stiano continuando a gravare sugli allevatori, sulle greggi e su tutto il settore produttivo;

   inoltre, il dilagare del virus crea altresì un problema di ordine economico, con ripercussioni gravissime sugli allevatori: le tensioni sociali che ne potrebbero derivare, di difficile gestione, a causa delle pesanti perdite, potrebbero invero causare importanti conseguenze in tema di ordine pubblico, come altresì già accaduto negli scorsi anni;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, di concerto con la regione autonoma della Sardegna, al fine di garantire con urgenza l'immissione in ruolo dei medici veterinari utili alla campagna vaccinale e, di conseguenza, la frenata dell'epidemia che rischia di mettere in ginocchio l'intero settore in tutta l'isola.
(4-10150)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per la seconda volta in pochi mesi l'Aaroi Emac Fvg, l'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri- emergenza area critica, denuncia l'inesattezza del calcolo dei posti letto di terapia intensiva attivi e operativi in tutto il Friuli Venezia Giulia rispetto a quanto dichiarato dall'amministrazione regionale al Ministero della salute;

   in considerazione della ripresa dei numeri della pandemia e della lenta crescita dei pazienti più gravi ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali del Friuli Venezia Giulia, l'Aaroi Emac Fvg aveva inviato una nota all'assessore regionale Riccardi segnalando con preoccupazione il computo errato del numero di posti letto regionali, chiedendone la correzione nella trasmissione del dato ministeriale, anche in considerazione dei nuovi criteri governativi per il passaggio di zona di rischio; nella lettera, gli anestesisti fanno riferimento ai 175 posti letto «attivi» riportati sul sito nazionale Agenas precisando che «tale numero è assolutamente irreale perché riferito ai posti raggiunti in piena crisi pandemica e poi in gran parte smantellati a fine della terza ondata e di fatto mai più riaperti»;

   secondo la nota dell'associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri i posti attualmente attivi sarebbero circa 80 e non 175;

   i posti letto di terapia intensiva, come stabilito da normativa vigente e da standard nazionali e internazionali, oltre che possedere chiari requisiti in termini di tecnologia e attrezzatura, devono prevedere la presenza h24 di specialisti di anestesia e rianimazione e infermieri con formazione specifica, in numero e rapporto preciso e prestabilito rispetto al numero di pazienti da assistere e trattare. Nessuna deroga può essere fatta a questi princìpi se non a discapito della qualità delle cure erogate;

   ciò che appare evidente all'interrogante è innanzitutto l'incapacità di ascolto da parte dell'amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia degli operatori e delle loro rappresentanze, costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili anche a causa della drammatica carenza di personale;

  già nel mese di aprile 2021 gli anestesisti avevano denunciato come molti pazienti intubati non venissero calcolati nel computo delle terapie intensive e l'interrogante aveva presentato l'interrogazione a risposta scritta 4-08882 attraverso la quale si chiedeva un intervento del Governo e del Ministro interrogato al fine di verificare se effettivamente in Friuli Venezia Giulia, i pazienti affetti da COVID-19 in terapia intensiva fossero maggiori rispetto a quanto dichiarato dalle autorità regionali competenti;

   nel mese di agosto 2021 il Ministero della salute ha inviato gli ispettori ministeriali in regione per verificare se il numero di terapie intensive presenti negli ospedali di Palmanova e Gorizia, corrisponda effettivamente a quello comunicato –:

   se il Ministro interrogato non intenda rendere noto l'esito dell'attività ispettiva svolta in Friuli Venezia Giulia dagli ispettori ministeriali e quali ulteriori iniziative di competenza intenderà assumere qualora venisse confermato l'errato computo in eccesso delle terapie intensive effettivamente attive e operative in regione così come denunciato dall'Aaroi Emac Fvg.
(4-10151)


   PRESTIGIACOMO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la disputa in merito all'imposizione o meno di obbligo vaccinale e di possesso del green pass da parte del personale della scuola ha animato il dibattito politico degli ultimi mesi;

   risulta all'interrogante che un docente di matematica, siciliano, regolarmente vaccinato, dapprima impiegato a Siracusa e successivamente trasferitosi a Como presso l'istituto Gaetano Pessina per motivi familiari, è stato respinto dalla scuola dove ha l'incarico a causa del mancato rilascio del green pass;

   quando si è recato a scuola per prendere regolarmente servizio prima dell'inizio delle lezioni, al momento dei controlli sul green pass, ha scoperto che, dalla certificazione rilasciata dal Ministero della salute, risultava una sola dose di vaccino, pur avendo il docente ricevuto entrambe le dosi previste dal piano vaccinale (la prima AstraZeneca, la seconda Pfizer) ed essendo quindi pienamente in regola con le disposizioni vigenti;

   non essendo serviti a nulla i tentativi di spiegazioni del professore, lo stesso è dovuto andare di corsa in farmacia per sottoporsi – a sue spese – al tampone, al fine di poter accedere alla struttura scolastica;

   oltre a ciò, il professore ha ricevuto da parte dell'Istituto comunicazione in merito alla impossibilità di accedere alla scuola nei giorni successivi, in assenza di regolare green pass, e l'indicazione di dover usufruire di un periodo di aspettativa fino all'ottenimento di regolare certificazione;

   appare evidente che sul professore – cittadino regolarmente vaccinato e lavoratore che non può svolgere la propria attività lavorativa, né utilizzare tutti gli altri servizi per i quali è previsto il possesso di certificato vaccinale – stanno ricadendo le conseguenze del cattivo funzionamento della macchina burocratica e di un disservizio imputabile unicamente al servizio sanitario, in un momento in cui molte attività quotidiane richiedono il possesso del green pass e in cui si esortano i cittadini che non vi avessero ancora provveduto, a procedere in tempi brevi alla vaccinazione contro la Sars-Cov-2;

   il professore rappresenta un caso tra molti che si stanno presentando in cui manca la certificazione dei vaccini –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati al fine di ovviare al grave problema di mal funzionamento della burocrazia e dei sistemi informatici al fine di permettere ai cittadini vaccinati di ottenere in tempo reale la certificazione dell'avvenuta vaccinazione, e di garantirli in quanto lavoratori, in merito alla necessità di adottare scelte – quali quella dell'aspettativa – fortemente lesive dei loro diritti, con particolare attenzione per il personale della scuola dato l'imminente inizio delle attività scolastiche.
(4-10158)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   per la coesione territoriale è essenziale rilanciare lo sviluppo economico della Calabria, attraverso il miglioramento di tutte le infrastrutture di servizio al territorio, per garantire un efficiente collegamento della regione con la rete nazionale dei trasporti e con le reti Trans-europee (Ten-T), valorizzare le straordinarie ricchezze naturali, paesaggistiche e culturali, accrescere la competitività delle aziende presenti e l'attrattività degli investimenti;

   è essenziale intervenire sia sulla viabilità stradale calabrese che sulla rete ferroviaria, in particolare per garantire i collegamenti tra aree industriali e la rete nazionale ed europea, ridurre i tempi di percorrenza e gli oneri connessi alla logistica nelle aree portuali e in tutto il sistema produttivo;

   la strada statale n. 106 Jonica è un'arteria strategica non solo per la Calabria ma per l'intero Mezzogiorno, che collega i due capoluoghi, i comuni costieri, l'Autostrada del Mediterraneo e l'autostrada A14 «Adriatica»; urgente e non rinviabile è il potenziamento e la riqualificazione del tracciato calabrese, migliorando gli standard di servizio e adeguando i sistemi di sicurezza, nonché l'ammodernamento e la riduzione dell'impatto ambientale di tutta la rete delle infrastrutture sul territorio, compresa la strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno per il collegamento Rosarno-Marina di Gioiosa Jonica;

   il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze di coordinamento e di impulso per iniziative di sistema a favore delle regioni del Sud, ha già realizzato iniziative di rilevante impatto strategico per lo sviluppo economico e territoriale del Mezzogiorno –:

   se non ritenga adottare le iniziative di competenza necessarie per garantire che tali complessi e rilevanti interventi sulle reti di collegamento del territorio calabrese vengano realizzati in tempi brevi, nel rispetto dei migliori standard tecnologici e di sicurezza, massimizzando e valorizzando, nel contempo, le ricadute economiche degli interventi in particolare in tutta l'area jonica.
(3-02469)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   i dati dell'Inps sui beneficiari del reddito di cittadinanza relativi al primo semestre del 2021 mostrano come i due terzi dei soggetti percettori è residente al Sud e nelle Isole;

   dopo oltre due anni dal varo della misura il reddito di cittadinanza ha dato luogo a migliaia di abusi, e, soprattutto, ha fallito come politica per l'occupazione, vista ad avviso degli interroganti l'inefficacia delle misure che avrebbero dovuto garantire l'ingresso nel mercato del lavoro dei soggetti beneficiari;

   in larghissima parte, infatti, l'introduzione del reddito di cittadinanza non solo non ha prodotto benefici rispetto all'obiettivo occupazionale ma ha rappresentato un disincentivo alla ricerca attiva del lavoro, fatto testimoniato, in particolare, da numerosi albergatori e ristoratori che hanno rilevato, in sede di colloquio, la preferenza dei candidati a percepire il sussidio, non facendo niente piuttosto che lavorare per qualche euro in più;

   secondo l'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro da marzo 2019 ad aprile 2021 sono stati presi in carico dai servizi per l'impiego circa 327 mila individui, su un totale di oltre un milione di firmatari del Patto per il lavoro; si attesta, quindi, a meno di un terzo la quota dei beneficiari ai quali è stata data la possibilità di accedere al mercato del lavoro, ma che non è comunque detto che lo faccia accettando una delle tre offerte di lavoro previste dalla misura;

   secondo l'Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno, Svimez, l'intervento di welfare sarebbe controproducente rispetto all'obiettivo di inclusione lavorativa: «sembra che il reddito di cittadinanza stia allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione»;

   inoltre, il sussidio ha favorito il lavoro nero, alimentando, invece di contrastare, uno dei mali più gravi del mercato del lavoro, diffuso maggiormente proprio nelle regioni meridionali d'Italia –:

   in che modo il reddito di cittadinanza abbia influito sul lavoro delle imprese nel Sud Italia e quali siano i dati relativi alla diffusione del lavoro nero successivi all'introduzione della misura.
(3-02470)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   per consentire alle emittenti radiotelevisive locali, durante l'anno pandemico, di continuare a svolgere il servizio di interesse generale informativo a beneficio dei cittadini, sono stati stanziati, con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, 50 milioni di euro per l'anno 2020, per l'istituzione del «Fondo emergenze emittenti locali», che ha costituito tetto di spesa, per l'erogazione di un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da Covid-19;

   il contributo è stato erogato secondo i criteri previsti con decreti del Ministero dello sviluppo economico, contenenti le modalità di verifica dell'effettivo adempimento degli oneri informativi, in base alle graduatorie per l'anno 2019 approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146, recante «Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali»;

   il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 disciplina i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione per la concessione dei contributi di sostegno alle emittenti locali che tengono conto del sostegno all'occupazione, dell'innovazione tecnologia e della qualità dei programmi e dell'informazione anche sulla base dei dati di ascolto. Ad ogni emittente che accede ai contributi è stato assegnato un punteggio in base al quale viene quantificato il contributo;

   il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 è stato oggetto di due segnalazioni da parte della Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), adottate, la prima, il 6 maggio 2020 e la seconda il 22 gennaio 2021, in merito alle problematiche di carattere concorrenziale riconducibili alle modalità di erogazione degli stanziamenti a favore delle emittenti locali televisive e radiofoniche del contributo straordinario per la diffusione delle comunicazioni istituzionali aventi ad oggetto il contagio da Covid-19;

   in particolare, l'Autorità, pur valutando favorevolmente la concentrazione dell'erogazione dei contributi a vantaggio delle emittenti che garantiscono obiettivi di efficienza e che investono nell'attività editoriale di qualità – introducendo tra i criteri di ammissione requisiti ulteriori e più stringenti – ha tuttavia evidenziato come i criteri di valutazione delle domande per la distribuzione delle risorse tra le emittenti dovrebbero essere orientati al principio della tutela della concorrenza e del pluralismo dell'informazione;

   in questa prospettiva, l'Autorità ha criticato, sotto il profilo concorrenziale, l'assegnazione del 95 per cento delle risorse disponibili alle prime cento emittenti televisive in graduatoria, mentre solo il restante 5 per cento risulta ripartito tra quelle che si collocano dal centunesimo posto in poi. Ad avviso dell'Autorità, tale previsione, infatti, è suscettibile di determinare una sperequazione nella distribuzione delle risorse tra le emittenti che, posizionandosi nella medesima zona della graduatoria, devono ritenersi caratterizzate da livelli di efficienza confrontabili. In particolare, ciò potrebbe avere implicazioni distorsive della concorrenza nella misura in cui due o più delle emittenti sulle quali impatta la discontinuità introdotta dalla specificazione appena richiamata si trovano a operare nel medesimo ambito locale;

   al fine di eliminare tale ingiustificata disparità di trattamento, garantendo al contempo una più efficace tutela del pluralismo dell'informazione, l'Autorità ha sollevato l'eventualità di prevedere due porzioni da assegnare, l'una, tra tutte le emittenti in possesso dei requisiti di ammissibilità, in misura proporzionale al rispettivo punteggio nella graduatoria complessiva e, l'altra, in parti uguali tra le emittenti, avendo cura di assicurare a quest'ultima porzione di risorse un ammontare sufficiente a garantire un adeguato sovvenzionamento alle emittenti minori;

   in conclusione, l'Autorità ha quindi auspicato una revisione delle disposizioni in materia di ripartizione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive dettate dal decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146, per assicurare le corrette dinamiche concorrenziali –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative ad hoc, già nel disegno di legge Concorrenza di prossima presentazione, che assicurino le corrette dinamiche concorrenziali e una più efficace tutela del pluralismo dell'informazione che la legge n. 208 del 2015 espressamente richiama tra gli obiettivi di pubblico interesse da perseguire nella ripartizione delle risorse complessive del Fondo, accogliendo le puntuali segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato di cui in premessa;

   se il Governo intenda adottare, nelle more dell'intervento normativo ad hoc di cui al precedente quesito, iniziative urgenti finalizzate all'erogazione di un ulteriore contributo a favore delle emittenti locali che, collocate oltre le prime 100 in graduatoria, hanno subito una evidente sperequazione, sebbene le stesse emittenti abbiano continuato a svolgere i propri servizi informativi.
(2-01319) «Galizia, Scagliusi, Bruno, Ianaro, Papiro, L'Abbate, Gagnarli, Cassese, Cadeddu, Maraia, Cimino, Maglione, Cillis, Gallinella, Aresta, Alberto Manca, Berti, Businarolo, Grillo, Ricciardi, Scerra, Vignaroli, Bilotti, Marzana, Pignatone, Battelli, Cancelleri, Caso, Alemanno, Grimaldi».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il progressivo abbandono nell'organizzazione produttiva e nei modelli di consumo di quella cieca tendenza a privilegiare la pura quantità nella prospettiva di una riconversione più prossima a una crescita sostenibile e alla qualità dello sviluppo ha riproposto, con forza, sia a livello interno che internazionale e comunitario in particolare, tra gli altri obiettivi, quello di riconsiderare più puntualmente il problema dell'obsolescenza programmata;

   si tratta, come è noto, di una pratica non solo percepita come lesiva dei diritti dei consumatori, ma sicuramente portatrice anche di effetti negativi sull'ambiente, a ragione di un consumo eccessivo delle materie prime necessarie alla produzione dei beni e delle connesse criticità per lo smaltimento dei prodotti obsoleti, tanto più gravi quanto più il ciclo di vita dei prodotti medesimi si riduce progressivamente, facendo lievitare in modo smisurato ciò che viene rifiutato;

   il problema investe settori diversi e in particolare quello dei prodotti elettronici;

   l'esigenza di pervenire a una disciplina di contenimento di certe pratiche che rispondono solo agli obiettivi commerciali volti al continuo e rapido rimpiazzo dei prodotti attraverso un loro invecchiamento artificioso e prematuro, scientemente programmato ancora prima della sua stessa distribuzione al mercato, è ormai indifferibile;

   dal Parlamento europeo arriva una vittoria per i consumatori che chiedono il diritto alla riparazione per gli elettrodomestici. Il voto favorevole riguarda una relazione sui prodotti sostenibili promossa dall'eurodeputato verde francese David Cormand che includeva elementi sull'obsolescenza prematura, dei dispositivi. «Rendere i prodotti sostenibili la norma nell'UE» e «consentire ai consumatori di svolgere un ruolo più forte nella transizione verde» sono due priorità dichiarate della nuova Commissione europea e del suo «Green Deal»;

   in attesa dunque dell'introduzione di una specifica disciplina nel nostro Paese e un chiaro regime sanzionatorio, fanno scuola e minima giurisprudenza due casi che hanno avuto anche una vasta eco presso il più ampio pubblico dei consumatori, trattati in tempi relativamente recenti, prima dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ebbe a sanzionare, con appositi provvedimenti del 25 settembre 2018, le note aziende Apple e Samsung sulla base di una serie di articoli del codice del consumo dedicati al divieto di matrice europea (Dir. 2005/29/CE) di pratiche commerciali definite scorrette, avendo fornito ai loro utenti aggiornamenti che pregiudicavano significativamente il funzionamento e le prestazioni dei dispositivi telefonici acquistati, senza consentire un agevole ripristino delle vecchie modalità di uso, e successivamente presi in esame anche dal giudice amministrativo, quando le richiamate ditte hanno inteso ricorrere avverso il provvedimento dell'Agcm presso il Tar del Lazio;

   il giudice amministrativo prima respingeva la domanda cautelare e poi il successivo ricorso della ditta di Cupertino (Tar Lazio, Roma, sezione I, n. 5736, del 29 maggio 2020) così che tutte le attenzioni sulle risoluzioni del medesimo Tribunale sono state rivolte poi alle decisioni attese, di conferma o meno, per il caso parallelo avviato dalla Samsung;

   in materia sembrerebbe opportuno un intervento regolatorio, anche perché senza poter parlare ancora, naturalmente, di un orientamento giurisprudenziale consolidato, tanto più trattandosi fin qui di decisioni di primo grado, si può sperare che le decisioni dell'Agcm e queste prime determinazioni del giudice amministrativo, abbiano un effetto dissuasivo ancora, da parte di altri di comportamenti disinvolti, all'ombra di un potere contrattuale più forte, che però non sempre è vincente come si è visto, e perfino senza escludere che certe sentenze possano avere un effetto di promozione della buona pratica –:

   quali iniziative intenda di competenza intenda adottare, di carattere normativo, per scoraggiare questa pratica lesiva dei diritti dei consumatori che, con evidenza, appaiono inconsapevoli vittime di tale risultato paradossale e paradigmatico dell'evoluzione del consumismo globale nonché sprezzante degli equilibri dell'ecosistema.
(2-01317) «Grippa, Penna, Barbuto, Martinciglio».

Interrogazioni a risposta immediata:


   COLUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento, con legge n. 208 del 28 dicembre 2015, ha introdotto nell'ordinamento giuridico la «società benefit»;

   con questo provvedimento, le società italiane di capitale hanno la possibilità di poter perseguire in modo congiunto e integrato finalità di lucro e di beneficio sociale, certificando il valore che ogni soggetto economico è in grado di trasferire e condividere con il territorio e le comunità;

   in un momento storico di forte transizione, di grande attenzione attorno ai temi di uno sviluppo sostenibile, in grado di tenere insieme sviluppo e crescita, con attenzione per l'ambiente, il clima e le finalità sociali, le società benefit, in questa fase, assumono quindi una forte valenza oltre all'impatto positivo che possono generare;

   approvando nel 2015 questa legge il nostro Paese è stato il primo in Europa ad adottare nel proprio ordinamento le «benefit corporation». Oggi sono quasi 1.000 le società italiane che hanno adottato uno statuto di società benefit –:

   quali siano, a cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge n. 208 del 2015, il suo stato di attuazione, l'impatto generato sul sistema economico e produttivo, nonché i ritorni sotto il profilo sociale, anche al fine di procedere ad una revisione della citata legge, prevedendo benefici fiscali per le società benefit e premialità nel caso in cui le medesime società benefit partecipino a gare d'appalto, anche e soprattutto per le loro finalità sociali.
(3-02473)


   VERINI, BENAMATI, BONOMO, GUALTIERI, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, FIANO e LORENZIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Acciai speciali Terni, con oltre quattromila risorse umane e un fatturato pari ad un quinto del fatturato industriale dell'intera regione Umbria, risulta essere il più importante produttore italiano di acciai inossidabili e speciali e uno dei maggiori d'Europa;

   nelle scorse settimane si è aperta la procedura di vendita dell'azienda e, attualmente, risultano quattro dichiarazioni d'interesse per l'acquisto da parte di grandi gruppi industriali (Arvedi, Marcegaglia, Posco e Baosteel) non associate a pubbliche proposte di piani industriali o condizioni di vendita, rispetto alle quali sia i sindacati che la comunità ternana risultano non avere informazioni e altri elementi;

   il volume produttivo ottimale per l'efficienza aziendale non può scendere sotto il milione di tonnellate annue, per cui un eventuale spacchettamento del gruppo potrebbe comportare il ridimensionamento dell'attività industriale;

   Acciai speciali Terni ha già avviato una serie di investimenti coerenti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con il Recovery and resilience facility;

   il Commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager, e il Commissario europeo all'economia, Paolo Gentiloni, hanno precisato l'intenzione di vigilare affinché la cessione garantisca la capacità competitiva globale dell'azienda;

   il soggetto industriale acquirente dovrà essere in grado, dunque, di garantire una continuità della capacità competitiva globale di Acciai speciali Terni, sia in termini di investimenti tecnologici e ambientali che in termini di proiezione commerciale globale;

   la regione Umbria è ancora attraversata da ferite occupazionali profondissime (chiusura della ex Merloni nella fascia appenninica, vertenze Treofan e Sangemini), alle quali si aggiungono i pesanti contraccolpi che la pandemia e le sue conseguenze hanno arrecato al tessuto socio-economico del territorio –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per assicurare la salvaguardia del patrimonio industriale di Acciai speciali Terni, tenuto conto del rilievo economico e occupazionale che ricopre per la regione Umbria e per l'intero panorama nazionale.
(3-02474)


   FASSINA, FORNARO e PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo tra il Ministero dell'economia e delle finanze e la Commissione europea fissa al 15 ottobre 2021 la data per la piena operatività di Ita, newco di aviazione di proprietà al 100 per cento dello Stato italiano; quindi entro tale data dovrebbero essere completate le procedure di cessione dei complessi aziendali e il reclutamento di personale facenti capo ad Alitalia-Cai spa in amministrazione straordinaria;

   il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, autorizza i commissari straordinari di Alitalia-Cai spa a cedere a trattativa privata anche singoli rami d'azienda;

   Ita ha reso vincolante in data 25 agosto 2021 l'offerta d'acquisto di un complesso di beni quale entità dotata di propria autonomia organizzativa ed economica, finalizzata allo svolgimento di un'attività volta alla produzione di servizi (in sintesi, le attività di aviation);

   la richiamata offerta di acquisto, per le intrinseche caratteristiche, si configura come «cessione di ramo d'azienda» di cui all'articolo 2112 del codice civile e pertanto implica il connesso trasferimento di personale;

   la soluzione prospettata dal management di Ita per il reclutamento del personale appare secondo gli interroganti in radicale contraddizione con le implicazioni del citato articolo 2112 del codice civile, in quanto disconosce i criteri di anzianità lavorativa e di carichi famigliari ivi declinati e apre le assunzioni oltre il bacino dell'aviation di Alitalia prima dell'impiego di tutto il personale di tale bacino, con una procedura che, di fatto, si configura come «rottamazione» di personale, tra l'altro a carico del bilancio dello Stato;

   ad aggravare il quadro, il management di Ita prospetta l'uscita dell'azienda dall'associazione datoriale Assoaereo al fine di disapplicare il contratto collettivo nazionale di lavoro e ridurre retribuzioni (nell'ordine del 20 per cento secondo le organizzazioni sindacali coinvolte) e i diritti fondamentali di lavoratrici e lavoratori;

   la soluzione prospettata per il personale dell'aviation segue l'assegnazione dei servizi di contact center, sino ad oggi svolti da AlmavivA contact con 621 persone a Palermo e Rende, attraverso una gara al massimo ribasso e senza previsione di clausola sociale, ad altissimo rischio di delocalizzazione dato il livello previsto per il costo del lavoro;

   in sintesi, Ita, azienda di Stato, oggettivamente punta sul dumping sociale per reggere la competizione delle compagnie low cost, invece che su un credibile piano industriale, la revisione delle tariffe aeroportuali e un adeguato piano aeroporti –:

   se il Ministro interrogato, responsabile del procedimento di amministrazione straordinaria di Alitalia-Cai spa, condivida le soluzioni prospettate dal management di Ita.
(3-02475)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la fase più acuta della pandemia sembra essere alle spalle e da diversi mesi si assiste ad una graduale ripresa delle attività economiche, con conseguente e doveroso rilancio dell'economia;

   in questo anno e mezzo la Lega Salvini Premier si è sempre impegnata per coniugare la tutela della salute pubblica con la necessità di garantire continuità lavorativa a tutti i comparti produttivi;

   grazie al fattivo intervento del gruppo Lega, infatti, diverse restrizioni sono venute meno e molti settori economici sono tornati in attività nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie: un giusto equilibrio tra lavoro e salute;

   nonostante ciò, il settore delle discoteche e delle sale da ballo risulta ancora il più duramente colpito dalle misure restrittive di prevenzione contro il COVID-19; ad oggi, difatti, i locali sono ancora chiusi ed esclusi da disposizioni normative che potrebbero consentirne una graduale riapertura;

   i gestori lamentano, oramai, una condizione economica non più sostenibile che non ha trovato ristoro e sostegno neanche nel periodo estivo;

   stando alle notizie a mezzo stampa è stato attivato il 1° settembre 2021 dal Ministro interrogato il fondo da 140 milioni di euro per sostenere le attività d'impresa e professioni che sono rimaste chiuse per legge, in conseguenza delle misure restrittive adottate per fronteggiare l'emergenza COVID, cui potranno accedere attività come palestre, impianti sportivi, parchi tematici e, soprattutto, discoteche e sale da ballo –:

   se possa fornire ulteriori dettagli in merito al predetto strumento di sostegno delle attività chiuse durante l'emergenza pandemica.
(3-02476)


   D'ALESSANDRO, MORETTO, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 651/2014, all'articolo 14 «Aiuti a finalità regionale agli investimenti», prevede, al paragrafo 3, che nelle zone assistite che soddisfano le condizioni dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, gli aiuti possono essere concessi a piccole e medie imprese per qualsiasi forma di investimento iniziale. Gli aiuti alle grandi imprese, invece, possono essere concessi solo per un investimento iniziale a favore di una nuova attività economica nella zona interessata;

   anche gli «Orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale» del 29 aprile 2021, al punto 45, recita: «Nelle “zone a” i regimi di aiuti a finalità regionale possono essere adottati per sostenere gli investimenti iniziali effettuati da piccole e medie imprese o da grandi imprese, mentre nelle “zone c” possono essere adottati per sostenere investimenti iniziali effettuati da piccole e medie imprese nonché per la creazione di una nuova attività economica da parte di grandi imprese»;

   gli ampliamenti e gli adeguamenti tecnologici programmati da imprese di grandi dimensioni non possono essere finanziati né da fondi comunitari (regolamento (UE) n. 1058/2021 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione), né da fondi nazionali. Ciò significa che in un periodo di crisi post COVID e di implementazione tecnologica, in cui sono necessari ingenti investimenti, le imprese di grandi dimensioni, che nei territori del Centro-Sud sostengono l'occupazione, non possono accedere agli aiuti in oggetto. Tale impossibilità favorisce la delocalizzazione di imprese multinazionali in aeree europee economicamente più svantaggiate (articolo 107, paragrafo 3, lettera a));

   un limite questo che rischia di creare gravi problemi, in particolare ad una delle più grandi aziende europee produttrice di veicoli commerciali leggeri, come la Ducato della Sevel, ubicata nel territorio abruzzese della Val di Sangro;

   la Ducato della Sevel è oggi parte importante del grande gruppo multinazionale Stellantis (derivata dalla fusione di Fca con la Peugeot), proprietaria di uno stabilimento gemello in Polonia nel quale non sussistono limiti dimensionali per l'erogazione degli aiuti a finalità regionale;

   vi è il rischio concreto di una delocalizzazione da parte dell'azienda. Un problema questo, che riguarda diverse aziende anche del Centro-Sud;

   il 15 giugno 2021 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra Stellantis e diversi esponenti del Governo sul futuro degli stabilimenti italiani e sul piano di investimenti dell'azienda –:

   quale sia l'esito dell'incontro del 15 giugno 2021, con particolare riguardo alla produzione dei veicoli commerciali negli stabilimenti Sevel di Atessa, in Abruzzo, e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si vada all'apertura immediata di un negoziato, presso gli organismi competenti dell'Unione europea, al fine di eliminare il vincolo alle grandi imprese operanti nelle aree di cui all'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
(3-02477)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito dalla legge n. 96 del 2017, ha disposto un graduale processo di statizzazione e razionalizzazione di una parte degli Istituti superiori musicali non statali e delle Accademie di belle arti non statali di cui all'articolo 19, commi 4 e 5-bis, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito dalla legge 8 novembre 2013, n. 128;

   la legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 652 e 656) ha previsto un incremento del fondo di 5 milioni di euro per il 2018, di 10 milioni di euro per il 2019, e di 35 milioni di euro dal 2020, al fine di consentire la statizzazione di tutti gli istituti superiori di studi musicali e delle Accademie di belle arti non statali;

   per la realizzazione del processo di statizzazione l'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, prevede l'emanazione di tre decreti attuativi: un decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, per disciplinare le modalità della procedura di statizzazione; un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell'università e della ricerca, per definire la ripartizione di un apposito fondo istituito per l'attuazione del processo di statizzazione; un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, per definire i criteri per la determinazione delle dotazioni organiche, nonché per il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio;

   la disciplina attuativa del processo di statizzazione è stata definita con decreto interministeriale n. 121 del 22 febbraio 2019;

   l'articolo 2, comma 5, del predetto decreto interministeriale, ha stabilito che «la statizzazione viene disposta con decreto del Ministro dell'università e della ricerca non oltre il 31 luglio 2020 e decorre dal 1° gennaio dell'anno successivo»;

   l'articolo 33, comma 2-ter del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, ha differito al 31 dicembre 2021 la conclusione del processo di statizzazione, disponendo anche che il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato riguarda il personale in servizio presso le istituzioni Afam medesima data;

   il comma 887 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha modificato l'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, modificando ulteriormente la disciplina per l'inquadramento nei ruoli dello Stato del personale degli Istituti superiori di studi musicali e delle Accademie di belle arti non statali nell'ambito del processo di statizzazione;

   i criteri di ripartizione del fondo per la statizzazione sono stati definiti con decreto ministeriale n. 557 del 2 aprile 2019;

   allo stato attuale, invece, non risulta ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il compito di definire i criteri per la determinazione delle dotazioni organiche degli istituti oggetto di statizzazione, nonché il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio;

   il 12 ottobre 2020 è stato accolto l'ordine del giorno in Assemblea n. 9/02700/103 a firma dell'interpellante, col quale il Governo si è impegnato a «dare immediato impulso al processo di statizzazione delle Accademie di Belle Arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali in modo da consentire agli stessi l'avvio delle attività con la nuova configurazione, di cui in premessa, in un tempo significativamente antecedente al termine ultimo perentorio del 31 dicembre 2021»;

   con decreto ministeriale n. 29 del 27 gennaio 2020 è stata nominata la Commissione per la valutazione delle istanze presentate con il compito di definire la proposta di dotazione organica di ciascuna Istituzione, da allegare al provvedimento di statizzazione;

   la citata Commissione ha avviato, dal mese di febbraio 2020 al mese di giugno 2020, l'esame delle istanze di statizzazione pervenute, ma non ha potuto completare i propri lavori in assenza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 22-bis, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge n. 50 del 2017, finalizzato a definire i criteri per l'individuazione delle dotazioni organiche delle Istituzioni;

   come confermato il 29 aprile 2021 in risposta all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05369 «a seguito dell'approvazione dell'articolo 1, comma 887, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), gli uffici del Ministero dell'università e dalla ricerca insieme agli uffici del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero dell'economia e delle finanze hanno tempestivamente elaborato uno schema di Dpcm, sottoposto a un primo vaglio della Ragioneria dello Stato in merito alla relativa sostenibilità finanziaria. Il testo del Dpcm è stato successivamente oggetto di confronto con l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) e con l'Unione delle Province d'Italia (Upi) e, in seguito, con il coordinamento dei Presidenti degli Istituti statizzandi e con i presidenti delle Conferenze dei Direttori di Istituti Musicali e delle Accademie e con le organizzazioni sindacali. Dal confronto, conclusosi il 23 aprile, è emersa una generale condivisione del provvedimento, il quale sarà quindi sottoposto alla firma del Ministro per la pubblica amministrazione, che ne è il proponente, e quindi dei Ministri concertanti»;

   in esito all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, potranno conseguentemente concludersi i lavori della Commissione e potranno essere adottati i provvedimenti finali relativi alle istanze presentate;

   da fonti sindacali si apprende che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato controfirmato dal Ministero dell'economia e delle finanze nei primi giorni di settembre 2021 e che, quindi, alla data odierna, mancherebbe solo la firma del Ministro per la pubblica amministrazione –:

   quali informazioni intenda fornire il Governo relativamente alla definitiva adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di concludere, con iniziative rapide e certe, il processo di statizzazione e razionalizzazione degli Istituti superiori musicali non statali e delle Accademie di belle arti non statali.
(2-01318) «Dori, Fornaro».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Giacomoni n. 5-06519, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martino.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso e Grippa n. 4-10100, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 agosto 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizzone.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso n. 4-10141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizzone.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Colucci n. 4-09772 del 12 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Baratto n. 5-06567 del 2 agosto 2021;

   interrogazione a risposta scritta Fitzgerald Nissoli n. 4-10039 del 5 agosto 2021;

   interrogazione a risposta scritta Villarosa n. 4-10057 del 9 agosto 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-06609 del 6 settembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Osnato n. 4-10136 del 6 settembre 2021.