Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 6 settembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Codice dell'ordinamento militare (di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66) prevede espressamente all'articolo 1626 che «per il funzionamento dei suoi servizi in tempo di pace, di guerra o di grave crisi internazionale, la Croce rossa italiana arruola proprio personale che costituisce un corpo speciale volontario, ausiliario delle Forze armate»;

    l'articolo 273, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 (recante il testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare) sancisce non a caso che l'impiego del Corpo militare si svolga «sotto la vigilanza del Ministero della difesa»;

    l'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178 (Riorganizzazione dell'Associazione della Croce Rossa Italiana), prevede espressamente che «il Corpo militare volontario resta disciplinato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e successive modificazioni, nonché dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, e successive modificazioni, per quanto non diversamente disposto dal presente decreto»;

    è indubbio che il Corpo militare della Cri e in ogni caso assoggettato al citato codice dell'ordinamento militare del 2010, che contiene ben 151 articoli specificamente dedicati al Corpo militare stesso;

    il Corpo militare della Cri può contare, con compiti di emergenza in tempo di pace e in guerra, su circa 19.314 unità di volontari mobilitabili con precetto di tipo militare. Durante il 2020, al fine di affrontare l'emergenza Covid-19, sono stati impiegati ben 9.713 militari volontari del Corpo militare della Cri. In particolare, i volontari del Corpo militare della Cri hanno assicurato e assicurano la gestione dei termo scanner in numerosi luoghi pubblici, il presidio delle zone rosse e il servizio del cosiddetto «pronto farmaco» (la consegna dei farmaci a domicilio);

    soprattutto – ma non solo – fino a quando perdureranno le conseguenze della pandemia, appare indispensabile garantire la continuità nell'erogazione dei servizi che il Corpo militare volontario della Croce rossa italiana sia in grado di fornire in qualsiasi tipo di emergenza;

    la circolare dell'Inps n. 13 del 5 febbraio 2021 – già oggetto di varie interrogazioni presentate da esponenti di diverse forze politiche sia alla Camera (ad esempio, atti Camera nn. 4-09401, 4-08404 e 5-05419) che al Senato (atti Senato, n. 4-04985 e 4-05188), ha sospeso l'applicazione dell'articolo 1 della legge 10 giugno 1940, n. 653, riguardante il diritto alla conservazione del posto di lavoro e alla corresponsione di un'indennità (pari alla retribuzione) per i lavoratori dipendenti di imprese private con la qualifica di impiegati o di operai, che, per qualunque esigenza nelle Forze Armate, vengono richiamati alle armi;

    tale circolare è stata emanata senza che siano intercorsi negli ultimi anni mutamenti normativi tali da giustificare un'innovazione interpretativa così rilevante;

    sarebbe stato opportuno che l'Inps avesse almeno richiesto preventivamente un parere al Consiglio di Stato in subiecta materia;

    i firmatari del presente atto esprimono preoccupazione per il difficile e lungo contenzioso che, probabilmente, sorgerà a seguito della presentazione già avvenuta di un ricorso da parte dell'Associazione Cri presso la giustizia amministrativa per l'annullamento della predetta circolare Inps;

    l'articolo 39, comma 1, del codice della protezione civile (decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1) prevede anche per i volontari di protezione civile il diritto al mantenimento del posto di lavoro pubblico o privato e al mantenimento del relativo trattamento economico e previdenziale, fra l'altro con un'estensione temporale di recente ampliata dall'articolo 35-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, proprio in connessione con l'emergenza pandemica in atto;

    analoghe previsioni a favore dei, volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (Cai) sono contenute nell'articolo 1 della legge 18 febbraio 1992, n. 162 (Provvedimenti per i volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico e per l'agevolazione delle relative operazioni di soccorso);

    può considerarsi un principio generale della nostra legislazione ordinaria quello in base al quale le attività di volontariato rese a favore della collettività dagli appartenenti a determinate strutture organizzate comportino il diritto alla conservazione del posto di lavoro e del relativo trattamento economico e che, quindi, all'articolo 1 della legge n. 653 del 1940 non può che riservarsi un'interpretazione costituzionalmente conforme rispondente al principio di uguaglianza, per quanto concerne l'applicazione ai volontari del Corpo militare della Cri, secondo del resto un'esegesi consolidata da quasi un secolo,

impegna il Governo

1) ad intraprendere le iniziative opportune ai fini della tempestiva revoca in sede di autotutela della circolare dell'Inps (della direzione centrale ammortizzatori sociali) n. 13 del 5 febbraio 2021, onde evitare il rischio di limitare eccessivamente la mobilitazione dei volontari del Corpo militare della Cri e di far proliferare le richieste di congedo anticipato, nonché ad attivare contestualmente un gruppo di studio, con i dicasteri interessati, con la stessa Associazione italiana della Cri e con l'Ispettorato del corpo militare della Cri, al fine di affrontare in modo organico le molteplici e complesse problematiche legate alla particolare natura del Corpo militare volontario della Cri che, da un lato, fa parte dell'Associazione italiana della Cri, persona giuridica di diritto privato, ma, dall'altro lato, è soggetto per legge all'ordinamento giuridico militare.
(1-00508) «Gregorio Fontana, Occhiuto».

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    le unita dipendenti dal Comando interforze per le operazioni delle forze speciali, Cofs, – ovvero il 9° Reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin», il Gruppo operativo incursori del Comsubin, il 17° Stormo incursori dell'Aeronautica militare ed il Gruppo intervento speciale dei carabinieri, componenti il cosiddetto Tier 1 – costituiscono il nucleo della capacità nazionale di risposta alle crisi che coinvolgono i cittadini e gli interessi italiani ovunque vengano posti in pericolo;

    accanto ai reparti del Tier 1 esistono due ulteriori unità che li affiancano nel supporto al combattimento: il 185° Reggimento ricognizione e acquisizione obiettivi Rrao «Folgore» e il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger, costituenti il cosiddetto Tier 2;

    esistono altresì tre unità di Coronamento per operazioni speciali per il cosiddetto supporto operativo: il 3° Reggimento elicotteri per operazioni speciali Reos «Aldebaran»; il 28° reggimento Comunicazioni operative «Pavia» ed il 9° Stormo «Francesco Baracca»;

    ad un terzo Tier appartengono infine il 183° Reggimento paracadutisti «Nembo»; il 186° Reggimento Paracadutisti «Folgore»; il 187° Reggimento paracadutisti «Folgore»; il Reggimento lagunari «Serenissima»; la Compagnia operazioni speciali del Reggimento «San Marco» e 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania»;

    la crescente instabilità e fluidità della situazione geopolitica nelle aree di maggior importanza per il nostro Paese e le alleanze di cui fa parte inducono a ritenere probabile l'incremento del ricorso da parte italiana alle capacità di queste forze d'élite di cui l'Italia dispone;

    le modalità con le quali è stato necessario disporre l'evacuazione dei connazionali dall'Afghanistan in seguito all'improvvisa riconquista del potere da parte dei Taliban ha permesso di constatare una volta di più l'importanza di disporre di reparti ad elevatissima prontezza operativa, in grado d'intervenire con preavvisi brevissimi sui teatri più disparati per condurvi missioni ad elevato rischio;

    la preparazione, l'addestramento e il mantenimento in condizioni di elevata prontezza operativa delle unità delle forze speciali esigono la predisposizione di aree ed infrastrutture dedicate, nonché la destinazione di cospicue risorse alle attività di formazione;

    considerazioni analoghe si applicano ai reparti ed alle unità di supporto alle forze speciali, senza i quali le seconde non sono in grado di svolgere le missioni loro assegnate;

    appare, conseguentemente, strategicamente ineludibile reperire al più presto risorse addizionali da stanziare su base pluriennale all'ammodernamento delle infrastrutture logistiche ed operative di cui si servono le forze speciali e le unità che le supportano,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per reperire e destinare, sin dalla prossima sessione di bilancio pluriennale, le risorse necessarie al potenziamento ed all'ammodernamento delle basi e delle infrastrutture necessarie alla preparazione, all'addestramento ed al mantenimento in condizioni di elevata prontezza operativa dei reparti che costituiscono la punta di lancia delle Forze armate italiane, ovvero le forze per le operazioni speciali e quelle che le supportano.
(7-00719) «Ferrari, Andrea Crippa, Boniardi, Gobbato, Pretto, Fantuz, Piccolo, Lorenzo Fontana, Castiello, Zicchieri, Potenti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE TOMA e FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la piattaforma NoiPA, per il solo mese di luglio 2021, ha gestito, per conto delle 5 principali amministrazioni pubbliche (difesa, giustizia, Ministero dell'economia e delle finanze, interno, Ministero dell'università e della ricerca) ben 2,09 milioni di cedolini di retribuzione mensile per una spesa di 6,77 miliardi di euro;

   NoiPA rende disponibile ai dipendenti pubblici, tra le altre, la funzionalità online del «Piccolo Prestito» che consente di poter richiedere una somma di denaro da restituire in rate costanti nei limiti del quinto dello stipendio. Misura questa che, soprattutto in relazione alla congiuntura economica che il Paese sta attraversando con la pandemia di Covid-19, consente al dipendente pubblico di affrontare con serenità le eventuali spese impreviste anche legate alla perdita occupazionale dei congiunti con esso conviventi;

   tuttavia, la richiesta di picchio prestito ad oggi restituisce il seguente messaggio «al momento non è possibile inoltrare la richiesta di piccolo prestito – il servizio online attualmente non gestisce Iban non afferenti a banche italiane». Tale risposta del sistema, che verifica che l'Iban dell'amministrato sia esclusivamente italiano, si pone in netto contrasto con il «Regolamento (UE) 260/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 marzo 2012 che stabilisce i requisiti tecnici e commerciali per i bonifici e gli addebiti diretti in euro e che modifica il Regolamento (CE) 924/2009 al fine di creare l'area unica dei pagamenti in euro (“SEPA”) volta a sviluppare servizi di pagamento comuni a tutta l'Unione in sostituzione degli attuali servizi di pagamento nazionali», Il regolamento, in conformità al dettato dell'articolo 10, rimette alle autorità competenti designate dagli Stati membri il compito di assicurarne il rispetto. La Banca d'Italia ha emanato il 12 febbraio 2013 un apposito provvedimento attuativo;

   la mancata accettazione da parte della piattaforma NoiPA di Iban non afferenti a banche italiane, pone nell'ordine, due problematiche che, ad avviso dell'interrogante, sono suscettibili di segnalazione in sede europea da parte dei consumatori, con conseguente apertura di un procedimento di infrazione per la violazione del regolamento (UE) 260/2012, che aggraverà la situazione debitoria del Paese nei confronti dell'Unione europea in conseguenza dei procedimenti di infrazione già attivati. La prima questione è che, non consentendo ai dipendenti pubblici di richiedere somme di denaro se non posseggono un Iban italiano, vengono lesi sia i principi che hanno portato l'Unione a definire lo spazio Sepa, che i principi di leale concorrenza tra istituti bancari nazionali e altri stabiliti all'interno di uno dei Paesi dello Spazio economico europeo. La seconda problematica è legata allo sviluppo e alla diffusione delle carte di debito o prepagate collegate ad Iban ed emesse da istituti bancari nazionali a discapito di quelle emesse da altri istituti bancari o società stabilite in uno dei Paesi membri dell'Unione, con conseguente impatto negativo sulla concorrenza e sullo sviluppo del commercio e della diffusione dei pagamenti elettronici;

   la limitazione della disponibilità del «piccolo prestito» ai soli Iban afferenti a banche italiane, come risulta dalla piattaforma NoiPa, inoltre, rappresenta per l'interrogante una palese discriminazione indirizzata a coartare la libera scelta del dipendente pubblico per la gestione delle proprie finanze e dunque nella scelta dell'istituto bancario di suo riferimento –:

   se il Governo, non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative urgenti al fine di rimuovere ogni impedimento da parte della piattaforma NoiPA nei confronti di Iban non esclusivamente italiani ed in particolare per la procedura di «piccolo prestito», al fine di non coartare la scelta dei cittadini esclusivamente verso l'apertura di conti correnti bancari con Iban esclusivamente nazionale, con la conseguenza che venga alterata la libera concorrenza tra istituti bancari nazionali e altri operatori con sede operativa stabilita in uno degli Stati dello spazio Sepa.
(5-06606)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di duemilatrecentoventinove (2329) posti di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, ad eccezione della regione Valle d'Aosta, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 26 luglio 2019;

   il concorso è stato bandito per il Ministero della giustizia dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri per il tramite della Commissione per l'attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (Ripam);

   grazie al minor numero di candidati, è già stata completamente espletata la prova per il profilo di 28 funzionari dell'organizzazione nei ruoli del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (codice FO/MG);

   al contrario, per il profilo di 2242 funzionari giudiziari nei ruoli nell'Amministrazione giudiziaria (codice FO/MG), è stata espletata la sola prova preselettiva, superata da 7021 idonei, a cui si aggiungono circa mille candidati esonerati dalla stessa prova, per un totale di circa 8.000 candidati, in attesa di svolgere le prove scritte e gli orali;

   il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, contenente Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-Cov-2, di giustizia e di concorsi pubblici, all'articolo comma 1, statuisce che, al fine di ridurre i tempi di reclutamento del personale, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevedono, anche in deroga alla disciplina del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e della legge 19 giugno 2019, n. 56, modalità semplificate di svolgimento delle prove, assicurandone comunque il profilo comparativo;

   l'articolo 10, comma 3, del predetto decreto, prevede la possibilità per le pubbliche amministrazioni di prevedere, per i bandi da pubblicare, l'espletamento della sola prova scritta e di una eventuale prova orale;

   la suddetta ratio è applicabile anche per il summenzionato concorso per 2329 funzionari del Ministero della giustizia, in quanto il Ministero ha urgenza di assumere personale e la situazione pandemica richiede una semplificazione della procedura concorsuale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per semplificare e velocizzare, in ossequio a principi di meritocrazia e trasparenza, la procedura concorsuale di cui in premessa, valutando l'ipotesi di un'unica prova, sì da procedere alla pronta assunzione dei candidati e ovviare rapidamente alle carenze di organico del dicastero.
(4-10104)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende del rifiuto da parte dell'ospedale Covid regionale di Pescara ad accogliere malati Covid provenienti dalle altre Asl. Si tratta dell'unico centro regionale per il Covid-19 per scelta e volontà del governo regionale abruzzese di centrodestra che ha ritenuto di investire in un solo luogo, Pescara;

   si tratta di una grave situazione, specialmente considerando il probabile inizio, in autunno, della quarta ondata pandemica;

   questa decisione è stata presa dal presidente Marsilio e dalla giunta regionale abruzzese a cui il sindaco dell'Aquila, autorità sanitaria e presidente del Comitato ristretto dei sindaci, si è solo secondo l'interrogante timidamente opposto;

   l'ospedale Covid a Pescara, inaugurato in pompa magna nel 2020, è stato realizzato in meno di tre mesi, con 11 milioni di euro con fondi della Protezione Civile appositamente richiesti ad Arcuri per un ospedale Covid regionale, a cui sono stati aggiunti 2 milioni, di fondi di una donazione alla regione dalla Banca d'Italia;

   l'ospedale ha ampliato l'offerta della Asl di Pescara con 214 posti letto per malati Covid-19 di cui 40 di terapia intensiva e doveva servire specificamente per accogliere i malati di Covid-19 di tutta la regione indipendentemente dalla Asl di appartenenza;

   è urgente ed opportuno che l'ospedale Covid di Pescara sia messo a disposizione di tutte le Asl abruzzesi per i ricoveri di Covid-19 e per le terapie intensive. In particolare la Asl dell'Aquila ha sofferto un sovraccarico enorme e solo grazie a medici e personale eccezionalmente motivato ha retto per 18 mesi in condizioni estreme –:

   tenuto conto della gravità degli elementi riportati, se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra descritti e se non ritenga doveroso e urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché l'ospedale Covid di Pescara sia messo a disposizione di tutti i malati indipendentemente dalla Asl di appartenenza.
(4-10114)


   SIRACUSANO e PRESTIGIACOMO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 29 agosto 2021, ultimo in ordine di tempo, si è verificato un nuovo evento parossistico del vulcano Etna, che ha visto ricoprire di cenere i paesi pedemontani che stavano per ultimare le operazioni di pulizia avviate a seguito dell'ultima eruzione dei primi di agosto, e che ha interessato anche l'autostrada A18, all'altezza di Giarre, creando enormi disagi e panico tra gli automobilisti, costretti a cercare riparo sotto alcuni viadotti presenti nel tratto autostradale;

   molti territori e comuni del versante ionico siciliano, sono stati letteralmente «sommersi», con circa cinque centimetri di cenere vulcanica, grosse pietre e lapilli che hanno invaso piazze, strade, esercizi commerciali e anche abitazioni private. Comprensibile è la rabbia dei sindaci e dei cittadini che devono fare, ancora una volta, la conta dei danni, e si trovano in completa solitudine a dover fronteggiare un'emergenza continua;

   già il 5 luglio 2021 i sindaci dei paesi etnei avevano incontrato il presidente della regione Siciliana, Nello Musumeci, e avevano chiesto, tra l'altro, risorse spendibili nell'immediato per tentare di arginare il problema. Dopo quel vertice il Governo nazionale, secondo quanto dichiarato dal presidente Musumeci, aveva assicurato lo stanziamento di cinque milioni di euro, che però non risultano ancora arrivati;

   quello della cenere del vulcano Etna è un problema che si ripropone periodicamente, ed è ormai insostenibile, tanto per gli amministratori locali, quanto per i privati, sostenere spese straordinarie per poter avere una parvenza di normalità. A ciò si aggiungano gli enormi problemi alle produzioni agricole locali;

   ad essere invase dalla cenere sono anche le aree di deposito del materiale vulcanico presenti in ogni comune, aree ad hoc oggi stracolme di detriti, in assenza di linee guida precise sul processo di smaltimento –:

   quali iniziative immediate, per quanto di competenza, si intendano adottare per sostenere, anche economicamente, gli enti locali costantemente interessati dalle periodiche eruzione del vulcano Etna e da una pioggia di lapilli e cenere, con tutto quello che ciò comporta in termini di eccessivi oneri per le amministrazioni, per gli stessi cittadini dei territori interessati e per le produzioni agricole.
(4-10115)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come indicato da alcune stime evidenziate dalle associazioni di categoria la cosiddetta Sugar Tax, istituita dall'articolo 1, comma 661, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), la cui entrata in vigore è stata rinviata con successive modifiche ed integrazioni all'anno 2022, è destinata a provocare una contrazione delle vendite dei soft drink del -17 per cento per il settore domestico e del -9 per cento per il fuori casa, danneggiando ulteriormente le prospettive di ripresa dalla pandemia da Covid-19 dell'intera filiera;

   proprio in termini di filiera, tale contrazione metterebbe a rischio oltre 5000 posti di lavoro;

   la sugar tax, per come è stata congegnata, va altresì a contrasto delle iniziative assunte dai produttori di bevande analcoliche a tutela della salute; come noto, infatti, il comparto è impegnato da anni nella sottoscrizione di protocolli di sicurezza alimentare con il Ministero della salute, con una conseguente riduzione del contenuto di zucchero sul mercato del 27 per cento, risultato peraltro raggiunto con l'applicazione di imposte e regimi restrittivi in altre economie europee;

   è stato stimato che con l'introduzione della sugar tax, nel 2022, si avrà una contrazione del -16 per cento del mercato a volume, di -180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019 e -344 milioni di euro di perdita di giro d'affari nel 2023 rispetto al 2019, al netto del fatto che l'incremento degli oneri fiscali a carico delle attività in piena fase di ripresa post-pandemica è destinato ad avere conseguenze negative sul ciclo dei consumi nel biennio 2022-2023 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di sopprimere in modo definitivo la cosiddetta sugar tax e perseguire la strategia di concertazione e di interlocuzione con il mondo dell'impresa secondo la pratica virtuosa già menzionata in premessa.
(4-10122)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il sindacato di polizia penitenziaria Sippe ha portato alla luce la situazione certamente poco dignitosa, per la quale alcuni agenti del carcere di Biella sono costretti a mangiare all'aperto perché non possono usufruire del servizio mensa a seguito dell'equiparazione, ai fini dell'accesso mediante green pass, delle mense per i lavoratori ai ristoranti;

   il sindacato evidenzia come, per i poliziotti penitenziari, la mensa sia di fatto obbligatoria e pertanto non vi sia alcuna libertà di scelta in merito alla possibilità di usufruirne o meno;

   gli agenti sprovvisti di green pass sono pertanto costretti a mangiare all'aperto, in spazi esterni non idonei e versanti in una condizione igienico-sanitaria precaria per il consumo dei pasti. Sotto tale profilo, il Sippe ha preannunciato un esposto all'Asl per verificare se l'amministrazione penitenziaria, nell'applicare la normativa in materia anti-Covid, non abbia violato altre importantissime normative sanitarie a tutela della salubrità degli ambienti e della sicurezza dei lavoratori;

   giova ricordare che il chiarimento del Governo circa l'equiparazione delle mense aziendali ai ristoranti è avvenuto mediante Faq, pubblicata sul sito del Governo il 14 agosto 2021; sembrerebbe dunque trattarsi di uno strumento nuovamente assurto a fonte del diritto e in grado di comprimere, ben al di là del dettato Costituzionale, le libertà individuali e i diritti dei lavoratori;

   circa la necessità di esibire il Green pass da parte dei dipendenti per la consumazione al tavolo nelle mense aziendali, o comunque in tutti i locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione, il Governo ha specificato: «Sì, per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla, somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di Green pass, analogamente a quanto avviene nei ristoranti. A tal fine, i gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare il Green pass con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021»;

   tale chiarimento secondo l'interrogante smentisce, se non addirittura ribalta, quanto precedentemente dichiarato dal Ministero dell'interno con la circolare del 5 agosto 2021, nella quale il Viminale escludeva l'obbligo di esibizione del Green pass per usufruire mensa interna;

   appare ampiamente condivisibile l'analisi del Sippe laddove sostiene che, in questo modo, il green pass costituirebbe un'imposizione, surrettizia e indiretta, di un obbligo vaccinale per quanti intendano circolare liberamente e/o usufruire dei suddetti servizi o spazi;

   i lavoratori, soprattutto quelli della polizia penitenziaria, non possono subire oltremodo le inefficienze del Governo che, incapace di organizzare adeguatamente i servizi, scarica sui cittadini i costi reali della pandemia –:

   cosa intenda fare il Governo affinché i lavoratori della polizia penitenziaria, che non usufruiscono del servizio mensa, come illustrato in premessa, a seguito dell'equiparazione delle mense aziendali ai ristoranti nell'ambito delle misure anti-Covid-19, non siano più costretti a mangiare all'aperto, in spazi esterni non idonei e carenti sotto il profilo igienico-sanitario per la consumazione dei pasti, con particolare riferimento alle condizioni del carcere di Biella.
(4-10135)


   OSNATO, BIGNAMI e ALBANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di queste ore quella circa la possibilità di rilevanti tagli di personale di Borsa italiana spa, peraltro già anticipata come ipotesi dalle dichiarazioni rese a giugno 2021 dall'amministratore delegato di Euronext, Stephane Boujnah. Va rilevato che questa situazione si aggiunge ai rischi di indebolimento della posizione italiana nella governance di Borsa Italiana, aprendo la strada a uno svuotamento di Borsa in favore del versante francese;

   si vedrebbero così concretizzati i pericoli già denunciati da Fratelli d'Italia nei mesi scorsi in diverse sedi parlamentari, a fronte dell'operazione condotta dall'allora Ministro delle finanze Roberto Gualtieri, il quale indirizzò la trattativa proprio sull'acquisizione di Borsa italiana spa da parte di Euronext, esponendo così un asse strategico per l'interesse nazionale ad un significativo indebolimento;

   in questo contesto appare indispensabile che il Governo italiano operi con solerzia e concretezza per evitare che, sia sul profilo della governance, che dei livelli occupazionali, si registri un indebolimento di Borsa italiana spa, la quale ha inciso in modo evidente, nel secondo trimestre, nei ricavi di Euronext; ciò a dimostrazione della centralità della società e della rilevanza del suo operato;

   l'Italia, tramite Intesa San Paolo e Cdp Equity, vanta la presenza di maggior rilievo nella compagine di Borsa italiana –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo con urgenza al fine di garantire che l'interesse nazionale italiano sia effettivamente presidiato in questa delicata fase di ridefinizione della governance di Borsa italiana;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il potenziamento della società e quanto meno il mantenimento dei livelli occupazione di Borsa italiana;

   per quali motivi il Ministero dell'economia e delle finanze abbia agevolato l'ingresso di Borsa Italiana in Euronext, senza aver evidentemente concordato in fase negoziale questi, come altri, aspetti centrali per l'effettiva tutela e promozione dell'interesse nazionale in un settore particolarmente delicato come quello di cui qui si tratta;

   se risulti al Governo, per quanto di competenza, che vi siano in corso anche altri riassetti del sistema borsistico europeo, fusioni o acquisizioni, di cui proprio Borsa italiana spa potrebbe essere oggetto;

   se vi siano pericoli rispetto alla riservatezza del flusso di informazioni riservate sulle imprese italiane la cui diffusione potrebbe avvantaggiare operazioni di carattere predatorio con capitale estero.
(4-10136)


   CAPARVI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Commissario straordinario del Governo, ai fini della ricostruzione nei territori interessati dagli eventi sismici verificatesi a far data dal 24 agosto 2016, con ordinanza n. 111 del 23 dicembre 2020, nel dettare norme di completamento ed integrazione della disciplina sulla ricostruzione privata, ha previsto che «il comune, qualora riconosca l'interesse pubblico dell'intervento, può autorizzare (...) la ricostruzione degli edifici (...) in modo differente rispetto a quelli distrutti e danneggiati, in termini di collocazione, area di sedime, sagoma, volumi, caratteristiche tipologiche e numero di unità strutturali e immobiliari, nonché di modifica del disegno dei lotti e della viabilità» (articolo 1);

   nella medesima ordinanza è disposto, altresì che «gli incentivi fiscali previsti dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (di seguito anche “superbonus”), nonché ogni altro incentivo fiscale applicabile ai sensi della legislazione vigente, sono fruibili per l'importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione. [Tali] incentivi (...) sono fruibili per tutti gli interventi edilizi di riparazione o di ricostruzione in sito disciplinati dalle ordinanze commissariali, nonché per gli interventi di ricostruzione degli edifici danneggiati per i quali si sia resa obbligatoria la ricostruzione in altro sito» (articolo 6, commi 1 e 2);

   tale possibilità è confermata dall'Agenzia delle entrate nella Guida operativa su «Ricostruzione post sisma Italia centrale e Superbonus 110 per cento» (aprile 2021), che, a pagina 3, richiamando l'ordinanza, convalida il Superbonus «per le spese sostenute per tutti gli interventi edilizi, ammessi alla predetta detrazione, di riparazione o di ricostruzione in sito disciplinati dalle ordinanze commissariali, nonché per gli interventi di ricostruzione degli edifici danneggiati per i quali si sia resa obbligatoria la ricostruzione in altro sito»;

   sempre l'Agenzia delle entrate, con risoluzione 28/E del 23 aprile 2021, ha altresì aperto alla possibilità di poter usufruire degli stessi benefici fiscali, anche nel caso di interventi su immobili oggetto nel passato di contributi pubblici per la ricostruzione successiva ad eventi sismici;

   a quanto consta all'interrogante accade, tuttavia, che restino esclusi dal beneficio del superbonus coloro che hanno dovuto delocalizzare la ricostruzione della propria abitazione a seguito degli eventi sismici del '97 e, sino ad oggi, sono stati impossibilitati a provvedervi per oggettivi problemi amministrativi dell'apparato pubblico, in quanto tali strutture vengono considerate come «nuove» e non già «ricostruzione altrove» di precedenti edifici esistenti –:

   se intenda fornire i dovuti chiarimenti in merito al caso di esclusione di cui in premessa e se in particolare, stante una sua configurazione a tutti gli effetti come delocalizzazione obbligatoria in altro sito, non ritenga opportuno adottare iniziative affinché, anche a tali situazioni si applichi quanto previsto dal summenzionato articolo 6 dell'ordinanza commissariale n. 111 del 2020 e richiamato dalla succitata guida operativa dell'Agenzia delle entrate.
(4-10139)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per le disabilità, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 1-10100 del 26 agosto 2021, si chiedevano chiarimenti al Governo su questioni inerenti ad una palese discriminazione tra le Olimpiadi 2020, che si sono svolte a Tokyo dal 23 luglio 2021 al 8 agosto 2021 e le Paralimpiadi 2020, le Olimpiadi riservate agli atleti con disabilità, in corso di svolgimento sempre a Tokyo, dal 24 agosto 2021 al 5 settembre 2021. In particolare, si chiedeva al Presidente del Consiglio dei ministri se intendesse adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, affinché vi sia il pieno rispetto da parte della Rai-Radiotelevisione italiana Spa, del contratto di servizio, con particolare riferimento all'articolo 3, comma 2, lettera d), al fine di garantire una programmazione degli eventi sportivi delle Paralimpiadi uguale a quella realizzata per le Olimpiadi. Con il medesimo atto si chiedeva inoltre al Presidente del Consiglio dei ministri di attivarsi, per quanto di competenza per promuovere in ogni sede, nazionale ed internazionale iniziative volte ad unificare le manifestazioni Olimpiche e Paralimpiche affinché possano svolgersi in contemporanea, con il fine di garantire la piena realizzazione del principio di inclusione e non discriminazione delle persone con disabilità sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, che l'Italia ha ratificato con la legge n. 18 del 2008;

   in data 30 agosto 2021, le agenzie di stampa, hanno diramato una nota di Vincenzo Zoccano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore con delega alla disabilità, il quale si chiede se «L'Oro Olimpico di Bebe Vio valga meno dell'oro di Marceli Jacobs» e pone in evidenzia un altro grave caso di discriminazione ai danni degli atleti paralimpici rispetto agli atleti olimpici. I premi in denaro, afferma Zoccano, che sono riconosciuti dagli organi sportivi del nostro Paese agli atleti vincitori di medaglie alle Paralimpiadi, rispetto al valore del premio corrisposto agli atleti vincitori di medaglie nelle olimpiadi, sono di gran lunga inferiori;

   stando ai dati forniti nella nota da Zoccano, anche l'interrogante ritiene che sia in atto una forma di discriminazione economica inaccettabile che deve richiedere un intervento urgente delle massime autorità sportive sia del Coni che del Comitato Italiano paralimpico per rimuovere le discriminazioni. Le differenze tra i premi per le medaglie vinte nelle olimpiadi sono infatti 180.000 euro per l'oro, di 90.000 euro per l'argento, 60.000 euro per il bronzo, mentre i premi riconosciuti per i medesimi successi paralimpici sono di 75.000 euro per l'oro, 40.000 euro per l'argento e 25.000 euro per il bronzo;

   tali differenze non sono giustificate da alcuna motivazione logica, perché, in ogni caso, con disabilità o meno, si tratta di atleti che hanno onorato e onorano il nostro Paese alle Olimpiadi. Del resto appare chiaro che un atleta con disabilità può solo scegliere se sfidare o meno la propria disabilità e se sceglie di sfidarla non può e non deve essere discriminato nemmeno sotto il profilo del valore economico del premio –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda assumere iniziative urgenti, nelle sedi competenti, al fine di promuovere scelte tali da superare, ogni forma di discriminazione in atto contro gli atleti paralimpici, anche sotto il profilo del valore economico dei premi loro corrisposti per le medaglie vinte.
(4-10141)


   LATTANZIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'imponente attacco cibernetico, verificatosi nei giorni tra sabato 31 luglio e domenica 1° agosto 2021, ai danni dell'infrastruttura critica della protezione del sistema Paese della regione Lazio che sta, di conseguenza, vedendo limitata la capacità del servizio informatico delle prenotazioni dei vaccini di circa 6 milioni di italiani, rappresenta un fatto senza precedenti, nonché gravissimo;

   una delle tante gravi conseguenze di tale attacco è anche il furto di dati personali e sensibili di utenti;

   ebbene, anche gli esperti dichiarano che la tipologia di attacco ai danni dell'infrastruttura tecnologica di istituzioni regionali e nazionali italiani non si è mai verificata prima d'ora nel nostro Paese, per quanto già numerosi risultano essere gli attacchi analoghi verificatisi in altri Paesi europei ai danni di infrastrutture strategiche e sanitarie, come riportato nei dossier dell'Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso;

   il tema della sicurezza dei dati è una questione urgente e di carattere prioritario che, da tempo, l'interrogante ha evidenziato in commissione Antimafia, all'interno del XX Comitato «Prevenzione e repressione delle attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria» e rappresenta uno dei punti toccati dalla relazione, votata all'unanimità in Commissione, circa le infiltrazioni mafiose in epoca pandemica;

   più volte l'interrogante ha evidenziato come, infatti, dall'inizio della pandemia gli attacchi siano aumentati, alla ricerca del furto di dati sensibili e personali, tra le varie tipologie di attacchi ransomware o tentativi di phishing, attraverso cui prendere il possesso dell'infrastruttura tecnologica, ovvero il computer, tale da bloccare i sistemi e di conseguenza il loro relativo utilizzo da parte degli utenti, da parte di pericolosi e abili hackers, con conseguenti richieste estorsive al fine della restituzione del controllo del sistema stesso;

   quanto avvenuto nei giorni scorsi conferma che l'allarme sollevato è reale e concreto –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa la natura dell'attacco hacker verificatosi ai danni della regione Lazio e più nello specifico del sistema virtuale gestito da «Lazio Crea», con la funzione di gestire le nuove prenotazioni di vaccino; al contempo, se risultino esserci notizie, allarmi o segnalazioni precedenti a quella dei fatti oggetto della presente interrogazione in relazione ad attacchi hacker a danni di strutture private o pubbliche strategiche in fase pandemica.
(4-10149)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Torre del Sevo è una fortezza eretta dalla Corona spagnola nel tardo XVI secolo. La sua forma è troncoconica, con un diametro alla base di più di sette metri e un'altezza di quasi dieci;

   la torre del Sevo, rientrante nel territorio del comune di Cabras, in sardo campidanese Turr'e Seu, da cui hanno preso nome l'area naturalistica, a sua volta compresa nell'area marina protetta del Sinis, e la spiaggetta vicina, pur mostrandosi integra all'esterno, necessita di urgenti interventi di ristrutturazione all'interno;

   a destare le maggiori preoccupazioni è lo stato del tratto di falesia su cui è stata edificata la struttura, che mostra filature longitudinali e profondi ed evidenti segni di fratturazione che, in presenza di forti mareggiate, potrebbe staccarsi e collassare in mare, causando la perdita definitiva del monumento, come accaduto nel 2012 alla torre di Scau 'e Sai, nella marina di San Vero Milis;

   più volte, negli scorsi anni, è stato segnalato il progressivo degrado della struttura e i pericoli derivanti l'erosione della costa, tanto che la Capitaneria di porto di Oristano, tramite un'ordinanza, ha interdetto lo specchio acqueo antistante la torre per un raggio di 50 metri. Il divieto è per la navigazione e la sosta di navi e natanti di qualsiasi tipo, per la pesca e i mestieri relativi e per il turismo nautico, la balneazione e tutte le attività connesse con i pubblici usi del mare;

   l'amministrazione comunale ha dovuto transennare l'area interessata e ha segnalato alle autorità e istituzioni competenti, la necessità di interventi;

   la torre costituisce un importante e inestimabile elemento di testimonianza storico, culturale, ma anche una preziosa risorsa per il turismo e l'immagine non solo del comune di Cabras e di tutta la Sardegna;

   c'è bisogno di un intervento ingegneristico di consolidamento della roccia che possa consentire di mettere in sicurezza il bene ed evitare così il rovinoso crollo in mare;

   l'interrogante ha già presentato un ordine del giorno, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 in cui impegnava il Governo ad adottare iniziative per realizzare interventi finalizzati a fermare il continuo processo di erosione delle coste –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di salvaguardare e valorizzare la Torre del Sevo e frenare l'erosione della costa occidentale della Sardegna e in particolare nell'area del Sinis.
(4-10110)


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, per abbattere le barriere architettoniche in corrispondenza di Porta San Giacomo a Bergamo, in Città Alta, è stata realizzata una nuova passerella;

   l'intervento, per il quale il comune di Bergamo ha previsto una spesa di 75 mila euro, è stato approvato dalla Soprintendenza per i beni culturali e dalla Commissione paesaggio ed ha visto la demolizione della esistente scala in pietra e la sostituzione con una passerella pedonale protetta dal lato sulla strada da alcuni paracarri già esistenti e dal lato sulla porta da una ringhiera in ferro;

   moltissimi cittadini, pur condividendo appieno la necessità di abbattere le barriere architettoniche e dunque procedere con l'intervento stabilito, hanno avviato un vivace dibattito sui social, protestando per la qualità dei lavori e, in particolare, per il tipo di ringhiera utilizzato (definito da molti «da balcone di casa anni 70»);

   da più parti è stato richiesto di modificare l'intervento architettonico, considerando che la ringhiera ostacola la vista panoramica attraverso la più prestigiosa porta delle Mura Venete, l'unica visibile dal centro della Città bassa, intaccando così uno dei tratti più importanti delle Mura Venete, riconosciute nel 2017 patrimonio dell'Unesco;

   giova inoltre considerare che il prestigioso riconoscimento Unesco è già a rischio, in quanto il World Heritage Centre ha messo di nuovo sotto osservazione le Mura Venete di Bergamo a causa dei lavori per la realizzazione di un parcheggio in Città Alta (alla Fara);

   nella giornata di mercoledì 25 agosto 2021 il soprintendente Luca Rinaldi ha effettuato un sopralluogo a Porta San Giacomo affermando che «la barriera rimane così, salvo l'aggiunta nella parte finale di un pannello serigrafato con lo stemma del Comune»;

   lo stesso soprintendente, con toni secondo l'interrogante assai poco consoni a un dirigente pubblico, ha commentato che «La polemica, come quasi sempre a Bergamo, mi pare non di merito ma solo politica», dando quindi degli incompetenti e dei provocatori ai bergamaschi, aggiungendo, con tono di sfida verso l'onorevole Sgarbi e l'interrogante, tra i più critici sulla questione, «se reputano sia stato compiuto uno scempio, hanno la possibilità comunque di ricorrere a una interrogazione parlamentare al Ministro della cultura, magari sollecitando un'ispezione da Roma o l'attivazione del Comitato tecnico scientifico del Ministero. Altrimenti rimangono chiacchiere ferragostane» –:

   se il Ministro interrogato, alla luce della palese discordia che l'intervento ha provocato e dei danni all'immagine della città che possono derivarne, non ritenga necessario sottoporre al Comitato tecnico scientifico competente del Ministero la verifica dell'intervento presso Porta San Giacomo, tenuto conto dell'importanza del sito e del riconoscimento dell'Unesco delle Mura Venete.
(4-10134)


   BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, DE ANGELIS, MARIANI, MATURI, PATELLI, RACCHELLA, ZICCHIERI e LEGNAIOLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi ha destato sconcerto la dichiarazione del professor Tomaso Montanari, rettore dell'università per stranieri di Siena: «Non si può nascondere che alcune battaglie revisioniste siano state vinte, grazie alla debolezza politica e culturale dei vertici della Repubblica. La legge del 2004, che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe), a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah), rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica»;

   tali affermazioni sono gravi in quanto umiliano la memoria di migliaia di italiani infoibati e sviliscono la Giornata del Ricordo, approvata a larga maggioranza dopo decenni di oblio su un dramma storico che ha visto vittime le popolazioni istriano giuliano dalmate;

   il professor Montanari, oltre a ricoprire il ruolo di rettore dell'università per stranieri di Siena, è presidente del Comitato tecnico scientifico delle belle arti presso il Ministero della cultura, e, dal 21 ottobre 2020, su nomina diretta del Ministro della cultura, è presidente della Fondazione Archivio Museo Richard Ginori;

   Montanari non è nuovo ad esternazioni di dubbio gusto e a prese di posizione che, a parere degli interroganti, sono in netta contrapposizione con i ruoli istituzionali che il docente è chiamato a svolgere. Prima dell'ignobile dichiarazione sulle foibe, ha definito Franco Zeffirelli un «insopportabile mediocre», Oriana Fallaci «orrenda», Dario Franceschini «il peggior Ministro della cultura che abbiamo avuto» e in tempi più recenti sui social (12 marzo 2021) ha espresso la propria opinione sul Governo in carica con un eloquente «Draghi ha già rotto il c...»;

   il ruolo di presidente del Comitato tecnico scientifico delle belle arti non può essere affidato a una persona che pur avendo titoli accademici qualificanti ha dimostrato in molteplici occasioni di non avere la visione e lo spessore che dovrebbe caratterizzarne il ruolo;

   a seguito delle polemiche riferite alle sue dichiarazioni sulle foibe, Montanari non ha ritenuto di porgere delle scuse o offrire chiarimenti su quanto detto, bensì ha definito «eterna cloaca fascista» tutti coloro che hanno chiesto immediatamente le sue dimissioni da rettore;

   da ultimo, il 23 agosto 2021 il professor Montanari ha annunciato le sue dimissioni dal Consiglio superiore dei beni culturali, del quale fa parte in qualità di presidente del Comitato tecnico scientifico per le belle arti, «per denunciare l'arroganza del Ministro Dario Franceschini» che ha voluto nominare Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, come soprintendente dell'Archivio Centrale dello Stato –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione delle gravissime affermazioni volte a negare il dramma delle foibe, nonché delle altre spiacevoli esternazioni di cui si è reso protagonista il professor Montanari, non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per sollevarlo dal prestigioso incarico di Presidente del Comitato tecnico scientifico delle belle arti e rivalutare la nomina dello stesso a presidente della Fondazione Richard Ginori.
(4-10147)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   ALEMANNO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'articolo pubblicato in data 30 agosto 2021, dal quotidiano Repubblica-Bari, dal titolo «Spiaggia per disabili, bufera sul cartello nel Salento: sembra un ghetto» a firma di Biagio Valerio, si riporta la vicenda che vede coinvolto il comune di Nardò (Lecce) il quale avrebbe delimitato con paletti di legno e corde un'area della spiaggia pubblica, in località Sant'Isidoro, posizionando lungo i limiti dell'area circoscritta alcuni cartelli di avviso con l'indicazione scritta di: «Spiaggia per disabili»;

   tale dicitura, apposta sui cartelli lungo l'area pubblica delimitata, risulta discriminatoria e contraria ai principi fondanti della Costituzione e in particolare in contrasto con gli articoli 2 e 3, nonché con la legge 3 marzo 2009, n. 18 con la quale il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità;

   la Convenzione rappresenta un importante risultato raggiunto dalla comunità internazionale in quanto strumento internazionale vincolante per gli Stati che ne fanno parte e si inserisce nel più ampio contesto della tutela e della promozione dei diritti umani in favore delle persone con disabilità, con lo scopo di promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità; a tal fine, la condizione di disabilità viene ricollegata all'esistenza di barriere di varia natura, anche percettive, che possono essere di ostacolo a quanti, portatori di minorazioni fisiche, mentali o sensoriali a lungo termine, hanno il diritto di partecipare in modo pieno ed effettivo alla società;

   l'articolo 30 della suddetta Convenzione, concernente la partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi e allo sport delle persone con disabilità, prevede che: «Gli stati riconoscono il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza con gli altri alla vita culturale e adottano tutte le misure adeguate a garantire alle persone con disabilità: a) l'accesso ai prodotti culturali in formati accessibili; b) l'accesso a programmi televisivi, film, spettacoli teatrali e altre attività culturali, in formati accessibili; c) l'accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici, e, per quanto possibile, a monumenti e siti importanti per la cultura nazionale»;

   nell'ottobre del 2009 è stato approvato il Manifesto per la promozione del turismo accessibile, in attuazione dell'articolo 30 della Convenzione ONU; il Manifesto ha fra i propri scopi quello di mettere ogni persona con i suoi bisogni al centro del sistema turistico, con la dovuta attenzione alle specifiche necessità derivanti da condizioni personali o di salute, per fruire dell'offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi adeguati e commisurati a un giusto rapporto qualità-prezzo;

   con riferimento al tempo libero e al turismo, il legislatore ha introdotto disposizioni per coloro che, nell'esercizio delle attività di gestione di strutture ricettive e annessi servizi turistici (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 settembre 2002) o di altri pubblici esercizi, discriminano persone «handicappate», prevedendo altresì che sia garantita la possibilità di accesso al mare delle persone con disabilità;

   la normativa sancisce che «(...) le concessioni demaniali per gli impianti di balneazione e i loro rinnovi siano subordinati alla visitabilità degli stessi (...) e alla effettiva possibilità di accesso al mare delle persone handicappate ...» (articolo 23, comma 3 della legge n. 104 del 1992) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda promuovere al fine di rendere più inclusiva l'attività turistica e di svago, rivolta alle persone con disabilità e favorire, per quanto di competenza, la rimozione di barriere percettive, come quella citata in premessa relativa al comune di Nardò (Lecce), al fine di scongiurare ulteriori atti discriminatori.
(3-02467)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un agosto 2021 tutt'altro che sereno lo hanno trascorso quest'estate le circa 200 famiglie interessate dall'allarme esuberi a Borsa Italiana;

   a cavallo di ferragosto è circolata la notizia di un possibile taglio dei costi da parte di Euronext – da ottobre 2020 nuovo proprietario di Borsa Italiana in cordata con Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo – del 20-30 per cento) equivalente a 200 esuberi su 700 dipendenti di Piazza Affari; un'indiscrezione smentita dalla stessa Euronext che, tuttavia, ha alimentato polemiche e preoccupazioni sul futuro di Borsa Italiana dopo il suo passaggio al gestore di mercato francese;

   la veloce smentita di Euronext, che si è affrettata a dichiarare «Stiamo lavorando con i colleghi di Borsa Italiana sul piano industriale, che sarà finalizzato a novembre. Qualsiasi ipotesi sui suoi contenuti è pura speculazione», non ha infatti fugato i dubbi ed i timori dei lavoratori coinvolti, trattandosi di parole che non hanno escluso l'ipotesi dei tagli;

   invero, secondo quanto pubblicato da MF il 19 agosto 2921, in base a notizie di fonti finanziarie a Parigi, i tagli dovrebbero partire dal back office, ampliandosi ad alcune figure in primo piano ed andando a toccare soprattutto il settore azionario, e l'onere di effettuarli spetterebbe al nuovo amministratore delegato di Borsa Spa, nomina sulla quale è in corso un'altra partita, parallela a quella del nuovo piano industriale;

   la questione del successore di Raffaele Jerusalmi, – la cui nomina, in base ad accordi presi fra le parti all'epoca dell'acquisizione, spetterebbe a Cdp Equity – è, difatti, strategica a garantire a Borsa Italiana la prosecuzione di una indipendenza operativa e gestionale con un management di qualità, al fine di tutelare gli interessi italiani e la elevata redditività che la caratterizzano –:

   se il Ministro interrogato intenda far chiarezza sulla reale situazione di Borsa Italiana e quali iniziative di competenza intenda adottare alla luce del previsto piano industriale «lacrime e sangue» di Euronext, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali di Piazza Affari e se ed in che termini il Governo si stia attivando in merito alla nuova governance di Borsa Spa.
(5-06609)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 64 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, proroga fino al 31 dicembre 2021 alcune disposizioni riguardanti l'operatività e l'estensione dei requisiti di accesso del Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa («Fondo Gasparrini»), già previste a legislazione vigente a seguito dell'emergenza da Covid-19;

   con esso si incrementa la dotazione del Fondo di garanzia per la prima casa, modificando taluni requisiti per l'accesso ai benefici dello stesso e disponendo talune forme di esenzione dall'imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale in relazione ad atti traslativi della proprietà – nonché atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione – riferiti alle «prime case», a favore di soggetti che non abbiano compiuto trentasei anni di età;

   il comma 2 del suddetto articolo interviene sulla norma che individua le categorie con priorità nell'attribuzione dei benefici a valere sul Fondo di garanzia per la prima casa (di cui all'articolo 1, comma 48, lettera c)) della legge di stabilità per il 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147): giovani coppie o nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, nonché, secondo il testo previgente, di «giovani di età inferiore ai trentacinque anni titolari di un rapporto di lavoro atipico». Con la modifica in esame, tale categoria viene sostituita dai giovani che non hanno compiuto trentasei anni di età;

   il comma 6 dispone l'esenzione dall'imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale sugli atti relativi a trasferimenti di proprietà ovvero su atti traslativi o costitutivi di nuda proprietà, usufrutto, uso o abitazione, di prime case di abitazione, a favore di soggetti che non abbiano compiuto trentasei anni aventi un Isee non superiore a 40.000 euro annui;

   come emerge anche da un dossier redatto dal Servizio studi della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, il requisito anagrafico deve intendersi riferito al compimento degli anni, nell'anno in cui viene rogitato l'atto in questione;

   tale ultima circostanza, oltre a entrare in contrasto con la ratio della norma, che è esplicitamente volta a favorire i cittadini con meno di 36 anni di età, è causa di dubbia interpretazione da parte di chi, a partire dai notai, assumono funzioni di responsabilità ai fini della correttezza degli atti –:

   se intenda confermare l'interpretazione secondo la quale il beneficio di cui in premessa è concesso ai cittadini che non compiano il trentaseiesimo anno di età nell'anno in cui viene rogitato l'atto o se, coerentemente con la ratio del suddetto articolo 64, tali disposizioni possano applicarsi in favore dei cittadini che non abbiano ancora compiuto trentasei anni al momento dell'atto.
(5-06610)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   sulla base dei dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico, al 31 marzo 2021, secondo il piano banda ultra larga - Bul, sono in totale 2.002 i comuni in commercializzazione, 904 quelli collaudati positivamente e 4.252 i cantieri aperti. Il Ministero a commento di detti dati ammoniva come vi sia un «forte e non più tollerabile ritardo nel processo di infrastrutturazione del Paese» e di come il Governo voglia «portare connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026»;

   a marzo 2021 era annunciata, in base ad una lettera di intenti tra TIM e Cassa depositi e prestiti (Cdp),1a finalizzazione delle operazioni che avrebbero visto FiberCop s.p.a. fondersi con Open Fiber s.p.a., per la realizzazione della cosiddetta «rete unica», che risulta necessaria per risolvere le disfunzioni dell'attuale sistema e realizzare la rete Fiber To The Home (Ftth), superando i cavi di rame e migliorando le prestazioni. La società nata dalla descritta fusione si sarebbe dovuta chiamare «AccessCo», avrebbe dovuto fornire connettività a tutti i gestori già operanti sul mercato italiano;

   tale fusione al momento, però, non è stata ancora realizzata;

   l'imminente fusione ha spinto Telecom Italia s.p.a. e FiberCop s.p.a., dopo l'aggiudicazione della gara vinta da più fornitori per le varie tipologie di materiale richiesto, ad ordinare ingenti quantità di materiale per poter cominciare i lavori. Al momento, però, questi non sono mai iniziati, pur essendo continuati i corposi ordini iniziali, senza una reale movimentazione di materiale in consegna, generando inoltre un rialzo dei prezzi per l'aumento della domanda;

   il protrarsi del ritardo della fusione e il conseguente procrastino dei lavori, congiunto al proseguo degli ordini, ha fatto sì che l'esposizione finanziaria e l'intasamento materiale si sia esteso a tutta la filiera, con un aumento vertiginoso dei costi, mettendo particolarmente a rischio le piccole e medie imprese. Tutto ciò ha poi generato una grande incertezza nel mercato ed un notevole ritardo nella messa in opera delle infrastrutture che sono centrali nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nella quotidianità dei cittadini –:

   se il Governo sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda porre in essere per sbloccare lo stallo creatosi a seguito dell'operazione di fusione, nonché quali iniziative intenda intraprendere per aiutare le imprese, in particolare quelle medie e piccole, al momento particolarmente esposte per il mancato inizio dei lavori e la conseguente paralisi della filiera, non considerando poi il ritardo nel garantire un fondamentale e necessario diritto dei cittadini.
(4-10131)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il tabulato telefonico contiene una notevole quantità di informazioni molto sensibili che consentono di «tracciare» la vita di una persona; si tratta di un controllo che con l'evoluzione tecnologica diventa sempre più pregnante;

   nel 2014 la sola compagnia Vodafone dichiarò di essere destinataria in Italia di oltre 600.000 richieste di tabulati;

   l'articolo 132 del decreto legislativo n. 196 del 2003, recante il cosiddetto codice della privacy, prevede, al comma 3, che i dati relativi al traffico telefonico sono acquisiti presso il fornitore con decreto motivato del pubblico ministero;

   con la sentenza pregiudiziale del 2 marzo 2021 nella causa C-746/18, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato che l'articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2002/5 relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, letto alla luce degli articoli 7, 8, 11 e 52 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, «deve essere interpretato nel senso che esso osta ad una normativa nazionale, la quale consenta l'accesso di autorità pubbliche ad un insieme di dati relativi al traffico o di dati relativi all'ubicazione – (...) per finalità di prevenzione, ricerca, accertamento e perseguimento di reati, senza che tale accesso sia circoscritto a procedure aventi per scopo la lotta contro le forme gravi di criminalità o la prevenzione di gravi minacce alla sicurezza pubblica»;

   la Corte ha inoltre affermato che l'articolo già citato «deve essere interpretato nel senso che esso osta ad una normativa nazionale, la quale renda il pubblico ministero, il cui compito è di dirigere il procedimento istruttorio penale e di esercitare, eventualmente, l'azione penale in un successivo procedimento, competente ad autorizzare l'accesso di un'autorità pubblica ai dati relativi al traffico e ai dati relativi all'ubicazione ai fini di un'istruttoria penale»;

   il 1° aprile il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/02670-A/010 che impegna il Governo medesimo «ad adeguare la normativa italiana alle disposizioni di cui all'articolo 15, paragrafo 1, della direttiva 2002/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 luglio 2002, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, come modificata dalla direttiva 2009/136/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, conformemente all'interpretazione datane dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea quanto alle condizioni soggettive e oggettive di applicabilità, apportando le opportune modifiche al codice di procedura penale e al Codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, prevedendo, tra l'altro, che l'accesso del pubblico ministero ai dati sia subordinato all'autorizzazione del giudice ovvero in caso di urgenza alla successiva convalida»;

   il 22 luglio 2021 il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una segnalazione al Parlamento e al Governo con la quale chiede di valutare l'opportunità di una riforma della disciplina della conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico a fini di giustizia; come afferma il Garante, la modifica, più volte sollecitata, si è resa ora ulteriormente necessaria a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 marzo 2021; tale sentenza sviluppa un indirizzo già consolidato a partire dalla sentenza Digital Rights Ireland dell'8 aprile 2014 con cui la Corte ha dichiarato l'illegittimità della direttiva 2006/24/Ce per violazione del principio di proporzionalità nel bilanciamento tra protezione dati ed esigenze di pubblica sicurezza;

   come ricorda il Garante, la carenza di proporzionalità nel caso italiano è stata aggravata dalla legge n. 167 del 2017 che ha esteso a sei anni il termine massimo di conservazione dei tabulati, invitando quindi il Parlamento a una riforma tale da differenziare condizioni, limiti e termini di conservazione di tali dati in base alla gravità del reato per cui si procede, e comunque entro periodi massimi compatibili con il principio di proporzionalità;

   a partire dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e in attesa di un intervento del legislatore, i Tribunali hanno adottato decisioni differenziate tra loro, con alcuni giudici per le indagini preliminari che si sono ritenuti competenti ad autorizzare l'acquisizione dei dati relativi al traffico telefonico e telematico, altri che pur richiamando la sentenza citata non si sono dichiarati competenti ad autorizzare, altri ancora che hanno sollevato domanda di pronuncia pregiudiziale della Corte;

   nella sentenza n. 28523 del 2021 la Corte di Cassazione, II sezione penale, nel dichiarare inammissibile un ricorso relativo a una condanna confermata in appello, ha escluso la inutilizzabilità dei tabulati alla luce della natura non concretamente vincolante della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, stante l'indeterminatezza delle indicazioni nella stessa contenuta; di qui la necessità, affermata dalla Corte, di un intervento legislativo «volto ad individuare, sulla base di “criteri oggettivi” (...) le categorie di reati per i quali possa ritenersi legittima l'acquisizione dei dati di traffico telefonico o telematico» –:

   quali iniziative intenda porre in essere, e – considerate le urgenze evidenziate in premessa – in quali tempi, al fine di adeguare la normativa italiana a quella europea, conformemente all'interpretazione datane dalla Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 2 marzo 2021 nella causa C-746/18, anche alla luce dell'impegno assunto attraverso l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/02670-A/010.
(2-01313) «Costa, Schullian».

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la stampa locale sta dando ampio risalto alla notizia delle gravi difficoltà che sta registrando la Procura della Repubblica di Treviso nel caricare nel server il fascicolo del processo penale per il crac di Veneto Banca;

   da tre mesi gli uffici del tribunale stanno, invano, cercando di trasferirlo sulla piattaforma digitalizzata al fine di procedere alle successive notifiche in via telematica alle parti e ai difensori. Il server di Padova, a cui si appoggiano tutte le procure venete, non riesce tuttavia a sostenere il fascicolo, perché troppo pesante;

   il procuratore capo facente funzioni, dottor Massimo De Bortoli, ha spiegato di aver chiesto anche assistenza al centro informatico Cisia di Bologna, «senza ricevere risposta»;

   da tempo sono state segnalate, anche nel corso di una audizione presso la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, le difficoltà della procura di Treviso nel gestire il complesso e delicato procedimento penale, che rischia la prescrizione, addirittura prima del rinvio a giudizio degli indagati;

   l'episodio qui segnalato costituisce l'ennesimo intoppo di un calvario giudiziario, di cui sono vittima tanti risparmiatori veneti –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda il Ministro interrogato porre in essere per potenziare il server utilizzato dai tribunali veneti e consentire così che questo importante procedimento penale possa proseguire regolarmente il suo corso.
(3-02466)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'incendio dell'11 luglio 2021, in corso all'interno della casa circondariale di Sollicciano per una protesta dei detenuti, la sezione 12 del predetto carcere è stata dichiarata inagibile;

   nonostante tale dichiarazione e l'assenza di luce e acqua all'interno della sezione causata dalle fiamme e dalle proteste, diverse decine di detenuti non sono stati evacuati e sono rimasti esposti per quasi due mesi, insieme al relativo presidio di sicurezza, a un ambiente insalubre e pericoloso; dopo l'evacuazione e i trasferimenti dei primi detenuti, infatti, la messa in sicurezza della sezione si è arrestata, lasciandovi gli agenti di polizia penitenziaria e numerosi detenuti all'interno per quasi due mesi;

   le precarie condizioni della struttura e l'inadeguatezza delle condizioni di detenzione sono state sottolineate anche da don Vincenzo Russo, cappellano di Sollicciano, e da Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze, i quali, in una lettera inviata al Ministro interrogato, hanno sottolineato lo stato di degrado e i rischi cui sono stati esposti i detenuti della sezione, nonché la conseguente lesione dei più basilari principi di tutela della dignità umana; la situazione ha avuto anche risonanza mediatica ed è stata raccontata con precisione in un articolo a firma di Jacopo Storni pubblicato in data 29 agosto 2021 sul Corriere Fiorentino (edizioni Rcs Corriere della Sera);

   a simili condizioni sono stati costretti anche gli agenti della polizia penitenziaria, i quali hanno dovuto assolvere alle proprie funzioni in un ambiente precario e reso ulteriormente pericoloso dalle conseguenze dell'incendio, prima fra tutti l'assenza di luce, che ha imposto agli agenti di effettuare i presidi di sorveglianza muniti di semplici torce elettriche, come sottolineato anche da alcune sigle sindacali, alcune delle quali hanno annunciato il deposito di una denuncia alla procura della Repubblica per mancato rispetto dei diritti umani;

   nonostante gli sforzi della direzione, la casa circondariale di Sollicciano vive da anni in uno stato di abbandono, sovraffollamento e fatiscenza che porta a dubitare seriamente del rispetto degli standard minimi in tema di detenzione, soprattutto alla luce dell'imminente adeguamento a ospedale psichiatrico giudiziario;

   la necessità di garantire il rispetto dei diritti umani, della dignità umana e garantire la funzione rieducativa della pena sancita dall'articolo 27 della Costituzione implica la necessità di approntare un attento presidio dei sistemi di detenzione, capace di rispondere alle esigenze di detenuti e agenti penitenziari, anche a fronte di eventi traumatici e inaspettati; di ciò si è occupata di nuovo la stampa con un articolo a firma Agostini pubblicato in data 2 settembre 2021 sul quotidiano La Nazione sulla morte di un detenuto tunisino di 43 avvenuta all'interno della struttura Sollicciano, soffocato dopo essere rimasto con la testa incastrata nella fessura usata per passare le vivande –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende sopra esposte e, se del caso, quali iniziative intenda adottare al fine scongiurare l'eventuale ripetersi di ritardi nelle operazioni di evacuazione, trasferimento e messa in sicurezza di sezioni dichiarate inagibili all'interno delle case circondariali, nonché quali iniziative intenda adottare per garantire la messa in sicurezza e il pronto adeguamento della casa circondariale di Sollicciano.
(5-06608)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   quello di Catanzaro è un istituto penitenziario al collasso, in merito al quale si parla di una situazione «fuori controllo»;

   come denunciato dai sindacati del comparto Sicurezza, infatti, «Pervengono numerose e pregnanti lagnanze dal personale in servizio presso codesto Istituto inerenti l'anomala modalità del servizio che vedrebbe il personale, in quasi tutti i reparti, lasciati da soli a coprire più sezioni. La cosa preoccupante è che tale inquietante anormalità avverrebbe sia nei turni antimeridiani, nei pomeridiani ed in quelli serali. Pare che la singolarità sia dovuta ad una serie di contingenze, tra cui un numero elevato di piantonamenti in alcuni periodi (n. 4) e l'elevato numero di assenti giustificati»;

   in particolare, le poche unità di personale in servizio «oltre ad occuparsi delle incombenze dei propri uffici vengono quotidianamente impiegate per i cambi pasto in tutti i posti di servizio, spesso utilizzate estemporaneamente nei reparti per le assenze giustificate e altresì anche impiegate durante tutto l'anno, anche, presso il settore NTP, che in tale periodo è risultato spesso non “raggiungibile” quando contattato per fornire supporto nell'istituto»;

   ulteriore preoccupazione è determinata dal fatto, come riferito nella recentissima nota sindacale, che in alcuni reparti non sono presenti spesso i coordinatori e i detenuti, forse, anche per tale ragione sono molto più «intraprendenti»; così come viene lamentata l'assenza prolungata di una figura fondamentale come quella dello psichiatra, senza che l'Asp abbia provveduto alla sua sostituzione, tanto che vi sarebbero alcuni detenuti con la misura della sorveglianza a vista da quasi due mesi legati a tale assenza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sanare la preoccupante situazione in cui versa il penitenziario di Catanzaro, con particolare riguardo alle condizioni di lavoro del personale in servizio.
(4-10123)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una missiva del 4 settembre indirizzata al Ministro Cartabia e agli alti vertici ministeriali, l'Osapp ha denunciato le carenze delle attuali condizioni organizzative e gestionali relative al personale di polizia penitenziaria e alla vivibilità lavorativa interna alla casa circondariale di Torino;

   nonostante svariate segnalazioni e richieste di intervento da parte delle organizzazioni sindacali del Corpo, la condizione lavorativa non ha visto miglioramenti, ma ha sofferto degli ulteriori aggravi collegati ai crescenti rischi affermatisi nel periodo pandemico;

   oltre a una serie di problematiche logistiche collegate al servizio mensa, al Nucleo traduzioni e al servizio docce, l'Osapp lamenta una diseguale distribuzione degli incarichi, dei servizi notturni e festivi e dei carichi di lavoro tra gli appartenenti ai ruoli di Sovrintendente e di Ispettore e alcuni addetti che risultano godere di particolari franchigie nei servizi notturni di cui non sono mai incaricati;

   l'Osapp lamenta anche una violazione delle regole di trasparenza e di equità riguardo agli interpelli non effettuati per la copertura di specifici posti di servizio;

   infine, viene segnalato che l'istituto penitenziario di Torino subirebbe da tempo i disagi di un costante sovraffollamento, a differenza di altri istituti di pena sul territorio per i quali gli effetti della pandemia hanno determinato il decremento delle presenze detentive. A fronte di una capienza massima di 1.023 soggetti, ve ne risulterebbero attualmente allocati 1.316;

   a giudizio dell'interrogante, appare necessario un intervento da parte del Ministero per porre fine alla condizione di disagio in cui versano gli agenti della polizia penitenziaria impiegati nella, casa circondariale di Torino –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per porre fine alle criticità indicate dall'Osapp nella missiva del 4 settembre 2021 e richiamate in premessa.
(4-10126)


   SAITTA, D'ORSO, ASCARI, GIULIANO e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra il 22 e il 23 agosto 2021 presso il lungomare di Acitrezza, piccolo borgo marinaro in provincia di Catania, una ragazza di 26 anni, Vanessa Zappalà, è stata uccisa a colpi di pistola dall'ex fidanzato, Antonino Sciuto, che poi si è tolto la vita;

   lo stesso Sciuto, con il quale Vanessa aveva intrattenuto e poi interrotto una relazione, era stato arrestato nel mese di giugno 2021, su disposizione della procura di Catania, dai carabinieri di Trecastagni dopo che la giovane lo aveva denunciato per stalking;

   tra i reati contestati vi erano anche quelli di maltrattamenti in famiglia e di atti persecutori;

   la relazione tra Antonino Sciuto e Vanessa Zappalà, come si apprende dai giornali e dai racconti dei testimoni, era una relazione violenta e malata dove la ragazza veniva picchiata e costretta a uscire con foulard e fard per mascherare i lividi;

   dopo che Sciuto era stato sottoposto ai domiciliari, il 12 giugno 2021 lo stesso era stato rimesso in libertà in quanto il Giudice per le indagini preliminari Andrea Castronovo non ha ritenuto di convalidare gli arresti, disponendo soltanto il divieto di avvicinamento all'ex fidanzata;

   il gip ha affermato, altresì, che si poteva «fare affidamento sullo spontaneo rispetto delle prescrizioni dell'indagato», aggiungendo inoltre che tra i due c'era stata, a un certo punto, una riappacificazione; occorre comprendere perché, nel caso prospettato e in relazione alla pericolosità del soggetto scarcerato, il gip non abbia ritenuto di applicare il braccialetto elettronico a Sciuto, così come previsto dalle norme vigenti;

   il capo dell'ufficio del Gip di Catania, il dottor Nunzio Sarpietro, ha spiegato a Repubblica che «il braccialetto si può mettere solo agli arrestati domiciliari»;

   sull'affermazione sopra riportata dal dottor Sarpietro occorre specificare che, in verità, la recente normativa approvata nel 2019, cosiddetto Codice Rosso, ha modificato l'articolo 282-ter comma 1 del codice di procedura penale, estendendo l'uso del braccialetto anche alla misura cautelare del divieto di avvicinamento;

   il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, titolare dell'inchiesta, afferma la necessità di istituire «dei centri di riabilitazione, con l'obbligo di frequentazione per monitorare gli stalker e tentare, nei limiti del possibile, di recuperarli dai loro disturbi alcuni dei quali legati a problemi culturali e caratteriali»;

   gli elementi raccolti fanno intendere come vi siano ancora lacune nell'ambito del perseguimento di reati come lo stalking, sulla violenza di genere e, soprattutto, nell'ambito di una prevenzione efficace che miri a tutelare le vittime di tali reati, con controlli serrati e monitoraggi verso i soggetti denunciati;

   nonostante Vanessa avesse creduto nella forza della sua denuncia per difendere la propria libertà, un cortocircuito giudiziario e l'impreparazione su temi delicati come quello relativo alla violenza sulle donne non hanno consentito una efficace protezione della vittima –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative di competenza siano state intraprese al fine di formare e sensibilizzare il personale del settore giustizia e i magistrati sul delicato tema della violenza di genere;

   quali iniziative intenda adottare, il Ministro della giustizia, per quanto di competenza, in relazione alla questione sopra prospettata, anche valutando di adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione;

   quali iniziative intenda promuovere il Governo anche normative, per la prevenzione dei fenomeni inerenti alla violenza di genere, prevedendo maggiori tutele in favore delle vittime con misure più severe e maggiori controlli per chi commette tali reati.
(4-10143)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2019 i pannelli fonoassorbenti presenti sull'autostrada A7 sono stati rimossi a seguito di irregolarità emerse durante le indagini per il crollo del ponte Morandi a Genova. Da allora centinaia di cittadini genovesi che vivono nel tratto urbano della A7 subiscono enormi disagi tra rumori assordanti e polveri sui balconi e in casa;

   senza le barriere antirumore è impossibile vivere a pochi metri da quello che è a tutti gli effetti un tratto autostradale e ormai da anni gli abitanti dei quartieri interessati chiedono una soluzione al loro problema;

   nelle scorse settimane erano stati annunciati i lavori per ripristinare i pannelli sulla A7, ma la concomitanza dei lavori sulla A10 ha fatto slittare l'intervento tanto atteso dai residenti di Rivarolo, Bolzaneto e Certosa, che hanno raccolto oltre 700 firme per avviare una class action;

   da fonti di stampa si apprende che secondo Autostrade per l'Italia entro il 2022 tutta la parte genovese della A7 e le tratte di Genova Aeroporto e di Pra' Palmaro avranno installate le barriere fonoassorbenti integrate e che nel mentre, per venire incontro ai disagi degli abitanti, è stata richiesta al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili l'autorizzazione per una soluzione provvisoria e temporanea, che consiste nell'innalzamento delle barriere a tre metri di altezza, poiché in tutti i tratti è rimasto un basamento di circa un metro –:

   se non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, per mettere fine ai disagi che da anni i cittadini liguri del tratto interessato di A1 subiscono a seguito della rimozione dei pannelli fonoassorbenti;

   se non ritenga utile adottare iniziative, per quanto di competenza, nei confronti di Autostrade per l'Italia affinché i cittadini che subiscono questo grave e rischioso disagio possano essere indennizzati.
(4-10119)


   LONGO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   tornano gli incentivi statali sulle auto elettriche e plug-in per l'acquisto di veicoli meno inquinanti con emissioni compresi nella fascia 0-60 grammi di CO2: le risorse previste per l'Extrabonus (oltre 57 milioni di euro);

   ammontano a 62 miliardi di euro gli interventi sulle infrastrutture e sulla mobilità sostenibile contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, una cifra che fa emergere il ruolo centrale del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nell'attuazione di progetti determinanti per il rilancio del Paese, basato sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale;

   i progetti si finanziano per 41 miliardi con le risorse europee del programma Next Generation EU (40,7 miliardi) e con quelle del React Eu (313 milioni), cui si aggiungono risorse nazionali per 21 miliardi di euro, (10,6 miliardi dal Fondo complementare e 10,3 miliardi dallo scostamento di bilancio); tra i progetti da finanziare figura la transizione ecologica della mobilità locale e le infrastrutture pertinenziali;

   accanto agli investimenti, sono previste importanti riforme di carattere ordinamentale, necessarie per accelerare la realizzazione delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza e altri interventi strutturali per migliorare la mobilità urbana;

   «Si tratta di un piano di proporzioni storiche per il nostro Paese, ma anche fortemente innovativo dal punto di vista qualitativo, che mette il benessere delle persone e il rispetto dell'ambiente al centro di un nuovo modo di concepire le infrastrutture e i sistemi di mobilità», ha dichiarato il Ministro Giovannini, esprimendo la propria soddisfazione per l'approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si trova al centro di questo programma di riforma: è stato istituito all'interno del Dicastero un «comitato Piano nazionale di ripresa e resilienza», incaricato di seguire ogni fase di realizzazione dei progetti e di valutarne gli effetti in termini occupazionali e di impatto sull'ambiente;

   per limitare gli effetti negativi della circolazione delle autovetture private nelle aree urbane la legge n. 122 del 1989 aveva previsto, per le amministrazioni locali, la possibilità di dotarsi di un piano parcheggi, riguardante interventi di iniziativa pubblica e privata;

   l'Amministrazione comunale di Roma con deliberazione n. 220 del 1997 ha approvato il piano urbano parcheggi per la realizzazione di circa 45.000 nuovi posti auto, in 389 localizzazioni diverse: trattasi di parcheggi realizzati anche con investimenti privati situati in prossimità di stazioni metropolitane e mercati;

   il Piano urbano parcheggi avrebbe dovuto mettere in moto investimenti nella città pari a 1500 miliardi; a distanza di 24 anni nemmeno la metà piano è stato completato con gravi danni economici per gli operatori e danni ambientali per i residenti;

   emblematica è la vicenda del Piano urbano parcheggi previsto sotto il mercato di via Catania a Roma: delibera del 6 agosto 2009 n. 216 per 234 posti macchina e convenzione a costruire del 24 settembre 2009; tutt'ora, dopo 12 anni dalla sottoscrizione della convenzione, è irrealizzato a causa dell'insistenza di un garage di proprietà comunale gestito illegalmente da più di 15 anni che solo nel mese di aprile 2021, con l'intervento dei vigili urbani è rientrato nella piena disponibilità dell'amministrazione, ma risulta, a quanto consta all'interrogante, tutt'ora chiuso e ciò provoca indignazione e danni ai residenti;

   le nuove autovetture ibride ed elettriche avranno bisogno di una fonte esterna per l'alimentazione e la rete di superficie è scarsa e insufficiente, ma potrebbe essere implementata con impianti di ricarica nella realizzazione dei Piani urbani parcheggi –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine accelerare la realizzazione degli interventi previsti dalla legge n. 122 del 1989 nelle aree urbane e se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per assumere iniziative di competenza volte a nominare dei commissari ad acta per il completamento dei Piani urbani parcheggi nelle città metropolitane, ove l'impatto negativo è più evidente e nocivo, rendendo magari obbligatoria la realizzazione di impianti di ricarica elettrici;

   se non ritenga di dover effettuare, per quanto di competenza, puntali verifiche su ritardi eccessivi nella realizzazione dei Piani urbani parcheggi.
(4-10128)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   desta crescente preoccupazione quanto riportato dagli organi di stampa in merito alle sempre più frequenti aggressioni subite da giornalisti, medici, o esponenti di forze politiche per il semplice fatto di essere favorevoli ai vaccini o all'utilizzazione del Green pass;

   solo per citarne alcuni, è sufficiente qui ricordare i casi del gazebo del M5S distrutto a Milano o le pesanti intimidazioni subite dalla collega Lorenzin, definita da «impalare viva», o ancora le gravi aggressioni subite da Antonella Alba, giornalista di Rai news, nello svolgimento del suo lavoro, e da Francesco Giovannetti, giornalista di Repubblica, aggredito a pugni e insultato durante una manifestazione a Roma, nonché da ultimo delle ripetute intimidazioni e minacce subite dal professor Bassetti sin dal dicembre 2020, e recentemente inseguito e minacciato verbalmente nei pressi della propria abitazione;

   particolarmente gravi sono apparsi, a parere degli interroganti, gli atti di vero e proprio squadrismo compiuti nei confronti di giornalisti che erano semplicemente intenti a svolgere il proprio lavoro, e che hanno rappresentato senza dubbio un'intollerabile escalation di violenza e intimidazione ai danni di chi fa informazione al punto che lo stesso Ministro interrogato ha comunicato la decisione di riunire nei prossimi giorni il Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti;

   l'ennesima aggressione ad un giornalista di Repubblica, infatti, reo di fare cronaca come in ogni democrazia è obbligo fare, ha messo in luce come le piazze e i cortei dei cosiddetti movimenti «NoVax» e «NoPass» siano frequentate da veri e propri squadristi e picchiatori fascisti, spesso già noti alle forze dell'ordine, che sembra stiano mettendo in atto una sistematica e premeditata infiltrazione in questi movimenti;

   pur nella consapevolezza che gli atti violenti e intimidatori sono posti in essere da una minoranza appartenente alle frange estremiste e neofasciste, desta preoccupazione e allarme sociale il concretizzarsi di un oggettivo problema di democrazia e di ordine pubblico durante lo svolgimento di manifestazioni contrarie ai vaccini e all'obbligo del Green pass –:

   di quali elementi disponga in merito alle presunte infiltrazioni di frange estremiste, violente e neofasciste nei movimenti «NoVax» e «NoPass» e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per contenere tali tentativi di infiltrazione e prevenire il ripetersi di episodi di violenza analoghi.
(2-01314) «Serracchiani, Fiano, Fragomeli, Quartapelle Procopio, Berlinghieri, Mura, Losacco, Verini, Fassino, Bruno Bossio, Carla Cantone, Boldrini, Carnevali, Siani, Pellicani, Pezzopane, Incerti, Critelli, Boccia, Zan, Morani, Morgoni, Morassut, Gribaudo, Rossi, Bonomo, Nardi, Frailis, Sensi, Ciagà, Avossa, Soverini, Orfini, Madia, Sani, De Luca, Rotta, Cenni, Lorenzin, Rizzo Nervo, Buratti, Gariglio, Gavino Manca, Enrico Borghi, Piccoli Nardelli, Di Giorgi».

Interrogazione a risposta orale:


   FURGIUELE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già con precedente atto di sindacato ispettivo n. 3-02407, che è tuttora privo di risposta, l'interrogante denunciava l'assurda e grave situazione — sotto il profilo della sicurezza sanitaria e della legalità — in cui versa la cittadinanza di Lamezia Terme a causa del campo rom di Scordovillo;

   quel campo, sito a ridosso dell'ospedale della città, tra sterpaglie e arbusti e dove vivono circa mille persone, è totalmente fuori controllo da ogni presidio di sicurezza e legalità;

   il 14 luglio 2021 nel campo han dato luogo all'ennesimo incendio di erbacce miste a ingenti quantitativi di rifiuti e tanti copertoni, la cui combustione, in poco tempo, ha fatto divampare un rogo che ha reso per giorni l'aria irrespirabile e ha avvolto l'intera città da una nube tossica, senza contare i disagi per l'adiacente Ospedale Giovanni Paolo II, che interessa un bacino d'utenza di oltre 150mila persone;

   nulla o poco è servito l'incontro di oltre un mese fa con le istituzioni locali, il Questore e il prefetto e la richiesta dell'interrogante di un intervento immediato del Ministro interrogato;

   per questo, scaduti i termini fissati in quella riunione senza aver ricevuto alcuna ulteriore comunicazione e tanto meno un contributo da parte del Viminale, l'interrogante ha esortato, a mezzo lettera, il prefetto di Catanzaro a interventi rapidi e concreti;

   è inaccettabile che i cittadini debbano continuamente subire una convivenza forzata con una sorta di enclave della illegalità diffusa all'interno della quale si consumano, fra gli altri, veri e propri crimini contro la salute, nel totale disinteresse del Ministro interrogato;

   l'interrogante ha già evidenziato la necessità di procedere con lo sgombero dell'insediamento, ritenendo inaccettabile l'immobilismo del Ministro dell'interno e l'attesa, magari, di un nuovo e ulteriore rogo di sostanze velenose per l'ambiente e per la salute dei cittadini;

   sarebbe auspicabile, invero, valutare la possibilità di un pronto impiego di un'aliquota di militari impegnati nella campagna Strade sicure per un'azione di controllo preventivo e per scoraggiare quanti, secondo l'interrogante numerosi in tale ambito, periodicamente avvelenano la zona con roghi di sostanze tossiche –:

   se e in che termini, nonché in quali tempi, Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza in merito a quanto esposto in premessa.
(3-02468)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   trascorsi quasi trent'anni dalla morte dei giudici Falcone e Borsellino, sono purtroppo ancora numerosissimi e diffusi gli episodi di infiltrazione mafiosa sul territorio nazionale, in particolare nella gestione della cosa pubblica;

   negli ultimi trent'anni la mafia ha esteso la sua influenza a territori sempre più vasti, toccando con le sue complesse ramificazioni regioni anche assai distanti tra di loro, e attraversando l'intero territorio italiano, come testimoniato dagli episodi rilevati nell'agro pontino o in regioni del Nord come Piemonte e Lombardia;

   in questo quadro, particolarmente allarmanti sono i crescenti episodi che hanno visto l'esistenza di relazioni, discutibili e inopportune, di amministratori locali, esponenti politici regionali e persino di ex membri del Governo con soggetti indagati o fortemente sospettati di appartenere a contesti mafiosi, come nel caso dell'ex sottosegretario Durigon che secondo quanto riportato dagli organi di stampa, avrebbe intrattenuto rapporti con imprenditori indagati e successivamente arrestati per reati di mafia o a essa connessi –:

   quale sia attualmente il quadro aggiornato delle complesse relazioni tra la politica e la mafia su tutto il territorio nazionale nella gestione della cosa pubblica, nonché quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per rafforzare a tutto campo l'azione di prevenzione di analoghi episodi che, anche quando non costituiscano una fattispecie di reato, sollevano tuttavia motivi di forte preoccupazione per lo svolgimento di una corretta e serena vita democratica.
(5-06599)


   SANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei recenti mesi estivi alcuni gravi episodi di ordine pubblico, reati di numerose tipologie e devastazione del patrimonio pubblico e privato hanno interessato la provincia di Grosseto ed in particolare territori a vocazione turistica ed ambientale;

   nel mese di agosto 2021 un rave abusivo ha devastato i comuni intorno al lago di Mezzano, tra Viterbo e Toscana. Ignorati per 5 giorni dalle autorità preposte, nonostante le segnalazioni degli amministratori locali, i partecipanti (stimati in circa 10mila unità provenienti da tutta Europa) hanno provocato danni enormi dal punto di vista ambientale;

   secondo quanto riportato dalla stampa, i rifiuti lasciati al sole e imputriditi su un terreno già pieno dei bisogni corporali dei partecipanti hanno reso l'aria irrespirabile. Per sgomberare l'aria sono stati utilizzati 23 camion della nettezza urbana, anche per la presenza di rifiuti speciali come siringhe, farmaci, stupefacenti, pannoloni;

   nel corso del rave, svolto peraltro senza permessi e senza alcuna precauzione dovuta alla pandemia, un ragazzo è morto e alcune persone sono state ricoverate in ospedale dove sono risultate positive al Covid-19;

   dopo il rave, alcuni partecipanti si sono riversati nelle località turistiche vicine (in prevalenza delle province di Siena e Grosseto), continuando a creare disordini ed a commettere reati tra cui furti negli esercizi commerciali ed aggressioni alle forze dell'ordine;

   le conseguenze del rave hanno avuto gravi ripercussioni anche dal punto di vista ricettivo: sono stati infatti molti i disagi per le strutture turistiche della zona e sono state moltissime le disdette di prenotazioni già effettuate;

   il grave episodio del rave si aggiunge ad una situazione relativa all'ordine pubblico già molto critica, che ha riguardato le principali realtà turistiche della zona;

   a Follonica (provincia di Grosseto), ad esempio, alcuni stabilimenti balneari sono stati utilizzati per tutta la notte da centinaia di giovani per balli non autorizzati e senza alcuna precauzione per contrastare la pandemia: il custode di uno stabilimento è stato addirittura aggredito, picchiato e derubato; le strutture sono state danneggiate ed il litorale riempito di sporcizia;

   per tutti gli episodi sopracitati è emerso chiaramente come i limitati presidi territoriali delle forze dell'ordine presenti non possano essere in grado di prevenire, contrastare con efficacia e reprimere tali atti vandalici. Questi episodi rappresentano una minaccia per la pubblica sicurezza e la salute pubblica e per il patrimonio naturale ed ambientale e conseguentemente per la vocazione turistico-ricettiva dell'epoca, che è un volano irrinunciabile per la crescita economica, sociale ed occupazionale, del territorio;

   i sindaci della zona, le istituzioni territoriali e le associazioni delle strutture ricettive presenti chiedono da tempo che tali presidi vengano rafforzati ed implementati –:

   se il ministro interrogato non ritenga necessario, in relazione a quanto espresso in premessa, potenziare in tempi brevi l'organico delle forze dell'ordine, presenti nella provincia di Grosseto ed in particolare nelle località turistiche, al fine di garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini;

   relativamente al rave sopracitato al lago di Mezzano, per quali motivi non siano stati messi in atto interventi immediati al fine di interrompere subito tale raduno illegale e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere per evitare che simili episodi si possano ripetere sul territorio nazionale;

   se non ritenga inoltre opportuno, di concerto con gli altri ministri competenti e in raccordo con le autorità locali, avviare un censimento dei danni provocati al patrimonio privato ed alle strutture ricettive dai raduni illegali svolti nel territorio nazionale, al fine di adottare iniziative per istituire un fondo speciale per garantire adeguati risarcimenti, causati, seppur indirettamente da un non efficace controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine ad essa preposte.
(5-06611)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preoccupante è la fotografia scattata dal Sindacato italiano unitario dei lavoratori delle polizie (Siulp) della situazione migranti in Calabria, a fronte degli eventi verificatisi nel mese di agosto 2021, con numerosi migranti allontanati che si sono riversati nei vari lidi del lungomare di Roccella Ionica creando turbativa all'ordine e sicurezza;

   tale situazione è certificata dai numeri: il 14 agosto 2021 è stato registrato l'ennesimo sbarco, il ventesimo negli ultimi due mesi, nella costa della Locride con circa 70 migranti di varie nazionalità arrivati nel pomeriggio al «Porto Delle Grazie» di Roccella Ionica mentre, centotrentasei migranti sono sbarcati nel porto di Reggio Calabria dopo che il barcone sul quale si trovavano è stato intercettato al largo di Bova Marina da unità navali della Guardia di finanza;

   in particolare, il sindacato di polizia lamenta un'assoluta inadeguatezza delle strutture di accoglienza, un eccessivo carico di lavoro e la carenza di personale impiegato, denunciando come «l'argomento sbarchi, ormai da decenni, non riveste più carattere di eccezionalità, ma di normalità. Si continua però a lavorare in “emergenza” come se si volesse elevarlo a criticità e difficoltà maggiori di quelle che già gli appartengono. Come se si volesse trovare una giustificazione alla condizione di “pressappochismo” nell'uso delle strutture – inidonee sotto tutti i punti di vista – e all'uso impari, sproporzionato e azzardato del personale delle forze dell'ordine rispetto al numero dei migranti»;

   una situazione del genere, mentre i dati relativi ai contagi da Covid-19 tornano ad essere preoccupanti, rischia, peraltro, di esplodere in un'emergenza sanitaria, vanificando tutti gli sforzi che la Calabria, al pari delle altre regioni italiane, ha compiuto nell'ultimo anno –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai preoccupanti fatti di cui in premessa, con particolare riguardo alla portata del fenomeno lungo le coste calabresi e alla situazione delle strutture di accoglienza regionali;

   se non ritenga necessario istituire una task force che possa affrontare adeguatamente il fenomeno migratorio, anche dal punto di vista dell'impiego delle risorse umane, e adottare le iniziative di competenza per garantire un adeguamento delle strutture deputate all'accoglienza, con particolare riguardo a quella di Roccella Ionica.
(4-10106)


   STEFANI, BITONCI, LAZZARINI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la rotta dei Balcani e’ solo una delle tante vie che vengono percorse ogni anno da migliaia di profughi clandestini provenienti da Paesi dell'Asia e attraverso la quale gli stessi profughi tentano di entrare illegalmente in Europa;

   organi di stampa locale di Padova dei primi giorni di luglio 2021 riportano la notizia secondo la quale un camionista rumeno, in località Codevigo, in provincia di Padova, avrebbe rinvenuto dei clandestini, tra i quali alcuni minorenni, nel suo Tir, con il quale stavano viaggiando illegalmente mettendo a repentaglio la loro stessa vita;

   le forze dell'ordine, al momento dei controllo di rito, hanno identificato tra questi clandestini, undici minori stranieri non accompagnati (Msna), provvedendo poi a dislocare gli stessi presso strutture di accoglienza accreditate;

   le medesime strutture, oltre a far pervenire al sindaco del comune di Codevigo, dove i minori sono stati identificati, le note informative sul loro stato di salute, hanno altresì inviato le prime fatture dei servizi di vitto e alloggio e che ammontano a circa 110 euro al giorno per migrante, per un totale di circa 30 mila euro al mese;

   il comune di Codevigo, come evidenziato in questi ultimi giorni a mezzo stampa, non è in grado di far fronte a spese tanto onerose, tanto più in un momento così drammatico come quello della pandemia e dove i costi sono aumentati e le entrate si sono drammaticamente ridotte;

   la vicenda sta creando grande apprensione nella comunità del piccolo paese del padovano –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover approfondire la vicenda descritta in premessa; quali iniziative di competenza intenda adottare per bloccare le vie del traffico di migranti e specificando come intenda sostenere finanziariamente i comuni che, come quelli di Codevigo, si ritrovano a dover sopportare dei costi per l'accoglienza assolutamente insopportabili.
(4-10107)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa locali di Pisa di queste ultime settimane riportano delle notizie circa la preoccupante situazione della sicurezza e dell'ordine pubblico nella città di Cascina (Pisa);

   solo qualche mese addietro, in un parco, in pieno centro della città, un pensionato di 74 anni è stato aggredito da un adolescente che non sopportava di essere richiamato al rispetto della normativa anti Covid; solo qualche tempo più tardi, invece, un cittadino è finito nel mirino di piccoli aggressori e picchiato per questioni di rispetto della fila davanti a un rivenditore di kebab;

   durante le partite degli europei di calcio, invece, qualche minuto dopo la fine dei rigori di un match della nazionale, un gruppo di ragazzi ha invaso il centro storico rovesciando sacchetti della spazzatura lasciati a terra in attesa del conferimento;

   l'ultima notizia, in ordine di tempo, riguarda la rapina subita nella notte da un uomo di 47 anni che, uscendo di sera col suo cane, è stato vittima di una rapina a mano armata a pochi passi dal Palazzo comunale di Cascina;

   la precedente amministrazione comunale a Cascina, in collaborazione con la prefettura locale e con operatori privati della sicurezza, aveva avviato, negli anni precedenti, una costruttiva collaborazione che aveva portato a una serie di iniziative, molto apprezzate dalla comunità, volte ad assicurare un maggior controllo del territorio –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per garantire alla cittadinanza di Cascina un maggior livello di sicurezza.
(4-10109)


   LUCASELLI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è di queste ore la notizia che un agente di polizia del reparto mobile di Padova, Candido Avezzù, è morto per complicanze sopraggiunte in seguito al contagio da Covid-19 che avrebbe contratto mentre, nel luglio 2021, era in servizio temporaneo all'hotspot di Taranto;

   la struttura, infatti, ospitava diversi migranti risultati positivi, come riferito dai sindacati di categoria che, già da tempo, avevano denunciato la gravità della situazione, chiedendo alle autorità competenti di non sottovalutare quanto avveniva all'interno del centro di accoglienza e oggi, a distanza di pochi mesi, si registrano i primi effetti negativi;

   numerosi ospiti dell'hotspot sono risultati positivi dopo essere stati a contatto con altri migranti, con volontari e con personale della polizia di Stato e molti di loro hanno avuto anche contatti all'esterno, allontanandosi addirittura dalla struttura;

   in particolare, in una missiva del 6 agosto 2021, il Sap aveva denunciato le pessime condizioni sanitarie di lavoro in cui erano costretti a operare gli agenti nei vari centri accoglienza dislocati in tutto il territorio nazionale, ricordando come «sono mesi che cerchiamo in tutti i modi di spingere il Ministro a prendere seri provvedimenti su dinamiche molto pericolose. [...] Esprimiamo tutta la nostra rabbia, per dover assistere allibiti, all'immobilismo del ministro Lamorgese. La quale sa bene in quali condizioni lavorano tutti i nostri colleghi nell'opera di vigilanza dei migranti presso i centri di accoglienza. Sa bene il ministro quali sono le criticità e i rischi. Glielo abbiamo scritto in tutte le maniere, da mesi, e l'ultima missiva è proprio di questo mese, quando le abbiamo scritto a chiare lettere che la situazione è al collasso»;

   dure anche le parole di Fabio Conestà, segretario generale del Movimento sindacale autonomo di polizia, che aveva chiesto una tutela particolare per il personale impegnato nel controllo del centro d'accoglienza, denunciando una scarsa attenzione da parte delle istituzioni: «Chi di dovere non può fare finta di nulla: il concetto di umanità non è solo un argomento da passerella. La vita umana va rispettata sempre, soprattutto quando la salute di tante persone, in questo caso immigrati, poliziotti, volontari e personale sanitario, è messa a serio rischio da politiche infauste sull'immigrazione»;

   mentre ai cittadini viene imposto l'obbligo del green pass e numerose restrizioni per accedere ai luoghi pubblici, si è assistito, anche in piena emergenza pandemica, e si continua ad assistere, a una gestione superficiale dei flussi migratori –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla situazione del centro di prima accoglienza di Taranto, con particolare riguardo alle gravi criticità sanitarie denunciate, e, in generale, di tutti i centri distribuiti sul territorio nazionale;

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sanare la situazione di cui in premessa e garantire ai nostri agenti di polizia di operare in condizioni di sicurezza.
(4-10112)


   MANZATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la sezione della polizia postale di Treviso versa in una situazione di particolare criticità, risultando di fatto inoperativa, con una prevista riduzione di organico dalle attuali otto a cinque unità;

   il servizio di polizia postale e delle comunicazioni della polizia di Stato svolge compiti di prevenzione, controllo e repressione degli illeciti penali e amministrativi rientranti nella vasta e complessa materia delle comunicazioni, delle attività criminose aventi ad oggetto la rete Internet ed in generale del crimine informatico;

   il compito della polizia postale sta diventando con il passare degli anni sempre più difficile, ma nello stesso tempo sempre più necessario ai fini della prevenzione e del contrasto delle frodi fiscali e dei crimini informatici. Secondo i dati del rapporto Clusit 2021, in termini percentuali, nel 2020 l'incremento degli attacchi cyber a livello globale è stato pari al 12 per cento rispetto all'anno precedente; negli ultimi quattro anni il trend di crescita si è mantenuto pressoché costante, facendo segnare un aumento degli attacchi gravi del 66 per cento rispetto al 2017;

   nonostante il pericoloso aumento di questa tipologia di reati, che richiederebbe un potenziamento e una rivalorizzazione di questa specialità, proprio per l'importanza della materia di cui si occupa, si sta assistendo in questi anni a un vero e proprio depotenziamento degli organici della polizia postale a livello nazionale. In poco più di un decennio, dal 2010 ad oggi, gli agenti sono passati da circa 900 a circa 600. Una delle situazioni maggiormente precarie a livello di organico viene registrata nella sezione di polizia postale di Treviso;

   nell'ultimo anno sono stati ben diciotto i casi di pedopornografia affrontati dalla questura trevigiana che hanno portato al sequestro di ben due mila gigabyte di materiale pornografico. Sul versante del computer crime gli interventi sono stati ben 54 a seguito di attacchi informatici, 139 frodi su internet e 77 frodi telematiche costate circa un milione di euro alle vittime. L'ufficio di polizia postale di Treviso è assolutamente strategico per il lavoro svolto a servizio dei cittadini e, perciò, la carenza di organico sta portando e porterà a gravi conseguenze in termini di sicurezza. Il lavoro della sezione postale non si esaurisce nel contrasto ai reati dianzi esposti, bensì è volto anche a far conoscere questa tipologia di delitti e le loro insidie. Infatti, in un momento in cui i reati commessi sulla rete sono in netto aumento ed è sempre più necessaria una sorveglianza, soprattutto per tutelare i minori, i poliziotti portano abitualmente le proprie competenze investigative e tecnologiche in moltissime scuole, attraverso altrettanti incontri con centinaia di studenti, che hanno generato un fatto vero e proprio passa parola su quelle che possono essere le insidie provenienti dalla navigazione del web e del «cyber bullismo»;

   il Sindacato autonomo di polizia Sap di Treviso svolge un costante lavoro di informazione sulla situazione precaria a livello di organico della sezione trevigiana, la quale è tra le più brillanti sotto un profilo della produttività in termini di attività di indagini e di polizia giudiziaria, e, proprio per questo, andrebbe assolutamente e celermente rafforzata –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per il rafforzamento dell'organico della sezione di polizia postale di Treviso, in modo tale da garantire gli standard minimi di sicurezza in un campo dove i reati hanno subito una vertiginosa e costante impennata.
(4-10113)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 14 agosto 2021 una circolare della segreteria del dipartimento della pubblica sicurezza ha disposto, sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero della salute, che la consumazione del pasto nelle mense di servizio delle Forze di polizia e dei Corpi militari debba essere consentita solo a coloro che sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19;

   la disposizione amministrativa è stata accolta con forti perplessità da parte di tutte le maggiori sigle dei sindacati di Polizia, della Guardia di finanza e dell'Esercito, e anche da grande sorpresa, dal momento che si tratta di un cambio di rotta rispetto all'esenzione che era stata annunciata in precedenza;

   l'obbligo in questione, in effetti, contiene molti aspetti problematici;

   al di là delle generali obiezioni su alcuni aspetti di potenziale incostituzionalità e di contrasto con la normativa europea, in particolare quella che regola il trattamento dei dati personali – che pure meritano almeno di essere prese in considerazione – l'irragionevolezza della disposizione in questione emerge soprattutto con riferimento all'incoerenza e alla contraddizione complessiva della normativa;

   gli agenti, che pur svolgono servizi sugli stessi mezzi, negli stessi uffici, negli stessi penitenziari e talvolta dormono negli stessi alloggi, non possono sedersi allo stesso tavolo;

   oltre al fumus di contraddizione, l'atto amministrativo appare anche del tutto sproporzionato rispetto all'obiettivo che si intende perseguire: viste le elevatissime percentuali dei vaccinati tra le forze dell'ordine (più del 90 per cento degli agenti), interdire le mense di servizio a una ristretta minoranza, che peraltro rispetta strettamente tutti i protocolli anti-contagio, appare più come un castigo che come una misura realmente efficace per impedire la diffusione del virus; senza contare che i locali delle mense, proprio per il particolare uso a cui sono destinati, sono oggetto di quotidiane e approfondite sanificazioni;

   oltre a ciò, non vanno trascurati i profili legati anche ad una possibile discriminazione, dal momento che la mensa di servizio riveste natura di diritto per l'agente o il militare che ne può e deve usufruire;

   scene come quelle riportate da alcune quotidiani, di agenti costretti a mangiare un panino sui muretti del giardino o sulle panchine, perché esclusi dal servizio mensa, sono umilianti non solo per i diritti dei singoli interessati, ma anche per il comparto sicurezza-difesa nel suo complesso –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda adottare iniziative per esentare il personale del comparto sicurezza-difesa dall'obbligo di possedere la certificazione verde Covid-19 per accedere alle mense di servizio.
(4-10124)


   TONELLI, GOLINELLI e FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai da tempo conosciuta la carenza di organico delle forze di polizia presso la questura di Modena, che i sindacati di Polizia – in particolare il Sap e il suo segretario provinciale Ottorino Orfello – e la stessa Lega-Salvini Premier hanno più volte denunciato già nella scorsa legislatura anche con atti di sindacato ispettivo (4-15114);

   si tratta, come appare evidente agli interroganti, delle spiacevoli conseguenze della spending review prodotta dalla cosiddetta riforma Madia del 2015, a cui ha cercato di porre rimedio la politica del Governo cosiddetto gialloverde che nel 2019 aveva investito 9 miliardi di euro nel comparto sicurezza e aveva indetto un concorso straordinario per l'assunzione di agenti;

   nel mese di maggio 2021 persino il sindaco di Modena ha sollecitato il Ministro dell'interno a riallineare le 350 unità della Polizia di stato previste per la questura di Modena in base a un decreto ministeriale che risale al 1989 alle esigenze attuali; il sindaco in precedenza aveva sostenuto che «in trent'anni il territorio provinciale è profondamente cambiato e quell'organico (...) non può soddisfare le esigenze di un territorio provinciale con oltre 700 mila abitanti»;

   il quadro dei dati sui reati, fornito dalla prefettura di Modena, seppur rilevando una complessiva diminuzione dei delitti nel 2018, evidenzia che i reati predatori pesano per il 60 per cento; considerando l'anno in corso e focalizzando l'attenzione sui cosiddetti «street crimes» nel territorio comunale, confrontando i 12 mesi luglio 2017-agosto 2018 con l'analogo periodo 2018-2019 emerge che il numero dei furti resta alto (circa 7.500); aumentano di quasi il 5 per cento anche i reati legati agli stupefacenti, del 5 per cento le rapine, del 13 per cento le estorsioni;

   inoltre, la questura, rispetto alla situazione del 1989, deve far fronte alla mole di procedimenti per i permessi di soggiorno e altri titoli di residenza per stranieri;

   riportano i giornali locali in data 22 maggio 2021, che il Ministro dell'interno, in visita a Modena, aveva promesso un aumento di organico di 45 unità;

   per tutta risposta, ai primi di luglio 2021, in tutta la provincia di Modena veniva dislocato un rinforzo di sole 6 unità; numeri molto lontani da quelli promessi dal Ministro; eppure il Ministro avrebbe dovuto ben sapere che non ci sarebbe stato margine per un incremento ulteriore, se è vero che i nuovi agenti di polizia usciti dall'ultimo corso di formazione e che dovevano coprire l'intero territorio nazionale, erano poco più di 900; su quali basi il Ministro aveva fatto quella dichiarazione non appare ancora chiaro agli interroganti;

   ancora inascoltati sembrano poi gli appelli all'innalzamento della fascia della questura; un passaggio di fascia avrebbe il grande vantaggio di portare con sé il cambio strutturale della pianta organica e, conseguentemente, un potenziamento della stessa, soprattutto in settori ed in funzioni chiave che oggi soffrono di più, come quello della polizia giudiziaria e dell'ufficio immigrazione: il primo per il grande numero di pensionamenti, il secondo soprattutto per l'aumento dei carichi di lavoro dovuto al grande numero di stranieri richiedenti asilo e permessi di soggiorno –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di garantire le adeguate risorse di uomini e di mezzi nel modenese, se del caso utilizzando gli uomini impegnati nell'operazione «Strade Sicure»;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per incrementare i posti dei nuovi concorsi di allievi di polizia e, più in generale, quelli del comparto sicurezza-difesa;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di disporre l'elevazione della questura di Modena alla fascia cosiddetta «A» o, in alternativa, il suo inserimento nell'elenco delle sedi di particolare rilevanza.
(4-10125)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notizia della morte per Covid-19 dell'agente di polizia Candido Avezzù è prima di tutto un dramma umano per i familiari e gli amici che lascia, ma rappresenta anche il tragico epilogo di una situazione da tempo insostenibile in cui versava il centro di accoglienza di Taranto;

   Avezzù aveva infatti scoperto di essere positivo al virus il 28 luglio 2021, dopo essere stato inviato in missione, per una decina di giorni, nella struttura di accoglienza temporanea pugliese; lì, il 14 luglio era scoppiato un focolaio che aveva interessato 33 persone, tra cui Avezzù stesso e un altro agente; verso i primi di agosto Avezzù veniva quindi ricoverato in ospedale e il 10 agosto entrava in terapia intensiva, dove moriva qualche giorno dopo;

   con recente atto di sindacato ispettivo (n. 4-10054), l'interrogante sottolineava l'insostenibilità della situazione nel centro di accoglienza temporanea: tra le criticità riscontrate nell'hotspot di Taranto vi sono da tempo, come denunciato dalle componenti sindacali di Sap e Siulp, le condizioni molto rischiose per la salute che devono affrontare il personale in servizio di ordine pubblico, i mediatori culturali e gli stessi migranti che convivono promiscuamente al suo interno –:

   se non sia questa l'occasione per ovviare alle gravi carenze del centro di accoglienza di Taranto o, come è richiesto da molte parti, per una sua definitiva chiusura;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, con la massima urgenza, per garantire la salute degli operatori di polizia nell'hotspot di Taranto e, più in generale, in tutti i centri di accoglienza del Paese.
(4-10127)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio di polizia postale e delle comunicazioni di Treviso sconta una cronica carenza di organico;

   dalle dodici unità originarie, già estremamente esigue per i compiti di cui era investito, si è passati alle sei attuali; senza contare che il numero è destinato ad assottigliarsi ulteriormente;

   infatti, il sostituto vice-responsabile dell'ufficio è stato trasferito di recente presso la procura dei minori di Venezia e il responsabile ha presentato domanda di pensionamento anticipato con decorrenza 1o giugno dell'anno prossimo; da qui al 2026 la sezione risulterà sprovvista di ulteriori 5 dipendenti, tutti collocati in quiescenza per limiti di età;

   la mancanza di agenti va ben oltre il fisiologico e generale depauperamento della pubblica amministrazione e rischia di compromettere sin nell'immediato — e tanto più nel prossimo futuro — la stessa possibilità di attendere ai propri compiti istituzionali;

   l'erosione progressiva del personale e la sua mancata sostituzione si pone paradossalmente in contraddizione con l'aumento di carico di lavoro dell'ufficio, già attivissimo: tra agosto 2020 e agosto 2021 la sezione ha proceduto a 550 controlli a uffici postali, 31 perquisizioni delegate e ulteriori attività connesse con il controllo di hacker e crimini digitali;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che l'ufficio di polizia postale e delle comunicazioni di Treviso possa continuare ad adempiere i suoi compiti istituzionali.
(4-10129)


   DI MURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la certificazione verde Covid-19, detta green pass, è il certificato rilasciato dal Ministero della salute, sulla base dei dati trasmessi dalle regioni e dalle province autonome, relativi alla vaccinazione, oltre che alla negatività al test o alla guarigione dal virus;

   le ultime iniziative normative del Governo hanno disposto dal 1° settembre l'obbligo di green pass anche sui trasporti a lunga percorrenza;

   i passeggeri che non saranno in grado di mostrare una certificazione verde valida rischiano la multa da 400 a 1.000 euro, saranno costretti a recarsi in una zona isolata del treno e a scendere alla prima fermata disponibile; dovranno poi essere affidati a pubblici ufficiali che decideranno la tipologia di sanzione;

   questa regolamentazione non sembra tenere conto, a parere dell'interrogante, del frequente uso dei treni, in particolare di quelli regionali, da parte di migranti irregolari per spostarsi dalle regioni di sbarco nel resto d'Italia o verso le frontiere settentrionali con la Francia o con l'Austria;

   questi migranti non sono in possesso di green pass e molto spesso non sono nemmeno vaccinati;

   non appare chiaro come controllori ed agenti di pubblica sicurezza siano tenuti a comportarsi con i clandestini senza green pass trovati su treni o bus;

   si potrebbero così verificare situazioni paradossali, per cui a divieti, controlli e sanzioni per gli italiani o gli stranieri regolarmente residenti, corrisponda una situazione di assoluto laissez faire per i migranti irregolari senza green pass –:

   come intendano procedere i Ministri interrogati per garantire controlli e sanzioni certe anche nei confronti dei migranti che verranno trovati sui mezzi di trasporto sprovvisti di certificazione verde Covid-19.
(4-10130)


   SENSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sito di informazione online statunitense BuzzFeed News nel mese di agosto 2021, ha pubblicato un'inchiesta sull'uso da parte delle forze dell'ordine e di istituzioni governative di 24 Paesi al di fuori degli Stati Uniti della controversa tecnologia di riconoscimento facciale della Clearview Al;

   Clearview Al è una società con sede legale negli Stati Uniti, operante nel settore IT (information technology) che fornisce software di riconoscimento facciale principalmente alle forze dell'ordine, ma anche a società commerciali. La società ha sviluppato una tecnologia in grado di abbinare volti a un database di oltre tre miliardi di immagini letteralmente «raschiate», senza autorizzazione, da Facebook, YouTube e milioni di altri siti web, immagini di volti successivamente raccolte in giganteschi database e vendute alle forze di polizia o ad altre aziende private;

   come segnalato in precedenti interrogazioni, i sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi nel mondo, malgrado le preoccupazioni crescenti in merito alla loro efficienza e ai rischi per la privacy e i diritti civili dei cittadini, realizzando una forma di sorveglianza di massa illegale e inaccettabile per qualsiasi nazione democratica;

   la risoluzione del Parlamento europeo del 20 gennaio 2021 sull'intelligenza artificiale ha invitato la Commissione europea a prendere in considerazione l'introduzione di una moratoria sull'utilizzo di tali sistemi da parte delle autorità dello Stato nei luoghi pubblici, aeroporti ad esempio, e nei locali destinati all'istruzione e all'assistenza sanitaria fino a quando le norme tecniche non saranno considerate pienamente conformi ai diritti fondamentali, i risultati ottenuti non saranno privi di distorsioni e di discriminazioni e non vi saranno rigorose garanzie contro gli utilizzi impropri in grado di assicurare la necessità e la proporzionalità dell'utilizzo di tali tecnologie;

   i Garanti della privacy europei, l'Edps (European data protection supervisor) e l'Edpb (European data protection board) in un parere congiunto del 18 giugno 2021 sulla proposta di regolamento della Commissione europea relativa all'utilizzo dell'AI (artificial intelligence) presentata ad aprile 2021 hanno ribadito la necessità di «un divieto generale di qualsiasi uso dell'IA per il riconoscimento automatico di caratteristiche umane in spazi accessibili al pubblico, come il riconoscimento di volti, andatura, impronte digitali, DNA, voce, sequenze di tasti e altri segnali biometrici o comportamentali»;

   i dati esaminati da BuzzFeed News mostrano che, a partire dal 2020, la tecnologia di Clearview si è diffusa sempre più in Europa. La polizia di Stato italiana avrebbe, secondo l'inchiesta, utilizzato il software per oltre 130 ricerche, non è escluso che questo sia avvenuto solo per provare il sistema o addirittura senza autorizzazione –:

   se risulti che appartenenti alle forze di polizia abbiano utilizzato, anche se non autorizzati, la tecnologia di riconoscimento facciale Clearview Al.
(4-10137)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'edizione del quotidiano La Nazione di Pisa del 6 settembre 2021 riporta un fatto di inaudita gravità occorso nella città toscana qualche giorno prima;

   a quanto si apprende un turista israeliano si sarebbe avvicinato ad un negozio di souvenir in piazza Duomo a Pisa, interessato ad acquistare qualche ricordo; il venditore, originario del Pakistan, gli avrebbe chiesto di dove fosse originario e, alla risposta dell'uomo, avrebbe iniziato ad inveire contro di lui e ad insultarlo («gli ebrei sono tutti assassini»); mentre l'uomo si allontanava per evitare ogni possibile escalation, il cittadino pakistano lo avrebbe rincorso e aggredito fisicamente, utilizzando uno dei suoi articoli, una riproduzione della torre pendente;

   l'israeliano è stato portato in ospedale dove gli sarebbero state diagnosticate ecchimosi e fratture al volto per una prognosi di almeno 30 giorni;

   il turista sarebbe dunque stato aggredito per il solo fatto di essere ebreo e israeliano;

   come ben denuncia l'associazione italo-israeliana di Livorno, l'antisemitismo di origine islamista sta prendendo sempre più preoccupante vigore anche in Europa e richiede di essere contrastato con misure di prevenzione e repressione adeguate;

   nessuna tolleranza può essere accordata a chi, con parole e tanto più con condotte criminali, dimostra di rappresentare un pericolo per la pace sociale e l'ordine costituzionale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di dover adottare in relazione a quanto rappresentato in premessa e se, proprio in virtù della grave minaccia all'ordine pubblico che rappresenta l'autore dell'aggressione, non ritenga opportuno valutare se sussistano i presupposti per disporre nel più breve tempo possibile la sua espulsione dal territorio nazionale.
(4-10140)


   BELLUCCI, ROTELLI, FOTI, LUCASELLI, FERRO, ZUCCONI e CIABURRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani dello sgombero del «rave party» di Valentano emergono i primi dettagli, rivelati dagli stessi partecipanti al momento del deflusso, che svelerebbero come, dietro al raduno illegale che ha richiamato circa ottomila persone da tutta Europa e tenuto in scacco l'Italia per ben cinque notti, ci fosse la regia francese: «Lì sono puniti, qui no»;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'antefatto di Valentano si è scritto in Francia: «A maggio scorso, un free party con 5 mila persone a Redon, in Bretagna. Solo che lì la polizia ha caricato quasi subito»; tentativi falliti ci sono stati anche in Germania e Belgio dove le forze dell'ordine hanno avuto mandato di intervenire immediatamente;

   il 19 giugno 2021 gli organizzatori, dopo essere stati respinti dalla gendarmeria francese a Nizza, avrebbero, quindi, deciso di puntare verso l'Italia: prima il tentativo fallito nel bresciano, poi i party abusivi di Pisa, a inizio luglio, e quello, ormai noto, nel viterbese, chiuso il 19 agosto 2021 con 3.000 identificati dopo 6 giorni di musica assordante e droghe, culminati nel dramma di un 24enne morto nel lago di Mezzano;

   dopo un morto, due denunce per stupro, decine di ricoverati per coma etilico e altri malori da assunzione di sostanze, un parto, supermercati della zona saccheggiati e racconti di cani lasciati morire di caldo e sete sotto il sole, si chiude una vicenda umiliante per lo Stato italiano;

   in un momento di restrizioni draconiane, stringenti misure anti Covid e multe per un tavolino mal distanziato, le istituzioni hanno lasciato che migliaia di persone occupassero un fondo privato, danneggiandone le strutture, in un'area di interesse naturalistico, spacciando e consumando ingenti quantità di droga e decidendo di non intervenire;

   l'organizzazione dedicata allo spaccio e alla gestione degli stupefacenti è stata meticolosa, come riferito da uno dei partecipanti: «Sulle auto erano stati allestiti cartelli con i prezzi delle sostanze. Chetamina: 5 euro. Lsd: 10 euro. E via così.», mentre la «specialità» dell'evento era la pizza fatta con la farina di canapa;

   del resto, la decisione di organizzare il rave in Italia è frutto della considerazione, evidentemente diffusa, che sul nostro territorio ci sia una sorveglianza più blanda rispetto a queste manifestazioni e tutto diventi più facile;

   che siano i confini nazionali assaltati dal traffico di esseri umani o la sicurezza interna poco importa; in entrambe le fattispecie, a parere degli interroganti le nostre istituzioni si rivelano incapaci di garantire l'ordine pubblico e il buon funzionamento delle forze dell'ordine, evidentemente anche con riguardo allo spaccio e all'uso incontrollato di sostanze stupefacenti, come se fosse questione che non ci riguarda –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il rischio che episodi simili si ripetano sul territorio italiano.
(4-10144)


   TRANO, SAPIA, SPESSOTTO, CABRAS, CORDA, LEDA VOLPI e GIULIODORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal 14 al 19 agosto 2021 si è svolto a Valentano, un piccolo centro in provincia di Viterbo, un rave party abusivo, a cui hanno preso parte oltre diecimila giovani, che hanno invaso e devastato l'oasi naturale del lago di Mezzano, facendo fuggire i turisti, danneggiando i beni delle aziende agricole, compiendo saccheggi, facendo scappare gli animali e lasciando montagne di rifiuti;

   nonostante un giovane sia deceduto dopo essersi immerso nel bacino lacustre e nonostante siano stati denunciati due stupri, casi di Covid, partecipanti al rave ricoverati in coma etilico o perché vittime di intossicazioni da sostanze stupefacenti, cani uccisi a bastonate o lasciati morire sotto il sole, per sei giorni l'intera zona è rimasta ostaggio degli abusivi;

   nessuno è stato in grado di venire a conoscenza in tempo utile dell'organizzazione di quella manifestazione, nonostante i diversi messaggi sui social network, e di bloccare quelle migliaia di persone riversatesi nel Lazio da diversi Paesi europei, considerando che, una volta giunti a Valentano, come sempre accade in casi del genere, uno sgombero avrebbe rappresentato un rischio altissimo sia per i partecipanti all'evento, che per gli agenti;

   nessuno è stato in grado di tutelare le comunità locali, la tranquillità e le proprietà dei cittadini di Valentano e dei centri limitrofi;

   le autorità non sono state in grado, in base a quanto si apprende dalla stampa, neppure di sapere se, come emerso sempre dai social, vi sia stata anche una seconda vittima e se una donna abbia partorito durante il rave in mezzo alla campagna;

   mentre agli italiani si continuano a chiedere sacrifici per far fronte alla pandemia ed è stato imposto il green pass per evitare contagi, a oltre diecimila persone, senza controlli, è stato consentito di assembrarsi e ora si teme per eventuali contagi nei comuni in cui si sono riversati tutti quei giovani, tanto da prevedere tamponi a tappeto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   cosa non abbia funzionato per cui, per sei giorni, è stato permesso un simile scempio e quali iniziative di competenza si stiano assumendo per individuare eventuali responsabilità di carattere amministrativo;

   cosa si stia facendo per evitare eventi simili in futuro;

   quali iniziative di competenza si stiano adottando per individuare e arginare le organizzazioni che danno vita a manifestazioni come quelle di Valentano;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare in relazione ai danni provocati all'oasi naturale di cui in premessa e compiere uno screening sullo stato di salute degli animali presenti;

   quali iniziative di competenza siano state messe in campo per evitare che, a causa del rave, vi sia un'impennata di contagi da Covid-19 nel viterbese e nella vicina Toscana;

   quali iniziative di competenza siano previste affinché siano risarciti coloro che hanno subito danni a causa di un rave abusivo e dell'incapacità dello Stato di impedire una manifestazione del genere.
(4-10145)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VERINI e CIAMPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   gli interventi più recenti adottati dall'esecutivo, relativi ai docenti, hanno riguardato la ridefinizione delle modalità per l'accesso all'insegnamento e l'indizione di varie procedure straordinarie, di cui una per l'abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria, e la previsione di nuove procedure selettive per l'accesso al ruolo di docenti su posti di sostegno;

   con decreto dipartimentale n. 510, è stata avviata la procedura straordinaria, per titoli ed esami, per l'immissione in ruolo di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune e di sostegno, afferenti alle classi di concorso ADSS;

   a distanza di 5 mesi dalla prova concorsuale, svoltasi in data 18 febbraio 2021, con la determina del protocollo 24929 del 16 luglio 2021, l'ufficio scolastico regionale del Lazio rende noto che la commissione esaminatrice ha completato le operazioni di valutazione delle prove scritte e inviatone l'esito;

   si apprende che, a distanza di oltre un mese dal succitato avviso protocollo 24929, dell'Usr del Lazio e di oltre 6 mesi dallo svolgimento della prova, l'ufficio scolastico regionale del Lazio (Ufficio IV) non avrebbe ancora provveduto alla pubblicazione della graduatoria interregionale di merito per le regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, che permetterebbe ai docenti di entrare in ruolo già dall'anno scolastico 2021/2022;

   i docenti specializzati per il sostegno per alunni con disabilità hanno frequentato un corso selettivo e molto oneroso per conseguire la specializzazione e vinto un concorso altrettanto difficile e selettivo, dopo aver svolto almeno tre annualità di servizio sul sostegno;

   gli stessi docenti hanno interessato sigle sindacali, inviato diffide e sollecitato personalmente, l'amministrazione, ma senza alcun riscontro ad oggi. Ciò sta rappresentando un danno che non lede soltanto i docenti ma intere famiglie e alunni con gravi patologie che meritano di avere docenti preparati e specializzati al fine di rispondere efficacemente ai loro bisogni educativi;

   nei giorni scorsi è iniziata una procedura di immissione straordinaria che sta per terminare, la quale prevede l'assunzione in ruolo di insegnanti iscritti in graduatorie per le supplenze. Tali docenti iscritti nelle graduatorie per le supplenze non hanno partecipato o non hanno superato la procedura selettiva del concorso pocanzi descritto, ma potranno essere assunti prima, per punteggio, di coloro che sono iscritti in una graduatoria di merito;

   si sta concretizzando una situazione di grave pregiudizio: i vincitori di concorso non in ruolo, superati da docenti che partecipano alla procedura per il ruolo da graduatorie provinciali di supplenze (Gps). Oltre questo, la norma non prevede accantonamenti per i vincitori di concorso straordinario con ulteriore danno ai docenti;

   occorre dare una risposta a questi docenti, ai loro alunni con disabilità, alle loro famiglie, attraverso la pubblicazione della graduatoria di merito del concorso straordinario per il sostegno entro il 31 agosto 2021 al fine avviare l'immissione in ruolo –:

   quali siano i tempi di pubblicazione della graduatoria di merito del concorso straordinario per il sostegno, il cui termine risulta fissato entro il 31 agosto 2021 – in ogni caso – quali iniziative intenda porre in essere il Ministro interrogato al fine di garantire la tutela dei vincitori del concorso straordinario per il sostegno coinvolti nei fatti suesposti.
(5-06598)


   FASSINA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 203, 204 e 205, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevede che, per innalzare il livello di sicurezza degli edifici scolastici e favorire la costruzione, nelle aree interne, di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell'efficienza energetica e della sicurezza strutturale e antisismica, caratterizzate dalla presenza di nuovi ambienti di apprendimento e dall'apertura al territorio (così come previsto dall'articolo 1, commi 677 e 678 della legge 27 dicembre 2017, n. 205), e per contrastare il fenomeno dello comuni del Mezzogiorno d'Italia, è destinata, a valere su risorse dell'Inail, nell'ambito del piano triennale di investimenti immobiliari 2021-2023, la somma complessiva di 40 milioni di euro per la costruzione di scuole innovative con le caratteristiche di cui all'articolo 1, comma 153, della legge 13 luglio 2015, n. 107, nei comuni con popolazione inferiore a cinquemila abitanti compresi nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;

   il 28 giugno 2021 il Ministero dell'istruzione ha pubblicato un avviso pubblico per il finanziamento di interventi finalizzati alla costruzione di scuole innovative nei comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti compresi nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Tra i criteri previsti per la valutazione delle domande (indice di deprivazione territoriale, grado di sismicità, stato di avanzamento del progetto, numero degli studenti), per quanto riguarda il livello di progettazione, viene attribuito un punteggio alto (massimo 23 punti), a chi ha un livello di progettazione già esecutivo; medio (12 punti) a chi ha un progetto definitivo; nullo (0 punti) a chi ha solo la fattibilità. Questo implica che molte domande potrebbero contenere progetti a scarso contenuto innovativo, con la conseguenza di contraddire la lettera e il senso della norma e di premiare non la qualità dell'innovazione progettuale, bensì lo stato di avanzamento della progettazione. Un bando nato per premiare progetti di scuole innovative non richiede tra i documenti da allegare una illustrazione del progetto proposto e una spiegazione del perché esso sia innovativo. Sarebbe importante che la commissione, prima di stilare la graduatoria, potesse creare una lista dei progetti ammessi al finanziamento non solo in ragione dei criteri geografici previsti, ma anche della qualità educativa, culturale e sociale della proposta;

   il termine per partecipare al bando è scaduto il 6 agosto 2021. Tuttavia, è decisivo recuperare la finalità della norma approvata nell'ultima legge di bilancio, ossia una scuola innovativa, mentre con i criteri sopraesposti si rischia di premiare una miriade di piccoli progetti ordinari –:

   se non ritenga importante, oltre che doveroso, adottare iniziative affinché ai partecipanti al bando venga richiesta, in via straordinaria, una integrazione della documentazione inviata al fine di poter documentare e consentire di valutare il carattere innovativo di ciascun progetto.
(5-06603)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRACUSANO e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa si apprende che si registrano anche quest'anno rilevanti ritardi nel pagamento degli stipendi dei docenti precari e dei supplenti;

   per quanto riguarda l'anno in corso, sarebbero ancora da corrispondere le retribuzioni relative ai mesi di maggio e giugno 2021, ma, in alcuni casi, mancherebbe ancora anche lo stipendio di aprile;

   questo ritardo era stato già denunciato a luglio scorso e la risposta data ai docenti dal sistema NoiPa avrebbe fatto riferimento alla mancanza di fondi sul pertinente capitolo di bilancio gestito dal Ministero dell'istruzione, in seguito alla quale sarebbe stato necessario attendere che il suddetto Ministero provvedesse ad inserire nel capitolo ulteriori fondi;

   appare evidente che una situazione del genere e un simile ritardo non possono essere in alcun modo giustificati e accettati e che, per i docenti interessati, oltre al danno di una situazione lavorativa precaria, si aggiunge quello di una mancata retribuzione –:

   se quanto espresso in premessa risulti corrispondente al vero e quali urgenti iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per risolvere al più presto la situazione, corrispondere le dovute retribuzioni ed evitare che si ripetano simili ritardi.
(4-10132)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con l'avvento di settembre torna il problema della riapertura delle scuole in sicurezza; continua a registrarsi, infatti, una sorta di disorganizzazione sia per quanto riguarda le questioni relative alla gestione degli spazi e al distanziamento nelle classi, sia per l'annoso problema dell'affollamento sui trasporti. Tutte problematiche che sembrano non essere state affrontate dal Governo con il giusto atteggiamento;

   già i sindacati hanno fatto sentire la loro voce pretendendo chiare «indicazioni operative» e il Garante dell'infanzia ha chiesto «trasporti dedicati agli studenti, voucher per i taxi e mappa degli edifici da adibire ad aule»;

   il Ministero dell'istruzione sembra però inerte: ad oggi, rimangono le stesse criticità del settembre 2020 e si auspica che il Governo non intenda ritornare indietro all'uso della didattica a distanza: un'esperienza fallimentare, che ha allontanato troppo i giovani studenti dai risultati didattici e di crescita interpersonale che avrebbero potuto e dovuto conseguire in presenza;

   sembra all'interrogante che l'unico interesse del Governo sia vaccinare questi giovani, più per far incrementare le statistiche e vantarsi di risultati fittizi che per proteggerli realmente: dagli studi da più parti effettuati, tra l'altro, i ragazzi in età scolare non risultano essere le categorie più a rischio;

   l'ultima notizia di ieri lascia, inoltre, veramente perplessi: il Ministro Bianchi, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta anche in presenza del Presidente del Consiglio del ministri Draghi e dei Ministri Gelmini, Speranza e Giovannini, ha affermato: «Se gli studenti sono tutti vaccinati niente mascherina in classe»; a parere dell'interrogante si prefigura un chiaro esempio di discriminazione degli studenti che non vorranno vaccinarsi e un modo per renderli additati e additabili dal resto dei compagni che ha effettuato il vaccino, un attentato subdolo alla libertà personale dei giovani e dei loro genitori;

   sussiste ancora, nonostante il perdurare della pandemia e l'esperienza che il Governo dovrebbe aver già acquisito, una forma di cecità: si sta mettendo a repentaglio la crescita culturale ed emotiva dei giovani e il loro futuro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire un rientro in classe in sicurezza, senza creare ulteriori traumi e discriminazioni per gli studenti, in particolare per coloro che legittimamente decideranno di non vaccinarsi.
(4-10138)


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto scolastico comprensivo di Nurri, oltreché gli istituti presenti nel comune di Nurri, comprende anche quelli dei comuni di Esterzili, Orroli, Sadali, Seulo e Villanova Tulo: comuni tra i quali, nonostante in termini chilometrici possano essere considerati relativamente vicini, i tempi di percorrenza effettiva risultano piuttosto lunghi;

   i suindicati problemi sono aggravati nel periodo invernale, a causa di infrastrutture stradali di non agevole percorribilità, anche a causa del formarsi del ghiaccio e va considerato anche che la limitata connessione internet determina l'insorgere di ulteriori difficoltà in termini di contatto e comunicazione tra le varie sedi;

   recentemente, il dirigente scolastico è stato collocato in quiescenza, con conseguente vacanza della sede: fatto tempestivamente segnalato dagli amministratori locali dei comuni interessati affinché i competenti organi ministeriali potessero procedere all'immediata copertura, mediante la nomina di un nuovo dirigenza, anche al fine di evitare qualsiasi ipotesi di reggenza;

   in particolare, il sindaco del comune di Nurri, con nota in data 25 agosto 2021, ha ribadito sia al Ministro dell'istruzione, che al dottor Feliziani, direttore dell'ufficio scolastico regionale della Sardegna, la necessità dell'assegnazione di un dirigente scolastico di ruolo, anche in ragione della complessa gestione dell'istituto scolastico in esame, nonché a causa della carenza di personale assegnato al medesimo;

   appare ingiusto che i comuni suindicati, già gravemente interessati dai problemi legati allo spopolamento ed al taglio dei servizi pubblici – tra i quali, a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, si rileva l'assenza totale o parziale del medico di famiglia e/o della guardia medica, la chiusura totale o parziale degli uffici dell'Agenzia dell'entrate, dell'Inps o postali – debbano altresì essere privati della piena funzionalità dei vari plessi dell'istituto scolastico in questione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire la nomina del dirigente scolastico di ruolo all'istituto comprensivo di Nurri, e più in generale un adeguato livello di personale nel territorio della regione Sardegna.
(4-10148)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA, EHM, LEDA VOLPI, SPESSOTTO, TERMINI, SIRAGUSA, SARLI e TRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   L'istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) con messaggio n. 2842 del 6 agosto 2021 ha comunicato un cambio nelle modalità di copertura dei costi della quarantena Covid, destando non poche preoccupazioni tra sindacati, imprese e lavoratori del settore privato;

   specificatamente l'indennità di malattia per quarantena Covid, prevista dall'articolo 26, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020, potrà essere erogata esclusivamente per gli eventi avvenuti nel corso del 2020 nel limite delle risorse stanziate, determinando un'assenza di tutela, nonché un'iniquità di trattamento a danno di imprese e lavoratori, a causa del mancato stanziamento di ulteriori risorse finanziare per l'anno 2021;

   inoltre, tra le righe del medesimo messaggio si rinviene un'analoga assenza di tutele a discapito di tutti quei lavoratori «fragili» impossibilitati a svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, per i quali il periodo di assenza dal servizio è stato equiparato al ricovero ospedaliero, dall'articolo 26, comma 2, del decreto-legge n. 18 del 2020, solo fino al 30 giugno 2021 e non fino alla fine dell'emergenza sanitaria;

   il mancato riconoscimento come malattia della quarantena per contatto da Covid-19 per tutti gli eventi avvenuti nel corso dell'anno 2021 finirà, inevitabilmente, con lo scoraggiare le segnalazioni di assenza per quarantena di tutti i lavoratori, consci del rischio concreto di tagli in busta paga, accrescendo in tal modo il pericolo di una maggiore diffusione del virus che continua a rappresentare una seria minaccia per la salute pubblica –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, conseguentemente, anche in un'ottica di prevenzione della salute pubblica, quali iniziative urgenti sul piano normativo, necessarie e opportune intendano porre in essere al fine di garantire ai lavoratori del settore privato, per i periodi di quarantena con sorveglianza attiva o di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, le medesime tutele previste dall'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020, anche per gli eventi avvenuti nell'anno 2021 e fino al termine dell'emergenza sanitaria;

   se non intendano adottare iniziative normative per prorogare fino alla fine dell'emergenza sanitaria l'equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero in favore dei lavoratori «fragili» dipendenti pubblici e privati laddove la prestazione lavorativa non possa essere resa in modalità agile.
(3-02465)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 1° settembre 2021 è stato reso pubblico attraverso i social network e poi attraverso numerosi quotidiani e giornali online, un audio riguardante un famoso studio di architettura di Milano, in cui tre dei soci il 20 marzo 2020 proposero a 30 collaboratori a partita Iva di «accedere al bonus di 600 euro per le partite Iva, così da contribuire alla difficoltà economica dello studio», affermando ancora: «Questo significa che voi richiederete questo bonus e percepirete il vostro stipendio decurtato di 600 euro»;

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto «Cura Italia»), il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto «Rilancio») e il decreto interministeriale 13 luglio 2020, n. 12 hanno introdotto, tra le altre misure, alcune indennità di sostegno in favore dei lavoratori, anche autonomi, le cui attività risentano dell'emergenza economica e sociale conseguente alla pandemia dovuta al Covid-19;

   tali contributi erano rivolti ai lavoratori liberi professionisti a partita Iva e non alle aziende con cui collaboravano, aziende che erano a loro volta destinatarie di incentivi, sostegni e sgravi specifici;

   a seguito della pubblicazione del sopracitato audio, sono giunte all'interrogante numerose segnalazioni e testimonianze riguardanti partite Iva che sostenevano che ciò che emergeva dall'audio fosse prassi in moltissimi studi professionali, non solo di architettura;

   oltre all'uso improprio del bonus emerge come endemico e acclarato l'utilizzo della finta collaborazione a partita Iva come alternativa all'assunzione di dipendenti in moltissime realtà –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e quali iniziative siano state assunte al riguardo;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'uso improprio delle collaborazioni con partita Iva e quali iniziative intenda assumere, con le parti sociali e datoriali, per superare questa applicazione distorta della norma.
(5-06605)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI, ZUCCONI, FERRO, RIZZETTO e CIABURRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la notizia che i lavoratori del settore privato in quarantena affetti da Covid-19 al momento non hanno il riconoscimento dell'indennità di malattia, come riferito dall'Inps nella nota n. 2842 del 6 agosto 2021;

   in particolare, il Governo non ha provveduto a stanziare risorse sufficienti e quindi l'indennità non potrà essere erogata per l'isolamento fiduciario determinato da contatti, avvenuti nell'arco del 2021, con soggetti positivi: in altre parole, nei trascorsi otto mesi, un lavoratore che sia stato in quarantena fiduciaria, perché aveva un familiare o convivente positivo o era entrato in contatto con un soggetto rivelatosi poi affetto da Covid-19, credendosi opportunamente «coperto», perché in possesso di un certificato medico, rischia nella peggiore delle ipotesi, di vedersi decurtato lo stipendio; più probabile, però, che qualora il Governo non intervenga tempestivamente per il rifinanziamento ad hoc, a farne le spese sarà il datore di lavoro costretto a farsi carico del periodo di quarantena;

   una situazione che, se confermata, rischia di pesare sul destino dei lavoratori e delle imprese e che potrebbe rivelarsi di non poco conto, in considerazione della circostanza che la prossima riapertura delle scuole e della piena attività lavorativa a settembre 2021, rischiano di determinare un'impennata nei contagi;

   uno studio di Unimpresa, che ha quantificato un costo di circa 1.000 euro per dipendente, parla di «salasso» per le aziende: «La quarantena dei dipendenti, non più considerata “malattia” dall'Inps, a causa dell'ennesimo pasticcio normativo, sarà di fatto scaricata sui datori di lavoro», sottolineando che «se le aziende non copriranno le prestazioni Inps, per i lavoratori ci sarà un danno in busta paga tra i 600 e i 700 euro, in media, per 10 giorni di assenza. Considerando tre settimane di assenza, invece, cioè il periodo più lungo per l'isolamento fiduciario con scarsi sintomi, che corrispondono a 15 giorni lavorativi, la retribuzione mensile potrebbe calare di 950-1.000 euro»;

   anche i sindacati hanno posto la questione, facendo notare che «la mancata equiparazione dei periodi trascorsi in quarantena o sorveglianza fiduciaria a malattia pone seri interrogativi sia su come potranno essere riconosciuti tali periodi di assenza da lavoro per le lavoratrici e i lavoratori che improvvisamente si trovano privi delle tutele che erano previste dalla norma, sia su come sarà assicurata la copertura retributiva e contributiva»;

   l'indennità da quarantena si concretizza in una tutela che prevede l'equiparazione alla malattia dei periodi di assenza dal lavoro dovuti al periodo trascorso, appunto, dal lavoratore dipendente privato in quarantena, a esclusione dei lavoratori iscritti alla gestione separata dell'Inps e di coloro che possono continuare a svolgere le proprie mansioni lavorative in smart working, mediante forme di lavoro alternative alla presenza in ufficio;

   l'Inps ha, infatti, ricordato che è stato fatto obbligo di non superare lo stanziamento di 663,1 milioni di euro, per l'anno 2020, ai fini del riconoscimento dell'indennità previdenziale per l'anno 2020; quindi, prosegue la nota dell'Istituto di previdenza, «salvo eventuali interventi normativi, l'Istituto non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all'anno in corso» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative normative intenda assumere per rifinanziare il fondo per coprire le quarantene equiparate alla malattia di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, dando così prioritaria attenzione ai lavoratori in questo delicato periodo economico e sociale.
(4-10108)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'indagine dell'Environmental Investigation Agency (Eia), organizzazione di giornalismo ambientale investigativo con sedi a Londra e Washington, alcune aziende italiane sono accusate di importare legname dal Myanmar, violando le normative commerciali dell'Unione europea (Eutr) e vendendolo ai Paesi dell'Unione europea che hanno aderito alle sanzioni imposte a seguito del colpo di stato di febbraio;

   il rapporto Eia, intitolato «Il lavoro italiano: come il legname del Myanmar viene commercializzato attraverso l'Italia verso il resto d'Europa nonostante le leggi dell'Unione europea», è frutto di un lavoro sotto copertura andato avanti per ben 18 mesi, a partire dall'inizio del 2020. Il rapporto «ha individuato in totale 27 aziende italiane che importano dal Myanmar nell'Unione europea prodotti in teak (tectona grandis), nonostante regolamenti chiari» finalizzati a prevenire il commercio di legname illegale in Europa;

   anche in seguito allo stop imposto da Bruxelles dopo il colpo di Stato, se le autorità di Paesi membri come quelle di Belgio, Paesi Bassi e Germania sono intervenute per far bloccare le importazioni alle proprie società, «alcune aziende italiane continuano a inviare legname dal Myanmar», spiega il rapporto. Soltanto nei primi tre mesi successivi al golpe militare (quindi a marzo, aprile e maggio 2021), i dati commerciali analizzati dall'Eia mostrano importazioni dal Myanmar tra 1,3 e 1,5 milioni di euro da parte delle ditte italiane che, «eludendo la legge», commerciano i materiali in questione; l'Eia ha denunciato che nessuna delle aziende accusate ha confermato che smetterà di importare teak dopo il colpo di Stato in Myanmar e le sanzioni imposte, tanto che l'Environmental Investigation Agency ha chiesto alle due autorità italiane deputate al rispetto delle normative (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e Comando forestale dei carabinieri), di intervenire e prendere rapidamente provvedimenti;

   «continuando il commercio, queste compagnie stanno effettivamente sostenendo la giunta militare e la sua brutale repressione del popolo del Myanmar, nonché la distruzione delle foreste del paese», ha affermato Faith Doherty, leader delle campagne per le foreste dell'Eia –:

   se quanto denunciato nel rapporto dell'Eia corrisponda al vero ed, in tal caso, quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per fermare il commercio illegale di legname dal Myanmar e ripristinare il rispetto delle normative dell'Unione europea.
(5-06607)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa e come segnalato da numerose associazioni di categoria, in Piemonte, i torrenti hanno tra il 35 per cento ed il 65 per cento di acqua in meno rispetto alle medie storiche degli anni precedenti, e, negli ultimi giorni, la portata è calata di un ulteriore 20 per cento per mancanza di piogge, a seguito dei ripetuti attacchi di siccità che hanno colpito il territorio nazionale;

   fino ad oggi, sono mancati più di 70 millimetri di acqua estiva e oltre 140 millimetri sono mancati in primavera; in termini di serie storiche, dal 1877 ad oggi, a Cuneo la situazione è a metà della norma, con 328 millimetri di acqua estiva, contro i 635 che di norma sono rilevati a Ferragosto;

   questo fenomeno, assieme ai gravi eventi alluvionali che hanno colpito la regione, hanno messo a rischio il 40 per cento della produzione agricola estiva totale, pregiudicando la sostenibilità economica di centinaia di imprese agricole, nonché del relativo indotto;

   analogamente al Piemonte, sono state colpite in modo particolare anche Abruzzo, Marche, Molise, Puglia e Toscana;

   le carenze infrastrutturali presenti nel Paese sono tali che si arriva a trattenere solo l'11 per cento dell'acqua che annualmente si riversa in Italia con le piogge;

   in tal senso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le relative risorse in seno al Next Generation EU (Ngeu) costituiscono un fondamentale presidio per la risoluzione del problema, anche mediante la predisposizione di apposite opere infrastrutturali per ottimizzare la gestione e la raccolta dell'acqua sul territorio, anche considerate le recenti emergenze di carattere ambientale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per:

    a) garantire, nel breve periodo, immediate modalità di indennizzo nei confronti di coloro che gestiscono attività agricole afferenti ai territori di cui in premessa, stanti le difficoltà delineate;

    b) elaborare uno studio su tutte le fonti d'acqua sul territorio nazionale, al fine di predisporre interventi di programmazione e progettazione di invasi, efficientamento e manutenzione infrastrutturale, ottimizzando le quantità di acqua trattenute e riutilizzate.
(4-10105)


   POTENTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'ippodromo comunale di Livorno, intitolato a Federico Caprilli, occupa un'area di oltre 180.000 metri quadrati ed è dotato di due piste di allenamento. Le scuderie sono costituite da 223 sellerie, magazzini ed altri locali tecnici. Nel 2016, in conseguenza del fallimento della Labronica Corse Cavalli e l'annullamento della stagione ippica 2016, l'impianto è stato chiuso ed è andato incontro ad un rapido degrado;

   recentemente, il comune di Livorno, dopo ingente spesa per la sistemazione della struttura, ha inteso riattivarne l'esercizio per la stagione estiva 2021. Nessuna offerta è stata tuttavia presentata al tentativo di primo affidamento in concessione di 12 mesi dell'impianto. Al secondo tentativo, a presentare l'offerta per la concessione biennale del complesso di viale Italia, l'unica pervenuta agli uffici comunali, è stata la società Sistema Cavallo srl, già operativa a Follonica e da anni attiva sul panorama dell'ippica;

   il Ministero delle politiche agricole riconosceva l'idoneità dell'Ippodromo Caprilli per l'inserimento nel calendario delle corse dei cavalli in data 2 agosto 2021, ciò dopo il sopralluogo sul campo effettuato il giorno 1° agosto 2021. Tuttavia, alla prima data fissata per l'avvio delle corse estive, queste saltavano per un parere negativo circa la qualità del tracciato espresso da parte dell'Associazione nazionale galoppo (Ang), da cui la mancata partecipazione di competitori alla prima gara fissata per il giorno 15 agosto 2021;

   con una nota stampa firmata, resa pubblica il 17 agosto 2021 (sulle testate Livornotoday, Il Telegrafo, Gioconews) dal direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare e, dell'ippica Gerini, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali prendeva posizione rispetto alle conclusioni pubbliche della Ang, annunciando un'indagine sul mancato svolgimento delle corse nella giornata festiva. Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali censurava, infatti, per bocca del dirigente, la valutazione della condotta dei fantini, dicendosi pronto ad assumere tutti i necessari provvedimenti per tutelare il settore e i diritti della filiera;

   infatti, l'Ang, con una nota pubblicata dalle stesse testate Livornotoday, Il Telegrafo, Gioconews, si schierava a difesa delle categorie e dei fantini, «trovando inaccettabile» secondo l'associazione, «l'accusa di mettere i bastoni tra le ruote» nella vicenda del ritorno delle corse all'interno dell'impianto di viale Italia. Un comunicato che, prima ha provocato, martedì 17 agosto 2021, la pronta replica di comune e Sistema Cavallo, e poi del Ministero delle politiche agricole ai fantini stessi e alle categorie, con la promessa di «valutare tale condotta e adottare, se del caso, i necessari provvedimenti a garanzia del settore e dei diritti della filiera» –:

   di quali valutazioni tecniche sia in possesso il Ministro interrogato rispetto al merito delle verifiche effettuate sulla pista di gara di cui in premessa dai propri funzionari;

   se gli intendimenti del Ministro interrogato corrispondano a quelli di cui alle dichiarazioni pubbliche del direttore generale Oreste Gerini.
(4-10117)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato da stime delle associazioni di rappresentanza del settore, le modalità di svolgimento del fermo annuale della pesca non sono in linea con le esigenze operative ed economiche delle imprese, non risultando nemmeno efficaci ai fini della tutela delle risorse ittiche medesime;

   come denunciato a più riprese, il fermo pesca, per l'anno 2021, va a sommarsi alla drastica riduzione delle giornate di cattura, imposta dalle autorità europee, per le imbarcazioni operanti a strascico;

   per alcuni segmenti di flotta, infatti, le giornate di effettiva operatività sono scese a circa 140 l'anno, livello tale da rendere non più economicamente sostenibile l'attività di pesca, data anche l'assenza di un sistema di compensazione in grado di attutire le interruzioni dell'attività di pesca medesima;

   tra fermo pesca e impatto economico della pandemia da COVID-19, la perdita complessiva stimata per il settore è di circa mezzo miliardo di euro tra produzione invenduta e crollo dei prezzi a causa della chiusura del settore HoReCa, al netto, peraltro, dei maggiori costi dovuti all'adeguamento alle prescrizioni di sicurezza anti-contagio;

   in tal senso il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (FEAMP) per il settennato 2021-2027 può costituire un prezioso presidio a tutela del comparto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per:

   a) elaborare, a seguito dell'entrata in vigore del FEAMP 2021-2027, misure di immediata ammortizzazione, compensazione e tutela nei confronti del comparto della pesca;

   b) aprire le necessarie trattative in sede europea per riformare lo strumento del fermo pesca alla luce delle criticità delineate in premessa e dalle associazioni di rappresentanza di categoria, anche al netto della potenziale inefficacia dello strumento medesimo.
(4-10120)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 3 giugno 2021 sul sito spes.campaniatrasparente.it sono stati presentati i risultati dello studio di biomonitoraggio ambientale «Spes» condotto dall'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno nell'ambito del piano di monitoraggio e approfondimento sulla presenza di contaminanti all'interno del territorio campano;

   tutti i risultati dello studio Spes sono disponibili sul sito spes.campaniatrasparente.it dove è possibile scaricare le mappe relative alla concentrazione dei contaminanti, realizzate su base comunale, la relazione conclusiva dello studio e le tabelle con i dati relativi alla concentrazione per ciascun elemento su ogni singolo cluster;

   sulla base dei risultati ottenuti – come evidenzia la breve relazione introduttiva allo studio Spes – si evidenziano situazioni di particolare rilievo ed entità soprattutto nelle aree di Avellino est, nella Valle del Sabato, nella Valle dell'Irno e in alcuni comuni del confine Napoli Nord/Caserta. In particolar modo, nella Valle dell'Irno i livelli medi sierici di mercurio appaiono superiori alla media dell'intera popolazione esaminata, i livelli medi delle diossine e degli altri composti diossino simili (Pcb, Pcdd, Pcdf) risultano costantemente superiori rispetto a quelli misurati nei restanti cluster;

   con l'interrogazione n. 4-07167 del 19 ottobre 2020 e l'interpellanza urgente n. 2-01217 del 14 maggio 2021 l'interpellante ha seguito l'evolversi e lo sviluppo dello studio Spes, anche per seguire e monitorare l'esposizione nella popolazione ai cluster che riguardano l'influenza negativa delle «Ditta Fonderie Pisano SpA» in merito alle tre matrici ambientali, aria, suolo e acqua, e alla presenza di metalli nel sangue della popolazione della Valle dell'Irno;

   in risposta all'interrogazione del 19 ottobre 2020 il Ministro interpellato ha riferito circa l'opportunità di chiedere all'Istituto superiore di sanità (Iss) di assumere ogni idonea iniziativa ai fini dell'effettuazione di un articolato studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona interessata, con ogni consentita urgenza;

   in risposta alla successiva interpellanza, il 14 maggio 2021 il Sottosegretario per la salute Costa ha riferito che il 25 febbraio 2021 l'istituto aveva provveduto a illustrare al Ministero della salute il disegno dello studio messo a punto dall'Iss sulla base dei dati disponibili presso il proprio servizio tecnico-scientifico di statistica, non specificando, quindi, se vi sia stato anche un riscontro o una verifica sui dati dello studio Spes-Valle dell'Irno, come richiesto nell'interpellanza del 22 ottobre 2020;

   il Ministero della salute ha illustrato, quindi, in sede parlamentare, gli esiti dello studio dell'Iss evidenziandone le criticità rilevate nel profilo di salute delle popolazioni dei comuni oggetto dell'analisi;

   nell'ambito dello studio Spes – secondo quanto si evince dalla introduzione alla pubblicazione dello studio – l'Izsm ha sottoscritto una convenzione con l'Istituto superiore di sanità e, nello specifico con 10 unità operative differenti, al fine di verificare e validare tutte le procedure anche analitiche ed elaborare e interpretare con respiro internazionale e istituzionale i dati raccolti;

   la relazione conclusiva dello studio Spes, resa pubblica il 3 giugno 2021, è in lingua inglese e ha un livello di complessità tale che non consente la piena fruibilità da parte della generalità dei cittadini, neanche in una forma sintetica –:

   se, nell'ambito dello studio illustrato in sede parlamentare il 14 maggio 2021, l'istituto superiore di sanità abbia tenuto conto dello studio Spes ed abbia effettuato un riscontro o una verifica sui dati dello studio, come peraltro già richiesto nell'interrogazione del 19 ottobre 2020;

   se il Ministero della salute, anche attraverso l'Iss, intenda interpretare i dati raccolti, esprimendo e diffondendo su di essi le informazioni necessarie le valutazioni, così da consentire alla popolazione interessata di essere adeguatamente informata e di formarsi una valutazione appropriata e legittima rispetto ai rischi che dovessero emergere da tali informazioni.
(2-01311) «Provenza».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la demenza, una delle principali cause di disabilità e di disagio sociale per il mondo occidentale, rappresenta una priorità assistenziale la cui rilevanza, soprattutto in termini di costi sociali, è destinata ad aumentare nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione associato anche all'aumento dell'aspettativa di vita;

   secondo i dati epidemiologici riportati dall'Osservatorio demenze dell'Istituto superiore di sanità in Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell'assistenza dei loro cari;

   tra le tipologie di servizi sanitari e socio-sanitari per persone con disturbi cognitivi e demenze ci sono i Centri per i disturbi cognitivi e demenze: servizi deputati alla valutazione, diagnosi e trattamento dei disturbi cognitivi e demenze. Sono inclusi i servizi destinatari della nota 85 dell'Aifa, istituiti nell'ambito del Progetto Cronos come Unità valutative Alzheimer (Uva) e che, nell'ambito del Piano nazionale demenze, sono denominati in modo comune a livello nazionale come Centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd);

   la nota 85 prevede che la prescrizione a carico del Ssn, su diagnosi e piano terapeutico dei Cdcd individuati dalle regioni e dalle provincie autonome di Trento e Bolzano, sia limitata ai pazienti con malattia di Alzheimer – di grado lieve, con Mmse tra 21 e 26 (donepezil, rivastigmina, galantamina) o moderato, con Mmse tra 10 e 20 (donepezil, rivastigmina, galantamina, memantina); al Cdcd è affidato il compito di effettuare o, eventualmente, confermare una diagnosi precedente e di stabilire il grado di severità in accordo alla scala Mmse è di rilasciare il piano terapeutico;

   la risposta clinica è monitorata ad intervalli regolari dall'inizio della terapia: a 1 mese, per la valutazione degli effetti collaterali e per l'aggiustamento del piano terapeutico; a 3 mesi, per una prima valutazione della risposta e per il monitoraggio della tollerabilità; ogni 6 mesi, per successive valutazioni della risposta e della tollerabilità e per il rilascio del piano terapeutico;

   questa pratica sul piano amministrativo potrebbe essere semplificata a vantaggio dei malati e dei caregiver;

   bisognerebbe quindi valutare il superamento del piano terapeutico per farmaci ormai presenti sul mercato da più di 15 anni e tutelare la funzione dei Cdcd relativamente alla gestione della malattia di Alzheimer, impegnando gli specialisti a valutare, annualmente, la gravità e la persistenza dei requisiti diagnostici per l'utilizzo dei farmaci stessi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire il diritto alla cura per i pazienti con demenza e con Alzheimer secondo parametri di semplificazione, promuovendo l'utilizzo di una nota limitativa in alternativa al piano terapeutico, assicurando un adeguato controllo dell'appropriatezza prescrittiva con la valutazione clinica dei Cdcd.
(5-06602)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del 28 agosto 2021, il Ministro della salute ha prorogato le restrizioni introdotte per gli ingressi dal Brasile in Italia sino al 25 ottobre 2021;

   le restrizioni, originariamente in scadenza il 31 agosto 2021, colpiscono oltremodo un'ampia platea di italiani residenti all'estero che sembrano non vedere il giorno in cui potranno ritornare a rivedere i propri affetti più cari in Patria;

   questi, infatti, non hanno mai smesso di rivolgersi alle istituzioni consolari e agli organi rappresentativi degli italiani all'estero per rappresentare le proprie esigenze, che ormai dovrebbero essere ben note a tutti gli attori istituzionali;

   nell'ordinanza, all'articolo 4, si prevede solo una deroga al divieto di ingresso in Italia per motivi di studio, prorogando le misure già in vigore e contenute nelle precedenti ordinanze;

   in particolare, a giudizio dell'interrogante, si potrebbe adottare un approccio più flessibile e consentire, gradualmente, un flusso controllato di rientri in Italia da parte degli italiani residenti in Brasile accompagnato da una sorveglianza attiva;

   infatti, giova ricordare che, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, lettera c), dell'ordinanza del Ministro della salute del 14 maggio 2021, il Ministero è abilitato ad autorizzare l'ingresso in Italia di persone provenienti dal Brasile per inderogabili motivi di necessità;

   considerato il perdurare del divieto, che ormai vessa oltremodo i nostri connazionali, appare opportuno procedere con l'adozione di un nuovo provvedimento che preveda la possibilità di valutare le esigenze già rappresentate alla rete consolare e procedere con un piano di rientri controllati e scaglionati in Italia, adottando apposite misure di sicurezza anti-COVID come una sequenza di tamponi a scadenze prefissate;

   in questo modo si riuscirebbe a garantire un progressivo ritorno alla normalità anche per quegli italiani all'estero che non hanno mantenuto la residenza anagrafica in Italia o che non hanno figli o coniugi a cui ricongiungersi;

   a giudizio dell'interrogante appare ormai improcrastinabile un intervento mirato per dare sollievo agli italiani in Brasile, per i quali si è fatto ancora troppo poco e per i quali è stata scelta, secondo l'interrogante, dal Governo, la via più facile, quella dell'abbandono a sé stessi –:

   se il Governo intenda adottare iniziative specifiche per garantire il rientro in Italia dal Brasile delle categorie per le quali vigono ancora le restrizioni all'ingresso.
(4-10111)


   CORDA e VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha messo in evidenzia, ulteriormente, le inefficienze del sistema sanitario della regione Sardegna;

   se la prima ondata aveva colto impreparato l'intero Servizio sanitario nazionale, costretto alla rimodulazione dell'organizzazione degli ospedali, alla sospensione dei servizi e alla trasformazione dei reparti, gli errori del passato, soprattutto in Sardegna, non sono stati sufficienti per contenere una nuova crescita dei contagi e dei ricoveri che sta mandando nuovamente in sofferenza le strutture ospedaliere dell'isola;

   tant'è che la regione Sardegna è tornata e resta tuttora in rosso nelle mappe pubblicate dall'ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e in controllo delle malattie, che monitora la situazione Covid in tutti i Paesi dell'Unione europea. È, inoltre, a rischio di diventare zona gialla secondo la normativa nazionale per il contenimento e il contrasto alla diffusione del Covid-19;

   la dotazione organica prevista per la sanità sarda nel 2021 è di 12.238 persone solo per il personale sanitario ma i posti coperti sono 10.780. Inoltre, molti ospedali hanno carenza di figure professionali, tra i quali primari, anestesisti e rianimatori, e di figure dirigenziali;

   sono stati recentemente banditi dei concorsi per la copertura dei posti vacanti, ma a causa di uno scontro politico tra assessorato regionale alla sanità e commissario dell'Ats le procedure di selezione sono ferme in attesa della definizione della riforma del sistema sanitario isolano;

   in occasione dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19 tutto il personale ha profuso, con indiscussa professionalità, il massimo impegno per la gestione di tale pandemia ma la mancanza di medici, causata da un braccio di ferro politico, determina ripercussioni pesanti sui cittadini e sull'intero servizio sanitario regionale –:

   se sia a conoscenza della grave situazione sopra richiamata e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di porre rimedio alle gravi inefficienze di gestione del servizio sanitario regionale.
(4-10118)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ancora una volta, i nostri connazionali in Brasile sono sottoposti, secondo l'interrogante, a un trattamento da cittadini di «Serie B» da parte del Governo italiano;

   da ultimo, numerosi cittadini segnalano che, oltre al divieto di far rientro in Italia, patiscono anche l'impossibilità di ottenere il green pass a seguito delle vaccinazione avvenuta con i farmaci e secondo le regole vigenti all'estero;

   questo increscioso inconveniente è dovuto al mancato riconoscimento in Italia di alcuni sieri inseriti nell'elenco dei vaccini per l'uso di emergenza del Who (World Health Organization);

   in particolare, i più diffusi all'estero sono Covishield, Sinopharm, e Sinovac che non sono riconosciuti in Italia perché ritenuti non corrispondenti agli standard europei;

   Covishield, il vaccino di Astrazeneca prodotto in India è riconosciuto in 17 Stati membri dell'Unione europea; mentre l'Unione europea e la Gran Bretagna sono rifornite del vaccino Astrazeneca da strutture locali;

   i cinesi Sinopharm e Sinovac sono riconosciuti da 7 Stati membri dell'Unione europea;

   questa disparità di trattamento comporta che le persone completamente vaccinate con i sieri sopramenzionati sono riconosciute come tali in alcune nazioni e non riconosciute come tali in talune altre, come in Italia. Questo comporta, necessariamente, che siano, per l'interrogante ingiustamente soggette a limitazioni negli spostamenti e nella fruizione dei servizi;

   qualora un rimpatriato vaccinato volesse ottenere il green pass europeo, inoltre, giova ricordare che non è ammessa la doppia vaccinazione, pertanto le Asl risultano impossibilitate a somministrare nuovamente uno dei vaccini autorizzati. Al cittadino non resterebbe alcuna soluzione se non sottoporsi a costosi e, frequenti tamponi sino al termine della copertura vaccinale non riconosciuta;

   pertanto esiste una «zona grigia» di italiani vaccinati senza green pass e di italiani bloccati in Brasile da oltre un anno, persone che ancora non vedono alcuna fine a questa pena involontaria che li tiene lontani dagli affetti più cari e che meritano una soluzione rapida da parte delle istituzioni –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in merito al riconoscimento delle vaccinazioni di cittadini italiani avvenute all'estero con sieri attualmente non riconosciuti dall'European Medicines Agency al fine di garantire loro l'accesso in Italia;

   cosa intenda fare in merito alla possibilità di consentire a tale platea la doppia vaccinazione.
(4-10133)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI, NARDI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia il comparto auto, nel 2019, ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del Pil, con 5.700 imprese e 250 mila occupati, il 7 per cento dell'intera forza lavoro dell'industria manifatturiera italiana;

   per favorire la transizione ecologica in atto la legge di bilancio 2019 ha introdotto il cosiddetto ecobonus, un sistema di incentivi, sotto forma di sconto sul prezzo, per l'acquisto di autovetture nuove a basse emissioni: in via sperimentale per il triennio 2019-2021, è stato previsto un contributo per chi acquisti in Italia un autoveicolo nuovo, di categoria M1, con prezzo inferiore a 50.000 euro e caratterizzato da basse emissioni inquinanti, inferiori a 60 gr/Km, quindi per veicoli totalmente elettrici o ibridi. La misura, inizialmente, non è stata adottata come sostegno al mercato dei veicoli, ma ha una finalità tutta ambientale, andando a integrare la vigente normativa europea sulla qualità dell'aria e dell'ambiente;

   purtroppo, nei primi 8 mesi del 2020, a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19, il crollo del mercato dell'auto nazionale è stato pesantissimo, con un calo del 38,9 per cento delle immatricolazioni, registrando un consuntivo di 516.000 unità in meno;

   alla luce di tutto ciò, per far fronte alla crisi in atto, Governo e Parlamento, con una forte azione di politica industriale per il settore, hanno introdotto, con il cosiddetto decreto Rilancio e successivamente confermato con il cosiddetto decreto Agosto e con la legge di bilancio 2021, una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, anche con motorizzazioni endotermiche a basse emissioni, riuscendo così a coniugare l'azione positiva per l'ambiente con l'eliminazione di vetture circolanti altamente inquinanti, l'incremento della sicurezza del parco circolante e il deciso sostegno ad un settore strategico per l'economia e l'occupazione in Italia;

   in particolare, per quanto riguarda le autovetture totalmente elettriche o ibride, con emissioni fino a 60g/km di CO2, un ulteriore incentivo cumulabile con l'ecobonus della legge di bilancio 2018, è stato introdotto, per l'anno 2020, dal cosiddetto decreto Rilancio nel 2020 e, per l'anno 2021, dalla legge di bilancio 2021: si tratta del cosiddetto extrabonus, un contributo statale per l'acquisto di autoveicoli nuovi (categoria M1) con emissioni fino a 60 g/km di CO2, sia con, che senza rottamazione di un altro veicolo, concesso a condizione che il venditore conceda uno sconto analogo al contributo statale;

   con il contributo determinante dei deputati del Partito democratico, nel decreto-legge n. 73 del 2021, convertito, con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021, è stata rifinanziata, di 350 milioni di euro per il 2021, la dotazione del fondo per la copertura dei vari incentivi previsti per l'acquisto di nuovi veicoli;

   l'indubbio successo di questa azione di politica industriale è confermato, oltre che dai numeri delle immatricolazioni ottenuti, dal fatto che, ad oggi, in base al portale del Ministero dello sviluppo economico, si rileva che sono esauriti gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche e le ibride plug-in: secondo alcune associazioni di settore, senza il rifinanziamento dei contributi statali, si rischia la perdita, nei prossimi mesi, di circa 20-25 mila di veicoli di immatricolato elettrico e altri 15 mila di ibride plug-in, un totale di 40 mila veicoli;

   visto che la misura, in scadenza a dicembre 2021, è stata adottata in via sperimentale solo per un triennio, e visti gli importanti risultati conseguiti, sarebbe opportuno prevedere un nuovo finanziamento dell'ecobonus o meglio ancora che diventi strutturale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per rifinanziare gli incentivi attualmente previsti e se intenda adottare un Piano strategico per il ricambio del parco circolante, prevedendo misure strutturali per il sostegno del settore dell'automotive.
(5-06600)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   Ternengo è un paese immerso nel verde delle colline biellesi e gli impianti che portano l'energia elettrica al centro urbano percorrono per alcuni chilometri i boschi circostanti;

   il paese viene alimentato da una linea di media tensione (15.000 volt) che percorre il confine sud sul comune di Valdengo e, in corrispondenza della frazione Valsera, devia attraverso la valle boscata in cui scorre il torrente Riasca. A pochi metri dal centro abitato la linea si dirama per servire due stazioni di trasformazione;

   l'impianto è di antica fattura, composto da conduttori aerei privi di rivestimento isolante, posati su pali di sostegno;

   naturalmente, le alberature circostanti, mosse dal vento e dal maltempo, entrano frequentemente in contatto con i suddetti cavi aerei, causando l'interruzione immediata del flusso di corrente elettrica, e sono necessari continui interventi di ripristino automatico a cura del gestore;

   maggiori disagi, invece, vengono causati quanto l'interruzione dovuta alla caduta di alberi permane, necessitando di lunghi interventi di rimozione delle alberature, oppure quando i cavi vengono tranciati a seguito della caduta;

   si rammenta che il tratto boschivo in questione è difficilmente percorribile e, molto spesso, gli interventi di ripristino arrivano a durare anche diversi giorni;

   tutto questo si traduce nella necessità di sopperire alla carenza di energia elettrica, mediante due generatori a gasolio, inquinanti e rumorosi;

   l'amministrazione comunale ha segnalato che, nell'ultimo anno, vi sono state 3 interruzioni della linea elettrica per tranciatura dei cavi dovuta a caduta di alberi. Da ultimo, durante l'ondata di maltempo che ha colpito il biellese il 24 luglio 2021, la linea è stata interrotta dalle 18.20 alle 14.00 del giorno successivo, ripristinata solamente mediante il ricorso ai summenzionati generatori;

   il Primo cittadino riporta di continue doglianze da parte della popolazione locale dovute al deperimento di cibi domestici, ma anche a quello dei prodotti presenti nell'unico alimentari del paese, nonché della perdita di alcuni farmaci da conservare a temperatura controllata;

   l'amministrazione riferisce di aver più volte interloquito con Enel Distribuzione per chiedere un ammodernamento della linea, mediante l'interramento dei cavi o, quantomeno, la sostituzione degli stessi con altri dotati di isolazione, pratiche che, nel lungo periodo, comporterebbero anche un sostanziale risparmio in termini di mancati costi per gli interventi di ripristino;

   giova ricordare che l'Italia, in particolare in questi ultimi anni, è stata flagellata da pesanti incendi boschivi. Sono ancora negli occhi di tutti le immagini della Sardegna che brucia e della natura che viene ridotta in cenere;

   giova anche ricordare che in California, da diversi anni, alcune società di distribuzione di energia elettrica sono state accusate di essere alla base degli incendi in quanto si ipotizza che alla base di alcuni spaventosi roghi come il Dixie Fire, vi possa essere proprio la caduta di alcuni alberi sui cavi elettrici che attraversano i boschi californiani i quali, tranciando i cavi, generano scintille che innescano veri e propri inferni;

   anche al fine di proteggere la natura ed evitare il propagarsi di pericolosi roghi, urge un intervento del Governo per addivenire ad una soluzione definitiva del problema che attanaglia comune di Ternengo –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle problematiche indicate in premessa afferenti alla linea elettrica che serve il comune di Ternengo.
(4-10116)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 dicembre 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, è stato istituito, all'articolo 11-ter, il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI);

   il PiTESAI è uno strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale, volto a individuare le aree dove sarà possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi in modo sostenibile;

   i principali elementi introdotti dall'articolo 11-ter sono i seguenti:

    a) tutte le attività di prospezione, esplorazione e ricerca di idrocarburi a terra e a mare vengono sospese con una moratoria di 18-24 mesi;

    b) entro 18 mesi, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con l'intesa della Conferenza Unificata, è approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), al fine di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse;

    c) i canoni di concessione sono aumentati di 25 volte;

   in due diverse occasioni, ossia con decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 (decreto «Milleproroghe 2020»), e, successivamente, con decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni; dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21 (decreto «Milleproroghe 2021»), si è provveduto a prorogare i termini di cui al comma 1 e al comma 8, ossia quello per l'approvazione del Piano da parte del Ministero competente e quello per autorizzare la ripresa degli iter autorizzativi sospesi nelle more della definizione del Piano;

   come si apprende da diversi organi di stampa, l'approvazione del PiTESAI potrebbe arrivare in ritardo rispetto al termine di scadenza del 30 settembre 2021. La mancata adozione del Piano consentirebbe, ai sensi del comma 8 del succitato art. 11-ter, la prosecuzione dei procedimenti sospesi e la ripresa di efficacia dei permessi di prospezione e di ricerca sospesi nelle more dell'approvazione del Piano, per un totale di circa 90 tra permessi e richieste;

   secondo l'interrogante la ripresa di tali procedimenti causerebbe, in taluni casi, gravi rischi in termini di salvaguardia ambientale e paesaggistica –:

   se intenda confermare o smentire quanto riportato dagli organi di stampa in merito all'eventuale ritardo nell'approvazione del PiTESAI;

   se intenda fornire delucidazioni sullo stato dell'arte del Piano.
(5-06604)


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine del lockdown dovuto all'emergenza da Covid-19, il mercato dell'energia ha mostrato un trend di aumento dei prezzi di gas ed energia elettrica che dal luglio 2021, ha assunto livelli record;

   tra le cause di tale aumento vanno considerati l'ascesa dei prezzi delle materie prime dovuto alla ripresa economica su scala globale e le ridotte forniture, in particolare quelle dalla Russia, l'aumento dei costi dei diritti legati all'emissione di CO2 per le imprese, con prezzi che hanno raggiunto il record storico di 60 euro a permesso, il fattore meteorologico, con una primavera particolarmente fredda in tutta Europa che ha comportato un consistente aumento della domanda e quindi del prezzo del gas nel periodo dell'anno in cui di solito gli operatori riempiono gli stoccaggi, acquistando quando i prezzi sono più bassi (solitamente a fine primavera) per poi rivenderlo in prossimità dell'inverno;

   nel sistema elettrico italiano (pur in presenza di una forte crescita delle rinnovabili), la maggior parte delle centrali elettriche di potenza sono centrali a ciclo combinato che utilizzano il gas per produrre energia elettrica e, secondo i dati di Terna, in luglio 2021 la richiesta di energia elettrica nazionale è stata soddisfatta per il 48 per cento della produzione da fonti energetiche non rinnovabili;

   secondo i dati riferiti al Psv (Punto scambio virtuale), il 16 agosto 2021 Snam Rete Gas ha consegnato 103,2 milioni di metri cubi (1,15 miliardi di chilowattora). Di questo metano, più della metà è andata alle centrali elettriche (58,12 milioni di metri cubi, pari a 648,5 milioni di chilowattora), e il resto è stato diviso in parti quasi uguali fra usi industriali e distribuzione nelle reti locali;

   il prezzo spot del gas in Europa, il TTF (title transfer facility) olandese, è ormai stabile sopra ai 45 euro/MWh, contro una media del 2020 di 10 euro/MWh e valori della scorsa primavera intorno a 20 euro/MWh; il prezzo dell'elettricità è stato il 25 agosto 2021 di 130 euro/MWh; record raramente superato in passato, e la media di agosto 2021 si colloca a 112 euro/MWh, contro la media del 2020 di 42 euro/MWh e questo, pure essendo rilevante il differenziale specifico con gli altri grandi Paesi manifatturieri, costituisce un elemento importante anche per la competitività del mondo industriale;

   ogni tre mesi l'Arera è tenuta ad aggiornare le tariffe elettriche e del gas secondo i costi di produzione ed, ormai da un anno, gli aggiornamenti sono stati tutti in salita, con il rincaro del 1° luglio 2021 già citato che ha visto un balzo del +9,9 per cento per la corrente elettrica e addirittura del +15,3 per cento per il gas;

   il 1° ottobre 2021 l'Autorità dovrà aggiornare le tariffe dell'elettricità e del gas, e, con queste quotazioni internazionali, sono previsti ulteriori aumenti: i prezzi che l'autorità prende a riferimento per l'adeguamento delle bollette, quelli spot per il quarto trimestre, si collocano rispettivamente per gas ed elettricità a 45 euro/MWh e a 119 euro/MWh. Questi alti valori, se confermati, comporterebbero aumenti dal 1 o ottobre 2021 dell'ordine del 10 per cento, con l'effetto di portare il tasso di inflazione dall'1,9 per cento di luglio verso il 2,5 per cento nel prossimo autunno –:

   quali iniziative, anche normative, intenda intraprendere il Governo, per quanto di competenza, in relazione ai previsti aumenti di gas ed energia elettrica per imprese e cittadini al fine di tutelare i consumatori e se intenda adottare iniziative di competenza per sollevare tale questione anche in sede di Commissione europea per cercare di governare in maniera organica i prezzi della CO2 e aiutare il ripristino dei flussi normali delle forniture di gas dalla Russia.
(5-06612)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della stagione estiva l'Italia è soventemente colpita da siccità, ondate di calore e incendi anche dolosi;

   incendi boschivi e cambiamenti climatici sono tra loro negativamente correlati; il 20 per cento del territorio italiano è in pericolo di desertificazione;

   gli incendi boschivi che oggi sono sempre più veloci, incontrollabili e distruttivi alterano gli ecosistemi presenti causando la riduzione della popolazione animale;

   nel 2021 l'Italia risulta essere il primo Paese in Europa per numero di roghi e il secondo per ettari bruciati;

   nel corso dell'estate 2021 solo in Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia sono stati devastati oltre 150mila ettari;

   Coldiretti stima che serviranno più di 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea interessati, milioni sono gli animali selvatici morti;

   l'articolo 1 della legge n. 157 del 1992 precisa: «La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato che la tutela nell'interesse della comunità nazionale e internazionale»;

   il principio di precauzione prevede tra le contromisure da adottare la sospensione dell'attività venatoria –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di tutelare la fauna selvatica e l'ecosistema nelle aree colpite dagli incendi boschivi in Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per sospendere la caccia nelle suddette zone per la stagione venatoria 2021-2022 o quanto meno porvi dei limiti.
(4-10121)


   SILVESTRONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio di Albano Laziale è presente un impianto di Trattamento meccanico-biologico ed annessa discarica;

   nel luglio 2016, l'impianto di Tmb in via Ardeatina, chilometro 24,640, è stato luogo di un vasto incendio che ne ha causato la chiusura e l'inutilizzo dell'intero complesso sino al 2 agosto 2021, per poi essere riaperto a seguito delle ordinanze del sindaco della città metropolitana di Roma Capitale emanate in data 15 luglio 2021 e 16 luglio 2021;

   la relazione dell'Arpa Lazio del 21 giugno 2021, riguardante il sito di discarica di Albano Laziale, evidenzia varie criticità tra le quali il superamento dei livelli soglia di contaminazione dei peziometri sia nel 2019 che nel 2020, sollecitando l'avvio dell'iter amministrativo del procedimento di bonifica mai avvenuto dal 2011;

   la gestione dei rifiuti di Roma e della regione Lazio, negli ultimi anni, secondo l'interrogante è stata un fallimento inqualificabile e vergognoso, dimostrato dallo stato di emergenza dichiarato dal sindaco di Roma, Virginia Raggi nelle sue ordinanze del 15 e 16 luglio 2021;

   la preoccupante situazione e i ripetuti momenti di tensione davanti alla discarica di Roncigliano, nel territorio di Albano Laziale, non possono essere sottovalutati; a parere dell'interrogante, la qualità e la quantità dei rifiuti sversati da Roma Capitale sui territori della provincia di Roma e della regione Lazio necessita di un incessante monitoraggio di qualità e quantità e le aree interessate da sversamento dei rifiuti indifferenziati devono essere costantemente monitorate per non generare rischi sanitari; altresì si reputa indispensabile scongiurare un potenziale disastro ambientale sul territorio di Albano Laziale, Ardea e sulla provincia di Roma;

   nei siti di discarica non possono essere consentiti sversamenti dei rifiuti indifferenziati e non controllati all'interno degli invasi ed è necessario che tutti i territori che hanno subito pregiudizi ambientali, a causa di siti di discarica abbiano la certezza che questi siano definitivamente chiusi e bonificati;

   gli effetti della mancata gestione dei rifiuti che ha indotto il sindaco Virginia Raggi ad emettere le ordinanze, che hanno di fatto consentito lo sversamento di rifiuti indifferenziati sul territorio di Albano Laziale, sono palesemente non in linea con le normative europee e con la transizione ecologica auspicata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto in premessa riportato e se ritengano opportuno adottare iniziative, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di eseguire le verifiche di competenza per evitare un potenziale danno ambientale e un pregiudizio alla salute dei cittadini di Albano Laziale, Ardea e dei comuni limitrofi;

   quali iniziative immediate si ritenga necessario adottare, per quanto di competenza, per salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini e dell'ambiente nel territorio ancora sede di sversamento di rifiuti indifferenziati, nonché se si intendano adottare ulteriori iniziative di competenza per la tutela dell'ordine pubblico alla luce delle criticità evidenziate.
(4-10142)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   il problema di outplacement degli studenti in uscita dalle università e di ingresso nel mondo del lavoro è un dato di fatto e sicuramente il tema riguarda, a maggior ragione, anche i 38mila studenti con disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento (dsa) emersi dalla recente rilevazione svolta da Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) e presentata dal suo Presidente, professore Antonio Felice Uricchio, il 4 maggio 2021;

   in tal senso, il tema è sollevato anche da Alessandra Servidori in un articolo a sua firma pubblicato di recente sulla testata online Startmag che scrive: «Il ruolo del placement è strategico quando la connessione tra studente e mondo del lavoro si crea già durante il percorso formativo, con l'obiettivo di fornirgli, in itinere, quegli strumenti e quella consapevolezza che gli permetteranno di orientarsi al meglio nel mondo del lavoro»;

   tali parole, a parere dell'interpellante, risulterebbero condivisibili e al riguardo si ritiene opportuno segnalare come un passo importante in tale direzione sarebbe stato compiuto con il decreto 30 giugno 2021 del Ministero dell'università e della ricerca che provvede al riparto delle somme ex articolo 60 del decreto-legge n. 73 del 2021, alle università pubbliche e private, comprese le telematiche e gli Afam (alta formazione artistica, musicale e coreutica) per «favorire l'attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti che necessitano di azioni specifiche per promuoverne l'accesso ai corsi della formazione superiore, nonché di azioni di recupero e inclusione, anche con riferimento agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento.». In particolare il decreto ministeriale, all'articolo 2, comma 3, indica tutta una serie di azioni e misure che possono essere avviate dagli atenei, anche coinvolgendo attivamente le famiglie e gli enti del terzo settore, con le risorse erogate;

   tra queste, molte sono orientate a favorire una maggiore attenzione all'orientamento degli studenti in ingresso, durante e soprattutto in uscita dal percorso di studi favorendo in ultima analisi, anche attraverso il sistema di partenariato pubblico privato, l'ingresso nel mondo del lavoro. Tra le altre: alla lettera a), orientamento in ingresso al sistema della formazione superiore in favore degli studenti delle scuole secondarie superiori, prevedendo ove necessario il coinvolgimento delle famiglie, e attività di consulenza specifica, per l'autovalutazione e lo sviluppo delle competenze dello studente, al fine di favorire una scelta consapevole del percorso di studi basata sulle proprie attitudini personali e sulle successive possibilità occupazionali; alla lettera b), potenziamento di ciascuna delle fasi dell'orientamento in ingresso, durante e in uscita dal ciclo di studi mediante azioni di consulenza specifica anche psicologica per lo sviluppo delle risorse personali e per favorire l'accesso al mondo del lavoro, prevedendo laddove possibile il coinvolgimento della rete territoriale delle università e del sistema di partenariato pubblico privato, a beneficio degli studenti con disabilità o con disturbi specifici dell'apprendimento, al fine di evitare la dispersione o l'abbandono del corso di studi; alla lettera h), interventi infrastrutturali e di ammodernamento delle dotazioni per la didattica finalizzati all'eliminazione di eventuali barriere che limitino la mobilità, l'accessibilità alle strutture universitarie e la partecipazione alle attività formative, siano queste motorie, sensoriali o causate da disturbi specifici dell'apprendimento; alla lettera l), potenziamento dei servizi di mobilità da e per le strutture universitarie per favorire l'accessibilità e l'inclusione delle persone con disabilità, nelle zone che presentano carenza dei servizi di logistica e trasporto locale;

   le somme che saranno messe a disposizione degli atenei per il 2021 (anno accademico 2021-2022) ammontano a 50 milioni di euro e, pur se caratterizzate da una erogazione una tantum in considerazione della situazione di eccezionalità derivante dalla pandemia di Covid-19, rappresentano una occasione importante per potenziare e innovare i servizi dedicati agli studenti anche con disabilità e Dsa (disturbi specifici dell'apprendimento) –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare con lo scopo di conferire stabilità strutturale a questa importante misura normativa per l'intero sistema universitario nazionale, valutando l'opportunità di una specifica iniziativa già nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, cogliendo in tal modo la fase di eccezionale rilancio del Paese avviata grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e conferendo stimolo al mondo della formazione dei nostri studenti.
(2-01312) «Grippa».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE TOMA, FRASSINETTI e FOTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il problema degli studenti in uscita dalle università e del loro ingresso nel mondo del lavoro riguarda anche gli oltre 38 mila studenti con disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento, censiti dalla recente rilevazione svolta dall'Anvur e, come peraltro evidenziato da Alessandra Servidori, in un articolo pubblicato sulla testata Startmag, «il ruolo del placement è strategico quando la connessione tra studente e mondo del lavoro si crea già durante il percorso formativo, con l'obiettivo di fornirgli, in itinere, quegli strumenti e quella consapevolezza che gli permetteranno di orientarsi al meglio nel mondo del lavoro»;

   con l'articolo 60 del decreto-legge n. 73 del 2021, che destina alle università pubbliche e private, comprese le telematiche e gli Afam 50 milioni di euro per l'anno 2021, è stato fatto un passo importante per «favorire l'attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti che necessitano di azioni specifiche per promuoverne l'accesso ai corsi della formazione superiore, nonché di azioni di recupero e inclusione, anche con riferimento agli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento»;

   il riparto delle somme disposte dalla Legge, definito con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, n. 752 del 30 giugno 2021, registrato dalla Corte dei conti il 20 luglio 2021, indica tutta una serie di azioni che potranno essere avviate dagli atenei, anche coinvolgendo attivamente le famiglie e gli enti del terzo settore, a beneficio degli studenti e per il raggiungimento degli obiettivi determinati dalla legge;

   gli interventi previsti sono orientati al potenziamento di ciascuna delle fasi dell'orientamento in ingresso, durante e in uscita dal ciclo di studi, mediante azioni di consulenza specifica anche psicologica per lo sviluppo delle risorse personali e per favorire l'accesso al mondo del lavoro, prevedendo laddove possibile il coinvolgimento della rete territoriale delle università e del sistema di partenariato pubblico-privato, anche a beneficio degli studenti con disabilità o con disturbi specifici dell'apprendimento, al fine di evitare la dispersione o l'abbandono del corso di studi, fine quest'ultimo che, a giudizio dei firmatari, rappresenta e coglie con coerenza la volontà del legislatore;

   le somme che saranno messe a disposizione degli atenei per il 2021, pur se erogate una tantum, in considerazione della situazione derivante dalla pandemia Covid-19, rappresentano un'occasione per potenziare e innovare i servizi universitari dedicati agli studenti, anche con disabilità Dsa e quindi nel complesso per migliorare la qualità del sistema universitario nazionale;

   l'articolo 60 del decreto-legge n. 73 del 2021 non prevede una stabilizzazione strutturale delle somme stanziate, con il rischio che, con l'esaurirsi del finanziamento, cessino anche i benefici prodotti. Per questo motivo si auspica che il Governo voglia dare stabilità strutturale e finanziaria a questa importante misura per il sistema universitario nazionale, già nella prossima legge di bilancio, cogliendo così la fase di eccezionale rilancio del Paese avviata grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se il ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per stabilizzare lo stanziamento di cui all'articolo 60 del decreto-legge n. 73 del 2021, puntualizzando meglio la destinazione della spesa, con riferimento agli studenti con disabilità o disturbi specifici dell'apprendimento, nonché per integrare già dal 2022, la quota del Fondo per il finanziamento ordinario delle università di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), della legge n. 537 del 1993, con ulteriori 5 milioni di euro all'anno, da destinarsi esclusivamente al finanziamento di azioni e programmi per l'inclusione degli studenti con disabilità o disturbi specifici dell'apprendimento, cogliendo così, in favore del Sistema universitario nazionale la fase di eccezionale rilancio del Paese avviata grazie al piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-06601)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI, ALBANO, DONZELLI, ROTELLI, VINCI, GALANTINO, PRISCO e CIRIELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso che il professor Tomaso Montanari si è candidato a rettore dell'Università degli stranieri di Siena, ed è stato eletto il 28 giugno 2021, e che assumerà formalmente l'incarico a partire dal 9 ottobre 2021, incarico che durerà per 6 anni;

   lo stesso Montanari ha un costante atteggiamento negazionista nei confronti delle tragiche vicende dei confini orientali, infoibamenti inclusi;

   lo stesso si è espresso in maniera decisamente pesante su questo tema dichiarando testualmente che: «la legge del 2004 che istituisce il Giorno del ricordo (delle Foibe), a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah), rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica»;

   le teorie per l'interrogante deliranti del neo rettore mirano a considerare le foibe una «falsificazione storica»;

   con questo intervento e atteggiamento il prossimo rettore Montanari, a giudizio dell'interrogante, può essere iscritto a pieno titolo nell'elenco dei «Cattivi Maestri»;

   va aperta una riflessione su come possa un rettore di un'università italiana ricoprire un ruolo così prestigioso, nonostante abbia effettuato delle dichiarazioni così gravi contro una legge dello Stato, istituita da tutto il Parlamento per onorare gli italiani martiri delle foibe e gli esuli di quelle terre sui confini orientali –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché presso l'università degli stranieri di Siena e gli altri atenei italiani, oltre ad essere tutelata la legittima libertà di pensiero e di opinione dei rettori e dei docenti, sia salvaguardato il rispetto della memoria di una grande tragedia italiana, che risulta offesa da falsità storiche di stampo negazionista sull'eccidio delle Foibe e sull'esodo degli italiani istriano-giuliano dalmati;

   quali siano le iniziative organizzate nei nostri atenei per celebrare la ricorrenza del «giorno del Ricordo» il 10 febbraio;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione al grave comportamento del prossimo rettore dell'Università degli stranieri di Siena professore Tomaso Montanari.
(4-10146)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sani n. 5-06589, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 agosto 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cenni, Andrea Romano, Di Giorgi, Ciampi, Cantini, Sensi, Ceccanti.

  L'interrogazione a risposta scritta Dall'Osso n. 4-10100, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 agosto 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grippa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Dieni n. 4-09833, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 542 del 16 luglio 2021.

   DIENI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. – Per sapere i premesso che:

   l'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997 stabiliva che i segretari comunali e provinciali, per poter mantenere la natura di dipendente statale, potevano volontariamente chiedere all'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali – istituita con legge n. 127 del 1997 – l'iscrizione ad apposita sezione speciale e transitare in mobilità presso pubbliche amministrazioni secondo graduatorie regionali gestite dal Dipartimento della funzione pubblica;

   il contratto collettivo nazionale di categoria 1998/2001, del 16 maggio 2001, riconosceva all'articolo 32, in caso di mobilità, l'inquadramento nel ruolo dirigenziale, facendo partire tale riconoscimento dal 2002 con conseguente disparità di trattamento per i segretari comunali transitati in mobilità prima del 2002, nonostante requisiti giuridici e di carriera identici;

   la legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005) all'articolo 1, comma 49, sembrava eliminare tale iniquità, tanto che, in applicazione della stessa, un ex segretario comunale transitato in mobilità ai sensi del suddetto decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997, veniva inquadrato direttamente come dirigente di seconda fascia della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   gli altri segretari comunali mobilitati a seguito del diniego delle Amministrazioni presso le quali erano transitati in mobilità ai sensi della medesima disposizione di legge, erano costretti a ricorrere dinanzi alla giurisdizione del lavoro;

   dopo anni di contenzioso, circa ottanta sentenze favorevoli di merito ed il successivo inquadramento nei ruoli dirigenziali delle Amministrazioni dove prestavano servizio, la questione veniva esaminata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite;

   questa, con sentenza n. 784/2016, escludeva l'applicabilità della suddetta norma alle procedure di mobilità già concluse al 1° gennaio 2005, data di entrata in vigore della legge n. 311 del 2004, consigliando, tuttavia, per mancanza di chiarezza della disposizione, di procedere a «chiarimenti e interpretazioni autentiche della normativa che regola il caso in esame»;

   ad oggi la situazione non è risolta. I segretari comunali che erano stati inquadrati a seguito di sentenza di merito favorevole sono stati retrocessi al rango di funzionari, nonostante l'aver esercitato per anni le funzioni dirigenziali nelle diverse Amministrazioni dello Stato;

   si sono verificate talune circostanze che hanno permesso solo ad alcuni segretari comunali mobilitati di «consolidare» la propria posizione di dirigenti, mentre per altri ciò non è avvenuto, pur essendo in possesso degli stessi requisiti professionali e di carriera ed essendo transitati presso altre Amministrazioni (ai sensi dell'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997);

   nel caso del Ministero della giustizia, a quanto consta all'interrogante si è ritenuto, nello stesso arco temporale, di impugnare in Cassazione soltanto alcune sentenze favorevoli a segretari comunali mobilitati; in altri casi, invece, non è stata proposta impugnazione e, a seguito del passaggio in giudicato del provvedimento di secondo grado, i funzionari in questione sono stati inquadrati definitivamente come dirigenti;

   di recente, per tracciare un percorso risolutivo della questione che eliminasse le varie situazioni di disparità di trattamento, nella sottoscrizione del Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale dirigenziale dell'Area funzioni centrali, si addiveniva alla seguente dichiarazione congiunta n. 9: «Le parti concordano sulla necessità di approfondire la problematica dell'inquadramento nella dirigenza dei segretari comunali e provinciali già transitati nei ruoli dei Ministeri, sulla base di disposizioni di legge, al fine di valutare possibili soluzioni, sul piano normativo»;

   da ultimo, nell'agosto 2020, è stato anche accolto come raccomandazione l'ordine del giorno del Senato n. G/1883/33/1 e 8 al disegno di legge n. 1883 del 2020 («Decreto semplificazioni»), volto a rinvenire una soluzione alla problematica in questione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per addivenire, come suggerito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite a «chiarimenti e interpretazioni autentiche della normativa che regola il caso in esame», al fine di fornire positiva e univoca soluzione ai differenti inquadramenti operati nei confronti dei segretari comunali mobilitati in applicazione delle stesse disposizioni.
(4-09833)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Lacarra n. 5-06143 del 4 giugno 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-05726 del 12 aprile 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10104.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BILOTTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'area demanio del comune di Maiori (SA), è prevista la realizzazione di un depuratore consortile per un bacino di utenza molto esteso che, per decine di chilometri, ingloba 6 comuni: Ravello, Scala, Atrani, Minori, Tramonti e Maiori, comune terminale:

   a Maiori, nel centro storico saranno concentrati tutti gli impianti di adduzione provenienti dalla Costiera, nel Corso Reginna tubi di mandata e centrale idroelettrica, presso l'Hotel Splendid camera di sollevamento, in condotta sottomarina sfioro «troppo pieno» in caso di emergenza;

   una rete di collegamenti con adduzioni dai comuni di Ravello, Scala e Atrani, impegnando la strada statale 163, sino alla località Marmorata di Ravello (70 mt slm), da dove saranno convogliati per il «salto» a Maiori;

   l'utilizzo delle attuali condotte sottomarine di Atrani, Minori e Maiori, nel caso di emergenza con fuoriuscita dei liquami non trattati in mare;

   il progetto è stato proposto dalla regione nell'ambito del Programma operativo regionale Campania Fesr 2014-2020 – e la provincia di Salerno, in data 8 gennaio 2021, ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione per euro 15.188.740,30;

   la sua realizzazione avrebbe un pesante impatto ambientale sull'intera Costiera amalfitana, dichiarata dall'Unesco «Patrimonio dell'Umanità», oltreché, area di alto valore ambientale, classificata Area Sic e Natura 2000, coperta da vincolo idrogeologico P4R4;

   al fine di contrastare l'opera, il Comitato «Tuteliamo la Costiera amalfitana» ha intrapreso una battaglia mediatica per opporsi al progetto la cui esecuzione provocherà, inoltre, consumo di suolo, inquinamento atmosferico, alti costi di gestione, inevitabili danni ambientali in caso di malfunzionamento;

   l'iniziativa del comitato propone di valutare anche una soluzione alternativa più sostenibile, riguardante la realizzazione di una condotta sottomarina da collegarsi al grande depuratore di Salerno, che eviterebbe tutte le criticità riscontrate per la costruzione dell'impianto consortile;

   oltre alla petizione popolare con raccolta di firme dei residenti, il Comitato ne ha opportunamente lanciata un'altra online per portare a conoscenza, sensibilizzandola, l'opinione pubblica nazionale e internazionale, sul danno ambientale che potrebbe investire il territorio maiorese e l'intera costiera;

   la Costiera amalfitana è stata inserita dal 1997 tra i siti Unesco «Patrimonio dell'umanità» sulla base dei criteri (ii), (iv) e (v) e considerata un esempio di paesaggio mediterraneo eccezionale con uno scenario di grandissimo valore culturale e naturale dovuto alle sue caratteristiche spettacolari e alla sua evoluzione storica;

   l'Italia, con la legge 6 aprile 1977, n. 184, ha ratificato e dato esecuzione alla «Convenzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale culturale e ambientale, firmata a Parigi il 16 novembre 1972, dai Paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco)», il cui obiettivo imprescindibile è la salvaguardia del patrimonio mondiale, affinché possa essere trasmesso alle generazioni future. L'impegno di ogni Stato aderente alla Convenzione è la protezione e salvaguardia dei beni culturali e naturali presenti nel proprio territorio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione al rispetto del criterio di sostenibilità e tutela ambientale del progetto del depuratore consortile proposto dalla regione Campania, anche promuovendo, nelle sedi competenti, eventuali soluzioni alternative più sostenibili;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, in forza della legge 6 aprile 1977, n. 184, che reca un importante riconoscimento del valore dell'ambiente per la tutela e la protezione della Costiera amalfitana.
(4-08493)

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto notizie riguardo alla realizzazione di un depuratore consortile nel comune di Maiori (Salerno).
  Sulla base degli elementi acquisiti per il tramite della competente Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino, si rappresenta quanto segue.
  Nel comune di Maiori (Salerno) è prevista la realizzazione di un depuratore consortile che ingloba sei comuni: Ravello, Scala, Atrani, Minori, Tramonti e Maiori.
  Il progetto è stato proposto dalla regione nell'ambito del POR Campania Fesr 2014-2020 e la provincia in data 8 gennaio 2021 ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione.
  La sua realizzazione implicherebbe una serie di opere ed impianti nei comuni interessati ed avrebbe un pesante impatto ambientale sull'intera Costiera amalfitana.
  L'opera è contrastata dal comitato «Tuteliamo la Costiera amalfitana» che propone di valutare anche una soluzione alternativa più sostenibile riguardante la realizzazione di una condotta sottomarina da collegarsi al grande depuratore di Salerno.
  Dalla documentazione in possesso della Soprintendenza, risulta che:

   con nota del 19 luglio 2018, la provincia di Salerno – con riferimento all'intervento denominato «Comparto 6 Grande Progetto Risanamento Ambientale dei corpi idrici superficiali della Provincia di Salerno – Realizzazione dell'impianto di depurazione dei comuni di Maiori e Minori – POR FESR 2014-2020-Asse VI-Priorità 6b O.S.6.3-azione 6.3.1.» – ha richiesto la «Verifica preventiva dell'interesse archeologico in sede di progetto di fattibilità tecnica ed economica ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 50 del 2016» e rinviato ad un apposito link per la consultazione degli elaborati;

   con nota del 4 settembre 2018 la Soprintendenza ha chiesto integrazioni della relazione archeologica e, all'esito dell'inoltro degli elaborati richiesti, relativamente alla sola competenza archeologica ha emesso il provvedimento del 7 dicembre 2018.

  Non risulta che per detto intervento sia stata successivamente attivata alcuna procedura inerente alla parte terza del decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Dall'esame degli elaborati pubblicati sul
link – recuperati dall'allora responsabile della provincia – ed in particolare dalla relazione illustrativa, si rileva che è previsto:

   «l'intercettazione dei reflui raccolti in Comune di Minori a monte dell'impianto di depurazione esistente (per consentirne la futura dismissione) e convogliamento ad una nuova stazione di sollevamento all'interno della quale sarà predisposto un manufatto di sfioro per l'allontanamento delle portate superiori alla 3Qm, che sarà invece sollevata al nuovo impianto di depurazione previsto in progetto e sito in località di Via del Demanio;

   il convogliamento, allo stesso manufatto di sollevamento e sfioro, dei reflui provenienti dai Comuni di Rovello, Scala e Atrani mediante una rete di collettamento non oggetto del presente progetto;

   il sollevamento della portata sfiorata, eccedente la portata 3Qm, e la relativa reimmissione nel collettore esistente che attualmente convoglia i reflui depurati alla stazione di sollevamento in testa al molo di Minori, per lo scarico in condotta sottomarina;

   un tratto di lunghezza pari a 550 metri per la condotta di mandata a valle del sollevamento di Minori da realizzarsi mediante tecnologia T.O.C.;

   una nuova stazione di sollevamento in corrispondenza dell'attuale impianto di depurazione di Maiori, costituita da n. 4 pompe + 1 di riserva destinata al sollevamento di una portata, proveniente dall'abitato di Maiori, pari a 3Qm al nuovo depuratore e allo sfioro; della portata eccedente all'interno del manufatto esistente, dove sarà sottoposta al trattamento prima dello scarico a mare; esso avverrà mediante il ripristino della condotta sottomarina oggi in disuso;

   le condotte di mandata dalle stazioni di sollevamento di Minori e Maiori al nuovo impianto di Via del Demanio;

   il nuovo impianto di depurazione e delle aree annesse: isola ecologica, parcheggio, edificio magazzino;

   una nuova vasca di calma a valle del nuovo impianto sia per la raccolta delle acque trattate dal nuovo depuratore, che per l'eventuale raccolta della portata trattata dal depuratore di Pucara, convogliata da una condotta non oggetto del presente incarico di progettazione;

   la condotta a gravità dalla nuova vasca di calma ubicata a valle del nuovo impianto allo scarico delle acque depurate nella condotta sottomarina tuttora utilizzata e con imbocco in corrispondenza dell'attuale depuratore di Maiori;

   una nuova centrale idroelettrica a quota +25 metri s.m.m., in grado di generare energia sfruttando il dislivello geodetico disponibile per la condotta di scarico che recapita a valle la portata depurata».

  Inoltre, dalla scheda programmatica allegata al Puc di Maiori, recentemente adottato, denominata PIU_20 «impianto pubblico polifunzionale di rilievo sovracomunale in località Demanio» si rileva che il programma, oltre ad altre opere, prevede la «realizzazione di un nuovo impianto di depurazione di natura sovracomunale (a servizio dei comuni di Maiori, Minori e Tramonti» da attuare con intervento diretto e di cui la provincia di Salerno è il soggetto capofila.
  Dall'esame delle opere previste – a parte le stazioni di sollevamento, la vasca di calma e la nuova centrale idroelettrica, le cui valutazioni sono legate alla redazione di un progetto corredato degli elaborati necessari – l'intervento di maggiore consistenza, in questa fase preliminare, sembrerebbe quello previsto in località Demanio del comune di Maiori, dove sarebbe localizzato il nuovo impianto di depurazione, un parcheggio e una nuova isola ecologica.
  È indubbio che la natura dell'opera prevista (depuratore di natura sovracomunale) comporta la realizzazione di interventi di rilevante impatto nel particolare ambito paesaggistico caratterizzato da una notevole naturalità e considerando che l'area interessata rientra nel Sito Unesco «Costiera Amalfitana».
  Le prime soluzioni progettuali contenute nello studio di fattibilità non sembrano affrontare in modo efficace l'inserimento di un impianto tecnologico in un contesto pregevole e vulnerabile dove si dovrebbe intervenire con estrema cautela, assecondando la morfologia e le peculiarità dei luoghi.
  Inoltre, la previsione contrasta con le disposizioni del PUT che, tra l'altro, per la zona 12 prescrive «la redazione obbligatoria del Piano particolareggiato (esteso all'intera zona)».
  Dunque, la sua attuazione dovrà necessariamente essere preceduta dall'approvazione della variante al Piano urbanistico territoriale con valenza paesaggistica e l'approccio progettuale dovrà essere principalmente caratterizzato dalla ricerca delle più efficaci e risolutive opere di mitigazione dell'impatto.

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 76 del 2020, cosiddetto «Decreto semplificazioni», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 120 del 2020, intervenendo a modifica dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, in materia di procedimento elettorale, ha ampliato l'elenco dei soggetti abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni in materia elettorale, includendo anche «gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza, i consiglieri regionali e i membri del Parlamento»;

   le elezioni per le quali trova applicazione la previsione di cui al citato articolo 14 della legge n. 53 del 1990 sono, in particolare, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo 14 quelle: dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; dei membri del Parlamento europeo; degli organi delle amministrazioni comunali, delle province e delle città metropolitane; i referendum previsti dalla Costituzione;

   a norma del comma 2 del suddetto articolo 14 della legge n. 53 del 1990, l'autenticazione deve essere compiuta con le modalità previste dall'articolo 21, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero: l'autenticazione deve essere redatta di seguito alla sottoscrizione e consiste nell'attestazione, da parte del pubblico ufficiale, che la sottoscrizione stessa è stata apposta in sua presenza previo accertamento dell'identità della persona che sottoscrive; il pubblico ufficiale che autentica deve indicare le modalità di identificazione, la data e il luogo dell'autenticazione, il proprio nome e cognome, la qualifica rivestita, nonché apporre la propria firma per esteso e il timbro dell'ufficio;

   in virtù della modifica introdotta dal summenzionato articolo 16-bis del suddetto «decreto Semplificazioni», è ragionevole supporre che l'apposizione di un «timbro dell'ufficio» debba trovare applicazione anche alle autenticazioni effettuate, d'ora in poi, anche da avvocati, deputati, senatori e consiglieri regionali chiamati ad autenticare;

   per effetto delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, si ricorda, sono state rinviate dal Consiglio dei ministri a dopo la prossima estate (si parla di una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021) tutte le elezioni amministrative (tra cui quelle dei comuni di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino), regionali (Calabria) e suppletive (Camera dei deputati – collegio di Siena);

   ad oggi, ancora non sono chiare le modalità attuative delle disposizioni di cui al citato articolo 16-bis del «decreto-legge Semplificazioni» ovvero, in particolare, quale «timbro dell'ufficio» avvocati, deputati, senatori e consiglieri regionali dovranno e/o potranno utilizzare per le procedure di autenticazione che sono chiamati ad effettuare –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare in tempi brevi e comunque in tempo utile per la prossima tornata elettorale 2021 iniziative al fine di chiarire l'attuazione della norma estensiva dei soggetti abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni in materia elettorale di cui in premessa.
(4-08805)

  Risposta. — Con riferimento a quanto richiesto dall'interrogante, con l'atto di sindacato in esame, si rappresenta quanto segue.
  L'articolo 16-
bis del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, come convertito dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ha «novellato» l'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, ampliando il novero dei soggetti giuridici abilitati ad eseguire le autenticazioni delle sottoscrizioni in materia di elezioni e di referendum, includendovi, in particolare, «gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza, i consiglieri regionali, i membri del Parlamento».
  Tali autenticazioni, così come previsto dall'articolo 21, comma 2, del Testo Unico in materia di documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, prevedono, tra l'altro, l'apposizione del timbro dell'ufficio di appartenenza del pubblico ufficiale o altro soggetto abilitato.
  Tuttavia, come già ritenuto dalla giurisprudenza amministrativa (ad esempio Consiglio Stato, sezione V, n. 5345 del 22 settembre 2011, n. 8420 del 18 dicembre 2009, n. 1074 del 6 marzo 2006, n. 1723 del 17 luglio 2000), con riferimento alla figura dei consiglieri comunali o provinciali, ai quali parimenti è attribuita la medesima potestà autenticatoria, sempre che ne comunichino la disponibilità ai sindaci e presidenti di provincia, la disposizione dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 non può trovare inderogabile applicazione per i soggetti che non hanno un timbro identificativo della loro qualità.
  Le medesime considerazioni possono valere per deputati, senatori e consiglieri regionali, nonché, eventualmente, per gli avvocati iscritti all'albo sprovvisti di un loro timbro personale o dello studio legale di appartenenza.
  Resta inteso che, all'interno del modulo di autentica delle sottoscrizioni, nel riportare quanto prescritto dalla legge (data e luogo di autenticazione, e altro), ai fini della regolarità, certezza e celerità del procedimento di esame delle liste e candidature proposte, dovrà essere indicata la qualifica giuridica o la carica rivestita dal soggetto che procede all'autenticazione.
  Si evidenzia che il dipartimento competente fornirà, come richiesto dall'interrogante, specifiche indicazioni in merito in occasione della predisposizione delle consuete istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature in vista dello svolgimento delle prossime consultazioni elettorali dei mesi di settembre od ottobre 2021.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   oltre 200 militari della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit) sembrerebbero bloccati sulle coste libiche dal mese di aprile 2021;

   le ragioni di tale stallo risiederebbero nell'impossibilità per i nostri militari giunti per un cambio del contingente di accedere sul territorio in quanto sprovvisti del visto d'ingresso sul passaporto e pertanto respinti;

   se quanto detto non fosse già sufficientemente inaccettabile, organi di stampa riportano la ancor più vergognosa notizia secondo cui i rifornimenti inviati dalla madrepatria ai nostri militari verrebbero regolarmente bloccati per mesi in porto, finché una metà, quella deperibile, viene buttata;

   si permetterebbe, in altre parole, ai nostri soldati di recuperare il carico solo tardivamente con conseguente deterioramento dei rifornimenti;

   l'episodio in parola, unitamente alle note vicende che sovente hanno coinvolto i pescatori di Mazara del Vallo, ad avviso dell'interrogante rende, purtroppo, la misura esatta di quale sia attualmente la credibilità e l'autorevolezza dell'Italia a livello internazionale e, in particolar modo, in Libia nonostante gli aiuti e le risorse pubbliche che lo Stato italiano conferisce;

   appare paradossale che, mentre sulle coste italiane giungono, in maniera incessante, migliaia di irregolari, provenienti proprio dalla Libia, i nostri militari, che, di contro, giungono sulle coste libiche per svolgere missioni di assistenza e supporto, vengano respinti;

   ci si domanda quali azioni il Governo italiano intenda adottare per colmare l'oramai evidente contraddizione tra i proclami trionfalistici di mera propaganda e la triste realtà dei fatti, figlia evidentemente di una clamoroso «deficit» di autorevolezza e credibilità sul piano internazionale, che bisogna necessariamente riaffermare, anche al fine di garantire il rientro dei nostri militari in Italia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire la regolare sostituzione dei militari italiani, assicurandone il rientro in patria, nonché per tutelare i rifornimenti inviati dalla madrepatria e permetterne l'immediato recupero.
(4-09481)

  Risposta. — Il personale militare italiano impiegato nell'ambito della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit), a premessa dell'immissione in teatro operativo, necessita di un apposito visto di cortesia sul passaporto di servizio, rilasciato dall'ambasciata libica a Roma.
  Unica eccezione, al riguardo, è rappresentata dal personale impiegato a Tripoli, per il quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha previsto il rilascio del passaporto diplomatico con notifica nella lista diplomatica dell'ambasciata d'Italia a Tripoli.
  La procedura di rilascio visti, stabilita da parte libica, è subordinata a un'autorizzazione rilasciata dal Ministro della difesa della nazione ospitante (al momento, la carica è rivestita,
ad interim, dal Primo ministro del Governo di Unità nazionale, insediatosi il 16 marzo 2021).
  In tale quadro, a partire dal 10 marzo 2021 e fino al 21 giugno 2021, il processo di rilascio dei visti si è temporaneamente interrotto, con comprensibili ripercussioni sulla pianificazione degli avvicendamenti.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, in particolar modo, l'ambasciata italiana a Tripoli, hanno sollevato la questione a livello tecnico in tutte le frequenti occasioni di contatto con le competenti controparti libiche.
  Tali iniziative, efficacemente coordinate, hanno favorito la positiva soluzione della vicenda.
  A partire dal 21 giugno 2021, infatti, il procedimento di rilascio dei visti da parte libica è stato riavviato, in modo da consentire gli avvicendamenti e l'estensione di validità per il personale destinato ad un'ulteriore permanenza in teatro operativo.
  Tale riavvio ha altresì riguardato il flusso dei rifornimenti: 10
containers del contingente, già bloccati presso il porto di Misurata, sono stati consegnati tra il 22 maggio e il 1° giugno 2021 e ulteriori 6, giunti al porto di Misurata il 6 giugno, sono stati regolarmente sdoganati e consegnati al contingente militare italiano il 17 giugno 2021.
  Il ripristino della procedura di rilascio – come ha nell'occasione affermato anche il Ministro della difesa – rappresenta l'esito di un lavoro positivo, frutto della proficua sinergia istituzionale sviluppata all'interno dell'intensa attività diplomatica condotta congiuntamente con il Ministero degli affari esteri e con le autorità libiche.
  Il superamento della questione costituisce un importante segnale di collaborazione da parte delle autorità libiche e consentirà di far proseguire le normali attività della Missione italiana in Libia, un
asset strategico per l'Italia nell'ottica della progressiva stabilizzazione del Paese.
Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   DEL MONACO, ARESTA, DEL SESTO, ERMELLINO, GRIMALDI, GRIPPA, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 luglio 2002, n. 133, ha rimesso al Ministero dell'interno la competenza ad adottare i provvedimenti e le direttive per tutelare e proteggere le persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato;

   in base a tale normativa, all'interno del dipartimento della pubblica sicurezza, è stato istituito l'Ucis che provvede a disporre le misure di tutela e a gestire l'intero sistema di protezione, raccogliendo e analizzando tutte le segnalazioni provenienti dalle prefetture e relative alle singole situazioni di rischio;

   come ha ricordato recentemente lo stesso Ministro interrogato, il nostro Paese spende circa 250 milioni di euro all'anno per le scorte; le persone sotto tutela sono 585 e 2.072 sono gli uomini in divisa che affiancano quotidianamente politici, sindacalisti, magistrati, giornalisti, collaboratori di giustizia;

   risultano tra coloro che godono di un servizio di scorta numerosi ex Presidenti delle Camere e del Consiglio e numerosi parlamentari ed ex parlamentari (nel settembre 2016, come risulta da un articolo di stampa, tale servizio era garantito a Marcello Pera, Fausto Bertinotti e ai coniugi Mastella-Lonardo); tra i giornalisti usufruiscono di un servizio di scorta Vittorio Feltri, Bruno Vespa, Maurizio Belpietro;

   i livelli di protezione sono quattro:

    le scorte di primo livello (3 auto blindate e una decina di agenti per turno) vengono mobilitate solo per le massime cariche dello Stato e per persone esposte a pericoli straordinari per l'incarico che ricoprono; attualmente ne beneficiano 15 persone tutelate da 171 agenti;

    le scorte di secondo livello (57 persone) hanno a disposizione 2 auto blindate e 6 agenti per turno (383 agenti impegnati);

    le scorte di terzo livello (276 persone) beneficiano di 2 agenti e una vettura blindata (823 agenti impiegati);

    infine, vi sono le scorte di quarto livello (237 persone), con un'auto non blindata e una persona di scorta (695 operatori);

    al contrario, in altri Paesi come gli USA, hanno diritto a una scorta permanente solo Presidente e vicepresidente, in Austria solo il Presidente della Repubblica e il Cancelliere federale, solo per fare alcuni esempi virtuosi;

    l'assegnazione delle scorte in Italia da molti anni ormai è oggetto di polemiche e critiche sia per i costi eccessivi, sia per le procedure di concessione e di revoca;

   infatti, qualora non si tratti delle più alte cariche dello Stato, sottoposte a tutela obbligatoria durante il mandato e per ulteriori 12 o 24 mesi dalla fine dello stesso e dei Ministri con portafoglio, negli altri casi devono sussistere prove conclamate (minacce, telefonate anonime, attentati) per l'assegnazione della scorta;

   la revoca, invece, dovrebbe avvenire quando la persona cambia incarico o il pericolo può dirsi superato, ma l'interruzione del servizio spesso diventa difficile per le resistenze da parte della persona scortata, come denunciato in passato dal sindacato Silp-Cgil, o, quando avviene, desta polemiche, come nel caso della recente revoca della scorta al colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, famoso come Capitano Ultimo per aver arrestato nel 1993 Totò Riina e per questo minacciato di morte dalla Mafia –:

   come siano effettivamente articolati i costi della sicurezza tra macchine blindate e personale;

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per ridurre il costo eccessivo delle scorte e il numero delle stesse, senza privare della protezione necessaria le personalità veramente in pericolo;

   quali iniziative intenda adottare per evitare che le scorte vengano utilizzate da determinati personaggi come un privilegio, piuttosto che come uno strumento di necessaria protezione;

   quali motivazioni abbiano indotto l'Ucis a revocare la scorta al colonnello De Caprio.
(4-01673)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che, alla data del 14 giugno 2021, risultano attivate, a livello nazionale, 592 misure di protezione ai sensi dell'articolo 1 della legge 2 luglio 2002, n. 133, nelle quali sono impiegati 2.056 operatori delle forze di polizia (855 della polizia di Stato, 725 dell'Arma dei carabinieri, 352 della Guardia di finanza e 124 della polizia penitenziaria).
  Per quanto riguarda il livello di rischio, le predette misure di protezione sono così ripartite: 15 di 1° livello, 48 di 2° livello, 243 di 3° livello e 286 di 4° livello.
  In merito ai costi di un dispositivo tutorio, va preliminarmente rilevato come lo stesso sia da valutare principalmente con riferimento al personale impiegato e alla tipologia di veicolo utilizzato in relazione al corrispondente livello di protezione.
  Nell'evidenziare che il Ministero dell'interno utilizza veicoli di proprietà per lo svolgimento dei servizi in questione, va altresì considerato che, per quantificare il costo medio annuo di un veicolo, occorre ripartire la spesa sostenuta per l'acquisto in relazione alla durata media del veicolo, a cui vanno sommate altre spese quali: quelle per il carburante, l'assicurazione, le eventuali riparazioni e montaggio di accessori.
  Ad titolo di esempio, il costo medio annuo di un'autovettura blindata, corrispondente al 3° livello di rischio (protezione B4) – quello principalmente utilizzato da questa Amministrazione –, è pari a circa 20.460 euro, di cui 13.500 euro quale quota per l'acquisto del veicolo, 4.000 euro per il carburante, 260 euro per le imposte e l'assicurazione e 2.700 euro per la manutenzione.
  La situazione è differente se il dispositivo è di 4° livello e vengono utilizzate autovetture non specializzate, i cui costi di acquisto, benzina e manutenzione si abbattono e non superano i 10.000 euro annui.
  Per quanto attiene al personale, gli operatori della polizia di Stato impiegati in un dispositivo di scorta appartengono abitualmente ai ruoli degli agenti, assistenti e sovrintendenti, mentre il capo scorta appartiene al ruolo degli ispettori. Lo stipendio medio annuo è di circa 45.000 euro lordi.
  Con riferimento al profilo dell'efficientamento dei costi, si evidenzia che nell'ultimo triennio sono state intraprese molteplici iniziative per rendere sempre più efficace il sistema dei servizi di protezione e vigilanza.
  In particolare, sono state emanate direttive riservate, sia in tema di interventi di sicurezza sui beni immobili a disposizione dei soggetti che ricoprono cariche pubbliche, sia di razionalizzazione delle misure di protezione personale di 7 competenza dell'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis). Attraverso di esse, si è inteso ulteriormente sensibilizzare gli uffici territoriali del Governo a una sempre maggiore attenzione al rispetto dell'
iter procedurale relativo alla proposta d'intervento, sottolineando l'importanza di un'attenta valutazione di ogni presupposto, sia in termini di indifferibilità e urgenza, che di assoluta straordinarietà delle attività, ribadendo la necessità che detti interventi di sicurezza siano sempre improntati a criteri di efficienza ed economicità e prevedendo per le misure di protezione personale un piano progressivo di revisione dei dispositivi in atto.
  Circa la procedura per la assegnazione e la revoca delle misure di protezione, si rappresenta che la competenza è affidata al predetto organo tecnico, (Ucis), istituito nel 2002 presso il dipartimento della pubblica sicurezza, che ha compiti di gestione complessiva dell'apparato di protezione attraverso la raccolta e l'analisi delle informazioni sulle situazioni personali di rischio che, a livello territoriale, viene curata dai prefetti. Sulla base di tali analisi, i prefetti formulano all'Ucis motivate proposte circa l'adozione, la modifica e la revoca delle misure di protezione e vigilanza, in relazione alle quali il direttore dell'Ucis adotta le determinazioni di competenza, in conformità alle direttive del capo della polizia. Di conseguenza, tutti i provvedimenti che assegnano o revocano misure di protezione sono basati su valutazioni strettamente tecniche, ancorate ad analisi circa la sussistenza di rischio attuale e concreto.
  Per quanto riguarda, invece, le vicende specifiche relative alla misura tutoria nei confronti del colonnello De Caprio, si rappresenta che, a partire dal 2008, la citata misura è stata periodicamente oggetto di rimodulazioni, attesa la riscontrata assenza di segnali rivelatori di un pericolo attuale, concreto e incombente: ciò ha portato, di recente, alla revoca del dispositivo, poi ripristinato in seguito alle decisioni degli organi giudiziari.
  Al riguardo, si rappresenta, infatti, che in data 20 febbraio 2020 il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso – ai fini del riesame – avverso l'ordinanza cautelare del 14 gennaio 2020 del Tar Lazio, con la quale era stata respinta la richiesta di sospendere cautelarmente l'efficacia della revoca del servizio tutorio, disposta con provvedimento del 7 ottobre 2019. Il Consiglio di Stato ha dunque disposto – nelle more dell'espletamento della rinnovata istruttoria – la conservazione della misura di protezione nei confronti del Colonnello De Caprio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   FIORINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 161 del 7 aprile 2017, su istanza dell'associazione di categoria Lega nazionale delle cooperative e mutue, veniva ammessa alla procedura della liquidazione coatta amministrativa Unieco s.c.r.l., corrente in Reggio Emilia, via Meuccio Ruini 10, di cui veniva nominato Commissario, sempre su designazione della suddetta associazione, il dottor Corrado Baldini;

   la suddetta cooperativa, rientrante tra quelle di produzione e lavoro, svolgeva attività di impresa di costruzioni e di general contractor ed aveva raggiunto, negli esercizi precedenti, fatturati annui consolidati anche superiori a euro 400.000.000,00;

   la stessa si avvaleva della collaborazione di un numero elevato di artigiani e di subappaltatori in genere, tutti piccole e medie imprese, rimaste coinvolte dalla crisi della cooperativa e già «provate» dalla liquidazione coatta di altre importanti realtà industriali del settore in zona (Cmr, Coopsette, Orion, e altro);

   dalle relazioni semestrali, depositate ex articolo 209 della legge fallimentare si può apprendere che la procedura, dopo un primo riparto parziale dell'attivo a favore dei creditori prededucibili e privilegiati, ammontante ad euro 3.917.000,00, a gennaio 2020, non sono stati eseguiti altri riparti a ristoro del ceto creditorio;

   sempre dalle suddette relazioni, in particolare dall'ultima nota, raffigurante la situazione al 30 giugno 2020, si apprende che le disponibilità liquide di cassa a tale data ammontavano ad euro 71.416.000,00;

   ad ottobre 2020 è stato ceduto l'intero «Gruppo Ambiente» di Unieco s.c.r.l. l.c.a., al gruppo Iren spa, per un controvalore di euro 121.073.000,00, di talché le disponibilità liquide della liquidazione, alla data odierna, sarebbero a quanto consta all'interrogante prudenzialmente, stimabili in circa euro 200.000.000,00;

   la crisi Covid ha colpito particolarmente le piccole e medie imprese, come da analisi della stampa tecnica (confrontare Sole 24 ore 4 aprile 2021) e dunque, segnatamente, proprio la tipologia del ceto creditorio della Unieco s.c.r.l. l.c.a., tenuto conto, appunto, del fatto che la maggior parte del ceto è costituita da un considerevole numero di artigiani e piccole e medie imprese, operanti nel settore edile, in particolari difficoltà economiche e finanziarie in questo periodo di Covid –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, anche per il tramite del Commissario liquidatore di Unieco s.c.r.l., affinché sia tempestivamente ripartito, tra il ceto creditorio, l'ingente disponibilità liquida di cui sopra.
(4-09159)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita a riguardo la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante, nell'evidenziare che la crisi procurata dalla SARS-CoV-2, ha colpito particolarmente le piccole e medie imprese e la categoria dei creditori della cooperativa Unieco s.c.r.l. l.c.a., chiede notizie circa le prospettive di ulteriori ripartizioni dell'attivo (rispetto all'ultima effettuata nell'anno 2020) in favore dei creditori della procedura di Unieco, ovvero, dei motivi che, al momento, ne impediscono un'eventuale ulteriore distribuzione nonostante che l'attivo realizzato sino ad oggi sia considerevole.
  In proposito, si osserva che la società cooperativa Unieco, con sede in Reggio Emilia, è stata posta, come noto, in liquidazione coatta amministrativa con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 aprile 2017, con cui è stato altresì nominato il commissario liquidatore. Quest'ultimo, con nota dell'11 maggio 2011 ha evidenziato che, dopo il primo riparto effettuato ai creditori in prededuzione nel 2020, in considerazione delle opposizioni ricevute allo stato passivo della procedura, non è stato possibile procedere ad un successivo riparto che coinvolgesse anche i creditori ammessi al passivo con privilegio speciale immobiliare e nella categoria chirografaria.
  In sintesi, lo stesso ha evidenziato che essendo pendenti cause in opposizione allo stato passivo, soprattutto con diversi istituti di credito, in caso di un nuovo piano di riparto «sarebbe stato necessario procedere prioritariamente all'accantonamento specifico delle somme oggetto della contesa — non essendo possibile ad oggi conoscere la modalità di riconoscimento dei predetti crediti ai fini della composizione dello stato passivo – con conseguente incapienza per un riparto a creditori terzi».
  Su tali basi, si informa di seguito sui possibili scenari futuri individuati dal commissario liquidatore:

   a) giudicato favorevole ai creditori che hanno presentato opposizione allo stato passivo (gli istituti di credito): in tal caso non vi saranno somme disponibili per creditori diversi dagli istituti di credito ma eventualmente solo per creditori il cui credito sia munito di privilegio speciale mobiliare e/o immobiliare;

   b) giudicato favorevole alla procedura di Unieco: in tal caso si potrà procedere al riparto delle somme tra tutti i creditori concorsuali nel rispetto della graduazione dei privilegi;

   c) possibilità di trovare un accordo transattivo tra la procedura e gli istituti di credito finalizzato alla definizione delle reciproche posizioni. Tale ipotesi avrebbe vantaggi per la procedura, sia in termini di tempistiche che di minori spese, con conseguente possibilità di procedere a piani di riparto a favore dei creditori sociali.

  Da ultimo, si segnala che, nel corso delle udienze relative ai giudizi di opposizione di cui sopra, il giudice adito ha avanzato una proposta di chiusura transattiva delle vertenze in essere, a seguito della quale la procedura si è resa disponibile ad aprire tavoli di confronto con gli istituti di credito. Ciò al fine di trovare una possibile soluzione transattiva alle dette vertenze. Tuttavia, si osserva che la menzionata proposta non ha trovato ad oggi consensi da parte degli istituti di credito, salvo alcune specifiche posizioni minoritarie.
La Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico: Anna Ascani.


   LICATINI, D'UVA, BARBUTO, DAVIDE AIELLO e PENNA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Mukhtar Ablyazov nel 2013 è stato descritto mediaticamente come dissidente kazako e rifugiato politico in fuga da un regime dittatoriale;

   il 27 maggio 2013, tre giorni prima dell'espulsione della moglie dall'Italia, era pervenuta a tutte le sezioni Interpol del mondo una nota, che segnalava una red notice a suo carico (persona da ricercare perché colpita da provvedimenti giudiziari emessi da un Paese membro dell'organismo internazionale Interpol) per truffe, reati fiscali e altri delitti della stessa natura;

   Ablyazov era dunque considerato dall'Interpol un latitante, accusato di bancarotta fraudolenta e di appropriazione indebita per circa 6 miliardi di dollari, come risulta dall'inchiesta de l'Espresso del 3 marzo 2021 («Perseguitato politico? No, ladro di miliardi. Le sentenze inglesi che riscrivono la storia del sequestro Shalabayeva»), condannato a 22 mesi di carcere anche in Gran Bretagna, condanna elusa con una fuga, la seconda dopo quella dal Kazakhstan di alcuni anni prima;

   nel luglio 2013, Mukhtar Ablyazov è stato arrestato in Francia e, a dimostrazione di come la sua situazione personale oscilli pericolosamente tra l'essere un soggetto accusato (e condannato) per gravi reati finanziari in differenti Stati esteri e il voler apparire come un presunto rifugiato politico in modo da ottenere una sorta di immunità perenne, ne fu accolta la richiesta di estradizione in Russia e Ucraina per ben due volte e, solo alla fine di un lungo e tortuoso percorso giudiziario, lungo ben 7 anni, la Francia ne avrebbe disposto la protezione internazionale (nel settembre 2020), salvo poi arrestarlo nuovamente alcuni giorni dopo;

   la sentenza n. 1594/2020 del tribunale di Perugia ha definito l'espulsione di Alma Shalabayeva una extraordinary rendition, ma una tale odiosa pratica certamente non prevede un'udienza di convalida dinanzi al giudice di pace ai fini dell'espulsione, né la richiesta di nulla osta alla procura della Repubblica competente, come è avvenuto nel caso di specie;

   con tale sentenza, il tribunale ha condannato un giudice di pace e sei poliziotti, tra cui uomini al servizio dello Stato da una vita: Maurizio Improta, ex dirigente dell'ufficio immigrazione, e Renato Cortese, ex capo della squadra mobile di Roma, nonché ex questore di Palermo, passato alla storia della lotta antimafia per la cattura, dopo una latitanza durata decenni, del boss mafioso Provenzano e di altri pericolosi latitanti 'ndranghetisti;

   il Kazakhstan è uno Stato membro dell'Onu e dell'Unesco dal 1992, con il quale l'Italia ha sottoscritto numerosi trattati di collaborazione tra cui anche un Accordo di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata ratificato con la legge n. 216 del 2015;

   vi sarebbero state, negli ultimi 15 anni, solo nove richieste di asilo politico di cittadini kazaki, di cui nessuna accolta;

   mentre i poliziotti italiani condannati sono obbligati a risarcire i danni morali anche al milionario Ablyazov, risulterebbe da fonti giornalistiche che vi sia un ordine di confisca dei beni a livello mondiale emesso nei suoi confronti dalla Gran Bretagna –:

   se, quando Mukhtar Ablyazov ha soggiornato sul territorio italiano nel 2013, avesse titolo per farlo;

   se il Governo disponga di elementi, per quanto di competenza, circa la dinamica che gli ha consentito di eludere l'arresto da parte delle autorità italiane;

   se risultino al Governo richieste di congelamento o confisca, sul territorio italiano, di beni a lui riconducibili anche tramite intestazioni fittizie, nonché quante condanne risultino attualmente a suo carico.
(4-08572)

  Risposta. — Con riferimento a quanto formulato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue:

   Mukhtar Ablyazov, nato il 16 maggio 1963 in Kazakistan, non era titolare di alcun permesso che gli consentisse di soggiornare in Italia, nel periodo del 2013 in cui fu segnalata la sua presenza nello Stato.
   Peraltro, l'Ablyazov non risulta aver mai formalizzato, nel medesimo periodo, una richiesta alle Autorità italiane di riconoscimento della protezione internazionale.

  In effetti, la presenza dell'Ablyazov sul territorio nazionale, nel corso del 2013, risulta da una nota pervenuta il 28 maggio 2013 dall'ufficio Interpol di Astana (Kazakistan) al Servizio cooperazione internazionale di polizia della direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza.
  La nota comunicava le ricerche in atto in campo internazionale nei confronti di Ablyazov e segnalava la possibilità che lo stesso si trovasse a Roma insieme ad altri cittadini stranieri ricercati per i reati di truffa e associazione per delinquere.
  In particolare, Ablyazov era ricercato per reati commessi in Kazakistan, Russia e Ucraina, consistenti nell'appropriazione indebita di ingenti quantità di denaro e nella truffa.
  Nel predetto messaggio dell'Interpol, Ablyazov veniva, altresì, segnalato quale «individuo sospettato di essere pericoloso» e veniva indicato che, a suo carico, nella banca dati della stessa Interpol, risultavano i seguenti provvedimenti:

   del Kazakistan, sulla base della diffusione «Red Notice» nr. A352/3-2009 del 9 marzo 2009, per appropriazione indebita per avere fraudolentemente ottenuto crediti di circa 52 milioni di valuta kazaka;

   della Russia, per frode su larga scala, abuso di fiducia, riciclaggio e falsità documentale, dapprima sulla base di una segnalazione diffusa direttamente da Mosca il 4 ottobre 2001, sostituita da una «Red Notice» emessa nel febbraio 2013 (A-1270/2 - 2013), in relazione all'illegale acquisizione di crediti della BTA Bank, successivamente trasferiti in Paesi «off-shore», per un ammontare di 3,2 miliardi di dollari US, 4 miliardi di rubli russi e 64 milioni di euro;

   dell'Ucraina, sulla base della segnalazione internazionale nr. 2012/228456-1 del 4 gennaio 2011, per associazione a delinquere finalizzata al falso, in quanto poneva in essere attività illegali in qualità di membro del consiglio di amministrazione della «SC BTA Bank».

  Inoltre, nella citata comunicazione, oltre ad essere indicati i nominativi di alcuni soggetti che avrebbero potuto accompagnare il cittadino kazako (anch'essi inseriti in banca dati SDI, poiché destinatari del medesimo provvedimento di cattura emesso a carico dell'Ablyazov da parte del Kazakistan) e le autovetture in uso allo stesso, veniva altresì rappresentata la possibilità che si trovasse a Roma, precisamente all'interno di una villa, sita in via Casal Palocco nr. 3. Pertanto, nello stesso giorno di ricezione della suindicata nota, il citato servizio per la cooperazione internazionale di polizia avvisava, con una nota «classificata» «urgentissimo», la squadra Mobile della questura di Roma, per l'attività di verifica delle informazioni pervenute, la localizzazione e la conseguente cattura, tra gli altri, del signor Ablyazov.
  Alla luce di ciò, il 29 maggio 2013, personale della squadra mobile e della (Digos della questura di Roma, accedeva all'interno della villa, al fine di effettuare una perquisizione e rintracciare il ricercato.
  Nell'occasione, il signor Ablyazov non veniva individuato, ma venivano acquisiti elementi investigativi circa la presumibile presenza del predetto sul territorio nazionale almeno fino al 25 maggio 2013.
  All'atto della perquisizione, il personale operante constatava la presenza di una coppia di domestici e di una donna in possesso di un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana, rilasciato in data 1o aprile 2010 e intestato ad Alma Ayan, con evidenti segni di contraffazione.
  Al riguardo, immediati accertamenti specialistici, effettuati dall'ufficio polizia di frontiera aerea di Fiumicino sul documento diplomatico, ne confermavano la contraffazione. Più nel dettaglio, alcune pagine del documento – contenenti, tra l'altro, lo stemma della Repubblica Centrafricana, l'indicazione del numero, lo
status di diplomatico e la carica del titolare, la data di rilascio, il timbro delle autorità emittenti – risultavano riportate con tecnica imitativa di quella in uso per analoghi documenti originali e stampate su pagine prelevate dallo stesso passaporto, opportunamente riconfigurate mediante abrasione e successiva riscrittura. Inoltre, nelle diciture prestampate presenti nelle pagine contraffatte, la relativa risoluzione risultava non perfettamente definita nei contorni e nei colori. In tutte le pagine contraffatte era, poi, possibile rilevare diversi errori grammaticali della lingua inglese («adress» anziché «address» ed «heigt» in luogo del corretto «height»), palesemente incompatibili con lo standard di produzione dei documenti autentici.
  La signora Ayan, quindi, veniva deferita all'autorità giudiziaria per i reati commessi mediante l'esibizione del falso documento diplomatico.
  Considerato che la donna non risultava in possesso di un permesso di soggiorno né di altro documento che le consentisse di soggiornare sul territorio nazionale, la stessa veniva accompagnata all'ufficio immigrazione della questura di Roma per i dovuti controlli amministrativi.
  Nella stessa giornata del 29 maggio il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale comunicava che Alma Ayan non beneficiava di alcuno
status diplomatico-consolare nel nostro Paese.
  Pertanto si procedeva a notificare alla signora Ayan il decreto di espulsione, cui seguiva il decreto di trattenimento presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, adottato dal questore di Roma. Il trattenimento veniva convalidato dall'autorità giudiziaria.
  Si soggiunge che, nel corso della perquisizione del medesimo 29 maggio, venivano rinvenuti anche una
memory card, contenente alcune fotografie della citata Alma Ayan in compagnia dell'Ablyazov, nonché una foto scattata all'interno della stessa abitazione di via Casal Palocco, datata 23 maggio 2013, che ritraeva il ricercato con in braccio una bambina; il materiale veniva sottoposto a sequestro.
  Il successivo 31 maggio, veniva effettuata una nuova perquisizione all'interno della predetta villa, con l'ausilio di apparecchiature specifiche (
geo radar) fornite dal servizio di polizia scientifica del Dipartimento di pubblica sicurezza, che consentiva di individuare un rilevatore di telefoni cellulari (Gsm) e microspie, una microspia di fabbricazione israeliana, la somma di 50.000 euro in contanti e numerose carte di credito.
  Il danaro sequestrato era suddiviso in mazzette «fascettate» – recanti la data del 14 marzo 2013 – con impressa la sigla «
Geld Service Austria» che, come comunicato dall'Austria mediante i canali della cooperazione internazionale di polizia, è una società che si occupa di logistica, di gestione di valori e di coordinamento dei trasporti nel settore bancario, servizi di erogazione contanti per le zone bancarie EU, trasporto contanti, valuta, oro, monete, servizi per contanti e smistamento ed è affiliata alla banca nazionale austriaca per trasporto valori.
  Agli atti della questura di Roma non risultano elementi informativi sulle modalità con le quali il latitante sia fuggito dall'Italia ed arrivato in Francia, ove, in località
Mouans Sartoux, il successivo 31 luglio 2013, veniva tratto in arresto per fini estradizionali, da personale della Brigade de Recherche et d'Intervention.
  Con riferimento al presunto
status di rifugiato politico che sarebbe stato concesso dalla Gran Bretagna ad Ablyazov appare indicativa la lettera, in data 22 luglio 2013, del Segretario generale Interpol di Lione pro tempore, indirizzata al capo della polizia pro tempore.
  In essa il rappresentante di vertice dell'organizzazione internazionale, in relazione alle vicende relative al signor Ablyazov, affermava che:

   storicamente il Regno Unito non ha mai comunicato a quel Segretariato generale informazioni in merito alla concessione ad un soggetto dello status di rifugiato o richiedente asilo, in quanto ritenuta una questione riservata;

   la consultazione da parte dell'Italia delle banche dati del Segretariato generale non avrebbe mai rivelato che al signor Ablyazov era stato concesso lo status di richiedente asilo/rifugiato da parte del Regno Unito;

   per qualsiasi Paese membro che si fosse trovato a consultare le banche dati del Segretariato generale, il signor Ablyazov era un soggetto ricercato ai fini di arresto da tre Paesi membri dell'Interpol, per gravi reati;

   nessun Paese membro dell'Interpol sarebbe stato in grado di sapere, attraverso il Segretariato generale, che al signor Ablyazov era stato concesso dal Regno Unito lo status di richiedente asilo o di rifugiato.

  Per quanto riguarda i beni riconducibili al signor Ablyazov, non risultano richieste di congelamento o confisca sul territorio italiano.
  Infine, si rappresenta che, dagli accertamenti effettuati presso la banca dati del casellario giudiziale a carico di Mukhtar Ablyazov, non risulta alcuna condanna.
  Per quanto riguarda le condanne a suo carico, da fonti aperte risultano a Londra le seguenti sentenze:

   prima sentenza del giudice Teare a carico di Mukhtar Ablyazov per la questione Bta Bank, datata 16 febbraio 2012, che riassume la vicenda giudiziaria alla base della condanna penale per oltraggio alla corte;

   seconda sentenza dello stesso giudice Teare, datata 20 febbraio 2012, che quantifica in 22 mesi la pena a carico di Ablyazov per oltraggio alla corte.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   MIGLIORE. — Al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana Alberghi per la gioventù (Aig) ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Enit, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con apporto economico da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   è ente morale (decreto del Presidente della Repubblica 1o giugno 1948), su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari esteri, ed è stato riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995 è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   l'Italia, attraverso Aig, è membro della International Youth Hostel Federation;

   si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della IYHF;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale di Roma ha respinto la domanda di omologa del concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   il valore ex articolo 79 del decreto del presidente della Repubblica 602 del 1973 del patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a 21.941.662,36 euro e la stessa associazione, anche recentemente, è stata oggetto di lasciti testamentari;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il ricorso in Corte di cassazione;

   per evitare la definitiva chiusura, in fase di conversione del decreto-legge «Salva imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10a e 11a del Senato della Repubblica, su conforme parere espresso dal Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente e tale norma fu stralciata dal maxi-emendamento con l'impegno del Governo a ripresentarla in successivo provvedimento;

   la sottosegretaria per i beni e le attività culturali e per il turismo pro tempore durante il mandato del precedente Governo, rispondendo agli atti di sindacato ispettivo presentati, ha ribadito che «Il Governo, oggi come un anno fa, è disponibile a valutare positivamente un'analoga proposta normativa per affrontare e risolvere l'attuale situazione dell'Associazione italiana alberghi della gioventù e salvaguardare le attività e le funzioni che questa svolge»;

   tutte le forze politiche, a più riprese, si sono attivate in tal senso;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo pro tempore ad adottare misure a salvaguardia;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia, con il rischio di depauperare il patrimonio mobiliare e immobiliare dell'Ente, anche in considerazione del fatto che la curatela ha avviato le procedure per la dismissione di quello immobiliare –:

   se il Governo, anche a seguito delle reiterate sollecitazioni da parte del Parlamento (compreso un ordine del giorno accolto alla Camera) intenda assumere iniziative, anche a tutela del marchio storico, del patrimonio immobiliare dell'ente e del personale dipendente;

   se non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente che svolge un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre a essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-09762)

  Risposta. — In merito a quanto rappresentato dall'interrogante sulle vicende dell'Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, faccio presente che mi è nota la situazione in cui versa l'ente no-profit che promuove un turismo etico e sostenibile.
  L'Agi rappresenta una delle catene ricettive più vaste del nostro Paese, è stato incluso tra le Ong segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale, ha un patrimonio di circa 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro attualmente a rischio, essendo sottoposto alla procedura fallimentare del tribunale di Roma n. 492/2019, oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.
  Tale associazione può essere un'importante risorsa del settore turistico, considerando che è membro e rappresentante per l'Italia della Federazione internazionale degli ostelli per la gioventù; promuove il turismo giovanile tramite la realizzazione e la gestione degli ostelli per la gioventù; attua iniziative utili a favorire il miglioramento morale, culturale e fisico della gioventù.
  Come è noto, già nel corso dei lavori di conversione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, le Commissioni riunite industria e lavoro del Senato della Repubblica avevano approvato l'emendamento 15.0.13 del gruppo Lega teso a risolvere la problematica dell'A.i.g.. Tuttavia, la norma, sebbene già inserita nel maxiemendamento trasmesso all'Assemblea del Senato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 23 ottobre 2019, fu stralciata dal testo su cui il Governo aveva posto la fiducia.
  In linea con tale tentativo, si è posto l'ordine del giorno 9/2305/99 presentato dall'onorevole Galli il 23 dicembre 2019, con il quale si impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare il prima possibile misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e per la salvaguardia del relativo livello occupazionale.
  Ovviamente, intendo adoperarmi con i miei uffici per individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale e per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardare le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo.
  A tal fine, nel corso della discussione, presso le Commissioni referenti 8a e 11a del Senato della Repubblica, dell'Atto Senato n. 2329, concernente la conversione in legge del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, recante «Misure urgenti per la tutela delle vie d'acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia, nonché disposizioni urgenti per la tutela del lavoro», i miei uffici hanno espresso parere favorevole in ordine ad una specifica proposta emendativa – numero 1.0.1 – che prevede la soppressione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e la costituzione dell'ente pubblico non economico «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», con la nomina di un Commissario straordinario al fine di curare il trasferimento dei beni e delle funzioni al nuovo ente e definire i rapporti pendenti.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   NARDI. — Al Ministro del turismo, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come modificato dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, e dall'articolo 1, comma 319, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituito lo strumento del «Credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno» rivolto alle imprese di qualsiasi dimensione operanti in quasi tutti i settori produttivi, ivi compreso il settore ricettivo (alberghiero ed extralberghiero);

   dal 2016 al 2019, lo strumento ha avuto una dotazione finanziaria media annua di oltre 600 milioni di euro, che risultano interamente erogati;

   la misura, allo stato attuale, agevola l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie, destinati a strutture produttive nuove o già esistenti, a condizione che i beni acquisiti abbiano il requisito della strumentalità rispetto all'attività esercitata dall'impresa e quindi siano impiegati come strumenti di produzione all'interno del processo produttivo;

   come segnalato dal settore, a quanto consta all'interrogante, risulterebbe che, per un limite di mera classificazione contabile, vengano esclusi dalla norma agevolativa gli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche, in quanto gli stessi sarebbero classificati quali «Altro», categoria non ricompresa tra quelle invece agevolabili;

   va considerato che, per lo svolgimento dell'attività turistico-ricettiva, gli arredi e i mobili costituiscono il cuore insostituibile del ciclo produttivo aziendale, in virtù della piena strumentalità degli stessi beni, atti a completare inequivocabilmente la capacità funzionale di impianti e macchinari, per l'erogazione dei servizi minimi essenziali di tipo ricettivo;

   il turismo è tra i settori maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti adottati per contenere il contagio;

   nel settore turistico, malgrado alcuni segnali di ripresa nei mesi estivi, si sono registrati circa 51 milioni di turisti in meno –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per estendere l'agevolazione di cui in premessa agli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche.
(4-09716)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo dell'interrogante è stata evidenziata l'esclusione di mobili, arredi e dotazioni simili dall'ambito di applicazione dell'articolo 1, commi 98 e seguenti della legge 28 dicembre 2015, n. 208, che prevede un credito d'imposta per l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie da parte delle imprese turistico-ricettive del settore alberghiero ed extralberghiero.
  Al riguardo, in base agli elementi di informazione forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, rappresento che il comma 99 del citato articolo 1 della legge n. 208 del 2015 individua gli investimenti per i quali è possibile fruire dell'agevolazione in esame, ossia quelli «facenti parte di un progetto di investimento iniziale come definito all'articolo 2, punti 49, 50 e 51 del regolamento UE n. 651/2014 del 17 giugno 2014, relativi all'acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio».
  Si tratta, in sostanza, dei beni classificabili nell'attivo dello stato patrimoniale come impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali.
  Pertanto, i relativi costi di acquisizione dei predetti beni possono essere computati tra gli investimenti agevolabili solo se classificabili, caso per caso, nelle suindicate categorie (macchinari, impianti, attrezzature varie), come risulta anche dalla circolare n. 34/E del 3 agosto del 2016 dell'Agenzia delle entrate.
  Ciò premesso, condivido l'esigenza di approfondire il tema con il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di individuare una soluzione utile per includere i mobili e gli arredi delle strutture ricettive nell'ambito della disciplina dedicata al credito d'imposta, per rilanciare il settore del turismo, gravemente colpito dall'emergenza sanitaria.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da una ricognizione svolta dai promotori della Campagna «Ero Straniero» sono emersi numerosi ritardi e forti criticità circa lo stato di avanzamento dell'esame delle domande di emersione e regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020 ai sensi del decreto-legge n. 34 del 2020 (decreto-legge «rilancio»);

   la situazione appare grave in tutti i territori, con pochissime eccezioni e con improbabili stime dei tempi di finalizzazione delle domande di anni se non decenni;

   al 31 dicembre 2020, sulle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero, in tutt'Italia erano stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71 per cento del totale;

   al 16 febbraio 2021 secondo i dati del Ministero dell'interno, solo il 5 per cento delle domande presentate sarebbe giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6 per cento è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso di soggiorno;

   in circa 40 prefetture, secondo «Ero Straniero», non risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase iniziale di istruttoria;

   tali numeri indicano che circa 200.000 persone sono ad oggi «sospese», in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine, permanendo nell'incertezza e nella precarietà;

   rispetto al secondo canale di accesso previsto dal decreto «Rilancio», secondo cui è il lavoratore a chiedere direttamente alla questura un permesso di soggiorno temporaneo in forza di precedenti esperienze lavorative nei settori interessati dalla misura, la situazione appare migliore: al 31 dicembre erano stati rilasciati 8.887 permessi di soggiorno temporanei su 12.986 domande presentate e di questi, 346 sono stati convertiti in permessi di soggiorno per lavoro;

   anche rispetto alla campagna vaccinale anti-COVID in corso nel nostro Paese è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato il prima possibile ed esca dall'invisibilità, in modo da poter garantire una maggiore copertura della popolazione;

   la richiesta per un provvedimento straordinario di regolarizzazione per alcune categorie di lavoratrici e lavoratori è nata in particolare dalle associazioni di categoria allarmate per il rischio di uno «stop» al comparto agroalimentare dovuto al mancato arrivo di lavoratori stranieri stagionali durante il lockdown di marzo 2020; sarebbe paradossale a un anno di distanza, non portare a conclusione rapidamente le pratiche di emersione e regolarizzazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori che sono in attesa, insieme ai datori di lavoro, di firmare il contratto di assunzione, vanificando gli effetti del provvedimento straordinario di emersione;

   a parere dell'interrogante, sarebbe inoltre necessario prevedere una procedura di emersione che sia sempre accessibile e che dia la possibilità a chi si trova da anni nel nostro Paese ed è senza documenti, di regolarizzarsi a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o della presenza stabile sul territorio, come accade ad esempio in Germania o in Spagna, così da non dover più ricorrere ai seppur necessari – ma sempre insufficienti – provvedimenti straordinari per affrontare l'irregolarità;

   occorrerebbe infine, come propone anche «Ero Straniero», introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l'incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di consentire a quante più persone di portare a termine la procedura di regolarizzazione avviata ai sensi del decreto-legge n. 34 del 2020, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese.
(4-08507)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  In merito alle iniziative per velocizzare le procedure di emersione dei rapporti di lavoro irregolari prevista dal decreto-legge n. 34 del 2020, il cosiddetto «
decreto Rilancio», si deve preliminarmente evidenziare che tali procedure hanno incontrato varie difficoltà, la prima delle quali è rappresentata dalla complessità della gara europea, conclusasi soltanto a dicembre 2020 e protrattasi fino a metà gennaio 2021 per la presentazione delle domande.
  Altre difficoltà hanno inciso sulla veloce trattazione delle istanze, tra le quali quella dovuta agli adempimenti procedurali che investono più amministrazioni (prefettura, questura, ispettorato del lavoro, Inps), all'impossibilità tecnica di gestire la procedura esclusivamente in via telematica ed infine alla pandemia, che ha limitato la funzionalità delle strutture periferiche il cui personale ha dovuto ridurre gli appuntamenti con gli utenti.
  Il «
decreto Rilancio» ha introdotto due distinti procedimenti amministrativi da attivarsi, rispettivamente, presso gli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e presso le questure.
  Riguardo alle procedure di regolarizzazione degli sportelli unici per l'immigrazione, si segnala che al 1° giugno 2021 risultano aver preso servizio complessivamente 721 lavoratori interinali sugli 800 previsti, mentre i restanti 80 andranno assegnati alle sedi di destinazione non appena saranno perfezionate le procedure di reclutamento a cura della società di somministrazione del lavoro.
  In particolare, alle prefetture di Milano e di Roma, che effettivamente presentano i maggiori carichi di lavoro, sono stati rispettivamente assegnati 25 e 22 lavoratori a partire dal 22 marzo 2021.
  Sulla tempistica di assegnazione hanno influito le numerosissime rinunce o dimissioni da parte dei lavoratori selezionati, che hanno comportato la necessità di scorrimento della graduatoria ai fini della individuazione delle altre unità disponibili.
  In relazione all'esito favorevole dell'attività istruttoria svolta dagli sportelli unici per l'immigrazione, ad oggi, sono pervenute alle questure, per il rilascio del permesso di soggiorno, 24.825 istanze, a fronte delle quali sono stati rilasciati circa 8 mila titoli di soggiorno.
  Invece, in relazione alla procedura meno complessa, da avviare direttamente presso le questure da parte dei cittadini stranieri in possesso di un permesso di soggiorno scaduto alla data del 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno, si informa che, rispetto alle 11.830 istanze presentate, risultano rilasciati 9.735 titoli di soggiorno.
  Le questure, inoltre, hanno dovuto far fronte a ingenti carichi di lavoro connessi al rilascio dei permessi di soggiorno per i quali, pure, è stato necessario munirsi, con apposita gara, di personale interinale.
  A partire dal 14 giugno 2021 saranno distribuiti sul territorio nazionale 408 lavoratori interinali per la trattazione delle istanze di rilascio dei ricordati titoli. Al momento, sono già operativi 130 mediatori culturali di supporto nella trattazione delle istanze.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   PATASSINI, ZENNARO, RIXI, LUCCHINI, MACCANTI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14, «Adriatica», di 743 chilometri è uno dei due assi viari fondamentali per i collegamenti nord-sud della nostra penisola; collega Bologna a Taranto con un tracciato su tre corsie per senso di marcia solo nella parte nord fino a Porto Sant'Elpidio;

   l'interrogazione Patassini 4-04080, del 12 novembre 2019, evidenziava le difficoltà di viabilità, in particolare nel tratto marchigiano per la chiusura, a seguito del sequestro preventivo, dei viadotti dotati di dispositivi di ritenuta, analoghi a quelli presenti sul viadotto Acqualonga nell'inchiesta sulla strage del 2013 per precipitazione di un bus; è stato spezzato a metà il flusso stradale sulla dorsale adriatica dell'intera Italia, portando code chilometriche con punte, durante gli esodi festivi, di circa 20 chilometri di media giornaliera; la stessa paralisi, in parallelo ai picchi autostradali ha interessato la vita cittadina dei comuni costieri stretti tra autostrada e costa adriatica, in seguito all'individuazione di una viabilità alternativa;

   in sede di risposta, per superare definitivamente le limitazioni connesse al sequestro delle barriere bordo ponte, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili aveva richiesto al concessionario Autostrade per l'Italia Spa (Aspi) di predisporre un programma di riqualificazione e sostituzione da attuare in tempi certi;

   l'interrogazione Zennaro 4-06259, dell'8 luglio 2020, evidenziava le difficoltà e criticità nella regione Abruzzo, tratto autostradale di 156 chilometri Porto Sant'Elpidio - Val di Sangro, costellato da numerosi restringimenti di carreggiata che causano lunghe code e blocco della viabilità durante le ore di punta con rischio per la sicurezza degli automobilisti, chiedendo al Ministro iniziative per sostenere una temporanea riduzione dell'attuale pedaggio, come misura ristoratrice per automobilisti ed autotrasportatori, costretti all'intera tariffa, nonostante il raddoppio dei tempi;

   l'ordine del giorno Patassini 9/2500-AR/302, 8 luglio 2020, accolto con riformulazione, ribadiva la necessità di rispondere alle emergenze infrastrutturali di ammodernamento della A14;

   il 21 gennaio 2021, in audizione presso la commissione VIII, Aspi ha presentato il piano industriale 2020-2038 con 4,6 miliardi di euro tra interventi e manutenzioni per Puglia, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, senza meglio indicare il dettaglio analitico dei lavori, neppure su base territoriale, nonostante le richieste dei commissari;

   il 16 marzo 2021, il Ministro interrogato, in audizione nelle Commissioni ambiente e trasporti sulle linee programmatiche, anche in relazione al Pnrr, a domanda degli interroganti, ha riferito che il Pnrr prevede il collegamento Porto di Ancona-autostrada e la terza corsia della A14;

   il bollettino Aiscat, primo trimestre 2019, riferisce, per il tratto Ancona-Pescara, un numero di veicoli effettivi medi giornalieri di circa 99 mila di cui oltre 20 mila pesanti, in un periodo di riduzione della circolazione a seguito della crisi COVID-19;

   al ritorno della normalità, è evidente l'incapacità della A14, a due corsie dopo il casello di porto Sant'Elpidio, di sostenere il traffico veicolare nord-sud, anche a causa dei cantieri e restringimenti; la creazione di file e rallentamenti è causa di inquinamento atmosferico e di difficoltosa mobilità di merci e persone mettendo in crisi il sistema economico locale e nazionale –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali attività intercorrano con Aspi in riferimento ai lavori di manutenzione programmata ed in corso, in particolare relativamente al programma di riqualificazione e sostituzione delle barriere A14 già oggetto di sequestro;

   se vi siano iniziative per avviare la progettazione e cantierizzazione della terza corsia nel tratto sopra indicato o, in alternativa, la realizzazione di uno studio di fattibilità per l'arretramento della stessa, trasformando l'esistente tracciato come tangenziale del mare a servizio di una migliore mobilità territoriale;

   se sia percorribile l'ipotesi della riduzione delle tariffe autostradali nel tratto a due corsie, al fine di sanare economicamente il disagio arrecato ai fruitori che lamentano tempi di viaggio e qualità della percorrenza non adeguati.
(4-09298)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti chiedono di conoscere gli interventi infrastrutturali di ammodernamento lungo la A14.
  Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali, si rappresenta quanto segue.
  Occorre premettere che gli interventi in corso di effettuazione riguardano, prevalentemente, le manutenzioni straordinarie e la riqualificazione delle opere d'arte che si rendono necessarie in relazione alla nuova normativa tecnica e sono oggetto di monitoraggio da parte delle competenti strutture del Ministero.
  L'autostrada A14 Bologna-Taranto rappresenta la più importante direttrice lungo la dorsale adriatica del Paese ed è la seconda autostrada per sviluppo chilometrico dell'intera rete italiana. La tratta è divisa in tre tronchi (Bologna-Canosa, Canosa-Bari e Bari-Taranto) ed è interamente gestita dalla concessionaria Autostrade per l'Italia S.p.A.
  Il tratto marchigiano, dal confine nord con l'Emilia-Romagna, fino allo svincolo di Porto Sant'Elpidio, presenta tre corsie di marcia e una di emergenza, per un totale di circa 115 chilometri. Tale tratto prosegue poi con due corsie, più una di emergenza, fino al confine sud con la regione Abruzzo, all'altezza dello svincolo di San Benedetto del Tronto, per un totale di circa 41 chilometri.
  Il tratto abruzzese presenta sempre due corsie e una di emergenza.
  Per quanto riguarda la tratta Porto Sant'Elpidio-Pedaso di 17 chilometri, il progetto definitivo dell'ampliamento alla terza corsia, dal punto chilometrico 271 al 288, inserito nella convenzione unica del 2007, è stato sviluppato dalla società concessionaria nel novembre 2004 e sottoposto a verifica di conformità urbanistica a luglio 2015.
  Durante l'iter della conferenza di servizi, avviato il 7 luglio 2006, il progetto ottenne la Via dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con provvedimento del 28 dicembre 2006.
  In data 6 marzo 2007, la conferenza di servizi approvò il progetto, con il parere contrario dei comuni di Porto San Giorgio e di Fermo.
  Non essendo stata raggiunta l'intesa ed in considerazione della necessità di realizzare l'opera in difformità dalla previsione urbanistica, in data 16 maggio 2007 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti proponeva ricorso al Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977, che veniva accolto in data 14 novembre 2007, decretando l'approvazione per pubblica utilità del progetto.
  I due comuni dissenzienti, in data 9 aprile 2008, proponevano ricorso al Giudice amministrativo. Pertanto, il 22 settembre 2010, il lotto oggetto del contenzioso veniva stralciato dall'intervento di ampliamento alla terza corsia dell'Autostrada A14 nella tratta Rimini-Pedaso ed i ricorsi venivano dichiarati improcedibili.
  Ad oggi si sta sviluppando un progetto di fattibilità tecnico-economica che, partendo dal progetto del 2005 e adeguato alla vigente normativa tecnica, possa individuare le migliori soluzioni per ottimizzarne il tracciato.
  Quanto all'ampliamento alla terza corsia della tratta Pedaso-San Benedetto del Tronto (24 chilometri), si segnala che, attualmente, l'intervento non rientra tra gli obblighi convenzionali della società concessionaria.
  Tale tratto autostradale, peraltro, si innesta in un contesto orografico più complesso ed articolato rispetto a quello immediatamente a nord, comprendendo 20 viadotti e 8 gallerie. Tuttavia, anche in considerazione delle diverse istanze per il potenziamento della tratta, il concessionario prevede di sviluppare in tempi brevi un progetto di fattibilità tecnico-economica clic individui eventuali alternative compatibili con le vigenti normative.
  In merito al programma di riqualificazione, e sostituzione delle barriere A14 già oggetto di sequestro, si riporta di seguito la previsione di fine lavori:
  - viadotto Campofilone, lavori ultimati il 24 maggio 2021;
  - viadotto Colonnella e viadotto Fonte dei preti, termine lavori: febbraio 2022;
  - viadotto Vornano, termine lavori maggio 2022;
  - viadotto Vallelunga, termine lavori: ottobre 2022;
  - viadotto Santa Maria e viadotto Cerrano, termine lavori: maggio 2023.
  Infine, in merito alle misure per sanare economicamente i disagi arrecati ai fruitori dell'autostrada in termini di tempi di viaggio c di qualità della percorrenza non adeguati, sono in corso di approfondimento con il concessionario iniziative finalizzate alla riduzione del pedaggio in caso di disagi ascrivibili alla presenza di cantieri autostradali.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   RAMPELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   se gli italiani non voteranno fino all'autunno, nonostante i continui cambi di Governo e le più variegate maggioranze, alle urne sono andati pochi giorni fa i peruviani residenti in Italia, chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica, due vicepresidenti, i 130 deputati del Congresso e i parlamentari della regione andina per il quinquennio governativo 2021-2026;

   dei ventiduemila peruviani di Piemonte e Valle d'Aosta hanno esercitato il diritto al voto in dodicimila e il seggio è stato allestito al Padiglione 3 di Lingotto Fiere. Come ha spiegato Oswaldo Boy Chavil, fra i coordinatori della macchina organizzativa, «Al Lingotto abbiamo allestito 22 postazioni. Si vota dalle 8 alle 16. Il personale del seggio è nominato dallo Stato peruviano. Non abbiamo ricevuto nessuna disdetta, sono già state distribuite tutte le autorizzazioni di pubblica sicurezza per potersi spostare in zona rossa anche attraverso le due Regioni. Ci aspettiamo una partecipazione alta. Il Consolato prevede un afflusso attorno al 70 per cento. I peruviani all'estero sono 3 milioni e mezzo, un milione con diritto di voto. Siamo una delle nazioni più organizzate, anche se parecchi Paesi non ci permettono di votare, come Venezuela, Cile, Uruguay e incredibilmente anche la Germania»;

   situazione identica in numerose altre città di Italia: da Roma a Milano, anch'esse in zona rossa, dove è stato appositamente allestito il Forum di Assago, ma anche Genova, Bologna e Perugia, solo per citarne alcune;

   mentre in Italia cresce il disagio sociale e nelle piazze italiane rimbomba la disperazione e l'esasperazione di imprenditori, partite Iva e commercianti in ginocchio perché da oltre un anno viene impedito loro di lavorare; mentre in Italia l'andamento dei contagi da COVID-19 è stato considerato un impedimento al voto e il rinnovamento delle amministrazioni comunali è stato rinviato all'autunno per evitare assembramenti, circa 12 mila peruviani si sono recati al seggio per esercitare il loro legittimo diritto di voto; lo stesso diritto negato agli italiani;

   se sono state trovate modalità idonee per consentire ai peruviani di votare, peraltro in regioni in zona rossa, considerate ad alto rischio di contagiosità, a maggior ragione, non si comprende come mai ad oggi non si siano trovate le modalità di far riaprire in sicurezza tutte le attività produttive e consentire anche agli italiani di esprimere le proprie preferenze di voto che, come hanno dimostrato queste elezioni, si possono tenere regolarmente in presenza, con il rispetto delle dovute regole –:

   sulla base di quali considerazioni sia stato autorizzato l'esercizio del diritto di voto ai cittadini peruviani residenti in Italia, con l'allestimento di numerose postazioni di voto anche in regioni ad alto rischio di contagiosità, mentre analogo diritto di voto è stato ritenuto non attuabile per le elezioni amministrative e politiche italiane, rinviate per il rischio di assembramenti e quale misura per il contenimento del contagio da COVID-19.
(4-08901)

  Risposta. — In relazione alle questioni poste nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  La Rappresentanza diplomatica peruviana a Roma ha chiesto, il 13 gennaio 2021, con una nota verbale indirizzata al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il nulla osta allo svolgimento delle operazioni di voto dei cittadini peruviani l'11 aprile 2021. La Farnesina, previo coinvolgimento del Ministero dell'interno, per i profili di pubblica sicurezza e vigilanza, e previa menzione delle raccomandazioni del Ministero della salute, circa l'applicazione di protocollo sanitario previsto in relazione all'emergenza sanitaria in atto, ha successivamente rilasciato il nulla osta ufficiale allo svolgimento della consultazione elettorale. Pertanto, l'11 aprile 2021, presso la comunità peruviana residente in Italia, si sono così svolte le consultazioni elettorali per eleggere il Presidente della Repubblica e i membri del Parlamento in Perù. I seggi sono stati allestiti in varie città italiane fra le quali Milano e Roma.
  Per quanto riguarda la città di Milano è stato individuato il Mediolanum Forum di Assago (Milano) e le operazioni di voto che si sono svolte dalle ore 08.00 alle ore 16.00, con successivo scrutinio delle schede. All'organizzazione e allo sviluppo del processo elettorale ha partecipato tutto il personale diplomatico, amministrativo e locale del Consolato del Perù, che ha presidiato lo spazio dalle ore 06.00 alle ore 01.00 del giorno successivo. Per tutta la durata delle elezioni, all'interno e all'esterno dei seggi, è stato garantito un servizio di vigilanza da parte del consolato, con volontari e addetti alla vigilanza di un'azienda privata convenzionata con la struttura, mentre il servizio di vigilanza e ordine pubblico è stato garantito da personale della locale questura e da militari dell'Arma dei carabinieri.
  Risulta che anche le elezioni tenutesi nella città di Roma si sono svolte nel massimo rispetto delle normative vigenti vista l'attuale situazione di emergenza epidemiologica in atto. Come rappresentato dalla locale questura, le forze dell'ordine hanno posto in essere mirati servizi di controllo e di monitoraggio in prossimità del seggio elettorale, ubicato presso Piazza Ragusa. Il presidio di sicurezza, garantito dal personale della polizia di Stato, ha consentito che l'esercizio del diritto di voto avvenisse in una cornice di cautela e prevenzione intesa a contenere il verificarsi di episodi di assembramento pericolosi per la salute pubblica.
  Preme sottolineare che l'esercizio del diritto di voto dei cittadini peruviani residenti in Italia è disciplinato da norme di diritto internazionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   RIBOLLA e PATELLI. — Al Ministro del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per gli Affari esteri, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995 è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   l'associazione è anche inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale; l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation; dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo; l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale; il valore ex articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 del patrimonio immobiliare dell'ente ammonta a euro 21.941.662,36 e che la stessa associazione, anche recentemente, è stata oggetto di lasciti testamentari;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo in Corte di Cassazione e, ad oggi, in attesa della fissazione dell'udienza; dopo 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   la procedura fallimentare sta anche determinando il graduale licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie;

   la situazione è aggravata dalla pandemia da COVID-19, il che rende urgente un intervento a salvaguardia dei livelli occupazionali e per non depauperare il patrimonio mobiliare e immobiliare dell'Ente –:

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica di tutelare l'utilità sociale dell'Ente, le sue funzioni ed i relativi livelli occupazionali.
(4-09865)

  Risposta. — In merito a quanto rappresentato dall'interrogante sulle vicende dell'Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, faccio presente che mi è nota la situazione in cui versa l'ente no-profit che promuove un turismo etico e sostenibile.
  L'Aig rappresenta una delle catene ricettive più vaste del nostro Paese, è stato incluso tra le Ong segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale, ha un patrimonio di circa 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro a rischio, essendo sottoposto alla procedura fallimentare del tribunale di Roma n. 492 del 2019, oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.
  Tale associazione può essere un'importante risorsa del settore turistico, considerando che è membro e rappresentante per l'Italia della Federazione internazionale degli ostelli per la gioventù; promuove il turismo giovanile tramite la realizzazione e la gestione degli ostelli per la gioventù; attua iniziative utili a favorire il miglioramento morale, culturale e fisico della gioventù.
  Come è noto, già nel corso dei lavori di conversione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, le Commissioni riunite industria e lavoro del Senato della Repubblica avevano approvato l'emendamento 15.0.13 del gruppo Lega che prevedeva la soppressione dell'Aig e la costituzione dell'ente pubblico non economico Eig – Ente italiano alberghi per la gioventù, con la nomina di un Commissario straordinario al fine di curare il trasferimento dei beni e delle funzioni al nuovo ente e definire i rapporti pendenti. Tuttavia, la norma, sebbene già inserita nel maxiemendamento trasmesso all'Assemblea del Senato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il 23 ottobre 2019, fu stralciata dal testo su cui il Governo aveva posto la fiducia.
  In linea con tale tentativo, si è posto l'ordine del giorno 9/2305/99 presentato dall'onorevole Galli il 23 dicembre 2019, con il quale si impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Aig e per la salvaguardia del relativo livello occupazionale.
  Ovviamente, intendo adoperarmi con i miei uffici per individuare ogni soluzione utile a livello normativo che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale e per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardare le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo.

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.