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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 2 agosto 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    nell'ultimo periodo, in Nicaragua, il presidente Ortega – che nel mese di novembre 2021 si candiderà nuovamente alle elezioni presidenziali – ha fatto arrestare almeno 21 membri dell'opposizione democratica, tra cui sei pre-candidati alle elezioni presidenziali e vari leader sindacali e politici, sulla base di accuse penali ambigue e costruite a scopi politici. Inoltre, le autorità hanno sciolto due partiti politici – Partido de Restauración Democràtica e Partido Conservador – senza un giusto processo, utilizzando metodi contrari alle norme internazionali dall'inizio del giugno 2021;

    in ultimo, la Polizia nazionale del Nicaragua ha arrestato, questo sabato 24 luglio, il settimo candidato alla presidenza, Noel José Vidaurre Arguello, «accusato di aver compiuto atti contro lo Stato». Oltre a Vidaurre, è stato arrestato anche il commentatore politico Jaime José Arellano Arana. Secondo quanto riportato dalla Polizia, entrambi sono stati incolpati di «aver ricevuto finanziamenti da diverse potenze straniere con lo scopo di destabilizzare il Nicaragua e di proporre e gestire attività economiche, commerciali contro il Paese e le sue istituzioni»;

    Ortega aveva governato il Nicaragua tra il 1985 e il 1990 ed era tornato al potere in seguito alle elezioni del 2007. Il presidente sta ora puntando alla sua rielezione per il quarto mandato presidenziale consecutivo. Intanto però, il Governo nicaraguense si sta avviando verso un'ulteriore deriva autoritaria che non lascia spazio alla democrazia e che ostacola manifestamente lo svolgimento di elezioni libere ed eque il 7 novembre 2021. Difatti, sono state adottate leggi sempre più restrittive, quali la legge per la regolamentazione degli agenti stranieri, la legge speciale contro la criminalità informatica, la legge contro i reati generati dall'odio, la legge in difesa del diritto del popolo all'indipendenza, alla sovranità e all'autodeterminazione per la pace, il cui scopo dichiarato era quello di respingere le interferenze straniere negli affari interni. Il 4 maggio 2021 l'Assemblea nazionale del Nicaragua ha approvato una riforma della legge elettorale 331, che incorpora leggi punitive adottate di recente; tale riforma introduce anche norme che restringono la competizione elettorale e l'esercizio dei diritti politici;

    come rilevato anche dal parlamento europeo, la situazione dei diritti umani e della democrazia in Nicaragua si è ulteriormente e gravemente deteriorata in seguito alla violenta repressione delle proteste civili nell'aprile 2018; da allora, almeno 130 persone sono state private della libertà per motivi politici, mentre gli oppositori del governo e i loro familiari sono esposti alla costante minaccia di vessazioni, sia fisiche che online, da parte della polizia e di sostenitori del Governo; la detenzione arbitraria è stata sempre più utilizzata, dopo le proteste del 2018, come strumento per punire gli attivisti e i dissidenti; gli attivisti sono particolarmente a rischio di subire violenze, compresa la violenza sessuale e di genere; i detenuti subiscono maltrattamenti in carcere, si vedono negare le cure mediche e l'accesso agli avvocati e sono vittima di attacchi e aggressioni sessuali, mentre le persone che protestano contro il Governo sono rinchiuse in celle di massima sicurezza, dove devono far fronte a una maggiore sorveglianza, a perquisizioni e all'isolamento; desta particolare preoccupazione la situazione delle donne e degli anziani che sono privati della libertà;

    a causa della situazione attuale, dal 2018 oltre 108.000 nicaraguensi sono stati costretti a fuggire e a chiedere asilo nei Paesi limitrofi, tre quarti dei quali hanno chiesto protezione in Costa Rica;

    gli Stati Uniti hanno ritirato i visti a 100 funzionari nicaraguensi con l'accusa di essere coinvolti nella «crescente repressione» attuata dal presidente latino-americano, Daniel Ortega, nei confronti dei suoi oppositori politici. Le restrizioni hanno interessato membri dell'assemblea e del sistema giudiziario nicaraguense, inclusi pubblici ministeri e giudici, nonché alcuni dei loro familiari;

    è necessario sostenere in tutti i consessi internazionali la richiesta di concedere l'immediata estradizione in Italia di Alessio Casimirri, che continua a vivere a Managua sotto la protezione del Governo nicaraguense e che deve scontare in Italia sei ergastoli, cui è stato condannato in via definitiva per il suo comprovato coinvolgimento nel sequestro e nell'uccisione di Aldo Moro,

impegna il Governo:

   a condannare fermamente le misure repressive poste in essere dalle autorità nicaraguensi nei confronti dei membri dei partiti di opposizione e a chiederne l'immediato rilascio;

   a continuare a monitorare la situazione in Nicaragua e a insistere, specie in ambito europeo e multilaterale, affinché nel Paese vengano ristabiliti gli standard minimi di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e siano ripristinate condizioni basilari di credibilità democratica per le prossime elezioni;

   ad insistere con le autorità nicaraguensi per consentire il libero accesso nel Paese ad organismi internazionali, quali tra gli altri, all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), alla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (Iachr) e al suo Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (Giei), al meccanismo speciale di monitoraggio per il Nicaragua (Meseni), alle organizzazioni internazionali della società civile e alle istituzioni dell'Unione europea, al fine di garantire il rispetto dei diritti umani in Nicaragua.
(7-00708) «Quartapelle Procopio».


   La III Commissione,

   premesso che:

    nel mese di aprile 2021, dopo oltre vent'anni di occupazione, il neo Presidente americano, Joe Biden, ha ufficializzato la fine dell'impegno americano in Afghanistan e avviato il ritiro delle truppe Usa e Nato dai territori, da completare entro l'11 settembre 2021;

    nel maggio 2021, coerentemente con le forze Usa, quelle italiane, circa 800 unità impiegate nella missione «Nato resolute Support in Afghanistan», hanno anch'esse avviato la fase di ritiro;

    l'operazione si svolge in linea con gli accordi siglati a Doha il 29 febbraio 2020 tra l'amministrazione Usa e la delegazione talebana, alla presenza di Mike Pompeo e del Mullah Abdul Ghani Baradar. Quale elemento fondamentale e imprescindibile, gli accordi bilaterali di Doha impongono ai talebani l'interruzione dei rapporti con l'organizzazione terroristica Al-Qaeda e la promessa, da loro non ancora onorata, di avviare un dialogo con il Governo legittimo afghano;

    il periodo successivo alla stipula degli accordi di Doha ha comportato di fatto una veloce ripresa del potere talebano conseguentemente a una rinnovata occupazione di alcuni territori afghani;

    il drammatico dato vede la riconquista da parte dei Talebani di più territorio nel maggio e giugno 2021 che in ogni altro periodo dopo il 2001. Non solo sono colpite Kandahar e le zone limitrofe, ma anche il sud e sud-ovest, come Helmland, Uruzgan e le province di Zabul, nonché le montagne del Badakhshan nel nord-est;

    secondo i dati diffusi dall'Onu, il primo trimestre del 2021 ha registrato un aumento del 29 per cento di morti e feriti parallelamente all'aumento di casi di omicidi e violenza compiuti su donne e giovani afghani da parte delle forze talebani riportato dall'Afghanistan Protection of Civilians in Armed Conflict 2021 First Quarter report, del 37 per cento;

    il 2 marzo 2021 tre giovani donne di Jalalabad, impiegate presso l'emittente televisiva Enikaas, di età compresa tra i 20 e i 26 anni, sono rimaste coinvolte in un attacco e che il 4 marzo 2021, sempre a Jalalabad, la dottoressa Sadaf, impiegata presso il reparto di maternità nella provincia di Nangarhar, è rimasta vittima di un'esplosione compiuta da un ordigno artigianale attaccato al risciò su cui viaggiava; un episodio simile si era già verificato il 10 dicembre 2020, quando Malalai Maiwand di Nangarhar, giornalista della emittente televisiva Enikaas e attivista per i diritti delle donne, è stata uccisa assieme al suo autista in un attacco a Jalalabad contro il veicolo su cui viaggiavano. L'8 maggio 2021, in una scuola femminile di Kabul nella zona di Dasht-i Barchi, a maggioranza sciita, sono morte 85 giovani studentesse e 130 sono rimaste ferite, a seguito di diverse esplosioni indirizzate alle studentesse all'uscita del plesso scolastico;

    la recente decisione assunta sul ritiro delle truppe Usa e Nato parrebbe aver creato preoccupazione tra gli Stati confinanti nonché per l'alterazione degli equilibri geopolitici, in particolare sul versante tajiko, iraniano e pakistano;

    va considerata l'avanzata talebana con l'occupazione di Kandahar, seconda città più importante del Paese e storica ai talebani, che ha provocato episodi di violenza e uccisioni violente tra la popolazione e di collaboratori delle forze di coalizione, come dimostra il caso di Nazar Mohammed. Sarebbero attualmente in fuga oltre 150.000 persone, mentre il resto della città sarebbe sotto assedio e in alcuni territori rientranti sotto l'influenza talebana sarebbe già entrata in vigore la sharia;

    nel distretto di Balkh, 20 chilometri a nord della capitale di provincia Mazar-e-Sharif, solo per citare un esempio, i talebani hanno ordinato ai residenti di tornare alle vecchie regole, inserendo nuovamente l'obbligo di essere accompagnati da un parente maschile fuori dalla propria abitazione e portando l'hijab;

    le attuali condizioni sociali e politiche del Paese, tra povertà assoluta e continui attacchi talebani rischiano di spazzare via in poco tempo gli importanti passi in avanti compiuti dalla missione internazionale Usa e Nato a supporto delle donne e al loro libero accesso all'istruzione e alla vita pubblica, politica e sociale oltre che importanti novità introdotte con il riconoscimento dell'uguaglianza di genere sancita nel testo della nuova Costituzione, quali: l'introduzione, nel 2009, di una legge contro la violenza sulle donne (Evaw Law), l'approvazione di un piano nazionale per le donne (Napwa) nel 2008; la ratifica della Convenzione Onu per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw) nel 2003; l'approvazione di un piano nazionale per il coinvolgimento delle donne nel processo di pace nel 2015 (non ancora pienamente attuato);

    considerati i sostanziali passi avanti compiuti dal Governo legittimo di Kabul con l'introduzione di una Carta Costituzionale moderna e il mantenimento di rapporti di collaborazione con le forze di coalizione, si ricorda che, ancora oggi, come già enunciato, sono presenti nel Paese innumerevoli categorie fragili tali da necessitare supporto e attenzione, tra cui collaboratori delle forze Usa e Nato, traduttori e interpreti che hanno prestato il loro servizio e la conoscenza di un territorio ostico e impervio come quello dell'Afghanistan, nonché le loro famiglie, che rischiano di essere brutalmente uccise e indicate come traditori di Stato, come pure i bambini e i giovani nati durante la guerra e che necessitano di cure, istruzione e di vivere in un Paese stabile e pacifico,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rafforzare, in ambito bilaterale e multilaterale, la protezione e la promozione dei diritti umani, in particolare nei confronti delle donne afghane e della loro sicurezza, scongiurando altresì passi indietro nei progressi compiuti negli ambiti dell'istruzione, del lavoro e della vita sociale;

   a promuovere, in ambito bilaterale e multilaterale, progetti di cooperazione internazionale, specialmente nei campi dell'istruzione, del lavoro e del women-empowerment;

   a farsi portavoce, in ambito europeo e in sede Onu, della promozione delle politiche sull'istruzione, delle politiche giovanili e del mantenimento dell'eguaglianza di genere nel Paese;

   a impegnarsi, con massimo sforzo, nella protezione e nella salvaguardia dei collaboratori, traduttori, interpreti e operatori afghani e delle loro famiglie, impegnati a fornire supporto alle forze di coalizione;

   a promuovere l'attuazione della risoluzione n. 1325/2000 su «Donne, pace e sicurezza», approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu all'unanimità, continuando nell'impegno assunto anche dal nostro Paese per la tutela delle donne, con particolare attenzione alle donne nei Paesi in conflitto;

   a continuare, attraverso i mezzi a disposizione, nell'ambito di progetti congiunti nel Paese, la lotta al terrorismo, investendo altresì nei settori sensibili, quali intelligence e cybersicurezza
(7-00709) «Ehm, Termini, Sarli, Corda».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della transizione ecologica, il 28 luglio 2021, in Commissione istruzione del Senato ha parlato dell'impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali e il paesaggio;

   il titolare del Dicastero ha fatto riferimento anche al nucleare di «IV generazione» della Francia e al progetto tedesco di implementazione del gasdotto Nord Stream 2. Possibilità – sembra dire il Ministro con rammarico che motiva il «paradosso» – impraticabili in Italia. Come pubblicato dal giornale online «ItaliaLibera» in data 30 luglio 2021;

   si evidenzia che nell'articolo 5 del testo – allo stato risultante da fonti di stampa – del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo al nuovo regolamento di organizzazione del Ministero della transizione ecologica si legge, come competenza del Dipartimento energia: «impieghi pacifici dell'energia nucleare», nonostante due referendum popolari abbiano sbarrato la strada all'uso di questa tecnologia, oramai residuale in tutto il mondo;

   persino in Francia, visto che l'apertura a Flamanville della centrale «III plus» di Areva – «il reattore del futuro» negli annunci di Edf – è stata rinviata per l'ennesima volta al 2022, con dieci anni di ritardo sulla tabella di marcia e costi (al 2020) già quintuplicati;

   stupisce il riferimento a una «IV generazione», il cui futuro è di assai difficile e di inattuale lettura, quando i tentativi francesi – Governo e industria di Stato, Areva – sono orientati dalla tecnologia nucleare esistente, in particolare la «III plus» sia pur nelle difficoltà e nei ritardi sopra ricordati;

   la presenza del nucleare nella riorganizzazione del Ministero della transizione ecologica è stata criticata duramente dal professor Massimo Scalia, presidente della Commissione scientifica sul decommisioning, lo smantellamento dell'eredità nucleare italiana. Per il professore saremmo davanti a «un flirt del ministro con l'energia atomica» di «natura oscura». E con il già ricordato articolo 5 sulle competenze del Dipartimento energia del Ministero della transizione ecologica «si compie un salto all'indietro di oltre quarant'anni, un tuffo nella giovinezza, se non si rabbrividisse davanti ai fantasmi del passato». «Incurante – aggiunge Scalia – che l'inserimento del nucleare nella tassonomia green dell'Unione europea sia oggetto discusso da tempo e a tutt'oggi non approvato»;

   né si può condividere – aggiunge Scalia – l'«esibita, a più riprese, passione del ministro per il Ccs (Carbon capture sequestration), che trova la sua “santificazione” al punto e) dell'articolo 13 del Regolamento di riorganizzazione del ministero», dovuta alla «forte propensione del ministro a soddisfare i piani dell'Eni», come con l'impianto Ccs al largo di Ravenna previsto per il sequestro della CO2 nella produzione di idrogeno da metano. Sempre da «ItaliaLibera»;

   nell'intervento al Senato, il Ministro interrogato ha anche delineato un'accelerazione sulle energie rinnovabili, in primo luogo l'idroelettrico, aprendo all'eolico off-shore, con impianti galleggianti oltre le 12 miglia dalla costa, ed evitando la «fotovoltaicizzazione» selvaggia, che sarebbe un errore gravissimo;

   c'è da augurarsi che la rivendicazione per il Dipartimento energia del Ministero della transizione ecologica con riferimento al già citato articolo 5, relativo alla competenza: «impieghi pacifici dell'energia nucleare» sia il frutto di un mero copia/incolla delle vecchie competenze del Ministero dello sviluppo economico ora trasferite al Ministero della transizione ecologica e mai emendate, neanche dopo il referendum del 2011; ma qualche dubbio, visto il rammarico del Ministro, sorge spontaneo –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in materia di energia nucleare e se non si ritenga di adottare iniziative normative per cancellare gli «impieghi di energia nucleare», e di conseguenza la dizione stessa, dalle competenze di un Ministero nato per la transizione ecologica;

   quale sia la posizione del Ministero della transizione ecologica sul progetto di cattura e stoccaggio di carbonio (Ccs) dell'Eni, che ha presentato la richiesta di autorizzazione (istanza prot. 17286) per lo stoccaggio dell'anidride carbonica nella coltivazione al largo di Ravenna della quale è titolare e, più in generale, su nuovi investimenti sul metano.
(5-06566)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante il mese di luglio 2021 due ondate eccezionali di maltempo si sono abbattute sul Veneto con trombe d'aria, violenti temporali e fortissime grandinate che hanno colpito le province di Verona, Vicenza, Padova e Belluno, Treviso e Venezia causando enormi disagi e danni ingentissimi con allagamenti, smottamenti e devastazioni di strade, abitazioni, attività produttive, terreni agricoli, edifici e opere pubbliche;

   una serie di disagi sulle strade e danni hanno riguardato il Vicentino; i più eclatanti sono avvenuti a San Germano dei Berici, nel territorio comunale di Val Liona, dove la furia del vento ha scoperchiato la palestra della scuola elementare nonché centro polifunzionale e in più parti della città e provincia si sono segnalati allagamenti e cadute di decine di alberi che sono finiti sulla carreggiata, bloccando per molte ore la circolazione del traffico locale;

   il maltempo ha colpito fortemente anche il Basso vicentino, il Bassanese e l'Est Vicentino, da Motta di Costabissara a Monteviale, da Arcugnano a Isola Vicentina fino ai paesi lungo la Riviera Berica e a Sarego sono molte le strade allagate e gli alberi caduti;

   nell'hinterland di Bassano di Grappa, sono particolarmente colpiti Rossano Veneto e Cassola, con canali esondati e allagamenti che hanno danneggiato fortemente il comparto agricolo di zona;

   nel complesso monumentale di Villa Contarini, a Piazzola sul Brenta, nel Padovano, le forti raffiche di vento hanno danneggiato sia il patrimonio arboreo, con l'abbattimento di alberi secolari, sia lo storico edificio, mandando in frantumi finestre piombate;

   nel comune di Badia Calavena, in provincia di Verona, quindici minuti di violenta grandinata hanno lasciato cumuli di ghiaccio di altezza fino a 70 centimetri sul manto stradale, tanto da rendere necessario l'utilizzo di mezzi pesanti per liberare le strade;

   l'altopiano di Asiago è stato particolarmente colpito a Roana, Lusiana, Conco e Rotzo pesanti danni si sono verificati anche a Tonezza del Cimone, Schio, Torrebelvicino, Val d'Astico, Pedemonte, Montecchio Maggiore, Altavilla, Sovizzo, Creazzo, Chiampo e Montorso;

   a seguito di tali eventi, in risposta alle richieste pervenute dalle amministrazioni comunali interessate dai fenomeni intensi, il Presidente della giunta regionale del Veneto ha attivato l'unità di crisi e dichiarato tempestivamente lo «stato di crisi» e richiesto lo stato d'emergenza –:

   se il Governo, in considerazione della gravità e straordinarietà di tali eventi, non ritenga opportuno di deliberare quanto prima lo stato d'emergenza e adottare iniziative per stanziare risorse utili a sostegno dei primi interventi economici necessari alla popolazione colpita, come già chiesto dal presidente della Regione Veneto.
(4-09995)


   DARA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   Regione Lombardia ha deciso nei giorni scorsi di formalizzare al Governo la richiesta dello «stato di emergenza» per le province di Como, Varese, Lecco, Sondrio, Cremona e Mantova a seguito degli straordinari eventi meteorologici che nel mese di luglio con pioggia intensa grandinate record e raffiche di vento fortissimo hanno duramente danneggiato il territorio e le attività agricole e produttive di zona;

   la frana che si è abbattuta sopra Blevio, nella frazione Sopravilla, sulla sponda orientale del Lago di Como è stata una delle conseguenze più gravi dell'ondata di maltempo sul territorio Comasco e Lecchese che a causa dei torrenti in piena hanno provocato smottamenti e isolato diverse frazioni della cittadina con fango, massi, allagamenti e dissesti causando danni per milioni di euro;

   in provincia di Varese la strada tra Porto Ceresio e Luino, dal chilometro 0 al chilometro 10, in entrambe le direzioni è stata chiusa a causa di una frana sulla carreggiata;

   molto colpita è anche la provincia di Mantova dove nel comune di Moglia il nubifragio con forti raffiche di vento e grandinate record ha scoperchiato le coperture di diverse abitazioni private, interrotto strade con la caduta di pali della rete elettrica che hanno bloccato la circolazione locale e danneggiato impianti fotovoltaici;

   nel comune di Gonzaga si sono registrate strade allagate, interruzione della corrente elettrica e comunicazioni, tetti e automobili distrutti dalla grandinata e coperture divelte di capannoni industriali e stalle;

   a causa del violentissimo maltempo, che si è abbattuto su tutto il territorio comunale di Gonzaga, con ordinanza sindacale è stata disposta, oltreché la chiusura di diversi immobili comunali per inagibilità, anche l'interdizione al pubblico del chiostro della biblioteca comunale per pericolo di caduta di tegole dal tetto;

   il bilancio parziale dei danni a Gonzaga è pesantissimo; la stima per i privati, attività produttive e patrimonio comunale supera i cinquanta milioni di euro ed è ancora in corso;

   attualmente gli uffici comunali hanno registrato 25.075.023,60 euro di danni per i privati e 19.891.355,27, euro per le attività produttive, a cui si aggiungono 5.200.000 euro a carico del patrimonio comunale;

   nel frattempo, prendono corpo iniziative spontanee di volontariato per risolvere il problema degli scarti verdi e dei detriti generati dalla violenta tempesta. Le squadre di operatori messe in campo, oltre agli operai comunali, non sono sufficienti per far fronte in tempi brevi alle conseguenze della devastazione, così numerosi cittadini, senza attendere, hanno scelto di pulire strade e marciapiedi, raccogliere detriti, liberare tombini –:

   se il Governo, in considerazione della gravità e straordinarietà di tali eventi, non ritenga opportuno deliberare quanto prima lo stato d'emergenza e adottare iniziative per stanziare risorse utili a sostegno dei primi interventi economici necessari alla popolazione colpita come già chiesto dal presidente della Regione Lombardia.
(4-09996)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, gli Stati Uniti d'America hanno reso noto che non intendono revocare a breve termine le restrizioni all'accesso sul territorio americano attualmente in vigore, il cosiddetto «Travel Ban», introdotte nella fase iniziale della pandemia da Covid-19;

   il prolungamento delle restrizioni viene motivato con i rischi connessi all'elevata trasmissibilità dovuta alla variante Delta e con l'aumento dei contagi negli Usa;

   attualmente è vietato l'ingresso nel territorio americano di chi abbia soggiornato, nei 14 giorni precedenti, in alcuni Paesi tra i quali i 26 dell'area Schengen;

   le uniche persone autorizzate a entrare sono i cittadini americani e i detentori della Green Card. Restano esclusi tutti i possessori di visti lavorativi come molti lavoratori italiani ed europei, che si vedono negati il diritto di rimettere piede nella nazione in cui hanno famiglia e lavorano;

   si tratta di studenti, ricercatori, medici, manager, investitori, imprenditori, impiegati e molti che, per urgenti motivi familiari, sono ritornati in Italia e non riescono più a varcare il confine degli Stati Uniti;

   queste persone vivono, oltre al danno economico per il mancato espletamento delle proprie attività professionali e lavorative, anche le sofferenze derivante dalla separazione forzata dalle proprie famiglie, con danni incalcolabili in termini affettivi;

   ad essere colpiti dal Travel Ban vi sono anche i connazionali bloccati negli Usa che non possono ritornare in Italia per paura di non poter più rientrare negli Stati Uniti. Tra questi vi sono anche coloro a cui sono scaduti i visti e che aspettano da tempo il rinnovo presso l'Ambasciata a Roma o nei consolati di Milano, Firenze e Napoli;

   la scelta di mantenere le restrizioni del Travel Ban ha lasciato basiti numerosi partner europei. Pochi giorni prima il Presidente Biden aveva dichiarato che nei giorni successivi ci sarebbe potuto essere un allentamento;

   il mantenimento del Travel Ban assume i contorni della beffa in quanto, dal 16 maggio 2021, le nazioni dell'Unione europea hanno aperto i confini comunitari ai turisti americani vaccinati o che presentano un tampone negativo, anche per salvare la stagione turistica e permettere alle migliaia di persone impiegate nei servizi turistici di poter lavorare a sostegno della ripresa –:

   cosa intenda fare e cosa abbia già fatto il Governo affinché venga riconosciuta la condizione di reciprocità nelle modalità di spostamento da e per gli Usa, con particolare riferimento alla situazione dei nostri connazionali bloccati in Italia o in Usa.
(5-06561)


   COMENCINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i programmi di accoglienza dei minori stranieri, di cui all'articolo 33 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e agli articoli 8 e 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, sono stati «temporaneamente» sospesi, a causa della situazione epidemiologica, dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali con comunicazione in data 15 giugno 2020;

   i periodi di risanamento non sono mai stati classificati tra le attività che, per stato di necessità, possono essere svolte in deroga alle misure adottate contro la pandemia;

   il Governo, a seguito di diversi atti di sindacato ispettivo, ha affermato la piena disponibilità a trovare con il Governo bielorusso specifiche modalità, al fine di riprendere i programmi solidaristici, tuttavia ciò non si è verificato;

   nonostante ciò, però, non si è ancora trovata una soluzione al fine di accogliere i minori, benché la compagnia nazionale bielorussa «Belavia» abbia già fatto sapere di essere disposta di mettere a disposizione dei voli protetti (Covid tested) per bambini e accompagnatori e stia già lavorando per la loro programmazione;

   molte associazioni interessate dai programmi di accoglienza hanno ribadito di essere pronte a proporre protocolli di sicurezza, così come le famiglie italiane interessate si sono dimostrate disponibili ad adottare le necessarie misure di tutela della salute dei minori bielorussi;

   il Dipartimento affari umanitari della Bielorussia ha dichiarato che da parte bielorussa vi è la volontà di riaprire i programmi di accoglienza, tenendo conto che, rispetto alla situazione dell'estate scorsa e delle vacanze natalizie, la progressione importante della campagna vaccinale in entrambi i Paesi ha cambiato la prospettiva in previsione della riapertura –:

   se il Governo si stia adoperando al fine di riaprire a breve, di comune accordo con il Governo bielorusso e in piena sicurezza sanitaria per la tutela dei minori e dei loro accompagnatori, i programmi di accoglienza e risanamento terapeutico, in occasione delle vacanze scolastiche.
(5-06562)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, BERLINGHIERI e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che ad alcuni cittadini turchi attualmente in Italia, che fanno parte di Hizmet, il movimento che fa capo a Fethullah Gülen, il predicatore islamico considerato da Ankara l'ideatore del colpo di Stato fallito il 15 luglio 2016, siano stati cancellati all'improvviso i passaporti e revocati i titoli di studio;

   Hizmet per la Turchia è il Fethullahçı Terör Örgütü (FETÖ), ovvero il gruppo terroristico dei seguaci di Fetullah. Chiunque ne faccia parte è automaticamente un nemico dello Stato. La «comunità gulenista» in Italia, conta poche centinaia di persone che vivono una situazione difficile. Ci sono 4 associazioni interculturale nel nostro Paese che si ispirano ai princìpi dell'Hizmet a Milano, Roma, Modena e Venezia;

   alcune persone di queste associazioni hanno raccontato di non aver potuto registrare la neonata al consolato turco in Italia, seppur con tutti i documenti in regola, poiché i funzionari si sono rifiutati di registrarla, senza alcuna giustificazione; altri hanno invece riferito, che al momento della registrazione del neonato, sono stati cacciati perché risultavano essere stati denunciati in Turchia, altri ancora che si sono visti annullare la propria laurea;

   dall'ambasciata turca a Roma parrebbe che abbiano riferito che «le procedure di registrazione all'anagrafe dei figli dei nostri cittadini vengono eseguite senza alcuna restrizione» a meno che i documenti siano incompleti. Cosa che però non sarebbe applicabile ai casi citati;

   se tali vicende fossero vere, sarebbe molto spiacevole che sul nostro territorio possano accadere queste cose senza che vengano fornite chiare risposte agli utenti –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito ai fatti riportati in premessa e qualora corrispondessero al vero, quali iniziative intenda intraprendere nei confronti della Turchia per favorire il ripristino dei diritti di tali cittadini turchi in Italia.
(5-06563)


   LUPI e TASSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in vista delle elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es che si terranno il 3 dicembre 2021 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha lanciato una campagna informativa istituzionale su ruolo e funzioni dei comitati elettivi che rappresentano i connazionali all'estero;

   la campagna permetterà ai cittadini italiani di prendere coscienza delle principali caratteristiche del Comites; significato, estensione, ripartizione geografica, attività e competenze, composizione;

   istituiti nel 1985, i Comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono tremila connazionali iscritti nell'elenco;

   a questo importante appuntamento elettorale potranno partecipare gli elettori, in possesso dei requisiti di legge per l'elettorato attivo, residenti e iscritti all'Aire;

   ai sensi del comma 3 dell'articolo 15 della legge n. 286 del 2003, «entro trenta giorni successivi alla indizione delle elezioni possono essere presentate le liste dei candidati, sottoscritte da cittadini italiani...» autenticate da pubblici ufficiali che attesta che la sottoscrizione è stata apposta in sua presenza, previo accertamento dell'identità del dichiarante, indicando le modalità di identificazione, la data e il luogo di identificazione, il proprio nome, cognome e la qualifica rivestita apponendo la propria firma e il timbro dell'ufficio;

   il voto si svolge per corrispondenza, ma – a differenza delle elezioni politiche e dei referendum – il plico elettorale viene spedito soltanto agli elettori che abbiano presentato espressa richiesta di iscrizione nell'elenco elettorale, almeno trenta giorni prima della data stabilita per le votazioni;

   i cittadini italiani residenti all'estero e iscritti all'Aire possono iscriversi sin da ora nell'elenco elettorale attraverso il portale dei servizi consolari;

   l'articolo 14, comma 1, della legge 21 marzo 1990 n. 53, prevede che i membri del Parlamento possano effettuare le autenticazioni delle sottoscrizioni, previste dalla normativa vigente ai fini della presentazione delle liste per le consultazioni elettorali –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire se, alla luce della normativa sopracitata, i membri del Parlamento, muniti di apposito timbro rilasciato per l'autenticazione delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali e dei quesiti referendari, possano autenticare anche le liste dei candidati per il rinnovo dei Comites che si terranno il 3 dicembre 2021.
(5-06564)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo ha il compito istituzionale di tutelare il patrimonio nell'ambito del territorio di competenza e di cooperare con la regione e gli enti territoriali per la sua valorizzazione. L'organo periferico della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo è in grave sofferenza da tempo, perché non riesce ad avere un Soprintendente stabile e questo crea disfunzioni all'attività amministrativa. Dall'anno 2018 si sono succedute ben quattro figure nel ruolo di Soprintendente di Siena, Grosseto e Arezzo: la dottoressa Di Bene, il dottor Pessina, il dottor Muzzi, la dottoressa Valente. Quest'ultima ricopre il ruolo ad interim, quindi in via temporanea, e a quanto consta all'interrogante, sembrerebbe essere in predicato di lasciare la sede, che, quindi, diverrebbe di nuovo vacante e non sarebbe dato sapere per quanto tempo;

   il territorio della provincia di Siena comprende ben quattro siti Unesco, ed è in larga parte sottoposto al vincolo paesaggistico. Il comune di Siena, oltre ad avere circa il 90 per cento del territorio soggetto a vincolo paesaggistico su decreto, conta molti immobili sottoposti a vincolo monumentale. Il ruolo e la regia della Soprintendenza come ente amministrativo è essenziale nel fornire risposte certe e tempestive ai cittadini, per cui non è ammissibile l'assenza della figura apicale. Si pone un ulteriore e gravoso problema inerente alle pratiche di sanatoria paesaggistica di cui all'articolo 167 del codice dei beni culturali ed alle recenti pronunce della giurisprudenza del Consiglio di Stato che rischia di tenere ulteriormente bloccate le numerose richieste da parte dei cittadini di regolarizzare le difformità esistenti. Anche a tal proposito è necessario che la Soprintendenza adotti un orientamento chiaro, una linea guida predeterminata per evitare ritardi e inefficienze, e rispondere ai criteri che la legge impone alla pubblica amministrazione: efficienza, efficacia, economicità –:

   se sia a conoscenza della situazione sopra illustrata;

   se non ritenga opportuno, con urgenza, provvedere alla nomina di un Soprintendente presso la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, stabile, in via definitiva, esclusivamente dedicato al territorio di competenza, rispondente ai requisiti di competenza, professionalità e che si insedi stabilmente a capo dell'Ufficio, dedicandosi a tempo pieno all'attività amministrativa delle tre province di competenza.
(3-02443)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con un emendamento, a firma dell'interrogante, approvato il 3 luglio 2020 in Commissione Bilancio alla Camera durante l'iter di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, è stato assegnato con legge alle città di Bergamo e Brescia il titolo di Capitali italiane della Cultura per l'anno 2023;

   l'attribuzione di tale titolo contribuisce in modo significativo al rilancio culturale ed economico di uno dei territori maggiormente colpiti dalla pandemia da Covid-19;

   dal 9 luglio 2017 le Mura venete di Città Alta a Bergamo sono inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco nell'ambito del sito seriale transnazionale «Le opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale»;

   con lettera del 7 marzo 2019 l'interrogante segnalava alla dottoressa Mechtild Rössler, direttrice del Comitato del Patrimonio mondiale dell'Unesco, alcune criticità relative al progetto di realizzazione del «Parking Fara» in un'area a pochi metri di distanza dalle Mura venete tutelate dall'Unesco;

   il 20 marzo 2019 la dottoressa Mechtild Rössler rispondeva all'interrogante: «Siate certi che il World Héritage Centre ha preso debita nota delle vostre preoccupazioni per quanto riguarda le potenziali minacce al Patrimonio mondiale e che stiamo seguendo la questione da vicino con lo Stato italiano»;

   da numerosi anni alcuni comitati locali, come il Comitato «NoParkingFara», svolgono un'azione di informazione e sensibilizzazione rispetto ai rischi legati alla realizzazione del parcheggio;

   i siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale sono sottoposti ad un costante monitoraggio da parte dell'Unesco, che verifica la conservazione nel tempo dei valori universali eccezionali per i quali essi hanno ottenuto l'iscrizione: quelli soggetti a pericoli che possono causarne la perdita o il grave danneggiamento sono iscritti nella Lista del patrimonio in pericolo, periodicamente aggiornata;

   Venezia, iscritta nella Lista del patrimonio dal 1987, ha recentemente rischiato di essere inserita nella Lista del patrimonio in pericolo. Tale decisione è stata evitata grazie all'intervento del Governo italiano col decreto-legge n. 103 del 2021;

   se un sito perde le caratteristiche per le quali era stato iscritto nella Lista del patrimonio, l'Unesco può decidere di cancellarlo dalla Lista del patrimonio mondiale, come è successo recentemente al Porto di Liverpool;

   durante i lavori della 44a sessione del Comitato del patrimonio mondiale dedicata allo stato di conservazione dei siti, è stata adottata la decisione 44 COM 7B.43 con la quale l'Unesco ha chiesto «allo Stato italiano di conformarsi alle raccomandazioni dell'ICOMOS concernenti il progetto del parcheggio Fara e, in particolare, di presentare l'Heritage Impact Assessment richiesta da ICOMOS nel dicembre 2019 con urgenza...»;

   la prosecuzione del progetto «Parking Fara» metterebbe a rischio il mantenimento delle Mura Venete all'interno della Lista del patrimonio con conseguente danno all'immagine, al turismo, alle attività commerciali e produttive della città di Bergamo e della sua provincia;

   il danno non riguarderebbe solo la città di Bergamo, ma l'intero Paese, perché sarebbe irrimediabilmente compromessa l'immagine internazionale dell'Italia nella sua capacità di tutelare il proprio patrimonio storico-artistico;

   l'attuazione del progetto comprometterebbe anche lo sviluppo del programma degli eventi del 2023, quando Bergamo sarà Capitale italiana della Cultura, occasione unica per il rilancio del territorio –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, d'intesa con il comune di Bergamo, intenda assumere per superare il progetto del «Parking Fara» ed evitare che esso possa comportare l'inserimento delle Mura Venete nella Lista del patrimonio Unesco in pericolo.
(4-10000)


   SALTAMARTINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il colosso statunitense del commercio elettronico Amazon in questi giorni si è aggiudicato per 10,5 milioni di euro l'ex rimessa Atac di piazza Ragusa in via Tuscolana. È quanto si apprende in un articolo pubblicato il 30 luglio 2021 dal quotidiano La Repubblica in cui si precisa che «il colosso mondiale delle vendite a domicilio è stato l'unico partecipante all'asta, aggiudicandosi un immobile di pregio che la stessa Atac aveva valutato ben oltre il prezzo finale. Secondo una perizia interna all'azienda – prosegue l'articolo – il valore di mercato di quell'edificio sarebbe stato di 14 milioni»;

   infine, a quanto riferisce La Repubblica, «la notizia dell'acquisto di piazza Ragusa non è l'unica: ancora nei giorni scorsi Amazon ha presentato una manifestazione di interesse ad Atac per rilevare gli altri due gioielli del patrimonio della municipalizzata: la rimessa di San Paolo e quella di piazza Bainsizza»;

   quanto sta accadendo sugli ex depositi Atac di piazza Ragusa, piazza Bainsizza e San Paolo appare paradossale: da un lato, Roma Capitale le aveva inserite tra le sue proposte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) come possibili depositi dei mezzi elettrici ma allo stesso tempo sono state messe all'asta;

   il 22 novembre 2018, la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi aveva presentato con entusiasmo quella che la stessa aveva definito «un'altra sfida vinta»: una rifunzionalizzazione a scopi socio-culturali di 3 «rimesse» dell'Atac – Azienda per i trasporti autoferrotranviari del Comune, abbandonate da anni e decenni e volte a dare nuova vita, diventando luoghi di incontro e «location» per eventi socio-culturali;

   in una memoria di novembre 2020 la giunta capitolina aveva, poi, annunciato l'acquisto della storica struttura di Prati insieme a quella di piazza Ragusa al Tuscolano, attualmente date in affidamento solo per attività temporanee. A conferma della volontà del Campidoglio a febbraio 2021 con un emendamento al bilancio per l'operazione immobiliare venivano stanziati quasi 33 milioni di euro. Invece lo scorso 22 aprile l'asta per i 17.000 metri quadrati di superfici, di cui 7.000 coperti è andata deserta; Sindaca e maggioranza, ad avviso dell'interrogante, hanno dimostrato una volta di più di avere poche idee e confuse, con un tasso di disinteresse per Roma che va oltre ogni immaginazione;

   la costruzione del complesso di piazza Ragusa, iniziata dalla Società trasporti automobilistici nel 1928 ha subito diverse modifiche fino ad arrivare al suo stato attuale nel 1955. Dopo l'acquisto da parte del Comune di Roma dalla S.t.a., l'autorimessa fu utilizzata da Atac per il ricovero e le lavorazioni sugli autobus, fino alla sua chiusura nel marzo del 2008 da Trambus. Un edificio vincolato nel 2015 dal Ministero per i beni e le attività culturali per il suo interesse storico-artistico;

   il complesso immobiliare è stato sottoposto a decreto di vincolo per interesse storico e artistico ai sensi dell'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modifiche e integrazioni emanato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio;

   l'alienazione del bene e la sua successiva trasformazione in polo logistico pone seri dubbi di compatibilità con i vincoli storico architettonici apposti sul manufatto e sulla sostenibilità dell'intera operazione che evidentemente mira a stravolgere l'impianto architettonico della città –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di tutelare la struttura di piazza Ragusa ricadente in un'area così preziosa dal punto di vista paesaggistico e storico-artistico.
(4-10003)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, ZENNARO, PICCHI, POTENTI e PATASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 29 luglio 2021, UniCredit s.p.a. con proprio comunicato stampa, ha reso noto che il Gruppo e il Ministero dell'economia e delle finanze, nella sua qualità di azionista di maggioranza di Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a., «hanno approvato i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di MPS, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio. A tal fine, avvieranno interlocuzioni in esclusiva per verificare la fattibilità dell'operazione»;

   all'uopo, si ricorda, che nel 2017 un accordo con la Commissione europea (Dg Comp) aveva previsto la ricapitalizzazione precauzionale di 5,4 miliardi di euro dell'istituto bancario con la partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze come azionista di maggioranza con il 68,2 per cento del capitale sociale ed un piano di ristrutturazione da svolgersi nel corso di cinque anni;

   il significativo sforzo compiuto dall'erario per risanare l'istituto ha portato la banca ad avere un Npe ratio al 4,4 per cento fra i più bassi sul panorama italiano, con un CET1 ratio al 10,4 per cento previsto in aumento, e un reddito netto positivo per 119 milioni nel primo trimestre 2021;

   il rimbalzo del sistema economico dopo la crisi pandemica suggerisce che questi risultati positivi si consolideranno, a maggior ragione alla luce della positiva soluzione del contenzioso con la Fondazione Mps e di altre cause legali;

   di converso, il risultato negativo dello stress test, con la connessa esigenza di ricapitalizzazione, era anticipato dall'ultimo piano industriale dell'istituto, perché dipende in larga parte dalla revisione dei parametri Bce di stima degli attivi ponderati per il rischio, con impatti sui requisiti patrimoniali di tutte le banche;

   a fronte di questo percorso virtuoso l'ipotesi di privatizzazione allo studio potrebbe comportare, non solo, una soppressione di parte dei circa 1.400 sportelli, con riflessi negativi sul territorio, ma anche l'incertezza lavorativa per 21 mila lavoratori (con circa 6.000 esuberi attesi) –:

   quali siano i costi diretti e indiretti per l'erario derivanti dall'ipotesi di privatizzazione allo studio, in particolare per quanto riguarda il costo degli esuberi, i costi derivanti dall'impegno a stabilizzare il Cet1 di Unicredit dopo l'acquisizione, l'impiego delle attività per imposte differite, e l'onere da sostenere per l'acquisizione delle componenti di attivo non comprese nell'accordo, ove ricada su istituti che rientrino nel perimetro pubblico.
(3-02442)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BIGNAMI, OSNATO e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Monte dei Paschi di Siena (Mps) costituisce la più antica esperienza bancaria esistente in Italia con oltre 20.000 dipendenti e 1.800 sportelli;

   la Banca ha subito nell'ultimo decennio un rilevante deterioramento, in larga parte attribuibile all'operazione di acquisizione di Antonveneta che ha indotto ad avviare operazioni spericolate;

   la storia dell'Istituto è stato fortemente contaminata da interferenze di rilievo politico da parte dei partiti della sinistra italiana;

   in questo scenario, sinteticamente riassunto per esigenze di economia di economia espositiva, alla fine del 2016 il Governo decise di entrare nel capitale di Mps utilizzando il decreto-legge «Salvarisparmio», acquisendo così il Ministero dell'economia e delle finanze, allora guidato dal Ministro Padoan, il 68 per cento dell'Istituto, piano approvato dall'Unione europea con la previsione dell'uscita del Ministero dell'economia e delle finanze entro cinque anni, entro la fine del 2021;

   il 29 luglio 2021 Unicredit ha formalizzato il proprio interesse per Mps che si concretizzerebbe nell'acquisizione dell'istituto a condizioni assai chiare; niente Npl (i crediti «deteriorati» dovrebbero andare ad Amco, a condizioni già evidenziate in uno specifico atto di indirizzo presentato da FdI in sede parlamentare), né cause legali legate agli aumenti del 2011-2014-2015, nessun impatto sul capitale, grazie alla dote del Tesoro da 2,2 miliardi di euro, un possibile futuro aumento di capitale, con un significativo abbattimento dei livelli occupazionali in buona parte coperti da un ulteriore contributo statale ad hoc, rispettando il termine con l'Unione europea. In questa prospettiva, pur tralasciando che l'attuale Presidente di Unicredit, e Mps ovvero Ministero dell'economia e delle finanze, ed anche qui tralasciando che l'attuale Presidente di Unicredit è proprio l'ex Ministro Padoan è del tutto evidente che le condizioni poste appaiono particolarmente gravose esponendo lo Stato per ulteriori 10 miliardi, che si sommano ai 5 miliardi già riversati negli anni passati, senza alcuna garanzia di tutela per il patrimonio e il marchio di Mps, oltre che per i dipendenti che potrebbero subire riduzioni anche pari al 25 per cento;

   in questo scenario appare necessario verificare se effettivamente non sussistano ulteriori ipotesi di intervento che contemplino anche una revisione del termine quinquennale assunto in sede di Unione europea e che consentirebbe una maggior agibilità al Ministero dell'economia e delle finanze al fine di conseguire, la tutela da un lato degli investimenti effettuati, dall'altro del patrimonio, del marchio, dei dipendenti di Mps –:

   in che modo il Governo intenda tutelare il marchio, il patrimonio e i dipendenti del Monte dei Paschi di Siena.
(5-06565)


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia è aumentata, negli ultimi anni, la quota di Pil spesa in ricerca e sviluppo. Aumenti che, però, lasciano il nostro Paese lontano dagli Stati europei che più investono in questi settori e ancora distante dall'obiettivo previsto dall'Unione europea per il 2021;

   se gli altri Paesi virtuosi superano tutti ampiamente il 3 per cento del Pil dedicato a queste spese per investimento, l'Italia, dalle ultime rilevazioni segna un dato non incoraggiante, fermandosi all'1,53 per cento. Gli investimenti in ricerca e sviluppo, rappresentano un vettore di produttività e consentono alle imprese del nostro Paese di competere in maniera efficace in mercati internazionali il cui dinamismo sta rapidamente aumentando, man mano che la contingenza economica dovuta all'epidemia da COVID-19 gradatamente perde vigore;

   come rilevato nelle relazioni annuali della Commissione europea, per il nostro Paese un maggior investimento in innovazione potrebbe avere ricadute particolarmente positive, in particolare per le piccole e medie imprese. Gli investimenti in innovazione migliorerebbero la produttività e le prospettive di crescita nel medio e lungo termine. In particolare, tali investimenti aumenterebbero la produttività nell'Italia meridionale e consentirebbero di attenuare le debolezze delle imprese più piccole;

   lo stato dell'arte della disciplina di favore relativa agli investimenti in ricerca e sviluppo è fotografato dalla legge di bilancio 2021, con la quale è stato potenziato il credito d'imposta relativo, senza tuttavia risolvere alcune criticità inerenti all'applicazione dell'agevolazione. Si fa riferimento, in particolare, alla oggettiva difficoltà per i beneficiari di individuare con precisione gli investimenti agevolabili, con il rischio, quindi, di incorrere negli accertamenti del Fisco e nella irrogazione di pesanti sanzioni;

   non solo, il credito d'imposta accordato, sebbene considerevole (20 per cento su investimenti a tetto massimo di 4 milioni di euro) rappresenta forse ancora uno strumento poco attraente per le piccole e medie imprese, ancora troppo refrattarie ad investire nello sviluppo del proprio patrimonio intellettuale –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per potenziare gli strumenti di agevolazione alle spese in ricerca e sviluppo, ulteriormente incrementando la misura del credito d'imposta previsto all'articolo 1, comma 1064, legge n. 178 del 2020.
(5-06567)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in merito al tema della rigenerazione urbana, con la legge di bilancio 2020, all'articolo 1, comma 219, è stato introdotto il «Bonus facciate», una misura che prevede la possibilità per i cittadini di detrarre il 90 per cento delle spese sostenute per la ristrutturazione delle facciate esterne degli edifici;

   il bonus può essere usato con detrazione Irpef in cinque anni, cioè pagando anticipatamente i costi e poi avendo un rimborso mediante sconto sulle tasse in cinque quote annuali. Diversamente si può usare la cessione del credito o lo sconto in fattura;

   si tratta di un provvedimento che, non solo, ha dato e continua a dare un notevole impulso al processo di rigenerazione urbana dei centri residenziali di molti comuni italiani, ma che ha generato un importante indotto economico per il comparto produttivo dell'edilizia;

   secondo la relazione che ha accompagnato l'approvazione della legge di bilancio 2020; infatti, l'impatto della manovra sarebbe stato stimato, per il solo anno 2020, attorno ad una spesa pari a circa 4 miliardi di euro: la ratio della norma è proprio quella di favorire la riqualificazione del tessuto urbano esistente e, al tempo stesso, di dare respiro alle imprese che operano nel settore delle costruzioni;

   la possibilità di accesso alla misura, tuttavia, scadrà il 31 dicembre 2021, dato che al momento non è stata prevista alcuna possibilità di proroga;

   in sede di approvazione alla Camera dei deputati del cosiddetto decreto «Semplificazioni» (decreto-legge n. 77 del 31 maggio 2021), l'interrogante ha presentato un ordine del giorno che ha impegnato il Governo a valutare la possibilità di prevedere l'estensione del «Bonus facciate» anche per gli edifici ricadenti al di fuori delle zone urbane classificate come A e B secondo il decreto ministeriale del 2 aprile 1968 n. 1444;

   l'accoglimento da parte del Governo del suddetto ordine del giorno, ha sottolineato la profonda attenzione da parte dell'Esecutivo su un tema di così fondamentale importanza, per la tutela del paesaggio e per il sostegno alla rigenerazione urbana delle nostre città, oltre che per il sostegno al settore edile;

   facendo seguito a quanto sopra riportato, si renderebbe dunque opportuno prevedere con futuri decreti o in sede di discussione della futura legge di bilancio 2022, la possibilità che il cosiddetto «Bonus facciate» possa essere esteso quantomeno fino al 31 dicembre 2023, al pari di quanto il Governo intenderebbe fare con la misura «Superbonus 110 per cento» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno valutare l'adozione di iniziative per l'estensione del «Bonus facciate», secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 219, della legge di bilancio 2020, al 31 dicembre 2023, nel pieno rispetto dei vincoli di bilancio.
(4-10004)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   l'8 marzo 2020 è scoppiata una grave rivolta nella casa circondariale Sant'Anna di Modena nella quale sono morti nove detenuti, direttamente nell'istituto penitenziario o mentre, in condizioni d'emergenza senza che però nessuno li ritenesse in pericolo di vita, venivano trasportati verso altri istituti;

   su ciò che accadde in quelle circa 60 ore sono state svolte indagini contro ignoti, con le ipotesi di reato di omicidio colposo e morte come conseguenza di altro delitto;

   in una lettera pervenuta alle agenzie di stampa e indirizzata anche al Ministro interrogato da uno dei detenuti allora presenti alla rivolta e ai trasferimenti in cui si legge, tra l'altro: «Molti detenuti, alcuni in palese stato di alterazione probabilmente dovuto all'assunzione di farmaci, furono violentemente caricati e colpiti al volto con manganellate anche coi “tondini in ferro pieno” che si usano per effettuare la battitura nelle celle. Alcuni di questi a cui non fu dato nessun supporto medico morirono nel giro di pochi minuti»;

   il Ministro interrogato ha espresso una forte e decisa presa di posizione durante l'informativa alla Camera dei deputati sulle gravi violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere in cui ha annunciato che al Dap è stata istituita una nuova commissione ispettiva interna che visiterà tutti gli istituti dove si sono verificati i gravi eventi del marzo 2020 e che deve indagare al suo interno e deve scoprire cosa accade dietro quei muri perché i fatti di Santa Maria dimostrano che la capacità di indagine interna non c'è stata;

   sul quotidiano «il Dubbio» in data 26 luglio 2021 è comparsa la notizia «Trasferì da Modena i reclusi, ora è nel pool del Dap che dovrà far luce sui pestaggi: Marco Bonfiglioli, il dirigente del provveditorato regionale che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti dal carcere Sant'Anna dopo le rivolte, fa parte della commissione istituita su impulso della ministra Cartabia» e ancora: «Nel pool è presente anche Marco Bonfiglioli, il dirigente del provveditorato regionale che dispose e coordinò il trasferimento dei detenuti dal carcere Sant'Anna di Modena, tra i quali quelli che morirono durante il viaggio, o all'arrivo, verso le altre carceri. Non è un dettaglio da poco, perché se da una parte c'è stata un'archiviazione del procedimento relativo alla morte di otto persone detenute del carcere modenese avvenuta all'indomani delle rivolte del marzo 2020, dall'altra rimane ancora in piedi la nona morte: quello del detenuto Salvatore Piscitelli, morto ad Ascoli durante il trasferimento» –:

   quali criteri siano stati individuati per la selezione dei componenti della sopracitata commissione ispettiva istituita dal Ministero della giustizia;

   se il Ministro interrogato non consideri opportuno, anche al fine di evitare polemiche e speculazioni e garantire la più totale imparzialità nell'operato della commissione, adottare iniziative affinché tra chi ha il compito di verificare che non vi siano stati abusi non ci siano le stesse persone che in quei giorni hanno avuto compiti dirigenziali e di coordinamento;

   per quale motivo siano stati esclusi dalla composizione della commissione figure come i Garanti dei detenuti, e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno integrare i membri della commissione anche con queste e altre figure, anche per evitare strumentalizzazioni e polemiche sull'importante operato di indagine della commissione.
(2-01297) «Pini, Cenni, Orfini, Gribaudo, Raciti, Pizzetti, Ceccanti, Siani, Viscomi, Ciagà, Bruno Bossio, Rizzo Nervo, Boldrini, Frailis, Incerti, Pollastrini, Ungaro, Schirò, Sensi, Avossa, Mura, Magi, Fratoianni, Verini, Lacarra, Nitti, Prestipino, Migliore, Andrea Romano, Zan».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIZZO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il comma 984 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevede un piano per l'assunzione straordinaria di personale della Polizia penitenziaria con validità quinquennale a decorrere dal 2021;

   in particolare, i contingenti massimi previsti prevedono l'assunzione negli anni 2021-2022 fino a 200 unità, di 510 unità per ognuno degli anni 2023-2024 e di 515 unità per l'anno 2025;

   recenti notizie di stampa registrano il raggiungimento di un accordo tra il dipartimento dell'amministrazione carceraria del Ministero di giustizia e le principali sigle sindacali di categorie che prevede l'aumento di 200 unità nelle file della Polizia penitenziaria necessari a colmare le vacanze organiche presenti nelle strutture carcerarie in Sicilia;

   tra queste strutture che soffrono di una cronica vacanza organica vi è la casa circondariale di Caltagirone;

   l'istituto è composto da 8 sezioni di cui 2 ospitano i detenuti cosiddetti protetti (sex offenders, ex appartenenti alle forze dell'ordine e altre persone indagate o condannate per reati considerati riprovevoli dal resto della popolazione detenuta);

   diverse notizie di stampa, evidenziano come nella struttura carceraria di Caltagirone negli ultimi due anni si siano registrati e comunque risolti in maniera ottimale, tentativi di rivolta, casi di aggressione nei confronti del personale della polizia penitenziaria o tra gli stessi detenuti, proteste e tentativi di evasione, denunce delle principali sigle sindacali che hanno più volte protestato per le complesse condizioni di lavoro del personale ivi assegnato –:

   quali siano le vacanze organiche della casa circondariale di Caltagirone che verranno coperte con le assunzioni di personale previste e indicate in premessa, con particolare riferimento ai funzionari di polizia penitenziaria dell'area contabile;

   quali percorsi formativi, lavorativi ed inclusivi siano in corso o prossimi ad essere avviati tra la casa circondariale di Caltagirone e gli enti locali ricadenti nello stesso territorio a favore dei detenuti ospitati;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria impiegati presso il carcere di Caltagirone.
(4-10001)


   VITO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza del 12 luglio 2021, il tribunale per i minorenni di Catanzaro ha ordinato, con provvedimento immediatamente esecutivo, il rimpatrio della minore I.V.G. nel Regno Unito, suo Paese di nascita, ai fini del ricongiungimento con il padre U.P.;

   la bambina era arrivata in Italia con la madre E.G., di Diamante (Cosenza), in data 31 gennaio 2021, per una permanenza di pochi giorni successivamente prolungatasi a causa di un problema di salute che impediva alla donna di affrontare il viaggio di ritorno nel Regno Unito;

   stando a quanto riportato nella memoria depositata dalla madre E.G., presso il tribunale di Catanzaro – «dall'arrivo in Italia (...) I.V. è tornata ad essere la bambina felice come da anni non lo era più, vivendo in un contesto pienamente sereno ed accudente» pertanto, ha spiegato la madre «se la minore ritornasse in Inghilterra subirebbe danni fisici e psichici irreversibili, si è ben integrata in Italia e la separazione dalla madre sarebbe un danno grave»;

   nella sua deposizione, inoltre, la signora ha dichiarato di essere stata vittima di episodi di violenza domestica da parte del padre di I.V., che è stato denunciato anche presso la questura di Cosenza;

   a ciò si aggiunga che, peraltro, il numero di contagi dovuti alla diffusione del virus Sars-Cov-2 in Gran Bretagna continua ad essere estremamente elevato e, dunque, la minore sarebbe attualmente esposta a ulteriori e gravi rischi;

   tuttavia, il tribunale per i minorenni di Catanzaro ha stabilito che gli elementi sopra menzionati non osterebbero al rientro della minore nel Regno Unito, ai sensi dell'articolo 13 della Convenzione de L'Aja del 1980 e cioè non rappresenterebbero un «fondato rischio, per il minore, di essere esposto, per il fatto del suo ritorno, a pericoli fisici e psichici, o comunque di trovarsi in una situazione intollerabile»;

   a giudizio dell'interrogante da più parti si evidenziano ormai ripetute situazioni in cui il sistema di affidamento dei minori, specie laddove ricorrano storie di violenza domestica, non sembra in definitiva assicurare efficaci garanzie a tutela dei diritti del minore, che dovrebbe essere salvaguardato da qualsiasi rischio anche potenziale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, alla luce di quanto rappresentato, intenda adottare iniziative normative volte a tutelare pienamente il preminente interesse del minore nei procedimenti in questione.
(4-10007)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRISCO, LOLLOBRIGIDA, SILVESTRONI, ROTELLI, FERRO, RACHELE SILVESTRI e ALBANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto marittimo è una componente importante del commercio estero e, più in generale, della nostra economia. Lo shock causato dalla pandemia da Covid-19 nel 2020 ha fatto crollare il Pil dell'Italia dell'8,9 per cento, il commercio estero dell'11 per cento e quello internazionale via mare del 15 per cento (-21 per cento in import e -9 per cento in export);

   le scelte compiute dal Governo italiano, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle risorse aggiuntive a esso correlate, di destinare 2,7 miliardi di euro per interventi riguardanti la portualità, sono fondamentali per l'importanza che il settore marittimo riveste nell'economia italiana;

   le risorse, che rappresentano una importante opportunità di rilancio per l'intero comparto, sono indirizzate alla sostenibilità ambientale nei porti: si va dallo sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici, agli interventi per l'aumento selettivo della capacità portuale e per l'ultimo e il penultimo miglio stradale e ferroviario;

   sono, inoltre, previsti fondi per l'efficientamento energetico, per l'elettrificazione delle banchine e, infine, per la generale sostenibilità ambientale dei porti, i cosiddetti green ports;

   nei giorni scorsi si è svolto il tavolo tecnico per la ripartizione delle risorse, investimenti senza precedenti che segneranno il destino di queste infrastrutture per i prossimi decenni; in quella sede sono state riconosciute somme importanti all'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (Genova) 545 milioni di euro, all'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Orientale (Trieste) 409 milioni di euro, all'Autorità di sistema portuale del Tirreno Centrale (Napoli) 361 milioni di euro, all'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Settentrionale (Venezia) 169 milioni di euro, all'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Centro-Settentrionale (Ravenna) 165 milioni di euro, e all'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Meridionale (Brindisi) 168 milioni di euro;

   in questo quadro di assegnazioni, desta stupore e perplessità che l'Autorità Portuale del Mare Adriatico Centrale, a cui fanno capo i porti di Pesaro, Ancona, San Benedetto, Pescara e Ortona, si sia vista assegnare solo venti milioni, somma che sembrerebbe essere l'equivalente delle richieste inviate al Ministero dalla stessa Autorità portuale di Ancona (che in fase di formulazione delle richieste di assegnazione al Ministero era guidata da Rodolfo Giampieri);

   mentre è evidente il danno che ne deriverà per la competitività del Porto di Ancona e del suo intero sistema, non è parimenti chiaro quanto sia accaduto rispetto alla quantificazione delle risorse assegnate, ossia se la somma riconosciuta all'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale sia stata così quantificata in modo unilaterale dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili o se sia stata così esiguamente quantificata dall'Autorità portuale di Ancona che non avrebbe quindi richiesto risorse adeguate per i porti marchigiani e abruzzesi, al pari di quanto invece è fatto dalle altre Autorità –:

   in capo a chi sia la responsabilità di aver assegnato l'esigua somma di appena venti milioni di euro all'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale, e se intenda adottare iniziative per porre rimedio all'accaduto attraverso una rimodulazione del riparto delle risorse riconosciute, rimodulazione in assenza della quale i porti marchigiani e abruzzesi risulterebbero gravemente danneggiati rispetto alla competitività con altre infrastrutture del comparto che beneficerebbero invece di somme adeguate alle loro esigenze di ammodernamento in linea con le risorse a ciò destinate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-06558)


   CAPPELLACCI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   attualmente la continuità territoriale tra gli aeroporti di Cagliari, Olbia e Alghero e gli aeroporti di Roma e Milano è disciplinata dal decreto ministeriale n. 61 del 2013 che ha ricominciato a produrre i suoi effetti dall'emanazione del decreto ministeriale n. 87 del 21 febbraio 2020;

   alla luce di tali disposizioni, la Regione autonoma della Sardegna il 3 marzo del 2021 ha sottoscritto la proroga dei contratti con Alitalia fino al 28 ottobre 2021;

   l'articolo 17, paragrafo 4, del regolamento comunitario 1008/2008 prevede che l'invito a partecipare alla gara sia pubblicato almeno sei mesi prima dell'avvio della nuova concessione, al fine di valutare se sussista la necessità di limitare l'accesso;

   le interlocuzioni in corso tra la Regione autonoma della Sardegna e il Governo, da un lato, e gli organismi dell'Unione europea, dall'altro, non hanno ancora consentito di raggiungere un punto di incontro sugli aspetti dibattuti del nuovo regime di imposizione degli oneri di servizio pubblico sulle rotte sopra indicate;

   anche nell'ipotesi più ottimistica un eventuale invito a partecipare alla gara supererebbe il termine del 28 ottobre;

   appare necessario pertanto procedere ad un'ulteriore proroga;

   il 15 luglio 2021 il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato che «Si è conclusa positivamente la discussione con la Commissione europea sulla costituzione di Italia Trasporto Aereo (ITA). La nuova società sarà pienamente operativa a partire dal prossimo 15 ottobre, data in cui è previsto il decollo dei primi voli»;

   nel comunicato si precisa altresì che il nuovo vettore sarà «in grado di operare nel segno della discontinuità»;

   l'elemento della discontinuità, richiesto dalla Commissione europea, rappresenta un ostacolo ad un'eventuale proroga;

   in alternativa, si potrebbe ricorrere alla procedura prevista dall'articolo 16, paragrafo 12, del regolamento comunitario 1008/2008: «In caso di improvvisa interruzione del servizio da parte del vettore aereo comunitario selezionato a norma dell'articolo 17, lo Stato membro interessato può, in caso di emergenza, selezionare di comune accordo un vettore aereo comunitario differente che si assuma l'onere di servizio pubblico per un periodo massimo di sette mesi»;

   tuttavia, anche tale soluzione potrebbe essere esclusa, nel caso l'avvio del nuovo vettore non dovesse corrispondere alla cessazione di quello precedente;

   peraltro, la questione si pone anche per la proroga attualmente in vigore: infatti, Alitalia è parte di un contratto che scade il 28 ottobre, mentre dal 15 ottobre dovrebbe essere operativa la nuova compagnia ITA;

   è necessario e urgente, pertanto, chiarire il quadro anche mentre la proroga continua a sortire i suoi effetti;

   la Sardegna è un'isola e il venir meno della continuità territoriale sarebbe un danno gravissimo con conseguenze pesantissime sul piano economico e sociale;

   occorre pertanto un'iniziativa urgente del Governo, a sostegno della Regione autonoma della Sardegna, sia per scongiurare un'interruzione del servizio dopo il 28 ottobre 2020, sia per portare a compimento la procedura per l'avvio del nuovo regime della continuità territoriale aerea –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di scongiurare l'interruzione del servizio di trasporto aereo in regime di continuità territoriale tra la Sardegna e gli aeroporti di Roma e Milano.
(5-06560)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MONTARULI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 luglio 2021 presso il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione, in Val Susa, si sono verificati gravi scontri ad opera di numerosi attivisti dell'ala oltranzista dei cosiddetti «No Tav», che si sono protratti dalle ore 16:00 circa sin dopo le ore 19:30;

   tali gravosi scontri hanno altresì interessato le zone adiacenti l'autostrada Torino-Bardonecchia che, per motivi di sicurezza, è rimasta chiusa al traffico per oltre un'ora, causando code e disagi agli automobilisti;

   le tensioni in Val di Susa hanno visto coinvolti circa trecento attivisti «No Tav», oltre agli agenti della Questura di Torino che presidiavano il cantiere: gli attivisti hanno proceduto insistentemente al lancio di pietre, fumogeni e bombe carta di elevato potenziale contro le forze dell'ordine presenti in loco;

   tale scontro è soltanto l'ultimo in ordine cronologico, ma, a parere della questura, è sicuramente il più grave attacco subito, a tal punto che, in un comunicato stampa, è stato affermato che si è trattato di un «violento attacco senza precedenti»;

   nei lunghi scontri, due poliziotti, pur se in divisa antisommossa, sono rimasti feriti senza, per fortuna, riportare gravi lesioni e cinque automezzi militari sono stati fortemente danneggiati; per disperdere il gruppo di facinorosi e procedere al ripristino dell'ordine, i militari coinvolti sono stati costretti all'utilizzo calibrato di lacrimogeni;

   il continuo reiterarsi di scontri e tensioni, in maniera sempre più insistente, potrebbe presto o tardi concludersi con qualche ferimento grave o, nella peggiore delle ipotesi, con un decesso;

   alla luce di ciò si rende necessario, a parere dell'interrogante, potenziare notevolmente i presidi di sicurezza e tutela del cantiere, in maniera pressoché stabile, anche mediante il dispiego di risorse dell'Esercito italiano –:

   quali urgentissime iniziative intenda assumere per garantire la rapida realizzazione dell'opera e, contestualmente, la tutela delle forze dell'ordine presenti a presidiare il cantiere.
(4-09997)


   DI MURO e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la sera del 28 luglio 2021 sul lungomare di Ventimiglia, è scoppiata una maxi-rissa tra immigrati che, per affrontarsi, hanno utilizzato pietre e armi da taglio;

   dalle ricostruzioni sembra che, dopo un primo lancio di sassi – che ha colpito auto in sosta e ha rischiato di sfiorare alcune famiglie che stavano passeggiando – alcuni stranieri abbiano fatto irruzione in un ristorante, portando via dai tavoli diversi coltelli;

   non si tratta del primo episodio del genere – anzi è ormai consuetudine – e va ad aggiungersi agli ormai innumerevoli, cronici episodi di micro-criminalità compiuti dagli extra-comunitari nella zona: piccole rapine legate all'attività dei passeur e piccoli furti, soprattutto ai danni di bar e ristoranti della piccola città ligure. Una convivenza tra cittadini e immigrati divenuta ormai insostenibile;

   sembra, inoltre, che tali scontri siano dettati da questioni di controllo di territorio; se ciò fosse confermato, rappresenterebbe un fatto di gravità inaudita perché dimostrerebbe quanto radicato sia il problema e quanto, perciò, sia urgente contrastare questo stato di semi-anarchia;

   la soluzione più efficace per decongestionare la città dalla presenza di migranti è anzitutto bloccare gli sbarchi, come dimostrabile dai dati già in possesso del Ministero dell'interno;

   la creazione di un Cpr, Centro di permanenza per il rimpatrio, da realizzarsi a Ventimiglia o di facile raggiungimento dalla città, potrebbe essere una soluzione per calmierare gli effetti negativi di questo crescente flusso di migrazione, garantendo il trattenimento di numerosi migranti già oggi presenti in città –:

   quali iniziative intenda adottare, alla luce di questo ultimo episodio di violenza, per mettere in sicurezza la città di Ventimiglia, se del caso anche identificando gli immigrati e adottando le iniziative di competenza per l'allontanamento di quelli senza fissa dimora, nonché aumentando i controlli delle forze dell'ordine; se non ritenga altresì opportuno aprire a Ventimiglia o nelle vicinanze un centro di permanenza per il rimpatrio.
(4-09999)


   FERRARI, BONIARDI, ZOFFILI e CECCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse ore, nell'alta Lombardia, si è registrato l'ennesimo episodio che ha visto coinvolto un extracomunitario di origine marocchina con precedenti di polizia;

   da quanto riportano i giornali, l'inseguimento è iniziato nella zona del comasco per poi concludersi nell'hinterland milanese; dopo aver imboccato una strada senza via d'uscita, il fuggitivo nel tentativo di sottrarsi al controllo speronava l'autoradio dei carabinieri che gli sbarrava la strada e tentava per ben tre volte di travolgere i militari nel frattempo scesi dal mezzo; uno dei carabinieri, già ferito a una gamba, si vedeva costretto a fare fuoco esplodendo alcuni colpi con l'arma d'ordinanza alcuni dei quali colpivano l'uomo ferendolo a un braccio; soccorso dagli stessi militari è stato portato presso l'Ospedale Niguarda di Milano, ricoverato non in pericolo di vita;

   questo fatto è solo la cartina al tornasole dei dati allarmanti relativi alla legalità e alla sicurezza nella zona dell'hinterland milanese e della necessità che all'ulteriore sforzo che si richiede alle forze dell'ordine corrisponda un parallelo sforzo dello Stato nel garantire loro i mezzi per svolgere al meglio il proprio compito –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per rafforzare le operazioni di controllo del territorio dell'hinterland milanese settentrionale e, in particolare, delle zone di Lecco e Como, fornendo più uomini e mezzi ai reparti delle forze dell'ordine impegnati; se intenda altresì adottare iniziative per tutelare l'incolumità degli uomini delle forze dell'ordine, dotando queste ultime di tutti gli strumenti idonei per svolgere il loro dovere in piena sicurezza.
(4-10002)


   MANZO e NAPPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha effettuato l'approfondimento territoriale della regione Campania a partire dall'anno 2009;

   gli approfondimenti hanno riguardato le principali problematiche che affliggono la regione, problematiche che affondano le loro radici sin dalla fine degli anni 80, allorquando la criminalità organizzata di stampo camorristico ha intuito quale fonte di ricchezza si celasse dietro il settore dei rifiuti;

   da allora, lo scempio perpetrato ai danni del territorio è stato costante e i danni incalcolabili oltre che, verosimilmente, irreversibili se si tiene conto del trasferimento delle sostanze inquinanti dall'ambiente alla catena alimentare, senza che, ad oggi, si possano stabilire con certezza gli effetti sulla salute umana;

   la capacità di infiltrazione della camorra nel settore dei rifiuti si è sviluppata in una sorta di progressione criminosa nel senso che, da una attività meramente predatoria analoga a quella esercitata dalle organizzazioni medesime nei vari settori economici, si è passati ad una infiltrazione nella stessa gestione imprenditoriale nel settore dei rifiuti, creando rapporti di complicità e connivenza con imprenditori del settore;

   l'azione criminale si è snodata attraverso la vera e propria messa a disposizione del territorio campano quale sito di destinazione dei rifiuti tossico-nocivi prodotti in varie zone d'Italia, sicché la Campania ha finito con l'essere disseminata di discariche abusive, molte delle quali, a distanza di più di vent'anni dai fatti, solo recentemente sono state scoperte, grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia;

   accanto alle infiltrazioni della criminalità di stampo mafioso, si deve segnalare in Campania un fenomeno del tutto peculiare, legato alla permanenza di una situazione di emergenza rifiuti con conseguenti creazioni di strutture commissariali dal 1994 fino al 2009;

   in particolare, l'interrogante pone l'attenzione su fenomeni gravi che continuano a destabilizzare il territorio ovvero la città di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli;

   a maggio 2021 il prefetto di Napoli, Marco Valentini, su delega del Ministro dell'interno, ha nominato la Commissione di indagine presso il comune di Castellammare di Stabia per «verificare la sussistenza di tentativi di infiltrazione e/o di collegamenti della criminalità organizzata nel contesto dell'amministrazione del suddetto Comune»;

   gli ispettori indagano sulla gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti ed in particolare, al vaglio dell'indagine, tutti i dipendenti di «A Due Tecnology», le assunzioni effettuate e le eventuali anomalie gestionali anche antecedenti al 2018, per comprendere se ci sono state infiltrazioni della criminalità organizzata;

   vieppiù che è stato creato un apposito elenco dei dipendenti della nettezza urbana nelle manie della commissione d'accesso, che si è insediata il 26 maggio 2021 presso il comune di Castellammare di Stabia, ed ha chiesto il su citato elenco perché la «A Due Tecnology» detiene il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città;

   l'obiettivo degli ispettori, a quanto pare, consiste nell'indagare su eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del servizio e nelle assunzioni che, nel corso degli anni sarebbero state effettuate presso la società, che gestisce il servizio dal 1° febbraio 2017;

   il consiglio comunale, già nell'estate 2018, aveva approvato un ordine del giorno per chiedere l'adozione di criteri chiari per le assunzioni degli stagionali, attingendo alle short list e intanto aveva istituito una commissione di inchiesta per comprendere se la gestione del servizio fosse regolare o se vi fossero anomalie da chiarire;

   le indagini degli ispettori chiaramente potrebbero allargarsi anche ad un'epoca precedente all'attuale amministrazione, dato che la commissione, pur indagando sugli atti prodotti da giugno 2018 ad oggi, ha la facoltà di segnalare alle Autorità competenti eventuali anomalie riscontrate anche in relazione ad un periodo antecedente;

   al vaglio della commissione ora ci sono tutti gli atti prodotti nell'ultimo triennio;

   si tratta di un lavoro certosino per valutare se ci sono state o meno infiltrazioni all'interno dell'attività amministrativa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative per quanto di competenza, intendano adottare per supportare pienamente anche in futuro il lavoro di queste commissioni;

   se e quali iniziative intendano adottare per porre fine a questa piaga che, oltre alla regione Campania, colpisce tutta la nostra penisola, con serie conseguenze per il territorio, l'ambiente e la tutela del supremo diritto alla salute dei Cittadini.
(4-10006)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SUT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si definiscono «esodati del commercio» gli ex esercenti che hanno cessato definitivamente l'attività tra il 2009 e il 2016, non essendo ancora in possesso del requisito anagrafico per accedere alla pensione e, al contempo, rimanendo esclusi dalla platea degli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com» istituito dal decreto legislativo 28 marzo 1996, n. 207 (articolo 1-2), che definiva requisiti e condizioni per la fruizione del contributo, pari all'ammontare del trattamento pensionistico minimo;

   a partire dal 1996, l'indennizzo per cessazione definitiva dell'attività commerciale è stato più volte sospeso e reintrodotto, come avvenuto con la legge di stabilità del 2014 (legge n. 147 del 2013, articolo 1 – comma 490) che ha riaperto i termini di domanda per gli esercenti «cessati», in possesso dei requisiti nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016;

   la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018 – articolo 1, commi 283-284) ha reso il suddetto indennizzo strutturale;

   la predetta manovra di bilancio fu seguita da una discussa circolare dell'Inps – la n. 77 del 2019 – che ha permesso l'accesso al beneficio agli esercenti attività commerciali cessate solo a partire dal 1° gennaio 2019, escludendo dagli aventi diritto i titolari delle attività chiuse precedentemente;

   il cosiddetto decreto-legge Crisi aziendali (decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito dalla legge n. 128 del 2019), all'articolo 11-ter è intervenuto prevedendo l'estensione della prestazione economica alle imprese commerciali cessate anche nel periodo 1° gennaio 2017-31 dicembre 2018;

   la circolare Inps n. 4/2020 ha poi subordinato la possibilità di fruizione dell'indennizzo ai requisiti fissati dalla norma istitutiva, demandando la definizione delle altre condizioni a quanto già stabilito nella Circolare n. 77/2019, lasciando dunque estromessi dalla tutela quegli esercenti che hanno cessato definitivamente l'attività tra il 2009 e il 2016, ma che non hanno potuto accedere alla prestazione poiché, pur in possesso del requisito anagrafico, hanno chiuso l'attività prima del 2017;

   un ordine del giorno presentato dall'interrogante durante l'iter di conversione del cosiddetto decreto Rilancio, successivamente accolto dal Governo pro tempore, ha impegnato il Governo medesimo a intraprendere quanto prima iniziative di salvaguardia per i commercianti che hanno cessato l'attività nel predetto periodo 2009-2016, avendo maturato i requisiti necessari entro il 31 dicembre 2018;

   la sopracitata platea di soggetti, rimasta di fatto esclusa dall'indennizzo «Ind Com» nonostante gli interventi legislativi atti a sanare la disparità sopra descritta, ha alimentato il Fondo Inps istituito nell'ambito della gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali, versando un'aliquota contributiva maggiorata dello 0,09 per cento che, con l'ultima legge di bilancio, è stata portata allo 0,48 per cento, ai fini del riequilibrio del «Fondo per la razionalizzazione della rete commerciale», da cui attinge l'indennizzo;

   l'indennizzo per cessazione definitiva dell'attività commerciale è da considerarsi un ammortizzatore sociale, alla luce delle difficoltà che il commercio incontra da tempo;

   gli esodati del commercio non beneficiano di alcuna misura paracadute e sono, in buona parte, donne che hanno subito lo slittamento dell'età pensionabile conseguente alla «riforma Fornero», per poi essere tagliate fuori anche dagli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com» –:

   se intenda adottare, in linea con gli impegni presi in precedenza dal Governo pro tempore e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, iniziative volte a includere – anche in forma graduale nella platea degli aventi diritto all'indennizzo «Ind Com», gli esercenti commerciali che hanno cessato l'attività tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2016 e che hanno maturato i restanti requisiti, tra cui quello anagrafico, entro il 31 dicembre 2018.
(5-06557)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il Vertice sui Sistemi alimentari delle Nazioni Unite che si terrà a settembre 2021 a New York sarà molto importante per discutere di politiche di contrasto alla fame e per promuovere approcci agro-ecologici in grado di rispettare i diritti dell'ambiente e della salute, contribuendo nel contempo a ridurre il non trascurabile impatto di emissioni del settore primario e superamento dei limiti del pianeta;

   i dati del rapporto internazionale Sofi 2021 sullo stato della sicurezza alimentare e nutrizione, pubblicati il 12 luglio 2021, registrano un aumento della fame nel mondo. Una linea di tendenza precedente al COVID-19, ma accelerata in maniera impressionante dalla pandemia: quasi una persona su tre non ha avuto accesso a un'alimentazione adeguata nel 2020 – un incremento di 320 milioni di persone affamate in un solo anno, da 2,05 a 2,37 miliardi. Servono politiche decise, ma soprattutto adeguate, per invertire la rotta;

   si registrano preoccupazioni crescenti intorno a questo vertice, a partire dall'opacità del percorso che gli ha dato forma, con una governance senza precedenti, nel segno del protagonismo indiscusso del Forum Economico Mondiale (Wef). Dall'inizio, gli attori imprenditoriali raggruppati nel Wef hanno di fatto goduto di spazi inediti per influenzare l'agenda e i contenuti del summit. Segnali di allerta sempre più espliciti sono stati lanciati nei mesi scorsi: dalla lettera firmata da 550 organizzazioni delle associazioni dei piccoli produttori e organizzazioni dei popoli indigeni, alle comunicazioni delle Organizzazioni non governative (Ong), alle prese di posizioni provenienti dal mondo accademico internazionale;

   posizioni critiche sono state espresse dal Rapporteur speciale dell'Onu sul diritto al cibo, Michael Fakhri, da rappresentanti del mondo politico e scientifico direttamente coinvolti nel lavoro del Vertice, alcuni dei quali hanno denunciato le molte criticità del processo in itinere;

   sin dall'avvio del percorso istruttorio del summit è stata evidente la marginalizzazione dell'impianto normativo costituito in seno alla Fao nell'ambito del Comitato mondiale per la sicurezza alimentare (Cfs);

   il capovolgimento in atto delle forme tradizionali della governance multilaterale, dove tutti gli Stati membri prendono parte ai processi decisionali su un piano di uguaglianza e pari opportunità, rischia di produrre esternalità negative molto serie sul fronte della responsabilità politica, nonché uno squilibrio a favore di portatori di interessi privati chiamati a ridisegnare i sistemi alimentari sulla base delle loro priorità di investimento future;

   l'influenza determinante delle grandi imprese, responsabili in molti casi del fallimento degli attuali sistemi del cibo che alimentano nel contempo obesità e sotto-alimentazione, non può che sottrarre legittimità democratica al Vertice dell'Onu;

   all'assenza di analisi sulle cause strutturali e sui molteplici fenomeni che affamano il pianeta corrispondono solo soluzioni improntate sul ricorso alla tecnologia, alla digitalizzazione, a soluzioni di mercato. L'enfasi e l'accelerazione sulla digitalizzazione devono essere governate da interessi pubblici. L'esiguo numero di imprese che oggi controlla la proprietà genetica delle sementi determina le condizioni di accesso ed influenza le politiche pubbliche di molti Paesi. Queste pratiche hanno contribuito molto alla standardizzazione e all'impoverimento della biodiversità, delle diete alimentari, nonché all'aumento della fame;

   il sistema agricolo e alimentare italiano ha molto da perdere da un approccio così concepito, un approccio prettamente focalizzato sul valore nutrizionale delle diete che privilegia i cibi fortificati alla varietà delle diete tradizionali;

   l'Italia ha molto da perdere anche da una trasformazione dei sistemi alimentari basata su un orientamento prevalente alla innovazione tecnologica e digitale –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo affinché l'Italia esiga trasparenza sui processi decisionali del Vertice, per assicurare centralità degli interessi pubblici, in particolare dei produttori di cibo di piccola scala e dei popoli indigeni, sugli interessi giganteschi del settore industriale privato;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per esigere una governance del vertice e soprattutto del post vertice che non sia guidata da nuovi meccanismi, ma basata sulle istituzioni del multilateralismo esistenti, come il Comitato mondiale per la sicurezza alimentare ospitato dalla Fao, le sole istituzioni che garantiscono i principi del diritto internazionale e il rispetto dei diritti umani;

   quali iniziative assumerà il Governo per garantire che il sistema delle agenzie alimentari dell'Onu con sede a Roma, ed il Comitato mondiale per la sicurezza alimentare (Cfs) nella fattispecie, mantengano un ruolo centrale nella formulazione delle politiche globali sul cibo, così da tutelare non solo risorse, organismi e percorsi di partecipazione del sistema romano, ma anche i legittimi interessi nazionali nel settore dell'agroalimentare, dove le nostre aziende ed i nostri produttori, soprattutto quelli legati alla valorizzazione della biodiversità dei territori, sono leader per qualità nel mondo;

   quali iniziative di attivo coinvolgimento dei veri portatori di interessi collettivi nell'arena dei cibo e dei diritti si intendano intraprendere, nel contesto nazionale ed internazionale, in particolare nella risposta agli impatti sul diritto al cibo, e agli impatti economici da COVID-19 sui lavoratori e sulle fasce più vulnerabili, facendo emergere il valore e l'impatto di soluzioni innovative basate sull'economia sociale e solidale come l'agroecologia, i mercati territoriali, come pilastri dei sistemi alimentari locali.
(2-01298) «Grillo, Nappi».

Interrogazione a risposta orale:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LOSS e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento (Ue)2021/90 stabilisce, per il 2021, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Sono regole che impongono l'adozione di misure di conservazione, tenendo conto delle relazioni del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (Cstep), conformemente agli obiettivi della politica comune della pesca (Pcp). Le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca;

   la nuova disposizione prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;

   con una nota del 28 luglio 2021 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alle associazioni di categoria della pesca professionale e all'autorità marittime che «da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca alla data odierna, è risultato che la quota di sforzo disponibile per le attività di pesca di cui ai segmenti di sforzo EFF1/MED2_TR2 (unità con 12<L.F.T. <=18 metri) e EFF1/MED2_TR3 (unità con <18 L.F.T. <=24 metri) che effettuano la pesca dei gamberi di profondità ARA e ARS nelle GSA 9,10, e 11 è stata già utilizzata per oltre l'80 per cento in entrambi i segmenti»;

   a seguito del raggiungimento di questo livello e al fine di tutelare la risorsa ittica e non incorrere in violazioni che possano comportare il superare della quota totale nazionale, il Ministero comunica, altresì, che è in corso la predisposizione di un provvedimento che comporterà la chiusura delle suddette attività;

   a seguito di questa chiusura alle imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non sarà più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle Gsa indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione;

   già con una nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 14 giugno 2021 veniva comunicato che a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, per le attività di pesca delle unità con L.F.T. superiore a 24 metri, si sarebbe proceduto alla chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle Gsa 9,10 e 11;

   negli anni, in conseguenza dei regolamenti dell'Unione europea, la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca, in particolare per le risorse demersali ed i piccoli pelagici, che inevitabilmente renderanno ancora più pesante e difficile la sostenibilità della redditività delle imprese di pesca e porteranno all'estinzione delle imprese ittiche italiane e alla scomparsa della professione di pescatore;

   inoltre, per giornata s'intende il periodo di 24 ore (dalle 0:00 alle 24:00) che, però, non corrisponde alla prassi di pesca di molti pescatori, mentre il regolamento dell'Unione europea fa corrispondere lo sforzo di pesca alla giornata di pesca; è fondamentale rivedere questo sistema di calcolo –:

   quali siano i dati, allo stato attuale, che hanno fatto raggiungere la quota dell'80 per cento che ha portato all'emanazione della suddetta nota del 28 luglio 2021;

   quali iniziative intenda adottare, nelle opportune sedi europee, per evitare che le imbarcazioni che operano nelle GSA 9,10, e 11 subiscano ulteriori sospensioni dell'attività di pesca nonché per ribadire la situazione in cui versano le marinerie italiane, in quanto riduzioni costanti dello sforzo di pesca possono essere insostenibili per la redditività delle singole imprese;

   se intenda adottare iniziative nelle opportune sedi europee per rivedere il calcolo delle giornate di pesca al fine di limitare lo sforzo di pesca.
(3-02441)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI, CECCONI, EHM, SURIANO, SIRAGUSA, TERMINI, SPESSOTTO, BENEDETTI, DI LAURO, PAPIRO, MASI, TRANO, COLLETTI, ASCARI, CORNELI e COSTANZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per proseguire a garantire in Molise le prestazioni mediche inerenti l'interruzione volontaria di gravidanza, Michele Mariano, l'unico medico ginecologo non obiettore, a 69 anni ha rimandato la decisione di andare in pensione, come riportato da La Repubblica del 25 luglio 2021;

   un avviso pubblico per reclutare altri medici non obiettori è andato deserto;

   in tutta la regione Molise risulta esserci un solo medico ginecologo non obiettore;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 – Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza – all'articolo 24, prevede la consulenza, il supporto psicologico e l'assistenza per l'interruzione volontaria della gravidanza e rilascio certificazioni;

   la legge n. 194 del 1978 prevede che l'obiezione di coscienza esoneri il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, in raccordo con la regione Molise, per garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e nello specifico per quanto riguarda l'interruzione volontaria della gravidanza;

   se non ritenga di assumere le iniziative di competenza, in particolare di tipo normativo, per modificare le norme inerenti al ricorso all'obiezione di coscienza dei medici e dei sanitari impegnati a determinare l'interruzione della gravidanza, al fine di una corretta applicazione della legge n. 194 del 1978, evitando eventuali pregiudizi alle donne che richiedono l'aborto volontario.
(5-06559)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE CARLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 52 del 2021 cosiddetto «riaperture» dell'aprile 2021 si è cominciato a parlare di passaporto vaccinale, o green pass, un documento di cui si definirono solo i contorni generali, che avrebbero poi lasciato ai successivi decreti attuativi il compito di chiarirne la portata, l'utilizzo, la durata, e soprattutto gli impieghi dal punto di vista pratico;

   fin da subito, nelle intenzioni di Governo, il green pass avrebbe dovuto essere un documento che, considerati la presenza di certi requisiti di immunizzazione al COVID-19 da un lato avrebbe consentito un graduale ritorno alla vita pubblica e, dall'altro, la possibilità, per i cittadini dell'Unione europea, di muoversi liberamente in tutti i Paesi membri dell'Unione europea;

   tenuto conto dell'importanza sostanziale delle misure di contenimento utili al contrasto della diffusione del virus COVID-19 e considerati i progressi compiuti dal piano nazionale di vaccinazione, è dato certo che, a partire da giugno 2021, il Ministero della salute abbia elaborato un piano telematico, sms, email, farmacie o medici di base, che, tramite l'invio di un codice, permette ai cittadini che abbiano almeno completato il primo ciclo di vaccinazione, di scaricare la certificazione verde;

   in considerazione della proroga al 31 dicembre 2021 dello stato di emergenza nazionale, il Consiglio dei ministri ha deliberato nuove modalità di utilizzo, rendendo la certificazione strumento inderogabile per lo svolgimento della vita pubblica dei cittadini che, dal prossimo 6 agosto, dovranno, per legge, mostrare la relativa documentazione per accedere a: servizi di ristorazione al chiuso, spettacoli, eventi, competizioni sportive, musei, luoghi di cultura, mostre, piscine, palestre, centri benessere, sport di squadra, sagre, fiere, congressi, convegni, centri termali, parchi acquatici, centri culturali e sociali, centri estivi, sale da gioco, scommesse, bingo, casinò e concorsi pubblici;

   il 18 marzo 2021 in 24 centri clinici distribuiti su tutto il territorio italiano, 917 connazionali, di cui il 25 per cento di età superiore a 65 anni e/o in condizioni associate ad un aumentato rischio di malattia severa in caso di infezione da Sars-CoV-2, si sono sottoposti alla sperimentazione del vaccino italiano contro il COVID-19 ReiThera;

   la Corte dei conti in una nota del mese di maggio ha comunicato di non aver registrato il decreto per la produzione del vaccino italiano sospendendo la sperimentazione del vaccino Reithera;

   in esito all'attività istruttoria, l'8 aprile 2021 la Corte dei conti ha formulato rilievi domandando chiarimenti entro il 21 aprile 2021 e le risposte fornite dalla società non sono state ritenute idonee al superamento delle osservazioni e dei rilievi, al punto da dover annunciare lo «stop» ai fondi di sperimentazione per ReiThera;

   a oggi, i volontari del vaccino sperimentale ReiThera risultano esclusi dalla certificazione verde non figurando il vaccino tra quelli autorizzati dall'Aifa;

   vanno considerati inoltre i numerosi cittadini italiani residenti all'estero che hanno assunto un vaccino diverso da quelli riconosciuti dall'Unione europea –:

   quali iniziative intenda adottare per rimuovere gli ostacoli alla concessione del green pass ai cittadini italiani sottoposti alla sperimentazione del vaccino italiano Reithera, oltre che per chi si è vaccinato all'estero in Stati non appartenenti all'Unione europea.
(4-09998)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) è l'autorità di regolazione di servizi di pubblica utilità ai sensi della legge n. 481 del 1995, istituita con la legge n. 249 del 1997 ed è anche l'autorità di regolamentazione e di vigilanza sul settore postale;

   il Ministero dello sviluppo economico, in ottemperanza al decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, recante «Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio», è l'autorità pubblica che rilascia le licenze e autorizzazioni per il settore postale;

   il sito https://glovoapp.com/it/rom è la piattaforma online attraverso la quale il consumatore, da remoto, può acquistare i beni messi a disposizione da negozi convenzionati con la società Glovo, noto player internazionale del food delivery;

   cliccando nell'homepage sul servizio «Glovo Business» si viene invece reindirizzati ad una nuova pagina che non ha nulla a che vedere con i servizi di «piatti a domicilio» e che sembra vendere, al contrario, servizi tout court di consegna pacchi a domicilio;

   nel file «termini e condizioni» presente sul footer della pagina «GlovoBusiness» si viene reindirizzati al documento denominato «Condizioni Generali di Uso e Contrattazione», pubblicato dalla società Glovo, nel quale non si fa alcun riferimento al titolo abilitativo necessario per poter offrire al pubblico servizi postali e che, tantomeno, sembra essere conforme alla carta dei servizi postali che deve adottare ogni società impegnata nella vendita di servizi postali;

   se ne desume che un gruppo internazionale della gig economy che dovrebbe intermediare soltanto servizi di food delivery, fornisce servizi postali e di recapito pacchi in assenza del titolo abilitativo come previsto dal decreto succitato e dalla delibera Agcom n. 129/15/CONS, dell'11 marzo 2015, recante «Approvazione del regolamento in materia di titoli abilitativi per l'offerta al pubblico di servizi postali»;

   in assenza del titolo abilitativo vengono disattesi anche i controlli giuslavoristici resi obbligatori ai sensi dell'articolo 6, comma 1, lettere a) e b) della delibera Agcom n. 129/15/CONS; la medesima delibera è stata richiamata dalla stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni proprio nell'ordinanza n. 400/18/CONS che ha sancito «ingiunzione a società del gruppo Amazon per l'esercizio di attività postale senza titolo abilitativo» –:

   se e sulla base di quali presupposti sia stato rilasciato il titolo abilitativo alla suddetta società e se risultino elementi nuovi al riguardo.
(4-10005)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Lapia n. 4-09962, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 550 del 29 luglio 2021.

   LAPIA. – Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   buona parte della rete sanitaria sarda si trova da troppo tempo in gravissima difficoltà con il reclutamento di personale anestesista;

   la struttura di Olbia, ad oggi dotata solo di 3 rianimatori e 4 anestesisti, rischia la chiusura totale dei servizi, ed è costretta, ogni volta che si presenta un'emergenza, a dirottare altrove i pazienti chiamati a subire interventi chirurgici;

   l'ospedale di Nuoro, il cui fabbisogno totale sarebbe di circa 40 anestesisti, presenta attualmente circa 30 professionisti tra anestesisti e rianimatori, i quali svolgono ogni prestazione con grande sacrificio, che diviene ancor più gravoso nei mesi in cui la diffusione del COVID-19 è maggiore, e durante la stagione estiva, quando si registra la presenza di migliaia di turisti in tutta la provincia;

   il presidio di Tempio Pausania, presso cui operano 4 anestesisti, si vede costretto a svolgere gli interventi di urgenza solo grazie all'aiuto del personale della struttura di Nuoro; le carenze di organico ad Oristano – che conta solo su 14 anestesisti – hanno provocato lunghe liste di attesa relative a interventi programmati su pazienti con gravi patologie, tra cui quelle oncologiche, e la compromissione dei servizi di due strutture; quella di Bosa, in zona disagiata, presso la quale il servizio di pronto soccorso può contare solo su un'unità, e quella di Ghilarza, totalmente sprovvista, dove è compromesso anche il servizio di primo intervento;

   a Sorgono la chirurgia non è attualmente in servizio a causa dell'assenza totale di anestesisti, e presso il pronto soccorso è soltanto attivo il servizio di pronto intervento, mentre il presidio di Isili, è ancora in attesa del ripristino dei servizi essenziali di assistenza;

   l'ospedale di Muravera, che serve in estate un bacino di utenza di oltre un milione e trecentomila turisti, può contare soltanto su un anestesista, operativo nella fascia oraria diurna, e di un secondo operatore, attivo soltanto nella fascia notturna del lunedì e nella giornata di martedì, senza alcuna copertura notturna su reparti quali la radiologia e senza alcuna figura presso il reparto di chirurgia;

   inoltre, a seguito dell'assenza di personale anestesista, in molte aree del territorio sardo – ad esempio a Siniscola – si stanno interrompendo le terapie antiblastiche e infusionali oncologiche;

   l'ospedale di Sassari dispone attualmente di ben 94 unità, un numero abnorme rispetto al reale fabbisogno della struttura, anche a seguito della recente selezione unificata di altri 16 medici anestesisti, indetta dall'Azienda ospedaliero-universitaria, laureati in medicina e chirurgia e specializzandi negli ultimi due anni presso la scuola in anestesia e rianimazione: di questi 16, soltanto 2 sono destinati a Olbia, 2 a Nuoro, nessuno a Oristano, a fronte dei 10 che opereranno a Sassari;

   oltre a ciò, i laureati assegnati a Sassari sono tutti specializzandi all'ultimo anno, prossimi alla specializzazione, mentre agli ospedali periferici sono stati destinati specializzandi al quarto anno, che dovranno completare il training per lavorare in sicurezza, dunque non operativi al 100 per cento;

   le strutture di Cagliari, come l'ospedale di Brotzu, vantano la ragguardevole quantità di circa 100 medici anestesisti;

   risulta palese la concentrazione di specialisti nei territori di Sassari e Cagliari, ed evidente lo squilibrio relativo alla quantità di personale medico a danno degli altri presìdi sardi, anomalia che contrasta con i princìpi di buon andamento e di ragionevolezza ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione –:

  quali iniziative, per quanto di competenza e di intesa con Regione Sardegna, intendano assumere i Ministri interrogati, al fine di assicurare la piena operatività di tutti i presìdi citati, attraverso un'adeguata e omogenea distribuzione dei medici anestesisti su tutto il territorio sardo, sulla base dei relativi fabbisogni dei singoli ospedali e distretti, rivalutando il personale con criteri standard e uniformando la valutazione delle attività svolte, quali ad esempio il servizio di pronto soccorso, di ambulatorio, di diagnostica, di chirurgia.
(4-09962)

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Sut n. 4-09741 del 6 luglio 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06557;

   interrogazione a risposta scritta Viviani e altri n. 4-09963 del 29 luglio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02441.