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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 27 luglio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    la flotta aerea dello Stato preposta allo spegnimento degli incendi boschivi è una delle più grandi al mondo ed è costituita da 19 Canadair;

    attualmente tale flotta, di proprietà del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno già dal 2013, è operativamente gestita (compreso il personale di volo) da una società privata, in forza di un contratto stipulato il 2 febbraio 2018 a seguito di una procedura di gara aperta con il criterio di aggiudicazione del minor prezzo, ai sensi degli articoli 60 e 95, comma 4, lettera b), del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50;

    il contratto impegna l'aggiudicatario a garantire la gestione operativa e logistica della flotta e lo svolgimento del servizio aereo antincendio boschivo unitamente a una serie di attività operative secondarie;

    al fine di riordinare le funzioni operative statali riguardanti lo spegnimento degli incendi boschivi con mezzi aerei, anche con l'obiettivo di raggiungere efficienza, economicità e salvaguardia dei livelli qualitativi e prestazionali del servizio, sarebbe importante istituire un organismo nazionale cui affidare la gestione logistica e operativa della flotta aerea dello Stato; ciò consentirebbe di esercitare con omogeneità funzionale: a) lo sviluppo e l'attuazione delle attività operative e tecnico-logistiche per l'impiego della flotta aerea in attività antincendio boschivo; b) la formazione e l'addestramento del personale aeronavigante utilizzato nella lotta aerea agli incendi boschivi; c) l'elaborazione di modelli organizzativi, tecniche, tattiche e procedure per l'impiego degli aeromobili della flotta di Stato nella lotta aerea agli incendi boschivi e per lo svolgimento di operazioni di monitoraggio aereo e di prevenzione degli incendi boschivi;

    l'istituzione di tale organismo nazionale, oltre a notevoli benefici, in termini di efficienza ed efficacia operativa, riscontrabili in relazione agli aspetti di carattere tecnico-manutentivo, comporterebbe evidentemente anche un significativo vantaggio in riferimento ai profili di carattere istituzionale, tra i quali riveste una rilevante importanza l'esercizio dell'attività di prevenzione degli incendi; inoltre, consentirebbe allo Stato di conseguire un importante risparmio in termini economici, stante l'ammontare delle risorse oggi impiegate per l'affidamento del servizio ai privati, elemento non secondario anche in considerazione delle censure mosse dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in relazione a presunte condotte anticoncorrenziali poste in atto dagli operatori del settore;

    al contempo, prevedendo una valorizzazione del personale e dell'esperienza maturata, un organismo nazionale come quello ipotizzato sopra, potrebbe preservare la professionalità e la capacità operativa del personale tecnico e di volo che abbia maturato una significativa esperienza nello svolgimento del servizio, consentendo una immediata operatività al nuovo organismo e assicurando al contempo l'elasticità della relativa struttura, condizione imprescindibile per affrontare situazioni di emergenza in modo efficiente ed efficace;

    è evidente che, attraverso l'istituzione di un organismo nazionale per la lotta aerea antincendio, sottoposto all'indirizzo e alla vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri o di un Ministro da lui delegato, si potrebbero superare alcuni vulnus normativi quali il ruolo del Centro operativo aereo unificato (Coau) e del Corpo dei vigili del fuoco al quale è attualmente disposto il trasferimento della flotta stessa,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative volte a prevedere l'istituzione della Agenzia nazionale per la lotta aerea antincendio, di seguito denominati «Agenzia», sottoposta ai poteri di indirizzo e di vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri o di un Ministro da lui delegato, operante sulla base di princìpi di autonomia contabile, organizzativa, tecnico-operativa, gestionale, di trasparenza e di economicità;

   ad adottare iniziative normative volte a prevedere, nel pieno rispetto dei compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, il trasferimento all'Agenzia delle competenze in materia di spegnimento con mezzi aerei degli incendi boschivi individuate dall'articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177; nonché il trasferimento della flotta aerea antincendio del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno;

   ad adottare iniziative normative per trasferire all'Agenzia le funzioni e i compiti già attribuiti dall'articolo 7 della legge 21 novembre 2000, n. 353, al Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno e al Centro operativo aereo unificato (Coau) del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di:

    a) sviluppo e attuazione delle attività tecnico-operative e logistiche per l'impiego della flotta aerea in attività antincendio boschivo;

    b) formazione e addestramento del personale aeronavigante utilizzato nella lotta aerea agli incendi boschivi;

    c) elaborazione di modelli organizzativi, tecniche, tattiche e procedure per l'impiego degli aeromobili della flotta di Stato nella lotta aerea agli incendi boschivi e per lo svolgimento di operazioni di monitoraggio aereo e di prevenzione degli incendi boschivi;

   ad adottare iniziative normative per garantire, al fine di assicurare la continuità del servizio, la possibilità di assunzione, attraverso prove di selezione dedicate, del personale tecnico e di volo che abbia prestato servizio per almeno dieci anni anche non continuativi, purché comprensivi delle ultime due annualità, presso le società di lavoro aereo cui siano stati aggiudicati contratti di appalto per lo svolgimento del servizio di gestione operativa della flotta aerea antincendio dello Stato;

   ad adottare iniziative volte a introdurre modifiche normative, nonché ad emanare i decreti e i regolamenti, necessari a garantire la piena istituzione dell'Agenzia nazionale per la lotta aerea antincendio, nonché la sua titolarità dei contratti relativi alla gestione operativa e logistica della flotta aerea.
(7-00705) «Maraia, Alberto Manca».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANNA LISA BARONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questo anno particolarmente difficile a causa delle avverse condizioni climatiche, già nella metà di luglio 2021 si sono verificati nella zona della pianura Padana eventi meteorologici eccezionali che hanno causato danni ingenti, e che sono stati oggetto di presentazione di un atto di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante;

   purtroppo il 26 luglio 2021 si sono verificati ulteriori gravi eventi climatici che hanno causato ulteriori danni all'ambiente, alle colture, persino ad automobili e case, nelle medesime zone geografiche;

   in particolare si sono registrati temporali di particolare violenza, con nubifragi, grandinate anche di grosse dimensioni, frane e allagamenti;

   le prossime ore non si prospettano rassicuranti poiché i meteorologi prevedono, nel corso della settimana, ulteriori fronti temporaleschi che transiteranno sull'Italia, facendo sentire i maggiori effetti principalmente sulle regioni settentrionali;

   fortunatamente, non si è registrato alcun ferito, ma la grandine ha danneggiato le coltivazioni. Purtroppo, ci sono stati danni inferti a moltissime automobili e abitazioni. Sono stati numerosi gli interventi dei vigili del fuoco, necessari soprattutto per liberare seminterrati e cantine allagate. Numerosi sono stati gli interventi anche per rimuovere i rami caduti dalle strade;

   tra le tante zone colpite, si cita ad esempio quella del mantovano, dove sono caduti chicchi di grandine grossi come albicocche che hanno messo a dura prova gli abitanti del luogo che hanno subito danni diffusi. Nelle zone di Sabbioneta e del casalasco, tra il mantovano e il cremonese, sono caduti chicchi di grandine grossi come albicocche che hanno messo a dura prova le colture in campo, a partire dal mais, fino ad arrivare al pomodoro, assai diffuso nell'area. Problemi anche nella zona di Gonzaga, dove chicchi grandi come pesche hanno devastato interi vitigni e hanno causato danni anche alle strutture, con alcune stalle che si sono trovate con vetrate completamente distrutte. Tra Bondeno e Moglia, inoltre, c'è stata una tromba d'aria. Anche in questo caso i primi rilievi dei tecnici evidenziano gravi danni alle coltivazioni. La grandine è caduta anche nel viadanese;

   una stima dei danni non è stata ancora completata, ma è possibile affermare con certezza che gli stessi siano maggiori di quelli registrati in seguito all'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la zona il 13 luglio 2021, come ricordato in esordio –:

   se il Governo non ritenga di dover assumere le iniziative urgenti di competenza al fine di salvaguardare in particolare l'agricoltura e l'economia in genere, fatta di aziende e lavoratori, in tutte le zone interessate dall'eccezionale bufera che ha provocato danni ingentissimi, stanziando risorse adeguate per dare il necessario soccorso a coloro che i medesimi danni hanno subito, non solo alle colture ma anche alle altre attività produttive, alle case e gli altri immobili, nonché agli autoveicoli.
(5-06504)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PELLICANI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   anche quest'anno, come riportato da numerosi articoli stampa, la regata storica a Venezia ha differenziato il montepremi fra uomini e donne; ancora oggi, le campionesse del remo sono discriminate, non ricevono gli stessi premi dei loro colleghi uomini quando vincono queste prestigiose regate cittadine;

   questa è una questione dibattuta da tempo; nel comune di Venezia è dal 1953 che le donne gareggiano, ma i bandi del comune per la Regata Storica hanno sempre previsto un premio maggiore per la categoria maschile;

   al di là di malumori e proteste, finora nessuno aveva mai provato a cambiare le regole del gioco;

   il 21 luglio 2021, in consiglio comunale è stato bocciato l'emendamento presentato dal Partito democratico che chiedeva sostanzialmente la parificazione dei premi senza fare distinzione di genere;

   un emendamento simbolico, di portata straordinaria per la città di Venezia che quest'anno festeggia i 1600 anni dalla sua fondazione; si poteva, in quest'occasione, dimostrare che la parità parte proprio dal pubblico, visto che per la Regata Storica i premi sono finanziati dal comune con i bandi comunali. Questo, ancora una volta, a dimostrazione che la parità è molto spesso «sbandierata» ma non lo è nei fatti;

   anche l'associazione nazionale delle atlete (Assist) si è espressa richiedendo la parificazione dei premi nella Regata Storica, appellandosi innanzitutto all'articolo 3 della nostra Costituzione, spiegando che le donne in queste gare sono parte integrante del movimento remiero, hanno a pieno il diritto ad essere equiparate agli uomini perché la Regata storica assume anche per loro il massimo dell'aspettativa agonistica –:

   quali iniziative il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda e per promuovere la parità di genere, in ambito sportivo a tutti i livelli.
(4-09915)


   LOMBARDO, FUSACCHIA, CECCONI e MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2021 è partito il 7° Censimento generale dell'agricoltura, di titolarità Istat; la rilevazione – l'ultima a cadenza decennale per il settore – si rivolge alle aziende agricole presenti in Italia, circa 1,7 milioni, e ha lo scopo di fornire una fotografia attuale del settore agricolo e zootecnico e un quadro informativo statistico sulla sua struttura a livello nazionale, regionale e locale;

   fra le principali novità introdotte nell'operazione censuaria – oltre al coinvolgimento dei Centri di assistenza agricola (Caa) nella Rete di rilevazione e la tecnica multicanale di raccolta dei dati – vi è il questionario in formato esclusivamente digitale: la scadenza dei termini per la sua compilazione è fissata al 30 luglio 2021;

   dai rapporti riassuntivi degli uffici regionali di censimento (Urc) – a pochi giorni dalla scadenza dei termini – sembrerebbe emergere un ritardo sullo stato di avanzamento della raccolta dei dati che il Sistema di gestione dell'indagine (Sgi) monitora quotidianamente: in particolare, detto ritardo sarebbe da attribuire ad alcune organizzazioni nazionali dei Caa;

   l'imminente scadenza, inizialmente fissata al 30 giugno e poi prorogata al 30 luglio, richiede un intervento urgente da parte dell'Istat affinché i Caa rispondano in modo più efficace e nel minor tempo possibile agli obblighi loro derivanti dagli oneri contrattuali, tenuto conto che ad oggi si registrano risultati inferiori alle aspettative in ordine alle risposte ottenute con le tecniche di indagine Caw e Cati e si riscontrano enormi difficoltà nel reperire le aziende agricole;

   le criticità rappresentate nella delicata fase della rilevazione potrebbero influire negativamente, in termini prospettici, sugli aspetti organizzativi del censimento permanente –:

   quali chiarimenti il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda avviare per far fronte al ritardo fino ad oggi accumulato nella raccolga dei dati utili per il censimento del settore agricolo.
(4-09922)


   MACCANTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, denominato «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero» che reca disposizioni contro le immigrazioni clandestine, sancisce che i mezzi di trasporto impiegati per la traversata siano posti sotto sequestro (in particolare trattasi di sequestro probatorio), disposto dal pubblico ministero con decreto motivato ed effettuato dalla stessa autorità giudiziaria o dagli ufficiali di polizia giudiziaria delegati;

   il comma 8 del suddetto articolo 12, così come modificato dal decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 173, ha previsto la possibilità che i beni sequestrati, nel corso di operazioni di polizia finalizzate alla prevenzione e repressione dei reati diretti a procurare illegalmente l'ingresso di stranieri nel territorio dello Stato, vengano affidati anche a enti del terzo settore che ne abbiano espressamente fatto richiesta per fini di interesse generale o per finalità sociali o culturali;

   diverse associazioni ed enti del terzo settore hanno dimostrato interesse all'assegnazione delle imbarcazioni sottoposte a sequestro per la realizzazione di percorsi orientati ad attività inclusive, abilitative, sportive, turistiche e anche per le eventuali attività di piccola manutenzione che coinvolgano persone con disabilità e le loro famiglie, ma tutte le richieste e sollecitazioni indirizzate alle autorità competenti sono tutt'ora senza esito;

   alcune associazioni hanno formalmente richiesto alle autorità competenti la determinazione del termine temporale entro cui la procedura deve concludersi, in quanto il termine previsto dalla legge n. 241 del 1990 in assenza di determinazioni, fissato a 30 giorni, in alcuni casi sarebbe già scaduto;

   l'affidamento di queste imbarcazioni a enti del terzo settore comporterebbe un notevole risparmio economico per lo Stato se si considera che il soggetto affidatario, fin dal momento della consegna, sopporta i costi di manutenzione, funzionamento ed eventuale smaltimento, caricandosi di oneri economici e ambientali;

   le norme citate sono chiare e dovrebbero essere seguite da tutti gli enti deputati all'espletamento dell'iter di affidamento Dipartimento per il coordinamento amministrativo, Guardia di finanza, capitanerie di porto, tribunale, prefetture);

   le indicazioni contenute nel sito ufficiale del Servizio per la concertazione e il monitoraggio in materia di territorio risultano non aggiornate alla legislazione vigente e pertanto incomplete e fuorvianti –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative affinché le imbarcazioni sotto sequestro in quanto connesse ai reati di cui in premessa siano assegnate, nel più breve tempo possibile e secondo le disposizioni di legge, agli enti del terzo settore che ne facciano richiesta.
(4-09932)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOVECCHIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11 della Costituzione sancisce che «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo»;

   da notizie di stampa del 6 giugno 2021, riportate dalla testata «Times of Israel» si apprenderebbe che nello stesso giorno sarebbe partita, dalla base militare di Amendola, l'operazione militare denominata «Falcon Strike 21», un'esercitazione congiunta con gli aerei di Italia, Regno Unito e Israele e avallata dagli Usa. Sempre il «Times of Israel» spiegherebbe che i sei F-35 dell'aeronautica israeliana, giunti in Italia già nei primi giorni di giugno, avrebbero dovuto svolgere esercitazioni sino al 15 giugno 2021;

   secondo quanto ripreso da testate giornalistiche italiane relativamente a dichiarazioni di un ufficiale dell'aeronautica israeliano, si apprenderebbe che «si tratta della più grande e più lontana esercitazione a cui hanno mai preso parte questi nostri velivoli». «Nonostante l'obiettivo ufficiale dell'esercitazione sia quello di migliorare le capacità complessive del velivolo F-35, l'alto ufficiale dell'aeronautica ha riconosciuto che, in parte, essa è stata destinata a preparare i piloti israeliani all'uso dei cacciabombardieri contro le forze iraniane». «L'Iran è il nostro obiettivo. Sebbene gli F-35 israeliani abbiano preso parte a esercitazioni internazionali in passato, questa sarà la prima volta che il velivolo volerà insieme agli F-35 di altri tre paesi»;

   si apprenderebbe inoltre che, oltre ai nuovi caccia di Lockheed Martin, a «Falcon Strike 21» avrebbero preso parte i cacciabombardieri F-16 Usa, un aereo-spia Gulfstream «Etam» e due aerei da rifornimento Boeing «Re'em» dell'aeronautica israeliana, due velivoli-tanker KC767 e HC130 e un velivolo da ricognizione Gulfstream «Eitam» dell'Aeronautica italiana e l'aereo da rifornimento britannico Voyager A330;

   nella spiegazione dell'ufficiale israeliano, che illustrerebbe le operazioni dell'esercitazione, sarebbero state impiegate la portaerei britannica HMS Queen Elizabeth, che proprio il 6 luglio 2021 avrebbe attraversato lo stretto di Messina per raggiungere lo Ionio meridionale, scortata da quattro navi da guerra britanniche e dal cacciatorpediniere lanciamissili «Andrea Doria» della Marina italiana, oltre ad essere impiegate un gran numero di batterie di missili terra-aria che sarebbero state utilizzate contro i caccia F-35;

   la notizia sarebbe stata ripresa, oltre che da alcune testate italiane, anche dal «The Jerusalem Post», specificando l'identità dei reparti israeliani impiegati, il 140th Squadron dell'Aeronautica con gli F-35, il 116th Squadron con gli F-16A/B, il 122nd Squadron con l'aereo d'intelligence Gulfstream G550 e il 120th Squadron con i due aerei tanker. «L'aeronautica militare israeliana ha ricevuto i primi cacciabombardieri F-35 nel dicembre 2016 e, ad oggi, conta su 27 velivoli di questo tipo», scrive il quotidiano di Gerusalemme. «Altri 23 caccia saranno consegnati entro il 2024, completando così l'ordine dell'IDF di 50 velivoli, anche se gli ufficiali israeliani contano di acquistarne ancora altri»;

   infine, sarebbe stata pubblicata sul sito Desk aeronautico, specializzato nel fornire informazioni sulle limitazioni del traffico aereo in Italia in caso di esercitazioni militari, una mappa con le aree utilizzate per l'operazione «Falcon Strike 21» che evidenzierebbe i due corridoi Poseidon e Brown, collegati con le aree delle operazioni alla base militare di Amendola. Per mezzo Notam A3569/21 sarebbe stata istituita una zona dal suolo a FL350, in cui sarebbe stato possibile riscontrare la poco affidabilità del segnale GPS per attività di jamming;

   dato l'ampio spettro operativo off-limit proprio nel Golfo di Taranto, è più che probabile che per l'esercitazione sia stata impiegata anche la portaerei italiana «Cavour», testata nei mesi scorsi in Virginia, per la fase degli atterraggi e dei decolli degli F-35 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare precise iniziative di competenza affinché per le nostre Forze Armate siano da escludersi esercitazioni congiunte con Paesi non Nato che stiano conducendo attività belliche o che minaccino di condurre attività belliche contro altri Paesi della comunità internazionale.
(5-06505)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CAPPELLACCI, OCCHIUTO e PITTALIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in queste ore la Sardegna vive una situazione drammatica a causa dei roghi divampati il 24 luglio 2021, che hanno devastato decine di migliaia di ettari di territorio;

   oltre 1.500 persone sono state costrette a sfollare mentre le fiamme hanno accerchiato i centri abitati, distrutto un patrimonio boschivo e di macchia mediterranea dal valore inestimabile, bruciato le campagne insieme alle coltivazioni e al bestiame;

   la situazione richiede una serie di interventi immediati e urgenti, sia per domare definitivamente le fiamme che per attivare da subito le operazioni di bonifica delle aree colpite;

   altrettanto urgente è l'assistenza economica alle famiglie che hanno subito danni alle proprie abitazioni, il sostegno alle imprese e la cura degli animali superstiti presenti nelle aziende, soprattutto alla luce delle prime stime effettuate che ipotizzano danni economici per circa 1 miliardo di euro;

   occorre altresì procedere ad una stima celere e puntuale dei danni per attivare al più presto un sistema di indennizzi efficiente, che non resti imbrigliato nelle maglie burocratiche;

   è di vitale importanza prevedere un'erogazione degli aiuti adeguata ad un'emergenza che avviene in un contesto già caratterizzato da una gravissima difficoltà economica per effetto della pandemia;

   è evidente che un evento di queste proporzioni non solo incide pesantemente sui settori direttamente danneggiati, non solo interrompe bruscamente la stagione turistica, ma colpisce trasversalmente tutti i comparti dell'economia;

   accanto alle misure di sostegno occorre prevedere anche una sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari, nonché delle misure straordinarie per il patrimonio ambientale e per rimediare ai danni subiti da immobili pubblici e privati;

   appare inoltre necessario dare una risposta decisa dello Stato sul tema della prevenzione e della lotta agli incendi, rinforzando il presidio dei territori –:

   alla luce della gravissima situazione determinata dagli incendi in Sardegna, quali iniziative di competenza intenda assumere con urgenza al fine di affrontare l'emergenza per quanto riguarda i danni economici prodotti, sostenendo le famiglie, le imprese e i territori colpiti.
(3-02426)


   FASSINA, CONTE, DE LORENZO, PALAZZOTTO e STUMPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Fondo complementare costituiscono occasione per il rilancio del Mezzogiorno. A tal fine il Governo ha deciso di investire almeno il 40 per cento delle risorse «territorializzabili», circa 82 miliardi di euro, per le regioni del Sud;

   così il Sud contribuirebbe per un terzo dei 15 punti di prodotto interno lordo aggiuntivi, con un significativo aumento dell'occupazione;

   nel testo ufficiale delle singole misure del Piano destinate al Mezzogiorno si individuano solo 22 miliardi di euro, per la metà interventi ferroviari e azioni sulle grandi reti. Pertanto, un ammontare inferiore al 10 per cento del totale delle risorse previste per il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Fondo complementare;

   anche tenendo conto che 13 miliardi di euro potrebbero essere spesi nel Mezzogiorno per voci nelle quali non sono individuate risorse certe, si arriva ad uno stanziamento di 35 miliardi di euro, circa un sesto del totale;

   questo farebbe ritenere che le stime di crescita del Sud scritte nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono, al momento, conseguenza di ipotesi, condizionate all'effettiva disponibilità ed utilizzo degli 80 miliardi di euro annunciati, soltanto in parte aggiuntivi rispetto all'allocazione «tendenziale» pre-Piano nazionale di ripresa e resilienza e pre-Fondo complementare; ad esempio, la linea Napoli–Bari disponeva già di un finanziamento;

   il Parlamento sul Fondo complementare, non sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha inserito alcuni indirizzi territoriali aggiuntivi (rinnovo dei bus, 50 per cento al Sud, interventi sulle ferrovie regionali, 80 per cento al Sud);

   sarebbe stato auspicabile un chiaro vincolo, e non solo un orientamento, per una parte degli altri incentivi (contratti di filiera, agroalimentare, accordi per l'innovazione) verso il Sud, mentre non vi è alcun impegno di riequilibrio territoriale per gli interventi nei grandi servizi pubblici, dove vi sono enormi scarti fra Nord e Sud (per i 4,6 miliardi di euro per gli asili nido non vi sono indicazioni di approdo territoriale);

   l'effettiva allocazione territoriale delle risorse, oggi non precisata, dipenderà dalle norme attuative di riparto definite da ciascun Ministero e dall'esito dei bandi per l'attribuzione su base competitiva, una modalità di riparto dipendente dalla diseguale distribuzione territoriale delle capacità amministrative, più modeste nelle aree del Mezzogiorno, spesso in conseguenza di deficit storici e recenti di personale e risorse strumentali –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere affinché le risorse per il Sud siano attribuite nella misura effettiva del 40 per cento e, in tale contesto, se non si intenda attuare in via preliminare un riequilibrio territoriale di risorse umane e strumentali e monitorare le scelte di ciascun Ministero, l'esito dell'attribuzione delle risorse su base competitiva e, eventualmente, intervenire con interventi correttivi.
(3-02427)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento della multinazionale belga Solvay sito a Rosignano Marittimo (Livorno), fondato nel 1912 e dedicato alla produzione di composti chimici e materie plastiche, rappresenta uno dei più importanti poli chimici italiani;

   l'attività dello stabilimento genera esternalità ambientali negative riguardanti gli scarichi in mare, le emissioni inquinanti e l'ingente consumo della risorsa idrica e, così come riportato da Arpa Toscana (relazione del 7 giugno 2017), il sito Solvay di 220 ettari presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb;

   la Solvay ha ricevuto ingenti finanziamenti pubblici tra i quali: 14,4 milioni di euro da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in attuazione dell'accordo di programma del luglio 2003; 108 milioni di euro, sotto forma di agevolazioni, da parte del Ministero dello sviluppo economico in seguito alla firma di un protocollo d'intesa nel novembre 2016 e ulteriori 11,67 milioni da parte dello stesso Ministero e della regione Toscana in seguito alla sottoscrizione di un accordo di programma nell'agosto 2017;

   per il funzionamento dell'impianto, ed in particolare per la produzione di bicarbonato di sodio, la Solvay necessità di sale e acqua che vengono estratti rispettivamente dalle saline di Volterra (PI) e dal fiume Cecina. Secondo quanto riportato nella video inchiesta «Alla faccia del bicarbonato di sodio», realizzata dalla giornalista Adele Grossi per la trasmissione Report e trasmessa su Rai Tre in data 2 dicembre 2019, per l'estrazione di salamoia (miscela di acqua e sale) la Solvay si avvale di un monopolio stipulato il 7 febbraio 1997 con il Ministero delle finanze che le consentirebbe di estrarre fino a 2 milioni di tonnellate annue di tale sostanza;

   in risposta ad un'interrogazione depositata, in data 30 dicembre 2020, dalla consigliera regionale toscana Silvia Noferi, l'assessora regionale alla transizione ecologica Monia Monni ha sottolineato che le concessioni per salgemma attualmente in titolarità di Solvay Chimica Italia Srl sono quelle aventi denominazione «Buriano», «Ponteginori» e «Casanova» che interessano il comune di Montecatini Val di Cecina (PI), le prime due rilasciate nel dicembre 1932 e aventi una durata indicata come perpetua ai sensi dell'articolo n. 53 del regio decreto 29 luglio 1927, n. 1443;

   riguardo alla concessione denominata «Casanova», rilasciata nell'ottobre 1993 e con scadenza nell'ottobre 2018, è attualmente in fase conclusiva il procedimento di proroga per anni 30;

   con riferimento alle concessioni della risorsa idrica in titolarità della medesima azienda la regione segnala il rilascio di due concessioni dall'allora Ministero dei lavori pubblici, di concerto con l'allora Ministero delle finanze, inerenti ai comuni di Santa Luce (località Casacce di Sopra) e Montescudaio (località Steccaia) rilasciate rispettivamente nel settembre 1956 e nel febbraio 1979;

   secondo quanto riportato nella risposta all'interrogazione sopra citata la Solvay, nell'annualità 2020, ha corrisposto complessivamente circa 437 mila euro per canoni per la derivazione di acqua e circa 200 mila euro per i canoni di concessione mineraria –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati rispetto a quanto riportato in premessa;

   se il Ministro dell'economia e delle finanze intenda confermare, anche sulla base dei dati in possesso dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, la durata perpetua delle concessioni minerarie denominate «Buriano» e «Ponteginori» in titolarità di Solvay Chimica Italia Srl a decorrere dal dicembre 1932;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per subordinare il procedimento di proroga della concessione denominata «Casanova», e di tutte le future concessioni richieste da Solvay Chimica Italia Srl, al concreto impegno da parte dell'azienda stessa di eliminare gli scarichi in mare dell'impianto di Rosignano Marittimo.
(4-09916)


   PATERNOSTER. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 33 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, interviene sulla disciplina del cosiddetto «Superbonus 110 per cento» ed estende alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) la possibilità di avvalersi dell'agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4 (ospedali, case di cura e conventi), i cui membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica; rientrano nell'agevolazione i lavori di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico, l'installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici;

   le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab) hanno in tutto o in parte il fine di prestare assistenza ai più poveri o provvedere all'educazione, all'istruzione, all'avviamento a qualche professione, arte o mestiere o, in qualsiasi altro modo, al miglioramento morale ed economico;

   tali istituzioni operano sotto il controllo e la vigilanza delle regioni e svolgono attività di assistenza agli anziani, agli handicappati, ai minori e altre categorie deboli, curano la formazione e la educazione, gestendo ospedali, brefotrofi, ospizi, ricoveri, collegi, asili ed altro ancora;

   nonostante le finalità sociali simili a quelle delle Onlus, gli Ipab non sono ricompresi tra i soggetti beneficiari del Superbonus, come elencati al comma 9 dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   la mancata inclusione delle Ipab tra i soggetti beneficiari del «Superbonus 110 per cento» crea disparità di trattamento fiscale tra gli Ipab e le Onlus e connessi effetti distorsivi;

   le Ipab o ex Ipab sono infatti: a) enti pubblici; b) soggetti a Ires e quindi istituzioni soggette ad imposta che, pur svolgendo servizi ed attività non lucrative di elevata utilità sociale in quanto enti pubblici – e quindi rientranti con le attività svolte dalle Onlus – restano escluse dai benefìci del decreto-legge n. 34 del 2020;

   si verifica, dunque, per le ex Ipab, un'incoerenza giuridica: essere soggetti di imposta Ires ed essere una istituzione pubblica non lucrativa di utilità sociale, che le esclude dai benefìci di legge sul Superbonus e quindi dalla possibilità di riordinare il patrimonio immobiliare che è destinato a realizzare le finalità istituzionali tutelate espressamente dall'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 –:

   se il Ministro intenda adottare le opportune iniziative dirette ad estendere la fruibilità della disciplina del cosiddetto «Superbonus 110 per cento», ex articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (ex Ipab) di cui al regio decreto n. 2841 del 1923, al fine di rimuovere le differenze e i connessi effetti distorsivi derivanti dall'attuale difformità di trattamento fiscale tra tali istituti e le Onlus.
(4-09926)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con nota Prot. 026/2021 del 24 luglio 2021 il Segretario generale AL.Si.P.Pe denunciava il «moltiplicarsi di eventi critici presso l'istituto per minori di Catanzaro, nel dettaglio alcuni tentativi d'incendio della stanza di pernottamento da parte di detenuti e un tentato suicidio, e non ultima una rissa che ha coinvolto più detenuti, episodi che grazie alla professionalità del personale in servizio sono stati sventati sul nascere, pertanto visti gli accadimenti si chiede che nell'immediato si possa procedere al trasferimento dei ristretti maggiormente riottosi»;

   come si apprende da fonti di stampa, «abbiamo la quasi totalità dei detenuti che proviene da altre regioni e che in alcuni casi sono stati trasferiti a Catanzaro proprio a seguito di eventi critici pregressi [...] si tratta quindi di soggetti che spesso non hanno un contatto socio-culturale oppure familiare con la realtà esterna» e il vantaggio di avere detenuti con legami esterni è che «essi sono incentivati a tenere un comportamento più morigerato perché si sentono inseriti in un Istituto che appartiene al loro territorio, o fosse altro per il timore di perdere la possibilità di colloqui con la famiglia a seguito di un trasferimento»;

   oltre a tali considerazioni, l'istituto calabrese risulterebbe penalizzato da una mobilità in entrata che ormai da anni non vede alcuna assegnazione di nuovi agenti, a cui fa seguito, ovviamente, un progressivo innalzamento dell'età media del personale in servizio;

   alla luce di tale delicata situazione, il sindacato ha posto particolare attenzione al previsto piano di mobilità, ritenuto «assolutamente carente, che vede l'ingresso di due unità ed altrettante in uscita senza nessun incremento» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire un ampliamento dell'organico dell'istituto per minori di Catanzaro con l'immissione di personale adeguatamente formato, anche al fine di assicurare un adeguato e necessario cambio generazionale tra gli agenti di polizia penitenziaria impiegati presso l'istituto calabrese;

   se il Governo non ritenga di adottare idonee e tempestive iniziative di competenza per velocizzare i trasferimenti dei soggetti detenuti più ostili e meno propensi al rispetto delle regole di civile convivenza.
(4-09917)


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   per la apertura del nuovo carcere di Forlì in zona Quattro, i cui lavori sono in itinere da altre 18 anni, si apprende l'ennesimo slittamento della data prevista che potrebbe essere forse nel 2025;

   si tratta di un'opera pubblica quanto mai necessaria per la città che impiega 20-25 anni per la apertura: necessaria perché il carcere della Rocca, risalente all'Ottocento, è una struttura vetusta per la sua funzione penitenziaria e perché l'area della Rocca di Ravaldino e la sua relativa cittadella, incastonata nel centro storico e nel campus universitario, meriterebbero una valorizzazione culturale ora impossibile. Per cui ogni progetto successivo relativo ad usi alternativi della Rocca dovrà essere rinviato di almeno 3-4 anni;

   l'ultima data fissata per il completamento del nuovo carcere nella frazione Quattro è stata, due anni fa, quella della fine del 2022. Precedenti date di conclusione dei lavori erano state fissate, nel tempo, nel 2019 e nel 2012. Si osserva che la prima pratica relativa al maxi-progetto del carcere del Quattro negli archivi del Comune risale al 2003;

   il progetto del nuovo carcere per 255 detenuti è stato permesso da una variante urbanistica del 2003 con una conferenza dei servizi «lampo» (durò appena un paio di mesi l'iter di localizzazione), presieduta dall'allora procuratore della Repubblica. Trovata la localizzazione nell'ambito del piano regolatore, il Comune non è più parte della partita, anzi, essendo un'opera pubblica coperta di fatto dal segreto, per via della sua destinazione a carcere, è di fatto un'isola fuori dal controllo degli enti locali e in mano completamente al Ministero della giustizia e al provveditorato alle opere pubbliche. Neanche la ditta appaltatrice dei lavori può condividere i progetti con gli uffici comunali dell'urbanistica;

   quello che si sa è che il progetto è in due lotti, il primo è relativo alla palazzina destinata a servizi e uffici, e si è appreso che il cantiere qui è in corso e questo plesso potrebbe essere pronto nel 2022;

   sono in corso i lavori del secondo lotto prossimi all'ultimazione. Inoltre, sono stati appaltati circa due anni fa i lavori di completamento. L'aggiudicazione è stata impugnata dal secondo concorrente. Ad oggi, il giudizio è ancora in corso e si attende l'esito per stipulare il contratto ed avviare i lavori. Il decorso dei tempi di giudizio mette a rischio la conservazione dei fondi;

   risulta che il Comune ha investito, nel piano triennale degli investimenti, 4 milioni di euro per la viabilità di una strada di 300 metri e relative rotonde che dovrebbe unire l'ingresso del nuovo carcere al futuro tratto di Tangenziale Ovest. Oltre al Ministero della giustizia e, per la sua parte esterna il Comune, c'è anche l'Anas;

   il progetto, che deve essere realizzato dall'Anas, ha un valore di circa 22-23 milioni di euro, per una strada a raso, un'unica carreggiata con corsia di emergenza e pista ciclabile (una strada di categoria C). La strada, non ancora finanziata, chiuderà l'anello del «Sistema tangenziale» di Forlì e passerà tra il nuovo carcere e la zona artigianale del Quattro, eliminando il carico di traffico che ora grava su via Cava e via Ossi –:

   quali siano gli stati di avanzamento dei lavori ad oggi e quali le tempistiche effettive per l'apertura del nuovo carcere.
(4-09925)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI, MACCANTI, RIXI, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Archivio nazionale veicoli è gestito dalla direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione presso il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   l'accesso alla banca dati citata è necessario per poter ottenere, in tempo reale, ogni eventuale riscontro – da parte delle forze dell'ordine del territorio – sulla presenza di mezzi rubati, non assicurati o non revisionati;

   gli enti territoriali hanno investito molto in materia di sicurezza sul proprio territorio, prevedendo anche bandi specifici per gli enti locali come nel caso della regione Lombardia;

   tuttavia, l'utenza del servizio è concessa dietro pagamento di una serie di oneri (così sul sito del Ministero); ad esempio per il biennio 2021-2022 sono previsti: canone annuale di 1.220,25 euro; cauzione di 1.220,25 euro e 0,406 euro per ogni singola visura;

   tra i soggetti individuati obbligati a pagare risultano proprio: «Amministrazioni Regionali, Provinciali, Comunali»;

   il controllo e l'accesso rappresenti uno strumento pratico, utile per monitorare il territorio e per garantire maggiore sicurezza ai cittadini;

   l'Avvocatura generale dello Stato, fin dal 2016 (CT 14699/2016 sez. VI), ha ribadito – su richiesta anche dell'Agenzia per l'Italia Digitale – che l'accessibilità a queste banche dati deve essere a titolo gratuito da parte delle pubbliche amministrazioni e non solo quelle contemplate all'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 settembre 1994 n. 634, come invocato dal Ministero;

   la gratuità troverebbe fondamento nell'articolo 50, secondo comma, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, che disciplina la conoscibilità e non il regime di onerosità o gratuità, nonché nell'articolo 25, comma 2, della legge 24 novembre 2000, n. 340 che prevede che le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 del decreto legislativo n. 29 del 1993 hanno accesso gratuito ai dati contenuti in pubblici registri, elenchi, atti o documenti da chiunque conoscibili –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per facilitare l'accesso delle pubbliche amministrazioni alla banca dati in esame, prevedendo – come da normativa richiamata e parere citato – la gratuità che favorirebbe ulteriormente il controllo sul territorio da parte di tutte le forze dell'ordine degli enti locali, permettendo alle regioni di incrementare ulteriormente, senza oneri per i cittadini, la sicurezza sul proprio territorio.
(4-09919)


   MORRONE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le Motorizzazioni civili di tutta Italia, ormai da diverso tempo, presentano gravi problemi di operatività e funzionalità, che provocano danni a tutti gli utenti, cittadini e imprese;

   la grave mancanza di personale nelle Motorizzazioni civili impedisce che vengano erogati, con regolarità, servizi indispensabili come gli esami delle patenti di guida, le revisioni e i collaudi; in molti casi l'erogazione di questi servizi svolge anche una funzione di garanzia di accesso al mercato del lavoro e, nell'attuale situazione di crisi economica, i continui ritardi possono avere gravi ricadute dal punto di vista sociale;

   pertanto, la chiusura dell'ufficio delle Motorizzazione civile di Forlì a dicembre 2022 a causa della scadenza del contratto di affitto e del conseguente trasferimento dei servizi presso la sede di Cesena, di proprietà demaniale, non può che aggravare una situazione già molto critica per i cittadini delle comunità locali;

   Forlì, con 124.000 abitanti, è città capoluogo di provincia e punto di riferimento per tutta la Romagna e dunque la scelta in questione avrà pesanti ricadute sul territorio, in quanto la chiusura della sede di Forlì, che attualmente serve un bacino di utenza di un comprensorio nel quale insistono decine di migliaia di cittadini e migliaia di imprese, diventerebbe penalizzante per tutti gli utenti in termini di tempi, costi di spostamento e fruibilità degli sportelli;

   provincia di Forlì-Cesena sono attive circa 1.400 imprese nel settore dei trasporti, di cui quasi l'80 per cento si occupa di trasporto merci su strada; l'impatto della chiusura della Motorizzazione civile di Forlì comporterà un onere insostenibile per l'economia locale, di cui l'autotrasporto è una delle voci più importanti;

   per tutte le imprese di autotrasporto merci e persone di Forlì, come le officine, diventerebbe infatti complicato gestire i servizi sul Cesenate, a causa dell'incremento dei costi e della dilatazione dei tempi di intervento, così come diventerebbe complicato gestire i servizi da parte di agenzie pratiche auto e autoscuole, che si vedrebbero costrette a spostamenti quotidiani;

   inoltre, migliaia di mezzi pesanti, provenienti da Forlì e dalle vallate, si sposteranno di continuo sulla via Emilia per recarsi alla Motorizzazione di Cesena per le operazioni annuali di revisione e di collaudo, provocando l'aumento del traffico e dei costi a carico dei cittadini e delle imprese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per sostenere e rilanciare gli uffici delle Motorizzazioni civili di tutta Italia, in particolare la Motorizzazione civile di Forlì, su cui convergono moltissimi servizi e interventi fra collaudi e revisioni che, altrimenti, andrebbero a gravare sulla sede di Cesena.
(4-09924)


   BERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la città di Livorno è caratterizzata dalla presenza di un circuito di canali navigabili, denominati Fossi Medicei, costruiti sul finire del 1500 e di una lunghezza pari a circa 2.5 chilometri, che storicamente fungevano da via per la distribuzione delle merci scaricate dai bastimenti ai magazzini dei mercanti;

   attualmente i Fossi Medicei versano in uno stato di profondo abbandono, degrado e incuria acuito dalla sussistenza di un conflitto di competenze tra l'Autorità di sistema portuale (AdSP) del Mar Tirreno Settentrionale ed il comune di Livorno, riguardo a chi spetti l'esercizio delle funzioni amministrative sul circuito dei canali;

   in data 7 novembre 2018 con una nota indirizzata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'AdSP chiedeva al Ministero un parere in merito a quale soggetto spettasse l'esercizio delle funzioni amministrative sul circuito dei Fossi, che l'AdSP riteneva affidatogli in virtù di una prassi amministrativa consolidatasi nel tempo;

   con una nota inviata il 23 gennaio 2019 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva espresso il proprio nulla osta all'eventuale formalizzazione dell'accordo organizzativo, finalizzato al passaggio delle competenze sui canali tra AdSP e comune di Livorno, previa verifica che i Fossi non venissero impiegati da parte del Corpo delle Capitanerie di porto per i compiti e le funzioni di propria prerogativa, nonché da parte delle forze dell'ordine, del Corpo dei vigili del fuoco e del Ministero della difesa;

   in una nota datata 23 aprile 2019 il comandante della Capitaneria di porto di Livorno, sottolineava di non ravvisare alcuna esigenza di impiego dei Fossi Medicei da parte del Comando labronico, interessando della questione il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto che, mediante una nota datata 14 novembre 2019, esprimeva il proprio favorevole avviso al procedimento finalizzato al passaggio di funzioni amministrative sul circuito dei Fossi Medicei dall'AdSP al comune di Livorno;

   attualmente persiste una condizione di impasse amministrativo tra l'AdSP ed il comune di Livorno, anche in considerazione del fatto che, al contrario dell'AdSP, il comune di Livorno non dispone delle necessarie risorse organiche ed economiche utili alla gestione dei Fossi;

   tale situazione aggrava la già critica situazione di incuria e abbandono di un importante bene storico-culturale che rappresenta un unicum al mondo, costituendo nei fatti una delle più compiute realizzazioni del modello urbanistico-architettonico Leonardesco, la cui riqualificazione e valorizzazione permetterebbe di incentivare il turismo cittadino e contribuire al rilancio economico della città;

   per la riqualificazione dei Fossi si rende necessario lo spostamento di almeno 600 imbarcazioni da diporto attualmente ormeggiate lungo i canali. Anche al fine di rispondere a tale esigenza nel 2008 era stata presentata dal Consorzio nautico di Livorno la proposta progettuale per la realizzazione del nuovo approdo denominato «La Bellana» che prevedeva la creazione di 1250 nuovi posti barca;

   la realizzazione del nuovo approdo è stata rallentata dal mancato sostegno, anche economico, dell'AdSP che ha nei fatti impedito lo sviluppo del progetto funzionale al recupero e valorizzazione del sistema dei Fossi Medicei –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire definitivamente a chi spetta l'esercizio delle funziona amministrative sul circuito dei Fossi;

   se il Governo non ritenga opportuno indicare, anche sulla base delle competenze dell'Agenzia del demanio, quali progetti intenda realizzare sul circuito dei canali, con particolare riferimento al progetto «La Bellana»;

   se il Governo non reputi opportuno adottare iniziative finalizzate a rilanciare, dal punto di vista culturale e turistico, il circuito dei Fossi e, nel caso in cui l'esercizio delle funzioni amministrative su di essi venga trasferito al comune di Livorno, se esistano progetti e risorse destinate al recupero e valorizzazione di questa tipologia di beni.
(4-09931)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   BALDINO, BRESCIA, ELISA TRIPODI, FRANCESCO SILVESTRI, MAURIZIO CATTOI, ALAIMO, CORNELI, DE CARLO, DIENI, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i tragici fatti di Ardea hanno gettato tutta la comunità locale nello sgomento e sollevato indignazione da parte di tutti i cittadini, non solamente per la dinamica dei fatti, ma anche e soprattutto perché l'omicida aveva ancora l'arma del padre, ex guardia giurata, con la quale ha sparato uccidendo due bambini e un uomo;

   da quanto si apprende, l'uomo che ha sparato viveva ad Ardea con la madre, il padre ex vigilante, morto nello scorso autunno, aveva in dotazione una Beretta calibro 7,65, che nessuno aveva mai restituito;

   a seguito dei fatti, le forze dell'ordine si sono attivate per cercare di capire «come mai l'arma utilizzata dall'uccisore era ancora lì dove non doveva essere»;

   il triplice omicidio avvenuto il 14 giugno 2021 nel comune laziale solleva una questione a monte sulla tracciabilità delle armi, intorno alla quale si continua fortemente a discutere, come è stato ribadito durante una riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza tenutasi a Firenze;

   il dato appare ancora più sconcertante se si considera che le licenze rilasciate in Italia per detenzione legale di armi risultano in crescita, in particolare l'uso sportivo (+27 per cento). Resta da chiarire, poi, che fine viene riservata alle armi iscritte nei registri cartacei prima dell'informatizzazione delle procedure, così come quelle acquistate con licenze oggi scadute oppure con il «nulla osta», permesso temporaneo di 30 giorni e di cui non si hanno dati;

   i recenti fatti occorsi a Voghera, poi, fanno ritenere ormai non più procrastinabile un intervento normativo volto a tracciare la detenzione delle armi con un sistema digitale di semplice consultazione dagli organi competenti, con accessi che consentano peraltro la verifica a vari livelli del detentore e dell'arma;

   appare, quindi, necessario intervenire normativamente anche alla luce dei recentissimi fatti citati, affinché tutte le forze dell'ordine possano congiuntamente ed in tempo reale conoscere l'esatta ubicazione delle armi e coloro che a vario titolo le detengono –:

   in quali tempi il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per tracciare gli armamenti mediante l'attivazione di un'anagrafe digitale aggiornata in tempo reale e con un sistema di allerta informatico in grado di segnalare scadenze ed eventuali anomalie.
(3-02428)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la detenzione di sostanze stupefacenti non ha rilevanza penale, ma, in base all'articolo 75 del relativo Testo unico (decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990), essa può essere punita con una serie di sanzioni amministrative che vanno dalla sospensione della patente e del passaporto fino al divieto di conseguirli;

   i dati riportati dal dodicesimo Libro bianco sulle droghe mostrano un andamento stabile del numero di segnalazioni ex articolo 75, che nel tempo si sono assestate intorno alle 40.000 all'anno, con una flessione registrata nel 2020 dovuta alla pandemia; le sanzioni comminate sono in media 15.000, 8.500 nel 2020;

   quasi tre quarti delle persone segnalate ai sensi dell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 devono la segnalazione al consumo di cannabinoidi;

   l'applicazione delle sanzioni è caratterizzata da una totale discrezionalità, sia su base geografica che rispetto al tipo di sanzioni comminate in casi analoghi; inoltre, è frequente l'applicazione di sanzioni «al buio», senza cioè che sia avvenuto il colloquio con la persona interessata, fenomeno che nel 2020 ha riguardato quasi la metà delle sanzioni comminate;

   le richieste di programma terapeutico, invece, non sono mai riprese dopo il tracollo seguito all'entrata in vigore della «legge Fini-Giovanardi»: solamente 94 nel 2020 contro le 3.000 del 2007;

   considerando che si tratta di sanzioni comminate in ragione del consumo di sostanze, esse assumono dunque valore meramente afflittivo;

   i risultati della politica sulle droghe degli ultimi decenni sono deludenti sia dal punto di vista della deterrenza che della prevenzione e dell'informazione; l'Istat ha stimato circa 8 milioni di consumatori di sostanze stupefacenti, dei quali 6 milioni sono utilizzatori di cannabis –:

   se non ritenga, in attesa di una revisione generale dell'impianto normativo sugli stupefacenti, a partire dai cannabinoidi, di impartire direttive che evitino gli effetti più penalizzanti derivanti dalle sanzioni amministrative di cui all'articolo 75 del Testo unico sugli stupefacenti.
(3-02429)


   FREGOLENT, PAITA, NOBILI, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane le manifestazioni violente dei No Tav in Valsusa hanno subito una forte recrudescenza, traducendosi in un susseguirsi di attacchi notturni alle forze dell'ordine e ai lavoratori impegnati nelle aree di cantiere;

   lanci di petardi, fuochi d'artificio, rocce, insieme a tentativi di recisione delle reti di delimitazione del cantiere sono solo l'ultimo capitolo di una serie di attacchi organizzati che, oltre a causare danni e ritardi a un'opera vitale per lo sviluppo del Paese, mettono a repentaglio l'incolumità di chi ogni giorno vi lavora per garantirne la realizzazione e di coloro che, ventiquattro ore su ventiquattro, si adoperano con disciplina e onore per assicurare la sicurezza all'interno e all'esterno dei cantieri;

   al fine di salvaguardare l'incolumità degli operai e delle forze dell'ordine, nonché per recuperare gli ingenti ritardi accumulati in questi anni e consentire, così, la rapida ultimazione del corridoio Torino-Lione, appare indispensabile includere fra le aree di interesse strategico-nazionale i siti interessati dalle opere connesse alla realizzazione del tunnel di base e di quelle volte alla risoluzione delle interferenze;

   tale inclusione riguarderebbe le aree e i siti dei comuni di Bruzolo, Bussoleno, Giaglione, Salbertrand, San Didero, Susa e Torrazza Piemonte e comporterebbe non solo una forte accelerazione all'avanzamento dell'opera, ma soprattutto la messa in sicurezza dei cantieri e l'incolumità degli operai e delle forze di sicurezza ivi dispiegate;

   tale inclusione si rende necessaria anche per assicurare il buon esito degli ingenti investimenti che l'intera comunità nazionale ha sostenuto con fiducia in questi anni, fiducia che merita di essere ripagata e non compromessa da azioni violente ed eversive –:

   quali iniziative intenda adottare per porre rimedio all'acutizzarsi degli scontri e delle violenze collegati alla realizzazione del corridoio Torino-Lione anche in vista dell'auspicabile inclusione dei siti e delle aree di cui in premessa fra le aree di interesse strategico-nazionale.
(3-02430)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stando al «cruscotto statistico» del Ministero dell'interno (dati aggiornati al 26 luglio 2021), la comparazione dei migranti sbarcati negli anni 2019/2020/2021 mostra che gli arrivi dell'ultimo anno sono sensibilmente maggiori non solo rispetto al medesimo periodo del 2020, ma anche – e soprattutto – rispetto al 2019; i dati denunciano cioè che, in piena emergenza epidemiologica da COVID-19 e relative varianti, l'Italia sta accogliendo molti più immigrati rispetto agli anni precedenti la pandemia;

   il «cruscotto» evidenzia che il numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2021 al 26 luglio 2021, comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2019 e 2020, è pari a 3.600 nel 2019, 12.473 nel 2020 e 27.469 nel 2021; a Lampedusa, oramai, si assiste a sbarchi senza fine – solo tra il 21 ed il 24 luglio 2021 sono approdati oltre 1.400 migranti –, col rischio di un'escalation della variante delta, quella che maggiormente ora preoccupa sotto il profilo sanitario ed induce il Governo a misure restrittive per la popolazione italiana;

   in un approdo del 15 giugno 2021 10 migranti provenienti dal Bangladesh sono risultati positivi all'incrocio tra l'indiana e l'inglese; dei 300 migranti sbarcati a Lampedusa e poi trasferiti a Taranto, oltre 30 minorenni erano risultati positivi, contagiando anche due poliziotti entrati in contatto nei giorni precedenti con gli ospitati nell'hotspot di Taranto e ponendo in quarantena altri dieci poliziotti;

   ad avviso degli interroganti la fallimentare gestione dell'immigrazione da parte del Ministero dell'interno non può ricadere sulle forze dell'ordine, che rischiano in prima persona e sottopongono a pericoli le rispettive famiglie, né sugli abitanti delle città interessate da sbarchi e trasferimenti, né, tantomeno, sui cittadini italiani tutti, privati di taluni diritti e libertà per il perdurare dello stato di emergenza;

   oggettivamente un'immigrazione incontrollata di tale portata costituisce un concreto veicolo di contagio nel nostro Paese ed è pertanto incoerente una politica di porti aperti e, al contempo, l'inasprimento delle condizioni di vita sociale per i cittadini italiani, per i quali il green pass rappresenta l'ultimo tassello –:

   come intenda conciliare i sacrifici richiesti agli italiani con quella che agli interroganti appare una politica migratoria lassista e negligente che il Ministero dell'interno sta portando avanti, senza soluzione di continuità, da più di un anno e come ritenga di contenere la diffusione del contagio permettendo il continuo sbarco di clandestini, una parte dei quali infetti o in corso di infezione.
(3-02431)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i dati del centro operativo nazionale Guardia costiera Italian maritime rescue coordination centre aggiornati al 15 giugno 2021 mettono in evidenza due parabole discendenti, del flusso migratorio totale verso l'Italia dal 2016 al 2021 e del numero dei morti;

   nello specifico i dati evidenziano che nel 2016 a fronte di 181.337 partenze registrate si sono registrate 4.581 morti nel Mediterraneo centrale, mentre nel 2021 le partenze sono state 18.059 e i morti in mare 675;

   il dato totale delle morti in mare rispetto a quanti riescono ad approdare vivi diminuisce al diminuire delle partenze e questo è un dato che fa riflettere sulla disumanità dell'apertura dei confini;

   dal momento che più cresce la possibilità di nuovi arrivi più aumenta la percentuale del numero dei morti, è urgente bloccare le partenze e i dati della Guardia costiera lo dimostrano: nel 2021 dalla Libia verso l'Italia sono partiti circa 11.210 migranti, nello stesso anno la Guardia costiera libica ne ha riportati indietro circa 13.540, in tal modo limitando il numero di morti e l'immigrazione clandestina;

   il problema dell'emergenza sbarchi in Italia nell'ultima settimana si è acuito per effetto dello sbarco a Lampedusa di 178 clandestini. Nonostante i trasferimenti disposti dalla procura di Agrigento, nel centro di accoglienza dell'isola siciliana ci sono circa 1.300 migranti su una capienza di 250;

   in vista della stagione estiva e delle condizioni meteorologiche favorevoli agli sbarchi, si arriverà ad un ulteriore aumento di partenze, di sbarchi e di conseguenza di morti in mare;

   il Dipartimento della pubblica sicurezza, comparando il numero dei migranti sbarcati sulle nostre coste dal 1° gennaio al 27 luglio degli anni 2019, 2020 e 2021, rileva dati che vanno da 3.600 sbarchi nel 2019 a 12.473 nel 2020 a 27.469 nel 2021;

   è evidente che la situazione rischia di implodere in un'emergenza sanitaria e sociale senza precedenti, resa ancora più grave dalla pandemia e dalla crisi economica ancora in atto, che pone il Governo a richiedere agli italiani di mantenere comportamenti prudenti;

   è inaccettabile che, a fronte dei sacrifici chiesti agli italiani, tra restrizioni e limitazioni della libertà, non si fermino le partenze e quindi gli sbarchi illegali sulle nostre coste –:

   in che modo si intenda gestire i flussi migratori, soprattutto in vista dell'arrivo della stagione estiva, e se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza volte a bloccare le partenze verso le nostre coste.
(3-02432)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA, MURA, FRAILIS, GAVINO MANCA e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono quasi 1.500 le persone sfollate e più di 20 mila gli ettari di terreno bruciati dai gravi incendi che tra il 22 e il 25 luglio 2021 sono divampati nella provincia di Oristano, nella Sardegna centro-occidentale. Gli incendi hanno distrutto boschi, oliveti, campi coltivati, aziende e case, e i vigili del fuoco sono ancora al lavoro per cercare di spegnere le fiamme;

   già da inizio estate alcuni articoli apparsi sulla stampa nazionale e inchieste condotte dai principali radio e telegiornali hanno dato grande risalto alla questione della ripresa degli incendi boschivi in Italia;

   i Carabinieri forestali confermano che la quasi totalità degli incendi è di matrice dolosa. Quanto accaduto in Sardegna rappresenta una ferita irreparabile alla flora e alla fauna nazionali;

   nell'ambito degli incendi boschivi Sardegna, Sicilia, Calabria registrano criticità storiche, pur non essendone immuni nemmeno le regioni del Centro e del Settentrione d'Italia. Ed è verosimile che altri interesseranno altre regioni di tutto il nostro Paese con cadenza temporale fissa;

   la legge n. 353 del 2000 «Legge-quadro in materia di incendi boschivi», tuttora in vigore, prevede espressamente che le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni e che si allestisca un efficace sistema di controllo satellitare delle aree boschive a rischio;

   il patrimonio boschivo italiano costituisce oltre un terzo del territorio della penisola e rappresenta un'immensa ricchezza in termini di bellezza e biodiversità ed è peraltro tutelato anche dall'articolo 9 della Costituzione italiana –:

   quali iniziative urgenti intendano mettere in campo i Ministri interrogati per assicurare, di concerto con le regioni, le adeguate risorse per la tutela del patrimonio boschivo dagli incendi, anche attraverso azioni di manutenzione e valorizzazione del territorio;

   se il sistema satellitare di controllo dei roghi previsto dalla legge n. 353 del 2000 sia operativo e se non si ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere il «Censimento nazionale delle aree incendiate» per dare concreta effettività alla legge n. 353 del 2000;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere nuove iniziative normative vista l'emergenza, per inasprire ulteriormente le misure punitive per chi appicca incendi.
(4-09920)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano l'ennesimo episodio di violenza avvenuto lunedì 19 luglio 2021, in località Campolongo a Eboli (Salerno), ai danni di un ciclista di trent'anni aggredito da un cittadino straniero mentre era in sella alla sua bicicletta;

   in particolare, sembrerebbe che l'aggressore, sbucato improvvisamente dalla pineta, avrebbe minacciato il malcapitato puntandogli un cacciavite alla gola, intimandogli di consegnare il telefono cellulare;

   fortunatamente, nelle vicinanze vi era una pattuglia della polizia locale che, attirata dalle urla del ciclista, sarebbe intervenuta prontamente prestando soccorso, mentre il rapinatore riusciva a darsi alla fuga;

   negli ultimi giorni, tra l'altro, nella stessa zona, organi di stampa riportavano anche un incremento di danneggiamenti e furti ai danni delle automobili dei bagnanti che frequentano abitualmente la litoranea;

   tali episodi delinquenziali, purtroppo, non sono eccezionali ma sistematici nella zona in questione che da anni non solo langue per le perduranti condotte criminali di tipo predatorio della specie sopra descritta, ma è, altresì, afflitta dalla piaga della prostituzione, esercitata anche alla luce del giorno, e da quella del caporalato per la quale centinaia di immigrati vengono assoldati e, poi, sfruttati quali braccianti nelle campagne circostanti;

   l'episodio violento da ultimo accaduto in uno a quelli dei furti e dei danneggiamenti verificatisi nei giorni immediatamente precedenti ai danni delle automobili dei bagnanti rappresentano solo gli ultimi di una sequela di accadimenti criminali che si protraggono senza soluzione di continuità da troppi anni e, purtroppo, rendono la misura esatta di quanto sia grave l'emergenza sicurezza in litoranea e quanti danni in termini di immagine il territorio in questione, a vocazione turistica, abbia subìto e stia subendo;

   occorre intervenire con tempestività ed efficacia per riconsegnare alla legalità il territorio in parola, colpendo la microdelinquenza di tipo predatorio mediante maggiori presidi e controlli, previo reclutamento di maggiore personale addetto alla sicurezza dei privati cittadini, e colpire con decisione il caporalato oltre che inibire ogni attività di meretricio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per rafforzare la sicurezza del territorio in parola a tutela dei residenti e turisti e se non intenda, di concerto con la questura e la prefettura di Salerno, provvedere al potenziamento dei controlli da parte delle forze dell'ordine, in particolare sulla costa della Piana del Sele.
(4-09923)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PEZZOPANE, VISCOMI, LACARRA, MURA, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, MICELI, UBALDO PAGANO, BORDO, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 2019, i lavoratori del contact center nazionale Inps sono finalmente interessati da un processo di internalizzazione di tutto il servizio del contact center nazionale Inps all'interno dell'Istituto alla scadenza naturale dell'appalto prevista per dicembre 2021, attraverso una nuova società in house, al fine di avvalersi di figure esperte della materia previdenziale in grado di far fronte alla crescente domanda di servizi on line;

   il 28 aprile 2021 si è tenuto l'incontro fra il presidente dell'Inps e le delegazioni sindacali, nel corso del quale avrebbe confermato la volontà di procedere all'internalizzazione dal gennaio del 2022, avendo come riferimento i circa 3.200 lavoratori occupati sulla commessa al 31 gennaio 2021;

   l'annunciato processo prevedrebbe una selezione pubblica su titoli, con punteggio aggiuntivo che valorizzi gli anni di professionalità acquisita sulla commessa. Inoltre, nel prossimo bando si prefigurerebbe un profilo orario di ingresso part time e sarebbe profilato per un numero massimo superiore alle persone oggi impiegate, nonché la conferma del principio della territorialità;

   le organizzazioni sindacali, pur condividendo la finalità del processo innescato dal citato articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 2019, sollevano alcuni dubbi, in particolare con riferimento alle procedure adottate. Nello specifico, non si comprende perché non venga utilizzato lo strumento della clausola sociale/call center, così come dovrebbe avvenire in occasione di passaggio da privato a privato e così come avvenne, nel 2019, nei confronti dei nuovi entranti Comdata e Network contact, assicurando la continuità occupazionale di tutti i lavoratori interessati, nonché l'applicazione delle clausole contrattuali di riferimento del comparto dei servizi di telecomunicazione;

   stante le preoccupazioni per le soluzioni selettive ed organizzative che si starebbero profilando, confermate in occasione della recente audizione del 23 luglio 2021 presso l'XI Commissione della Camera dei deputati, per sollecitare una soluzione che garantisca il rispetto della clausola sociale nonché i diritti maturati dai lavoratori attualmente in servizio per conto delle società affidatarie dell'appalto le organizzazioni sindacali hanno già indetto due turni di sciopero –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di assicurare, per quanto di competenza, la massima vigilanza sulle procedure di internalizzazione del personale impiegato nel servizio del Contact center nazionale Inps, in attuazione delle citate disposizioni, nonché l'integrale applicazione della cosiddetta clausola sociale/call center da parte dell'Inps e il rispetto dei diritti maturati.
(3-02433)


   MUGNAI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Gkn driveline di Firenze ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 422 lavoratori a tempo indeterminato, senza confrontarsi preventivamente con le istituzioni e le parti sociali;

   la società ha motivato la decisione con la crisi del mercato automobilistico, aggravata dalla pandemia e dai processi di cambiamento innescati dall'emergenza sanitaria;

   la sede amministrativa e il sito produttivo di Campi Bisenzio (Firenze) saranno chiusi; gli esuberi sono «strutturali»; secondo l'azienda, non ci sono le condizioni per ricorrere agli ammortizzatori sociali per la totale cessazione dell'attività;

   i 420 lavoratori dello stabilimento campigiano della multinazionale Gkn hanno ricevuto comunicazione dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo con una mail, dopo regolare turno notturno; il sindaco di Campi Bisenzio, le istituzioni e molti cittadini partecipano al presidio permanente a sostegno dei lavoratori;

   si ritiene essenziale tutelare gli interessi di tutti i soggetti coinvolti, compresi le aziende e i 70 lavoratori dell'indotto –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il licenziamento dei lavoratori, garantendo continuità produttiva al sito di Campi Bisenzio.
(3-02434)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   LOMBARDO e BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19» — il cosiddetto decreto «Rilancio» — prevede, tra le misure in favore della filiera agroalimentare volte a contrastare i gravi danni economici subiti dal settore agricolo dovuti alla pandemia da COVID-19, quelle di cui al comma 3 dell'articolo 224. Tale disposizione stabilisce la riduzione della resa massima di uva per ettaro per la produzione di vini comuni;

   la norma, molto attesa dal settore vitivinicolo e dalla maggioranza delle imprese di categoria, prevede una riduzione delle rese per ettaro per la produzione di uve per vino generico da 50 a 30 tonnellate a ettaro;

   la disposizione sancisce, altresì, talune deroghe fino a 40 tonnellate, specificando che con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da adottarsi entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge — sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano — sono definite le aree vitate ove è ammessa una resa massima di uva a ettaro fino a 40 tonnellate, tenuto conto dei dati degli ultimi cinque anni come risultante dalle dichiarazioni di produzione;

   il provvedimento — che mira a sostenere il settore vitivinicolo colpito da una grave recessione economica dovuta, come detto, al diffondersi del COVID-19 — rappresenta un'importante conquista per le imprese vitivinicole italiane: le grandi giacenze di uva, unitamente ai prezzi bassi e alla disparità tra la raccolta dichiarata e il vino prodotto, rappresentano solo alcune delle principali emergenze del settore vitivinicolo, soprattutto in Sicilia –:

   quali urgenti iniziative intenda attivare per adottare il decreto ministeriale con il quale saranno individuate le modalità di attuazione del comma 3 dell'articolo 224 del decreto-legge n. 34 del 2020 che rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo del settore vitivinicolo italiano e in particolare della regione siciliana, chiarendo al contempo quale sia lo stato attuale del procedimento per l'adozione del medesimo decreto ministeriale.
(5-06506)


   FRAILIS, INCERTI, CENNI, CRITELLI, AVOSSA e CAPPELLANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le terribili immagini, che arrivano dal centro Sardegna raccontano scene di terrore e di sofferenza per le popolazioni locali;

   le fiamme, divampate nella serata di sabato nei boschi del Montiferru, si sono velocemente estese verso il nuorese e verso l'Ogliastra provocando lo sfollamento di centinaia di cittadini. Tante persone hanno dovuto trascorrere gran parte della notte lontano da casa, tante probabilmente la trascorreranno. Solo in queste ore stanno avvenendo i primi rientri nelle abitazioni, mentre tanti altri cittadini purtroppo, non vi potranno più fare ritorno. I vigili del fuoco, grazie anche all'utilizzo di otto Canadair, già dall'alba, insieme alla Protezione civile e ai volontari, stanno cercando incessantemente di domare le fiamme;

   si parla, anche se i danni non sono ancora calcolabili con precisione, di più di 20.000 ettari distrutti. Numerose le aziende agricole coinvolte dove molti allevatori sono rimasti impegnati tutta la notte oltre che per presidiare le strutture, anche per recuperare e mettere al sicuro il proprio bestiame. Le fiamme hanno raggiunto pascoli e recinzioni, distruggendo capannoni e fienili con le scorte di foraggio e mezzi agricoli;

   i terribili roghi richiedono quindi interventi rapidi e unità di intenti. Occorre sia istituire un piano urgente di aiuti per l'emergenza sia procedere alla costruzione di un progetto di più ampio respiro, che preveda articolate ed efficaci azioni di prevenzione e interventi per scongiurare il dramma delle fiamme –:

   ad adottare iniziative di competenza per prevedere, d'intesa con la regione Sardegna, nel primo provvedimento utile, coerentemente con quanto annunciato da autorevoli esponenti del Governo, l'impiego tempestivo di fondi dedicati al ripristino immediato delle attività aziendali e al ristoro dei danni subiti da intere comunità, necessari per mettere in sicurezza le attività economiche e produttive colpite dagli incendi.
(5-06507)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nelle giornate del 22 e del 23 luglio 2021 violente ondate di maltempo hanno interessato una porzione dell'alto mantovano, compromettendo la redditività di una delle provincie che vede nel settore agricolo uno dei suoi principali punti di forza;

   nubifragi, grandine e trombe d'aria, sempre più frequenti come estremizzazione di un clima che sta cambiando, hanno flagellato piantagioni di mais, di soia, ortaggi, frutteti e vigneti. La prima stima dei danni descrive che sono stati flagellati complessivamente circa 750 ettari, con un danno mediamente intorno al 70 per cento delle produzioni;

   con l'ultima ondata di maltempo salgono a milioni di euro i danni causati in tutta Italia dal clima impazzito in un'estate 2021 in cui si contano, fino ad ora, lungo tutta la penisola già 605 eventi estremi secondo i dati dell'European Severe Weather Database (Eswd) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda adottare, sentite le altre autorità competenti, iniziative di competenza a sostegno degli operatori delle filiere agroalimentari danneggiate dall'evento calamitoso.
(5-06503)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in Puglia l'assenza di piogge sta causando una scarsa erogazione di acqua che compromette il settore agricolo;

   fonti di stampa hanno reso noto il fatto che i dati relativi alle riserve idriche indicano, nell'ultima settimana, una diminuzione pari a 9 milioni di metri cubi;

   l'Osservatorio nazionale di Anbi stima che i danni provocati dalla siccità siano pari a 70 milioni di euro l'anno, con ripercussioni dannose per quantità e qualità dei raccolti;

   nell'ultimo quinquennio il sistema consortile ha ricevuto finanziamenti pari a 968 milioni di euro. Nulla è stato destinato ai consorzi di bonifica commissariati, mentre sono state avviate le opere irrigue vitali per lo sviluppo rurale della Puglia, destinando allo scopo 39 miliardi di euro, attinti, in parte, dai fondi della Politica agricola comunitaria 2021-2027 e, in parte, da quelli messi a disposizione dall'Unione europea nell'ambito del Next Generation Eu per garantire le risorse idriche e la tutela del territorio, oltre che destinando a tal fine altre risorse provenienti dai fondi di sviluppo e coesione strategicamente impiegati in Puglia;

   tutte le risorse disponibili dovrebbero essere utilizzate al meglio per realizzare un'efficace programmazione degli interventi idrici e di riassetto del territorio al fine di non perdere l'ennesima opportunità di razionalizzare e rendere maggiormente efficace la politica irrigua in Puglia;

   l'acqua è un bene vitale, nonché fondamentale per garantire l'approvvigionamento alimentare. Si dovrebbero adottare politiche miranti a conservare efficacemente l'acqua disponibile, ad aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo;

   sarebbe quindi opportuno realizzare una campagna di manutenzione straordinaria della rete idraulica, adottando progetti cantierabili che consentirebbe l'ulteriore vantaggio di realizzare utilissimi posti di lavoro;

   in questo modo si contribuirebbe efficacemente alla transizione verde, realizzando un risparmio pari al 30 per cento di acqua per l'irrigazione, contemporaneamente facendo diminuire il rischio di alluvioni e frane, permettendo di aumentare sicurezza alimentare, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green, in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell'Unione europea per il 2030 –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per dare soluzione alle criticità citate in premessa, iniziando da quelle proposte nella stessa.
(4-09927)


   ROTONDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, ogni anno nel territorio nazionale vi sono degli allevatori che con enorme sacrificio, secondo pratiche ecocompatibili e nel rispetto di tradizionali metodi di allevamento, proseguono la pratica, di origine preistorica, della transumanza delle proprie greggi e mandrie di animali che stagionalmente, attraverso tratturi e sentieri, si spostano dai pascoli montuosi e collinari verso le valli e viceversa;

   tale pratica, di certo più gravosa, tuttavia, fa in modo che i capi di bestiame possano beneficiare, tra l'altro, di un migliore apporto nutritivo attraverso foraggi freschi che le differenze stagionali della vegetazione spontanea offrono, oltre che di vantaggi dal punto di vista zootecnico e, anche per tali ragioni, è stata recentemente riconosciuta dall'Unesco come patrimonio culturale dell'umanità;

   in particolare, nel territorio campano viene da tempo immemore praticata la transumanza delle vacche di razza podolica che, notoriamente, si caratterizza per il forte adattamento ad ambienti difficili e quindi per la capacità di sfruttare, attraverso l'allevamento allo stato brado, quelle particolari risorse alimentari che offre la natura che, diversamente, a causa della loro collocazione in terreni difficili di aree interne, non potrebbero trovare altra utilizzazione;

   quest'anno alcuni allevamenti che operano in simbiosi tra loro e hanno sede in provincia di Avellino hanno attuato la transumanza invernale scendendo dai monti dell'avellinese verso le valli della provincia di Caserta. Senonché, dovendo rientrare in quota verso i pascoli dell'Irpinia, prima di avviare la transumanza, sono stati effettuati i controlli di prassi sulla presenza di capi affetti da tubercolosi bovina;

   un terzo degli animali è stato trovato positivo alla tubercolosi ed immediatamente avviato al macello, mentre per il resto degli animali, trovati negativi, veniva richiesto l'isolamento come pure previsto dalla vigente normativa sia nazionale che regionale;

   senonché, a seguito dell'avvenuta macellazione dei capi infetti, ritenendo che la procedura di risanamento dell'allevamento, nel quale vi erano ormai solo dei capi risultati negativi, potesse avvenire in tempi non brevi né risultasse certa e ritenendo altresì che gli allevatori volessero dare corso al rientro degli animali presso la sede in provincia di Avellino, l'Asl Caserta, con quattro distinti provvedimenti del 5 luglio 2021 e sulla scorta di una precedente istruttoria condotta anche dalla regione Campania, ordinava l'abbattimento entro quindici giorni di tutti i capi senza neppure attendere i tempi tecnici di verifica contemplati dalle vigenti disposizioni in materia;

   tale procedura si scontra tuttavia contro alcuni rilievi: innanzi tutto, gli allevatori hanno manifestato la volontà di non spostare i capi dall'attuale sede ubicata in un territorio di certo «non indenne» da tubercolosi fino a risanamento effettuato e, solo dopo, a risanamento avvenuto, eventualmente sposteranno il bestiame nella provincia di Avellino che è indenne da tubercolosi bovina; inoltre, allo stato, i capi di bestiame sono tenuti recintati ed isolati – come pure certificato dalle autorità di polizia – e non sussiste rischio di diffusione del contagio verso altre aziende;

   non sembrano sussistere, pertanto, i requisiti previsti dalla normativa statale e regionale per l'abbattimento dell'intero allevamento;

   peraltro, il caso in esame è alquanto singolare proprio in ragione della razza bovina in questione, considerato che la razza podolica, seppure formalmente non ritenuta a rischio di estinzione, ha subito, specie negli ultimi anni, un vertiginoso calo della popolazione con evidenti ripercussioni sulla produzione di formaggi, peraltro riconosciuti nell'elenco ministeriale dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, e sulla produzione di carni pregiate;

   sarebbe stato opportuno, a parere dell'interrogante, prima di addivenire alla grave disposizione di abbattimento totale, l'attuazione di un piano di risanamento dell'allevamento e ciò in ragione sia della specificità della razza e di un patrimonio genetico e culturale unico, non riproducibile né risarcibile, sia in ragione della negatività dei capi superstiti e delle concrete modalità di custodia dei capi bovini, attualmente recintati in un luogo isolato nel territorio del casertano, ove hanno contratto il contagio, distanti da altri allevamenti e da qualsiasi altro insediamento. In ultima analisi, si evidenzia che consentendo il risanamento, a cura e spese degli allevatori, l'erario potrebbe anche addivenire ad un risparmio degli indennizzi previsti per l'abbattimento –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione su esposta e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di conseguire il giusto ed equo contemperamento tra esigenze di tutela della salute animale ed una corretta attuazione della disciplina di settore che tenga in debita considerazione il corretto stato dei fatti, la concreta possibilità di attuare in loco un risanamento degli allevamenti, l'attuale stato di custodia degli animali e la specificità della razza dei capi in questione, meritevole di particolare tutela.
(4-09930)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con il Vaccine Day, il 27 dicembre dello scorso anno, ha preso avvio la campagna vaccinale in Italia e in tutte le Nazioni europee, e il 2 gennaio 2021, con decreto del Ministro della salute, è stato adottato il «Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2»;

   obiettivo dichiarato della campagna vaccinale è raggiungere una copertura dell'80 per cento nei soggetti over 18, come riconosciuto dall'Ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'European Technical Advisory Group of Experts on Immunization (Etage);

   al fine di contrastare una ulteriore ondata di diffusione del virus all'arrivo del prossimo autunno non appare sufficiente puntare esclusivamente sulla campagna vaccinale, ma occorre assumere iniziative concrete per risolvere le questioni del trasporto pubblico, dell'accesso a scuola e al lavoro in sicurezza e, in ogni caso, del potenziamento dell'assistenza sanitaria domiciliare, unico mezzo per alleggerire la pressione sugli ospedali;

   in un recente studio condotto da John Ioannidis, tra gli epidemiologi più stimati a livello mondiale, il proseguire con una politica di chiusure e limitazioni sulle persone che non corrono rischi di mortalità (come noto assai ridotta per gli under 65) favorisce l'aumento del rischio di mortalità da altre cause, quali infarto o malattie tumorali, soprattutto per la mancata prevenzione;

   in base agli ultimi dati le dosi di vaccino totali somministrate in Italia ammontano a 65,3 milioni, e 29,2 milioni di persone, pari al 48 per cento della popolazione, hanno completato la vaccinazione;

   sono, tuttavia, ancora 2,5 milioni le persone di età superiore ai sessanta anni che non hanno ancora effettuato neanche una dose del vaccino, una percentuale del 14 per cento su scala nazionale ma che in alcune regioni supera addirittura il 20 per cento –:

   se il raggiungimento dell'indice di copertura citato in premessa ponga al riparo dalla diffusione del virus anche tra i vaccinati;

   se il raggiungimento di tale obiettivo garantisca da eventuali nuove ondate scongiurando quindi ulteriori chiusure e limitazioni;

   se il Governo stia adottando iniziative concrete per evitare che la campagna di contrasto alla diffusione del virus amplifichi le conseguenze derivanti da altre patologie non tempestivamente curate, e se i modelli di contrasto alla pandemia adottati abbiano considerato anche gli effetti sugli accresciuti rischi di mortalità per altre cause distinte dal Covid-19 determinate dalle misure stesse;

   se i vaccini che vengono attualmente somministrati garantiscano la protezione dal contagio, e se ne impediscano la diffusione tra soggetti vaccinati e tra vaccinati e non vaccinati;

   se sia consigliabile, in relazione alle attuali conoscenze, la vaccinazione alle donne in età fertile e, soprattutto, alle donne in stato di gravidanza;

   quale sia il numero degli eventi avversi gravi o letali attribuibili, temporalmente e per circostanze, alla somministrazione del vaccino e quanti siano stati confermati da indagini cliniche;

   quali siano le ragioni che suggeriscono le somministrazioni del vaccino alle persone giovani e, in particolare, alla fascia 12-18 anni, e se siano state condotte sperimentazioni adeguate su queste fasce di età;

   se il Ministro interpellato possa ad oggi escludere, sulla base dei dati in suo possesso, il verificarsi di conseguenze di breve, medio o lungo termine per gli under 18 e per le donne in gravidanza correlati alla somministrazione del vaccino;

   per quali ragioni, fin dall'inizio dell'epidemia ma ancor oggi, non si sia proceduto favorendo interventi domiciliari precoci con i medesimi principi attivi che vengono somministrati in ambiente ospedaliero, scongiurando quell'aggravamento che conduce alla terapia intensiva anche con esiti irreversibili;

   quali iniziative in concreto il Governo stia assumendo per potenziare, oltre che con la somministrazione del vaccino, il contrasto alla diffusione del virus, e, in particolare, con quali modalità si sia potenziata in concreto la rete del tracciamento, in quali forme si sia potenziata la rete dei trasporti pubblici, al fine di evitare assembramenti analoghi a quelli già avvenuti nelle passate stagioni e quali forme di potenziamento siano state adottate nelle scuole per evitare che si debba nuovamente ricorrere alla didattica a distanza.
(2-01291) «Lollobrigida, Bignami, Gemmato, Bellucci».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha annunciato l'approvazione entro ottobre da parte dell'Agenzia europea del farmaco di cinque nuove terapie per la cura dei pazienti positivi al COVID-19, unitamente all'elaborazione di un portafoglio di almeno 10 potenziali nuovi strumenti terapeutici;

   in particolare, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, quattro delle nuove terapie sono anticorpi monoclonali (casirivimab e imdevimab) attualmente oggetto di revisione ciclica (rolling review) da parte dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema), un'altra è un immunosoppressore, il Baricitinib, un farmaco che riduce l'attività del sistema immunitario, già utilizzato per curare altre patologie e che potrebbe ricevere l'autorizzazione all'immissione in commercio anche per la cura dei pazienti affetti da COVID-19;

   per il commissario europeo alla salute, Stella Kyriakides, anche se «la vaccinazione sta progredendo a velocità crescente, il virus non scomparirà e i pazienti avranno bisogno di trattamenti sicuri ed efficaci per ridurre il carico di Covid-19. Il nostro obiettivo è chiaro, puntiamo a identificare più candidati all'avanguardia in fase di sviluppo e ad autorizzare almeno tre nuove terapie entro la fine dell'anno»;

   i nuovi prodotti sarebbero in una fase avanzata di sviluppo e hanno elevate possibilità di figurare tra i nuovi strumenti terapeutici contro il COVID-19 da autorizzare entro ottobre 2021, l'obiettivo fissato nell'ambito della strategia, a condizione che i dati scientifici ne dimostrino la sicurezza, la qualità e l'efficacia;

   il 12 e 13 luglio 2021 sarebbe stato organizzato il primo incontro sugli strumenti terapeutici per garantire che questi ultimi, una volta autorizzati, siano prodotti il prima possibile in quantità sufficiente –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa e come intenda procedere rispetto alla campagna vaccinale, alla luce della strategia europea sui nuovi strumenti terapeutici contro il COVID-19.
(4-09918)


   AMITRANO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina del rapporto di lavoro dei medici di medicina generale in regime di convenzione è contenuta in specifici accordi collettivi nazionali; come noto, l'articolo 3, lettera o), dell'accordo 23 marzo 2005, demanda al livello di contrattazione nazionale la struttura del compenso dei medici, mentre l'articolo 4 individua gli aspetti della negoziazione, rimessi al livello regionale;

   l'accordo, per quel che riguarda l'emergenza sanitaria territoriale, all'articolo 98, comma 1, riconosce una quota fissa oraria per lo svolgimento dei seguenti compiti, che sono: interventi di assistenza e di soccorso avanzato esterni al presidio ospedaliero, con mezzi di trasporto attrezzati secondo la vigente normativa, attività assistenziali e organizzative in occasione di maxi emergenze, previo svolgimento di apposito corso di formazione predisposto a livello regionale o aziendale, trasferimenti di assistiti a bordo di autoambulanze attrezzate e le attività presso centrali operative, anche nell'ambito dei dipartimenti di emergenza e urgenza;

   il personale medico del servizio di emergenza e urgenza del 118 di Napoli si trova a prestare servizio senza le adeguate tutele; si tratta di una categoria che lavora con turni penalizzanti e spesso esponendosi a diversi rischi se si pensa ai numerosi atti di aggressione che si verificano quotidianamente sia nei confronti del personale sia verso le ambulanze; il servizio è ormai giunto a livelli critici con carenza di tutti i profili professionali: medici, infermieri, autisti, tecnici che nonostante tutto, con un notevole ricorso di lavoro aggiuntivo, hanno garantito le attività di servizio di emergenza e urgenza durante l'emergenza da COVID-19;

   da notizie stampa si apprende che nella città di Napoli – a causa del recente processo di trasferimento volontario dei medici del 118 verso la medicina generale e/o la continuità assistenziale, trasferimento indotto anche dalle ultime vicende contrattuali, che hanno portato a revocare ai medici del 118 la loro indennità di rischio, con la richiesta di recupero delle somme degli ultimi dieci anni – risulta attualmente sia la carenza di organico sia la carenza di ambulanze;

   inoltre l'unità di Napoli del 118 sta attraversando notevoli difficoltà considerato che, nei giorni scorsi alcune postazioni delle unità di pronto soccorso sono state sospese momentaneamente come la postazione di Piazza Nazionale, Chiatamone, con il conseguente ritiro del personale ASL (infermiere e autista) dalla postazione Ferrovia, che sarà sostituito dal personale Croce Rossa Italiana (C.R.I.), circostanza che comporterà la soppressione di un'altra postazione, ossia quella della Croce Rossa «Incurabili», per permettere il parziale recupero delle risorse umane e continuare a garantire l'unica postazione «Ferrovia» medicalizzata da C.R.I.;

   a parere dell'interrogante, esiste la concreta possibilità che l'unità operativa complessa del 118 di Napoli rischi di collassare e, senza un adeguamento degli organici e un incremento dei mezzi di soccorso in relazione al fabbisogno, le attività di emergenza e urgenza del 118 di Napoli, non potranno più garantire ai cittadini napoletani i livelli essenziali di assistenza (L.e.a.) nonché il diritto alla salute –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Campania, intenda assumere per meglio tutelare il diritto alla salute dei cittadini nel territorio di Napoli e, alla luce delle criticità esposte in premessa, se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza al fine di individuare possibili soluzioni volte a garantire l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini napoletani che attualmente si sentono penalizzati e si vedono compromettere la capacità del servizio del 118, che, per carenza di personale sanitario e ambulanze, rischia di non essere più in grado di garantire prestazioni essenziali in emergenza.
(4-09921)


   VIANELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Rapporto di valutazione del danno sanitario realizzato in base al riesame Aia dell'ex Ilva, voluto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Sergio Costa ha accertato un danno sanitario anche con una produzione di acciaio di 6 milioni di tonnellate annue dello stabilimento ArcelorMittal Italia S.p.a. Anche lo studio Sentieri attesta (nell'ambito dell'area del sin di Taranto) la crescita (con valori superiori alla media regionale e con riferimento alla fascia di età 0-14 anni) del dato di ospedalizzazione relativo ai tumori maligni (periodo 2006-2019), dell'incidenza del linfoma non Hodgkin (anni 2006-2017) e delle neoplasie del sistema nervoso centrale (anni 2014-2017);

   chiara è, quindi, l'importanza della unità operativa di oncoematologia pediatrica dell'ospedale «SS. Annunziata» di Taranto che, pur essendo un «punto di riferimento provinciale anche per pazienti pediatrici con malattie rare e disabilità ad alta complessità assistenziale», versa in uno stato di grave carenza di medici specialisti, aggravato dall'oggettiva impossibilità di arruolarne altri (si veda al proposito la delibera Asl di Taranto n. 1416 del 22 giugno 2018);

   inoltre, si deve menzionare la mancanza di spazi di degenza adeguati che dovrebbero ammontare ad almeno dieci posti letto, stando a quanto indicato nel documento di proposta (datato 13 ottobre 2016) dei sindacati Confsal e Fials;

   anche il piano Taranto (presentato nell'aprile 2018) denuncia (riferendosi alla summenzionata struttura) che non «si tratta di un reparto, come a più riprese promesso, bensì di 5 posti letto ritagliati per il SS. Annunziata nel piano di riordino ospedaliero che non sono sufficienti a garantire le giuste cure ai troppo numerosi piccoli pazienti oncoematologici della provincia jonica»;

   sfortunatamente, sottovalutando l'importanza dell'oncoematologia pediatrica tarantina (sotto il duplice profilo dell'ambito territoriale servito e dell'unicità dell'attività assistenziale svolta), la regione Puglia ha previsto (nel regolamento n. 14 del 20 agosto 2020) un'offerta pubblica di soli cinque posti letto (si veda la Tabella C-BIS);

   infine, come confermato dalla citata delibera n. 1416 e dalla stampa, risulta che l'unità operativa di oncoematologia pediatrica sia stata sempre sostenuta dalle associazioni e dall'iniziativa privata che (con donazioni e raccolte fondi) hanno provveduto alle esigenze finanziarie e strumentali (attrezzature ed apparecchiature) dell'articolazione assistenziale in parola;

   il profilo da ultimo citato richiama il più ampio tema dei fondi di cui al decreto-legge n. 243 del 2016 (convertito dalla legge n. 18 del 2017) che, in funzione dell'ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche ubicate in vari comuni pugliesi (Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola), sono stati stanziati per il potenziamento dell'attività di prevenzione e dell'assistenza ospedaliera e specialistica;

   la questione è stata già trattata nell'interpellanza urgente n. 2-00629 del 4 febbraio 2020 ove è stato chiesto al Governo di fornire elementi conoscitivi sullo stato di attuazione dei citati interventi (con riferimento ai due obiettivi sopra indicati) e sulle ragioni del ritardo, nonché sulla tempistica prevista per l'avanzamento dell'iter progettuale e del relativo finanziamento;

   nel corso della seduta della Camera dei deputati del 7 febbraio 2021, la Sottosegretaria di Stato per la salute pro tempore Sandra Zampa ha fornito aggiornamenti che si fermano alla rendicontazione regionale trasmessa il 31 gennaio 2020;

   pertanto, risulta opportuno acquisire gli aggiornamenti successivi –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente delle problematiche descritte in premessa che affliggono l'unità operativa di oncoematologia pediatrica dell'ospedale «SS. Annunziata» e quali siano le iniziative di competenza che intenda adottare, anche di concerto con la regione Puglia al fine di addivenire ad una rapida soluzione delle predette;

   se il Ministro interrogato intenda fornire, per quanto di competenza, aggiornamenti successivi a quelli acquisiti nel corso della seduta assembleare sopra citata del 7 febbraio 2001, in ordine allo stato di avanzamento degli interventi e dei finanziamenti di cui ai provvedimenti e agli obiettivi indicati in premessa.
(4-09929)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 12 luglio 2021 il progetto Addapt, finanziato dalla regione Lombardia e redatto dal Politecnico di Milano e dall'Università degli Studi di Milano, è stato presentato a Villa Gallia, sede della provincia di Como, alla presenza del Ministro interrogato e della sottosegretaria Ilaria Fontana;

   il progetto prevede la definizione di strategie per la gestione ottimale delle risorse idriche del bacino idrografico del fiume Adda e del Lago di Como e lo studio di diverse misure di adattamento al cambiamento climatico in corso, attraverso l'implementazione di un laboratorio numerico in grado di simulare, in maniera integrata, l'intero sistema del bacino del fiume Adda e del Lago di Como, dagli invasi idroelettrici, ai territori rivieraschi fino ai distretti irrigui e di individuare strategie ottime e misure di adattamento robuste;

   il Ministro interrogato ha espresso l'interesse del Ministero competente rispetto al progetto, rilevando – in particolare – la possibilità di replicare strumenti e metodologie sviluppate per il Lago di Como in altre situazioni analoghe e sottolineando l'importanza cruciale, in questo momento, del processo di revisione e rinnovo delle concessioni per lo sfruttamento della risorsa idrica ai fini idroelettrici;

   al riguardo, l'assessore Sertori ha ribadito come regione Lombardia, con la recente legge regionale 8 aprile 2020, n. 5, promuove un approccio integrato per la definizione di tali concessioni, all'interno del quale si pone il progetto ADDApt. Il Ministro interrogato ha, inoltre, proposto di approfondire gli aspetti tecnici del progetto con Sogesid, la società in house del Ministero della transizione ecologica, competente in materia –:

   quali siano prevedibilmente i tempi di attuazione del citato processo di revisione e rinnovo delle concessioni per lo sfruttamento della risorsa idrica ai fini idroelettrici e per l'approfondimento del progetto ADDApt con Sogesid.
(5-06508)


   PEZZOPANE, SANI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2017 la società Terra Energy Srl ha presentato istanza alla regione Toscana per la realizzazione di quattro pozzi esplorativi geotermici nel territorio comunale di Scansano (provincia di Grosseto);

   il 15 febbraio 2021 la giunta della regione Toscana ha approvato le delibere per la compatibilità ambientale relativamente ai progetti di realizzazione di tali pozzi;

   tali delibere stanno allarmando le popolazioni locali (già organizzate in Comitati), preoccupate per le ricadute negative in termini ambientali, paesaggistici e relativi alla salute pubblica di tali interventi, anche in considerazione di un territorio, quello di Scansano, a vocazione agricola e turistica;

   i progetti della società Terra Energy Srl sembrerebbero prevedere perforazioni dal costo di 12 milioni di euro ciascuno, su un ettaro di cantiere e con trivellazioni profonde 3.500 metri (due verticali e due deviati);

   non sarebbe, inoltre previsto alcun ripristino ambientale dei luoghi interessati; la società avrebbe infatti reso noto che le postazioni non verranno in ogni caso smantellate, prefigurando quindi la futura realizzazione di centrali geotermiche;

   porrebbero seri dubbi anche le caratteristiche della società che realizzerà le perforazioni (una società a responsabilità limitata con capitale sociale di 10 mila euro) e quindi sulla successiva potenziale capacità di gestione dei fluidi geotermici;

   la regione Toscana ha riconosciuto con apposita legge il territorio di Scansano non idoneo proprio alla geotermia. Tale legge regionale sulle Ani (aree non idonee alla geotermia) è stata però impugnata dal precedente Governo nella seduta del Consiglio dei ministri del 10 settembre 2020. Su tale provvedimento deve ora pronunciarsi la Corte costituzionale;

   c'è quindi il rischio che, qualora le Ani non fossero confermate, gli attuali permessi minerari concessi potrebbero promuovere anche indirettamente speculazioni private ai danni del territorio di Scansano, del lavoro e degli investimenti fatti e che in questi anni hanno creato e visto crescere una realtà fatta di prodotti di eccellenza, e di turismo ecologico e rispettoso dell'ambiente;

   il 7 aprile 2021 sono stati depositati quattro ricorsi al Tar per bloccare i permessi minerari deliberati dalla regione Toscana –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per tutelare le ricchezze ambientali e paesaggistiche, le vocazioni territoriali agricole, enogastronomiche e turistiche e gli investimenti fatti fino ad oggi dal tessuto imprenditoriale nell'area di cui in premessa, che potrebbero risultare compromessi dalle attività estrattive in questione.
(5-06509)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CAPPELLACCI, OCCHIUTO, PITTALIS, CASINO, LABRIOLA, FERRAIOLI e VALENTINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni la Sardegna vive una situazione drammatica a causa dei roghi divampati il 24 luglio 2021, che hanno devastato decine di migliaia di ettari di territorio;

   le fiamme hanno accerchiato i centri abitati, distrutto un patrimonio boschivo e di macchia mediterranea dal valore inestimabile, bruciato le campagne insieme alle coltivazioni e al bestiame;

   oltre 1500 persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni;

   la situazione richiede una serie di interventi immediati e urgenti sia per evitare che ripartano le fiamme sia per attivare da subito le operazioni di bonifica delle aree colpite;

   altrettanto urgente, da parte del Governo, è garantire l'assistenza alle famiglie che hanno subito danni alle proprie abitazioni, nonché il sostegno rapido alle imprese;

   occorre, a tal fine, che il Governo proceda a una stima celere e puntuale dei danni per attivare al più presto un sistema di indennizzi efficiente, che non resti imbrigliato nelle maglie burocratiche;

   è fondamentale, inoltre, porre in essere tutte le azioni per far rinascere un patrimonio ambientale di pregio andato distrutto;

   appare altresì necessario dare una risposta decisa dello Stato sul tema della prevenzione e della lotta agli incendi, rinforzando il presidio dei territori con una maggiore presenza degli aerei Canadair e con le nuove tecnologie disponibili per il monitoraggio delle aree a rischio –:

   quali iniziative urgenti di propria competenza, alla luce della gravissima situazione determinata dagli incendi in Sardegna, il Ministro interrogato intenda assumere per attivare strumenti straordinari di protezione e rinascita del patrimonio ambientale colpito dal fenomeno dei roghi nell'isola.
(5-06510)


   D'IPPOLITO, MARAIA, ZOLEZZI, DAGA, DEIANA, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO e TRAVERSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un articolo sul sito web de Il Corriere della Calabria del 20 luglio 2021 ricostruisce l'operazione Archimede, coordinata dalla procura di Paola ed eseguita dai militari della compagnia carabinieri di Scalea, riguardante la gestione della depurazione nell'Alto Tirreno cosentino, che ha portato a dieci misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Paola;

   come sostenuto in conferenza stampa dal procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, «a differenza di altre investigazioni, grazie al tempestivo intervento dei carabinieri di Scalea è stato possibile intervenire nella fase iniziale dell'attività di inquinamento del territorio e delle acque»; il procuratore ha altresì aggiunto che «i militari erano pronti ad intervenire per evitare che questo tipo di reato potesse produrre ulteriori conseguenze dannose sia per l'ambiente che per la salute pubblica»;

   nella stessa conferenza stampa, Pietro Sutera, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, ha spiegato che sarebbero state documentate — come ancora riportato nel citato articolo — «condotte illecite attribuibili ad amministratori locali e ai danni della pubblica amministrazione da parte delle ditte vincitrici degli appalti» con «il ricorso a procedure negoziate con affidamenti diretti sotto soglia in più comuni del Tirreno cosentino, si tratta di procedure con condotte collusive e fraudolente per avvantaggiare uno o più operatori economici»; Sutera ha inoltre affermato che sarebbero state riscontrate «ben 91 determine con cadenza mensile o trimestrale per prorogare la gestione di un servizio con affidamento diretto»;

   le condotte illecite riscontrate sarebbero — figura nell'articolo — «lo smaltimento dei fanghi senza trattamento, le discariche autorizzate con interramento in aree nella disponibilità degli indagati, l'utilizzo di un acido per la depurazione delle acque adottato senza alcun dosaggio e con il solo obiettivo di occultare la carica batterica delle acque, (...), la diluizione dei reflui con acqua potabile per mascherare la colorazione della risorsa idrica»;

   «per eludere i controlli e farla franca, i responsabili — è ivi riportato — avrebbero fatto affidamento su un tecnico dell'Arpacal che “d'intesa con i gestori concordava o annunciava i controlli dei serbatoi da verificare per alterare la genuinità delle analisi effettuate e falsificare i valori previsti”» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di garantire l'attendibilità dei controlli sulla depurazione delle acque nel territorio della regione Calabria, necessari a garantire il perseguimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e del suolo, contestualmente fornendo agli interroganti le informazioni di cui dispone relativamente ai fatti esposti in premessa.
(5-06511)


   TIMBRO e DE LORENZO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 582 del 1996 prevede il ripristino della linea naturale della costa di Bagnoli, e la rimozione della colmata a mare di cemento, una bomba ecologica da disinnescare, perché inquina spiagge e fondali marini;

   destano sconcerto le affermazioni del commissario per la bonifica ambientale del sito ex Italsider Bagnoli, il quale, in una intervista pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno il 31 marzo 2021, ritiene di lasciare la colmata, perché è statica e non inquina e «l'unico ostacolo è quello della Soprintendenza...», intenzioni secondo gli interroganti discutibili considerando il suo ruolo di attuatore di disposizioni che prevedono la bonifica ambientale di Bagnoli-Coroglio, attesa da oltre venticinque anni;

   nel giugno 2019 il commissario ha adottato lo stralcio urbanistico del piano di risanamento ambientale, che ha individuato la destinazione urbanistica dell'area all'interno del sito, fondamentale per la programmazione delle opere di bonifica, che secondo la Corte dei conti (deliberazione 13/2020/G), presenta criticità sia sotto il profilo della definizione delle strutture da realizzarsi, sia sotto quello di una non puntuale previsione finanziaria;

   dalla relazione della Corte dei conti emerge la necessità di affrontare con urgenza il problema della rimozione della colmata a mare considerando che non sono stati ancora individuati i siti nei quali destinare i materiali inquinati provenienti anche dal fondale marino circostante;

   la relazione evidenzia la necessità di «assicurare la piena funzionalità della cabina di regia dell'intero intervento e delle relative conferenze dei servizi, al fine di giungere alla definizione di una cornice programmatica condivisa e della conseguente esecuzione del progetto di bonifica»;

   a fronte di un impegno di novecento milioni di euro, i risultati sono definiti dai magistrati contabili: «talvolta anche peggiorativi dell'inquinamento dell'area, causati da interventi di bonifica non idonei». Questo conferma quanto sostenuto nella perizia disposta dal tribunale di Napoli, secondo la quale gli interventi a Bagnoli «come realizzati» avevano «compromesso la futura fruibilità dei luoghi», perlomeno di quelli d'uso residenziale;

   il sequestro penale, nel 2013 di gran parte dell'area del sito di interesse nazionale ha impedito la prosecuzione dei programmi. Il procedimento penale per reati di disastro colposo e truffa, attualmente in appello, ha interessato: vertici di Bagnolifutura, amministratori e dipendenti pubblici –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, per consentire, tenuto conto delle criticità rilevate, l'avvio del processo di bonifica ambientale e rigenerazione urbana di Bagnoli.
(5-06512)


   BADOLE, VALBUSA, VALLOTTO, LUCCHINI, BENVENUTO, DARA, D'ERAMO, EVA LORENZONI, PATASSINI e RAFFAELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i recenti e gravissimi episodi di maltempo e dissesto idrogeologico verificatisi in Veneto e in tutto il nord Italia rendono indispensabile e urgente una riflessione sulla corretta gestione e manutenzione del territorio, affinché simili situazioni non si ripetano più;

   com'è noto il territorio italiano presenta caratteristiche di elevato rischio idrogeologico, anche a causa dei processi di antropizzazione che, inevitabilmente, hanno danneggiato il naturale equilibrio degli ecosistemi;

   alcune delle cause che hanno contribuito nel tempo a peggiorare il rischio idrogeologico del nostro Paese sono ascrivibili alla mancata manutenzione dei fiumi, al disboscamento e a ogni azione contraria al rispetto del territorio;

   per ridurre il rischio che si verifichino fenomeni franosi e alluvionali non bisogna agire nell'emergenza, ma è estremamente importante gestire il territorio in modo corretto, attraverso un'attenta pianificazione ambientale organica e strutturale che tenga in considerazione il cambiamento climatico in atto e soprattutto che preveda una sistematica manutenzione delle sezioni fluviali dei nostri fiumi e torrenti;

   il Veneto ricade tra le regioni con i valori più elevati di superficie a pericolosità idraulica media, dove spazi e distanze concessi al reticolo idrografico sono per lo più assai modesti e rendono il Veneto particolarmente esposto ad eventi alluvionali;

   la regione Veneto ha individuato otto opere indispensabili e prioritarie contro il dissesto idrogeologico:

    adeguamento arginature di difesa idraulica della costa veneta, anche con rialzi arginali contro i fenomeni di maree eccezionali;

    ripristino operatività idraulica fiumi Piave-Cordevole con interventi sui margini e valorizzazione green way Piave;

    ripristino dell'assetto morfologico ed eliminazione criticità dei corpi arginali, fiume Agno Guà Fratta Gorzone;

    ripristino dell'assetto morfologico ed eliminazione stati di criticità dei corpi arginali fiume Brenta e torrente Muson;

    ripristino dell'assetto morfologico ed eliminazione stati di criticità fiumi Adige, Alpone, Diasi e Negrar;

    ripristino dell'assetto morfologico ed eliminazione stati di criticità fiumi Astico, Bacchigliene e ricalibratura tratto terminale alla portata di 600 mc/s;

    ripristino dell'assetto morfologico ed eliminazione stati di criticità fiumi Lemene e Livenza;

    sistemazione del fiume Piave e interventi sull'alveo e sugli argini nel tratto di pianura;

   occorre intervenire urgentemente almeno per i primi lotti di tali opere –:

   se il Ministro interrogato non intenda considerare le sopra citate opere nell'ambito del finanziamento degli interventi contro il dissesto idrogeologico previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche per tenere conto dell'apporto regionale per stabilire le priorità nel Veneto, come nel resto del nostro Paese.
(5-06513)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 508 del 21 dicembre 1999 ha riformato l'intero settore dell'istruzione artistica, musicale e coreutica, definendola come formazione superiore di livello universitario e di natura specialistica;

   con la legge n. 508 del 1999 (articolo n. 2 comma 4), le Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), riconosciute parte del sistema italiano di istruzione superiore, sono definite «sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore artistico e musicale»;

   ai sensi dell'articolo 5 della citata legge n. 508 del 1999, alle istituzioni Afam si applica la normativa vigente in materia di edilizia universitaria;

   ai sensi dell'articolo 6 della suddetta legge n. 508 del 1999, agli studenti delle istituzioni Afam si applicano le disposizioni di cui alla legge 2 dicembre 1991, n. 390, e successive modificazioni (diritto allo studio per gli studenti universitari);

   nelle istituzioni Afam, parimenti alle università, viene utilizzato il sistema di crediti Ects (European Credit Transfer System). Sinteticamente, l'Ects facilita la mobilità studentesca e il riconoscimento accademico tra le istituzioni accademiche dell'istruzione superiore europea;

   gli studenti Afam fanno parte del programma Erasmus (acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), nato nel 1987 per opera dell'Unione europea, per dare la possibilità a studenti universitari europei di effettuare in una Università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università;

   il personale docente Afam risulta inquadrato giuridicamente ed economicamente in una posizione sperequativa rispetto ai docenti universitari;

   l'evoluzione normativa del settore dell'alta formazione, a partire dall'approvazione della legge n. 508 del 1999, ha avuto come effetto il definitivo mutamento delle funzioni del personale delle istituzioni Afam in senso universitario, ma non ha ancora visto il riconoscimento di tale mutamento nel trattamento giuridico ed economico dei docenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per far cessare la disparità di trattamento giuridico ed economico tra i docenti dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) e i professori delle università.
(5-06502)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI, MURONI, CECCONI e FUSACCHIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2020, n. 195, entrato in vigore in data 17 aprile 2021, è stato approvato lo Statuto della fondazione «Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile» (di seguito denominato «Tecnopolo»);

   il Tecnopolo ambisce ad essere un hub della green economy, che consenta alle imprese operanti nel settore energetico, alle università e agli enti pubblici di ricerca, nonché ad attori privati, di lavorare insieme presso una struttura dedicata completamente allo sviluppo sostenibile, per perseguire «lo svolgimento delle funzioni e dei compiti conoscitivi, di ricerca, tecnico-scientifici, di trasferimento tecnologico e di valorizzazione delle innovazioni e della proprietà intellettuale generata, nel campo dello studio e dell'utilizzo delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili, dei nuovi materiali, dell'economia circolare, strumentali alla promozione della crescita sostenibile del Paese e al miglioramento della competitività del sistema produttivo nazionale», in linea dunque con l'impostazione europea e con quella dei più recenti Governi nazionali, nonché estremamente rilevante anche in termini di prestigio sia in ambito nazionale che internazionale;

   il Tecnopolo ha sede a Taranto, territorio particolarmente fragile perché ferito da un assetto industriale che per decenni ha avuto un fortissimo impatto negativo sull'ambiente e sulla salute dei cittadini e, pertanto, la sua concreta realizzazione può rappresentare una possibilità di riscatto e un'alternativa occupazionale ai lavoratori delle acciaierie, sia in maniera diretta, sia per l'indotto che sarebbe in grado di generare;

   il Tecnopolo Mediterraneo è stato istituito con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018, n. 145, come previsto ai commi 732 e seguenti dell'articolo 1, che prevede inoltre una spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021; il Governo allora in carica, così come i Governi che si sono succeduti, hanno manifestato un grandissimo interesse per questo progetto, riconoscendone la centralità e l'urgenza, soprattutto nell'epoca della transizione ecologica ed energetica, tassello fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici. Ciononostante, a quasi tre anni dalla promulgazione, anche a seguito del recente decreto del Presidente della Repubblica che ne regola lo Statuto, il Tecnopolo rimane ancora inattuato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali rapide iniziative di competenza intendano realizzare, considerati i ritardi ormai insostenibili, soprattutto per una città come Taranto, che in questi anni non ha visto alcun tipo di intervento concreto per migliorare la propria situazione, dopo decenni di abusi di carattere industriale con gravissimi e devastanti impatti sociali, sanitari ed ambientali.
(4-09928)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Melicchio e Alaimo n. 5-06493, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bella.

  L'interrogazione a risposta scritta Carè e altri n. 4-09889, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Quartapelle Procopio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Ehm n. 7-00696, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 538 del 12 luglio 2021.

   La III Commissione,

   premesso che:

    ai primi di aprile 2021 la Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie della Farnesina comunicò la data fissata per le prossime elezioni di rinnovo dei membri dei Comitati degli italiani all'estero, rendendo noto che tale appuntamento elettorale avrebbe avuto luogo il 3 dicembre 2021; l'indizione delle elezioni sarebbe stata quindi formalizzata tre mesi prima – il 3 settembre – con decreto di ciascun ufficio consolare;

    come spiegato dalla stessa direzione generale, tale data «consente di articolare nel più ampio margine di tempo possibile la campagna informativa su ruolo e funzioni dei Comites, nonché sulle modalità e sui tempi per l'esercizio dell'opzione di voto», permettendo inoltre di evitare che la raccolta delle firme per la presentazione delle liste si svolga nel pieno della stagione estiva;

    il 19 maggio 2021 il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Della Vedova sottolineò inoltre come queste elezioni «siano un obiettivo prioritario, specie alla luce della pandemia. È importante rinnovare il rapporto con i connazionali, ripartire dando idea che la post-pandemia riguardi tutti gli aspetti della vita sociale. Questo è l'intento del Ministero. La prima occasione disponibile per dare un segnale in questa direzione è proprio quello del 3 dicembre»;

    le elezioni in questione avrebbero dovuto tenersi già nel 2020, ma, a causa dell'ultimo referendum costituzionale, e del sovraccarico di lavoro che la concomitanza dei due eventi avrebbe comportato per le nostre strutture consolari, furono appunto rinviate all'anno successivo (decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162);

    l'ultima tornata di rinnovo dei membri dei Comitati si tenne quindi sei anni fa, nel 2015; inoltre, tra questa e la precedente elezione – avvenuta nel 2005 – passarono ben dieci anni; questo nonostante l'articolo 8 della legge 23 ottobre 2003, n. 286 (Norme relative alla disciplina dei Comitati degli italiani all'estero), avesse prescritto che i componenti dei Comites dovessero rimanere in carica solo per un quinquennio. Per ovviare a ciò, si emendò quindi la norma più volte: nel 2008 si decise che le elezioni avrebbero dovuto tenersi entro il 2010; nel 2009, entro il 2012; nel 2010, entro il 2014;

    l'emergenza sanitaria attuale ha ribadito e messo in evidenza la necessità, per il nostro Paese, di dotarsi di modalità inedite di esercizio del diritto al voto: ciò, per sveltire e rendere più agili le procedure attuali, anche prevedendo forme di votazione in remoto;

    la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 648) ha autorizzato la spesa di 9 milioni di euro per lo svolgimento delle elezioni di rinnovo dei Comites e del Cgie, nonché per introdurre in via sperimentale modalità di espressione del voto in via digitale per lo svolgimento delle medesime votazioni;

    le risapute problematiche del voto per corrispondenza – modalità attraverso la quale vengono eletti i rappresentanti della circoscrizione estera del nostro Parlamento – porta a considerare non più rinviabile l'inizio della sperimentazione del voto in via digitale,

impegna il Governo:

   a non adottare iniziative per rinviare ulteriormente le consultazioni elettorali volte a rinnovare i membri dei Comitati degli italiani all'estero, le quali dovranno tenersi – come da decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162 – entro il 31 dicembre 2021;

   ad avviare la sperimentazione del voto elettronico per il rinnovo dei Comites, la quale potrebbe avere primo ambito di applicazione solo in alcune città «pilota»;

   a implementare una campagna informativa destinata ai nostri connazionali all'estero iscritti all'Aire volta a far conoscere scopi e funzioni dei Comites, oltre che a pubblicizzarne le elezioni.
(7-00696) «Ehm, Siragusa, Sarli».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Sani n. 5-05718 dell'8 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta De Lorenzo n. 4-09091 del 26 aprile 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Cenni n. 5-06478 del 21 luglio 2021.

   interrogazione a risposta scritta D'Ippolito n. 4-09881 del 22 luglio 2021.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Siragusa e altri n. 7-00696 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 538 del 12 luglio 2021. Alla pagina 20890, prima colonna, alla riga ottava, deve leggersi: (7-00696) «Ehm, Siragusa, Sarli»., e non come stampato.