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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 8 giugno 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero della salute del 2 gennaio 2021 è stato adottato il «Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-CoV-2», unitamente al documento allegato «Vaccinazione anti Sars-CoV-2/COVID-19 – Piano strategico – Elementi per preparazione e di implementazione della strategia vaccinale». Tale documento ha previsto che, con l'aumento della disponibilità dei vaccini, il modello organizzativo dei punti vaccinali sarebbe stato implementato con una maggiore articolazione sul territorio, comprendendo il coinvolgimento dei medici competenti delle aziende (pagine 8 e 9);

   successivamente, in data 6 aprile 2021, è stato adottato, su invito del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, che ha promosso il confronto tra le parti sociali al fine di contribuire alla rapida realizzazione del Piano vaccinale anti Sars-CoV-2/Covid-19, coordinato dal Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19 e per l'esecuzione della campagna vaccinale nazionale, il «Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all'attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro»;

   contestualmente, sono state adottate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute, d'intesa con la Conferenza delle regioni e delle province autonome, con il Commissario straordinario per il contrasto dell'emergenza epidemiologica e con il contributo tecnico-scientifico dell'Inail, le «Indicazioni ad interim per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro», che costituiscono parte integrante del predetto protocollo;

   in particolare, tra le istruzioni contenute nel Protocollo e nelle Indicazioni di cui sopra, relative all'attivazione ed all'organizzazione dei punti vaccinali aziendali, in coerenza con i principi costituzionali, in particolare il diritto alla salute di cui all'articolo 32, nonché con la normativa generale e speciale in materia, è espressamente stabilito che la somministrazione dei vaccini debba comunque essere gratuita per gli utenti, restando i relativi costi per la fornitura dei vaccini stessi e delle siringhe a carico del Ssn e delle Asl competenti per territorio ed i costi di organizzazione e funzionamento dei centri vaccinali a carico dei datori di lavoro, anche in forma organizzata, mediante le associazioni di categoria e con il supporto strategico dell'Inail;

   nonostante ciò, si apprende da fonti di stampa (si veda il Corriere della Sera, edizione Torino, 4 giugno 2021 e Il Fatto Quotidiano del 6 giugno 2021), nella struttura vaccinale attivata presso l'Unione Industriali di Torino, presso il Centro congressi di via Vela, aperta per la somministrazione ai dipendenti delle aziende associate ed aderenti e per i loro familiari, a questi ultimi è stato chiesto di pagare la somma di euro 50,00 per ottenere la prestazione sanitaria in questione;

   tale circostanza, oltre a costituire una grave violazione del generale diritto di tutti i cittadini a ricevere assistenza sanitaria gratuita, d'altra parte garantita ad ogni altro residente presso le strutture predisposte dalle amministrazioni sanitarie su tutto il territorio nazionale, rappresenta una grave speculazione, volta a lucrare sull'allarme sociale conseguente al diffondersi dell'epidemia e quindi sulla salute dei cittadini, ponendo nondimeno le basi, nella attuale condizione di perdurante scarsità di dosi vaccinali, al rischio di alimentare sperequazioni, disuguaglianze e disparità di trattamento in base alla condizione economica dei singoli –:

   se il Governo sia a conoscenza di situazioni analoghe a quella descritta;

   se intenda, in relazione a quest'ultima, adottare iniziative ispettive e, anche al fine prevenire il verificarsi di ulteriori analoghi episodi, quali iniziative intenda adottare in via generale e nel caso concreto.
(2-01241) «Cubeddu, Invidia, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Marino, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Berti, Olgiati, Spadoni, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Nappi, Misiti, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Bruno».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 settembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 302 del 4 dicembre 2020, ha definito la ripartizione, i termini, le modalità di accesso, monitoraggio e rendicontazione dei contributi destinati ai comuni delle aree interne, a valere sul Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali per il triennio 2020/2022;

   il Fondo, sulla base dei commi 65-ter, 65-quater e 65-quinquies dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, così come modificati dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160, e dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, consta di 210 milioni di euro totali, di cui 90 milioni riferiti al 2020, e mira a sostenere le attività economiche, artigianali e commerciali per i comuni delle aree interne, nonché a contrastare gli effetti dell'epidemia da Covid-19;

   il Fondo in questione è ripartito tra i comuni presenti nelle aree interne con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per il sud e la coesione territoriale, che ne stabilisce termini e modalità di accesso e rendicontazione;

   l'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al comma 1, prevede che la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le politiche di coesione, disponga l'erogazione del contributo alla data di entrata in vigore del decreto stesso, in ragione delle singole annualità di legge;

   ad oggi, risulta che i contributi previsti per l'annualità 2020 non siano ancora stati erogati, nonostante tra gli obiettivi di tali stanziamenti vi sia anche quello di limitare le conseguenze economiche della pandemia –:

   quale sia lo stato relativo all'erogazione dei contributi afferenti al Fondo di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare il Governo per assicurare in tempi rapidi il trasferimento delle risorse riferite al 2020.
(5-06175)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'anno 2010 la Calabria è commissariata per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale e, con deliberazione del Consiglio dei ministri del 27 novembre 2020, il prefetto Guido Nicolò Longo è stato nominato commissario ad acta;

   l'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, convertito dalla legge 30 dicembre 2020, n. 181, dispone che, nell'esercizio delle proprie funzioni, il commissario ad acta possa «avvalersi del Corpo della Guardia di finanza per lo svolgimento di attività dirette al contrasto delle violazioni in danno degli interessi economici e finanziari connessi all'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario nella Regione e del programma operativo per la gestione dell'emergenza da COVID-19 previsto dall'articolo 18 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18», convertito con modificazioni;

   l'articolo 6 del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, convertito dalla legge 30 dicembre 2020, n. 181, prevede che, al fine di supportare gli interventi di potenziamento del servizio sanitario regionale, «è accantonata a valere sulle risorse finalizzate all'attuazione dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, e successive modificazioni, per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, la somma di 60 milioni di euro in favore della regione» Calabria; lo stesso articolo 6 impone che l'erogazione della somma predetta «è condizionata alla presentazione e approvazione del programma operativo di prosecuzione del Piano di rientro per il periodo 2022-2023 e alla sottoscrizione», entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della succitata legge conversione, già trascorsi, «di uno specifico Accordo tra lo Stato e le Regioni»;

   il 31 marzo 2021, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze Daniele Franco, ha deliberato la nomina dei sub-commissari per l'attuazione del piano di rientro in predicato, nelle persone di Angelo Pellicanò e di Michele Ametta;

   spesso i giornali della Calabria riportano gravi problemi di bilancio delle aziende del servizio sanitario regionale e una pesante carenza di personale nelle sue varie strutture;

   in un articolo, a firma di Luana Costa, pubblicato il 10 marzo 2021 dalla testata giornalistica on line LaCNews24, si legge della «bocciatura», da parte dei Ministeri vigilanti, del programma operativo Covid «licenziato dal commissario ad acta, Guido Longo, ritenuto decisamente incompleto»;

   allo stato, non risulta presentato né approvato il programma operativo di prosecuzione del Piano di rientro per il periodo 2022-2023, sicché per legge è bloccata la suddetta somma di 60 milioni di euro in favore della Calabria;

   l'articolo 1 del suddetto decreto-legge convertito prevede che, in deroga ai limiti previsti dalla legislazione vigente, il Ministro della salute, al verificarsi delle condizioni di cui all'articolo 6, comma 2, sulla base del fabbisogno rilevato dalle aziende del servizio sanitario regionale, sentito il commissario ad acta, «autorizza il medesimo Commissario ad attuare un piano straordinario per l'assunzione di personale medico, sanitario e socio-sanitario, anche per il settore dell'emergenza-urgenza, facendo ricorso innanzitutto agli idonei delle graduatorie in vigore», nei vigenti limiti dell'autorizzazione di spesa –:

   se, per il suo compito, il commissario ad acta si sia avvalso della Guardia di finanza;

   se non ritengano sussistere i presupposti per adottare le iniziative di competenza volte a sostituire il commissario ad acta;

   quali iniziative urgenti intendano assumere per consentire al servizio sanitario della Calabria di ricevere le risorse di cui al succitato articolo 6 del decreto-legge n. 150 del 2020 e per autorizzare l'attuazione del piano straordinario assunzionale di cui al suddetto articolo 1 del medesimo decreto.
(4-09470)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dall'articolo di Paolo Ricci Bitti sul Messaggero del 24 maggio 2021, l'ingegner Marco Zennaro, titolare di azienda di Marghera e padre di tre figli, è stato trattenuto forzatamente da più di cinquanta giorni a Khartoum, in Sudan, a causa di una presunta frode;

   la notte del 18 marzo 2021 l'ingegner Zennaro, dopo esser giunto in Sudan per discutere di un possibile contratto per la fornitura di trasformatori elettrici con una società sudanese, è stato messo in stato di fermo presso la sua camera d'albergo e gli è stato trattenuto il suo passaporto presso la reception dell'hotel dove aveva l'alloggio. A partire da quella notte sono iniziate una serie di drammatiche vicissitudini tra rilasci, ricatti e, per finire, il suo trasferimento in una cella. Vengono riportate le pessime condizioni igienico-sanitarie della prigione, condivisa con altre persone, con 45 gradi, senza un letto, cibo o acqua, salvo quello che riesce a portare il padre del detenuto o l'ambasciata italiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per acquisire dal Governo del Sudan chiarimenti sulle circostanze dell'arresto del cittadino Marco Zennaro, accertarsi del suo stato di salute fisica e psicologica, assicurarsi che il suo stato di carcerazione sia conforme al rispetto dei diritti dell'uomo e alle norme di diritto internazionale e, infine, verificare se ci siano le condizioni per il suo rientro in Italia.
(4-09466)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in base all'articolo 15 della legge n. 133 del 999, «l'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, comma 5, della legge 23 luglio 1991, n. 223, è da considerarsi non imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche per la parte reinvestita nella costituzione di società cooperative»;

   successivamente, la legge n. 160 del 2019 – legge di Bilancio 2020 – con l'articolo 1, comma 12, ha previsto che la liquidazione anticipata, in un'unica soluzione, della NASpI, di cui all'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo n. 22 del 2015, destinata alla sottoscrizione di capitale sociale di una cooperativa nella quale il rapporto mutualistico ha ad oggetto la prestazione di attività lavorativa da parte del socio, si considera non imponibile ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche;

   la medesima norma ha disposto che con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da emanare entro il 31 marzo 2020, fossero stabiliti i criteri e le modalità di attuazione del citato comma 12, anche al fine di definire le opportune comunicazioni necessarie a consentire l'esenzione della NASpI anticipata in un'unica soluzione, nonché ad attestare all'Istituto erogatore l'effettiva destinazione al capitale sociale della cooperativa interessata dell'intero importo anticipato;

   ad oggi, risulta che nessun provvedimento attuativo sia stato emanato, nonostante le numerose richieste e segnalazioni inviate dai contribuenti all'Agenzia delle entrate;

   va considerato che entrambe le disposizioni rappresentano un importante incentivo all'autoimprenditorialità, fondamentale nell'attuale fase di crisi economica –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per colmare il vuoto normativo descritto, per garantire, in tempi brevi, l'attuazione di tali rilevanti disposizioni.
(5-06178)


   FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 2015 è stata introdotta nell'ordinamento la dichiarazione precompilata sulla base della quale i lavoratori dipendenti e assimilati e i pensionati, ovvero coloro che hanno i requisiti per presentare il modello 730, possono adempiere agli obblighi dichiarativi in modalità semplificata;

   sono state poi modificate le sanzioni, ponendo quelle per visto di conformità infedele in capo al Caf o al professionista anziché al contribuente (fatto salvo il caso di condotta dolosa del contribuente);

   il 10 maggio 2021 l'Agenzia delle entrate ha reso disponibile, telematicamente, la dichiarazione precompilata relativa ai redditi prodotti nell'anno 2020, con diversi dati già inseriti quali le spese sanitarie, quelle universitarie, quelle funebri, i premi assicurativi, i contributi previdenziali, nonché quelle per interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica;

   dal 19 maggio è possibile inviare la dichiarazione, accettandola oppure apportando eventuali modifiche o integrazioni al modello precompilato proposto; qualora la dichiarazione sia presentata senza modifiche, direttamente dal contribuente o tramite sostituto d'imposta, è escluso il controllo formale e il contribuente non è più tenuto a esibire le ricevute attestanti oneri detraibili e deducibili e non sarà sottoposto a controlli documentali;

   a partire dell'anno di imposta 2020, la detrazione del 19 per cento degli oneri sostenuti spetta solo nel caso in cui le spese siano effettuate con strumenti di pagamento tracciabili; la citata disposizione non si applica in relazione alle spese sostenute per l'acquisto di medicinali e di dispositivi medici, nonché alle spese per prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al Ssn;

   molti, Caf e professionisti, chiamati ad apporre il visto di conformità sulle dichiarazioni dei redditi 2021, ai fini della verifica della tracciabilità dei pagamenti, starebbero richiedendo ai contribuenti le copie delle ricevute bancomat/carte di credito, estratti conto, bollettini postali, MAV e ricevute PagoPA o, in mancanza di tale documentazione, un'annotazione in fattura, ricevuta o documento commerciale, da parte del percettore delle somme che cede il bene o effettua la prestazione di servizio;

   questa procedura, a parere degli interroganti, introducendo un adempimento ulteriore per i contribuenti, pregiudicherebbe la rapidità e l'efficacia dello strumento dichiarativo precompilato –:

   se ritenga utile fornire un chiarimento volto ad evitare l'ulteriore onere documentale a carico dei contribuenti per i dati già acquisiti dall'Agenzia delle entrate nell'ambito della dichiarazione precompilata che specifichi il controllo formale e la responsabilità dei professionisti abilitati, solo per le modifiche apportate alla precompilata.
(5-06179)


   GUSMEROLI, CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la compilazione della dichiarazione dei redditi dell'anno in corso sembra aver riportato indietro contribuente di ben 29 anni, allorquando il Fisco, nel 1992, introdusse il modello di dichiarazione dei redditi 740 cosiddetto «Lunare»;

   bisognava misurare i metri quadrati della propria casa, indicare la targa e i cavalli fiscali delle auto, ed una serie di similari dati, al punto tale che il modello venne stigmatizzato dall'allora Presidente della Repubblica, che lo definì particolarmente astruso da sembrare «lunare»;

   la storia sembra ripetersi, stante la richiesta al contribuente di indicare tutti i bonus/contributi ricevuti, quali ad esempio contributi a fondo perduto, contributi per la locazione, per la sanificazione, gli investimenti pubblicitari, erogati in virtù dei diversi provvedimenti economici emanati nel corso dell'anno pandemico per far fronte alle difficoltà economiche correlate all'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   nella fattispecie, le circa cinquanta pagine di istruzioni compilative dell'Agenzia delle entrate, richiedono l'indicazione dei suddetti bonus in ben tre «Quadri» (RS, RU e RG), sebbene trattasi di dati già in possesso dell'amministrazione finanziaria in quanto precedentemente da essa validati per l'erogazione dei bonus medesimi;

   ancor più assurdo, poi, è – a parere degli interroganti – la richiesta nel quadro RG di aggiungere i bonus ai ricavi e di aggiungerli in egual modo ai costi, tenuto anche conto che sono bonus esenti da tassazione per disposizione di legge;

   il paradosso, infine, è rappresentato dal fatto che un eventuale errore di compilazione fa incorrere il contribuente nel rischio di incorrere in accertamenti e di sostenere l'onere di sanare gli errori e le irregolarità formali;

   è evidente come tale modus operandi confligga con qualunque buon proposito di un fisco amico e con qualunque proclama di semplificazione fiscale, anche e soprattutto alla luce degli impegni assunti dal Governo in merito al dibattito sulla riforma fiscale in itinere –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato con riguardo alle criticità esposte in premessa e, in particolare, relativamente alla richiesta di dati nei diversi quadri RS, RU, RE, RG, se sia possibile prevedere, in un futuro, iniziative normative per un azzeramento/riduzione delle sanzioni o una sanatoria per eventuali dimenticanze oppure dati inesatti o non completi, oppure che eventuali dati mancanti o dimenticati dal contribuente siano automaticamente e successivamente integrati dall'Agenzia delle entrate, utilizzando i dati delle erogazioni dalla stessa disposte e considerando che trattasi di dati che non incidono sulla determinazione dell'imposta.
(5-06180)


   GIACOMETTO, MARTINO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Corte dei conti, il totale del carico della riscossione, progressivamente accumulato dal 2000 al 2020, si attesta a quota 1.068,8 miliardi di euro;

   la disciplina tributaria è stata oggetto di meccanismi normativi farraginosi, introdotti spesso con interventi spot e non coordinati. Una lunghissima serie di errori che hanno portato alla creazione di un rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente tutt'altro che leale e trasparente. Ne è conseguita l'esplosione del magazzino fiscale degli esattori, cresciuto tra il 2000 e il 2021 da 32,3 miliardi a 1.068,8 miliardi di euro;

   il Governo ha promesso di affrontare, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la riscrittura delle regole della riscossione nell'ambito della riforma fiscale. Secondo fonti di stampa sarebbe allo studio una ipotesi di cancellazione delle cartelle esattoriali dopo 5 anni, in caso di mancata riscossione rivedendo l'attuale meccanismo dell'inesigibilità. Questa modalità operativa determinerebbe la possibilità di pianificare e ottimizzare l'attività di riscossione, tenuto conto dei mezzi a disposizione;

   l'articolo 4 del cosiddetto «decreto Sostegni» (decreto-legge n. 41 del 2021) dispone lo stralcio delle cartelle esattoriali con l'annullamento automatico di tutti i debiti fiscali di importo residuo fino a 5.000 euro risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, relative ai debiti affidati all'agente della riscossione dal 2000 al 2017. L'agevolazione opera in favore di persone fisiche e soggetti diversi dalle persone fisiche che hanno percepito, nell'anno d'imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro;

   risulta agli interroganti che, in attesa dell'attuazione della citata norma (prevista dal comma 5 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 41 del 2021, che dovrà attivarsi tramite decreto del Ministero dell'economia e delle finanze) gli enti continuino a inviare gli inviti a regolarizzare anche relativi a debiti fiscali e contributivi di 20 anni e anche per somme sotto i 1.000 euro –:

   quali indirizzi sia in grado di anticipare il Ministro interrogato in merito alla riforma della riscossione e se non ritenga opportuno, in attesa dell'attuazione del disposto dei commi da 4 a 11 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 41 del 2021 in materia di stralcio delle cartelle esattoriali, disporre la sospensione degli inviti a regolarizzare per le somme sotto ai 5.000 euro relative agli anni dal 2000 al 2017.
(5-06181)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, approvato dal Consiglio dei ministri, cosiddetto decreto «Sostegni Bis», sul fronte dei contributi per imprese e professionisti introduce diverse novità. Tra queste, la possibilità di un contributo a fondo perduto il cui riconoscimento è legato al peggioramento del risultato economico d'esercizio, per il quale l'indicatore considerato non è quello dei fatturato bensì del reddito;

   l'intervento normativo citato, ai cui al comma 19 dell'articolo 1, ovvero l'introduzione di un aiuto basato sul calo di reddito, viene visto con favore dagli interroganti in quanto vede recepita, sebbene parzialmente, una delle istanze più importanti e significative di Fratelli d'Italia, condivisa dai professionisti economici, ossia la possibilità «di eliminare, almeno in parte, le distorsioni che il criterio della riduzione del fatturato ha inevitabilmente generato, non tenendo conto quest'ultimo dei costi fissi sostenuti dagli operatori economici e dei diversi margini di redditività dei singoli settori economici interessati», come definito dai rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec) in audizione alla Camera il 3 giugno 2021;

   l'aiuto economico nel testo finale del Sostegni bis ha richiesto una modifica al calendario fiscale degli aspiranti beneficiari. Infatti, a norma del comma 24 dell'articolo 1, la richiesta di contributo può essere inviata da parte dell'istante solo qualora la dichiarazione dei redditi del 2020 venga trasmessa entro il 10 settembre 2021;

   tale scadenza operativa non tiene in considerazione la portata del lavoro svolto dai professionisti economici, che, dall'inizio della pandemia, sono gravati da un peso crescente di responsabilità e compiti, costretti a fare i conti con una pubblica amministrazione che, troppo spesso, si distingue per ritardi e inefficienze. Pur riconoscendo la volontà di conciliare le esigenze di rapidità nell'erogazione dei contributi con quelle di controllo delle istanze presentate, il termine è privo di fondamento ed improponibile. È necessario concedere più tempo per gli adempimenti fiscali, valutando la situazione dei contribuenti e tenendo in considerazione il lavoro dei professionisti, come segnalato dall'Associazione nazionale commercialisti e dallo stesso Cndcec; quest'ultimo precisa essere la scadenza troppo a ridosso della pausa estiva e non rispettosa delle complessità dell'adempimento, particolarmente intricato per la necessità di inserire tutti i dati relativi alle agevolazioni ricevute –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a superare le criticità esposte in premessa, al fine di consentire una adeguata operatività dei professionisti economici, volta ad ottenere la più ampia e corretta concessione del contributo da parte dei soggetti beneficiari.
(5-06182)


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il tema del credito cooperativo riveste, all'interno del nostro Paese, un'importanza fondamentale, soprattutto per l'erogazione creditizia alle imprese più piccole e in generale per lo sviluppo dei territori, soprattutto quelli più periferici e di dimensioni più ridotte, nonché per l'assistenza verso milioni di risparmiatori;

   con l'articolo 20-ter del decreto-legge n. 119 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, e successive modificazioni, sono state apportate modifiche all'articolo 18 del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, introducendo, all'interno del medesimo, una disposizione che attribuisce all'autorità governativa il potere di vigilanza nei confronti delle società capogruppo dei gruppi bancari cooperativi, affinché l'esercizio delle loro funzioni e la loro condotta come gruppo risulti coerente con le finalità mutualistiche e i principi cooperativi stabiliti dalla legge;

   tale previsione è l'unica via per verificare la sussistenza delle caratteristiche proprie delle società cooperative, nello specifico bancarie, all'interno dei gruppi bancari cooperativi, nel rispetto dell'articolo 45 della Costituzione in tema di cooperazione e mutua assistenza;

   va considerato che le due capogruppo esistenti, Cassa Centrale Banca e Iccrea Banca, hanno iniziato ad operare da inizio 2019 e che l'esercizio della vigilanza cooperativa da attuarsi su tali gruppi bancari è subordinato, ai sensi dell'articolo 20-ter della legge n. 136 del 2018, all'emanazione di un decreto ministeriale attuativo da parte del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia;

   alla data attuale non risulta essere stato emanato alcun decreto, nonostante il termine di emanazione fosse fissato al 31 marzo 2019 dalla succitata legge n. 136 del 2018 –:

   se il Governo intenda fornire indicazioni sullo stato di adozione del predetto decreto attuativo, essendo decorsi i termini di legge e considerata l'importanza della norma ai fini di una corretta valutazione dell'operato dei gruppi bancari cooperativi in relazione al rispetto dei principi cooperativi e della mutualità diffusa.
(5-06183)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 13 marzo 2021, n. 31, convertito con modificazioni dalla legge 15 aprile 2021, n. 50, ha stabilito una serie di misure urgenti per lo svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato durante l'emergenza epidemiologica da Covid-19, sostituendo i tradizionali tre scritti con un doppio orale;

   la prima prova orale consiste nella discussione di una questione pratico-applicativa ed è sostenuta in collegamento da remoto con una commissione diversa da quella insediata nella corte d'appello di appartenenza; la seconda prova orale, relativa alle conoscenze teoriche in varie discipline giuridiche, si svolge in presenza davanti alla sottocommissione del distretto della propria corte d'appello;

   per tale sessione d'esame, la corte d'appello di Lecce esamina i candidati di Brescia e sono 475 gli aspiranti avvocati bresciani impegnati a sostenere la prima prova orale dell'esame di abilitazione, secondo il calendario stabilito dalla corte d'appello;

   nel corso di un collegamento da remoto, sarebbe rimasto acceso il microfono della camera di consiglio di alcuni commissari pugliesi, che nel corso della riunione discutevano sull'opportunità di mantenere bassa la percentuale di promossi e di non promuovere tutti i candidati;

   gli aspiranti avvocati in collegamento avrebbero ascoltato in diretta la discussione, che è stata riportata e diffusa sui social media, provocando molte polemiche sul superamento delle prove da parte dei candidati, preoccupati di possibili bocciature di massa che non premiano il merito e la preparazione di tanti praticanti che, con studio e sacrificio, hanno deciso di intraprendere la professione forense;

   l'episodio se confermato, violerebbe le garanzie di trasparenza richieste nella correzione delle prove, oltre che il diritto dei candidati ad una valutazione imparziale, dimostrando ancora una volta la necessità di procedere ad una riforma complessiva dell'esame di abilitazione alla professione forense –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'episodio verificatosi presso la corte d'appello di Lecce;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine del regolare svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione forense-sessione 2020.
(2-01240) «Di Sarno, Ascari, Cataldi, D'Orso, Giuliano, Salafia, Sarti, Scutellà, Aresta, D'Uva, Del Monaco, Dori, Frusone, Iovino, Roberto Rossini, Gubitosa, Tofalo, Cancelleri, Caso, Scerra, Currò, Alemanno, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Martinciglio, Migliorino, Troiano, Zanichelli, Del Grosso, Di Stasio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI, VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dai dati disponibili a fine 2020, risulta che la casa circondariale di Piacenza «Le Novate» ospita 403 persone ristrette, di cui 21 donne. Elevato è il numero di persone condannate in via definitiva (320) e numerose sono persone di nazionalità straniera (246);

   l'istituto consta di due padiglioni uno di vecchia costruzione e uno più recente: tuttavia, le condizioni strutturali del primo permangono critiche, nonostante siano stati intrapresi diversi lavori di manutenzione e ritinteggiatura delle pareti (anche attraverso arteterapia);

   nella predetta struttura, in 25 giorni, 8 appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono stati feriti: da ultimo, il 7 giugno, un detenuto ha prima colpito un agente e – poi – un ispettore, provocando a quest'ultimo la frattura del setto nasale;

   l'allarme sulla situazione all'interno della struttura carceraria «Le Novate» trova puntuale riscontro nelle parole di Francesco Laura, vice presidente nazionale Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, che in una nota ufficiale sul profilo social dei sindacato, dopo aver descritto l'ennesimo episodio di violenza all'interno del penitenziario piacentino ai danni del personale che vi presta servizio, lancia un appello al Ministro della giustizia e al Capo del Dipartimento di polizia penitenziaria, ritenendo la situazione insostenibile;

   in particolare, scrive testualmente Francesco Laura «occorrono provvedimenti urgentissimi per la tutela dell'incolumità fisica degli agenti. Dateci i mezzi per poterci difendere, non possiamo vincere la guerra della violenza nelle carceri italiane a mani nude e sotto organico. Fate qualcosa, e fatelo in fretta, prima che le piazze di Roma si riempiano di agenti che non ce la fanno più, e che verranno a manifestare sotto le vostre finestre. Salviamo la polizia penitenziaria» –:

   alla luce dei fatti suesposti e dell'ormai cronica carenza di personale appartenente alla polizia penitenziaria presso la casa circondariale di Piacenza, per altro denunciata in plurimi atti di sindacato ispettivo, quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, il Ministro interrogato e il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al fine di assicurare al personale della polizia penitenziaria di potere operare nella predetta struttura in condizioni di sicurezza e senza dovere essere sottoposto a turni massacranti di lavoro, a causa delle perduranti carenze che si registrano in organico.
(5-06176)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la crescita esponenziale dei contagi da COVID-19 ha comportato la necessità ed urgenza di prevedere lo svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione forense relativo all'anno 2020, con una modalità alternativa che introduce una disciplina derogatoria rispetto a quella ordinaria al fine di garantire l'espletamento delle due prove previste, in totale sicurezza;

   la nuova disciplina d'esame, introdotta con decreto-legge n. 31 del 2021, poi convertito dalla legge n. 50 del 2021, con relative modifiche, prevede espressamente la sostituzione delle tre prove scritte, con una prima prova orale in cui i candidati aspiranti avvocato sono chiamati a risolvere una questione di carattere pratico-applicativo in una materia a scelta tra diritto civile, diritto penale o diritto amministrativo, avendo a disposizione un'ora di tempo da impiegare, per metà, nell'esame preliminare del caso e, per la restante metà, nella discussione orale davanti alla commissione. È infine previsto che terzi esterni possano assistere alle prove da remoto;

   ai sensi dell'articolo 4, comma 6, del suddetto decreto-legge, sono state poi espressamente fissate dalla Commissione Centrale le Linee generali per la formulazione dei quesiti da porre nella prima prova orale e per la valutazione dei candidati. Tali criteri di valutazione sono volti a garantire omogeneità ed imparzialità, ma soprattutto a verificare le concrete capacità di inquadramento, elaborazione ed esposizione del caso da parte dei futuri professionisti e non fanno in alcun modo riferimento ad un presunto numero massimo di candidati da poter promuovere;

   al termine di una seduta d'esame, quando la sottocommissione IV della corte di appello di Lecce, chiamata ad esaminare gli aspiranti avvocati della corte di appello di Brescia, si è riunita per definire l'esito della prova del candidato, uno dei commissari ha erroneamente lasciato acceso il microfono e ha pronunciato una frase ambigua che ha lasciato supporre che la commissione in questione dovesse rispettare un tetto massimo di aspiranti avvocati da ammettere alla prova successiva e pertanto dovesse mettere in difficoltà i candidati di proposito;

   un tale comportamento, se confermato, intaccherebbe la validità, ma prima ancora la finalità, di tale esame abilitativo, e cioè valutare gli aspiranti professionisti sulla base delle loro effettive capacità e competenze –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per verificare i fatti in questione;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, nel denegato caso in cui si accerti questa condotta, per tutelare i candidati che hanno già sostenuto l'esame e quelli che dovranno sostenerlo presso la IV sottocommissione della corte d'appello di Lecce e garantire loro imparzialità nel giudizio delle prove d'esame e se, per quanto di competenza, intenda valutare di adottare iniziative per la revoca dall'incarico dei commissari coinvolti.
(4-09469)


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 88 della legge n. 89 del 1913 («Sull'ordinamento del notariato e degli archivi notarili») prevede in merito ai Consigli notarili distrettuali che «i membri del Consiglio sono eletti fra i notai esercenti nel distretto. I membri del Consiglio restano in ufficio tre anni e possono essere rieletti»;

   come si può notare, ai componenti dei Consigli notarili distrettuali non si applica la disciplina del cosiddetto limite del «doppio mandato», con la conseguenza di avere gli stessi consiglieri da decenni, in alcuni casi addirittura da trent'anni;

   per l'elezione dei componenti dello stesso Consiglio nazionale del notariato è previsto il limite di due mandati consecutivi;

   stesso limite si applica ai consigli di altri ordini professionali;

   i cosiddetti «Principi di deontologia professionale dei notai», approvati dal Consiglio nazionale del notariato con deliberazione n. 2/56 del 5 aprile 2008, hanno stabilito il criterio di «rotazione» e di «alternanza» delle cariche consiliari, prevedendo espressamente all'articolo 23, lettera e), che: «I notai componenti degli organi di categoria devono favorire il ricambio delle cariche anche nei casi non previsti dalla legge ed evitarne, ove possibile, il cumulo»;

   molte professioni hanno inteso evitare il consolidarsi di determinate posizioni all'interno degli organi rappresentativi delle categorie, come ha correttamente statuito, relativamente all'Ordine degli avvocati, la sentenza della Corte costituzionale n. 173 del 2019;

   la suddetta sentenza così statuisce: «sta di fatto che la previsione di un limite ai mandati che possono essere espletati consecutivamente è un principio di ampia applicazione per le cariche pubbliche — membri elettivi del Consiglio superiore della magistratura (CSM); componenti del Consiglio degli avvocati e procuratori dello Stato; membri del Consiglio nazionale forense; componenti del Consiglio nazionale del notariato, tra gli altri — ed è, comunque, un principio di portata generale nel più specifico ambito degli ordinamenti professionali»;

   sempre seguendo l'orientamento della Corte costituzionale si evidenzia che risulterebbe evidentemente compromessa una «competizione che possa essere influenzata da coloro che ricoprono da due (o più mandati) consecutivi la carica per la quale si concorre e che abbiano così potuto consolidare un forte legame con una parte dell'elettorato, connotato da tratti peculiari di prossimità»;

   in tale ottica, secondo la sentenza di cui sopra, «Il divieto del terzo consecutivo mandato favorisce il fisiologico ricambio all'interno dell'organo, immettendo “forze fresche” nel meccanismo rappresentativo e — per altro verso — blocca l'emersione di forme di cristallizzazione della rappresentanza; e ciò in linea con il principio del buon andamento della amministrazione, anche nelle sue declinazioni di imparzialità e trasparenza»;

   nello stesso senso va considerato anche quanto affermato dall'ordinanza della Corte di Cassazione che, nel valutare in merito al limite di mandato dei componenti del Consiglio dell'Ordine dei commercialisti, ha evidenziato che è necessario favorire il ricambio nel governo della professione per evitare che l'organismo si «sclerotizzi»: se vi siedono sempre le stesse persone si possono avere effetti negativi per la vigilanza sul rispetto delle norme deontologiche da parte degli iscritti (ordinanza della Corte di cassazione, I Sez. Civ., n. 12461/18 del 21 maggio 2018);

   appare evidente, quindi, come la legge notarile del 1913 vada necessariamente modificata con la necessità di adeguare a tutti i sopra esposti principi di diritto l'obsoleta previsione di cui all'articolo 88 sopra indicato –:

   se non intenda, nell'ambito delle sue competenze, promuovere una iniziativa normativa nella direzione sopra indicata.
(4-09473)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2020, l'ormai ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha istituito, presso il proprio Ministero, una commissione tecnica con il compito di verificare la fattibilità dei progetti di realizzazione di un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria;

   la suddetta commissione ha dato indicazione favorevole su due progetti: il primo, con uno stato di elaborazione più avanzato, è quello di un ponte a unica campata già portato avanti dalla società Stretto di Messina, in liquidazione dal 2013, che aveva individuato come general contractor il consorzio Eurolink capeggiato da Impregilo (oggi Webuild) attorno al quale, dopo lo stop all'opera voluto dall'ex premier Monti, si è aperto un contenzioso da 700 milioni di euro, mentre il secondo prevede la realizzazione di un ponte a tre campate sullo specchio di mare fra Messina e Villa San Giovanni, lungo 3,2 chilometri;

   esiste già un progetto definitivo, cantierabile, in grado di mobilitare un quantitativo enorme di risorse, di creare migliaia di posti di lavoro e che segnerebbe una svolta anche da un punto di vista eco-sostenibile: verrebbero, infatti, ridotte dell'80 per cento le emissioni di CO2 di navi traghetto e aerei, offrendo come modalità primaria di trasporto l'Alta velocità ferroviaria;

   tale collegamento stabile tra le due regioni, oltre al completamento della rete nazionale dell'Alta velocità, altrimenti destinata a interrompersi a Reggio Calabria, consentirebbe anche una riduzione del 30 per cento dei tempi di viaggio;

   l'infrastruttura permetterebbe di intercettare il traffico merci che, dal canale di Suez, oggi si dirige verso Gibilterra per puntare sui porti del Nord Europa, e sarebbe fondamentale per rilanciare il turismo nel Mezzogiorno e nel Paese;

   secondo quanto affermato dal Ministro interpellato, il Ponte è stato escluso dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in quanto il regolamento europeo prescriverebbe, ai fini dell'inserimento dell'opera nel Piano, che i lotti debbano essere fruibili e in esercizio entro il 2026, data non negoziabile;

   il 18 maggio 2021, la commissaria europea ai trasporti Adina Vàlean, in risposta all'interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-001529/2021, firmata dalle eurodeputate Tardino e Bonfrisco, ha affermato che il collegamento tra la Sicilia e l'Italia continentale fa già parte della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e del corridoio «Scandinavia-Mediterraneo» e, in quanto tale, fa parte della rete considerata di massima importanza per l'Unione europea, tuttavia, non è stato inserito nell'elenco indicativo di collegamenti transfrontalieri e mancanti contenuto nell'allegato del progetto di regolamento che istituisce il meccanismo per collegare l'Europa, sul quale il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico (CEF II);

   stando sempre a quanto riferito dalla Commissaria europea per i trasporti in risposta a quell'interrogazione, nel 2021 la Commissione europea proporrà una revisione del regolamento TEN-T al fine di aumentare l'efficienza della rete multimodale e, per quanto riguarda il collegamento tra la Sicilia e l'Italia continentale, la valutazione di un progetto sulla rete TEN-T può essere effettuata solo sulla base di una proposta concreta e matura da parte dello Stato membro;

   la Commissaria europea per trasporti, nella citata risposta, ha aggiunto, infine, che la presentazione della proposta è un prerequisito per un eventuale contributo finanziario dell'Unione europea e finora le autorità italiane non hanno presentato alla Commissione europea alcun progetto in merito a tale collegamento;

   il Presidente del Consiglio dei ministri Draghi, nel corso del dibattito in Senato sul Pnrr, non ha espresso contrarietà nei riguardi dell'opera, sottolineando che la relazione dei tecnici sarà sottoposta al giudizio del Parlamento, dove attualmente le posizioni favorevoli alla sua realizzazioni sembrerebbero maggioritarie –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda adottare per sbloccare l'attuale situazione di stallo e presentare, nel più breve tempo possibile, il progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina all'Unione europea ai fini del relativo contributo finanziario, trattandosi di un collegamento chiave non solo per due regioni del Mezzogiorno, Calabria e Sicilia, ma per l'intero Paese, che darebbe una nuova centralità all'Italia nel contesto del Mediterraneo e dell'Europa.
(2-01242) «Germanà, Molinari, Minardo, Furgiuele, Alessandro Pagano, Capitanio, Maccanti, Rixi, Donina, Fogliani, Giacometti, Tombolato, Zanella, Zordan».

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   a quanto è dato sapere, il Ministro interrogato ritiene che il 93-95 per cento dei server della pubblica amministrazione non sono in condizioni di sicurezza e, pertanto, esiste il concreto rischio di attacchi informatici;

   lo stesso ha quindi espresso l'urgente necessità di dotare la pubblica amministrazione di servizi informatici adeguati relativi all'archiviazione, alla trasmissione, all'elaborazione di risorse e dati ed, infatti, a breve si terranno i bandi di gara per il cloud pubblico;

   il Ministro ha evidenziato l'esigenza che la pubblica amministrazione sia fornita di tali servizi informatici con la creazione di un Polo strategico nazionale. Sicché, in vista dei bandi, auspica che tutte le imprese trasmettano le loro proposte, entro il mese corrente di giugno, per creare un Polo nazionale che sia capace di garantire la sicurezza della tecnologia di cui dispone la pubblica amministrazione;

   ebbene, si premette che, anche in questo periodo di pandemia, non di rado la pubblica amministrazione, nell'offrire servizi agli utenti mediante il sistema digitale, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza e, in tali occasioni, è anche successo che sia stata violata la privacy di alcuni utenti, i cui dati non erano garantiti da un efficace sistema di sicurezza, come denunciato dall'interrogante con atti di sindacato ispettivo rispetto ai servizi offerti da Inps;

   tuttavia, colpiscono le dichiarazioni del Ministro interrogato laddove dichiari che i sistemi digitali della pubblica amministrazione italiana siano insicuri addirittura al 93/95 per cento. È un dato che desta sconcerto e che, se confermato, rappresenta una situazione gravissima che mette in serio pericolo la sicurezza del Paese, considerando la delicatezza dei dati di cui è in possesso l'amministrazione pubblica, a partire dai dati sensibili dei cittadini –:

   quali siano gli atti e i documenti che comprovino i dati dichiarati dal Ministro rispetto alle condizioni del sistema di servizi informatici di cui dispone la pubblica amministrazione, che mostrano un apparato digitale oltremodo insicuro – al 93/95 per cento – rispetto a possibili attacchi informatici;

   se sia a conoscenza di violazioni dei dati intervenute nell'ultimo triennio e – in caso affermativo – quali danni abbiano comportato;

   quali siano le cause dell'estrema vulnerabilità dei server della pubblica amministrazione che sembra non garantiscano alcuna tutela dei dati e se ritenga vi siano delle specifiche responsabilità da attribuire per tale grave situazione della macchina amministrativa.
(5-06177)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FIANO, SERRACCHIANI, CECCANTI, INCERTI, CIAMPI, GIORGIS, MAURI, POLLASTRINI, RACITI, LORENZIN e BERLINGHIERI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa sembrerebbe che la giovane pachistana Saman Abbas, di appena 18 anni, scomparsa da più di un mese nelle campagne reggiane, dopo essersi rifiutata di sposare in matrimonio forzato un connazionale in patria, sarebbe stata drammaticamente uccisa dallo zio e da due cugini con la complicità dei genitori;

   la studiosa Tiziana Dal Pra avrebbe valutato in almeno un migliaio i matrimoni combinati all'anno all'interno delle comunità straniere che risiedono nel nostro territorio, molti dei quali, come nel caso di Saman, finiscono per essere veri e propri matrimoni forzati, dagli esiti tragici in presenza di un rifiuto da parte delle donne ad accettare questa pratica;

   del resto la stessa Ucoii – l'Unione delle comunità islamiche in Italia, una delle organizzazioni islamiche più rappresentative – ha condannato la pratica dei matrimoni forzati «in quanto pratica deplorevole» e ha auspicato un «impegno comune contro i fondamentalismi», mentre nel parere religioso emanato il 3 giugno 2021, ha scritto che «il matrimonio è una relazione che non può che basarsi su un consenso libero e volontario, senza coercizione o costrizione»;

   qualora la drammatica ipotesi al vaglio degli inquirenti venisse confermata, ci si troverebbe di fronte all'ennesimo episodio di intollerabile violenza legato alla pratica del matrimonio forzato, come nel caso, per esempio, della morte di Shahnaz Begum, uccisa a sassate in provincia di Modena dal marito per aver difeso la figlia Nosheen che si era opposta a un matrimonio imposto o nel caso della morte di Sanaa Cheema, 25 anni, pakistana in Italia da molti anni, sgozzata da padre e fratello perché aveva l'intenzione di vivere libera e sposare un italiano;

   in attesa che le indagini in corso definiscano in maniera inequivocabile questa vicenda, si ribadisce con forza che nel nostro Paese non sarà mai ammissibile che possano applicarsi «leggi» tradizionali parallele e sanguinarie che si sovrappongano o contrastino la legge dello Stato, né che si possano obbligare le donne a matrimoni forzati, né che in ogni modo possa essere accettata nessuna disumana concezione della donna che la ponga in una condizione di minorità –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per contrastare il fenomeno dei matrimoni forzati e i tragici avvenimenti che spesso ne conseguono a fronte del rifiuto di molte giovani donne di accettare tale pratica.
(3-02315)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base ai dati del dossier elaborato dai promotori della campagna Ero straniero diffusi il 1° giugno 2021, a un anno dall'apertura della finestra per accedere alla procedura di emersione dei rapporti di lavoro irregolari prevista dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta solo 11.000 (il 5 per cento), ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro, mentre circa 20.000 sono i permessi in via di rilascio;

   risulta particolarmente critica la situazione nelle grandi città: a Roma, al 20 maggio 2021, su 16.000 domande ricevute solo 2 pratiche sono arrivate alla fase conclusiva della firma del contratto di soggiorno e non è stato ancora rilasciato alcun permesso; a Milano, su oltre 26.000 istanze, sono poco più di 400 i permessi rilasciati;

   al ritardo ha contribuito il fatto che il personale aggiuntivo destinato alle prefetture per l'esame delle pratiche di regolarizzazione sia entrato effettivamente in servizio – ma ancora non dappertutto – solo ai primi di maggio, a un anno dal provvedimento, e peraltro per soli sei mesi, a fronte di una tempistica per finalizzare le pratiche ben più lunga;

   il ritardo enorme con cui si sta procedendo l'esame delle domande di emersione si traduce nell'impossibilità di fatto per decine di migliaia di persone di accedere ai servizi, alle prestazioni sociali, alle tutele e ai diritti previsti per chi lavora nel nostro Paese;

   nonostante la circolare del Ministero della salute di luglio 2020 chiarisca che i cittadini stranieri «in emersione» hanno l'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale, infatti, molte strutture sanitarie rifiutano l'iscrizione, rendendo estremamente difficile accedere alla campagna vaccinale anti-COVID in corso, con conseguente impatto sulla salute pubblica;

   a ciò si aggiunge l'incertezza dei datori di lavoro che vorrebbero poter finalizzare l'assunzione di questi lavoratori e instaurare un rapporto stabile –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare che l'esame delle oltre 200.000 domande di regolarizzazione presentate venga finalizzato in tempi brevi, anche alla luce della difficoltà per questi lavoratori, nonostante sia previsto l'accesso al Sistema sanitario nazionale e alla campagna vaccinale.
(3-02316)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2021 al porto di Bari, a cittadini turchi sarebbe stata negata la possibilità di accedere alla richiesta di protezione in Italia, nonostante la manifestata volontà di chiedere asilo;

   privati dei loro effetti personali e senza aver dato loro la possibilità di contattare dei legali o familiari e senza aver ricevuto alcuna informativa legale né l'assistenza di un mediatore o dell'organizzazione incaricata del servizio di informazione presso il valico di frontiera, gli stessi sono stati condotti in Grecia a bordo di un traghetto (che continua a respingere i migranti in Turchia);

   i migranti avrebbero subìto abusi da parte della polizia italiana nel corso della procedura di riammissione e avrebbero viaggiato senza ricevere cibo e acqua né poter uscire dal piccolo vano in cui erano trattenuti;

   tale riammissione sarebbe avvenuta in modo completamente informale senza la consegna di un provvedimento;

   in Grecia sarebbero stati a lungo trattenuti in un luogo fatiscente e ristretto senza che potessero comunicare con familiari o associazioni e senza che l'UNHCR ricevesse informazioni dalle autorità italiane;

   nonostante la condanna nei confronti dell'Italia nel caso Sharifi c. Italia e Grecia, nei porti adriatici sembra proseguire una politica dei respingimenti e delle riammissioni, effettuata senza attenta valutazione delle situazioni individuali dei cittadini stranieri, anche richiedenti asilo e minori non accompagnati, in violazione, a parere dell'interrogante, del diritto di asilo e della normativa europea;

   a quanto sopra occorre aggiungere che molto spesso i cittadini stranieri subiscono limitazioni arbitrarie della libertà personale o vengono trasferiti e trattenuti presso gli hotspot e i Cpr, luoghi spesso caratterizzati da un assoluto degrado ambientale e privi di adeguati servizi sociali, assistenza psicologica e medica, in cui la dignità umana viene sostanzialmente cancellata;

   recentemente, nel Cpr di Torino, un giovane migrante, rinchiuso dopo aver subito un violento pestaggio, si è tolto la vita senza aver ricevuto la necessaria assistenza;

   l'Italia dovrebbe ripensare le proprie politiche di accoglienza anche rispetto alle condizioni in cui versano i centri per il rimpatrio –:

   se non si intenda porre fine alle riammissioni alle frontiere interne e adriatiche attuate, sulla base di accordi bilaterali di dubbia legittimità, senza tenere conto delle posizioni individuali, in violazione delle norme europee e nazionali in materia di asilo e tutela dei minori stranieri non accompagnati nonché rivedere le politiche di accoglienza in Italia verificando le condizioni di vita nei Cpr al fine di un loro superamento.
(3-02317)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le proposte normative incluse nel Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, presentate dalla Commissione europea il 23 settembre 2020 (dopo che erano già state preannunciate negli orientamenti della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen), intervengono in un contesto caratterizzato dal sostanziale stallo dell'iter normativo dell'iniziativa di complessiva riforma del Sistema europeo comune di asilo (CEAS) del 2016;

   particolare rilievo, in tale ambito, assumeva la proposta di modifica del regolamento sui criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide (il cosiddetto regolamento di Dublino);

   il nuovo Patto non sostituisce integralmente le proposte del 2016, ma è dovuto al fatto che la Commissione europea ha ritenuto opportuno intervenire sulle proposte del 2016 volte a riformare il regime del regolamento di Dublino e in materia di procedura di asilo, nella consapevolezza che le precedenti iniziative normative avevano provocato significative distanze tra le posizioni assunte dai Governi degli Stati membri in sede di Consiglio dell'Unione europea e anche nell'ambito del dibattito interistituzionale;

   in sintesi, la proposta della Commissione europea si compone di cinque proposte di regolamento e da una comunicazione, in cui viene riaffermato il principio secondo il quale nessuno Stato membro dovrebbe accollarsi una responsabilità sproporzionata, mentre tutti gli Stati membri dovrebbero contribuire alla solidarietà su base costante; l'approccio seguito dovrebbe essere – quindi – globale, in grado di contemplare le politiche nei settori della migrazione, dell'asilo, dell'integrazione e della gestione delle frontiere;

   la «tabella di marcia», contenuta nell'allegato alla predetta comunicazione, stabilisce una serie di scadenze concentrate in un arco di tempo che inizia dall'ultimo trimestre 2020 e si estende all'intero 2021;

   l'elenco contiene, da un lato, le prossime iniziative della Commissione europea, dall'altro, le date entro le quali, auspicabilmente, Parlamento europeo e Consiglio dell'Unione europea dovrebbero concludere l'iter normativo delle proposte messe in campo –:

   quali sia il risultato – ad oggi – dei negoziati in sede di Consiglio, tenuto conto, da una parte, del fatto che la Commissione europea indica il secondo trimestre del 2021 come orizzonte temporale per l'adozione dei regolamenti relativi alla gestione dell'asilo e della migrazione, agli accertamenti pre-ingresso e alle procedure di asilo e, dall'altra, che non è pensabile che si continuino a disattendere gli impegni assunti dai vari Stati membri a ricollocare i migranti arrivati in Italia, anche al fine di dare una risposta urgente agli sbarchi in corso sulle coste italiane.
(3-02318)


   RUFFINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono da tempo note le difficoltà degli enti locali, soprattutto dei piccoli comuni, di reperire soggetti disponibili a ricoprire l'incarico di segretario;

   vengono riportati casi di regioni nelle quali il segretario comunale manca in oltre la metà dei comuni;

   la pandemia ha inoltre rallentato le procedure di reclutamento;

   la mancanza del segretario comunale paralizza l'attività dei comuni che ne sono sprovvisti, impossibilitati a riunire la giunta, pubblicare bandi, assolvere agli adempimenti legali e amministrativi;

   per far fronte a quella che costituisce una vera e propria emergenza, il decreto-legge n. 162 del 2019 ha previsto una disciplina transitoria volta a consentire l'attribuzione della funzione di vice-segretario a funzionari di ruolo in servizio da almeno due anni presso un ente locale, in possesso dei requisiti per la partecipazione al concorso;

   ciò non consente tuttavia una adeguata soluzione alla problematica della carenza di segretari comunali. L'efficacia della disciplina transitoria risulta limitata ai tre anni successivi all'entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto-legge, periodo insufficiente ad allineare l'organico dell'albo dei segretari alle esigenze dei comuni;

   inoltre, la durata massima dell'incarico «sostitutivo» è prevista in soli dodici mesi, mentre andrebbe opportunamente estesa ed equiparandola a quella del mandato del sindaco;

   ancora, la disciplina fa salva la possibilità per il Ministero dell'interno di assegnare, in ogni momento, un segretario reggente, anche a scavalco, con conseguente rischio di frammentazione dell'azione amministrativa;

   una soluzione definitiva alla problematica descritta potrebbe consistere nel riconoscimento della possibilità di iscriversi all'albo ai funzionari che abbiano proficuamente ricoperto la funzione di vice segretario ai sensi della citata normativa;

   appare inoltre necessario, a fronte di applicazioni divergenti, un intervento interpretativo volto a chiarire che, in caso di convenzione di segreteria, l'incarico sostitutivo può essere conferito dal Comune capo convenzione per tutti i comuni partecipanti e non solamente per un numero limitato di essi –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di risolvere la problematica della carenza di segretari comunali nei piccoli comuni, fornendo il chiarimento interpretativo indicato in premessa.
(3-02319)

Interrogazione a risposta orale:


   FIORINI, TOMBOLATO, MURELLI, CAVANDOLI, GOLINELLI, PIASTRA, TOMASI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   sempre più agghiaccianti sono i risvolti della vicenda relativa alla scomparsa della ragazza pakistana di 18 anni, Saman Abbas, residente a Novellara (Reggio Emilia) e sparita dopo essersi opposta alle nozze forzate con un cugino ed aver denunciato i genitori ai servizi sociali del comune;

   la giovane, poiché minorenne all'epoca della denuncia, era stata collocata in una struttura protetta, poi lasciata con rientro a casa divenuta maggiorenne;

   nel maggio 2021 i carabinieri sono andati nell'abitazione per notificare un atto, ma non hanno trovato nessuno e sono scattate le indagini;

   le ultime notizie sembrano confermare l'omicidio della ragazza per mano dello zio, che l'avrebbe strangolata con la complicità dei genitori (il padre addirittura ha fatto credere che la ragazza fosse viva in Belgio); il solo ed unico ad opporsi al velo di omertà sulla vicenda è il fratello minorenne della giovane, molto legato alla sorella, che, con i suoi racconti in procura, sta contribuendo alla ricostruzione dei fatti;

   al momento, la procura di Reggio Emilia contesta la premeditazione ai cinque indagati – i genitori, i due cugini Nomanulhaq Nomanulhaq, 34 anni, e Ikram Ijaz, 29, e lo zio – per l'omicidio di Saman Abbas;

   dalle indagini stanno emergendo particolari atroci su come la ragazza venisse trattata in famiglia, per il solo fatto di essersi ribellata ad un matrimonio combinato, di voler vivere secondo lo stile occidentale e, quindi, di essersi opposta ai precetti dell'Islam: il padre Shabbar Abbas aveva impedito alla figlia Saman di andare alle scuole superiori, «spesso la chiudeva fuori casa obbligandola a dormire sul marciapiede» e, «in ultimo, voleva costringerla tornare in Pakistan per sposare un cugino»;

   indubbiamente, la vicenda evidenzia la grande problematica correlata al tema dell'integrazione ed alla sostanziale differenza culturale rispetto al nostro Paese, ove la vita è sacra e la libertà di scelta è un diritto inviolabile –:

   se trovi conferma che i servizi sociali non abbiano monitorato il caso dall'11 aprile 2021, data in cui Saman ha lasciato la comunità di accoglienza, al 5 maggio 2021, data in cui i Carabinieri si sono recati presso l'abitazione e se risulti per quali ragioni;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative normative per una riforma dei servizi sociali che contempli la predisposizione di percorsi di rientro in ambiti familiari a rischio, tenendo sempre i contatti con le eventuali vittime di violenza, anche quando le stesse raggiungano la maggiore età e che comunque prevedano sempre un costante monitoraggio della situazione anche nella fase di rientro della vittima nell'ambito famigliare a rischio;

   se esista un monitoraggio a livello nazionale e per aree territoriali del fenomeno dei matrimoni forzati e più in generale della situazione delle donne straniere in merito ai diritti allo studio, al lavoro, alla vita sociale, all'autodeterminazione;

   se esista un monitoraggio in merito all'efficacia dei tantissimi progetti di integrazione posti in essere dagli enti locali e finanziati con fondi pubblici;

   se si intenda promuovere, per quanto di competenza, una campagna di sensibilizzazione, su tutto il territorio nazionale, sulla problematica dei matrimoni combinati per le ragazze di nazionalità straniera, considerando che, in Italia, il matrimonio forzato è reato, nonché sui diritti delle donne garantiti dalla normativa italiana, presso le scuole, i luoghi di culto, le associazioni presenti sul territorio, i luoghi di aggregazione, le istituzioni locali, i mezzi di informazione.
(3-02314)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEDA VOLPI, EHM, TRANO, CABRAS, SARLI e COLLETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli organi di stampa (tra gli altri, Repubblica Genova del 30 maggio 2021) hanno recentemente fatto emergere le forti preoccupazioni legate alla situazione al confine francese di Ventimiglia espresse dalle organizzazioni che si occupano della tutela dei minori e dei migranti: mentre la città è ancora scossa per la vicenda di Moussa Balde, il ventitreenne guineano vittima di percosse a colpi di spranga davanti a un supermercato intemelio il 9 maggio 2021 e poi morto (si ritiene suicida) nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino pochi giorni dopo, Save The Children e Caritas hanno registrato in città un costante aumento dei flussi migratori paragonabile a quelli pre-pandemia che sarà fonte di ulteriori disagi sociali;

   da quando il Campo Roja, gestito dalla Croce Rossa, è stato chiuso il 31 luglio 2020 nessuna assistenza né accoglienza sono prestate sul territorio ai migranti in transito, neppure per i minori stranieri non accompagnati. Da mesi perciò le persone in cerca di proseguire i loro spostamenti si accampano in luoghi di fortuna, dormendo all'addiaccio o in locali abbandonati, esposti a rischi climatici, di salute, di abusi e sfruttamenti. Solo alcuni di loro trovano conforto presso la Caritas intemelia, che nel solo mese di aprile 2021 ha distribuito 1.504 pasti caldi per i migranti (come riportato da Riviera24, 12 maggio 2021);

   i respingimenti delle autorità francesi di migranti anche minori di età continuano spesso in modo arbitrario, riversando ulteriori persone nel territorio ventimigliese in violazione del diritto francese e internazionale sulla protezione dei minori sull'immigrazione, come riporta Human Rights Watch (si veda Repubblica, 5 maggio 2021);

   come appreso in prima persona dal capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, dottor Michele di Bari, e riportato dagli organi di stampa (La Stampa, Imperia, 27 gennaio 2021) un nuovo centro di accoglienza sarebbe in procinto di essere collocato, sebbene fuori dal territorio di Ventimiglia, come indicato dal prefetto di Imperia Intini. I fondi per finanziare il centro sarebbero disponibili così come cinque milioni di euro riservati dal Ministero ai comuni più esposti sul fronte migratorio;

   l'articolo 117 della Costituzione attribuisce competenza esclusiva allo Stato in materia di immigrazione –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative intenda porre in essere per fornire assistenza ai migranti in transito in questa prima fase emergenziale, in attesa che il Centro di accoglienza sia realizzato;

   a che punto sia l'iter di realizzazione del nuovo Centro di accoglienza per il quale già a gennaio 2021 il Ministero dell'interno ha individuato i finanziamenti necessari e quali siano gli ostacoli che ne hanno impedito a oggi la realizzazione;

   a quanto ammontino i singoli finanziamenti (per un totale di 5 milioni di euro) per ciascuno dei comuni esposti sul fronte migratorio e se dette somme siano già state erogate.
(4-09467)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Capo della Polizia-direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, con decreto del 22 febbraio 2021, disponeva la soppressione di alcuni uffici della Polizia stradale, della Polizia ferroviaria e della Polizia di frontiera; tale provvedimento, avendo già superato il controllo di regolarità contabile da parte della Corte dei conti, aspetta di essere eseguito;

   tra i distaccamenti di cui si prevede la dismissione si trova quello della Polfer della stazione di Iglesias;

   secondo la tabella-organico n. 4 contenuta tra gli allegati del decreto, gli agenti assegnati al posto di polizia dovrebbero essere 14; in realtà sono soltanto due;

   i due poliziotti in servizio si impegnano quotidianamente al fine di garantire la regolare attività dell'ufficio e la vigilanza dell'intero scalo ferroviario, comprese le linee ferroviarie, i caselli non custoditi e l'integrità delle recinzioni della linea per prevenire l'intrusione di persone o animali;

   come paventato dalle amministrazioni locali e dagli abitanti della città, senza il loro presidio lo stato di abbandono della zona rischia di aggravarsi e la sicurezza dello scalo e dell'intera zona rischia di compromettersi –:

   se intenda chiarire gli effettivi intendimenti circa l'ufficio di polizia ferroviaria di Iglesias e se esistano spazi per soluzioni alternative; se, inoltre, non si ritenga opportuno avviare immediatamente una implementazione delle procedure per assunzioni straordinarie di agenti, al fine di salvaguardare presidi di sicurezza importanti per i territori, in particolare con riferimento alle specialità di polizia.
(4-09472)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, FREGOLENT, UNGARO, MORETTO, MARCO DI MAIO, SCOMA, PAITA, MIGLIORE, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'economia ittica nazionale contribuisce per 39,5 miliardi di euro al prodotto interno lordo, ma vive una profonda crisi e dal 2010 ad oggi segna una diminuzione del 15,7 per cento nel valore degli sbarchi, il volume delle produzioni sbarcate del 16,2 per cento ed il prezzo medio (euro/Kg) del 9 per cento. La flotta nazionale rappresenta il 17 per cento della flotta comunitaria, ma nell'ultimo decennio ha registrato una contrazione del 16,5 per cento ed i pescatori imbarcati sono diminuiti del 16 per cento;

   a fronte di ciò, il settore della pesca marittima nazionale non è dotato di un efficace e stabile sistema di ammortizzatori sociali ed è pressoché privo di ricambio generazionale;

   al fine di mantenere lo stock ittico, il regolamento (UE) 2019/1022, cosiddetto West Med, ha previsto una riduzione dello sforzo di pesca per le GSA, 9, 10 e 11 fino al 40 per cento entro il 2024 e tale riduzione è già stata effettuata per il 20 per cento; lo stesso si propone per le GSA adriatiche e ioniche;

   la riduzione degli stock ittici dovrebbe essere valutata con un'analisi tempestiva dei dati e con un approccio ecosistemico rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici e altre forme di alterazione dell'ecosistema marino e non meramente allo sforzo di pesca;

   l'instabilità politica nel canale di Sicilia e l'incertezza giuridica relativa alla giurisdizione delle acque nel Golfo della Sirte dichiarate unilateralmente dalla Libia zona di protezione di pesca, hanno visto intensificarsi gravi episodi di violenza a danno dei pescherecci italiani che sono costretti a spingersi in tali acque per la pesca del gambero rosso o del tonno. Tale situazione determina incertezza nell'attribuzione degli indennizzi già stanziati per sostenere famiglie e imprese dei pescatori attaccati e rapiti in tali acque;

   Italia e Grecia hanno recentemente raggiunto un accordo volto a riconoscere i diritti storici di pesca alle imbarcazioni italiane; tale analoga soluzione con la Libia garantirebbe sicurezza e sostenibilità economica nell'attesa di una definizione internazionale circa la giurisdizione delle acque;

   il 12 giugno 2021 è indetto lo stato di agitazione della categoria, con manifestazioni a Venezia e Mazara del Vallo, rispetto al piano di gestione comunitario e alle criticità sopra citate –:

   quali iniziative intenda adottare, a livello nazionale e comunitario, per la sostenibilità economica e sociale del nostro comparto ittico e per chiarire, di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il quadro giuridico internazionale rispetto alla delimitazione delle acque territoriali e in particolare della zona di protezione di pesca libica.
(3-02320)


   VIVIANI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'eccessivo aumento di alcune specie di fauna selvatica è un fenomeno diffuso su tutto territorio nazionale che oltre ad essere un rischio per la sicurezza delle persone, nei centri abitati, nelle campagne comporta gravi danni alle colture agricole, ai campi e agli allevamenti;

   con lo stop alla caccia di selezione, dovuto ai vari provvedimenti per il contenimento della pandemia, e con meno persone a presidiare i territori, negli ultimi tempi gli avvistamenti degli ungulati si sono moltiplicati portando ad oltre due milioni il numero dei cinghiali che hanno potuto circolare liberamente per campagne e città;

   i cinghiali, spinti dalla carenza di cibo e dalla fame, hanno iniziato ad abbandonare i boschi per avvicinarsi ai centri abitati, frugando tra i rifiuti urbani e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini;

   è fondamentale che le azioni di contenimento della fauna selvatica continuino e diventino maggiormente efficaci, visti i danni che questi animali provocano sia all'agricoltura che all'incolumità della popolazione;

   la legge n. 157 del 1992 a parere degli interroganti non è più adeguata a rispondere con efficacia alle attuali esigenze gestionali del patrimonio faunistico del Paese, profondamente mutato;

   i cinghiali stanno diventando un'emergenza e come tale va affrontata; a parere degli interroganti si rende, quindi, sempre più urgente intervenire con piani di contenimento efficaci che ristabiliscano l'equilibrio naturale;

   si potrebbero valutare possibili urgenti modifiche alla legge n. 157 del 1992, consentendo a regioni e province autonome di abilitare, previa frequenza di appositi corsi, dei selecontrollori muniti di licenza per l'esercizio venatorio, al fine di fornire supporto nell'effettuazione del contenimento numerico della fauna selvatica così da evitare ulteriori ed ingenti danni all'agricoltura, all'equilibrio ambientale e salvaguardando l'incolumità delle persone;

   nonostante gli investimenti in recinzioni i cinghiali sono riusciti a penetrare nei fondi e a distruggere letteralmente le reti e le colture; gli agricoltori stanno pagando un prezzo altissimo e chiedono interventi straordinari per preservare le loro produzioni –:

   se non ravvisi la necessità di assumere iniziative per modificare la legge n. 157 del 1992 affinché le regioni possano attuare forme e piani di contenimento più efficaci allo scopo di facilitare operazioni per le quali si rendono necessarie misure di controllo numerico così da limitare i danni provocati alle produzioni agricole e al territorio nonché preservare l'incolumità delle persone, rendendo, altresì, la gestione dei cinghiali rispettosa del benessere degli animali e della biodiversità.
(3-02321)


   SPENA, NEVI, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021 hanno istituito, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il «Fondo per lo sviluppo ed il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura», con una dotazione pari a 150 milioni di euro per l'anno 2021;

   la disposizione, adottata il fine di garantire un rapido supporto ai settori detti, non ha ancora raggiunto lo scopo poiché le norme attuative da emanare con uno o più decreti attuativi entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di bilancio da parte del Ministro interrogato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, ovvero entro la fine di febbraio del 2021, non sono stati emanati;

   successivamente l'articolo 39, comma 1, del decreto-legge n. 41 del 2021, comunemente detto «sostegni», ha ulteriormente incrementato le risorse del Fondo di 150 milioni di euro, innalzando lo stanziamento totale a 300 milioni di euro;

   si tratta di risorse che sono assolutamente necessarie per garantire l'attività delle imprese della filiera, poiché devono far fronte all'impatto economico susseguente alla necessaria adozione delle tante misure restrittive assunte per affrontare, contenere e superare la pandemia ancora in atto. In ragione di ciò, appare agli interroganti assolutamente necessario superare l'impasse che ha rallentato il meccanismo di erogazione delle risorse, lasciando numerose filiere prive degli aiuti deliberati dai provvedimenti legislativi citati e su cui fanno legittimo affidamento;

   in considerazione del fatto che il precedente Governo non ha adempiuto all'adozione nei termini delle norme attuative, si ritiene che l'attuale Governo debba provvedere con la massima urgenza in ragione delle difficoltà economiche in cui versano gli aventi diritto, stabilendo e comunicando quali criteri si adotteranno per la più efficiente ed efficace allocazione delle risorse stesse tra le imprese delle filiere, considerando come criterio prioritario di assegnazione l'individuazione di quelle che maggiormente hanno sofferto la crisi economica indotta da quella pandemica, che ha causato una contemporanea diminuzione dei consumi, una riduzione dei prezzi e dei ricavi, a cui si affianca la tendenza in atto da tempo relativa all'aumento dei costi delle materie prime necessarie al settore –:

   se intenda adottare le soluzioni citate in premessa al fine di rendere celeri e certi i tempi di adozione delle norme attuative indicando le filiere a cui assegnare le risorse.
(3-02322)


   PIGNATONE, MAGLIONE, MARZANA, BILOTTI, GALLINELLA, PARENTELA, CILLIS, L'ABBATE, CASSESE, CADEDDU, ALBERTO MANCA e GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i contributi all'agricoltura rappresentano una componente molto importante per l'intero settore, sia per dare un sostegno diretto alle aziende, sia per orientare la produzione agricola;

   i fondi europei relativi alla PAC – Politica Agricola Comunitaria – hanno una programmazione settennale; l'ultima si è conclusa nel 2020 e, a partire dal 2021, sarebbe dovuta entrare in vigore la nuova;

   alla luce dei ritardi sull'accordo a livello comunitario, si è ritenuto di far entrare a pieno regime la nuova PAC nel 2023, considerando 2021 e 2022 quali anni transitori; in particolare si è molto dibattuto in ordine ai criteri di ripartizione dei fondi legati al FEASR – Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale;

   si sa bene che i criteri sottesi alla ripartizione di tali fondi derivano da accordi siglati all'interno della Conferenza Stato-Regioni; tuttavia, da diversi mesi le regioni hanno cercato una intesa senza però essere arrivate ad una decisione unanime;

   in particolare si è creata una situazione che ha visto contrapporre 14 regioni a favore dell'adozione di nuovi criteri di ripartizione e 6 a favore dei criteri storici. È evidente che la scelta dei criteri si ripercuote sulle somme che andranno distribuite alle singole regioni;

   lo scontro tra le regioni e relativa paralisi decisionale venuta a realizzarsi stanno di fatto arrecando gravi danni all'agricoltura italiana per l'impossibilità di programmazione e spesa da parte delle regioni;

   in tale contesto, il Ministro interrogato è intervenuto al fine di favorire un accordo ed ha provveduto ad elaborare diverse proposte di stimolo alle regioni: la prima proposta ha visto una ipotesi di ripartizione pari al 70 per cento delle risorse con i vecchi criteri e il 30 per cento con quelli nuovi, la seconda ipotizzava invece una ripartizione delle risorse pari al 90 per cento con i vecchi criteri e 10 per cento con quelli nuovi per il 2021 e il 70 per cento-30 per cento per il 2022;

   sia la prima che la seconda proposta non sono state accettate dalle regioni e a questo punto la decisione sarà presa all'interno del Consiglio dei ministri;

   si osserva che l'adozione dei nuovi criteri rischierebbe di vedere attribuite minori risorse soprattutto alle regioni del Sud, rischiando di penalizzare aziende agricole che si trovano già all'interno di un tessuto economico fragile –:

   in base a quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda intraprendere al fine di superare la fase di impasse, alla luce delle diverse esigenze manifestate dalle regioni e in considerazione degli effetti che qualsivoglia decisione produrrà per il futuro del sistema agricolo del Meridione.
(3-02323)

SALUTE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il Comitato centrale della Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), con delibera n. 28 del 19 febbraio 2021, ha indetto le elezioni per il rinnovo degli organi della Federazione, tenutesi nei giorni dal 26 al 28 marzo 2021;

   con circolare n. 49 del 14 aprile 2021, la Fnopi ha diffuso gli esiti delle elezioni e le conseguenti nomine all'interno del Comitato centrale, delle commissioni d'albo e dei revisori dei conti, riportando anche la graduatoria delle preferenze espresse dagli elettori;

   le nomine del neocostituito Comitato centrale della Fnopi, per il quadriennio 2021-2024, non contemplano nessun rappresentante della professione infermieristica pediatrica, pur essendo stata avanzata una candidatura singola in rappresentanza della categoria, che ha ottenuto una espressione di preferenze di 250 voti, pari al 15 per cento dei voti;

   l'articolo 4 della legge n. 3 del 2018, nel disporre il riordino della disciplina degli ordini delle professioni sanitarie prevede che ciascun ordine, nell'eleggere i propri rappresentanti, debba favorire l'equilibrio di genere ed un'adeguata rappresentanza di tutte le professioni che ne fanno parte;

   nel decreto attuativo del Ministero della salute dell'11 giugno 2019, con riferimento alla composizione del consiglio direttivo degli ordini delle professioni infermieristiche, all'articolo 1 è previsto che questo sia costituito da quindici componenti, di cui tredici componenti in rappresentanza della professione sanitaria di infermiere e due componenti in rappresentanza della professione sanitaria di infermiere pediatrico se, complessivamente, gli iscritti all'albo della professione sanitaria di infermiere e gli iscritti all'Albo della professione sanitaria di infermiere pediatrico superano il numero di millecinquecento;

   sulla base della richiamata normativa la Fnopi il 12 ottobre 2019, ha approvato il proprio regolamento sulle procedure elettorali per il rinnovo degli ordini provinciali, prevedendo che, all'interno di ciascun ordine, il consiglio direttivo sia costituito sempre da almeno un componente in rappresentanza della professione sanitaria di infermiere pediatrico, e solo nell'ipotesi di non elezione – evidentemente per mancanza di candidati nelle liste o di candidature singole di infermieri pediatrici – il consiglio possa essere costituito da soli infermieri;

   nel caso di specie, è stata avanzata una candidatura singola da parte di una infermiera pediatrica che, pur avendo ottenuto 250 preferenze, è risultata non eletta, come agevolmente riscontrabile nella circolare n. 49 su richiamata, e quindi esclusa dal comitato centrale;

   la stessa Fnopi, già in data 17 luglio 2020, in occasione del corso di formazione per infermieri in video-conferenza, sul tema del rinnovo delle cariche elettive – tuttora visibile sul sito internet della medesima Federazione – ha chiarito che, in merito all'elezione del consiglio direttivo, da una parte, le liste possono essere ritenute valide e quindi ammissibili anche se prive al proprio interno di candidature di infermieri pediatrici ma, dall'altra parte, possono esserlo anche nel caso in cui vengano presentate candidature singole da parte di infermieri pediatrici e uno di essi risulti votato in sede di scrutinio – come nel caso in questione, in cui sono state ottenute ben 250 preferenze dall'unica infermiera pediatrica candidata. La stessa FNOPI, durante il corso, ha precisato chiaramente che qualora «in sede di scrutinio risulti votato un infermiere pediatrico, lo stesso (ovvero il più votato tra gli infermieri pediatrici), a prescindere dal numero di voti riportato, sarà eletto in sostituzione dell'ultimo degli eletti più anziano e del genere più rappresentato»;

   la composizione degli organi della Fnopi, così come rinnovati successivamente alle recenti elezioni, risulta essere inoltre irrispettosa delle stesse disposizioni contenute nel regolamento federale sulle procedure elettorali per il rinnovo degli ordini provinciali, quanto al vincolo all'equilibrio di genere, che avrebbe richiesto il rispetto del rapporto minimo di 1/3 del totale per entrambi i sessi, dei componenti sia del comitato centrale, sia del collegio dei revisori che, invece, vedono la presenza, nel primo organo, di sole 3 donne e di nessuna nel secondo;

   le circostanze descritte sono divenute, altresì, oggetto di ricorso dinanzi alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, tuttora pendente, presentato dall'unica infermiera pediatrica candidata, per chiedere il proprio inserimento nel Comitato centrale sulla base della normativa richiamata sul punto –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per far sì che venga assicurato un adeguato rispetto dei principi di equilibrio di genere e di un'adeguata rappresentanza negli organi di vertice della Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) di infermieri pediatrici.
(2-01243) «Mammì».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 544, lettera a) della legge n. 145 del 2018, ha inserito all'articolo 1 della legge n. 167 del 2016 le malattie neuromuscolari genetiche, le immunodeficienze congenite severe e le malattie da accumulo lisosomiale nei livelli essenziali di assistenza degli screening neonatali obbligatori, da effettuare su tutti i nuovi nati;

   l'articolo 4, comma 2-bis della predetta legge n. 167 del 2016, introdotto dall'articolo 1, comma 544, lettera d) della legge 145 del 2018, ha autorizzato il Ministero della salute a sottoporre «a revisione periodica almeno biennale la lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale, in relazione all'evoluzione nel tempo delle evidenze scientifiche in campo diagnostico-terapeutico per le malattie genetiche ereditarie»;

   il decreto-legge n. 162 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 8 del 2020 ha disposto, con l'articolo 25, comma 4-bis, la modifica dell'articolo 4, comma 2-bis della legge n. 167 del 2016, fissando al 30 giugno 2020 il termine per la revisione delle patologie;

   l'attuale lista di patologie è ancora quella approvata con decreto ministeriale del 13 ottobre 2016 e sono diverse le patologie genetiche, attualmente escluse dal panel, per le, quali sono disponibili programmi di screening validati dalla comunità scientifica, tra cui l'Atrofia muscolare spinale (Sma) per la quale vi sono già progetti pilota regionali avviati con esiti molto positivi;

   anche a causa della subentrata emergenza epidemiologica da Covid-19, il termine del 30 giugno 2020 non è stato rispettato;

   successivamente, l'articolo 4, comma 8-quinquies del decreto-legge n. 188 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 21 del 2021, ha previsto che la revisione della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale da parte del gruppo di lavoro screening neonatale esteso, istituito con decreto del Ministero della salute 17 settembre 2020, debba essere completata entro il 31 maggio 2021;

   tale termine è trascorso e, a oggi, non ci sono aggiornamenti circa gli esiti del predetto gruppo di lavoro e, in particolare, non è noto se sia stata completata la revisione della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale secondo la scadenza prescritta ex legge –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per garantire che la revisione della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale sia aggiornata secondo i termini prescritti al fine di consentire la piena applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 1 e 4, comma 2-bis, della legge n. 167 del 2016.
(5-06190)


   BELLUCCI, GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ha creato scalpore la notizia dello studente di 18 anni, destinato a diventare, suo malgrado, simbolo della dittatura sanitaria in epoca Covid e, in ogni caso, punta dell'iceberg di un fenomeno molto più preoccupante, qual è l'impatto psicologico dell'emergenza sanitaria sui giovani;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, il ragazzo, appena entrato a scuola, si sarebbe incatenato a un banco perché si rifiutava di indossare la mascherina in classe; sul posto sono giunti un'ambulanza e un'auto della polizia e dopo 2 ore di trattative il ragazzo è stato accompagnato all'esterno e «preso in custodia dai sanitari», come riportato sui verbali di polizia;

   poco dopo lo studente avrebbe chiamato i genitori per comunicare loro che era stato portato al reparto psichiatrico di Pesaro, a Muraglia, «perché mi hanno fatto un TSO e mi hanno detto che dovrò restare qui una settimana. In questo momento una dottoressa mi sta portando via tutti gli oggetti pericolosi. Mi hanno dato dei calmanti al Santa Croce e poi mi hanno trasferito a Pesaro, a Muraglia»;

   al di là degli aspetti specifici del caso, che sarà vagliato dalla procura per valutare i possibili aspetti penali, in particolare se il giovane possa esser stato plagiato inducendolo a compiere quei gesti di protesta a scuola e al pronto soccorso contro le norme anti Covid, appare sconcertante che il dissenso sia stato trattato come un problema psichiatrico, aprendo la strada ad una deriva pericolosa –:

   di quali informazioni il Ministro interrogato disponga per fare chiarezza sulla vicenda e, in particolare, quali iniziative di competenza intenda assumere per salvaguardare la salute mentale di bambini e giovani messa a dura prova dalla pandemia Covid-19.
(5-06191)


   DE FILIPPO, CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, LEPRI e PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo studio di Iqvia (http://www.farmindustria.it/studi-e-dati-page/), basato sull'analisi di dati real world e diretto a monitorare l'impatto della pandemia sull'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, stima che, nei primi dieci mesi del 2020, vi sia stato un calo significativo dell'accesso alle diagnosi e alle cure nelle principali aree terapeutiche rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;

   secondo lo studio per il diabete, da inizio 2020, si è registrata una contrazione dell'8 per cento sulle nuove diagnosi, del 5 per cento sui nuovi trattamenti, del 20 per cento sugli invii allo specialista e del 15 per cento sulle richieste di esami di glicemia;

   nella missione «Salute» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si sottolinea l'esigenza di rafforzare la rete dell'assistenza territoriale al fine di garantire omogeneità nella capacità di dare risposte integrate. Uno degli obiettivi è quello di promuovere l'assistenza di prossimità conferendo un nuovo ruolo al medico di medicina generale per assicurare ai pazienti diagnosi tempestive e un equo accesso alle cure;

   nell'interrogazione 5-04464 presentata in data 28 luglio 2020 si chiedeva di intervenire predisponendo le necessarie iniziative di competenza affinché i medici di medicina generale potessero prescrivere direttamente i farmaci per il diabete;

   l'allora Sottosegretario alla salute, Zampa, nel rispondere all'interrogazione dichiarava che ci dovesse essere un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale nella prescrizione dei farmaci antidiabetici e dei farmaci respiratori indicati nel trattamento della broncopneumopatia cronicoostruttiva (Bpco) e che da Aifa era stato avviato un percorso di definizione di Note prescrittive, relative alle due categorie di farmaci citati, con l'intento di giungere ad un graduale superamento degli attuali piani terapeutici specialistici. Inoltre, precisava che le Note potessero essere definite entro l'autunno;

   in occasione della Giornata mondiale del diabete del 14 novembre 2020, le principali associazioni scientifiche e professionali della diabetologia italiana, con lettera ufficialmente indirizzata ad Aifa, hanno chiesto che siano definitivamente aboliti i piani terapeutici per la prescrizione in regime di rimborsabilità dei farmaci contro il diabete e che sia estesa ai medici di medicina generale la possibilità di prescrivere anche i farmaci anti-diabetici di ultima generazione –:

   per quali motivi le previsioni di cui in premessa, relative alla definizione da parte della Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell'Aifa delle suddette Note entro l'autunno, ad oggi non siano state rispettate e, pertanto, se non si ritenga urgente adottare iniziative affinché si dia seguito quanto prima alle richieste di cui in premessa delle citate società scientifiche.
(5-06192)


   BOLOGNA e GAGLIARDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Sasn è il Servizio assistenza sanitaria ai naviganti (marittimi e aeronaviganti), da alcuni anni accorpato all'Usmaf, gestore degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera;

   gli Usmaf-Sasn svolgono funzioni di fondamentale importanza. I primi costituiscono la frontiera sanitaria contro il rischio di importazione di malattie infettive connesso ai movimenti internazionali di persone e mezzi di trasporto, mentre i secondi erogano prestazioni sanitarie di medicina generale, specialistica e assistenza farmaceutica al personale navigante. Negli ambulatori si effettuano, inoltre, esami diagnostici di tipo strumentale e interventi di chirurgia;

   gli Usmaf e i Sasn svolgono, inoltre, funzioni medico-legali per l'accertamento dell'idoneità psicofisica dei naviganti, dei marittimi e della sussistenza dei requisiti psico-fisici per il conseguimento delle patenti di guida e nautiche, oltre a garantire al personale appartenente a una della categorie descritte nell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980 n. 620, le visite mediche preventive all'imbarco, le visite periodiche per l'accertamento dell'idoneità alla navigazione e le visite per il conseguimento o il rinnovo di licenze aeronautiche;

   questi servizi sono erogati e gestiti direttamente dal Ministero della salute, tramite 87 infermieri e medici di medicina generale e specialisti. Il personale indicato non è però assunto nel ruolo sanitario alle dipendenze del servizio sanitario nazionale, ma opera con accordi nazionali rinnovati ogni 4 anni;

   ne consegue che questi operatori sanitari, nonostante abbiano tutti i doveri dei dipendenti di ruolo del Ministero, non godano dei medesimi diritti. Solo a titolo esemplificativo, non vengono riconosciute agli stessi le tutele sociali e patrimoniali di cui possono usufruire i dipendenti di ruolo, tra cui la applicabilità della legge n. 104 del 1992, la maternità, i buoni pasto, il salario accessorio e il Tfr, la tredicesima mensilità, i permessi retribuiti per motivi familiari, l'infortunio professionale e la copertura assicurativa Inail;

   il Ministero della salute non può ulteriormente consentire questo trattamento discriminatorio al personale sanitario degli Usmaf-Sasn, soprattutto in un momento particolare come quello attuale in cui il personale sanitario di frontiera assume un ruolo di fondamentale importanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere perché agli operatori degli uffici Usmaf-Sasn venga riconosciuto il ruolo sanitario alle dipendenze del servizio sanitario nazionale e, in ogni caso, condizioni di impiego con tutele analoghe a quelle del personale di ruolo.
(5-06193)


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, il Governo ha varato due distinti decreti-legge per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali soggette a limitazioni o a chiusure durante il periodo di maggior diffusione dei contagi dal virus Sars-Cov-2: il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 e il decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65;

   fatto salvo quanto diversamente disposto dai citati decreti-legge, fino al 31 luglio 2021, continuano ad applicarsi le misure di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato il 2 marzo 2021, in attuazione dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35;

   tra le attività economiche per cui non è ancora stata fissata una data di ripresa delle attività e che quindi resterebbero sospese almeno fino al 31 luglio 2021 figurano quelle che hanno luogo in discoteche, sale da ballo e locali assimilati, per le quali tale sospensione opera anche in zona bianca;

   secondo quanto reso noto da Silb-Fipe, i locali da ballo in Italia sono circa 3 mila – con un fatturato diretto pre-Covid di circa 800 milioni e un giro d'affari pari a 2 miliardi di euro – e, di questi, circa il 30 per cento non riprenderà comunque l'attività a causa dei gravi danni economici subìti durante la pandemia;

   negli ultimi giorni, stando a quanto reso noto da varie fonti di stampa, sarebbero in corso interlocuzioni a più livelli, con il coinvolgimento diretto del Ministero della salute, per giungere all'individuazione di una data di ripresa delle attività dei locali da ballo, con eventuale limitazione alla capienza dei locali e prescrizione del possesso dei «certificati verdi Covid-19» per gli avventori;

   l'azione del Governo ha finora consentito una ripresa in sicurezza di molte attività economiche e sociali, senza che i contagi da Covid-19 tornassero a crescere, obiettivo che deve essere perseguito anche con riguardo ai locali da ballo –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla ripresa delle attività dei locali da ballo, con particolare riferimento alla data di riapertura, ad eventuali limitazioni alla capienza, all'obbligo di possesso dei «certificati verdi Covid-19» per gli avventori e alle modalità con cui si procederà al controllo e alla verifica del rispetto di detto obbligo.
(5-06194)


   MASSIMO ENRICO BARONI e LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   radiologi e Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi hanno segnalato casi di miocardite principalmente in giovani adulti e adolescenti maschi, cui erano stati somministrati i vaccini Moderna o Pfizer, a pochi giorni dalla seconda dose. Anche in Israele, i ricercatori hanno segnalato decine di casi analoghi;

   l'Agenzia europea per i medicinali sta valutando casi di miocardite e pericardite in soggetti sotto i 30 anni vaccinati con Pfizer, ma, nonostante non sia ancora disponibile uno studio su un eventuale nesso causale, ha ritenuto che i benefici siano comunque superiori ai rischi, estendendo l'uso ai bambini tra i 12 e i 15 anni;

   oltre 40 ricercatori, docenti universitari e medici inglesi hanno pubblicato la lettera aperta su sicurezza e preoccupazioni riguardo le vaccinazioni Covid nei bambini in cui si rappresenta che: «i potenziali benefici dei vaccini Covid-19 sono chiari per gli anziani e i vulnerabili, mentre per i bambini, l'equilibrio tra benefici e rischi sarebbe molto diverso» ... «nessun bambino sano sotto i 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito e i ricoveri in ospedale o in terapia intensiva sono estremamente rari. La maggior parte dei bambini non hanno sintomi o ne hanno di molto lievi»;

   il virologo Andrea Crisanti, sull'indagine dei Cdc statunitensi ha dichiarato che «significa che hanno trovato casi di miocarditi sospette» ... «se un giovanissimo guarisce dalla miocardite, ma con funzionalità cardiaca compromessa del 10 per cento, è una cosa gravissima» ... «gli effetti correlati al Covid-19 nei bambini, sono talmente rari, che non giustificano il beneficio del vaccino»;

   sarebbe opportuno sollecitare l'invio di segnalazioni di eventi avversi da parte dei pediatri di libera scelta, dei medici vaccinatori, o da parte dei genitori di minori, rispetto alla somministrazione dei vaccini Covid-19, tramite apposite sezioni da predisporre sul sito istituzionale dell'Aifa distinte dal sistema di vigilanza per la segnalazione degli effetti avversi degli altri farmaci –:

   se il Ministro interrogato ritenga di istituire un tavolo di lavoro, anche prevedendo collaborazioni a titolo oneroso, per promuovere un'ulteriore riflessione circa le azioni regolatorie sanitarie necessarie, distinte da quelle del Comitato tecnico-scientifico, nel rispetto del principio cardine della prudenza in tema di vaccinazioni pediatriche anti Covid-19.
(5-06195)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con una lettera, l'Associazione nazionale installatori impianti serricoli (Aniis), un'associazione di rappresentanza di imprese che svolgono attività di installazione e montaggio di impianti serricoli e altre strutture per l'agricoltura ha portato all'attenzione del Governo alcune problematiche che riguardano l'inquadramento e la qualificazione giuridica delle imprese;

   è stato segnalato, in particolar modo, che manca un riconoscimento esplicito dell'attività degli impiantisti serricoli e dei montatori delle strutture per l'agricoltura, e che, per questo, gli stessi vengono annoverati tra i soggetti esercenti le attività di cui al codice Ateco n. 25;

   tale inquadramento appare totalmente fuorviante e inadeguato, atteso che l'attività espletata da tali aziende non prevede la fabbricazione di prodotti in metallo e/o di oggetti di ferramenta, ma esclusivamente il loro montaggio e impianto «a terra», con strutture per lo più amovibili;

   dall'erroneo inquadramento dell'attività svolta dagli impiantisti serricoli e installatori di strutture per l'agricoltura derivano conseguenze negative e penalizzanti per l'intero settore;

   tra questi, va considerato l'obbligo di applicare il Ccnl del settore metalmeccanico, pur in assenza di un'attività di lavoro che possa essere ricondotta nell'ambito della fabbricazione dei metalli;

   la ricomprensione tra le imprese del settore metalmeccanico preclude alle imprese esercenti l'attività di installazione di impianti serricoli e di strutture per l'agricoltura, di valorizzarne alcune caratteristiche fondamentali, quali la stagionalità;

   le imprese che curano il montaggio delle serre per l'agricoltura possono infatti svolgere i loro compiti e le commesse esclusivamente nei periodi in cui il clima è temperato, ovvero – in linea di massima – da marzo a ottobre;

   l'attività afferente all'installazione ed al montaggio degli impianti serricoli è unanimemente riconosciuta come indispensabile e necessaria per il corretto e continuo svolgimento della filiera agricola ed alimentare;

   a ben vedere, per il settore agricolo, l'opera degli impiantisti non è solo essenziale, ma anche complementare ed omogenea;

   la ricomprensione tra le aziende del settore metalmeccanico comporta, per le aziende esercenti l'attività di installazione di serre e strutture per l'agricoltura, gravose e onerose conseguenze, anche sotto il profilo delle norme da applicare in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;

   le imprese in esame, infatti, sono assimilate, quanto a obblighi di sicurezza sui luoghi di lavoro, alle aziende che svolgono attività legate alla produzione di elementi in ferro all'interno di capannoni industriali, mentre è riscontrato che le aziende che si occupano di montaggio di serre o simili lavorano esclusivamente all'aperto, nei campi;

   l'unico modo per preservare l'opera degli installatori degli impianti, preziosa per l'agricoltura, è quello di assimilare il loro settore a quello agricolo, anche in relazione alla normativa da applicare ai rapporti di lavoro;

  si rende così necessario prevedere un nuovo codice Ateco, che contraddistingua in modo specifico l'attività svolta dagli installatori di impianti serricoli, valorizzandone e riconoscendone il carattere di prestazione di servizi (di installazione e montaggi), legati a doppio filo all'agricoltura, e non di «fabbricazione» di metalli;

   si rende altresì necessario adottare ogni misura che consenta di individuare il contratto collettivo nazionale di lavoro maggiormente confacente all'attività effettivamente espletata, che è senz'altro assimilabile a quella del settore agricolo, sia per riconoscere il carattere della stagionalità del lavoro, con tutto ciò che consegue in termini di normativa applicabile ai dipendenti, sia sotto il profilo delle norme applicabili in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro –:

   come e se il Governo intenda adoperarsi per risolvere le problematiche poste in premessa.
(4-09471)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   secondo il rapporto rifiuti Ispra 2019, esistevano in Italia nel 2017 437 fra inceneritori e coinceneritori che hanno bruciato circa 9,9 milioni di tonnellate di rifiuti e vi sono oltre 3,8 milioni di tonnellate di capacità residua (Cr) degli inceneritori (considerando il possibile ricorso al massimo carico termico e senza considerare la Cr dei co-inceneritori delle attività produttive di cui Ispra non fornisce dati);

   in base all'analisi dei dati dell'Ispra «i rifiuti urbani nel bimestre marzo e aprile 2020 sono diminuiti di circa il 10 per cento», pari a «meno 500 mila tonnellate»; seguendo la linea del segno discendente del prodotto interno lordo, «la produzione dei rifiuti urbani alla fine del 2020 potrebbe ammontare a circa 28,7 milioni di tonnellate, dato confrontabile con quello del 2000»;

   quindi la quantità di rifiuti prodotti in Italia a causa dell'emergenza da Covid-19 risulta ridotta di circa 2,36 milioni di tonnellate al mese, facendo passare ad almeno 4,8 milioni di tonnellate la Cr di incenerimento nazionale;

   per quanto riguarda i rifiuti sanitari a rischio infettivo secondo il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003 è possibile la «sterilizzazione in situ» dei rifiuti presso le strutture ospedaliere, con riduzione volumetrica dell'80 per cento dei rifiuti e riduzione delle diossine emesse (il 25 per cento delle diossine emesse negli Usa sono state correlate da Epa alla combustione dei rifiuti sanitari);

   per quanto riguarda la gestione dei fanghi di depurazione, citati nella circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è presente il rischio di incremento delle diossine in caso di combustione per il mix di materiale organico con plastiche miste e l'incremento di NOx, precursori di particolato, come la necessità di recupero di preziosa materia organica e acqua da restituire ai suoli;

   nel documento Indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione della diffusione del virus Sars-CoV-2, Gruppo di lavoro Iss ambiente – rifiuti in merito alla gestione dei fanghi di depurazione in tempo di pandemia da NC si fa riferimento sia all'incenerimento che al trattamento chimico (liming) dei fanghi come trattamenti adeguati; oltre al capitolo «incenerimento» già trattato, si fa presente che in Italia oltre il 95 per cento dei fanghi di depurazione viene trasformato chimicamente in gessi di defecazione (fonte Leonardo Palumbo, direzione regionale ambiente Emilia-Romagna, conferenza sui fanghi di depurazione delle acque reflue urbane, Ecomondo, 7 novembre 2019) con il liming prima dello spandimento per evitare la tracciabilità degli stessi; questa procedura ha causato notevoli molestie odorigene, emissioni aggiuntive in atmosfera, soprattutto se non associata a compostaggio dei fanghi (Yoshida et al, Acta Agriculturae Scandinavica, 2015) e fenomeni di inquinamento ed è stata anche attenzionata per l'epidemia di polmoniti e legionella del settembre 2018 fra Mantova e Brescia (oltre 1.000 ricoveri). La legionella fu trovata nelle acque del fiume Chiese e nelle falde superficiali in un'area dove vengono sparse oltre 360 mila tonnellate di gessi ogni anno. Vari studi documentano rischi di permanenza di geni di resistenza antibiotica nei fanghi dopo il trattamento chimico, così come di riorganicazione e ricontaminazione da agenti patogeni;

   in particolare, risulta un'azione chimica reversibile in tempi brevi (Scuola agraria del parco di Monza);

   le ispezioni eseguite durante l'epidemia da Arpa Lombardia documentarono in un'azienda di Lonato (BS) incoerenza fra il processo effettuato e quello indicato nella normativa a cui la ditta indicava di aderire, incongruenza tra le materie prime impiegate e quelle indice dall'azienda stessa nel registro di fabbricanti dei fertilizzanti (informato il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota Arpa n. 169944 del 12 novembre 2018) la procedura di trattamento dei fanghi per trasformarli in gessi prevedeva reazione con ossido di calcio al 2,5 per cento, carbonato di calcio al 18 per cento e acido solforico al 2,4 per cento, con una possibile reazione competitiva, di ostacolo e precedente all'idrolisi dei fanghi che probabilmente non avviene con questo metodo; l'ente Icqrf del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, competente per la produzione dei fertilizzanti, è stato informato per la presunta non conformità del fertilizzante prodotto con quelli contenuti nell'allegato 3 del decreto legislativo n. 75 del 2010. Dopo la successiva diffida della provincia di Brescia nel gennaio 2019 non sono note le motivazioni per cui la stessa diffida sia stata chiusa nel marzo 2019 né se sia arrivata risposta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Questo stabilimento ha in corso, un'autorizzazione per trattare ulteriori 300 mila tonnellate di fanghi all'anno (i fanghi della depurazione civile di altre 3 milioni di persone) in una regione da 10 milioni di abitanti che tratta già i fanghi di 16 milioni di AE (abitanti equivalenti) e con notevoli criticità ambientali e sanitarie in atto e preesistenti (oltre 33 mila decessi per Covid-19 certificati);

   la letteratura scientifica è concorde sulla necessità di trattamenti prolungati di compostaggio (anche integrato al trattamento chimico) per circa 30 giorni per limitare emissioni in atmosfera e garantire sterilità (Awasthi et al, Bioresource Technology, 2016) e la normativa parla di tempi di stazionamento dei fanghi da 30 a 100 giorni a seconda delle condizioni climatiche. La persistenza del NC nei fanghi civili potrebbe essere intorno ai 9 giorni;

   da recenti notizie di stampa è in corso un'indagine su un'azienda con sede a Calcinato (BS) che avrebbe mescolato acidi di batterie di autoveicoli con fanghi di depurazione per produrre 150 mila tonnellate di gessi, sparsi su 3.000 ettari di suolo in provincia di Mantova e in 4 regioni del Nord Italia –:

   se i Ministri interrogati, sulla base delle evidenze esposte e di eventuali ulteriori verifiche, intendano avviare iniziative per ridurre e non incentivare economicamente il recupero energetico da rifiuti e le conseguenti emissioni;

   se ritengano di promuovere, per quanto di competenza, ulteriori accertamenti e verifiche delle metodiche usualmente praticate per trasformare i fanghi di depurazione in correttivi (in particolare, gessi di defecazione) in relazione ai tempi di stazionamento e in realtà già impattate dal punto di vista ambientale e sanitario, adottando iniziative per stabilire l'obbligo di tracciabilità dei correttivi ottenuti da fanghi di depurazione, nonché promuovere metodiche alternative al trattamento chimico «liming» e all'incenerimento dei fanghi di depurazione, come il compostaggio e il recupero chimico del fosforo.
(2-01239) «Zolezzi, Nappi, Buffagni, Cominardi, Villani, D'Ippolito».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo rapporto sullo Stato dell'alimentazione e dell'agricoltura (Sofà) 2020, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura ha reso noto che circa 1,2 miliardi di persone vivono in zone dove la carenza di risorse idriche è estremamente alta. In vent'anni nel mondo le riserve di acqua dolce sono diminuite di oltre il 20 per cento;

   nel nostro Paese, dove il consumo pro-capite di acqua è fra i più elevati dell'area Ocse, paradossalmente soltanto una minima parte delle acque impiegata nelle abitazioni viene effettivamente «consumata» quella che viene bevuta e quella utilizzata per lavare spazi ed oggetti e per irrigare le piante degli appartamenti. In sintesi: dei circa 200 litri che consuma in media un italiano ogni giorno, solo 3 litri vengono effettivamente «consumati», il resto viene scaricato nelle fogne dopo l'uso;

   l'acqua scaricata ha caratteristiche diverse a seconda dell'uso: lo scarico che proviene dal wc, che contiene feci e urine umane, presenta acque con una composizione chimica e microbiologica diversa dalle acque scaricate dai lavabi e dalle docce. Convenzionalmente si dividono gli scarichi provenienti da un'abitazione domestica in acque grigie e acque nere. Le acque grigie sono la maggior parte: se si considera la ripartizione stimata sono pari a circa 140 litri al giorno per persona (il 70 per cento del totale), mentre il restante 30 per cento sono le acque nere provenienti dai wc;

   un impianto idrico domestico convenzionale preleva acqua potabile dalla rete acquedottistica pubblica: quest'acqua, dotata di caratteristiche di elevata qualità, viene utilizzata indistintamente per scopi potabili (per esempio igiene personale e cottura dei cibi) e per scopi non potabili;

   appare evidente come la presenza di depuratori domestici capaci di promuovere il riutilizzo almeno delle acque grigie (facilmente depurabili rispetto a quelle «nere») possa garantire risparmio idrico e la sensibile riduzione nella rete fognaria dei volumi di scarichi da depurare;

   negli ultimi anni sono stati introdotti incentivi significativi come, ad esempio, il cosiddetto «Superbonus 110 per cento» per la riqualificazione energetica degli edifici. Sarebbe altrettanto opportuno proporre incentivi simili anche per promuovere l'installazione nelle abitazioni di impianti idrici capaci di garantire la depurazione e il riutilizzo degli scarichi grigi riducendo i consumi idrici e valorizzando le acque di scarto –:

   se non ritenga urgente ed opportuno, in relazione a quanto espresso in premessa, adottare iniziative per prevedere incentivi premianti per la riqualificazione idrica degli edifici finalizzata a promuovere il riutilizzo degli scarichi grigi.
(5-06184)


   FOTI, RACHELE SILVESTRI e BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Sars-Cov-2, tra le molte conseguenze determinate, ha comportato l'inevitabile, quotidiano e reiterato utilizzo, da parte di tutta la popolazione, di dispositivi di protezione individuale (Dpi), quali mascherine e guanti, molto spesso monouso, che — terminato l'utilizzo — diventano rifiuti;

   secondo i dati dell'Ispra per il 2020, la produzione complessiva di rifiuti derivanti dall'utilizzo di Dpi è stata ricompresa in maniera approssimativa tra le 160.000 e le 440.000 tonnellate, con un valore medio di 300.000 tonnellate;

   di fronte a un detto scenario, sempre secondo i dati dell'Ispra, se solamente l'1 per cento delle mascherine utilizzate in un mese non fosse smaltito in maniera corretta, si avrebbero 10 milioni di mascherine al mese disperse nell'ambiente, con conseguente impatto ambientale difficilmente sanabile nel breve periodo e con altrettanto certi danni all'ecosistema, ai quali saremo costretti fare fronte nell'immediato futuro;

   una quantità così elevata di rifiuti richiede uno sforzo immediato e importante del Governo nei confronti dei cittadini così da individuate soluzioni che possano essere ecosostenibili, e ciò anche ricorrendo ad investimenti nella ricerca, così da individuare soluzioni atte a reimmettere nel ciclo produttivo detto rifiuti, nell'ottica di un'economia circolare sempre più efficiente ed efficace, cercando — inoltre — soluzioni che puntino alla produzione di prodotti biodegradabili, al fine di ridurre al minimo gli impatti ambientali –:

   se e quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per rendere corretto il ciclo di smaltimento del detto materiale, oltre che — il più possibile — virtuoso, evitando nel contempo il verificarsi di ingenti danni all'ambiente.
(5-06185)


   PEZZOPANE, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge 26 febbraio 2011, n. 10, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, ha assegnato 50 milioni di euro per il Sin di bonifica di «Bussi sul Tirino»;

   con decreto ministeriale n. 273 del 2016 è stato ridefinito il perimetro Sin di bonifica di «Bussi sul Tirino»;

   con sentenza 6 aprile 2020, il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito la responsabilità di Edison dell'inquinamento ambientale e di conseguenza della bonifica delle aree inquinate 2A e 2B e zone limitrofe della discarica Montedison di Bussi sul Tirino;

   la società Edison ha presentato una serie di ricorsi contro tale pronuncia per evitare di dover pagare la bonifica della suddetta discarica dichiarando di non avere alcuna responsabilità o obbligo rispetto alle aree 2A e 2B e limitrofe del Sin di Bussi;

   dopo un mese da tale sentenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha annullato la gara d'appalto aggiudicata nel febbraio 2018 dalla Dec DEME per la bonifica delle due aree, in quanto il Consiglio superiore dei lavori pubblici aveva rilevato una pesante carenza nel grado di approfondimento del progetto definitivo;

   rispondendo ad interrogazione n. 5-04623 il Governo pro tempore ha specificato che «Quanto alla posizione di Edison, il Ministero, il 27 aprile scorso, ha diffidato la stessa a porre in essere ogni attività tesa ad integrare la caratterizzazione dell'area sulla base della quale sarebbe stata poi obbligata a presentare il progetto di bonifica, specificando che la violazione degli obblighi derivanti dalla nota sentenza del Consiglio di Stato è suscettibile di essere valutata dalla Procura della Repubblica per omessa bonifica»;

   recentemente il Consiglio di Stato si è pronunciato contro la sospensiva della sentenza del Tar Abruzzo chiesta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul bando per la bonifica delle discariche di Bussi sul Tirino ritenendo che «l'ulteriore sviluppo della progettazione da parte del concorrente aggiudicatario della gara non appare interferire con le attività in corso di messa in sicurezza della responsabile dell'inquinamento, richiamate a fondamento dell'istanza cautelare»;

   si è ancora in attesa della sentenza di merito del Consiglio di Stato –:

   quali siano ad oggi le attività poste in essere da Edison per la caratterizzazione e la bonifica delle aree inquinate di cui ha la responsabilità e quali iniziative intenda adottare per velocizzare l'erogazione dei fondi e gli interventi di bonifica del Sin di Bussi, dando risposte concrete alle comunità locali.
(5-06186)


   PLANGGER e SURIANO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   al confine tra i comuni di Catania e Sant'Agata Li Battiati insiste l'area verde della Timpa di Leucatia, descritta da un documento di Legambiente Catania come «un'area di grande interesse paesaggistico, naturalistico e archeologico», in quanto al suo interno si trovano «affioramenti di colate laviche su un substrato di argille marnose», con sorgenti d'acqua presso cui è presente una ricca e diversificata flora di acqua dolce e rara fauna, dove va segnalata la presenza del granchio di fiume, e con «una scarpata ricoperta da un fitto bosco e da vegetazione a macchia mediterranea», tutelata dalla legge regionale n. 16 del 1986 e successive modifiche ed integrazioni;

   l'area è sottoposta a vincolo di notevole interesse pubblico con D A. n. 2679 del 10 agosto 1991, come modificato dal verbale n. 69 del 17 novembre 2003 della Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania, ed è tutelata ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 e ai sensi dell'articolo 20 del piano territoriale paesistico, in quanto area con livello di tutela 2/3;

   il sito livesicilia.it in un articolo dal titolo «Cemento sulla Timpa, lavori autorizzati da Sovrintendenza e Comune» del 14 aprile 2021 riporta che la Soprintendenza di Catania avrebbe rilasciato un nulla osta, nell'ottobre del 2020, per la costruzione sul monte Paolillo di un edificio privato di proprietà della Dusty Immobiliare srl;

   l'area in cui si sta edificando è un'area l'area ai margini della zona interessata di estrema importanza archeologica;

   rientra tra quelle individuate nel Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (P.a.i.) dell'assessorato per il territorio e l'ambiente della regione siciliana (2008) con problemi di forte dissesto idrogeologico, ma il Genio civile ha rilasciato parere favorevole per l'opera di cementificazione;

   dopo varie denunce di consiglieri comunali e associazioni locali, la procura è intervenuta imponendo l'immediato «stop» dei lavori per le dovute verifiche –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la tutela dell'area verde della Timpa di Leucatia che è sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali e inserirla nella Strategia nazionale del verde urbano.
(5-06187)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO e LABRIOLA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva europea 2019/904, cosiddetta direttiva «SUP» (Single-Use Plastics), che per la prima volta vieta la vendita di cotton-fioc, posate, piatti, cannucce, e altro, realizzati in plastica, nonché alcuni contenitori alimentari in polistirolo espanso, prevede che entro il 3 luglio 2021, gli Stati membri dovranno garantire che i suddetti prodotti in plastica monouso non saranno più immessi sul mercato comunitario;

   ad oggi, la questione dell'esaurimento delle scorte non è stata chiarita. La bozza di decreto legislativo del Ministero della transizione ecologica, che è stata messa in consultazione con gli operatori industriali, non sembra prevedere al momento la possibilità di esaurire le scorte che i produttori hanno già – o manderanno entro il 2 luglio – ai propri clienti;

   è evidente che risulta necessario che venga garantito al sistema produttivo e distributivo la possibilità di andare ad esaurimento scorte di quanto già prodotto e immesso sul mercato (Grecia, Ungheria hanno fissato in 12 mesi tale periodo transitorio);

   peraltro, numerose aziende del nostro Paese sono in seria difficoltà a causa della pandemia, ed è prevedibile che alcuni settori specifici saranno ancora di più danneggiati dalle limitazioni imposte ai prodotti in plastica monouso, per i quali in molti casi non sarà comunque possibile prevedere, in tempi così ristretti chiesti dalla direttiva, prodotti alternativi in quantità sufficienti a soddisfare la richiesta, oltre che adeguati dal punto di vista economico e ambientale, e sicuri dal punto di vista sanitario –:

   se non si ritenga necessario avviare tutte le iniziative di competenza, anche nell'ambito dell'Unione europea, al fine di prorogare per almeno 12 mesi l'entrata in vigore del divieto dell'uso dei prodotti in plastica monouso, di cui alla direttiva «SUP», garantendo comunque la possibilità alle aziende di commercializzare detti beni fino ad esaurimento delle scorte, lungo la catena di fornitura, fino al consumatore finale.
(5-06188)


   VIANELLO, DEIANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MARAIA, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione dell'elevata criticità ambientale e sanitaria dovuta alla presenza di rifiuti radioattivi nel deposito ubicato nell'area ex Cemerad, ricadente nel Comune di Statte (Ta), sequestrato dalla procura nel 2000, persiste tutt'oggi la necessità di completare la riqualificazione del sito con urgenza, attraverso il completamento delle attività di rimozione dei rifiuti e di bonifica che ammontano a 3.074 fusti;

   tali interventi sono stati inseriti nel Contratto istituzionale di sviluppo per l'area di Taranto, sottoscritto il 30 dicembre 2015 dai soggetti che compongono il Tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto;

   con legge n. 20 del 2015, sono stati destinati fino a dieci milioni di euro per la messa in sicurezza e la gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell'area ex Cemerad, ma la complessa vicenda che si è determinata nel corso del tempo anche in merito all'intervento di messa in sicurezza del deposito, al ri-confezionamento dei colli e al conseguente incremento del numero dei trasporti, ha richiesto conseguentemente una variazione in aumento dei costi previsti;

   di tale ulteriore fabbisogno finanziario è stata informata, sin dal marzo 2020, anche la Presidenza del Consiglio dei ministri da parte del commissario straordinario, che ha rappresentato la necessità di individuare opportune risorse per il completamento delle attività di gestione dei rifiuti radioattivi;

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore, ha sollecitato la questione al Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentando la necessità di individuare opportune misure per favorire il reperimento delle risorse necessarie per assicurare il completamento delle attività di gestione dei rifiuti radioattivi;

   anche recentemente, tenuto conto del carattere emergenziale del servizio svolto dal commissario straordinario, nonché dei potenziali ed elevati rischi connessi con la natura dei beni custoditi, a quanto consta agli interroganti è stato richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore finanziamento delle attività del commissario;

   l'insufficienza di risorse economiche ha determinato la sospensione della vigilanza h24 dal 14 dicembre 2020, circostanza manifestata al prefetto di Taranto ed al sindaco del comune di Statte, al questore di Taranto ed al comando provinciale dei carabinieri di Taranto –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, al fine di completare le operazioni di rimozione dei rifiuti presenti nell'area ex Cemerad e di bonifica del sito di deposito, fornendo contestualmente il cronoprogramma relativo ai tempi e ai costi necessari per lo stanziamento delle risorse di cui in premessa.
(5-06189)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   un nuovo consistente allevamento di bovini sta prendendo forma alle porte della città di Modena: si tratta della riqualificazione – e dell'allargamento – dell'azienda agricola e fattoria didattica «Hombre» di strada Corletto Sud. A Hombre arriveranno nuove stalle, caseificio ed altre strutture per oltre 40 mila metri quadrati con alcuni abbattimenti di vecchi stabili – per il passaggio dall'allevamento dagli attuali 635 capi a 1.200 (800 adulti e 400 giovani). Così l'azienda si verrebbe a collocare nel gruppo degli allevamenti che superano i 1.000 capi (0,5 per cento del totale in Italia settentrionale secondo Boccaletti, S., Moro, D., L'evoluzione della zootecnia bovina tra gli ultimi due censimenti dell'agricoltura, AgriRegioniEuropa, n. 31 – dicembre 2012). L'azienda attualmente ricopre 255 ettari, il progetto di ampliamento prevede 43 mila metri quadrati di edificato in più;

   l'ampliamento di tale azienda agricola si ritiene vada nella direzione contraria rispetto alla transizione ecologica che dovrebbe incentivare la riduzione degli allevamenti in favore di un'agricoltura sostenibile a misura d'uomo;

   la realizzazione è insostenibile in un territorio già deturpato dalla presenza di un numero elevatissimo di allevamenti intensivi;

   gli allevamenti intensivi non sono sostenibili, poiché comportano un enorme consumo di risorse naturali come suolo e acqua e contribuiscono in gran parte alle emissioni nocive per l'ambiente. Studi recenti hanno dimostrato che gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da polveri sottili. Infatti, secondo lo studio dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38 per cento e del 15,1 per cento del particolato PM 2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquinano più di automobili e delle moto (9 per cento) e più dell'industria (11,1 per cento);

   l'aumento del consumo di suolo (si vedano i dati Rapporto Ispra Snpa «Il consumo di suolo in Italia 2020») non va di pari passo con la crescita demografica e, in Italia, cresce più il cemento che la popolazione: nel 2019 nascono 420 mila bambini e il suolo ormai sigillato avanza di altri 57 chilometri quadrati (57 milioni di metri quadrati), al ritmo, confermato, di 2 metri quadrati al secondo. È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 metri quadrati di cemento;

   lo spreco di suolo continua ad avanzare nelle aree a rischio idrogeologico e sismico e tra, le regioni italiane, la Sicilia è quella con la crescita percentuale più alta nelle aree a pericolosità idraulica media. Fa eccezione la Valle d'Aosta, con solo 3 ettari di territorio impermeabilizzato nell'ultimo anno: è la prima regione italiana vicina all'obiettivo «consumo di suolo 0»;

   il consumo di suolo agricolo è legato alla nostra salute non solo per le conseguenze ambientali che comporta ma perché condiziona anche la qualità dell'agricoltura e quindi anche del cibo che mangiamo. In Italia, e in particolare in Emilia-Romagna (la terra del cibo di qualità a livello mondiale) si hanno produzioni di eccellenza e si cerca di sviluppare le coltivazioni biologiche e di favorire il cosiddetto chilometro zero; alla luce di ciò, è indispensabile salvaguardare le nostre campagne e la qualità della vita. Quindi, anche gli allevamenti di animali andrebbero ridimensionati e, invece, nella sola provincia di Modena ci sono oltre 545.000 bovini e suini e 700.000 abitanti;

   occorrerebbe capire se la transizione ecologica punti al recupero degli incolti, se si voglia sviluppare la filiera corta e i prodotti di qualità e il biologico e le relative modalità, se si debba intervenire per ridimensionare il numero di animali da allevamento rispetto alla dimensione e alle caratteristiche del territorio. D'altronde, il mondo evoluto sta andando ad un'altra velocità: in Germania la candidata alla Cancelleria Annalena Baerbock ha intenzione di porre il limite di 1.000 chilogrammi di animale per ogni ettaro di terreno, il che vuole dire che su 10.000 metri quadrati possono starci 2/3 animali, diversamente dall'Azienda Hombre che prevede, comunque, un carico di 8/9 animali per ogni ettaro di terreno;

   la rigenerazione urbana per essere sostenibile deve essere rigenerazione senza consumo di suolo a tutela della salute pubblica e dell'ambiente –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare, anche in raccordo con le istituzioni regionali dell'Emilia-Romagna, affinché l'avvio e la riqualificazione di molte aziende agricole (come quella citata in premessa) possano avvenire senza consumo di suolo e nel rispetto della transizione ecologica che prevede la tutela delle risorse naturali, la salute ed il benessere delle persone e degli stessi animali nonché la rinaturalizzazione di aree impermeabilizzate non utilizzate.
(4-09468)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Foti e altri n. 7-00676, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Toma.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-06172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarli.

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una mozione.

  Mozione Meloni ed altri n. 1-00485, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2021, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Zucconi, Butti, Albano, Bellucci, Bucalo, Ciaburro, Deidda, De Toma, Ferro, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Rizzetto, Varchi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione De Filippo n. 5-05809 del 21 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-09270 del 13 maggio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Suriano n. 5-06037 del 18 maggio 2021;

   interrogazione a risposta scritta Di Sarno n. 4-09458 del 7 giugno 2021.