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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la rete autostradale a pedaggio, in concessione al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, è stata finora gestita da 22 società con 25 rapporti concessori e si sviluppa per 5.886,6 chilometri. La rete autostradale non a pedaggio è gestita da Anas spa e si estende per 953,8 chilometri. A seguito del processo di privatizzazione avviatosi negli anni '90, la maggioranza delle società concessionarie è attualmente partecipata da operatori privati, riconducibili a gruppi societari; la gran parte delle concessioni vigenti scadrà dopo l'anno 2030, a causa della lunga durata degli affidamenti esistenti e dell'ampio ricorso a rinnovi e proroghe in favore agli attuali concessionari;

    Autostrade per l'Italia SpA (Aspi) da sola finora ha gestito circa 3.000 chilometri di rete (2.857,5 chilometri). Il rapporto concessorio in esame origina dalla concessione di costruzione ed esercizio della rete autostradale affidata alla Società autostrade concessioni e costruzioni spa sul finire degli anni Sessanta del secolo scorso, risalendo la prima convenzione al 18 settembre 1968. All'epoca, pubblica era la natura del soggetto concedente, l'Anas, e sostanzialmente anche quella del soggetto concessionario, tenuto conto che la società Autostrade apparteneva al gruppo pubblico Iri;

    l'originario impianto giuridico è mutato nel 1993, nell'ambito delle privatizzazioni avutesi in molteplici settori. Nel 1996 prese avvio il procedimento che avrebbe portato alla completa privatizzazione della società Autostrade. Nel mese di agosto del 1997 fu stipulata una nuova convenzione, sostitutiva di quella del 1968, con scadenza al 2038, determinata prorogando la scadenza già fissata al 2018 dalla legge n. 531 del 1982;

    l'assetto proprietario della società si perfezionò nel 2002; successivamente, l'articolo 2, commi 82, 83, 85, 86 e 89, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, successivamente modificato dall'articolo 1, comma 1030, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (cosiddetta legge finanziaria per il 2007), ha introdotto una nuova disciplina dei rapporti concessori, con prescrizioni contrattuali applicate con modalità distinte per ogni società. In particolare, l'articolo 2, comma 82, citato ha previsto la ridefinizione del rapporto concessorio attraverso la stipula tra Anas e Aspi e le singole concessionarie di una «convenzione unica»; la Convenzione unica tra Anas e Aspi stipulata il 12 ottobre 2007 non superò il vaglio del Nucleo di consulenza per l'attuazione delle linee guida per la regolazione dei servizi di pubblica utilità (Nars), in quanto difforme rispetto ai principi e criteri generali di regolazione economica;

    il parere negativo del Nars fu superato in sede di conversione del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, che approvò ex lege tutti gli schemi di convenzione sottoscritti a quella data tra Anas e le concessionarie, pur, come indicato nella relazione approvata dalla Corte dei conti, con deliberazione 18 dicembre 2019, n. 18/2019/G, sulle concessioni autostradali, «in assenza della conoscenza del loro numero e degli elementi utili a valutare i rischi e le condizioni gravanti sulla parte pubblica per la loro convalida»;

    a seguito del tragico evento verificatosi il 14 agosto 2018 con il cedimento di una sezione del viadotto Polcevera sull'Autostrada A10 in concessione alla società Autostrade per l'Italia spa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore ha istituito, con decreto n. 386 del 2018, una Commissione ispettiva finalizzata all'individuazione delle cause. Contestualmente, la direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali del medesimo Ministero, con nota del 16 agosto 2018, ha formalmente avviato nei confronti della concessionaria la contestazione di gravissimo inadempimento agli obblighi di manutenzione e custodia «in oggettiva considerazione del collasso dell'infrastruttura, delle vittime accertate e degli ingenti danni riportati ai beni anche di soggetti terzi»; la contestazione è stata inizialmente riscontrata dalla Concessionaria con nota del 31 agosto 2018, e poi del 5 ottobre 2018, nelle quali venivano respinte le imputazioni e si eccepiva la mancata osservanza delle procedure di contestazione previste convenzionalmente;

    alle note del Ministero del 16 agosto 2018, 20 dicembre 2018 e 5 aprile 2019, Aspi ha dato riscontro, oltre che con le prime risposte del 31 agosto e del 5 ottobre citate, mediante il documento e gli allegati depositati il 3 maggio 2019; il 14 settembre 2018, la Commissione ispettiva ministeriale ha ultimato le proprie attività, depositando la relazione tecnica integralmente pubblicata sul sito del Ministero; il crollo del ponte del 14 agosto 2018, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha mostrato chiaramente l'inadempimento della società concessionaria, tenuto conto che, a prescindere dalle ulteriori conseguenze generatesi, è venuto meno l'obbligo di custodia del bene assegnato in concessione, l'obbligo di restituzione e quello di manutenzione. La relazione tecnica riferisce, tra l'altro, che dal 2005 al 2018 sono stati spesi soltanto 440.000 euro per la manutenzione strutturale del ponte, mentre nella fase precedente alla privatizzazione erano stati spesi 1.300.000 euro all'anno;

    anche in sede di audizione presso l'8a Commissione permanente del Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle concessioni autostradali, il Presidente dell'Anac professor Francesco Merloni, ha rilevato che, con riferimento al crollo del ponte «Morandi», la concessionaria Aspi ha effettuato solo il 27,11 per cento degli investimenti programmati nella tratta autostradale nella quale ricadeva il ponte, aggiungendo, in generale, come la società non abbia mostrato «puntualità e frequenza nel controllo dell'infrastruttura e nei relativi interventi manutentivi, né un atteggiamento collaborativo nei confronti di chi richiedeva informazioni, dati e trasparenza. L'Autorità ha dovuto agire con decisione per riuscire ad ottenere l'accesso agli Atti convenzionali»; a tale ultimo riguardo, è opportuno ricordare come per un ventennio le convenzioni autostradali non sono state rese pubbliche a discapito dell'interesse generale alla conoscenza; ciò è accaduto nonostante la rilevanza economica della materia che avrebbe richiesto l'opportunità di un controllo diffuso. Solo negli ultimi anni si è provveduto alla loro integrale pubblicazione; quanto accaduto con il crollo del ponte «Morandi» ha avuto riflessi sull'intera rete autostradale affidata in concessione, innanzitutto facendo venire meno la fiducia da parte del concedente, tenuto conto che lo Stato, in qualità di concedente, rappresenta l'interesse generale di tutti nell'accordo con il concessionario privato, in particolare degli utenti della rete autostradale ad avere un efficiente gestione della rete autostradale;

    nell'ambito di tale quadro di riferimento in termini di gravità dell'inadempimento appariva pienamente plausibile l'opzione della risoluzione della convenzione e l'estinzione anticipata del rapporto concessorio con Aspi;

    in ragione degli elementi di complessità della questione anche sotto il profilo giuridico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore ha successivamente istituito, con decreto n. 119 del 29 marzo 2019, un Gruppo di lavoro interistituzionale che, a conclusione delle proprie attività, ha predisposto un parere reso al Ministro medesimo nel mese di giugno 2019; alla luce delle argomentazioni giuridiche espresse nel parere, pubblicato sul portale del Ministero, è stato avviato un approfondimento sull'ipotesi di soluzione alternativa espressamente contemplata, volto a prevenire eventuali contenziosi;

    nel corso del Consiglio dei ministri n. 54 del 14 luglio 2020, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore ha svolto un'informativa sullo stato di definizione della procedura di grave inadempimento nei confronti di Autostrade per l'Italia spa, nella quale sono state esposte le possibili alternative sulla definizione della vicenda. Nel corso della riunione, sono state trasmesse da parte di Aspi due nuove proposte transattive, riguardanti, rispettivamente, un nuovo assetto societario di Aspi e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia;

    in questi giorni l'assemblea dei soci di Atlantia, che aveva rifiutato l'opzione del riassetto societario, ha accolto a grandissima maggioranza l'opzione di cedere direttamente l'intera partecipazione in Aspi, pari all'88,06 per cento, al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti più altri investitori, i fondi Blackstone e Macquire, per la somma di 9,1 miliardi che diventeranno 9,5 miliardi quando la vendita sarà completata, di cui 2,4 miliardi di euro finiranno ai Benetton. A ciò dovrà seguire solo la formalizzazione del consiglio di amministrazione convocato per il 10 giugno;

    con l'insieme di queste trattative, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, si lede in duplice misura il principio della giustizia e del bene comune per i singoli cittadini:

     1) evitando di intervenire in termini di contenzioso con enti privati operanti in regime di concessioni su proprietà pubbliche, per loro lauto guadagno, considerati inadempienti nella gestione e nella manutenzione di alcune strutture, cosa che ha portato anche al crollo del Ponte Morandi e alla morte di 43 persone;

     2) finanziando in maniera importante gli stessi responsabili delle mancanze, ricevendo un bene pubblico deteriorato e da tempo non soggetto alla giusta manutenzione, sui cui lo Stato dovrà investire risorse dei contribuenti per ripianare le inadempienze, facendo entrare nel consorzio a sua volta gruppi privati e stranieri, con il rischio di una prossima cessione a privati dello stesso bene pubblico, una volta sanati i debiti,

impegna il Governo:

1) a rigettare le proposte di accordo finora presentate e procedere immediatamente, per gravità dell'inadempimento, alla risoluzione della convenzione e all'estinzione anticipata del rapporto concessorio con Aspi, adottando iniziative per una successiva nazionalizzazione di circa 3.000 chilometri di rete autostradale.
(1-00490) «Forciniti, Giuliodori, Colletti, Sapia, Cabras, Trano, Corda, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, Spessotto, Vallascas, Suriano».


   La Camera,

   premesso che:

    la storia di Alitalia si intreccia, a doppio filo, con la storia d'Italia, fino a diventarne simbolo e paradigma; una storia che ha conosciuto stagioni d'oro, spazzate via dagli ultimi 30 anni di graduale declino, ascrivibile a errori di strategie industriali, a scenari avversi, ma anche alla responsabilità della politica che ha spesso visto nella compagnia di bandiera un terreno da lottizzare;

    Alitalia nasce il 16 settembre 1946, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con il nome di Alitalia – Aerolinee Internazionali Italiane. Il primo volo della compagnia avviene il 5 maggio 1947, con voli da Roma per Torino e Catania e appena due mesi dopo decolla con il primo volo internazionale, nella tratta Roma-Oslo;

    il 31 ottobre 1957 la compagnia si fonde con Linee aeree italiane (Lai); nel 1960, Alitalia diventa sponsor, ufficiale delle Olimpiadi di Roma, acquisendo notorietà in tutto il mondo. Nello stesso anno vengono introdotti i primi aerei a reazione, mentre l'anno successivo segna l'apertura dell'Aeroporto di Roma-Fiumicino, nel quale la compagnia posizionerà il suo snodo principale. Dieci anni dopo diventa la prima compagnia europea ad avere in flotta solo aerei a reazione e, con la consegna del primo Boeing 747-100, adotta un nuovo logo, la classica «A» tricolore che viene riportata su tutte le code degli aerei, simbolo della nuova livrea;

    nel 1959 Alitalia raggiunge il traguardo dei 3 milioni di passeggeri trasportati e negli anni ’60 vive un periodo di crescita vertiginosa, superando nel 1982 i 10 milioni di passeggeri trasportati. La compagnia aerea diventa la terza d'Europa, dietro solo a Lufthansa e British Airways per numero di voli;

    prima di iniziare il suo declino Alitalia rappresenta un orgoglio italiano, compagnia efficiente e invidiata, con i migliori servizi a bordo;

    diversi sono i fattori che incidono sull'inizio della crisi: la concorrenza sleale consentita alle compagnie low cost, la concorrenza non gestita dell'alta velocità e l'attentato terroristico alle Torri Gemelle, con le conseguenti nuove rigide norme, gli errori interni all'azienda, in particolare la riduzione delle tratte intercontinentali e gli scarsi investimenti sull'innovazione o, peggio, i mancati investimenti, gli acquisti con leasing capestro, i costi stellari del carburante, la privatizzazione dell'aeroporto di Fiumicino, l'esternalizzazione di alcuni servizi, tra cui la prestigiosa Alitalia Maintenance System;

    nel 1993 ha inizio un dialogo per la fusione con Air France, ma il risultato non è quello sperato e, a causa del piano di taglio del personale di 4.000 unità, l'accordo fallisce; dopo essere stata per 50 anni un'azienda pubblica, nel 1996 Alitalia viene parzialmente privatizzata: il Governo Prodi quota in borsa il 37 per cento della compagnia, ma la privatizzazione non porta i benefici sperati e, perciò, si cerca una nuova fusione con la compagnia aerea olandese Klm. La compagnia italiana torna in utile, grazie anche all'accordo con i dipendenti che rinunciano a aumenti salariali in cambio di azioni dell'azienda. Il 28 aprile 2000 però KLM interrompe le trattative per la fusione lamentando le indecisioni del Governo sullo schema di ripartizione dei voli sui due aeroporti di Milano: Malpensa e Linate. L'operazione Klm poco tempo dopo viene conclusa da Air France;

    Alitalia si mette di nuovo alla ricerca di un partner. Nel 2002 Alitalia si allea con Air France ed entra a far parte della associazione internazionale SkyTeam. Nel 2006 si punta a una seconda privatizzazione, con l'obiettivo di cedere il 39 per cento della società, con conseguente offerta pubblica di acquisto sul restante delle azioni, ma anch'essa fallisce a causa di una procedura di gara molto complessa che finisce per scoraggiare i pretendenti; solo Air France sembra disposta a rilevare la Compagnia di bandiera italiana: l'accordo prevede l'aumento di capitale per un miliardo di euro, l'iniziale ridimensionamento della flotta aerea e il taglio 2.100 posti di lavoro, ma anche questa trattativa non si chiude per ostilità politiche e sindacali;

    nel 2009, dopo la defilazione di Air France, entra in gioco la Compagnia aerea italiana (Cai), una holding di imprenditori con il piano di sviluppare il business sui voli nazionali, aumentandoli del 50 per cento e tagliando 30 destinazioni internazionali. Si riduce il numero di velivoli, che passano da 175 a 109, ma le compagnie low cost e i treni ad alta velocità mandano in fumo i piani, anche per un deficit di gestione generale del trasporto aereo e di protezione delle prerogative di Alitalia. Nel 2011 Alitalia Cai chiude il bilancio con 69 milioni di euro in perdita, ma nel 2012 l'Italia entra in piena recessione economica e Alitalia subisce il contraccolpo, perdendo oltre 600.000 euro al giorno e chiudendo il 2012 con 280 milioni in rosso e il 2013 con una perdita di oltre 500 milioni;

    la compagnia è per l'ennesima volta in cerca di un acquirente. Nel 2014 si arriva a un accordo con Etihad, compagnia degli Emirati arabi, nasce la joint venture Alitalia Sai, con il 49 per cento in mano all'azienda del Medio Oriente e il 51 per cento controllato dai vecchi azionisti di Cai con l'aggiunta di Poste Italiane. Il colosso arabo per il rilancio spende 565 milioni di euro e riduce subito le tratte brevi, in quanto su queste dominano Ryanair e le altre low cost, ma impone fallimentari strategie sul lusso che portano Alitalia a non mantenere gli obiettivi di rilancio previsti dal piano industriale elaborato da Abu Dhabi;

    nell'aprile del 2017 si opta per un salvataggio di Alitalia con un investimento di circa 2 miliardi di euro da parte degli azionisti. Per approvare la misura si richiedono sacrifici ai lavoratori da condividere in un referendum tra i dipendenti e la vittoria del no alla richiesta di nuovi esuberi, circa 2 mila, è schiacciante, così il Consiglio di Amministrazione di Alitalia prende atto della situazione patrimoniale deteriorata dell'azienda e richiede l'amministrazione straordinaria che, di fatto, taglia fuori dalla gestione della compagnia Etihad Airways e tutti i soci di minoranza. In quell'occasione il Ministero dello sviluppo economico eroga un prestito ponte di 900.000 euro, operazione che attira le accuse dall'Unione europea di aiuti di Stato;

    in quasi quattro anni di amministrazione straordinaria, vengono concessi 1,3 miliardi di euro dei due prestiti dello Stato e 297 milioni di euro di ristori per COVID-19 a compensazione del crollo del traffico aereo del 2020; cifra, quest'ultima, decisamente inferiore a quelle autorizzate dall'Unione europea per altre compagnie di bandiera. Il Governo Conte approva la costituzione di una newco (Ita) per rilevare asset da Alitalia e far nascere una nuova compagnia di bandiera e per questo progetto impegna 3 miliardi di euro di futura capitalizzazione per la newco, direttamente controllata al 100 per cento dai Mef, guidata da Fabio Lazzerini e Francesco Caio;

    la vicenda Alitalia raggiunge un punto di non ritorno: la cassa è in rapido esaurimento, gli stipendi non vengono pagati e se non sarà risolto il braccio di ferro con la Commissione europea, che vuole imporre la nascita di una mini-compagnia pubblica, la cui prospettiva farà arrivare in brevissimo tempo alla messa a terra degli aerei; ciò significherebbe la sospensione delle licenze di volo da parte di Enac e la conseguente liquidazione dell'azienda, con le prevedibili pessime ricadute occupazionali e di immagine per l'intera nazione;

    il 1° aprile 2021 i dipendenti hanno ricevuto, in ritardo, il 50 per cento degli stipendi di marzo. Secondo dati visionati dal Sole 24 Ore, ci sono assistenti di volo che hanno ricevuto chi solo nove euro, chi 72 o 75,50 euro. I più fortunati hanno ricevuto «poche centinaia di euro», denunciano i lavoratori. Sulla busta paga dei naviganti incide molto la quota variabile, legata alle ore di volo, che, come è facile immaginare, a causa del COVID-19 sono crollate. Nelle cifre dell'acconto mancano l'anticipo della Cassa integrazione guadagni straordinari base che, da marzo, viene versata dall'Inps (fino a circa mille euro al mese) e l'integrazione all'80 per cento degli stipendi effettivi pre-COVID, anch'essa versata dall'Inps. Il costo degli stipendi di un mese era di 18 milioni di euro fino a febbraio. Con il passaggio all'Inps dell'erogazione della Cassa integrazione guadagni straordinari base, l'onere degli stipendi per la compagnia si è ridotto a 12 milioni. Alitalia però non ha queste somme per saldare le buste paga e, a causa dell'incertezza del momento storico, non può far conto sugli anticipi dei viaggiatori sui biglietti acquistati;

    secondo i dati che la compagnia ha predisposto per l'Enac e il Ministero dello sviluppo economico, l'anno scorso i ricavi si sono ridotti dai 3.141 milioni di euro del 2019 a 829 milioni e, tenendo conto dei 272 milioni di indennizzi per COVID-19 già incassati, Alitalia «arrotonda» i ricavi a 1.101 milioni. Su questa base, ha spiegato il direttore generale Giancarlo Zeni, nel 2020 ci sarebbe una perdita operativa di 464 milioni, il peggioramento rispetto al 2019 sarebbe di 20 milioni; se si escludono gli indennizzi per COVID-19, però, la perdita operativa precipita a -715 milioni; la perdita netta calcolata da Alitalia è -484 milioni (ma salirebbe a -756 milioni senza ristori per COVID-19), rispetto ai -619 milioni del 2019;

    a breve potrebbe arrivare anche la decisione della Commissione europea di condanna di Alitalia a restituire 1,3 miliardi di euro di aiuti di Stato ricevuti dopo il commissariamento, a meno che i prestiti non vengano, trasformati in quote societarie di Stato, cioè in acquisto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze o di Cassa depositi e prestiti;

    secondo le dichiarazioni del Ministero dello sviluppo economico, «il mandato del governo è negoziare con l'Unione europea un piano per la Newco Ita in grado di mantenersi da sola. Il piano deve essere ulteriormente affinato per raggiungere l'obiettivo»; in particolare, il Governo starebbe pensando ad un trasferimento del lotto «aviation», cioè una parte dei velivoli, gli slot aeroportuali, una parte minimale del personale navigante, senza bando di gara a nuova società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di traghettare la compagnia verso un nuovo partner industriale;

    nonostante l'azienda sia stata sotto la supervisione di quattro Governi che si sono succeduti, dal 2017 a oggi, i dipendenti non hanno alcuna certezza sul loro futuro e, ancora peggio, oggi temono la peggiore delle soluzioni praticabili: lo smembramento, la riduzione e la frammentazione dell'azienda, che potrebbe lasciare il ricco mercato del trasporto aereo italiano in mani straniere;

    non sono questi i presupposti che la politica aveva posto nel momento in cui si è impegnata a trovare una soluzione strutturale, che risolvesse contemporaneamente fattori esogeni legati all'assetto generale del trasporto aereo italiano ed elementi endogeni, legati alla mala gestione aziendale che ha portato alla dichiarazione d'insolvenza;

    è ancora necessario sanare le condizioni di pratiche anticoncorrenziali che hanno fortemente penalizzato tutte le aziende di trasporto aereo italiane; è ancora imperativo mantenere una compagnia di bandiera, campione dell'interesse nazionale di quella, che è la seconda nazione manifatturiera d'Europa e meta di attrazione turistica di prima grandezza; è ancora doveroso dare risposte alle quasi undicimila famiglie, più altri trentamila lavoratori dell'indotto, su un futuro che non può essere caratterizzato da cronica incertezza; occorre liberarle dell'incertezza di una insensata riduzione della dimensione dell'azienda, già tentata in lodi fallimentari passati e, conseguentemente, della forza lavoro;

   i Governi che si sono succeduti in questi anni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non sono riusciti a dare risposte definitive per riportare i costi sotto controllo, ma hanno di fatto procrastinato la condizione di crisi;

    manager e analisti economici ritengono la partenza immediata di una mini compagnia Ita un errore strategico, industriale e commerciale e, di fatto, rischia di essere una strada non percorribile per una serie di impedimenti burocratico-amministrativi, tecnico-procedurali e politico-sindacali: il primo ordine di problemi risiede nelle richieste dell'Unione europea; se non vuole passare attraverso un bando pubblico di vendita, Ita non deve avere nessun punto di contatto con Alitalia e ciò significherebbe rinunciare allo storico e prestigioso marchio, assumere personale con reclutamento dal mercato, cedere diritti di traffico inutilizzati, nonché ridurre la flotta. Misure draconiane che, in realtà, non risultano nei trattati di funzionamento dell'Unione europea, ma che il commissario alla concorrenza, Margareth Vestager, ha liberamente interpretato quali condizioni per concedere l'autorizzazione alla partenza di questa nuova realtà societaria; peraltro, le regole europee impediscono che Ita parta nell'immediato per una serie di obiezioni sollevate al piano industriale presentato alla Commissione europea e rimaste irrisolte, lasciando campo libero alle compagnie low cost per sfruttare a proprio vantaggio la stagione turistica estiva;

    il secondo ordine di problemi risiede nei requisiti tecnico-procedurali per ottenere le relative licenze di operatore aereo: se è vero che i vertici di Ita hanno chiesto le autorizzazioni da poco tempo, sono necessari mesi prima di ottenere dette autorizzazioni, troppi per una società in amministrazione straordinaria che non ha la liquidità sufficiente per continuare le operazioni;

    dal punto di vista politico-sindacale devono essere affrontati preventivamente i temi che riguardano le tutele dei lavoratori: i tre miliardi stanziati per la partenza di Ita si inseriscono in un quadro industriale in cui il numero di aerei sarebbe rimasto invariato; ma la proposta di piano industriale presentata in Parlamento prevede cinquanta aeroplani, la logica conseguenza è, dunque, quella di tagliare cinquemila posti di lavoro con relative ricadute sui conti pubblici; secondo una stima approssimativa, la somma necessaria per il personale da ricollocare in cassa integrazione e mobilità, più i prepensionamenti, richiederebbe uno sforzo finanziario a carico della finanza pubblica valutabile intorno a due miliardi;

    delle due l'una: o il capitale di partenza è uguale a tre miliardi, meno due di ammortizzatori sociali, oppure ai tre miliardi se ne devono aggiungere altri due per ricollocare il personale in eccesso e, in questo caso, investire cinque miliardi per tagliare posti di lavoro e dimezzare la flotta. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo si tratta di un pasticcio che gli economisti studieranno per i prossimi anni per capirne la logica;

    tutto questo senza considerare che nessuno oggi è in grado di fare previsioni sul futuro di Ita nel mercato concorrenziale odierno, poiché è opinione praticamente unanime dei principali esperti del trasporto aereo che, con la soglia dimensionale prevista, il tempo di sopravvivenza può essere non superiore a un anno e mezzo prima del prossimo fallimento;

    sintetizzando, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo appare velleitario pensare di risolvere i problemi attuali di Alitalia istituendo una nuova realtà societaria con le caratteristiche citate;

    Alitalia è molto di più di una «famiglia un po' costosa», citazione del Presidente Draghi, e dalle decisioni della politica dipendono i destini di circa centomila persone che vivono con angoscia questa ennesima crisi industriale; una via di uscita allo smembramento, alla riduzione e alla frammentazione di un asset vitale per l'economia nazionale è ancora percorribile;

    disporre di un mercato nazionale che in periodo pre-COVID poteva contare su circa centonovanta milioni di passeggeri e che aveva ampie possibilità di crescita sul mercato intercontinentale e del trasporto merci, è un dono che poche nazioni possono vantare e che non può e non deve essere disperso o regalato alla concorrenza;

    in questi anni, peraltro, Alitalia ha operato in un mercato difficile, con condizioni di mercato fortemente svantaggiose e, come scritto, di continua concorrenza sleale: in Italia le compagnie aeree sono ostaggio, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo di alcuni monopolisti come Atlantia che gestisce l'aeroporto di Fiumicino, applicando tariffe tra le più alte d'Europa, ed Enav, l'ente di assistenza al volo di grande prestigio, che applica però tariffe considerate le seconde più costose del continente; dall'altro canto, la compagnia subisce anche il peso del dumping sociale da parte di vettori che ricevono sovvenzionamenti pubblici (tramite gestori aeroportuali e regioni), mascherati da operazioni di co-marketing e che soprattutto sul personale applicano legislazioni straniere ultracompetitive rispetto alle tasse, ai contributi, ai contratti vigenti nello Stato italiano e al numero di addetti impiegati;

    secondo la denuncia dei sindacati, infatti, le compagnie low cost continuano a muoversi liberamente in Italia senza rispettare le leggi in materia di salute e sicurezza, sulla maternità e la paternità, sulla tredicesima mensilità (che non viene erogata), sul Tfr che non è accantonato, sui contratti precari stipulati con agenzie interinali aventi base in Irlanda che affittano il personale e sul numero di piloti disponibili per volo. In caso di malattia, i lavoratori non vengono retribuiti. In aggiunta, Ryanair riceve ogni anno decine e decine di milioni di euro dagli aeroporti e dalle regioni. Oltre 100 milioni di euro solo nel 2015;

    non è un caso che, ad esempio, in Francia e Regno Unito le compagnie low cost non possano atterrare sugli aeroporti centrali, ma solo nelle loro province per non ledere la compagnia nazionale, mentre in Italia c'è una presenza massiccia sui medesimi aeroporti delle città principali;

    il problema delle forniture è stato rilevato nella sua gravità in questi anni; esse sono tutte regolarmente fuori mercato: esperti nella gestione, di compagnie aeree hanno calcolato che nel bilancio ci siano circa 650 milioni di euro di costi non imputabili all'attività di volo. Le prime quattro voci di bilancio di una compagnia aerea sono: carburante, leasing, manutenzione e personale. Ebbene, tutte le forniture di carburante (nonostante lo Stato controlli un colosso come Eni), leasing e pezzi di ricambio sono fuori mercato, contribuendo ad alimentare un passivo di centinaia di milioni l'anno;

    se si considera il rapporto tra dipendenti e aerei ci si accorge che l'Alitalia è la compagnia più competitiva d'Europa, al netto delle low cost, a causa della diversa tipologia di contratti già descritta. Ad esempio, a bordo di un aereo di una nota compagnia low cost irlandese, solo due su sei membri di equipaggio risultano assunti, mentre il resto è alle dipendenze di un'agenzia interinale. Se invece si considerano le principali compagnie europee (Air France, Lufthansa, British, Iberia e altro) si vede che esse impiegano mediamente dai 100 ai 120 addetti per aeroplano. Basta un calcolo elementare per scoprire che, con 118 aerei l'Alitalia ha 10.600 dipendenti, quindi sotto il livello delle altre compagnie;

    il salario di un pilota Alitalia è ampiamente al di sotto di quello di tutti i concorrenti e addirittura più basso delle compagnie low cost. Da notare che le condizioni contrattuali non riguardano il semplice salario, ma anche le quote accantonate per la previdenza e l'assistenza sanitaria. Se poi si va a paragonare il costo di un pilota Alitalia con un pilota delle maggiori compagnie (Lufhansa, British, Air France, Iberia e altro) ci si accorge che la differenza è notevole e oscilla intorno al 30 per cento (in meno) dei concorrenti. Dunque, con il 16,8 per cento del fatturato, l'Alitalia ha il costo del personale più basso di tutte le concorrenti;

    durante la prima fase di emergenza pandemica, mentre le compagnie low cost hanno messo a terra i loro aerei per carenza di passeggeri, Alitalia ha garantito la connettività della Nazione, volando anche con 10 passeggeri, pur di non interrompere un servizio essenziale e riportare a casa connazionali rimasti bloccati all'estero; e, ancora, Alitalia è l'unica compagnia che trasporta organi per i trapianti, radiofarmaci e passeggeri in barella;

    infine, il volo intercontinentale più ricco per il mercato, Milano-New York, è affidato a Emirates (in gergo aeronautico, quando si collegano due città di Paesi diversi da quello per cui batte il timone delle rispettive compagnie, si chiama diritto di quinta libertà), mentre nulla di simile si registra nelle tratte Parigi-Los Angeles, Francoforte-Tokyo o Madrid-Buenos Aires per Air France, Lufthansa e Iberia;

    per far fronte all'emergenza pandemica, la Francia ha sospeso il pagamento delle tasse dovute dalle compagnie aeree francesi, con il beneplacito dell'Unione europea che, peraltro, ha adottato criteri differenti per gli indennizzi: Alitalia riceve 9 euro per posto non pagato; Air France 88;

    Alitalia, negli ultimi anni, ha certamente registrato perdite ingenti, ma è doveroso chiarire che, con la gestione pubblica, le perdite erano molto inferiori, a conferma del fatto che la presenza dello Stato è determinante per la difesa di un interesse pubblico strategico in una nazione che vive di turismo, cultura, enogastronomia, manifattura, promozione del made in Italy: presidiare la sovranità delle infrastrutture e dei collegamenti è vitale per l'Italia; quando lo Stato era azionista (anche se di minoranza) l'azienda fatturava circa cinque miliardi e perdeva 350 milioni l'anno; praticamente il 7 per cento del fatturato. Durante la gestione privata perdeva 600 milioni l'anno con un fatturato di 2.400 milioni; praticamente il 25 per cento. Senza contare che lo Stato dava lavoro a 24.000 persone, mentre oggi l'azienda non arriva alle 11.000 unità;

    la campagna mediatica degli ultimi anni ha gettato fango sulla compagnia di bandiera, dipinta come una società decotta, mantenuta in vita dallo Stato, ma destinata a essere accompagnata verso morte certa. Nessuno dice che abbiamo la compagnia tra le più sicure del mondo e la più puntuale in Europa, con record sedimentati in settant'anni di attività nei quattro angoli del pianeta, che fanno invidia alle altre compagnie, con i migliori piloti, il catering primo fra tutti, gli operai specializzati e gli addetti alla manutenzione più bravi, l'assistenza al volo più professionale;

    non solo, nessuno mette in conto che un'azienda che fattura cinque miliardi di euro l'anno paga solo di Iva un miliardo allo Stato e versa l'Irpef sugli stipendi dei dipendenti: se si conta quanto l'azienda ha versato ci si rende conto facilmente che non è stata una perdita per la collettività, senza contare il valore dell'indotto che mette in circolo nell'economia un circuito esteso e altrettanto virtuoso. Andrebbe considerato quanto costerà non avere più Alitalia, quanto perderemmo se fossimo costretti a volare con altre compagnie per promuovere l'Italia nel mondo e garantire la continuità territoriale con regioni economicamente svantaggiate e tutti i servizi pubblici essenziali;

    la sovranità garantita dalla Costituzione è un diritto che si compone di tanti piccoli tasselli, tra cui la libertà di volare autonomamente, proprietari dei propri interessi economici, capaci anche di salvaguardare una delle tradizioni aviatorie più prestigiose della storia moderna; una mini compagnia di volo non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana;

    finora, nonostante 1,3 miliardi di euro di prestiti e 8 proroghe alla restituzione, non si è riusciti a definire una strada chiara per rimettere in corsa Alitalia;

    solo un piano industriale serio può salvare la compagnia, in particolare intervenendo sulle cause principali della crisi aziendale: costi di funzionamento troppo elevati, scelte industriali sbagliate, tasse aeroportuali fuori misura, costo del carburante fuori mercato, contratti di leasing stellari, mancata sinergia con le gestioni aeroportuali, indebolimento delle tratte a lungo raggio che sono quelle sulle quali è possibile ottenere i maggiori ricavi, concorrenza sleale delle compagnie low cost, esternalizzazioni di servizi a elevata professionalità, assurdità della concorrenza con l'alta velocità invece della necessaria sinergia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per ristrutturare e rilanciare Alitalia garantendo la continuità operativa della compagnia di bandiera nazionale e gli attuali livelli occupazionali, constatando che le altre principali compagnie hanno un rapporto velivoli/dipendenti molto più oneroso, anche attraverso l'individuazione di nuovi investitori che consentano alla compagnia di tornare a essere competitiva nei mercati internazionali;

2) a promuovere iniziative per la costituzione di nuove società nel settore dei servizi di manutenzione, cargo e handling, coinvolgendo primarie aziende italiane, sia a controllo o partecipazione pubblica, quali ad esempio Leonardo, Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti, F2i, sia private, quali, ad esempio, Atitech, Aeroporti di Roma, dando priorità al riassorbimento dei dipendenti Alitalia eventualmente espulsi dal perimetro della compagnia aerea;

3) a incentivare una collaborazione commerciale tra Alitalia e Trenitalia e ad elaborare un piano di intermodalità tra trasporto aereo e trasporto ferroviario alta velocità, per garantire connessioni più rapide e capillari sul territorio nazionale, garantendo così una maggiore sostenibilità ambientale in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030;

4) ad assumere ogni iniziativa di competenza per rimodulare le tasse di navigazione e assicurare costi operativi in linea con il mercato: dai costi relativi alla manutenzione, ai costi relativi al carburante e ai costi per i servizi di leasing degli aeromobili;

5) ad assumere ogni iniziativa di competenza per garantire gare trasparenti e obblighi fiscali e contrattuali comuni per le compagnie aeree low cost;

6) a ridefinire il Piano dei trasporti complessivo, in una ottica di trasporto integrato e di sinergia tra le grandi aziende trasportistiche italiane, in particolare con Trenitalia;

7) ad adottare iniziative per ridefinire il Piano nazionale aeroporti, sulla base del Piano Enac 2012 – studio Kpmg-Onework-Nomisma, e per prevedere la realizzazione di un terzo aeroporto del Lazio da destinare a voli low cost e con funzioni di aeroporto di servizio e di supporto al principale hub nazionale.
(1-00491) «Rampelli, Lollobrigida, Silvestroni, Mollicone».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    come riferiva nell'ultima audizione presso le commissioni riunite di Camera e Senato il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, dottor Alessandro Monteduro, secondo uno studio condotto nel biennio 2018-2020, circa il 62 per cento della popolazione mondiale, pari a circa 5,2 miliardi di persone, vive attualmente in nazioni in cui si verificano gravi violazioni della libertà religiosa, 62 su 192 Paesi sovrani (31,6 per cento del totale);

    le violazioni della libertà religiosa si sono verificate nel 42 per cento delle nazioni africane, 23 su 54 Paesi, con Burkina Faso e Mozambico che rappresentano due casi eclatanti. La causa principale è la progressiva radicalizzazione in Africa del jihadismo, specie nell'area sub-sahariana e orientale;

    una radicalizzazione che si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell'Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale, allo scopo di creare un sedicente califfato transcontinentale, attraverso il consolidamento di un network islamista transnazionale;

    la promozione della supremazia etnica e religiosa in alcune nazioni asiatiche a maggioranza indù e buddista, poi, ha portato ad una maggiore oppressione ai danni delle minoranze, e in India, Pakistan, Nepal, Sri Lanka e Myanmar, quanti ne fanno parte vengono considerati cittadini di seconda classe;

    la pandemia da COVID-19 ha avuto un profondo impatto sul diritto alla libertà religiosa, dai provvedimenti sproporzionati di alcuni Governi alla negazione di aiuti umanitari per le minoranze religiose, come accaduto in Pakistan e India;

    in Cina continua la repressione dello Stato sui diritti umani e sulla libertà religiosa, il 20 maggio 2021 nella prefettura apostolica di Xinxiang sodo stati arrestati sette sacerdoti, insieme a dieci seminaristi e, successivamente, anche il vescovo Monsignor Zhang Weizhu;

    attacchi alla libertà religiosa si sono registrati anche in Italia, negli ultimi anni vi sono stati numerosi episodi di discriminazioni religiose, danneggiamenti o profanazione di chiese e luoghi di culto;

    ad Andria, nel luglio 2018, un crocifisso è stato mutilato e numerose statue sacre sono state profanate;

    nel settembre dello stesso anno la chiesa dei Santi Innocenti Martiri di Montesilvano è stata incendiata due volte, a distanza di pochi giorni, e, nelle settimane precedenti all'incendio, il parroco era stato minacciato più volte;

    sono stati incendiati e danneggiati numerosi presepi, come a Mogliano Veneto, dove una statuetta di Gesù Bambino è stata perfino impiccata con un cavo elettrico;

    la comunità musulmana continua a lamentare una diffusa discriminazione dei fedeli islamici a livello sociale, come conferma lo studio dell'European Islamophobia Report, secondo il quale sia nel nord che nel sud Italia è in aumento il numero delle aggressioni fisiche e verbali nei confronti delle persone di fede musulmana;

    dal 2018 al 2020, in Italia, vi sono stati circa 370 episodi antisemiti. La maggior parte di questi erano attacchi antisemiti perpetrati online, tra cui gli attacchi offensivi e le minacce contro Liliana Segre, politica italiana e superstite della Shoah, che è stata successivamente posta sotto scorta;

    altri atti antisemiti comprendono gli insulti dell'aprile 2019 contro un ragazzo di 11 anni in una scuola di Ferrara;

    i cattolici italiani hanno anche espresso inquietudine riguardo al diffuso sentimento anticlericale e ad alcuni provvedimenti ritenuti poco chiari come il progetto di legge contro l'omotransfobia, a prima firma del deputato Alessandro Zan. Il timore della comunità cattolica è che, qualora il disegno di legge divenisse legge, potrebbero essere sanzionate anche affermazioni di circostanza sull'omosessualità in linea con la morale e con i testi biblici, come riporta l'ultimo rapporto di Acs sulla libertà religiosa in Italia;

    il 28 maggio 2019 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per istituire il 22 agosto come Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso;

    il 5 maggio 2021 la Commissione europea ha nominato Christos Stylianides come nuovo Inviato speciale dell'Unione europea per la promozione e la protezione della libertà di religione e credo al di fuori dell'Unione europea, dopo la scadenza del mandato dello slovacco Jan Figel rimasto in carica per quattro anni fino al giugno 2020. Figel aveva svolto un ruolo decisivo nel trasferimento in Canada di Asia Bibi, la donna cattolica del Pakistan che ha trascorso quasi dieci anni in carcere con l'accusa di blasfemia;

    l'articolo 3 della Costituzione sancisce il principio di non discriminazione per motivi religiosi, affermando che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» e l'articolo 19 garantisce il diritto dell'individuo di «professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume»;

    inoltre considerato che un rappresentante speciale per libertà religiosa di appartenenza nazionale è già prevista da Stati come l'Ungheria, che ha nominato un Segretariato di Stato per la Persecuzione Cristiana, o Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia, Polonia, Germania o Regno Unito, che negli anni passati, hanno istituito o riattivato il proprio ambasciatore per la libertà religiosa,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative nelle sedi competenti per aderire all'impegno preso dalla Commissione europea nel rispetto della libertà religiosa, in particolare nel senso di:

    a) sostenere, insieme alla comunità internazionale, un lavoro condiviso tra i Paesi contro le ripetute violazioni del diritto di libertà religiosa nei diversi confini nazionali;

    b) farsi promotore, nelle opportune sedi nazionali, dello svolgimento di un'indagine periodica per monitorare eventuali violazioni dei diritti costituzionali in tema di libertà religiosa;

    c) procedere con la nomina di un rappresentante speciale italiano per la tutela della libertà religiosa nel mondo, in linea con gli altri Paesi che hanno già provveduto dia nomina di un Inviato speciale oppure di un ambasciatore, alla luce delle responsabilità e del ruolo svolto dal nostro Paese in difesa della libertà religiosa.
(7-00673) «Lupi, Colucci, Delmastro Delle Vedove».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    la vetustà e lo stato di ammaloramento di ponti e viadotti al di sotto dei quali corrono le acque del fiume Po sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, così come pure è noto che l'impossibilità di stanziare adeguate risorse economiche per la ricostruzione degli stessi, con le migliori metodologie di cui la tecnica di avvale, ha portato – in diverse occasioni – all'impiego di risorse per opere di manutenzione straordinaria destinate a provvisoriamente far fronte alte situazioni verificatesi, ma mai in maniera risolutiva;

    l'articolo 1, comma 891, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, così recita: «Per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po, è istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un fondo da ripartire, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023.»;

    il secondo capoverso del predetto comma, dispone che «Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, è disposta l'assegnazione delle risorse a favore delle città metropolitane e delle province territorialmente competenti e dell'ANAS Spa, in relazione alla rispettiva competenza quali soggetti attuatori, sulla base di un piano che classifichi i progetti presentati secondo criteri di priorità legati al miglioramento della sicurezza, al traffico interessato e alla popolazione servita. I soggetti attuatori certificano l'avvenuta realizzazione degli investimenti di cui al presente comma entro l'anno successivo a quello di utilizzazione dei fondi, mediante presentazione di apposito rendiconto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulla base delle risultanze del monitoraggio sullo stato di attuazione delle opere pubbliche di cui al decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229.»;

    in ragione di quanto disposto dalla citata norma, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato il 3 gennaio 2020 il decreto recante «Messa in sicurezza dei ponti esistenti e realizzazione dei nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel Bacino del Po», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 12 marzo 2020;

    inoltre, successivamente all'entrata in vigore della su richiamata norma, è stato approvato l'articolo 49 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito nella legge 13 ottobre 2020, n. 126, che ha stanziato risorse destinate ai ponti e ai viadotti di provincie e città metropolitane. In particolare, la norma che qui interessa, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero infrastrutture e dei trasporti un fondo da ripartire, con una dotazione di 200 milioni di euro, per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023;

    detta norma dispone altresì che «Con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro il 31 gennaio 2021, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono disposti il riparto e l'assegnazione delle risorse a favore delle città metropolitane e delle province territorialmente competenti, sulla base di criteri analoghi a quelli indicati all'articolo 1, comma 1077, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, con particolare riferimento al livello di rischio valutato»;

    è in fase di registrazione alla Corte dei conti un altro decreto che ripartisce 1,15 miliardi di euro per fare fronte ai piani triennali delle provincie e delle città metropolitane per il monitoraggio e la manutenzione di ponti e viadotti stradali e per la sostituzione di quelli considerati ad alto rischio sotto il profilo dei «problemi strutturali d'insicurezza»;

    sono trascorsi 10 anni da quando venne approvato, comprensivo di favorevole valutazione di impatto ambientale, il progetto per la realizzazione del Terzo Ponte sul Po, raccordo autostradale di collegamento tra la sponda cremonese e la sponda piacentina che doveva collegare, all'altezza di Cavatigozzi, la strada statale 234 codognese, il peduncolo e la ex strada statale 10, la ex strada statale 588 cispadana. Detto raccordo doveva essere realizzato entro il 2014, con un costo pari a 216 milioni di euro di cui si doveva fare carico Centropadane Spa, in allora concessionaria dell'A21 Piacenza-Cremona-Brescia, cui è subentrata il 1° marzo 2018 Autovia Padana Spa. Per detto ultimo concessionario, nella convenzione di concessione sottoscritta il 31 maggio 2017 ed approvata con decreto ministeriale n. 453 del 5 ottobre 2017, risulta fissato il termine dell'anno 2022 entro cui reperire le risorse finanziarie per realizzare l'infrastruttura, decorso il quale detta opera – definita in convenzione come «non obbligatoria» per Autovia Padana – verrà definitivamente stralciata, estinguendosi qualsiasi obbligo di realizzazione da parte del concessionario. Le provincie di Piacenza e Cremona sono attualmente collegate da un ponte di ferro costruito nel 1892 dalla Società Nazionale delle Officine di Savigliano. L'infrastruttura venne bombardata e la sezione sul Po fu distrutta in seguito a varie incursioni aeree che si succedettero nella Seconda guerra mondiale. Al di là della ricostruzione delle parti abbattute e del ripristino di quelle danneggiate, l'infrastruttura in questione – successivamente sottoposta a diverse e onerose attività di manutenzione straordinaria – è quella di fine '800 e denuncia evidenti limiti di stabilità, atteso che giornalmente è attraversata da circa 20.000 tra auto e altri mezzi di trasporto;

    non appare diverso il caso di ponte San Michele, caratterizzato da una soluzione progettuale ad arco e realizzato in ferro tra il 1887 e il 1889, riconosciuto come uno dei capolavori dell'archeologia industriale italiana, che collega Paderno d'Adda e Calusco d'Adda. Fin dagli anni '90 il predetto ponte si presentava strutturalmente obsoleto ed inadeguato a sopportare il traffico che vi transitava, tant'è che venne ipotizzata la sua chiusura alla circolazione (fermo restando il suo mantenimento quale opera d'arte) e la realizzazione di una nuova infrastruttura, per altro mai attuata. Chiuso – da ultimo – da settembre 2018 a novembre 2019 al traffico dei veicoli a motore per lavori di ristrutturazione, il ponte non potrà essere utilizzato che ancora per circa 10 anni, la qual cosa impone di prevedere per tempo la progettazione e la conseguente realizzazione di un nuovo ponte;

    di pochi anni più giovane è il Ponte della Becca, realizzato in acciaio e costruito tra il 1910 e il 1912, anch'esso danneggiato in conseguenza degli eventi bellici nel corso della Seconda guerra mondiale, periodicamente sottoposto ad attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, con inevitabili negative conseguenze per la circolazione nell'area in cui è ubicato. Anche in questo caso risulta prevista la realizzazione di una nuova infrastruttura e la regione Lombardia ha predisposto uno studio di fattibilità dalla stessa finanziato;

    anche il ponte sul Po che collega Casalmaggiore a Colorno, la cui costruzione risale al 1958, anche in ragione del carico di traffico quantificabile in 25.000 mezzi giornalieri, è soggetto a sistematici interventi di manutenzione straordinaria. Basterebbe dire che dal 7 settembre 2017 al 5 giugno 2019 il ponte è stato chiuso totalmente al traffico perché inagibile e, quindi, sottoposto a lavori di consolidamento. In ogni caso la «vita» massima dell'infrastruttura risulta stabilita in 10 anni da quest'ultima data. Un tempo affatto significativo solo che si pensi a quello necessario per la progettazione (l'incarico risulta conferito dalla provincia di Parma nell'aprile 2021) e i 5 anni stimati per la realizzazione del nuovo ponte,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte specificatamente a destinare le necessarie risorse economiche – anche eventualmente quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), compatibilmente alle tempistiche da esso fissate per la conclusione dei lavori – per la realizzazione di nuovi ponti, alcuni dei quali costruiti più di 100 anni fa che, come quelli in premessa indicati, presentano problematiche strutturali tali da non potere essere risolte con l'attivazione di lavori di straordinaria manutenzione e/o consolidamento, nonché per quanto riguarda il collegamento tra le province di Cremona e Piacenza, e la costruzione del ponte sul fiume Po, al fine di valutare, in alternativa alla realizzazione dello stesso, la costruzione di differenti infrastrutture destinate ad assolvere identica finalità;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza per gli interventi di cui in premessa, al fine di accelerarne la progettazione e realizzazione, di procedere alla nomina di uno o più commissari, previa intesa con le regioni interessate, e ciò in relazione a quanto consentito dalla normativa vigente, segnatamente dall'articolo 4, commi 2, 3, 3-bis, 5, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, e successive modifiche e integrazioni.
(7-00672) «Foti, Butti, Rachele Silvestri».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    l'amianto è stato in passato largamente impiegato in Italia per le sue proprietà isolanti, sia nelle coibentazioni, sia in materiali compositi quali, ad esempio, quelli fibro-cementizi (meglio noto come Eternit);

    le fibre e la polvere di amianto, se inalate, risultano però cancerogene, tanto che – nel 1992 – l'Italia introduce il bando completo all'amianto, avviando una lunga fase di attività volta alla rimozione e bonifica dello stesso;

    il rischio all'esposizione all'amianto non interessa solamente i lavoratori che operano a stretto contatto con i materiali contenenti amianto, ma anche le persone che risiedono o frequentano ambienti in cui esso è presente sotto forma di manufatti;

    secondo i dati dell'Osservatorio nazionale amianto, nel nostro Paese si registrano seimila morti all'anno; una situazione oltremodo preoccupante, come rileva il VI rapporto del ReNaM (Registro nazionale mesoteliomi) del 2018, che rileva come, nel periodo 1993-2015, siano stati diagnosticati 27.356 casi di mesotelioma maligno;

    fino dall'anno 2007, sul portale del Ministero della salute, si legge: «i tragici effetti sanitari, lentamente sempre più evidenti, hanno evidenziato, senza possibilità di replica, la pesante azione cronico-irritativa e le capacità di induzione cancerogena a carico dell'apparato respiratorio, con aspetti addirittura cioè di unica ragionevole ed effettiva causa-effetto, per quanto riguarda la comparsa del mesotelioma maligno della pleura. Il lento progredire delle conoscenze si può far risalire, in concreto, a partire gli anni '40-'50»;

    la legge n. 426 del 1998 ed il decreto ministeriale n. 468 del 2001, e sue successive integrazioni, hanno individuato numerosi siti da bonificare di interesse nazionale in cui l'amianto è presente sia come fonte di contaminazione principale che come fonte secondaria;

    la legge n. 93 del 2001 e il relativo decreto ministeriale n. 101 del 2003, pongono in capo all'attuale Ministero della transizione ecologica la realizzazione, di concerto con le regioni, della mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale, il cosiddetto Piano nazionale amianto;

    ai fini della mappatura è stata predisposta da Inail, su apposita convenzione con il Ministero della transizione ecologica, una banca dati amianto che individua circa 108.000 siti interessati dalla presenza di amianto;

    tuttavia, detta banca dati amianto non consente una copertura omogenea del territorio nazionale ed i dati raccolti necessitano di ulteriori verifiche in quanto le regioni utilizzano, nella raccolta dei dati, criteri non omogenei. A titolo indicativo si osserva che circa il 55 per cento dei dati è riconducibile a due sole regioni, Piemonte e Marche;

    in Italia, si stima siano presenti, ad oggi, più di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto concentrati – rileva Legambiente nel dossier «Liberi dall'amianto» diffuso nel 2018, in occasione della Giornata mondiale delle vittime d'amianto, riguardante 15 regioni – in circa 370.000 strutture, di cui 214.469 private, 50.744 pubbliche, 20.269 siti industriali e 65.000 coperture in cemento amianto;

    numerosissimi sono gli edifici pubblici che presentano amianto all'interno; l'Osservatorio nazionale sull'amianto, ad esempio, cita un dato di 2.400 scuole;

    l'utilizzo dei fondi del «Recovery Fund» ed una attenta politica fiscale (credito di imposta per l'ammodernamento e bonifica), potrebbero determinare una notevole accelerazione del processo di rimozione e bonifica dei materiali contenenti amianto,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza al fine di utilizzare una parte significativa delle risorse relative al Recovery Fund per accelerare doverosamente il processo di rimozione e smaltimento dei manufatti contenenti amianto, con prioritario intervento rivolto agli edifici pubblici e, in particolare, quelli scolastici, evidenziata la necessità di disporre di un aggiornato Piano nazionale amianto;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per la nomina di un Commissario cui affidare l'intera pianificazione e gestione della grave problematica nazionale sopra descritta, al fine di giungere, con l'adozione di specifiche iniziative, ad una rapida bonifica dei manufatti contenenti amianto ed il conferimento di quest'ultimo, ove rimosso, negli appositi siti per lo smaltimento;

   a predisporre, al più presto, iniziative normative volte a riordinare la complessa e complicata normativa in materia di amianto, così da potere disporre di un testo unico per il riordino, il coordinamento e l'integrazione di tutta la normativa in materia di amianto che tocchi i vari ambiti, da quello previdenziale, alle bonifiche fino alla materia sanitaria, senza trascurare la tutela dell'ambiente a delle condizioni di lavoro.
(7-00674) «Rachele Silvestri, Foti, Butti».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza pandemica da COVID-19 ha completamente rivoluzionato i paradigmi in materia di logistica e trasporto di merci e persone;

    le criticità legate all'emergenza pandemica hanno inevitabilmente comportato l'emersione di nuove esigenze di mobilità in materia anche di trasporto pubblico locale (Tpl), ormai di carattere ragionevolmente permanente;

    stanti le forti difficoltà da parte di tutto il Paese di coordinare una risposta unitaria, anche in materia di Tpl, in relazione ai nuovi contingentamenti e alle eventuali necessità logistiche connesse, è ormai improcrastinabile l'esigenza di redigere un Piano nazionale di gestione dei trasporti tale da poter fornire alle regioni gli idonei ed adeguati indirizzi per un servizio pubblico capace di cogliere la complessità e l'articolazione dei fenomeni negli ambiti urbani, sub ed extraurbani alla luce delle nuove e recenti sfide logistiche;

    nel contesto del predetto Piano, inteso come quadro organico ed ordinamentale di riferimento per gli enti territoriali, è necessario prevedere la definizione di forme e modalità di trasporto pubblico complementari a quelle tradizionali, improntate sulla logica della flessibilità nella scelta dei percorsi, nella sequenza delle fermate, nei tempi (orari e frequenze), nella dimensione della domanda di mobilità nei diversi territori della Nazione;

    nel succitato scenario, in cui la velocità del Paese medesimo è funzione anche del proprio sistema di trasporto, assume vitale importanza il trasporto pubblico che deve essere sviluppato e potenziato in relazione ai servizi esistenti, prevedendo logiche di interconnessione tra i territori, con particolare riguardo per le aree interne e tutte le loro difficoltà;

    come indicato tra le linee programmatiche presentate dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Giovannini alla Camera, assume rilevanza: «Lo sviluppo di sistemi integrati di trasporto per una mobilità sostenibile, a lunga percorrenza e locale, anche al fine di ridurre l'inquinamento nelle città e procedere nel percorso di decarbonizzazione»;

    è improcrastinabile e inderogabile la necessità di un miglioramento dell'efficacia dell'azione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

    la governance in materia di Tpl basato su un ampio meccanismo di delega alle regioni ha prodotto, negli anni, notevoli sprechi di risorse; risulterebbero circa 15 miliardi di euro nel triennio 2020-2022, trasferite agli enti regionali sulla base di modalità allocative storiche e non basate sugli effettivi fabbisogni;

    i diversi attori a supporto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, quali l'Osservatorio del trasporto pubblico locale, la Struttura tecnica di missione, l'Osservatorio sulle tendenze di mobilità, durante l'emergenza sanitaria del COVID-19, non hanno prodotto risultati di rilevanza, evidenziando, invece, un completo «distacco» dall'ente centrale, denotando azioni a compartimenti stagni ed assenza di visione strategica unificata;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza non prevede secondo i firmatari del presente atto di indirizzo interventi mirati nell'azione della pubblica amministrazione in tema di trasporto pubblico locale;

    la legge 21 dicembre 2001, n. 443, recante: «Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive» cosiddetta Legge obiettivo, ha creato un modello di gestione dei progetti infrastrutturali, mettendo a stretto contatto Ministero dell'economia e delle finanze con Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; predetto modello di governance sarebbe auspicabile anche nell'ambito di un rinnovamento della gestione del trasporto pubblico per stabilire procedure e modalità di programmazione in grado di armonizzare negli enti locali anche l'ambito urbanistico e infrastrutturale;

    data la natura strategica ed improcrastinabile di un forte potenziamento in materia di Tpl su tutto il territorio nazionale, l'attività di impostazione da parte dello Stato centrale nei confronti delle regioni richiede una progettazione di ambito strategico come quella attuata nell'esperienza della «Legge obiettivo»;

    qualunque modalità di revisione delle modalità gestionali e operative del Tpl deve, in ogni caso, operare in un'ottica di compenetrazione intermodale organica tra i vari enti territoriali e locali su tutto il territorio nazionale, anche mediante il ricorso a convenzioni o altri atti, comunque denominati, idonei a razionalizzare la messa a terra operativa dell'impostazione centrale;

    è in ogni caso necessario uno strumento che permetta di armonizzare esigenze di spesa e razionalizzazione economica con quelle di efficientamento energetico e transizione ecologica, dando luogo ad una gestione dei trasporti e del Tpl meno energivoro;

    come indicato anche dallo studio «Blockchain Disruption in Transport: Are You Decentralised Yet?» dell'Università di Sheffield (UK) sull'uso delle nuove tecnologie, in relazione al trasporto pubblico, 5G, Iot e blockchain possono costituire un acceleratore di efficienza nella conversione del Tpl secondo logiche di maggiore flessibilità e capacità di rispondere alle mutevoli esigenze della mobilità secondo il principio delle reti;

    l'utilizzo di queste tecnologie in relazione al concetto di mobilità come servizio o «Mobility as a Service» (MaaS), può rendere questo nuovo tipo di Tpl come un ecosistema integrato di varie forme di trasporto pubblico, nella forma di un servizio unitario, idoneo ad incrementare l'efficienza energetica ed economica dei trasporti stessi;

    all'interno del Pnrr viene dato ampio risalto e riconoscimento politico ai temi della transizione digitale ed ecologica, mediante uno shift-modale nell'ambito del trasporto di persone e merci, anche mediante l'introduzione di tecnologie e sistemi capaci di integrare al meglio la domanda e l'offerta di mobilità, la quale si incardina all'interno di quella logica a doppio binario che vede decarbonizzazione e sostenibilità come princìpi direttivi imprescindibili;

    la sostenibilità, come evidenziato dall'ampiezza delle tematiche connesse all'Agenda Onu 2030 e dagli stessi Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), è un concetto esteso ed estendibile a tutti quegli ambiti che riguardano il benessere umano e dunque la qualità della vita, avvalorando ulteriormente la necessità imprescindibile di inquadrare la misurazione del Benessere equo e sostenibile (Bes) il quale parametra il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, integrando anche metriche relative alla valutazione della qualità della vita delle persone come elemento in cui i servizi erogati, tra i quali il Tpl rappresentano un fattore non trascurabile,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa di competenza utile ad individuare ed adottare una nuova governance in materia di gestione del Tpl prevedendo un ruolo centrale di indirizzo e controllo da parte dello Stato centrale, che agisca a integrazione degli indirizzi regionali, prevedendo una Struttura del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili dedicata esclusivamente al Trasporto pubblico locale, suddiviso nelle tre differenti aree di esercizio, automobilistico, ferroviario e marittimo;

   ad adottare iniziative per porre come cardine del predetto ruolo centrale di indirizzo il «Piano Nazionale del Tpl», rendendolo uno strumento di pianificazione strategico che agevoli l'intermodalità e modelli di intervento atti a connettere in modo organico e funzionale le comunità territoriali di tutta la Nazione, con particolare attenzione per le aree interne, la cui applicazione è posta in capo, ove di competenza, alle regioni, alle città metropolitane ed ai comuni con più di 15 mila abitanti, dopo una fase di pianificazione presso la Conferenza unificata e prevedendo ulteriori modalità attuative del «Piano Nazionale del Tpl» da parte degli enti competenti;

   a favorire, promuovere e stimolare, nell'ambito progettuale e di realizzazione del predetto «Piano Nazionale Tpl», l'adozione di nuove logiche e modalità di mobilità attraverso l'adozione delle tecnologie legate a Big Data, Fdc, Iot e blockchain per il tramite di apposite infrastrutture nazionali;

   ad adottare iniziative per promuovere il concetto di «Livello Essenziale di Trasporto», ovvero prestazioni e servizi che l'amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità che trova sostanziale tutela costituzionale a partire dallo stesso articolo 1, primo comma, nonché alla luce degli articoli 2, 3, 4, 16, 33 e 34 della Costituzione;

   ad adottare iniziative per rafforzare il concetto di un trasporto pubblico concepito a condizioni accessibili per tutti, integrativo rispetto alla mobilità privata, utilizzata per recarsi sul luogo di lavoro o per raggiungere l'istituzione scolastica o universitaria, sanitaria o a vocazione turistica, considerato che la mobilità occasionale ha raggiunto volumi comparabili a quella sistematica, con forme anche diverse dalle soluzioni tradizionali;

   ad adottare iniziative per incentivare applicazioni per integrare le diverse forme di trasporto, che dovranno essere green e sostenibili, a partire dal soddisfacimento degli spostamenti delle persone con disabilità;

   a prevedere tutte le iniziative di competenza per garantire l'accessibilità ai territori pensata per due diversi segmenti di domanda, sistematica ed occasionale, intervenendo in primis nelle aree interne e rurali, con minore domanda di mercato, nei borghi e nelle aree periferiche, aree che presentano, rispetto ai centri urbani, maggiori problematiche legate allo spopolamento e all'isolamento e sono gravate da problemi di accessibilità e di frammentazione sociale e produttiva.
(7-00675) «Silvestroni».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    come si evince dalle testimonianze degli operatori agricoli e dall'indice dei prezzi delle materie prime della Fao (o Fao Food Price Index – Ffpi), ad aprile 2021 è stato segnato l'undicesimo aumento mensile consecutivo nei prezzi delle materie prime;

    il Ffpi ha toccato i 120,9 punti nel mese di aprile 2021, con un aumento dell'1,7 per cento rispetto al mese di marzo ed un aumento del 30,80 per cento rispetto al mese di aprile 2020;

    il livello attualmente raggiunto dal valore delle materie prime alimentari è storicamente il più elevato da maggio 2014, ed in termini nominali inferiore solo del 12 per cento rispetto al picco storico raggiunto nel febbraio 2011;

    l'indice dei prezzi dello zucchero, che ha raggiunto i 100 punti, è cresciuto del 3,9 per cento da marzo 2021, raggiungendo un valore più elevato del 60 per cento su aprile 2020, anche in relazione alle recenti gelate che hanno colpito la Francia ed il Nordest italiano e dato al rallentamento dei raccolti di zucchero in Brasile, primo produttore al mondo;

    l'indice dei prezzi dell'olio vegetale, invece, avendo raggiunto i 162 punti, è cresciuto dell'8 per cento a marzo 2021 e di un ulteriore 1,8 per cento nel mese di aprile, anche per via della crescente domanda di olio di soia nel settore dei biodiesel e per un rallentamento generalizzato dei ritmi produttivi nei principali Paesi esportatori;

    anche l'indice dei prezzi della carne ha registrato un continuo aumento, raggiungendo i 101,8 punti e crescendo, nel mese di aprile 2021, dell'1,7 per cento, a causa dell'enorme crescita della domanda di carne bovina, ovina e suina nei mercati asiatici e, in primo luogo, in Cina, anche in ragione della riduzione delle esportazioni da parte dell'Oceania;

    per quanto riguarda i prezzi dei cereali, nel mese di aprile 2021 è stato registrato il raggiungimento di 125,1 punti, dunque un incremento dell'1,2 per cento in controtendenza al piccolo ribasso dell'1,8 per cento registrato nel mese di marzo 2021, dando comunque luogo ad un valore superiore del 26 per cento rispetto a quanto registrato nel mese di aprile 2020;

    in particolare, il prezzo del mais ha visto una forte impennata del 5,7 per cento, raggiungendo un valore superiore del 66,7 per cento rispetto ad aprile 2020, anche a causa di alcuni rallentamenti nei processi produttivi delle coltivazioni in Argentina, Brasile e Stati Uniti d'America; i valori di orzo e sorgo, invece, rimangono rispettivamente del 26,8 per cento e dell'86,5 per cento superiori rispetto al 2020;

    sempre stando ai dati della Fao, l'indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha raggiunto i 118,9 punti con un incremento dell'1,2 per cento nel mese di aprile 2021, in seguito ad un incremento dei prezzi di 14 mesi consecutivi, superando del 24,1 per cento i valori di aprile 2020, a fronte di un lieve calo della domanda interna in Europa; le ragioni dell'aumento dei prezzi stanno nella maggiore richiesta da parte dei mercati asiatici, in particolar modo di burro e latte scremato in polvere, affiancata a minori livelli produttivi in Europa e in Oceania;

    date queste premesse e alla luce dei dati diffusi dalla Fao, non può escludere il rischio che l'impennata dei prezzi prosegua anche nel 2022;

    questo continuo, forte rialzo dei prezzi delle materie prime agricole rappresenta un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato da un Paese come l'Italia, sempre più dipendente dalle importazioni per soddisfare la propria domanda interna, quindi costretta a rivolgersi ai mercati esteri per le sue necessità di approvvigionamento;

    davanti al continuo rialzo dei prezzi delle principali materie prime agricole alcuni comparti, come la mangimistica, svolgono un ruolo di camera di compensazione, assorbendo parte dei rincari dei prezzi dei cereali impiegati nel suo processo produttivo;

    poiché al rialzo dei prezzi, infatti, si unisce il perdurare della crisi dei consumi interni, penalizzati dall'emergenza economico-sanitaria ancora in corso, è a rischio la tenuta del comparto della mangimistica, di tutta la zootecnia e delle produzioni agricole nazionali;

    questa situazione grava in modo pesante sulla proiezione di mercato della produzione agroalimentare nazionale, già provata dalla forte crisi dei consumi, e ciò determina un concreto rischio di effetto a cascata sugli approvvigionamenti e sui prezzi dei prodotti agroalimentari e zootecnici a danno dei consumatori;

    la zootecnia vale circa 16,5 miliardi di euro di fatturato e incide per l'11,5 per cento sul totale del fatturato industriale agroalimentare;

    la produzione italiana di latte nel 2020 è stata di circa 12,6 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,5 per cento rispetto all'anno precedente, coprendo l'autoapprovvigionamento per circa il 90 per cento del fabbisogno nazionale;

    il settore è fortemente pregiudicato dalla spirale inflattiva che ha colpito le materie prime, considerando che il 70 per cento dei costi di produzione del latte è dovuto alla mangimistica, ed, in assenza di solide misure di sostegno economico, la sostenibilità economica delle filiere medesime è da considerarsi sempre più precaria;

    i prezzi di materie prime come il mais hanno infatti raggiunto i 230-240 euro a tonnellata a partire dai mesi di aprile e maggio 2021, anche per via dei grandi acquisti di materie prime effettuati dalla Cina;

    la Cina, come altri Paesi asiatici, non rispetta le garanzie né le tutele in materia di diritti umani e dei lavoratori nonché di qualità e di disciplinare produttivo che sono rispettati in Europa, costituendo in questo senso un competitor potenzialmente sleale nei mercati internazionali;

    la soprammenzionata tendenza inflattiva sta raggiungendo un livello insostenibile per i lavoratori italiani, erodendone il potere d'acquisto con ripercussioni a cascata su tutto il mercato, maggiormente insostenibili considerando le ulteriori difficoltà a cui la crisi pandemica da Covid-19 ha sottoposto l'economia nazionale,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, per sostenere i comparti agricolo, zootecnico, mangimistico ed ogni altro settore colpito dal prolungato aumento dei prezzi delle materie prime alimentari di cui in premessa, anche tramite misure di calmieramento;

   ad adottare iniziative per elaborare, per quanto di competenza e previo confronto con le regioni e con le associazioni di categoria del settore agricolo maggiormente rappresentative, un piano di sostegno e organizzazione delle filiere produttive alla luce delle tendenze inflazionistiche esposte in premessa;

   a varare un piano di sostegno alla produzione interna di cereali e proteine vegetali, ai fini di incrementare la sovranità alimentare nazionale italiana, anche in seno alle iniziative legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   a porre in essere le necessarie misure di sostegno economico nei confronti delle filiere della zootecnia e di tutti gli altri comparti che hanno subito le ripercussioni dell'inflazione indicata in premessa;

   ad adottare iniziative, presso i competenti tavoli europei ed internazionali, per prevedere misure di contenimento commerciale nei confronti di quei Paesi, come la Cina, che non rispettano i medesimi disciplinari, tutele e garanzie in materia di qualità dei prodotti e diritti umani e dei lavoratori offerti dai Paesi dell'Unione europea.
(7-00671) «Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   come indicato su alcuni siti internet «Un gruppo di ragazzi (...) il 13 novembre 2012 occupò il Cinema America per salvarlo dalla riconversione in parcheggi ed appartamenti»;

   l'associazione occupa per anni un immobile privato, realizzando attività di proiezione senza pagare affitti, oneri commerciali (diritti Siae noleggio, altri costi dovuti), né adempiendo a norme di prevenzione e sicurezza per locali di pubblico spettacolo. Le proiezioni sono gratuite o con donazioni volontarie, praticamente un cinema a costo zero: un'attività di concorrenza sleale nei confronti degli altri piccoli cinema di quartiere;

   a Roma, nel corso degli ultimi anni, sono state chiuse più di quaranta sale cinematografiche, sia a causa della diminuzione dei consumi dei cittadini in questo settore, sia per le mancate misure di sostegno dell'amministrazione capitolina;

   la concorrenza scorretta dell'associazione Piccolo America è stata denunciata da Anec nel maggio 2018, affermando assoluta e ferma contrarietà a qualsiasi tipo di manifestazione cinematografica che prevede ingressi gratuiti;

   sono stati gli stessi organizzatori del Cinema America a dichiarare che i 600.000 euro di costi stagionali sono sostenuti da finanziamenti pubblici e sponsor privati;

   nel 2020, nonostante la crisi del settore culturale dovuta all'emergenza pandemica, la regione Lazio ha continuato a contribuire al finanziamento di questi cinema all'aperto, mentre gli incassi delle sale cinematografiche crollavano a picco;

   il Cinema America ha ricevuto ben 100.000 euro in meno di sei mesi, frutto di due determinazioni. La prima, del 26 febbraio 2021, ha garantito 30.000 euro in favore dell'iniziativa «il cinema in piazza a San Cosimato». La seconda, del 2 marzo 2021, ha impegnato la regione ad una spesa di 73.200 euro, per una «proposta di visibilità» della medesima iniziativa. Il 18 maggio, l'ente regionale «Roma in natura» ha stanziato 48.000 euro per l'organizzazione del cinema in piazza al Casale della Cervelletta;

   nel 2019 Roma Capitale è spinta addirittura ad emanare un bando pubblico per la concessione di spazi per la realizzazione di arene gratuite;

   le arene gratuite diventano così un modello di attività tutelata e finanziata dal pubblico con gravi danni al sistema dei cinema;

   l'interpellante ricorda la presenza mediatica dell'ex premier Conte e i post di Zingaretti e Raggi;

   con un post su Facebook di novembre 2019, i promotori dell'associazione Cinema America hanno riconosciuto che, al momento della partecipazione al bando per l'assegnazione del Cinema Troisi di Roma, del 2016, non avevano l'intera copertura economica richiesta. Questa è stata in larga parte reperita solo nel 2018 in conseguenza della partecipazione ad un bando indetto dal Ministero della cultura;

   da notizie apparse, sia sugli organi di stampa, che sui social networks, si apprende che il canone di locazione mensile per l'intera struttura è attestato in euro 2.800,00, ridotto al 20 per cento rispetto al canone di mercato in applicazione di delibera del comune di Roma che riconosce siffatta agevolazione alle associazioni che abbiano natura no profit;

   parimenti, sia sugli organi di stampa, che nel progetto del nuovo Cinema Troisi, pubblicato sul sito internet dell'associazione Cinema America, si fa riferimento all'apertura di un bar all'interno della struttura, attività di natura strettamente commerciale non inquadrabile nel no profit e/o nelle attività culturali;

   nell'impossibilità di poter visionare la concessione ed il conseguente contratto di locazione in essere tra Roma Capitale e associazione Cinema America è plausibile che, per la riduzione del canone al 20 per cento, si siano applicate le delibere C.C. 5625/83, di cui all'articolo 7, lettera B, e C.C. 26/95, di cui all'articolo 5, comma 1;

   il promotore dell'occupazione del Cinema America e della successiva costituzione dell'associazione, Valerio Carocci, è stato inserito nel 2016 nel comitato di selezione della Festa del Cinema di Roma, senza che l'interpellante sia a conoscenza di alcuna qualifica o specifica preparazione di questa persona in tale campo –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa le motivazioni per le quali siano stati concessi dopo l'aggiudicazione del bando, così come richiamato in premessa, oltre un milione di euro di contributi pubblici, provenienti in larga parte dal Ministero della cultura e dalla regione Lazio;

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di assicurare adeguate garanzie al settore cinematografico che, secondo l'interpellante è danneggiato dal sistema delle arene gratuite.
(2-01233) «Mollicone».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   il superamento dei divari territoriali è uno degli elementi trasversali del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la priorità su questo tema e stata posta da tutte le forze politiche del Parlamento;

   una percentuale significativa delle risorse complessive assegnate all'Italia nell'ambito del cosiddetto Recovery fund è legata ai bassi livelli di reddito e occupazione presenti nelle aree del Mezzogiorno –:

   se il Governo intenda promuovere iniziative per incrementare le risorse da destinare al Mezzogiorno, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad esempio tramite vincoli di destinazione territoriali di almeno il 60 per cento per quegli stanziamenti che verranno assegnati mediante bandi o che saranno oggetto di successivo riparto.
(2-01234) «Varrica».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 44 del 1o aprile 2021, al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, è stato introdotto l'obbligo di sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell'infezione da Sars-CoV-2 per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali;

   tale obbligo persisterà fino alla completa attuazione del piano strategico nazionale di vaccinazione ai sensi dell'articolo 1, comma 457, della legge n. 178 del 30 dicembre 2020 e sarà comunque valido fino e non oltre il termine del corrente anno;

   in merito all'individuazione dei destinatari degli obblighi vaccinali sono sorti dei dubbi interpretativi sulla disposizione di cui all'articolo 4 dello stesso decreto-legge n. 44 del 2021, che investono non tanto la categoria degli esercenti le professioni sanitarie – i quali sarebbero da individuare in base alle norme primarie che le regolamentano (alla luce della legge 11 gennaio 2018 n. 3 ed a partire dal decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233) –, quanto l'altra categoria degli operatori di interesse sanitario;

   in base alle informazioni riportate sul sito internet del Ministero della salute la categoria degli operatori di interesse sanitario viene individuata nelle seguenti figure: il massofisioterapista; l'operatore socio-sanitario; l'assistente di studio odontoiatrico. Stando a tale elenco resterebbero esclusi dal novero delle figure soggette all'obbligo vaccinale tutti i lavoratori non iscritti negli albi professionali sanitari, che non sono operatori sanitari in senso stretto, pur lavorando all'interno di strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, nelle farmacie, parafarmacie e studi professionali;

   vi sono infatti categorie di lavoratori (come gli ausiliari socio-assistenziali, il personale addetto alla pulizia dei locali, gli addetti alla reception delle strutture sanitarie ed assistenziali, gli addetti alla sicurezza agli ingressi presso gli hub vaccinali regionali) che operano all'interno delle strutture ospedaliere socio-assistenziali e che quotidianamente entrano a stretto contatto con i pazienti e con molteplici operatori dell'ambito medico-infermieristico, correndo quindi il rischio di esporsi all'infezione del Sars-CoV-2 al pari di essi;

   come indicato nell'articolo 4 del decreto-legge in oggetto, se il fine dell'obbligo vaccinale è «tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di cura e assistenza», è ragionevole ritenere che tale fine non potrebbe essere conseguito se non assoggettando allo stesso obbligo tutti coloro che, operando nello stesso ambiente di lavoro sono anche esposti al medesimo rischio e collaborano al raggiungimento di quel medesimo risultato indicato nella richiamata norma, a prescindere dal contenuto professionale della mansione;

   con ordinanza n. 6 del 9 aprile 2021 del Commissario straordinario per l'emergenza Covid, in linea col Piano nazionale del 12 marzo 2021, nell'individuazione dei criteri di priorità nell'ordine vaccinale, affianco a quello primario dell'età anagrafica, è affermato che «parallelamente alle suddette categorie è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del COVID-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie pubbliche private»;

   in sede d'esame del disegno di legge di «Conversione in legge del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, recante misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici» è stato accolto con parere favorevole un ordine del giorno dell'interpellante col quale si chiede al Governo di meglio definire quali siano gli operatori di interesse sanitario destinatari degli obblighi vaccinali –:

   se il Governo intenda adottare delle idonee e urgenti iniziative normative volte a chiarire la portata applicativa della disposizione di cui all'articolo 4 del decreto-legge 1° aprile 2021 ed in particolare per definire se, nella categoria degli operatori di interesse sanitario, destinatari dell'obbligo vaccinale anti Sars-CoV-2, siano da ritenersi contemplati tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private.
(2-01235) «Mammì».

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex carcere di Oristano, nel cuore della città, sorge sui resti di una parte del Palazzo giudicale e del Castello;

   il complesso rappresentava il più importante edificio di un articolato sistema costituito dall'antico castello giudicale (XI secolo) e dalla Torre di S. Filippo (1293), in prossimità quindi della cinta muraria della città;

   peraltro, sono presenti nel sito sotterranei documentati dal rilevamento del geo radar, che risalgono al periodo giudicale, di grande importanza storica; si evidenzia inoltre la presenza del pozzo dove, nel trecento, fu ucciso il Giudice Ugone III con sua figlia Benedetta d'Arborea;

   dopo il trasferimento dei detenuti nel nuovo carcere, l'immobile è rimasto un «non luogo», mentre potrebbe diventare il simbolo della restituzione alla comunità di uno spazio per lungo tempo sottratto alla fruibilità pubblica e alla collettività;

   restituire ad Oristano quegli spazi significherebbe restituire alla città anche una parte della sua storia;

   il futuro dell'ormai ex casa circondariale, secondo l'interrogante, dovrebbe essere deciso attraverso un percorso partecipato, che venga guidato dal comune di Oristano e dalla regione;

   l'articolo 14 dello Statuto speciale per la Sardegna, legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, prevede espressamente che: 1) la regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo; 2) i beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione; 3) i beni immobili situati nella regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della regione;

   il 31 gennaio 2013, la regione autonoma della Sardegna aveva inviato al Ministero della giustizia una formale richiesta di cessione dell'immobile, chiedendone l'inserimento nell'elenco dei beni che lo Stato avrebbe potuto cedere all'amministrazione regionale;

   l'8 maggio dello stesso anno, il Ministero della giustizia aveva ordinato al Provveditorato regionale della Sardegna di dare all'Agenzia del demanio informazioni dettagliate sullo stato della procedura per la riconsegna della struttura;

   l'assessorato degli enti locali, con nota n. 771 del 12 gennaio 2016, ha confermato l'interesse della regione all'acquisizione dell'ex carcere di Oristano e, allo stesso tempo, ha reiterato l'istanza di trasferimento del compendio immobiliare al patrimonio regionale;

   a ottobre 2020, il sindaco di Oristano ha reiterato la richiesta di trasferimento del bene al comune per destinarlo a finalità di interesse pubblico;

   sussistono, pertanto, tutti i presupposti per il passaggio del bene nel patrimonio regionale e, conseguentemente, per accogliere la richiesta del comune di Oristano in merito ad un trasferimento della titolarità dell'immobile;

   solo un percorso che veda a capo la regione autonoma della Sardegna e il comune di Oristano può garantire una restituzione alla città e alla fruibilità pubblica del bene –:

   se il Governo sia a conoscenza delle ripetute istanze della regione autonoma della Sardegna e del comune per valutare il futuro utilizzo dell'ex casa circondariale di Oristano;

   se intenda adottare le iniziative di competenza, in accordo con la regione, per dare attuazione al procedimento previsto dall'articolo 14 dello Statuto speciale per la Sardegna, ai fini del passaggio del bene di cui in premessa al patrimonio regionale.
(3-02310)


   ANGIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   in base alla Strategia nazionale per le aree interne (Snai), le «aree interne» sono quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, quali ad esempio l'istruzione, la salute e la mobilità;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 settembre 2020, stabilisce la ripartizione, i termini, le modalità di accesso e la rendicontazione dei contributi ai comuni delle aree interne, a valere sul Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022;

   il Fondo, sulla base dei commi 65-ter, 65-quater e 65-quinquies dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, così come modificati dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160 e dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, consta di 210 milioni di euro totali, di cui 90 milioni riferiti al 2020, e mira a sostenere le attività economiche, artigianali e commerciali per i comuni delle aree interne, nonché a contrastare gli effetti dell'epidemia da COVID-19;

   queste risorse sono di natura prettamente nazionale, in quanto sono state disposte a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;

   ad oggi, risulta che i contributi previsti per il 2020, la prima e più corposa annualità a cui si riferisce il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, stiano tardando ad arrivare, nonostante tra gli obiettivi di tali stanziamenti vi sia quello di limitare le conseguenze economiche della pandemia;

   infine, pende sul decreto del Presidente del Consiglio dei ministri un ricorso presentato da alcuni comuni in provincia di Alessandria circa la loro esclusione dall'accesso alle risorse del fondo, in quanto la selezione delle «aree interne» possibili beneficiarie è stata fatta utilizzando l'Accordo di partenariato tra Italia e Unione europea 2014-2020, senza tenere in considerazione i cambiamenti avvenuti nel frattempo, soprattutto in termini di distanza dai servizi essenziali, e in quanto nei criteri indicati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, non si fa alcuna menzione a parametri riferiti alla diffusione della pandemia COVID-19, sebbene i finanziamenti oggetto del Fondo siano espressamente orientati anche a far fronte alle criticità da essa derivanti;

   con l'ordinanza 3026/2021, il Tar del Lazio ha fissato al 1° dicembre 2021 la data per l'udienza pubblica riferita al ricorso di cui sopra –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative di rango primarie per far venir meno la materia del contendere o comunque quali iniziative intenda adottare per assicurare il trasferimento delle risorse riferite al 2020, posto che, in caso di mancato utilizzo delle stesse, i comuni non potranno accedere ai fondi degli anni successivi.
(3-02312)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DEIDDA, BIGNAMI e FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   più di 200 militari italiani della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit) sono bloccati in Libia da quasi due mesi perché le autorità libiche non rilasciano i visti ai colleghi che dovrebbero sostituirli per consentire loro il rientro in Patria;

   i militari sono di stazione in Libia da oltre otto mesi e le relative famiglie li attendono vanamente a casa da quasi due mesi, secondo i programmati e normali turni di avvicendamento nel teatro libico;

   in questi giorni il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio è stato in missione in Libia per affrontare il tema del coinvolgimento europeo nel processo di stabilizzazione, ricostruzione economica e riconciliazione nazionale della Libia;

   l'atteggiamento delle autorità libiche in ordine ai visti per i nostri militari mortifica non solo le nostre Forze Armate, ma l'intera Nazione, atteso che l'Italia è impegnata militarmente a favore della Libia;

   la vicenda è, peraltro, successiva a quella altrettanto grave che si era profilata allorquando ai nostri militari della Julia era stata negata l'autorizzazione allo sbarco a Misurata, sempre per problemi legati a motivi formali di visto;

   le autorità libiche sembrano assumere un atteggiamento ostruzionistico nei confronti delle nostre Forze Armate, nonostante sia loro interesse il prezioso supporto dei nostri militari;

   è necessario sciogliere definitivamente ogni dubbio in ordine al riconoscimento libico della importanza e del riconoscimento del prezioso contributo delle nostre Forze Armate in Libia, al fine di preservare la dignità delle stesse e, per il loro tramite, dell'Italia –:

   se, in occasione della missione in Libia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale abbia posto il problema sopra evidenziato e, in caso positivo, a chi lo abbia posto, in che termini lo abbia posto e quali eventuali rassicurazioni abbia ricevuto;

   in ogni caso, quali siano le intenzioni del Governo circa le iniziative da adottare a tutela della dignità dei nostri militari di stanza in Libia e, per il loro tramite, della Nazione tutta.
(5-06144)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALANTINO e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 26 luglio 2019 è stato pubblicato il bando di concorso, per titoli ed esami, per la copertura di duemilatrecentoventinove (2329) posti di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, ad eccezione della regione Valle d'Aosta;

   il concorso è stato bandito per il Ministero della giustizia dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, per il tramite della Commissione per l'attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (Ripam);

   grazie al minor numero di candidati, è già stata completata la procedura per il profilo di 28 funzionari dell'organizzazione nei ruoli del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (codice FO/MG), con l'approvazione della graduatoria definitiva e l'assunzione dei vincitori;

   al contrario, per il profilo di 2242 funzionari giudiziari nei ruoli nell'Amministrazione giudiziaria (codice F/MG), è stata espletata la sola prova preselettiva, superata da 7021 idonei, a cui si aggiungono circa mille candidati esonerati dalla stessa prova, per un totale di circa 8.000 candidati, che dopo un anno e mezzo sono ancora in attesa di svolgere le prove scritte e gli orali;

   risultano periodici avvisi inerenti ad altre procedure concorsuali bandite anche successivamente (comune di Roma, 2800 tecnici per il Sud, regione Campania) e lo svolgimento di altri concorsi del comparto giustizia in tempi celeri (operatore giudiziario, cancelliere esperto, 150 funzionari giudiziari nei distretti di corti d'appello del nord Italia);

   considerate le nuove modalità previste per lo svolgimento dei concorsi pubblici (di cui al protocollo del Comitato tecnico-scientifico e al decreto-legge n. 44 del 2021, il silenzio sul concorso 2329 funzionari giudiziari appare del tutto ingiustificato;

   l'articolo 10, comma 3, del predetto decreto n. 44 del 2021 contempla la possibilità per le pubbliche amministrazioni di prevedere, per i bandi da pubblicare, l'espletamento della sola prova scritta e di una eventuale prova orale;

   la suddetta ratio è applicabile anche per il concorso per 2329 funzionari del Ministero della giustizia, in quanto il Ministero ha urgenza di assumere personale e la situazione pandemica richiede una semplificazione della procedura concorsuale;

   il nuovo protocollo sullo svolgimento dei concorsi pubblici, definito dal Cts, prevede la ripartenza dei concorsi dal 3 maggio 2021. Circa lo svolgimento delle prove selettive in presenza, stabilisce che «le prove selettive in presenza dovranno avere una durata massima di 60 minuti» –:

   quali siano le determinazioni del Governo in merito:

    a) alla tempistica entro cui espletare la prova scritta;

    b) alla sede (o sedi) di svolgimento della prova;

    c) alle modalità di svolgimento della prova, compatibili con il protocollo del Cts, che prevede il limite massimo di un'ora per lo svolgimento della prova;

    d) alla possibilità di eliminare una delle due prove per velocizzare l'intera procedura e far fronte alla carenza di organico, che incide sull'efficienza e sull'operato del Ministero.
(4-09416)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dal rapporto pubblicato da Infratel nell'aprile 2021 sull'avanzamento del Piano nazionale banda ultralarga (Piano Bul) la sequela di gravi ritardi nelle cosiddette aree bianche o a fallimento di mercato non accenna ad arrestarsi;

   in base alla predetta relazione, infatti, nel primo trimestre 2021 sono stati consegnati 248 progetti esecutivi, il 29 per cento degli 845 previsti entro il primo semestre, mentre i comuni dove è stato segnalato il termine dei lavori tramite Cuir (Comunicazione ultimazione impianto di rete) sono 270, pari al 35 per cento dei 763 da completare entro il primo semestre 2021;

   le penali pagate da Open Fiber, pari a oltre 7 milioni di euro, attestano e testimoniano i vari ritardi dovuti al mancato rispetto delle scadenze previste dalle prime quattro fasi delle gare, ovvero progettazione definitiva, progettazione esecutiva, esecuzione dei lavori e collaudo;

   il territorio della regione Piemonte, ed in particolar modo della provincia di Cuneo, continua ad essere fortemente penalizzato dai ritardi, dato che, degli oltre 230 interventi previsti nella Granda, ne sono stati realizzati, ad oggi, poco più di 80;

   a fronte di 80 interventi realizzati, la maggior parte di essi deve ancora essere portata a termine, in quanto solo 18 sono stati realizzati in maniera definitiva;

   tali ritardi, anche alla luce della rinnovata importanza di telelavoro e digitalizzazione dei processi e dei servizi della pubblica amministrazione, in particolar modo per quanto attiene ai piccoli comuni, costituiscono una incomprensibile mortificazione dei territori;

   la portata pratica dell'isolamento vissuto dai piccoli Comuni a seguito del digital divide è peraltro attestato dall'impossibilità di usufruire di servizi di base come anche l'accesso alla rete radiotelevisiva di Stato;

   il 23 maggio 2021, infatti, in occasione del Giro d'Italia, il segnale televisivo della tappa dolomitica è stato fermato dal maltempo e, senza una copertura di rete internet adeguata relativa alle reti mobili, è stato impossibile offrire un servizio completo ed adeguato;

   al netto dell'episodio, resta inaccettabile che nel 2021 vi siano aree del Paese che, a fronte di tutti gli sforzi profusi per alimentare l'erario pubblico, non possano accedere a determinati servizi pubblici in modo adeguato;

   stante l'obiettivo programmatico del Governo di completare la transizione digitale con nuovo e rinnovato vigore, anche facendo uso delle risorse e delle progettualità del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), questi ritardi non sono più tollerabili –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda predisporre per accelerare il completamento dei lavori legati al Piano Bul, con particolare riguardo ai piccoli comuni e alle aree interne e rurali, anche avvalendosi delle iniziative di impulso alla digitalizzazione del Paese in seno al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e annesse misure di rilancio straordinario del Paese.
(4-09417)


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanze in data 2 aprile, 16 aprile, 29 aprile, 6 maggio e 14 maggio 2021 il Ministro della salute ha adottato «ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19», riguardanti in particolare le limitazioni applicabili agli spostamenti da e per l'estero;

   con riferimento al Brasile, l'ordinanza adottata in data 14 maggio 2021 ha disposto il divieto di ingresso e transito nel territorio nazionale alle persone che, nei quattordici giorni antecedenti, hanno soggiornato o transitato in tale Stato (articolo 4, comma 1);

   la medesima ordinanza ha consentito, in via di eccezione, «l'ingresso e il traffico aereo dal Brasile a condizione che i soggetti non manifestino sintomi da COVID-19 e che si trovino in una delle seguenti situazioni:

    a) abbiano la residenza anagrafica in Italia da data anteriore al 13 febbraio 2021;

    b) intendano raggiungere il domicilio, l'abitazione o la residenza dei figli minori, del coniuge o della parte di unione di civile;

    c) siano autorizzati dal Ministero della salute, per inderogabili motivi di necessità, all'ingresso in Italia» (articolo 4, comma 2);

   l'ordinanza sopra citata non prevede, invece, alcuna possibilità di rientro per i cittadini italiani iscritti all'A.I.R.E. (ossia all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero) provenienti dal Brasile;

   la mancanza di una deroga riguardante specificamente i cittadini in questione si ritiene gravemente lesiva dei loro diritti. Per effetto delle limitazioni applicate, peraltro, questi ultimi non possono aderire alla campagna vaccinale in Italia, in contraddizione con quanto prevede espressamente l'ordinanza 24 aprile 2021 del commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, la quale – si rammenta – garantisce la somministrazione del vaccino anti-Sars-CoV-2 anche ai cittadini italiani iscritti all'Aire, presenti temporaneamente sul territorio nazionale;

   si segnala, inoltre, che il Ministro della salute ha previsto misure meno restrittive nei confronti di altri Paesi che versano notoriamente in una situazione epidemiologica estremamente grave e drammatica, come l'India, consentendo – in questo caso – «l'ingresso e il transito nel territorio nazionale (...) ai cittadini italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (A.I.R.E.), a condizione che non manifestino sintomi da COVID-19»;

   alla luce di quanto precede e in applicazione dei generali principi di cittadinanza, uguaglianza e ragionevolezza, aventi rilievo costituzionale, appare evidente la necessità di uniformare le misure di contenimento applicate, rimuovendo situazioni discriminatorie fondate sulla residenza e consentendo anche ai cittadini provenienti dal Brasile la possibilità di fare ritorno nel nostro Paese –:

   se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio che saranno ritenute necessarie, non ritenga opportuno dare soluzione alla problematica esposta in premessa, consentendo l'ingresso e il transito in Italia anche ai cittadini iscritti all'Aire (insieme al coniuge o parte di unione civile e ai propri familiari conviventi di primo grado) provenienti dal Brasile.
(4-09418)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo ilfattoquotidiano.it, il signor Vattani, nominato recentemente ambasciatore italiano a Singapore, nel 1989 avrebbe partecipato, con altri personaggi di «una banda di naziskin», ad una «aggressione selvaggia e a sangue freddo» all'uscita del cinema Capranica di Roma nei confronti di due ragazzi che subirono gravissime lesioni;

   Vattani all'epoca risarcì le due vittime «con una provvisionale di 90 milioni di lire ciascuno, ottenendo in cambio il ritiro del processo di rito civile»;

   lo stesso Mario Vattani era stato protagonista, nel maggio del 2011, di un pubblico concerto organizzato dall'organizzazione neofascista CasaPound. Nella sua esibizione, accompagnato dalla sua band, «Sottofasciasemplice», Vattani, ricambiando il saluto romano del pubblico, canto canzoni che inneggiavano alla Repubblica sociale italiana e denigravano la Repubblica italiana, definita come «fondata sui valori degli epuratori (...) sui valori della violenza, del tradimento e dell'arroganza (...), sulla lotta armata fatta da banditi e disertori, dinamitardi e bombaroli»;

   nonostante ciò, il 26 luglio di quell'anno Mario Vattani fu destinato alla sede di Osaka, in Giappone, come Console generale. Il clamore suscitato dalla sua esibizione musicale fece sì che fosse richiamato a Roma per essere sottoposto a provvedimento disciplinare che si concluse con quattro mesi di sospensione dal servizio senza stipendio;

   a parere dell'interrogante qualora venissero confermati tali elementi della sua biografia, per le sue dichiarate «simpatie» fasciste e per aver in passato esplicitamente denigrato la Repubblica, la sua persona sarebbe in evidente contrasto col ruolo di rappresentante della Repubblica italiana in uno Stato estero, rappresentando un danno per l'immagine del nostro Paese –:

   quali siano stati i criteri adottati per la nomina di Mauro Vattani ad ambasciatore italiano presso la Repubblica di Singapore e se non si intenda rivedere tale scelta, alla luce delle notizie diffuse dalla stampa e dalle polemiche che le stesse hanno suscitato nell'opinione pubblica, avendo fatto emergere comportamenti e dichiarazioni di Mauro Vattani vicine ad organizzazioni della destra neofascista e contrarie ai valori della Repubblica italiana talmente gravi da non consentire, secondo l'interrogante, allo stesso, di rappresentare degnamente il nostro Paese all'estero in qualità di ambasciatore.
(4-09425)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi «La Nave di Teseo», casa editrice del nuovo libro-inchiesta di Fabrizio Gatti «L'infinito errore – La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare», ha emesso un comunicato con il quale segnalava che il libro, uscito in data 15 aprile 2021 e subito entrato ai vertici della classifica dei libri più venduti, era finito nella «blacklist» di Google, con conseguente blocco di qualsiasi sponsorizzazione su siti, blog, podcast e spazi di sua proprietà;

   attraverso la pubblicazione del libro, che contiene documentazioni inedite, l'autore intende fare luce su un tema di estrema attualità, indagando sulle origini del virus Sars-CoV-2 e sulle eventuali responsabilità del Governo cinese nella successiva diffusione della pandemia;

   da quanto riportato dagli organi di informazione Google Ads ha bloccato la «sponsorizzazione pubblicitaria» di un podcast visibile su YouTube che ha distribuito l'intervista all'autore del libro, ritenendolo responsabile della violazione delle regole sulla diffusione di informazioni sul Coronavirus;

   Google ha giustificato tale decisione attraverso un messaggio alquanto generico, inviato agli autori del podcast: «La informiamo che, a seguito del ricorso eseguito dal nostro staff, il dipartimento conferma la disapprovazione del video della campagna “pdr Gatti” per eventi sensibili collegato a Covid-19 (può trovare l'informativa della policy)». L'informativa stabilisce che «gli inserzionisti devono rispettare le norme Google Ads quando pubblicano contenuti riguardanti il coronavirus (Covid-19), in particolare quelle relative agli eventi sensibili. Tali norme vietano qualsiasi contenuto che mostri intenti speculativi o manchi di ragionevole sensibilità nei confronti di questa crisi sanitaria globale»;

   la decisione di Google, determinata da un insindacabile giudizio espresso da un fantomatico «dipartimento» della piattaforma stessa, sulla base di generiche motivazioni, desta serie preoccupazioni in tema di libertà di espressione ed in generale di esercizio di diritti costituzionalmente garantiti;

   tale imposizione risulta ancora più pericolosa in considerazione della posizione dominante che la piattaforma Google, insieme ad altre grandi aziende quali Facebook, Amazon, Netflix, Apple, ricopre nell'attuale panorama dei social network;

   la collocazione dei server delle aziende sopra citate al di fuori dei confini nazionali impedisce ogni forma di controllo e di intervento da parte delle autorità italiane, aggravando ancor più il rischio di consentire a tali colossi un dominio pressoché assoluto sull'informazione e conseguentemente sulla libertà di pensiero e di espressione dei cittadini;

   l'interrogante ritiene che la decisione assunta da Google, che ha impedito di fatto all'autore del libro l'esercizio della propria libertà di espressione nonché del legittimo diritto di critica, possa considerarsi un grave ed ingiustificato atto di censura –:

   se il Governo intenda assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, anche normative e nelle competenti sedi europee, al fine di tutelare la libertà di opinione ed espressione dei cittadini, come sancito dall'articolo 21 della Costituzione italiana, anche sulle piattaforme dei social network;

   in caso di risposta affermativa, quali iniziative intenda porre in essere.
(4-09427)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come affermato dalla Commissione europea, per l'interposta persona del Vicepresidente con delega al commercio Valdis Dombrovskis, le regole di austerità europee di cui al patto di stabilità e del Fiscal Compact, al momento sospeso ai sensi dell'articolo 126 del Tfue torneranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2023;

   considerata la predetta tempistica e in relazione al cronoprogramma relativo al Next Generation Eu, le regole di austerità torneranno in vigore proprio nell'anno in cui l'Italia riceverà una rata più consistente legata alle iniziative del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e, visti gli andamenti macroeconomici già indicati nei vari documenti di finanza pubblica negli ultimi due anni, è improbabile un ritorno ad un andamento regolare dell'economia precrisi nei prossimi due anni;

   sul punto, il livello del debito pubblico, ormai oltre il 160 per cento del Pil, costituisce, già ora, ragioni di tensioni sui mercati internazionali e, date le regole di fiscalità comune dell'Unione europea, rappresenta una grave fonte di attrito politico a livello europeo, con il rischio di commissariamenti ed eterodirezioni della politica nazionale da parte delle autorità europee medesime;

   peraltro, il 2023 coincide con il termine naturale della diciottesima legislatura, vincolando inevitabilmente qualunque futuro esecutivo al regime di austerità europeo ed alle difficoltà sopravvenute a causa della crisi pandemica da COVID-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda predisporre per richiedere una proroga della sospensione del Patto di stabilità, almeno fino ad un ritorno degli indici macroeconomici nazionali a livelli pre-crisi, garantendo in ogni caso la sovranità politica nazionale da eventuali misure emergenziali di aggiustamento delle finanze pubbliche previste dai bracci correttivi delle regole di fiscalità europea.
(4-09433)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato a mezzo stampa, dal 2010 ad oggi, la Cina ha impegnato oltre 100 miliardi di dollari per lo sviluppo di progetti commerciali in Africa, annunciando recentemente un ulteriore investimento di 60 miliardi di dollari, applicando una vera e propria politica di neocolonialismo nei confronti del continente africano;

   secondo uno studio condotto dall'Università John Hopkins, la Cina ha prestato un totale di 143 miliardi di dollari a 56 nazioni africane, messi a disposizione dalla China Development Bank, con forme di prestiti difficilmente sostenibili, controgarantiti dalla possibilità di conglomerati cinesi di acquisire il controllo di asset strategici dei Paesi beneficiari dei prestiti in caso di insolvibilità, come previsto in Kenya, Gibuti e Zambia;

   tale attività di controllo è esercitata anche con l'acquisto di aziende strategiche nel settore agricolo, come la Syngenta (ora gruppo ChemChina), leader globale nel mercato della protezione delle colture e terza nel settore delle sementi;

   sul punto, pare infatti che il fondo sovrano cinese China Investment Corporation (Cic), sia interessato all'acquisto della Verisem, multinazionale sementiera italiana nata a Cesena, anche col fine di riprodurre ortaggi pseudo-italiani e di inserirsi nel controllo del mercato agroalimentare nel continente africano;

   considerato che già due semi su tre, il 66 per cento sono in mano a multinazionali straniere, la sovranità alimentare nazionale, anche alla luce dei recenti incrementi dei prezzi delle materie prime, è messa a dura prova;

   allo stato attuale è dubbia l'applicazione della normativa sui poteri speciali (cosiddetta golden power) sul caso sin qui delineato, anche perché essa annovera unicamente un generico: approvvigionamento di fattori produttivi e agroalimentare –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative per innovare la disciplina sui poteri speciali in modo da coprire anche le fattispecie di cui in premessa, se non l'intero comparto agroalimentare, da possibili acquisizioni ostili e garantire la sovranità alimentare italiana, in particolare viste le evidenze di cui in premessa.
(4-09440)


   D'ORSO e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di alcuni articoli di giornale (v. https://www.palermotoday.it) l'interrogante ha appreso della sussistenza di gravi disfunzioni organizzative nella campagna di vaccinazione che si sta svolgendo in Sicilia;

   molti medici di famiglia, in questi giorni, non riusciranno a vaccinare i loro pazienti come programmato sulla base dei criteri di priorità stabiliti a livello nazionale poiché mancherebbero le dosi soprattutto di Pfizer e Moderna da loro richieste nei tempi stabiliti: la Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) parla, senza mezzi termini, di «spreco di risorse e mezzi a discapito dei più fragili e vulnerabili»;

   la mancanza di dosi che dovevano essere destinate ai medici di famiglia sarebbe stata causata dal fatto che la regione Sicilia ha organizzato, in quest'ultimo periodo, una serie numerosa di «open day» dedicati alla somministrazione dei vaccini «Pfizer e Moderna», contrariamente ad altre regioni (come Lazio) che sta dedicando gli «open day» alla somministrazione del solo vaccino AstraZeneca, vista la sovrabbondanza di dosi di quest'ultimo;

   in tal senso, la Fimmg sostiene che: «Lo stop agli “open day” (n.d.r. in Sicilia) è arrivato troppo tardi. Ritrovarsi senza dosi a causa degli “open day”, che hanno consentito di somministrare vaccini Pfizer e Moderna a qualunque soggetto over 50 senza prenotazione e criterio scientifico, oggi significa non potere vaccinare chi ne ha più bisogno». La federazione parla anche di: «Un'organizzazione senza obiettivi e senza regole, che non mette in sicurezza i vaccini programmati per mettere al riparo con le prime o le seconde i più vulnerabili, mette a rischio l'intera campagna vaccinale, mortificando i medici di famiglia. Tutto questo continua ad accadere perché si continua a mettere all'angolo, senza alcun criterio, la vaccinazione di prossimità»;

   la vaccinazione presso gli studi medici o a domicilio, «fisiologicamente» dedicata alle persone anziane over 80 e alle persone con disabilità, specialmente motorie, nonché a quelle estremamente fragili, che non possono recarsi autonomamente presso gli hub vaccinali di riferimento, a quanto risulta agli interroganti sembrerebbe essere di fatto osteggiata dalla stessa regione, che sembra preferire l'esclusivo accentramento presso gli hub rispetto alla vaccinazione di prossimità, nonostante l'intesa conclusa con i medici di famiglia l'8 marzo 2021;

   ciò pare confermato anche dall'ultima e nuova iniziativa messa in campo dalla regione per cui da venerdì 21 a domenica 23 maggio 2021, in tutti gli hub provinciali, sarà attuato il progetto «Proteggi te e i nonni»: destinatari gli ultra 80enni ed i loro accompagnatori (anche più di uno) over 18, non necessariamente legati da un vincolo di parentela ai quali sarà consentito l'ingresso senza prenotazione;

   è evidente dunque che il modus operandi della regione, incentrato sugli «open day» avrebbe ridotto la disponibilità di dosi dei medesimi vaccini ai medici di famiglia impegnati nella campagna di vaccinazione a domicilio o presso i propri studi, dedicata prevalentemente proprio agli over 80 e alle persone più fragili con difficoltà motorie e patologie che non consentono agli stessi di recarsi da soli presso gli hub e trascorrere lunghe ore di attesa, ed è evidente come non sia peraltro una strategia vincente se si guarda ai numeri dei vaccinati over 70 in Sicilia rispetto al numero dei vaccinati della medesima fascia di età nelle altre regioni. La Sicilia risulta, infatti, ultima tra le regioni per numero di somministrazioni agli over 70: nell'isola la percentuale dei vaccinati nella fascia 70-79 anni è pari al 42,57 per cento, dunque meno della metà. La regione ha un primato negativo anche tra gli over 80, con una percentuale pari al 30,99 per cento che non ha avuto neanche la prima dose –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare affinché le autorità istituzionali regionali competenti adottino misure affinché la campagna vaccinale in Sicilia avvenga nel rispetto delle indicazioni stabilite a livello nazionale, nonché nel rispetto dell'accordo concluso nei primi giorni del mese di marzo 2021 coi medici di famiglia per la vaccinazione di prossimità, ciò a tutela delle persone anziane over 80 e di quelle estremamente fragili.
(4-09444)


   PRETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 29 agosto 2020, sul territorio di Arzignano, comune in provincia di Vicenza, si è abbattuta una violenta tromba d'aria che ha provocato ingenti danni, scoperchiando case e capannoni, lesionando chiese, abbattendo alberi e pali della luce;

   con decreto del presidente della regione Veneto n. 94 del 30 agosto 2020 è stato dichiarato lo «stato di crisi», ai sensi dell'articolo 106, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 11 del 2001;

   successivamente, con delibera del Consiglio dei ministri del 10 settembre 2020, è stato dichiarato lo stato di emergenza a livello nazionale a causa degli eventi meteorologici che si sono verificati nel mese di agosto 2020 nel territorio delle province di Belluno, Padova, Verona e Vicenza, ed è stato deliberato lo stanziamento di 6.800.000 euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali per consentire alla regione Veneto di far fronte alle prime necessità legate all'emergenza;

   con ordinanza del 1° ottobre 2020, n. 704, «Disposizioni urgenti di protezione civile in conseguenza degli eventi meteorologici verificatisi nel mese di agosto 2020 nel territorio delle Province di Belluno, di Padova, di Verona e di Vicenza», il presidente della regione Veneto è stato nominato commissario delegato e sono stati disposti i relativi poteri straordinari in deroga alla vigente normativa;

   inoltre, il decreto del Ministro dell'istruzione n. 120 del 9 settembre 2020 di assegnazione di risorse agli enti locali per i danni subiti dagli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico a seguito dei nubifragi del 2 agosto e del 29 e 30 agosto 2020, ha stanziato a favore del comune di Arzignano 650.000 euro per la sistemazione urgente delle scuole, prevedendo il 20 per cento delle risorse in anticipo e l'80 per cento a rendiconto;

   a seguito delle perizie tecniche effettuate, l'importo dei danni per il comune di Arzignano ammonta a circa 20 milioni di euro e le richieste di contributo, avanzate dai cittadini a titolo di indennizzo per i pregiudizi subiti, hanno raggiunto il numero di 1.152 per il patrimonio privato e di 113 per le attività economiche produttive;

   alla prima ricognizione eseguita in data 12 ottobre 2020, ne è succeduta una seconda che ha individuato le priorità da segnalare per complessive 501 richieste; i danni denunciati dai privati ammontano a 6.357.734 euro, quelli delle attività economiche e produttive a 3.479.826 euro;

   l'ondata di maltempo del 29 agosto 2020 ha causato gravi danni anche nei limitrofi comuni vicentini di Trissino e Castelgomberto, oltre che in alcuni comuni veronesi fra cui Montecchia di Crosara, Soave e Roncà, i quali hanno fatto anch'essi richiesta di rimborso;

   purtroppo, ad oggi, i numerosi soggetti coinvolti non hanno ricevuto alcun indennizzo per i danni subiti, conseguendone un notevole disagio per la popolazione interessata –:

   quali siano le motivazioni del ritardo nell'erogazione dei contributi statali sopramenzionati, nonché entro quali tempistiche si intenda procedere in merito.
(4-09449)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la testata difesaonline.it riporta ulteriori elementi che destano enormi perplessità sul trattamento riservato dalla Libia al contingente della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit);

   dopo aver denunciato che oltre 200 militari all'ottavo mese di permanenza in teatro sono bloccati da aprile 2021 in Libia perché, per la seconda volta, le autorità libiche non rilasciano i visti di ingresso ai colleghi che li devono sostituire, questa volta vengono portate alla luce alcune pratiche decisamente poco chiare e deplorevoli in merito alla gestione delle derrate alimentari;

   un articolo pubblicato nella suddetta testata riporta che i rifornimenti inviati dall'Italia ai nostri militari vengono regolarmente bloccati per mesi in porto. Questo comporta che la parte deperibile viene, generalmente, buttata e viene permesso al contingente italiano di recuperare il carico solo tardivamente;

   appare evidente come questo comportamento della Libia abbia conseguenze dirette sia sui nostri militari, che patiscono la fame, sia sui conti dello Stato, che spreca risorse pubbliche in un momento così delicato come quello della ripresa post-pandemica che richiederebbe un uso oculato e centellinato di ogni risorsa;

   tutto questo è doppiamente inaccettabile se si tiene conto che l'Italia è in Libia per aiutare e non per muovere guerra e che alcune nazioni come la Turchia hanno importato impunemente mercenari e armi che hanno contribuito a fomentare la guerra –:

   se quanto indicato in premessa corrisponda al vero;

   se, nei vari incontri tenuti negli ultimi periodi, il Governo abbia mai affrontato tale problematica con la controparte libica ed, eventualmente, quali siano le ragioni addotte in risposta;

   quali siano gli intendimenti del Governo per rimediare a quanto indicato in premessa.
(3-02309)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo il sito «Flightradar24», servizio di tracciamento dei voli aerei, il 25 maggio 2021, il volo AZ9490 di Alitalia avrebbe attraversato lo spazio aereo bielorusso, mentre viaggiava da Milano a Tokyo, contrariamente alla decisione delle principali compagnie aeree europee e alla raccomandazione del Consiglio europeo;

   difatti, come risposta al dirottamento di domenica del volo Ryanair Atene-Vilnius verso la capitale Minsk, ordinato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko per arrestare il giornalista di opposizione Roman Protasevich, che si trovava a bordo dell'aereo, durante una riunione straordinaria, i leader dei Paesi dell'Unione europea hanno chiesto la liberazione immediata di Protasevich e della sua compagna, Sofia Sapega, arrestata con lui all'aeroporto di Minsk e, allo stesso tempo, hanno invitato le compagnie aeree europee a non sorvolare più la Bielorussia e chiesto al Consiglio dell'Unione europea «di adottare le misure necessarie ad evitare il sorvolo dello spazio aereo Ue da parte della Bielorusian Airlines e di impedire l'accesso agli aeroporti dell'Ue ai voli operati da tale compagnia»;

   inoltre, secondo notizie di agenzie di stampa, parrebbe che la Russia non abbia dato il permesso alla compagnia aerea austriaca Austrian Airlines per l'ingresso nel suo spazio aereo del suo volo del 27 maggio 2021 da Vienna a Mosca, su una rotta alternativa che non passa attraverso lo spazio aereo della Bielorussia. Un caso analogo sarebbe capitato ad Air France, che negli ultimi giorni, ha cancellato il suo volo da Parigi a Mosca, a quanto pare per analogo motivo –:

   se quanto riportato dal sito «Flightradar24» corrisponda al vero e, in caso, quali siano le ragioni per le quali Alitalia non abbia osservato le raccomandazioni europee.
(5-06154)


   PELLICANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 1989 è stato siglato lo Scambio di note tra Italia e L'allora Urss sull'accettazione, approvazione e certificazione di navigabilità dei prodotti aeronautici civili importati, che rappresenta ancora oggi la base giuridica per l'importazione di prodotti aeronautici civili russi;

   dal 2007 tale Accordo è alla base del programma SSJ100 (velivolo civile da 100 posti) che comporta l'import di velivoli in versione «green» dalla russa Scac (Sukhoi Civil Aircraft Co.) alla italiana SJI (Superjet International spa);

   oltre alla riconfigurazione per il mercato occidentale, grazie a 180 lavoratori e un indotto di oltre 200 unità di personale, la SJI gestisce la commercializzazione dei velivoli, l'addestramento piloti/simulazione di volo, l'assistenza tecnica, le manutenzioni, i ricambi e aggiornamenti;

   dopo l'entrata in vigore del regolamento (UE) 2018/1139 recante norme comuni nel settore dell'aviazione civile e che istituisce un'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea, si rende necessario adeguare il citato Scambio di note tra Italia e Federazione Russa alle nuove disposizioni entro il 12 settembre 2021;

   il mancato nuovo accordo determinerebbe la chiusura della Superjet International e la perdita di tutti i posti di lavoro e anche un grave danno sul piano della credibilità e del prestigio internazionale dell'Italia come partner commerciale affidabile;

   il 14 ottobre 2020, in occasione della XVII Sessione del Consiglio italo-russo per la cooperazione economica, industriale e finanziaria il Ministro interrogato e il Ministro dell'industria e del commercio della Federazione Russa, Denis Manturov, hanno firmato un protocollo dove manifestano la volontà sia di continuare a cooperare nell'ambito del programma SSJ100 sia di promuovere ulteriori sviluppi –:

   quali iniziative intenda porre in essere per promuovere la firma entro il 12 settembre 2021 di un nuovo accordo bilaterale tra Italia e Federazione Russa in materia di aviazione civile, conformemente al citato regolamento (UE) 2018/1139.
(5-06157)


   DE MARIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale il presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo ha chiesto di bloccare la nomina di Mario Vattani ad ambasciatore italiano a Singapore;

   nella sua lettera aperta il presidente dell'Anpi riporta una serie di precedenti e circostanze riferite al Vattani rilevanti e delicate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della lettera aperta del presidente dell'Anpi e quali iniziative intenda assumere in merito.
(5-06158)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 29 aprile 2021 il Consiglio dei ministri ha deliberato alcune nomine per le nuove sedi diplomatiche e S.E. Andrea Mario Vattani è stato designato per ricoprire il ruolo di ambasciatore presso la sede diplomatica di Singapore;

   l'ambasciatore Andrea Mario Vattani, «console fascio-rock», così passato alle cronache giusto dieci anni fa, nelle vesti di Katanga (il suo nome d'arte), partecipò alla testa del gruppo Sottofasciasemplice, sul palco di una kermesse organizzata da CasaPound, ricambiando il saluto romano del pubblico;

   per questo episodio, l'ambasciatore Vattani subì il richiamo con effetto immediato a Roma, un ammonimento disciplinare e una sospensione di quattro mesi dal servizio senza stipendio;

   Vattani impugno al Tar del Lazio sia il provvedimento di richiamo in Patria, che la sospensione dal servizio. Nel ricorso sul rimpatrio il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si costituì in giudizio, ma la prima sezione (sentenza n. 9877 del 2012) dichiarò improcedibile il ricorso per sopravvenuta «carenza di interesse», condannando il Ministero stesso al pagamento delle spese di giudizio in favore del ricorrente. Dopo aver proposto appello al Consiglio di Stato (n. 4195 del 2013) il Ministero inviò poi una nota di rinuncia, con compensazione delle spese. La sezione quarta del Consiglio di Stato il 19 aprile 2018, in sede giurisdizionale, non poté che dichiarare quel ricorso «improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse»;

   anche il ricorso relativo alla sospensione dal servizio e dallo stipendio si risolse il 27 marzo 2019 con un decreto della terza sezione del Tar del Lazio che lo dichiarò estinto per «perenzione», cioè per essere trascorsi più di cinque anni senza che una esplicita richiesta di decisione fosse stata avanzata da nessuna delle due parti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato e se alla luce di ciò non ritenga idoneo valutare l'opportunità che l'ambasciatore possa rappresentare la Repubblica italiana in sede di corpo diplomatico.
(5-06165)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane, i carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia e della Compagnia di Guastalla stanno indagando sulla scomparsa di Saman Abbas, una ragazza pakistana di 18 anni di cui non si hanno notizie da più di 20 giorni. Le immagini di alcune telecamere di sorveglianza e il fatto che la sua famiglia sia tornata tutta insieme e in fretta in Pakistan stanno rafforzando il sospetto che la ragazza possa essere stata uccisa e sepolta nei campi dell'azienda agricola dietro casa, dove suo padre lavorava da anni, a Novellara, una ventina di chilometri a nord di Reggio Emilia;

   secondo notizie stampa, le immagini di videosorveglianza esaminate in questi giorni mostrano tre persone non ancora identificate che, attorno alle 19.15 del 29 aprile 2021, vanno «con due pale, un secchio con un sacchetto azzurro, un piede di porco e un altro strumento da lavoro» nei campi sul retro dell'abitazione di Abbas. Le stesse tre persone sono riprese mentre ripassano sotto le telecamere di sorveglianza pochi minuti prima delle 22. In questi giorni, i carabinieri stanno cercando il corpo della ragazza negli stessi campi;

   secondo alcune testimonianze raccolte dagli organi di informazione, la ragazza non usciva quasi mai di casa e i genitori le impedivano anche di andare a scuola. Nel dicembre 2020, invece, si era opposta al tentativo dei genitori di organizzare un matrimonio combinato con un suo cugino in Pakistan e per questo aveva denunciato i genitori alla polizia. Da allora era stata ospite di una struttura gestita dai servizi sociali nel bolognese;

   l'11 aprile 2021 Abbas aveva deciso di lasciare la comunità educativa per tornare a casa dei genitori, forse per chiedere di riavere i suoi documenti. Il 5 maggio 2021, quando i carabinieri erano andati a casa di Abbas per concordare una nuova sistemazione con i servizi sociali, non avevano però trovato nessuno: negli stessi giorni, i genitori erano tornati di fretta in Pakistan, sostenendo che dovessero prendersi cura di una parente malata e dicendo che la figlia non fosse con loro;

   secondo gli studi sui matrimoni forzati, in Pakistan tale pratica tribale, e non religiosa, avrebbe ancora un'incidenza pari al 70 per cento delle unioni, specie nelle aree rurali dove è molto difficile che una ragazza scelga autonomamente il marito –:

   quali urgenti iniziative politiche e diplomatiche intenda assumere il Governo per richiedere alle autorità pakistane la massima collaborazione, nelle indagini in corso, con particolare riferimento ai familiari della ragazza rientrati in Pakistan e all'accertamento delle responsabilità penali relative alla vicenda della scomparsa della ragazza;

   se non intenda assumere iniziative, anche normative, volte a rafforzare in Italia la tutela e l'assistenza alle ragazze che sono o rischiano di diventare vittime della violenza dei matrimoni forzati, eventualmente anche attraverso un adeguamento dell'ordinamento interno che contempli l'istituzione di un osservatorio permanente di prevenzione e l'introduzione di nuove fattispecie penali.
(5-06166)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 26 maggio 2021, il Governo, per il tramite del Viceministro Marina Sereni, ha firmato l'accordo sussidiario di cooperazione per il triennio 2021-2023 con il Ministro della pianificazione e cooperazione internazionale del Regno di Giordania Nasser Shraideh;

   l'accordo prevede 30 milioni di euro per iniziative a dono e un ammontare complessivo di 185 milioni di euro per la componente a credito di aiuto;

   il piano è incentrato su crescita economica sostenibile, «empowerment» delle fasce più vulnerabili, tutela del patrimonio culturale e promozione del turismo sostenibile, salute e interventi per la disabilità, formazione della pubblica amministrazione per elevare gli standard e promuovere decentramento, inclusione e partecipazione civica;

   di recente l'Italia ha sostenuto la Giordania con un significativo prestito agevolato di 85 milioni di euro per rafforzare il settore dell'istruzione e ha confermato il suo impegno in risposta alla crisi siriana con 45 milioni di euro;

   la Giordania è un competitor turistico dell'Italia. L'elargizione di queste risorse rischia di favorire la concorrenza straniera nel confronti di un comparto economico-produttivo che, in Italia, ancora non è ritornato alla normalità e per il quale si prospetta una stagione estiva ancora piena di incertezze in merito ai ristori, alle riaperture e alle regole sanitarie per l'esercizio delle attività economiche –:

   quali siano le ragioni e le valutazioni alla base della decisione di sostenere il comparto turistico giordano, concorrente di quello italiano, in prossimità della stagione estiva, in luogo di destinare tali risorse, con apposite variazioni di bilancio, alle imprese turistiche italiane.
(5-06170)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   continua a destare preoccupazione la grave crisi umanitaria in Colombia, dove prosegue la repressione governativa della protesta popolare contro il presidente Duque;

   le cifre su decessi, sparizioni e aggressioni sessuali contro i manifestanti si sommano a quelle relative al contagio da Coronavirus, che vede la Colombia tra i Paesi più colpiti al mondo;

   il dialogo in corso tra il Governo ed alcune componenti della società civile colombiana non ha fin qui ancora inciso sulla demilitarizzazione della risposta delle autorità;

   l'Esecutivo e la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) hanno concordato una missione di verifica sugli abusi commessi dalla polizia, ma l'Alta Commissaria per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha chiesto un'inchiesta indipendente sui fatti di Cali, definendo gravissima la situazione in relazione ai morti e allo schieramento dell'esercito contro la popolazione;

   l'Alto Rappresentante Borrell, intervenuto sulla crisi colombiana, ha riaffermato il diritto alla libertà di assemblea, associazione ed espressione, invocando la fine dell'uso sproporzionato della forza pubblica, come pure le violenze di elementi infiltrati nella protesta pacifica;

   la tutela dei diritti umani è, a partire da Maastricht, un pilastro delle relazioni esterne dell'Unione europea. Nella cooperazione con Paesi terzi, dalla Convenzione di Lomé, si è affermato il principio di condizionalità al rispetto dei diritti umani, con l'inserimento della clausola sugli «elementi essenziali» in tutti gli accordi commerciali;

   tra Unione europea e Colombia è in vigore dal 2012 un Accordo di libero scambio, ratificato dall'Italia nel 2015, che prevede il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani fondamentali, enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quale elemento essenziale dell'Accordo;

   in caso di violazioni, l'Accordo prevede che, fatti salvi i meccanismi di dialogo politico, qualsiasi Parte può adottare immediatamente le misure opportune a norma del diritto internazionale e in modo proporzionale alla violazione;

   tali misure vanno dal rifiuto del visto per soggetti responsabili al congelamento dei beni detenuti in Paesi dell'Unione europea, alla revisione dei programmi di cooperazione, con sospensione della cooperazione governativa e la prosecuzione del sostegno alla popolazione, fino alla sospensione dell'Accordo;

   il 24 maggio 2021 è stata svolta dal Comitato per i diritti umani nel mondo della Camera dei deputati, un'audizione dell'Associazione Comunità Giovanni XXIII con riferimento alla situazione in Colombia –:

   quali iniziative intenda promuovere in sede europea per ripristinare la tutela dei diritti umani in Colombia, anche con riferimento ai meccanismi di condizionalità propri dei rapporti dell'Unione europea con Paesi terzi.
(4-09436)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Giardino di Boboli è un parco storico della città di Firenze. Nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, accoglie ogni anno oltre 800.000 visitatori, è uno dei più importanti esempi di giardino all'italiana al mondo ed è un vero e proprio museo all'aperto, per l'impostazione architettonico-paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità romane al XX secolo;

   il Giardino di Boboli rappresenta per i fiorentini, in particolare per gli abitanti dell'Oltrarno, oltre che uno straordinario museo a cielo aperto, un polmone verde, un'area nel centro storico dove poter trascorrere del tempo libero, adatto soprattutto alle famiglie con bambini;

   il decreto-legge cosiddetto Riaperture ha previsto, per i luoghi di cultura che nel 2019 hanno ospitato più di un milione di visitatori, l'accesso al pubblico di sabato e domenica previa prenotazione effettuata almeno 24 ore prima;

   da quanto si apprende dai maggiori organi di stampa, nelle ultime settimane, in seguito all'approvazione del suddetto decreto, per l'accesso allo storico giardino, in quanto luogo di cultura, è richiesta anche per i residenti la prenotazione obbligatoria e il ticket di 3 euro per l'accesso nel fine settimana;

   nonostante i problemi oggettivi legati allo status del Giardino in quanto museo, l'accesso è stato sempre gratuito per i residenti, una soluzione che ha permesso ai fiorentini di godere di un luogo riconosciuto e vissuto dai cittadini come parco urbano;

   nelle ultime settimane sono diverse le manifestazioni di protesta che hanno coinvolto, oltre ai rappresentanti politici del territorio, le tante famiglie alle quali è stata così negata la possibilità di godere dell'unica area verde del centro storico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – quali iniziative intenda adottare per quanto di competenza, al fine di prevedere il libero accesso, nel rispetto delle misure di sicurezza e della salvaguardia del bene ambientale, al Giardino di Boboli per i residenti e, in particolare, per gli abitanti dell'Oltrarno.
(5-06153)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un tweet del 29 maggio 2021 del Primo Ministro del Marocco Saâd dine El Othmani si apprende che una parte della «African Lion Maneuvers 2021» si terrà per la prima volta nel Sahara occidentale occupato dal Marocco, nella regione di Mahbas e vicino a Dakhla, con la partecipazione di circa 10 mila soldati marocchini e americani e altri provenienti da 8 Paesi e osservatori di 21 Paesi. Secondo lo stesso Primo Ministro ciò rappresenta il culmine del riconoscimento americano del Sahara marocchino;

   «African Lion» è la più grande operazione di addestramento militare del Comando per l'Africa degli Stati Uniti (Africom) nel continente;

   nel novembre 2020, secondo quanto riportato dal sito moroccoworldnews.com la delegazione marocchina-americana ha dichiarato che le esercitazioni annuali del Leone africano «rappresentano un'opportunità per mostrare la forte e continua partnership strategica tra gli Stati Uniti e il Marocco»;

   il Marocco e gli Stati Uniti organizzano congiuntamente le esercitazioni della «African Lion» in collaborazione con altri Paesi;

   l'addestramento militare «African Lion 21» si terrà dal 7 al 18 giugno 2021 e vedrà, da quanto si apprende dall'immagine che accompagna il tweet del Capo del Governo del Marocco, anche la partecipazione dell'Italia in quanto Stato partner. Il programma prevede operazioni in più discipline, tra cui esercitazioni aeree, esercitazioni marittime con spari navali ed esercitazioni di risposta chimico-biologica;

   nel 1975 il Marocco ha occupato militarmente il Sahara Occidentale e da oltre 40 anni il popolo Saharawi è in esilio, al di fuori della propria terra, in una striscia di deserto algerino;

   il popolo Saharawi oggi vive in condizioni di estrema precarietà. Nei campi profughi spesso manca l'acqua e l'elettricità, farmaci e generi alimentari, oltre che i normali supporti per affrontare la vita quotidiana. I Saharawi sono vittime di una sistematica violazione dei diritti umani nei territori occupati dal Marocco;

   il nodo irrisolto ancora oggi rimane il referendum per l'autodeterminazione – indipendenza o integrazione – come punto di incontro tra Marocco e Fronte Polisario;

   negli anni, in Italia, si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà verso il popolo Saharawi, sia quelle istituzionali sia quelle della società civile. Sono stati realizzati tavoli istituzionali, di cooperazione internazionale e anche iniziative parlamentari volte a stimolare il Governo e il Parlamento italiano ad assumere una posizione coerente con le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite;

   il nostro Paese svolge inoltre un importante ruolo nell'assistenza umanitaria a favore dei rifugiati saharawi nei campi di Laayoune e Aswerd presso Tindouf, in Algeria;

   la violazione dei diritti fondamentali dell'uomo nel Sahara occidentale è un'emergenza sempre più impellente;

   a parere dell'interrogante, la partecipazione dell'Italia alle esercitazioni militari della «African Lion Maneuvers 2021» che si terranno proprio nel Sahara occidentale, significherebbe legittimare l'occupazione di quei territori da parte del Marocco e può rappresentare una battuta d'arresto rispetto all'impegno per l'indipendenza e il diritto all'autodeterminazione del popolo Saharawi –:

   se corrisponda al vero la notizia della presenza di una delegazione dell'esercito italiano alle esercitazioni militari della «African Lion Maneuvers 2021» e se il Governo non intenda ritirare l'adesione dell'Italia a tale evento che prevede lo svolgimento di parte delle esercitazioni militari nel Sahara Occidentale dove il popolo Saharawi è in esilio e vittima di una sistematica violazione dei diritti umani da parte del Marocco che ha occupato militarmente quella regione negando ogni forma di indipendenza e autodeterminazione al popolo Saharawi.
(4-09443)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha introdotto la detrazione del 110 per cento (il cosiddetto «Superbonus 110 per cento») per le spese relative agli interventi di efficienza energetica (anche attraverso la demolizione e la ricostruzione dell'edificio) e antisismici sugli edifici;

   la detrazione è riconosciuta, tra gli altri, per le spese sostenute dai condomini entro il 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento della spesa prevista, mentre per gli interventi effettuati dagli Iacp per i quali alla data del 31 dicembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento, sono detratte anche le spese sostenute entro il 30 giugno 2023;

   la misura è stata accolta con soddisfazione dai settori produttivi per gli effetti positivi che l'edilizia da sempre produce sull'intera economia del Paese (aspetto rafforzato dalla necessità di superare la grave crisi che ha colpito il settore delle costruzioni da oltre un decennio) e per il forte impulso che la misura può dare al processo di riqualificazione energetica e al generale rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano, particolarmente vetusto;

   a questo proposito, il rapporto periodico n. 32 del 26 novembre 2020, realizzato dal Servizio studi della Camera dei deputati in collaborazione con l'istituto di ricerca Cresme, stima che l'apporto del «Superbonus 110 per cento» alla riqualificazione energetica, in termini di spesa, potrebbe essere pari, per il solo 2021, a 2.421 milioni di euro; nel caso invece di un prolungamento a tutto il 2022, l'impatto stimato potrebbe essere pari a 8.069 milioni di euro complessivi (di cui 1.614 nel 2021 e 6.455 nel 2022);

   mentre uno studio (febbraio 2021) di Luiss Business School e OpenEconomics stima un aumento di spesa di 8,75 miliardi che, a sua volta, determinerebbe «un incremento del valore aggiunto complessivo del Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento (ai quali si potrebbero aggiungere 1,91 miliardi nell'economia sommersa)»;

   queste previsioni rischiano di essere vanificate dalle numerose criticità rilevate, in fase di attuazione della misura, dalle associazioni di categoria dell'ampia filiera delle costruzioni, criticità che, oltre a rallentare l'avvio dei cantieri, comprometterebbero proprio gli interventi più complessi e più performanti come quelli sui condomini;

   questo aspetto è confermato anche dall'ultimo rapporto (17 maggio 2021) dell'Agenzia Enea e del Ministero dello sviluppo economico, sullo stato di attuazione del «Superbonus», secondo il quale, su 14.450 interventi che hanno ottenuto almeno un'asseverazione protocollata, appena il 9,58 per cento (1.384) riguarda edifici condominiali;

   tra le maggiori difficoltà che penalizzerebbero gli interventi negli edifici pluri-familiari si segnalano quelle causate dal ridotto orizzonte temporale nel quale devono essere completate le opere, dai numerosi e complessi adempimenti previsti dalle procedure (che a loro volta allungano iter e tempi di esecuzione dei lavori), dalle stesse difficoltà riscontrate nelle operazioni connesse alla predisposizione e sottoscrizione dei contratti per la cessione del credito a banche e intermediari finanziari;

   il 28 maggio 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge «Semplificazioni» che, sostituendo il comma 13-ter dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, secondo alcuni osservatori, in parte dovrebbe rimuovere le difficoltà connesse alla presenza negli edifici di difformità urbanistico-edilizie (circostanza che, nella precedente formulazione della norma, precludeva l'accesso al «Superbonus»);

   al di là delle riformulazioni parziali della norma, resta il fatto che, nel complesso, la misura contiene criticità che rischiano di vanificare il processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare che, necessariamente, deve interessare in primo luogo i condomini;

   le citate criticità possono essere superate rendendo strutturali gli incentivi, garantendo loro un orizzonte temporale pluriennale molto più ampio di quello attuale e semplificando procedure e adempimenti –:

   quali siano gli orientamenti politici del Governo in merito alla necessità, sostenuta da numerosi comparti produttivi del Paese, di ampliare i termini temporali degli incentivi per l'efficientamento energetico in edilizia, con particolare riguardo al «Superbonus 110 per cento» e di promuovere un profondo processo di revisione delle agevolazioni, al fine di dare alle stesse stabilità, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico, per avviare un più incisivo e diffuso processo di riqualificazione energetica su larga scala che coinvolga, in primo luogo, gli edifici condominiali.
(2-01238) «Vallascas».

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della audizione avanti la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario del 30 marzo 2021, i commissari liquidatori della Banca popolare di Vicenza hanno dichiarato di aver faticosamente negoziato con la procedura gemella di Veneto Banca una possibile policy di gestione conciliativa delle controversie relative ai finanziamenti «baciati»; si tratta di una policy, che era all'attenzione della Banca d'Italia e del Ministero dell'economia e della finanze per le relative autorizzazioni, e che avrebbe dovuto consentire di velocizzare i rapporti con i debitori, che vogliono evitare il contenzioso;

   il Corriere del Veneto nella edizione del 30 maggio 2021 ha segnalato una offensiva di Amco per il recupero di questi crediti, rimasti silenti per molti anni e che gli interessati si illudevano azzerati, dopo la cancellazione della segnalazione in Centrale Rischi, avvenuta due anni orsono;

   la definizione di linee guida appare davvero opportuna per evitare ingiustificate disparità di trattamento tra debitori e inutili contenziosi, potenzialmente dannosi anche per le procedure –:

   se la policy di cui in premessa sia stata autorizzata, per quanto di competenza, ovvero per quali motivi fino ad ora non sia stata approvata.
(3-02311)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 201, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 dispone che: «Al fine di sostenere il tessuto economico e produttivo delle imprese non industriali, con sede legale o unità produttiva nei comuni in cui si sono verificati, nel corso dell'anno 2020, interruzioni della viabilità causati da crolli di infrastrutture stradali rilevanti per la mobilità territoriale, è istituito un fondo con una dotazione di 500.000 euro per l'anno 2021 per l'erogazione di contributi a fondo perduto»;

   il successivo comma 202 riporta: «Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri, gli importi e le modalità di erogazione del fondo di cui al comma 201»;

   ad oggi, nonostante siano trascorsi quasi tre mesi dalla data ultima prevista per la sua emanazione, tale decreto interministeriale non è stato ancora pubblicato;

   questi ritardi appaiono ancor più ingiustificati rispetto all'attuale e perdurante crisi economica ed occupazionale causata dal Covid che è stata quindi aggravata, nelle zone interessate dall'articolo 1, comma 201, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, dalla mancanza di infrastrutture viarie necessarie per garantire la corretta attività delle imprese presenti in tali territori –:

   per quali giustificati motivi non sia ancora stato emanato il decreto previsto dall'articolo 1, comma 202, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 e quando effettivamente verrà adottato.
(5-06142)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENIGNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recentemente convertito in legge, ha riconosciuto un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti titolari di partita (Iva) residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, che svolgono attività d'impresa, arte o professione o producono reddito agrario;

   il contributo è finalizzato a fornire un sostegno alle attività produttive colpite dalle conseguenze economiche della pandemia;

   alcune imprese e consulenti segnalano difficoltà incontrate nell'accesso al contributo, laddove l'istanza sia presentata da soggetti aventi diritto, che abbiano avviato l'attività acquisendo l'azienda dal precedente titolare;

   il modello da compilare per richiedere la liquidazione del contributo impone, infatti, in presenza di operazioni straordinarie, come l'acquisto di un'azienda, di dichiarare altresì i dati relativi alla precedente gestione;

   nei casi di cessione d'azienda, tuttavia, il confronto con la precedente gestione non appare rilevante a valutare la sussistenza dei requisiti per l'accesso alla misura, in quanto i ricavi precedenti alla cessione non sono stati evidentemente conseguiti dal nuovo e diverso gestore;

   in caso di nuova attività avviata nel 2020 con acquisizione di azienda dal precedente titolare, dunque, non dovrebbe essere richiesta l'indicazione dei ricavi conseguiti nell'anno 2019 ed il contributo dovrebbe essere erogato nella misura prevista dall'articolo 1, comma 6, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41;

   viene riferito che l'Agenzia delle entrate, responsabile della predisposizione del modello di richiesta e della liquidazione del contributo, sia stata portata a conoscenza della problematica tramite le articolazioni locali. Il problema, tuttavia, persiste –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica descritta in premessa, relativa all'accesso alla misura di sostegno prevista dall'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, da parte di imprese che abbiano avviato l'attività nel corso del 2020 tramite acquisto di azienda dal precedente titolare;

   quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare per risolvere la problematica descritta, consentendo a tutti i soggetti aventi diritto di accedere ai contributi a fondo perduto.
(4-09420)


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'8 ottobre 2015, Andrea Bulgarella imprenditore trapanese a capo di uno dei più importanti gruppi industriali italiani, operante nei settori alberghiero, delle costruzioni e in quello immobiliare, viene interessato da importanti perquisizioni dei suoi uffici con il sequestro dei documenti legati all'attività del suo gruppo. Risulta, inoltre, essere indagato dalla procura di Firenze per riciclaggio e truffa, con l'aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra con il coinvolgimento di altri 10 indagati, tra cui il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona;

   a quanto risulta all'interrogante, a seguito dell'indagine, l'Unità di informazione antiriciclaggio della Banca d'Italia, in via cautelativa, prima sospende e poi revoca, tutti i rapporti bancari, compresi gli strumenti per i pagamenti elettronici a disposizione del gruppo;

   come si apprende da fonti di stampa, nel 2018, «Il gip di Firenze, su richiesta della Dda fiorentina, ha archiviato l'indagine per riciclaggio a carico del costruttore Andrea Bulgarella, ed eliminato ogni aggravante relativa al metodo e alla finalità mafiosa». È quanto comunica, in una nota, il gruppo Bulgarella;

   nel 2019 viene anche archiviata «l'ultima accusa, quella di aver tentato di truffare Unicredit, per avere trattamenti di favore nell'esposizione debitoria del suo gruppo con la principale banca italiana». La procura di Milano ha chiesto l'archiviazione, che il gip ha accordato, con pochi giri di parole, accogliendo in pieno le tesi della difesa, e anzi, sottolineando la verità di quello che Bulgarella ha sempre sostenuto: nessuna combutta con i vertici di Unicredit, piuttosto uno scontro durissimo per avere riconosciute spettanze che gli erano dovute e che la banca negava;

   in data 15 febbraio 2021, l'imprenditore Andrea Bulgarella ha inviato un'accorata richiesta di intervento alle più alte cariche istituzionali in quanto, pare che, ancora oggi, nonostante le archiviazioni su menzionate, tutto il gruppo abbia limitata ogni possibile richiesta presso i vari sportelli bancari, anche per semplici operazioni come l'apertura di un conto corrente dedicato o l'utilizzo di strumenti per i pagamenti digitali;

   la società in questione, quindi, non riesce a disporre di strumenti bancari che permettono la regolare e semplice attività lavorativa a pari condizioni rispetto ad altri concorrenti di mercato anche a causa delle limitazioni imposte per legge all'utilizzo del denaro contante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche a carattere normativo, con urgenza, in relazione a quanto esposto.
(4-09441)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   gli organi di stampa riferiscono, con crescente frequenza di casi di occupazione abusiva di abitazioni o fondi agricoli, facendo emergere una generale situazione di allarme sul piano dell'ordine pubblico e di grave affievolimento delle tutele del diritto di proprietà e del diritto del proprietario di mantenere il possesso del bene occupato abusivamente;

   è il caso di osservare che, nei casi di violazione del possesso, ovvero, di spossessamento del proprietario, quest'ultimo può intraprendere, anche contestualmente, due principali percorsi: l'azione di rivendica e l'azione petitoria;

   la prima consente la restituzione del bene al legittimo proprietario (previa pronuncia favorevole del giudice, dopo la verifica del titolo di proprietà), anche se con tempi eccessivamente lunghi, mentre la seconda consente al proprietario di rientrare in possesso della cosa, sempre previa pronuncia favorevole del giudice, ma solo se l'azione viene esercitata entro un anno (dal momento dell'avvenuta occupazione o dal momento che si è venuti a conoscenza dell'occupazione);

   la dimostrazione della violazione del possesso, e in particolare l'azione petitoria, non risulterebbe semplice, sia perché, come detto, l'azione deve essere intrapresa entro un anno sia perché deve essere dimostrata l'assenza di negligenza;

   queste circostanze penalizzerebbero eccessivamente il proprietario nei casi in cui non si trovasse nelle condizioni di vigilare sulla cosa continuativamente nel corso dell'anno (perché tenuto lontano da esigenze di lavoro o salute, ovvero, perché residente in un luogo distante), mentre avvantaggerebbero l'occupante, al quale sarebbe sufficiente dichiarare di aver occupato per oltre un anno il bene per legittimarne il possesso;

   ne conseguirebbe che al proprietario non resterebbe che esperire l'azione possessoria o di rivendica, con spese legali stimate in diverse migliaia di euro, a fronte di una controparte che, come sarebbe emerso in diverse ricostruzioni giornalistiche, sarebbe spesso nullatenente con diritto al patrocinio gratuito, spesso impossibilitata a rifondere le spese qualora risultasse soccombente;

   si determinerebbe, in tal modo, una disparità di condizioni e di strumenti normativi a disposizione delle parti, in cui i maggiori oneri ricadrebbero sui legittimi titolari del diritto di proprietà, mentre gli occupanti abusivi godrebbero di tutele spesso rafforzate per soggetti in condizione di disagio socio-economico;

   è il caso di osservare che il proprietario, oltre al danno derivante dall'impossibilità di godere del proprio bene per lungo tempo e dalla necessità di dover sostenere le spese legali in sede civile e in sede penale, si troverebbe nella situazione di dover pagare ugualmente le tasse derivanti dal titolo di proprietà; viceversa, l'occupante non pagherebbe oneri derivanti dalla proprietà e, come anticipato, non sosterrebbe spese legali e spesso si troverebbe nell'impossibilità di rifondere in solido la parte lesa;

   le stesse sanzioni penali previste per il reato di occupazione abusiva di un bene non risulterebbero, per la loro esiguità, dei deterrenti efficaci;

   di fronte a questa situazione e nei casi in cui le spese legali eccedano il valore del bene o il proprietario non disponga delle risorse necessarie, sembrerebbe sia frequente la circostanza secondo la quale il legittimo proprietario del bene sia costretto a rinunciare a qualsiasi azione di rivalsa perdendo di fatto il godimento del bene;

   si segnala inoltre che, per i fondi agricoli, il tempo di un anno per avviare l'azione petitoria sarebbe eccessivamente breve perché non risulterebbe agevole, nel corso dell'anno, venire a conoscenza di eventuali pretese possessorie, soprattutto, se il proprietario risiede distante dai fondi agricoli, viceversa, sarebbe più congruo rimodulare il termine temporale portandola 10-20 anni;

   questa situazione determinerebbe una situazione di emergenza sociale, acuita dal fatto che, per le caratteristiche della struttura della proprietà immobiliare in Italia, le vittime sarebbero spesso piccoli proprietari, a cui verrebbe sottratto l'unico immobile di proprietà;

   da quanto esposto emergerebbe una situazione di estrema gravità, con risvolti di ordine pubblico (visti gli episodi di violenza verbale e fisica a danno dei proprietari), che andrebbe riformata, consentendo al proprietario del bene di rientrarne in possesso con immediatezza, evitando le attuali lungaggini e i costi eccessivi per avviare le procedure che, in molti casi, risulterebbero un impedimento e la causa stessa di rinuncia all'esercizio del diritto di proprietà –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito ai numerosi casi di occupazione abusiva di abitazioni private e di fondi agricoli e alla necessità di promuovere una rimodulazione degli strumenti normativi al fine di consentire ai legittimi proprietari di immobili occupati abusivamente di ripristinare il pieno esercizio del diritto di proprietà con celerità e senza eccessivi oneri;

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla necessità di adottare iniziative normative per introdurre nel nostro ordinamento azioni esecutive attraverso le quali le autorità di pubblica sicurezza, sulla base del titolo di proprietà dimostrabile attraverso la verifica presso la conservatoria e l'ufficio del registro, possano far restituire al legittimo proprietario il godimento del bene occupato abusivamente.
(2-01237) «Vallascas».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con nota unitaria del 10 maggio 2021, le principali sigle sindacali del comparto sicurezza hanno denunciato la gravissima situazione, aggravatasi ulteriormente con l'emergenza pandemica, di carenza di organico in cui versa la casa circondariale di Cosenza, proclamando lo stato di agitazione;

   tali criticità arrecano grave pregiudizio alla sicurezza dell'istituto e degli agenti di polizia penitenziaria, costretti a turni di lavoro non più tollerabili;

   a fotografare la situazione, vi sono numeri che parlano da soli: nell'istituto calabrese, a fronte di una previsione di 169 unità, ne risultano amministrate solo 134 e, di queste, circa 97 unità sono assenti per malattia o poiché distaccate in altre sedi, con una carenza di personale, di fatto, di circa 97 unità, pari al 57 per cento di quello stabilito;

   come si legge nella nota, «siamo consci che gli organici di tutti gli istituti della Repubblica sono carenti di personale, ma non come quello cosentino dove ad oggi si sfiora il 60 per cento»;

   sempre secondo il Sappe, la situazione di carenza di personale della casa circondariale di Cosenza, purtroppo, come più volte denunciato, si registra anche negli altri istituti penitenziari della Calabria, dove le difficoltà gestionali, a causa della carenza di personale della polizia penitenziaria, sono notevoli. Al 30 aprile 2021, nell'istituto penitenziario cosentino, erano presenti 236 detenuti di cui 34 stranieri, a fronte di una capienza di 218 posti. Nei 12 istituti penitenziari della regione i detenuti presenti erano 2.567 di cui 58 donne e 434 stranieri –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere a riguardo, al fine, in particolare, di garantire una pianta organica adeguata della polizia penitenziaria di Cosenza.
(4-09414)


   MURONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 11 maggio 2021 Giuseppe Arnone è stato condotto nel carcere di contrada Petrusa ad Agrigento. Il motivo dell'arresto sarebbe quello di aver inviato una e-mail mentre era sottoposto alla misura della semilibertà;

   l'avvocato Arnone era stato condannato per calunnia e diffamazione, ma aveva ottenuto di scontare le condanne in regime di semilibertà dopo un periodo di affidamento in prova;

   semilibertà che secondo il tribunale di Sorveglianza di Palermo sarebbe stata violata: nelle «prescrizioni» era previsto che Arnone non potesse comunicare o inviare mail e note. La «grave colpa» contestata ad Arnone è quella di aver inviato una Pec proprio al tribunale di sorveglianza di Palermo per rivendicare il suo diritto di espressione, anche perché tali prescrizioni per la legge penitenziaria non potrebbero durare, persino per detenuti per più gravi reati, non oltre sei mesi o al massimo nove;

   Arnone sembrerebbe essere l'unica persona in carcere in Italia per espiare la pena per il reato di diffamazione a mezzo stampa;

   Arnone è stato presidente di Legambiente Sicilia, ha condotto numerose battaglie ambientaliste, tra le quali si ricordano, la difesa della Valle dei Templi e contro il cemento illegale. La sua posizione contro Cosa nostra ha fatto dire al collaboratore di giustizia Franco Cacciatore che «si tentò – da parte dei capimafia – di avvicinarlo per ammorbidirlo ma Arnone era inavvicinabile ed incorruttibile per cui l'unico sistema per togliersi il problema Arnone era eliminarlo (...) ma Arnone avrebbe fatto ancora più danni da morto che da vivo. Per questo non lo toccarono»;

   Arnone – dichiara il suo avvocato difensore, Francesco Menallo – si trova da tre anni privato del diritto costituzionale di manifestare e comunicare il suo pensiero a mezzo della stampa e via «social» e ha chiesto la grazia al Presidente della Repubblica;

   a tal proposito, si evidenzia la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato, nel 2019, lo Stato italiano a risarcire Alessandro Sallusti per la medesima fattispecie;

   a seguito di tale sentenza della Corte europea, la Corte costituzionale, presidente Marta Cartabia, attuale Ministro della giustizia, ha emesso l'ordinanza n. 132 del 2020 con la quale ha rinviato la trattazione della questione di legittimità costituzionale ad essa sottoposta, in attesa che il Parlamento proceda a una revisione della disciplina prevista per il reato di diffamazione a mezzo stampa, in linea con i princìpi costituzionali e convenzionali;

   in tale ordinanza la Corte costituzionale disponeva che le Corti ed i Tribunali dovessero adeguarsi a tali princìpi e sostanzialmente non disporre condanne alla reclusione per la diffamazione a mezzo stampa;

   la Corte di cassazione, con sentenza del 10 febbraio 2021, ha confermato la condanna alla reclusione a 9 mesi per diffamazione a mezzo stampa per Arnone scrivendo che la pena della reclusione per tale reato non si applica solo quando la diffamazione è posta in essere da un giornalista, mentre il politico, qual è Arnone, può essere punito per la diffamazione a mezzo stampa con la reclusione;

   ma negli stessi giorni, la Corte di Cassazione ha adottato un pronunciamento diametralmente opposto cassando una sentenza della corte d'appello di Messina che aveva condannato a pene detentive per una diffamazione sul social Facebook;

   Arnone ha già richiesto la commutazione della pena della reclusione in pena pecuniaria ai sensi dell'articolo 81, comma undicesimo, della Costituzione, con istanza trasmessa al Ministero della giustizia che dovrà trasmetterla al Presidente della Repubblica per la decisione definitiva –:

   se non ritenga di attivare urgentemente le iniziative istruttorie e procedimentali di competenza in relazione all'istanza del detenuto avvocato Arnone di commutazione della pena e quindi di immediata scarcerazione.
(4-09428)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Il Riformista del 16 aprile 2021 ha pubblicato un articolo dell'ex deputata Rita Bernardini che racconta la vicenda di Mimmo D'I, morto il 27 aprile 2017 nel carcere di Cassino all'età di 32 anni;

   Bernardini è venuta a conoscenza del caso perché contattata dalla madre del ragazzo «disperata perché recentemente il sostituto procuratore ha chiesto l'archiviazione in quanto “gli elementi emersi nel corso delle indagini non sono sufficienti per giungere ad una sentenza di condanna nell'ambito di un eventuale dibattimento”»;

   Bernardini scrive che Mimmo D'I. era un ragazzo con un passato di assunzione problematica di sostanze stupefacenti e che è morto in una cella di isolamento per «insufficienza cardiorespiratoria conseguente ad intossicazione acuta da sostanze esogene di tipo stupefacente individuata dal tossicologo in Buprenorfina principale principio attivo del farmaco suboxone»;

   venendo ai fatti emersi nel corso delle indagini, scrive Bernardini: un agente di polizia penitenziaria riferisce di aver accompagnato Mimmo in infermeria la sera tardi del 26 aprile 2017: in tutte le deposizioni conferma questa circostanza; lo fa nell'imminenza dei fatti, il 27 aprile 2017; lo fa il 4 giugno 2019 e il 14 luglio 2020 quando viene posto a confronto con l'infermiera in servizio quella notte nel carcere. Il medico e l'infermiera di turno, invece, interrogati nell'imminenza del tragico decesso, affermano di «non ricordare» che Mimmo quella notte fosse stato condotto in infermeria. Un vuoto di memoria – scrive Bernardini – a dir poco sospetto, considerato il fatto che non debbano essere molti i detenuti che in orario serale vengono portati in ambulatorio. Vuoto di memoria che non può essere colmato dal registro di accesso all'infermeria (dove vengono annotati tutti gli ingressi) perché dal registro risulta scomparsa proprio la parte riguardante il mese di aprile 2017. L'articolo pone poi in rilievo altri due fatti: 1) Mimmo aveva un recente buco da iniezione sul braccio, ma la siringa nella sua cella non è mai stata trovata; 2) la telefonata fatta alla madre di Mimmo da un detenuto ristretto nel carcere di Cassino, sia nell'imminenza del tragico evento, sia il 29 gennaio 2021 quando questo detenuto conferma alla madre: «So come è andata con Mimmo: gli hanno fatto una puntura la sera prima che morisse, da quel momento è stato sempre peggio e poi è morto» –:

   se il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) abbia svolto a suo tempo indagini interne per verificare le circostanze che hanno determinato il decesso nel carcere di Cassino di Mimmo D'I. e quali siano state le risultanze;

   in particolare, quali elementi abbia raccolto in merito alla scomparsa del registro degli ingressi in infermeria del mese di aprile 2017, dal quale sarebbero potute risultare la presa in carico del ragazzo e la terapia somministrata;

   se siano disponibili statistiche sui decessi in carcere distinti per «suicidi» e «morti per altre cause» e se si intenda renderle pubbliche;

   se siano disponibili statistiche recenti sul numero delle persone tossicodipendenti in carcere;

   se non si ritenga che il carcere e, in particolare, l'isolamento punitivo siano sconsigliabili per detenuti tossicodipendenti;

   quali iniziative si intendano mettere in campo per affrontare il problema della tossicodipendenza in carcere.
(4-09442)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LACARRA e GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Rete ferroviaria italiana determina, nell'area Nord della città di Bari, una vera e propria cesura urbanistica del territorio e, in particolare, con i quartieri Palese e Santo Spirito, dove risiedono circa 30.000 cittadini;

   il passaggio della rete nel suddetto nodo ferroviario è sprovvisto di sottopassaggi e cavalcavia e gli unici attraversamenti esistenti sono rappresentati da sette passaggi a livello;

   la tratta è interessata dall'attraversamento di circa 240 convogli al giorno e tale circostanza implica una serie di disagi nella popolazione locale, quali i rischi per le abitazioni costruite lungo il margine della ferrovia, l'inquinamento derivato dalle auto in sosta prolungata durante i periodi di chiusura del passaggio, l'inquinamento acustico prodotto dal transito dei treni, nonché le gravi limitazioni agli spostamenti dei residenti e ai mezzi di soccorso;

   nel corso degli anni, anche a causa degli elevati costi dell'opera e dell'oggettiva complessità tecnica e organizzativa (ad esempio alta densità abitativa) delle soluzioni necessarie al superamento del problema, nessuno dei progetti presentati è stato portato a compimento, benché sin dal 2005 il comune di Bari e la regione Puglia abbiano intrapreso iniziative in tal senso e sottoscritto accordi e protocolli d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con Rfi al fine di avviare studi di prefattibilità e fattibilità delle opere;

   in data 17 marzo 2007, con protocollo d'intesa sottoscritto dai suddetti soggetti, si determinava di sviluppare soluzioni progettuali sia per la correzione del tracciato ferroviario a Sud di Bari, sia per l'interramento dei binari nell'area Nord;

   nel giugno dello stesso anno, tali interventi risultavano compresi tra quelli previsti nell'ambito della legge obiettivo (legge n. 443 del 2001), finanziati, in parte, a valere sui fondi Fesr e Fas;

   nell'ottobre del 2010, il progetto preliminare dell'intero intervento veniva suddiviso in due lotti, uno per l'area Nord e uno per l'area Sud, ciascuno con una propria autonomia tecnico-funzionale;

   con delibera Cipe n. 62 del 3 agosto 2011 è stato approvato uno stralcio al progetto originale che confermava il finanziamento per i soli interventi a Bari Sud;

   mentre questi ultimi interventi risultano avviati, i progetti di riassetto del nodo a Nord di Bari sono stati gradualmente abbandonati e definanziati;

   solo nel 2017, con delibera Cipe n. 66 del 7 agosto 2017 è stata accolta la proposta di Rfi su impulso del comune di Bari e della regione Puglia, di superare le criticità progettuali mediante una variante che aggirasse l'abitato di Palese e Santo Spirito;

   nel luglio 2020 è stato ultimato il progetto di fattibilità tecnico-economica di 1ª fase «Nodo Di Bari-Bari Nord, Variante Santo Spirito-Palese» che ha portato alla definizione dell'alternativa di tracciato ottimale, con nuovo impianto di Bari S. Spirito/Palese;

   da quanto ha appreso l'interrogante allo stato attuale, si stanno svolgendo delle operazioni di carotaggio commissionate da Rfi lungo il nuovo tracciato –:

   se intenda rendere noto lo stato dell'arte della progettazione, le ipotesi di cronoprogramma previsto per le fasi prodromiche all'avvio dei lavori, nonché quali risorse finanziarie siano attualmente disponibili per la realizzazione di ciascuna fase progettuale dell'opera di cui in premessa.
(5-06143)


   RACHELE SILVESTRI e ALBANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14 è il secondo asse meridiano della penisola italiana, collega Bologna a Taranto e rappresenta una direttrice costiera di rilevanza fondamentale per lo sviluppo economico e turistico delle regioni interessate; il tracciato dell'autostrada è costituito da 6 corsie (3 corsie per senso di marcia) nelle tratte A1-interconnessione ramo Casalecchio, Bologna S. Lazzaro-Porto Sant'Elpidio e nei 6 chilometri precedenti la barriera Taranto nord, Il resto del tracciato è, per buona parte, a 2 corsie per senso di marcia;

   si tratta di un'autostrada percorsa ogni giorno da un numero considerevole di mezzi pesanti ed è, purtroppo, anche scenario di numerosi incidenti stradali, spesso mortali, specie nel tratto a due corsie. Quest'ultimo, inoltre, negli ultimi anni, è particolarmente interessato dalla presenza massiccia di cantieri che, occupando un'intera corsia per l'esecuzione dei lavori di manutenzione, obbligano gli automobilisti a percorrere decine di chilometri su una sola corsia per senso di marcia;

   l'autostrada A14 è stata, di fatto, a causa dei cantieri e delle mille vicissitudini che sono accadute, una delle più gravi criticità che hanno interessato il sistema produttivo e turistico del sud delle Marche e del nord della regione Abruzzo;

   un anno fa la magistratura sequestrò, su buona parte del tratto abruzzese e marchigiano della A14, le barriere di protezione di alcuni viadotti provocando la riduzione ad una corsia di lunghi tratti e le conseguenti file chilometriche che si sono protratte per mesi;

   non si possono non ricordare accadimenti particolari, come quello del 23 agosto 2018 all'interno della galleria Castello, al chilometro 300, nei pressi di Grottammare, ove un tir è andato a fuoco, provocando diverse esplosioni e danneggiando la galleria stessa che, causa anche la vetustà, ha comportato un intervento articolato e in condizioni di lavoro complesse;

   in questi giorni, è la manutenzione delle gallerie da Pedaso fino a San Benedetto del Tronto a creare il caos viabilità. Sono tornate, infatti, le lunghe code, sia sui tratti autostradali interessati dai lavori, sia sulla statale Adriatica, a causa delle deviazioni che costringono l'uscita dai caselli in alcuni tratti; dopo l'emergenza pandemica, le speranze degli operatori economici che gravitano sul turismo per un'estate di rinascita sono altissime e in questo senso, sarà fondamentale garantire ai visitatori la possibilità di raggiungere i luoghi di villeggiatura senza troppi disagi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative, con urgenza, intenda intraprendere, per quanto di competenza, per verificare se il concessionario stia portando avanti i lavori avviati nel rispetto della concessione in essere e dei cronoprogrammi;

   se sia intenzione e nei programmi del Ministro interrogato avviare la progettazione e la realizzazione di ulteriori lotti riguardanti la realizzazione di una terza corsia, dal comune di Porto Sant'Elpidio verso il sud Italia;

   se sia intenzione del Governo adottare iniziative per accelerare il completamento della Pedemontana Marche-Abruzzo-Molise, così da dirottare parte del traffico su questa arteria e avere un'alternativa in caso di eventuali criticità che potrebbero interessare l'A14;

   se sia percorribile l'ipotesi di adottare iniziative di competenza affinché si applichi una riduzione delle tariffe autostradali, nel tratto a due corsie, al fine di sanare economicamente il disagio arrecato ai fruitori che lamentano tempi di viaggio e qualità della percorrenza inaccettabili.
(5-06146)


   GEMMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'A.n.g.l.a.t. è titolare della licenza di concessione demaniale marittima, di cui l'ultima con decorrenza dal 1° gennaio 2018 e scadenza al 31 dicembre 2021, n. 20/21 iscritta al n. 429 di Rep. in data 15 marzo 2021, avente ad oggetto l'occupazione ed uso a fini associativi e senza scopo di lucro di un manufatto demaniale, di un'area scoperta e di un pontile situati sulla banchina n. 1 del porto di Barletta;

   pare che l'A.n.g.l.a.t., nel pieno rispetto delle regole concessorie, abbia sostenuto elevati costi di ristrutturazione della struttura poiché ricevuta in stato di abbandono e degrado, consentendo alle persone con disabilità di svolgere in sicurezza attività motorie, nautiche e di cultura marinara finalizzate alla loro cura e alla loro inclusione sociale con importanti risultati che hanno portato questa associazione barlettana anche alla ribalta nazionale;

   con decreto n. 8 del 2021 del 4 maggio 2021 l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, ha avviato un procedimento di revoca della predetta concessione basato su una questione di sicurezza ovvero sulla circostanza che nel porto di Barletta sono presenti due depositi di idrocarburi a rischio incidenti;

   i serbatoi, esistenti dagli anni '70 e preesistenti al rilascio della concessione demaniale, contengono gasolio liquido non soggetto a pericolo di esplosioni e la stessa Autorità, nel piano operativo triennale 2020-2022 (IV.2.4 e VI.1.3) approvato con delibera del comitato di gestione n. 14 del 22 dicembre 2020, ne ha previsto lo spostamento in altro luogo;

   la revoca della concessione all'A.n.g.l.a.t. si richiama ad un «emanando» piano di emergenza esterna che la prefettura competente sta redigendo e che ad oggi non risulterebbe né approvato né definitivo e che pare sia stato presentato a supporto della revoca;

   appare utile evidenziare che all'interno del porto vi siano altre strutture vicine ai due depositi di idrocarburi, come ad esempio gli edifici adibiti ad uffici della Capitaneria e delle Dogane, che risulterebbero anche meno distanti (22,85 metri) dai suddetti serbatoi rispetto ai locali concessi in uso all'associazione (25,52 metri). Gli edifici della Capitaneria, però, a differenza di quelli dell'A.n.g.l.a.t. non sembra siano interessati da sgomberi per motivi di sicurezza;

   questi elementi e la previsione di soli 20 giorni per lo sgombero dell'immobile fissato dall'Autorità al 28 maggio 2021 sembrerebbero aver causato alcuni problemi all'associazione, che dovrà individuare in tempi brevissimi una struttura alternativa, e a tutte le persone con disabilità che la frequentano che considerano la struttura stessa come punto di riferimento quotidiano della propria vita e come elemento fondamentale per la loro inclusione sociale;

   secondo fonti di stampa, l'AdSP avrebbe proposto all'A.n.g.l.a.t. una struttura alternativa che l'associazione avrebbe rifiutato, poiché, secondo quanto affermato dal presidente dell'associazione, la stessa risulterebbe inagibile, priva dei servizi essenziali e degli spazi necessari –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se siano corrispondenti al vero;

   se le competenti Autorità intendano delocalizzare i serbatoi, così come previsto dal citato piano operativo triennale, anziché revocare la concessione demaniale all'A.n.g.l.a.t.;

   se si ritenga opportuno subordinare l'atto di revoca alla individuazione di una struttura alternativa, agibile e con le medesime funzionalità da concedere all'A.n.g.l.a.t.;

   se anche le altre strutture interne al porto necessitino di sgombero per le medesime questioni di sicurezza.
(5-06162)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   risulta avviato, il 25 maggio 2021 un intervento di manutenzione dell'organo di scarico, della paratoia di fondo della diga di Boschi, in provincia di Piacenza. In parallelo, verrà effettuato anche un intervento di bonifica della struttura in calcestruzzo adiacente;

   il 27 aprile 2021, nel corso di un incontro in videoconferenza organizzato dall'ufficio territoriale di Governo-prefettura di Piacenza, i responsabili di Enel Green Power Italia, gestore della diga Boschi, avevano illustrato il piano relativo alle operazioni di svaso della diga, bacino idroelettrico che permette di captare le portate del torrente Aveto verso la centrale idroelettrica di Salsominore:

   il predetto intervento di manutenzione risulta prescritto – dal mese di marzo del 2017 – dall'ufficio tecnico dighe di Milano. A seguire, si è svolta la fase di progettazione dello stesso e il 30 agosto 2019 è stato espresso l'assenso della regione Emilia-Romagna;

   nel corso della videoconferenza di cui sopra, a fronte della rappresentata necessità, urgenza ed improcrastinabilità da parte del gestore e del dirigente dell'ufficio tecnico dighe degli interventi di manutenzione straordinaria per la sicurezza idraulica dell'opera, a partire dal mese di maggio 2021, ritenuto più favorevole sotto il profilo idraulico, i sindaci del territorio chiedevano di posticipare i lavori al termine del periodo estivo, così da garantire il territorio e gli operatori economici, già particolarmente gravati dalla pandemia, da eventuali ricadute sull'ecosistema e sul turismo della Val Trebbia. Inoltre, il responsabile del servizio affluenti Po chiedeva, in considerazione del tempo trascorso dai lavori della conferenza dei servizi, di corredare il piano di svaso e il programma operativo, a suo tempo approvati, con elementi aggiuntivi volto a rafforzare i controlli preventivi sulle acque;

   nei fatti, iniziati i lavori in questione, tutto il fango fuoriuscito dall'invaso è finito nel Trebbia: a Bobbio, al mattino, il fiume è una schiumetta color caffellatte, ovviamente inavvicinabile per i turisti. Anche le acque del torrente Aveto sono diventate vischiose e di colore grigio topo, lì dove, fino a poche ore prima, erano verde smeraldo. Al tempo stesso, i pescatori lamentano un danno, a loro dire, quasi irreversibile –:

   se i fatti di cui in premessa siano noti ai Ministri interrogati e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per impedire l'aggravarsi della situazione in essere, oggetto di fondate quanto prevedibili proteste.
(5-06163)

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, LOLINI, PICCHI, POTENTI e BILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   domenica 30 maggio 2021, il Tirreno riporta un'inchiesta sulle condizioni della superstrada Firenze-Pisa-Livorno, attraverso un'intervista ad un autotrasportatore nel corso di un corteo di protesta composto da una coda di camion che, a 30 chilometri orari, continuavano a suonare colpi di clacson lungo il tragitto;

   gli autotrasportatori lamentano rischi insostenibili per la loro sicurezza e quella degli automobilisti, a causa delle pessime condizioni del manto stradale, degli svincoli di innesto pericolosi, della mancanza di corsia di emergenza e di piazzole adeguate per la sosta dei mezzi pesanti, delle corsie strette, della mancanza di vie di fuga e, in generale, di una qualità della strada non adeguata alle norme di sicurezza, situazione che genera continui incidenti, spesso mortali;

   gli autotrasportatori, anche per i continui cantieri in corso, restano spesso imprigionati sulla strada, superano l'orario di lavoro giornaliero prescritto dalla normativa vigente e sono costretti a fermarsi a scapito del loro lavoro e delle consegne, con perdite di compensi e clienti;

   eppure, la strada di grande comunicazione (Sgc) Firenze-Pisa-Livorno, nota anche come FI-PI-LI, e una delle più importanti arterie del sistema stradale della Toscana, anche perché rappresenta la via più diretta tra il porto di Livorno e Firenze, con collegamento all'autostrada A1;

   la superstrada, già dalla sua progettazione, negli anni '60, '70 e '80, ha risentito di una sottostima delle esigenze di traffico e di sicurezza che sarebbero sorte nei decenni successivi e le migliorie effettuate nel corso degli anni non hanno potuto provvedere all'allargamento delle corsie di marcia e alla realizzazione di banchine e di corsie di emergenza;

   le soluzioni fino ad oggi individuate agiscono esclusivamente sulla riduzione della velocità, con diversi tratti a 70 km/h, e il potenziamento degli autovelox e del Servizio di polizia stradale che, di certo, non risolvono e, anzi, appesantiscono con multe salate i problemi degli autotrasportatori; il previsto potenziamento del porto di Livorno con la realizzazione della darsena Europa che comprende le opere foranee di protezione, la nuova imboccatura portuale, l'approfondimento dei fondali e la realizzazione del terminal contenitori, opere per 860 milioni di euro ricomprese nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri delle prime 58 opere da commissariare ritenute importantissime per lo sviluppo del nostro Paese, riverserà ulteriore traffico pesante sulla FI-PI-LI, mettendo ancora più a rischio la sicurezza e la stessa vita di autotrasportatori e automobilisti –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare i problemi di sicurezza della superstrada Firenze-Pisa-Livorno, anche disponendo un sopralluogo in ordine alle caratteristiche strutturali della strada da parte di tecnici specializzati del Ministero, affinché siano individuate soluzioni e alternative atte a garantire la sicurezza degli autotrasportatori e degli automobilisti.
(4-09434)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in diverse aree del centro storico di Bologna si verificano situazioni di illegalità anche legate allo spaccio di sostanze stupefacenti;

   in tali zone la convivenza fra residenti e chi frequenta quelle aree della città per scopo di svago è resa più complessa da situazioni di degrado e di illegalità e dalla vendita abusiva e incontrollata di alcolici;

   certamente, occorre mettere in atto una serie di azioni di carattere diverso, anche sul piano della coesione sociale e della iniziativa culturale, come stanno facendo comune e quartiere;

   accanto all'azione delle forze dell'ordine sul territorio, che vanno ringraziate per il loro impegno, vi sono aspetti legati alla riforma della normativa vigente per rendere più efficace il contrasto e la repressione di reati quali lo spaccio di droga –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare.
(5-06150)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è venuta a creare una profonda criticità per la mancanza di informazioni e garanzie sui rinforzi delle forze dell'ordine e sulla istituzione del presidio estivo della Polizia di Stato a Pinarella di Cervia;

   il prefetto e il questore della provincia di Ravenna hanno profuso un ingente sforzo e una grande attenzione attraverso il tavolo sull'ordine e sulla sicurezza pubblica riguardo alla salvaguardia della sicurezza e dell'ordine pubblico, ma sarebbe opportuno un intervento più incisivo dell'organismo sovraordinato a supporto delle richieste avanzate dai territori;

   il comune di Cervia, che dopo Rimini rappresenta la città con maggiori presenze in Emilia-Romagna durante il periodo estivo, e un grande centro urbano e per tali ragioni da lunghi anni e stato istituito il presidio estivo della Polizia di Stato nella località di Pinarella con un numero importante di rinforzi delle altre forze dell'ordine presenti: Carabinieri, Guardia di finanza e Capitaneria di porto;

   a stagione quasi iniziata e con la situazione della pandemia ancora in atto, non si hanno né certezze né sentori di arrivo di rinforzi e neppure dell'istituzione del presidio estivo, che per questa comunità rappresenta un buon punto di riferimento;

   si è già provveduto a sollecitare il prefetto, il questore e la regione Emilia-Romagna, affinché sia prevista una soluzione tempestiva alla carenza sopra esposta –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di fornire una risposta efficace in materia di ordine e sicurezza pubblica alle giuste e legittime rivendicazioni su temi importanti, quali la sicurezza e la legalità per turisti e cittadini, che arrivano dai territori, in modo da consentire vacanze in sicurezza per gli ospiti e vivibilità per i cittadini.
(5-06156)


   GIORGIS, MADIA, POLLASTRINI, CECCANTI e CIAMPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio 2021 Moussa Balde, un ragazzo di 23 anni originario della Guinea, trattenuto nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino da diversi giorni, si è ucciso, impiccandosi con un lenzuolo;

   lo scorso 9 maggio Moussa Balde era stato vittima di una violenta aggressione ad opera di tre cittadini italiani che lo avevano brutalmente colpito con un bastone e con pugni al volto;

   Moussa Balde dopo essere stato ricoverato in ospedale, essendo risultato privo di un regolare permesso di soggiorno, era stato recluso nel Cpr di Torino e lì era stato posto in isolamento –:

   se il Governo per quanto di competenza, e in attesa che le indagini della magistratura facciano il loro corso, ritenga, anche alla luce di una possibile verifica interna, che Moussa Balde sia stato trattenuto con modalità adeguate alla sua specifica situazione di fragilità le, in particolare, siano state adottate tutte le misure atte a scongiurare il suicidio; se sia stata rispettata la normativa a tutela del fondamentale diritto alla salute che la nostra Costituzione e le carte internazionali dei diritti riconoscono a ogni persona indipendentemente dal suo status giuridico di cittadino; e se ritenga l'attuale normativa adeguata a garantire la tutela delle vittime di reati non in possesso dei documenti amministrativi attestanti la regolarità del soggiorno.
(5-06167)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Cervia è una cittadina di circa trentamila abitanti a forte vocazione turistica, che durante l'estate arriva ad accogliere più di duecentomila ospiti;

   l'emergenza sanitaria e le relative restrizioni hanno purtroppo generato anche comportamenti illeciti. Si possono citare, come esempio, gli atti vandalici nella Pineta di Pinarella e svariati episodi spiacevoli che hanno già caratterizzato questi primi fine settimana di riaperture nel centro di Milano Marittima;

   l'amministrazione comunale, di concerto con le associazioni categoria e sindacali del territorio, sta facendo il massimo per predisporre tutta una serie di accorgimenti per mitigare e circostanziare i fenomeni di degrado e di contrasto alla normativa vigente. Si confermano così le assunzioni stagionali di nuovi agenti della polizia locale, che garantiranno, sino al termine della stagione estiva, adeguata integrazione del Corpo, con un aumento di presenza sul territorio;

   nonostante il consistente apporto dato dai presidi permanenti delle forze dell'ordine e nonostante il rafforzamento dell'organico della polizia locale, non si riesce a far fronte alle problematiche di ordine pubblico che caratterizzano la stagione estiva;

   da alcuni articoli di stampa, ripresi da rappresentanze di organizzazioni sindacali delle forze di polizia, si è appreso che, ad oggi, il dipartimento della pubblica sicurezza e lo stesso Ministero dell'interno, non abbiano ancora dato disposizione per la predisposizione dei presidi di polizia, in passato assicurati a Pinarella di Cervia e alla vicina Cesenatico, località che da molti anni fruivano di servizi di polizia aggiuntivi per la stagione estiva;

   tali notizie generano preoccupazione tra gli operatori delle attività e dei servizi del territorio, che da sempre, in ragione del prevedibile ed auspicabile incremento turistico, oltre al potenziamento delle polizie locali, avevano fruito ed apprezzato i presidi estivi, quali efficaci misure di sicurezza per le comunità residenti e per i turisti che scelgono queste località per la stagione estiva –:

   se il Ministro intenda adoperarsi per disporre il presidio estivo del posto della polizia di Stato e di altri indispensabili rinforzi delle forze dell'ordine nelle località sopracitate.
(4-09422)


   LOVECCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine del giorno n. 9/02845-A/021 accolto con parere favorevole il 23 febbraio 2021, ha impegnato il Governo, in ragione della proroga dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri del 7 ottobre 2020, a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a dotare gli enti locali di una modalità semplificata per accelerare i processi di reclutamento, previsti nei piani dei fabbisogni, attraverso la possibilità di assumere idonei utilmente collocati nelle graduatorie scadute nel corso dell'anno 2020, durante il periodo emergenziale da Coronavirus, esclusivamente in assenza di graduatorie in corso di validità;

   all'articolo 10 del decreto-legge del 1 aprile 2021, n. 44 recante «Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici» sono definite le misure per lo svolgimento delle procedure per i concorsi pubblici, adottando, in ragione dell'emergenza sanitaria in atto, forme del tutto straordinarie al fine di garantire lo svolgimento delle prove selettive. In particolar modo, il comma 9 dell'articolo 10 del suddetto decreto, definisce l'inizio dello svolgimento delle procedure selettive in presenza dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni nel rispetto di linee guida validate dal Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del dipartimento della protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630, e successive modificazioni, a decorrere dal 3 maggio 2021;

   il comma 11 dell'articolo 10 del decreto-legge n. 44, infine, ha disposto che, al fine di dare attuazione a un programma di interventi, temporaneo ed eccezionale, finalizzato a eliminare, anche mediante l'uso di strumenti telematici, l'arretrato relativo ai procedimenti di esecuzione delle sentenze penali di condanna, nonché di assicurare la piena efficacia dell'attività di prevenzione e di repressione dei reati, il Ministero della giustizia è autorizzato ad assumere, con contratto di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a dodici mesi, un contingente complessivo di 1.080 unità di personale amministrativo non dirigenziale, di Area II, mediante lo scorrimento delle graduatorie delle pubbliche amministrazioni vigenti alla data del 30 aprile 2021;

   l'articolo 260-bis del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34 recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, autorizzerebbe l'assunzione degli allievi agenti della polizia di Stato, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta di esame del concorso pubblico per l'assunzione di 893 allievi agenti della Polizia di Stato, bandito con decreto del capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza del 18 maggio 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4ª serie speciale, n. 40 del 26 maggio 2017, «a valere sulle facoltà assunzionali previste per l'anno 2020, e per l'anno 2021, entro un massimo di 550 unità»;

   risulterebbe da fonti di stampa che si sarebbero svolte a partire dal 19 aprile 2021, le prove scritte per il concorso di polizia di Stato per 1650 allievi agenti –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto;

   quale motivo avrebbe indotto il Ministro interrogato ad adottare nuove forme concorsuali per l'assunzione di 1650 allievi agenti di polizia, procedendo in deroga a quanto disposto dal decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno così come definito nell'Ordine del giorno n. 9/02845-A/021, adottare iniziative per dotare gli enti locali di una modalità semplificata per accelerare i processi di reclutamento, prevista nei piani dei fabbisogni, attraverso la possibilità di assumere idonei utilmente collocati nelle graduatorie scadute anche nel corso dell'anno 2021.
(4-09423)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'occupazione abusiva di terreni o edifici altrui è sanzionata dall'articolo 633 del codice penale che prevede: «Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della parte offesa con la reclusione fino a due anni o con la multa da 103 a 1.032 Euro»;

   la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza 16 gennaio-7 febbraio 2020, n. 5195, indica espressamente che lo stato di indigenza non è una situazione di per sé idonea ad integrare la scriminante dello stato di necessità, difettando i fondamentali presupposti di attualità ed inevitabilità del percolo previsti dall'articolo 54 del codice penale. Il tutto ha valore, anche, quando l'occupazione abusiva si protrae da anni e quindi non è una emergenza momentanea;

   la sicurezza delle strutture scolastiche è un tema di fondamentale importanza al fine di tutelare l'incolumità degli alunni e del personale docente. Tale tematica dovrebbe essere tra le priorità programmatiche di ogni livello amministrativo;

   da fonti stampa è emerso che l'istituto primario «Raimondi», ubicato a Roma, in Via Cerbara, nel quartiere di Tor Marancia, facente parte a livello amministrativo del Municipio Roma VIII, versa in condizioni fatiscenti e, oltretutto, nel perimetro dell'istituto medesimo si trova una unità immobiliare, precedentemente adibita a residenza per il custode della scuola, attualmente occupata abusivamente dai due figli dell'ex-custode con le rispettive famiglie;

   inoltre, sovente accedono all'istituto scolastico soggetti estranei alla scuola che si recano presso l'unità immobiliare occupata abusivamente dai figli dell'ex-custode e il cancello d'ingresso alla scuola ha la serratura divelta da anni e la chiusura avviene unicamente con un filo di ferro che, tuttavia, non tutela pienamente la sicurezza dell'istituto e degli alunni;

   il 7 maggio 2021, tra l'altro, si sono introdotti all'interno dell'istituto alcuni uomini armati che hanno sparato cinque colpi di arma da fuoco verso il figlio dell'ex custode, ferendolo ad un piede;

   i genitori dell'Istituto primario «Raimondi» chiedono, da tempo, alle autorità competenti di porre in essere iniziative volte ad una risoluzione dei problemi sopracitati che affliggono l'istituto medesimo al fine di tutelare la sicurezza e l'incolumità dei loro figli quando si recano a scuola ma, attualmente la situazione non sarebbe cambiata –:

   se ed entro quali termini i Ministri interrogati intendano attivarsi per porre in essere iniziative, per quanto di competenza, per accelerare lo sgombero del fabbricato occupato abusivamente;

   se dispongano di elementi circa le iniziative in merito, intraprese dal comune di Roma;

   se siano in previsione investimenti per un piano manutentivo dell'Istituto scolastico in questione.
(4-09424)


   ORSINI, OCCHIUTO, VALENTINI, MANDELLI, FASCINA, CATTANEO, MARIA TRIPODI, SANDRA SAVINO, MILANATO, GIACOMONI, GREGORIO FONTANA, GIACOMETTO, ZANGRILLO, D'ATTIS, VERSACE, POLIDORI, SACCANI JOTTI, LABRIOLA, CASSINELLI, BAGNASCO, CASINO, NOVELLI, TORROMINO, SIRACUSANO, ANNA LISA BARONI, PORCHIETTO, PALMIERI, APREA, ELVIRA SAVINO, MAZZETTI, BIANCOFIORE, CANNIZZARO, TARTAGLIONE, PEREGO DI CREMNAGO, PITTALIS, SPENA, PENTANGELO, ROTONDI, ROSSO, ROSSELLO, CORTELAZZO e BOND. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'intensificarsi della tensione in Israele, dovuta al lancio di razzi partiti dalla striscia di Gaza verso Gerusalemme e rivendicati da Hamas, in alcune città italiane si è assistito ad una serie di manifestazioni pro-Palestina. Non tutte, seppur nella contrapposizione, sono state contraddistinte da spirito pacifico e di rispetto delle posizioni della parte opposta;

   si evidenzia come, la settimana scorsa – tra il 10 e il 16 maggio 2021, – nelle manifestazioni di Roma, Milano, Torino Firenze e Bologna, siano stati espressi messaggi di violenza contro lo Stato di Israele. Il quotidiano «Il Giorno», del 13 maggio, riporta che, nella manifestazione di Milanesi è inneggiato all'intifada e sono state bruciate bandiere israeliane;

   la pagina Facebook «Progetto Dreyfus» – associazione no-profit che si batte contro l'antisemitismo e il fondamentalismo – ha pubblicato un video girato durante le manifestazioni pro-Palestina, in cui viene scandito il coro «Khaybar, khaybar, Ya Yahud, jaish Muhammad saya'ud» che tradotto significa: «Khaybar, Khaybar, o ebrei, l'armata di Maometto ritornerà»: Khaybar è il nome dell'oasi dell'Hegiaz abitata da ebrei che Maometto conquistò nel 628. Il luogo ha assunto un significato leggendario e mitico nella prospettiva islamista di una sottomissione finale e violenta della popolazione ebraica. Infatti, Maometto, a capo di un esercito, aggredì gli ebrei insediati nell'oasi completando l'opera di «pulizia etnica» degli stessi;

   simili manifestazioni preoccupano le comunità ebraiche in Italia e in Europa, perché si inseriscono nel filone di un neo-antisemitismo, ugualmente pericoloso e forse più subdolo, atteso che si smarca dalle posizioni più estreme tipiche del nazifascismo, focalizzandosi sull'antisionismo e sulla negazione della legittimità dello Stato di Israele;

   il nostro Paese, come richiesto dall'Europa, ha adottato la definizione operativa di antisemitismo dell'Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance) che individua nell'antisionismo una forma di antisemitismo contemporaneo, alla quale va data immediata applicazione mediante efficaci politiche di contrasto a siffatti fenomeni di odio e razzismo –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per prevenire i fenomeni descritti in premessa, al fine di individuare e tutelare i luoghi sensibili per le comunità ebraiche su tutto il territorio italiano e per l'identificazione degli autori di questi episodi di intolleranza.
(4-09430)


   MURONI, CECCONI e FIORAMONTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si legge in un comunicato stampa di Legambiente, del 1° giugno 2021, che «l'efficacia delle nuove norme introdotte con la legge 120/2020, che attribuiscono ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all'inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono, è stata azzerata, di fatto, con una circolare interpretativa del Ministero dell'interno»;

   la nota prosegue: «secondo questa circolare, comunicata da alcune Prefetture a Legambiente a seguito delle prime segnalazioni sulle mancate demolizioni di immobili abusivi da parte di amministrazioni comunali inadempienti, i poteri delle prefetture riguardano esclusivamente gli abusi accertati successivamente alla entrata in vigore della normativa». Tutte le ordinanze emesse e non eseguite, anche su gravi abusi, fino al settembre 2020, insomma, restano nel limbo dell'impunità garantita. «Per noi di Legambiente che da anni denunciamo questo fenomeno e avevamo salutato con soddisfazione le nuove norme – afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è una notizia a dir poco sconcertante, che tradisce il senso e l'obiettivo di quanto approvato in Parlamento»;

   si ricorda che la norma è stata inserita con un emendamento al decreto-legge «semplificazioni» ed è finalizzata ad affrontare e risolvere un grave deficit di legalità: solo il 19,6 per cento delle ordinanze di demolizione emesse dai comuni, secondo un'indagine svolta da Legambiente, è stata eseguita;

   è del tutto evidente che, con la circolare interpretativa del Ministero dell'interno, decine di migliaia di manufatti rimarrebbero esattamente dove sono: le prefetture, infatti, non avrebbero il compito di occuparsene, essendo i provvedimenti dei comuni precedenti alla legge del 2020;

   «La legge è stata approvata – continua la nota – proprio per affrontare il nodo del vecchio abusivismo che resiste alle ruspe da decenni, con mille motivazioni da parte di molti Sindaci, dalla mancanza di risorse al rischio di perdere consensi elettorali e per questo lanciamo un appello alla ministra Lamorgese affinché venga rivista la circolare interpretativa del suo ministero»;

   si ricorda che la suddetta norma riprende una proposta di Legambiente che l'interrogante ha riportato nella proposta di legge «Disposizioni concernenti la ricognizione e la demolizione degli immobili costruiti abusivamente, le sanzioni penali e i procedimenti di sanatoria, nonché disciplina dell'attività dell'Osservatorio nazionale sull'abusivismo edilizio» (C. 413) –:

   quali siano i motivi che hanno condotto il Ministero dell'interno ad escludere dall'ambito di applicazione della norma citata in premessa, come denuncia Legambiente, le ordinanze emesse e non eseguite, anche per gravi abusi, antecedenti il mese di settembre 2020;

   se non si intenda sospendere l'efficacia della circolare in attesa di una più approfondita istruttoria e, nel caso, anche adottando iniziative per una corretta interpretazione dell'articolo 10-bis «Semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive» del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76.
(4-09431)


   TONELLI e TATEO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto stabilito nel decreto d'istituzione della questura di Barletta-Andria-Trani (BAT), con sede ad Andria, il personale assegnato toccherà 184 unità secondo l'articolazione riportata nella tabella B allegata al decreto; nella stessa questura saranno altresì presenti 7 dipendenti appartenenti al ruolo tecnico della polizia di Stato e un medico, per una somma complessiva di dipendenti pari a 192 unità; a questi, in attesa di decreto di attribuzione, saranno poi assegnati i dipendenti appartenenti all'amministrazione civile degli interni, il cui numero dovrebbe essere almeno superiore a 6;

   riguardo alla nuova costituzione della sezione di polizia stradale di Barletta-Andria-Trani, i numeri che si ricavano dalla tabella C del summenzionato decreto dovrebbero essere così ripartiti: 1 funzionario del ruolo dei commissari con funzione di dirigente, 12 ispettori, 8 sovrintendenti, 22 tra agenti e assistenti, per un totale di 43 poliziotti;

   tuttavia, sembra agli interroganti che, a fronte del contesto storico e attuale, l'organico effettivamente dislocato sia in questura che nella sezione della Polstrada rischi di essere ben al di sotto dei numeri previsti;

   in tutti questi anni, infatti, nonostante le continue richieste di rinforzi, i commissariati di Barletta, Trani, Canosa di Puglia e Andria, da cui dovrebbero attingersi le fondamentali risorse, sono sempre stati sotto organico; inoltre, l'amministrazione, nel prevedere gli assegnamenti, non ha considerato i diversi pensionamenti futuri che investiranno gli uffici della provincia di Barletta-Andria-Trani, almeno una decina di agenti nei prossimi 3 anni; allo stesso modo, anche il personale civile attualmente in forza presso i commissariati arriva soltanto a 3 unità (1 in archivio e 2 ai passaporti) e, se non ci saranno nuovi concorsi, non si comprende da dove si possa recuperare la quota mancante;

   un discorso analogo vale per la sezione della polstrada: la dotazione degli uffici di polizia stradale che confluirà nella nuova sezione, vale a dire quelli di Spinazzola e Ruvo di Puglia, ammonta rispettivamente a 12 e 10 unità e cioè a circa il 50 per cento dell'organico rispetto alle 43 unità stabilite dal decreto; ciò senza dimenticare che la chiusura del distaccamento di Spinazzola comporterebbe l'abbandono di una zona (in particolar modo la Bradanica) molto utilizzata da mezzi pesanti per raggiungere oltre la zona industriale di Potenza, anche le zone sorrentine e campane; mentre la chiusura di Ruvo di Puglia, toglierebbe l'importante pattugliamento della strada statale 98, utilizzata dalla criminalità per raggiungere le zone andriesi, come quelle della vicina Bitonto;

   durante un incontro interlocutorio sulla costituenda questura tra le organizzazioni sindacali e i vertici dell'amministrazione della polizia di Stato si è appreso altresì che nella distribuzione dei locali della struttura che ospiterà la questura, si sia dimenticato di realizzare alcuni alloggi tra cui: l'alloggio del questore, gli alloggi di servizio (anche per uso foresteria) per il personale;

   a quanto consta agli interroganti, non risulterebbe realizzata neanche la cappella presso la quale dovrà operare il cappellano assegnato alla suddetta questura;

   si è appreso inoltre che i lavori per ospitare la sede della sezione polstrada dovrebbero concludersi non prima di 5 anni da oggi –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare per far fronte ai problemi organizzativi, logistici e di personale della nuova questura di Andria della provincia di Barletta-Andria-Trani e, in particolare, della sezione di polizia stradale.
(4-09437)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORGONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, l'amministrazione del comune di Montecarotto (AN) ha ricevuto la comunicazione della mancata autorizzazione alla formazione della classe prima della scuola secondaria di primo grado G. Galli, per il prossimo anno scolastico 2021/2022;

   come segnalato in una nota del sindaco di Montecarotto, cui è acclusa anche una lettera della dirigente scolastica dell'istituto comprensivo di Arcevia, con sedi distaccate di Serra de' Conti e Montecarotto, la lamentata inadeguatezza del numero degli iscritti alla futura prima classe si configura come eccezionale, dal momento che riguarda i soli nati nell'anno 2010 e che tutte le classi precedenti e successive sono di una numerosità superiore;

   parimenti, l'eventuale trasferimento degli alunni nel plesso di Serra de' Conti creerebbe consistenti difficoltà per le famiglie, in quanto l'attuale organizzazione del servizio di trasporto scolastico (tragitti, orari e altro) non consentirebbe al comune di Montecarotto di garantire a tali studenti il servizio stesso;

   la mancata conferma della classe prima sta già generando estrema apprensione da parte non solo delle famiglie interessate, ma anche di tutta la cittadinanza, rinforzando i sentimenti di preoccupazione per il futuro dei servizi scolastici a Montecarotto e delle sorti della qualità della vita e dei servizi alla persona nel futuro prossimo, in un'area già dichiaratamente soggetta a difficoltà sempre maggiori;

   proprio per tali ragioni, a seguito del sisma del 2016 e il conseguente trasferimento provvisorio della scuola secondaria di primo grado nel nuovo plesso della scuola primaria, l'amministrazione comunale di Montecarotto decise di procedere all'adeguamento sismico del complesso edilizio nel centro storico, per un costo complessivo di 3 milioni di euro;

   l'obiettivo di interrompere e invertire il depauperamento e lo spopolamento dei territori dell'entroterra, con la diminuzione dei servizi essenziali – tra i quali la scuola è sicuramente il più importante – deve vedere la collaborazione di tutti i livelli amministrativi, ciascuno per le rispettive competenze;

   offrire le condizioni migliori per garantire l'erogazione di servizi adeguati per l'infanzia ed i primi cicli scolastici dell'obbligo, strettamente integrati tra loro, nella prospettiva di un'offerta formativa ed educativa continuativa, è condizione essenziale per il mantenimento del livello del servizio, per la fiducia dei cittadini e delle famiglie e per l'investimento dello Stato sulle future generazioni –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di scongiurare l'interruzione della continuità didattica, per il prossimo anno scolastico, del plesso scolastico nel comune di Montecarotto per gli alunni della classe prima della scuola secondaria.
(5-06152)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   i commi 978 e 979 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020 modificano, per l'anno scolastico 2021/2022, la disciplina relativa al numero minimo di alunni necessario per l'attribuzione alle istituzioni scolastiche di un dirigente scolastico con incarico a tempo indeterminato e di un direttore dei servizi generali e amministrativi in via esclusiva;

   in particolare, il comma 978 dispone che, per l'anno scolastico 2021/2022, il numero minimo di alunni necessario perché alle istituzioni scolastiche autonome possano essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato è ridotto – nei limiti della spesa autorizzata dal comma 979 – (da 600) a 500 unità, ovvero (da fino a 400) a fino a 300 unità per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche;

   lo stesso comma 978 conferma, inoltre, che le istituzioni scolastiche che non raggiungono il numero minimo di alunni indicato sono conferite, in reggenza, a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome e che, alle stesse non può essere assegnato in via esclusiva un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi. Quest'ultimo è assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche con decreto del direttore generale o del dirigente non generale titolare dell'ufficio scolastico regionale competente;

   il decreto ministeriale n. 157 del 14 maggio 2021 definisce la consistenza complessiva delle dotazioni organiche dei dirigenti scolastici per l'anno scolastico 2021/2022 e la tabella concernente le istituzioni scolastiche sedi di dirigenza divise per regione;

   sebbene la relazione tecnica alla legge di bilancio, richiamata dal suddetto decreto ministeriale, indichi che sulle suddette sedi non possano essere effettuate assunzioni, le disposizioni di cui ai richiamati commi 978 e 979 dell'articolo 1, della legge n. 178 del 2020 sembrano prevedere difformemente;

   difatti, riferendosi alle istituzioni scolastiche con un numero di alunni inferiore a 500, ridotto fino a 300 unità per le istituzioni situate nelle piccole isole, nei comuni montani o nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, il divieto di assegnazione di dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato e di direttori dei servizi generali e amministrativi in via esclusiva, si evince chiaramente che detto impedimento non si applica agli istituti scolastici aventi un numero di alunni superiore a 500 unità (ovvero a 300 unità nei casi summenzionati) –:

   se non ritenga di adottare iniziative per modificare il decreto ministeriale n. 157 del 14 maggio 2021 posto che per l'interrogante esso reca disposizioni non conformi con quanto previsto dalla legge n. 178 del 2020, cagionando un ingiusto pregiudizio agli istituti scolastici interessati, cui verrà assegnato un dirigente titolare di incarico presso altre istituzioni.
(5-06168)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale delle Marche Ugo Filisetti il 26 maggio 2021 avrebbe partecipato ad una iniziativa pubblica della Lega, non in veste privata ma in virtù del ruolo che ricopre, come si apprende dalla stampa e dalla locandina che pubblicizzava l'incontro a cui erano presenti il sottosegretario all'istruzione Sasso e il presidente della Regione Marche;

   il simbolo di partito della Lega riportato ben visibile nella locandina fa di questo incontro un evento chiaramente politico e di partito e non certo istituzionale; quindi, a parere dell'interrogante, la presenza del direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale non è accettabile;

   il direttore Filisetti, ad avviso dell'interrogante, ha già dimostrato in diverse occasioni di non essere in grado di garantire quella «terzietà» che il ruolo che ricopre gli imporrebbe e già in passato si è reso protagonista di numerose polemiche ed è stato oggetto di una interrogazione parlamentare da parte dell'interrogante a causa del contenuto dei messaggi inviati agli studenti e alle studentesse delle Marche in occasione delle celebrazioni del 4 novembre e del 25 aprile, intrisi di revisionismo, linguaggio militaresco e nostalgico del ventennio fascista nonché, a parere dell'interrogante, oltraggioso dei valori della Costituzione antifascista –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato circa i fatti esposti in premessa, dal momento che, all'interrogante, le iniziative suesposte di cui si è reso protagonista il direttore dell'Ufficio scolastico regionale delle Marche appaiono incompatibili con l'incarico da lui ricoperto, non solo per aver violato quei principi democratici che sorreggono l'attività e le finalità del sistema nazionale di istruzione e formazione in occasione dei messaggi inviati il 4 novembre e il 25 aprile, ma anche per aver dimostrato di non rispettare quel principio di «terzietà» che dovrebbe ispirare qualsiasi dirigente della pubblica amministrazione.
(4-09421)


   LOLLOBRIGIDA, BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa il dottor Simon Levis Sullam, professore associato di storia contemporanea all'Università Ca' Foscari di Venezia, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook la foto di alcuni volumi del libro scritto dall'onorevole Giorgia Meloni capovolti, con l'immagine dell'autrice a testa in giù, commentando con la frase: «Nelle librerie Feltrinelli può capitare»;

   l'immotivato attacco del dottor Sullam e l'odio e l'intolleranza che esso propugna, proprio da parte di una persona che dovrebbe insegnare correttezza e rispetto, ha suscitato forti reazioni ed è stato condannato anche dalla direttrice dell'Università, che ha stigmatizzato che lo «sgradevole incidente» che è stato «provocato da un'iniziativa del tutto individuale dalla quale Ca' Foscari prende le distanze» e ha affermato inoltre che «l'Ateneo si riserva di valutare tutti i passi necessari a fare chiarezza sull'accaduto»';

   da notizie in possesso degli interroganti sembrerebbe che lo stesso dottor Sullam protagonista dello spiacevole «incidente» sia consulente del Ministro Bianchi al Ministero dell'istruzione come componente di una commissione insediata dall'allora Ministro Azzolina –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   alla luce delle recenti dichiarazioni del dottor Sullam, se non ritenga di valutare la sua rimozione dall'incarico governativo, posta l'inappropriatezza che la permanenza nel ruolo attuale dimostrerebbe;

   in base a quali criteri sia stato scelto il dottor Sullam quale componente della commissione istituita presso il Ministero dell'istruzione, e a quanto ammontino l'eventuale remunerazione, i rimborsi spese o altri benefit collegati alla nomina in questione.
(4-09447)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine del mese di aprile 2021 sono stati inviati da parte dell'Agenzia delle entrate ad un'ampia platea di soggetti, ex dipendenti delle aziende di credito, percettori dell'assegno straordinario per il sostegno del reddito previsto dal Fondo di solidarietà di settore, di cui al decreto interministeriale 28 luglio 2014, n. 83486, avvisi bonari di riliquidazione dell'Irpef, relativa agli importi percepiti a tale titolo nell'anno 2016;

   in seguito ai sopra citati avvisi relativi ad un recupero di tassazione per l'anno di imposta 2016, è stato chiesto un riesame degli stessi per procedere all'annullamento totale della suddetta;

   la somma ricevuta nel 2016 «a titolo di trattamento di fine rapporto», oggetto della sopra citata verifica, non è equiparabile ai redditi soggetti a tassazione separata, come ad esempio il Tfr, ma discende dalle norme di legge relative alla disciplina dei Fondi di solidarietà a sostegno del reddito, come da decreto ministeriale del 27 novembre 1997, n. 477 e n. 226 del 28 aprile 2006. In tale ambito trova la sua più corretta collocazione fra gli ammortizzatori sociali a tassazione concordata come, ad esempio, la cassa integrazione;

   nel decreto ministeriale n. 83486 del 28 luglio 2014 (decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali), all'articolo 10, punto 7, si afferma che il Fondo eroga un assegno straordinario di sostegno al reddito pari alla somma dei seguenti importi:

    a) importo netto trattamento pensione spettante;

    b) importo delle ritenute di legge sull'assegno straordinario;

   la circolare Inps n. 90 del 6 maggio 2015 ribadisce quanto sopra evidenziato, spiegando che il Fondo eroga sia l'importo netto, pari alla pensione maturata, tenendo conto anche del periodo di permanenza al Fondo, sia l'importo delle ritenute di legge sull'assegno straordinario;

   la legislazione vigente in materia garantisce che i dipendenti di banca possano percepire sia l'importo netto reale della pensione, sia l'importo delle ritenute di legge, da aggiungere a quella della pensione netta, pari alle effettive ritenute applicabili al reddito straordinario quali esse siano;

   la sentenza della Suprema Corte di Cassazione, sezione lavoro n. 18128 del 22 agosto 2014 ha confermato che l'importo dei pagamenti degli assegni straordinari sia da corrispondere al netto;

   alla luce di quanto sopra esposto, il ricalcolo delle aliquote come un normale Tfr va eseguito dall'Inps in qualità di gestore dei fondi che deve garantire anche il pagamento di tutte le imposte previste dalla legge rifacendosi sui datori di lavoro ai quali compete l'onere finale;

   le previsioni che regolano la determinazione dell'importo dell'assegno netto vengono applicate costantemente da circa vent'anni, essendo il Fondo costituito con decreto ministeriale n. 158 del 2000 e oggi regolamentato dal decreto interministeriale n. 83485 del 2014, operativo sin dal 2000;

   quanto esposto in premessa ha quindi comprensibilmente generato una situazione di preoccupazione nei lavoratori destinatari degli avvisi bonari ai quali è stato richiesto di «decidere» in tempi stretti relativamente ad una vicenda caratterizzata da forte discontinuità, incertezza e complessità –:

   se Ministri interrogati non intendano valutare l'ipotesi di adottare iniziative, valide sull'intero territorio nazionale, dirette a sospendere gli effetti degli avvisi bonari medesimi in modo da consentire la revisione della situazione determinatasi, anche al fine di restituire piena fiducia nell'ammortizzatore sociale di settore che ha consentito e continua a consentire la gestione socialmente sostenibile degli articolati processi di trasformazione delle banche e senza oneri per la fiscalità generale.
(5-06149)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un operaio di 60 anni ha perso la vita alla Margaritelli Ferroviaria di Rodallo, una frazione di Caluso, nel primo pomeriggio di lunedì 31 maggio 2021;

   come riporta il Corriere della Sera, edizione di Torino, il lavoratore, secondo i primi accertamenti dei carabinieri e degli ispettori Spresal, è precipitato per sei metri dopo essere stato investito da un vagone vuoto, durante il lavaggio dei macchinari;

   come riportato da La Stampa, la tragedia fa salire a 14 le vittime sul lavoro nell'area metropolitana di Torino, in questa prima parte di 2021. Una situazione drammatica che, pochi giorni fa, i sindacati hanno denunciato con un sit-in in prefettura;

   Gianni Cortese, segretario regionale Uil Piemonte, ricorda a La Stampa come «L'anno scorso abbiamo avuto 1.200 vittime sul lavoro in Italia. Una media di oltre tre decessi al giorno (...) L'anno scorso abbiamo avuto una media di un'ispezione ogni 400 aziende – spiega –, nell'83 per cento dei casi sono state registrate irregolarità. Il 50 per cento dei cantieri non era a norma. Se non si investe nella formazione di nuovi ispettori, saranno sempre di più le aziende che non spendono soldi per la sicurezza. Questione che non comprende solo l'infortunio mortale, ma anche le malattie professionali. Bisogna aumentare il numero di chi controlla»;

   come riportato da La Stampa, in data 31 maggio 2021, i segretari generali di Fenealuil Claudio Papa, Fillea Cgil Marco Bosio e Filca Cisl Gerlando Castelli, rimarcano come il settore delle costruzioni sia uno tra comparti con la più alta percentuale di infortuni gravi e mortali;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'assunzione di 2.000 nuovi ispettori del lavoro, ma il tema dei controlli e delle azioni necessarie a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro non può esaurirsi con il rafforzamento degli organici ispettivi –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, oltre a un incremento degli ispettori, al fine di contrastare più efficacemente la drammatica escalation di morti sul lavoro.
(5-06151)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   il settore lattiero-caseario produce un fatturato complessivo di circa 16,5 miliardi di euro e rappresenta l'11,5 per cento del totale del fatturato industriale dell'agroalimentare. Per quanto riguarda la produzione di latte, l'anno scorso è stata pari a circa 13 milioni di tonnellate, coprendo con l'autoapprovvigionamento circa il 90 per cento del fabbisogno nazionale di latte;

   il latte vaccino nazionale è prodotto con caratteristiche qualitative e nutrizionali di alto livello, a cui corrispondono alti costi produttivi;

   nel settore agricolo c'è stato un aumento generalizzato dei costi di produzione (7,5 per cento) che riguarda le materie prime, i prodotti energetici, gli alimenti per il bestiame;

   il rialzo dei prezzi dei cereali è stato costante a partire dall'autunno del 2020 (+27,8 per cento) e ha riguardato anche i primi mesi del 2021. Il mais ha superato quota 250 euro a tonnellata su varie piazze con picchi anche superiori ormai prossimi al record del 2011 di circa 270 euro a tonnellata. La soia ha toccato la soglia di 700 euro a tonnellata. Il costo dei farinacei integrativi necessari a raggiungere adeguati livelli parametrali qualitativi del latte, ha subito un aumento che supera il 10 per cento;

   gli italiani pagano il latte fresco circa il 30 per cento in più rispetto alla Germania e il 20 per cento in più nel confronto con la Francia, ma ai produttori il latte viene pagato circa 35 centesimi al litro (media nazionale). Il prezzo del latte fresco di qualità venduto al pubblico è pari a circa 1,50 euro al litro, con una differenza tra i prezzi pagati dal consumatore e il prezzo riconosciuto agli allevatori che è la più alta d'Europa;

   la pandemia ha accelerato un fenomeno già iniziato da qualche anno che vede i consumatori preferire prodotti lattiero-caseari a lunga conservazione o addirittura altre bevande/prodotti, ben pubblicizzati, deprimendo la richiesta di latte fresco crudo alimentare, con particolare riferimento al latte con certificato di alta qualità;

   gli industriali, per rispondere alle nuove richieste del consumatore, hanno investito risorse per la realizzazione di impianti per la produzione di latte pastorizzato ESL (Extended Shelf-Life), nelle due tipologie tecnologiche, ovvero a pastorizzazione elevata e microfiltrato, entrambe con caratteristiche organolettiche vicine a quelle del latte fresco pastorizzato e con una conservabilità maggiore rispetto a quest'ultimo;

   nell'anno 2020, le industrie acquirenti, sia pure con tensioni sul lato dei prezzi riconosciuti e dei ritiri, hanno sostenuto il mercato, assorbendo il latte conferito anche oltre il loro reale fabbisogno destinando il surplus di latte verso prodotti a lunga conservazione (Esl, Uht, microfiltrato e altro) in linea con le richieste del consumatore, ma che per loro hanno determinato un aggravio di costi;

   nell'anno 2021, le industrie acquirenti hanno provveduto a revisionare i contratti riducendo il quantitativo rispetto all'anno precedente e mantenendo invariato il prezzo base (è stato ridotto solo il riconoscimento per il latte con certificato di Aq che da euro 0,01 a litro è passato euro 0,005 a litro), oltre a modificare la tabella parametri per il pagamento del latte di massa secondo qualità, che prevede un forte inasprimento di tali parametri notevolmente al di sotto di quelli fissati per legge;

   inoltre, nel contratto 2021, qualora dovesse essere conferito più latte, oltre quello definito dal contratto, quest'ultimo verrà valorizzato in base alla media del mese del latte spot con riferimento al mercato di Lodi. In ragione di ciò, anche se il prezzo base del latte sul contratto non è stato modificato rispetto al precedente anno, di fatto, avendo variato il quantitativo e revisionato la tabella dei parametri di qualità, si riscontra un minore introito pari ad almeno euro 0,025 a litro;

   occorre anche sottolineare che nonostante esistano norme relative alla rintracciabilità ed etichettatura del prodotto, non esiste alcun provvedimento che richieda agli industriali di preferire il latte di origine locale per la produzione di latte pastorizzato Esl e Uht –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per:

    a) equilibrare e stabilizzare definitivamente il settore zootecnico, mediante interventi di sostegno alla filiera, anche tramite forme di finanziamento agevolato con garanzia dello Stato, per adeguare il prodotto alle esigenze del consumatore, il quale, se è vero che per effetto del cambiamento dello stile di vita, è sempre più interessato a prodotti con conservabilità maggiore e dunque a prodotti più standardizzati, non deve però rinunciare alla qualità e alla freschezza dello stesso raggiungibile solo attraverso l'impiego da parte degli industriali e la fruizione da parte dei consumatori, rispettivamente, della materia prima e del prodotto locale, con l'obbiettivo di tutelare il territorio ed il made in Italy;

    b) introdurre norme che favoriscano l'utilizzo di latte di origine locale per la produzione di latte pastorizzato Esl e Uht;

    c) adottare misure di ritiro e stoccaggio dei formaggi o polverizzazione del latte in determinati periodi dell'anno;

    d) prevedere misure di sostegno in favore della zootecnia, al fine coprire i maggiori costi di produzione evidenziati in premessa.
(2-01236) «Spena».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO e LACARRA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è oggi uno tra i principali produttori mondiali di ciliegie: con i suoi 29.210 ettari e le sue 98.600 tonnellate è al settimo posto al mondo (dati Faostat, 2018);

   la produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8 per cento del totale nazionale;

   con le sue 47 mila tonnellate, la provincia di Bari è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie, raccogliendo il 34 per cento della produzione nazionale;

   negli scorsi giorni, Coldiretti Puglia ha affidato a un comunicato ufficiale sui suoi canali online la preoccupazione per ciò che sta avvenendo nel settore. In particolare, ha denunciato il brusco crollo dei prezzi sul mercato, tale da risultare al di sotto dei costi di produzione;

   come testualmente comunicato da Coldiretti Puglia, infatti, «dopo averle salvate dal gelo e dalle grandinate con falò notturni per scaldare i ciliegeti e vaporizzazione di acqua per preservare le fioriture», il prezzo di vendita corrisposto ai produttori delle ciliegie pugliesi ha raggiunto «l'inaccettabile» cifra di 1 euro al chilogrammo, mentre – si legge nella nota – «la forbice dei prezzi dal campo alla tavola si è allargata in misura sconsiderata. Stanno vendendo a Milano in una nota catena di distribuzione commerciale le ciliegie pugliesi ad euro 16 euro al chilogrammo»;

   la divaricazione tra prezzo corrisposto al produttore per chilogrammo e prezzo di vendita finale è – nell'opinione dell'interrogante – assolutamente ingiustificabile, soprattutto considerato che ai produttori diretti viene corrisposto un prezzo addirittura inferiore ai costi di produzione, mentre la grande distribuzione ricava margini esorbitanti;

   è necessario prevedere, ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2019/633, tra le pratiche commerciali sleali vietate, le vendite dei prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, nonché la vendita di prodotti agricoli e alimentari realizzata ad un livello tale che determini condizioni contrattuali eccessivamente gravose, ivi compresa quella di vendere a prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione, definendo in modo puntuale condizioni e ambiti di applicazione, nonché i limiti di utilizzabilità del commercio elettronico;

   in data 20 aprile 2021 il Senato della Repubblica ha definitivamente approvato il disegno di legge recante la delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – legge di delegazione europea 2019-2020;

   l'articolo 7 del suddetto provvedimento reca «Princìpi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/633, in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare»;

   in particolare, la lettera h) dispone che, nell'esercizio della delega, il Governo debba «prevedere, ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 1, della direttiva (UE) 2019/633, tra le pratiche commerciali sleali vietate le vendite dei prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, nonché la vendita di prodotti agricoli e alimentari realizzata ad un livello tale che determini condizioni contrattuali eccessivamente gravose, ivi compresa quella di vendere a prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione, definendo in modo puntuale condizioni e ambiti di applicazione» –:

   se e quali iniziative ritengano di intraprendere i Ministri interrogati per tutelare i produttori agricoli dall'eccessiva divaricazione tra prezzo loro corrisposto e prezzo di vendita al dettaglio e per assicurare loro condizioni tali da garantire la sostenibilità della produzione di ciliegie.
(5-06145)


   GADDA, MORETTO, MARCO DI MAIO e PAITA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto dirigenziale n. 8120 dell'8 maggio 2020 sono state rese note le disposizioni relative alla campagna di pesca del tonno rosso, anno 2020;

   il decreto dirigenziale sopra citato, a seguito di mutate disposizioni sovranazionali, assegna alla quota non divisa (Uncl) 250 tonnellate di tonno rosso, aumentandone la dotazione iniziale di 116,48 tonnellate;

   la maggior parte della quota indivisa viene utilizzata per le catture accessorie da parte di imbarcazioni dedite alla pesca professionale ma non assegnatarie di una quota appartenenti soprattutto al segmento della piccola pesca costiera, così come definita al paragrafo 3, lettera w, della raccomandazione Iccat 19-04, nonché al comma 1 dell'articolo 3 del decreto ministeriale n. 210 del 16 maggio 2019;

   il decreto sopracitato, all'articolo 6, comma 3, dispone che la direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura possa disporre, in funzione dell'effettivo andamento e della distribuzione geografica delle catture, l'eventuale ripartizione della consistenza residua del contingente indiviso (Uncl) tra le flotte che, non autorizzate alla cattura bersaglio del tonno rosso, risultano iscritte nei registri della direzione marittima;

   tale disposizione ha consentito una equa distribuzione delle catture accessorie di tonno rosso lungo tutta la Penisola, poiché il tonno rosso non raggiunge nel medesimo periodo le coste italiane, ma risale da sud a nord lungo le coste tirreniche e adriatiche;

   con successivi decreti dirigenziali n. 9061 del 26 maggio 2020 e n. 10384 del 18 giugno 2020, non è stato consentito effettuare ulteriori prelievi di tonno rosso alle imprese di pesca cui fanno capo le imbarcazioni, non autorizzate alla cattura bersaglio del tonno rosso, iscritte negli uffici marittimi delle direzioni marittime di Palermo e Catania, Reggio Calabria, Napoli, Cagliari, Olbia, Civitavecchia, Livorno e Genova;

   con decreto direttoriale prot. 9173488 del 25 settembre 2020 è stato vietato il prelievo di tonno rosso per le imbarcazioni non autorizzate alla cattura bersaglio del tonno rosso, a seguito dell'esaurimento del contingente indiviso (Uncl);

   la ripartizione della quota indivisa (Uncl), avvenuta nell'annualità 2020, ha consentito a tutte le imprese di pesca della Penisola, non autorizzate alla cattura bersaglio del tonno rosso di pescare e commercializzare le catture accessorie;

   per l'annualità 2021 non è ancora stato pubblicato il decreto che fissa le disposizioni per la campagna di pesca del tonno rosso, nonostante la stessa sia già avviata per il sistema palangaro a seguito di disposizioni sovranazionali;

   nonostante non sia stato pubblicato il decreto che fissa le disposizioni per la campagna di pesca del tonno rosso per l'annualità 2021, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con circolare 26 maggio 2021, prot. 0243268, ha disposto la chiusura delle catture accessorie per raggiungimento dell'ammontare assegnato alla quota indivisa (Uncl);

   tale situazione ha determinato una sperequazione nell'accesso alla risorsa tonno rosso e distorsioni tra imprese nazionali alle quali non è stata garantita la medesima possibilità di accesso alla pesca di tale risorsa ittica. Ad esempio, le imprese della piccola pesca liguri, dove il tonno arriva alla fine della campagna di pesca, hanno registrato un calo di catture accessorie pari a circa il 70 per cento rispetto ai volumi pescati nel 2020;

   il tavolo informale di consultazione permanente pesca ed acquacoltura, istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, non è stato ancora convocato per discutere dell'imminente raggiungimento del contingente assegnato alla quota indivisa (Uncl) –:

   per quale motivo non sia stato ancora pubblicato il decreto ministeriale relativo alla campagna di pesca del tonno rosso per l'anno 2021 e convocato il tavolo informale di consultazione permanente pesca ed acquacoltura circa l'imminente raggiungimento del massimale relativo alla quota indivisa;

   quando verranno resi noti i quantitativi, suddivisi per direzione marittima, circa il prelievo di tonno rosso afferente alla quota indivisa;

   quali iniziative si intendano adottare, a favore delle imprese di pesca, per sanare il mancato uniforme accesso alla quota indivisa (Uncl).
(5-06164)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dalle testimonianze degli operatori agricoli e dall'indice dei prezzi delle materie prime della Food and Agriculture Organization of The United Nations (FAO) (o Fao Food Price Index – (Ffpi), ad aprile 2021 si è segnato l'undicesimo aumento mensile consecutivo nei prezzi delle materie prime;

   il Ffpi ha toccato i 120.9 punti nel mese di aprile 2021, con un aumento dell'1,7 per cento rispetto al mese di marzo ed un aumento del 30,8 per cento rispetto al mese di aprile 2020;

   il livello attualmente raggiunto dal valore delle materie prime alimentari è storicamente il più elevato da maggio 2014, ed in termini nominali è inferiore solo del 12 per cento rispetto al picco storico raggiunto nel febbraio 2011;

   l'indice dei prezzi dello zucchero, che ha raggiunto i 100 punti, è cresciuto del 3,9 per cento da marzo 2021, raggiungendo un valore più elevato del 60 per cento su aprile 2020;

   l'indice dei prezzi dell'olio vegetale, invece, avendo raggiunto i 162 punti, è cresciuto dell'8 per cento a marzo 2021 e di un ulteriore 1,8 per cento nel mese di aprile;

   anche l'indice dei prezzi della carne ha registrato un continuo aumento, raggiungendo i 101.8 punti e crescendo, nel mese di aprile 2021, dell'1,7 per cento;

   per quanto riguarda i prezzi dei cereali, nel mese di aprile 2021, è stato registrato il raggiungimento di 125.1 punti, dunque un incremento dell'1,2 per cento;

   in particolare, il prezzo del mais ha visto una forte impennata del 5,7 per cento, raggiungendo un valore superiore del 66,7 per cento rispetto ad aprile 2020;

   sempre stando ai dati della Fao, l'indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha raggiunto i 118.9 punti, con un incremento dell'1,2 per cento nel mese di aprile 2021, in seguito ad un incremento dei prezzi di 14 mesi consecutivi, superando del 24,1 per cento i valori di aprile 2020, a fronte di un lieve calo della domanda interna in Europa;

   date queste premesse e dai dati diffusi dalla Fao non è escludibile il rischio che l'impennata dei prezzi prosegua anche nel 2022;

   questo continuo rialzo dei prezzi delle materie prime agricole rappresenta un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato da un Paese come l'Italia, sempre più dipendente dalle importazioni per soddisfare la propria domanda interna, quindi costretta a rivolgersi ai mercati esteri per le sue necessità di approvvigionamento;

   davanti al continuo rialzo dei prezzi delle principali materie prime agricole, alcuni comparti, come la mangimistica svolgono un ruolo di camera di compensazione, assorbendo parte dei rincari dei prezzi dei cereali impiegati nel suo processo produttivo;

   questa situazione grava, in modo pesante, sulla proiezione di mercato della produzione agroalimentare nazionale, già provata dalla forte crisi dei consumi, e che determina un concreto rischio di effetto a cascata sugli approvvigionamenti e sui prezzi dei prodotti agroalimentari e zootecnici a danno dei consumatori;

   la soprammenzionata tendenza inflattiva sta raggiungendo un livello insostenibile per i lavoratori italiani, erodendone il potere d'acquisto, con ripercussioni a cascata su tutto il mercato, maggiormente insostenibili considerando le ulteriori difficoltà a cui la crisi pandemica da Covid-19 ha sottoposto l'economia nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) sostenere i comparti agricolo, zootecnico, mangimistico ed ogni altro settore colpito dal prolungato aumento dei prezzi delle materie prime alimentari di cui in premessa anche tramite misure di calmieramento;

    b) elaborare, per quanto di competenza, previo confronto con le regioni e con le associazioni di categoria del settore agricolo maggiormente rappresentative, un piano di sostegno ed organizzazione delle filiere produttive alla luce delle tendenze inflazionistiche esposte in premessa.
(4-09415)


   FOTI e PRISCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano, con sempre con più dettagliati particolari, i risultati che emergerebbero dall'inchiesta condotta dai Carabinieri Forestali e dalla procura della Repubblica di Brescia su di un presunto traffico illecito di fanghi da depurazione;

   al centro dell'inchiesta, che riguarda terreni agricoli non solo ubicati in provincia di Brescia, ma anche in quelle di Lodi e Piacenza, ci sarebbe l'azienda Wte srl, cui – come detto – verrebbe contestata la vendita di 150.000 tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti, spacciati per fertilizzanti e smaltiti su tremila ettari di terreni agricoli;

   in ragione delle indagini compiute, vi sarebbero quindici indagati a piede libero e sarebbero stati posti sotto sequestro 12 milioni di euro, oltre a tre impianti di riciclaggio ubicati a Calcinato, Calvisano e Quinzano d'Oglio. Dalle intercettazioni ambientali diffuse, risulta che uno degli indagati, commentando l'attività svolta contra legem, avrebbe affermato «Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi... Io sono stato consapevolmente un delinquente»;

   tra gli indagati figura anche il direttore dell'Agenzia Interregionale per il fiume Po (Aipo), il quale, stando alle contestazioni mosse nei suoi confronti, «si faceva dare e promettere da G. denaro e vantaggi patrimoniali» per agevolare le autorizzazioni degli impianti, anche millantando di potere sfruttare le sue conoscenze di politici e funzionari pubblici. Da gennaio 2003, in attuazione dell'articolo 89 del decreto-legge n. 112 del 1998, Aipo ed ente strumentale delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Infine, l'Agenzia ha ricevuta dalle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna le competenze in materia di gestione e miglioramento delle infrastrutture per la navigazione fluviale –:

   se i fatti siano noti ai Ministri interrogati e quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, in primo luogo a tutela della salute pubblica, in relazione ai rischi ambientali e delle produzioni agricole evidenziati in premessa.
(4-09429)


   FOTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 7 maggio 2021 è avvenuta un'esplosione presso i laboratori della «Green Genetics» di Gubbio (Perugia), con il crollo di alcune strutture e la morte di due persone, un ragazzo di 19 anni ed una donna di 52 anni;

   nei predetti laboratori, si sviluppava un metodo di lavorazione della canapa mediante l'utilizzo del gas pentano per «depotenziare» il THC presente nelle piante di canapa, così da poterla definire con la denominazione del lessico corrente di canapa «light» e di prodotti di «cannabis light» e rendere possibile la produzione e commercializzazione dei derivati, acquistabili anche nei canapa shop o in tabaccheria;

   pare agli interroganti che l'attività sopra descritta possa essere in contrasto con quanto disposto dall'articolo 73 del Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, per la produzione e la commercializzazione della cannabis in forma di foglie e infiorescenza, di olio e resina, nonché delle sostanze definite THC (Delta-8-trans e Delta-9-trans - tetraidrocannabinolo) a prescindere dai limiti di loro concentrazione nelle relative sostanze prodotte e smerciate. Al riguardo, si richiama quanto deciso con la sentenza delle sezioni unite penali della Corte di cassazione del 10 luglio 2019, n. 30475, laddove si legge che: «la commercializzazione al pubblico di cannabis sativa L. e, in particolare, di foglie, infiorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicabilità della Legge n. 242 del 2016, che qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà ammesse e iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole e che nell'articolo 2, comma 2, elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati, sicché la cessione, la vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione di cannabis sativa L., quali foglie, infiorescenze, olio, resina, sono condotte che integrano il reato di cui al D.P.R. n. 309 del 1990, articolo 73, anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dalla Legge n. 242 del 2016, articolo 4, commi 5 e 7, salvo che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività», atteso che tali valori riguardano esclusivamente il contenuto consentito di THC presente nella coltivazione – e non nei derivati – nell'ambito della specifica attività di coltivazione agroindustriale della canapa, per gli usi consentiti, delineata dalla stessa legge del 2016 –:

   se e quali iniziative di competenza risultino assunte, per i fatti di cui sopra e se risulti che, in precedenza, siano stati – o meno – effettuati presso i laboratori in questione i controlli di cui all'articolo 4 della legge 2 dicembre 2016, n. 242;

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per una maggiore informazione volta a chiarire che la messa in vendita, ovvero la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, di prodotti diversi da quelli espressamente consentiti dalla legge n. 242 del 2016, ovvero diversi da:

    alimenti e cosmetici prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori;

    semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico;

    materiale destinato alla pratica del sovescio;

    materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia;

    dal materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati;

    prodotti da coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati;

    prodotti da coltivazioni destinate al florovivaismo;

   integra gli estremi di reato di cui all'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990.
(4-09439)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia della coesione territoriale ha bandito il «Concorso pubblico per il reclutamento a tempo determinato di 2.800 unità di personale non dirigenziale di Area III - F1 o categorie equiparate nelle amministrazioni pubbliche con ruolo di coordinamento nazionale nell'ambito degli interventi previsti dalla politica di coesione dell'Unione europea e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, nelle autorità di gestione, negli organismi intermedi e nei soggetti beneficiari delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia» (cosiddetto Concorso Sud), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4° Serie Speciale Concorsi ed esami n. 27 del 6 aprile 2021, con procedure improntate a princìpi di digitalizzazione, trasparenza e celerità e la cui prova preselettiva si è svolta mediante la valutazione dei titoli di studio e di servizio posseduti dai candidati;

   a fronte della candidatura di oltre 80.000 (ottantamila) persone, da pochi giorni risultano pubblicate sulla piattaforma online «Step One» di Formez Pa, graduatorie che ammettono definitivamente alla successiva prova scritta soltanto 8.582 candidati per ciascuno dei cinque profili messi a bando (esperto amministrativo giuridico; esperto in gestione, rendicontazione e controllo; esperto tecnico; esperto in progettazione e animazione territoriale; analista informatico);

   tale numero di ammessi è pari al triplo dei posti messi a bando e più 182 candidati risultano ammessi ex aequo (24,1 per cento residenti in Sicilia, 19 per cento in Campania, 16,6 per cento in Calabria, 13,7 per cento in Puglia e 57 unità residenti all'estero);

   per il concorso è stata prevista una procedura semplificata e velocizzata («fast track») che dovrebbe consentire l'assunzione dei vincitori entro luglio 2021 e, per tale ragione, è previsto che la prova scritta – un test di 40 domande con risposta a scelta multipla da risolvere in 60 minuti in modalità digitale e distinta per ogni profilo – si svolga dal 9 all'11 giugno 2021 presso sei sedi individuate nelle regioni interessate;

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, diversi dei candidati esclusi avrebbero lamentato presunte irregolarità formali e procedurali del processo di verifica dei titoli, selezione e pubblicazione delle graduatorie che potrebbero dar luogo a eventuali ricorsi;

   tali pendenze comportano un rischio concreto di ritardo nello svolgimento dell'iter concorsuale, se non di invalidamento ex post, qualora le lamentate anomalie, dopo il completo esperimento delle selezioni, dovessero risultare effettivamente esistenti;

   il preminente interesse alla massima trasparenza e regolarità nelle procedure di selezione, obbliga a fare immediata chiarezza sullo stato della procedura concorsuale, anche prima dell'intervento della magistratura amministrativa, e ciò a tutela tanto del buon andamento della pubblica amministrazione, quanto delle migliaia di persone che vi stanno partecipando quali candidate –:

   di quali elementi informativi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intendano intraprendere per impedire quei danni che si determinerebbero al buon andamento della pubblica amministrazione e ai partecipanti al concorso in caso di eventuale sospensione, interruzione e/o annullamento della procedura concorsuale citata.
(5-06161)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i dati pubblicati dal Ministero della salute riguardo le coperture vaccinali per il papilloma virus (Hpv) nella popolazione femminile e maschile, al 31 dicembre 2018, mostrano un decremento del valore di copertura vaccinale media della popolazione, in particolare tra le ragazze. Difatti, con riferimento alla coorte del 2006, risulta aver ricevuto il ciclo completo il 40,34 per cento delle ragazze rispetto al 68,93 per cento della coorte del 2003;

   oltre ad evidenziare un decremento, tali numeri sono anche molto distanti dagli obiettivi minimi fissati all'interno del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 (Pnpv), che mirano al raggiungimento del 95 per cento di coperture vaccinali per ciclo completo di anti-HPV nelle ragazze e nei ragazzi nel dodicesimo anno di, vita;

   inoltre, la pandemia Covid-19 ha messo il sistema sanitario italiano sotto un livello di tensione senza precedenti, provocando un rallentamento delle vaccinazioni, così come emerso da uno studio condotto dal Ministero della salute e riportato nella circolare n. 0025631 del 30 luglio 2020, «Impatto dell'emergenza COVID-19 sulle attività di vaccinazione-analisi del fenomeno e raccomandazioni operative». In quest'ultimo si legge che «a livello nazionale la vaccinazione anti-HPV è quella segnalata in un maggior numero di risposte come quella la cui somministrazione è stata maggiormente ridotta»;

   la summenzionata circolare si pone come impegno quello di recuperare le vaccinazioni per Hpv sia per le ragazze che per i ragazzi, anche attraverso collaborazioni con la scuola e attraverso la sensibilizzazione degli insegnanti sull'importanza della vaccinazione contro Hpv al fine di rafforzare i messaggi di comunicazione;

   il papilloma virus è la principale causa di tumori della cervice uterina (oltre il 70 per cento). Il 3 febbraio 2021, la Commissione europea ha adottato il suo ambizioso piano «Europe Beating Cancer» che rappresenta una risposta innovativa alle esigenze europee in termini di prevenzione, trattamento e cura del cancro. Per eliminare il cancro della cervice uterina, il piano prevede di vaccinare almeno il 90 per cento della popolazione target dell'Unione europea di ragazze, di aumentare significativamente la vaccinazione dei ragazzi entro il 2030, nonché di garantire che il 90 per cento della popolazione dell'Unione europea che ha i requisiti per lo screening ne riceva uno entro il 2025 –:

   alla luce di questi sviluppi, quali iniziative di competenza abbia intrapreso il Governo per iniziare ad attuare gli obiettivi del piano «Europe Beating Cancer» a beneficio dei ragazzi e delle ragazze italiane;

   quali valutazioni abbia fatto il Ministro interrogato per attivare i piani individuati all'interno della circolare n. 0025631 del 30 luglio 2020 per recuperare i ritardi nelle vaccinazioni anti-Hpv.
(5-06148)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020 ha introdotto un regime differenziato per le singole regioni, suddividendo l'Italia in tre fasce di rischio: gialla, arancione e rossa;

   il decreto-legge 14 gennaio 2021 n. 2 ha aggiunto alle sopracitate fasce una zona bianca, nella quale, recita la nota stampa illustrativa, «non si applicano le misure restrittive previste dai Dpcm per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli»;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, confermando la zonizzazione in aree di colore diverso, dedica quattro dei suoi Capi alle disposizioni vigenti nelle quattro fasce;

   l'articolo 7 del sopracitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri disciplina la zona bianca, per la quale sono confermate le disposizioni di carattere generale, con l'aggiunta del divieto di eventi che rappresentano possibili occasioni di assembramento, citando fiere, congressi e discoteche;

   nel medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, relativamente alla zona gialla, all'articolo 16 è introdotto il divieto di feste anche conseguenti cerimonie civili e religiose;

   il decreto-legge n. 52 del 2021, all'articolo 9, definisce le certificazioni verdi, propedeutiche la ripresa di talune attività;

   il decreto-legge n. 65 del 2021, all'articolo 9, fissa il 15 giugno 2021 quale data di ripresa delle feste conseguenti cerimonie civili e religiose in zona gialla, intervenendo di fatto sul citato articolo 16 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, relativamente alla zona gialla, ponendo, come condizione per la partecipazione alle feste, la detenzione del certificato verde;

   con ordinanza del Ministero della salute 28 maggio 2021 è stabilito che dal 31 maggio 2021 nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna si applicano le misure previste per la zona bianca;

   l'ordinanza del Ministero della salute 29 maggio 2021 adotta le linee guida per le riaperture;

   con proprie ordinanze i presidenti delle tre giunte regionali interessate hanno individuato le attività che potranno riprendere con l'ingresso in zona bianca;

   nei giorni precedenti il passaggio in zona bianca delle tre regioni sopracitate, è emersa su vari organi di informazione l'interpretazione secondo cui, limitatamente alle zone bianche, il certificato verde per le feste conseguenti cerimonie civili o religiose non sarebbe necessario;

   il 29 maggio 2021 la Conferenza delle regioni e il Ministero della salute hanno diffuso una nota stampa con la quale hanno precisato che la certificazione verde è richiesta anche per i partecipanti alle feste conseguenti a cerimonie civili e religiose ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge n. 65 del 2021;

   al 31 maggio 2021, giorno in cui sono riprese le feste in tre regioni italiane, gli operatori economici del settore matrimoni ed eventi; oltre che sposi e famiglie, non hanno chiare le modalità con cui sono chiamati ad ottemperare alta prescrizione che prevede l'obbligo di certificazione verde, se semplice autocertificazione, ostensione o consegna di copia dei certificati rilasciati dai soggetti definiti dal decreto-legge n. 52 del 2021 –:

   se l'obbligo di detenzione del certificato verde per i partecipanti alle feste viga anche in zona bianca e in caso affermativo in forza di quale disposizione normativa, considerato che l'articolo 9 del decreto-legge n. 65 del 2021 detta le regole per la sola zona gialla;

   quali siano le modalità per attestare il possesso del certificato verde, a chi vada consegnata un'eventuale certificazione e quali siano le intenzioni del Governo circa la conferma della possibilità di ottenere il certificato trascorsi 15 giorni dalla somministrazione della prima dose;

   se il certificato verde sia richiesto ai partecipanti alle feste non conseguenti alle cerimonie civili o religiose, consentite in zona bianca e su cui l'articolo 9 del decreto-legge n. 65 del 2021 niente dispone;

   se per partecipanti a tali feste si intendano solo gli ospiti o anche gli operatori e quindi se anche per questi ultimi sia necessario il certificato verde;

   se l'obbligo di possesso del certificato verde viga anche per i ristoranti che ospitano banchetti di nozze.
(4-09426)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   PATASSINI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che il 28 aprile 2021 è stato formalizzato l'avvio del «Contratto istituzionale di sviluppo del cratere Centro Italia», previsto dall'ultima legge di bilancio con una dotazione di 160 milioni di euro e finalizzato a sostenere la crescita economica delle aree colpite dal sisma: 100 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio e 60 milioni di euro provenienti dalla contabilità speciale del commissario. A questi potranno affiancarsi i 50 milioni frutto dei risparmi della Camera dei deputati affidati alla cabina di regia di Palazzo Chigi;

   il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) è destinato a sostenere progetti e investimenti integrativi e complementari rispetto alla ricostruzione materiale degli edifici, per favorire la ripresa e lo sviluppo dell'economia delle aree colpite dai terremoti del 2016 e 2017;

   le aree di intervento individuate sono cinque: ambiente e risorse naturali, cultura e turismo, trasporti e mobilità, riqualificazione urbana e infrastrutture sociali con l'obiettivo di avviare i progetti entro l'estate;

   fonti di stampa riferiscono che è in emissione un bando, emanato dall'Agenzia per la coesione territoriale, a cui potranno partecipare centri di ricerca e università, anche in cooperazione con enti pubblici, imprese pubbliche e private, operatori specializzati, purché con sede nelle regioni interessate. Tra i settori di intervento previsti ve ne sono alcuni a sostegno della creazione o del potenziamento di centri di ricerca, per il trasferimento tecnologico, oppure per l'ampliamento dell'offerta formativa universitaria. Le attività potranno fare riferimento alle aree di intervento incluse nel Piano nazionale della ricerca 2021- 2027 e spaziano dalla salute alle attività sociali, dal digitale al green;

   lo stanziamento previsto per la misura suddetta è di 60 milioni ripartito in maniera paritaria (15 milioni ciascuno) per ciascuna delle quattro regioni in cui ricade il cratere del sisma (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria); sono 5 milioni l'anno dal 2021 al 2023;

   lo sciame sismico si è diffuso in maniera non omogenea tra le regioni; si stimano oltre 80 mila immobili lesionati tra cratere e fuori cratere di cui il 56 per cento ubicati nella regione Marche, il 16 per cento nella regione Abruzzo, il 15 per cento nella regione Umbria, il 13 per cento nella regione Lazio;

   si ricorda che l'Abruzzo ha visto coinvolti 103.483 abitanti (7,8 per cento della regione) 3 province, 23 comuni, il Lazio 72.798 abitanti (1,2 per cento della regione) una provincia, 15 comuni, l'Umbria 57.505 abitanti (6,5 per cento della regione) 2 province, 15 comuni e le Marche 348.473 (22,6 per cento della regione) 4 province, 85 comuni;

   nelle riunioni della cabina di regia per il sisma 2016, a cui siedono i rappresentanti delle 4 regioni, oltre che dei comuni colpiti, si è storicamente operato nella direzione di definire le scelte sulla base dei danni subiti da ciascun territorio; in una logica di equità e di equo sostegno alle popolazioni colpite, ogni intervento su quei territori non può quindi prescindere dalla valutazione suddetta, ed essere strettamente legato agli effetti che il sisma ha causato –:

   se il Ministro interrogato, nell'elaborazione dei bandi, intenda prevedere, per il contratto istituzionale di sviluppo, una distribuzione degli interventi su base regionale che tenga presente l'effettivo impatto che gli eventi catastrofici dei terremoti del 2016 e 2017 hanno causato sui territori, come sopra evidenziato, al fine di sostenere lo sviluppo omogeneo delle aree interne appenniniche.
(4-09445)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi, non è stato ancora avviato l'iter di sottoscrizione dell'atto integrativo all'accordo di programma per l'area di crisi industriale complessa Piceno Valle del Tronto-Val Vibrata, riconosciuta con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 febbraio 2016; l'accordo, di durata triennale, risulta essere scaduto il 28 luglio 2020 e tale situazione sta comportando una serie di criticità, soprattutto di carattere economico-occupazionale, in un'area già duramente colpita dai recenti eventi sismici che hanno interessato il Centro Italia nel 2016; prima della scadenza, la regione Marche ha chiesto la proroga di ulteriori tre anni e la rimodulazione delle risorse residue, pari a oltre 3,9 milioni di euro di fondi di cui al Fondo sociale europeo (Fse), oltre ai residui nazionali ex legge n. 181 del 1989, pari a oltre 6 milioni di euro (deliberazione di giunta regionale n. 1039 del 27 luglio 2020); risulterebbe che la regione Abruzzo non abbia ancora deliberato in merito e che vi siano state, inoltre, delle difficoltà legate alla sottoscrizione dell'atto integrativo tra i soggetti interessati; si tratta di difficoltà riguardanti il Ministero della transizione ecologica (ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare); vi sono stati, altresì, successivi solleciti al Ministero competente anche da parte dall'assessore regionale delle Marche delegato alle aree di crisi industriali;

   il dirigente competente della direzione generale del Ministero dello sviluppo economico risulterebbe, inoltre, aver chiesto, con nota formale, al Ministero della transizione ecologica, di manifestare l'interesse alla firma dell'atto integrativo, oppure di comunicare il mancato interesse entro il 31 marzo 2021; per completezza di informazioni, risulterebbe che l'accordo originario non richiamava specifici impegni finanziari o di altra natura di competenza dell'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma, durante i lavori del Gruppo di coordinamento e controllo (organismo di governance dell'accordo) a maggio 2017, la regione Abruzzo, nell'evidenziare alcune problematiche legate alla contaminazione delle acque, chiamò in causa anche l'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (l'attuale Ministero della transizione ecologica), che si assunse l'impegno di svolgere un approfondimento sulla tematica in questione; nonostante l'assenza di una risposta, che doveva pervenire entro il 31 marzo 2021, da parte del Ministero della transizione ecologica, la regione Marche ha comunque approvato una nuova deliberazione (delibera di giunta regionale n. 447 del 19 aprile 2021), con la quale ha validato un nuovo schema di atto integrativo consistente in un diverso utilizzo dei fondi residui. In particolare, sono state svincolate dall'Adp risorse pari a 1,5 milioni per il sostegno alla creazione di impresa, risorse sostituite con fondi propri regionali; l'impegno finanziario della regione resta di fatto invariato, ma l'assenza di una veloce sottoscrizione dell'accordo sopra descritto impedisce, di fatto, l'utilizzo delle risorse residue; se tale sottoscrizione non arriverà in tempi rapidi, la regione Marche si troverà costretta a svincolare altre risorse dell'Fse 2014/2020 con tutte le problematiche connesse anche riguardanti la programmazione dell'ente stesso –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale gravi criticità;

   alla luce di quanto esposto, quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere il Governo al fine di giungere rapidamente alla sottoscrizione, da parte di tutti i soggetti interessati, dell'atto integrativo all'accordo di programma per l'area di crisi industriale complessa Piceno Valle del Tronto-Val Vibrata.
(5-06155)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENIGNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale ha recentemente riportato la notizia dell'imminente chiusura di tutti i punti vendita della catena «Disney Store»;

   a quanto è noto, la decisione dell'azienda risulterebbe giustificata dalla scelta di privilegiare l'e-commerce rispetto ai canali di vendita tradizionali;

   la chiusura riguarda altresì il punto vendita situato all'interno del centro commerciale Oriocenter di Orio Al Serio, tra i primi aperti in Italia;

   la chiusura dei «Disney Store» riguarda più di 230 lavoratori con le rispettive famiglie, già duramente colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia in corso, che ha determinato (soprattutto per i negozi situati all'interno dei centri commerciali) l'ampio ricorso alla cassa integrazione. In particolare, sono 14 i lavoratori coinvolti dalla chiusura del «Disney Store» di Orio Al Serio;

   appare opportuno un tempestivo ed efficace intervento del Governo finalizzato ad affrontare il problema del rischio di imminenti e numerose chiusure delle attività più colpite dalla pandemia, con particolare attenzione alle imprese attive nel settore del commercio al dettaglio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica descritta in premessa, concernente l'annunciata chiusura di tutti i «Disney Store» presenti in Italia, con conseguente licenziamento degli oltre 230 lavoratori impiegati;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per ovviare al rischio di imminenti chiusure delle attività del commercio al dettaglio e alle conseguenti ripercussioni sui livelli occupazionali e sull'economia del Paese.
(4-09419)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato a mezzo stampa anche dalle associazioni di categoria più rappresentative, l'applicazione e la redditività del «Superbonus 110 per cento» sono messe a dura prova dal forte rincaro delle materie prime;

   a maggio 2021 è stato infatti registrato un rincaro del prezzo base di ferro-acciaio tondo per cemento armato del 15,4 per cento, portando, da novembre 2020 a maggio 2021, ad un aumento dei prezzi del 150 per cento;

   come indicato dal rapporto Ocse sul commercio internazionale pubblicato a dicembre 2020, il rincaro deriva da un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina, in quanto il settore delle costruzioni, in Cina, vale il 40 per cento della domanda locale di acciaio, che corrisponde al 50 per cento della domanda globale;

   anche i polietileni hanno subito incrementi dei prezzi superiori al 110 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021, mentre il rame è salito del 29,8 per cento, senza contare il cemento, che ha subito un aumento del 10 per cento;

   come indicato dal documento del Meps «European Steel Review», è previsto un consolidamento di questa spirale inflattiva, anche a causa di una generale e diffusa carenza di materiali; nel dettaglio si stima un aumento ininterrotto dei prezzi dei prodotti in acciaio almeno fino all'autunno 2021;

   questo indiscriminato incremento dei prezzi delle materie prime mette a serio rischio la sostenibilità dell'intero settore edile e di tutte le attività legate al relativo indotto, nonché l'effettiva efficacia del «Superbonus 110 per cento» e degli interventi annessi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con il rischio di un blocco generalizzato dei cantieri;

   i dati pubblicati da Enea indicano chiaramente una lenta, ma progressiva crescita delle pratiche legate al «Superbonus»; tuttavia, la mancata proroga della misura ed il rischio di rallentamenti e sospensioni dei cantieri a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime rischiano di pregiudicare la tenuta dell'intero sistema virtuoso innescato dal «Superbonus» medesimo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire la tenuta dell'incentivo di cui in premessa e sostenere il comparto edile, alla luce della necessità di cantierabilità dei progetti e delle relative difficoltà operative derivanti dall'incremento consistente dei prezzi delle materie prime.
(4-09432)


   PRESTIPINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il sistema dei Voucher, nella prima fase quale incentivo per la diffusione della banda larga per i nuclei familiari con Isee inferiore a 20 mila euro, è stato finanziato con una somma di 200 milioni di euro;

   il 63 per cento non è stato ancora richiesto. I 73 milioni di euro dei fondi impiegati sono stati così ripartiti: il 76 per cento è stato destinato a Tim, il 20 per cento ad altri tre grandi operatori e il 4 per cento al resto del mercato;

   così come previsto nella misura governativa, l'abbonamento internet è accessoriato dalla vendita di un pc o un tablet prescelto dall'operatore. Le offerte delle compagnie telefoniche sono, peraltro, soggette a un vincolo temporale e spesso prevedono costi in caso di disdetta alla fine del periodo incentivato con il voucher;

   stante l'assegnazione dei diritti del campionato di Serie A a Dazn, la partnership siglata tra Tim e Dazn vede Tim come possibile distributore esclusivo da luglio 2021;

   così come affermato da Tim nella presentazione dei risultati finanziari del primo trimestre del 2021, tale collaborazione costituisce l'occasione per accelerare la diffusione delle connessioni Ubb sul territorio nazionale. Obiettivo che, come dichiarato dalla stessa, sarà raggiunto tramite l'utilizzo di fondi governativi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le sue considerazioni in merito;

   se non ritenga che il piano voucher, misura volta ad arginare la povertà digitale, agevolando la didattica a distanza (dad) e lo smartworking, per quanto di competenza del Governo, non solo necessiti di correttivi, ma rischi di essere totalmente alterato da un impiego che esuli dall'obiettivo prefissato;

   quali effetti si ritenga possa produrre la strategia intrapresa da Tim nel prevedere l'utilizzo di fondi pubblici per abbonamenti di calcio (Fiber to the Football) nel quadro delineato in premessa.
(4-09438)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRAVERSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto dirigenziale 1211 del 26 febbraio 2021 la regione Liguria ha concesso alla società C.E T. (Compagnia europea per il titanio) l'autorizzazione per la ricerca mineraria del rutilo, minerale contenente elevate concentrazioni di titanio, nel parco regionale del Beigua tra i territori dei comuni di Urbe e di Sassello, in Liguria;

   il progetto occuperebbe per circa 288 ettari il sito di interesse comunitario Sic IT1331402 Beigua-Pavaglione e verrebbe a trovarsi a circa 600 metri dalla zona di protezione speciale Zps IT1331578 Beigua-Turchino;

   l'area è sottoposta a vincolo idrogeologico ed ambientale ed è interessata dalla presenza di acque pubbliche. Inoltre, a causa delle rocce presenti nel sottosuolo, l'attività di ricerca mineraria rischierebbe di liberare amianto nell'aria;

   le attività di ricerca proposte sono realizzate da un'azienda mineraria e si configurano come attività di prospezione finalizzate all'apertura di una miniera nel prossimo futuro;

   l'Ente Parco del Beigua, con nota prot. n. 41 del 13 gennaio 2021, ha trasmesso la propria determinazione n. 19 del 13 gennaio 2021 esprimendo parere negativo in quanto: le attività di ricerca proposte si configurano come attività di prospezione mineraria (ricerca di giacimenti di sostanze minerali, economicamente coltivabili) non assimilabili alla ricerca scientifica propriamente detta e finalizzate ad un'attività incompatibile con le norme del piano integrato del Parco; le modalità e gli strumenti impiegati nella proposta di ricerca appaiono non funzionali ad ottenere i risultati scientifici descritti; la mancata sottoscrizione da parte della Cet S.r.l. del modulo di richiesta di ricerca e monitoraggio previsto dal regolamento del Parco per la ricerca e il monitoraggio n. 11 del 2020, fa presupporre la mancanza dei requisiti richiesti dall'Ente Parco per effettuare le indagini sul campo proposte;

   il Ministero della transizione ecologica, con nota prot. n. 62285 del 6 agosto 2020, ha archiviato l'istanza di valutazione di impatto ambientale nazionale per l'intervento di ricerca sopraindicato, evidenziando che «... in assenza quindi di interventi che possano, anche potenzialmente, apportare modifiche all'ambiente naturale o al paesaggio, si ritiene che le attività di ricerca previste dal progetto in oggetto non possono costituire di per sé oggetto di valutazione e che, pertanto, non sussistano i presupposti per l'attivazione di una procedura di VIA»;

   il Ministero della transizione ecologica, nel pronunciarsi, non ha considerato, ad avviso dell'interrogante, le linee guida per la valutazione di incidenza (Vinca) circa l'applicazione dell'articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE che prevedono; «per quanto riguarda l'ambito geografico, le disposizioni dell'articolo 6 paragrafo 3, non si limitano ai piani e ai progetti che si verificano esclusivamente all'interno o coprono un sito protetto; essi hanno come obiettivo anche piani e progetti situati al di fuori del sito ma che potrebbero avere un effetto significativo su di esso, indipendentemente dalla loro distanza dal sito in questione (cause C-98/03, paragrafo 51, C-418/04)» –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto;

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno adottare le iniziative di competenza affinché sia rivista la richiamata decisione sulla ricerca in questione, alla luce delle linee guida sulla valutazione di incidenza ambientale (Vinca) succitate.
(5-06147)


   MURONI, CECCONI e FIORAMONTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 68 del 2015 ha introdotto importanti innovazioni in materia di reati ambientali, tra le quali, al decreto legislativo n. 152 del 2006, la Parte sesta bis recante «Disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale», in cui è previsto un meccanismo di estinzione delle contravvenzioni di natura penale mediante l'adempimento di prescrizioni impartite dall'organo accertatore e il pagamento di una somma determinata a titolo di sanzione pecuniaria;

   le Arpa – Agenzie per la protezione dell'ambiente – svolgono un ruolo fondamentale, non solo in fase di accertamento tecnico, ma anche e soprattutto nella procedura prescrizionale, agendo con un duplice ruolo: quale organo tecnico di supporto per garantire la correttezza degli interventi (asseverazione) e, ove previsto dalle norme, come forza di polizia giudiziaria che impartisce la prescrizione;

   si ricorda che le Arpa hanno nei propri bilanci somme importanti derivanti dalle sanzioni pecuniarie;

   queste somme potrebbero essere destinate anche a implementare l'attività di controllo sul territorio;

   si evidenzia che la Parte sesta bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 non fornisce alcuna indicazione sull'ente titolato ad incassare le sanzioni pecuniarie, tantomeno sulla destinazione dei proventi;

   pertanto, si ritiene che sia grave che, ad oggi, non sia stato ancora adottato nessun intervento normativo che faccia chiarezza sulle modalità di devoluzione degli introiti dei proventi delle sanzioni pecuniarie derivanti dall'applicazione della stessa –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, nel caso, quale sia il motivo per cui non si sia ancora provveduto ad adottare un'iniziativa normativa che faccia chiarezza sulle modalità di devoluzione degli introiti dei proventi delle sanzioni pecuniarie derivanti dall'applicazione della stessa;

   se intenda adottare iniziative normative, ed in quali tempi, e quali siano i criteri che si intendano indicare nelle stesse circa la devoluzione degli introiti dei proventi di cui in premessa, in modo da sostenere il lavoro di controllo e monitoraggio del territorio delle Arpa, ma anche lo sviluppo delle azioni di prevenzione e formazione.
(5-06159)


   FOTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'audizione avanti le Commissioni riunite VIII e X della Camera dei deputati tenutasi il 27 maggio 2021, rispondendo a precisa richiesta, il Ministro interrogato ha testualmente affermato: «Mi è stato chiesto della Sogesid. Allora io sono molto chiaro: ho trovato nel mio Ministero 450 persone a tempo indeterminato quasi tutte con background giurista e ho scoperto che ci sono 608 della Sogesid che lavorano al Ministero, pagate dalla Sogesid, con convenzione onerosa, per circa 28-29 milioni di euro»;

   «allora la mia proposta è molto chiara: dateci 200 di queste e le trasferite da noi con il loro budget. Chi si oppone a questa cosa, a mio parere, diciamo deve prendere atto del fatto che ce ne sono 608 che lavorano. Quindi, siamo seri: o l'una o l'altra» –:

   come intenda affrontare e superare l'attuale situazione che all'interrogante appare di malcelata inosservanza delle norme sui contratti di lavoro, di cui al vigente decreto legislativo n. 81 del 2015, nei confronti di quei dipendenti della Sogesid che – in vero – ricoprono il ruolo di lavoratori a tempo pieno del Ministero della transizione ecologica.
(5-06160)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un articolo de La Stampa – Vercelli Provincia riporta l'intervista di un autotrasportatore che nel 2019 ha portato, in più viaggi, fanghi provenienti dall'azienda bresciani Wte srl, nel comune di Balocco, sopra l'argine del torrente Cervo, nonostante le intimazioni di smettere da parte del nucleo forestale dei carabinieri e di Arpa Piemonte;

   il materiale sversato in area golenale ha anche subito l'alluvione dell'ottobre 2020 ed ora risulta quasi cementificato e ancora restante nel corso del torrente Cervo;

   lo sversamento fa parte dell'inchiesta sul business da 12 milioni di euro dell'azienda bresciana Wte, su 150 mila tonnellate di fanghi contaminati sparsi come fertilizzante, tra gennaio 2018 e agosto 2019, su oltre 3 mila ettari di terreni del Nord Italia ed in particolare in terreni agricoli di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna;

   i giornali riportano che risultano indagate quindici persone nell'inchiesta della procura di Brescia che ha coordinato il lavoro dei Carabinieri Forestali di Brescia, iniziato nei mesi scorsi dopo una serie di accertamenti da parte dell'Arpa; i reati contestati sono traffico di rifiuti, discarica abusiva, traffico di influenze illecite e molestie olfattive; sono finiti sotto sequestro anche tre impianti di lavorazione dei fanghi a Calvisano, Calcinato e Quinzano d'Oglio, tutti siti riconducibili alla Wta azienda bresciana che si occupa (così si legge nel loro sito internet) anche del trattamento finalizzato al recupero di biomassa di scarto, della riduzione volumetrica dei rifiuti fangosi;

   la provincia, negli anni, ha più volte contestato l'irregolarità delle lavorazioni, imponendo migliorie agli impianti e Arpa ha dimostrato il carico inquinante di quei fanghi, con il superamento dei limiti soglia per zinco, stagno, idrocarburi, toluene, fenolo, cianuri, cloruri, nichel-rame, solfati, arsenico, selenio;

   sembra che agli agricoltori, spesso ignari del potere inquinante di quelle sostanze che a detta di Arpa e del consulente della procura erano veri e propri rifiuti, gli addetti della Wte raccontavano che si trattasse di scarti della produzione agroalimentare;

   i cittadini e gli amministratori dei comuni interessati restano stupefatti e preoccupati da condotte simili di ditte autorizzate che spargono rifiuti in terreni agricoli e soprattutto nella golena dei fiumi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di predisporre ulteriori accertamenti e verifiche attraverso il Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente e l'Ispra, sulle aree sensibili che risaltano impattate dagli spargimenti dei rifiuti di cui in premessa, e soprattutto sui materiali che ancora giacciono nell'area golenale del torrente Cervo nel comune di Balocco, a protezione della popolazione esposta all'inquinamento e a tutela del corpo idrico.
(4-09435)


   FARO e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 77 del 7 aprile 2020 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la dottoressa Maria Villani veniva nominata direttore del Parco nazionale del Gargano:

   in base a quanto previsto dell'articolo 9, comma 11, della legge del 6 dicembre 1991 n. 394, in data 26 maggio 2020 veniva sottoscritto, tra il presidente del Parco nazionale del Gargano, Pasquale Pazienza e il direttore Maria Villani, il contratto individuale di lavoro, con decorrenza a far data dal 1° giugno 2020;

   successivamente, in data 7 settembre 2020, la dottoressa Maria Villani è stata destinataria di una lettera con la quale il presidente del Parco nazionale del Gargano procedeva alla risoluzione del rapporto di lavoro per recesso della parte datoriale a seguito del mancato superamento del periodo di prova da parte della medesima;

   circa tale decisione del presidente Pazienza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con la nota prot. n. 79261 del 7 ottobre 2020, ha rilevato che: «lo svolgimento dell'attività dell'Ente nell'adozione dell'atto di risoluzione del rapporto di lavoro per mancato superamento del periodo di prova del Direttore, viola quanto disposto dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 che affida a questa Amministrazione, in qualità di Autorità vigilante, l'esercizio del controllo di legittimità sulle determinazioni di competenza degli organi amministrativi del Parco»;

   a seguito dei rilievi formulati dal Ministero, il presidente del Parco ha «convalidato» il licenziamento, mediante l'emanazione di apposita delibera (n. 26 del 14 ottobre 2020), ritenendo, con tale atto, di riportare l'operato dell'ente nell'ambito della legittimità;

   ma la gestione del Parco da parte del presidente Pazienza appare carente anche sotto altri profili;

   al Parco nazionale del Gargano mancano gli strumenti di gestione definiti dalla legge quadro n. 394 del 6 dicembre 1991: regolamento del parco, piano per il parco, iniziative per la promozione economica e sociale, piano anti incendi boschivi (Aib) del parco;

   sul punto si evidenzia che, dal lontano 2004, il Parco nazionale del Gargano è sprovvisto di un piano di gestione che è l'atto in base al quale si stabiliscono gli obiettivi di sviluppo ecosostenibile dell'ente;

   ad oggi il presidente Pazienza non ha ancora redatto il suo piano di gestione, sebbene siano numerose le proposte lanciate dallo stesso negli ultimi mesi e che non hanno trovato l'accoglimento da parte né delle associazioni ambientaliste, né dai cittadini delle varie comunità del Gargano;

   ci si riferisce alla proposta di una funivia che il presidente Pazienza vorrebbe realizzare per il collegamento della Piana di Macchia con il comune di Monte Sant'Angelo (proposta tutta da verificare rispetto alle autorizzazioni di valutazione di impatto ambientale) o a quella di un parcheggio in Foresta Umbra, che, tra l'altra, è una vasta area priva di acqua potabile;

   manca altresì il piano di gestione del cinghiale e lupo. Da una nota stampa, si evidenzia come sono cresciute del 200 per cento nell'ultimo anno le richieste di indennizzo da danni di fauna selvatica, per un ammontare complessivo di circa 300 mila euro. Si connota una attività gestionale dell'ente volta alla non gestione della fauna selvatica, aggravato dalla mancanza di attività di prevenzione dei rischi con «danni alle colture, agli allevamenti zootecnici e alla biodiversità», individuando come unica risposta per il territorio il risarcimento economico;

   chiarimenti necessitano anche rispetto alla partecipata del Parco nazionale del Gargano (quote del 96 per cento), «Oasi Lago Salso». Sempre da note stampa si evidenzia come, in data 17 dicembre 2020, il comune di Manfredonia, in una nota all'ente, comunicava «l'avvio del procedimento di revoca dei contratti di concessione di terreno agricolo comunale» –:

   quali iniziative siano state adottate dal Ministro interrogato, in ragione delle funzioni di vigilanza e controllo di cui alla legge del 6 dicembre 1991, n. 394, in merito alle criticità gestionali del presidente del Parco descritte in premessa e se sia stato valutato di adottare le iniziative di competenza al fine di reintegrare la dottoressa Maria Villani nel ruolo di direttrice del Parco nazionale del Gargano;

   se il Ministro interrogato abbia valutato se sussistano i presupposti, in ragione delle funzioni che la legge n. 394 del 1991 gli riconosce, per il commissariamento del Parco nazionale del Gargano.
(4-09448)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in risposta ad una interrogazione, la n. 5-04075, presentata dalla sottoscritta e indirizzata al Ministro dell'università e della ricerca e al Ministro dell'istruzione, è stato scritto che la revisione delle classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado è di competenza del solo Ministro dell'istruzione;

   con la laurea LM-42 in medicina veterinaria, si può accedere alla classe di concorso A-52 scienze, tecnologie e tecniche di produzioni animali ed è previsto concorrere solo per tre tipi di istituti tecnici e due tipi di istituti professionali; sono, così, ben poche, rispetto alle competenze reali, le possibilità per i giovani medici veterinari per un inserimento nel mondo della scuola;

   la risposta alla suddetta interrogazione, data dal solo Ministero dell'università e della ricerca, conteneva, inoltre, anche considerazioni in merito all'approccio One Health, valutandone l'importanza per raggiungere la salute globale perché affronta i bisogni delle popolazioni sulla base dell'intima relazione che esiste tra la salute dell'uomo, la salute degli animali e la salute dell'ambiente e di come, in questo ambito, le conoscenze e le competenze dei laureati in medicina veterinaria, fossero utili nella formazione degli studenti;

   la laurea LM-42 in medicina veterinaria consta di un percorso di studi molto ampio, che va dall'anatomia, alla biologia, alla genetica, alla chimica e alla biochimica, alla patologia medica, alla farmacologia, all'ispezione e igiene degli alimenti, alla microbiologia, alle malattie infettive e parassitarie, alle zoonosi, all'epidemiologia e alla zootecnia –:

   se, sulla base dell'incoraggiante risposta alla interrogazione di cui in premessa non si intendano adottare iniziative per far sì che la laurea LM-42 possa far accedere ad un maggior numero di classi di concorso, provvedendo alla revisione delle stesse;

   se i Ministri interrogati non ritengano di valutare, per quanto di competenza, di intraprendere al più presto tutte le iniziative, anche di tipo normativo, affinché la laurea LM-42 in medicina veterinaria possa far accedere anche a nuove classi di concorso per l'insegnamento nelle scuole italiane.
(5-06169)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse ore è apparso sui social network il post di un professore di storia dell'Università Ca Foscari di Venezia, Simon Levis Sullam, dove veniva riprodotta a testa in giù la copertina del libro dell'onorevole Meloni, dove vi è raffigurato il suo volto;

   il post del professore richiama l'esposizione del cadavere di Benito Mussolini a Piazzale Loreto, evocando iconicamente l'estensione delle violenze dell'epoca anche all'onorevole Meloni;

   il post del professor Simon Levis Sullam costituisce un «hate speech», ossia un discorso di incitamento all'odio, il cui unico scopo è quello di esprimere o diffondere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo;

   giova ricordare che l'onorevole Meloni è il Presidente di Fratelli d'Italia, attualmente unico partito di opposizione nel Parlamento italiano, nonché Presidente della famiglia politica europea dei Conservatori e Riformisti;

   l'episodio di queste ore ha un illustre precedente nelle violenze verbali lanciate dal professor Gozzini sempre nei confronti dell'onorevole Meloni;

   è preoccupante che, ancora una volta, nelle università vi siano ancora soggetti che offendono e minacciano il prossimo e che questi siano liberamente a contatto con gli studenti ai quali dovrebbero insegnare correttezza e rispetto;

   a giudizio dell'interrogante, ricordando che sia le arti come la scrittura che l'insegnamento sono libere, episodi di violenza e di incitamento all'odio come quello odierno hanno del volgare e vanno ben oltre i limiti della normale convivenza civile, costituendo anche illecito penale;

   tali episodi dovrebbero allertare tanto il Ministro dell'università e della ricerca, quanto il Ministero dell'interno in merito alla recrudescenza dell'odio da parte di esponenti di sinistra nei confronti dell'opposizione democratica al Governo;

   pertanto, si ritiene necessario interrogare il Governo sulla linea politica che intende adottare al fine di garantire che nelle università non venga insegnato l'odio politico e che tali insegnamenti non si ripercuotano in comportamenti violenti nella società –:

   di quali elementi disponga il Governo circa eventuali iniziative, anche di carattere disciplinare, dei vertici dell'Ateneo di cui in premessa in relazione al gravissimo comportamento del professor Simon Levis Sullam;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo, anche di carattere normativo, per prevenire la recrudescenza dei discorsi d'odio nei confronti delle idee e delle persone esponenti dell'opposizione parlamentare.
(4-09446)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Ehm e altri n. 4-09287, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Suriano.

  L'interrogazione a risposta scritta Anzaldi e altri n. 4-09308, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Navarra, Berlinghieri.

Ripubblicazione di testi.

  Si pubblica di seguito il testo di sei interrogazioni a risposta immediata in Commissione, già pubblicate nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 1° giugno 2021 in allegato al resoconto sommario della seduta della Commissione VI Finanze:

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sace S.p.a. è l'ente gestore del programma «Garanzia Italia»;

   in attuazione di quanto previsto all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, il programma prevede la concessione di garanzie fino al 31 dicembre 2021 (come modificato dal decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73) in favore di soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia per finanziamenti sotto qualsiasi forma a imprese colpite dall'epidemia da Covid-19;

   il decreto ha previsto le seguenti condizioni di accesso per beneficiarne: avere sede legale in Italia, non essere identificata come impresa in difficoltà ai sensi dei regolamenti europei alla data del 31 dicembre 2019, non avere nei confronti del settore bancario esposizioni deteriorate alla data del 29 febbraio 2020, né controllare né essere controllata direttamente o indirettamente da una società residente in un Paese inserito sulla blacklist europea delle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali;

   l'articolo 1, comma 2, lettere a), c), h) e m), ha perimetrato le condizioni di ammissibilità dei finanziamenti relative rispettivamente a: durata e preammortamento, importi massimali per i finanziamenti assistiti da garanzia, limiti ai costi dei finanziamenti garantiti e ammontare complessivo delle esposizioni nei confronti dei soggetti finanziati ad esito del finanziamento coperto da garanzia;

   il medesimo articolo, al comma 2, lettere i), l), n) e n-bis), stabilisce gli impegni che un'impresa beneficiaria di garanzia deve assumere;

   il manuale operativo del programma prevede che la richiesta di ammissione alla garanzia Sace presentata da un'impresa beneficiaria al soggetto finanziatore debba contenere autodichiarazioni circa il rispetto delle condizioni di accesso e l'assunzione degli impegni previsti dal decreto;

   il soggetto finanziatore è tenuto a confermare, in fase di presentazione della richiesta di garanzia a Sace, di aver ricevuto dall'impresa beneficiaria tutte le autodichiarazioni sopracitate, a verificare la sussistenza delle condizioni previste dalla legge e a inviare a Sace comunicazioni trimestrali che le consentano il monitoraggio dei singoli finanziamenti erogati e la verifica, inter alia, dell'assenza di comunicazioni da parte dell'impresa beneficiaria in merito alla violazione degli impegni assunti –:

   su quale campione di imprese beneficiarie e con quali esiti la Sace abbia finora effettuato verifiche in house sul rispetto, in fase di concessione delle garanzie, delle condizioni di accesso e delle condizioni di ammissibilità dei finanziamenti e, in fase di monitoraggio, sul rispetto degli impegni assunti.
(5-06136)

   ALESSANDRO PAGANO, CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, PATERNOSTER, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'annoso e cronico ritardo con cui le pubbliche amministrazioni italiane effettuano i pagamenti dei debiti commerciali alle Imprese (piccole, medie e grandi) ha assunto, negli ultimi anni, dimensioni tali da suscitare vivaci proteste da parte del mondo imprenditoriale per le conseguenze negative che provoca sulle condizioni di liquidità delle imprese creditrici e, più in generale, sull'occupazione e sugli investimenti;

   l'attuale impianto normativo (articoli 28-quater e 28-quinquies del Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602) prevede che i creditori della pubblica amministrazione possano compensare i crediti certificati presso la piattaforma telematica gestita dal Ministero dell'economia e delle finanze con i debiti tributari dovuti a seguito dell'iscrizione a ruolo presso gli agenti della riscossione;

   in particolare, è stata data la possibilità alle imprese di compensare i debiti tributari relativi ai carichi affidati agli agenti di riscossione, con i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per forniture, somministrazioni, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pubblica amministrazione e certificati (decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 settembre 2014);

   pur tuttavia, i crediti certificati non sono compensabili mediante imposte correnti o avvisi bonari, ma possono essere utilizzati in compensazione solo con importi già iscritti a ruolo e, quindi, gravati da sanzioni e dai relativi interessi che fanno lievitare il debito dell'impresa o del professionista di oltre il 40 per cento;

   inoltre, la possibilità di compensare i crediti maturati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione è prevista di anno in anno mediante apposite disposizioni avendo, perciò, sempre un carattere temporaneo; ne conviene che rinviare all'adozione di specifici provvedimenti normativi circa l'operatività della stessa finisce per danneggiare un diritto riconosciuto alle imprese e ai professionisti che vantano crediti certi, liquidi ed esigibili – regolarmente certificati – nei confronti di pubbliche amministrazioni –:

   se intenda adottare iniziative volte ad introdurre specifici e automatici meccanismi applicativi che consentano quindi agli operatori economici che vantano per effetto di servizi resi in favore della Pubblica Amministrazione crediti certi liquidi ed esigibili, di compensare gli stessi con i debiti tributari iscritti a ruolo, al fine di restituire certezze al sistema imprenditoriale, già particolarmente vessato dell'attuale periodo di contingenze sanitarie ed economiche.
(5-06137)

   MARTINCIGLIO, CANCELLERI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica e finanziaria senza precedenti, che sta affrontando il settore dei giochi e delle scommesse sportive, a causa delle chiusure delle attività da oltre un anno, a seguito delle misure adottate per contenere la diffusione del virus Covid-19 sull'intero territorio nazionale, appare ulteriormente aggravata dall'atteggiamento discriminatorio da parte di molti istituti di credito e di compagnie assicurative, nei riguardi degli operatori del settore, in relazione alla richiesta del rinnovo delle garanzie collaterali richieste fino al 100 per cento e delle fideiussioni, necessarie per ottenere finanziamenti o l'apertura di fidi bancari;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano che il comportamento da parte delle banche, evidentemente vessatorio e penalizzante nei confronti dei gestori del comparto suesposto, (che sta determinando una serie di effetti socio-economici fortemente negativi per tanti imprenditori del settore, riducendone ulteriormente l'attività di raccolta delle scommesse legali) rischia di alimentare il rischio di infiltrazioni criminali nell'attività interessata del settore retail (agenzie di scommesse, sale slot, Bingo) che ha registrato fra l'altro, un calo di oltre il 43 per cento nel 2020 e una perdita per l'erario, nei primi dieci mesi del 2020, superiore ai 4 miliardi di euro, di cui oltre 2,8 miliardi di euro derivanti dal prelievo erariale sugli apparecchi;

   la condotta da parte di numerosi istituti di credito, per la richiesta di garanzie collaterali e il rilascio o il rinnovo delle fideiussioni, che a parere degli interroganti, non appare essere prevista da alcuna normativa, in un momento come quello attuale, caratterizzato da una gravissima crisi sociale ed economica per l'intero Paese, determinata dalla crisi epidemiologica, rischia seriamente di compromettere ogni tentativo di ripresa per il comparto interessato, costretto a subire ulteriori ed ingiuste umiliazioni, con la decisione unilaterale da parte di alcune banche di cessare ogni tipo di rapporto proprio a causa della diminuzione degli incassi dei gestori delle attività di raccolta di giochi e scommesse –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali urgenti e necessarie iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere, al fine di evitare il perpetuarsi di pratiche che appaiono agli interroganti scorrette nei riguardi di tanti imprenditori del settore del gioco e delle scommesse, già afflitti da una crisi economica gravissima, i quali, invece, necessitano di un comportamento diametralmente opposto, ovvero di sostegno e di aiuto per il comparto interessato e l'intera filiera.
(5-06138)

   OSNATO, ALBANO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della Costituzione stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e che la Repubblica ha il compito di rimuovere, gli ostacoli che, di fatto, ne impediscono il pieno sviluppo. L'articolo 41 della Costituzione afferma che l'iniziativa privata è libera. L'articolo 47 della Costituzione prevede che la Repubblica, incoraggia e tutela il risparmio e disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito;

   da fonti di stampa e da agenzie risulta che tali principi sarebbero stati violati da molteplici istituti di credito, i quali hanno negato la possibilità a un'azienda della provincia di Napoli di aprire un conto corrente;

   tale diniego scaturirebbe dal fatto che tale azienda ha un socio di minoranza (con il 20 per cento) che subì sequestro preventivo (peraltro in seguito revocato) e, conseguentemente, gli istituti di credito, evidenziando un «rating antiriciclaggio» insufficiente, chiusero i conti correnti a essa intestati; con la medesima «giustificazione», altri istituti hanno negato l'apertura di nuovi conti correnti e quindi l'azienda si è trovata nell'assoluta impossibilità di operare;

   la ditta dispone di risorse economiche avendo, proceduto alla vendita degli immobili realizzati pagati, a seguito di preliminari, con assegni circolari che non può, per quanto esposto sopra, incassare. Le è stata negata anche la possibilità di trasferire il denaro tramite una procura speciale all'incasso presentata dal socio di maggioranza;

   il limite di utilizzo del contante a duemila euro, in assenza di un conto corrente per cause indipendenti dall'impresa, rende ancora più limitante l'esercizio di quei diritti che la Costituzione italiana dovrebbe tutelare;

   a questo punto i creditori e i fornitori dell'azienda hanno sottoposto la stessa a iniziative esecutive individuali o a istanze di fallimento perché – nonostante le finanze aziendali siano in potenza assolutamente capienti – la ditta non può materialmente procedere ai pagamenti –:

   se il Governo sia al corrente di questa e di altre paradossali situazioni e ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a pervenire a soluzioni adeguate con riguardo a situazioni quali quella segnalata in premessa, in maniera tale che non confliggano con il dettato costituzionale.
(5-06139)

   CIAGÀ, FRAGOMELI, BURATTI, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 127-quinquies, della tabella A, parte III, allegata al Decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto) stabilisce che, alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, si applica l'aliquota ridotta del 10 per cento e, tra le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, sono ricompresi, ai sensi dell'articolo 16, commi 7 e 8, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, recante il testo unico in materia edilizia, tra l'altro, anche gli spazi di verde attrezzato e le aree verdi di quartiere;

   rispetto a questa fattispecie con Iva agevolata, i lavori pubblici sul verde quali, a titolo di esempio, la forestazione urbana, sarebbero soggetti all'applicazione dell'Iva ordinaria;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per la missione «Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica» stanzia complessivamente 68,6 miliardi di euro, di cui 59,3 miliardi sul dispositivo per la ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi a valere sul Fondo complementare;

   sarebbe auspicabile un intervento legislativo volto a prevedere, in un'ottica di incentivazione green, come avviene per i privati con il cosiddetto Bonus Verde previsto dall'articolo 1, comma 12, della legge n. 205 del 2017 e in linea con gli intenti del (Pnrr) la riduzione dell'Iva anche per gli interventi diretti degli enti locali che svolgono lavori pubblici sul verde –:

   quali siano le fattispecie, nell'ambito della riforestazione urbana, che scontano l'Iva ordinaria, al fine di adottare iniziative normative per prevedere la riduzione dell'Iva, stimando l'onere necessario alla relativa copertura finanziaria, distinguendo il materiale vegetativo e le attrezzature complementari, quali illuminazione, aree giochi, pavimentazione e altro, per la realizzazione dei quali, per i primi anni di applicazione, si potrebbe provvedere con le risorse stanziate dal Pnrr.
(5-06140)

   UNGARO e FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, con atto n. 146687 del 29 ottobre 2010 ha bandito un concorso pubblico per 175 dirigenti di seconda fascia;

   la prova d'esame ha consentito di selezionare personale altamente qualificato che da anni dimostra sul campo estrema preparazione e dedizione al servizio, dopo aver già ricoperto incarichi di responsabilità;

   l'utilizzo di professionalità pronte, esperte, rappresenta un'opportunità unica di realizzare concretamente i principi di efficienza, efficacia ed economicità della gestione dei pubblici uffici;

   l'Agenzia ha programmato, per il triennio 2021-2023, l'assunzione di 335 dirigenti di seconda fascia per far fronte alla grave deficienza di organico dirigenziale; l'assunzione immediata di tutti gli idonei del concorso permetterebbe di evitare ulteriori selezioni, incerte, lunghe e costose;

   l'espletamento di un altro concorso, oltre a rappresentare un dispendio di risorse pubbliche, contrasterebbe con quanto disposto dalla Corte dei conti (deliberazione n. 85/2020/PAR) che ha evidenziato l'opportunità dello scorrimento sia al fine di ridurre tempi e costi impliciti nella gestione di un concorso, sia a tutela delle legittime aspettative dei candidati, che hanno comunque superato un giudizio di idoneità, concludendo pertanto per una preferenza a favore dello scorrimento;

   dello stesso avviso è il Consiglio di Stato, in Adunanza Plenaria, sent. n. 14/2011 richiamata, da ultimo, da Consiglio di Stato, Sez. III, n. 4013/2020, conforme, Sez. V, sent. n. 4119 del 1° agosto del 2014;

   secondo il massimo organo di giurisdizione amministrativa, in presenza di graduatorie valide ed efficaci, l'amministrazione deve motivare la determinazione riguardante le modalità di reclutamento del personale, qualora scelga l'indizione di un nuovo concorso, in luogo dello scorrimento di graduatorie vigenti;

   in alternativa all'assorbimento presso l'Agenzia è possibile lo scorrimento della graduatoria al fine di coprire le posizioni dirigenziali di altri enti analoghi all'Agenzia delle entrate, ad esempio, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli che presenta 130 posti vacanti per gli stessi profili e lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze che necessita di 98 figure analoghe;

   tali enti si trovano in grave deficit di posizioni dirigenziali e senza graduatorie e le professionalità del concorso dell'Agenzia delle entrate (AdE) per 175 dirigenti di seconda fascia sono assolutamente compatibili;

   in passato tanto il Ministero dell'economia e delle finanze, che Agenzia delle dogane e dei monopoli hanno attinto da graduatorie dell'Agenzia delle entrate –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per gestire questa importante opportunità, e quindi, avvalendosi degli esiti della procedura concorsuale di cui in premessa, ovviare alle carenze di organico dell'Agenzia delle entrate ed eventualmente degli altri enti.
(5-06141)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-05899 del 30 aprile 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Traversi n. 4-08655 del 19 marzo 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06147.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BARZOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di cronaca quella per cui nell'area industriale dove sorgeva l'industria chimica Saronio nel paese di Riozzo – frazione di Cerro al Lambro (Milano), sarebbero imminenti le operazioni di abbattimento dei vecchi fabbricati industriali da parte dell'Esercito e del demanio militare del Ministero della difesa che sono proprietari dell'area a far data dal dopoguerra,

   il sedime utilizzato fino al 2001 quale area addestrativa, è stato infatti oggetto, fino al 1943, di produzione di aggressivi chimici a seguito della stipula di tre successivi contratti che prevedevano la costruzione di impianti per la produzione della sostanza «P» (un composto a prevalenza proteica scoperto nel 1931 e, verosimilmente, utilizzato come sostanza psicoattiva in funzione del dosaggio), di sostanze chimiche e di liquido nebbiogeno. Attualmente, il sito risulta dismesso da diversi anni e versa in condizioni di abbandono e degrado con potenziale rischio per l'ambiente e la salute dei cittadini;

   sul punto anche il Sottosegretario di Stato per l'istruzione l'università e la ricerca pro tempore Giuliano Salvatore, rispondendo in data 16 luglio 2019 ad una interrogazione a risposta orale (n. 3-00554) presentata dall'interrogante, evidenziava come per il sito ex Saronio a Riozzo, fosse in corso il procedimento per la prevenzione di contaminazioni e la bonifica di siti contaminati, ex articolo 6 del decreto del Ministro della difesa 22 ottobre 2009, recante disposizioni sulla «Gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti e delle infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale»;

   è emerso inoltre che in occasione della conferenza di servizi tenutasi il 18 febbraio 2019 è stato concordato che l'Esercito avrebbe proceduto ad effettuare una stima dei costi di demolizione dei fabbricati, in modo da consentire, con oneri a carico della regione Lombardia, di procedere ad una caratterizzazione estensiva che riguardi anche le aree oggi occupate dai fabbricati;

   da articoli di giornale, sembrerebbe che le demolizioni o stabilizzazioni delle ex unità produttive dell'industria chimica Saronio, attese per la fine del mese di settembre 2020 e comunque entro la fine dell'anno, abbiano lo scopo di permettere una nuova verifica ambientale sui suoli e terreni della fabbrica e che siano volte ad un approfondimento sui residui inquinanti ancora presenti nel terreno. Peraltro, parrebbe che non sia possibile estendere tali opere all'intera area, in quanto per poter prelevare campioni di suoli da alcuni ambiti, sarebbe necessario procedere ad un disboscamento e diradamento della vegetazione spontanea, nonché alla messa in posa di sostegni per alcuni capannoni e alla demolizione vera e propria di altri –:

   alla luce di quanto sopra esposto, quando avranno effettivamente luogo le demolizioni delle unità produttive dell'area ex Saronio e se si intenda promuovere, per quanto di competenza, una bonifica integrale dell'area industriale dismessa, adoperandosi affinché sia interessata anche da successivi progetti di recupero.
(4-06850)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il Ministero della transizione ecologica osserva che l'area industriale dove era situata l'industria chimica Saronio nel paese di Riozzo, frazione di Cerro al Lambro (Milano) non rientra tra le aree individuate come Siti di interesse nazionale.
  In particolare il sito di «Cerro al Lambro» era stato individuato come sito di bonifica di interesse nazionale con il decreto del Ministero dell'ambiente del 18 settembre 2001, n. 468 «Regolamento recante Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale».
  Successivamente, con decreto del Ministero dell'ambiente dell'11 gennaio 2013, il sito è stato ricompreso nell'elenco dei siti di bonifica che, non soddisfacendo i requisiti di cui ai commi 2 e 2-
bis dell'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, non sono più tra quelli di interesse nazionale di competenza del Ministero.
  Con il richiamato decreto ministeriale del 2013, la competenza per le necessarie operazioni di verifica e per l'eventuale bonifica all'interno dei siti ricompresi in detto elenco è stata trasferita alle regioni territorialmente interessate, nel caso di specie la regione Lombardia, che sono subentrate nella titolarità dei relativi procedimenti.
  La regione Lombardia, nello specifico, ha precisato che l'area dello stabilimento militare di Riozzo di Cerro al Lambro è di competenza del Ministero della difesa per ogni intervento, ivi comprese proposte progettuali/attività, tese alla risoluzione di problematiche ambientali.
  Su tale area la stessa regione, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, viene comunque coinvolta nell'ambito dei tavoli tecnici e/o delle conferenze di servizi convocati dallo stesso Ministero in seno al procedimento in corso ex decreto ministeriale 22 ottobre 2009.
  A seguito del tavolo tecnico del 12 luglio 2019, nel corso del quale si era discusso delle operazioni di demolizione, la regione ha convocato un incontro per il giorno 21 febbraio 2020 a cui erano presenti i comuni di Melegnano, Cerro al Lambro, i rappresentanti della difesa e del demanio e in cui è stata ribadita dalla regione stessa la priorità che venga completata la caratterizzazione dell'area militare ai fini della bonifica.
  Nel contesto delle azioni di competenza regionale sul sito, non comprensivo dell'area militare in argomento, su cui resta la competenza ministeriale, la regione informa che il comune di Melegnano ha comunicato di essere in procinto di bandire l'incarico per la redazione del piano di caratterizzazione generale ai fini della bonifica.
  Il Ministero della difesa rappresenta che la relazione tecnica della società Ebc (
Environment building corporation) di Potenza, sullo stato ambientale del sito Saronio, ha evidenziato che non esiste pericolo immediato e diretto per la popolazione e, di tale circostanza, la popolazione è stata informata in data 4 dicembre 2018, nel corso di una riunione tenutasi presso il comune di Cerro al Lambro.
  In data 18 febbraio 2019, in sede di conferenza di servizi, l'Arpa Lombardia ha confermato comunque la necessità di completare la caratterizzazione anche sulle aree attualmente edificate, al fine di avere un quadro esaustivo della situazione ambientale del sito e, successivamente, in data 21 febbraio 2020, nel corso di un incontro tecnico presso la regione Lombardia, si è stabilito che la forza armata programmerà le demolizioni che riguarderanno esclusivamente le coperture degradate e pericolanti degli edifici, al fine di permettere l'accesso in sicurezza degli operatori commerciali designati.
  Il 3o reparto infrastrutture dell'Esercito italiano, con sede a Milano, ha chiesto lo stanziamento di 71.000 euro, per l'affidamento a un'impresa civile specializzata nel settore dei lavori necessari alla rimozione della vegetazione infestante, al fine di consentire il completamento delle operazioni di
screening del sedime e la messa in sicurezza degli edifici pericolanti.
  Completate tali attività, necessarie e propedeutiche alla bonifica, la forza armata redigerà un cronoprogramma tecnico/operativo di dettaglio per la demolizione che, verosimilmente, sarà avviata a partire dal 4 trimestre dell'anno 2021.
  I relativi progetti non saranno attuabili dalla forza armata, ma potranno essere avviati da operatori, pubblici e/o privati, allorquando, verrà acquisito il sedime.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   BILOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la Fonderia Pisano, classificata come industria insalubre secondo il testo unico delle leggi sanitarie, regio decreto n. 1265 del 1934, produce manufatti di ghisa all'interno dell'area urbana della città di Salerno. A seguito delle decennali denunce promosse da cittadini salernitani che hanno lamentato emissioni moleste e significativi depositi di polveri nere metalliche, sono stati avviati numerosi procedimenti, anche penali, nei confronti, dell'azienda, alcuni dei quali ancora in corso con costituzione dello stesso Ministero dell'ambiente tra le parti civili. Alla luce delle problematiche ambientali sollevate anche in relazione ad un contesto territoriale non più idoneo all'ubicazione di un'industria pesante, è in corso un processo di delocalizzazione per il quale la proprietà ha individuato come nuova ubicazione l'area industriale del comune di Buccino, sempre in provincia di Salerno. L'area industriale di Buccino rientra parzialmente nel Sito d'interesse comunitario (SIC) IT8050049 «Fiumi Tanagro e Sele», inoltre è parzialmente soggetta a vincolo paesaggistico ex articolo 142, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 42 del 2004) per la fascia dei 150 metri dalle sponde del fiume Bianco, censito nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Salerno. La stessa area industriale è parzialmente interessata dalla presenza di vincolo ex articolo 94 del decreto legislativo n. 152 del 2006 «disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano», con la presenza di fasce di rispetto per un raggio di 200 metri dai punti di captazione e derivazione di acqua potabile. In essa sono, infatti, insediate industrie alimentari che captano l'acqua potabile in loco. È in corso di riconoscimento per il territorio in questione l'adesione alla Strategia nazionale aree interne che, come previsto dall'accordo di partenariato con l'Unione europea del 9 dicembre 2013, promuove il «capitale territoriale» inutilizzato presente in questi territori, ovvero il capitale naturale, culturale e cognitivo, l'energia sociale della popolazione locale e dei potenziali residenti e il valore dei sistemi produttivi agricoli, turistici e manifatturieri –:

   se i Ministri siano conoscenza di quanto esposto in premessa e se intendano chiarire se la realizzazione di un'industria pesante, potenzialmente in grado di condizionare il carico ambientale di un'area insediativa a forte valenza naturalistica e completamente avulsa da una qualunque filiera locale, sia coerente con i principi di tutela ambientale e con le prescrizioni di sviluppo economico endogeno e sostenibile previste dalla Strategia nazionale aree interne.
(4-07695)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Per quanto riguarda la proposta di delocalizzazione della Fonderia Pisano nell'area industriale sita nel comune di Buccino (SA), si precisa che la suddetta area risulta prossima al perimetro del sito Natura 2000 – ZSC
Fiumi Tanagro e Sele (SiteCode: IT8050049).
  Ne consegue che, in fase di autorizzazione del progetto e, in particolare, di Via e del contestuale rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, tali procedure ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, dovranno essere integrate con la valutazione di incidenza, di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni, al fine di valutare l'interferenza generata dall'impianto rispetto agli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000, sopra richiamato.
  È, pertanto, nella menzionata fase procedimentale che sarà valutata la compatibilità della proposta nei confronti delle matrici ambientali ivi presenti.
  Si precisa, comunque, che la tipologia di impianto in argomento non rientra tra quelli di cui agli allegati 11 e 11-
bis – Parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006, di competenza statale.
  Con particolare riferimento alla strategia nazionale aree interne, si rappresenta che detta strategia si configura come un'azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile la cui attuazione si incardina in capo all'agenzia per la coesione territoriale.
  L'area industriale del comune di Buccino risulta, tra l'altro, interessata anche dalla presenza di un vincolo impresso ai sensi articolo 94 del decreto legislativo n. 152 del 2006, avente ad oggetto la «disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano».
  Al riguardo, occorre precisare che l'articolo 94 del decreto legislativo n. 152 del 2006 al comma 1, demanda alle regioni la competenza in merito all'individuazione delle aree di salvaguardia al fine di mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano che sono individuate in base alla distanza dal punto di captazione delle acque.
  Le aree si distinguono in:

   1. zona di tutela assoluta (almeno 10 m di raggio dal punto di captazione): area adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio;

   2. zona di rispetto (200 m di raggio dal punto di captazione, se non diversamente individuato dalle regioni): costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata.

  Nella zona di rispetto, è vietato l'insediamento di diversi e precisi centri di pericolo.
  Inoltre, sono disciplinate le zone di protezione, delimitate sempre su indicazione delle regioni, al fine di assicurare la protezione del patrimonio idrico. All'interno di esse si possono adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agro-forestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali, sia generali e sia di settore.
  All'interno delle zone di protezione sono, comunque, le regioni ad individuare le aree di ricarica della falda, le emergenze naturali ed artificiali della falda nonché le zone di riserva.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   BITONCI, STEFANI, VIVIANI, MANZATO, LOLINI e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Serprino, biotipo del vitigno Glera, è un vino bianco frizzante o spumante prodotto sui Colli Euganei, dove le caratteristiche del suolo vulcanico e del clima creano una combinazione di intensi caratteri qualitativi che portano i vini euganei oltre i confini regionali e nazionali;

   risulta agli interroganti che un decreto ministeriale, attualmente in fase di definizione, prevederebbe la possibilità di ampliare all'intero territorio nazionale la produzione di uno spumante generico utilizzando lo stesso vitigno;

   il provvedimento, altresì, conterrebbe altre discutibili «liberalizzazioni», come ad esempio, la concessione indiscriminata dell'uso di recipienti alternativi al vetro come plastica, lattine, TetraPak senza la valutazione dei consorzi di tutela;

   il Veneto produce il 75 per cento del vino, come Doc o Docg. Il Serprino è forte di una coltivazione storica che appartiene da sempre alla terra Euganea e una deregolamentazione della sua produzione penalizzerebbe fortemente tutti i suoi produttori;

   infatti, sono piccoli produttori dei Colli Euganei quelli che producono, su 500 ettari, più di 700 mila bottiglie, seguendo disciplinari e regolamenti per la tutela della tipicità con abilità enologiche tramandate da intere generazioni;

   sarebbe importante intervenire per modificare le procedure contenute nella bozza di decreto ministeriale che potrebbero determinare un danno per i viticoltori e per tutti i vini a denominazioni di origine e mettere in discussione l'identità e la riconoscibilità di un prodotto che caratterizza la produzione di un territorio;

   obiettivo dell'azione di Governo deve essere quello di tutelare le identità e le qualità delle nostre produzioni agroalimentari –:

   quali iniziative intenda mettere in atto affinché sia garantita la continuità dell'attuale protezione del termine «Serprino», nome che funge da sinonimo del vitigno Glera, affinché tale termine sia riservato esclusivamente alla identificazione dei vini prodotti nella denominazione Colli Euganei e affinché non sia messa in pericolo la specificità di alcune eccellenze enogastronomiche italiane.
(4-08617)

  Risposta. — Questo Ministero, nel più generale contesto della politica agroalimentare nazionale, attribuisce da sempre al settore della produzione e della commercializzazione del vino una rilevante importanza, trattandosi di una delle produzioni di qualità più rappresentative del «made in Italy», emblema di pregio della nazione nel mondo.
  Concordo sul fatto che le specificità locali che caratterizzano un determinato vino debbano essere preservate, proprio al fine di difendere la qualità e l'identità che caratterizzano quel significativo collegamento tra un determinato vino e il suo territorio di origine e produzione.
  Con riferimento alle preoccupazioni rappresentate nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, per quanto attiene alla preservazione del «Serprino», segnalo all'interrogante che è in lavorazione un apposito schema di decreto al fine di adeguare il decreto ministeriale del 13 agosto 2012 (Etichettatura e presentazione vini DOP-IGP ed altri prodotti vitivinicoli) alle nuove disposizioni del regolamento dell'Unione europea n. 33/2019 e della legge n. 238 del 2016.
  Allo stato — previo mirato approfondimento con la filiera vitivinicola nazionale — il citato schema di decreto è in avanzata fase di definizione e, al più presto, sarà inoltrato alla Conferenza Stato-regioni e province autonome per la prevista intesa.
  L'obiettivo prioritario perseguito dal predetto decreto è quello di assicurare la massima tutela dei vini a denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta, nel rispetto del quadro normativo europeo e nazionale (i regolamenti dell'Unione europea n. 1308/2013, n. 33/2019 e la legge n. 238 del 2016, che, in particolare, stabiliscono disposizioni di dettaglio per l'uso in etichettatura dei vitigni).
  Tengo a precisare che l'adozione del nuovo decreto ministeriale non implicherà una banalizzazione dell'uso del sinonimo di vitigno «Serprino» ma, nel puntuale rispetto della succitata normativa dell'Unione europea e nazionale, quest'ultimo, al pari di altri numerosi vitigni e loro sinonimi, tradizionalmente connessi alla produzione di vini DOP e IGP italiani, continuerà ad essere utilizzato solo ed esclusivamente per la qualificazione di vini a denominazione di origine protetta indicazione geografica protetta, mediante previsione negli specifici disciplinari.
  Ne sarà invece escluso l'uso per i vini generici di tutte le altre categoria, ivi inclusi gli spumanti.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° marzo 2021 è entrato in vigore l'accordo di tutela dei prodotti agroalimentari a rischio contraffazione tra Unione europea e Repubblica Popolare cinese, il quale copre duecento indicazioni geografiche (IG) tra Unione europea e Cina;

   come evidenziato a mezzo stampa e dalle associazioni di categoria, la legislazione cinese, in virtù di una legge del 2017 nei confronti delle organizzazioni no profit, tra cui anche i consorzi di tutela, richiede che gli organismi Dop e Igp italiani si dotino di un rappresentante legale nel territorio cinese per svolgere le regolari attività di promozione dei propri prodotti;

   se questa disciplina venisse confermata, i consorzi di tutela rischierebbero di subire una interruzione repentina delle attività promozionali in territorio cinese, con conseguenti ripercussioni in termini di visibilità del made in Italy;

   tale situazione, peraltro, andrebbe ad esacerbare i già gravi danni causati dalla pandemia da Covid-19, che ha colpito duramente le attività promozionali dei consorzi come fiere ed esposizioni, essenziali per la promozione, crescita e tutela delle indicazioni geografiche;

   infine, tale contesto obererebbe i consorzi di ulteriori costi ed oneri da sostenere ed andrebbe a ledere l'autonomia delle iniziative consortili operanti in territorio cinese, allungandone le tempistiche e creando un vuoto nella tutela e nella promozione delle indicazioni geografiche in territorio cinese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, se essi corrispondano al vero e se intendano assumere tutte le iniziative di competenza per chiarire l'ambito applicativo della disciplina di cui in premessa, adottando, se del caso, le necessarie iniziative diplomatiche volte ad una modifica della legislazione cinese nei confronti dei consorzi di tutela delle indicazioni geografiche.
(4-08504)

  Risposta. — Riguardo alla questione rappresentata nell'interrogazione in esame vorrei anzitutto precisare che, dalle informazioni recentemente pervenute dall'Ambasciata d'Italia a Pechino, i Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero, al momento coinvolti dalle disposizioni di una legge cinese del 2017 sulla rappresentanza legale delle organizzazioni no profit, sono quelli della Fontina, del Grana Padano, del Prosciutto di Parma, del Riso di Baraggia e del Barolo.
  Detti Consorzi, immediatamente interpellati dal Ministero, ci hanno informato che stanno conducendo iniziative promozionali in Cina, avvalendosi come soggetto attuatore della società Sopexa.
  Quest'ultima ha richiesto ai predetti Consorzi di sottoscrivere una dichiarazione nella quale in Consorzio firmatario comunica di non considerarsi una «organizzazione non governativa» secondo una legge cinese del 2017.
  Dalle informazioni acquisite dalla nostra Ambasciata a Pechino emerge che, in assenza di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità cinesi, la questione potrebbe essere collegabile esclusivamente ad un'iniziativa dell'Ufficio di pubblica sicurezza di Shanghai. Pertanto, in attesa di eventuali decisioni ufficiali delle Autorità cinesi, appare per ora appropriato considerare la questione circoscritta a livello locale.
  In ogni caso, tenendo anche in considerazione la recente entrata in vigore (1° marzo 2021) dell'accordo tra Unione europea Cina per la tutela delle indicazioni geografiche (accordo che comunque non riguarda la fattispecie in esame), ritengo opportuna una riflessione con i Consorzi di tutela delle 26 indicazioni geografiche italiane ivi indicate in merito agli scenari futuri connessi ad un'eventuale applicazione della citata legge cinese sulle organizzazioni non governative del 2017 verso tutte le associazioni che svolgono attività promozionali in Cina.
  Assicuro l'interrogante che il Ministero, in costante contatto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'Ambasciata d'Italia a Pechino ed i Consorzi di tutela coinvolti, continuerà a seguire gli sviluppi della vicenda per intraprendere, qualora necessario, ogni azione utile a tutela dei nostri Consorzi e dei relativi prodotti che tanto ci contraddistinguono nel mondo.
  

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa) nel 2011 approvava il progetto preliminare per la realizzazione di un impianto di cremazione;

   il procedimento de quo si concludeva con l'affidamento dei lavori al Consorzio Azimut;

   nel corso degli anni, di poi, si susseguivano numerosi decreti, pareri e autorizzazioni, tra cui l'autorizzazione unica ambientale (A.u.a.);

   tali provvedimenti autorizzativi, nonché gli atti ad essi propedeutici sono stati oggetto di numerose contestazioni ed impugnazioni con molteplici motivi di doglianza;

   in particolare, secondo quanto dedotto negli atti di impugnazione proposti in sede amministrativa, la richiamata autorizzazione ambientale sembrerebbe essere palesemente illegittima, non essendo stata rispettata la distanza minima di 200 metri dal centro abitato espressamente ed inderogabilmente richiesta dall'articolo 338 del regio decreto 1265 del 1934 recante il Testo unico delle leggi sanitarie;

   lo stesso procedimento amministrativo preparatorio al rilascio dell'autorizzazione, secondo gli atti di impugnazione, sembrerebbe, altresì, illegittimo in quanto svolto senza coinvolgere il confinante comune di Pagani (unico a poter decidere per il proprio territorio) ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 241 del 1990;

   l'A.u.a., concessa al fine di conseguire l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, sembrerebbe essere stata rilasciata dall'Autorità competente in assenza della preventiva convocazione della conferenza dei servizi ovvero in assenza dell'esame di tutti gli interessi coinvolti, tra cui certamente quelli del comune di Pagani;

   l'articolo 269 del prefato testo normativo, statuendo che «nella domanda di autorizzazione relativa a stabilimenti in cui sono presenti medi impianti di combustione devono essere indicati, oltre a quanto previsto al comma 2, anche i dati previsti all'allegato I, Parte IV-bis, alla Parte Quinta», sembrerebbe essere stato disatteso in quanto, nel caso di specie, la relativa domanda sarebbe stata priva dei suddetti elementi, tra cui quello afferente il numero medio giornaliero di salme oggetto di cremazione; tale dato avrebbe consentito di verificare il quantitativo di emissioni rilasciate in atmosfera dall'impianto ed i relativi limiti ammissibili, e quindi la sussistenza dei presupposti per rilasciare l'autorizzazione in atmosfera ex articolo 269 decreto legislativo n. 152 del 2006;

   il forno crematorio in questione, inoltre, ricadrebbe in «zona territoriale 7» del piano urbanistico territoriale, destinata alla «razionalizzazione insediativa a tutela delle risorse agricole», di guisa che non sarebbe stato possibile assentire l'intervento progettato in parola;

   la realizzazione di tale opera, tra l'altro, ha sollevato numerose proteste popolari sfociate in un comitato denominato «no forno» che ha raccolto ben 2000 firme in opposizione alla realizzazione del forno crematorio per i nocivi impatti sull'ambiente e sulla salute pubblica;

   tale allarme sociale, confermato dalla relazione tecnica inerente alle emissioni di inquinanti ambientali in atmosfera degli impianti crematori redatta dal Professor Antonio Giordano, il quale poneva in evidenza la tossicità delle emissioni dei forni crematori, hanno indotto lo stesso comune di Sant'Egidio del Monte Albino a disporre nuovamente la sospensione dei lavori;

   sulla questione è stata interpellata anche la regione Campania;

   la legge di stabilità regionale per il 2020 (legge regionale n. 27 del 2019), all'articolo 1, comma 61, stabilisce che la giunta regionale adotta un Piano regionale di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione di nuovi impianti crematori, sospendendo, nelle more, la realizzazione di nuovi impianti crematori;

   le suddette violazioni, laddove venissero accertate, oltre ai plurimi profili di illegittimità, comporterebbero un grave pericolo per la salute dei cittadini residenti nell'area prossima all'intervento autorizzato, nonché seri danni per l'ambiente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di tutelare l'ambiente e la salute pubblica, promuovendo efficaci forme di coordinamento tra i vari enti coinvolti.
(4-07947)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla regione Campania e dalla provincia di Salerno, si rappresenta quanto segue.
  La provincia di Salerno, con riferimento all'autorizzazione unica ambientale rilasciata al Consorzio AZIMUT S.r.l., ha riferito di aver adottato l'AUA n. 1000/2019 all'esito della conferenza di servizi decisoria
ex articolo 14, comma 2 legge n. 241 del 1990, indetta per la valutazione degli aspetti ambientali e svoltasi in forma semplificata e modalità asincrona ex articolo 14-bis, comma 2 legge n. 241 del 1990, con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni interessate e, in particolare, della regione Campania, in qualità di soggetto competente in materia ambientale per l'espressione del parere circa l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera ex articolo 269 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Nello specifico, a seguito dell'espressione, da parte della regione Campania, del parere favorevole con prescrizioni circa l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera per l'attività di cremazione salme e attesa la mancata espressione, da parte del comune di Sant'Egidio del Monte Albino, di parere contrario, la provincia di Salerno ha adottato l'AUA n. 1000/2019, poi rilasciata dal Suap del predetto comune con provvedimento n. 09 del 10 giugno 2019.
  Tra le prescrizioni poste nel summenzionato parere favorevole, confluite nella sopra citata AUA, si annoverano, a titolo esemplificativo:
  

    l'installazione sul postcombustore di «un sistema di monitoraggio in continuo finalizzato a verificarne l'efficienza»;
    

    l'esecuzione, per dieci giorni di marcia controllata a decorrere dalla messa a regime dell'impianto, del campionamento volto alla caratterizzazione delle emissioni al fine di permettere «la definizione e la valutazione della quantità di effluente in atmosfera, della concentrazione degli inquinanti presenti e il relativo flusso di massa»:
    

    la redazione e la trasmissione alle autorità competenti, entro trenta giorni a decorrere dalla messa a regime dell'impianto, di «rapporti di prova delle analisi relative al controllo delle emissioni atmosferiche»;
    

    l'effettuazione, almeno una volta all'anno, dei controlli sulle emissioni atmosferiche e l'invio delle relative risultanze alle autorità competenti;
    

    l'utilizzo, per la verifica ed il rispetto dei limiti di emissione, dei metodi di prelievo, di analisi e dei criteri previsti dalla normativa vigente;
    

    l'obbligo, nel caso di anomalia o guasto tale da non permettere il rispetto dei valori limite di emissione, di informativa all'autorità competente entro le successive otto ore e l'obbligo di procedere al ripristino funzionale dell'impianto nel più breve tempo possibile e di sospendere l'esercizio dell'impianto ove l'anomalia o il guasto possa determinare un pericolo per la salute umana.

    
    
Successivamente, in conseguenza dell'atto di «invito e diffida» pervenuto dal comitato NO FORNO a febbraio 2020, la provincia di Salerno ha chiesto al SUAP del comune di Sant'Egidio del Monte Albino, «qualora si ravvisasse la sussistenza di presupposti giuridicamente rilevanti che potessero incidere negativamente sulla validità del provvedimento conclusivo dell'AUA (rilasciata con n. 09 del 10 giugno 2019), di adottare i dovuti provvedimenti, trasmettendoli alla stessa provincia per consentire l'adozione degli atti consequenziali».
    Secondo quanto riferito dalla provincia di Salerno, non risulta che il comune di Sant'Egidio del Monte Albino abbia assunto apposite determinazioni in ordine al summenzionato atto di «invito e diffida».
    Circa l'asserita violazione dell'articolo 338, comma 1, del regio decreto n. 1265 del 1934, si osserva, infine, come tale disposizione si applichi ai cimiteri e non ai forni di cremazione, là dove prescrive la distanza minima di 200 metri dal centro abitato.
    Sarà comunque cura del Ministero integrare la presente, nel caso dovessero pervenire aggiornamenti da parte del comune di Sant'Egidio del Monte Albino.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   CORDA, DEIANA, MARINO e ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella notte un violento incendio è scoppiato nella raffineria Saras di Sarroch in provincia di Cagliari. A scatenare le fiamme è stato un violento nubifragio che si è abbattuto nel territorio;

   l'incendio, molto probabilmente, è stato innescato dai fulmini che si sono abbattuti sulla raffineria, in particolare, come afferma la stessa azienda, sulle vasche contenenti un accumulo di acque e idrocarburi;

   tali acque, anche a causa delle violenti piogge che hanno provocato l'allagamento della raffineria, si sono riversate sul tratto di mare antistante provocando un danno ambientale non indifferente con il mare che è diventato un'immensa distesa di oli;

   si sono registrati forti disagi anche per la popolazione con abitazioni e cantine allagate, muri crollati e diverse centinaia di famiglia, anche nei comuni limitrofi, senza corrente elettrica per diverse ore –:

   se il Governo intenda intervenire prontamente, per quanto di competenza, per accertare le cause e gli eventuali danni ambientali provocati dallo sversamento in mare delle acque provenienti dalla raffineria, dal fumo e dalle polveri generate dalle fiamme, così come promuovere una verifica immediata sulle condizioni di salute dei lavoratori e sulla sicurezza dell'impianto.
(4-01273)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Nella notte tra il 18 ed il 19 settembre 2018, a causa delle improvvise e avverse condizioni meteo che hanno interessato l'area dello stabilimento Sarlux S.r.l., si è sviluppato un incendio nella zona API-TAS e API-TAZ, inclusa nel sito di interesse nazionale del Sulcis, Iglesiente e Guspinese S.I.N. Sulcis, nella quale è in corso la bonifica e la Messa in sicurezza operativa (MISO) dei suoli e della falda.
  Per quanto attiene agli aspetti derivanti dal fumo e dalle polveri generate dalle fiamme, la regione Sardegna — che ha fornito una dettagliata relazione sull'evento — fa presente che non è stato possibile acquisire i dati relativi ai parametri inquinanti registrati dalle stazioni della «Rete di misura per la valutazione della qualità dell'aria» gestite dall'ARPAS, denominate CENSA2 e CENSA3, ubicate nel comune di Sarroch, posizionate a protezione del centro abitato in quanto, nella notte tra il 18 e 19 settembre 2018, il
black out che ha coinvolto l'area di Sarroch ha determinato il blocco degli strumenti di misura presenti all'interno delle stazioni di monitoraggio. Al ripristino della funzionalità, gli strumenti non hanno evidenziato valori fuori norma dei parametri inquinanti monitorati.
  In relazione agli aspetti inerenti all'inquinamento atmosferico, non risultano agli atti stime quali-quantitative effettuate dall'organo di controllo su eventuali inquinanti gassosi immessi in atmosfera. Nel merito, la società Sarlux S.r.l. con nota prot. n. 435 del 18 ottobre 2018, ha comunicato testualmente che: «Non si sono registrate, per quanto al momento accertato, conseguenze per l'ambiente e la salute umana a seguito di quanto occorso [...]».
  L'installazione della Sarlux S.r.l. è soggetta, altresì, alla normativa «Seveso», di cui al decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105, recante: Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. L'incidente in argomento è stato, pertanto, diffusamente esaminato in sede di comitato tecnico regionale (CTR), facente capo al Ministero dell'interno.
  Nello specifico, il CTR ha trasmesso agli Enti interessati, ivi compresi il Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, il Ministero dell'interno e l'ISPRA, la nota dell'8 novembre 2018, avente per oggetto: «Attività a rischio di incidente rilevante: soc. Sarlux — Raffineria di Sarroch (CA) — Evento incidentale del 19.9.2018 — Trasmissione determinazioni del Comitato Tecnico Regionale della Sardegna di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 26 giugno 2015 n. 105», nella quale sono riportate, tra l'altro, le risultanze del sopralluogo effettuato in data 20 settembre 2018.
  Occorre precisare che, per quanto riguarda gli altri aspetti riguardanti l'incendio, il 19 settembre 2018, la Sarlux ha informato dell'accaduto questo Ministero, titolare del procedimento di bonifica e gli altri enti competenti.
  Nel mese di marzo 2019 la stessa Azienda ha trasmesso una relazione integrativa nella quale sono state illustrate le azioni condotte per arginare l'incendio, i danni causati, nonché le operazioni messa in sicurezza d'emergenza (MISE) adottate sulla falda e sul suolo insaturo, potenzialmente coinvolti nello sversamento, suddivise in quattro fasi:
  

    verifica della presenza di surnatante in falda e recupero dello stesso;
    

    attivazione dell'emungimento dell'acqua dai punti di captazione in falda presenti (pozzi e piezometri);
    

    monitoraggio idrochimico della falda;
    

    campionamento e caratterizzazione dei suoli insaturi nell'area.

    
    Al termine della caratterizzazione dei campioni prelevati, qualora fosse stata accertata la contaminazione, era prevista l'inclusione dell'area tra quelle oggetto del progetto di MISO e bonifica suoli reso approvabile dalla conferenza di servizi del 26 dicembre 2016, valutando se procedere allo scavo e al successivo trattamento di
landfarming o alla copertura/impermeabilizzazione, qualora la prima opzione non fosse possibile per ragioni operative.
    Il Ministero, prendendo atto di quanto comunicato dall'azienda, ha prescritto che, al fine di accertare l'esaustività degli interventi di MISE adottati, il piano di esecuzione delle attività di collaudo delle pareti e del fondo dello scavo doveva essere concordato con l'ARPA Sardegna, così da consentire le attività di controllo dei campionamenti e delle analisi, tra cui l'esecuzione delle controanalisi di verifica per la validazione dei dati da parte dell'agenzia.
    Nella stessa nota si evidenziava, altresì, che, qualora nelle operazioni programmate si fossero rilevate variazioni degli obiettivi e/o individuati ulteriori e imprevisti volumi di rifiuti o di materiali da trattare rispetto a quelli previsti nel progetto, tali da comportare una variazione delle dimensioni e delle condizioni di esercizio degli impianti asserviti alla bonifica, sarebbe stato necessario presentare un'istanza di variante.
    Con nota del 13 giugno 2019 la città metropolitana di Cagliari, in riferimento alle aree della MISE sulle vasche API, comunicava l'impossibilità di stabilire l'eventuale stato di potenziale contaminazione dei suoli in seguito all'incidente, a causa della mancata disponibilità delle risultanze della caratterizzazione.
    Con successiva nota del 9 luglio 2019 la Sarlux S.r.l. ha trasmesso un'ulteriore relazione tecnica relativa alla caratterizzazione preliminare dei suoli proponendo, alla luce di tali risultati, l'inclusione delle aree risultate contaminate nel progetto di bonifica dei suoli che, nel frattempo, era stato definitivamente approvato con decreto n. 108 del 29 aprile 2019.
    Pertanto, essendo impossibile la rimozione del materiale contaminato a causa della presenza di impianti, tali aree sarebbero state ricomprese nella MISO dei suoli mediante impermeabilizzazione delle superfici e interruzione dei percorsi di migrazione degli inquinanti.
    Il 22 luglio 2019, nel corso di un tavolo tecnico con gli enti locali, sono state discusse le attività di MISE in atto nell'area delle vasche API.
    Nell'ottobre dello stesso anno il Ministero ha chiesto alla Sarlux S.r.l. di presentare una relazione dettagliata sull'efficacia degli interventi che l'azienda vorrebbe includere nel progetto di bonifica dei suoli, anche al fine di valutare se le modifiche proposte rappresentino una variante sostanziale al progetto di MISO approvato.
    Dopo aver comunicato, con nota del 3 dicembre 2019, il raggiungimento delle CSC nei campioni di acque sotterranee prelevati dai pozzi SR003 e W39 inclusi nel protocollo di campionamento e monitoraggio, nonché il ripristino dell'originaria barriera idraulica in questi punti, la Sarlux S.r.l., con successiva nota del 7 dicembre 2020, ha trasmesso la relazione richiesta da questo Ministero su applicabilità ed efficacia degli interventi di MISO previsti nel Progetto approvato con il richiamato decreto n. 108 del 2019.
    L'azienda ha precisato che le azioni di MISE e, quindi, anche le attività di verifica degli effetti dell'incidente occorso, sono state sviluppate in modo diverso per due sottozone.
    Per la sottozona A l'azienda ritiene di aver fornito tutte le informazioni richieste per poter valutare l'efficacia delle azioni di MISO proposte e la loro coerenza con le azioni di MISO già approvate con il progetto di bonifica dei suoli.
    Per la sottozona B, essendo stata riscontrata la presenza di una sola sorgente di contaminazione posizionata all'interno di un'area circoscritta da pareti, strutture e cordoli, l'Azienda ritiene necessarie altre attività di indagine per valutare l'estensione delle azioni di MISO già approvate.
    Per la sottozona A si propone di considerare la MISO proposta come una variante non sostanziale al progetto approvato mentre, una volta svolte le indagini nella sottozona B, si intende proporre uno specifico documento con gli esiti delle indagini ambientali svolte e con la proposta progettuale di MISO.
    Con nota del 23 dicembre 2020 il Ministero ha comunicato che le azioni di MISO proposte dalla Sarlux S.r.l. per la sottozona A non comportano una modifica sostanziale del progetto. Al fine di consentire agli enti competenti le verifiche di cui all'articolo 248, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è stato chiesto all'azienda di trasmettere un aggiornamento della cartografia contenente tutte le aree interessate dal progetto di MISO dei suoli, comprensivo della sottozona A e l'aggiornamento del cronoprogramma dei lavori. In merito alla sottozona B, ai fini delle valutazioni di competenza, il Ministero ha chiesto di trasmettere, nei minimi tempi tecnici, i risultati delle indagini integrative con la comunicazione delle azioni che l'azienda intende intraprendere sull'area.
    Da ultimo, con nota del 18 febbraio 2021, la Sarlux S.r.l. ha trasmesso un aggiornamento sulla MISE delle Vasche API coinvolte nell'incidente del settembre 2018.
    In particolare, sullo stato della qualità delle acque di falda si evidenzia «il ristabilimento delle situazione analitica antecedente l'evento citato».
    

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE e BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ennesima aggressione è finita con due agenti di polizia penitenziaria feriti: pochi giorni fa una cinquantina di anarchici hanno assaltato la casa circondariale di Modena con lancio di petardi e fuochi d'artificio, ferendo i due poliziotti;

   i manifestanti, urlando da un megafono, hanno incitato i detenuti a ribellarsi e a evadere dal carcere, alimentando una situazione di tensione che poteva anche sfociare nel peggiore degli scenari, per fortuna scongiurato, di una nuova ribellione all'interno dell'istituto, come accaduto agli inizi di marzo, con sommosse e tentativi di evasione in 27 istituti;

   proprio a Modena, la rivolta di marzo, che ha visto coinvolti 80 detenuti sul totale di 530, ha causato nove morti tra gli ospiti del penitenziario, cinque all'interno delle mura del carcere in sommossa e quattro durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità;

   l'ennesima recente protesta, annunciata qualche giorno prima, sarebbe nata con l'intento di riaccendere i riflettori proprio sulla tragica rivolta dell'8 marzo 2020 e di chiedere giustizia per le vittime di quei drammatici fatti, ma anche un cambio di rotta circa la gestione della popolazione carceraria;

   nel volantino che annunciava la mobilitazione, infatti, si legge: «Sulle reali cause di queste morti, stilate per lo più come "morti per overdose", cala ben presto un inquietante silenzio. Da allora ad oggi, i detenuti rimasti nel carcere di Modena stanno in celle sovraffollate dentro una sezione chiusa e in pessime condizioni igienico-sanitarie»;

   le accuse, come prevedibile, si sono trasformate in una violenta protesta, con un raduno nel piazzale del carcere di Sant'Anna da parte di diverse persone, per lo più appartenenti agli ambienti della sinistra antagonista e anarchici;

   sono dure le parole del segretario generale e del segretario nazionale del Sappe, Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso, secondo i quali «è davvero grave quello che è accaduto e sarebbe opportuno verificare se queste persone erano autorizzate a tenere la manifestazione nei pressi di un luogo come il carcere e se sono state rispettate le regole previste dall'ultimo Dpcm sulle manifestazioni» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative di competenza intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda e, in particolare, come sia stato possibile organizzare una manifestazione che appare in evidente violazione delle disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, nonostante fosse stata, peraltro, annunciata dagli organizzatori.
(4-07456)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Lo scorso 7 novembre in Piazza Grande, a Modena, si è svolta una manifestazione, precedentemente preavvisata da un'esponente del movimento «Consiglio Popolare», dal titolo «Dietro le sbarre: testimonianze e riflessioni dal carcere», sulla funzione dell'istituzione carceraria in seguito alle rivolte dei detenuti avvenute a Modena nel mese di marzo 2020, durante le quali erano deceduti 13 detenuti.
  Come da preavviso, la manifestazione è iniziata alle ore 16, con la partecipazione di circa 80 persone, tra cui una cinquantina di esponenti dell'area anarchica provenienti dal nord Italia, ed è terminata alle 18.30 circa, senza che si registrasse alcuna turbativa dell'ordine pubblico.
  Intorno alle ore 18, un gruppo di manifestanti si è allontanato dalla piazza per raggiungere la locale casa circondariale Sant'Anna. Nella circostanza, il comandante della polizia penitenziaria, che era stato anticipatamente avvisato del probabile sopraggiungere dei manifestanti, aveva schierato alcuni agenti in tenuta anti-sommossa all'interno della recinzione e a ridosso dell'ingresso principale della struttura detentiva, al fine di scongiurare eventuali iniziative di intrusione. Contestualmente sono giunte sul posto due squadre dei Reparti inquadrati.
  Una volta raggiunta la casa circondariale, i manifestanti, a causa della presenza delle forze dell'ordine hanno rinunciato alla realizzazione di un presidio innanzi all'ingresso principale della struttura, e si sono spostati nei campi limitrofi, ove si sono susseguiti interventi di alcuni presenti sulla condizione dei detenuti in Italia, analogamente a quanto già fatto in precedenza in Piazza Grande. Durante queste fasi, i manifestanti hanno anche esploso alcuni petardi, lanciati intenzionalmente verso il personale di vigilanza.
  Nella circostanza, due agenti della polizia penitenziaria, sono stati feriti lievemente da un frammento di petardo.
  Intorno alle 20.00, i manifestanti si sono allontanati spontaneamente a bordo delle proprie autovetture.
  Dalla successiva analisi dei video realizzati dalla polizia scientifica, non è stato possibile documentare le fasi del lancio del petardo, a causa della scarsa visibilità e della particolare conformazione dei luoghi.
  Con riferimento alla manifestazione non autorizzata, svoltasi presso il carcere, sono stati già identificati e deferiti all'autorità giudiziaria due anarchici, appartenenti alla frangia più oltranzista, per violazione del provvedimento di divieto di ritorno nel comune di Modena, mentre sono tuttora in corso ulteriori indagini al fine di identificare gli altri partecipanti all'evento.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FERRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il mercato italiano del peperoncino rischia di soccombere sotto il peso della concorrenza cinese, come denunciato dagli agricoltori della Confederazione italiana agricoltori, preoccupati dal dumping ma anche dagli standard igienico-sanitari che il prodotto extra-europeo non sempre rispetta;

   la richiesta non manca, ma la scarsa produzione nazionale, che copre appena il 30 per cento del fabbisogno, determina la sudditanza da mercati stranieri, Cina, Egitto e Turchia in primis, schiacciando il Made in Italy con un prodotto dai bassi standard qualitativi e importato a prezzi cinque volte più bassi;

   in Italia, infatti, il peperoncino trova un ambiente ideale di coltivazione, grazie al microclima e alle caratteristiche orografiche del terreno, ma sconta costi di produzione troppo elevati per l'alta incidenza della manodopera se in Italia da 10 chilogrammi di peperoncino fresco si ottiene 1 chilogrammo di prodotto essiccato, macinato in polvere pura al 100 per cento e commerciabile a 15 euro, l'analogo prodotto cinese ha un costo di soli 3 euro, ed è il risultato di tecniche di raccolta e trasformazione molto grossolane, con poche garanzie di qualità e requisiti fitosanitari diversi da quelli conformi ai regolamenti europei; sempre secondo la Cia, anche quando il peperoncino viene importato fresco o semi-lavorato da Turchia o Egitto, la sua qualità viene compromessa dall'utilizzo dei conservanti;

   oggi la produzione nostrana di peperoncino si concentra soprattutto in Calabria, dove viene coltivato un quarto di tutto il peperoncino nazionale (100 ettari, con il 25 per cento della produzione), seguita da Basilicata, Campania, Lazio e Abruzzo;

   condividendo l'appello della Cia, «occorre una maggiore valorizzazione e tutela del prodotto, per esempio, la creazione di denominazioni di origine territoriale darebbe al consumatore garanzia di qualità, tracciabilità e salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva. Si verrebbe così incontro alla domanda sempre crescente dell'industria alimentare, che produce sughi e salami piccanti, senza dimenticare l'export, con la richiesta per salse e condimenti delle grandi aziende del food, fra le quali spiccano quelle dei Paesi Bassi, che rappresentano attualmente la destinazione del 50 per cento della produzione di peperoncino della Calabria»;

   come rilevato dagli agricoltori, peraltro, il sistema produttivo italiano, oltre a certificazioni di qualità, avrebbe bisogno anche di un ammodernamento delle tecniche di lavorazione per abbattere i costi produttivi;

   solo pochi mesi fa, sempre la Cia aveva lanciato l'allarme sul «miele senza api», sempre proveniente dalla Cina, un prodotto contraffatto, adulterato e miscelato con il miele naturale e, ovviamente importato al costo bassissimo di un euro al chilogrammo contro i quasi 4 euro di quello italiano;

   le esportazioni di miele cinese in Europa sono di circa 80 mila tonnellate, con ripercussioni gravi su tutta la filiera, che conta 63 mila apicoltori italiani, un comparto di 1,5 milioni di alveari, 220 mila sciami, 23 mila tonnellate di prodotto e oltre 60 varietà;

   le pesanti ricadute della concorrenza del falso miele riguardano, peraltro, tutta l'agricoltura italiana, che dipende al 70 per cento dalle api nella loro funzione di impollinatori –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire una maggiore valorizzazione e tutela dei prodotti del made in Italy, dal peperoncino al miele, solo per fare alcuni esempi, con la creazione di denominazioni di origine territoriale.
(4-08212)

  Risposta. — L'interrogante, nella sua rappresentazione, evidenzia le implicazioni discendenti dalla forte – e in alcuni casi, non leale – concorrenza straniera, cinese in particolare, su specifici prodotti agroalimentari nazionali, con particolare riguardo al peperoncino ed al miele.
  Sono ben consapevole delle delicate dinamiche correlate alle importazioni ed esportazioni di prodotti agroalimentari a livello transnazionale; dinamiche che sono suscettibili di creare difficoltà ai mercati interni, come nel caso ben rappresentato dall'interrogante.
  Prima di entrare nel merito, rammento che in data 14 settembre 2020 è stato sottoscritto dall'Unione europea e dalla Repubblica popolare cinese un accordo per la reciproca registrazione e protezione di 100 indicazioni geografiche. Peraltro è già previsto che il numero delle indizioni geografiche reciprocamente protette sarà ampliato nei prossimi anni.
  L'accordo è il primo, in ordine di tempo, in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale con il Paese asiatico e consentirà l'attivazione di uno strumento efficace di tutela delle indicazioni geografiche originarie degli Stati membri dell'Unione europea in quel Paese.
  D'altro canto, questo Ministero, perseguendo uno spettro d'azione più ampio, persegue da sempre una costante, forte e attiva tutela del
made in Italy contro qualsiasi attacco da parte di prodotti stranieri, attraverso una serie mirata di controlli posti in essere dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che si svolgono non solo sulla filiera tradizionale ma anche sulle principali piattaforme web a livello nazionale ed internazionale.
  A tale riguardo, con riferimento specifico al miele di importazione, contraffatto o adulterato, mi corre obbligo di evidenziare che, nell'ambito delle attività istituzionali di controllo, il succitato Icqrf effettua verifiche sia nella fase di produzione che in quella di commercializzazione di mieli sul territorio nazionale, aventi diversa origine botanica (uniflorali e millefiori) nonché diversa origine geografica (Stati membri dell'Unione europea e Paesi terzi). Non a caso, il miele è stato individuato come uno dei settori strategici «obiettivo» anche nell'ambito del Nucleo di valutazione del Piano nazionale integrato 1, cui partecipa l'Icqrf insieme agli altri organi di controllo nazionali del settore alimentare, ed è stato inserito nel Piano di controllo nazionale pluriennale 2020/2024.
  Per quanto concerne le questioni riguardanti il peperoncino italiano – che richiamano, peraltro, una richiesta già avanzata dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia), relativamente alla creazione di una denominazione di origine territoriale – la registrazione di indicazioni geografiche può avvenire esclusivamente dietro richiesta diretta dei produttori, i quali devono dimostrare che il prodotto per il quale viene richiesta la protezione possiede tutti i requisiti previsti dai regolamenti comunitari.
  Premesso quanto sopra, intendo ribadire la costante attenzione alla tutela dei prodotti italiani in relazione alle correlate dinamiche di
import/export commerciale da parte di questo Ministero, unitamente agli altri Ministeri a ciò deputati.
  

Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che nei giorni scorsi il capo dell'ufficio amministrativo dell'ambasciata italiana negli Usa abbia riferito al personale della sede che, a decorrere dal prossimo 1° aprile vi sarebbero state delle variazioni in pejus delle coperture assicurative sanitarie per tutto il personale operativo negli Usa soggiacente al welfare italiano, diplomatici, impiegati di ruolo e impiegati a contratto, assicurato con Blue Cross Blue Shield;

   la notizia della rimodulazione assicurativa, a quanto consta all'interrogante, è stata veicolata al personale senza alcun preavviso, senza alcuna nota esplicativa e ad appena una settimana dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza consentire alcuna possibilità di confronto con l'amministrazione e lasciando i lavoratori deprivati della possibilità di riorganizzarsi sotto il profilo delle cure e della gestione delle risorse personali destinate a queste ultime;

   stando alle informazioni a disposizione dell'interrogante, il capo dell'ufficio amministrativo avrebbe addotto come motivazione, la variazione di una normativa nazionale che avrebbe rimodulato l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza e l'erogazione dei farmaci a carico del servizio sanitario e, di conseguenza, tale evoluzione normativa sarebbe andata a palesarsi anche nella copertura assicurativa sanitaria riconosciuta ai lavoratori del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale negli Usa; pertanto, la questione, malgrado la evidente delicatezza e gravità, non sarebbe stato oggetto di confronto con il personale e nemmeno con le rappresentanze sindacali in sede;

   le variazioni in questione, se dovessero essere applicate, comporteranno una cancellazione delle prestazioni sanitarie precedentemente rientranti nella garanzia assicurativa, con particolare riferimento alle prestazioni medico-specialistiche psichiatrico-neurologiche e alle terapie riabilitative fisioterapiche, compromettendo anche la fruizione di circa 5.000 farmaci da prescrizione medica che dal 1° aprile 2021 non saranno più concessi gratuitamente, i cui costi dovranno essere sostenuti interamente dall'assistito;

   secondo le informazioni in possesso dell'interrogante, non sarebbero nemmeno tutelati i soggetti fragili, che avrebbero il diritto di fruire gratuitamente delle citate prestazioni e che, stando alla nuova postura amministrativa, saranno soggetti alla discrezionalità dell'ufficio amministrativo della sede, il quale vagherà i singoli casi valutando la sussistenza delle condizioni atte a legittimare la deroga;

   si assiste ad un eloquente paradosso secondo cui, malgrado dal marzo 2020 si siano susseguiti proclami tesi a sottolineare la priorità di implementare, gli strumenti assistenziali e le garanzie di salute, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) abbia previsto 19,72 miliardi di euro per il sistema sanitario e in ultimo il cosiddetto decreto-legge «sostegni» abbia previsto un fondo da un miliardo di euro, per concorrere al rimborso delle spese sanitarie sostenute dalle regioni, si assiste a manovre di tal natura in cui sono palesemente compromessi i diritti inalienabili dei cittadini e lavoratori, in primis il diritto alla salute costituzionalmente sancito, con interventi a giudizio dell'interrogante privi di legittimità sotto il profilo formale e sostanziale, che sembrano fondati su previsioni legislative di cui non sono stati forniti né dettagli né le eventuali correlazioni con interventi in sede assicurativa o bilaterale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   se non intendano chiarire quanto verificatosi e, in particolare, le ragioni dell'informativa di cui in premessa, e su quale previsione normativa le richiamate variazioni trovino fondamento;

   se ritengano di dover intraprendere ogni opportuna iniziativa volta a tutelare il diritto alla salute dei lavoratori del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale negli Usa, preservando le garanzie finora riconosciute ed escludendo qualsivoglia misura volta a recare nocumento ai lavoratori.
(4-08752)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata comunicata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale una decurtazione delle garanzie assicurative sanitarie finora riconosciute a tutto il personale operativo negli Usa soggiacente al welfare italiano, diplomatici, impiegati di ruolo e impiegati a contratto; assicurato con Blue Cross Blue Shield, che sono stati destinatari di una informativa svoltasi presso la sede dell'ambasciata di Washington e dalla quale sono state escluse tutte le altre sedi negli Stati Uniti;

   le variazioni in peius delle garanzie assicurative sanitarie andranno a comportare l'esclusione di alcune prestazioni precedentemente rientranti nella garanzia assicurativa, con particolare riferimento alle prestazioni medico-specialistiche psichiatrico-neurologiche e alle terapie riabilitative fisioterapiche, ma uno degli aspetti di maggiore rilievo in cui si palesa il dramma di questa vicenda si colloca nella compromissione delle modalità di fruizione di circa 5.000 farmaci da prescrizione medica che dal 1° aprile 2021, non saranno più concessi gratuitamente e i cui costi dovranno essere sostenuti interamente dall'assistito;

   si ritiene imprescindibile evidenziare che il costo dei farmaci negli Usa è decine di volte superiore a quello italiano: stando ai dati nella disponibilità dell'interrogante relativi alla comparazione dei costi dei farmaci, negli Usa risultano essere nella media il 250 per cento più alti rispetto ai 32 paesi con cui è stato attuato il confronto;

   a titolo di esempio si evidenzia come un farmaco di fruizione ordinaria e diffusa come il Lovastatin per l'ipercolesterolemia, il cui prezzo al pubblico in Italia è pari euro 8,54 negli Usa può arrivare anche ad 80 euro;

   non si può trascurare il fatto che proprio per ovviare all'insostenibilità dei costi della sanità statunitense per i lavoratori della rete del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è stata predisposta una convenzione tra il Ministero della salute e la Blue Cross and Blue Shield, che ha attuato una assistenza diretta a differenza di quanto invece si verifica per le coperture assicurative predisposte in altri Paesi;

   è palese l'assoluta discrasia sussistente tra quanto attuato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e quanto la contingenza pandemica globale invece dovrebbe suggerire: in questa drammatica fase emergenziale, l'impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale ha raggiunto livelli elevatissimi, come i dati non soltanto nazionali stanno lasciando emergere, e a ciò si aggiunge l'incremento di domanda di farmaci registratasi a seguito dell'infezione da Covid che, come noto, può compromettere lo stato di salute anche per mesi, con strascichi invalidanti. Pertanto, la limitazione nell'accesso ai farmaci in una congiuntura pandemica senza precedenti storici si configura come una violazione costituzionale dinanzi alla quale l'Amministrazione non può restare silente –:

   se non si ritenga prioritario intervenire con urgenza su quanto verificatosi negli Usa al fine di salvaguardare le garanzie sanitarie dei lavoratori della rete in loco ripristinando lo status quo ante in materia di accesso ai farmaci;

   se non si ritenga opportuno predisporre un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali finalizzato all'analisi delle questioni di cui in premessa e all'individuazione di soluzioni percorribili a tutela della salute di lavoratori e cittadini.
(4-08816)

  Risposta. — Il decreto del Presidente della Repubblica 31 luglio 1980, n. 618, nel regolare l'assistenza sanitaria ai lavoratori italiani all'estero, indica le forme dell'assistenza, che può essere diretta e indiretta (a rimborso). Alle forme di assistenza diretta il Ministero della salute può provvedere «mediante convenzioni da stipularsi con istituti di sicurezza sociale dello Stato estero o con enti, istituti o medici privati, che assicurino i livelli di prestazioni garantiti dal piano sanitario nazionale».
  A fine 2016, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 618 del 1980 e in considerazione del diverso assetto del sistema sanitario negli Stati Uniti — che si fonda su criteri di natura essenzialmente privatistica — il Ministero della salute ha stipulato una convenzione con la compagnia
Care First Blue Cross & Blue Shield («BCBS»), al fine di offrire ai dipendenti pubblici italiani in servizio negli Stati Uniti prestazioni sanitarie equivalenti a quelle erogate dal Servizio Sanitario Nazionale.
  Per effetto di detta Convenzione, tutti i soggetti indicati nel decreto del Presidente della Repubblica 618 del 1980 — inclusi i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in servizio negli Stati. Uniti e i loro familiari al seguito — beneficiano dell'assistenza sanitaria in forma diretta, i cui costi sono anticipati dalla compagnia assicuratrice «BCBS» e a quest'ultima rimborsati dal Ministero della salute.
  Considerati i notevoli anticipi di spese sanitarie che una forma di assistenza indiretta comporterebbe, il vantaggio per gli italiani in servigio negli Stati Uniti è evidente: in assenza della convenzione, i beneficiari dovrebbero sostenere i costi per le spese mediche di cui necessitano e, in un secondo momento, chiederne il rimborso alle Asldi residenza — così come avviene nei restanti Paesi extra Ue con i quali non sono state concluse specifiche Convenzioni.
  Tuttavia, la
ratio della normativa che disciplina l'assistenza sanitaria all'estero non è quella di garantire la rimborsabilità di qualsiasi spesa sanitaria, ma quella di assicurare livelli di prestazioni sanitarie equivalenti a quelli stabiliti dal piano sanitario nazionale. Ciò al fine di fornire agli italiani che si trovano a lavorare all'estero un trattamento sanitario non inferiore rispetto a quello di cui possono usufruire i connazionali presenti sul territorio della Repubblica.
  L'ampiezza della copertura assicurativa è determinata in base ai Livelli essenziali di assistenza («Lea»), ovvero alle prestazioni e ai servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutta la popolazione in condizioni di uniformità, con le risorse finanziarie pubbliche a disposizione.
  A seguito della, ridefinizione dei Livelli essenziali di assistenza, avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, il Ministero della salute ha avviato una revisione delle prestazioni rimborsabili all'estero: una revisione che già lo scorso anno aveva peraltro interessato la Convenzione che il Ministero della salute aveva sottoscritto in Canada con la
Cowan Benefit Consulting Limited.
  Nell'ambito del monitoraggio delle spese effettuate negli Stati Uniti da cittadini italiani negli anni 2019-2020, il Ministero della salute ha riscontrato alcune anomalie, segnalando come circa il 40 per cento dei fondi disponibili sia stato utilizzato per prestazioni, eccedenti quelle garantite in Italia. Si fa riferimento, in particolare, a prestazioni fisioterapiche connesse a disturbi delle articolazioni; prestazioni odontoiatriche; farmaci di fascia C (inclusi i farmaci da banco). Il totale delle spese effettuate per queste categorie ammonta a circa 2 milioni di euro.
  Si tratta di spese per le quali i. Livelli essenziali di assistenza, a cui ha diritto un cittadino residente in Italia iscritto al Servizio sanitario nazionale, prevedono numerose limitazioni. È emerso, per citare alcuni dati, che delle prestazioni fruite dagli iscritti a «BCBS» alcune sono da riferirsi a servizi di chiropratica, terapia manuale (per la quale, a titolo di esempio, solo nel terzo trimestre del 2019 si è avuta una spesa di 90,000 euro), trattamenti elettromedicali, oltre che prestazioni odontoiatriche non previste nel citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2017.
  Anche per quanto riguarda le prestazioni fisioterapiche, che rientrano nell'ambito della «Medicina fisica e riabilitazione», il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dei Livelli essenziali di assistenza del 2017 prevede limiti quantitativi per la loro erogazione, così come per quelle odontoiatriche, limitate anche per la fascia d'età 0-14 anni.
  Infine, per le spese farmaceutiche va ricordato che, ai fini della rimborsabilità nell'ambito del Servizio sanitario nazionale italiano, i farmaci sono classificati in tre diverse fasce: A, H, e C. Mentre le fasce A ed H riguardano i farmaci rimborsabili secondo i Livelli essenziali di assistenza, tutti i farmaci di fascia C (con e senza ricetta) non sono rimborsabili e sono a totale carico del paziente, così come tutti i tipi di integratori, compresi quelli vitaminici. Per quanto riguarda i farmaci in fascia C, una volta definiti gli aspetti tecnico-operativi legati all'individuazione della corrispondenza tra i codici, identificativi dei farmaci italiani e quelli utilizzati nel sistema statunitense, raccordo con «BCBS» dovrà necessariamente essere modificato al fine di offrire negli Stati Uniti prestazioni sanitarie equivalenti a quelle erogate dal Servizio sanitario nazionale in Italia.
  D'altra parte, la stessa convenzione in essere negli USA prevede la possibilità di essere revisionata, al fine di recepire eventuali modifiche necessarie a seguito di una legge della Repubblica italiana entrata in vigore successivamente alla sua sottoscrizione.
  Tutto ciò premesso — sentito il Ministero della salute — si riepiloga fattuale assetto della copertura sanitaria assicurata dalla summenzionata invenzione con la compagnia «BCBS», nelle more della sua revisione, di cui sono state tenute al corrente le organizzazioni sindacali:
  

    fino alla data di decorrenza del nuovo Accordo che sarà sottoscritto tra le partì — Ministero della salute e «BCBS» — rimane valido il testo vigente. Pertanto, fino a successiva comunicazione, sono fatte salve le prestazioni sanitarie e le coperture per farmaci previste nell'attuale versione della Convenzione;
    

    per quanto concerne le prestazioni sanitarie per infermità, mentali o nervose, la Convenzione vigente prevede che queste «siano fornite soltanto se l'assicurato è degente in un ospedale generale o psichiatrico». Sentito il Ministero della salute, si conferma che saranno comunque riconosciute a rimborso sia le terapie domiciliari derivanti dal ricovero sia le terapie collegate ad «Applied Behaviour Analysis» (ABA) per patologie quali ad esempio autismo, anoressia, e problemi motori;
    

    le modifiche che saranno apportate al testo della convenzione saranno volte ad allineare l'assistenza sanitaria negli Stati Uniti alle prestazioni sanitarie cui hanno diritto i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in servizio in ogni altro Paese del mondo nonché la generalità dei cittadini in. Italia.

    
    In conclusione, come risultato della revisione in corso imposta da obblighi di legge continueranno ad essere garantite ai dipendenti in servizio negli Stati Uniti tutte le prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza in Italia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   PARENTELA, DIENI, D'IPPOLITO, SAPIA, BARBUTO, SCUTELLÀ, TUCCI, MELICCHIO e CILLIS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si sono verificati incendi in sequenza a danno di siti o aziende relativi al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria;

   la loro successione meccanica, che più sotto si riassume, lascia supporre l'esistenza di una precisa strategia, forse perfino di matrice ’ndranghetista, in un momento particolarmente delicato per la gestione dei rifiuti sul territorio calabrese, segnata da forti criticità, tra cui l'assenza di impianti di trattamento, la lunga gestione con continue ordinanze in deroga del presidente della regione, la perdurante carenza di discariche pubbliche e, come da ultimo pubblicamente rappresentato dal magistrato Marica Brucci, la debolezza del sistema dei controlli e le accertate pratiche di smaltimento illecito, specie nel Lametino, finanche con la falsificazione dei formulari di trasporto;

   a tutto ciò bisogna aggiungere la possibilità, per ditte con potenziali problemi di infiltrazioni mafiose, già evidenziata dal deputato Giuseppe d'Ippolito, anche con atti di sindacato ispettivo, di iscrizione all'Albo gestori ambientali, aggirando la certificazione antimafia o comunque mediante operazioni di trasferimento di sede o cambi di intestazione;

   a Motta San Giovanni (Reggio Calabria), il 2 agosto 2020 si sono verificati incendi, in parte con processi di combustione ancora in corso, nella frazione Santuario, area dove si trovano, tra l'altro, la ex discarica di località Comunia, inattiva e caratterizzata da un abbanco di circa 80.000 metri cubi di rifiuti solidi urbani non pericolosi, nonché un impianto di compostaggio di proprietà di Eco Service srl;

   a Lamezia Terme, nella notte del 17 agosto 2020, si è verificato il terzo rogo in poco meno di due mesi (i primi due risalgono al 25 luglio e al 25 giugno precedenti), con l'interessamento, anche stavolta, di un'azienda di trattamento rifiuti;

   secondo fonti giornalistiche, nello specifico, il capannone interessato dalle fiamme sarebbe di proprietà della Logica scarl, consorzio di imprese formato da Salvaguardia Ambientale, Ecotec, Miga, Progeva ed Ecosistem, subentrato a Daneco nella gestione dell'impianto di trattamento meccanico biologico situato nell'area industriale lametina;

   il 24 settembre 2020 un ampio incendio ha gravemente danneggiato due capannoni dell'impianto di raccolta e smaltimento dei rifiuti di Siderno, gestito dalla ditta «Ecologia Oggi» e punto di approdo dei rifiuti raccolti nella Locride (42 comuni della provincia di Reggio Calabria);

   il 26 settembre 2020, nella discarica di Vetrano, di proprietà del consorzio Valle Crati e ubicata nel territorio di San Giovanni in Fiore (Cosenza), è scoppiato un incendio di compost fuori specifica e dello scarto di lavorazione dei riciclabili, compresa la plastica;

   della discarica, giunta al colmo della capienza, ne era stata concordata la chiusura tombale per il 30 novembre 2020;

   a Nocera Terinese (Catanzaro), il 3 ottobre 2020, un grosso incendio ha interessato la zona stoccaggio rifiuti del comune e le fiamme si sono poi estese in prossimità del depuratore e del sistema fognario, danneggiando pompe di sollevamento;

   a San Gregorio D'Ippona (Vibo Valentia), il 4 ottobre 2020 un incendio ha colpito il centro di raccolta dei rifiuti di proprietà di M.G.;

   il 5 ottobre 2020 un incendio ha interessato la Ready, deposito di rifiuti in località Fiasco Baldaia a Squillace (Catanzaro) –:

   di quali elementi dispongano circa la matrice degli incendi di cui premessa;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire la tutela dell'ambiente e per scongiurare infiltrazioni o condizionamenti della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio calabrese.
(4-07048)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, in particolare dal Ministero dell'interno, si rappresenta quanto segue.
  1. Il Ministero dell'interno in via preliminare precisa che la situazione della gestione dei rifiuti in Calabria costituisce un annoso problema che, nei siti regionali di stoccaggio adibiti al conferimento e smaltimento dei rifiuti, assume, periodicamente, connotati emergenziali.
  Al riguardo, è noto l'interesse delle organizzazioni criminali sul comparto, come documentato, nel tempo, da indagini e provvedimenti emessi dall'Autorità giudiziaria che hanno interessato tutto il territorio regionale.
  Lo stesso Ministero, in merito alla specifica ipotesi cui fa riferimento l'interrogazione, circa l'esistenza di una precisa strategia volta a realizzare infiltrazioni della criminalità organizzata, anche di matrice ‘ndranghetista, nella gestione del ciclo dei rifiuti sul territorio calabrese, con un piano preordinato messo in atto attraverso incendi dolosi alle infrastrutture logistiche, precisa che, al momento, non si è in possesso di specifiche risultanze che avvalorino tale ipotesi.
  In particolare, relativamente agli incendi avvenuti presso strutture adibite al trattamento dei rifiuti nell'ambito della provincia di Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, il Ministero rappresenta quanto segue.

  Provincia di Catanzaro

  1.1. Il 25 giugno 2020, intorno alle ore 2,30, presso la zona industriale di San Pietro Lametino, si segnalava un incendio nell'azienda denominata «Econet s.r.l.», operante nel settore dello stoccaggio e smaltimento dei rifiuti.
  Dalle prime verifiche, verosimilmente, l'incendio si sarebbe propagato per cause riconducibili ad autocombustione e non a matrice dolosa.
  Ai fini degli accertamenti di polizia giudiziaria, intervenivano sul posto anche operatori della polizia scientifica per i rilievi del caso.
  1.2. In data 15 luglio 2020, intorno alle ore 5,25, veniva segnalato un incendio presso l'impianto di trattamento meccanico biologico ubicato in Lamezia Terme, nella zona industriale di San Pietro Lametino gestito dalla società «Logica soc. coop. a r.l.», verosimilmente, scaturito da autocombustione di rifiuti di tipo «indifferenziato».
  L'incendio interessava parte dello stabilimento.
  1.3. In data 17 agosto 2020, verso le ore 22,30, presso la predetta Società «LOGICA Scarl», le fiamme hanno danneggiato un mezzo meccanico d'opera – privo di targa – tipo «ragno».
  Considerata l'entità del rogo, i due operatori richiedono l'intervento dei Vigili del fuoco, i quali, giunti sul posto, provvedono allo spegnimento definitivo dell'incendio e, nella circostanza, appurano che il mezzo in discussione, nella giornata del 16 agosto 2020, ha lavorato senza sosta ed ininterrottamente dalle ore 6,20 sino alle ore 18,20 a regimi estremi.
  Inoltre, il responsabile dell'impianto dichiara che la macchina operatrice, immatricolata circa quattordici anni prima, presenta diversi problemi meccanici ed idraulici dovuti all'usura.
  In data 19 agosto 2020 i Vigili del fuoco di Lamezia Terme, nella scheda statistica – rapporti d'intervento, evidenziano che «...non si riscontravano segni riconducibili a dolo.».
  Dei tre eventi sopra descritti è stata puntualmente informata la locale procura della Repubblica.
  1.4. In data 3 ottobre 2020 un incendio di vaste dimensioni ha interessato l'isola ecologica utilizzata dal comune di Nocera Terinese per lo stoccaggio dei rifiuti.
  Le fiamme, estesesi in prossimità del vicino depuratore e del sistema fognario, hanno danneggiato le pompe di sollevamento.
  Personale dell'arma dei Carabinieri del comando stazione di Nocera Terinese, intervenuto sul posto, ha riferito di aver informato l'Autorità giudiziaria competente e sulle indagini in corso vi è il riserbo istruttorio, ai sensi dell'articolo 329 del codice di procedura penale.
  1.5. In data 5 ottobre 2020, in Squillace Lido, località Fiasco Baldaia, si è sviluppato un incendio nell'area esterna al capannone, sede dell'azienda «Eco Management S.p.A.».
  Le fiamme, che in primo momento hanno interessato rifiuti di carta e di plastica depositati all'esterno, si sono estese successivamente all'intero capannone.
  I Vigili del fuoco di Catanzaro, coadiuvati da un aereo Canadair, hanno provveduto, non senza difficoltà, allo spegnimento dell'incendio.
  A scopo precauzionale sono stati sfollati otto abitanti di una palazzina sita nelle immediate vicinanze e gli stessi sono stati ospitati temporaneamente presso un edificio scolastico.
  Sul posto sono intervenuti militari dell'arma dei Carabinieri del comando stazione di Squillace, i quali hanno avviato le indagini e riferito all'Autorità giudiziaria competente.
  Ulteriori eventi incendiari si sono registrati presso l'area esterna al citato capannone, in data 24 ottobre, 2 e 8 novembre 2020, come segnalato dai militari dell'arma dei Carabinieri intervenuti sul posto.
  In tutti i citati episodi, i Vigili del fuoco, intervenuti sul posto, riferiscono trattarsi di autocombustione di materiali ammassati.
  Per completezza di informazioni, il Ministero dell'interno fa presente che la problematica relativa agli incendi nelle aziende che si occupano del trattamento di rifiuti è stata esaminata nel corso della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutasi in data 6 ottobre 2020, all'indomani del rogo presso l'area esterna del capannone sito a Squillace, località Fiasco Baldaia.
  Successivamente, a seguito di quanto deciso in sede di CPOSP, il questore di Catanzaro disponeva, con ordinanza, adeguati servizi nell'ambito del controllo del territorio, nonché una sensibilizzazione dell'attività info-investigativa volta ad individuare eventuali elementi o gruppi malavitosi dediti alla consumazione di tali episodi.
  Da ultimo, il 22 ottobre 2020, il prefetto di Catanzaro sensibilizzava gli enti competenti nella gestione dello smaltimento dei rifiuti, nonché i gestori dei più importanti siti di stoccaggio della provincia ad innalzare maggiormente il livello di attenzione sulla questione.

  Provincia di Reggio Calabria

  1.6. In data 2 agosto 2020, un incendio boschivo di vaste dimensioni ha interessato le località tra loro limitrofe di Montebello Jonico, Motta San Giovanni e Cardeto. L'evento ha interessato una vasta superficie coperta di macchia mediterranea delle località Santa Venere e Comunia e, nella circostanza, le fiamme si sono estese fino a lambire anche l'ex sito di compostaggio gestito dalla ditta «Eco Service srl.» e un'ex discarica regionale sita in quella contrada e dismessa da tempo. L'incendio, nelle 24 ore successive, è stato domato dai Vigili del fuoco.
  Il 28 settembre 2020, dieci cittadini di Lazzaro di Motta San Giovanni (Reggio Calabria) hanno presentato un esposto-denuncia per il reato di inquinamento ambientale. Sugli eventi descritti sono in corso le indagini a cura dell'arma dei Carabinieri.
  1.7. In data 24 settembre 2020, un incendio di vaste dimensioni ha interessato due dei capannoni dell'impianto di trattamento dei rifiuti sito in località San Leo del Comune di Siderno, ed una colonna di fumo scuro e denso ha invaso la città di Siderno ed i paesi limitrofi, creando notevole apprensione e disagi tra i residenti.
  L'impianto, realizzato nel 2006 e gestito dalla società «Ecologia oggi» di Lamezia Terme, è strutturato su due linee di lavorazione, una riguardante il materiale indifferenziato e l'altra per i rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. Negli anni è stato oggetto di diverse contestazioni da parte dei cittadini residenti nelle vicinanze, a causa degli odori prodotti sia nelle ore diurne che notturne.
  In relazione all'incendio propagatosi nel mese di settembre, la procura della Repubblica di Locri ha avviato un procedimento penale a carico di ignoti, tuttora coperto da segreto istruttorio.

  Provincia di Cosenza

  1.8. In data 26 settembre 2020, poco dopo le ore 7,30, si è sviluppato un incendio nella discarica di località Vetrano, sita in una zona isolata nel territorio comunale di San Giovanni in Fiore, al confine con il comune di Caccuri (KR), nel cui impianto confluiscono i rifiuti trattati provenienti dalla raccolta esperita nei comuni del cosentino.
  Il rogo si è propagato rapidamente, alimentato dal materiale compost e dallo scarto di lavorazione dei riciclabili, provocando una densa nube di fumo, domato grazie all'intervento dei mezzi di soccorso opportunamente allertati e dai Vigili del fuoco.
  Prima dell'incendio la discarica di Vetrano, di proprietà del consorzio Valle Crati, era quasi al colmo della capienza, tant'è che era stata già concordata la chiusura definitiva per il 30 novembre 2020.
  Sulle cause dell'incendio sono in corso accertamenti da parte del personale della stazione Carabinieri forestali di San Giovanni in Fiore che, al riguardo, sta svolgendo opportune indagini i cui esiti saranno comunicati all'Autorità giudiziaria competente.

  Provincia di Vibo Valentia

  1.9. In data 4 ottobre 2020, militari dell'arma dei Carabinieri intervenivano in località «Censi» del comune di San Gregorio D'Ippona, a seguito di un incendio che aveva coinvolto l'area di stoccaggio di un deposito di rifiuti differenziati denominato «Ecologia del Fare».
  In relazione all'episodio la prefettura di Vibo Valentia ha rappresentato che il comando provinciale dei Carabinieri ha reso noto che non sono stati registrati analoghi episodi nel recente passato, così da poter ipotizzare una più ampia strategia, di matrice «'ndranghetista», mentre il comando provinciale dei Vigili del fuoco di Vibo Valentia ha informato di aver attivato un procedimento sanzionatorio ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 58 del 1994, (in seguito decreto legislativo n. 81 del 2008) per violazione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
  Nei giorni successivi allo spegnimento dell'incendio, i tecnici dall'Arpacal – Dipartimento provinciale di Vibo Valentia, hanno proceduto al prelievo di cinque campioni di terreno superficiale, tecnicamente denominato «top soil», lungo l'asse principale dell'area ove i fumi dell'incendio si erano sviluppati, per la verifica degli inquinanti al suolo.
  All'esito delle analisi dell'Arpacal quasi tutti i parametri hanno segnato il rispetto dei limiti tabellari previsti dal Testo unico dell'ambiente, tranne alcuni elementi che, tuttavia, non sono comunque associati a valori significativi.
  Tanto premesso, il Ministero dell'interno, per quanto riguarda l'attività finalizzata al contrasto dei reati ambientali, rappresenta che, nei primi nove mesi dell'anno in corso, i reati sono diminuiti da 516 a 473, mentre il numero delle persone denunciate/arrestate è rimasto costante.
  2. Per quanto riguarda la questione degli impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti, esistenti o di nuova costruzione, il Ministero della transizione ecologica rappresenta quanto segue.
  In data 4 dicembre 2018 è entrata in vigore la legge del 1° dicembre 2018 n. 132, di conversione, con modifiche, del decreto-legge 4 ottobre 2018 n. 113 (cosiddetto decreto Sicurezza). L'articolo 26-
bis comma 1 della legge prevede l'obbligo per i gestori di predisporre un piano di emergenza interna (PEI), al fine di minimizzare i rischi per la salute umana e per l'ambiente che possono prodursi per effetto delle attività che si svolgono negli impianti di gestione dei rifiuti.
  Come stabilito al comma 3, il PEI va predisposto entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della citata legge.
  Il PEI, inoltre, va riesaminato, sperimentato e, se necessario, aggiornato dal gestore, previa consultazione del personale che lavora nell'impianto e del personale di imprese subappaltatrici a lungo termine, ad intervalli appropriati (comunque, non superiori a tre anni) in ragione dei cambiamenti avvenuti nell'impianto e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidente rilevante.
  Fra gli obblighi del gestore (comma 4), vi è quello di trasmettere al Prefetto, competente per territorio, tutte le informazioni utili per l'elaborazione del piano di emergenza esterna (PEE).
  La circolare ministeriale n. 1121 del 21 gennaio 2019, contenente le «Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi», si compone di diverse sezioni al fine di dettagliare la tipologia di impianti oggetto dei criteri operativi, il contesto normativo ed autorizzativo, le garanzie finanziarie, la prevenzione dei rischi ed infine i controlli ambientali.
  Relativamente a quest'ultimo punto delle linee guida, la circolare richiama l'attenzione sul fondamentale ruolo dell'attività di controllo, sottolineando che le possibili cause dell'aumento dei fenomeni di incendio negli impianti che gestiscono rifiuti sono riconducibili anche a:

   una fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo;

   la rarefazione dei controlli sulla gestione che portano a situazioni di sovraccarico degli impianti e quindi di incrementato pericolo di incendio;

   la possibilità, determinata da congiunture nazionali e internazionali, di sovraccarico di materia non gestibile, che quindi dà luogo a incendi dolosi liberatori.

  Da qui la necessità di una programmazione di controlli che tenga anche conto della complessa realtà dell'impiantistica, interessando gli impianti che, sebbene di esigue dimensioni, potrebbero presentare situazioni di rischio.
  A conclusione della circolare n. 1121/2019, il Ministero segnala l'esistenza di talune fattispecie di depositi irregolari che, in condizioni ordinarie sfuggirebbero al controllo e alla prevenzione, con una forte esposizione al rischio di sviluppare incendi.
  In tali casi, la circolare esplicita che, al fine di prevenire possibili conseguenze per l'ambiente e la popolazione, «è opportuno che l'azione di controllo venga estesa, ai sensi degli articoli 255 e 256 del decreto legislativo n. 152 del 2006, anche agli abbandoni di rifiuti ed alle attività di gestione di rifiuti non autorizzate. In questo senso è fondamentale il ruolo che rivestono anche province e comuni nell'ambito del controllo del proprio territorio e patrimonio, con lo scopo di prevenire l'insorgere di fenomeni illeciti, o quanto meno di non aggravare le eventuali situazioni di criticità già esistenti, allo scopo di scongiurare l'eventuale sviluppo di incendi o di altre criticità ambientali».
  Inoltre, in attesa dell'emanazione del decreto previsto dal comma 9 dell'articolo 26-
bis della legge n. 132 del 1° dicembre 2018, che stabilirà le linee guida per la predisposizione dei PEE e per la relativa informazione alla popolazione, la Circolare ministeriale n. 2730 del 13 febbraio 2019 ha fornito ai gestori degli impianti le prime indicazioni per l'elaborazione dei piani di emergenza interna, in particolare precisando che «per gli impianti che ricadono nell'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 105/2015, in materia di rischio di incidente rilevante, i gestori dovranno attenersi alle specifiche disposizioni del medesimo decreto; per gli impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti, che non ricadono nell'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 105 del 2015, esistenti o di nuova costruzione, i gestori dovranno invece attenersi alle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 81 del 2008 e a quelle di cui al comma 1 dell'articolo 26-bis, della legge 1° dicembre 2018 n. 132».
  La predetta circolare n. 2730/2019 dettaglia inoltre quali informazioni tecniche relative all'impianto (ragione sociale e recapiti, descrizione attività, autorizzazioni/certificazioni, planimetria, piante e relazione tecnica) il gestore deve comunicare ai prefetti, ai sensi dell'articolo 6-
bis, comma 4, per l'elaborazione dei piani di emergenza esterni (PEE).
  In particolare, la circolare specifica che la relazione tecnica deve contenere almeno:

   quantità e tipologia dei rifiuti;

   massima capacità di stoccaggio istantanea consentita;

   descrizione degli impianti tecnici e misure di sicurezza e protezione;

   descrizione degli effetti su salute e ambiente;

   misure per il ripristino;

   disposizioni per avvisare in caso di emergenza.

  I prefetti comunque, caso per caso, potranno autonomamente richiedere informazioni aggiuntive ai fini della redazione del PEE. Peraltro, qualora non siano ragionevolmente prevedibili effetti all'esterno dell'impianto, il prefetto può decidere di non predisporre il PEE.
  Infine, si precisa che, nell'ambito del Protocollo d'intesa denominato «Piano d'azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti», sottoscritto il 19 novembre 2018, tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della difesa, il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, il Ministro per il Sud e il Presidente della regione Campania, è stato costituito apposito gruppo di lavoro al fine di redigere le linee guida per l'elaborazione dei PEE di competenza dei prefetti.
  Lo schema delle linee guida è stato sottoposto alla Presidenza del Consiglio e il 5 febbraio 2021 è stato trasmesso al dipartimento per gli affari regionali e le autonomie lo schema di decreto concernente l'approvazione delle «Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna e per la relativa informazioni della popolazione per gli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti». L'8 febbraio scorso il dipartimento ha trasmesso alle amministrazioni coinvolte, tra cui il Ministero, il nuovo testo riformulato ai fini dell'accordo in sede di conferenza unificata.
  Tutto ciò premesso, si ritiene che nella norma siano ben definiti ruoli e responsabilità di tutti i soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nelle autorizzazioni e nei successivi controlli.
  3. Riguardo alla situazione impiantistica nel territorio calabrese si osserva che la regione, dopo oltre 15 anni, a seguito dell'ordinanza del capo dipartimento della protezione civile n. 57 del 14 marzo 2013, è subentrata al commissario straordinario per la gestione dei rifiuti, quale amministrazione competente al coordinamento delle attività necessarie al completamento degli interventi da eseguirsi nel contesto di criticità nel settore dei rifiuti solidi urbani nel territorio della medesima regione.
  Al fine di ristabilire il corretto ambito delle competenze, con la legge regionale n. 14 del 2014, rubricata «Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani in Calabria» e successive modificazioni e integrazioni con la deliberazione di giunta regionale n. 381 del 13 ottobre 2015, recante «Attuazione della legge regionale n. 14 del 2014: delimitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) e delle Aree di Raccolta Ottimali (ARO); approvazione schema di convenzione e schema di regolamento per costituzione e funzionamento delle Comunità d'ambito», sono state definite le modalità gestionali a livello di ambiti territoriali ottimali, come previsto dalla normativa nazionale vigente.
  Sempre nell'ottica della migliore riorganizzazione, sulla scorta della situazione impiantistica e dei livelli di raccolta raggiunti, è stato predisposto il nuovo piano regionale di gestione rifiuti, approvato con la deliberazione del consiglio regionale n. 156/2016 e modificato con la deliberazione del consiglio n. 474 del 10 dicembre 2019, con la previsione del completamento degli interventi già avviati dall'ufficio del commissario delegato, nonché della realizzazione di altri impianti necessari al raggiungimento dell'autosufficienza per ambiti territoriali, individuandone perfino la localizzazione.
  Tuttavia, si sono verificati ritardi nella realizzazione dell'impiantistica pubblica di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani che hanno determinato, in tutti gli ambiti territoriali ottimali del territorio calabrese, un sistema infrastrutturale non adeguato per la corretta gestione degli stessi.
  È necessario segnalare, altresì, che, con la costituzione formale degli ATO, in numero pari alle province calabresi, le competenze in argomento sono state trasferite a questi ultimi.
  Come evidenziato nelle numerose ordinanze regionali emesse ai sensi dell'articolo 191 del TUA, l'assenza di impianti di smaltimento finale (discariche) a gestione pubblica, ha compromesso l'intero ciclo, tanto da dover ricorrere, in estrema urgenza, all'utilizzo dell'unica discarica presente sul territorio, peraltro privata e quasi in via di saturazione, all'individuazione di impianti extraregionali, nonché all'attivazione di poteri sostitutivi nei confronti delle comunità d'ambito inadempienti.
  Per quanto sopra, gli uffici competenti del Ministero stanno seguendo attentamente le vicende che interessano la gestione dei rifiuti nel territorio calabrese e procederanno – qualora la situazione non dovesse rientrare nel breve periodo – ad attivare tavoli tecnici di confronto ai fini della risoluzione delle criticità evidenziate.
  

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   SERRACCHIANI e CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250 mila tonnellate (il 15 per cento del totale) e un valore di 754 milioni di euro (il 29 per cento del totale) secondo dati 2019;

   in particolare, in Friuli Venezia Giulia il settore della pesca e dell'acquacoltura rappresenta una importante valore aggiunto per l'economia regionale (circa il 7,7 per cento del totale del settore primario) con un fatturato di circa 40 milioni di euro (2015) e una produzione di 3,7 mila tonnellate (2014);

   la flotta della regione è composta da circa 420 pescherecci che effettuano un'attività di pesca giornaliera con i sistemi della piccola pesca costiera e conferiscono il pescato, che è composto, a seconda delle stagioni, da pesce azzurro, seppie, cicale di mare, sogliole, passere, vongole e fasolari, ai tre mercati ittici regionali: Marano Lagunare, Grado e Trieste;

   attraverso il presente atto, l'interrogante desidera sottoporre la delicata situazione che sta attraversando il comparto della pesca, a livello nazionale e in dettaglio per i pescatori del Friuli Venezia Giulia, con particolare riguardo al prolungamento dello «stop» dell'attività in mare;

   infatti, oltre ai già programmati 50 giorni di fermo, necessari a consentire la riproduzione del pesce, è stato programmato un ulteriore mese di «stop» delle attività a strascico. Tale blocco vede coinvolte 100 imbarcazioni per la grande pesca di Marano Lagunare, 7 barche della flotta di Grado, 1 barca della flotta di Trieste e una di Lignano;

   a questo ulteriore fermo pesca, non ha però fatto seguito la proroga dei ristori, necessari a sostenere le spese vive e gli stipendi dei dipendenti di ciascuna flotta che, nonostante il blocco aggiuntivo, vanno ugualmente pagati. Inoltre, con questo nuovo fermo si prevede una riduzione del 10 per cento del pescato, che necessariamente provocherà un import da altri Paesi europei;

   in data odierna l'Alleanza delle Cooperative – portavoce della preoccupazione del comparto ittico che temeva una drastica riduzione dei ristori per il fermo pesca obbligatorio – ha reso noto che «Il fermo pesca obbligatorio verrà regolarmente indennizzato alle imprese con risorse europee». È scongiurato dunque il rischio di veder tagliati i fondi per questa misura, grazie all'accordo finale sul Feampa, il fondo europeo cui attingono le imprese del settore ittico e dell'acquacoltura, strumento che arriva dopo 20 mesi di acceso confronto tra Commissione, Parlamento e Consiglio dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative abbia intenzione di intraprendere al fine di sostenere il settore ittico;

   se, in particolare, vi sia l'intenzione di promuovere iniziative normative urgenti intese a prorogare misure di sostegno alle imprese e ai lavoratori del settore della pesca e dell'acquacoltura, eventualmente sotto forma di indennizzi calcolati sulle perdite, e se vi siano allo studio nuovi strumenti di aiuto e/o incentivo, anche attraverso la pianificazione di investimenti a valere sul Recovery Fund.
(4-08447)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame ritengo opportuno evidenziare che, a garanzia del raggiungimento degli obiettivi della Politica comune della pesca (Pcp), una delle misure adottate dall'Amministrazione italiana è l'arresto temporaneo dell'attività di pesca attivato, fino al 2020, sulla base di quanto previsto dai piani di gestione nazionali approvati dalla Commissione europea. Tale modalità di attivazione ha permesso di utilizzare pienamente le risorse del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) per indennizzare le imprese di pesca che sono tenute ad osservare l'arresto temporaneo dell'attività.
  Al fine di assicurare l'attivazione della misura di arresto temporaneo di cui all'articolo 33 del Regolamento (UE) n. 508/2014 (Feamp), la Commissione ha richiesto (come imposto dagli obiettivi della Pcb) che, per gli anni 2018, 2019 e 2020, l'Italia garantisse il raggiungimento del cosiddetto «Rendimento massimo sostenibile» (in inglese, noto con l'acronimo MSY), un parametro che indica la sostenibilità dell'attività di pesca.
  Per raggiungere questo parametro, si è reso necessario rispettare determinate percentuali di riduzione dello sforzo di pesca, almeno sino all'anno 2023.
  Le predette percentuali di riduzione dello sforzo di pesca sono previste nel regolamento (UE) n. 90/2021 che prescrive, per il 2021, la possibilità di cattura per alcuni
stock e gruppi di stock ittici applicabili nel mar Mediterraneo e nel mar Nero.
  Rilevo al riguardo che il numero di giorni assegnati ai segmenti di flotta interessati dalla riduzione dello sforzo di pesca risulta in linea anche con quanto previsto dal regolamento (UE) n. 1022/2019, che istituisce un piano pluriennale per le attività che sfruttano gli
stock demersali nel mar Mediterraneo occidentale.
  Pertanto, il numero di giorni aggiuntivi di arresto temporaneo obbligatorio – indicati nel decreto direttoriale n. 8941 dell'11 gennaio 2021 – deriva dall'applicazione del regolamento (UE) n. 90/2021 e dalla necessità di raggiungere il citato paramento di «Rendimento massimo sostenibile».
  Per quanto concerne le misure socio-economiche a favore del settore, rappresento che il Governo finanzia annualmente, in caso di sospensione dell'attività lavorativa derivante dall'arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio dell'attività di pesca, un sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti da imprese adibite alla pesca marittima.
  Per l'anno 2021 l'erogazione delle predette indennità, pari a 30 euro giornaliere, avverrà utilizzando lo stanziamento di 19 milioni di euro assegnato dalla legge di bilancio 2021, legge 30 dicembre 2020, n. 178 al Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Al predetto intervento si aggiungono i 31 milioni di euro stanziati per il trattamento di sostegno al reddito, riconosciuto per una durata massima di 90 giorni nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2021 ed il 30 giugno 2021, per i lavoratori della pesca che hanno subito una sospensione o riduzione dell'attività lavorativa, o una riduzione del reddito, a causa del Covid-19.
  Inoltre, la legge di bilancio 2021 ha previsto il rifinanziamento del Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura – per un importo pari a 7 milioni di euro nell'anno 2021 – finalizzato all'adozione di azioni per lo sviluppo del settore della pesca e dell'acquacoltura, nel campo della formazione, informazione e qualificazione professionale nonché del Fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell'acquacoltura per un importo pari a 14 milioni di euro nel triennio 2021-2023.
  Ulteriori forme di sostegno al settore – le cui modalità attuative sono in corso di definizione – saranno garantite mediante l'utilizzo di parte della dotazione finanziaria, complessivamente pari a 300 milioni di euro per l'anno 2021, del «Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura».
  La provvista finanziaria di tale Fondo, istituito dalla legge di bilancio 2021, originariamente pari a 150 milioni di euro per l'anno 2021, è stata incrementata dal cosiddetto decreto «Sostegni», decreto-legge 23 marzo 2021, n. 41.
  Il medesimo decreto-legge ha altresì previsto l'estensione al mese di gennaio 2021 della misura – già assicurata nei mesi di novembre e dicembre 2020 – dell'esonero contributivo dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, per la quota a carico dei datori di lavoro delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura nonché dei lavoratori autonomi agricoli.
  Infine, rappresento che nel
Recovery Fund è previsto un pacchetto di interventi che includono, tra i settori beneficiari, quello della pesca e dell'acquacoltura.
  Il primo progetto, provvisto di una dotazione finanziaria pari a 1,2 miliardi di euro, è rivolto al rafforzamento dei contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare, forestale, della pesca e dell'acquacoltura nonché al sostegno alla filiera florovivaistica. Si tratta di interventi sovra-regionali, orientati al potenziamento delle relazioni verticali in filiere strategiche. Il programma mira a contribuire agli obiettivi previsti nella strategia
Farm to Fork relativi alla transizione verso un sistema alimentare sostenibile, aspetto essenziale per conseguire gli obiettivi climatici e ambientali del Green Deal.
  Il secondo progetto, di valore pari a 800 milioni di euro, riguarda il piano per la logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, forestale, florovivaistica, con investimenti diretti a rendere più moderne e
green le diverse infrastrutture logistiche, più efficienti i collegamenti ed i sistemi di distribuzione delle merci, nonché a ridurre le emissioni, a migliorare l'approvvigionamento delle materie prime e a contrastare gli sprechi.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Stefano Patuanelli.


   VILLANI, MARIANI, BARBUTO, MANZO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio nazionale molti sono i comuni in «predissesto» con personale ridottissimo;

   tali comuni in riequilibrio pluriennale possono procedere alle assunzioni di personale previa autorizzazione di una commissione ad hoc del Ministero dell'interno;

   il meccanismo, prevede che ogni anno l'ente comune approvi in previsione, il fabbisogno di personale per l'anno e per il triennio;

   alla luce del drammatico momento storico che la nostra Nazione sta vivendo è necessario che i comuni in predissesto possano procedere subito all'assunzione di personale per servizi essenziali in quanto funzionali alla situazione di emergenza (ad esempio, polizia locale), purché rispettino i parametri e limiti di spesa almeno dell'anno a consuntivo e coincidente col fabbisogno di personale e con i numeri del piano delle assunzioni annuale/triennale già approvato l'anno precedente;

   ad esempio, in molti comuni campani come quelli di Nocera Inferiore e altri, in provincia di Salerno, si vive una grave carenza di personale, nello specifico di vigili urbani: lo stesso comune ha a disposizione degli stagionali che ad oggi non hanno ancora l'autorizzazione ministeriale richiesta per le assunzioni;

   per ogni singolo anno la commissione ministeriale, per i comuni in «riequilibrio pluriennale» deve autorizzare il numero di unità di personale da assumere effettivamente in quell'anno e in mancanza di autorizzazione, non possono procedere ad alcuna assunzione;

   per arrivare però ad assumere materialmente e quindi avere il personale in servizio, sono necessari:

    a) l'approvazione del consuntivo dell'anno precedente;

    b) che la commissione ministeriale dia il via libera al piano assunzioni dell'anno in corso;

   in concreto e ritornando a titolo esemplificativo al comune di Nocera Inferiore (Salerno), benché lo stesso abbia approvato la programmazione del personale per il triennio 2019 2020 e 2021, nel corso del 2019 ha potuto assumere solo quelli dell'anno in corso e solo previa autorizzazione della commissione ministeriale; si precisa che si tratta di agenti di polizia locale semestrali e non a tempo indeterminato;

   la medesima situazione si riscontra in tanti altri comuni del territorio nazionale;

   Anci Campania, a metà febbraio 2020, ha rappresentato che la Conferenza Stato-Città il 30 gennaio 2020 ha deciso che la nuova disciplina sulla determinazione delle facoltà assunzionali per i comuni avrà decorrenza 20 aprile 2020;

   si è ancora in attesa di una circolare interpretativa congiunta al fine di dettare indirizzi applicativi chiari agli enti interessati da parte dei Ministeri competenti, come chiesto dalla Conferenza;

   per assumere il personale del 2020 sebbene in numero invariato rispetto a quanto già programmato, necessita sempre, salvo diverse disposizioni, una nuova autorizzazione;

   data l'emergenza in atto e considerati il rallentamento e/o la sospensione delle attività amministrative, sarebbe opportuno procedere ad assumere in via immediata il personale essenziale delle categorie più urgenti previsto per quest'anno senza attendere l'autorizzazione del Ministero e salvo successiva autorizzazione o ratifica del Ministero preposto alla verifica di coerenza economico-finanziaria;

   i comuni, in tal caso, dovrebbero attenersi allo stesso numero di unità di personale della programmazione annuale triennale già approvata l'anno precedente e che quindi non comporterebbe variazioni all'anno precedente, per il quale vi era già stata autorizzazione ministeriale e ovviamente rispettando i parametri finanziari già autorizzati;

   l'urgenza di assunzione di polizia locale in disponibilità è ancor più urgente in questa fase in cui tra pensionamenti ordinari e «quota 100» i comuni sono carenti per far fronte al controllo del territorio in un momento così grave per il Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere con riferimento ai cosiddetti comuni in riequilibrio, al fine di risolvere, in emergenza, la situazione rappresentata in premessa.
(4-04968)

  Risposta. — In relazione a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo, si comunica quanto segue.
  Va preliminarmente evidenziato che i comuni in situazione di riequilibrio finanziario pluriennale – cosiddetto predissesto – sono sottoposti ai controlli centrali sulle dotazioni organiche e sui provvedimenti di assunzione di personale da parte della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (Cosfel), ai sensi dell'articolo 243-
bis, comma 8, lettera d), del testo unico dell'ordinamento degli enti locali. Il controllo, per espressa previsione dell'articolo 155 del testo unico dell'ordinamento degli enti locali, viene esercitato prioritariamente in relazione alla verifica della compatibilità finanziaria.
  La Cosfel, infatti, svolge sulle delibere degli enti locali predissestati, dissestati e strutturalmente deficitari, relative alle predette dotazioni e all'assunzione di personale, un controllo, sotto forma di approvazione, di tipo preventivo. Ciò al fine di stabilire se quanto proposto dall'ente locale, nei citati ambiti, sia sostenibile dal punto di vista finanziario, aspetto, questo, fondamentale per poter raggiungere l'obiettivo del risanamento dell'ente locale nei termini fissati dal Legislatore.
  Non sussiste, in atto, per gli enti locali in situazione di riequilibrio finanziario pluriennale, la possibilità di disporre l'assunzione immediata di personale, salva la successiva autorizzazione o ratifica da parte della Cosfel.
  Va evidenziato come l'attenzione del Governo per le esigenze degli enti locali sia intensa e costante, come dimostrano le apposite misure adottate – spesso operanti con l'istituzione di appositi Fondi o il rifinanziamento di Fondi già esistenti – a supporto dell'attività degli stessi. In tali ambiti, peraltro, non sono mancati interventi nel settore delle risorse umane e, con particolare riferimento alle Polizie locali, misure finanziarie per contribuire alle maggiori esigenze di prestazioni in lavoro straordinario (articolo 115 del decreto-legge n. 18 del 2020 convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 2020) e di semplificazione delle procedure assunzionali (articolo 118-
bis del decreto-legge n. 34 del 2020 convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 2020).
  Inoltre, per andare incontro alle stringenti necessità cui devono far fronte gli enti locali nel corso dell'emergenza epidemiologica, il legislatore è intervenuto con una specifica previsione normativa volta ad agevolare le assunzioni anche in quei Comuni che versano in situazioni di squilibrio finanziario e sono sottoposti al controllo centrale della Cosfel.
  In particolare, il comma 9 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 183 del 2020 (cosiddetto «milleproroghe») ha previsto espressamente che «Gli enti locali già autorizzati dalla commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, ai sensi dell'articolo 243, commi 1 e 7, e dell'articolo 243-
bis, comma 8, lettere d) e g) del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ad effettuare assunzioni a tempo indeterminato per l'anno 2020, che si trovano nell'impossibilità di concludere le procedure di reclutamento entro il 31 dicembre 2020 per le disposizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, possono effettuare le predette assunzioni entro il 30 giugno 2021, anche se in esercizio o gestione provvisoria, in deroga all'articolo 163 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e nelle more dell'adozione del bilancio di previsione per il triennio 2021-2023». In virtù di tale disposizione, i comuni che nel corso del 2020 hanno ottenuto la prescritta autorizzazione all'assunzione possono procedere, fino al 30 giugno 2021, alle assunzioni autorizzate senza la necessità di chiedere una nuova autorizzazione.
  L'articolo 1, comma 993, della legge di bilancio 2021, prevede, inoltre, che, in considerazione delle eccezionali esigenze organizzative necessarie per le misure di prevenzione e contenimento dell'epidemia in corso, la maggiore spesa di personale rispetto a quella sostenuta nell'anno 2019 per contratti di lavoro subordinato a tempo determinato del personale della Polizia locale dei comuni, delle unioni di comuni e delle città metropolitane, fermo restando il rispetto dell'equilibrio di bilancio, non si computa ai fini delle limitazioni finanziarie stabilite dall'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
  Per quanto attiene, infine, il comune di Nocera Inferiore, oggetto dell'atto di sindacato ispettivo, si fa presente che, con decisione n. 151 del 16 dicembre 2020, la Cosfel ha approvato la deliberazione della giunta comunale n. 173 del 26 ottobre 2020 «Piano triennale del fabbisogno del personale 2020/2022 — annualità 2020» autorizzando, per detto comune, le assunzioni a tempo indeterminato di 7 unità per la categoria D e 14 per la categoria C, oltre che di 6 agenti di polizia locale, categoria C.; a queste si aggiungono inoltre le assunzioni a tempo determinato per mesi 12 di 2 dirigenti, ex articolo 110, comma 1, del testo unico degli enti locali, e di 10 agenti di polizia locale, categoria C, oltre a quella di un comandante di polizia locale fino alla scadenza del mandato del sindaco, categoria D, ex articolo 110, comma 1, del testo unico degli enti locali.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.