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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 27 maggio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la strage sulla funivia Stresa-Mottarone ha scosso l'opinione pubblica e l'evoluzione delle indagini sta delineando un quadro fortemente indiziario nel quale ad oggi ci sono tre fermati per il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bimbi;

   nei confronti dei tre fermati la procura di Verbania chiederà presumibilmente la convalida del fermo e la misura cautelare; l'analisi dei reperti ha permesso di accertare che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso»;

   nell'ottobre 2018 per il cedimento della scala mobile alla fermata di Repubblica rimasero feriti 24 tifosi russi e dall'inchiesta della procura, di Roma risultò che le scale mobili furono manomesse per abbassare i costi della manutenzione che era stata appaltata da Atac alla società Metroroma scarl. L'indagine portò alla sospensione dal servizio di 4 persone e all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 11 persone. Secondo gli inquirenti la manutenzione delle scale mobili veniva fatta in modo inadeguato e, inoltre, per abbassare numero di interventi e costi, venivano manomessi deliberatamente gli strumenti di prevenzione degli infortuni;

   la funivia Stresa-Mottarone è entrata in funzione da circa un mese; dopo lo «stop» a causa della pandemia, «era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi», precisa il procuratore Olimpia Bossi. Interventi tecnici, per rimediare ai disservizi, erano stati «richiesti ed effettuati», uno il 3 maggio 2021, ma «non erano stati risolutivi e si è pensato di rimediare». Così, «nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo, si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l'esito fatale», sottolinea il magistrato, che parla di «uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti svolti»;

   gli inquirenti, in relazione alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, stanno ricostruendo società, competenze e ruoli e stanno acquisendo, da quanto riportato dagli organi di stampa, elementi sui soggetti interessati tra i quali risultano: Ferrovie del Mottarone srl per la gestione; la Leitner di Vipiteno per la manutenzione; una società di Gallarate incaricata della revisione annuale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto in premessa rappresentato e se intenda adottare iniziative, nell'ambito di una riforma complessiva del codice degli appalti pubblici, per assimilare, a quelli già vigenti per la sicurezza, gli oneri di manutenzione degli impianti in servizio pubblico destinati al trasporto di persone.
(3-02308)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa che la regione Abruzzo ha approvato una legge che prevede la riperimetrazione del Parco Sirente-Velino;

   tale riperimetrazione ha comportato un taglio di oltre 10 mila ettari di parco;

   la direttiva n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992, comunemente denominata direttiva «Habitat», contribuisce a salvaguardare la biodiversità, attraverso la costituzione della rete ecologica europea «Natura 2000», formata da siti di rilevante valore naturistico denominati Siti di importanza comunitaria (Sic), Zone speciali di conservazione (Zsc) e Zone di protezione speciale (Zps);

   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 ottobre 2007 e successive modificazioni e integrazioni, sono stati stabiliti i «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (Zsc) e a Zone di protezione speciale (Zps)». Tale decreto prevede che le regioni adottino le opportune misure di conservazione per le Zsc e per le Zps sulla base dei criteri minimi in esso contenuti ed anche sulla base degli indirizzi espressi nel decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 3 settembre 2002 recante «Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000»;

   il Parco naturale regionale del Sirente-Velino è un sito di rete Natura 2000 e, con il taglio del territorio del parco, decadono vincoli, quali il divieto di realizzare cave e il divieto di caccia, senza che gli stessi siano stati sostituiti con misure di conservazione efficaci per preservare habitat e specie;

   la riperimetrazione, stravolgendo le modalità e annullando i vincoli di utilizzo di un'area estremamente estesa, si configura nei contenuti, di fatto, come un piano. La giurisprudenza della Corte di giustizia europea stabilisce che sono i contenuti a definire l'esistenza o la non esistenza di un piano. Non è quindi sufficiente limitarsi alla denominazione formale;

   pertanto, si ritiene che la riconfigurazione e le scelte di pianificazione del territorio dovevano essere sottoposte a Valutazione ambientale strategica e a valutazione di incidenza ambientale, questo secondo le direttive 42/2001/CE e 43/1992/CE;

   si ritiene, altresì, necessaria la valutazione di una possibile impugnativa della norma, presso la Corte costituzionale, subito dopo la sia pubblicazione sul Bura della regione Abruzzo;

   si considera, infine, inaccettabile la diminuzione delle tutele riservate ad aree di interesse naturalistico, aree di rilevanza internazionale;

   il patrimonio florofaunistico, composto da piante, anche rare, e da animali da tutelare (orsi bruni, aquile reali, falchi pellegrini), il valore paesaggistico – ivi compresi i paesaggi agrari – devono avere maggiori elementi di protezione, inclusa l'estensione dell'area dedicata, e non una grave e ingiustificabile diminuzione degli stessi –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di assicurare adeguate misure di protezione di un'area di elevato pregio naturalistico, come quella del Parco del Sirente-Velino, che rientra nella rete «Natura 2000».
(5-06133)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e RACHELE SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, gli agenti dell'Arma dei carabinieri hanno deferito in stato di libertà 177 immigrati appartenenti alla tendopoli di San Ferdinando (RC), per la violazione delle norme a tutela del reddito di cittadinanza, in quanto hanno percepito illecitamente il reddito di cittadinanza, a fronte di un totale di 200 beneficiari controllati e domiciliati nel campo;

   i percettori, infatti, non rispettavano il requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui 2 in modo continuativo, previsto dalla normativa vigente;

   a seguito degli accertamenti delle autorità competenti, è emerso che su 500 immigrati residenti nel campo, almeno metà aveva fatto domanda per il sussidio, a fronte di 250 richieste; l'Inps ne avrebbe quindi respinte cinquanta, autorizzando l'erogazione del beneficio per 200 persone, per un importo complessivo di 140.000 euro, fino a erogare, nei mesi, un importo cumulato complessivo pari a 500.000 euro;

   negli ultimi 2 anni sono circa 64.000 i nuclei familiari a cui è stato revocato il sussidio, perché non ne avevano diritto; nel solo primo trimestre del 2021, la revoca ha colpito ben 38.000 nuclei familiari che hanno percepito il beneficio indebitamente, mentre gli altri 26.000 sono stati esclusi nel 2020;

   nel 74 per cento dei casi, la principale irregolarità rilevata è stata la mancanza del requisito della residenza;

   sono recentemente sempre più diffuse le emersioni di casi di illecito godimento ed erogazione del sussidio, come nel caso riguardante un cittadino rumeno, individuato nel vercellese, che percepiva il reddito di cittadinanza da metà 2020, nonostante non avesse mai vissuto in Italia, ed anzi si fosse recato in Piemonte unicamente con la finalità di presentare la domanda di rinnovo;

   il moltiplicarsi dei casi di indebito godimento del reddito di cittadinanza costituisce una vera e propria umiliazione della dignità dei cittadini, sia dal punto di vista di chi percepisce la misura a causa di problemi occupazionali ed economici, sia dal punto di vista dei cittadini che, con il proprio lavoro e le proprie tasse, alimentano il sussidio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per:

    a) disporre le più appropriate misure di controllo, anche a monte dell'erogazione del reddito di cittadinanza, con particolare riguardo ai casi di cui in premessa, nei confronti di cittadini stranieri non aventi diritto alla misura;

    b) disporre misure di controllo ed accertamento capillarizzate nei Caf e nei patronati sul territorio nazionale in relazione all'erogazione della misura, anche alla luce delle evidenze di cui in premessa.
(4-09391)


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dalle documentazioni progettuali legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza inoltrate dal Governo alla Commissione europea, nel progetto di investimento 3.3 «Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali», redatto esclusivamente in lingua inglese, si prevede uno stanziamento di 5 milioni di euro a favore dei cosiddetti influencer;

   annoverando la predetta voce di investimento il processo di alfabetizzazione climatico-ambientale, tale spesa riguarda anche la «nuova agricoltura», che va dalla zootecnia all'agricoltura, alla pesca;

   dati i vari casi di disinformazione da parte di opinionisti a mezzo televisivo, la necessità di informazione in materia di zootecnia facendo ricorso a dati reali e prove scientifiche è ormai improcrastinabile e necessaria;

   in tal senso, non si comprende, né sono chiare le modalità e le motivazioni in relazione alla predetta voce di spesa, nonché la vera e propria attuazione programmatica legata al progetto di investimento –:

   se il Governo intenda spiegare le ragioni sottese alla voce di spesa richiamata in premessa, anche alla luce delle problematiche che affliggono il settore, ed in che modo intenda promuovere un confronto fondato sulla corretta informazione in relazione alle innovazioni e alle pratiche di eccellenza portate avanti dal comparto zootecnico nazionale, sulla base di chiare e conclamate evidenze scientifiche.
(4-09395)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   «Psc Group S.p.A.» è una società specializzata nei diversi settori dell'impiantistica, dell'elettromeccanica, dell'antincendio, del ferroviario, del navale e delle telecomunicazioni con affari in Russia, America del Sud e nei Paesi del Golfo GCC, ed è partecipata al 10 per cento dall'azienda pubblica «Fincantieri S.p.A.» e per altro 9,64 per cento da «Simest S.p.A.», società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   con un comunicato del 9 aprile 2021 la prefata «Psc Group S.p.A.», nella persona del presidente dottor Umberto Pesce, ha comunicato che il consiglio di amministrazione aveva cooptato, in qualità di consigliere non esecutivo, l'ingegnere Mauro Moretti, annunciando, altresì, che quest'ultimo presto sarebbe diventato amministratore delegato;

   la notizia della promozione di Moretti ai vertici di una società a partecipazione pubblica, peraltro anche operante nel settore ferroviario, ha procurato sgomento nei familiari delle vittime della strage di Viareggio;

   appare doveroso, a tal proposito, ricordare che l'ingegnere Moretti, ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, è imputato nel processo ancora in corso per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, quando un treno che trasportava Gpl deragliò, causando un incendio e l'esplosione di tre palazzine adiacenti alla stazione in cui oltre ai numerosi feriti persero la vita 32 persone, tra cui tre bambini;

   per l'ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato condannato, sia in primo grado che in appello, a sette anni di reclusione per i reati che vanno dal disastro ferroviario colposo all'omicidio colposo plurimo i aggravato, la Cassazione ha chiesto un appello bis per ridiscutere anche nel merito la condanna per disastro ferroviario, unico reato ancora in piedi, stante la prescrizione sopraggiunta per i reati di omicidio colposo, lesioni gravi e gravissime e incendio;

   la scelta del dottor Moretti ai vertici della Psc apparirebbe, fin da subito, incomprensibile oltre che inopportuna considerato che, nel 2017, fu proprio il Governo a sostituirlo in un'altra azienda pubblica (Leonardo) per la medesima vicenda;

   «Psc Group S.p.A.», invero, risulta promuovere la propria realtà aziendale come sensibile all'etica di impresa ed in particolar modo ai valori della legalità, trasparenza e dignità del lavoro attraverso l'approvazione di un codice etico oltre che di un modello di organizzazione, gestione e controllo (di seguito Mogc), ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, finalizzato a prevenire la commissione dei reati sia da parte dei soggetti apicali sia di quelli sottoposti alla direzione e vigilanza operanti nell'alveo del gruppo;

   orbene, mal si comprende l'annunciata nomina dell'ingegner Moretti quale amministratore delegato della Psc Group, nella misura in cui tale scelta non solo potrebbe inficiare l'elevato standard raggiunto dal prefato Gruppo in termini di etica d'impresa e rating di legalità, con conseguente compromissione anche della reputazione dello Stato che ne è partecipe, ma essa mortificherebbe inoltre oltremodo la memoria delle vittime della strage, nonché la sensibilità delle famiglie e di tutti i cittadini, ancora in attesa di giustizia per quanto accaduto;

   tale nomina lancerebbe, altresì, un messaggio disvaloriale secondo il quale in Italia i presidi normativi a tutela della legalità, nella sua accezione più ampia e dell'etica d'impresa, sono tanto lettera morta quanto frutto di una mera ipocrisia, e diffonderebbe, altresì, la devastante percezione nei cittadini secondo la quale chi sbaglia, sotto ogni profilo sia penale sia gestionale, non solo non paga, ma può addirittura aspirare ai vertici di società pubbliche o con partecipazioni pubbliche;

   pertanto non può che destare perplessità il fatto che una società a partecipazione statale specializzata, tra l'altro, anche nel settore ferroviario e dotata di un codice etico in cui vengono esaltati valori quali l'onestà, la correttezza, l'integrità e la sicurezza dei lavoratori decida di collocare al proprio vertice l'ingegner Mauro Moretti, di cui già si è detto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, ed accertata la fondatezza degli stessi, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di verificare la compatibilità della nomina dell'ingegner Moretti con gli interessi pubblici generali che devono sempre sovraintendere e caratterizzare ogni partecipazione pubblica e finanziaria dello Stato.
(4-09400)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dal 2010 la regione Calabria è commissariata dal Governo per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   con nota del 29 aprile 2021, indirizzata al presidente e ai componenti del Senato accademico dell'università di Catanzaro, il rettore, professor Giovambattista De Sarro, ha lamentato il deterioramento dei rapporti dello stesso ateneo con la collegata azienda ospedaliero-universitaria, a «seguito all'adozione della proposta di Atto Aziendale elaborata dal Commissario Giuliano e inviata al Commissario ad acta Prefetto Longo per gli atti di competenza»;

   in particolare, nella nota in questione, secondo il suddetto rettore, il dottor Giuliano «ha elaborato una proposta di atto in palese violazione delle norme previste dal decreto legislativo n. 517 del 1999 e dalle linee guida approvate dal Commissario ad acta con DCA31 e 33/2021»;

   nella nota in parola si lamenta «la mancata inclusione dell'Organo di indirizzo, previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 517 del 1999 a tutela dell'attività assistenziale universitaria integrata con l'attività didattica e di ricerca, e dei Dipartimenti assistenziali integrati»;

   ivi si legge che «l'esclusione dall'Atto Aziendale dell'Organo di indirizzo e dei DAI indebolisce enormemente il ruolo e la funzione dell'Università nell'Azienda Ospedaliero-Universitaria che finisce per assomigliare molto a un'Azienda ospedaliera»;

   «altre gravi criticità conseguenti a queste principali violazioni – prosegue la nota – sarebbero rappresentate da atti obbligatori che verrebbero assunti dal Commissario senza la dovuta intesa col Rettore»;

   «in particolare, il riferimento è alla nomina dei Direttori di Dipartimento che diventerebbe di esclusiva competenza del Commissario e allo scioglimento di unità operative complesse con lo loro trasformazione in unità semplici, che avverrebbe senza la prevista intesa con l'Università richiamata nell'articolo 3 del decreto legislativo n. 517 del 1999»;

   «sulla base di queste considerazioni, ho assunto l'iniziativa – prosegue la nota – di rappresentare al Commissario ad acta, che dovrà valutare la proposta di atto aziendale, la gravità delle violazioni contenute nell'atto aziendale dell'AOU “Mater Domini”, al fine di renderlo edotto su questa grave situazione che mette in pericolo l'autonomia universitaria e viola tutte le disposizioni legislative sulla necessaria intesa tra Commissario straordinario e Rettore nell'adozione di atti rilevanti per la vita universitaria»;

   la gravità delle violazioni contenute nell'atto aziendale, peraltro non ammesse, né riconosciute dal dottor Giuliano che, in una nota prot. 6573 del 13 aprile 2021, riaffermava la piena legittimità della sua proposta, peraltro incomprensibili per un Commissario che, ai sensi dell'articolo 2 comma 1 della legge Calabria, dovrebbe essere di comprovata esperienza e competenza;

   nella stessa nota il rettore De Sarro ha dato notizia di aver inviato «immediatamente al Commissario ad acta la nota prot. 9490 del 20 aprile 2021 con la revoca dell'intesa a suo tempo concessa al Dr. Giuliano, quale Commissario straordinario dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini”»;

   «considerata l'inerzia della struttura commissariale, ho ritenuto opportuno – si legge nella nota in predicato – inviare una seconda nota prot. 9924 del 26 aprile 2021 in cui si chiedeva esplicitamente l'avvio della procedura di una nuova intesa su una rosa di nomi di comprovata esperienza e competenza nella gestione di aziende ospedaliero-universitarie, nota purtroppo anch'essa rimasta priva di riscontro» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, al fine di verificare i fatti, di assicurare il rispetto delle norme sulle necessarie intese di cui in premessa, nonché affinché si giunga alla definizione dell'atto aziendale dell'Aou Mater Domini di Catanzaro secondo le disposizioni previste dalle leggi vigenti.
(4-09402)


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le pratiche avviate per l'accertamento ed il riconoscimento della cittadinanza italiana presso le autorità consolari del nostro Paese tendono a protrarsi lungamente in Brasile, a volte anche fino a 15 anni;

   la legge prevede, invece, che i consolati debbano concludere le pratiche di questo tipo entro un termine pari a 730 giorni, ovvero due anni solari;

   le difficoltà sono talmente gravi che non di rado gli interessati preferiscono scavalcare le autorità consolari italiane per rivolgersi direttamente al Tribunale di Roma ed aprire lì le pratiche relative all'accertamento del possesso della nostra cittadinanza, anche in caso di nascita all'estero;

   piuttosto frequentemente le pronunce accolgono le istanze dei richiedenti, ma altrettanto spesso l'Avvocatura dello Stato promuove ricorsi presso le corti d'appello, sulla base di una legge brasiliana risalente al 1889, che prevede la naturalizzazione di tutti gli stranieri residenti in Brasile;

   le circostanze appena descritte pongono due ordini di problemi differenti, che afferiscono, rispettivamente, alla tempistica con la quale i consolati del nostro Paese in Brasile espletano le pratiche connesse all'accertamento della cittadinanza italiana richiesto dagli interessati e alla tendenza dell'Avvocatura dello Stato di ricorrere in appello contro le pronunce del Tribunale di Roma in favore di coloro che richiedono allo stesso il riconoscimento del proprio status civitatis italiano –:

   quali circostanze impediscano ai consolati italiani in Brasile di svolgere più celermente le pratiche di accertamento della cittadinanza promosse da coloro che sono nati e risiedono in Brasile;

   se l'Avvocatura dello Stato ricorra in appello contro le pronunce del Tribunale di Roma che accolgono la richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana ai nostri connazionali nati in Brasile in base ad uno specifico mandato del Governo.
(4-09404)


   BRESCIA e CECCANTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante il Consiglio dei ministri del 29 aprile 2021, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, ha illustrato una relazione sul monitoraggio dei provvedimenti attuativi della XVIII legislatura;

   da tale relazione emerge come dei 1.185 provvedimenti attuativi previsti dalle disposizioni legislative approvate in questa legislatura, il 45,7 per cento (541 provvedimenti) è stato adottato, mentre il restante 54,3 per cento (644 provvedimenti) risulta non adottato;

   dei 644 atti da adottare il 38,8 per cento dei provvedimenti (250) ha visto scadere il termine di adozione, mentre, secondo quanto previsto dal cronoprogramma pubblicato nella stessa relazione, solo il 58 per cento di questi (374) sarà adottato entro l'anno;

   inoltre, stando a quanto contenuto nella relazione, sulla base delle segnalazioni delle amministrazioni, risulta che dei 644 provvedimenti da adottare, il 3,1 per cento pari a 20 provvedimenti non è più adottabile;

   si sa che una parte degli adempimenti ancora da adottare origina dall'esecutivo precedente ed è in particolare dovuta anche ai tempi della crisi di Governo, che ha condotto all'attuale esecutivo; nell'apprezzare il forte impulso dato dal Sottosegretario Garofoli sul tema, anche con un inedito sforzo di coordinamento e di trasparenza, gli interroganti intendono sollecitare, a partire dalla presente interrogazione, un dialogo con il Governo sul punto;

   come riconosciuto nella citata relazione del Governo, dalla capacità dell'Esecutivo di adottare i provvedimenti attuativi di secondo livello (ad esempio decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, decreti ministeriali, regolamenti adottabili anche con decreto del Presidente della Repubblica) dipendono infatti la piena operatività delle norme approvate dal Parlamento, l'assegnazione tempestiva di fondi già stanziati e, in sostanza, la capacità delle istituzioni di rispondere con tempestività alle esigenze dei cittadini;

   la questione è già all'attenzione della Camera: nella scorsa legislatura il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, durante il turno di presidenza affidato al deputato Giorgis, ha svolto un articolato ciclo di audizioni informali, riguardanti «il sistema delle fonti nel suo concreto dispiegarsi nel contesto delle dinamiche politico-istituzionali attuali, con specifico riferimento alle problematiche connesse alle procedure di attuazione delle leggi e all'esercizio dei poteri normativi attribuiti al Governo nella pluralità e anche atipicità delle forme in cui essi si manifestano»;

   con riguardo a tale tema, sono stati monitorati ex ante, per ogni provvedimento legislativo approvato, il numero di decreti attuativi previsti;

   l'Ufficio del Programma di Governo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri mette a disposizione sul suo sito, attraverso un motore di ricerca pubblico e accessibile a tutti i cittadini, i dati relativi al monitoraggio dei provvedimenti attuativi;

   le informazioni nel monitoraggio non riguardano tuttavia l'ammontare delle risorse legate a ogni singolo provvedimento attuativo e una più approfondita tracciabilità della fase di adozione –:

   quali ulteriori iniziative di carattere generale il Governo intenda promuovere per garantire la rapida adozione dei decreti attuativi di norme legislative;

   se non intenda inserire, tra le informazioni contenute nel predetto monitoraggio pubblico, il dato circa l'ammontare delle risorse legate a ogni singolo provvedimento attuativo e una più approfondita tracciabilità del procedimento di adozione dei medesimi provvedimenti, e indicare la fonte del singolo provvedimento attuativo, se frutto di norma introdotta su iniziativa parlamentare, anche in via emendativa, o su iniziativa governativa;

   se non intenda indicare il contenuto dei venti provvedimenti attuativi ritenuti «superati da una normativa successiva» o perché ritenuti «in contrasto con nuove politiche settoriali»;

   se non intenda indicare gli atti che secondo il cronoprogramma saranno adottati entro l'anno.
(4-09411)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che la Fondazione manifatture teatrali milanesi (Mtm), la quale gestisce il teatro Litta e il Leonardo a Milano, avrebbe annunciato che chi si presenterà al botteghino con la scritta in favore del cosiddetto «ddl Zan» avrà diritto all'ingresso in sala ad uno sconto pari a 10 euro sul prezzo del biglietto;

   come noto, il disegno di legge Zan è al centro di un acceso dibattito politico anche all'interno delle stesse forze politiche che paiono sostenerlo;

   è di tutta evidenza che tale iniziativa, come peraltro sottolineato anche dall'assessore regionale Stefano Bruno Galli, rappresenti una vera e propria campagna politica e ideologica che nulla ha a che fare con la cultura oltre che, a parere dell'interrogante, altamente discriminatoria;

   ancor più grave è che tale iniziativa sia promossa da una Fondazione che beneficia di ingenti risorse pubbliche da parte di tutta la collettività (dal comune di Milano, 190 mila, euro e da regione Lombardia, 65 mila euro) grazie alle quali sostiene le proprie attività artistiche e di teatro;

   né accettabile ed anzi ancor più grave si ritiene la spiegazione fornita al riguardo dalla presidente del Teatro Litta, secondo cui «il sostenitore della legge Zan» sarebbe configurabile in una categoria di beneficiari di sconti, al pari di altri, come studenti e pensionati;

   appare all'interrogante fortemente inopportuno che un ente che beneficia di rilevanti risorse pubbliche, anche del fondo unico spettacolo, assuma iniziative così ideologiche e i discriminatorie –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intenda rivalutare la scelta di assegnare le richiamate risorse statali alla Fondazione sopra citata, adottando le iniziative di competenza per assicurare, per il futuro, una più attenta destinazione di tali fondi.
(4-09389)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Croce rossa italiana, di seguito C.r.i., dispone tra le sue componenti di un corpo militare ausiliario delle Forze Armate dello Stato, composto di elementi arruolati volontariamente nelle diverse categorie dei suoi ruoli – con facoltà di impiego per l'assolvimento dei compiti di emergenza del tempo di pace e del tempo di guerra;

   in caso di grave emergenza il Corpo militare della C.r.i. svolge il soccorso sanitario di massa, attraverso l'impiego di reparti, unità e formazioni campali (raggruppamenti e gruppi sanitari mobili, ospedali da campo attendati e baraccati, treni ospedali, posti di soccorso attendati ed accantonabili per il pronto impiego di reparti di soccorso motorizzati); concorre, altresì, al supporto della struttura dell'istituzione destinata ai servizi di protezione civile;

   il personale del corpo militare della C.r.i. è, ordinariamente, in congedo e viene richiamato in servizio quando si verificano le necessità di impiego previste dalla legge; nel 2020, durante l'emergenza Covid-19, sono stati impiegati 9.713 militari, a supporto delle Forze Armate;

   l'articolo 1 della legge 10 giugno 1940, n. 653, dispone il diritto alla conservazione del posto di lavoro e alla corresponsione di un'indennità per i lavoratori dipendenti di imprese private con la qualifica di impiegati o di operai, che, per qualsiasi esigenza nelle Forze Armate, vengano richiamati alle armi;

   con il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, è stata riorganizzata la Croce rossa italiana, ed è stato disposto il trasferimento delle funzioni da questa esercitate all'associazione della Croce rossa italiana, con la contestuale trasformazione da ente di diritto pubblico a persona giuridica di diritto privato autorizzandola, altresì, a «svolgere attività ausiliaria delle Forze Armate, in Italia e all'estero, in tempo di pace o di grave crisi internazionale, attraverso il Corpo militare e il Corpo delle infermiere volontarie»;

   il medesimo decreto, all'articolo 5, comma 1, definisce il Corpo militare e il Corpo infermiere volontarie Cri ausiliari delle Forze Armate e i loro appartenenti soci dell'associazione, contribuendo all'esercizio della funzione ausiliaria delle Forze Armate;

   il Corpo militare volontario resta disciplinato dal decreto legislativo n. 66 del 2010 (codice dell'ordinamento militare), che prevede la conservazione del posto di lavoro e dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, per quanto non diversamente disposto dal decreto legislativo n. 178 del 2012 (articolo 5, comma 2);

   con la circolare Inps n. 13 del 5 febbraio 2021, a seguito dei pareri espressi dal Ministero della difesa e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, considerata l'associazione della Croce rossa italiana esclusa dal novero delle Forze Armate, per i lavoratori dipendenti, richiamati alle armi presso la suddetta associazione, è stata esclusa l'indennità di cui alla legge n. 653 del 1940;

   a seguito della prefata circolare, la maggior parte del personale in servizio ha richiesto il congedo anticipato vista la sospensione delle garanzie di indennizzo e di conservazione del posto di lavoro;

   appare doveroso ricordare che il servizio prestato è gratuito e senza retribuzione e che il decreto legislativo n. 1 del 2018 prevede che i volontari appartenenti ad organizzazioni di volontariato regolarmente iscritti negli elenchi, impiegati in attività di Protezione civile, hanno diritto al mantenimento del posto di lavoro e del trattamento economico previdenziale;

   a ciò aggiungasi che il trattamento di cui alla legge 10 giugno 1940, n. 653, parla di «indennità mensili pari alla retribuzione», in caso di richiamo alle armi, alla stregua di quello previsto in ordine agli indennizzi dall'articolo 39 del nuovo codice di Protezione Civile; analogo trattamento, tra l'altro, è previsto per i volontari del Soccorso Alpino del Cai;

   appare, dunque, paradossale che in un periodo di estrema emergenza, i volontari del Corpo militare della C.r.i. attualmente utilizzati a supporto delle Forze Armate e in attività connesse all'emergenza Covid-19, si vedano negati dall'Inps la tutela del posto di lavoro e della retribuzione, posto che è un trattamento, che, invece, è riconosciuto ai volontari del C.a.i. per esercitazioni e soccorso –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di garantire ai volontari del Corpo militare della Croce rossa italiana la tutela del posto di lavoro e della retribuzione scongiurando, in tal modo, il depotenziamento del relativo personale fondamentale per fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto.
(4-09401)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO, COLLETTI, SAPIA, SPESSOTTO, CORDA, GIULIODORI, MASSIMO ENRICO BARONI, MANIERO, VALLASCAS, FORCINITI, CABRAS, BENEDETTI, EHM, TESTAMENTO, SURIANO, RIZZONE, PAXIA, SODANO, TERMINI, SARLI, MENGA, SIRAGUSA, COSTANZO, APRILE, VILLAROSA, TRIZZINO, RADUZZI, PIERA AIELLO e ERMELLINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 gennaio 2021 è stata presentata l'interrogazione scritta n. 4-08031, nella seduta n. 452 inerente il piazzale dell'ex Stazione di Gaeta;

   detta area strategica, già di proprietà delle Ferrovie dello Stato, è stata acquistata prima dal Consorzio industriale Sud Pontino, con la finalità pubblica della «riattivazione ed elettrificazione della linea Formia-Gaeta» e, successivamente, rivenduta all'immobiliare Cavour srl, società costituita poco dopo il bando ad un prezzo che appare irrisorio, come già documentato;

   data la valenza pubblica dell'area, lo stesso consiglio comunale di Gaeta, con delibera n. 25/2020, ha impegnato all'unanimità il sindaco e l'amministrazione ad «incaricare i dirigenti tecnici e l'avvocatura comunale a constatare se il Comune avesse un diritto di prelazione e quindi se la mancata comunicazione costituisca titolo per l'annullamento della vendita», nonché, a «porre in essere ogni azione legale a tutela dell'ente comunale»; non risulta che detti impegni abbiano avuto un seguito apprezzabile;

   il 23 marzo 2021 l'amministratrice di Gaeta Parking, società napoletana, ha inviato al comune una Cila asseverata;

   il «parere di competenza a corredo di Cila depositanda» richiesto dalla Gaeta Parking srl è stato rilasciato nel tempo record di 48 ore dal Comando dei vigili dell'ente;

   con sbalorditiva velocità, rispetto ai tempi medi per l'espletamento delle pratiche, specialmente in tempi di Covid, in 96 ore è stato rilasciato il parere della Soprintendenza beni archeologici;

   il 29 marzo 2021 sono state completate le operazioni di transennamento e sono iniziati i lavori, ma al comune è pervenuto un valido titolo di disponibilità dell'area, da parte della Gaeta Parking, quindici giorni dopo, il 14 aprile 2021, benché, come noto, mutuando la nozione dall'articolo 11 TU edilizia, decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, solo il proprietario dell'immobile, o chi abbia un effettivo titolo, può richiedere un permesso di costruire, ovvero, presentare una comunicazione di inizio lavori asseverata Cila, o una Scia;

   il 31 marzo 2021 per agevolare il compito dell'ufficio tecnico e giustificare i lavori in atto, la Gaeta Parking, ha inviato una bozza di contratto di affitto dell'area non firmata, della durata di 20 anni e 8 mesi, a partire dal 1o aprile 2021, ed importi mensili crescenti, che indica come possessore un terzo soggetto, la partecipante No Problem Parking spa; il comune non pare abbia accertato la validità del documento ai fini della disponibilità dell'area, basandosi, come dire, sulla parola;

   la No Problem Parking, insieme alla Sigea, (sua partecipata al 100 per cento, hanno costituito un Rti a cui il Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino (Cosind) ha affidato, mediante bando pubblico, la costruzione di un parcheggio ed è titolare di concessione sulla rimanente parte del piazzale della stazione dal 28 settembre 2020, mentre la Gaeta Parking, costituita dalla Sigea S.r.l. e dalla No Problem Parking Spa, è stata creata solo il 14 gennaio 2021 con il medesimo scopo sociale;

   in data 14 aprile 2020 il comune di Gaeta è entrato in possesso di valido contratto stipulato dalla Gaeta Parking, riportante una durata di 20 anni ed 8 mesi e presumibilmente agli stessi importi;

   non si comprende perché il Consorzio abbia deciso di escludere una parte del piazzale dalla concessione, e lo abbia alienato ad una società costituita «ad hoc», consentendo ad un privato un lucroso business, su un'area che aveva acquistato per uno scopo pubblico, privandosi al contempo di una fonte reddituale consistente, presentando nel consiglio comunale del 2 febbraio un planvolumetrico, a quanto consta agli interroganti, apparentemente diverso –:

   se il Governo, anche alla luce dell'originario vincolo di destinazione e sulla base dei nuovi elementi emersi, non ritenga utile e necessario inviare gli ispettori della Ragioneria generale dello Stato e dell'ispettorato generale di finanza presso gli enti citati in premessa per verificare se vi sia stata una spoliazione del patrimonio pubblico a favore di un privato.
(4-09413)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'appello si configura come un mezzo di impugnazione parzialmente devolutivo, limitando la cognizione del giudice di secondo grado ai punti della decisione cui si riferiscono i motivi proposti. Resta, comunque, imperante il principio di non colpevolezza sino al passaggio in giudicato della sentenza, con la garanzia dell'esercizio del diritto di difesa, in contraddittorio tra le parti e dinanzi ad un giudice terzo ed imparziale che perviene alla decisione sulla base del materiale probatorio acquisito e nel rispetto delle regole processuali;

   nell'ambito della IV sezione della corte d'appello di Napoli si è verificato uno spiacevole episodio di malpractice, che rischia di mettere in cattiva luce il lavoro eccellente dell'intera magistratura napoletana, in palese violazione della dialettica processuale. Infatti, in data 19 maggio 2021, prima dell'udienza dedicata alla discussione finale tra le parti, l'avvocato difensore rinveniva, sulla copertina del fascicolo processuale, la sentenza già redatta sia nel dispositivo di conferma della condanna di primo grado, sia nelle motivazioni, completa di intestazione e di sigillo della Repubblica Italiana, con i nominativi in calce di presidente ed estensore, seppur non ancora firmata di loro pugno;

   la locale sezione dell'Anm ha ritenuto di ricondurre l'episodio a una normale consuetudine perché «appunti sui fatti di causa riportati in un foglio recante l'intestazione dell'organo giudicante, ma non firmato e privo dei segni che conferiscano ad esso il crisma dell'ufficialità, non possono essere mai e poi mai scambiati per una sentenza, ma restano dei semplici appunti privi di qualsiasi valore giuridico»;

   è stato tuttavia certificato ciò dal Presidente della medesima corte, il quale ha verbalizzato la circostanza e ha consentito al difensore di estrarre copia del verbale di udienza della sentenza, concedendogli un termine per la proposizione dell'annunciata ricusazione rilevando che le cinque pagine di questa sentenza e della sua motivazione sono state rinvenute sulla copertina del fascicolo processuale e non all'interno di un fascicolo «privato» del giudice estensore;

   è dunque sbagliato ritenere che la sentenza fosse «in un separato fascicoletto contenente le carte private dal giudice, nel quale nessuno dovrebbe mettere le mani senza essere stato preventivamente autorizzato dal magistrato ad uso esclusivo del quale il fascicoletto viene formato», come spiegato dall'Anm che, in questo modo, addirittura allude a un comportamento scorretto, dell'avvocato che – in siffatta ipotesi – giammai può riscontrarsi;

   la sentenza così rilasciata in copia, a quanto consta all'interrogante, non riportava alcun segno a penna che potesse farne rilevare un valore squisitamente ricostruttivo e provvisorio della vicenda giudiziaria, lasciando emergere un solo punto interrogativo (peraltro non appuntato di pugno) in relazione all'identità del difensore in quanto l'imputato aveva proposto personalmente i motivi di appello;

   se è vero che la Corte di Cassazione, a più riprese e da ultimo con ordinanza n. 1616 del 2021, ritiene che «al giudice non è preclusa, dopo il doveroso studio preliminare della causa, la preparazione di un testo provvisorio, che riassuma, sotto forma di sentenza, i risultati dello studio delle questioni e degli argomenti sino a quel momento prospettati e che, naturalmente, è suscettibile di tutte le modifiche e gli aggiustamenti resi necessari dal successivo sviluppo della causa», è altrettanto vero che, il solo fatto di stampare il testo (quale che ne sia la qualificazione: appunto, bozza, ricostruzione provvisoria, e altro) e, addirittura, inserirlo nel fascicolo processuale, certamente in maniera involontaria, è sintomatico di un difetto di interlocuzione tra i membri del collegio stesso, ledendo la sacralità della camera di consiglio e la collegialità della decisione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, a difesa dei diritti dell'imputato, delle prerogative dell'Avvocatura e dell'onorabilità della magistratura tutta.
(5-06134)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, LICATINI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere di Modena, sotto pressione per le restrizioni imposte per l'emergenza Covid-19, alla vigilia del lockdown totale, ossia l'8 marzo 2020, fu devastato e incendiato dalle azioni di protesta e di distruzione. I ribelli riuscirono a impossessarsi di metadone e psicofarmaci, presenti in gran quantità e finiti nelle mani di un numero imprecisato di compagni e in particolare dei più fragili. Il bilancio fu di nove vittime: cinque stranieri furono trovati senza vita all'interno della struttura, gli scampati vennero trasferiti a decine in altri istituti, forse senza nemmeno essere visitati o visitati in modo, probabilmente, veloce e superficiale. Altri tre immigrati e Sasà Piscitelli morirono anche loro prima di arrivare a destinazione o qualche ora dopo;

   dal 2010, questa struttura penitenziaria non pare avere una direzione con un ruolo di comando fisso e stabile. Va, infatti, sottolineato che i direttori reggenti che si sono susseguiti, in questi anni, hanno svolto il loro difficile compito per un tempo breve, a volte molto breve: segno dell'esistenza delle grandi difficoltà che il carcere ha vissuto e continua vivere;

   il carcere di Modena, ha da pochi mesi, un direttore pro tempore;

   all'interno della struttura pare persistere uno stato generalizzato di profondo disagio e di sofferenza acuito dal Coronavirus che interessa non solo i detenuti ma anche tutto il personale dipendente;

   da qui la necessità di avere una struttura penitenziaria con una direzione stabile e fissa;

   il lavoro di un direttore penitenziario è, infatti, di enorme valore sociale, umano e professionale. Il direttore è allo stesso tempo un garante delle leggi internazionali e interne, è colui che deve assicurare il rispetto della sicurezza e il buon andamento delle prospettive di risocializzazione, è una sorta di sindaco di quella piccola cittadina che è la comunità penitenziaria e che spesso si trova ad affrontare tutti i problemi di una cittadina. I direttori sono coloro che devono farsi garanti prima della funzione rieducativa della pena di cui all'articolo 27 della Costituzione. È la figura centrale di ogni istituto, dal più piccolo al più grande, da quello cittadino a quello periferico, da quello di massima sicurezza a quello a custodia attenuata. È il direttore che imprime la direzione, appunto, alla vita che si svolge in carcere. È lui o lei che creerà opportunità di reintegrazione, che raccorderà il carcere con il territorio circostante, che bandirà ogni uso non necessario nella forza;

   in Italia lo 0,4 per cento del personale penitenziario è composto da dirigenti, a fronte di una media europea dell'1,9 per cento, oltre quattro volte superiore. Delle 100 carceri visitate da Antigone lo scorso anno, poco più della metà (53) avevano un direttore di ruolo. In 37 il direttore era invece incaricato anche in un altro istituto, mentre in 9 era in missione da un altro carcere e in uno addirittura era del tutto assente;

   un dirigente che svolge doppie o triple funzioni non può dare una risposta adeguata al delicato e complesso meccanismo dell'esecuzione penale. Se si vuole un sistema capace di muoversi nel solco della Costituzione e di abbattere la recidiva garantendo la sicurezza dei cittadini, occorre cambiare quella mentalità di fondo che relega il carcere agli ultimi posti delle priorità pubbliche. Il lavoro del direttore di carcere, così come quello delle altre figure professionali che vi operano, deve essere valorizzato e gratificato. Da esso dipende una parte rilevante della nostra vita collettiva;

   l'assenza di un autorevole mediatore tra istanze diverse e spesso confliggenti, in una situazione di sovraffollamento che si protrae ormai da molti anni, unitamente alle carenze di personale in tutte le aree ed in particolare nell'area trattamentale, ha avuto una pesante e negativa ricaduta sulla vita delle persone recluse e sulle condizioni lavorative degli operatori penitenziari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare affinché il carcere di Modena possa avere una direzione stabile;

   quali soluzioni intenda individuare per un rafforzamento degli organici delle diverse aree trattamentali, nonché per risolvere le diverse criticità del complesso penitenziario di Modena, al fine di conseguire un livello di benessere organizzativo e psico-fisico dei dipendenti capace di produrre un innalzamento della qualità della vita detentiva, una diminuzione degli eventi critici e una loro migliore gestione.
(4-09399)


   ASCARI, MARTINCIGLIO, LICATINI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di diversi articoli di giornale si apprende sempre più spesso di cantautori che si fanno autori e interpreti di canzoni i cui contenuti inneggiano ai vari esponenti della malavita e della criminalità organizzata, tanto da indurre alcuni soggetti istituzionali e sociali a presentare esposti alla magistratura per chiedere di accertare eventuali fattispecie di reato, tra cui l'istigazione a delinquere. Da ultimo, si è appreso della notizia di un cantante neomelodico De Martino, apparso su Facebook con i boss Spadaro e che canta contro un pentito;

   queste canzoni, così come scritte e interpretate, inneggiando alla peggiore forma di delinquenza, rappresentano un «pugno allo stomaco» per chi, come gli appartenenti alle forze dell'ordine, lavora ogni giorno rischiando la vita per estirpare dal Paese il cancro della criminalità organizzata. In tali testi, ci sono, infatti, alcune frasi che appaiono superare il limite della decenza e della semplice libertà di opinione o di espressione. I commenti che appaiono sotto i video e i post di questi presunti artisti della canzone destano perplessità e rischiano di fomentare un clima di illegalità e di ingiustizia. I messaggi che vengono diffusi attraverso questi testi non possono essere ricondotti a mere ricostruzioni artistiche e canore, ma equivalgono a espressioni di odio nei confronti delle forze dell'ordine e della magistratura e di esaltazione della criminalità organizzata e dei suoi componenti;

   ciò che maggiormente allarma e che, sui social network, questi sedicenti artisti abbiano un enorme seguito da parte di migliaia di persone e che influenzino con i loro messaggi devianti gran parte dell'opinione pubblica. Da qui la necessità che anche i social network debbano intervenire per censurare tali contenuti che istigano alla violenza e all'odio sociale;

   pur di raccogliere migliaia di like inconsapevoli, questi sedicenti cantanti non esitano a fare leva su malsani stereotipi che raffigurano a parere dell'interrogante come veri patrioti i latitanti mafiosi e come nemici del popolo lo Stato e i suoi servitori, fino ad esaltare come gesta eroiche le stragi di Capaci e di Via d'Amelio;

   non si può più tollerare che massaggi così pericolosi vengano spacciati per arte e questo vale per la musica, per il cinema, per i social network e per ogni altro mezzo di comunicazione di massa. Il principio della libertà di espressione, anche artistica, trova un limite laddove si istiga a compiere reati e ad esaltare un modello di società non fondata sul diritto. Si pensi, ad esempio, a molti giovani che ancora non hanno gli strumenti idonei per potersi difendere dall'influenza plagiante di questo tipo di personaggi;

   occorre contrastare chiunque esalti i modelli e i comportamenti sovversivi che la mafia rappresenta. Pertanto, di fronte a questi episodi sempre più frequenti in cui nel corso di manifestazioni pubbliche o religiose, o addirittura sui social network o con altri mezzi di comunicazione, si inneggia alla mafia facendo istigazione o apologia del delitto di mafia;

   alla luce di ciò, la sottoscritta interrogante ha sentito la necessità di presentare il 19 febbraio 2021 una proposta di legge (A.C. 2899) per introdurre nel nostro ordinamento l'aggravante dell'istigazione o dell'apologia del delitto di associazione di tipo mafioso e sanzioni amministrative per gli operatori della comunicazione, al fine di punire tali condotte di grave disvalore sociale;

   è necessaria una presa di posizione forte da parte delle istituzioni, in primis, da parte del legislatore, affinché si smetta di esaltare e, talvolta, di indicare come miti o «modelli» personaggi che sono solo dei criminali che spezzano vite, rubano e minacciano senza nessuno scrupolo. Personaggi del genere non sono eroi, non devono essere intervistati nelle trasmissioni televisive per promuovere i loro libri né ricevere applausi o l'inchino di simulacri religiosi, ma devono soltanto essere trattati per quello che sono, ossia dei delinquenti;

   sia l'istigazione che l'apologia volte alla persuasione e al convincimento della positività dell'atteggiamento mafioso devono essere condannati e i media sono tenuti a formare un'opinione pubblica avvertita e consapevole della falsa ideologia mafiosa. La libertà di pensiero che va sempre garantita ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione, non può per essere invocata quando l'espressione del pensiero si attua mediante un'offesa ai beni e ai diritti tutelati dalla nostra Carta costituzionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative per quanto di competenza, ritengano opportuno adottare, anche di carattere normativo, per contrastare e arginare il fenomeno dell'esaltazione della cultura mafiosa e della mafia in generale, in particolare tramite i social media.
(4-09407)


   PERANTONI e SCANU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 agosto 2018 è stato sottoscritto l'Accordo di Programma relativo alla riqualificazione e riconversione dell'ex carcere di San Sebastiano nel nuovo polo giudiziario di Sassari, ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990 e dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 267 del 2000;

   tale accordo è stato stipulato tra i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche coinvolte e, in particolare, dal presidente della regione autonoma della Sardegna, dal sindaco del comune di Sassari e dal direttore regionale dell'Agenzia del Demanio, oltre che dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal Ministero della giustizia, e prevedeva il trasferimento degli uffici giudiziari e dell'Agenzia del Demanio, nonché la realizzazione del museo della memoria carceraria;

   più specificamente, l'accordo contemplava uno stanziamento di euro 13.895.000, previsto dal Piano degli investimenti immobiliari 2018-2020 dell'Agenzia del Demanio, a valere sul capitolo 7759 del bilancio dello Stato. Si era previsto altresì che, qualora l'importo disponibile fosse risultato insufficiente per il completamento dell'intervento complessivo, l'opera sarebbe stata realizzata per lotti funzionali e l'Agenzia avrebbe provveduto alla realizzazione del solo primo lotto funzionale, individuato sulla base del finanziamento disponibile. In tal caso, la realizzazione dei successivi lotti funzionali sarebbe rimasta subordinata al reperimento dei fondi necessari da parte del Ministero della giustizia, del Ministero per i beni e le attività culturali o dell'Agenzia del Demanio;

   a seguito di ulteriori approfondimenti da parte dell'Agenzia, l'importo necessario per la copertura finanziaria dell'intervento complessivo è stato successivamente quantificato in euro 22.000.000. Al contempo, il comune di Sassari si è reso disponibile al finanziamento della minima porzione dell'immobile da destinare a museo della memoria carceraria per euro 700.000,00;

   con nota prot. n. 15169 del 31 ottobre 2018, il direttore dell'Agenzia del Demanio ha comunicato l'avvenuta rimodulazione finanziaria degli interventi edilizi interessati e, quindi, l'inserimento dell'intervento di riqualificazione in questione nell'elenco delle operazioni finalizzate alla realizzazione dei nuovi poli del Ministero della giustizia, per le quali è stata prevista l'attivazione di apposito tavolo tecnico congiunto al fine di verificare la possibilità di finanziamento mediante l'esclusivo utilizzo dei fondi a disposizione del medesimo Dicastero;

   con nota protocollo 126521 del 3 agosto 2020, il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero ha comunicato – nell'ambito di interlocuzioni interministeriali a livello centrale – di aver individuato la realizzazione del polo giudiziario di Sassari quale intervento strategico per il potenziamento dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione giudiziaria, facendo domanda per l'ottenimento dei relativi finanziamenti nell'ambito del redigendo Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, proponendo un tavolo tecnico con l'Agenzia del Demanio per il prosieguo dell'iter amministrativo –:

   se sia stato avviato il proposto tavolo tecnico con l'Agenzia del Demanio, a quale punto dell'iter amministrativo si sia giunti, nonché quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per l'ottenimento dei finanziamenti necessari alla realizzazione del progetto di riqualificazione e riconversione dell'ex carcere di San Sebastiano nel nuovo polo giudiziario di Sassari anche nell'ambito delle risorse di cui al Pnrr;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di addivenire quanto prima al contenimento dei costi delle locazioni passive degli immobili destinati ad attività giudiziaria nella città di Sassari, pari allo stato a circa euro 1.059.000,00 annui.
(4-09412)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della diffusione della pandemia dovuta al SARS-COv-2, il 9 e l'11 marzo 2020 vennero firmati dal Presidente del Consiglio pro tempore Conte due decreti che hanno esteso su tutto il territorio italiano il divieto di spostamento per motivi non necessari e ulteriori misure restrittive;

   a seguito dei sopracitati decreti del Presidente del Consiglio, anche le scuole guida hanno subito la chiusura, dovendo di conseguenza interrompere la propria attività di insegnamento nonostante numerose candidature per l'ottenimento della patente di guida fossero già in corso. Nella sola provincia di Firenze, ad esempio, gli studenti «bloccati» sono stati 7.800;

   la Motorizzazione civile di Firenze-Prato risponde alle esigenze di 114 autoscuole fiorentine e pratesi per un bacino di utenti di quasi un milione di cittadini;

   la suddetta Motorizzazione era, a causa di una persistente mancanza di personale, già incapace di rispondere alle richieste degli utenti che si presentavano agli sportelli;

   la chiusura dovuta al diffondersi della pandemia ha, però, aggravato la situazione già precaria. Nel novembre 2020, infatti, a fronte di 8.000 domande di esame, i richiedenti che effettivamente sono in seguito riusciti ad affrontare la prova sono stati solo il 40 per cento;

   per mezzo della stampa locale, il 9 aprile 2021 le autoscuole fiorentine e pratesi hanno lanciato un nuovo grido di allarme, perché in quella data si registravano più di 9.700 persone in lista d'attesa per affrontare l'esame;

   le suddette scuole guida denunciavano, inoltre, una dilatazione dei tempi necessari per terminare le prove di teoria e di test al volante che è stata prorogata di sei mesi;

   il mancato turnover che si è protratto negli ultimi decenni ha portato un organico che negli anni '80 contava oltre 115 persone abilitate ad esaminare ai poco più di dieci esaminatori dell'ultimo anno –:

   se il Ministro sia conoscenza delle problematiche esposte in premessa e quali iniziative intenda intraprendere al fine di colmare la mancanza di organico della Motorizzazione di Firenze-Prato.
(5-06126)


   SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto «Canova» di Treviso è ubicato per buona parte nel territorio comunale di Treviso, caratterizzato da un'altissima densità abitativa (1.481 ab/kmq), stretto tra la Noalese, strada regionale 515 e il fiume Sile, confinato sulle direttive di atterraggio e decollo da una tangenziale strada regionale 53 e dagli abitati di Quinto di Treviso e Treviso;

   dopo numerosi pareri negativi e rilevanti prescrizioni, nel 2019, il proponente del Masterplan 2030, Enac, ha ottenuto parere tecnico positivo dalla immissione Via-Vas;

   tra le varie perplessità e criticità riscontrate nel Masterplan 2030, si evidenzia come un aspetto di rilevante importanza non sembri essere stato sufficientemente valutato dalla Commissione Via-Vas: ovvero la compatibilità dell'incremento dei voli delineato dal Masterplan 2030 in relazione alle rilevanti «fonti attrattive» di avifauna, come le numerose itticolture, presenti nel Parco naturale regionale del fiume Sile e altrove;

   le normative specifiche illustrate dalla documentazione Enac, Easa e dall'Icao risultano, in tale materia, inoppugnabili, innegabili, quanto prescrittive: si vedano in proposito le 38 pagine della circolare Enac Apt O1B del 23 dicembre 2011 – procedure per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili ed altra fauna selvatica (Wildlife Strike) negli aeroporti; le 40 pagine del documento Enac LG-2018/002 – Gestione del rischio Wildlife Strike nelle vicinanze degli aeroporti – e infine nel capitolo 5 del regolamento Enac per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti-Rcea («Rischio da impatto con volatili»);

   nella relazione annuale Enac/Bsci Wildlife Strike del 2018 si rileva come «Il wildlife strike è infatti in costante aumento in tutto il mondo. Ciò è dovuto principalmente all'aumento progressivo del traffico aereo, ma anche all'incremento numerico di molte popolazioni di animali selvatici nel corso degli ultimi decenni»;

   la stessa «Relazione/Enac» riporta inoltre come «La maggior parte degli impatti tra aeromobili e fauna selvatica si verifica negli aeroporti e nelle loro immediate vicinanze, dove la quota di volo è relativamente bassa; gli uccelli, infatti, volano generalmente al di sotto dei 500 ft di quota quando non sono in migrazione attiva. Il 70 per cento degli eventi di wildlife strike avviene al di sotto dei 200 ft di quota, l'85 per cento al di sotto degli 800 ft e oltre il 90 per cento sotto i 2.000 ft.»;

   nell'aeroporto di Treviso-Canova, l'analisi del rischio dello stesso Report Enac/Bsci Wildlife Strike del 2018 rileva come siano stati «registrati», con 22.911 movimenti, 24 impatti totali, di cui 22 con volatili e 2 con altra fauna selvatica. Al riguardo, è opportuno segnalare come, all'aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, a fronte di 71.503 movimenti, siano stati riscontrati 25 impatti con volatili e 1 con altra fauna selvatica. All'aeroporto di Olbia, con 34.568 movimenti, solo 5 casi. All'aeroporto di Brindisi Papola-Casale, l'analisi del rischio, mostra come con 20.922 movimenti, siano stati rilevati 6 impatti con volatili –:

   se non si ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza volta a considerare le caratteristiche peculiari dell'aeroporto di Treviso e del particolare e critico contesto in cui è inserito, in particolare in rapporto alla valutazione Via-Vas di cui in premessa.
(5-06131)


   CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 48 del decreto legislativo n. 50 del 2016 (codice dei contratti), comma 13, recita che «Il mandato deve risultare da scrittura privata autenticata. La relativa procura è conferita al legale rappresentante dell'operatore economico mandatario. Il mandato è gratuito e irrevocabile e la sua revoca per giusta causa non ha effetto nei confronti della stazione appaltante. In caso di inadempimento dell'impresa mandataria, è ammessa, con il consenso delle parti, la revoca del mandato collettivo speciale di cui al comma 12 al fine di consentire alla stazione appaltante il pagamento diretto nei confronti delle altre imprese del raggruppamento»;

   la scrittura privata autenticata è un documento formato dalle parti e sottoscritto davanti ad un notaio o altro pubblico ufficiale, che ne attesta la paternità previa identificazione degli stessi soggetti sottoscrittori, in modo tale che non possano in futuro sorgere contestazioni sull'autenticità delle firme apposte;

   il Governo, negli ultimi anni, ha posto l'attenzione sulla semplificazione e sulla digitalizzazione, dando anche molta importanza alla firma digitale – negli ultimi anni è sempre più diffusa – che attesta autenticità, integrità e non ripudiabilità di un documento al quale è stabilmente associata;

   nel comma 13 la frase «scrittura privata autenticata» viene interpretata in più occasioni in modi differenti: alcuni accettano l'autenticazione della firma digitale; altri richiedono la firma del notaio, anche se la giurisprudenza conferma che la firma autenticata di persona può avvenire anche di fronte un pubblico ufficiale –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, anche di natura normativa, per chiarire la validità della firma digitale in caso di scrittura privata autenticata di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 50 del 2016 (codice dei contratti), comma 13.
(5-06132)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo del 12 novembre 2020 n. 4-07488, l'interrogante denunciava al Ministro dell'interno una grave situazione di emergenza sicurezza nel comune di San Marzano sul Sarno (Sa);

   in particolare, con il prefato atto, si sottolineava la necessità di potenziare i presidi delle forze dell'ordine dell'area in questione, al fine di arginare gli episodi di violenza e criminalità posti in essere da extracomunitari, e garantire l'incolumità e la sicurezza dei cittadini;

   decorsi svariati mesi, ed in assenza di una risposta alla predetta interrogazione, le criticità denunciate sembrerebbero continuate senza soluzione di continuità;

   organi di stampa, infatti, riportano la notizia di due episodi di cronaca che hanno sconvolto e intimorito i cittadini marzanesi sempre più pervasi da una sensazione di insicurezza e di abbandono;

   in particolare, sembrerebbe che nel centro cittadino, alcuni gruppi di extracomunitari abbiano dato avvio ad una rissa e, come se ciò non bastasse, sarebbe stato, finanche, denunciato un tentativo di violenza sessuale nei confronti di una minorenne presa di mira da un giovane nordafricano;

   la ragazza, di soli quindici anni, avrebbe raccontato che, mentre chiacchierava con una amica, si sarebbe avvicinato un giovane, di origine nordafricana, il quale dopo averle fatto un apprezzamento, ha posato una mano sulla spalla facendola poi scivolare sul seno;

   i carabinieri, prontamente allertati, starebbero indagando per violenza sessuale;

   il perdurare dello stato di degrado e di pericolo in cui riversa la comunità di San Marzano sul Sarno appare questione non più procrastinabile; è necessario, dunque intervenire con solerzia attraverso un più serrato controllo del territorio e un incremento dell'organico delle forze dell'ordine;

   tale intervento avrebbe, non solo, una efficacia repressiva, ma anche e soprattutto un concreto risvolto dissuasivo ed al contempo genererebbe una maggiore percezione di sicurezza nella cittadinanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerato la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di ripristinare la massima sicurezza per i cittadini della città di San Marzano sul Sarno, così come nel resto d'Italia;

   se non intenda adottare iniziative per potenziare i presidi delle forze dell'ordine nel predetto comune o comunque nell'Agro nocerino-sarnese, al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità dei cittadini della zona.
(4-09393)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, come denuncia anche la mera cronaca quotidiana, è ormai ostaggio di omicidi, sparatorie, escalation di criminalità organizzata e una spirale di violenza che ha assunto una dimensione quotidiana;

   solo ad inizio maggio 2021 un ragazzo di 17 anni veniva raggiunto da un proiettile alla gamba: vittima di una rapina perpetrata da coetanei;

   ancora pochi giorni prima il suddetto grave episodio, un padre di famiglia, Maurizio Cerrato, veniva ucciso, perché aveva protestato per un posto auto abusivamente occupato con delle sedie da 12enni;

   negli ultimi anni, Torre Annunziata è diventata la città delle «stese» – nel gergo della camorra, violenta azione di intimidazione consistente nell'attraversare velocemente a bordo di motorini le vie di determinate zone cittadine, sparando tutt'intorno con l'effetto di costringere le persone a stendersi per terra – delle lotte tra clan, dei raid e delle sparatorie ad ogni ora del giorno;

   il 2018, il 2019 e gran parte del 2020 hanno visto la cronaca giudiziaria interessarsi, quotidianamente, di bombe, sparatorie, raid ad ogni ora del giorno;

   il 26 agosto 2020, nell'arco della medesima giornata la città di Torre Annunziata assisteva ad una sparatoria a piazza Cesaro, un agguato al mattino nei pressi del cimitero e ad una pericolosa rissa in via Alfani;

   il 7 luglio 2020 il consiglio comunale di Torre Annunziata votava un ordine del giorno in cui chiedeva l'intervento dello Stato;

   il 25 settembre 2020 i cittadini hanno potute percepire la presenza e la risposta celere dello Stato nell'arresto di esponenti di spicco della criminalità locale;

   il 26 settembre, solo un giorno dopo, Torre Annunziata diveniva testimone, in pieno centro, in Corso Vittorio Emanuele, di una «stesa» con diciannove colpi di kalashnikov;

   il 18 novembre 2020 veniva fatta esplodere una bomba in un distributore di benzina: se i sistemi di sicurezza dell'impegnato non avessero retto, le conseguenze avrebbero avuto le dimensioni di una strage;

   la criminalità sembra essere una piaga endemica che, oltre ad inquinare la vita quotidiana di tutti gli onesti cittadini, sta distruggendo, inevitabilmente, l'economia della città, annientando le sue energie migliori e compromettendo la sua immagine a livello nazionale;

   la città, negli anni, ha chiesto aiuto al prefetto, è intervenuta la convocazione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, l'intervento dei carabinieri che, senza mai sottrarsi, hanno cercato di assicurare alla giustizia i protagonisti della criminalità organizzata;

   il comune di Torre Annunziata ha recentemente ribadito al prefetto di Napoli, Marco Valentini, la necessità dell'impiego di ulteriori unità per intensificare l'opera di controllo del territorio, sia per quanto riguarda la criminalità organizzata che per le problematiche legate all'ordine e sicurezza pubblica;

   è necessario dotare la polizia locale di organici adeguati e di strumenti idonei a svolgere il proprio lavoro con efficienza e serenità –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contrastare la grave situazione di delinquenza e criminalità della città di Torre Annunziata e incrementare le risorse umane e strumentali delle forze dell'ordine tutte.
(4-09398)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta del quotidiano Avvenire dell'11 maggio 2021 a firma del giornalista Nello Scavo, ha svelato ulteriori particolari sulla figura di Abdurahman al-Milad ‘Bija’, noto trafficante libico di esseri umani e i suoi presunti rapporti con rappresentanti delle istituzioni e funzionari del nostro Paese;

   dopo la sua scarcerazione, avvenuta in Libia nelle scorse settimane, ‘Bija’ è stato promosso dalle autorità libiche al grado di maggiore della Guardia costiera libica a Zawyah;

   tale ruolo di ‘Bija’, casualmente, sta coincidendo con la ripresa delle partenze di barconi e gommoni carichi di migranti, che proprio dalla fascia costiera tra Zawyah, Zuara e Tripoli si sono moltiplicate;

   le Nazioni Unite e l'Unione europea hanno recentemente confermato le sanzioni a carico di Abdurahman al-Milad ‘Bija’, che prevedono il congelamento dei beni (richiesta mai eseguita dalle autorità di Tripoli), oltre al divieto di espatrio;

   nel divulgare le restrizioni internazionali per il guardacoste, accusato di essere anche trafficante di uomini, petrolio e armi, e la cui milizia «al Nasr» è sospettata di contatti con la criminalità organizzata internazionale, comprese le mafie italiane e quelle maltesi, viene indicato, per la prima volta, il numero di passaporto di Abdurahman al-Milad ‘Bija’;

   il numero diffuso, così come la data di emissione e quella di scadenza, corrisponde esattamente a quello con cui il noto boss libico, nel 2017, ottenne dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale pro tempore, attraverso l'ambasciata di Tripoli, il permesso per partecipare a una serie di incontri riservati in Italia con funzionari italiani e alte cariche della Guardia costiera italiana, come mostra il dettaglio del visto concesso in quell'anno pubblicato da Avvenire;

   in passato, fonti anonime del Ministero dell'interno italiano citate dall'agenzia Ansa avevano assicurato che tale personaggio era arrivato in Italia «probabilmente con documenti falsi», lasciando intendere quindi che lo stesso avrebbe fatto ingresso nel nostro Paese in modo fraudolento e con un passaporto non autentico;

   il 9 ottobre 2019, il Governo pro tempore, in risposta ad una interrogazione in Commissione affari costituzionali in sostanza ha riferito che ‘Bija’ avrebbe fatto ingresso in Italia sotto falso nome;

   lo stesso ‘Bija’, contattato dal quotidiano Avvenire, aveva respinto le accuse e dichiarato di aver fatto ingresso in Italia con un regolare visto e con documenti autentici;

   adesso, la conferma sull'autenticità del passaporto utilizzato da ‘Bija’ per entrare in Italia è arrivata indirettamente sia dall'Interpol che dal Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza;

   a parere dell'interrogante non si tratta di un dettaglio secondario poiché la legittimazione, anche internazionale, di cui hanno goduto diverse milizie libiche ha permesso di rafforzare le posizioni dei capiclan che, in questi giorni, stanno evidentemente, a parere dell'interrogante, ricattando l'Italia e l'Europa attraverso le numerose partenze di migranti che, in più occasioni, si sono trasformate in stragi, mentre, sul fronte interno, sfidano platealmente il nuovo governo di Tripoli;

   alla luce della diffusione, da parte delle Nazioni Unite e dall'Unione europea, dei dati del passaporto in corso di validità, appartenente a Abdurahman al-Milad ‘Bija’, che appaiono identici a quelli riportati sul passaporto utilizzato dallo stesso per entrare in Italia nel 2017 per partecipare ad incontri riservati tra funzionari italiani e libici –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché venga fatta definitiva chiarezza su quale passaporto abbia utilizzato Abdurahman al-Milad, noto come ‘Bija’, per operare il suo ingresso in Italia, dal momento che i contenuti dell'inchiesta di Avvenire smentirebbero le giustificazioni, più o meno ufficiali, fornite dal Governo italiano pro tempore nel 2019, e non essendo tollerabili, a parere dell'interrogante, ambiguità di alcun genere e rapporti di funzionari dello Stato con personaggi come ‘Bija’.
(4-09405)


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 23 aprile 2021, sul social media Facebook è stato diffuso, da un attivista per i diritti degli animali, l'ennesimo video violento nei confronti di un animale. Questa volta la vittima dell'atto è stato un cane, ripreso urlante di dolore dopo aver ricevuto un calcio all'addome da un uomo che, come l'attivista scrive nel post relativo, «si definisce educatore cinofilo» e «dice di collaborare anche per cinema e televisione»;

   il commentatore dell'atto ignobile continua affermando che la persona sarebbe lo stesso «condannato nel 2019 per stalking, minacce e diffamazione» di cui si è occupata in un servizio la trasmissione televisiva Mediaset «Le Iene»;

   nel corso del video è chiaramente udibile la voce dell'uomo che minaccia il povero cane e afferma che bisogna educarli a suon di «bombe nucleari», come è evidente l'espressione divertita dei presenti dopo il calcio all'animale;

   l'attivista, in seguito alla visione del video, si è recato al Comando provinciale dei Carabinieri per denunciare il responsabile dell'inqualificabile comportamento;

   è attualmente in corso anche una petizione sulla piattaforma change.org per chiedere che vengano presi provvedimenti immediati contro l'uomo in questione e ostacolati in ogni modo simili violenze;

   a giudizio dell'interrogante, è inaccettabile che sui social media continuino ad essere pubblicati e a circolare liberamente video e commenti, che mostrano comportamenti violenti di totale disprezzo verso gli animali, ed è impensabile che non si riescano a censurare, nonostante la crudeltà e le sevizie nei loro confronti rientrino tra i delitti punibili dall'articolo 544-ter del codice penale –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione ai fatti descritti in premessa e alla connessa diffusione tramite i social media, nonché per evitare che si ripetano in futuro.
(4-09406)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORGONI e MORANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come appreso dagli organi di stampa, il 26 maggio 2021, il sottosegretario per l'istruzione Sasso ha visitato il territorio delle Marche per un confronto in regione e con i sindaci delle aree terremotate sul tema della scuola;

   all'iniziativa, come riportato dalla stampa e dalla locandina, avrebbero partecipato il presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, l'assessore Giorgia Latini, il commissario regionale della Lega Riccardo Augusto Marchetti, il vice presidente del gruppo consiliare Mirko Bilò e il direttore dell'ufficio scolastico regionale Marco Ugo Filisetti;

   le dichiarazioni alla stampa e il simbolo chiaramente riportato nella locandina politicizzano l'iniziativa identificandola con il partito della Lega;

   si condividono i temi messi in campo come la qualità dei progetti pilota, che la regione Marche ha portato avanti e che, ad esempio nel caso degli impianti di aerazione delle scuole, per qualità ed innovazione sono stati recepiti dal Ministero, e le iniziative sul sostegno dei servizi scolastici, sulla ricostruzione e sulla rinascita delle comunità terremotate;

   è inaccettabile tuttavia promuovere tali iniziative con simboli di partito;

   inoltre, il direttore generale dell'ufficio scolastico delle Marche, nell'ultimo anno, è stato più volte al centro di polemiche per la divulgazione nelle scuole di messaggi diseducativi e la diffusione di una visione politicizzata e distorta di importanti fatti storici del nostro Paese –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in seguito ai fatti suesposti.
(5-06129)


   FOTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che la richiesta di venti famiglie di iscrivere i propri figli al tempo pieno alla prima elementare di Caorso, in provincia di Piacenza, è stata negata dall'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna, con l'asserita, ma sorprendente, motivazione di carenza di risorse per avviare il progetto;

   viene fatta risalire ad identica motivazione l'inopinata decisione dell'istituzione di pluriclassi in alcune scuole medie della collina piacentina, segnatamente quelle di Vigolo Marchese (in comune di Castell'Arquato) e di Gropparello;

   per dette decisioni, si è elevata la ferma e condivisa – dall'interrogante – protesta sia dei genitori degli studenti interessati, sia dei rappresentanti degli enti locali territorialmente interessati;

   la carenza di risorse asserita per giustificare le summenzionate decisioni si scontra, non solo con la particolare situazione che la pandemia sanitaria ha provocato nel territorio piacentino, ma anche con il diritto per gli studenti alla piena parità di accesso ai servizi scolastici –:

   se i fatti in questione siano noti al Ministro interrogato e – tenuto conto della particolare situazione del territorio piacentino in cui, a pandemia non ancora debellata, la ripresa delle attività lavorative risulta già di per sé problematica, senza che le famiglie debbano essere gravate da ulteriori problematiche relative ai servizi scolastici dei figli, soprattutto quando le predette vengono fatte risalire a ragioni di tipo economico – se ritenga di assumere ogni utile iniziativa di competenza volta ad evitare a studenti, personale docente e famiglie gli evidenti – e non giustificabili disagi – che fatalmente deriverebbero dall'attuazione delle decisioni in premessa evidenziate.
(5-06130)

Interrogazione a risposta scritta:


   MORANI e MORGONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia il sistema dell'istruzione si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili, con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare occasioni di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento, mostrando un'eccezionale capacità di impegno e di resilienza nell'affrontare l'emergenza;

   durante la seconda ondata, gli istituti scolastici, esclusivamente nel rispetto dei protocolli sanitari, come l'utilizzo obbligatorio delle mascherine per alunni e docenti e per l'intero personale scolastico, il rispetto del distanziamento e la sanificazione, sono stati, come dimostrato dai dati, luoghi assolutamente sicuri;

   nei giorni scorsi al liceo Rinaldini di Ancona sono stati accertati diversi contagi da Covid-19; 120 studenti di sei classi sono stati posti in isolamento, insieme al personale scolastico;

   il caso del focolaio, in un clima di generale riduzione dei contagi, ha destato molta preoccupazione e dubbi sulle misure di protezione adottate;

   da voci, riportate dalla stampa locale, sembrerebbe che un docente non abbia indossato il Dpi in modo costante durante le lezioni in presenza e che avrebbe manifestato tosse e sintomi influenzali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e, in ogni caso, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire lo svolgimento in sicurezza delle lezioni in presenza, nel rispetto dei protocolli sanitari.
(4-09392)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il settore del trasporto aereo sta attraversando una grave crisi dovuta agli effetti della pandemia da Covid-19 e di tale situazione ha subito effetti di ampie dimensioni il settore del trasporto aereo, soprattutto le società di handling aeroportuali;

   i lavoratori hanno potuto fronteggiare la drammatica situazione creatasi, grazie agli strumenti di ammortizzatore sociale, cassa integrazione guadagni in deroga e cassa integrazione guadagni straordinaria, e con il sostegno del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale;

   fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale è stato istituito con il decreto interministeriale 7 aprile 2016 n. 95269;

   con tale intervento normativo, in attuazione dell'articolo 40, comma 9, decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, la disciplina del previgente Fondo speciale per il sostegno del reddito e dell'occupazione e della riconversione e riqualificazione professionale del personale del settore del trasporto aereo è stata adeguata, a decorrere dal 1° gennaio 2016, alle disposizioni del decreto legislativo n. 148 del 2015;

   il predetto decreto, all'articolo 2, comma 1, lettera b) nell'individuate le finalità del Fondo, ne ha confermato l'intervento al fine di assicurare la protezione del reddito ai lavoratori che, in costanza di rapporto di lavoro, subiscono la riduzione o la sospensione dell'attività lavorativa per le cause per le quali opera, a qualsiasi titolo, una integrazione salariale;

   l'articolo 5 del decreto interministeriale stabilisce, però, che il «Fondo può erogare le seguenti prestazioni: a) prestazioni integrative della misura dell'indennità di mobilità, di Aspi/Naspi e del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria anche seguito della stipula di un contratto di solidarietà»;

   purtroppo, molti dei lavoratori del settore impiegato in attività dei servizi da terra aeroportuali hanno subito allo stato una vera discriminazione, poiché la circolare n. 8/2020 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, operando un'interpretazione, a giudizio dell'interrogante formalistica e meramente letterale, dell'articolo 5, sembrerebbe escludere l'intervento del Fondo a favore dei lavoratori sul presupposto del mancato richiamo della norma nella ipotesi di Cig in deroga;

   tale interpretazione contrasta con l'obiettivo esplicitamente espresso dalla disciplina del Fondo di consentire l'integrazione salariale nel caso in cui l'orario lavorativo subisca una riduzione ed indipendentemente dall'ammortizzatore sociale;

   le organizzazioni sindacali Filt CGIL Catania, Filt CGIL Campania, Filt CGIL Brindisi hanno chiarito che si tratta di lavoratori, prevalentemente appartenenti ad aziende del Sud che sono state costrette ad utilizzare da marzo 2020 solo la Cigd e per i quali per il periodo marzo-dicembre 2020 non ha operato il Fsta; ma le ragioni di tale esclusione sono incomprensibili soprattutto se si considera che tutte le aziende del settore e tutti i lavoratori aderiscono e contribuiscono al fondo stesso e che da gennaio 2021 tale discriminazione è stata sanata dalla legge finanziaria;

   in conclusione, si deve ribadire che dal combinato disposto dell'articolo 26 del decreto legislativo n. 148 del 2015, dell'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto interministeriale n. 95269 del 2016 e dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 249 del 2004 convertito dalla legge 3 dicembre 2004, n. 291, si evince l'operatività del Fondo anche nell'ipotesi prevista dall'articolo 22 del decreto-legge n. 18 del 2020, atteso che lo stesso deve intervenire a sostegno del reddito in favore dei lavoratori che, in costanza del rapporto di lavoro, subiscono la riduzione o la sospensione dell'attività lavorativa ricevendo a qualsiasi titolo un'integrazione salariale;

   tale interpretazione normativa è, inoltre, l'unica che consente di garantire un trattamento non discriminatorio tra lavoratori e le stesse imprese del trasporto aereo, fortemente colpite dall'emergenza sanitaria e le altre che hanno potuto pienamente usufruire degli strumenti emergenziali introdotti dal decreto-legge n. 18 del 2020 –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al riguardo, affinché l'Inps – Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale sani tale situazione in modo da garantire un trattamento non discriminatorio dei lavoratori dei servizi di terra aeroportuali.
(5-06125)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è necessario intervenire tempestivamente a tutela dei lavoratori della sede triestina della multinazionale delle telecomunicazioni Flex, specializzata in materiali elettronici. Si tratta di 560 dipendenti, ai quali l'azienda ha fatto sapere che ci sono dipendenti in esubero tra il 15 e il 20 per cento;

   sino ad oggi, la Flex ha fatto ricorso alla cassa integrazione per Covid-19 e non ha proceduto alla riduzione del personale grazie al blocco dei licenziamenti. Ma ora la situazione potrebbe cambiare e sfociare definitivamente in una crisi, con le ovvie conseguenze in danno ai lavoratori;

   l'attuale condizione dell'azienda è stata determinata, in particolare, dal minor carico di lavoro richiesto da Nokia e dalla delocalizzazione della produzione a Timisoara in Romania;

   i sindacati chiedono che la questione venga affrontata dal Governo, facendo presente che se l'azienda deciderà di procedere ad un taglio del personale, i primi a farne le spese saranno 87 lavoratori in somministrazione che da molti anni lavorano in Flex;

   inoltre, va tutelato e sostenuto il patrimonio tecnologico industriale che rappresenta l'azienda, contro il progressivo declino che sta subendo soprattutto a causa del processo di delocalizzazione –:

   se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per quanto di competenza per far rientrare la crisi della Flex e salvaguardare i posti di lavoro, allo scopo di porre fine ad una situazione di grande incertezza e precarietà che stanno vivendo questi lavoratori;

   se intendano promuovere un tavolo di concertazione con le parti sociali per verificare lo stato di crisi e il reale impatto che potrebbe avere, affinché possa essere adeguato l'intervento del Governo per arrestare il processo di delocalizzazione e tutelare il personale.
(5-06127)


   SCAGLIUSI, BARZOTTI, INVIDIA, MARTINCIGLIO, GRIPPA, MANZO e BARBUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la riforma del collocamento della gente di mare è stata avviata con decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 18 aprile 2006, «Regolamento recante disciplina del collocamento della gente di mare, a norma dell'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297»;

   ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del citato decreto, è stato adottato il decreto interministeriale del 24 gennaio 2008 sulle comunicazioni dei rapporti di lavoro da parte dei datori di lavoro marittimi. Il provvedimento ha introdotto il sistema delle comunicazioni on line anche per i datori di lavoro marittimo. Pertanto, a partire dal 1° agosto 2008, tutti gli armatori e le società di armamento sono tenute a comunicare le assunzioni, le trasformazioni, le proroghe e le cessazioni con un unico modello, denominato «Unimare», valido su tutto il territorio nazionale, il cui portale è gestito dal Ministero del lavoro e politiche sociali;

   il decreto legislativo n. 150 del 2015, all'articolo 27, comma 3, ha disposto che le capitanerie di porto possano svolgere attività di intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro, in raccordo con le strutture regionali e con l'Anpal;

   sulla base di specifiche convenzioni tra l'Anpal ed il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili si sarebbero dovute individuare le capitanerie di porto autorizzate a svolgere tale attività di intermediazione, prevedendo le modalità di accesso al sistema informativo di cui all'articolo 14 del medesimo decreto legislativo n. 150 del 2015. Tuttavia, da quanto segnala Anpal, la stipula delle predette convenzioni non sarebbe ancora avvenuta;

   per quanto attiene allo specifico ruolo di Anpal nello sviluppo delle politiche attive e dei servizi per il lavoro per i lavoratori marittimi, il decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 2006 ha previsto all'articolo 5, comma 5, l'adozione di un ulteriore decreto del Presidente della Repubblica, mai adottato, attraverso il quale il personale delle capitanerie di porto – adibito agli uffici di collocamento della gente di mare – avrebbe dovuto essere trasferito alle dipendenze funzionali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La mancanza di tale decreto, ha probabilmente impedito la stipula delle convenzioni previste dall'articolo 27, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2015;

   il presidente della Confitarma, in una recente audizione in Senato in ordine all'esame della proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha auspicato che si istituisse un'anagrafe nazionale della gente di mare, nell'ambito della più complessiva attuazione della riforma del collocamento della gente di mare. L'anagrafe nazionale, aggiornata in tempo reale, dovrebbe lavorare insieme al sistema Unimare, consentendo di avere a disposizione una banca dati con il personale disponibile all'imbarco;

   la riforma del collocamento e l'integrazione con Unimare permetterebbero un migliore orientamento della programmazione degli istituti scolastici, sulla base delle reali esigenze formative di mercato;

   si rende necessario un confronto tra i soggetti coinvolti – Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Anpal, Mims e le capitanerie di porto – al fine di ricostruire un quadro aggiornato della materia, nonché per la interconnessione dei soggetti coinvolti con le banche dati, necessarie allo svolgimento di tale attività, ai sensi della normativa vigente quali siano le motivazioni del ritardo in ordine all'adozione delle iniziative di competenza per l'emanazione del decreto previsto dall'articolo 5, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 231 del 2006 e alle conseguenti convenzioni tra Anpal e Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, propedeutiche all'individuazione delle capitanerie di porto autorizzate a svolgere attività di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro marittimo –:

   quale sia lo stato di attuazione delle linee di indirizzo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con particolare riferimento al completamento ed all'attuazione della riforma del collocamento della gente di mare.
(5-06128)


   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione nazionale mutilati per servizio è un ente morale;

   la legge n. 337 del 1953 ha riconosciuto all'Ente la rappresentanza e la tutela degli interessi dei mutilati per causa di servizio presso le pubbliche amministrazioni e gli istituti di assistenza in materia;

   l'Unms è sottoposto al controllo della Corte dei conti;

   il sostegno statale è disciplinato dalle leggi n. 476 del 1987 e n. 438 del 1988; l'Unione, inoltre, è tra i destinatari del 5 per mille dell'Irpef ed è iscritta al Registro delle Associazioni di promozione sociale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   l'ente non ha ancora adottato una regolamentazione dell'attività degli organi periferici;

   l'Unione ha un unico patrimonio, contabilità, soggettività tributaria; le articolazioni periferiche sono dotate di indipendenza operativa e funzionale, ma non di autonomia amministrativa, gestionale, patrimoniale o contabile;

   gli importi esposti nei bilanci dell'ente derivano dall'aggregazione dei dati di bilancio della sede centrale con quelli forniti dalle singole sezioni periferiche; sennonché, sovente, la redazione e l'approvazione del bilancio sarebbe avvenuta, a quanto consta all'interrogante, anche in mancanza della documentazione contabile delle singole sezioni provinciali;

   già nel verbale di verifica relativo all'approvazione del rendiconto 2018 il collegio dei sindaci revisori evidenziava criticità della gestione 2, sollecitando gli organi direttivi ad una più attenta gestione del tesseramento;

   l'Unms riscuote i contributi associativi, su partite di pensione erogate dallo Stato, tramite lo strumento delle deleghe con ritenuta sui ratei mensili delle stesse; l'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011 ha attribuito all'Inps tutte le relative funzioni per la riscossione dei contributi sindacali;

   dal 2014 fino al mese di maggio 2018 la Presidenza nazionale dell'Unms non ha provveduto alla ripartizione alle sezioni provinciali delle quote di iscrizione all'Unms trattenute mensilmente sulle pensioni dei rispettivi soci ed erogate dall'Inps;

   nei numerosi interventi presso le assemblee provinciali, comprese quelle svoltesi ad Avellino in data 26 maggio 2018 e 1o giugno 2019 3, il Presidente nazionale dell'Unms ha affermato pubblicamente che l'Inps ha cancellato circa 4.000 deleghe, lasciando intendere che l'omessa ripartizione alle sezioni – alcune delle quali già in grave sofferenza ed impossibilitate a svolgere i propri compiti istituzionali – della quota di loro spettanza sulle trattenute delle pensioni fosse da imputare a problematiche insorte con l'istituto;

   al contrario l'Inps, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe sempre regolarmente liquidato all'Unms, riconosciuto con la sigla «M3», tutti gli importi relativi alle quote di iscrizione dei soci trattenute a seguito di delega all'Inps sulla gestione amministrativa delle partite di pensione privilegiate ordinarie;

   l'Unms riceve, inoltre, annualmente, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali un contributo di rilievo di euro 516.000, al fine di realizzare finalità associative a favore degli operatori del comparto difesa, sicurezza e protezione Civile nonché dei propri familiari che, per causa di servizio hanno riportato patologie invalidanti e letali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se intenda fare chiarezza sul numero dei soci delegati ad effettuare versamenti presso l'Inps sull'ammontare dei versamenti realmente effettuati in conseguenza delle deleghe attribuite, sulla corretta gestione ed utilizzazione dei fondi pubblici erogati a favore dell'Unms e del patrimonio dell'ente, e se non intenda valutare la sussistenza di presupposti per adottare le iniziative di competenza del commissariamento dell'ente.
(5-06135)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUOMPANE, MARTINCIGLIO, GRIPPA e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'indicatore della situazione economica equivalente (Isee) è un indicatore che serve a valutare e confrontare la situazione economica delle famiglie. Questo serve per richiedere prestazioni sociali agevolate riservate al possesso di determinati requisiti soggettivi e alla situazione economica della famiglia;

   la disciplina dell'Isee è stata profondamente innovata dall'articolo 1, comma 314, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, e dall'articolo 4-sexies del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34;

   per ottenere la certificazione Isee – che in base alla normativa vigente rimane valida fino al 31 dicembre dell'anno in cui è presentata – è necessario compilare la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). Questa è un documento che contiene le informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale necessarie a descrivere la situazione economica del nucleo familiare. La Dsu può essere presentata in qualsiasi periodo dell'anno;

   l'articolo 7 del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, è intervenuto nuovamente sulla materia al fine di definire quali dati debbano essere utilizzati per compilare la Dsu, affermando come l'aggiornamento prenda a riferimento il secondo anno precedente;

   il suddetto criterio temporale, facendo riferimento non agli ultimi dati disponibili e ad introiti che potrebbero non essere più percepiti, ha però un effetto distorsivo, soprattutto per le fasce di reddito più deboli, che il più delle volte hanno entrate saltuarie e che si vedono negare sussidi, che sono fondamentali per garantire un'esistenza libera e dignitosa valore fondante delle nostra Carta costituzionale;

   al fine di inserire un elemento di elasticità della normativa, sempre l'articolo 7 del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, prevede la possibilità di aggiornare i dati prendendo a riferimento i redditi e i patrimoni dell'anno precedente, qualora vi sia convenienza per il nucleo familiare, mediante modalità estensive dell'Isee corrente. Tale previsione è però soggetta all'emanazione di un decreto attuativo del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che tuttavia ad oggi non risulta emanato;

   dal 2019, inoltre, a causa della pandemia che ha comportato una catastrofica diminuzione delle attività e dei posti di lavoro in un arco temporale rapidissimo, il criterio del secondo anno precedente ha prodotto danni ancor maggiori, essendoci discrepanze enormi sui valori di reddito fra i vari anni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine colmare tale vuoto normativo che impedisce a centinaia di migliaia di cittadini delle fasce più deboli di accedere ad agevolazioni essenziali, che non solo la legge ma la stessa Costituzione riconosce loro, al fine di garantire il pieno godimento dei diritti fondamentali.
(4-09390)


   PARENTELA e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con nota del 18 gennaio 2021, indirizzata ai prefetti e Itl operanti nel territorio calabrese, nonché allo Spisal, ai Carabinieri per la tutela del lavoro e alla Guardia di Finanza, la Filcams Cgil della Calabria ha lamentato l'indisponibilità dell'azienda EUROSPIN ITALIA SPA ad accogliere le istanze rappresentate unitariamente da mesi dalle Segreterie Nazionali delle OO.SS. di Categoria in ordine alla costituzione del Comitato Covid-19, previsto dalle norme al fine di garantire condizioni adeguate di sicurezza sui posti di lavoro attraverso protocolli aziendali condivisi;

   nella nota, lo stesso sindacato ha obiettato che il comportamento di Eurospin mette in grave pericolo la salute dei dipendenti e degli utenti dei punti vendita;

   con nota del 2 febbraio 2021, indirizzata agli stessi soggetti di cui più sopra, la Filcams Cgil della Calabria ha puntualizzato che «la Costituzione dei Comitati aziendali previsti dal DPCM del 26 aprile 2020 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 27 aprile 2020, n. 108) con particolare riferimento all'allegato 6 (Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro fra il Governo e le parti sociali del 24 aprile 2020) non può essere definita con un atto unilaterale da parte dell'azienda ma prevede la partecipazione delle Organizzazioni Sindacali e degli RLS»;

   ivi la Filcams Cgil della Calabria ha riportato che «l'azienda EUROSPIN ITALIA SPA e tutte le sue collegate, compresa EUROSPIN SICILIA SPA, è stata diffidata dalle Segreterie Nazionali Unitarie di Categoria per non aver voluto attuare quanto stabilito dal DPCM sopra citato» e che, da notizie di cui si è detta in possesso, «i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls) non sono stati coinvolti da parte dell'azienda EUROSPIN nella costituzione dei Comitati Aziendali, così come previsto dalle norme e dai decreti in materia di Prevenzione e Contrasto alla diffusione del virus Covid-19»;

   ivi la Filcams Cgil della Calabria ha segnalato che «l'azienda EUROSPIN SPA, per quanto attiene alla nostra pertinenza EUROSPIN SICILIA SPA ed EUROSPIN PUGLIA SPA, continua in un atteggiamento ostativo nei confronti delle Organizzazioni Sindacali negando di fatto un confronto sui temi della Salute e Sicurezza dei dipendenti e degli utenti, nonché sul rispetto dei diritti sanciti da norme contrattuali e di legge»;

   ivi la Filcams Cgil della Calabria ha espresso insoddisfazione «per quanto dichiarato dall'azienda EUROSPIN, poiché non propriamente corrispondente alla reale situazione (...) rappresentata da chi quotidianamente opera e lavora dentro i punti vendita», contestualmente chiedendo «alla Prefettura di Reggio Calabria la convocazione di un incontro con l'azienda EUROSPIN SICILIA SPA, nonché l'esibizione della documentazione dalla quale si evincerebbe la costituzione dei Comitati Aziendali Covid-19 e le attestazioni attinenti alle imprese specializzate interessate al lavoro di pulizia e sanificazione dei locali aziendali»;

   nonché, «nel rispetto della privacy delle persone interessate, di conoscere quali attività di screening (nr tamponi effettuati) e quanti casi di positività al virus Covid-19 sono stati rilevati nei vari punti vendita del territorio calabrese»;

   infine, ivi la Filcams Cgil della Calabria ha chiesto «agli Organismi Ispettivi e alle Autorità in indirizzo di attivarsi, secondo la propria responsabilità, nell'attività di controllo e prevenzione (...), nonché a tutela della salute dei dipendenti e pubblica» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, in particolare, di quali informazioni disponga in relazione ai controlli e alle attività di prevenzione richiesti dalla Filcams Cgil della Calabria nella nota del 2 febbraio 2021 sopra riassunta;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare anche la salute dei lavoratori in argomento.
(4-09403)


   GRIPPA e NAPPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'invalidità è un tipo di riconoscimento, che riguarda appunto le persone con menomazioni fisiche, intellettive e psichiche con una permanente incapacità lavorativa non inferiore ad un terzo e si rifà alla legge n. 118 del 30 marzo 1971;

   il riconoscimento dello stato di handicap, invece, è un'altra cosa: la definizione ci viene dalla legge n. 104 del 1992 che descrive la persona con disabilità come «colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione» articolo 3, comma 1);

   la richiesta del riconoscimento dell'invalidità può essere avviata dal singolo che si ritiene invalido, oppure dal suo genitore/tutore (in caso di persone interdette) o dal suo curatore (per quanto riguarda le persone inabilitate);

   dai dati riferiti all'interrogante per la provincia di Chieti, basati sui numeri di protocollo dei ricorsi presentati su circa 3.300 azioni totali, le cause relative alla previdenza sarebbero circa i 2/3 del totale mentre il restante 1/3 riguarderebbe le cause di lavoro. Il numero assoluto di oltre 2000 azioni legali per la parte previdenziale riguarda prevalentemente giudizi di tipo sanitario-assistenziale: invalidità civile indennità di accompagnamento benefici di cui alla legge n. 104 del 1992 e assegni di invalidità;

   nel medesimo territorio, sempre più spesso, si assisterebbe ad episodi in cui, in prima istanza, non sarebbe mai riconosciuta l'indennità di accompagnamento, con la conseguenza che i cittadini sono sovente costretti a farsi assistere da professionisti del settore, nel tentativo di vedere riconosciuti i propri diritti attraverso la discussione del singolo caso in tribunale;

   di tal guisa, a causa dell'inefficienza di queste strutture, ovvero per le lungaggini dovute al processo (nonostante il meccanismo dell'accertamento tecnico preventivo è orientato ad abbreviare e velocizzare questi giudizi), si vedrebbero riconosciute le indennità assistenziali con decorrenze sfalsate (con compensazione delle spese di giudizio) o addirittura dopo il decesso del cittadino;

   in particolare risulta all'interrogante che, per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre 2021, sarebbero state fissate solo 2 udienze, con la conseguenza che cittadini in grave difficoltà, economica e di salute, dovranno aspettare oltre 10 mesi per avere il giudizio su un verbale emesso nel mese di aprile 2021;

   una certa preoccupazione riguardo a quanto descritto risiederebbe nel fatto che tutto ciò potrebbe essere ben noto alle commissioni mediche integrate Inps/Asl e, pertanto, vi sia poca correttezza nei confronti dei cittadini bisognosi di assistenza;

   è utile ricordare che la commissione Asl è una commissione medica integrata, ovvero composta da un medico specialista in medicina legale che assume le funzioni di presidente e da due medici di cui uno scelto prioritariamente tra gli specialisti in medicina del lavoro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se ciò risulti veritiero e di quali altri elementi conoscitivi abbiano contezza in merito;

   se, in base alle relative e specifiche competenze, non ritengano opportuno avviare una verifica su quanto descritto, per valutare eventuali condotte omissive o negligenti, che, in modo strumentale, danneggiano i cittadini che si sottopongono a visita medica presso le commissioni dell'istituto;

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di procedere alla valutazione di una revisione delle stesse commissioni di cui in premessa, anche prevedendo una apposita convenzione con gli organi preposti al fine di vagliare la presenza di un medico specialista in medicina legale in rappresentanza della rete dei patronati distribuiti sul territorio nazionale.
(4-09408)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato a mezzo stampa, il 25 maggio 2021 sono cominciati i negoziati in sede di «Trilogo», presso l'Unione europea, riguardo alla riforma della politica agricola comune (Pac) e del regolamento n. 1308/2013, cosiddetto Regolamento Ocm (Organizzazione unica dei mercati agricoli);

   proprio nel contesto di quest'ultimo regolamento si pone il tema della regolamentazione del «vino dealcolato», dunque la possibilità di dealcolizzazione, totale e parziale, del vino;

   il regolamento (CE) n. 491/2009 del Consiglio ha già indicato il vino come prodotto «ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve», disciplinando già in precedenza, ancor prima del regolamento (UE) n. 1308/2013, la pratica della dealcolizzazione;

   nell'ambito della citata riforma del regolamento Ocm, in materia di armonizzazione delle definizioni relative ai prodotti a basso tenore alcolico date le discrasie tra i vari produttori europei, è stata infatti proposta l'aggiunta dei prodotti dealcolizzati in accompagnamento a categorie già esistenti, accomunandoli quindi al vino;

   pur essendo consentito in un certo qual modo, ed in ogni caso entro i limiti disciplinari della citata normativa, il ricorso alla dealcolizzazione, è necessario che tale pratica non possa in alcun minimo modo coinvolgere prodotti a marchio di tutela come Doc, Docg o Igp, in quanto cagionerebbe danni incalcolabili ad una filiera strategica per l'intero sistema-Paese;

   i disciplinari dei vini a denominazione d'origine, come noto, prevedono un titolo alcolometrico minimo, sotto il quale la denominazione non può essere utilizzata;

   la riforma del citato regolamento Ocm costituisce, inoltre, una opportunità per porre chiarezza circa il tema delle bevande dealcolizzate, potendosi quindi costituire un'apposita categoria per le medesime, anziché accompagnarle alle originali bevande alcoliche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere, anche presso i competenti tavoli europei, per:

    a) garantire la totale esclusione della dealcolizzazione, in qualunque forma, per i vini a marchio di tutela, comunque denominati;

    b) identificare come «bevande» e non come «vino» i prodotti ottenuti in seguito al processo di dealcolizzazione di cui al richiamato «Trilogo».
(4-09394)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO e CORDA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che in questi giorni si sarebbe verificato, presso l'ippodromo di Pisa, un episodio di terribile crudeltà: un operatore del posto avrebbe torturato un cavallo percuotendolo, cospargendolo di alcol e dandolo alle fiamme. L'animale sarebbe ricoverato in una struttura veterinaria in gravi condizioni;

   i maltrattamenti sugli animali sono drammaticamente frequenti: dall'analisi dei dati delle procure, nel rapporto «zoomafia 2020» della Lega nazionale antivivisezione si calcola l'apertura di un fascicolo per maltrattamenti su animali ogni cinquantacinque minuti;

   tali atti sono contrari al principio per il quale gli animali sono esseri senzienti;

   il principio è riconosciuto dalla scienza e tutelato dal legislatore;

   in armonia con l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'articolo 19 del decreto legislativo n. 36 del 2021 stabilisce che «è vietato qualsiasi metodo di coercizione o costrizione e l'utilizzo di mezzi o dispositivi che possano provocare danni alla salute e al benessere psicofisico dell'animale»;

   il codice penale punisce chiunque per crudeltà, o senza necessità, provochi una lesione ad un animale o lo sottoponga a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche;

   il codice per la tutela e la gestione degli equidi del Ministero della salute contiene i criteri per una corretta gestione degli animali, secondo le buone prassi ed i comportamenti etici, a tutela della loro salute e del loro benessere;

   il citato articolo 19 del decreto legislativo n. 36 del 2021 stabilisce altresì che «coloro che detengono a qualsiasi titolo un animale impiegato in attività sportive sono tenuti a preservarne il benessere, in termini di alimentazione, cura della salute ed accudimento nel rispetto delle sue esigenze etologiche» –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti riportati in premessa;

   se il Governo non intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per monitorare l'effettiva applicazione delle disposizioni di legge in materia di benessere animale ed aumentare i relativi controlli all'interno delle strutture deputate allo svolgimento delle attività degli equidi;

   se non intenda intraprendere iniziative per la sensibilizzazione degli operatori coinvolti nelle attività degli equidi e per la promozione di una cultura che riconosca e rispetti pienamente il carattere senziente degli animali.
(4-09388)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 gennaio 2020 la direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute emanava la circolare n. 0000445 avente ad oggetto «polmonite di eziologie sconosciuta - Cina»;

   lo Stato italiano, nelle sue varie articolazioni istituzionali e territoriali, da quel momento avrebbe dovuto dare attuazione alle raccomandazioni Oms citate nella circolare stessa, a partire dall'attivazione delle misure di sanità pubblica e sulla sorveglianza dell'influenza e delle gravi infezioni respiratorie acute. Non a caso erano richiamate nella circolare in questione le linee guida dell'Oms infection prevention and control of epidemie-and pandemic prone acute respiratorii infection in Health care. Così non fu ed anzi, da quel momento, si resero evidenti le carenze, l'arretratezza, il mancato aggiornamento dei sistemi interni di preparazione e risposta ai rischi di trasmissione entro i confini nazionali di agenti virali; in questa sede si ometterà, per ragioni di sintesi, il richiamo alle numerose mancanze e carenze che il sistema presentava, a livello internazionale, gravemente richiamate in questa sede le varie interrogazioni parlamentari all'uopo presentate dall'interrogante;

   ma anche fuori dall'azione ispettiva condotta dal sottoscritto, basti evidenziare come in data 29 gennaio 2020 il dottor Giuseppe Ippolito, convocato quale direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani alla task force istituita in data 22 gennaio 2020 dal Ministro interrogato, suggerì di attivare il Piano pandemico nazionale aggiornato secondo le linee guida dell'Oms. Ma questo non era possibile, giacché il Piano pandemico italiano risaliva, come poi si è scoperto, al 2006;

   una valutazione che ha indotto il Ministro interrogato a dichiarare, in sede di informativa alle Camere resa il 30 gennaio 2020 che, come aveva affermato il dottor Raniero Guerra, assistente del direttore generale dell'Oms e già direttore generale della prevenzione sanitaria al Ministero alla medesima task force, in data 27 gennaio 2020, «tra i Paesi occidentali, l'Italia è la più fornita e la più attenta». Così non era;

   in questa situazione il 31 gennaio 2020 venne emanata la delibera del Consiglio dei ministri recante dichiarazione dello Stato di emergenza, in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili; ciò avrebbe dovuto portare il Ministero della salute, ad ulteriori verifiche e valutazioni, seppur tardive. Ma presso il Ministero non si ritenne di condurre alcuna valutazione sulla capacità di preparazione e risposta dell'Italia ai rischi di una pandemia globale;

   tali errori, attribuibili al Ministero della salute, hanno determinato un impatto devastante sulla popolazione e sul sistema sociale, portando autorevoli osservatori e analisti ad affermare che l'assenza di un piano pandemico aggiornato è costato assai caro all'Italia, anche in termini di vite umane;

   da qui deriva l'esigenza che lo Stato italiano si assuma le proprie responsabilità dinanzi alla popolazione e in particolare dinanzi ai parenti delle vittime che, proprio in ragione di tale condotta dello Stato, hanno legittimamente ritenuto di adire il Tribunale civile avanzando richiesta di risarcimento dei danni nei confronti dello Stato –:

   se non ritenga doveroso adottare ogni utile iniziativa di competenza affinché si trovi una composizione rispetto alle giuste richieste dei parenti, attese le gravi carenze in cui è incorso lo Stato italiano;

   se non ritenga di valutare l'adozione di iniziative normative affinché si dia un concreto ed efficace riscontro a tali richieste.
(4-09410)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CAIATA, ZUCCONI e DE TOMA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal dicembre 2019, per il diffondersi della pandemia da Covid-19, la Walt Disney Company, comunemente conosciuta come Disney, ha iniziato una politica aziendale di chiusura degli Store allocati in tutto il mondo, con ingenti perdite e relativi licenziamenti di molti dei dipendenti;

   dal marzo 2021, la compagnia ha proseguito con una «company policy» di serrare molti altri Disney Store nel mondo (tranne alcuni in Asia e nei parchi di divertimento Disney), puntando quasi tutto sull'e-commerce e, dunque, sui suoi shop online come shopDisney;

   la multinazionale statunitense è presente in Italia con 15 punti vendita Disney i cui store sono allocati anche in importanti città turistiche ed è ormai noto che la celebre catena internazionale di negozi, specializzati nella vendita di prodotti Disney, abbia definitivamente deciso di chiudere tutti i suoi 15 punti vendita sparsi per tutta l'Italia;

   la Disney Italia ha in organico più di 230 dipendenti cui si aggiunge l'indotto, quali le attività ricettive e di intrattenimento ad essa collegate, che per l'appunto si sono «avvantaggiate» della presenza in loco di molti nuclei familiari proprio quali clienti dei negozi della Disney;

   la Disney per decenni ha fatto sognare adulti e bambini anche quando il loro futuro era incerto, rifugiando ogni problema – ivi compreso quello della recente pandemia ed il rischio di contagio che, soprattutto per i bambini, è stato e resta tutt'oggi un incubo – in personaggi e film che rappresentavano e rappresentano un vissuto ancora innocente e, di un mondo, che ha unito ed unisce intere generazioni e famiglie;

   la crisi economica generata dalla pandemia da Covid-19 ha già dato vita ad una delle peggiori recessioni economiche che l'Italia fronteggerà con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   il Pnrr per la Disney Store potrà essere l'opportunità per un nuovo piano di investimenti economico-finanziari soprattutto per riconvertire le unità lavorative e promuovere «company policy», anche della digitalizzazione e dell'e-commerce, degli stessi Store Italia, valorizzando gli «eventuali esuberi» attraverso una idonea formazione aziendale che utilizzi anche le previste misure di finanza agevolata che lo Stato italiano ha già messo in campo;

   non si intendono scrutinare i singoli parametri gestionali dell'impresa, poiché costituiscono il diritto di espressione di libera iniziativa economica, ai sensi dell'articolo 41 della Costituzione, né tantomeno si intende censurare la congruità delle scelte aziendali nel pieno rispetto delle esigenze tecniche-organizzative;

   il processo di conversione commerciale intrapreso dall'azienda, a seguito della crisi del fatturato e della grave riduzione dei ricavi, promuove l'attivazione di nuovi canali di vendita basati sull'e-commerce e sulle connesse tecniche che richiede competenze specifiche ma, senza dubbio, «riciclabili» anche nel nuovo assetto organizzativo della multinazionale, evitando così notevoli contrazioni di personale;

   l'e-commerce certamente è una strategia «integrata» che crea valore e, dunque fatturato, ma non fidelizza assolutamente il rapporto tra il consumatore ed il brand che resta esclusivo degli operatori e, per questo, dei dipendenti che vivono e fanno vivere gli store della Disney di sicuro non in maniera virtuale;

   la crisi occupazionale ed economico-finanziaria causata dalla chiusura dei Disney Store Italia graverebbe però ancora una volta sulle casse dello Stato italiano, con il ricorso all'uso prolungato degli ammortizzatori sociali che non rappresentano di certo la soluzione, come, ad esempio, potrebbe essere il diritto alla «chances di riconversione» del personale dipendente –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per salvaguardare la continuità dell'attività della Disney Store Italia, anche con riferimento ai posti di lavoro, nonché tutelare l'indotto economico delle attività collegate agli stessi Store.
(4-09396)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORAMONTI, MURONI, FUSACCHIA, LOMBARDO e CECCONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende della notizia dell'autorizzazione di concessioni per l'estrazione di metano sull'Adriatico da parte del Ministro della transizione ecologica;

   il Ministro, a seguito delle sollecitazioni ricevute, ha ribattuto precisando che le procedure testé autorizzate erano già in essere prima del suo insediamento, e che pertanto si è trovato costretto a procedere al completamento dei procedimenti già in atto;

   secondo quanto previsto dal decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152, l'autorizzazione a procedere viene emessa tramite decreto di compatibilità ambientale firmato dal Ministro, una volta visto il parere elaborato dalla commissione tecnica Pniec – la quale è alle dipendenze funzionali del Ministero per la valutazione di impatto ambientale dell'opera come sancito dal comma 2-bis dell'articolo 8 –, di cui il Ministro può tenere conto ai fini dell'autorizzazione a procedere;

   tali pareri sono stati emessi dalla commissione prima ancora dell'insediamento dell'attuale Ministro, e bloccati dal precedente Ministro Costa, poiché si era in attesa dell'approvazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) che avrebbe permesso di individuare con esattezza dove si sarebbe potuto trivellare, chiudendo definitamente con le estrazioni: i permessi, fino ad allora, sarebbero stati così sospesi per la ricerca e la prospezione di idrocarburi;

   ad oggi, risultano essere sette i decreti di valutazione di impatto ambientale (Via), grazie anche all'approvazione del Ministro della cultura Dario Franceschini, che ha portato a convalidare l'avvio di tali iniziative sulle fonti fossili;

   secondo il comma 2-ter dell'articolo 7-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, l'individuazione delle aree deve avvenire nel rispetto delle esigenze di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, nonché delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell'aria e dei corpi idrici e del suolo, tenuto conto dei suoli degradati le cui funzioni ecosistemiche risultano pregiudicate in modo irreversibile e definitivo. Risulta perciò incomprensibile agli interroganti, dato il forte impatto ambientale di queste opere, l'ostinazione del Ministro nel procedere all'autorizzazione –:

   se il Ministro interrogato intenda rispettare il termine del 30 settembre 2021 previsto per l'elaborazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per sospendere fino ad allora le autorizzazioni fin qui concesse dall'inizio dell'anno, in quanto fortemente lesive del patrimonio culturale e del paesaggio e in contrasto con il rispetto del diritto alla salute come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione.
(4-09397)


   LICATINI, NAPPI e SCERRA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Diga Sciaguana, che si trova nel comune di Agira in provincia di Enna, è un invaso artificiale che può contenere circa 11,3 milioni di metri cubi di acqua e che ha un'altezza di circa 42 metri;

   dal 2018 al 2021 sono andati perduti circa sette milioni di metri cubi di acqua;

   tuttavia, nonostante alla data del 1° maggio 2021, la regione Sicilia abbia registrato la presenza di almeno due milioni di metri cubi di acqua, pochi giorni fa la diga si è presentata completamente prosciugata, secca e, purtroppo, ciò che restava erano i pesci ormai agonizzanti nelle residue pozze d'acqua;

   a tutti gli effetti, si è in presenza di un disastro ambientale, causato dalla cattiva gestione e scarsa attenzione riposta sulle strutture che dovrebbero tutelare il territorio e salvaguardarlo;

   da una testata giornalistica si evince, tramite alcune dichiarazioni di dipendenti in servizio alla diga, che le paratie risultavano già rotte da circa un anno;

   il gestore dell'invaso e il dipartimento regionale acque e rifiuti della regione Sicilia; il Consorzio di bonifica 6 di Enna si dichiara mero utilizzatore delle acque della Diga e, pertanto, non avrebbe alcuna responsabilità a livello gestionale; è stata aperta un'inchiesta per disastro colposo che, però, al momento è senza indagati;

   il danno cassato all'ecosistema è notevole sia per l'agricoltura che per la pastorizia; inoltre, si avvicina la stagione estiva la quale, insieme alle difficoltà connesse alla distribuzione dell'acqua, provocherà ulteriori disagi –:

   se, alla luce delle considerazioni suesposte, i Ministri interrogati intendano assumere iniziative, per quanto competenza, in relazione a tale vicenda, nonché per contribuire a fare luce su eventi disastrosi per l'ambiente come quello sopra descritto e per prevenire ulteriori eventi analoghi.
(4-09409)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Conte e Epifani n. 4-09202, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tofalo.

  L'interrogazione a risposta scritta Anzaldi n. 4-09308, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lupi, Colucci, Bignami, Palmieri, Musella, Tondo, Sangregorio, Alessandro Pagano, Toccafondi.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Rizzetto n. 5-06077, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Caiata, De Toma, Mollicone, Varchi, Zucconi.

  L'interrogazione a risposta scritta Fiorini n. 4-09382, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Golinelli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Scagliusi n. 2-01140 del 19 marzo 2021.