Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 13 maggio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   si rileva che i dati più recenti dimostrano che, tra gli effetti secondari più devastanti della pandemia COVID-19, si riscontra la preoccupante crescita delle patologie psichiatriche che, in particolar modo, coinvolgono le categorie meno protette, come i giovani e gli adolescenti in età scolare e prescolare dai 2 ai 25 anni, minacciandone drammaticamente il benessere mentale;

   inoltre, va richiamata la già grave situazione pre-pandemica, così come è stata denunciata dagli ultimi dati della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), la quale sostiene che 200 bambini e ragazzi su 1.000 soffrono di un disturbo neuropsichico (circa 1.890.000 minorenni) ma solo 30 su 200 riescono ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate e soltanto 7 su 1.000 accedono al pronto soccorso per un disturbo psichiatrico, così come solo 1 su 5 viene ricoverato in un reparto di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza;

   la perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale dei minori rende ancor più difficile poter analizzare nel dettaglio i dati delle attività territoriali a livello nazionale;

   tra il 2017 e il 2018 i ricoveri per disturbi neurologici, in persone tra gli 0 e i 17 anni, sono aumentati dell'11 per cento e quelli per disturbi psichiatrici sono aumentati del 22 per cento, e dei 43.863 ricoveri nel 2018, solo 13.757 sono avvenuti in reparto Npia e hanno pertanto ricevuto l'assistenza di cui avrebbero avuto necessità, mentre molti ragazzi in grave stato di bisogno non hanno ricevuto alcuna risposta e sono stati rimandati a casa dal Pronto Soccorso;

   durante la pandemia il Governo si è limitato ad intervenire in aiuto del sistema scolastico, a sostegno del mondo del lavoro e delle famiglie, ma non si è mai rivolto direttamente e in modo concreto ai giovani per supportarli con attività di ascolto, sostegno, accompagnamento e socialità –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche normative, per il benessere, psicofisico e mentale dei giovani, prevedendo misure per il sostegno psicologico e neuro-psichiatrico gratuito per le fasce meno abbienti e per aumentare la presenza di psichiatri, psicologi, terapeuti e consulti psicologici gratuiti all'interno degli istituti scolastici, dalle elementari alle scuole medie di secondo grado, fino alle università;

   se il Governo intenda adottare iniziative per erogare più risorse verso le strutture pubbliche come le unità sanitarie preposte al benessere mentale dei giovani, e al fine di consentire l'assunzione di più personale specializzato per fornire maggiore assistenza e sostegno ai giovani e alle loro famiglie.
(3-02273)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il locale denominato «La Torteria Caffetteria» di Chivasso, è stata al centro della polemica negli ultimi mesi a causa della resistenza della proprietaria alle restrizioni imposte dalle autorità, per la chiusura del suo locale a causa dell'emergenza sanitaria;

   la Torteria di Chivasso non ha mai chiuso e non si è mai arresa a decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e divieti, nonostante le quasi 150 multe e la chiusura del locale, il 15 gennaio 2021, in occasione della manifestazione politica #IoApro;

   per Rosanna Spatari, la titolare, «Impedire ad un lavoratore di lavorare è anticostituzionale, ed è tutelato dall'articolo 1 e 41 della Costituzione»;

   il 22 aprile 2021 il sindaco di Chivasso, Claudio Castello, chiede alla prefettura il provvedimento che dispone la sospensione della licenza o una chiusura prolungata;

   il locale, il giorno dopo, riceve la notifica del provvedimento di chiusura disposto dalla prefettura per la durata di cinque giorni: ovvero il quinto ordine di chiusura ricevuto in questi mesi dalla titolare del locale. Rosanna ha dichiarato: «Sono arrivati alle 23,30 e io ero ancora in negozio (perché ormai vivo qui, a casa non ho la luce. Chiaramente io non chiuderò mai. Non darò mai nessun tipo di potere al prefetto. Io ho presentato le mie denunce in procura»;

   a seguito di questo episodio Rosanna inaugura l'«aperitivo disobbediente», a cui aderiscono molte persone;

   l'«aperitivo disobbediente» si trasforma presto in un sit-in di protesta politica, tanto che alcuni partecipanti, il 25 aprile 2021, giorno simbolico della Liberazione nazionale dal nazifascismo, sono stati identificati a distanza e destinatari di contravvenzione per l'inosservanza alle prescrizioni anti-COVID;

   contro la Torteria si schiera anche l'associazione di categoria Ascom che, a parere dell'interrogante, invece di difendere i diritti dei suoi Associati, li discrimina per la loro posizione politica, a favore di «commercianti e ristoratori ubbidienti» come vengono definiti dalla presidente Maria Luisa Coppa. Si ricorda che lo statuto di Ascom recita, all'articolo 4, lettera b), che «il pluralismo delle forme di impresa quale conseguenza della libertà politica ed economica, e fonte di sviluppo per le persone, per l'economia e per la società civile», è un principio e valore ispiratore;

   la stampa mainstream si occupa della vicenda affermando che la Torteria è «punto di ritrovo dei negazionisti COVID» e «no-mask» schierandosi politicamente in modo netto ed il 6 maggio 2021 un gruppo di carabinieri, poliziotti e agenti di polizia locale, si presenta per porre sotto sequestro il locale, a seguito del provvedimento disposto dal Gip di Ivrea;

   la stampa riporta che la titolare «insulta le forze dell'ordine», ma dai video riportati dalla stampa questo non si evince; quello che Rosanna fa è esporre le proprie ragioni e i propri diritti. Dai video emerge anche come le autorità pongono sotto sequestro senza motivo anche la sua auto;

   le dichiarazioni della titolare denunciano una collaborazione tra i giornalisti e le autorità, in quanto inspiegabilmente già presenti al momento dell'arrivo delle forze dell'ordine per effettuare il sequestro. La denuncia della titolare narra che tutto è avvenuto per punire chi non si adegua ed obbedisce;

   inoltre, recentemente la Corte di cassazione, con l'ordinanza 6895/2021, ha disposto che sono illegittime le disposizioni normative adottate dagli enti locali in materia di regolazione degli orari degli esercizi commerciali;

   a parere dell'interrogante, questo clima punitivo nei confronti dei disobbedienti riporta il Paese ad un clima che richiama il fascismo –:

   se il Governo, alla luce della vicenda che rivela un profondo malessere e forti criticità anche dal punto di vista della tutela di diritti fondamentali, anche in considerazione delle modalità con cui è stata condotta l'operazione richiamata in premessa, non intenda riconsiderare le misure di contrasto al COVID-19.
(4-09272)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è di queste ore l'ennesima notizia di un attacco al peschereccio della flotta di Mazara del Vallo, il «Michele Giacalone», assaltato con lancio di pietre e fumogeni da un motopesca turco, mentre si trovava in acque internazionali, tra la Siria e la Turchia, a 27 miglia dalle coste turche;

   la situazione è tornata alla normalità solo dopo l'intervento della Marina militare con un elicottero ed una motovedetta della Guardia costiera turca «che ha ingaggiato le imbarcazioni turche per indurle a cessare l'azione»;

   secondo quanto denunciato dall'armatore alla Capitaneria di porto, il peschereccio è stato «bersagliato da pietre lanciate da almeno 10 piccole imbarcazioni turche» e poi «speronato. [...] Erano già accaduti episodi simili, ma mai di questa portata. Il peschereccio si trova in quell'area, in acque internazionali dopo che il 3 maggio scorso aveva subito un abbordaggio da parte dei libici. [...] Il mio peschereccio è stato prima preso a sassate da diversi pescherecci turchi, che lo hanno speronato e poi hanno tentato di salire a bordo. Il comandante è stato costretto a tirare le reti e ad allontanarsi dalla zona», aggiungendo sconfortato: «L'Unione europea ci dica, una volta e per tutte, dove dobbiamo andare a pescare. Siamo rovinati»;

   il 3 maggio 2021 lo stesso «Michele Giacalone» era stato mitragliato dalla Guardia costiera libica, a circa 40 miglia di Bengasi, mentre si trovava nelle acque riconosciute dalla Libia come «zona esclusiva di pesca», insieme con altri 7 pescherecci, tra cui l'Aliseo, qualche giorno dopo mitragliato da 35 miglia da Misurata;

   corale è stata la presa di posizione delle principali associazioni di categoria che hanno duramente condannato i continui attacchi subiti dai nostri pescherecci durante le attività di pesca, che avrebbero portato la flotta siciliana di Mazara del Vallo addirittura al dimezzamento negli ultimi dieci anni, e denunciato una situazione diventata insostenibile, chiedendo alle istituzioni di affrontare tempestivamente la questione della sicurezza in mare;

   in particolare, sono dure le parole del sindacato del settore ittico della Confsal pesca, secondo il quale «Evidentemente non si è ancora capito fino in fondo il pericolo che corrono i pescherecci italiani nelle loro uscite in mare [...]. Facendoci portavoce dei nostri pescatori, chiediamo alle massime autorità pubbliche garanzie immediate. Se già negli ultimi anni l'attività di pesca nel Mediterraneo, a discapito del comparto e del suo indotto si è ridotta sensibilmente, non possiamo cedere agli attacchi di altre nazioni ed alla mancata incisività del nostro governo, si sancirebbe la fine. Non c'è più tempo, non ci sono più scusanti: per lavorare non si può rischiare la vita»;

   si tratta di una situazione, come denunciato da Coldiretti Impresapesca, «che continua a mettere in pericolo la vita dei pescatori italiani che operano in quella area del Mediterraneo con la conseguente riduzione dell'attività di pesca che aprono tra l'altro la strada a un aumento delle importazioni dall'estero. Oltre alla sicurezza della flotta tricolore, c'è un gravissimo danno per l'attività economica dell'intera marineria italiana, aggravando una situazione che negli ultimi 35 anni ha già visto scomparire quasi il 40 per cento delle imbarcazioni» –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per affrontare la grave situazione di cui in premessa, a garanzia dell'incolumità dei nostri pescatori e della conseguente tutela del settore produttivo nazionale.
(4-09261)


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dall'articolo della giornalista Cristina Gallardo di Politico.eu del 6 maggio 2021, il Governo del Regno Unito ha deciso di fermare alla frontiera 30 cittadini europei, tra cui vari cittadini italiani, trattenendoli fino a 7 giorni in centri di detenzione prima di rimpatriarli nei loro Paesi d'origine. I cittadini erano stati probabilmente fermati per aver tentato di entrare nel Regno Unito per lavorare sprovvisti del visto necessario o dello status di residenza previsto dall'Eu Settlement Scheme. A seguito della Brexit i cittadini europei possono entrare nel Regno Unito sprovvisti di visto fino a sei mesi esclusivamente per turismo;

   la detenzione da parte delle autorità britanniche di cittadini italiani denota una situazione incresciosa e una reazione del tutto sproporzionata. Anche se oggi, per il Regno Unito, sono cittadini di un Paese terzo, sarebbe opportuno accordare ai cittadini europei il tempo necessario e la giusta flessibilità per adeguarsi alle nuove regole, esattamente come l'Unione europea ha fatto con il Regno Unito, concedendo tempi aggiuntivi oltre le scadenze stabilite per concludere gli accordi di recesso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché possa ottenere dal Governo del Regno Unito chiarimenti sulle circostanze dell'accaduto e affinché si assicuri che i cittadini italiani siano adeguatamente informati di tutte le nuove regole in tema di visti e di accesso al Regno Unito con opportune campagne informative.
(4-09265)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa è emerso che alcuni musei appartenenti alla direzione regionale dei musei d'Abruzzo sono rimasti chiusi anche successivamente alle possibili riaperture a causa di problematiche legate a problemi manutentivi, ma anche all'insufficiente personale a disposizione;

   in particolare, nel comune di Chieti sia «La Civitella» che «Villa Frigerj», su cui sembrerebbe che il personale a disposizione sia inferiore alle 10 unità, risultavano ancora chiusi nei primi giorni di maggio 2021;

   l'esiguità di personale non favorisce le aperture dei musei e, soprattutto, rende difficile ogni sinergia con le altre amministrazioni insistenti sul territorio di Chieti, anche al fine di programmare azioni culturali comuni;

   i concorsi che il Ministero della cultura sta espletando, al fine di reclutare nuovo organico anche per attività di accoglienza dei luoghi della cultura, vedrà la conclusione dopo la fine della prossima stagione estiva, periodo in cui probabili visitatori e turisti potrebbero visitare i musei della città di Chieti;

   il Ministero della cultura può avvalersi di Ales, la società in house del Ministero, per essere supportato al miglioramento della fruibilità del patrimonio culturale, anche attraverso l'assegnazione di proprio personale;

   a giudizio dell'interrogante, la carenza di personale nei due musei di Chieti va ad aggiungersi all'esiguo organico della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Chieti e Pescara –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire una maggiore fruibilità dei musei di Chieti.
(4-09264)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLAROSA e SODANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 marzo 2021 durante l'audizione plesso la Commissione finanze della Camera dei deputati, il professor Riccardo Cesari, consigliere dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) comunicava i risultati degli studi effettuati dall'ente sugli effetti della pandemia nella sinistrosità in Italia: «la pandemia da COVID-19 e le misure di contenimento adottate hanno determinato una considerevole riduzione del numero dei sinistri, particolarmente marcata nel periodo tra il 23 febbraio e il 2 giugno 2020, in corrispondenza con i più stringenti provvedimenti del Governo (lockdown), ma proseguita anche nei mesi successivi. Complessivamente, tra febbraio e novembre 2020, abbiamo riscontrato un decremento dei sinistri di circa il -35 per cento (Fonte: Banca Dati Sinistri presso IVASS)»;

   «Nello stesso periodo il “risparmio” per le imprese di assicurazione conseguente alla diminuzione dell'onere per sinistri è valutabile – in via preliminare – tra 2,5 e 3,6 miliardi di euro, con una incidenza sui premi r.c. auto nell'intervallo 19 per cento-27 per cento. Il risparmio ipotetico per una garanzia r.c. auto del 2020 sarebbe mediamente di circa 70 euro. Indicazioni più precise sull'effettiva diminuzione dell'onere per sinistri per le compagnie potranno essere desunte dall'esame dei consuntivi riferiti all'esercizio 2020»;

   «Gli esiti dell'indagine conoscitiva svolta dall'IVASS sulle iniziative delle imprese di assicurazione per partecipare anche gli assicurati dei risparmi derivanti dalla riduzione della frequenza dei sinistri stradali da COVID-19 ha evidenziato che le compagnie di assicurazione hanno programmato per gli assicurati benefici valutabili in 811 milioni (di cui già erogati a ottobre 2020 per 348 milioni). Va sottolineato che sia la variabilità delle tipologie di ristoro utilizzate (sconti al rinnovo, estensioni di copertura e altro) sia la dimensione dell'impegno finanziario adottato sono risultate assai eterogenee da impresa a impresa»;

   come affermato anche da Claudio Demozzi, presidente nazionale del Sindacato nazionale agenti di assicurazione (Sna), «Questi numeri confermano le stime del Centro Studi Sna effettuate in seguito alla fase 1 del lockdown che poneva l'accento sulla possibilità di gestire proficuamente e in favore della collettività quello che è stato spesso definito un tesoretto» –:

   quali iniziative normative il Governo intenda adottare affinché venga assicurato che tutti i risparmi accumulati dalle imprese assicurative nel periodo di lockdown, a seguito della diminuzione dei sinistri, possano essere utilizzati direttamente per ristorare i cittadini assicurati.
(4-09271)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fin dai primi giorni della pandemia i centri antiviolenza e le case rifugio sono stati gli unici spazi che hanno continuato a funzionare all'interno del sistema di protezione e prevenzione nel contrasto alla violenza sulle donne. Ciò è stato fatto nonostante alcuni centri, soprattutto durante il primo lockdown, in alcuni territori maggiormente toccati dalla diffusione del Coronavirus abbiano dovuto fare i conti con una grave carenza del personale causata dal dimezzamento del numero di volontarie – generalmente di età medio-alta e quindi a rischio contagio – e dalla malattia o messa in quarantena di operatrici. I Centri sono stati costretti a turni di lavoro estenuanti, con risorse umane e materiali insufficienti: si pensi alla scarsità di mascherine e guanti (distribuiti solo in pochissimi casi) all'impossibilità di accedere ai tamponi, fino alla mancanza di spazi adeguati per isolamenti fiduciari; nonostante la circolare del mese di marzo 2020 dal Ministero dell'interno inviata alle prefetture per rendere disponibili alloggi alternativi, i centri sono stati costretti a ricorrere a bed&breakfast o ad appartamenti messi a disposizione da conoscenti e privati;

   tuttavia, l'enorme impegno messo in campo dai Cav (Centri anti violenza), anche nelle situazioni più critiche, ha garantito alle donne che subiscono violenza di essere supportate;

   il numero delle chiamate di aiuto al numero 1522, tra marzo e giugno 2020 è più che raddoppiato rispetto al 2019 con 15.280 richieste (+119,6 per cento);

   il rapporto di ActionAid «Tra retorica e realtà. Dati e proposte sul sistema antiviolenza in Italia» (ed. 2020) ha messo in luce i ritardi, ormai, storici nella ripartizione ed erogazione dei fondi dallo Stato, alle regioni in merito ai Cav;

   queste enormi difficoltà gestionali, economiche e di coordinamento del sistema di protezione nelle diverse regioni, che la pandemia ha reso ancora più gravi, rischiano di ripercuotersi negativamente sulla vita delle donne vittime di violenza;

   con la seconda ondata pandemica e con i nuovi lockdown territoriali, i Cav corrono il rischio di arrivare al limite delle proprie capacità di sopravvivenza e di resilienza;

   da quanto emerge dal rapporto citato, al 15 ottobre 2020, le risorse ripartite dal Dipartimento per le pari opportunità per il biennio 2015-2016 sono state liquidate dalle regioni per il 72 per cento, il 67 per cento invece quelle del 2017. A distanza di 15 mesi del trasferimento da parte del dipartimento per le pari opportunità, le regioni hanno liquidato solo il 39 per cento delle risorse 2018, ovvero circa 7,6 milioni di euro a fronte dei 19,6 stanziati. Per l'annualità 2019, il Dipartimento per le pari opportunità ha ripartito tra le regioni 30 milioni di euro, di cui 20 milioni da destinare al funzionamento ordinario di case rifugio e centri antiviolenza e 10 milioni per il Piano antiviolenza. In tempi di Covid-19, per rispondere ai nuovi bisogni delle strutture di accoglienza, la Ministra per le pari opportunità il 2 aprile 2020 ha firmato un decreto di procedura accelerata per il trasferimento delle risorse per il 2019 prevedendo la possibilità di usare i fondi destinati al Piano antiviolenza per coprire le spese dell'emergenza sanitaria. Nonostante l'urgenza, a distanza di 6 mesi dall'incasso delle risorse, solo 5 regioni hanno erogato i fondi: Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Veneto. Nel dettaglio le risorse liquidate per l'annualità 2019 sono pari al 10 per cento. Ad oggi nessun decreto è stato emanato dal Dipartimento per le pari opportunità per i fondi antiviolenza 2020;

   le risorse effettivamente impegnate risultano ancora insufficienti per coprire le azioni programmate, ma soprattutto finora risulta impossibile da verificare e monitorare se realmente spese;

   è necessario assicurare il pieno funzionamento delle reti territoriali inter-istituzionali antiviolenza stabilendo anche delle procedure operative standard che definiscano ruoli della rete territoriale e prevedano una cabina di regia operativa locale;

   i Centri antiviolenza e le Case rifugio costituiscono il fulcro della rete territoriale della presa in carico della vittima, in quanto forniscono un imprescindibile sostegno territoriale alle donne vittime di violenza in termini di supporto psicologico e legale e a volte anche economico, specie in questo periodo di grave emergenza, finalizzato ad aiutare le stesse a intraprendere un percorso di autonomia e di inserimento lavorativo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intendano fornire i dati circa il numero esatto dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio effettivamente operativi sul territorio nazionale, nonché la quantità esatta delle risorse erogate finora e di quelle rimaste inutilizzate e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare per far sì che venga adottato un nuovo Piano nazionale antiviolenza (scaduto a dicembre 2020) e per rafforzare il ruolo dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio a tutela delle vittime.
(4-09262)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sul social network fioccano segnalazioni in merito ad un possibile «data breach» in corso sul portale lo svolgimento dell'esame di abilitazione alla professione forense;

   i candidati al prossimo esame di abilitazione da questa mattina, hanno trovato l'applicativo ministeriale totalmente in crash e possono accedere ai dati personali di numerosi colleghi;

   in particolare, con la perdita di confidenzialità, sono stati esposti nomi, codici fiscali, date di nascita, provincia di nascita, numero di telefono e indirizzo di posta elettronica;

   sembrerebbe che ogni candidato, aggiornando la propria pagina, riesca a vedere questi dati relativi a candidati diversi ogni singola volta;

   tutto questo avviene in spregio al diritto alla privacy ed alla tutela dei dati sensibili. Il sistema de Ministero della giustizia è andato in tilt e questo non è accettabile. Dopo i continui rinvii e le incertezze in merito alla modalità di esame, gli aspiranti avvocati continuano a patire le inefficienze del dicastero di Via Arenula, tra ansie ed incertezze che rischiano di inficiare gli sforzi profusi per raggiungere la tanto agognata abilitazione –:

   se quanto indicato in premessa corrisponda al vero;

   quali siano i dati esposti;

   a cosa sia stato eventualmente dovuto il disservizio.
(4-09267)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto «Canova» di Treviso è ubicato per buona parte nel territorio comunale di Treviso, caratterizzato da un'altissima densità abitativa (1.481 ab/kmq), stretto tra la Noalese, strada regionale 515 e il fiume Sile, confinato sulle direttive di atterraggio e decollo da una tangenziale strada regionale 53 e dagli abitati di Quinto di Treviso e Treviso;

   dopo numerosi pareri negativi e rilevanti prescrizioni, nel 2019, il proponente del masterplan 2030, Enac, ha ottenuto parere tecnico positivo dalla commissione Via-Vas;

   tra le varie perplessità e criticità riscontrate nel Masterplan 2030, si evidenzia come un aspetto di rilevante importanza non sembra essere stato sufficientemente valutato dalla Commissione Via-Vas: ovvero la compatibilità dell'incremento dei voli delineato dal Masterplan 2030 in relazione alle rilevanti «fonti attrattive» di avifauna come le numerose itticolture, presenti nel Parco naturale regionale del Fiume Sile e altrove;

   le normative specifiche illustrate dalla documentazione Enac, Easa e dall'Icao risultano, in tale materia, inoppugnabili, innegabili, quanto prescrittive: si vedano in proposito le 38 pagine della circolare Enac Apt 01B del 23 dicembre 2011 – Procedure per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili ed altra fauna selvatica (Wildlife Strike) negli aeroporti; le 40 pagine del documento Enac LG-2018/002 – Gestione del rischio Wildlife Strike nelle vicinanze degli aeroporti – e infine nel capitolo 5 del regolamento Enac per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti-Rcea («Rischio da impatto con volatili»);

   nella relazione annuale Enac/Bsci Wildlife Strike del 2018 si rileva come «Il wildlife strike è infatti in costante aumento in tutto il mondo. Ciò è dovuto principalmente all'aumento progressivo del traffico aereo, ma anche all'incremento numerico di molte popolazioni di animali selvatici nel corso degli ultimi decenni»;

   la stessa «Relazione/Enac» riporta inoltre come «La maggior parte degli impatti tra aeromobili e fauna selvatica si verifica negli aeroporti e nelle loro immediate vicinanze, dove la quota di volo è relativamente bassa; gli uccelli, infatti, volano generalmente al di sotto dei 500 ft di quota quando non sono in migrazione attiva. Il 70 per cento degli eventi di wildlife strike avviene al di sotto dei 200 ft di quota, 1'85 per cento al di sotto degli 800 ft e oltre il 90 per cento sotto i 2.000 ft.»;

   nell'aeroporto di Treviso-Canova, l'analisi del rischio dello stesso Report Enac/Bsci Wildlife Strike del 2018 rileva come siano stati «registrati», con 22.911 movimenti, 24 impatti totali, di cui 22 con volatili e 2 con altra fauna selvatica. Al riguardo è opportuno segnalare come, all'aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, a fronte di 71.503 movimenti, siano stati riscontrati 25 impatti con volatili e 1 con altra fauna selvatica. All'aeroporto di Olbia, con 34.568 movimenti, solo 5 casi. All'aeroporto di Brindisi Papola-Casale, l'analisi del rischio, con 20.922 movimenti siano stati rilevati 6 impatti con volatili –:

   se non si ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza volta a considerare le caratteristiche peculiari dell'aeroporto di Treviso e del particolare e critico contesto in cui è inserito, in particolare in rapporto alla valutazione Via-Vas di cui in premessa.
(5-05996)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   fin dall'inizio della pandemia da Sars-CoV-2 il coronavirus è evoluto costantemente attraverso mutazioni del proprio genoma, alcune delle quali stanno manifestando un impatto significativo quanto alla maggiore trasmissibilità e maggiore patogenicità;

   uno studio dell'istituto superiore di sanità (Iss), il Ministero della salute, Fondazione Bruno Kessler, regioni e province autonome, ha stimato che in Italia, la cosiddetta «variante inglese» del virus Sars-CoV-2, ha una trasmissibilità superiore del 37 per cento rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica (tra il 18 per cento ed il 60 per cento). Questi valori sono in linea con quelli riportati in altri Paesi e seppur leggermente più bassi, inducono a considerare l'opportunità di più stringenti misure di controllo che possano andare dal contenimento di focolai nascenti alla mitigazione;

   secondo l'ultima indagine rapida sulle varianti dell'Iss la variante inglese, in Italia, ha sostituito il virus iniziale ed è pari a circa il 92 per cento dei casi, mentre la brasiliana è al 4,5 per cento. Di recente è stata individuata anche in Italia un'ulteriore variante del Sars-CoV-2, cosiddetta «indiana», caratterizzata da una rapida capacità replicativa;

   come già sottolineato dall'Iss se confermato dal recente studio dell'Eurosurveillance – la rivista scientifica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – e dallo studio dell'Università di Exter, pubblicato su British Medical Journal, la variante inglese aumenterebbe la letalità e produrrebbe maggiori ricoveri tra le fasce di età più giovani;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 è fatto obbligo sull'intero territorio nazionale di indossare le mascherine chirurgiche nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all'aperto; con delibera del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2021 è stato prorogato fino al 31 luglio 2021 lo stato di emergenza, in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   in coerenza con le disposizioni a carattere nazionale, volte al contenimento della diffusione del virus, anche le regioni si sono adeguate, stabilendo ad esempio l'obbligo di indossare mascherine chirurgiche o presidi analoghi di protezione delle vie respiratorie sui mezzi di trasporto pubblici circolanti nel proprio territorio;

   a differenza delle mascherine chirurgiche, che tutelano principalmente gli altri, i filtranti facciali (FFP2 e FFP3) proteggono anche chi le indossa; per tale motivo, in Germania e in Austria è stato già introdotto l'obbligo di usare le mascherine Ffp2 sui mezzi di trasporto pubblici, al fine di garantire un maggior livello di protezione;

   anche in Italia è stata espressa la necessità di utilizzare le maschere Ffp2 sui mezzi di trasporto, ad esempio attraverso le dichiarazioni rilasciate all'Adnkronos Salute dal professor Walter Ricciardi, consulente del Ministro della salute, nonché dal professor Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di microbiologia dell'università di Padova, in una recente intervista rilasciata su Il Fatto Quotidiano;

   anche in considerazione della riapertura delle scuole, con il ritorno in presenza per tutti gli studenti delle regioni collocate in zona arancione e gialla, si rende ancor più necessario adottare delle misure di prevenzione affinché tale riapertura avvenga in sicurezza, a cominciare dal trasporto pubblico, dato l'elevato numero di studenti che ne usufruiscono;

   la necessità di porre in essere degli strumenti di prevenzione più efficaci sui mezzi di trasporto, come l'uso obbligatorio di maschere Ffp2, è emersa anche in una interrogazione presentata nel consiglio regionale della Lombardia –:

   quali concrete iniziative il Governo intenda adottare per salvaguardare, nel miglior modo possibile, la salute dei cittadini che utilizzano i mezzi di trasporto pubblici;

   se e quali ulteriori iniziative si intendano intraprendere per garantire una maggiore diffusione delle mascherine facciali Ffp2 e Ffp3 tra gli utenti del trasporto pubblico.
(4-09263)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Trans-European Trans-port Network (TEN-T) comprende nove corridoi interconnessi che fanno parte della principale rete di trasporto europea; due corridoi transitano attraverso il territorio sloveno: il corridoio Mediterraneo e il corridoio Baltico-Adriatico. Quest'ultimo comprende la nuova linea ferroviaria che collega Capodistria a Divaccia, noto come Secondo Binario. L'attuale linea a binario unico ha più di 50 anni e ha raggiunto il punto di eccessiva congestione con tempi lunghi di trasporto e ritardi del traffico soprattutto merci;

   la realizzazione del secondo binario è stata finanziata dall'Unione europea e la gestione è affidata alla società statale slovena 2TDK sotto l'egida del Ministero per le infrastrutture sloveno. Il costo dell'opera è di circa 1,2 miliardi; 250 milioni provengono dalla Banca europea per gli investimenti, 122 milioni saranno garantiti dallo Stato, 400 milioni sono di provenienza statale per la ricapitalizzazione di 2TDK, 109 milioni di euro sono sovvenzioni a fondo perduto garantiti dall'Unione europea. La linea sarà pronta entro il 2025. Il secondo binario potenzierà la capacità di collegamento tra il porto di Capodistria e i corridoi europei;

   il progetto configura un percorso nuovo di 27,1 chilometri, di cui oltre 20 in 8 gallerie scavate nella roccia carsica che produrranno quasi 2 milioni di metri cubi di calcare di elevata qualità e oltre 1,5 milioni di materiale misto formato da calcare e flysch. Due saranno i viadotti, di cui parte coperti da una galleria artificiale di 45 metri per ridurre l'impatto visivo ma soprattutto il rumore, e due saranno i ponti sul corso sloveno del torrente Rosandra;

   i lavori della tratta sono stati affidati a un consorzio turco-sloveno. La procedura transfrontaliera è stata notificata alla fine del 2012 al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Espoo Convention), e trasmessa in copia alla regione Friuli-Venezia Giulia. Non risultano prese di posizione contrarie al progetto da parte delle istituzioni italiane;

   il tunnel T2 lungo 6.071 metri è un passaggio molto delicato, essendo il terreno carsico caratterizzato nel sottosuolo da un complesso sistema di grotte. Da studi e ricerche effettuati da geologi e speleologi sloveni e italiani risulta che i lavori di costruzione del secondo binario tra Capodistria e Divaccia nell'area dell'alta Val Rosandra (in territorio sloveno) e del sistema carsico di Beka-Ocisla, ricco di grotte e cavità naturali, potrebbero inquinare e compromettere le acque sotterranee che poi sgorgano a Bagnoli in territorio italiano, con il rischio che, in fase di realizzazione dell'opera, vengano inquinate le falde cui è collegato il torrente Rosandra che scorre in prossimità del confine;

   la richiesta da parte della regione Friuli-Venezia Giulia di bloccare la realizzazione del progetto è, a parere dell'interrogante tardiva e velleitaria;

   Legambiente aveva proposto che le autorità italiane (Governo, regione e comune di Dolina) puntino su una trattativa col Governo sloveno, per affiancare ai tecnici della società statale slovena 2TDK un gruppo interdisciplinare di esperti di parte italiana (geologi, naturalisti, chimici, speleologi) affidandone il coordinamento al Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa) –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, anche attivando le vie diplomatiche, affinché si possa istituire un tavolo tecnico italo-sloveno al quale possano partecipare, per il nostro Paese, i Ministri competenti, la regione Friuli-Venezia Giulia e il comune di Dolina, al fine di verificare la fase di realizzazione del secondo binario in modo da avere un riscontro puntuale sugli eventuali impatti negativi dei lavori sull'idrografia superficiale e sotterranea del territorio italiano e per mitigare gli eventuali impatti negativi su un territorio delicato come quello del sistema carsico italiano.
(4-09274)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da una denuncia effettuata da un agricoltore, in data 10 febbraio 2021 e dalla lettera inviata al prefetto di Bari, la firma del consigliere del comune di Toritto (Bari), Dionisio Rotunno, sembrerebbe che, da circa un anno, nelle campagne del territorio, si verifichino continui e sistematici atti di criminalità organizzata che sembrerebbero configurare una chiara emergenza sicurezza e la cui gravità renderebbe necessaria un'azione del Governo in carica affinché siano individuate e poste in essere adeguate misure di contrasto dei reati;

   in particolare, pare che gli agricoltori lamentino da tempo il costante susseguirsi di atti vandalici e di danni alle loro proprietà, nonché di furti di mezzi, di strumenti e di prodotti agricoli, soprattutto nelle ore notturne. Questi episodi pare abbiano costretto più volte gli agricoltori a dormire nei pressi delle loro terre per sorvegliare i loro beni;

   da quanto si evince dalla denuncia, il 10 febbraio 2021 pare che ignoti siano giunti addirittura al sequestro di persona a mano armata, durato poche ore e finalizzato al furto di un mezzo agricolo;

   l'esigua presenza delle forze di polizia, soprattutto nelle ore notturne, pare agevoli notevolmente il verificarsi degli atti criminali che sembra siano ormai divenuti una costante;

   al prefetto di Bari è stata inviata anche una lettera, con raccolta di firme di cittadini, che lamentano quanto appena esposto in premessa –:

   se il Ministro interrogato, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia possibile affrontare l'emergenza sicurezza evidenziatasi nel comune di Toritto ed in particolare se intenda potenziare gli organici delle forze dell'ordine disponibili sul territorio, nonché gli strumenti a loro disposizione al fine di contrastare adeguatamente i reati in questione.
(5-05995)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la crisi pandemica dell'ultimo anno e mezzo ha catturato l'attenzione dell'opinione pubblica, costringendola a focalizzarsi su problemi immediati e pressanti; ciò nonostante molti problemi che sussistevano prima della pandemia continuano a persistere e si sono addirittura aggravati; uno dei più rilevanti, è la costante crescita dell'estremismo di matrice islamista nel nostro continente;

   pochi giorni fa, il dottore Stefano Piazza, audito in I Commissione alla Camera, sottolineando i rischi che l'islamismo porta con sé, ha individuato alcuni gruppi estremisti, tra cui il tedesco Ansaar International e.V.; il 5 maggio 2021, cioè solo qualche giorno dopo l'audizione, lo stesso gruppo è stato messo al bando dal Ministero dell'interno federale tedesco;

   come riconosce ormai pacificamente la dottrina politologica e giuridica, il fondamentalismo islamista pone lo Stato al centro dell'azione politica e segna il passaggio della mera dimensione religiosa a quella politica, estremista e identitaria; lo schema del fondamentalismo islamico prende le mosse dalla dottrina musulmana classica, ma la trascende e la trasforma in una dottrina nuova, fondata su presupposti politici ed etici antimoderni ed anti-liberali; l'islamismo è per sua natura ostile all'integrazione sociale e preordinato alla «preservazione» delle comunità musulmane, quando non alla rivendicazione aggressiva di proprie prerogative politiche e sociali e dunque si pone come un'ideologia sovversiva e anticostituzionale;

   tra le correnti riconducibili alla galassia del fondamentalismo, oltre allo wahhabismo, ci sono i Fratelli musulmani e i movimenti di ispirazione salafita, la cui presenza, in Europa, secondo i dati, sta assumendo proporzioni preoccupanti;

   gli aderenti alle associazioni religiose islamiste sotto osservazione perché considerate una minaccia potenziale alla sicurezza dello Stato sono circa 30.000; il numero è calcolato al ribasso perché, al suo interno, non si considera la galassia composta dai fiancheggiatori delle organizzazioni terroristiche, il cui numero è sconosciuto o comunque non ufficialmente divulgato; tra questi i salafiti sono 13.000, 3.500 dei quali sono giudicati pericolosi per la sicurezza dello Stato;

   in Francia è stato calcolato che gli estremisti religiosi, che possono comportare un pericolo per la sicurezza dello Stato, sono già più di 10.500, mentre i radicalizzati, possibili fiancheggiatori ideologici dei gruppi terroristici, sono decine di migliaia;

   una situazione simile si registra nel Regno Unito, dove, a fronte di 10.000 islamisti schedati dai servizi segreti, vi sarebbero altre decine di migliaia di aderenti all'islam politico radicale e interi quartieri sono oggi amministrati da corti shariatiche illegali;

   anche in Italia si registra un aumento della radicalizzazione individuale e delle campagne di proselitismo imbastite da organizzazioni che portano avanti una ideologia radicale di matrice religiosa; per esempio, i quartieri generali della Lega Musulmana ed il Centro culturale islamico d'Italia (moschea di Roma) sono direttamente finanziati e patrocinati dall'Arabia Saudita la quale ha come obiettivo principale la diffusione di visioni radicali wahhabite dell'islam; parimenti, l'Iran dirige il Centro islamico europeo a Roma e Radio Irib, con cui diffonde il credo khomeinista; a ciò si aggiungono alcune organizzazioni sociali radicali e almeno una ventina di Imam considerati radicali, per non menzionare le centootto moschee censite e sparse in tutto il Paese, alcune delle quali hanno mostrato orientamenti fondamentalisti, come il centro di Viale Jenner a Milano dove sono stati reclutati molti combattenti per lo jihad globale;

   la propaganda islamista non pone solo problemi sul breve periodo in termini di sicurezza, ma, sul medio-lungo periodo, blocca anche ogni sviluppo dei processi di integrazione politica e di coesione sociale –:

   quali nuove ed ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, in particolare sotto il profilo della prevenzione, per garantire sia la sicurezza del Paese che il valore dell'integrazione sociale delle comunità islamiche straniere, minacciate dal proselitismo dell'islamismo radicale.
(4-09260)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia dell'ennesimo furto degli apparati di trasmissione che numerose emittenti radio locali e nazionali hanno subito nel Salernitano;

   il furto ha riguardato gli impianti allocati nell'area tecnica dei ripetitori a San Giovanni a Piro;

   i malviventi, nella notte, con la fiamma ossidrica portatile, hanno letteralmente divelto le porte dei box ripetitori;

   è evidente l'enorme danno arrecato alle emittenti radio che si sono trovate nell'impossibilità di irradiare il segnale sull'intera costa tirrenica che va da Diamante, in Calabria, a Palinuro in Campania, passando per Maratea;

   si tratta di un ulteriore episodio avvenuto in tempi ristrettissimi e sempre messo in atto con le stesse modalità ai danni di emittenti che diffondono il proprio segnale nella Provincia di Salerno;

   notevole è stato il disagio per i tanti cittadini delle aree interessate che hanno visto precluso il loro sacrosanto diritto all'informazione;

   la Campania è una delle zone più colpite e particolarmente vessato è il territorio Salernitano da questa tipologia di furti sempre più diffusi, riguardanti apparecchiature elettroniche che possono essere utilizzate anche per altre applicazioni, dagli impianti fotovoltaici, alla domotica, ai mezzi elettrici;

   con molta probabilità, secondo i servizi tecnici delle società addette alla manutenzione delle apparecchiature, si tratta di una vera e propria rete criminale che sta facendo incetta di impianti di trasmissione per spedirli all'estero;

   è, dunque, elevato l'allarme e l'attenzione sui ricorrenti episodi che minano l'interesse pubblico al diritto all'informazione, che rappresenta un pilastro e l'ossigeno della democrazia –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi e quali improcrastinabili iniziative, per quanto di competenza ritenga di adottare per garantire la sicurezza degli impianti e arginare il perpetuarsi di questo dilagante fenomeno dei furti delle apparecchiature elettroniche per le emittenti radiofoniche e per le tv digitali che pregiudica la libertà e il diritto di informazione.
(4-09266)


   TORTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano abruzzese «Il Centro» il 13 maggio 2021 sembrerebbe che il prefetto di Chieti abbia rilasciato dichiarazioni riguardo alla campagna vaccinale anti-COVID e il conseguente dibattito politico che si è creato sulla campagna di organizzazione dei vaccini della Asl di Chieti nei giorni scorsi;

   già dalle prime fasi della campagna di vaccinazione sono emerse, soprattutto attraverso segnalazioni di cittadini, problematiche riguardanti le lunghe code di cittadini anziani, anche oltre i 70 anni, che si sono venute a creare all'ingresso dello stabile in cui venivano somministrate le dosi di vaccino nella città di Chieti;

   su queste problematiche sono intervenuti alcuni consiglieri regionali e anche amministratori locali che segnalavano pubblicamente i presunti disagi. In particolare, alcuni consiglieri regionali di diversi schieramenti politici, nel pieno rispetto delle proprie competenze e prerogative, hanno annunciato interpellanze alla regione Abruzzo sulle problematiche segnalate più volte da cittadini e anche evidenziate dagli organi di stampa;

   stando a quanto riportato sul quotidiano locale «Il Centro», sembrano attribuibili al prefetto di Chieti, attraverso virgolettati, diverse dichiarazioni tra cui la seguente citazione: «Fare una polemica politica, perché di questo si tratta, pretestuosa, in un momento in cui le cose stanno andando bene, mi sembra grave. Questi signori che parlano, non li ho visti darsi da fare e scendere nella mischia. Pontificare da sopra un balcone lo faceva qualcuno che fortuna nostra non c'è più. Vorrei che invece di pontificare, ci dessero una mano visto che abbiamo bisogno di volontari, invece di fare dichiarazioni contro l'uno o contro l'altro, invitando a dimettersi l'uno o l'altro»;

   rientra sicuramente tra le prerogative e anche nel dovere morale del consigliere regionale avviare tutte le iniziative formali volte a migliorare i servizi verso i cittadini e, tra questi, rientrano anche le interrogazioni e le interpellanze alla regione;

   il politico di qualsiasi schieramento che interviene su un fatto concreto certamente non lo fa per polemica, ma al solo fine di risolvere positivamente una eventuale problematica: in questo caso proprio i politici si sono dimostrati dalla parte del cittadino;

   secondo l'interrogante non rientra nelle funzioni della figura del prefetto il giudizio su vicende di carattere politico;

   a giudizio dell'interrogante, se la narrazione giornalistica sul quotidiano «Il Centro» e le dichiarazioni sopra riportate dovessero risultare vere, sono da considerarsi improprie e censurabili perché pronunciate da una figura tecnica a capo dell'ufficio territoriale del Governo che deve garantire imparzialità politica –:

   quali iniziative intende adottare il Ministro interrogato per accertare se le dichiarazioni attribuite al prefetto di Chieti dall'articolo di stampa del quotidiano «Il Centro» siano quelle effettivamente pronunciate.
(4-09269)


   DE CARLO, GRIPPA e SCAGLIUSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un recente report pubblicato il 5 maggio 2021 dall'Organizzazione «Human Rights Watch» dal titolo «Francia: la polizia espelle minori migranti» si apprende che, con regolarità, la Francia espellerebbe arbitrariamente, in violazione delle leggi internazionali, minori migranti non accompagnati falsando nei documenti di riconoscimento ufficiali età e data di nascita senza comunicare loro il diritto, legittimo, della richiesta di asilo;

   secondo l'analisi dell'organizzazione «Human Rights Watch», in alcuni casi, nonostante l'accertamento della minore età con documenti dimostrabili, la polizia di frontiera non ha mai e in alcun modo dichiarato, come avrebbe dovuto, la possibilità per i minori di richiedere asilo;

   parrebbe infatti che, a seguito di numerose testimonianze, la polizia francese riaccompagnerebbe i migranti verso la frontiera italiana, ordinando di attraversare la frontiera e di rientrare in Italia;

   ad oggi, sono più di 30 al mese a partire da dicembre 2020 le testimonianze registrate. Sarebbero circa 60 i ragazzi minori riaccompagnati alla frontiera. Ad aumentare oltremodo la gravità della questione esposta vi sarebbero poi trattenimenti di effetti personali: cellulari, documenti, recapiti e la detenzione dei ragazzi migranti in spazi angusti e non in linea con quelli che sono i limiti legali richiesti;

   si evincono dunque una chiara violazione del diritto comunitario ed internazionale da parte dello Stato francese, nonché gravi carenze nel rispetto dei diritti umani e della persona –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda adottare e se abbia intenzione di avviare approfondimenti in merito a quanto rappresentato in premessa.
(4-09275)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 124 del 1999, veniva disposto il trasferimento del personale Lsu, dipendente degli enti locali, alle dipendenze dello Stato, nella fattispecie del personale Ata al Ministero dell'istruzione;

   come riportato dal sito on line Orizzonte.it del 6 febbraio 2020 la vicenda prende avvio dalla previsione dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, il quale sanciva che l'anzianità di servizio maturata dai lavoratori presso l'ente locale di provenienza era riconosciuta ai fini giuridici ed economici, ma il Ministero, senza calcolare il trattamento economico sulla base dell'anzianità maturata dai lavoratori presso gli enti locali fino al 31 dicembre 1999, come previsto dal contratto collettivo nazionale del comparto scuola, ha attribuito ad essi un'anzianità fittizia, ritenendo la retribuzione percepita presso gli enti locali alla data del 31 dicembre 1999 equivalente agli anni di anzianità e venivano eliminate dall'ultima busta paga tutte le voci accessorie dello stipendio da loro percepite in maniera stabile fino al 31 dicembre 1999;

   con il decreto ministeriale del 5 aprile 2001 (di recepimento dell'accordo tra Aran e confederazioni sindacali del 20 luglio 2000), il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca decideva di sottoinquadrare il personale nella fascia contrattuale risultante dalla sommatoria della retribuzione base con alcune specifiche voci retributive percepite alla data del 31 dicembre 1999 (cosiddetto «maturato economico parziale»), senza invece considerare né l'anzianità maturata nel comparto di provenienza, né il trattamento economico complessivamente percepito nel 1999 (comprensivo anche del premio incentivante, corrispondente ad un'altra mensilità);

   la Corte di Cassazione a sua volta, con ordinanza del 4 settembre 2008, chiedeva alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sul contrasto dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005 con l'articolo 6 della Convenzione Cedu e quindi con l'articolo 117 della Costituzione, nel chiaro intento di evitare all'Italia il rischio di condanna per violazione delle Cedu;

   la Corte Costituzionale, con sentenza n. 311/2009 riteneva che «la Corte di Strasburgo non ha inteso enunciare un divieto assoluto d'ingerenza del legislatore, dal momento che in varie occasioni ha ritenuto non contrari all'art. 6 della Convenzione europea particolari interventi retroattivi dei legislatori nazionali (:::) allorché ricorrevano ragioni storiche epocali»;

   i lavoratori ricorrevano alla Corte di giustizia europea lamentando l'illegittima interferenza del Governo italiano nel contenzioso in essere, con una legge falsamente interpretativa, che si poneva in contrasto con l'interpretazione precedentemente fornita dalla giurisprudenza;

   il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, nella riunione n. 1348 svoltasi il 4-6 giugno 2019, ha invitato il Governo a risolvere la problematica, che interessa oltre 70.000 persone, ma, nonostante la Camera avesse impegnato il Governo pro tempore a valutare l'opportunità di istituire un tavolo tecnico interministeriale tra il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'istruzione al fine di risolvere la tematica, la questione non veniva risolta;

   di recente, la sentenza della Corte Edu del 30 gennaio 2020, ha quindi consentito di impugnare entro il termine di 6 mesi le eventuali sentenze della Corte di Cassazione che non recepissero la posizione della Corte Europea dei diritti dell'uomo, ma anche di agire direttamente nei confronti della Presidenza del Consiglio dei ministri, onde ottenere il risarcimento dei danni per violazione dei principi comunitari della certezza del diritto, della tutela dell'affidamento, della indipendenza del giudice e della parità delle armi, consacrati nell'articolo 47 della Carta dei dritti fondamentali dell'unione europea;

   la questione evidenziata pone l'obbligo in capo al Governo di porre fine alla questione che riguarda una categoria di lavoratori che da troppi anni rivendica un proprio diritto che non deve essere precluso adducendo giustificazioni di carenza di coperture finanziarie e non è più accettabile il protrarsi nel tempo del rinvio di una soluzione concreta –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, considerato che la questione si protrae da tempo senza una soluzione che garantisca la tutela del diritto dei lavoratori al riconoscimento dell'anzianità contributiva.
(3-02271)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI, QUARTAPELLE PROCOPIO e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane diverse imbarcazioni di pescatori siciliani sono state coinvolte in incidenti nelle acque del Mar Mediterraneo;

   il golfo della Sirte ed al largo di Bengasi è un'area tradizionale di pesca del gambero rosso della flotta siciliana di Mazara del Vallo che la Libia ha dichiarato Zona economica esclusiva (Zee), senza aver raggiunto alcune accordo a livello internazionale;

   oltre alla sicurezza dei pescherecci italiani la babele delle zone economiche esclusive (Zee) rappresenta un gravissimo danno per l'attività economica dell'intera marineria italiana, aggravando una situazione che negli ultimi 35 anni ha già visto scomparire quasi il 40 per cento delle imbarcazioni, con conseguenti ricadute negative sulle aziende e sull'economia locale;

   la conseguente riduzione dell'attività di pesca del gambero apre la strada ad un aumento delle importazioni dall'estero con oltre 120 milioni di chili di crostacei stranieri che, nel 2020, sono finiti sulle tavole degli italiani, spesso per essere spacciati come nazionali;

   gli armatori della pesca d'altura del gambero rosso e le istituzioni locali hanno ripetutamente richiesto al Governo e alle istituzioni europee di analizzare la situazione nel Mediterraneo e di valutare la possibilità di creare una tipologia di operazione a tutela dei marinai e della loro attività di pesca;

   non è pertanto più rinviabile uno sforzo diplomatico per tutelare il lavoro e per migliorare le condizioni di sicurezza in cui operano i pescatori della flotta di Mazara del Vallo –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per l'istituzione di un tavolo «di crisi», che coinvolga i Ministeri competenti a partire dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con l'obiettivo di predisporre misure economiche immediate a sostegno dei pescatori e necessarie per promuovere un ruolo più attivo dell'Unione europea sulla gestione della pesca nel Mediterraneo, anche a protezione degli eventuali accordi commerciali tra privati.
(5-05998)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI, SIRAGUSA, BENEDETTI e TERMINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26, all'articolo 37, promuove lo sviluppo e la ricerca di approcci alternativi in relazione all'uso di animali a fini scientifici;

   l'articolo 41, del citato decreto, prevede, per lo sviluppo e la ricerca dei suddetti approcci alternativi, un finanziamento di un importo annuale pari ad euro 2.000.000 per ciascuno degli anni del triennio 2020-2022, di cui:

    a) per il 20 per cento da destinare alle regioni e alle province autonome sulla base di apposito riparto da effettuare con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano per il finanziamento di corsi di formazione ed aggiornamento per gli operatori degli stabilimenti di allevamento di animali usati negli esperimenti;

    b) per l'80 per cento da destinare agli istituti zooprofilattici sperimentali, agli enti pubblici di ricerca e alle università, individuati con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, per l'attività di ricerca e sviluppo dei metodi alternativi –:

   in che modo siano stati spesi per l'anno 2020 i due milioni di euro destinati allo sviluppo e la ricerca di approcci alternativi che non prevedono l'uso di animali a fini scientifici;

   se il Ministro abbia emanato il decreto relativo al 20 per cento del finanziamento di cui in premessa da destinare alle regioni ed alle province autonome;

   se il Ministro abbia emanato il decreto relativo all'80 per cento del citato finanziamento da destinare agli istituti zooprofilattici sperimentali, agli enti pubblici di ricerca e alle università, per l'attività di ricerca e sviluppo dei metodi alternativi;

   quali iniziative intenda intraprendere per l'anno 2021 a favore dello sviluppo dei metodi alternativi di ricerca che non prevedono l'uso di animali.
(5-05993)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Abruzzo, con ordinanza dell'8 gennaio 2021, n. 1, ha definito le modalità organizzative della fase I della campagna di vaccinazione anti covid-19 mentre con deliberazione del 22 marzo 2021, n. 173, ha definito il proseguimento della campagna per la fase II;

   le categorie prioritarie individuate per il proseguimento sono in base all'età e alla presenza di condizioni patologiche, nonché, a prescindere da tali requisiti, il personale docente e non docente, scolastico e universitario, le Forze armate, di polizia e del soccorso pubblico, dei servizi penitenziari e di altre comunità residenziali;

   dal mese di febbraio 2021, sul territorio regionale è stata avviata la vaccinazione agli anziani ultraottantenni, mentre, in parallelo, nell'ultima decade di marzo, è partita anche la vaccinazione per le persone con elevata fragilità;

   dal 9 aprile 2021, è stata attivata la piattaforma di Poste Italiane per le prenotazioni delle vaccinazioni;

   dai dati pubblicati dal Governo, aggiornati al 25 aprile 2021, delle persone vaccinate con almeno una dose emergono significative differenze tra loro con alcune regioni che hanno raggiunto elevate performance nella categoria degli ultraottantenni;

   dal report settimanale sulle vaccinazioni, aggiornato al 23 aprile 2021, ore 16, in Abruzzo ancora attendono la somministrazione della prima dose 37.512 ultraottantenni, su 117.7243 soggetti 88.458 persone, con età tra i 70-79, su 134.480 soggetti;

   in merito alla vaccinazione della categoria degli ultraottantenni, i dati di Abruzzo, Calabria e Sicilia rappresentano le peggiori performance fra tutte le regioni;

   sempre secondo il report aggiornato al 26 aprile 2021, ore 6:10, su un totale di 389.456 dosi somministrate, 7.171 di queste, pari all'1,84 per cento del totale, sono state inserite nella categoria «Altro», quindi non ricadenti nelle altre categorie prioritarie individuate;

   dai dati pubblicati dall'Istituto superiore di sanità l'età media dei pazienti deceduti e positivi a Sars-CoV-2 è pari ad 81 anni, con un aumento della letalità con l'aumentare dell'età;

   l'ordine di priorità individuato dal Piano strategico nazionale e dai provvedimenti, regionale è stato definito sulla base del criterio del maggior rischio di letalità correlato al Covid-19;

   è di primaria importanza vigilare sulla corretta attuazione del programma regionale, per accertare che ogni singola dose di vaccino venga somministrata ai soggetti ricadenti nelle categorie previste dal programma stesso;

   è urgente recuperare il gap con le altre regioni e completare nel minor tempo possibile la vaccinazione per gli ultraottantenni e delle persone fragili;

   altrettanto urgente è fornire delle indicazioni operative alle Asl per regolamentare, con trasparenza, le liste di riserva al fine di ottimizzare l'impiego delle dosi, evitando inutili sprechi –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i motivi dei ritardi registrati in Abruzzo per il completamento del primo ciclo di vaccinazione per gli ultraottantenni, le persone fragili ed i soggetti con età 70-79 anni;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché la regione possa recuperare il gap di cui al punto precedente;

   se risulti che, rispetto alle 7.171 dosi somministrate e registrate all'interno della categoria «Altro», tutti i soggetti inseriti in tale categoria avessero titolo ad essere vaccinati;

   se non intenda adottare iniziative per quanto di competenza, in raccordo con la regione Abruzzo, affinché siano fornite indicazioni operative alle Asl per regolamentare le liste di riserva, al fine di ottimizzare l'impiego delle dosi nel rispetto della gerarchia delle categorie individuate dal programma regionale;

   quanti siano i soggetti con età inferiore a sessantanni che hanno ricevuto una dose di vaccino e che non possono considerarsi soggetti fragili, Caregiver, operatori sanitari e sociosanitari, personale non sanitario impiegato in strutture sanitarie e in attività lavorativa a rischio, ospiti di strutture residenziali, personale scolastico, comparto difesa e sicurezza.
(4-09268)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sta facendo discutere la notizia dello studente di 18 anni, destinato a diventare, suo malgrado, simbolo della dittatura sanitaria in epoca di COVID-19 e, in ogni caso, punta dell'iceberg di un fenomeno molto più preoccupante, qual è l'impatto psicologico dell'emergenza sanitaria sui giovani;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, il ragazzo, appena entrato a scuola, si sarebbe incatenato a un banco, perché si rifiutava di indossare la mascherina in classe; sul posto sono giunti un'ambulanza e un'auto della polizia e dopo 2 ore di trattative il ragazzo è stato accompagnato all'esterno e «preso in custodia dai sanitari», come riportato sui verbali di polizia;

   poco dopo lo studente avrebbe chiamato i genitori per comunicare agli stessi che era stato portato al reparto psichiatrico di Pesaro, a Muraglia, «perché mi hanno fatto un TSO e mi hanno detto che dovrò restare qui una settimana. In questo momento una dottoressa mi sta portando via tutti gli oggetti pericolosi. Mi hanno dato dei calmanti al Santa Croce e poi mi hanno trasferito a Pesaro, a Muraglia»;

   al di là degli aspetti specifici del caso, che sarà vagliato dalla procura per valutare i possibili aspetti penali, in particolare se il giovane possa esser stato plagiato inducendolo a compiere quei gesti di protesta a scuola e al pronto soccorso contro le norme anti COVID-19, appare sconcertante che il dissenso sia stato trattato come un problema psichiatrico, aprendo la strada ad una deriva pericolosa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali informazioni disponga per fare chiarezza sulla vicenda;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per salvaguardare la salute mentale e il benessere psicologico di bambini, adolescenti e giovani durante la pandemia COVID-19.
(4-09270)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-05567, l'interrogante ha trattato l'abuso del Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) nei confronti di cittadini italiani e con l'interrogazione n. 4-05932, ha espresso forti dubbi e perplessità sulla previsione di un intervento di accertamento sanitario senza il coinvolgimento dei genitori di un minore;

   con l'interrogazione n. 4-06306 l'interrogante ha chiesto espressamente al Ministro della salute se non ritenesse di evitare che venissero adottati provvedimenti di Tso e nel caso di assumersene la responsabilità e con la n. 4-07928 è stato chiesto se, per quanto di competenza del Ministro della salute, dell'interno, e del Presidente del Consiglio dei ministri, ci fosse l'intenzione di meglio circoscrivere la modalità di attuazione dell'articolo 34, comma 2, della legge n. 833 del 1978, al fine di meglio bilanciare l'eventuale intervento con i diritti costituzionali fondamentali della libertà di manifestazione del pensiero e dei diritti politici;

   il 6 maggio 2021, un nuovo caso di Tso, è apparso alle cronache. Un ragazzo di 18 anni, studente dell'istituto Olivetti di Fano, è stato prelevato dalle forze dell'ordine e portato in ospedale perché si rifiutava di indossare la mascherina in classe. Il ragazzo ha espresso la sua motivazione affermando che la sua era una posizione politica in quanto la norma che impone l'utilizzo della mascherina «è incostituzionale», arrivando ad incatenarsi al banco per protesta. Eleonora Maria Augello, dirigente dell'istituto scolastico difende l'intervento delle forze dell'ordine, affermando che: «Esistono delle precise prescrizioni sanitarie che provengono da decisioni governative ed è nostro dovere rispettarle per la sicurezza dei nostri ragazzi e delle loro famiglie. È chiaro che in tutti questi giorni, presentandosi un caso così difficile, il nostro primo intento è stato quello di svolgere un compito educativo, facendo riflettere il ragazzo e chiunque si trovi nel sostenere posizioni di questo genere delle conseguenze a cui si può andare incontro. Ognuno ha il diritto di manifestare la sua libertà di pensiero, criticando anche le leggi e i regolamenti, ma lo può fare senza mancare al rispetto degli altri»;

   il ragazzo è stato già oggetto di provvedimenti disciplinari in merito al suo rifiuto, tanto che l'11 febbraio 2021 riceve una sanzione disciplinare, votata all'unanimità dal consiglio di classe, che prevedeva: «Non autorizzare l'ingresso dell'alunno T.V. nei locali dell'IIS POLO3 senza mascherina protettiva, fornita dalla scuola o autoprodotta, indossata correttamente. Il che implica che l'alunno non potrà frequentare in presenza le lezioni» e «autorizza la frequenza in DAD». Con tale provvedimento, a parere dell'interrogante, il consiglio di classe ha abusato della sua autorità, per negare il diritto allo studio in presenza allo studente;

   la stampa riporta che, secondo quanto raccolto da compagni e docenti, non ha mai mostrato atteggiamenti aggressivi e che il Tso sarebbe scattato al pronto soccorso quando i sanitari hanno cercato di sottoporlo al tampone ma sull'albo pretorio del comune di Fano, alla data del 10 maggio 2021, non risulta mai stata essere pubblicata l'ordinanza del sindaco che autorizza tale operazione;

   il 6 maggio 2021 l'Associazione «Diritti alla Folla» presenta una istanza di revoca immediata ai sensi dell'articolo 35 della legge n. 833 del 1978. L'interrogante concorda con quanto espresso nella nota accompagnatrice. Il rifiuto, che condivide, dell'uso della mascherina si configura come espressione di una posizione politica e/o di una disobbedienza civile;

   il 9 maggio 2021 il ragazzo viene dimesso dal reparto di psichiatria dell'ospedale di Muruglia, il quale aveva sequestrato anche il cellulare del ragazzo –:

   se i Ministri interrogati intendano fare chiarezza sulla vicenda e verificare, per quanto di competenza, se vi siano stati errori o irregolarità da parte di funzionari della pubblica amministrazione in relazione all'accaduto.
(4-09273)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO, NAPPI e VILLANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sarno situato nella regione Campania, nasce alla quota di circa 30 metri sul livello del mare dalle pendici del monte Sarno, facente parte del gruppo montuoso del Sant'Angelo-Pizzo d'Alvano ed è il più ricco serbatoio di acqua potabile dell'Italia meridionale; attraversa in forma calma e sinuosa i comuni di Sarno, San Valentino Torio, San Marzano, Striano, Poggiomarino, Pompei, Scafati, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia per sfociare, in direzione della località Sant'Abbondio di Pompei, in mare di fronte allo scoglio «Petra Herculis»; come si legge sul Fondo ambiente italiano «(...) le problematiche del Sarno, causa una elevata pressione antropica con relativo impatto determinato da scarichi domestici (fecali, agricoli, pesticidi, fertilizzanti, eccetera) e industriali, sono tutte relative al suo forte inquinamento (il più alto d'Europa) che si ripercuote nell'intero golfo di Napoli, fino agli anni Sessanta, era un fiume pescoso e termale caratterizzato da ambienti salubri e incontaminati. Nel 1992 il fiume è stato dichiarato ad elevato rischio ambientale ed è iniziato un tortuoso percorso per il disinquinamento: allo scopo si è divisa l'area in tre comprensori:

   dell'Alto Sarno con 8 comuni, una popolazione di 69 mila abitanti e una densità di 398 ab/kmq;

   del Medio Sarno con 21 comuni, una popolazione di 445 mila abitanti e una densità di 1.430 ab/kmq;

   di Foce Sarno con 10 comuni, popolazione di 225 mila abitanti e una densità di 2.338 ab/kmq»;

   nonostante per il corso d'acqua in questione siano state stanziate negli ultimi decenni ingenti somme al fine di mitigarne i danni, questi ultimi continuano a tediare la popolazione limitrofa. Basti pensare a come, nei giorni immediatamente trascorsi, a Castellammare di Stabia, i vigili del fuoco sono intervenuti a causa della caduta di un albero su una serra situata proprio a ridosso degli argini del fiume. Le operazioni di messa in sicurezza venivano accompagnate dallo sgomento degli operatori intervenuti a causa della ingente e catastrofica situazione che si annunciava davanti ai loro occhi. È stata riscontrata una vera e propria isola di rifiuti nel tratto di fiume parallelo, a via Ripuaria: bottiglie di plastica, cassette di sughero, tavole di legno, rami d'albero, palloni e tanti altri rifiuti trasportati dal fiume;

   non può sottacersi la circostanza che vede il fiume de quo tra i 20 fiumi più inquinati del mondo. Durante i lavori della conferenza sui fiumi meno salubri del pianeta, tenutasi a New York, il Sarno è stato classificato al sesto posto per livello di inquinamento. Basti pensare che nelle sue acque, e in quelle degli affluenti, secondo il Cnr, c'è cadmio, piombo, arsenico e pesticidi. Conseguentemente, secondo diversi ricercatori italiani e stranieri il mix di inquinanti ha provocato nel corso degli anni un aumento, tra gli abitanti del bacino idrografico, di diverse malattie, da quelle cardio-respiratorie a quelle tumorali; gli interventi di interesse nazionale sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito inquinato, alla quantità e alla pericolosità degli inquinanti presenti nel sito, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante al sito inquinato in termini di rischio sanitario, ecologico nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali –:

   se il Ministro intenda adottare le iniziative di competenza, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per acquisire un quadro aggiornato sulla situazione di fondali, canali e sorgenti inquinanti del fiume;

   se il Governo intenda proseguire sulla linea intrapresa dal Ministro pro tempore Costa con la riqualificazione dell'area interessata, ma nel contempo adottando le iniziative di competenza affinché il sito venga qualificato come sito bonificare di interesse nazionale (Sin) e non regionale (Sir).
(3-02272)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DAGA, NAPPI, GRIPPA, MARTINCIGLIO e SEGNERI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 147 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 disciplina l'organizzazione del servizio idrico integrato e prevede l'obbligo per gli enti locali di aderire all'ente di governo dell'ambito individuato dalla competente regione per ciascun ambito territoriale;

   l'articolo 147, comma 2-bis, lettera b) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in particolare, prevede che «Qualora l'ambito territoriale ottimale coincida con l'intero territorio regionale, ove si renda necessario al fine di conseguire una maggiore efficienza gestionale ed una migliore qualità del servizio all'utenza, è consentito l'affidamento del servizio idrico integrato in ambiti territoriali comunque non inferiori agli ambiti territoriali corrispondenti alle province o alle città metropolitane. Sono fatte salve: [...] b) le gestioni del servizio idrico in forma autonoma esistenti, nei comuni che presentano contestualmente le seguenti caratteristiche: approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette ovvero in siti individuati come beni paesaggistici ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico. Ai fini della salvaguardia delle gestioni in forma autonoma di cui alla lettera b), l'ente di governo d'ambito territorialmente competente provvede all'accertamento dell'esistenza dei predetti requisiti»;

   sarebbe opportuno lasciare la libertà di escludere dalla gestione unica quei comuni che effettivamente siano in grado di garantire quanto stabilito dalla lettera b) del comma 2-bis dell'articolo 147 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, soprattutto nelle zone montane dove sussistono più facilmente le caratteristiche elencate, interpretando in modo stringente la norma, considerando anche che alcuni dei comuni che sono fuori dalla gestione unica si trovano in zone distanti da altri centri abitati e la gestione con un unico gestore potrebbe essere troppo onerosa per la collettività e non rispettare i criteri di efficacia, efficienza ed economicità del servizio idrico –:

   se il Ministro interrogato possa fornire dati aggiornati e informazioni, per quanto di competenza, in merito a quanti e quali siano attualmente i comuni che, in esito alla ricognizione effettuata dagli enti di governo dell'ambito, possiedono i requisiti previsti dall'articolo 147, comma 2-bis, lettera a) e lettera b), nonché in merito al numero dei contenziosi in essere relativi alla mancata adesione da parte degli enti locali agli enti di governo dell'ambito o al subentro del gestore unico, ovvero aventi ad oggetto le determinazioni negative in ordine alla richiesta da parte dei comuni della gestione autonoma ai sensi del medesimo articolo 147.
(5-05994)


   SQUERI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2012 sono state abrogate, per contrasto con il diritto comunitario, le addizionali all'accisa sull'energia elettrica previste dall'articolo 6 del decreto-legge n. 511 del 1988, senza disporre alcuna procedura di rimborso per le addizionali provinciali sulle accise elettriche pagate nel 2010-2011;

   successivamente – con le sentenze n. 27101 e 27099 del 2019 – la Corte di cassazione è intervenuta stabilendo la loro illegittimità e rimborsabilità, affermando che il consumatore finale di energia elettrica, che abbia a suo tempo pagato l'addizionale, non è legittimato a richiedere il rimborso dell'addizionale direttamente allo Stato, che è estraneo al rapporto d'imposta che intercorre unicamente tra l'erario ed il fornitore stesso, ma ha diritto ad agire davanti al giudice civile per la ripetizione dell'indebito nei confronti del proprio fornitore;

   la Corte di cassazione ha, inoltre, stabilito che il fornitore che ha traslato l'addizionale sul cliente, può presentare istanza di rimborso allo Stato solo nel caso in cui il cliente abbia ottenuto, con sentenza passata in giudicato la ripetizione dell'indebito;

   si è così creata una situazione paradossale in cui chi ha materialmente subito l'esborso economico – il cliente – non ha diritto a richiedere il rimborso direttamente allo Stato (perché non è il soggetto passivo), ma dovrebbe agire in giudizio contro il fornitore per ottenere una sentenza passata in giudicato che lo condanni alla ripetizione dell'indebito;

   il fornitore, per ottenere il suo diritto al rimborso da parte dello Stato, dovrebbe opporsi alle richieste di restituzione dell'accisa fatte dai clienti per costringerli a citarlo in giudizio ed ottenere il passaggio in giudicato di una sua sentenza di condanna che lo legittimerebbe, a poter chiedere il rimborso allo Stato;

   una volta ottenuta la sentenza passata in giudicato che condanna il fornitore al pagamento, il consumatore avrebbe diritto alla ripetizione dell'indebito da parte del fornitore, il quale si troverebbe a dover anticipare ingenti somme di denaro che, di fatto, lo Stato ha già incassato (somme che complessivamente arrivano a circa 3,4 miliardi di euro;

   tale procedimento obbligato costituisce un serio pericolo per la solidità economica di tutte le società fornitrici che si troverebbero a sostenere esborsi, anche di importi elevati, per rimborsare cifre di cui non hanno più disponibilità, avendole versate a suo tempo all'amministrazione e trovandosi, successivamente, costrette ad affrontare problemi per il loro recupero;

   inoltre, le stesse imprese fornitrici, dovrebbero far fronte ad un'elevata mole di cause legali in cui si troverebbero a dover essere, per necessità e loro malgrado, soccombenti, ed anche in questo caso, con un esborso economico e organizzativo di rilevante importanza;

   il tribunale di Torino, in data 20 aprile 2021, accogliendo l'istanza di Iren Energia per il rigetto di una richiesta di restituzione, ha sottolineato che appare in tensione con il dettato costituzionale imporre ai pochi fornitori l'onere di anticipare la restituzione dell'intero gettito dell'addizionale alla potenziali moltitudine di utenti, rimarcando che tale situazione pare ulteriormente aggravata dalla mancanza di disposizioni che coordinino un'eventuale iniziativa di esecuzione forzata dell'utente –:

   se i Ministri interrogati ritengano di adottare con urgenza iniziative, anche normative, per evitare che questa farraginosa e paradossale procedura metta in ginocchio le aziende fornitrici del settore che si troverebbero a sostenere esborsi, anche di importi elevati, per rimborsare cifre di cui non hanno più disponibilità, avendole versate a suo tempo all'amministrazione e trovandosi, successivamente, costrette ad affrontare problemi per il loro recupero;

   quali iniziative urgenti, in specie di carattere normativo, si intendano adottare, per evitare che pochi fornitori debbano anticipare la restituzione dell'intero gettito delle addizionali 2010-2011 alla potenziale moltitudine di utenti che, di fatto, spetterebbe allo Stato.
(5-05997)


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da anni è crescente l'allarme degli ambientalisti per la devastazione causata da un'escavazione selvaggia. Uno scempio territoriale che viene considerato come il più grave d'Europa e su cui si accese un vivace dibattito, legato al piano paesaggistico della regione Toscana, tutt'altro che sopito dopo la sua approvazione;

   si sta parlando della catena montuosa delle Apuane che è stretta per 60 chilometri tra i due bacini del Magra e del Serchio. Un ambito paesaggistico caratterizzato da pendii ripidi, antri e grotte, circhi glaciali, oltre che da meravigliosi ecosistemi fluviali;

   ancora: caratterizzato da praterie montane, brughiere, torbiere e garighe, da agroecosistemi tradizionali di pregio e da tantissimi toponimi che parlano di un'antropologia locale profondamente segnata dalle cave. In tutto, vi sono 30 habitat d'interesse comunitario, 152 specie di rilievo conservazionistico censite, il 52 per cento di tutta la biodiversità regionale concentrato in questo angusto e fragile territorio;

   si tratta di un luogo unico al mondo che, nella sua vasta complessità, è sottoposto alla costante minaccia dell'escavazione. Tutto, infatti, sulle Apuane, parla di marmo. Dal Carrione all'Altissimo, dalle pendici erose del Monte Sagro, fino alle lapidi che ricordano le stragi nazifasciste dell'estate 1944. Quello che non è pacifico domandarsi è come sia stata possibile un'accelerazione tanto distruttiva del prelievo dell'oro bianco. Un prelievo che ha sostentato le popolazioni locali sin dall'epoca romana, e che ha trovato, si potrebbe dire per inerzia, un equilibrio fino almeno agli anni Sessanta del secolo scorso. Poi, la rivoluzione dei trasporti su gomma e l'avvento del filo diamantato e delle tagliatrici a catena, hanno decuplicato la voracità dell'estrazione;

   le cifre sono impressionanti. Nel comparto insiste, infatti, una cava ogni tre chilometri quadrati e questa densità cresce a sette cave per chilometro quadrato nella sola area di Carrara. Sono quasi 600 in tutto, di cui 155 attive, un centinaio delle quali nel solo bacino carrarese. Nell'arco di un secolo, si è passati da qualche migliaio a qualche milione di tonnellata estratta all'anno. Con percentuali di prelievo per blocchi che si attestano stabilmente a circa il 20 per cento. Il resto è detrito, scaglie, polveri di marmo e terre di cava. Marmettola e ravaneti ovunque. In parole povere: un modello coloniale, a dir poco predatorio, che ha alimentato il business internazionale del carbonato di calcio, impiegato come sbiancante nell'edilizia e nella cosmesi. Nulla, in altri termini, che possa davvero essere associato agli scenari placidi e rassicuranti della «coltivazione» del marmo Statuario Michelangelo;

   quello che pare del tutto inaccettabile è veder scomparire paesaggi irripetibili attraverso l'unicum giuridico delle «aree contigue di cava». Dei veri e propri pertugi, vocati all'escavazione, aperti dentro la superficie protetta del Parco regionale che, si ricorda, fa pure parte della rete mondiale dei Geoparchi Unesco;

   a tal proposito, si evidenzia che, nell'ultimo rapporto di Legambiente «Cave 2021», viene dedicato un ampio capitolo a «Il marmo delle Alpi Apuane» che descrive la situazione attuale delle cave e alle eventuali criticità che ne derivano a questo territorio –:

   se il Governo non intenda urgentemente adottare iniziative di competenza, anche attivando un tavolo tecnico con la regione Toscana e gli enti locali competenti per territorio affinché sia realizzata una strategia che conduca alla progressiva chiusura di tutte le cave interne nell'area di cui in premessa che rientra nella rete mondiale dei «Geoparchi Unesco», e, parimenti, ad un prelievo più sostenibile per l'intero distretto industriale di Carrara, in modo da realizzare nel più breve tempo un'altra economia apuana fatta di agricoltura biologica, zootecnia, turismo verde, ricettività diffusa, artigianato locale, enogastronomia delle denominazioni di origine protetta locali, autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, in modo da dare nuove possibilità, creare nuove professioni ad alto contenuto di conoscenza e valore aggiunto che dovranno accompagnare e integrare l'indotto della lavorazione del marmo.
(5-05999)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Paita e altri n. 7-00650, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nobili.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-04868, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Gagliardi n. 5-05989, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Plangger.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Gagliardi n. 5-05343 del 17 febbraio 2021.