Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 49 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dalla legge 28 dicembre 2015, n. 220, stabilisce l'assetto della governance della Rai-Radiotelevisione italiana spa;

    il comma 6 prevede che i membri del consiglio di amministrazione sono così individuati: a) due eletti dalla Camera dei deputati e due eletti dal Senato della Repubblica, con voto limitato a un solo candidato; b) due designati dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, conformemente ai criteri e alle modalità di nomina dei componenti degli organi di amministrazione delle società controllate indirettamente dal Ministero dell'economia e delle finanze; c) uno designato dall'assemblea dei dipendenti della Rai-Radiotelevisione italiana Spa, tra i dipendenti dell'azienda titolari di un rapporto di lavoro subordinato da almeno tre anni consecutivi, con modalità che garantiscano la trasparenza e la rappresentatività della designazione stessa; il mandato dei membri del consiglio di amministrazione dura tre anni e i membri sono rieleggibili una sola volta; la revoca dei componenti del consiglio di amministrazione è deliberata dall'assemblea ed acquista efficacia a seguito di valutazione favorevole della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;

    i componenti del consiglio di amministrazione di designazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica devono essere eletti tra coloro che presentano la propria candidatura nell'ambito di una procedura di selezione il cui avviso deve essere pubblicato nei siti internet della Camera, del Senato e della Rai-Radiotelevisione italiana spa almeno sessanta giorni prima della nomina. Le candidature devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina e i curricula devono essere pubblicati negli stessi siti internet; ai fini dell'elezione di quattro componenti, due per ciascuna Camera, il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati hanno pubblicato il 31 marzo 2021, nei rispettivi siti istituzionali, l'avviso per la presentazione delle candidature; il termine è scaduto il 30 aprile;

    il dibattito sorto in relazione alle recenti vicende riguardanti la trasmissione televisiva del concerto del 1° maggio, ha confermato una volta di più la necessità di intervenire nuovamente sul settore radiotelevisivo, e i leader sostanzialmente di tutte le forze politiche presenti in Parlamento hanno affermato la necessità di una riforma della Rai che ponga fine alla lottizzazione politica e al condizionamento esterno del servizio pubblico;

    in Parlamento sono depositate numerose proposte di legge di modifica della governance del servizio pubblico radiotelevisivo, che con diversi modelli puntano a risolvere le criticità sollevate da tutte le forze politiche;

    vista la dichiarata unità di intenti di tutte le forze politiche, è urgente incardinare immediatamente una riforma della Rai che modifichi l'attuale sistema, anche attingendo alle migliori esperienze degli altri Paesi, inclusi i sistemi che prevedono l'affidamento della gestione del servizio pubblico a una fondazione nettamente separata e indipendente dal potere politico, sul modello britannico della Bbc,

delibera

1) di avviare, nelle sedi parlamentari competenti, un percorso volto ad elaborare una revisione complessiva del sistema di governance della Rai, adottando modalità di nomina degli organi e di gestione del servizio pubblico e della concessionaria che ne assicurino l'indipendenza, sottraendola al condizionamento dei partiti politici.
(1-00483) «Costa, Angiola, Frate, Schullian».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'Agenzia fauna selvatica dello Zimbabwe ha deciso che rilascerà presto i permessi a pagamento per uccidere 500 elefanti entro il 2021: la tariffa sarà determinata dalle dimensioni del pachiderma e andrà dai 10 mila ai 70 mila dollari;

    il portavoce dell'Autorità per la gestione dei parchi e della fauna selvatica, Tinashe Farawo, ha dichiarato all'Afp che la caccia agli elefanti è permessa durante la stagione delle piogge, che va da aprile a ottobre, e che le entrate dell'attività saranno particolarmente importanti per la battuta d'arresto economica causata dalla pandemia da COVID-19 nel Paese;

    Farawo ha anche ricordato che la pratica di vendere licenze di caccia di questo genere è iniziata nel 1991 e lo Zimbabwe, così come altri Paesi africani, è stato messo in ginocchio dalla pandemia che, di fatto, ha cancellato il turismo con le entrate economiche relative;

    il portavoce dello Zimbabwe Parks and Wildlife Management Authority ha ribadito alla Cnn che sostenere i parchi «costa 25 milioni di dollari» e parte di quella cifra, proverebbe proprio dalla cosiddetta caccia sportiva che, negli ultimi tempi, a causa della pandemia, è venuta a mancare; lo scorso mese l'organizzazione svizzera International union for conservation of nature (Iucn) ha catalogato gli elefanti della savana africana come «a rischio di estinzione» e quelli della foresta africana come «gravemente a rischio di estinzione», affermando che il declino della popolazione di questi pachidermi è dovuto a fattori come il bracconaggio e la perdita di habitat naturale;

    la Convenzione sulla diversità biologica (CBD, Convention on Biological Diversity) è un trattato internazionale adottato a Nairobi il 22 maggio 1992 che è stato aperto alla firma dei Paesi nel giugno 1992 durante il Summit mondiale dei Capi di Stato di Rio de Janeiro; la Convenzione è entrata ufficialmente in vigore il 29 dicembre 1993 ed è stata ratificata ad oggi da 196 Paesi;

    la succitata Convenzione è considerata la più onnicomprensiva, in quanto i suoi obiettivi si applicano praticamente a tutti gli organismi viventi della terra, sia selvatici che selezionati dall'uomo,

impegna il Governo

a intraprendere le opportune iniziative diplomatiche, anche in sede di Onu e di Unione europea, per far rispettare gli impegni presi anche dal Governo dello Zimbabwe nel sottoscrivere la «Convenzione della diversità biologica».
(7-00657) «Zoffili, Maturi, Cecchetti, Coin, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Formentini, Picchi, Ribolla, Snider».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    il comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, legge n. 145 del 30 dicembre 2018, è stato introdotto, nell'ambito dell'esame parlamentare, con un emendamento del gruppo Lega e ha istituito un Fondo nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni, dal 2018 al 2023, per un totale di 250 milioni di euro, da utilizzare da parte delle città metropolitane, delle province territorialmente competenti e dell'Anas Spa, per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e per la realizzazione di nuovi ponti nel bacino del Po in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza;

    con il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, 3 gennaio 2020, n. 1, previa intesa in sede di Conferenza unificata, è stata disposta l'assegnazione delle risorse ai soggetti attuatori, sulla base di un piano che ha classificato i progetti presentati secondo criteri di priorità fissati dalla legge e legati al miglioramento della sicurezza, al traffico interessato e alla popolazione servita;

    una norma analoga a quella del citato comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019 è stata prevista anche dall'articolo 49 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza, situati su tutto il territorio nazionale, che istituisce un ulteriore Fondo da ripartire, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con una dotazione di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023; l'assegnazione delle risorse è prevista a favore delle città metropolitane e delle province territorialmente competenti e la ripartizione avviene con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, anche sulla base di criteri analoghi a quelli indicati all'articolo 1, comma 1077, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, che riguardano la consistenza della rete viaria, il tasso di incidentalità e della vulnerabilità rispetto a fenomeni di dissesto idrogeologico, come specificati nel decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti protocollo n. 49 del 16 febbraio 2018, modificato dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 19 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 maggio 2020, n. 127; non risulta ancora approvato il decreto di ripartizione di tale Fondo;

    il decreto di attuazione del citato comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, ha dato precedenza ad un esteso programma di lavori di manutenzione dei ponti esistenti nel bacino del Po, piuttosto che alla realizzazione di nuovi ponti;

    infatti, su 255 interventi, quelli riguardanti i progetti per la costruzione di nuovi ponti, in sostituzione di quelli con problemi di sicurezza, sono solo 26; ciò nonostante il fatto che la novità assoluta introdotta nell'ordinamento con il comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019 fosse quella del finanziamento della costruzione di nuovi ponti, in sostituzione di quelli vetusti e non corrispondenti alle nuove norme di sicurezza; la norma, almeno nell'intenzione dei presentatori della proposta emendativa, era proprio quella di creare un Fondo che lancia la costruzione di nuovi ponti per sostituire quelli costruiti nel secolo scorso, visto che la ristrutturazione dei ponti esistenti abbia sempre ricevuto risorse da varie fonti di finanziamento;

    la ricognizione effettuata sullo stato delle infrastrutture, riportata nel decreto ministeriale n. 1 del 2020, evidenzia che 183 ponti presentano un degrado strutturale alto, 42 sono in esercizio con limitazione di portata, 5 con limitazione del traffico, 4 chiusi totalmente e altri interessati da lavori di manutenzione;

    infatti, nel bacino del Po esistono alcuni ponti che, per la necessità di continue manutenzioni, chiudono periodicamente per mesi o che, a causa della vetustà delle strutture, addirittura chiudono durante le forti precipitazioni, a scopo precauzionale, interrompendo collegamenti importanti sul territorio e sottoponendo i cittadini a non pochi disagi e code di traffico insostenibili sui pochi ponti restanti aperti;

    alcuni ponti, inoltre, sono ormai chiusi perennemente al traffico pesante, poiché anche dopo i lavori di ristrutturazione non sopportano carichi eccessivi, oppure le strutture e le dimensioni sono tali da rendere impossibile l'applicazione delle nuove norme di sicurezza, oppure, finita la ristrutturazione, hanno un numero limitatissimo di anni di vita;

    anche il contratto di programma 2016-2021, aggiornamento 2019, tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'Anas, afferma l'interesse per la realizzazione di nuovi ponti sul Po nella Sezione A1.1, contenente l'elenco degli interventi per i quali viene finanziata la progettazione, mediante apposita posta inserita nel «Fondo progettazione», ai fini dell'inserimento nei successivi aggiornamenti contrattuali o nel prossimo contratto di Programma; in particolare, al n. 2, con il codice MI905, figura l'intervento «Realizzazione di nuovi ponti sul Po in corrispondenza degli itinerari statali», specificando nella corrispondente nota «Il progetto corrisponde alla necessità di definire gli interventi per assicurare adeguato livello di servizio delle strade che attraversano il fiume Po (ad esempio Ponte presso Casalmaggiore, Ponte della Becca)»;

    il nuovo ponte della Becca è da anni atteso sul territorio; infatti, nella provincia di Pavia, il ponte della Becca, sulla strada statale 617, «Bronese», trasferita recentemente alla competenza dell'Anas, è diventato il simbolo della provincia; il vecchio ponte in acciaio è stato costruito tra il 1910 e il 1912 sulla confluenza tra i fiumi Ticino e Po, in sostituzione di un ponte provvisorio di barche, che da 1865 veniva costruito annualmente per i trasporti commerciali tra Oltre Po pavese e Lombardia;

    il ponte, con una lunghezza pari a 1.040 metri, suddivisa in 13 campate, presenta annualmente problematiche importanti e imprevedibili che obbligano la chiusura al transito per settimane ai fini della manutenzione straordinaria, creando ripetuti disagi alle comunicazioni e dispendio significativo di risorse per la messa in sicurezza; peraltro, il ponte non è percorribile dai mezzi pesanti al di sopra di 35 quintali e ciò mette in crisi la logistica delle aziende e dei trasportatori che, obbligatoriamente, devono trovare strade alternative di comunicazione;

    dopo i lavori consistenti eseguiti negli anni '50 per ripristinare il ponte danneggiato durante la seconda guerra mondiale, i lavori più importanti degli ultimi anni, che hanno richiesto la chiusura al transito per diversi mesi, sono quelli dovuti al cedimento di un giunto della struttura a novembre 2010, al crollo improvviso del pilone 9 nel marzo 2011, che ha richiesto lavori importanti tra il pilone 9 e 8 con la realizzazione di strutture d'appoggio, il rinforzo delle fondazioni e il consolidamento dell'impalcato in acciaio negli anni successivi, nonché i lavori di manutenzione e messa in sicurezza delle strutture metalliche del 2020;

    nel 2018 è stata decisa la costruzione di un nuovo ponte della Becca, in considerazione della vetustà delle strutture, dei gravi pericoli per la sicurezza degli automobilisti e del divieto al transito permanente per i mezzi pesanti; la regione Lombardia ha già predisposto uno studio di fattibilità con un finanziamento proprio di circa 800 mila euro;

    a valere sui fondi del comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, il decreto ministeriale 3 gennaio 2020, n. 1, ha assegnato 1,5 milioni di euro alla provincia di Pavia per la realizzazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per la costruzione di un nuovo ponte, ai sensi del codice dei contratti pubblici; recentemente, la provincia di Pavia ha effettuato la gara per l'assegnazione del progetto e il 29 aprile 2021, in seguito all'esame delle 10 offerte presentate, è risultato vincitore lo studio Calvi con un progetto di ponte con meno campate, che facilita il flusso del fiume, e una carreggiata a due corsie per ciascun senso di marcia;

    la costruzione di un nuovo ponte migliorerà la viabilità di un nodo strategico per l'attraversamento dei fiumi Ticino e Po e il collegamento con tutta la zona dell'Oltrepò pavese;

    anche il nuovo ponte tra Colorno e Casalmaggiore è da anni atteso sul territorio, perché rappresenta un collegamento strategico tra la Lombardia e l'Emilia-Romagna, due regioni importantissime per l'economia dell'intero Paese;

    il vecchio ponte tra Colorno e Casalmaggiore (o ponte di Casalmaggiore) sulla strada provinciale 343/R ex strada statale Asolana trasferita recentemente alla competenza dell'Anas, è percorso giornalmente da un traffico sostenuto di circa 13.000 veicoli, di cui 2.000 Tir, ed è indispensabile per il collegamento tra Parma, Mantova e la bassa Cremonese; tuttavia, essendo il ponte stato inaugurato nel lontano 1958, ha ormai esaurito la sua funzione e mediamente ogni 7 anni necessita di importanti lavori di manutenzione straordinaria e ristrutturazione con completa chiusura al traffico e interruzione del collegamento tra le due regioni;

    durante tali «interventi tampone» di manutenzione straordinaria, la chiusura del ponte di Casalmaggiore crea gravi disagi alla popolazione e soprattutto ai pendolari che si recano giornalmente al lavoro e a tutte le aziende produttive della zona; è impellente la necessità della realizzazione di un nuovo ponte di collegamento Colorno-Casalmaggiore che, ovviamente, dovrà essere costruito nello stesso punto o poco distante, essendo la posizione strategica per congiungere strade primarie di collegamento tra 2 regioni e 3 province; i cittadini chiedono soluzioni concrete e sicure, anche perché il Cnr ha inserito il ponte tra le opere da tenere sotto osservazione;

    con riferimento ai lavori degli ultimi anni, il ponte è stato riaperto il 5 giugno 2019, dopo ben 21 mesi di chiusura totale dovuta ad una importante ristrutturazione urgente per lesioni strutturali; ma la previsione della vita utile dell'infrastruttura è di soli dieci anni dalla data di riapertura, a condizione che venissero rispettati i limiti di velocità di 50 Km/h, il limite di portata di 44,00 tonnellate e la distanza minima di 50,00 metri; contestualmente alla riapertura avrebbero dovuto essere installati sistemi di monitoraggio attraverso sensori, della velocità, del peso dei veicoli in transito e della staticità della struttura, così da poter assicurare la durata del manufatto; tali sistemi sono stati installati recentemente, ma i cittadini memori dei disagi subiti a causa delle chiusure per riparazioni, lamentano trasgressioni che non solo rendono pericoloso il passaggio per gli automobilisti, ma mettono anche a rischio le strutture che potrebbero non reggere fino alla realizzazione e messa in esercizio di un nuovo ponte;

    la realizzazione di un nuovo ponte è pertanto questione urgente e indifferibile;

    a valere sui fondi del comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, il decreto ministeriale 3 gennaio 2020, n. 1, ha assegnato 1,5 milioni di euro alla realizzazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per la costruzione di un nuovo ponte sul Po tra Colorno e Casalmaggiore, ai sensi del codice dei contratti pubblici, sulla strada statale 343 Asolana;

    si apprende dalla stampa che ad aprile 2021, la provincia di Parma ha affidato all'ingegner Pier Giorgio Malerba, professore emerito e docente a contratto di bridge theory and design del Politecnico di Milano, il primo incarico di progettazione per il nuovo ponte sul Po tra Colorno e Casalmaggiore da costruire al posto di quello attuale, che avrà concluso la sua vita utile tra 8 anni; oggetto dell'incarico è l'esame della fattibilità delle alternative progettuali, la scelta della tipologia di ponte e le prime valutazioni economiche in merito alla progettazione; si tratta del primo passo per dare concretezza alle procedure di progettazione del nuovo ponte di Casalmaggiore; i cittadini invitano le autorità a stringere i tempi per la costruzione dell'opera, consapevoli dell'enorme importanza di tale struttura per il proprio territorio;

    altrettanta rilevanza riveste il ponte di San Michele (o ponte Röthlisberger dal nome del progettista che lo fece costruire tra il 1887 e il 1889), un ponte ad arco in ferro, a traffico misto ferroviario-stradale, che collega i paesi di Paderno d'Adda e Calusco d'Adda attraversando una gola del fiume Adda, sulla linea ferroviaria Seregno-Bergamo;

    si tratta di una struttura imponente, di 2500 tonnellate di ferro tenute insieme da oltre 100.000 chiodi, con un'arcata che si alza di 85 metri nella valle verde del fiume Adda;

    con riferimento ai lavori di manutenzione straordinaria degli ultimi anni, il ponte è stato chiuso il 15 settembre 2018 sia alla circolazione ferroviaria che a quella stradale per pericolo di cedimento della struttura; successivamente è stato riaperto nel 2019 per il passaggio dei pedoni e poi anche per il traffico automobilistico e solo il 14 settembre 2020, è stato riaperto anche al transito dei treni, mantenendo le restrizioni già in vigore prima della chiusura sul peso massimo e sulla velocità massima dei convogli;

    autorità locali e centrali concordano sulla necessità e urgenza della realizzazione di un nuovo ponte, anche perché, nonostante siano appena conclusi i lavori di ristrutturazione durati 2 anni, con un investimento di 20 milioni di euro, la vita utile del vecchio ponte di ferro è stimata in soli 10 anni; poi l'infrastruttura verrà chiusa al traffico e resterà come attrazione turistica, quale testimonianza di un prodigio dell'architettura di due secoli fa, paragonato alla torre Eiffel per tecnologia ed epoca;

    il ponte attuale risulta di proprietà di Rfi che, per evitare il rischio di una chiusura anticipata rispetto a quella prevista del 2031, al termine delle prove strutturali, ha imposto, oltre che il divieto di transito ai mezzi pesanti, il blocco del passaggio in contemporanea dei treni e delle auto, provocando disagi insostenibili ad automobilisti e pendolari;

    i cittadini, consci dell'importanza e della necessità dell'attraversamento dell'Adda tra Calusco e Paderno e memori dei disagi sostenuti nei due anni di chiusura del Ponte, chiedono l'immediato avvio della progettazione per la realizzazione in contemporanea di due ponti adiacenti, uno stradale e uno ferroviario; Rfi si dichiara disponibile alla realizzazione del ponte ferroviario, ma occorre risolvere i problemi della realizzazione del ponte stradale sia dal punto di vista dei finanziamenti che di quello della localizzazione;

    occorre un rifinanziamento dell'articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2019, specificatamente per la realizzazione di nuovi ponti nel bacino del Po in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza, a partire dalla sostituzione dei tre ponti della Becca, di Casalmaggiore e di San Michele, il cui stato strutturale sopra esposto rende improcrastinabile la realizzazione delle nuove infrastrutture,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative dirette ad utilizzare parte delle risorse del Piano nazionale per la ripresa e resilienza (Pnrr) per la costruzione di nuovi ponti nel bacino del Po, in sostituzione di quelli realizzati nei secoli scorsi che presentano problemi strutturali e di sicurezza non più risolvibili con i lavori di manutenzione straordinaria, per poter riconsentire in sicurezza il passaggio dei mezzi pesanti e la ripresa delle comunicazioni commerciali in un territorio importantissimo per l'economia del Paese, con particolare riferimento ai primi tre nuovi ponti di importanza strategica, della Becca, di Casalmaggiore e di San Michele;

   ad adottare le opportune iniziative di carattere normativo per il rifinanziamento del fondo ex articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2019, specificatamente ed esclusivamente per la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po, assegnando priorità alla progettazione e alla realizzazione dei lavori indifferibili e urgenti per la progettazione e costruzione dei tre nuovi ponti della Becca, di Casalmaggiore e di San Michele, in sostituzione di quelli esistenti;

   ad adottare iniziative per inserire i tre nuovi ponti della Becca, di Casalmaggiore e di San Michele tra gli interventi infrastrutturali da individuare entro il 30 giugno 2021, caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale ed esecutiva e da complessità delle procedure tecnico-amministrative, che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio-economico a livello nazionale, regionale è locale, per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di uno o più commissari straordinari, al fine di accelerarne le attività di progettazione e realizzazione, attraverso i poteri di cui all'articolo 4, commi 2, 3, 3-bis e 5, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, come modificato dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120;

   a promuovere incontri urgenti tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, la regione Lombardia, Rfi e i presidenti delle province di Bergamo e Lecco per l'attivazione di una cabina di regia sulle questioni riguardanti il ponte San Michele.
(7-00658) «Lucchini, Cavandoli, Ferrari, Rixi, Comaroli, Dara, Badole, Benvenuto, D'Eramo, Eva Lorenzoni, Patassini, Raffaelli, Valbusa, Vallotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2020 due turisti cinesi, sbarcati una settimana prima a Milano Malpensa, risultarono positivi al SARS-CoV-2 e vennero ricoverati presso l'istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Furono i primi due casi di COVID-19 confermati in Italia;

   a seguito della diffusione del contagio, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 di marzo 2020 e con quello dell'11 di marzo, venne esteso a tutta Italia il divieto di spostamento per motivi non necessari e furono disposte ulteriori misure restrittive, tra le quali la chiusura delle scuole. Gli studenti, quindi, furono costretti a proseguire la propria formazione da casa in didattica a distanza (Dad);

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2020, all'articolo 1 venne nominato come commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 il dottor Domenico Arcuri;

   all'articolo 22 del decreto-legge n. 18 del 2020, venne stabilito che tra i compiti del commissario straordinario vi fosse quello di dare attuazione e di sovrintendere a ogni intervento utile a fronteggiare l'emergenza sanitaria, organizzando, acquisendo e sostenendo la produzione di ogni genere di bene strumentale utile;

   la comunità scientifica, fin dagli inizi della pandemia, ha evidenziato quanto sia fondamentale per evitare la diffusione della malattia l'utilizzo di dispositivi, quali le mascherine chirurgiche, sia all'aperto che al chiuso;

   in vista del rientro a scuola dei ragazzi per l'anno scolastico 2020-2021, il commissario Arcuri, con lo scopo di fornire dispositivi che potessero assicurare adeguata protezione al personale scolastico e agli studenti e con l'obiettivo di non far gravare l'acquisto delle mascherine alle famiglie, ha stipulato un contratto con Fca per la fornitura di mascherine chirurgiche dal mese di luglio 2020 a settembre 2021;

   in data 5 maggio 2021, in base al contratto, risultavano distribuite 1.862.679.650 mascherine in più di 19 mila sedi scolastiche;

   tali dispositivi non vengono, però, utilizzati dalla maggior parte degli studenti o non vengono neppure distribuiti dai dirigenti scolastici perché di dimensioni non adeguate (o troppo piccole o troppo grandi), perché caratterizzate da un odore maleodorante o perché prive di nasello metallico di elastici necessari da passare dietro le orecchie;

   oltre al mancato utilizzo, queste mascherine sono state distribuite anche durante le settimane in cui le scuole sono state chiuse per le zone «rosse» e non sono state di conseguenza consegnate ai ragazzi, a causa di questa combinazione di eventi sopra elencati, gli scatoloni contenenti le mascherine chirurgiche si sono accumulati presso le scuole creando non pochi problemi ai dirigenti scolastici. Essendo, infatti, questi dispositivi considerati materiale altamente infiammabile, lo stoccaggio delle mascherine deve avvenire con determinati criteri e, a causa del numero di imballaggi e degli spazi degli istituti non sempre adeguati, esso non sempre può essere garantito in alcune scuole obbligando molti dirigenti a rimandare indietro alcuni colli contenenti i dispositivi di protezione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto scritto in premessa;

   cosa preveda il contratto stipulato dal commissario pro tempore Arcuri e a quanto ammonta la spesa per la fornitura dei suddetti dispositivi di protezione per le scuole;

   quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere questa situazione.
(5-05986)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

  il Governo sloveno, in data 24 gennaio 2019, ha definitivamente approvato il progetto definito «Secondo Binario» per la linea ferroviaria Capodistria-Divaccia, il cui inizio dei lavori è previsto nel corso del mese di maggio 2021;

  la suddetta linea rientra nel Corridoio paneuropeo V che collegherà Venezia con Kiev, rafforzando la rete dei traffici soprattutto commerciali tra l'Italia e l'est Europa;

   l'opera sarà realizzata nel territorio sloveno in prossimità del confine italiano, nei pressi della Riserva naturale regionale della Val Rosandra che, per le importanti caratteristiche naturalistiche e idrogeologiche del territorio e per la presenza di importanti specie vegetali e animali, è riconosciuta e tutelata dalla Rete europea Natura 2000 per la conservazione della biodiversità;

   a quanto risulta, la realizzazione del tracciato, ed in particolare delle gallerie sotterranee previste dal progetto, potrebbe compromettere il naturale corso delle acque del Rosandra e dell'Ospo, entrambi sotto il suolo, provocandone una deviazione e causando conseguentemente un inquinamento del terreno e del corpo idrico per versamenti accidentali;

   nella consapevolezza della situazione e riconoscendo l'importanza strategica di questa infrastruttura ferroviaria, è al contempo necessario assicurare che la realizzazione della stessa non arrechi danni irreversibili al territorio della Riserva;

   la regione Friuli Venezia Giulia sul punto si è espressa in modo sfavorevole, ritenendo che gli interventi previsti possano rappresentare un rischio ambientale per l'area confinante, chiedendo quindi maggiori delucidazioni sul progetto –:

   quali iniziative il Governo intenda attuare, per quanto di competenza, per garantire la tutela dell'area della Riserva della Val Rosandra dai possibili rischi ambientali dovuti alla realizzazione dell'opera, nella consapevolezza che è di assoluta importanza il rafforzamento della rete di collegamenti transeuropei ad Est dell'Italia e delle loro diramazioni.
(4-09256)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO, SCANU e CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il superbonus 110 per cento, misura introdotta con l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 («Decreto Rilancio»), che senz'altro rappresenta una boccata d'aria all'edilizia duramente colpita dalla crisi sanitaria, avrà ricadute positive oltre che di carattere economico anche ambientale – dal momento che i lavori realizzati per migliorare la classe energetica degli immobili comporteranno una notevole contrazione dei costi gestionali degli stessi dovuta alla diminuzione delle dispersioni – e un incremento di valore degli immobili, compensando così il crollo dei prezzi che è stato registrato a seguito della crisi causata dal COVID-19;

   obiettivo della misura è anche la promozione di un cambiamento culturale attraverso la creazione di una nuova sensibilità nei confronti dell'efficienza energetica e delle norme antisismiche e di una nuova coscienza ambientale che indurrà gli acquirenti a valutare questi due aspetti al momento della compravendita;

   ciò potrebbe azionare una catena virtuosa che si autoalimenterebbe e che avrebbe un impatto significativo per il Paese tra cui l'aumento del Prodotto interno lordo, l'incremento del livello di occupazione, il miglioramento e la rivalutazione del patrimonio edilizio, la tutela dell'ambiente;

   a ciò si aggiunga che un recente studio della Luiss Business School e OpenEconomics sull'impatto macroeconomico del provvedimento sia per il periodo di vigenza delle detrazioni che per gli 8 anni successivi ha pronosticato che tra il 2020 e il 2022 si registrerà «un incremento di spesa di 8,75 miliardi di euro per l'edilizia abitativa, con un incremento del valore aggiunto complessivo del Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento (ai quali si potrebbero aggiungere 1,91 miliardi nell'economia sommersa) a cui si andrebbe ad aggiungere un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi (oltre a 1,35 miliardi nell'economia sommersa) che sarebbe la risultante dei progetti realizzati da cui deriverebbe un rendimento significativo, mentre l'impatto netto complessivo sulle finanze pubbliche sarà pari solo a -811 milioni di euro»;

   le criticità dettate dalla lentezza della burocrazia, dalla complessità delle procedure e dai rischi finanziari connessi al mancato rispetto dei tempi limite, potrebbero notevolmente depotenziare l'efficacia della misura, soprattutto a fronte del tempo ridotto della sua vigenza;

   un'indagine di Confartigianato (i cui dati sono stati presentati nel corso di un'audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione il 12 marzo 2021 rivela, infatti, che su oltre 2.400 micro e piccole imprese, il 23 per cento ha già ricevuto segnali di interesse dal mercato, ma più della metà di queste segnala ritardi nell'avvio dell'attività legate ai tempi di risposta da parte degli uffici comunali (pari al 71 per cento contro il 36 per cento dei comuni più piccoli) e, più in generale, da parte delle pubbliche amministrazioni;

   è innegabile che le criticità descritte scoraggino la maggior parte dei cittadini che, in molti casi, rinuncia allo sconto del 110 per cento con ciò ridimensionando l'efficacia dell'incentivo; nella relazione deliberata dalla Commissione bilancio sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, con riferimento alla «Rivoluzione verde e transizione ecologica» è stato proposto di «garantire la proroga delle agevolazioni fiscali al 110 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici (cosiddetto Superbonus) fino al 2023»;

   nonostante il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza riconosca particolare rilevanza agli interventi di riqualificazione degli edifici residenziali, prevedendo la proroga del «Superbonus 110» per cento per i condomini e gli ex-Acp, rispettivamente al 31 dicembre 2022 e 30 giugno 2023, sarebbe opportuno estendere ulteriormente l'efficacia dell'incentivo –:

   se si intenda adottare iniziative per estendere il Superbonus 110 per cento 2023 per tutte le tipologie di interventi;

   se, nell'ottica di azionare la «catena virtuosa» di cui in premessa e di incentivare i cittadini ad accedere alla misura nonostante le disfunzioni burocratiche registrate, si ritenga di valutare l'opportunità di adottare iniziative per semplificare la procedura ed estendere ulteriormente la misura anche al 2024.
(5-05978)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che il dipartimento dell'emergenza urgenza (Deu), plesso del Policlinico Riuniti di Foggia progettato nel 2008 per accorpare le aree dell'emergenza-urgenza, sia ancora oggi, a distanza di anni e dopo l'impiego di ingenti risorse pubbliche, non completamente operativo poiché privo di reparti e strumenti fondamentali per il suo funzionamento; pare, inoltre, che per il completamento dell'opera sarà necessario anche il ricorso ad interventi finanziati tramite partenariato pubblico-privato;

   il progetto esecutivo della struttura sanitaria fu approvato nel 2008 e prevedeva lavori di realizzazione del nuovo padiglione ospedaliero di 250 posti letto, nella misura del 95 per cento pari a 61,75 milioni di euro a carico dello Stato e il residuo 5 per cento pari a 3,25 milioni di euro a carico della regione Puglia;

   i lavori furono aggiudicati ad una Associazione temporanea d'imprese (Ati) nel 2010 per l'importo, variato a causa del ribasso d'asta del 44,3 per cento di 30,6 milioni di euro;

   i lavori iniziarono ufficialmente il 22 luglio 2013 a causa di alcuni ritardi amministrativi dovuti a ricorsi al Tar Puglia proposti da altri candidati;

   da quel giorno, il progetto è stato rielaborato in più occasioni e durante il corso dei lavori è stato necessario procedere alla redazione di ben 4 perizie di variante, precisamente nel 2013, nel 2015, nel 2016 e nel 2018;

   le varianti progettuali comportarono un aumento della cifra da utilizzare per la dotazione di arredi e attrezzature da 1,6 milioni di euro a oltre 16, prevista nel 2017 dalla determinazione del direttore n. 1915 del 12 aprile 2017;

   la consegna dei lavori prevista per il 2018 fu ulteriormente ritardata poiché l'eccessivo tempo trascorso dall'inizio dei lavori determinò la necessità di elaborare un nuovo progetto di realizzazione che fosse in grado di essere maggiormente all'avanguardia e compatibile con le variazioni del piano di riordino ospedaliero del 2015;

   nell'ottobre del 2018 si insediò il nuovo direttore generale che nel 2020 annunciò l'ultimazione dei lavori relativi alla realizzazione del Deu;

   contrariamente agli annunci e così come si evince da fonti di stampa, la struttura sembrerebbe però non essere mai stata completata e mai entrata completamente in funzione;

   da quanto si evince dalla deliberazione del commissario straordinario n. 157 del 18 marzo 2021 pare, inoltre, che il Policlinico, non avendo le risorse per completare il quinto e sesto piano del Deu, dovrebbe ricorrere al partenariato pubblico-privato per attrezzare sale operatorie, terapie intensive e centrale di sterilizzazione;

   a dimostrazione che l'opera sembrerebbe ben lontana dall'essere ultimata e che sussiste ormai la necessità di ricorrere a proposte di partenariato pubblico-privato vi è il dato di fatto che il 1° febbraio 2021 il costituendo Raggruppamento temporaneo di imprese (proponente), Althea Italia spa (mandataria) con Steritalia spa (mandante), ha presentato una proposta di finanza di progetto per la concessione di servizi, per la durata di 10 anni e 8 mesi e per un importo di 21 milioni di euro, relativa a diversi interventi. La proposta ha superato tutte le fasi dell'istruttoria, eseguita dai tecnici scelti dalla governance dell'ospedale –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se il Governo non intenda valutare l'opportunità di un intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica volti ad accertare, con riferimento alla realizzazione della struttura sanitaria pubblica citata in premessa, la regolarità della gestione amministrativa e contabile e le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche poste in essere dall'amministrazione della regione Puglia, finalizzando l'attività ispettiva alla verifica dell'economicità, dell'efficacia e dell'efficienza dell'investimento realizzato.
(5-05985)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il settore dei servizi socio-sanitari è regolato dalla disciplina statale sui livelli essenziali delle prestazioni, la quale ha lo scopo di uniformare a livello nazionale il contenuto qualitativo dell'attività erogata dagli enti territoriali a favore delle categorie svantaggiate;

   i destinatari dei servizi socio-sanitari sono principalmente anziani non autosufficienti, affetti ma patologie post acute fortemente invalidanti che rendono necessario un intervento di assistenza integrato e continuativo, il più delle volte di tipo residenziale o semiresidenziale;

   la gran parte dei servizi socio-sanitari integrati sono a carico degli enti locali, che li programmano, ne curano l'erogazione e ne monitorano l'andamento, nell'ambito della disciplina di regolazione concreta ed accreditamento predisposta dalle regioni;

   in particolare, durante il periodo emergenziale da Covid-19, i bisogni delle persone fragili sono aumentati, come è aumentato il numero delle persone cui prestare assistenza;

   il diritto comunitario e quello interno consentono agli enti locali di programmare e autoprodurre i servizi socio sanitari mediante il modulo organizzativo dell'in house providing;

   ad esempio, in Lombardia, vi sono almeno 7 grandi società in house costituite e partecipate da enti locali; esperienze analoghe si registrano per ciascuna realtà regionale, con un numero complessivo di diverse decine di società in house cui i comuni singoli o associati hanno affidato in regime di autoproduzione i propri servizi sociosanitari, esattamente come per le altre forme organizzative della società consortile, dell'azienda speciale o del consorzio intercomunale;

   un trattamento fiscale in materia di Iva identico per codeste realtà risponde ad una esigenza di logica ed efficiente allocazione delle risorse pubbliche, oltre che ad una esigenza di parità di trattamento;

   l'articolo 10 comma 1, n. 27-ter, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, prevede che non si applichi l'Iva alle «prestazioni socio-sanitarie, di assistenza domiciliare o ambulatoriale, in comunità e simili, in favore degli anziani ed inabili adulti [...], rese da organismi di diritto pubblico, da istituzioni sanitarie riconosciute che erogano assistenza pubblica, previste dall'articolo 41 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, o da enti aventi finalità di assistenza sociale e da enti del Terzo settore di natura non commerciale»; invero, si sono registrate difformità applicative sul regime di esenzione testé citato;

   anche diversi pronunciamenti giurisprudenziali (Commissione Tributaria regionale della Lombardia – sentenza 22 febbraio 2016, n. 1017), hanno rafforzato il principio secondo cui una società in house degli enti locali che ha autoprodotto i servizi socio-sanitari per i comuni suoi soci non deve emettere fatture gravate da Iva;

   a parere dell'interrogante tale orientamento merita quindi di essere confermato anche al fine di dare stabilità al sistema dei servizi sociali ed evitare che le risorse, già scarse, degli enti locali per fare fronte ai servizi socio-sanitari siano ridotte ulteriormente per versare l'Iva –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per chiarire il regime di esenzione Iva delle prestazioni socio-sanitarie e assistenziali interamente partecipate dagli enti locali secondo il modello dell'in house providing, in considerazione soprattutto della rilevante e operosa attività erogata nei territori a favore delle categorie più svantaggiate.
(4-09255)


   CORDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle dune di Piscinas, nel comune di Arbus (SU), a meno di 150 metri dal mare, sorgeva un ex deposito di uno dei più importanti sedimenti minerari della costa, poi divenuto, nel 1948, colonia marina per i figli dei minatori; con la riqualificazione di quei ruderi nasce, negli anni '80, l'Hotel «Le Dune», un eco-resort sottoposto a vincolo culturale nel 1984;

   la spiaggia di Piscinas possiede il vincolo paesaggistico e di conservazione integrale, in gran parte appartenente al demanio marittimo ed all'interno del sito di importanza comunitaria «Monte Arcuentu e Rio Piscinas»;

   l'Hotel, nel 2011, è stato acquisito dalla società Le Dune Service srl, che ha avviato l'iter per trasformazione in resort di lusso, sul quale si è potuto appurare che con determinazione S.a.v.i. della regione Sardegna n. 123141359 del 3 giugno 2015 venne autorizzata «la riqualificazione e l'ampliamento volumetrico (1520,72 mc aggiuntivi per un totale di 7814,59 di struttura alberghiera» (ma senza incremento del numero delle camere); con provvedimento del Servizio sportello unico attività produttive (Suap) del comune di Arbus n. 84 del 5 febbraio 2016 venne data l'autorizzazione edilizia con prescrizione di inizio dei lavori entro un anno e conclusione entro tre anni. L'inizio di lavori, tuttora in corsa, risale al 12 ottobre 2020: allo stato, alcuni dei corpi principali dell'immobile vincolato sono stati demoliti e alcune sagome sono state modificate;

   detto progetto è collegato ad altro turistico immobiliare presentato al comune di Castiadas per un importo complessivo di 23.885.270 euro, di cui 20.635.711,54 euro ammissibili ad agevolazioni ai sensi dell'articolo 43 del decreto-legge n. 112 del 2008 e dell'articolo 9 del decreto del Ministero dello sviluppo economico 9 dicembre 2014. Detti investimenti, sebbene distinti, sono stati stranamente inseriti in un'unica domanda, cui è seguita la stipula di un contratto di sviluppo in data 14 dicembre 2017 con l'Agenzia Invitalia S.p.a.;

   l'intervento desta notevoli perplessità sui seguenti fronti:

    sul piano urbanistico, in quanto doveva iniziare entro il 2016 e avrebbe dovuto concludersi entro il 2019, mentre risulta iniziato al 2020 e, a tutt'oggi, in corso;

    sul fronte paesaggistico in quanto il piano paesaggistico regionale (P.R., 1° stralcio costiero), prevede che in zona di conservazione integrale nella fascia dei 300 metri dalla battigia marina, estesa nel caso di Piscinas a tutto l'ambito dunale, non sono consentite trasformazioni edilizie del territorio (articoli 19-20 delle N.t.a. del P.p.r.);

    sul fronte della corretta spendita di risorse pubbliche, non essendo chiaro perché i progetti siano stati finanziati unitariamente, trattandosi di unità e proprietà totalmente distinte e distanti oltre 100 chilometri; in particolare, l'iniziativa di Piscinas risponde ad un esclusivo interesse privato della trasformazione di un albergo in resort di lusso, senza incremento di posti letto, con l'impiego di fondi pubblici pari a 6.733.846 euro del Fondo di coesione, a fronte dell'investimento privato di appena 2.244.616,00 euro. Inoltre, essendo proposta unitaria, la mancata realizzazione di uno dei due investimenti comporta la decadenza anche dell'altro, ed essendo ormai scaduto il termine del 31 dicembre 2020, stabilito da Invitalia, per la realizzazione di (entrambi) gli interventi, significa che il finanziamento dovrebbe essere revocato, evitando un danno erariale –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, per accertare la regolarità delle procedure e delle autorizzazioni rilasciate, ai fini della tutela dell'ambiente, del paesaggio e dei beni culturali vincolati;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare la piena conformità alla normativa vigente dell'erogazione del finanziamento da parte di Invitalia e, se del caso, per revocarlo qualora venisse riscontrata l'assenza dei presupposti di legge e la scadenza dei termini.
(4-09259)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE FILIPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Policoro, la terza città della Basilicata, sulla costa ionica lucana, è attraversata dalla strada statale 106 Ionica di competenza dell'Anas;

   risulta all'interrogante che il tratto della superstrada che attraversa la città durante le ore serali sia completamente al buio, con grave pericolo per chi transita in direzione Reggio Calabria e in direzione Taranto;

   non esiste infatti, in quel tratto di strada, alcun sistema di illuminazione: una grave carenza sia sotto l'aspetto della sicurezza stradale, sia per una questione di immagine di una delle più importanti mete turistiche della regione;

   l'Anas, nonostante sia stata sollecitata da segnalazioni da parte di cittadini attivi e, da ultimo, da un intervento di Federconsumatori Basilicata, non ha al momento messo in campo alcuna iniziativa per superare tale criticità;

   nello stesso tratto di superstrada gestito da Anas, il problema della mancanza di illuminazione si aggiunge ad un altro problema, ovvero alla interruzione del completamento, all'altezza del fiume Agri, delle complanari in direzione Taranto, con grave nocumento al sistema produttivo locale;

   lungo l'asse stradale si sono insediate tantissime attività produttive e, ultimamente, anche una importante area artigianale ai confini tra i comuni di Policoro e Scanzano Jonico. Il completamento delle complanari con la costruzione dei due ponti di attraversamento e/o consolidamento dell'esistente aumenterebbe la capacità produttiva dell'area, con una crescita socio economica, nonché la complementarità fra i due comuni ionici che complessivamente contano circa 30.000 abitanti;

   l'asse stradale è strategico per i comuni ionici e le carenze segnalate dall'interrogante sono assolutamente ingiustificate;

   si consideri inoltre che in Basilicata la strada statale 106 è uno degli assi viari più importanti e le attenzioni richieste sono assolutamente necessarie e dovute –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano adottare per garantire la predisposizione di un sistema di illuminazione del tratto di strada statale 106 citata in premessa che possa assicurare idonei livelli di sicurezza;

   quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per garantire con la massima urgenza il completamento, all'altezza del fiume Agri, delle complanari in direzione Taranto.
(5-05981)


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è notizia della stampa locale ligure dell'11 maggio 2021 quella della chiusura al traffico pesante del viadotto di Valle Ragone sulla A12, tra i caselli di Lavagna e Sestri Levante, trovato in pessime condizioni, a rischio di un «Morandi-bis». Questa è la misura di emergenza successiva alle ispezioni dei tecnici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   l'interrogante, fino a tre mesi fa in qualità di sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, ha sempre trasmesso alla direzione generale autostrade tutte le segnalazioni che sono pervenute dal territorio. Ad oggi, il viadotto, viene interdetto al traffico per i soli mezzi pesanti che naturalmente si riverseranno sull'Aurelia e nei comuni limitrofi. Non è stata, attualmente, intrapresa nessuna limitazione per le auto;

   a distanza di tre anni dalla tragica vicenda del Ponte Morandi si è costretti ad evidenziare che la situazione delle autostrade liguri, dei viadotti e dei ponti è ancora in via di definizione e le verifiche sulla sicurezza sono ancora in corso, esponendo tutti gli utenti a gravi rischi;

   quali siano i problemi emersi sul viadotto Valle Ragone tali da comportarne la interdizione ai mezzi pesanti;

   quali siano le misure di emergenza adottate per garantire la sicurezza degli altri utenti sul tratto (automobilisti);

   quali iniziative siano state intraprese per garantire la viabilità alternativa in modo da evitare ricadute sui comuni limitrofi;

   come sia possibile che, a tre anni dall'inizio delle ispezioni su gallerie e viadotti, si verifichino ancora queste situazioni di emergenza.
(5-05982)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAIATA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (R.0000167) del 22 aprile del 2021 è stata istituita la Consulta per politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   tale Consulta veniva nominata come organo collegiale a supporto dell'amministrazione per l'elaborazione di proposte, la definizione di indirizzi, l'aggiornamento e condivisione del monitoraggio e della valutazione d'impatto delle politiche e degli interventi del Ministero, con particolare riguardo agli interventi contenuti nel Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr);

   la stessa pone a fondamento della sua «governance» la concertazione quale strumento idoneo a costruire un confronto costante con i portatori d'interesse e raccoglie pareri, dati e valutazioni per perseguire le attività del Ministero in un'ottica di condizione finalizzata allo sviluppo sostenibile in linea con la visione espressa anche nel cambio del nome di codesto Ministero;

   il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nell'attuare il Pnrr dovrà progettare un Paese sostenibile e resiliente – a misura per le future generazioni – con la costruzione e la riqualificazione di infrastrutture, la mobilità sostenibile, il rafforzamento delle imprese ed il miglioramento della qualità del lavoro e della vita delle persone a tutela degli ecosistemi terrestri e marini;

   le risorse messe in campo per il Ministero saranno circa 41 miliardi di euro per progetti che riguarderanno: l'alta velocità ferroviaria ed il potenziamento delle reti regionali, il rinnovo dei treni, degli autobus e delle navi per la riduzione delle emissioni; gli investimenti per lo sviluppo dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi; gli interventi di digitalizzazione per la sicurezza di strade e autostrade; la transizione ecologica della logistica; lo sviluppo della mobilità ciclistica e delle strade provinciali per migliorare la viabilità delle aree interne; la qualità dell'abitare e le infrastrutture sociali; la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche;

   la Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nasce con l'ottica del partenariato sociale e pertanto è composta da numerose organizzazioni sindacali e imprenditoriali, associazioni ambientaliste e reti della società civile, con il compito di accompagnare l'attuazione del Piano nazionale ripresa e resilienza fornendo indicazioni, suggerimenti e proposte;

   il Ministro dalla composizione della Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha però escluso la rappresentanza delle categorie tecniche in ogni sua forma di rappresentanza, ivi comprese le associazioni sindacali di Asso Ingegneri e Architetti;

   l'articolo 3 del decreto ministeriale di costituzione della Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al comma 2), chiarisce che la partecipazione all'osservatorio non comporta la corresponsione di emolumenti, compensi, indennità o rimborsi spese comunque denominati e, perciò, una partecipazione tecnica più rappresentativa ed ampia non comporterebbe alcun aggravio di spesa per una composizione più allargata e qualificata dell'organo de quo;

   una Italia più prospera, equa, sostenibile e resiliente è «inclusiva» e non esclusiva di taluni corporativismi e, di conseguenza, è doveroso favorire modalità permanenti di confronto quanto più ampie e rappresentative possibili poiché portatrici di interessi collettivi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda adottare, nell'immediato, le iniziative di competenza per modificare il suddetto decreto, inserendo ulteriori associazioni sindacali – come Asso ingegneri e architetti – poiché portatori d'interessi qualificati della galassia delle professioni ed in particolare delle libere professioni, dunque meritevoli di presenza nella Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
(4-09252)


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Enav s.p.a. è una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze per circa il 53 per cento del proprio capitale sociale, mentre il restante 47 per cento è collocato sul mercato azionario a seguito della quotazione in Borsa avvenuta nel luglio 2016;

   la società è soggetta alla vigilanza dell'Ente Nazionale per l'aviazione civile Enac e del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   il bilancio di esercizio, a livello di Gruppo Enav, con riferimento all'annualità 2020, ha evidenziato un utile di esercizio pari a circa 54 milioni di euro;

   il bilancio di sostenibilità inerente all'annualità 2020, approvato dall'organo amministrativo di Enav, riporta una sensibile riduzione degli investimenti rispetto all'anno 2019 (77 milioni contro 109 milioni) detta riduzione ha interessato sia l'implementazione ed il mantenimento delle infrastrutture tecnologiche operative, che l'evoluzione della piattaforma tecnologica Atm, nonché le infrastrutture, gli impianti ed i sistemi informativi gestionali e va considerato che, come noto, il controllo del traffico aereo è un servizio cosiddetto di «Safety for Life»;

   sul sito istituzionale dell'Enac è disponibile il «Safety Report» emesso dallo stesso ente dove, in relazione agli indicatori che misurano il livello di Safety raggiunto nel settore dell'aviazione civile in Italia, viene segnalato che, durante l'annualità 2019 sono stati registrati 166 «Gravi Guasti Tecnici» nell'ambito della fornitura dei servizi di assistenza al volo;

   il trend dei succitati «Gravi Guasti Tecnici», nel corso del biennio 2018/2019, è stato in costante ed allarmante crescita ed, infatti, nell'anno 2018, rispetto all'annualità 2017, così come, per l'anno 2019, rispetto all'annualità 2018, si è registrato un aumento annuo del 130 per cento dei ridetti «Gravi Guasti Tecnici» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza per acquisire elementi circa il numero dei cosiddetti «Gravi Guasti Tecnici» in relazione all'annualità 2020, rendendo edotto l'interrogante delle cause fondanti e delle motivazioni dei su menzionati «Gravi Guasti Tecnici» occorsi ai sistemi di gestione del traffico aereo;

   se, a giudizio dei Ministri interrogati, la riduzione degli investimenti promossa da parte di Enav S.p.a. negli ultimi anni, nell'ambito di una complessiva politica di «Cost Reduction», nonostante gli utili prodotti, possa aver influito sui suddetti «Gravi Guasti Tecnici», oppure, se ritengano che gli stessi possano essere la conseguenza di scelte tecnologiche non idonee nello sviluppo della infrastruttura tecnologica adibita a supporto del controllo del traffico aereo e inoltre se ritengano adeguati, per il triennio 2021/2023, gli investimenti pianificati da Enav per la propria infrastruttura tecnologica adibita a supporto del controllo del traffico aereo e se a loro giudizio tali investimenti siano improntati ad una massimizzazione della sicurezza aerea, oppure ad una mera riorganizzazione del controllo del traffico aereo che appare all'interrogante tesa esclusivamente ad abbattere il costo del personale operativo di Enav deputato a svolgere tale servizio.
(4-09254)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stagione estiva 2020, a causa dell'emergenza da COVID-19 ha visto, per la prima volta dopo molti anni, la mancata apertura del presidio di Polizia di Stato ubicato presso i locali di via Leonardo da Vinci del comune di Cesenatico;

   i mesi di giugno e luglio dello scorso anno hanno segnato un'elevata diminuzione delle presenze turistiche sulla costa della provincia di Forlì-Cesena, contrariamente al mese di agosto caratterizzato da un afflusso importante di turisti;

   la mancata apertura del presidio di Polizia di Stato e i mancati rinforzi alle altre forze dell'ordine presenti sul territorio hanno ridotto la presenza di personale, provocando in alcuni casi lamentele e prese di posizione da parte dei cittadini e delle associazioni di categoria;

   nel mese di agosto i presidi estivi di Cervia e Bellaria hanno visto alcune settimane di apertura e ciò non ha fatto che aumentare polemiche e incomprensioni;

   nonostante la solerte collaborazione con la prefettura e la questura per l'organizzazione dei servizi serali straordinari nei fine settimana, l'assenza dei rinforzi nelle altre ore del giorno è stata evidente per i disagi affrontati;

   la prossima stagione estiva si presenta come una stagione turistica simile alla precedente se non più complessa visto il perdurare della situazione pandemica;

   il comune di Cesenatico, oltre ad essere il terzo comune per popolazione residente della provincia, in periodo pre COVID-19 ogni stagione registrava oltre 3,5 milioni di presenze turistiche, mentre lo scorso anno la pandemia ha comportato una riduzione a due milioni;

   se si considerano anche le località vicine di Gatteo, San Mauro e Savignano sul Rubicone, si tratta di presenze turistiche importanti concentrate nei mesi estivi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di/fronteggiare l'incremento di presenze sul territorio in vista della stagione turistica imminente e considerata la conseguente necessità di un maggior contingente di personale nei mesi centrali della stagione estiva 2021.
(5-05979)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il movimento neofascista CasaPound ha annunciato per il 29 maggio 2021 una manifestazione nazionale a Roma dal titolo «Italia chiama»;

   nel comunicato diffuso dalla stessa organizzazione si legge testualmente: «esiste un'Italia che non si rassegna (...) e che si fonda su sangue, suolo e identità»;

   «Sangue e suolo» è la traduzione italiana di «Blut und Boden» che fu di fatto il fondamento «ideale» della Shoah: il sangue del popolo tedesco che non poteva e non doveva essere «infettato» da razze inferiori. Questa espressione ricorreva spesso nella propaganda nazista, nei discorsi pubblici di Hitler, Himmler e Goebbels;

   tale continuità con il fascismo e l'ideologia nazista non rappresenta una novità per il movimento CasaPound, che è nato su un dichiarato impianto fascista come testimoniano le pratiche violente e il permanente richiamo agiografico, oltreché apologetico, a figure di spicco del regime, ai loro metodi, ai loro slogan e simbologie;

   dopo la commemorazione per Sergio Ramelli del 2019, il giudice per le udienze preliminari di Milano, nel settembre 2020, ha emesso 5 condanne, tra cui alcune nei confronti di esponenti di CasaPound, con la seguente motivazione: «Provocazione di adesioni e consensi e concorso alla diffusione di concezioni favorevoli alla ricostituzione di organizzazioni fasciste»;

   nel febbraio 2021, la procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 28 attivisti di CasaPound, con l'accusa di riorganizzazione del disciolto partito fascista e, per dieci di loro, anche di lesioni personali aggravate a seguito all'aggressione avvenuta a Bari il 21 settembre 2018 nei confronti di un gruppo di manifestanti antifascisti che tornavano da un corteo;

   il 29 aprile 2017 al cimitero maggiore di Milano si è tenuta una parata – non autorizzata – in omaggio ai Caduti della Repubblica sociale italiana, organizzata congiuntamente, da Lealtà Azione FederAzione e CasaPound, durante la quale non sono mancati slogan fascisti e saluti romani;

   nel febbraio 2020 un noto esponente nazionale di CasaPound è stato condannato per lesioni personali per l'aggressione a Milano, insieme ad altri, nel giugno 2017, contro un esponente dell'Anpi e un attivista dei diritti dei migranti;

   il 10 luglio 2017, con tanto di pettorina con la tartaruga simbolo di Casapound, esponenti della stessa organizzazione hanno compiuto una delle loro «missioni» sulla spiaggia di Ostia volte a «cacciare» dal litorale i venditori ambulanti extracomunitari;

   questi sono solo alcuni episodi che, a parere dell'interrogante, rappresentano bene il prevedibile scenario all'interno del quale si muoveranno i militanti di CasaPound in vista e durante l'annunciata manifestazione del 29 maggio 2021;

   l'8 maggio 2021 la questura di Roma ha vietato la manifestazione indetta dal coordinamento Area, che, attorno a Forza Nuova raccoglie diverse sigle di neofascisti e di estrema destra e l'auspicio dell'interrogante è che si giunga alla medesima decisione anche in vista della manifestazione indetta da CasaPound, visti gli evidenti elementi in comune tra i due eventi;

   a parere dell'interrogante il contenuto dei comunicati che pubblicizzano la manifestazione citata non hanno nulla a che fare con la libertà di espressione, ma rappresentano un'offesa alla memoria delle vittime dei crimini nazifascisti e una violazione delle leggi vigenti e della Costituzione che le autorità competenti hanno il dovere di contrastare e sanzionare –:

   se sia a conoscenza di eventuali provvedimenti che il prefetto intenda assumere circa la manifestazione «Italia chiama» promossa da CasaPound e, anche in considerazione dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda assumere, anche fornendo precise indicazioni alle prefetture, per monitorare attentamente iniziative come quelle esposte in premessa, al fine di evitare che movimenti d'ispirazione neofascista possano pubblicamente rendersi protagonisti di atti e comportamenti che potrebbero configurarsi come apologia del fascismo e quindi in contrasto con il dettato costituzionale e le attuali normative in materia.
(4-09257)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la Provincia autonoma di Bolzano disciplina la formazione iniziale degli insegnanti per le tre intendenze (tedesca, ladina, italiana), istituisce percorsi formativi abilitanti e specializzanti e rilascia abilitazioni valide su tutto il territorio nazionale;

   la giunta provinciale, nel 2019, ha attivato, solo per le scuole di lingua tedesca e di lingua ladina, dei corsi transitori di formazione, con costi a carico della provincia, aperti a tutti i precari che abbiano maturato almeno 36 mesi di servizio in quelle classi di concorso per le quali negli ultimi 5 anni non siano stati attivati percorsi abilitanti. Per i docenti precari della scuola in lingua italiana, per i quali non si attivano percorsi abilitanti dal 2008, non vi è stato alcun intervento;

   sempre per gli insegnanti delle scuole in lingua tedesca e ladina, nel 2020, sono stati istituiti dei nuovi percorsi abilitanti, sostitutivi del concorso e a cadenza regolare, aperti a tutti i laureati in possesso di un contratto a tempo determinato di almeno 6 ore;

   nonostante, sulla base della normativa vigente (articolo 12-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 1983), la provincia Autonoma di Bolzano debba prevedere di attivare percorsi abilitanti rivolti ai docenti di tutte le scuole della provincia, per gli aspiranti docenti della scuola di lingua italiana ciò non è accaduto. A detta dell'assessore alla scuola italiana, il problema è che, a differenza delle scuole in lingua tedesca e ladina, quella in lingua italiana sarebbe fortemente legata alle dinamiche del territorio nazionale;

   tale affermazione appare singolare dal momento che, in passato, è stata utilizzata la motivazione opposta per impedire la mobilità dei docenti precari storici inseriti in graduatorie ad esaurimento verso altre province del Paese e per non prevedere per gli stessi un piano straordinario di assunzioni e sono stati stabiliti criteri di accesso al ruolo difformi rispetto a quelli previsti dalle leggi nazionali;

   la provincia di Bolzano, a differenza del resto del Paese, non ha previsto il concorso straordinario per l'abilitazione dei docenti precari, bandendo solamente il concorso straordinario e quello ordinario per l'immissione in ruolo rispettivamente per 56 e 22 posti complessivi, ampiamente insufficienti;

   inoltre, secondo le ultime «Disposizioni in materia di assunzione del personale insegnante» approvate dal consiglio provinciale di Bolzano, coloro che si abilitano fuori provincia non possono essere inseriti in prima fascia nelle graduatorie provinciali e, quindi, ambire al ruolo per scorrimento delle stesse. Non avendo bandito il concorso straordinario abilitante, tale misura penalizza ancora i docenti, a prescindere dal gruppo linguistico (tedesco, ladino, italiano) della scuola di lingua italiana;

   in definitiva, si determinano modalità di abilitazione e assunzione diverse sulla base dell'intendenza scolastica di appartenenza;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo per promuovere il superamento di quelle che, a parere dell'interrogante, appaiono come inaccettabili disparità che colpiscono docenti, studenti e famiglie che fanno riferimento alla scuola in lingua italiana nella provincia di Bolzano, in particolare circa i requisiti richiesti agli insegnanti per l'accesso al ruolo nella provincia di Bolzano;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per affermare il diritto alla parità di trattamento di tutti i docenti sul territorio nazionale.
(4-09258)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   CUBEDDU e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 46 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, convertito dalla legge n. 27 del 2020, prevede la preclusione per il datore di lavoro di avviare procedure di mobilità, licenziamenti individuali e collettivi stabilendo la sospensione delle medesime procedure pendenti e avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020;

   la suddetta norma, prorogata dal cosiddetto decreto Rilancio, dispone il divieto di recedere dal contratto di lavoro per giustificato motivo oggettivo a prescindere dal numero dei dipendenti occupati nell'azienda;

   la ratio legis della norma si rinviene nell'intento di tutelare lavoratori ed imprese rispetto al pericolo concreto e attuale di licenziamento derivante dalle ipotesi di giustificato motivo oggettivo provocato dalla drastica riduzione del fatturato dovuta alla chiusura forzata delle attività produttive non considerate essenziali, nonché dalla profonda crisi economica conseguente, con riduzione o addirittura cessazione dell'attività;

   l'estensione dell'istituto della cassa integrazione (articoli 19-22 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020) anche alle imprese che normalmente non avrebbero avuto i requisiti per accedervi, invece, interviene in soccorso dei datori di lavoro, disinnescando così la necessità temporanea di licenziare forza lavoro che al momento della ripartenza potrebbe essere necessaria nel contesto della normale produttività dell'azienda;

   in queste settimane vengono riportate sulla stampa diverse ipotesi in merito ai criteri che potrebbero essere usati per lo «sblocco» dei licenziamenti (e la relativa cessazione della cassa integrazione ordinaria e in deroga), in conseguenza del quale tornerà ad essere applicabile la normativa vigente in materia di licenziamenti, per i seguenti motivi oggettivi: a) riduzione del personale conseguente a crisi del settore in cui opera il datore di lavoro; b) riassetto organizzativo per gestione più economica dell'attività aziendale; c) scopo di conseguire una maggiore efficienza gestionale e incremento di redditività attraverso la soppressione posizioni lavorative; d) diminuzione del fatturato; e) soppressione del posto di lavoro e conseguente ridistribuzione delle mansioni; f) soppressione del settore o del reparto lavorativo o unità produttiva cui era addetto il dipendente; g) cessazione dell'attività aziendale; h) esternalizzazione di un servizio o dell'attività lavorativa; e) superamento del periodo di comporto –:

   quale criterio il Ministro interrogato, d'intesa con gli altri soggetti istituzionali, intenda servire per affrontare tempestivamente, in maniera selettiva, il graduale sblocco dei licenziamenti, tenuto conto del cospicuo numero dei lavoratori interessati dalla predetta misura.
(5-05983)


   LEGNAIOLI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

  una forte preoccupazione e un pesante clima di incertezza sul proprio futuro occupazionale aleggia tra i lavoratori e le lavoratrici impiegati nei centri commerciali;

   l'11 maggio 2021, alle ore 11, oltre 30 mila negozi e supermercati di tutta Italia hanno abbassato le serrande per alcuni minuti, per accendere i riflettori su una realtà ritenuta discriminante per i 780 mila lavoratori degli oltre 1.300 centri commerciali;

   l'iniziativa, promossa dalle associazioni del commercio, Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Cncc – Consiglio nazionale dei centri commerciali e Federdistribuzione, ha inteso essere un gesto simbolico di protesta contro le misure restrittive che da oltre sei mesi impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e pre-festivi;

   all'insegna dello slogan «ridateci il weekend» i gestori delle attività commerciali e gli impiegati hanno aderito al breve flash mob per ribadire la sicurezza dei centri, parchi e gallerie commerciali che, sin dall'inizio della pandemia, hanno adottato protocolli rigorosi e reso disponibili sin da subito, volontariamente e gratuitamente, le oltre 160 strutture in tutta Italia per la creazione di hub vaccinali ad hoc per potenziare la campagna vaccinale;

   le chiusure nel fine settimana, infatti, riducendo le presenze del 65 per cento rappresentano, in termini occupazionali, una riduzione del personale del 50 per cento, che, nel lungo periodo, ove le misure restrittive continuassero nei prossimi mesi, potrebbe tradursi in personale in esubero –:

   se e quali iniziative di propria competenza, con riguardo alle criticità e ai rischi esposti in premessa, il Governo intenda adottare per la salvaguardia dei livelli occupazionali nei centri commerciali.
(5-05984)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBERTO MANCA, CADEDDU, PARENTELA, SCANU e PERANTONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a causa della diffusione della malattia della peste suina in Sardegna, è vietata l'esportazione delle carni e dei prodotti a base di carne al di fuori dell'isola;

   in regime di deroga, era possibile, fino ad oggi, esportare prodotti a base di carne suina nel rispetto di determinate condizioni, quali, ad esempio, il fatto che le materie prime utilizzate derivassero unicamente da carni extra-regionali, ancorché manipolate in stabilimenti sardi, ma che non lavorassero carni di origine sarda;

   gli stabilimenti di lavorazione presenti in Sardegna, per essere autorizzati all'export, dovevano essere autorizzati ai sensi della decisione 2014/709/UE (Decisione di esecuzione della Commissione) del 9 ottobre 2014 recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri, che abroga la decisione di esecuzione 2014/178/UE della Commissione);

   il 21 aprile 2021 è entrato in vigore un nuovo regolamento, che sostituisce la normativa citata (regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 del 7 aprile 2021, che stabilisce misure speciali di controllo della peste suina africana) il quale, se in parte sembrerebbe fare alcune concessioni importanti e attese da tempo dagli operatori del settore alimentare regionale, come la possibilità di esportare con le dovute certificazioni e trattamenti i sottoprodotti di origine suina, d'altra parte sta creando non poche incertezze interpretative (in particolare in alcuni passaggi come l'articolo 19, punto 4 lettera a), con il dubbio di imposizione di ulteriori criteri stringenti per le aziende della Sardegna;

   non è chiaro, in particolare, se il citato articolo preveda che i salumi prodotti con carne extraregionale, lavorati in stabilimenti della regione, possano essere esportati senza alcuna certificazione veterinaria o se, invece, tali prodotti di origine animale debbano essere sottoposti al pertinente trattamento di riduzione dei rischi di cui all'allegato VII del regolamento delegato (UE) 2020/687;

   tale misura non era prevista sinora e tali trattamenti di riduzione dei rischi prevedono delle attività i cui modi e tempi (trattamento termico con combinazioni di tempo, temperatura e pressione tali da inattivare il virus, stagionatura non inferiore ai 9 mesi con ph e aw entro certi limiti, e altro) sarebbero molto complicati da rispettare per alcune produzioni con stagionature brevi o particolari –:

   in base a quanto esposto in premessa, se non ritenga opportuno fornire chiarimenti avviando un approfondimento della questione, anche attraverso una interlocuzione con gli organi regionali competenti, circa l'applicazione in Sardegna del regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 del 7 aprile 2021, e se non ritenga utile la redazione di linee guida ministeriali che chiariscano quale debba essere il modus operandi sia degli operatori del settore alimentare che degli organi deputati al controllo.
(5-05987)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'infanzia e l'adolescenza sono periodi delicati nella vita di ogni individuo. La pandemia in questo senso ha contribuito ad acuire le problematiche già normalmente presenti, ma ha permesso l'insorgenza anche di nuove difficoltà e casistiche;

   secondo i dati comunicati dalla Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, già prima della pandemia 200 bambini e ragazzi su 1.000 avevano un disturbo neuropsichico, ovvero 1.890.000 minorenni. Di questi, solo 60 su 200 riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Npia) solo 30 su 200 riuscivano ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate, 7 su 1.000 si recavano al pronto soccorso per un disturbo psichiatrico, 5 su 1.000 venivano ricoverati per un disturbo neurologico o psichiatrico, solo 1 su 5 riusciva ad essere ricoverato in un reparto di Npia, mentre i restanti venivano purtroppo ricoverati in reparti non appropriati, anche in reparti psichiatrici per adulti;

   Lino nobili, Responsabile neuropsichiatria dell'Ospedale Gaslini di Genova, in una intervista rilasciata al Secolo XIX del 21 aprile 2022, ha denunciato come in molti bambini e adolescenti la pandemia da COVID-19 sta lasciando strascichi di malessere e disturbi psichici di varia natura e gravità, emergenza che si palesa con l'aumento di ricoveri ospedalieri per problemi psichiatrici. L'ondata pandemica e i conseguenti lockdown hanno avuto un impatto così forte che si registrano casi di autolesionismo e autodistruttivi;

   188 neuropsichiatri infantili di Piemonte, Val d'Aosta e Liguria, hanno sottoscritto una lettera aperta, inviata nelle scorse settimane ai rappresentanti politici ed ai mezzi di informazione, per segnalare proprio questa dolorosa situazione emergenziale, riguardante il campo della salute e del benessere neuropsichico e mentale che stanno vivendo operatori e famiglie;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia nella sua versione approvata dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio 2021, sia nella versione finale trasmessa al Parlamento, non contiene né nella Missione 5 relativa a temi di inclusione e coesione, né nella Missione 6 sulla salute, riferimenti espliciti al potenziamento di servizi di supporto neuropsichiatrico dell'infanzia e dell'adolescenza –:

   se il Ministro abbia avviato, per quanto di competenza, progetti per il potenziamento dei servizi neuropsichiatrici di supporto all'infanzia e all'adolescenza, se siano allo studio nuovi progetti su questo tema e se siano stati previsti investimenti, e in che entità, per queste finalità.
(5-05980)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Denso manufacturing, colosso industriale della componentistica per auto ha annunciato, in occasione della presentazione del piano industriale 2021-2023, 200 esuberi su 1.200 occupati nello stabilimento di San Salvo, nel vastese, in provincia di Chieti;

   secondo la dirigenza il ricorso alla cassa integrazione non è più sufficiente per bilanciare la crisi provocata dalla pandemia e dalle difficoltà che investono l'intero settore dell'automotive e che hanno determinato una riduzione dei volumi produttivi dovuta al calo di vendite delle auto;

   nel settore automotive va crescendo la diffusione di auto ibride ed elettriche e attualmente mancano certezze sulla produzione di componentistica per l'ibrido e l'elettrico nella fabbrica di San Salvo e tale circostanza rischia di compromettere il futuro del sito produttivo italiano che inevitabilmente risente anche degli eventi legati al delicato momento che sta attraversando il gruppo Stellantis (Fca-Psa);

   secondo le rappresentanze sindacali unitaria dello stabilimento occorre riportare la fabbrica ad essere efficiente e competitiva dopo dieci anni di risultati economici negativi attribuibili in gran parte a una pessima gestione manageriale;

   il piano di esuberi, tra l'altro, si ripercuoterebbe inevitabilmente anche sull'indotto e rappresenta un duro colpo per il territorio di Vasto e San Salvo peraltro già alle prese con i 300 esuberi paventati alla Pilkington, azienda di componentistica per auto, produttrice di vetro. Nei territori della vallata del Trigno, del Sinello e del Sangro sono decine le piccole e medie aziende che dipendono dal futuro dei due colossi industriali Denso e Pilkington, entrambi di proprietà giapponese;

   il polo industriale dell'automotive di San Salvo occupa, tra diretti e indotto, circa 3.400 lavoratrici e lavoratori;

   non è ammissibile, a parere dell'interrogante, che le multinazionali non abbiano nessun vincolo sociale con il territorio e decidano puntualmente di scaricare sulle lavoratrici e sui lavoratori i costi della crisi-:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche promuovendo un tavolo di confronto con le proprietà, le parti sociali e gli enti locali e territoriali, affinché negli stabilimenti Denso e Pilkington di San Salvo venga garantita, anche in futuro, la produzione e gli attuali livelli occupazionali, evitando le pesanti e negative conseguenze sociali che gli esuberi annunciati dalle dirigenze aziendali avrebbero sul territorio di San Salvo e dei comuni limitrofi;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per incentivare gli investimenti nel settore automotive, con particolare riguardo all'area industriale del vastese, dove un intero comparto industriale e il suo futuro economico e sociale rischiano di essere compromessi dalla scelta delle multinazionali di anteporre le logiche del profitto di breve periodo a quelle dell'occupazione e della tutela della collettività.
(4-09253)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la presenza di smog in Piemonte ed, in particolare, nella provincia di Torino ha raggiunto negli ultimi anni livelli allarmanti;

   secondo quanto reso noto dalla stampa, dalle indagini emerse a seguito dell'avvio nel 2017 dell'inchiesta a Torino per «inquinamento ambientale», gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto registrati dalle centraline Arpa Piemonte provocherebbero «900 morti all'anno e ridurrebbero la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi». In seguito a tale inchiesta sono stati indagati Piero Fassino e Chiara Appendino (in qualità di sindaci del capoluogo), oltre a Sergio Chiamparino e Alberto Cirio (come governatori regionali);

   lo smog, secondo recenti studi scientifici, sarebbe inoltre causa di malattie autoimmuni e degenerative del tessuto nervoso e produrrebbe gravi conseguenze sull'organismo dei bambini sia per quel che riguarda il sistema immunitario che a livello cardiocircolatorio;

   Arpa Piemonte ha comunicato di aver incrementato notevolmente il numero di controlli sugli impianti termici in tutto il Piemonte, passando dai 144 del 2019 (pari a 5 mila 500 unità abitative) ai 233 del 2020 (11 mila unità abitative);

   sono state inoltre predisposte misure per limitare l'inquinamento: il nuovo protocollo regionale prevede l'estensione dell'applicazione del sistema graduale di limitazioni preventive e temporanee anche ai comuni con più di 10 mila abitanti inseriti nell'area «pianura», portando il numero totale a 39 in tutta la provincia di Torino;

   secondo quanto denunciato dai comitati contro lo smog sussistono ancora gravi criticità: in primo luogo, soprattutto per quanto concerne Torino, Ztl e semafori per il blocco del traffico rischiano di non produrre alcun effetto a causa di continue deroghe, orari limitati e scarsi controlli; pochissimi accertamenti riguarderebbero, inoltre, lo stato di numerose caldaie altamente inquinanti nei centri abitati e l'effettivo utilizzo del riscaldamento troppo spesso non conforme alle disposizioni vigenti;

   in questo contesto va inoltre aggiunto come in Piemonte siano state continue, numerose e pressanti le richieste di molte categorie di lavoratori per allentare o cancellare, in concomitanza con le restrizioni alla mobilità imposte dall'attuale pandemia, il blocco della circolazione dei veicoli privati a causa dello smog –:

   quali iniziative urgenti e realmente efficaci intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di ridurre lo smog in Piemonte, per salvaguardare la salute pubblica e garantire al tempo stesso il diritto alla mobilità, anche alla luce delle attuali restrizioni imposte dalla pandemia.
(5-05988)


   GAGLIARDI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima ha come obiettivo di accelerare il percorso di decarbonizzazione, recependo le novità contenute nel cosiddetto decreto-legge sul clima, nonché quelle sugli investimenti per il green new deal previste nella legge di bilancio per il 2020 e nel rispetto dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici;

   il Governo, in sede di conversione del «decreto clima», si era così impegnato ad una graduale cessazione delle centrali a carbone sul territorio italiano entro il 31 dicembre 2025;

   in tale direzione veniva prevista la definitiva dismissione, entro il 2021, dell'impianto della centrale La Spezia-Vallegrande, come d'altronde stabilito anche nel decreto di approvazione del rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale del 2019;

   La Spezia e la sua provincia hanno pagato per anni le pesanti conseguenze, in termini di ambiente e salute, della presenza della centrale a carbone nell'area urbana e tutta la cittadinanza si aspettava la chiusura dell'impianto. Purtroppo, a pochi giorni dalla scadenza della data prevista per la chiusura, con missiva del 18 dicembre 2020, il Ministero dello sviluppo economico comunicava ad Enel che, in base alle valutazioni di Terna S.p.a., la messa fuori servizio della centrale della Spezia potesse avvenire solo a seguito del raggiungimento nell'area nord del Paese (incluso lo stesso sito ligure) di un saldo netto tra aumenti di capacità e dismissioni pari ad almeno 500 MW, privilegiando invece la chiusura della centrale di Fusina;

   pertanto il Ministero, tenuto conto delle valutazioni di Tema e in contrasto con i precedenti impegni governativi, riteneva che, allo stato attuale, la centrale della Spezia non potesse più essere messa definitivamente fuori servizio secondo le tempistiche prospettate inizialmente da Enel. Questo, almeno, fino a quando non si fossero verificate le condizioni idonee a rendere la chiusura dell'impianto compatibile con il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico. Il Ministero dello sviluppo economico avrebbe contestualmente comunicato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la necessità della proroga dei termini stabiliti per la chiusura dell'impianto –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per la riduzione, nell'immediato dell'impatto ambientale derivante dall'uso dell'impianto della centrale E. Montale di La Spezia-Vallegrande, nel quadro del green deal europeo e del rispetto dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici di cui in premessa.
(5-05989)


   D'IPPOLITO, MARAIA, DEIANA, DAGA, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale n. 540 del 13 ottobre 2020, sono state adottate le misure di salvaguardia sulle aree oggetto di modifica della perimetrazione e/o modifica della classificazione della pericolosità e/o rischio configurante nelle proposte di aggiornamento dei Piani di assetto idrogeologico (Pai), del precedente Pai 2016, alle nuove mappe del piano gestione rischio alluvione (Pgra);

   l'adozione delle misure di salvaguardia, come indicato nello stesso decreto di approvazione n. 540 del 202,0, è stata fatta ai sensi dell'articolo 68, comma 4-ter, del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006;

   il Pai 2016, però, non è stato mai reso operativo per le sue molte criticità;

   ne consegue ad avviso degli interroganti che dal riferito documento sono ricavabili, sulla scorta degli elementi oggettivi ivi contenuti, incongruenze rispetto alle aree di attenzione al Pgra, nonché una dubbia legittimità delle norme di salvaguardia;

   dette incongruenze della variante Pai/Pgra relativa al cosiddetto Pai 2016 sono (secondo la nota congiunta del 31 luglio 2020 degli ordini dei geologi Calabria, della Federazione ordini ingegneri Calabria, della Federazione dottori agronomi e forestali Calabria, degli architetti di Catanzaro-Cosenza-Crotone-Reggio Calabria-Vibo Valentia) riconducibili: all'utilizzo di un reticolo idrografico antecedente al 1970 che non trova riscontro in alcuna cartografia ufficiale; alla difformità rispetto ai luoghi e conseguenti effetti nelle valutazioni, soprattutto nelle aree urbanizzate; alla non applicazione di uno studio di compatibilità idraulica ma di metodi speditivi non descritti né validati e all'estensione indiscriminata a tutto il reticolo idrografico;

   emerge pertanto che l'Autorità di bacino dell'Appennino meridionale imponga le norme di salvaguardia cosciente della loro, «definizione speditiva e classificazione empiricamente attribuita», mentre la sostituita Autorità di bacino della Calabria, che le aveva redatte, non le ha mai applicate per le ragioni dette;

   alla base delle summenzionate norme doveva invece esserci uno studio idrologico-idraulico per definirne la qualità e certezza, elementi che invece vengono richiesti al singolo cittadino cui è imposto lo studio idraulico, con sostanziale capovolgimento dei ruoli e delle competenze –:

   di quali informazioni disponga al riguardo il Ministro interrogato, anche in merito alle procedure di aggiornamento dei piani di assetto idrogeologico di cui in premessa, e quale sia, per quanto di competenza, il suo orientamento nel merito, con particolare riferimento alla reale efficacia e applicabilità delle norme di salvaguardia stabilite dall'Autorità di bacino dell'Appennino meridionale.
(5-05990)


   ROTTA, PEZZOPANE e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la società Rottami Metalli Italia ha presentato richiesta di rilascio del provvedimento autorizzatorio unico alla regione Veneto per realizzare nel territorio del Comune di Sorgà una maxi discarica di car fluff in una zona la cui economia si basa su colture d'eccellenza, quali il riso Vialone Nano, il radicchio, le pesche, i kiwi e le mele;

   il car fluff rappresenta la frazione principale dei residui dell'auto avviata a smaltimento e costituisce uno tra i maggiori problemi dell'intera filiera costituendo fino al 20 per cento del peso di un veicolo;

   la gestione dei veicoli fuori uso è regolamentata a livello comunitario dalla direttiva 2000/53/CE, di recente modificata dalla Direttiva dell'Unione europea 2018/849, che ha il duplice obiettivo di gestire i rifiuti dei veicoli giunti al termine del ciclo di vita e promuoverne il riuso, il riciclo e altre forme di recupero;

   con circolare ministeriale del 29 marzo 2018, si è stabilito la cessazione della qualifica di rifiuto del car fluff (Cer 191004), ammettendo il suo utilizzo come combustibile solido secondario (Css) in quanto rifiuto speciale non pericoloso ed escludendo solo i codici Cer 191001 e 191002;

   tuttavia emerge (Italia del Riciclo 2020) che le carenze strutturali della filiera nel tempo non sono state superate; decisamente lontano è il target del 95 per cento per il recupero totale, a causa dell'assenza di forme di recupero energetico e (dati 2018) si evince che viene smaltito in discarica l'87 per cento, avviato al riciclo il 12 per cento e solo poco più dell'1 per cento è destinato al recupero energetico;

   al riguardo è fondamentale l'adozione del Programma nazionale per la gestione dei rifiuti articolo 198-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 e l'elaborazione da parte della regione Veneto di un nuovo piano regionale dei rifiuti evitando la concessione di autorizzazioni per ulteriori progetti relativi all'ampliamento di discariche, all'autorizzazione di nuovi impianti di incenerimento di rifiuti, ovvero di ampliamenti o riattivazioni degli stessi, in attesa che il suddetto programma definisca le macroaree per la razionalizzazione degli impianti sulla cui base individuare i flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l'economia circolare –:

   quanti siano oggi gli impianti che utilizzano il car fluff e se il Ministro intenda assumere iniziative, anche normative per evitare la realizzazione di discariche, in particolare come quella di cui in premessa, in coerenza con gli obiettivi di recupero totale dei veicoli a fine vita, anche nell'ottica dell'abbandono progressivo del conferimento in discarica e della tecnica dell'incenerimento, a vantaggio di soluzioni che possano promuoverne ulteriormente il riciclo.
(5-05991)


   LABRIOLA, CORTELAZZO, CASINO, BARATTO, FERRAIOLI e MAZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'area di Taranto è stata dichiarata nel 1990 «ad elevato rischio di crisi ambientale», e questo territorio vive da anni di una crisi ambientale gravissima, conseguenza di una notevole concentrazione di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale, ma soprattutto della presenza sul territorio del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'ex Ilva;

   come ripreso anche dall'Agenzia Ansa dell'11 maggio 2021, quattro ricercatori hanno sviluppato uno studio sulla mortalità a Taranto da cui emergono eccessi statisticamente significativi nei tre quartieri nord (Paolo VI, Tamburi e Borgo, più vicini all'area a caldo dell'ex Ilva (la più inquinante, costituita da cokerie, agglomerato, altiforni e acciaierie). Basta un solo dato relativo al 2019:181 decessi in più rispetto all'atteso confrontando i quartieri di Taranto più esposti all'inquinamento con il dato regionale;

   lo studio epidemiologico offre i dati più aggiornati in assoluto, partendo dal 2011 e giungendo fino al 31 dicembre 2020, utilizzando i dati dell'anagrafe comunale;

   nel 2019 ben 93 donne e 88 uomini (+68 per cento a Paolo VI, +25 per cento tra Borgo e Città vecchia), per un totale di 181 decessi, sono morti in più dell'atteso calcolato su base regionale nell'area vicina al polo industriale. Quanto al raffronto dei tre quartieri con il resto della città, si sono registrati nel 2020 60 decessi in più fra gli uomini residenti nelle zone vicine al polo industriale rispetto al dato atteso calcolato su base comunale (18 sono avvenuti nel quartiere Tamburi e 42 sono avvenuti nel più popoloso quartiere Borgo-Città vecchia);

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza indica positivamente la strada di una progressiva decarbonizzazione del processo produttivo dell'acciaio, e quindi anche dello stabilimento ex Ilva;

   è evidente che questa importante previsione produrrà i suoi effetti positivi sotto l'aspetto ambientale e sanitario nel medio lungo periodo, mentre risposte urgenti devono essere date alla popolazione residente quei territori –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per avviare fin da subito i necessari interventi volti a garantire quanto prima il pieno rispetto delle prescrizioni ambientali a cui è sottoposto lo stabilimento dell'ex Ilva, nonché il risanamento ambientale e la conseguente tutela della salute dei cittadini dell'area di Taranto.
(5-05992)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Gariglio e De Menech n. 7-00642, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rotta, Zan, Zardini, Dal Moro, Pellicani.

  La risoluzione in Commissione Moretto e altri n. 7-00652, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mor.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Boldrini n. 3-02253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

  L'interrogazione a risposta scritta Zoffili n. 4-09230, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Patassini, Manzato.

  L'interrogazione a risposta scritta Ciaburro n. 4-09231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Caretta.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari e Martinciglio n. 4-09238, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grippa.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-05775 del 14 aprile 2021.