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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    una delle misure più utili e innovative di questa legislatura è stata il «Superbonus 110 per cento», una potente iniezione di liquidità nel settore dell'edilizia in grado di rianimare molti pezzi dell'economia, nata anche sotto lo stimolo della proposta di legge n. 2075 che mira a istituire i certificati di compensazione fiscale e di altre iniziative parlamentari che miravano a introdurre strumenti capaci di rendere circolanti i crediti fiscali;

    col «Superbonus 110 per cento» per la prima volta si è affermato il principio che ci potesse essere una cessione di crediti d'imposta più agile che in passato, da utilizzare come mezzo di pagamento;

    nonostante gli evidenti risultati positivi e sebbene il Governo avesse a disposizione il Recovery plan, l'attuale Esecutivo ha deciso di non prorogare al 2023 la misura del «Superbonus 110 per cento» che sarebbe costata solo 10 dei 220 miliardi di euro del Recovery plan;

    in proposito, l'Associazione nazionale dei costruttori edili ha lanciato l'allarme: «Non possiamo aspettare che su questo strumento, all'ultimo minuto, ci si dica cosa è possibile fare e cosa non è possibile fare: è il classico modo per farlo abortire»;

    è del tutto evidente che la mancata proroga del «Superbonus 110 per cento» abbia determinato un clima di incertezza deleterio per un settore, quello dell'edilizia, cioè richiede progettazione e pianificazione e, dunque, stabilità e certezza nel tempo;

    risulta pertanto indispensabile e urgente non solo prorogare al 2023 il «Superbonus 110 per cento» ma renderlo strutturale, soprattutto in ragione dell'effetto moltiplicatore che ha dimostrato di ingenerare;

    per quanto riguarda il Recovery fund, dei circa 191 miliardi di euro destinati all'Italia solo 69 sono costituiti da trasferimenti diretti di bilancio, mentre i restanti 122 miliardi sono costituiti da prestiti, di natura privilegiata rispetto al resto dei nostri titoli di Stato, che risulteranno così a questi subordinati. Per giunta, accettare questi prestiti implica sottoporsi ad ulteriori vincoli e condizionalità che saranno specificati, come da regolamento del Recovery and Resilience Facility, in appositi accordi con la Commissione europea aggiuntivi a quelli necessari all'ottenimento dei soli fondi perduti; l'erogazione dei prestiti, da richiedere formalmente entro il 31 agosto, è infatti subordinata alla stipula di un accordo tra lo Stato e la Commissione europea;

    in proposito, è significativo rilevare che l'Italia e la Grecia, e in misura molto inferiore il Portogallo e la Slovenia, siano gli unici Paesi che abbiano deciso di accettare i prestiti e le relative future condizionalità, mentre tutti gli altri Stati si limiteranno ai trasferimenti diretti, evitando così di dover sottostare ai vincoli e alle pesanti condizionalità imposte dalla Commissione europea;

    inoltre, è importante sottolineare che i 122,6 miliardi di euro di prestiti all'Italia costituiscono l'88,39 per cento del complesso dei prestiti previsti dal Recovery fund verso tutti gli Stati membri (138,70 miliardi);

    appare dunque incomprensibile ai firmatari del presente atto di indirizzo la motivazione che ha portato il Governo ad accedere a un prestito di tale portata che, oltre a gravare sul debito pubblico come qualsiasi emissione di debito, porta con sé pesanti condizionalità, mentre sarebbe stato più ragionevole ricorrere a emissioni di titoli di Stato, soprattutto nell'attuale congiuntura di mercato in cui le emissioni nazionali di debito risultano straordinariamente convenienti rispetto al loro costo storico, e garantirebbero allo Stato la liquidità necessaria ad affrontare la presente crisi senza comportare ulteriori vincoli esterni alla nostra sovranità, quando si sa che questi risulteranno in ulteriore forza impositiva di politiche di austerità a danno della ripresa del nostro Paese, come già visto dopo la crisi finanziaria globale del 2011;

    risulta analogamente incomprensibile, perché non avvalersi di un potenziato e più ampio sistema di circolazione dei crediti fiscali, a partire da quello sperimentato con la misura del «Superbonus 110 per cento» e suggerito anche da modelli come quello della proposta di legge n. 2075, quando tale sistema consentirebbe immediato, maggiore e prezioso spazio di azione fiscale a vantaggio del Paese in questa particolare congiuntura;

    per quanto riguarda il lavoro, specie quello autonomo e subordinato privato, esso è diventato una vera emergenza sociale, con il prodotto interno lordo del prossimo anno stimato ad un meno 12/18 per cento e con migliaia di esercizi commerciali e di imprese che in questi mesi sono stati costretti a chiudere; in alcuni casi non è ancora stata pagata la cassa integrazione di marzo 2020;

    è necessario uscire progressivamente dall'emergenza da COVID-19 per non finire di distruggere ciò che resta della nostra economia con le tante categorie produttive che in questa lunga fase sono state fortemente penalizzate, con ristori insufficienti e tardivi – mentre la tanto decantata «pace fiscale» si è risolta sostanzialmente in un inutile condono – ma anche per ovviare alle drammatiche conseguenze sociali e financo psicologiche che le protratte misure restrittive stanno determinando tra tutte le fasce della popolazione, specie quelle più fragili;

    il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato tutta la sua fragilità nel corso della pandemia, soprattutto per la carenza di personale medico; il problema è il frutto di decenni di tagli alla sanità pubblica che, in nome di politiche austeritarie, hanno sottratto ingenti risorse a uno dei pilastri che sorreggono il nostro modello di Stato sociale, ma hanno altresì ridotto la distribuzione territoriale delle strutture, il numero del personale sanitario e il suo ricambio generazionale; un problema che è stato reso ancora più evidente a causa dell'imbuto formativo, quel fenomeno che definisce la differenza tra numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e l'insufficiente numero di borse per accedere a medicina generale e agli altri corsi specialistici;

    la pre-esistente crisi economica, acuita dalla pandemia, mette ulteriormente a rischio l'interesse nazionale e la proprietà dei nostri asset strategici; per questo è necessario estendere il golden power a nuovi settori, tra cui l'intelligence, l'intelligence economica, il settore bancario creditizio e assicurativo;

    il trasporto pubblico locale nelle grandi aree metropolitane non è stato adeguatamente potenziato, creando un ulteriore rischio in termini di mancato distanziamento personale e di possibile diffusione del contagio da COVID-19;

    in materia fiscale appare, altresì, necessario venire incontro a tutti i piccoli contribuenti che si trovano nell'impossibilità di adempiere agli oneri fiscali in ragione di oggettive difficoltà economiche, evitando al contempo un qualsivoglia condono generalizzato che possa agevolare evasori capienti;

    l'Italia è il terzo Stato al mondo per consistenza di riserve auree, con 2.451,8 tonnellate di oro, pari ad una somma di circa 110 miliardi di euro; l'oro è custodito per il 48 per cento a Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma, e per il restante 52 per cento è distribuito fuori dai confini nazionali; si rende assolutamente necessario un atto normativo che ribadisca, in maniera esplicita, che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia e che le riserve auree eventualmente ancora detenute all'estero debbono rientrare nel territorio nazionale;

    servono ulteriori stanziamenti significativi ed immediati per il mondo della cultura, del turismo, dello sport, dell'università e della ricerca scientifica e della scuola;

    le riaperture previste dal 26 aprile 2021 sono un primo passo, ma ancora non saranno sufficienti, specie per il mondo legato ai settori del turismo e della ristorazione, quest'ultimo colpito dalla decisione di mantenere il coprifuoco dalle ore 22,00, la cui efficacia effettiva in termini di contenimento del contagio risulta di difficile comprensione; allo stesso modo, si è arrivati all'assurdo per cui risulta possibile viaggiare per turismo all'estero, ma non tra le regioni italiane di diverso colore;

    le chiusure hanno fatto aumentare in maniera esponenziale i profitti dei colossi del web, di pari passo con i fallimenti e le perdite di fatturato delle attività di prossimità, una concorrenza sleale anche perché i giganti del web non pagano, se non in maniera risibile, tasse in Italia;

    cinema, teatri, palestre e piscine sono oramai arrivati al collasso, mentre manca una chiara indicazione sul perché si sia ritenuto più pericoloso assistere ad uno spettacolo in numero contingentato e in sicurezza, piuttosto che affollarsi senza distanziamento sui mezzi pubblici;

    l'importanza dello sport dal punto di vista dei rapporti sociali e per lo sviluppo delle difese immunitarie è certificata da innumerevoli studi, ma questa centralità, ancor più evidente in tempi di pandemia, non viene equamente riconosciuta né dalle disposizioni sulle restrizioni né dalle iniziative di ristoro;

    la cultura ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e anche nella promozione del turismo italiano, eppure è totalmente estranea al dibattito e all'attenzione del Governo; i luoghi della cultura – teatri, cinema, musei in particolare – sono sull'orlo del fallimento e con loro gli organizzatori d'eventi, gli artisti e tutti quelli che, come associazioni o partite Iva, lavorano nella filiera,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prorogare le misure di detrazione fiscale al 110 per cento («Superbonus») fino al 2023 e renderle strutturali per gli anni a venire;

2) ad adottare iniziative per estendere l'ambito delle misure di detrazione fiscale al 110 per cento, attualmente previsto nel settore dell'edilizia, ad altri settori produttivi di beni e servizi dell'economia italiana che risentono di una bassa capacità di spesa dovuta all'assenza di liquidità e non di una capacità produttiva;

3) ad adottare iniziative per consentire il libero scambio e la libera circolabilità dei crediti fiscali che cittadini e persone giuridiche con sede legale e operativa in Italia vantano nei confronti dello Stato attraverso l'istituzione di una piattaforma digitale gestita da un ente creditizio pubblico, al fine di liberare e smuovere una imponente mole di risorse finanziarie e immettere di fatto una massiccia dose di liquidità nel sistema economico del nostro Paese;

4) ad adottare iniziative per sfruttare un sistema permanente di circolabilità di crediti fiscali, anche dall'esigibilità differita nei confronti dello Stato ma immediatamente scambiabili tra privati come pagamento fiduciario nei limiti riconosciuti all'autonomia privata, attraverso i certificati di compensazione fiscale, dotando lo Stato italiano della capacità di affrontare la crisi con maggiori opzioni di politica fiscale che la sola austerità della politica dei tagli non può offrire, favorendo la crescita e nel pieno rispetto del quadro normativo europeo vigente;

5) per quanto riguarda il Recovery fund, ad accedere esclusivamente alla componente delle sovvenzioni per trasferimenti diretti, senza fare ricorso ai prestiti, finanziando la parte di programma eccedente le sovvenzioni tramite risorse reperite sul mercato dei capitali attraverso l'emissione di titoli di Stato o emissione di certificati di compensazione fiscale;

6) ad aumentare gli investimenti pubblici in settori strategici del nostro Paese, a partire dalla sanità pubblica e dalla pubblica istruzione;

7) ad adottare iniziative di competenza per opporsi alle riforme indicate dalle raccomandazioni «Country specific» da parte della Commissione europea, per ciò che concerne una penalizzazione del sistema pensionistico, ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro e tagli allo Stato sociale, ma anche per tutto ciò che comporta il frazionamento o la svendita di asset strategici per il nostro Paese;

8) ad adottare iniziative di competenza per superare le generali regole di convergenza fiscale che strozzano la nostra economia da oltre 25 anni e che hanno dimostrato di essere configurate sulle esigenze di altri sistemi economici e che oggi sono diventate strumento di egemonia economica e politica nei confronti dell'Italia, promuovendone invece la totale revisione alla luce del loro fallimento;

9) ad adottare iniziative per introdurre il golden power per tutte le infrastrutture e le aziende strategiche;

10) a ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e a riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero;

11) ad adottare iniziative per prorogare la misura del credito di imposta per i canoni di locazione di botteghe e negozi o di immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda fino al 31 dicembre 2021, elevando la percentuale fino al 100 per cento dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo;

12) a rilanciare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio e per il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali nel pieno rispetto dell'ecosistema e delle comunità locali;

13) a rifinanziare il Fondo nazionale trasporti al fine di potenziare il trasporto pubblico locale; anche in relazione ai nuovi standard imposti dalla pandemia da COVID-19 ancora in corso;

14) ad adottare iniziative per prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori dello sport e della cultura, garantendo la riapertura dei luoghi della cultura – teatri, cinema, musei – e sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi;

15) ad adottare iniziative urgenti per sgravare i piccoli contribuenti che si trovano nella comprovata impossibilità di adempiere agli oneri fiscali in ragione di oggettive difficoltà economiche, evitando al contempo un qualsivoglia condono generalizzato.
(1-00478) «Maniero, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Corda, Colletti, Forciniti, Giuliodori, Paxia, Paolo Nicolò Romano, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas».


   La Camera,

   premesso che:

    il codice dell'amministrazione digitale (Cad), istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni ha stabilito i principi e le finalità che lo Stato, le regioni, gli enti locali, le società pubbliche e i gestori di servizi pubblici devono perseguire nel percorso di trasformazione digitale della pubblica amministrazione, per assicurare ai cittadini «la disponibilità, la gestione, l'accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell'informazione in modalità digitale» (articolo 2);

    a tale scopo è stato istituito un ente ad hoc, l'AgID, che «promuove l'innovazione digitale nel Paese e l'utilizzo delle tecnologie digitali nell'organizzazione della pubblica amministrazione e nel rapporto tra questa, i cittadini e le imprese» (articolo 14-bis);

    il Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione è il documento di indirizzo strategico, redatto da AgID in collaborazione con il dipartimento per la trasformazione digitale, per guidare la transizione digitale del Paese, finalizzata a favorire lo sviluppo di una società digitale attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione;

    i principi guida del Piano triennale 2020-2022 stabiliscono che il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile; le pubbliche amministrazioni devono realizzare servizi primariamente digitali;

    l'infrastruttura digitale rappresenta un bene strategico per il Paese e necessita di un serio processo di implementazione e rafforzamento nell'ottica di costruire una rete unica, gestita e controllata totalmente dallo Stato;

    attualmente il processo di trasformazione digitale dei servizi della pubblica amministrazione vede ancora l'utilizzo di tecnologie e infrastrutture digitali fornite da operatori terzi, che sono detentori di dati e informazioni di esclusiva proprietà delle pubbliche amministrazioni. È necessario dunque che lo Stato costruisca e gestisca direttamente la propria infrastruttura digitale pubblica, unico modo per eliminare i rischi in termini di sicurezza, affidabilità, autonomia e proprietà dei dati. Al riguardo, il Cad sancisce che «al fine di favorire la digitalizzazione della pubblica amministrazione e garantire il necessario coordinamento sul piano tecnico delle varie iniziative di innovazione tecnologica, [...] progettano, realizzano e sviluppano i propri sistemi informatici e servizi digitali» (articolo 13-bis) e prevede «l'adozione di infrastrutture e standard che riducano i costi sostenuti dalle amministrazioni e migliorino i servizi erogati assicurando un adeguato livello di sicurezza informatica» (articolo 14);

    nella transizione digitale della pubblica amministrazione, l'aspetto forse più delicato e complesso è la gestione e condivisione dei dati. In questo contesto, le information communication technology possono svolgere un ruolo importante, snellendo le procedure e aiutando lo scambio di dati. Il problema è cruciale, perché la mancata interconnessione tra le diverse banche dati della pubblica amministrazione rende più lento e farraginoso l'iter burocratico delle pratiche amministrative, senza considerare il costo economico delle inefficienze e i disagi per i cittadini che devono presentare più volte documenti già consegnati ad una pubblica amministrazione;

    il Cad parla di database «di interesse nazionale» (articolo 60), cioè «l'insieme delle informazioni raccolte e gestite digitalmente dalle pubbliche amministrazioni, omogenee per tipologia e contenuto e la cui conoscenza è rilevante per lo svolgimento delle funzioni istituzionali delle altre pubbliche amministrazioni», che deve possedere «le caratteristiche minime di sicurezza, accessibilità e interoperabilità»;

    l'obiettivo del Piano triennale 2020-2022 è favorire la condivisione e il riutilizzo dei dati tra le pubbliche amministrazioni e il riutilizzo da parte di cittadini e imprese, aumentare la qualità dei dati e dei metadati e aumentare la consapevolezza sulle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e su una moderna economia dei dati;

    l'importanza strategica del patrimonio informativo pubblico era già stata ribadita nell'articolo 50-quater, che ne prevede la promozione e la valorizzazione, sempre nell'ottica della disponibilità e accessibilità ma anche della massima protezione e sicurezza dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture delle pubbliche amministrazioni (articolo 51);

    per accelerare questo processo, è fondamentale avere un sistema di infrastrutture cloud computing al fine di una raccolta, elaborazione e gestione centralizzata dei dati e di una efficiente trasmissione e fruizione dei dati. Soltanto un sistema di infrastrutture cloud pubblico, a gestione totalmente pubblica e con personale qualificato, può emancipare il Paese dalla dipendenza nei confronti degli operatori di mercato e garantire la sicurezza e tutela dei dati personali dei cittadini, come previsto dal regolamento (UE) 679/2016 per la protezione dei dati;

    i principi guida del Piano triennale 2020-2022 stabiliscono che le pubbliche amministrazioni adottano primariamente il paradigma cloud per i loro servizi (cloud first) e devono prediligere l'utilizzo di software con codice sorgente aperto; nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente (open source);

    un altro aspetto cruciale è la competenza digitale del personale della pubblica amministrazione. Per il colmare il gap digitale, l'articolo 13 del Cad prevede la formazione informatica dei dipendenti pubblici, stabilendo che le pubbliche amministrazioni attuino «politiche di reclutamento e formazione del personale finalizzate alla conoscenza e all'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione [...] per la transizione alla modalità operativa digitale»;

    il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ha apportato modifiche al Cad, stabilendo la realizzazione di un cloud pubblico nazionale. Nello specifico il Titolo III reca misure per il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale: l'articolo 31 prevede di «semplificare e favorire l'offerta dei servizi in rete della pubblica amministrazione, il lavoro agile e l'uso delle tecnologie digitali»; l'articolo 34 prevede la realizzare della piattaforma digitale nazionale dati (Pdnd) per rendere possibile «l'interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici»; l'articolo 35 prevede che «al fine di tutelare l'autonomia tecnologica del Paese, consolidare e mettere in sicurezza le infrastrutture digitali delle pubbliche amministrazioni [...] garantendo, al contempo, la qualità, la sicurezza, la scalabilità, l'efficienza energetica, la sostenibilità economica e la continuità operativa dei sistemi e dei servizi digitali», il Governo promuove «lo sviluppo di un'infrastruttura ad alta affidabilità localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei Centri per l'elaborazione delle informazioni (CED)»,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi per lo sviluppo di un cloud completamente pubblico, che preveda la proprietà degli impianti e la gestione degli stessi in mano a soggetti pubblici o a totale partecipazione pubblica;

2) a promuovere la massima fruibilità e condivisione del dato tra le varie pubbliche amministrazioni nell'ottica di erogare i migliori servizi al cittadino, sempre nel rispetto della trasparenza e della privacy e sulla base del principio di accessibilità e semplificazione burocratica;

3) ad investire nella formazione del personale delle pubbliche amministrazioni e ad assumere personale con competenze specifiche in ambito digitale.
(1-00479) «Giuliodori, Colletti, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Corda, Forciniti, Maniero, Paxia, Paolo Nicolò Romano, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Costanzo».


   La Camera,

   premesso che:

    l'onorevole Claudio Durigon, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, nonché coordinatore regionale della Lega nel Lazio, è finito in questi giorni al centro dell'inchiesta giornalistica Follow the money realizzata da Blackstair, il team investigativo di Fanpage.it, per un video ripreso da una telecamera nascosta durante una cena con dei responsabili di alcune società di formazione, in cui l'onorevole Durigon afferma «Quello che indaga della Guardia di Finanza... il generale... lo abbiamo messo noi». Riferendosi all'indagine sulla Lega riguardo alla truffa da 49 milioni di euro;

    nel video in questione l'onorevole Durigon confida agli interlocutori di non preoccuparsi delle indagini della magistratura che riguardano il suo partito. Pronunciando le seguenti parole: «I tre commercialisti? Tutte c...te», riferendosi evidentemente ai commercialisti legati alla Lega arrestati nell'inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission. «Lascia perdere, sono i giornali, fidati di me», aggiunge. Al che il suo interlocutore lo incalza: «Veramente? Ci sta lui che sta facendo le indagini? Proprio questo della Finanza?». La risposta: «Shhh, dai»;

    nell'inchiesta di Fanpage viene ricostruita tutta la carriera dell'onorevole Durigon, che prima di essere eletto deputato è arrivato a ricoprire la carica di vicesegretario del sindacato Ugl (Unione generale del lavoro). Sulla carriera politica vengono gettate delle ombre, essendo cominciata tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, quando la Lega era in difficoltà per il blocco dei conti nell'ambito dell'inchiesta 49 milioni di euro. A gennaio 2018, infatti, Matteo Salvini annunciava un «accordo di reciproca e proficua collaborazione» con l'organizzazione sindacale. Poche settimane dopo è ospite d'onore al congresso Ugl che conferma Francesco Paolo Capone segretario, mentre l'onorevole Durigon è il suo vice. L'inchiesta di Fanpage racconta come il sindacato abbia fornito uomini nelle aree in cui la Lega cercava di radicarsi, alcuni dei quali oggi in Parlamento, supporto durante eventi pubblici, persino la sede del team social di Salvini (denominato ufficiosamente la «Bestia»). La squadra guidata da Luca Morisi, infatti, dopo le elezioni 2018 ha trasferito i propri computer a Roma, al primo piano della sede dell'Ugl, in via delle Botteghe Oscure;

    nell'inchiesta di Fanpage ha inoltre spazio l'agenzia Ital Communications di Attilio Lombardi. Giancarlo Favoccia, eletto vicesegretario di Capone all'Ugl insieme all'onorevole Durigon nel 2014 e poi estromesso, sostiene che quella società, a cui è stata affidata la comunicazione del sindacato, si sia occupata informalmente, con i fondi ricevuti dall'Ugl, anche di curare la campagna elettorale dell'onorevole Durigon per le politiche e la sua comunicazione nei mesi a seguire;

    tale inchiesta accende anche il faro sui conti del sindacato, mai resi pubblici, e sulla sua rappresentatività, stimata in quasi due milioni di iscritti. Un centinaio di lavoratori aderenti, però, ha contestato il dato e ha presentato denuncia penale per truffa ai danni dello Stato. La loro ipotesi è che il numero reale degli iscritti non superi i 70 mila. Sul caso sta indagando la procura di Roma;

    tutte queste vicende, come ricostruisce Fanpage, hanno portato diversi esponenti dell'Ugl all'espulsione. Per placare gli animi di alcuni ex sodali dell'Ugl, però, l'onorevole Durigon avrebbe tentato anche altre strade. Ripreso in video all'uscita da un ristorante, il deputato parla così con un sindacalista: «Noi anche in Puglia dobbiamo fare delle nomine. A noi che c... ce ne frega? Io ti posso pure buttare dentro qualche nomina»;

    le esternazioni dell'onorevole Durigon riguardo a un millantato «controllo» delle indagini e dei processi portati avanti dalla Guardia di finanza rispetto al suo partito, la Lega, gettano ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo un'ombra sull'imparzialità e sull'incorruttibilità di tale Corpo dello Stato;

    lo stesso onorevole Durigon è Sottosegretario per l'economia e le finanze, cui la Guardia di finanza afferisce; ciò aggrava l'ombra gettata e, pure nell'eventualità di un millantato credito, danneggia fortemente l'immagine dell'intero Ministero agli occhi della cittadinanza;

    la carriera politica dell'onorevole Durigon, nel momento dell'avvicinamento alla Lega e della sua elezione a deputato della Repubblica Italiana, si accompagna a intrecci sindacali e locali ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo quantomeno dubbi;

    l'articolo 54 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Mentre quanto emerge dall'inchiesta su indicata è un comportamento, anche solo millantato, tutt'altro che riconducibile a tali parole,

impegna il Governo

1) ad invitare l'onorevole Claudio Durigon a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
(1-00480) «Colletti, Corda, Testamento, Trano, Spessotto, Giuliodori, Termini, Leda Volpi, Menga, Trizzino, Costanzo, Sarli, Suriano, Ehm, Cabras».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VI e VIII,

   premesso che:

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono stati introdotti nuovi incentivi in materia di efficienza energetica, «sisma bonus», fotovoltaico e mobilità elettrica;

    il «decreto Rilancio», nell'ambito delle misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, all'articolo 119, ha previsto, il cosiddetto Superbonus, ovvero, l'incremento al 110 per cento delle aliquote previste per le detrazioni delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per gli interventi in ambito di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici;

    l'agevolazione fiscale consiste in una detrazione di imposta lorda, da ripartire tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2021, e in 4 quote annuali di pari importo per le spese effettuate nell'anno 2022. L'agevolazione fiscale è concessa al contribuente qualora esegua interventi di efficientamento energetico o interventi antisismici, che aumentino il livello di efficienza energetica dell'edificio o abitazione esistente di almeno due classi;

    il «decreto Rilancio», all'articolo 121, ha inoltre introdotto un'altra importante novità, ovvero, la possibilità per il contribuente di optare, in luogo della fruizione della detrazione, dello sconto in fattura o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

    la legge di bilancio 2021, legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha prorogato il «Superbonus» al 30 giugno 2022 e in determinate situazioni fino al 31 dicembre dello stesso anno o al 30 giugno del 2023;

    oltre agli adempimenti burocratici già previsti dalle misure «Sismabonus» ed «Ecobonus», ai fini dell'esercizio dell'opzione sconto in fattura o cessione del credito prevista dal «Superbonus» il contribuente deve inoltre acquisire il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta, rilasciato dagli intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni (dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro) nonché dai Caf; la asseverazione tecnica relativa agli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico – da parte, rispettivamente, dei tecnici abilitati al rilascio delle certificazioni energetiche e dai professionisti incaricati della progettazione strutturale, direzione dei lavori delle strutture e collaudo statico per gli interventi finalizzati alla riduzione del rischio sismico – che certifichi il rispetto dei requisiti tecnici necessari ai fini delle agevolazioni fiscali e la congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati, in accordo ai previsti decreti ministeriali;

    la misura, pur risultando utile per il rilancio del comparto dell'edilizia ha da subito mostrato diversi limiti, tra i quali la ridotta durata del provvedimento, l'eccessivo iter burocratico per accedere alla cessione del credito e la richiesta di conformità urbanistica. La proroga a giugno 2022, che risulta essere ancora troppo limitata e il complesso iter burocratico necessario all'attivazione degli interventi e all'ottenimento del beneficio fiscale, impattano negativamente sull'operatività del «Superbonus»;

    ad oggi si contano solo circa 35.000 richieste di attivazione del Superbonus in tutta Italia a fronte di una potenziale platea di oltre 17 milioni di edifici costruiti prima del 1980 e non corrispondenti alle norme vigenti in materia di efficienza energetica e sicurezza sismica,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere una proroga della scadenza della misura relativa al «Superbonus 110 per cento» di cui in premessa almeno fino al 31 dicembre 2023, eliminando al contempo tutte le criticità connesse alla misura, tra cui il vincolo di conformità urbanistica, e semplificando, anche attraverso una dichiarazione congiunta da parte del libero professionista e dell'impresa appaltatrice, l'iter burocratico necessario all'avvio della misura e all'attivazione della cessione del credito;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di estendere il «Superbonus 110 per cento» anche alle attività commerciali, terziarie e industriali;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di mantenere, oltre il 2023, la misura «Superbonus 110 per cento», rendendola strutturale solo ed esclusivamente per le attività di diagnostica sismica (vulnerabilità sismica) ed energetica (certificazione energetica) degli edifici o abitazioni in maniera tale da ottenere una mappatura sullo stato di sicurezza e di efficienza energetica dell'intero comparto costruito;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di estendere alle scuole paritarie di ogni ordine e grado il «Superbonus 110 per cento» per gli interventi di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici, nonché per la messa a norma antincendio e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, così come previsto nella missione 4 Istruzione e Ricerca del Piano di ripresa e resilienza che all'investimento 3.3 (messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole statali) destina 3,9 miliardi di euro;

   ad adottare iniziative per prevedere, partire dal 2024, una detrazione fiscale pari al 90 per cento da ripartire tra gli aventi diritto in 5 quote annuali di pari importo per le spese sostenute per i lavori di efficienza energetica, di riduzione del rischio sismico, di installazione di impianti fotovoltaici, di installazione delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (cosiddetto Bonus casa) e per tutti gli interventi di riqualificazione energetica o di messa in sicurezza sismica non rientranti nel «Superbonus» ma previsti dall'ordinamento italiano, previo svolgimento delle attività di diagnostica sismica ed energetica.
(7-00649) «Gagliardi, Sangregorio, Rospi, Benigni, Bologna, Colucci, Della Frera, Lupi, Napoli, Pedrazzini, Ruffino, Sgarbi, Silli, Sorte, Tondo».


   La I Commissione,

   premesso che:

    la provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT) vanta un triste primato: è prima in classifica per furti di auto con 2705 denunce registrate nel 2019, ovvero 696,5 ogni 100.000 abitanti; primo posto anche nella classifica dei reati di associazione di tipo mafioso con un'incidenza di 3,2 denunce ogni 100 mila abitanti, terza per gli omicidi volontari consumati, quarta per i tentati omicidi, tra le prime dieci per rapine in abitazione ed estorsioni, con 81 denunce registrate (20,9 ogni 100 mila abitanti);

   la provincia pugliese si colloca nella prima parte della triste graduatoria anche per le altre forme di furti, per i reati di riciclaggio e il reimpiego di danaro, per gli incendi e lo spaccio di stupefacenti, così come per gli episodi di assalti ai portavalori e, più in generale, per i fenomeni di infiltrazione criminale;

   tale drammatico e preoccupante quadro è stato confermato anche dalla relazione del Ministero dell'interno sull'attività svolta e i risultati conseguiti dalla direzione distrettuale antimafia, nel primo semestre 2020, da cui emerge drammaticamente come l'emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influenzato, acuendole, le dinamiche della già complessa architettura criminale della Bat «territorio crocevia di fenomeni delinquenziali mafiosi e di malavita comune, di diversa provenienza sia locale che importata dalle limitrofe province foggiana e barese», evidenziando, in particolare, la preoccupazione che le ripercussioni sull'economia possano trasformarsi in «opportunità di business per la criminalità organizzata, tenuto conto della disponibilità finanziaria delle consorterie e del loro persistente grado di penetrazione nel tessuto socio-economico, con ripercussioni negative soprattutto sulle eccellenze del locale sistema produttivo»-,

   il settore maggiormente colpito è quello della pesca e dell'agroalimentare dove i sodalizi mafiosi, grazie alla capacità d'interferenza e la propensione ad investire nel comparto alterando le regole del mercato, hanno puntato ai contributi europei a sostegno del settore;

   altro versante su cui si è «investito» è la litoranea dove l'interesse della criminalità organizzata, specie delle cosche economicamente più solide, è rivolto alle attività turistiche e di ristorazione in crisi per la carenza di liquidità connessa con il lungo periodo di chiusure;

   in tale contesto è alto il rischio di una speculazione mafiosa nelle fasi di «ripresa» e «ricostruzione» con un incremento delle attività di usura e riciclaggio da parte delle consorterie che mirano ad impossessarsi delle attività imprenditoriali, come lascerebbero far presagire le numerose segnalazioni di reati spia quali i danneggiamenti incendiari e gli attentati dinamitardi: diversi episodi sono stati registrati tra i comuni di Andria, San Ferdinando di Puglia, Margherita di Savoia e Trinitapoli, dove commercianti, artigiani, imprenditori e titolari di aziende agricole, sono stati destinatari di diversi atti intimidatori;

   in particolare, come si legge nella relazione, su Andria «la criminalità risulta tra le più pragmatiche in virtù di una operatività flessibile rimodulata di volta in volta in funzione degli interessi da perseguire, privilegiando soprattutto i rapporti con la malavita cerignolana la cui influenza nell'area è particolarmente significativa. Tali collaborazioni hanno favorito la specializzazione dei locali gruppi criminali nel compimento dei reati predatori e dei furti di auto che restano, infatti, le fattispecie di reato più diffuse nella provincia. (...) Sempre con riferimento allo specifico ambito criminale, nel semestre in esame a Diso (LE) i Carabinieri, in esecuzione di due diversi provvedimenti cautelari, hanno proceduto alla cattura di un pregiudicato andriese, latitante dall'ottobre 2018, elemento storico dell'intero scenario criminale pugliese e specializzato negli assalti ai portavalori, nelle rapine agli autotreni e nei furti con scasso ai bancomat, legato anche a sodalizi di altre province ed in primis a quello dei Parisi di Bari»;

   a Barletta, invece, è in atto «una ristrutturazione degli assetti verso un "modello orizzontale" che tende a limitare il divario tra vertici e basi con una maggiore autonomia operativa dei singoli sodalizi. Il conseguente rischio di instabilità troverebbe riscontro nei diversi rinvenimenti di armi e negli episodi di violenza che hanno riguardato anche pregiudicati e spacciatori locali»; mentre lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie «Intorno ai gruppi più o meno radicati sempre crescente è la contiguità di giovanissimi, talvolta estranei ai contesti criminali, "arruolati" per lo spaccio di sostanze stupefacenti ed il cui mercato nella stagione estiva è tra i più fiorenti della Regione»;

   nella Valle dell'Ofanto, a Trinitapoli, «permane uno dei principali focolai d'instabilità dell'intera provincia influenzato anche dagli interessi di sodalizi non locali. (...) il cruento dualismo tra due gruppi esistenti è stato acuito proprio dalla crescita criminale di uno dei due che si è dimostrato in grado di catalizzare la gestione dello spaccio degli stupefacenti e delle estorsioni, acquisendo, attraverso i cospicui proventi illeciti, un potere finanziario che lo ha elevato a idoneo interlocutore anche per la malavita cerignolana e la criminalità organizzata andriese»;

   da non sottovalutare, inoltre, le interazioni anche con la malavita straniera, in particolare con quella albanese, per il ruolo «strategico» assunto da quest'ultima nel narcotraffico: ciò trova riscontro nell'importante operazione antidroga, del 17 gennaio 2020, eseguita dalla polizia di Stato a carico di n. 22 soggetti ritenuti responsabili di associazione transnazionale armata, finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Le indagini, avviate a seguito dell'omicidio di un pregiudicato avvenuto a Trani il 16 gennaio 2015, hanno consentito di documentare l'esistenza di due distinte associazioni armate, collegate tra loro. Per la prima, originaria dell'area Andria-Trani e dedita al traffico di sostanze stupefacenti sull'intero territorio nazionale, il principale canale di approvvigionamento era realizzato a Cerignola. L'altra organizzazione, invece, composta perlopiù da albanesi, operava prevalentemente nella provincia di Foggia e vantava numerosi collegamenti con l'Albania, la Macedonia, il Belgio e l'Olanda, promuovendo e organizzando transazioni di importanti quantitativi di droga in seguito immessi sul mercato nazionale;

   dalle indagini della Direzione investigativa antimafia emergono mafie autoctone e limitrofe che convivono con significative colonie di criminalità straniera, e tassi di criminalità predatoria pressoché sconosciuti;

   è di queste ore la sconcertante notizia del «più importante sequestro di armi mai effettuato nel Paese», rinvenuto dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce in un casolare di Andria: 65 fucili mitragliatori d'assalto (come Uzi e kalashnikov), 33 fucili (incluse alcune carabine di precisione), 99 pistole; e ancora, mine anticarro, bombe a mano, 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole. A quanto si apprende, l'inchiesta sarebbe scaturita da una segnalazione della procura di Bari legata ad un procedimento parallelo a quello che ha portato in carcere nei giorni scorsi il giudice Giuseppe De Benedictis e le indagini, ancora in corso, devono accertare se il traffico di armi abbia carattere internazionale, considerando anche la mole di materiale ritrovato;

   il quadro delineato è, in generale, di una crescita delle capacità economico-finanziarie dei sodalizi originari della provincia, fattore che si riversa nel tessuto socio-economico tra i più solidi della Puglia, «inquinandolo» attraverso il riciclaggio, l'auto-riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti e l'intestazione fittizia di beni, tutte operazioni che alterano il libero mercato e di fatto creano i presupposti per un'illecita concorrenza. È inoltre pacifica la capacità delle organizzazioni di schermare efficacemente i profitti illeciti, utilizzando quelli legali anche mediante prestanome inseriti nelle delicate fasi di «emersione» (in particolar modo nelle attività di ristorazione e in quelle legate ai processi di trasformazione dei prodotti agricoli), sfruttando le attuali difficoltà finanziarie delle imprese;

   della stessa idea è il Presidente di Confindustria Bari BAT, Sergio Fontana, che ha ricordato, appunto, gli effetti negativi sul tessuto economico-produttivo locale: «In questa situazione l'economia non può crescere e non può attrarre investitori, manager e cervelli. Quale manager o quale investitore può desiderare di venire a lavorare qui, in una zona che è prima in Italia per furti d'auto e infiltrazioni criminali? La criminalità non è solo un problema di ordine pubblico, ma è una pesante ipoteca sulla crescita economica del nostro territorio», rilevando, in particolare, come «La qualità della vita non interessa solo agli abitanti di un luogo, ma anche all'economia, perché è capace di attirare o respingere turisti, investimenti e capitale umano. Per la frequenza degli assalti ai tir ormai i clienti esteri non si accollano più il rischio di ritirare la merce, ma chiedono alle nostre fabbriche di sostenere l'onere del trasporto. Dobbiamo porre fine a questa situazione»;

   l'allarme era stato lanciato pochi mesi fa anche dal procuratore di Trani, Renato Nitti che, attraverso un'analisi lucida dei dati, ha posto in risalto le grosse lacune che da tempo si trascina la provincia di Barletta-Andria-Trani, da lui testualmente definita «depredata dalle mafie e ignorata dall'azienda nazionale»;

   nonostante tale desolante quadro, mentre Bari e Foggia vantano direzioni distrettuali antimafia, nella provincia di Barletta-Andria-Trani mancano tuttora questura e comandi provinciali di carabinieri e guardia di finanza; ad oggi, l'unica istituzione che può occuparsi esclusivamente del territorio è la Prefettura di Barletta;

   ne consegue un diffuso senso di impunità che nasce da una percezione di debolezza delle istituzioni, «che si manifesta in numerosi episodi di attentati, anche mediante ordigni esplosivi, contro le forze dell'ordine e, in generale, rappresentanti delle istituzioni. (...) E ciascuno di questi episodi, a sua volta, produce un impatto devastante sulla fiducia nelle istituzioni e finisce per incentivare e moltiplicare comportamenti analoghi»;

   secondo Nitti, «Le mafie che operano nella Bat sono mafie predatorie», ossia mafie che non esercitano il dominio sul territorio, ma che lo spogliano, lo depredano, aprendolo persino alle scorrerie di clan storici ed egemoni in altre province e regioni;

   è di questi giorni la notizia, accolta, positivamente, dell'imminente avvio ed operatività della sede della nuova questura, di cui è stata annunciata l'inaugurazione nel mese di giugno 2021 ad Andria, che rappresenterà un solido architrave della sicurezza e della legalità nella provincia, ma ancora molto occorre fare per scongiurare il rischio che la provincia di Bat diventi «terra di nessuno», lasciando campo libero alla criminalità,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rafforzare i presìdi di legalità per un efficace e improcrastinabile contrasto alla criminalità nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani, in particolare attraverso l'istituzione:

    a) del comando provinciale dei Carabinieri;

    b) del comando provinciale della guardia di finanza;

   ad adottare iniziative volte ad estendere l'ambito di operatività del contingente impegnato nell'operazione «Strade sicure» all'area della provincia di Barletta-Andria-Trani, con compiti di presidio e controllo del territorio.
(7-00648) «Prisco, Galantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i malati di cancro hanno pagato un prezzo altissimo alla pandemia: il 20 per cento dei decessi legati all'infezione da Covid-19 ha riguardato, infatti, pazienti oncologici;

   la pandemia ha gravemente accentuato le differenze tra regioni relativamente alla disponibilità di prestazioni e all'accesso all'assistenza;

   numerosi reparti chirurgici sono stati chiusi e convertiti in reparti di medicina dedicati ai pazienti Covid-19 e, per molte settimane, è stato possibile trattare solo procedure oncologiche, sia di emergenza, sia elettive, con evidenti limitazioni in termini di volume di casi trattati e complessivamente, sono stati rinviati oltre un milione di interventi chirurgici;

   incrociando questi dati con le Sdo 2019, si ricava che sono stati posticipati, in particolare, il 99 per cento degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5 per cento dei tumori alla prostata, il 74,4 per cento dei tumori al colon retto;

   per il periodo ottobre-dicembre 2020, rispetto alla prima ondata e con riferimento al periodo febbraio-giugno 2020, si rilevano dati stabili o addirittura un peggioramento su nuove diagnosi (da -15 per cento a -14 per cento), interventi chirurgici (da -20 per cento a -24 per cento) e minori ricoveri (da -16 per cento a -37 per cento;

   a febbraio 2021, gli oncologi italiani hanno dichiarato di visitare ancora in media il 30 per cento di pazienti in meno rispetto al periodo pre-pandemia;

   con riferimento agli screening, aggiornati a dicembre 2020, si registra il -17 per cento nelle mammografie, -13 per cento nelle Tac polmonari e -13 per cento sulle colonscopie;

   in particolare, gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto, nel 2020 hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami;

   in media, per i tre programmi di screening il ritardo è compreso tra i 4-5 mesi;

   tale contrazione si è tradotta nella tardiva individuazione della lesione tumorale e nella perdita di tutti vantaggi legati alla diagnosi precoce, generando un fabbisogno di terapie più invasive e costose, con conseguente incremento della mortalità;

   con riferimento alla vaccinazione anti Hpv il Ministero della salute ha rilevato per il 2019 coperture ancora insufficienti e forti disparità regionali e, per l'anno 2020, sono attesi risultati peggiori a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19;

   il 15 ottobre 2020 è stata presentata e approvata alla XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati la risoluzione n. 7-00562 per far fronte all'emergenza oncologica denunciata dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, con cui è stato impegnato il Governo pro tempore tra l'altro, a provvedere con urgenza all'approvazione di un nuovo piano oncologico nazionale che ponga al centro della programmazione le reti oncologiche regionali, così come definite dall'Accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019, e l'attivazione della Rete nazionale dei tumori rari come previsto dall'Intesa Stato-regioni del 21 settembre 2017;

   nonostante l'approvazione nessuna iniziativa è stata ancora intrapresa;

   il 3 febbraio 2020 è stato approvato il Piano europeo di lotta contro il cancro (COM (2021)44) che riconosce la necessità di un rinnovato impegno per affrontare l'intero decorso della malattia, comprese le rilevanti implicazioni sociali ad essa connesse;

   il documento è strutturato intorno a quattro ambiti di intervento fondamentali: 1) prevenzione, 2) individuazione precoce della malattia; 3) diagnosi e trattamento; 4) qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone guarite dal cancro. Ogni ambito è articolato in obiettivi strategici, a loro volta sostenuti da dieci iniziative faro e da molteplici azioni di sostegno. Per ciascuna azione o per gruppi di azioni omogenee è indicato il relativo periodo di attuazione;

   le azioni previste dal Piano europeo di lotta contro il cancro saranno finanziate attraverso tutti gli strumenti a disposizione della Commissione europea, per una dotazione complessiva pari a 4 miliardi di euro destinati agli Stati membri che recepiranno i principi del Piano e che realizzeranno le diverse progettualità ivi comprese, rispettando la tempistica indicata;

   con particolare riferimento all'assistenza farmaceutica, il Piano intende migliorare «l'accesso di tutti a tutti i medicinali», compresi quelli innovativi, garantendo la sostenibilità economica delle cure, anche attraverso la modifica della direttiva Ema entro il 2022;

   per le dimensioni ormai assunte dal fenomeno, alla lotta al cancro è stata dedicata una delle cinque missioni nell'ambito del nuovo programma quadro per la ricerca e l'innovazione della Commissione europea Horizon Europe, finanziato con 100 miliardi di euro le altre grandi sfide sociali che l'Europa è chiamata ad affrontare sono: 1) adattamento al cambiamento climatico; 2) protezione dei mari e degli oceani; 3) raggiungimento della neutralità climatica per le città; 4) promozione della salute del cibo e del suolo;

   la Mission on cancer comprende un insieme di azioni interdisciplinari, anche di natura regolatoria e legislativa, che dovranno essere realizzate dagli Stati membri al fine di raggiungere, nell'ambito delle linee principali di intervento del programma ed entro un periodo prestabilito, l'obiettivo ambizioso salvare ben 3 milioni di vite umane nell'arco di dieci anni;

   nel complesso, il Piano europeo di lotta contro il cancro e la Mission on cancer definiscono una nuova era per l'oncologia europea;

   anche in ambito pediatrico si è osservato un numero inferiore di diagnosi oncologiche durante la pandemia –:

   se intendano immediatamente far fronte all'emergenza oncologica e, in particolare, se siano state intraprese le iniziative necessarie, nel contesto della crisi sanitaria ancora in corso, per ripristinare con urgenza il livello di assistenza pre-pandemia;

   se siano state avviate iniziative volte alla predisposizione e approvazione di un Piano oncologico nazionale che segua il metodo e le linee adottate dal Piano europeo e che rappresenti lo strumento per la definizione di una progettualità complessiva che consenta il superamento dell'emergenza, il potenziamento delle infrastrutture, nonché l'adeguamento all'innovazione tecnologica e di processo, superando le disparità regionali;

   se intendano promuovere e realizzare progetti mirati ad accedere ai finanziamenti nell'ambito dei 3 pilastri della Mission on cancer: prevenire tutto ciò che è prevenibile; ottimizzare diagnosi e trattamenti; promuovere la qualità della vita;

   se non ritengano di adottare iniziative per riservare parte delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, dalla Missione 6-salute, per l'attuazione di quanto sarà previsto del Piano oncologico nazionale.
(2-01207) «Carnevali, Siani, De Filippo, Rizzo Nervo, Pini, Madia, Dal Moro, Lepri, Delrio, Cenni, Incerti, Pezzopane, Pollastrini, Piccoli Nardelli, Gavino Manca, Bruno Bossio, Mura, Berlinghieri, Cantini, Critelli, Vazio, Soverini, Lorenzin, De Menech, Gariglio, De Luca, Bonomo, Raciti, Rossi, Nardi, Boldrini, Frailis».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il diritto dei cittadini a partecipare direttamente, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare, alla conduzione degli affari pubblici è garantito dalla Costituzione della Repubblica e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici;

   il 29 novembre 2019 il Comitato dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, nella decisione relativa al caso Staderini-De Lucia vs Italy (CCPR 2656/2015) ha dichiarato che l'Italia ha violato il diritto politico a promuovere referendum ai sensi dell'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, a causa – tra l'altro – della presenza nella legge n. 352 del 1970 che disciplina la procedura referendaria di «restrizioni irragionevoli» al diritto dei cittadini. In particolare, il Comitato ha osservato che la raccolta firme è impedita dalla previsione di un obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge garantisca ai promotori la disponibilità di quei pubblici ufficiali;

   nella medesima decisione, il Comitato diritto umani dell'Onu, dopo aver chiarito che l'Italia «ha l'obbligo di risarcire integralmente le persone i cui diritti derivanti dal Patto sono stati violati», ha dichiarato altresì che «l'Italia ha l'obbligo di evitare il ripetersi di simili violazioni del Patto in futuro e deve rivedere la propria legislazione, al fine di garantire che i requisiti legislativi non impongano restrizioni irragionevoli alla partecipazione dei cittadini a nessuna delle modalità di partecipazione diretta previste dalla Costituzione. In particolare, lo Stato-parte dovrebbe prevedere percorsi per i promotori di iniziative referendarie per far autenticare le firme, per raccogliere le firme in spazi dove i cittadini possano essere raggiunti, e per garantire che la popolazione sia sufficientemente informata su tali processi e sulla possibilità di parteciparvi.»;

   relativamente all'obbligo di risarcire integralmente le persone i cui diritti derivanti dal Patto sono stati violati, nessuna azione è stata posta in essere dal Governo italiano nei confronti delle vittime Mario Staderini e Michele De Lucia, neanche sotto forma di «apology» pubblico, né tantomeno, ad avviso degli interpellanti, la decisione del Comitato diritti umani dell'Onu è stata fatta adeguatamente conoscere all'opinione pubblica;

   il Comitato diritti umani dell'Onu, nel rapporto di follow up del 24 marzo 2021 sul caso Staderini-De Lucia vs Italia, ha valutato le azioni poste in essere dalla Repubblica, non ritenendole ancora sufficienti e di dover pertanto tenere sotto osservazione l'Italia, con una nuova valutazione prevista entro la fine dell'anno;

   con lo scoppio della pandemia, raccogliere le sottoscrizioni autenticate su moduli cartacei, da vidimare preventivamente e certificare successivamente, oltre ad essere una «irragionevole restrizione» all'esercizio di un diritto costituzionale, è divenuto oltremodo difficile se non a volte impossibile, a causa del limitato accesso agli uffici comunali e agli spazi pubblici, delle regole di sicurezza e del distanziamento;

   sono state depositate in questi mesi presso l'Ufficio centrale per il Referendum proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di referendum: i relativi promotori hanno dovuto ripetutamente sospendere la campagna di raccolta-firme in ragione delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, che limitano ulteriormente la possibilità di allestire e partecipare ai banchetti nelle strade;

   l'articolo 1, comma 343, della legge di bilancio 2021 prevede che la Presidenza del Consiglio debba porre in essere, entro il 31 dicembre 2021, una piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352, relativamente dunque a referendum e leggi di iniziativa popolare, mentre il comma 344 prevede che, a partire dal 1° gennaio 2022, le firme possano essere raccolte, senza necessità di autenticatore, in forma digitale, con la piattaforma della Presidenza del Consiglio oppure con le modalità di cui all'articolo 20, comma 1-bis, del codice dell'amministrazione digitale;

   esiste già una piattaforma online del Governo dedicata ai processi di partecipazione pubblica (ParteciPA, all'indirizzo partecipa.gov.it), che consentirebbe di sottoscrivere da subito proposte e iniziative formali a livello nazionale;

   la Commissione europea da tempo ha introdotto un sistema universale di raccolta firme online per le iniziative dei cittadini europei, caratterizzato da un software open source e dalla possibilità per tutti i cittadini europei (quindi anche italiani) di firmare, senza che la sottoscrizione sia riservata a chi è dotato di uno strumento di identificazione digitale quale Spid o Cie;

   con riferimento alla raccolta delle firme su moduli cartacei, le procedure attuali prevedono «irragionevoli restrizioni» per i cittadini, in particolare rispetto alle autentiche delle firme, che ben potrebbero essere superate se divenisse legge l'A.C. 543, approvato l'11 ottobre 2018 dalla Camera dei deputati, attualmente all'esame del Senato (S. 859), che consente al Comitato promotore di indicare cittadini aventi requisiti per fare il presidente di seggio, quali autenticatori delle firme dei cittadini su referendum e iniziative popolari –:

   quali iniziative la Presidenza del Consiglio abbia sinora posto in essere per realizzare la suddetta piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352, il cui termine di attivazione è previsto per il 31 dicembre 2021, nonché quali siano i criteri seguiti per le caratteristiche tecniche e di accessibilità universale della piattaforma;

   se il Governo, anche alla luce della situazione pandemica, intenda adottare iniziative per anticipare al 1° giugno 2021 la facoltà per i promotori di raccogliere firme per via telematica attraverso gli strumenti previsti dall'articolo 20, comma 1-bis , del Codice dell'amministrazione digitale;

   se il Governo intenda adottare iniziative, in ottemperanza agli obblighi internazionali sopra esposti, per rimuovere le irragionevoli restrizioni previste dalla legge n. 352 del 1970 alla raccolta firme su moduli cartacei, ricorrendo alla soluzione indicata nella proposta di legge atto Senato 859 approvata alla Camera l'11 ottobre 2018;

   se il Presidente del Consiglio intenda presentare delle «scuse formali» alle vittime della violazione accertata dal Comitato diritti umani dell'Onu.
(2-01208) «Magi, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI, MATURI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOSS e MANZATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Dpcm del 2 marzo 2021, anche se non ha apportato modifiche sostanziali rispetto alle precedenti ordinanze del Ministro della salute, ha tacitamente confermato anche le restrizioni previste per l'attività di allenamento e addestramento dei cani impiegati nell'attività venatoria e nella gestione della fauna selvatica. Queste attività si svolgono in apposite aree, previste dalle normative vigenti che possono essere situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio abitazione degli addestratori/allevatori;

   sono infatti ammessi gli spostamenti fuori dall'abitazione solo per giustificati motivi di lavoro, salute, necessità e attività sportive che non comportino l'utilizzo di mezzi per spostarsi in comune diverso da quello di residenza;

   tali sedute di addestramento sono fondamentali per il benessere di questi animali, che normalmente sono costretti fin da cuccioli in spazi ristretti, se non in appartamenti, e vengono addestrati e allenati per l'esercizio dell'attività venatoria e per i programmi di monitoraggio della fauna selvatica;

   la sospensione improvvisa e protratta nel tempo della necessaria mobilità per poter effettuare l'attività di addestramento e allenamento, ne compromette lo stato di salute, con il rischio di pericolose disfunzioni;

   dette anormali e nocive restrizioni riguardano tutti i cani che per loro natura hanno bisogno di allenamento ed addestramento continuo per le diverse finalità per le quali sono allevati;

   l'allenamento e l'addestramento del cane da caccia è un'attività quotidiana adeguata e costante, utile a mantenere in salute l'animale; gli addestramenti avvengono in apposite zone e nei tempi prestabiliti. In tali apposite aree, oltre all'addestramento e all'allenamento, si effettuano le mostre, le gare e le esposizioni cinofile, la cui gestione è curata dalle associazioni venatorie e dai gruppi cinofili espressioni dell'Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), ovvero da imprenditori agricoli singoli o associati;

   risulta agli interroganti che già alcune regioni, tramite l'adozione di proprie ordinanze, abbiano previsto una deroga agli spostamenti tra comuni per l'attività di addestramento dei cani nelle zone consentite;

   a parere degli interroganti si può e si deve continuare a dare l'assistenza necessaria agli animali dei quali si è responsabili, poiché questa è una fattispecie che rientra pienamente nelle «situazioni di necessità» e/o «per motivi di salute» –:

   se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, consentire esplicitamente lo svolgimento delle attività di allenamento e addestramento dei cani, concedendo la possibilità di spostamento degli interessati, da un comune all'altro, nel totale rispetto della normativa volta al contenimento del Covid-19 e all'interno delle aree prestabilite e in quelle poste all'interno delle aziende, anche se situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione, onde evitare che ci siano differenti disposizioni tra regione e regione, al fine di tutelare il benessere degli animali ed il mantenimento del normale livello di efficienza degli stessi, nonché di estendere questa eventualità anche a tutti i tipi di addestramento per cani.
(4-09178)


   D'ORSO, SCANU, SAITTA, MARTINCIGLIO, D'ARRANDO, DAGA, PAPIRO e TUZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza «Coronavirus» ha visto aggravarsi il disagio abitativo che, nel nostro Paese, riguarda circa 1 milione e 475 mila famiglie italiane (ricerca Federcasa e Nomisma);

   il 21 gennaio 2021 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull'accesso a un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti;

   la risoluzione afferma che l'accesso a un alloggio adeguato costituisce un diritto fondamentale, una condizione preliminare per l'esercizio di altri diritti fondamentali, nonché per condurre una vita in condizioni rispettose della dignità umana, e impegna le autorità nazionali, regionali e locali degli Stati membri a definire la propria politica degli alloggi e ad adottare le misure necessarie a garantire che tale diritto fondamentale sia rispettato nei rispettivi mercati immobiliari;

   l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno l'obbligo di garantire un accesso a un alloggio dignitoso ed economicamente accessibile per tutti, conformemente ai diritti fondamentali di cui agli articoli 16, 30 e 31 della Carta sociale europea e come stabilito dal Pilastro europeo dei diritti sociali;

   un numero crescente di persone a basso e medio reddito ha notevoli difficoltà nel sostenere le spese di un alloggio, non è in grado di far fronte ai costi abitativi e di manutenzione, vive in alloggi che presentano problemi di sicurezza, di insalubrità, di scarsa qualità, di inaccessibilità, di inefficienza energetica o di sovraffollamento, o è senza fissa dimora o a rischio di sfratto;

   i prezzi degli alloggi sono in crescita stabile ogni anno e a un ritmo più veloce rispetto all'aumento del reddito disponibile;

   l'accessibilità economica degli alloggi e le condizioni abitative dei proprietari e degli inquilini a basso reddito si sono deteriorate negli ultimi decenni;

   la crisi abitativa colpisce più duramente le aree urbane di molti Stati membri, dove è diventato difficile trovare alloggi economicamente accessibili a prezzi di mercato, anche per le famiglie a medio reddito;

   tale problema interessa, in particolare, le famiglie monoparentali, le famiglie numerose e i giovani che entrano nel mercato del lavoro;

   dopo lo scoppio della pandemia, nel medio periodo la recessione economica e la perdita di posti di lavoro potrebbero far aumentare ulteriormente l'onerosità eccessiva dei costi abitativi e le percentuali dei senza dimora nel nostro Paese, portando così all'esclusione sociale di molti cittadini e di numerose famiglie;

   con la citata risoluzione si invita sia la Commissione europea che ciascuno degli Stati membri a fare dell'edilizia abitativa una delle pietre angolari del piano d'azione del pilastro europeo dei diritti sociali e si incoraggiano gli Stati membri a collaborare in materia di finanziamento degli investimenti sociali finalizzati a risolvere i problemi degli alloggi con le parti sociali, la società civile e il settore privato, molti dei quali svolgono e possono svolgere un ruolo essenziale nella realizzazione e nel mantenimento di soluzioni abitative adeguate per le persone in condizioni vulnerabili;

   nel tempo, sono stati approvati provvedimenti normativi con i quali sono stati disposti diversi stanziamenti di risorse per l'edilizia residenziale pubblica. Fra questi si ricordano: la legge n. 457 del 1978 (articolo 2, lettera f) e articolo 3, lettera q)); il decreto-legge n. 12 del 1985, convertito dalla legge n. 118 del 1985 (articolo 3, comma 7-bis) con la quale, per far fronte alla situazione abitativa del Paese e per l'immediato avvio del programma di edilizia residenziale pubblica del biennio 1986-1987, si è previsto un finanziamento di 5.350 miliardi di lire; la legge n. 67 del 1988 (articolo 22); il decreto-legge n. 152 del 1991 convertito dalla legge n. 203 del 1991 (articolo 18, lettera a) del comma 1); il decreto-legge n. 9 del 1982 convertito dalla legge n. 94 del 1982 (articolo 4), con cui si autorizzava un finanziamento di 600 miliardi di lire da iscrivere per il biennio 1982-1983 e di 50 miliardi per il 1982 per l'edilizia residenziale pubblica e convenzionata; la legge n. 179 del 1992 (articolo 18). Di recente è stato adottato anche il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 6 luglio 2020 relativo al riparto delle risorse per realizzare interventi di edilizia residenziale sociale nei territori danneggiati dai sismi degli anni 2016-2017;

   nonostante la previsione di tali risorse economiche, la condizione di disagio abitativo persiste e potrebbe aggravarsi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se abbia effettuato una ricognizione delle somme stanziate con le suddette leggi e rimaste ad oggi inutilizzate, se abbia accertato le cause dell'eventuale mancata utilizzazione e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per il reimpiego immediato delle risorse eventualmente residuate per far fronte alla carenza di alloggi a canone sociale nel nostro Paese.
(4-09183)


   VILLAROSA, APRILE, GRIMALDI e SODANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   grazie ad un'indagine condotta dal Centro studi della Cna, «La ripresa del settore delle costruzioni tra agevolazioni e aumenti delle materie prime», che ha visto partecipare un campione rappresentativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera, legata al Superbonus 110 per cento risulta che, quattro imprese su cinque, segnalano aumenti nei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto ad un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia;

   «Nel dettaglio, nel settore delle costruzioni gli aumenti più importanti in un anno riguardano i metalli (+20,8 per cento), con punte che superano il +50 per cento; i materiali termoisolanti (+16 per cento) con punte che oscillano tra il +25 per cento e il +50 per cento; i materiali per gli impianti (+14,6 per cento), con punte che superano il +25 per cento, e il legno (+14,3 per cento). Elevata anche la crescita per altri materiali, che oscilla tra il +9,4 per cento di malte e collanti e il +11,3 per cento dei laterizi. Meno marcati ma comunque poco sotto il +10 per cento gli incrementi sofferti dall'impiantistica e anche dal settore dei serramenti, dove ha inciso maggiormente il rialzo dei prezzi di semilavorati in alluminio o altri metalli. Ma che cosa sta capitando? Il 72 per cento delle imprese addebita la fiammata dei prezzi, in parte o del tutto, ai comportamenti speculativi della catena di fornitura»;

   a quanto risulta anche da un articolo del quotidiano «Italia Oggi» del 22 marzo 2021 i prezzi medi delle forniture legate all'edilizia pare stiano aumentando del 30/40 per cento rispetto al periodo pre-Superbonus;

   come si apprende da un'altra elaborazione Ance su dati Meps - prezzo base del «ferro-acciaio tondo per cemento armato» anche il prezzo dell'acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, ha registrato un aumento eccezionale pari a circa il 130 per cento ed un aumento si osserva anche in materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio: i polietileni, che nello stesso periodo hanno mostrato incrementi superiori al 40 per cento, il rame +17 per cento e il petrolio +34 per cento (Fonte Prometeia);

   la conseguenza di questo aumento dei prezzi risulta essere una sensibile diminuzione dei profitti a causa dell'aumento dei costi di produzione, secondo le stime del Cna, il 51,5 per cento delle imprese di installazione impianti, il 58,3 per cento del settore edilizio e il 64,6 per cento della serramentistica;

   in base alle analisi del docente di economia industriale all'Università Luiss di Roma, Cesare Pozzi: «Il rincaro dei prezzi delle materie prime è senz'altro un aspetto delicato che va a gravare sull'intero settore edile. Gli aumenti sono a due o tre cifre e vanno avanti da mesi e mesi. Si è parlato molto di petrolio e combustibili fossili ma i rincari coinvolgono un numero di materie prime amplio e generalizzato. Si passa dal ferro per arrivare alla soia. (...) L'impennata è dovuta anche alla enorme liquidità che è stata messa in circolo dalle Banche Centrali. Sono soldi che non vanno all'economia reale ma che rischiano di finanziare le speculazioni» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per quanto di competenza, per verificare ed analizzare il fenomeno esposto in premessa affinché si possa garantire una maggiore trasparenza ed un maggiore controllo sui prezzi delle materie prime in tutta la catena di fornitura, si possano sanzionare possibili fenomeni speculativi che potrebbero alterare l'adeguata correttezza del SuperBonus, nonché la tutela di tutti i soggetti interessati della filiera.
(4-09185)


   VILLAROSA, SURIANO, SIRAGUSA, SODANO, SCANU, GRIMALDI e TERMINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 («decreto Rilancio»), venivano previste detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica in misura del 110 per cento, per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021 poi prorogato al 30 giugno 2022 (il cosiddetto SuperBonus 110 per cento);

   in uno studio realizzato dalla Luiss Business School e OpenEconomics e pubblicato il 24 febbraio 2021 «analisi d'impatto economico ex ante del provvedimento Superbonus 110 per cento» è stato approfondito l'impatto macroeconomico del provvedimento sia per il periodo di vigenza delle detrazioni, che per gli 8 anni successivi;

   dallo studio si Evince come «OpenEconomics ha stimato in via preliminare che, nello scenario considerato di un incremento delle spese edilizie di 8,75 miliardi di euro, si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo del Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento (ai quali si potrebbero aggiungere 1,91 miliardi nell'economia sommersa). Questo incremento sarebbe il risultato della mobilitazione di risorse a seguito dell'incremento di domanda aggregata causato dal provvedimento. A tale incremento si sommerebbe un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi (oltre a 1,35 miliardi nell'economia sommersa) come risultato dei benefici prodotti dai progetti realizzati, che presenterebbero un rendimento significativo.» Ed inoltre che «nel decennio, l'impatto netto attualizzato del provvedimento sul disavanzo pubblico sarebbe negativo per 811 milioni di euro, come risultato di un'espansione del gettito di 3,94 miliardi nel periodo di vigenza delle detrazioni, grazie alle maggiori entrate generate dalla crescita del valore aggiunto, seguita da una contrazione netta di 4,75 miliardi negli 8 anni successivi, dovuta a un maggiore gettito di 3,58, da un lato, e una riduzione di entrate per effetto delle detrazioni fiscali di 8,33, dall'altro»;

   purtroppo, però, diversi fattori come la complessità del processo, i rischi finanziari legati al non rispetto dei tempi limite, le diverse e numerose interpretazioni legislative attese per diverso tempo, o non ancora espresse dai diversi e numerosi enti pubblici direttamente coinvolti, ha di fatto creato una «paralisi decisionale» nei cittadini interessati e quindi rallentato tutto il processo di espansione della misura;

   nella relazione deliberata dalla commissione bilancio della Camera sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del recovery found, con riferimento alla missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, sono state formulate indicazioni concernenti le quattro componenti progettuali in cui essa si articola e, al punto 2.3, è stato proposto di «garantire la proroga delle agevolazioni fiscali al 110 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici (cosiddetto Superbonus) fino al 2023»;

   come comunicato dalla Sottosegretaria Gavia in risposta all'interrogazione n. 5-05631 il 31 marzo 2021, «la bozza di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha dato particolare rilevanza agli interventi di riqualificazione degli edifici residenziali, prevedendo la proroga del Superbonus 110 per cento per i condomini e gli ex-IACP, rispettivamente al 31 dicembre 2022 e 30 giugno 2023» –:

   se si intendano adottare, con adeguata tempestività, iniziative normative per estendere il cosiddetto Superbonus, in linea con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente in corso di esame presso la Commissione europea, al 2023 per tutte le tipologie di interventi, o per aumentare la platea e recuperare alcuni ritardi accumulati dai vari enti pubblici, anche per il 2024.
(4-09187)

CULTURA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   il comparto cinematografico costituisce uno dei settori che maggiormente ha risentito della crisi dovuta alla pandemia da coronavirus;

   stando ai dati raccolti dalla Cinetel, a seguito della prolungata chiusura delle sale per la maggior parte dell'anno passato, il mercato italiano nel 2020 ha registrato il 93 per cento circa in meno di incassi e di presenze rispetto al 2019 (per una differenza negativa di più di 460 milioni). In precedenza, alla fine del mese di febbraio, prima dell'inizio dell'emergenza, il mercato cresceva in termini di incasso di più del 20 per cento rispetto al 2019, del 7 per cento circa sul 2018 e di più del 3 per cento rispetto al 2017;

   di fronte a numeri così drammatici, in risposta alle difficoltà derivanti dall'emergenza sanitaria da Covid-19, sono state adottate diverse misure volte a sostenere gli operatori del settore del cinema e dell'audiovisivo, tra cui l'innalzamento delle aliquote massime di alcuni crediti di imposta destinati alle imprese del settore;

   in particolare, con il decreto direttoriale del 19 aprile 2021 del Ministero della cultura - direzione generale cinema e audiovisivo (Dgca), sono state rese note, ai fini dell'ammissibilità al beneficio fiscale, le disposizioni applicative in merito alla presentazione delle richieste, in base alle diverse linee di intervento, del credito d'imposta per la sessione 2021, la cosiddetta tax credit;

   nel dettaglio, è stata aperta la sessione di presentazione delle istanze per i bonus riguardanti: lo sviluppo di opere audiovisive (codice settore TCSF2); la produzione di opere di ricerca e formazione (codice settore TCORF2); la produzione di videoclip (codice settore TCVC2); la produzione cinematografica (codice settore TCPF2);la produzione di opere TV (codice settore TCAVTV2) e per la produzione di opere Web (codice settore TCAVTW2);

   dopo poche ore dall'apertura della sessione Tax Credit, con avviso del 26 aprile 2021, la Dgca ha quindi comunicato la sospensione della possibilità di inviare domanda per la linea di intervento di credito d'imposta per la produzione cinematografica (TCPF2, TCSF2) in relazione all'esaurimento delle risorse disponibili, a fronte delle richieste pervenute;

   le imprese del comparto cinematografico, già duramente colpite dalla crisi economica scatenata dalla pandemia e dalle relative restrizioni, hanno lamentato difficoltà nell'accesso alla piattaforma informatica Dgcol, tanto che molti, anche dopo aver inserito, non senza problemi, i dati e la documentazione richiesta, non hanno potuto ultimare il caricamento della domanda;

   per quanto di conoscenza, risulterebbero così escluse dal beneficio fiscale proprio quelle piccole e medie imprese maggiormente danneggiate dalla pandemia o che hanno avuto la sfortuna di essere uscite con i propri prodotti cinematografici nell'imminenza della chiusura delle sale –:

   se il Ministro interpellato sia in possesso di dati aggiornati relativi al numero delle aziende che hanno potuto beneficiare della tax credit per la produzione cinematografica e per quale ammontare complessivo;

   se il Ministro interpellato, sulla base di quanto illustrato in premessa, ritenga opportuno prevedere una riapertura, in tempi brevi, della finestra di accesso alla richiamata linea di intervento per la presentazione delle richieste di credito d'imposta per la sessione 2021, consentendo in tal modo il recupero di quelle domande completate ma non finalizzate, per ragioni dipendenti dalla piattaforma, al fine di rendere maggiormente accessibile anche ai produttori indipendenti e alle piccole imprese del comparto cinematografico l'ammissione al beneficio fiscale della tax credit.
(2-01206) «Galizia, Bella, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Carbonaro, Melicchio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Currò, Grimaldi, Migliorino, Ruocco, Troiano, Zanichelli, Battelli, Berti, Bruno, Businarolo, Ianaro, Grillo, Papiro, Ricciardi, Vignaroli, Adelizzi, Buompane, Donno».

Interrogazione a risposta immediata:


   CARBONARO, CASA, CIMINO, BELLA, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VACCA e VALENTE. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   le disposizioni dell'autorità pubblica per arginare l'epidemia da COVID-19 hanno imposto la sospensione di molteplici attività, tra le quali rientrano quelle del comparto dello spettacolo. La fase di ripartenza e la progressiva riapertura delle attività saranno condizionate da importanti limitazioni;

   nei giorni scorsi i lavoratori dello spettacolo sono scesi nelle piazze italiane per chiedere al Governo la ripartenza delle attività culturali e un tangibile supporto ai lavoratori. Da Torino a Palermo sono centinaia gli artisti, i tecnici e i professionisti dello spettacolo che si appellano al Governo per chiedere adeguati sostegni economici per la fase di ripartenza e certezze sul percorso di riforma del settore anche attraverso la loro partecipazione attiva ai tavoli interministeriali;

   il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza nel settore dello spettacolo, recentemente approvato dalla VII Commissione (cultura, scienza e istruzione) e dalla XI Commissione (lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati, ricostruisce il quadro delle annose criticità in cui versano i lavoratori dello spettacolo e traccia le prospettive di una riforma complessiva del sistema previdenziale, giuslavoristico e di welfare del settore anche al fine di sostenere la fase di ripartenza –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di rafforzare le misure di sostegno per la ripartenza del settore e di accompagnare e sostenere adeguatamente la successiva e piena messa a regime delle attività oltre che, anche avvalendosi delle risultanze dell'indagine conoscitiva di cui in premessa, supportare le lavoratrici ed i lavoratori di un settore già da troppo tempo in ginocchio a causa dell'emergenza sanitaria.
(3-02234)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL SESTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale 25 ottobre 2018, n. 467, «decreto di programmazione straordinaria dei Fondi rinvenienti dal PolN/FESR 2017-2013» è stato approvato un programma di interventi, per oltre 109 milioni di euro, per la sicurezza antincendio di musei, archivi di Stato e biblioteche;

   tra gli interventi programmati dalla direzione generale musei ne figurano ben dieci relativi a musei e beni archeologici presenti nelle province di Caserta e Benevento (regione Campania), come si evince dall'Allegato 1 al predetto decreto (ai numeri 37 e dal 51 al 59, per complessivi euro 4.577.000,00);

   il segretariato generale, con circolare 1o febbraio 2019, n. 2, in attuazione della citata normativa, ha chiesto a tutte le direzioni generali una ricognizione in tutti i propri istituti, luoghi di cultura e sedi degli interventi necessari, al fine di acquisire il certificato di prevenzione incendi, procedendo alla conferma, ovvero all'aggiornamento della stima dei fabbisogni necessari effettuata in riscontro alla precedente citata circolare 9 maggio 2018, n. 20;

   il medesimo segretariato generale, con la direttiva operativa 26 giugno 2019, n. 31, al fine di favorire la più efficace attuazione del suddetto decreto del 2018, ha fornito indicazioni operative circa termini, modalità di esecuzione e monitoraggio del suddetto programma straordinario interventi;

   con nota 27 giugno 2019, prot. n. 9419, il segretariato generale ha chiesto alle direzioni generali di verificare, nell'ambito del programma straordinario di interventi di cui al decreto del 2018, la stima dei fabbisogni necessari all'acquisizione del certificato di prevenzione incendi, comunicando eventuali variazioni, in base a quanto previsto dalla citata direttiva operativa;

   la direzione generale musei con nota del 18 ottobre 2019, prot. n. 14541 ha trasmesso al segretariato generale una richiesta di rimodulazione del citato programma straordinario di interventi, di cui al decreto ministeriale 25 ottobre 2018, n. 467;

   con nota 19 novembre 2019, prot. n. 16643, il Segretario generale ha trasmesso alla direzione generale musei la proposta di rimodulazione del suddetto programma degli interventi, al fine di sottoporla al relativo comitato tecnico-scientifico per l'acquisizione del competente parere;

   il Comitato tecnico scientifico per i musei e l'economia della cultura, con la nota 21 novembre 2019, prot. n. 16166, ha espresso parere favorevole in merito alla suddetta proposta di rimodulazione;

   il decreto ministeriale 21 aprile 2020 «Rimodulazione parziale del programma straordinario degli interventi finanziati con i fondi rinvenienti dal POln/FESR 2007-2013, di cui al decreto ministeriale 25 ottobre 2018, n. 467», non contempla gli interventi programmati nel 2018 per la Campania dalla direzione generale musei, che, pertanto, dovrebbero risultare invariati –:

   quali informazioni intenda fornire il Ministro interrogato su quanto descritto in premessa e sulle tempistiche per l'attuazione degli interventi programmati con il decreto ministeriale 25 ottobre 2018, n. 467, per musei e beni archeologici presenti nelle province di Caserta e Benevento.
(5-05911)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Ospedaletti rischia di perdere la stazione dei carabinieri a seguito della scelta politica di abbattere la struttura denominata «Piccadilly» per allargare il belvedere e definire una nuova skyline di quest'area;

   l'edificio ospita attualmente un baretto, un ristorante, gli uffici della polizia locale, una palestra di judo, la stazione dei carabinieri e la biblioteca civica;

   a seguito al cedimento che ha interessato il balcone dell'alloggio di un militare nelle scorse settimane, l'amministrazione comunale ha iniziato una larga opera di messa in sicurezza che non sarà sufficiente a rimettere in totale sicurezza il Piccadilly;

   la struttura appare ormai destinata a restare vuota in attesa di qualche privato che la acquisti dal comune e la demolisca per ricavare cubature utili nel terreno antistante;

   mentre per la palestra è già stata trovata una nuova sistemazione, nulla è ancora definito per altri presidi di capitale importanza per il territorio come la stazione dei carabinieri;

   indiscrezioni parlano di una trattativa in corso tra comune e prefettura di Imperia per il trasferimento presso l'ex sede della Banca di Novara, ma il rischio più grande, assolutamente da evitare, sarebbe la completa chiusura della stazione;

   la stazione di Ospedaletti è un presidio medio, composto da 6 carabinieri e un comandante, e ha in dotazione due automobili. Insiste sul territorio da oltre 110 anni e garantisce sicurezza immediata a oltre 10.000 abitanti;

   la chiusura della stazione di Ospedaletti comporterebbe, inoltre, anche la retrocessione a tenenza del comando di Bordighera –:

   se il Governo intenda intraprendere ogni iniziativa necessaria per scongiurare la chiusura della stazione dei carabinieri di Ospedaletti.
(4-09175)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   VERSACE, BAGNASCO e DALL'OSSO. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   due articoli di stampa pubblicati sul sito redattoresociale.it del 14 aprile 2021 e sul sito mysuperabile.inail.it del 16 aprile 2021 ricostruiscono la vicenda occorsa a Napoli il 10 aprile 2021 a Ilaria, una giovane donna alla quale è stata inflitta una sanzione di 400 euro per aver accompagnato suo fratello, con disabilità psichica, in prossimità del mare e aver conseguentemente violato le norme vigenti per il contrasto alla diffusione del Sars-Cov-2;

   proprio per il suo valore «simbolico» e soprattutto perché convinta di aver subito una vera e propria ingiustizia da parte di un appartenente alle forze dell'ordine, Ilaria ha deciso di impugnare la multa di 400 euro, forte anche della sua competenza professionale. Oltre a essere caregiver di suo fratello Nicola, Ilaria è infatti praticante avvocato;

   il fatto è accaduto a Napoli e risale al 10 aprile 2021, e come ricostruisce la stessa Ilaria, per cercare di interrompere l'isolamento dovuto e forzato del fratello causato dalla pandemia ed accogliendo una volontà del medesimo fratello, ha cercato di avvicinarsi al mare, ma è stata fermata da un agente delle forze dell'ordine, che le ha comminato la multa di 400 euro, nonostante l'esistenza di specifiche vigenti deroghe ai divieti di spostamento per le persone con disabilità e, in particolare, per le persone con disabilità psichica;

   la vicenda descritta è emblema della sofferenza e della fatica che, soprattutto in questi lunghi mesi di forti restrizioni e sacrifici, pesa sulle spalle soprattutto delle persone con disabilità e dei loro caregiver. La denuncia di Ilaria ha raccolto sostegni e consensi, anche da parte dell'associazionismo, e tra questi dall'associazione «Tuttiascuola», che sostiene e accompagna, soprattutto in Campania, i genitori delle persone con disabilità;

   peraltro si ricorda che da tempo sono in corso d'esame disegni di legge per il riconoscimento della figura del caregiver, nonché disegni di legge volti a prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche tramite videosorveglianza, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare anche alla luce del gravissimo nuovo ed ennesimo fatto esposto in premessa a danno di un soggetto disabile e del caregiver, affinché detti avvenimenti non si abbiano più a ripetere, garantendo realmente i diritti delle persone con disabilità e dei caregiver soprattutto in questo terribile fase di pandemia.
(3-02235)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI e BELLUCCI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i centri diurni per disabili rappresentano dei servizi previsti dai livelli essenziali di assistenza e sono inseriti all'interno dei piani personalizzati dei soggetti disabili;

   i centri diurni rappresentano un diritto garantito per i cittadini disabili. La loro chiusura o ridotta attività ha fatto emergere, in diversi casi, dei notevoli regressi nei percorsi di sostegno a queste persone. L'importanza dei centri diurni per disabili, infatti, è assolutamente evidente sia sotto il lato del sostegno alle famiglie, che grazie al loro appoggio possono adempiere ai propri doveri quotidiani, sia sotto il profilo della cura del soggetto, a cui assicurano fondamentali momenti di socialità altrimenti difficilmente ripetibili –:

   se sia a conoscenza della problematica sopra esposta;

   quali e quanti siano, sul territorio nazionale, i centri diurni riabilitativi o di socializzazione;

   se tutti gli ospiti ricevano servizi sanitari o socio-sanitari per 40 ore settimanali;

   quanti ospiti ricevano prestazioni ridotte e quale sia il numero delle strutture che ancora non hanno ripreso totalmente l'attività;

   quali siano le cause di queste eventuali riduzioni e quali iniziative il Governo intenda adottare e in quali tempi per sopperire a queste mancanze e conseguenti disagi.
(4-09180)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il rilascio delle concessioni per la ricerca e coltivazione di idrocarburi rientrava nelle competenze del Ministero dello sviluppo economico, oggi transitate al Ministero della transizione ecologica ai sensi del decreto-legge 1o marzo 2021, n. 22;

   a seguito della rideterminazione dei canoni per le concessioni di coltivazioni e stoccaggio di idrocarburi prevista dall'articolo 11-ter, commi 9 e 10, del decreto-legge n. 135 del 2018, con decreto ministeriale del 18 novembre 2019 sono definite le modalità di versamento delle maggiorazioni dei canoni annui, da effettuarsi «a favore del bilancio dello Stato, con imputazione al capitolo d'entrata n. 2620 del Capo VII», ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del medesimo decreto;

   il titolo concessorio, contenente l'indicazione della superficie e dell'importo unitario del canone, viene trasmesso alle direzioni territoriali dell'Agenzia del demanio per la conseguente emissione dei modelli di pagamento;

   le indicazioni operative predisposte dai Ministeri competenti in data 3 dicembre 2020 prevedono che il concessionario, che registri un ammontare annuo complessivo del canone di superficie superiore al 3 per cento della valorizzazione della produzione ottenuta nell'anno precedente, comunichi ai predetti Ministeri, con idonea autocertificazione, un prospetto indicante la valorizzazione della produzione e l'ammontare annuo complessivo dei canoni dovuti;

   la trasmissione dei predetti dati da parte dei succitati Ministeri alle direzioni territoriali dell'Agenzia del demanio costituisce pertanto il presupposto per le richieste di pagamento delle previste maggiorazioni riferite al corrispondente codice tributo;

   le risorse rivenienti dalla maggiorazione dei canoni sono poste a copertura degli oneri connessi alla sospensione dei permessi di prospezione e ricerca, nelle more dell'adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), nonché degli oneri connessi alla predisposizione del medesimo piano e, per la parte eccedente, sono versate ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, al fondo istituto presso il Ministero dello sviluppo economico per far fronte agli oneri complessivamente derivanti dall'attuazione del citato articolo 11-ter;

   in relazione all'aumento dei canoni per le concessioni di coltivazione sono state stimate maggiori entrate per il bilancio dello Stato di circa 15,7 milioni di euro per l'anno 2019 e 27,8 milioni di euro per ciascuno degli anni successivi;

   a partire dal 2019 sono state autorizzate riduzioni e razionalizzazioni delle aree interessate dalle attività minerarie. Solo nel mese di dicembre 2019 sono stati emanati 45 decreti ministeriali per una riduzione complessiva del 26,6 per cento delle aree in terraferma interessate dalle attività di coltivazione. Un'analoga significativa riduzione di superficie è stata avviata per le concessioni vigenti in mare –:

   se i Ministri interpellati intendano dettagliare quale sia l'ammontare delle somme versate al capitolo d'entrata n. 2620 citato in premessa e quali iniziative intendano intraprendere a fronte di versamenti non ancora corrisposti, al fine di ottemperare agli oneri previsti per l'attuazione dell'articolo 11-ter del decreto-legge n. 135 del 2018;

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza della regolarità dei versamenti dei canoni all'agenzia del demanio, oltreché di quelli imputati al capitolo d'entrata n. 2620 citato in premessa.
(2-01205) «Davide Crippa, Sut, Vianello, Cillis, Maraia, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu, Daga, Deiana, Di Lauro, D'Ippolito, Traversi, Licatini, Micillo, Terzoni, Varrica, Zolezzi, Cancelleri, Caso, Scerra, Gabriele Lorenzoni, Martinciglio».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del «decreto Rilancio» ha introdotto il cosiddetto Superbonus;

   il comma 3 ha chiarito la loro applicazione anche agli interventi di demolizione e ricostruzione;

   la normativa definisce gli interventi di ristrutturazione edilizia quelli «rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente [inclusi] il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti»;

   gli edifici fatiscenti risultano ammessi alle detrazioni purché ne sia dimostrabile la preesistente consistenza con qualsiasi mezzo, ciò sia per il Testo unico dell'edilizia che per la norma Uni 10838, che definisce l'organismo edilizio «l'insieme strutturato di elementi spaziali ed elementi tecnici, interni ed esterni, pertinenti all'edificio, caratterizzati dalle loro funzioni e dalle loro relazioni reciproche»;

   sulla prassi interpretativa di richiedere la preesistenza dell'impianto di riscaldamento (ancorché dismesso) è intervenuto il legislatore con il comma 1-quater dell'articolo 119, che esclude tale dimostrazione a fronte dell'obbligo di raggiungere la classe A;

   nella recente risposta n. 161 l'Agenzia delle entrate ritiene che: «sentita ENEA, per gli interventi di efficientamento energetico [...] deve altresì essere dimostrato, sulla base di una relazione tecnica, che nello stato iniziale l'edificio era dotato di un impianto idoneo a riscaldare gli ambienti di cui era costituito»;

   in relazione agli edifici fatiscenti appare irragionevole subordinare l'idea di efficientamento alla presenza di un impianto preesistente (peraltro non funzionante): il «Superbonus» non impedisce il cambio di destinazione d'uso e il comma 1-quater mira a semplificare il consolidamento di un patrimonio immobiliare energicamente efficiente, a prescindere dalle situazioni precedenti;

   l'esenzione dall'Attestato di prestazione energetica (Ape) introdotta dal comma 1-quater per quegli edifici sarebbe incoerente ove si ritenesse comunque necessario un impianto preesistente: è la stessa non necessarietà dell'Ape che esclude quest'ultimo, altrimenti andrebbe effettuato un accertamento tecnico fine a sé stesso, del tutto inutile ai fini del «Superbonus», posto che l'unico obiettivo da garantire è il raggiungimento della fascia A –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per chiarire che, ai fini del «Superbonus» non sussistono obblighi normativi circa la presenza di un impianto di riscaldamento preesistente negli edifici fatiscenti, nonché per ribadire che la qualificazione di edificio esistente non può interpretarsi nel senso di escludere dalle detrazioni gli edifici «fatiscenti» non preriscaldati.
(5-05913)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo agli elementi forniti in risposta all'interrogazione n. 5-05717, si evidenziano perplessità per quanto concerne gli enti sportivi dilettantistici costituiti in forma di società di capitali;

   il paragrafo 2.5 della richiamata circolare dell'Agenzia delle entrate (AdE) è riferito ad associazioni di promozione sociale, la cui nuova normativa, decreto legislativo n. 117 del 2017, non trova applicazione nel mondo sportivo dilettantistico, come esplicato della circolare AdE 18E del 1° agosto 2018;

   nelle istruzioni dell'Ade per la compilazione dell'istanza per il riconoscimento del suddetto contributo, ai fini della determinazione dell'aliquota da applicare, nel caso delle società di capitali, il fatturato di riferimento viene individuato nel rigo RS 107 (colonna 2); in tale rigo, le istruzioni al Modello unico 2020 prevedono che vada indicato il valore dei ricavi, intendendo per ricavi: «i corrispettivi delle cessioni di beni e di servizi alla cui produzione o scambio è diretta l'attività d'impresa», includendo quelli istituzionali. Parrebbe contraddittorio che per determinare l'aliquota si debba far riferimento a tutti i ricavi, mentre per il contributo bisognerebbe «fare riferimento ai ricavi connessi all'attività commerciale da essi svolta e rilevante ai fini IRES»;

   in base alla risposta, dal calcolo sarebbero esclusi anche i proventi da raccolte pubbliche di fondi e attività commerciali connesse alle istituzionali, irrilevanti ai fini Ires ma che invece rilevano per fatturazione/corrispettivi e conseguentemente, sulla base delle sopra riportate istruzioni, andrebbero rilevati;

   le argomentazioni a supporto della risposta sembrerebbero contrastare con quanto contenuto nelle citate istruzioni dell'Agenzia delle entrate, secondo cui ai fini della compilazione dei campi riferiti all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi «per i soggetti che svolgono operazioni non rilevanti ai fini IVA (...) all'ammontare delle operazioni fatturate e dei corrispettivi rilevanti ai fini IVA vanno sommati gli aggi relativi alle operazioni effettuate non rilevanti ai fini IVA». Dunque, sia le società sia le associazioni sportive dilettantistiche dovrebbero considerare utili ai fini del calcolo anche i ricavi da entrate istituzionali non rilevanti ai fini Iva –:

   se intenda chiarire le contraddizioni di cui in premessa, indicando quali criteri debbano essere applicati per il riconoscimento del contributo, di cui all'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, alle società e associazioni sportive dilettantistiche, le quali con un'interpretazione estensiva della disposizione riceverebbero un sostegno commisurato alle reali perdite subite in ragione della sospensione delle attività che ha determinato una drastica riduzione delle entrate.
(5-05914)


   FRAGOMELI, BERLINGHIERI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è uno dei più importanti centri mondiali per la produzione degli articoli di oreficeria, argenteria e gioielleria. Secondo le stime di Confindustria (dati 2019), il settore orafo-argentiero-gioielliero italiano conta 7.360 aziende, in grado di occupare 31.400 addetti. Guardando alla parte a monte della filiera, nell'anno 2019, la principale voce di importazione è costituita dall'oro grezzo, per un valore di oltre 4,6 miliardi di euro, in aumento del +34,7 per cento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno;

   a livello mondiale, circa l'80 per cento della produzione di oro proviene dalle miniere su larga scala, mentre le miniere artigianali forniscono attualmente dal 17 al 20 per cento della produzione globale;

   recentemente è entrato in vigore il regolamento (Ue) 2017/821 sui minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio, attuato in Italia con il decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 13 – anche noti come conflict minerals o blood minerals, che si applica ai minerali e ai metalli di oro, stagno, tungsteno e tantalio. Il regolamento si pone l'obiettivo di fermare – attraverso obblighi in materia di dovere di diligenza nella catena di approvvigionamento per gli importatori dell'Unione di alcune materie prime originarie di zone di conflitto o ad alto rischio – il commercio di minerali che sono utilizzati per finanziare gruppi armati, che sono causa di lavori forzati e di altre violazioni dei diritti umani e che favoriscono corruzione e riciclaggio di denaro;

   sulle materie prime, l'associazione di categoria è consapevole del rischio che l'oro estratto non in conformità con gli standard internazionali prima citati, e quindi anche con le possibili violazioni dei diritti umani, possa essere illegalmente importato in Italia. Questi rischi riguardano anche la produzione (estrazione) su larga scala, ma prevalentemente quella di miniere artigianali. E, difatti, considerati i rischi connessi alla produzione artigianale e tenendo conto di diversi rapporti di Ong su questo tema, la categoria vorrebbe comprendere meglio la provenienza della materia prima per evitare le fonti di approvvigionamento a rischio –:

   quali siano i dati che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha in merito alla reale origine dell'oro grezzo che viene importato in Italia e negli altri Paesi dell'Unione europea e quali procedure, in sede doganale, possano essere implementate per una maggiore trasparenza delle catene di approvvigionamento che limitino al massimo i rischi di violazione dei diritti umani.
(5-05915)


   OSNATO, ALBANO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 6-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto «decreto Liquidità») prevede la possibilità, per le imprese operanti nei settori alberghiero e termale, di rivalutare gratuitamente ai fini sia civilistici che fiscali, i beni e le partecipazioni risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2019;

   la rivalutazione in commento compete alle società di capitali e agli enti commerciali residenti, operanti nel settore alberghiero e termale, che non adottano, per la redazione del bilancio, i principi contabili internazionali Ias/Ifrs;

   la disposizione citata prevede che possano procedere alla suddetta rivalutazione anche società di persone commerciali, imprese individuali, enti non commerciali residenti e soggetti non residenti con stabile organizzazione in Italia;

   non è ancora intervenuto alcun chiarimento ufficiale da parte dell'Amministrazione finanziaria con riferimento all'individuazione del «settore alberghiero e termale», cui fa riferimento il citato articolo 6-bis;

   la disposizione in commento ha l'obiettivo di favorire il comparto ricettivo, che rappresenta uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19;

   secondo quanto previsto dal codice del turismo le quattro categorie principali di strutture turistiche ricettive sono: (i) le strutture ricettive alberghiere e para-alberghiere; (ii) le strutture ricettive extralberghiere; (iii) le strutture ricettive all'aperto e (iv) le strutture ricettive di mero supporto;

   tra i soggetti operanti in detto comparto ricettivo rientrano, accomunati dalla stesse classificazione Ateco con divisione 55.00 («Alloggi»), anche le imprese operanti nel comparto del turismo ricettivo all'aria aperta (con codice Ateco 55.30 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte e codice Ateco 55.20.10 Villaggi turistici), le quali offrono ai turisti, in un'area recintata, alloggio in allestimenti mobili o in unità abitative o in posti acquei di ormeggio delimitati e altri servizi accessori per favorire il soggiorno, tra cui eventuali servizi di bar, ristorazione e bazar –:

   se, nell'ambito soggettivo di applicazione della rivalutazione di cui al decreto «Liquidità», rientrino anche le strutture ricettive all'aria aperta che effettivamente operano in ambito alberghiero, svolgendo la propria attività con le modalità sopra descritte e aventi codice Ateco 53.00 e codice Ateco 55.20,10, e se possano rientrare, nell'ambito soggettivo di applicazione della disciplina in commento, tutte le strutture ricettive all'aria aperta che siano in grado di dimostrare in punto di fatto di esercitare tale attività, a prescindere dal predetto codice.
(5-05916)


   CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   suscita forte preoccupazione quanto riportato dall'articolo di MilanoFinanza del 30 aprile 2021, in merito alla possibilità che Banca d'Italia imponga vincoli su mutui e prestiti;

   in particolare, in data 28 aprile 2021, sul sito ufficiale della Banca d'Italia è stato reso noto il testo per la consultazione pubblica che durerà per i prossimi sessanta giorni, riguardante proposte normative in materia di riserve di capitale e di strumenti macroprudenziali basati sulle caratteristiche dei clienti o dei finanziamenti (cosiddette misure borrower based);

   nel documento sopramenzionato si osserva che, nonostante al momento in Italia non si rilevino rischi significativi che potrebbero essere efficacemente fronteggiati con queste misure, si ritiene necessaria la loro introduzione nell'ordinamento nazionale per un pronto utilizzo delle stesse in caso di necessità;

   la normativa emananda attribuirà alla Banca d'Italia la possibilità di imporre alle banche limiti per l'erogazione di nuovi finanziamenti riguardo ad alcuni indici come il rapporto tra il valore del prestito e quello dell'attività data in garanzia (loan to value, LTV), quello tra il valore del prestito e il reddito del debitore (loan to income, LTI), tra il debito complessivo del debitore e il suo reddito (debt to income, DTi), tra la rata del prestito e il reddito del debitore (debt service to income, DSTI), tra il debito complessivo del debitore e la sua ricchezza netta (leverage); saranno, inoltre, possibili limiti alla durata dei prestiti e vincoli ai requisiti di ammortamento;

   le disposizioni potranno essere applicate a tutti i finanziamenti, ovvero mediante differenziazione sulla base delle caratteristiche dei clienti (persone fisiche o giuridiche) e dei prestiti (credito immobiliare, al consumo), prevedendo o meno soglie di esenzione, a livello nazionale o per specifiche aree geografiche –:

   di quali elementi disponga in ordine a quanto rappresentato, anche al fine di rassicurare famiglie e imprese in merito alla possibilità di continuare ad accedere al sistema del credito bancario.
(5-05917)


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 12 aprile 2016 la Commissione europea ha avanzato la proposta di direttiva 2016/0107 «direttiva CBCR»;

   il 4 luglio 2017 l'Europarlamento ha adottato le proprie proposte emendative al testo originario della Commissione (documento europarlamentare P8_TA(2017)0284);

   il 3 marzo 2021 il Comitato dei rappresentanti permanenti dei Governi degli Stati membri dell'Unione europea ha dato mandato, allegato al file Coreper 6616/21, alla Presidenza portoghese del Consiglio dell'Unione europea di esplorare la possibilità di arrivare a un accordo con il Parlamento europeo per l'adozione in seconda lettura della direttiva Cbcr;

   in data 29 marzo 2021 e in data 23 aprile 2021 si sono svolti due round negoziali sulla direttiva Cbcr tra i rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione;

   le posizioni dell'Europarlamento e del Consiglio sulla direttiva Cbcr in avvio del negoziato sono distanti sotto molti aspetti. In particolare:

    il Consiglio supporta la disaggregazione delle informazioni nei country-by-country reports per i soli Stati membri dell'Unione europea ed, eventualmente, per le giurisdizioni inserite nella lista dell'Unione europea delle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali. L'Europarlamento richiede invece che la disaggregazione delle informazioni riguardi tutti i Paesi intra – ed extra – Unione europea (di seguito «worldwide disaggregation»);

    sia il Parlamento europeo che il Consiglio contemplano la possibilità per entità dei gruppi di società passibili dell'obbligo di Cbcr di omettere temporaneamente la pubblicazione di una o più informazioni societarie per una o più giurisdizioni. L'Europarlamento non fissa limiti temporali alla deroga, mentre il Consiglio fissa il periodo massimo di omissione in sei anni. Il Parlamento prevede inoltre la possibilità, non contemplata dal Consiglio, che le eventuali omissioni siano autorizzate dalle amministrazioni fiscali nazionali e riconosce una funzione di monitoraggio delle omissioni alla Commissione europea;

   persistono differente tra il Parlamento e il Consiglio relativamente alle informazioni societarie da includere nei Cbcr; in particolare, per quanto riguarda il fatturato annuo netto, il Parlamento, non così il Consiglio, richiede che nei Cbcr sia resa esplicita la distinzione tra ricavi infra-gruppo e quelli derivanti da operazioni con parti non correlate –:

   se il Governo supporti la worldwide disaggregation, l'abbassamento del limite temporale massimo della get-out clause e l'autorizzazione preventiva delle omissioni da parte delle amministrazioni fiscali nonché l'obbligo di rendicontazione del fatturato netto con la distinzione tra ricavi infra-gruppo e quelli derivanti da operazioni con parti non correlate.
(5-05918)


   MARTINCIGLIO, TERZONI, SUT e ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il «superbonus», di cui agli articoli 119 e 121 del decreto «Rilancio» (decreto-legge 34 del 2020) prevede la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione del 110 per cento sulle spese per interventi di efficienza energetica e per misure antisismiche sugli edifici, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante, anche a barche e altri intermediari finanziari;

   l'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, prevede che la cessione della detrazione può essere esercitata sia a fine lavori che in relazione a ciascuno stato di avanzamento dei lavori (Sal) in numero non superiore a due per intervento; ogni stato di avanzamento deve riferirsi ad almeno il 30 per cento dei lavori previsti; i lavori, ai fini della cessione, potranno dunque essere ripartiti in 3 frazioni, di cui due Sal equivalenti al 60 per cento, e il 40 per cento a saldo dell'intero intervento;

   per pagare le imprese quando è stato realizzato almeno il 30 per cento dei lavori il committente, che non ha potuto scegliere l'opzione «sconto in fattura», in quanto non tutte le imprese sono in grado di proporlo, deve erogare le somme necessarie ai pagamenti e poi procedere alla successiva cessione del credito;

   in alcuni casi, in mancanza di disponibilità economica per il pagamento delle fatture, il committente può ottenere finanziamenti da banche e altri intermediari finanziari a fronte di cessione del credito del 110 per cento;

   per tali finanziamenti gli istituti di credito, oltre a interessi e spese accessorie, richiedono garanzie ordinarie, nonostante l'intervento con «Superbonus 110 per cento» sia, di fatto, garantito dallo Stato; tale situazione rischia di escludere una fascia consistente di piccole e medie imprese e cittadini dai benefici del «superbonus» per difficoltà ad accedere ai prestiti per le garanzie richieste dagli istituti di credito; in alcuni casi si rischia di compromettere il completamento di lavori già avviati per il deterioramento delle condizioni economiche del committente nel corso dell'intervento –:

   quali iniziative intenda assumere per promuovere strumenti finanziari adeguati a superare le criticità esposte in premessa, con l'attivazione di una garanzia statale, anche limitatamente ai cittadini con basso reddito, o mediante istituzione di un fondo rotativo per l'erogazione di anticipazioni.
(5-05919)


   MARTINO, GIACOMETTO, BARATTO, CATTANEO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 182, comma 2-bis, del decreto-legge n. 34 del 2020, prevede l'attribuzione di uno specifico codice Ateco alle attività commerciali e di servizi nelle aree ad alta valenza turistica, che consentirebbe alle stesse di accedere ai sostegni destinate alla generalità delle imprese classificate come turistiche. L'Istat il 17 settembre 2020 ha provveduto a definire una classificazione dei comuni secondo i criteri di «categoria turistica prevalente» e di «densità turistica». Resta da definire il relativo codice Ateco per il quale è necessaria una interlocuzione tra Ministero dell'economia e delle finanze e Istat, di cui non si ha notizia;

   al fine della riduzione dell'uso della plastica la legge di bilancio per il 2021, ha previsto (articolo 1, commi 1087-1089), un credito d'imposta per gli anni 2021 e 2022 volto a promuovere il consumo dell'acqua potabile di rubinetto, anche attraverso il miglioramento qualitativo della stessa. La norma prevede l'emanazione di un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, entro un mese dall'entrata in vigore della legge stessa, termine ampiamente trascorso;

   con il comma 131 dell'articolo 1, della legge di bilancio 2021 si rifinanzia un credito d'imposta a favore delle imprese agricole per gli investimenti effettuati nei periodi d'imposta dal 2021 al 2023 destinati al miglioramento delle potenzialità di vendita on-line dei prodotti agricoli. La norma è di grande importanza, in particolare per il settore del vino: gli organismi associativi possono, a nome degli associati, costituire depositi fiscali virtuali nei Paesi esteri, stipulare accordi con gli spedizionieri doganali e assolvere gli oneri fiscali. L'applicazione è demandata a provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, da adottare entro trenta giorni, termine ampiamente trascorso;

   i commi 117-123 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021 istituiscono un credito d'imposta in favore dei cuochi professionisti per le spese sostenute entro il 30 giugno 2021 per l'acquisto di beni strumentali durevoli e per la partecipazione a corsi di aggiornamento professionale. La norma si affida a un decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze, la cui competenza tuttavia è innegabile e decisiva trattandosi di credito d'imposta, da adottare entro sessanta giorni, termine ampiamente trascorso –:

   quali informazioni intenda fornire il Ministro, per quanto di competenza, in merito ai ritardi relativi all'emanazione dei provvedimenti applicativi indicati in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative per la loro sollecita adozione, anche in considerazione delle aspettative dei settori economico-produttivi interessati.
(5-05920)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria senese hanno più volte rappresentato al Ministro della giustizia e al Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la situazione di grave carenza di organico in cui versa la casa circondariale di Santo Spirito, chiedendo un aumento di organico di 11 unità;

   l'ambiente lavorativo sta diventando incontrollabile, sia per il sovraccarico di lavoro a cui sono sottoposti gli agenti della polizia penitenziaria, sia per la carenza di organico in rapporto alla qualità e alla quantità dei servizi di polizia richiesti;

   con i dati attuali non si riesce nemmeno a garantire un piano ferie estivo previsto per legge ed a smaltire i congedi ordinari previsti nell'anno. Va evidenziato come, al contempo, ci sia una grave carenza di personale, in quanto, stando ai dati aggiornati al 16 aprile 2021, a fronte di 50 operatori di polizia penitenziaria previsti, sono soltanto 38 quelli amministrati compresi il personale assegnato al Nucleo traduzione e piantonamenti, così come sono solo 7 gli amministrativi assegnati rispetto ai 14 previsti ma solo 3 effettivi (3 unità distaccata a Roma), mentre è presente 1 solo educatore rispetto ai 2 previsti (1 educatore distaccato a Perugia). Rispetto a tali dati aggiornati al 16 aprile 2021 la situazione, che inizialmente aveva visto un leggero miglioramento nel 2020, stante l'incremento di 3 operatori della polizia penitenziaria da trasferimento nazionale, prevede a partire dal mese di febbraio 2021 un ulteriore peggioramento, in quanto l'incremento di operatori ad oggi è nullo, perché 1 unità è stata trasferita a Firenze Sollicciano senza cambio, 1 unità è stata trasferita a Roma Rebibbia senza cambio, 1 unità è andata in pensione ed 1 unità è stata distaccata al G.o.m. Secondo il nuovo gruppo di lavoro istituito con il P.c.d. del 18 aprile 2019, per le nuove piante organiche ed eventi critici in ambito penitenziario, per la casa circondariale di Siena dovrebbero essere previsti 80,8 unità di polizia penitenziaria su un livello medio (carenza del 54 per cento);

   negli ultimi quattro anni si sono perse 7 unità di personale di polizia penitenziaria (45 nel 2017 - 38 nel 2021) a causa di un mancato completamento del turnover dei trasferimenti inizialmente previsti, ma in alcuni casi non andati in porto, perché i poliziotti trasferiti a Siena da interpello nazionale hanno rinunciato all'assegnazione e non sono mai stati riassegnati (scorrimento graduatoria trasferimento);

   attualmente mancherebbero 1 commissario, 4 ispettori, 1 sovrintendenti e 5 agenti assistenti;

   l'età media degli operatori di polizia penitenziaria nel carcere di Siena è tendenzialmente elevata;

   la migliore iniziativa per addivenire ad una soluzione duratura sarebbe quella di incrementare il personale con nuovi operatori uscenti dai corsi per allievi agenti di polizia penitenziaria –:

   se sia a conoscenza della carenza di personale presso la casa circondariale di Siena e se intenda adottare iniziative per rimediare alla carenza di risorse umane in servizio, incrementando il personale organico dell'istituto, così come richiesto dalle sigle sindacali;

   se intenda incontrare le rappresentanze sindacali locali per prendere atto della situazione in essere.
(3-02233)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con due distinte missive del 29 e 30 aprile 2021, il sindacato Sippe denunciava alle autorità competenti la grave carenza di personale in cui versa la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere e i rischi collegati ai recenti provvedimenti assunti in materia di personale;

   secondo quanto indicato dalla organizzazione sindacale, il personale attualmente in servizio è anziano ed è giunto allo stremo delle proprie forze;

   di recente, è stata data esecuzione a 24 provvedimenti di rientro in sede disposti dal Dap, che vanno ad aggravare ulteriormente la grave situazione. A fronte delle 24 unità in uscita, solo 12 unità sono in entrata;

   inoltre, il Sippe evidenzia come il provveditorato regionale per la Campania abbia dato la disponibilità per la proroga del distacco di 11 poliziotti nel penitenziario di Carinola, mentre tale decisione non sia stata assunta per il personale distaccato nei penitenziario di Santa Maria Capua Vetere;

   a fronte di questa carenza di personale, la struttura non sembra ancora nelle condizioni di operare in piena sicurezza e il rientro in sede del personale attualmente distaccato presso il penitenziario potrebbe pregiudicare il buon andamento dell'azione amministrativa della struttura;

   inoltre, il Sippe ha riportato alcune lamentele del personale di polizia penitenziaria; in particolare quest'ultimo lamenta la cattiva gestione del penitenziario e la distribuzione dei servizi, chiedendo a gran voce che venga integrato il personale di polizia penitenziaria mancante;

   poiché si avvicina la fase del riposo estivo, occorre un intervento deciso per evitare che la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere si trasformi in una polveriera pronta ad esplodere a causa della mancanza di un adeguato piano ferie estivo e della conseguente disorganizzazione dei servizi di polizia –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle criticità della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere indicate in premessa.
(4-09177)


   BORDONALI, DONINA, EVA LORENZONI, FORMENTINI, MICHELI, RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella casa circondariale Canton Mombello di Brescia, vige un cronico sovraffollamento e risultano, da numerose notizie di stampa, continue aggressioni verbali e fisiche al personale di polizia penitenziaria da parte di detenuti nonché numerosi atti autolesionistici: un detenuto ha rotto una porta e ingoiato i bulloni della stessa, altri hanno ingerito anche pile e lamette e, in alcuni casi, sono arrivati a cucirsi la bocca e al reparto riservato sito all'ospedale civile di Brescia un detenuto ha addirittura tirato via la porta;

   il carcere è diventato un inferno, il personale di polizia è allo stremo e demotivato e l'amministrazione non ha ancora adottato alcun provvedimento di trasferimento nei confronti dei riottosi. Gli agenti, in queste condizioni lavorative, temono per la propria incolumità. Nelle ultime settimane è stato un crescendo di disordini, atti di autolesionismo, tentativi di impiccagione;

   inoltre si è di fronte anche a una forte carenza di personale nel ruolo agenti assistenti e a una gravissima situazione relativa ai sottufficiali; vi è infatti la presenza di un solo sovrintendente rispetto alla previsione di 25 e di 2 ispettori rispetto alla previsione di 28;

   la conferma del sovraffollamento arriva dal XVII Rapporto Antigone dal quale risulta che al 28 febbraio 2021 Canton Mombello ospitava 357 detenuti e cioè ben il 171 in più rispetto ai 186 reclusi che sono formalmente indicati come capienza accettabile per una struttura costruita più di un secolo fa. Le limitazioni legate al Covid-19 infatti, all'interno delle strutture carcerarie hanno comportato anche un pesante arretramento della capacità della pena di recuperare l'individuo alla società. Sottolineano i promotori di Antigone: «il carcere è un sistema in cui la tecnologia era un tabù pericoloso e oggi sembra strumento irrinunciabile per garantire i diritti. In cui la scuola e le attività lavorative si sono troppo spesso bloccate e faticheranno a riprendersi. In cui la medicina d'emergenza ha soppiantato ogni timido tentativo di intervento preventivo»;

   la cosa che preoccupa di più — sottolinea il Garante per i detenuti del comune cittadino — «è che il sovraffollamento di Canton Mombello è un dato antico, noto da sempre, col quale combattiamo da almeno vent'anni. Eppure c'è l'illusione di affrontarlo volta per volta alla luce di qualche nuova emergenza: il dato vero è che Canton Mombello è invivibile, non ha i parametri minimi per garantire la dignità della persona. E questo non lo diciamo noi, lo denuncia da tempo il personale della Polizia penitenziaria.»;

   a rendere il carcere di Brescia una polveriera pronta non è solo il sovraffollamento, ma «anche e soprattutto la presenza di tanti, troppi, soggetti psichiatrici non rispettosi delle regole che ogni giorno creano problemi all'ordine e alla sicurezza dell'Istituto» –:

   in che modo il Ministro intenda affrontare alla radice la questione delle sempre più frequenti aggressioni, sia fisiche che verbali, che i poliziotti penitenziari sono costretti a subire nel quotidiano e che sta rendendo difficoltosa la gestione dell'intera popolazione detenuta, per la quale diventa peraltro impossibile assicurare quella rieducazione voluta dalla Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare per contenere l'alto numero di detenuti psichiatrici, problematica che necessita di apposite regole e apposite strutture;

   a quale punto sia il progetto di costruzione del nuovo carcere essendo Canton Mombello una struttura vecchia e obsoleta.
(4-09179)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 28 aprile 2021, gli agenti della squadra mobile della questura di Biella, coadiuvati da altro personale specializzato della Polizia di Stato, hanno eseguito una perquisizione all'interno della casa circondariale di via Dei Tigli;

   la perquisizione si è resa necessaria per l'acquisizione di elementi probatori utili ad accertare un traffico illecito di sostanze stupefacenti, la compravendita e il successivo utilizzo di telefoni cellulari all'interno del carcere cittadino;

   gli inquirenti ipotizzano la sussistenza di un collaudato meccanismo messo in piedi da alcuni detenuti, i quali, con la probabile complicità di soggetti esterni alla struttura, da tempo garantivano il costante ingresso del materiale illecito che, successivamente, veniva rivenduto da parte di altri detenuti;

   il carcere di Biella è da tempo sotto organico questo rende più difficile svolgere i dovuti controlli a tutela delle regole che disciplinano il regime carcerario;

   da tempo ormai i rapporti tra organizzazioni sindacali e amministrazione penitenziaria sono tesi per via delle difficoltà organizzative in cui versa l'istituto. Sono frequenti le dichiarazioni rese dai sindacati della polizia penitenziaria che denunciano la carenza di personale e, di conseguenza, il sovraccarico di responsabilità che grava sulle spalle degli agenti di polizia penitenziaria rispetto al numero dei detenuti;

   secondo le stime delle organizzazioni di categoria, una singola unità di personale è costretta a gestire, da sola, circa 100 detenuti per ogni piano detentivo. A questo si aggiunga l'ormai consolidato senso di impunità tra i detenuti che sfiancano il personale con ripetuti insulti, umiliazioni e atti violenti;

   a giudizio dell'interrogante, in attesa di un potenziamento organico, occorre porre rimedio al fenomeno dell'ingresso in carcere di oggetti non consentiti, in particolar modo dei telefoni cellulari;

   poiché il fenomeno ha raggiunto una portata socialmente pericolosa, come hanno dimostrato le rivolte carcerarie dello scorso anno che sono state coordinate proprio attraverso cellulari all'interno dei penitenziari, si rende necessario un intervento urgente del Governo per prevedere il reato di introduzione, possesso e utilizzo illeciti di cellulari e altri apparati di comunicazione all'interno degli istituti penitenziari –:

   se il Governo intenda porre in essere iniziative normative per prevedere il reato di introduzione, possesso e utilizzo illeciti di cellulari e altri apparati di comunicazione all'interno degli istituti penitenziari.
(4-09181)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAON. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, dando risposta in data 29 aprile 2021 all'atto di sindacato ispettivo 5-05880 a prima firma dell'interrogante, ha comunicato che l'incremento di dodici minuti rispetto ai tempi di percorrenza ordinari, registratosi da dicembre 2019 sulla tratta ferroviaria Padova-Roma, è stato determinato dagli interventi di manutenzione straordinaria sulla linea Bologna-Firenze AV, tuttora in corso, nonché dalle iniziative assunte per incrementare la regolarità di viaggio sulla linea Firenze-Roma Direttissima –:

   quando si possa ipotizzare che gli interventi di cui in premessa abbiano termine, con il conseguente ritorno ai tempi di percorrenza ordinari.
(5-05912)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI, BIGNAMI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 marzo 2021 un dipendente del comune di Livorno, già responsabile dell'ufficio tecnico patrimoniale e procedure espropriative è stato colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari assieme ad un agente immobiliare, oltre a 8 ordinanze nei confronti di alcuni imprenditori, accusati di reati contro la pubblica amministrazione;

   l'indagine, di cui la stampa locale ha riportato ampia eco, ha ad oggetto un presunto sistema di malaffare che, grazie al ruolo del suddetto pubblico ufficiale, si sarebbe incardinato presso l'ufficio del patrimonio del comune di Livorno, creando una fitta trama di rapporti illeciti con imprenditori ed altri operatori del settore immobiliare;

   in data 14 marzo 2021 sulla locale stampa livornese de «Il Tirreno», viene pubblicato un articolo che ritrae un dirigente della polizia di Stato della questura di Livorno e il comandante della polizia municipale del comune di Livorno, con sotto il titolo «Gli Avvocati contro la Polizia – Dati per colpevole violata la legge». Nell'articolo in questione, le forze dell'ordine vengono accusate dagli avvocati della difesa di alimentare il «circo mediatico», per l'utilizzo del verbo indicativo invece del condizionale nel comunicato stampa che aveva accompagnato la notizia delle misure cautelari. Sempre nell'articolo gli avvocati dichiarano «Che le Forze di Polizia dedichino il loro tempo alle indagini e lasciassero i comunicati stampa alla Procura» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per tutelare il prestigio delle forze dell'ordine, posto che si ritengano lesive dell'immagine della polizia di Stato le dichiarazioni rilasciate dagli avvocati di difesa del caso in questione e che tali atteggiamenti e dichiarazioni alla stampa nei confronti delle forze dell'ordine, secondo l'interrogante, potrebbero anche essere volti ad «intimorire» gli organi inquirenti.
(3-02242)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco, in relazione alla sede dei vigili del fuoco a L'Aquila, ha denunciato la frustrazione e l'indignazione dei lavoratori, in merito ad una serie di incontri e sopralluoghi svoltisi nei giorni scorsi e che dovrebbero portare all'istituzione in città della Scuola nazionale di formazione dei vigili del fuoco, una importante novità intervenuta dopo l'approvazione di un emendamento a firma di numerose forze politiche precisa la Camera dei deputati, è inserito nella legge di bilancio a dicembre 2020;

   il sindacato, pur precisando di essere assolutamente favorevole sulla scuola di formazione a L'Aquila, ha richiamato l'attenzione anche sulla caserma di via Pescara, demolita dopo il terremoto del 2009 e mai ricostruita tanto che, denunciano i lavoratori, da 12 anni — anche in tempi di Covid-19 — sono stati relegati a lavorare in locali inadeguati;

   il sindacato ha denunciato una serie di decisioni, a partire da quella recente di realizzare la nuova caserma dei vigili del fuoco — il cui schema di «accordo tecnico di attuazione» è stato deliberato dalla giunta comunale dell'Aquila il 31 dicembre 2020 — appena qualche metro più in là di quella attuale, sempre in via Panella, addirittura a ridosso del locale Cimitero monumentale, nonostante due anni fa l'allora Ministro Salvini avesse annunciato che la nuova caserma dei vigili del fuoco si sarebbe realizzata nel sito della ex caserma Rossi;

   il risultato che si otterrà, denuncia il Conapo, con ben 12 milioni di euro pronti a essere spesi da anni, è una colata di cemento all'ingresso est della città capoluogo di regione, in una zona già abbondantemente ingolfata e per di più di fronte al Cimitero cittadino. Una simile scelta non risolverebbe nessuno dei problemi ad oggi esistenti per l'operatività degli stessi vigili del fuoco: non saranno finalmente delocalizzati da un contesto urbano del tutto inadeguato ad ospitarli; area caratterizzata da una viabilità assolutamente non sicura. Non avranno, i vigili del fuoco dell'Aquila, più spazi per l'attività operativa; non avranno più autorimesse per i mezzi di soccorso. Tutte necessità, paradossalmente messe nero su bianco dal gruppo di lavoro appositamente istituito del quale faceva parte, secondo quanto riportato dall'attuale dirigenza che oggi ha deciso di costruire proprio in un'area precedentemente ritenuta non idonea. Viene inoltre riferito sugli organi di informazione, che anche a Sulmona si vuole trasferire la nuova caserma in una struttura già esistente, da riciclare, e anche in quel caso incastonata in un contesto urbano del tutto inidoneo alle necessità operative dei vigili del fuoco, anche a causa di una viabilità locale già abbondantemente congestionata –:

   alla luce dell'estremo valore attribuito all'operato dei vigili del fuoco nel nostro Paese, in generale, e nel territorio aquilano in particolare, se la soluzione individuata per la scuola di formazione sia già definita e sia considerata idonea e se si ritenga opportuno, dopo 12 anni, e con i fondi in cassa, già pronti da spendere, decidere in forma definitiva un sito idoneo, anche alla luce del fatto che la ricostruzione della sede regionale di Coppito è ancora ferma, con tanto di contenzioso in atto, e il cantiere di via Pescara giace così da due anni;

   quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare per rendere, ai vigili del fuoco della città dell'Aquila, luoghi di lavoro adeguati e dignità, e come e quando intenda comunicare le scelte logistiche effettuate in merito a questi lavoratori.
(5-05909)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei primi giorni di maggio 2021 si è appreso dalla stampa che gli agenti della questura di Sassari avrebbero arrestato un cittadino nigeriano di 32 anni, con l'accusa di violenza sessuale, pochi minuti dopo il suo tentativo di bloccare una ragazza intenta a correre nella periferia di Sassari, la quale, però, sarebbe riuscita a divincolarsi, sferrando calci e ginocchiate, attirando, altresì, l'attenzione di alcuni automobilisti, i quali hanno comunicato immediatamente l'accaduto alle forze dell'ordine, poi effettivamente intervenute;

   l'intervento delle forze di polizia ha consentito l'immediata identificazione e l'arresto dell'attore del reato in questione, al quale, come risulta dalle indagini, si debbono attribuire analoghi episodi, tra cui uno immediatamente precedente a quello suindicato e l'altro intervenuto qualche giorno prima, sempre nell'ambito territoriale della città di Sassari: il sospettato, peraltro, risulta essere già stato condannato per reati di carattere sessuale, commessi nel Nord Italia, nonché destinatario di un decreto d'espulsione;

   appare opportuno dare seguito alla risoluzione approvata il 24 ottobre 2018 (8-00002) dalla Commissione esteri della Camera dei deputati, la quale impegna il Governo a avviare e proseguire percorsi volti a sottoscrivere gli accordi necessari affinché, in sostanza i detenuti stranieri possano scontare le pene irrogate dai tribunali italiani nelle strutture carcerarie dei rispettivi Paesi, «attraverso strumenti e clausole che comprendano anche l'eliminazione della mancanza di consenso del detenuto dalle condizioni ostative»;

   recentemente, con un precedente atto di sindacato ispettivo, l'interrogante aveva avuto modo di sollevare la questione relativa alla sicurezza del territorio comunale di Sassari e, in particolare, del suo centro storico, caratterizzato da una forte presenza di immigrati clandestini, così come anche sollevata da un ordine del giorno approvato dal consiglio comunale della medesima città, con il quale è stata richiesta l'adozione di misure atte a garantire una maggiore sicurezza e una più cospicua presenza delle forze dell'ordine nel territorio;

   appare opportuno che il Governo adotti immediate iniziative finalizzate a garantire una maggiore sicurezza nella città di Sassari, se del caso, implementando, in modo adeguato, il numero degli operatori delle forze di polizia assegnati al medesimo ambito territoriale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire una maggiore sicurezza nella città di Sassari, anche a mezzo di un serio adeguamento del numero degli operatori di polizia presenti nel territorio e, se del caso, anche adottando le iniziative opportune per dare piena attuazione alla citata risoluzione approvata dalla commissione esteri della Camera dei deputati.
(4-09186)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MADIA, DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, BERLINGHIERI, FIANO e LORENZIN. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia il sistema dell'istruzione si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili, con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare occasioni di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento, mostrando un'eccezionale capacità di impegno e di resilienza nell'affrontare l'emergenza;

   l'esperienza dell'anno scolastico quasi al termine rileva la necessità di avviare nei prossimi mesi, in previsione del nuovo anno scolastico, una programmazione di interventi che garantiscano la sicurezza sanitaria e, al tempo stesso, tengano in particolare considerazione alcuni obiettivi che questi mesi di emergenza hanno reso ulteriormente prioritari: il contrasto alla diseguaglianza attraverso una scuola inclusiva che permetta lo sviluppo pieno delle potenzialità di ciascuno, la ricostruzione di ambienti di apprendimento che accompagnino gli studenti nel reinserimento in contesti a cui sentano di appartenere e in cui ricostruire la trama di relazioni che hanno lasciato prima del COVID;

   in vista del rientro a scuola a settembre 2021 è necessario rassicurare il personale scolastico, gli studenti e le famiglie che il sistema si attrezzerà, con risorse adeguate, per garantire strutture sicure, una formazione di qualità e un sostegno ai docenti;

   nella seduta della Camera dei deputati dell'8 aprile 2021, con l'approvazione della mozione di maggioranza n. 1-00449, il Governo si è assunto l'impegno di intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata a garantire l'inizio del prossimo anno scolastico in sicurezza, con particolare attenzione alla sanificazione degli ambienti scolastici, all'istallazione di termoscanner e di sistemi per la ventilazione per il ricambio d'aria, all'adozione di protocolli di prevenzione e protezione, alla distribuzione di mascherine che rispettino le caratteristiche e l'età dei bambini cui sono destinate e a curare gli ambienti e l'impianto organizzativo a sostegno degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali –:

   quali iniziative urgenti e mirate il Governo intenda adottare al fine di dare piena attuazione agli impegni assunti – anche attraverso l'adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo frequenti – finalizzati a garantire l'avvio del prossimo anno scolastico e la frequenza in presenza per tutti gli alunni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado in sicurezza.
(3-02236)


   FUSACCHIA, MURONI, FIORAMONTI, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è stata una dei primi Paesi in Europa ad essere duramente colpito dalla pandemia da SARS-COV-2 e a prevedere l'immediata chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza;

   per assicurare le attività didattiche, il Ministero dell'istruzione ha usufruito della modalità di didattica a distanza e integrata, ricorrendo a piattaforme di soggetti privati fornite a titolo gratuito;

   l'utilizzo delle piattaforme durante l'emergenza si è reso necessario per assicurare il diritto fondamentale allo studio a migliaia di studenti, per la quasi totalità minorenni, sebbene non esista una fattispecie giuridica specifica per la raccolta e la gestione dei dati dei minori da parte delle suddette piattaforme;

   i gestori delle predette piattaforme hanno raccolto una grande mole di dati personali di minori e docenti, senza essere però soggetti ad una chiara regolamentazione sulla loro conservazione e sul loro trattamento;

   l'importanza del trattamento dati e della privacy degli studenti è testimoniata anche dall'atto di indirizzo adottato dal Garante per la protezione dei dati personali il 26 marzo del 2020, recante le prime indicazioni per la didattica a distanza, in cui si specificava come i minori meritassero una specifica protezione in quanto meno consapevoli dei rischi in relazione al trattamento dei dati personali;

   il Ministero dell'istruzione ha siglato dei protocolli con alcuni degli operatori che forniscono piattaforme per la didattica digitale. Tuttavia, ad oggi non è chiaro se, e quali, degli operatori abbiano siglato questi protocolli, né questi protocolli sono pubblici e non è pertanto chiaro quali siano le misure previste dagli accordi per tutelare la privacy dei minori e la sicurezza dei loro dati e se tutte le piattaforme che hanno fornito e continuano a fornire il servizio siano tenute al rispetto di questi diritti dei minori;

   appare importante, per garantire la sicurezza dei dati raccolti dalle suddette piattaforme e la tutela dei diritti degli interessati, prevedere l'obbligo di conservazione dei dati in server localizzati sul territorio dell'Unione europea o specificare, in alternativa, quali siano le misure specifiche supplementari per legittimare il trasferimento dei dati all'estero nel rispetto degli articoli 44 e seguenti del regolamento generale dell'Unione europea sulla protezione dei dati (Gdpr) e della sentenza Schrems II della Corte di giustizia dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato intenda rendere pubblici i protocolli siglati con i fornitori di piattaforme per la didattica a distanza e integrata e le condizioni alle quali i soggetti privati hanno fornito e stanno fornendo il servizio a titolo gratuito.
(3-02237)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia Covid-19 ha posto particolare pressione sulle scuole e sull'istruzione in generale, molto del carico di questo cambiamento pesa anche sul personale docente. Esso si trova, infatti, a gestire un nuovo metodo di insegnamento e con grande incertezza. Ancora più complessa è la situazione per i docenti con figli a carico che hanno preso un incarico in un'istituzione scolastica lontana da casa: distanti da una rete cui poter affidare i propri figli, con difficoltà a trovare supporto per gestirli in questa fase complessa. È una situazione in generale difficile, ma particolarmente complessa in fase Covid;

   l'articolo 1, comma 17 octies del decreto-legge 124 del 2019, convertito dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159, stabilisce che, a decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l'anno scolastico 2020/2021, i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione in altra istituzione scolastica o ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso, soltanto trascorsi cinque anni scolastici di effettivo servizio nell'istituzione scolastica di titolarità. Il provvedimento blocca così i docenti immessi in ruolo con decorrenza giuridica 1o settembre 2020, e interessa tutte le graduatorie di reclutamento, graduatoria a esaurimento, concorso 2016, concorso 2018, sia infanzia, primaria che secondaria. Tale decisione è confermata dalla nota 10112/2021 del Ministero dell'istruzione;

   tale vincolo quinquennale crea evidenti disagi dati dalla distanza da casa per un periodo prolungato, che pesa sul lavoratore e sulla famiglia. Difficoltà che ora, per causa Covid, si sono acuite, pesando su situazioni familiari già complesse –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per rivedere il vincolo quinquennale imposto a queste categorie di docenti e personale scolastico, riducendolo o, qualora fosse possibile, eliminandolo, così da consentire un sano svolgimento della vita familiare.
(5-05910)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   per le categorie di lavoratrici e lavoratori iscritti alla gestione separata, di cui all'articolo 2, comma 26, legge n. 335 del 1995, l'indennità del congedo di maternità e di paternità viene calcolata in riferimento ai 12 mesi antecedenti l'inizio del periodo indennizzato. Per i lavoratori e le lavoratrici che hanno richiesto tale indennità negli ultimi mesi del 2020 o nel 2021, la suddetta indennità corrisponde ad una cifra irrisoria o addirittura è nulla, in quanto è calcolata sulla base di un fatturato molto basso o pari a zero, drasticamente ridotto dalla pandemia. Ne risulta una grave discriminazione per tutti i lavoratori e le lavoratrici, già particolarmente colpiti dalla crisi economica causata dalla pandemia a cui viene inoltre negato un diritto quale è l'indennità di maternità e paternità;

   d'altro lato, le lavoratrici titolari di partita Iva che nell'anno 2019 hanno ricevuto l'indennità per la maternità obbligatoria prevista ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, rischiano di fatto di essere escluse dalla categoria dei beneficiari del contributo a fondo perduto previsto dall'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 (decreto Sostegni);

   secondo il comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, infatti, il suddetto contributo è riconosciuto solo a condizione che l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2020 sia inferiore almeno del 30 per cento rispetto all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell'anno 2019;

   tuttavia, il periodo di maternità non viene preso in considerazione ai fini del calcolo del fatturato, non essendo legato ad un documento contabile emesso a seguito di una prestazione effettuata, ma ad una indennità. Dunque, il fatturato del 2019 risulta di molto ridotto a causa dell'esclusione del periodo di maternità obbligatoria, rendendo impossibile dimostrare una perdita del 30 per cento che invece risulterebbe qualora avessero lavorato, e dunque fatturato, nei 5 mesi di maternità;

   tali circostanze oltre ad escludere ingiustamente una fetta di lavoratrici alle quali non è riconosciuto il contributo a fondo perduto, costituisce anche una forte discriminazione di genere, in quanto le stesse non ricorrono per i padri lavoratori per cui è previsto un periodo di congedo obbligatorio di 10 giorni –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare che i lavoratori e le lavoratrici che hanno deciso di avere figli vengano ulteriormente danneggiati, in quanto, oltre a pagare le conseguenze economiche della crisi pandemica, si vedono negare un diritto o sono esclusi da un sostegno economico per il solo fatto di essere diventati genitori.
(5-05927)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUBISUTTI, PANIZZUT e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da oltre 20 anni, Pigna S.p.a., azienda leader di cartotecnica in Italia, serve Poste italiane per la fornitura delle buste;

   nel dicembre 2020 Poste ha indetto una gara, avente ad oggetto «la fornitura di buste per l'imbustamento automatico della corrispondenza massiva»;

   alla procedura selettiva sono state invitate cinque imprese italiane e quattro imprese in ambito dell'Unione europea, tra cui Blasetti e Pigna Envelopes, già esecutrici della precedente fornitura affidata a seguito di un confronto competitivo, espletato nel 2018, cui avevano partecipato solo le aziende Blasetti e Pigna Envelopes, entrambe assegnatarie di un contratto fino a giugno 2021;

   agli interroganti risulta che la mancanza di determinati requisiti, la presenza invece di requisiti capestro e l'eccessivo ribasso dell'appalto stesso, non abbia messo in condizione le principali aziende del territorio nazionale di partecipare al bando (Pigna e Blasetti);

   il nuovo confronto competitivo taglia fuori tutte le aziende italiane, ma Poste ha proceduto per l'offerta economicamente più vantaggiosa (0,001 centesimi in meno a busta) a scapito della qualità, della celerità del servizio offerto e senza considerare le mancate entrate dello Stato derivanti dalle tasse che Pigna e i suoi fornitori italiani non pagheranno più nella filiera;

   dal 1839 Pigna Envelopes produce una vasta gamma di buste commerciali e a sacco. Opera nel settore cartotecnico dal 1839, occupandosi delle forniture di materiale per diverse aziende. Nello stabilimento di Tolmezzo si producono 2 miliardi di pezzi all'anno e vengono impiegati 65 lavoratori più l'indotto;

   con una montagna che si sta spopolando, non si può assistere inermi a questo nuovo attacco alla occupazione e alla tenuta del sistema socio demografico carnico;

   in altri Paesi, per l'emergenza pandemica, alcuni bandi sono stati prorogati e si è avuta più attenzione ai produttori nazionali –:

   quali iniziative, di competenza, anche di natura normativa, il Ministro interrogato intenda porre in essere, per escludere l'affidamento degli appalti in base a prezzi individuati con criteri che rendono drasticamente meno competitive le imprese italiane, che sono sottoposte a maggiori costi dovendo rispettare normative fiscali, a tutela dei lavoratori e dell'ambiente, a cui non sono tenute le imprese straniere che, per questo, sono avvantaggiate nell'assegnazione della gara.
(4-09182)


   LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di lunedì 3 maggio 2021, a seguito di un tragico incidente durante alcune fasi di lavorazione di un macchinario tessile, in una azienda di Montemurlo (Prato), ha perso la vita una giovane madre di 22 anni;

   la notizia, solo l'ultimo drammatico episodio di una lunga scia di sangue, ha creato una grande partecipazione di dolore in tutta la comunità di Pistoia, dove la giovane operaia viveva con il figlio di 5 anni, e Prato, dove invece era impegnata professionalmente –:

   se quali iniziative il Ministro intenda adottare per rafforzare l'adozione di misure di sicurezza sul luogo di lavoro e se non ritenga opportuno valutare l'assunzione di iniziative per prevedere misure di sostegno alle famiglie che si ritrovano nella situazione citata in premessa.
(4-09184)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   RIZZO NERVO, CARNEVALI, LORENZIN, ORFINI, DE FILIPPO, PINI, GRIBAUDO, RACITI, ROSSI, MADIA, DE MARIA, PEZZOPANE, BONOMO e CARLA CANTONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'evoluzione della situazione epidemiologica legata alla diffusione dei contagi da COVID-19 ed alle relative varianti, ultima quella indiana (il primo caso è stato segnalato a Firenze il 10 marzo 2021) appare, a distanza di oltre un anno dall'inizio della pandemia molto complessa specialmente in questo momento in cui è iniziato il processo di riapertura delle attività educative, scolastiche, economiche e sociali per un ritorno graduale ad una vita normale;

   in questa fase è fondamentale monitorare la diffusione del Covid-19; delle sue possibili varianti per non farsi trovare impreparati di fronte a quelle che potrebbero sfuggire alle difese del sistema immunitario e abbassare l'efficacia dei vaccini;

   in Italia, secondo l'ultima indagine dell'Istituto superiore di sanità risalente al marzo scorso, la variante più diffusa è quella cosiddetta «inglese» pari all'86 per cento, poi la brasiliana con una prevalenza è del 4,0 per cento, mentre le altre sono sotto la soglia dello 0,5 per cento, anche se, oggi, l'allerta maggiore è sulla variante «indiana» che presenta per la prima volta due mutazioni già note: E484Q e L452R;

   la variante indiana è stata sequenziata in almeno 17 Paesi in tutto il mondo, fra cui l'Italia, secondo quanto rivelato dall'Oms nel suo bollettino settimanale sulla pandemia;

   la mutazione del virus che sta flagellando con un impeto finora sconosciuto l'India, detta anche variante B.1.617, è stata rilevata in oltre 1.200 sequenziamenti caricati sulla banca dati internazionale Gisaid, ricorda l'Oms, e i Paesi dove è stata rilevata con maggior frequenza sono, oltre all'India, gli Stati Uniti, il Regno Unito, Singapore, il Belgio, la Svizzera, la Grecia e l'Italia;

   in particolare, per ogni variante è necessario verificare se è più trasmissibile rispetto al ceppo originale, se è più letale e se ha una maggiore resistenza ai vaccini e per far questo è necessario sequenziare il più possibile il genoma del virus;

   l'Organizzazione mondiale della sanità, assieme ai centri di prevenzione e controllo delle malattie statunitense ed europeo, ha stabilito che per rendere efficace il programma di sorveglianza genomica è necessario sequenziare almeno il 5 per cento dei nuovi casi rilevati quotidianamente con i test diagnostici;

   l'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), agenzia dell'Unione europea raccomanda di sequenziare almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale. Prioritari, nel sequenziamento, sono: gli individui vaccinati contro il Sars-CoV-2 che successivamente si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino, i contesti ad alto rischio, quali ospedali nei quali vengono ricoverati pazienti immunocompromessi positivi a Sars-CoV-2 per lunghi periodi, i casi di reinfezione e, infine, gli individui in arrivo da Paesi con alta incidenza di varianti Sars-CoV-2;

   in Italia, l'analisi delle varianti viene effettuata dai laboratori delle singole regioni, sotto il coordinamento dell'Istituto superiore di sanità. A fine gennaio 2021 la Società di virologia aveva annunciato la nascita di un consorzio per il monitoraggio al fine di implementare il numero dei tamponi sequenziati; tuttavia ad oggi tale progetto non è stato realizzato –:

   quanti siano in Italia, attualmente, i campioni sequenziati settimanalmente nonché quale sia la loro incidenza nelle singole regioni;

   quali siano i tempi per l'attuazione del consorzio per il monitoraggio, già annunciato a fine gennaio 2021 dalla Società di virologia;

   se non ritenga necessario adottare iniziative con urgenza, vista anche la ripresa delle attività economiche e sociali, volte a dare maggiore slancio al sequenziamento del genoma del virus Sars-CoV-2, al fine di intercettare le probabili varianti e la loro incidenza sull'andamento epidemiologico in Italia;

   quale sia la capacità di verifica del livello di immunizzazione della popolazione anche in relazione alla presenza di varianti, non ultima quella indiana.
(4-09176)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   si legge da una agenzia stampa del 27 aprile 2021 la notizia dal titolo: «Covid: Farmindustria, “4 aziende potrebbero produrre vaccino entro inizio 2022”»;

   nella stessa agenzia stampa si legge la dichiarazione del presidente di Farmindustria, Scaccabarozzi, che è la seguente: «Con il Mise abbiamo scandagliato tutte le aziende in Italia per trovare dei bioreattori che potessero essere compatibili, modificabili» in modo da produrre vaccini anti-Covid nel nostro Paese. «Poi abbiamo dato questo elenco al Mise, il ministro ha contattato le aziende e 4 di loro potrebbero essere in grado di produrli in tempi rapidi, entro l'inizio del prossimo anno»;

   «Il nostro Paese – ha spiegato – da sempre ha partecipato alla corsa per la ricerca e alla produzione dei vaccini», e «lo stiamo vedendo anche con il tavolo strategico che è stato approntato dal ministro Giorgetti al Mise. Inoltre “Tutto il processo dura dai 4 ai 6 mesi, e per alcuni vaccini si può arrivare anche a un anno”, ha precisato Scaccabarozzi, ricordando che “già ci sono un paio di vaccini che hanno una parte della produzione in Italia, ad Anagni” nel Frusinate» –:

   in che tempi i Ministri interpellati abbiano in programma di presentare al Parlamento un piano strategico riguardo alla produzione di materie prime (principi attivi e non solo per la produzione di medicinali), farmaci innovativi e non e dispositivi medici, nel nostro Paese, che contempli anche le società oggetto di partecipazione totale e/o parziale da parte di soggetti pubblici o inerenti alla pubblica amministrazione (ad esempio ReiThera; Kedrion);

   quali siano le sinergie tra il piano nazionale strategico e quello europeo rispetto alla produzione di materie prime (principi attivi e altri componenti per la produzione di medicinali), farmaci innovativi e non e dispositivi medici;

   dove sia possibile leggere il contratto integrale stipulato tra InvItalia e ReiThera;

   quali iniziative i Ministri interpellati intendano adottare per attuare quanto previsto dall'ordine del giorno n. 9/2945-A/25 relativo all'Atto Camera 2945-A, in merito alla produzione di vaccini.
(2-01209) «Grillo, De Carlo, Del Sesto, Penna, Martinciglio».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BINELLI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   numerose attività commerciali di pubblico esercizio, quali bar, ristoranti, pub e altre imprese del settore, risultano aver patito maggiormente gli effetti dei provvedimenti di carattere restrittivo stabiliti con decretazione d'urgenza per il contrasto all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ancor più della crisi dei consumi innescata dalla pandemia;

   secondo un'analisi effettuata dalla Federazione italiana pubblici esercizi, su 334.417 imprese, dall'inizio della pandemia, 22.285 hanno cessato la propria attività e sono solo 9.207 le nuove iscrizioni presso il registro delle imprese, per un saldo in negativo pari a –13.070 imprese;

   ne deriva, dunque, oltre all'esigenza di definire un cronoprogramma dettagliato e, di conseguenza, una data definitiva per la ripartenza delle attività commerciali, anche la necessità di prevedere interventi economici idonei a compensare adeguatamente i cali di fatturato che sono seguiti alle sopra menzionate restrizioni;

   è certamente opportuno evidenziare la scelta positiva del superamento definitivo – decisamente voluto dal gruppo della Lega – del sistema dei codici Ateco, ai fini del riconoscimento dei contributi a fondo perduto, che aveva creato non pochi problemi dovuti alle difficoltà di predisporre un'elencazione omnicomprensiva delle attività beneficiarie, determinando inevitabilmente l'esclusione di alcuni operatori economici dagli aiuti previsti;

   sulla base di quanto rappresentato dalle categorie produttive interessate, in alternativa al criterio del fatturato già adottato, per le prossime misure di sostegno economico sarebbe opportuno tener conto – considerato che il bilancio fornisce indicazioni oggettivamente più dettagliate in relazione alle perdite reali subite – degli indicatori contenuti nel medesimo documento contabile, nell'ottica di un sistema di due acconti e di un saldo finale, evitando così sperequazioni tra le diverse attività –:

   se possa fornire precisazioni in merito al criterio di calcolo utilizzato, nell'emanando nuovo «decreto sostegni», per determinare l'indennizzo spettante alle imprese di pubblico esercizio ed a tutte quelle attività che hanno subito gli effetti del prolungato periodo di chiusura.
(3-02238)


   MORETTO, MOR, FREGOLENT, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni lo stabilimento Stellantis di Melfi è nuovamente chiuso e lo resterà fino al 10 maggio 2021. Gli oltre 7 mila lavoratori del maggior insediamento industriale del Mezzogiorno, da cui dipendono altrettanti lavoratori nell'indotto e varie migliaia negli altri stabilimenti automobilistici del Centro-Sud, sono stati collocati in cassa integrazione non solo per la perdurante crisi della domanda, ma anche per problemi legati all'approvvigionamento di microprocessori elettronici;

   tali componenti sono diventati un vero problema dell'intera filiera automotive, per il quale occorre un urgente piano di re-shoring, una strategia che favorisca il rientro sul territorio nazionale di tali produzioni divenute essenziali;

   preoccupa anche la notizia dell'avvio di un piano di formazione per gli operai italiani, inviati oltralpe a studiare il modello di produzione Peugeot, che prevede riduzioni di capacità produttiva accompagnate dall'internalizzazione di ampie fasi di trasformazione della componentistica. Un modello che rischia di mettere in crisi, entro pochi mesi, l'intero sistema dell'indotto, in cui sono impiegati migliaia di lavoratori;

   le ripetute rassicurazioni dell'amministratore delegato Tavares rispetto al mantenimento della produzione in Italia paiono confutate dalle recenti decisioni e non è chiaro il futuro dello stabilimento che da solo ha garantito nel 2020 la metà del volume di autovetture prodotte da Fca e nei primi tre mesi 2021 ha aumentato del 29 per cento le unità;

   al momento non sono esplicite le linee del Piano nazionale di ripresa e resilienza che possano essere considerate direttamente afferenti al miglioramento delle condizioni localizzative, all'attrazione degli investimenti e al potenziamento infrastrutturale del sito produttivo Stellantis di Melfi, attraverso il potenziamento della rete ferroviaria per merci e passeggeri da attuarsi anche tramite l'incremento della connessione della rete regionale Potenza-Foggia e, in particolare, del tratto prossimo all'area industriale di Melfi, inserita nella zone economica speciale ionica, dell'alta velocità e dell'alta capacità Napoli-Bari –:

   quali iniziative abbia posto o intenda porre in essere con immediatezza, prima tra tutte l'attivazione di un tavolo nazionale sull'automotive, in cui le questioni esposte in premessa possano essere affrontate dal punto di vista della strategia e della politica industriale del nostro Paese.
(3-02239)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la vertenza Acc-Embraco tiene con il fiato sospeso circa 700 famiglie che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro poiché iniziano ad arrivare le prime lettere di licenziamento, a far data dal 22 luglio 2021, per lo stabilimento di Riva di Chieri;

   il progetto industriale ItalComP prevede, attraverso Invitalia, la creazione di un polo europeo dei compressori per elettrodomestici. Il commissario straordinario Maurizio Castro ha più volte evidenziato i presupposti produttivi positivi e la sostenibilità del progetto industriale, viste le conferme di ordini per oltre i 2,2 milioni di compressori per il 2021;

   nel corso degli incontri ministeriali è emersa la difficoltà della curatela ad attivare gli ammortizzatori sociali in attesa che si definisca il progetto ItalComP;

   ai sensi della normativa vigente, la curatela non può accedere alla cassa integrazione guadagni straordinaria senza sostenere oneri, come previsto ai tempi dall'articolo 44 del decreto-legge «Genova» n. 109 del 2018;

   la proroga delle misure per gli anni 2021 e 2022, avvenuta con la legge di bilancio per il 2021, ha escluso la proroga dell'efficacia dell'articolo 43-bis, per cui le procedure concorsuali sono attualmente tenute al pagamento degli oneri spettanti;

   parimenti, non si è definito che tali oneri siano da ritenersi esenti in caso di procedure concorsuali che chiedano l'accesso alla cassa COVID;

   questo comporta che le curatele che non dispongono di risorse finanziarie, come quella dell'ex Embraco, non possano procedere alla richiesta di cassa integrazione anche se vi è, in previsione, un piano sostenibile per una possibile reindustrializzazione;

   infine, la mancata conferma della possibilità di prorogare per ulteriori 6 mesi la cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione, come invece era previsto nella legge di bilancio per il 2020, ha ulteriormente ridotto le possibilità di accesso alla cassa integrazione per le procedure concorsuali;

   appare necessario e urgente consentire alle aziende in cui siano in corso interventi a titolo di cassa integrazione guadagni straordinaria, per le quali il percorso di ristrutturazione, di reindustrializzazione o di cessione prefigurato nei tavoli di crisi ministeriali o regionali sia stato rallentato o danneggiato dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, di poter fare ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria, sospendendo il trattamento straordinario in atto che riprenderà a decorrere dalla fine del trattamento ordinario –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative normative necessarie urgenti per dare vita al progetto industriale ItalComP, anche consentendo l'accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria per i lavoratori coinvolti nella vertenza Acc-Embraco.
(3-02240)


   PASTORINO e FORNARO. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:

   Leonardo s.p.a. è un'azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, con una partecipazione pari al 30,2 per cento. L'azienda è presente in modo significativo in 12 regioni e in Liguria occupa attualmente circa 2.650 addetti, di cui oltre 1.700 a Genova Sestri Ponente;

   Leonardo s.p.a., che nel 2020 ha mantenuto in positivo il flusso di cassa grazie ai risultati dell'ultimo trimestre, ha dichiarato, relativamente alle opportunità post pandemia, grande attenzione per la logistica e la possibilità di «contribuire a connettere, automatizzare e garantire la sicurezza per le persone, i veicoli e i beni», nei settori aeroportuale e portuale;

   tuttavia, se la logistica è core business per Leonardo, è quantomeno contraddittorio l'annuncio da parte dell'azienda di voler trovare nei prossimi mesi un partner industriale per la divisione automazione, che occupa 400 addetti sui 1.700 dello stabilimento genovese e contempla al suo interno prodotti e risorse chiave nell'ambito della logistica. Tale intenzione, purtroppo, parrebbe rappresentare l'anticamera della vendita della business unit automation, che si occupa di soluzioni integrate per la gestione, lo smistamento e la tracciatura di tutte le tipologie di oggetti postali e dei bagagli, con 40 anni di esperienza;

   un anno fa l'amministratore delegato, Alessandro Profumo, aveva annunciato investimenti sul sito genovese e dichiarato strategica proprio l'automazione. Inoltre, il 5 febbraio 2020 l'allora Ministro dello sviluppo economico, rispondendo all'interrogazione n. 3-01283, assicurava che la business unit automazione rappresenta «un pilastro della presenza dell'azienda in Liguria e, di conseguenza, uno degli asset del piano industriale di Leonardo 2018-2022». Ancora, il 29 maggio 2020 i vertici dell'azienda ribadivano «l'automazione non è in vendita». Eppure oggi i 400 lavoratori della divisione temono per il loro futuro;

   Leonardo s.p.a. ricopre per l'Italia un fondamentale ruolo nella politica industriale; la scelta paventata appare pertanto miope poiché determinerebbe una grave perdita di conoscenze, lavoratori e prodotti proprio in un settore cardine per l'industria italiana e che riceverà cospicui investimenti con il Next generation EU; lo stesso Profumo dichiara che «Leonardo può apportare il giusto approccio sistematico al processo della digitalizzazione della rete logistica nazionale» –:

   se intenda chiarire quale sarà il destino della business unit automation del sito genovese della Leonardo s.p.a. e dei 400 ingegneri e tecnici occupati nella divisione.
(3-02241)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) prevedo che il contributo delle rinnovabili al soddisfacimento dei consumi finali lordi totali al 2030 sia pari al 30 per cento, di cui il 55 per cento del solo settore elettrico;

   a questi impegni, si aggiungono le misure previste per un valore pari a 23,7 miliardi di euro, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per la transizione energetica e la mobilità sostenibile (M2C2);

   è il caso di osservare che, a fronte di questi obiettivi, secondo le associazioni di categoria, nel corso del 2020, la potenza di rinnovabili installata sarebbe crollata del 35 per cento rispetto all'anno precedente, con una potenza complessiva pari a 785 MW di impianti realizzati tra le diverse tecnologie (sarebbe cresciuto solo il comparto idroelettrico con un +60 per cento, mentre avrebbero subìto delle riduzioni l'eolico, il fotovoltaico e le bioenergie);

   questo ritmo di sviluppo delle fonti rinnovabili non sembra compatibile con gli impegni contenuti nel Pniec, tanto che alcuni osservatori hanno rilevato che/continuando di questo passo, l'Italia rischia di raggiungere gli obiettivi del 2030 solo nel 2085;

   tra le cause di questo rallentamento, acquista particolare rilevanza il quadro normativo di riferimento del settore delle rinnovabili che, risultando per molti profili incerto e ancora incompleto, rappresenterebbe un freno al processo di transizione energetica e un limite agli investimenti per la riconversione tecnologica nel nostro Paese;

   a questo proposito è il caso di sottolineare che gli operatori del settore rinnovabili, ormai da quasi due anni, sono in attesa della pubblicazione del cosiddetto decreto «FER 2», che costituisce il completamento dello schema degli incentivi alle fonti rinnovabili con il sostegno alle tecnologie più innovative;

   questo ritardo risulta inaccettabile perché, facendo mancare un quadro di riferimento chiaro agli operatori del settore, imprime un forte rallentamento a tutti i procedimenti connessi alla transizione, rendendo quindi più problematico il raggiungimento degli obiettivi, e blocca investimenti in tecnologie legate alle rinnovabili –:

   quali iniziative intenda adottare ai fini dell'approvazione urgente del cosiddetto decreto «Fer 2» per incentivare l'energia derivante dalle fonti rinnovabili anche come contributo alla transizione ecologica del Paese.
(5-05921)


   SUT, CHIAZZESE, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 18 gennaio 2021 la trasmissione televisiva di Rai 3 «Report» ha mandato in onda un servizio dal titolo: «La transizione energetica: l'idrogeno» sulle opportunità per il sistema Italia, sia a livello economico che industriale, legate alla produzione di questo vettore energetico, soprattutto alla luce del processo di transizione energetica in atto;

   in particolare, nel succitato servizio, il responsabile tecnico progetto Idrogeno di Snam faceva intendere la possibilità di immettere,nei gasdotti nazionali esistenti, il 100 per cento di idrogeno puro, senza bisogno di opere di adeguamento della complessa infrastruttura (condotte, impianti di compressione, valvole, flange, sistemi di sicurezza, stoccaggi) o la costruzione di condutture appositamente dedicate, nonostante la stessa società in vari documenti pubblici ufficiali affermasse da tempo una tolleranza massima alla miscelazione con il gas naturale (cosiddetto blending) nelle infrastrutture esistenti fino al 10 per cento;

   nel corso dell'audizione di rappresentanti della Snam sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18) presso la commissione attività produttive della Camera, la Snam affermava inoltre che, sulla base delle analisi da loro eseguite sui materiali dei metanodotti, oltre il 70 per cento delle tubazioni fosse compatibile con l'uso di idrogeno, anche puro;

   dal sondaggio condotto dall'agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori dell'energia (Acer) del giugno 2020 e rivolto alle Autorità nazionali di regolazione al fine di identificare la capacità tecnica di accettare idrogeno del sistema di trasporto del gas esistente nel proprio territorio nazionale è emerso, tuttavia, che nel 65 per cento degli Stati membri non è ancora consentita l'iniezione di volumi di H2 nella rete di trasporto del gas. La Germania riporta il limite di concentrazione di H2 più elevato (fino al 10 per cento), applicabile in alcune sezioni della sua rete di trasmissione e a determinate condizioni, seguita da Francia (6 per cento), Spagna (5 per cento) e Austria (4 per cento). L'Italia consente una concentrazione nella propria rete di trasporto pari all'1 per cento;

   lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvato dal Consiglio dei ministri il 29 aprile 2021, precisa, nella missione «Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica» che le condotte esistenti possono trasportare, senza alcun intervento, H2 in una miscela di metano al 2 per cento –:

   se il Ministro interrogato confermi il dato indicato nel Pnrr, che risulta diverso da quanto sostenuto in più occasioni da Snam.
(5-05922)


   BARELLI, PORCHIETTO, SQUERI, POLIDORI, GIACOMETTO e BALDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2021 sono stati stanziati 250 milioni di euro di incentivi per l'acquisto di autoveicoli con emissione 61_135g, km CO2, in sostanza per gli euro 6. La norma prevede un contributo statale di 1.500 euro, per acquisti effettuati fino al 30 giugno 2021, a fronte della rottamazione di un veicolo ante 2011 e di uno sconto del venditore di 2.000 euro;

   tali somme si aggiungono alla quota parte destinata a tali veicoli dal Fondo di 200 milioni di euro per l'anno 2021 previsto dall'articolo 44 del decreto-legge n. 34 del 2020, in cui si prevede, in assenza di rottamazione, un contributo ridotto;

   dal 23 aprile 2021, grazie alla riprogrammazione delle risorse residue dell'ecobonus 2020, sono stati resi disponibili ulteriori 76 milioni di euro, ma solo 13 sono andati al segmento 61_135g, km CO2;

   le risorse destinate a questa fascia di veicoli sono già in via di esaurimento;

   i fondi sopra citati erano stati pensati per sostenere la domanda nel primo semestre 2021 ed evitare un nuovo crollo delle immatricolazioni dopo quello del 2020;

   tuttavia, adesso che appaiono esauriti gli incentivi per le autovetture più richieste, si teme una nuova contrazione del mercato, con effetti fortemente negativi sul quadro economico generale del 2021;

   a marzo 2021 le immatricolazioni sono state 169.684 unità, 24.600 in meno rispetto a marzo 2019 (-12,7 per cento). Il primo trimestre dell'anno in corso si archivia con 446.978 auto immatricolate, in calo del 16,9 per cento rispetto al gennaio-marzo 2019;

   gli incentivi hanno permesso di velocizzare la sostituzione delle vetture obsolete, evitando l'immissione di migliaia di tonnellate di CO2 e, nel contempo, velocizzando la transizione verso le nuove motorizzazioni a bassissimo impatto;

   senza immediate e consistenti misure di rifinanziamento, il mercato dell'auto e il suo indotto sono destinati a collassare, influendo pesantemente sull'obiettivo di ottenere nel 2021 la prevista crescita del Pil del 4 per cento dopo il crollo dell'8,9 per cento del 2020 –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per il rifinanziamento dell'incentivo di cui in premessa, anche a fronte dell'evidenza che la diffusione di auto al 100 per cento, elettriche ed ibride ricaricabili, oggi a una quota di poco inferiore al 9 per cento è rallentata dalla carenza di infrastrutture di ricarica, la cui realizzazione è legata alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quindi ben al di là dell'orizzonte annuale.
(5-05923)


   BENAMATI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi, l'unica misura normativa in favore degli pneumatici ricostruiti vigente in Italia è quella relativa al tema di Green Public Procurement, disposta con la legge 28 dicembre 2001, n. 448, che, all'articolo 52, comma 14, stabilisce l'obbliga per le pubbliche amministrazioni e per i gestori di pubblici servizi di riservare agli pneumatici ricostruiti almeno il 20 per cento degli acquisti di pneumatici di ricambio;

   tale previsione normativa ha introdotto anche in Italia un primo riconoscimento della ricostruzione degli pneumatici come strumento di tutela ambientale, riconoscimento consistente nel riservare agli pneumatici ricostruiti il 20 per cento degli acquisti di pneumatici di ricambio delle amministrazioni pubbliche o incaricate di pubblici servizi. E ciò anche in considerazione dei significativi vantaggi economici per le amministrazioni pubbliche acquirenti dato che il costo degli pneumatici ricostruiti è mediamente inferiore di circa il 40 per cento rispetto a quello degli pneumatici nuovi;

   l'attività di ricostruzione di pneumatici ha inoltre una grande valenza ecologica, in quanto con la tecnologia della ricostruzione è possibile prolungare la vita degli pneumatici e ritardarne lo smaltimento, con evidenti benefici ambientali;

   la norma contenuta nella legge finanziaria 2002 ha avuto un'indubbia importanza, ma la sua efficacia è stata purtroppo limitata dall'assenza di controlli sulla sua applicazione e dalla mancata introduzione di adeguate misure sanzionatorie in caso di inadempienza da parte dei soggetti obbligati a rispettarla, tanto che, molto spesso, l'obbligo di utilizzare il 20 per cento di pneumatici ricostruiti viene di fatto disatteso da molti enti pubblici tenuti ad applicarlo;

   inoltre, a vent'anni dall'approvazione della legge, ed alla luce del Pnrr che governerà la transizione ecologica dell'Italia nel prossimo decennio, si ravvisa la necessità di fornire al settore degli pneumatici ricostruiti un ulteriore e se possibile più incisivo sostegno, in considerazione dell'assoluta affidabilità degli pneumatici ricostruiti e soprattutto in considerazione della persistente esigenza di ridurre l'impatto sull'ambiente dello smaltimento degli pneumatici e della maturazione in tutta Europa di una più avanzata sensibilità per i problemi dell'ambiente –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per dare sostegno alle imprese del settore degli pneumatici ricostruiti,
(5-05924)


   MORETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2021 Arera ha inviato il suo parere al Ministro interrogato sull'atteso schema di decreto legislativo riguardante i Certificati bianchi (TEE), attestati rilasciati a fronte del risparmio di una tonnellata di petrolio;

   tra le misure previste fondamentali le semplificazioni nella presentazione dei progetti, allargando la platea di interventi ammissibili e dando la possibilità di chiedere valutazioni preventive, la cumulabilità col credito di imposta e l'introduzione di un meccanismo ad asta integrativo rispetto allo schema del TEE;

   il provvedimento, in stand-by da mesi, determina inoltre gli obiettivi quantitativi di risparmio energetico per il 2021-2027 da conseguire attraverso i suddetti titoli, ma che non appaiono in grado di perseguire la transizione ecologica sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale che economico;

   il testo sembra ridurre sensibilmente gli obblighi per il 2020 fissando un valore di 1,27 milioni di Tee per l'elettrico e 1,57 milioni per il gas, rispetto ai 3,17 milioni e i 3,92 milioni previsti dal decreto del 2017, e abbassare gli obiettivi nel 2021 a 0,45 milioni per l'elettrico e 0,55 milioni per il gas, per poi aumentarli progressivamente negli anni successivi, configurando così una riduzione nei quattro anni che vanno dal 2017 al 2020 del 74 per cento;

   lo schema di decreto non tiene dunque in considerazione i nuovi obiettivi del Green deal, rimanendo invece agganciato al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) che fissa un target di riduzione delle emissioni al 40 per cento, al di sotto della soglia del 55 per cento fissata dall'Europa;

   tale diminuzione degli obiettivi per il 2021-2024, provocherà un brusco rallentamento di quelle che, ad oggi, sono le uniche fonti ad alto rendimento ma soprattutto rallenterà un indotto tra i più corposi del mondo dell'energia (motori endotermici, turbine e altro), creando inoltre una forte incertezza relativamente agli investimenti sostenibili dal momento che molti di essi risultavano particolarmente convenienti proprio grazie ai certificati bianchi;

   l'eventuale fluidificazione dell'offerta e la possibile ulteriore riduzione della domanda, connessa allo svolgimento delle aste, minerebbero la possibilità di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030;

   non sembra, inoltre, tenersi conto dell'operatività quotidiana delle ESCo, la cui ricognizione è indispensabile per la messa a punto di regole chiare in grado di stabilizzare e semplificare il meccanismo dei Certificati Bianchi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per stabilizzare e rilanciare l'attuale meccanismo dei Certificati Bianchi per il quadriennio 2021-2024 al fine di implementare interventi di efficienza che attualmente lo schema di decreto di cui in premessa non prevede.
(5-05925)


   DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   le nostre aziende italiane attraverso i distretti possono fare ricorso a processi produttivi orientati al riutilizzo, la riparazione e il riciclo dei materiali esistenti;

   questo risponde sia all'ottimizzazione dei costi a carico delle aziende stesse, sia alla necessità di crescita sostenibile in quanto l'attuale modello economico, basato su una visione di «produzione-consumo-smaltimento», risulta essere particolarmente costoso in termini economici, industriali ed ambientali;

   la prevenzione e il riutilizzo dei materiali di scarto possono generare in tutta l'Unione europea risparmi netti per le imprese fino a 604 miliardi di euro, ovvero l'8 per cento del fatturato annuo. Le aziende beneficerebbero di un notevole risparmio sui costi di dismissione e smaltimento;

   attuare misure aggiuntive per incrementare la produttività delle risorse del 30 per cento entro 2030 potrebbe far salire il Pil quasi dell'1 per cento, oltre a creare circa 2 milioni di posti di lavoro rispetto all'attuale scenario economico;

   il Governo ha costituito il Ministero della transizione ecologica ed ha dichiarato come impegno principale la transizione ecologica anche attraverso la realizzazione di una politica industriale che favorisca una riconversione produttiva delle aziende che favorisca la realizzazione un'economia di tipo circolare;

   in Italia l'intera filiera industriale vale oltre 70 miliardi di euro di fatturato, 14,2 miliardi di valore aggiunto e oltre 213 mila occupati;

   nel Pnrr il Governo prevede di utilizzare 59 miliardi di euro per la svolta green delle nostre imprese –:

   in quale misura il Governo intenda impiegare le risorse segnalate per agevolare e sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi delle imprese, oltre che per favorire progetti a vocazione territoriale che puntino a realizzare una completa simbiosi industriale e una industria green anche attraverso il sostegno dell'economia circolare.
(5-05926)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   BARATTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   10 anni dopo l'aggressione subita dall'onorevole Craxi e passata alla storia per il lancio di monetine, il professore Piero Vereni, attuale docente di antropologia all'Università Tor Vergata, ha esposto in un lungo intervento pubblicato da alcune testate blog (https://www.nazioneindiana.com), dal titolo «29 aprile 1993. Io c'ero» queste agghiaccianti dichiarazioni:

    «Quella sera, per parlare spiccio, stavamo facendo fuori il re, e in questo non c'è nulla di male o di sbagliato. Ma vorrei andare oltre e mi chiedo: cosa sarebbe successo se ci fossimo veramente impossessati del corpo di Bettino? Se lo avessimo fatto a pezzi sul serio, se l'avessimo magari mangiato a brani (era grande e grosso, ce n'era per tutti)? lo dico che alcuni di noi sarebbero morti negli scontri, altri andati in galera, ergastolani, ma il Paese ne avrebbe beneficiato: avremmo dichiarato, scrivendolo sul corpo del potere, l'irrevocabilità di quello che stava succedendo. [...] Avremmo quindi dovuto andare fino in fondo. Sacrificare Craxi e qualcuno di noi in nome del Paese, per far capire a tutti che era finita, per segnare con la morte il punto di non ritorno di un modo fare politica e impresa»;

   questa «presa di posizione» è stata recentemente ricordata in un articolo di Filippo Facci pubblicato su Libero Quotidiano del 30 aprile 2021 riguardante la celebre scena dell'Hotel Raphael;

   il contenuto delle affermazioni del professore Verri, mai pubblicamente ritrattate e facilmente reperibili sul web, è doppiamente grave. Una prima volta per la gratuità con la quale offende la memoria di chi, già allora, non poteva più difendersi. Una seconda, e ben peggiore, per la violenza gratuita con la quale descrive nel dettaglio quello che avrebbe dichiaratamente inteso fare all'onorevole Craxi e che ritiene, evidentemente, pratica normale nei confronti della politica e delle istituzioni democratiche, per sua stessa ammissione;

   la propugnazione pubblica di tali argomenti e tesi sovversive, richiama drammaticamente i toni già sentiti negli anni di piombo e la violenza feroce rivolta alla destabilizzazione dello Stato con la quale certa cultura politica ha tenuto in ostaggio il nostro Paese per quasi un decennio. Una sottocultura che si sperava aver dimenticato e che invece oggi alberga ancora tra le aule dell'università italiana, luogo d'elezione per la formazione della classe dirigente di domani;

   non può essere considerato né come scusante, né come ritrattazione l'intervento del professore Vereni, a seguito dell'articolo di Filippo Facci, nel quale egli afferma di non riconoscersi «più nel linguaggio sopra le righe che ho utilizzato, ma che l'idea di fondo è per me rimasta la stessa»;

   il rischio di una nuova esplosione della violenza politica organizzata è sempre presente, come testimonia l'attività di contrasto dei nostri servizi di sicurezza –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla grave vicenda segnalata in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in specie di carattere normativo, volte a promuovere l'adozione di codici di condotta e deontologici per docenti universitari diretti ad evitare la propugnazione di messaggi violenti e/o sovversivi.
(3-02243)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Bitonci e altri n. 1-00413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Buompane.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Maraia e altri n. 2-01192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vianello.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Novelli n. 1-00212, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 196 del 25 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    la Costituzione della Repubblica Italiana, all'articolo 3, stabilisce che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti (...) all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;

    la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, di seguito denominata «Convenzione», approvata il 13 dicembre 2006 e ratificata dall'Italia con legge del 3 marzo 2009, n. 18, promuove, protegge e assicura il pieno godimento dei diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, favorendo l'accessibilità universale, nonché affermando il diritto all'accessibilità;

    all'articolo 9 «Accessibilità», la Convenzione dispone: «al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Queste misure, che includono l'identificazione e l'eliminazione di ostacoli e barriere all'accessibilità, si applicano, tra l'altro, a: (a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro; (b) ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi informatici e quelli di emergenza.»;

    l'articolo 19 di detta Convenzione recita: «Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere (...); le persone con disabilità abbiano accesso ad una varietà di servizi di sostegno domiciliari residenziali e di altro tipo, compresa l'assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere ed essere incluse, nella società e impedire che siano isolate o segregate dalla collettività; i servizi e le strutture destinati alla popolazione generale siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni»;

    non esiste accessibilità senza garanzia dei diritti fondamentali alla «progettazione universale» e all'«accomodamento ragionevole»;

    secondo l'articolo 2 della Convenzione, si intendono:

     per progettazione universale, «la progettazione di prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate», diritto che in ogni caso «non esclude dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari»;

     per accomodamento ragionevole, «le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali»;

    l'Unione europea e il Consiglio d'Europa – ciascuno secondo il proprio ambito di competenze – impongono agli Stati membri l'obbligo di garantire alle persone con disabilità, in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione, l'accesso generalizzato a beni e servizi sia con riferimento a beni e servizi già esistenti, sia rispetto a quelli di nuova progettazione – da attuare secondo i principi del cosiddetto «Universal Design» o del «Design for All» (regolamento (CE) n. 61/2009, regolamento (UE) n. 1107/2006, Regolamento (UE) n. 1371 del 2009; direttive (UE) n. 2019/882 e n. 2016/2102; Strategia europea sulla disabilità 2021-2030; Strategia per le persone con disabilità 2017-2023 del Consiglio d'Europa);

    in particolare, la direttiva (UE) 2019/882 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 «Atto Europeo sull'accessibilità», promuove la piena ed effettiva parità di partecipazione migliorando l'accesso ai prodotti e servizi generici che grazie alla loro progettazione iniziale o al loro successivo adattamento rispondono alle esigenze specifiche delle persone con disabilità stabilendo dei requisiti comuni di accessibilità a servizi e prodotti a cui gli Stati membri dovranno adeguarsi; tali prodotti dovranno essere progettati e realizzati in modo da ottimizzarne l'uso prevedibile da parte di persone con disabilità;

    la mancanza di accessibilità non è soltanto una violazione dei diritti umani, ma anche un pesante deficit per il nostro tessuto economico e produttivo, in quanto non permette a milioni di persone – italiane e di Paesi esteri – di accedere al lavoro e produrre reddito nel nostro Paese, nonché di fruire dei più svariati servizi e beni di consumo, elemento che è particolarmente significativo in un Paese ad altissima vocazione turistica, come l'Italia;

    il diritto all'accessibilità è da intendere in senso ampio, come accessibilità non soltanto fisica o materiale, ma anche all'informazione e alla comunicazione, e con riferimento a:

     (i) ambiente fisico: trasporti, edifici, viabilità ed altre strutture cosiddette «interne» ed «esterne» (quali, ad esempio, scuole, alloggi, strutture sanitarie, luoghi di lavoro, luoghi e servizi turistici, luoghi per l'esercizio del diritto di voto, tribunali, uffici pubblici, attrezzature ed altri ambienti o servizi aperti e/o forniti al pubblico);

     (ii) ambiente virtuale: tecnologie di informazione e comunicazione, servizi informatici e di emergenza ed altri servizi aperti e/o forniti al pubblico (articoli 3, 9 e 21 della Convenzione);

    il diritto all'accessibilità è sia diritto in sé e per sé, sia diritto fondamentale «funzionale», presupposto imprescindibile per il godimento di tutti gli altri diritti della persona umana, perché la sua garanzia consente alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente, di compiere le proprie scelte e di partecipare a tutti, gli aspetti della vita su base di eguaglianza con gli altri, come sancito dall'articolo 3 della Costituzione;

    la pubblica amministrazione, soprattutto nella sua articolazione territoriale dei comuni, necessità sempre più di azioni concrete e coordinate verso l'emanazione di atti che prevedano l'accessibilità e la progettazione universale come cardine di ogni azione politica e amministrativa per la fruizione «nessuno escluso» del proprio territorio, dei propri servizi e delle proprie iniziative;

    in diversi comuni italiani, grazie all'introduzione di figure denominate in modo differente (disability manager, accessibility manager, delegato per l'accessibilità) cui è stato affidato il compito di svolgere un'attività trasversale di indirizzo sulle politiche per l'accessibilità delle città, si è potuto arrivare all'elaborazione costante di atti pensati e costruiti secondo una progettazione universale. Sarebbe necessario istituire tale figura a livello nazionale in modo che possa essere inserita in enti pubblici e, attraverso opportune forme di incentivazione, anche in enti privati, al fine di accogliere, valorizzare e gestire i bisogni delle persone con disabilità in materia di accessibilità;

    affinché le persone con disabilità possano veramente vivere una vita indipendente è necessario che riprenda con vigore l'impegno delle istituzioni nazionali e locali per l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'accessibilità e l'adozione diffusa dei principi della progettazione universale e dell'accomodamento ragionevole;

    l'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate» prevede l'obbligo per tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico che siano suscettibili di limitare l'accessibilità e la visitabilità di essere eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e successive modificazioni, al regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384, alla legge n. 13 del 1989, e successive modificazioni, e al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236;

    la regolamentazione tecnica attuativa di cui al citato decreto n. 236 del 1989 ha esteso la nozione di «barriera architettonica» agli ostacoli che sono fonte di disagio o limitazione per «chiunque», a sottolineare il passaggio verso una progettazione della città pubblica e dell'edilizia pubblica e privata accessibile e sicura per qualunque potenziale fruitore, secondo il principio dell'utenza ampliata e dell'inclusione sociale, e ha introdotto – a seconda della tipologia di spazi e ambienti – i concetti di accessibilità, adattabilità e visibilità;

    inoltre, sempre per quanto disposto all'articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (e dell'articolo 82 del Testo unico sull'edilizia), tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone con disabilità, sono dichiarate inabitabili e inagibili; a ciò si aggiunga che, ai sensi dell'articolo 23, comma 5, della medesima legge, sono previste sanzioni per la violazione delle norme a tutela della partecipazione sociale e dell'accessibilità delle persone con disabilità; l'articolo 26 della citata legge prevede l'obbligo per le regioni di disciplinare «le modalità con le quali i comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone handicappate la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi» ed elaborare «nell'ambito dei piani regionali di trasporto e dei piani di adeguamento delle infrastrutture urbane, piani di mobilità delle persone handicappate»;

    il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n. 503 (Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici) ha dettato disposizioni più specifiche per gli spazi ed edifici pubblici. Più in particolare, l'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, recita: «I progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire (...), l'uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale»;

    inoltre, l'articolo 32, comma 21, della legge finanziaria n. 41 del 1986 ha sancito che, per gli edifici pubblici già esistenti e non ancora adeguati agli standard di accessibilità «dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche» (Peba) e l'articolo 24, comma 9, della succitata legge 104 stabilisce l'obbligo da parte dei comuni di integrare tali Peba con il piano di accessibilità urbana;

    ancora, la legge n. 4 del 2004 e il decreto del Presidente della Repubblica n. 75 del 2005 si occupano di garantire che gli enti pubblici e le pubbliche amministrazioni tutelino «il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici», «erogando servizi e fornendo informazioni fruibili, senza discriminazioni» (articoli 2 e 3);

    le disposizioni di legge relative al superamento delle barriere architettoniche in spazi pubblici, nonché quelle relative alla fruizione pedonale di aree urbane, risultano, ad oggi, spesso disattese oppure applicate in modo non uniforme, come attestato dai dati disponibili in materia;

  per citare uno degli ambiti più importanti, quello del mondo della scuola, emergono i seguenti dati in merito all'accessibilità agli edifici scolastici: soltanto 2 strutture su 10, infatti, sono attualmente a norma, mentre, per esempio, il 79 per cento non ha mai installato una piattaforma elevatrice, il 47 per cento non è dotato di un ascensore appropriato, il 41 per cento non prevede percorsi esterni adatti ai disabili e il 35 per cento neanche percorsi interni; risultano carenze anche in relazione al personale specializzato (ad esempio assistenti educativi) (Istat 2019; Istat 2020);

    in linea con le indicazioni contenute nel Piano di ripresa e resilienza, al capitolo IV, è importante richiamare l'attenzione sugli investimenti in edilizia scolastica volti a favorire l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole;

    la mancanza di accessibilità pregiudica le relazioni sociali tra gli studenti con disabilità e il resto della classe, sia rispetto alla fruizione delle lezioni, sia rispetto ai rapporti interpersonali, dentro e fuori dall'aula scolastica, creando stigma e isolamento e pregiudicando lo sviluppo della propria personalità (Istat 2019);

    con riferimento al turismo accessibile, l'Unione europea ha stimato come in Europa soltanto il 9 per cento delle strutture siano accessibili alle persone con disabilità, con una perdita di mercato potenziale di almeno 400 miliardi di euro in questo contesto; l'Italia si colloca agli ultimi posti della classifica relativa all'accessibilità – assieme a Ungheria, Estonia, Slovacchia, Belgio, Bulgaria, Croazia e Romania (Commissione europea 2018);

    di conseguenza, anche alla luce dei dati sopra esaminati, la disciplina: nazionale necessita di revisione, aggiornamento ed implementazione, in attuazione dei principi di accessibilità, progettazione universale e accomodamento ragionevole sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite e dal diritto dell'Unione europea, entrambi vincolanti per le autorità pubbliche italiane;

    il sopra citato obbligo di redazione dei Peba, rivolti al superamento delle barriere in edifici pubblici, privati ad uso pubblico e nel contesto di pertinenza dei medesimi edifici, risulta di scarsa applicazione, con percentuali che arrivano fino a oltre il 90 per cento di comuni non dotati di Peba (Anci 2018);

    altrettanto importante è agire sull'obbligo di redazione dei piani di accessibilità urbana (Pau) ex articolo 24, comma 9, della legge n. 104 del 1992, che estende l'obbligo di accessibilità a tutti gli spazi urbani (strade, piazze, parchi, giardini, arredo urbano, parcheggi, trasporto pubblico, e altro);

    peraltro, poiché le norme di riferimento non specificano gli standard minimi e inderogabili di accessibilità, da attuare mediante la redazione dei Piani, si registra una disomogeneità nell'attuazione di tali disposizioni sul territorio nazionale;

    non ultimo, vi è poi il tema della effettiva garanzia del diritto costituzionale al voto, che spesso le persone con disabilità non possono esercitare liberamente e segretamente, a causa di ostacoli e barriere architettoniche, ambientali, sensoriali e alla comunicazione (Cese 2019; Comitato Onu 2016);

    l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità sono di fatto un modo per migliorare la qualità della vita di tutti e non devono essere pensate esclusivamente per le categorie di estremo disagio ma anche per la popolazione di età anziana, per persone colpite da infortunio, per le donne in gravidanza ma anche genitori e nonni alle prese con carrozzine o passeggini o per i lavoratori che devono movimentare dei carichi;

    è quindi necessario attivarsi per avere un quadro chiaro e completo sul reale adempimento delle normative in materia, sia in riferimento all'edilizia pubblica e agli spazi aperti al pubblico, che in riferimento agli spazi di mobilità urbana;

    a partire dagli anni Settanta, l'Italia ha approvato le numerose disposizioni sopra citate con l'obiettivo di eliminare progressivamente le barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, in particolare in riferimento alle aree edificabili, alle opere di urbanizzazione e di arredo urbano, alla struttura edilizia in generale, all'edilizia scolastica, ai servizi di pubblica utilità;

    sono state anche approvate norme per la rimozione degli ostacoli nei luoghi di lavoro e nei negozi, nell'esercizio di attività sportive, turistiche e ricreative, nonché nell'accesso ai luoghi di interesse culturale;

    tali disposizioni, però, sono frutto di stratificazione normativa e spesso non appaiono adeguate allo sviluppo dei principi dello Universal Design (progettazione universale, accomodamenti e soluzioni ragionevoli), nonché del loro recepimento normativo nella Convenzione delle Nazioni Unite e nel diritto dell'Unione europea, entrambe fonti giuridiche vincolanti per istituzioni e autorità pubbliche nazionali, a tutti i livelli;

    inoltre, il finanziamento degli interventi di edilizia privata e residenziale pubblica appare complesso, in quanto articolato su tre livelli (nazionale, regionale e comunale), con notevoli oneri burocratici e con risorse insufficienti, specie in considerazione della condizione di difficoltà in cui versano molte famiglie con parenti disabili. Infatti, la concessione del contributo ai privati è subordinato (legge n. 13 del 1989) all'antecedente realizzazione degli interventi e solo in seguito all'espletamento di un complesso iter amministrativo che genera lunghi ritardi. L'abbattimento delle barriere architettoniche in abitazioni private risulta quindi oggi una misura elitaria, accessibile solo per coloro i quali sono in grado di anticipare le somme e attendere i tempi della pubblica amministrazione;

    recenti misure a sostegno dell'abbattimento delle barriere architettoniche e dell'accessibilità nelle abitazioni private (il rifinanziamento, fino allo scorso anno, della stessa legge n. 13 del 1989; le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni; la possibilità di realizzare tali interventi con il superbonus 110 per cento, purché si tratti di interventi complementari a una dei principali) aprono nuovi spazi d'iniziativa;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di prossima attuazione prevede misure per l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità, soprattutto in campo culturale, dell'edilizia scolastica e di quella residenziale pubblica. La sua attuazione concreta, proprio perché centrata su investimenti pubblici, potrà contribuire non poco ad eliminare ulteriori ostacoli alle persone con disabilità, nei vari comparti dell'accessibilità pubblica e privata;

    occorre superare l'attuale impostazione che vede nell'accessibilità un concetto legato, unicamente, alla rimozione delle barriere architettoniche, e sposare un approccio nuovo, che a questa prima tipologia di interventi, comunque importante, affianchi il principio della progettazione universale, del ragionevole accomodamento e dell'accessibilità multiforme (fisica o materiale agli spazi, agli ambienti, ai trasporti, ai servizi, ai beni o prodotti, ma anche virtuale alle tecnologie, all'informazione, alla comunicazione) e declinata – in quanto diritto fondamentale della persona umana – con riferimento a qualsiasi tipo di disabilità (fisica, motoria, sensoriale, intellettiva, psichica e così via), riconoscendone l'importanza in tutti gli ambiti della vita, compresi quelli della salute, dell'istruzione, della comunicazione, e della partecipazione alla vita sociale e politica;

    questa necessità, peraltro, è stata fortemente evidenziata anche dall'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità nel Secondo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità in attuazione della legislazione nazionale e internazionale ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge 3 marzo 2009, n. 18, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017;

    allo stesso tempo, è evidente l'esigenza di conferire alle politiche in materia di accessibilità una nuova connotazione, di modo che le prescrizioni e gli adempimenti burocratici siano percepiti dai destinatari (amministrazioni, enti locali, imprese e cittadini) non più solamente come oneri burocratici da rispettare ai sensi di legge, pena l'irrogazione di sanzioni, ma anche e soprattutto in termini di opportunità, per lo sviluppo della nostra economia, peraltro duramente provata dagli effetti della pandemia da Covid-19;

    occorrerà, dunque, promuovere un cambio di prospettiva nelle politiche in materia di accessibilità, allargando il focus dalla protezione alla promozione, e, contestualmente, facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di beni e servizi universalmente accessibili, in tutti gli ambiti, dai trasporti, agli esercizi commerciali e di somministrazione, alle strutture ricettive, ai luoghi della cultura e dello spettacolo e, in generale, a ogni attività aperta al pubblico;

    il ripristino di un Ministro dedicato specificamente alla disabilità rappresenta indubbiamente un presidio fondamentale per le persone con disabilità e potrà sicuramente garantire un contributo importante, di concerto con gli altri Ministri competenti, anche nel raggiungimento di questi riconosciuti e condivisi obiettivi, attesi da anni, dei quali occorre conseguire prontamente la piena attuazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per effettuare, in accordo con regioni ed enti locali, un censimento degli immobili ed edifici pubblici non in regola con le norme relative al superamento delle barriere architettoniche e all'accessibilità, nonché a realizzare una mappatura dei comuni che hanno adottato i piani di eliminazione delle barriere architettoniche e di accessibilità urbana;

2) a promuovere analogo censimento sullo stato dell'usufruibilità della viabilità pubblica e sull'accessibilità dei servizi digitali e informatici messi a disposizione degli utenti da parte della pubblica amministrazione;

3) a promuovere un piano a lungo termine di investimenti pubblici per intervenire e supportare interventi volti ad assicurare la piena accessibilità degli spazi fisici e virtuali, nonché per sostenere investimenti nel campo del turismo e della cultura accessibili;

4) ad adottare iniziative per rifinanziare periodicamente e in modo adeguato il fondo di cui all'articolo 10 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, onde favorire l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'accessibilità anche negli edifici privati;

5) ad assicurare il funzionamento di un tavolo permanente di coordinamento interministeriale sul tema dell'accessibilità, della progettazione universale, del ragionevole accomodamento e dell'abbattimento delle barriere architettoniche, così da garantire una costante azione d'integrazione tra i vari comparti e le varie amministrazioni statali e periferiche;

6) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per una riforma della legge n. 13 del 1989, soprattutto per rendere accessibili i contributi per l'abbattimento delle barriere architettoniche ivi previsti ai soggetti incapienti, aggiornandoli ai parametri economici attuali e semplificando drasticamente il procedimento amministrativo;

7) a favorire l'istituzione di una figura (accessibility manager o delegato per l'accessibilità) con il compito di svolgere un'attività trasversale di indirizzo sulle politiche per l'accessibilità delle città, anche con un'iniziativa normativa a livello nazionale che definisca la funzione di tale figura in ambito pubblico o privato e che ne preveda l'inserimento sia negli enti pubblici, in particolar modo nei comuni italiani con più di 50.000 abitanti nonché nei comuni costituiti in consorzi la cui popolazione totale superi i 50.000 abitanti e nelle città metropolitane con competenza nelle aree metropolitane, sia negli enti privati, attraverso opportune forme di incentivazione;

8) a favorire il pieno utilizzo dei nuovi strumenti fiscali utilizzabili anche per l'abbattimento delle barriere e l'accessibilità, in particolare delle detrazioni per ristrutturazioni edilizie al 50 per cento e del «superbonus al 110 per cento», comprensivo della possibilità di cessione del credito, anche con apposite comunicazioni ai cittadini, agli amministratori di condominio e alle pubbliche amministrazioni;

9) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per ammettere alla detrazione del 110 per cento e alle opzioni per la cessione del credito e per lo sconto in fattura, previste dagli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, la totalità degli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, indipendentemente dal fatto che gli stessi siano eseguiti congiuntamente, o meno, ad altre tipologie di interventi cosiddetti «trainanti», compresa, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, l'installazione di montascale;

10) a vigilare sull'attuazione del Pnrr, affinché il grande piano di ammodernamento e investimento previsto nei prossimi anni tenga sempre conto delle norme che assicurano una piena accessibilità all'ambiente fisico, ivi inclusi edifici, luoghi pubblici e privati, trasporti, nonché all'ambiente virtuale, quali tecnologie di informazione e comunicazione, servizi informatici ed altri servizi aperti e/o forniti al pubblico;

11) a valutare l'opportunità di istituire l'Agenzia nazionale per l'accessibilità e la progettazione universale che, tra le varie funzioni, svolga quelle di:

   a) indirizzo e sostegno progettuale/amministrativo nella redazione di tutte quelle progettualità che riguardano l'Universal Design e il ragionevole accomodamento, con priorità verso la redazione dei Peba (Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche) e dei Pau (Piani di accessibilità urbana), e la mobilità accessibile; cultura accessibile; realizzazione di infrastrutture accessibili; erogazione di servizi accessibili a tutti;

   b) ausilio agli enti pubblici per la redazione di atti amministrativi conformi alla progettualità dell'accessibilità e della progettazione universale;

   c) supporto alla figura di cui all'impegno 7 e agli enti pubblici e privati che si avvalgono di tale figura;

   d) formazione e divulgazione in materia di accessibilità e progettazione universale, verso altre amministrazioni o enti, affinché il relativo personale acquisisca la capacità di mettere in atto autonomamente tutte le strategie necessarie per la progettazione di un ambiente accessibile, secondo i principi della progettazione universale, dell'accomodamento ragionevole e della vita indipendente;

12) a prevedere, attraverso opportune iniziative normative le eventuali coperture finanziarie, un registro dei dati dell'autoveicolo collegato ai titolari del contrassegno di cui all'articolo 188 del codice della strada, al fine di consentire l'esonero del pagamento per l'ingresso del veicolo in Ztl e la sosta gratuita nelle cosiddette «strisce blu» sul tutto il territorio nazionale, senza ulteriori adempimenti da parte dei titolari stessi;

13) ad adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per una campagna informazione che promuova la tutela dell'utenza cosiddetta «vulnerabile», con particolare riguardo alle persone con disabilità e agli altri utenti della strada con ridotte capacità di movimento;

14) ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse per il rinnovo della flotta dei trasporto pubblico locale e per le relative opere di adeguamento degli ingressi delle stazioni, delle banchine e delle fermate dei mezzi pubblici locali, in modo da garantire la maggior autonomia di spostamento per le persone con disabilità con mezzi pubblici moderni, confortevoli e accessibili;

15) ad adottare iniziative per diminuire i tempi medi e stabilire limiti temporali certi e uniformi su tutto il territorio nazionale per il collaudo da parte degli uffici della Motorizzazione civile degli autoveicoli sottoposti alle modifiche per le persone con disabilità;

16) ad adottare iniziative per stanziare opportune risorse al fine di dotare gli attraversamenti pedonali di scivoli e di elementi di segnalazione luminosa e acustica e di disporre, altresì, che gli attraversamenti pedonali possano essere anche rialzati al piano del marciapiede, ove presente, al fine di garantire la piena autonomia di spostamento in sicurezza per le persone con disabilità e gli utenti della strada a ridotta capacità di movimento;

17) a dare concreta attuazione alle norme sulla trasparenza in materia di sanzioni previste dal codice della strada, per verificare che i proventi delle multe siano effettivamente reinvestiti nella sicurezza stradale e nel miglioramento dell'accessibilità dello spazio urbano, come previsto dalle norme vigenti, anche al fine di garantire la piena autonomia di spostamento in sicurezza per le persone con disabilità e gli utenti della strada a ridotta capacità di movimento;

18) a prevedere opportune iniziative normative volte ad adeguare, in rispondenza delle esigenze presenti e dei principi di progettazione universale e di accomodamento ragionevole sanciti dalla Convenzione, la disciplina vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche e di accessibilità e le prescrizioni tecniche di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, nonché a definire clausole contrattuali e specifiche tecniche aggiornate da inserire nella documentazione progettuale e di gara dei contratti di appalto, e criteri di valutazione delle offerte che valorizzano soluzioni progettuali innovative ai fini del superamento delle barriere architettoniche e dell'accessibilità;

19) ad applicare il cosiddetto «principio del mainstreaming» in tema di disabilità, prendendo in considerazione la necessità di garantire i diritti delle persone con disabilità – con particolare riferimento al diritto all'accessibilità – in tutte le politiche e in ciascuna materia affrontata, nonché in tutti gli intuenti infrastrutturali – quale, in primo luogo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

20) ad applicare il principio «nothing about us without us», consultando necessariamente le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative nella predisposizione delle politiche, ivi incluse quelle relative all'accessibilità, nonché coinvolgendole attivamente nel loro monitoraggio, come richiesto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, (articoli 4 e 33);

21) ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare pienamente il diritto all'accessibilità, tenendo conto che lo stesso «attiene (...) ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione» (Corte costituzionale, sentenza n. 111 del 2014), e a porre in essere le iniziative di cui agli impegni precedenti in stretta collaborazione con le regioni, mediante l'attività della Conferenza Stato-regioni, nonché mediante stretto raccordo tra tutte le amministrazioni competenti;

22) a promuovere e sviluppare la ricerca, l'utilizzazione e la diffusione di beni e servizi, nonché la creazione di spazi, ambienti, ausili e tecnologie progettati universalmente, anche prevedendo meccanismi premiali – anche all'interno dei bandi di gara – per i progetti che rispondono agli standard di accessibilità e ai principi dello Universal Design (progettazione universale e accomodamento ragionevole, ai sensi dell'articolo 2 della Convenzione);

23) ad assumere iniziative volte ad assicurare che i tecnici incaricati della progettazione e della direzione dei lavori di opere pubbliche abbiano competenze adeguate in materia di accessibilità, progettazione universale e accomodamenti ragionevoli;

24) a promuovere la realizzazione di un elenco e di un'applicazione mobile ad esso collegata per la geolocalizzazione delle attività e dei pubblici esercizi accessibili, suddivisi per categorie comprendenti – tra le altre – le attività di ristorazione, turistiche, ricettive, dei servizi alla persona, del commercio al dettaglio, dei luoghi della cultura e dello spettacolo, al fine di facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di servizi accessibili e promuovere, anche per tal via, l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'accessibilità e l'adeguamento ai criteri della progettazione universale;

25) a promuovere campagne di sensibilizzazione sul tema dell'accessibilità e sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità, anche al fine di disincentivare comportamenti scorretti o discriminatori che possono creare ostacoli e barriere al pieno esercizio di tali diritti, ivi inclusi quelli all'accessibilità e alla mobilità (ad esempio, l'occupazione abusiva degli stalli riservati alle persone con disabilità ovvero l'occlusione di strutture, marciapiedi e passaggi per persone con disabilità).
(1-00212) «Novelli, Panizzut, Noja, D'Arrando, Lepri, De Lorenzo, Rospi, Gebhard, Versace, Annibali, Bagnasco, Benigni, Boldi, Bologna, Bond, Borghese, Boschi, Braga, Brambilla, Carnevali, Dall'Osso, De Filippo, Della Frera, De Martini, Federico, Foscolo, Fregolent, Gadda, Gagliardi, Ianaro, Lazzarini, Lorefice, Mammì, Misiti, Molinari, Moretto, Mugnai, Muroni, Napoli, Nappi, Occhionero, Occhiuto, Paita, Pagano, Paolin, Pedrazzini, Penna, Pini, Provenza, Rosato, Ruffino, Ruggiero, Siani, Silli, Sorte, Sportiello, Sutto, Tasso, Tiramani, Villani, Ungaro, Zanella, Maraia».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Trizzino n. 1-00397, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 418 del 29 ottobre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    dall'inizio della pandemia da Covid-19 ad oggi si sono registrati 36.616 decessi in Italia e 1.113.750 nel mondo; a questi numeri andrebbero aggiunti anche i decessi per altre patologie correlati al Covid-19, quale conseguenza diretta della complessità emergenziale determinatasi;

    «Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente è inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all'inizio dell'anno, come se fosse sparita una città grande quanto Firenze»: è quanto rileva l'Istat nel report «La dinamica demografica durante la pandemia COVID-19 – anno 2020». Il quadro demografico del nostro Paese ha subito un profondo cambiamento a causa dell'impatto che il numero di morti da COVID-19 ha prodotto sia in termini quantitativi che geografici. Nel 2020 i decessi in totale ammontano a 746.146, il numero più alto mai registrato dal secondo dopoguerra, con un aumento rispetto alla media 2015-2019 di oltre 100 mila unità (+15,6 per cento);

    con dura brutalità è emerso che buona parte di queste morti avviene in solitudine e nel contesto di una disattenzione colpevole nei confronti della complessità dei sintomi e delle problematiche sociali, psicologiche e spirituali che compaiono nelle ultime fasi e soprattutto nelle ultime ore di vita; toccare, ascoltare, parlare, guardare, prendersi cura sono quegli atti mancati nei rapporti con la persona morente e di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili;

    si è sostenuto che i sistemi ospedalieri durante l'emergenza pandemica da Covid-19 non sono stati in grado di gestire numeri così elevati di pazienti con problematiche cliniche talmente gravi e che la medicina territoriale non è stata pronta ad affrontare la complessità assistenziale di tutti coloro che non sono riusciti a trovare spazio all'interno degli ospedali e delle rianimazioni;

    sono numerose le segnalazioni che pervengono dalla comunità circa l'impossibilità per i familiari di comunicare con i pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie, sia nei dipartimenti dell'emergenza-urgenza e nei pronto soccorso sia nei reparti di degenza, soprattutto con quei pazienti che per condizioni patologiche e di fragilità non sono in condizioni di poter utilizzare gli apparecchi di telefonia mobile;

    sono altresì numerose le segnalazioni circa la difficoltà, per i familiari, di avere informazioni scadenzate o quotidiane sullo stato di salute dei pazienti ricoverati;

    uno degli aspetti più dolorosi che caratterizza questa pandemia è l'isolamento umano di tutte le persone più fragili, sia con patologia Covid-19 sia con altre patologie; l'interruzione traumatica dei contatti umani e familiari, per le persone più fragili, è stata ed è lacerante dal punto di vista affettivo e psicologico, fino ad essere essa stessa causa di aggravamento della patologia e, non di rado, di exitus per i pazienti più fragili;

    la solitudine per i pazienti più fragili e anziani causa disorientamento cognitivo e sofferenza psicologica percepita con vissuti di inutilità e di abbandono e genera depressione, inappetenza e altri disturbi dell'umore che possono aggravare le patologie esistenti;

    nel fine vita la solitudine è un dolore insostenibile e l'assenza dei familiari rende ancora più traumatico il distacco per tutti i soggetti coinvolti, il paziente e i familiari;

    tali considerazioni preliminari sono alla base anche del documento «Le cure palliative durante una pandemia» elaborato, nel mese di ottobre 2020, dalla Società italiana di cure palliative e dalla Federazione italiana cure palliative; il documento fornisce un utile strumento di lavoro per elaborare politiche sanitarie finalizzate a dare risposte adeguate ai bisogni di cure palliative ed alle necessità assistenziali di chi affronta l'ultimo tratto della propria vita nel contesto dell'emergenza pandemica;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» si pone l'obiettivo di analizzare brevemente il ruolo svolto dalle cure palliative, fornendo alcuni spunti di riflessione derivati dalle esperienze italiana e internazionale acquisite nei mesi della cosiddetta «fase 1» della pandemia e, al contempo, delineare alcune linee di indirizzo finalizzate ad un'integrazione delle cure palliative nel più ampio piano pandemico nazionale;

    gli autori del citato documento, già nel 2017, denunciavano «la carenza di una presenza organica delle cure palliative nei piani e nelle strategie di soccorso nei confronti delle crisi umanitarie», com'è ad esempio una pandemia, che complicano in modo sostanziale alcuni elementi che identificano e definiscono i bisogni di cure palliative della popolazione colpita, a partire dall'individuazione dei pazienti vulnerabili e a rischio di morte, tra i quali sono incluse le «persone che prima della pandemia erano altamente dipendenti da trattamenti intensivi (ad esempio: ventilazione, dialisi), le persone affette da patologie croniche la cui salute si deteriora a causa delle restrizioni e delle misure di isolamento (riduzione degli accessi ospedalieri o ambulatoriali per visite ed esami di controllo), ma soprattutto anche persone precedentemente sane le quali a causa dell'infezione vengono sottoposte a trattamenti di supporto vitale ma necessitano di un adeguato controllo sintomatologico o, ancora, pazienti non suscettibili di tali trattamenti o che non possono accedervi per scarsità di risorse o loro stesso rifiuto»;

    è condivisibile l'assunto – riportato sempre nel documento – che «la risposta dinamica a un evento catastrofico come una pandemia dovrebbe, dunque, essere non solo orientata a “massimizzare il numero di vite salvate” ma anche a “minimizzare la sofferenza di coloro che potrebbero non sopravvivere” e l'esperienza italiana della fase 1 del Covid-19 ha dimostrato che “nonostante le difficoltà, laddove la rete di cure palliative era sufficientemente organizzata prima dell'inizio della pandemia, il sistema di cure palliative ha retto alla pressione delle nuove sfide emergenziali”»;

    «nella fase emergenziale le équipe specialistiche di cure palliative – si legge nel documento – sono, infatti, state coinvolte con diverse modalità (...) la pandemia, d'altra parte, ha inevitabilmente modificato il lavoro delle reti di cure palliative, le attività di assistenza domiciliare sono state spesso caratterizzate da visite brevi, talora sostituite da contatti telefonici, barriere indotte dalla necessità di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, distanziamento sociale, ridimensionamento del concorso dei volontari. Allo stesso modo le attività di ricovero presso gli hospice hanno dovuto subire processi di triage complessi, divieto o drastiche limitazioni all'ingresso dei congiunti, ricoveri molto brevi per terminalità avanzata spesso lontani dagli usuali standard di cura»;

    anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha rappresentato che: «nelle epidemie causate da infezioni potenzialmente letali, come in altre emergenze e crisi umanitarie, la sofferenza delle vittime e gli sforzi per alleviarla spesso vengono trascurati nella fretta di salvare vite»;

    sempre l'Organizzazione mondiale della sanità definisce le cure palliative come «un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un'identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e di altre problematiche di natura fisica, psicologica, sociale e spirituale»;

    secondo quanto si evince dal documento citato, le misure di isolamento e le limitazioni per i visitatori «portano ad un forte senso di separazione da parte dei pazienti che si avvicinano alla fine della vita e delle loro famiglie. Questo aspetto è stato sottolineato anche nel corso dell'epidemia da SARS-CoV-1 del 2003; da allora, i progressi tecnologici hanno reso maggiormente diffuse le forme di comunicazione a distanza come le videochiamate, che dovrebbero essere adottate per alleviare il senso di isolamento. È stato suggerito che le strutture sanitarie dovrebbero dotarsi di smartphone, tablet o laptop e connessioni internet da mettere a disposizione dei pazienti. Tuttavia, alcuni pazienti potrebbero non essere in grado di utilizzare le videochiamate a causa delle loro condizioni cliniche: gli operatori sanitari, sociali e gli assistenti spirituali dovrebbero, quindi, organizzarsi per fornire un supporto al fine di favorire, comunque, la comunicazione, tra i pazienti e i loro familiari (talora essi stessi in isolamento obbligatorio). Allo stesso modo, viene suggerito che venga consentita la possibilità di visita da parte dei membri della famiglia con l'uso dei dispositivi di protezione individuale necessari, laddove il contesto di cura lo permetta»;

    l'11 agosto 2020 il Ministero della salute ha emanato la circolare «Elementi di preparazione e risposta a COVID-19 nella stagione autunno-invernale», predisposta dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Coordinamento delle regioni e province autonome, che descrive le principali azioni attuate dal sistema sanitario nazionale in risposta alla pandemia. La circolare riporta alcuni elementi di criticità affrontate nelle prime fasi della crisi da considerare in un'ottica di preparedness, ma – come evidenziano gli autori del documento citato – le cure palliative sono genericamente citate una sola volta nell'ambito della sezione 3-area territoriale, che prevede: «Incremento delle azioni terapeutiche e assistenziali a livello domiciliare, per rafforzare i servizi di assistenza domiciliare integrata per i soggetti affetti da malattie croniche, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative, di terapia del dolore e, in generale, per le situazioni di fragilità, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020, come convertito nella legge n. 77 del 2020»;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» reca dunque importanti indicazioni concrete per implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete e il ruolo operativo dei dipartimenti di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space-systems;

    l'articolo 8 della legge n. 38 del 2010 statuisce che l'esistenza di specifici percorsi formativi universitari in materia di cure palliative rappresenti la condizione necessaria affinché il sistema delle cure palliative sia perfettamente funzionale ed il fabbisogno nazionale di medici esperti in cure palliative e il relativo ricambio generazionale siano adeguatamente garantiti;

    il diffondersi del COVID-19 ha evidenziato, in maniera più marcata, la carenza di personale sanitario con competenze specialistiche per gestire la sofferenza dei pazienti, in maniera appropriata in tutti i setting assistenziali, nonché la necessità di fornire risposte adeguate ai bisogni di una popolazione crescente di malati sempre più anziani, affetti da patologie cronico-degenerative in fase avanzata o terminale, in condizioni cliniche di estrema fragilità e di grave sofferenza, oltre che fornire una risposta alla complessità assistenziale dei bambini affetti da malattie inguaribili;

    è giusto che siano specialisti in cure palliative ad accompagnare con la necessaria competenza e formazione universitaria la fine della vita di ogni persona e questo va fatto all'interno di un percorso di cura che comprende numerosi attori. Il medico di medicina generale rimane punto di riferimento insostituibile e con esso la figura dell'infermiere che rappresenta il cardine intorno a cui si sviluppa l'assistenza. Psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, volontari ed assistenti spirituali compongono l'équipe assistenziale ed ognuno con le proprie competenze e specifiche formazioni curriculari;

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto rilancio», a decorrere dall'anno accademico 2021/2022, si istituisce la scuola di specialità in «medicina e cure palliative» per i laureati in medicina e chirurgia e si introduce «il corso di cure palliative pediatriche nell'ambito dei corsi obbligatori della scuola di specializzazione in pediatria»;

    è di tutta evidenza la necessità di dare concretamente seguito alle norme in esame, adottando tempestivamente i decreti attuativi ancora mancanti e incrementando in maniera consistente il numero posti di specialità a disposizione, onde fronteggiare la grave carenza di personale sanitario con competenze specialistiche, tra l'altro, in materia di cure palliative, la quale veniva già denunciata da molti anni a questa parte dagli operatori del settore e risulta adesso conclamata, sotto gli occhi di tutti, in conseguenza della pandemia da COVID-19;

    accanto agli specialisti, è fondamentale rafforzare la sinergia tra le altre figure indispensabili che compongono le équipe delle reti di cure palliative, ciascuna con le proprie competenze e formazioni e, in particolare, dei medici di medicina generale, degli psicologi, dei fisioterapisti, degli assistenti sociali, degli infermieri e, non ultimi, dei volontari;

    con riguardo a questi ultimi, si evidenzia come la Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 9 luglio 2020, ha raggiunto l'intesa sui profili formativi omogenei per il volontariato nelle reti di cure palliative e di terapia del dolore. Un passaggio molto importante, come ha rilevato la Federazione cure palliative, «poiché il volontariato è una risorsa preziosa per le cure palliative, ne è parte fondante e contribuisce alla sua sostenibilità, oltre ad essere espressione di solidarietà civile delle nostre comunità»;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, come successivamente prorogato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull'intero territorio nazionale, al comma 6 dell'articolo 1, lettere aa) e bb), prevede che:

     a) è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso, salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto;

     b) l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione;

    anche i recenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 e del 24 ottobre 2020 hanno reiterato le suddette misure;

    tali decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati prevedono, inoltre, ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità, specificando che le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono svolte secondo piani territoriali, adottati dalle regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori;

    il 24 agosto 2020 l'Istituto superiore di sanità ha aggiornato le «Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell'infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali», indicazioni elaborate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità prevenzione e controllo delle infezioni ed aggiornate con lo scopo principale di riprendere in sicurezza le attività a regime delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali e creare le condizioni per rivedere in sicurezza parenti e amici;

    «Il benessere degli anziani e delle persone fragili, di coloro che vivono lontani dai nuclei familiari per motivi di non autosufficienza, è intimamente collegato anche alla loro sfera emotiva – spiega Paolo D'Ancona, ricercatore dell'Istituto superiore di sanità e coordinatore del gruppo di lavoro multidisciplinare che ha realizzato il rapporto –. La possibilità di poter incontrare i propri cari e di alimentare la loro vita relazionale non è ininfluente sul loro stato di salute e perciò, oggi che la situazione epidemiologica lo permette, dopo gli sforzi fatti per frenare i contagi, è necessario imboccare una strada che riporti gradualmente alla normalità»;

    in considerazione dell'elevato fabbisogno assistenziale dell'anziano fragile, il citato rapporto dell'Istituto superiore di sanità fornisce, quindi, delle indicazioni per permettere alle strutture residenziali e socio-assistenziali di fornire il servizio di assistenza, riducendo il rischio di COVID-19 negli ospiti e negli operatori;

    il rapporto dell'Istituto superiore di sanità, pur riferendosi principalmente ai soggetti fragili ricoverati nelle strutture residenziali sociosanitarie, è sussumibile anche per i medesimi soggetti fragili ricoverati nelle strutture ospedaliere, la cui permanenza, non di rado, può prolungarsi anche per periodi di tempo non brevi;

    sulla base delle disposizioni presenti nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati, nell'ambito delle strutture sanitarie ospedaliere, le direzioni generali dispongono diversamente in riferimento a ciascuna struttura e risulta che, ad esempio, anche in una medesima regione, alcune strutture sanitarie abbiano disposto il divieto di accesso generalizzato da parte dei famigliari/visitatori sia nelle strutture di pronto soccorso sia nei reparti di degenza dei pazienti dei famigliari, mentre in altre viene consentito l'accesso di un visitatore per ciascun paziente, nel rispetto di diversificati protocolli di sicurezza, come, ad esempio, la diversificazione degli orari di accesso;

    del pari evidente, in specie nei contesti difficili come quelli che compongono la rete delle cure palliative, è la necessità di ripristinare gradualmente le attività e il supporto insostituibile delle organizzazioni di volontariato, in grado di garantire vicinanza ai malati e alle famiglie nei momenti più difficili e delicati della malattia;

    nel documento «Misure operative per la ripartenza del volontariato in epoca COVID», elaborato dalla Federazione cure palliative, si dà conto della brusca interruzione subita dalle attività in questione, evidenziandosi come «ancora oggi appaia confusa e incerta una possibile ripartenza tanto delle attività dello stare accanto alle persone malate, che del fare; attività di segreteria, orientamento, raccolta fondi, formazione e divulgazione, che sostengono in larga parte la sopravvivenza degli enti non profit, sono tuttora ferme»;

    al fine di ovviare a tale situazione, il documento sopra citato ha quindi fornito indicazioni «per la ripresa delle attività di volontariato in ambito cure palliative nei vari setting assistenziali», formulando una serie di proposte dichiaratamente rivolte alle istituzioni che, tuttavia, non risultano ancora oggi recepite in atti formali, sebbene presuppongano il rispetto di tutte le norme vigenti nell'ambito della sicurezza e della riduzione del rischio collettivo;

    è auspicabile, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, assicurare ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare, così come appare auspicabile ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragili e anziani, che oltre alla sicurezza sanitaria tenga conto anche della loro dignità;

    tutte le strutture sanitarie, nell'ambito di ciascun dipartimento, dovrebbero adottare un protocollo uniforme sull'intero territorio nazionale, recante misure volte a:

     a) mantenere le comunicazioni con operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno di reparto di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

     b) definire un protocollo per le visite con regole prestabilite che possa essere consultato dai familiari che richiedano le visite e assicurarsi che sia correttamente recepito e applicato;

     c) prevedere, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, strumenti alternativi alla visita in presenza, come, ad esempio, videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    il protocollo citato dovrebbe contenere misure efficaci per sensibilizzare e formare adeguatamente i visitatori/famigliari nella prevenzione e nel controllo dei casi di Covid-19 e per la predisposizione di tutte le procedure ottimali per una visita in sicurezza dei pazienti da parte dei famigliari/visitatori;

    diverse strutture sanitarie, a seguito della pandemia, hanno coraggiosamente adottato sistemi di comunicazione avanzati per garantire stabilmente le comunicazioni tra staff, medici, pazienti e familiari; a riguardo anche il Garante per la protezione dei dati personali, proprio in considerazione della normativa d'urgenza adottata per il Covid-19, è intervenuto affermando che le strutture sanitarie che intendono avvalersi di strumenti (app), volti a fornire servizi diversi dalla telemedicina o comunque non strettamente necessari alla cura (app divulgative; app per la raccolta di informazioni sullo stato di salute della popolazione di un dato territorio), che comportino il trattamento di dati personali, che possono essere utilizzabili, in linea generale, previo consenso libero, specifico, esplicito e informato dell'interessato;

    la risoluzione di maggioranza sulla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2020, approvata alla Camera il 14 ottobre 2020, all'8° capoverso del dispositivo impegna il Governo a «potenziare il sistema sanitario nazionale, incluse la domiciliarità e la medicina territoriale ivi comprese le cure palliative, rafforzando la governance dei distretti sanitari e promuovendo una rinnovata rete sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli organizzativi integrati»,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate:

   a) nell'ambito della predisposizione di tutte le attività volte a minimizzare i rischi posti dalle malattie infettive ed a mitigare il loro impatto durante l'emergenza di sanità pubblica, a tener conto delle indicazioni del documento «Le cure palliative durante una pandemia», citato in premessa, volte ad implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete ed i percorsi assistenziali di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space- systems, ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che devono essere inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e che devono essere finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragili ed anziani e che, oltre alla sicurezza sanitaria, devono tenere conto anche della dignità dei malati;

   b) ad adeguare le dotazioni organiche delle unità di cure palliative al fine di rispondere ai bisogni dei malati Covid-19 e non Covid-19, in attuazione di quanto previsto nell'ambito del documento ministeriale dell'11 agosto 2020, citato in premessa, con riferimento alla sezione 3-area territoriale, circa il rafforzamento dei servizi di assistenza domiciliare per i soggetti con bisogni di cure palliative, assicurando che i piani di intervento, a livello regionale e locale, prevedano l'integrazione delle cure palliative specialistiche nei contesti ospedalieri e territoriale, per i malati Covid-19 e per l'utenza ordinaria;

   c) ad assicurare la disponibilità per le équipe di cure palliative di strumentazioni tecnologiche, cliniche e di telecomunicazione adeguate alla gestione delle situazioni cliniche e relazionali determinate dalla pandemia da COVID-19 e l'expertise necessario per utilizzarle nonché la fornitura continua e prioritaria di mascherine, dispositivi di protezione individuale, tamponi rapidi, disinfettanti, ossigeno, strumenti di telecomunicazione e altri dispositivi utili alla prevenzione e alla corretta gestione delle situazioni cliniche determinate dalla pandemia da COVID-19;

   d) ad adottare i provvedimenti attuativi delle disposizioni del cosiddetto «decreto-legge rilancio» che prevedono l'istituzione del «corso di cure palliative pediatriche» e della scuola di specializzazione in «medicina e cure palliative», nonché ad incrementare, in maniera consistente, il numero dei posti di specializzazione in area medica e sanitaria, al duplice fine di assorbire l'imbuto formativo e sopperire alla carenza conclamata di medici specialisti che, inevitabilmente, si registra anche presso le reti di cure palliative;

   e) a programmare interventi di formazione in cure palliative rivolti al personale sanitario che opera in ambito ospedaliero, della residenzialità extraospedaliera e territoriale, al fine di assicurare tempestivi interventi palliativi di «base» e l'integrazione con il livello specialistico della rete di cure palliative per i malati COVID-19;

   f) ad attivarsi per l'identificazione, in base alle specificità locali e alla gravità della epidemia, di aree dedicate di ricovero per pazienti affetti da Covid-19 in fase di fine vita (da patologia COVID-19 o da patologie pregresse) nettamente distinte dalle aree di degenza Covid-19 free, anche attraverso la riconversione di reparti ospedalieri (o extraospedalieri) o attraverso la riconversione di hospice, al fine di rispondere ai bisogni di cure palliative anche per i pazienti affetti da patologie cronico-degenerative, non affetti da Covid-19 e non assistibili a domicilio;

   g) a consolidare lo sviluppo delle unità di cure palliative domiciliari, attraverso la loro progressiva estensione alla presa in carica di malati in condizioni di cronicità complesse e avanzate;

   h) a garantire un servizio di cure palliative (ambulatoriali e di consulenza) per ogni ospedale di base, un hospice ospedaliero per ogni presidio ospedaliero di primo livello o per Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, garantendo nell'azienda sanitaria territoriale standard di rapporto tra posti letto hospice e residenti;

   i) a implementare il coordinamento delle reti locali di cure palliative, attraverso il loro finanziamento, al fine di garantire attivazione e operatività delle reti locali di cure palliative, così come previsto dall'accordo della Conferenza Stato-regioni del 27 luglio 2020;

   l) a promuovere, d'intesa con le regioni, un processo di potenziamento delle reti nazionali per le cure palliative e per la terapia del dolore, incrementando le risorse a tal fine stanziate dalla normativa vigente, considerata la necessità di consolidare il ruolo di tali reti, ridefinire i bisogni dei pazienti in carico presso di esse e mitigare l'impatto della pandemia da COVID-19, nonché a vincolare parte delle risorse del Fondo sanitario nazionale per tale potenziamento;

   m) a prevedere il contributo di professionisti esperti con competenze in cure palliative nelle unità di crisi e nei diversi organismi di programmazione e gestione, dell'emergenza sanitaria a livello nazionale, regionale e locale, anche con lo scopo di adottare un set di indicatori in grado di misurare, in particolare, la disponibilità di risorse tecnologiche e di presidi (stuff) per gli operatori delle cure palliative e l'implementazione delle attività assistenziali e formative (staff), in relazione ai livelli di gravità dell'epidemia e di diffusione del virus;

   n) a consentire, dopo la brusca interruzione determinata dalle prime fasi della pandemia, la ripartenza piena ed effettiva del volontariato, anche nell'ambito delle reti di cure palliative e di terapia del dolore, considerato il contributo insostituibile che viene garantito dalle organizzazioni in questione;

   o) a sostenere gli enti del terzo settore che svolgono attività di volontariato presso le reti medesime, al fine di consolidare il ruolo fondamentale dei volontari nell'ambito delle équipe e dare seguito all'intesa in Conferenza Stato-regioni del 9 luglio 2020 sui percorsi omogenei di formazione degli stessi;

   p) a riordinare le circolari ministeriali e le indicazioni diramate dall'Istituto superiore di sanità per la prevenzione delle infezioni da SARS-Cov-2 presso gli hospice, le strutture sociosanitarie e le strutture socioassistenziali, attivando tavoli di raccordo con le strutture medesime, di modo che i protocolli in vigore possano essere migliorati, monitorati e applicati in maniera uniforme nel territorio nazionale;

   q) ad adottare un protocollo uniforme sul territorio nazionale che, nell'ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera correlata al COVID-19, assicuri:

    1) il mantenimento delle comunicazioni tra operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno dell'unità operativa di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

    2) lo svolgimento delle visite da parte dei familiari, secondo regole prestabilite e consultabili dai familiari ovvero, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, l'adozione di strumenti alternativi alla visita in presenza, come, ad esempio, videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    3) l'individuazione, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, di ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare;

   r) ad assicurare, all'interno della rete ospedaliera e territoriale, la disponibilità di personale dedicato all'assistenza psicologica, sociale e spirituale con preparazione idonea a gestire le esigenze psicosociali e spirituali dei pazienti COVID-19 e delle loro famiglie.
(1-00397) (Nuova formulazione) «Trizzino, Boldi, Carnevali, Sportiello, Bagnasco, Noja, Stumpo, Lapia, Silli, Schullian, Magi, Tasso, Lorenzin, Bologna, Bond, Brambilla, Carelli, Colletti, Dall'Osso, D'Arrando, De Filippo, De Martini, Federico, Foscolo, Gagliardi, Ianaro, Lazzarini, Lepri, Lorefice, Mammì, Misiti, Mugnai, Nappi, Novelli, Paolin, Pedrazzini, Penna, Pini, Provenza, Rizzo Nervo, Ruggiero, Schirò, Siani, Sutto, Tiramani, Versace, Zanella».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida n. 1-00469, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 493 del 23 aprile 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la gestione della pandemia è stata fallimentare sotto molteplici aspetti, a partire dalle mancate forniture dei dispositivi di protezione individuale nelle prime fasi dell'emergenza, passando per la scarsità dei ventilatori e di risorse a disposizione del personale medico, con lo scandalo dei banchi a rotelle rimasti nei magazzini delle scuole e la costruzione delle cosiddette «primule» per l'inoculazione dei vaccini: ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo uno spreco di risorse, tempo e denaro che potevano essere impiegati in maniera più mirata e utile;

    il lavoro, specie quello autonomo, è diventato una vera emergenza sociale, con il prodotto interno lordo del prossimo anno stimato ad un meno 12/18 per cento e con migliaia di esercizi commerciali e di imprese che in questi mesi sono stati costretti a chiudere; mentre il Governo trovava le risorse per finanziare i monopattini, in alcuni casi non è ancora stata pagata la cassa integrazione di marzo 2020; Fratelli d'Italia è stata vicino ai liberi professionisti e alle partite Iva, proponendo l'abolizione dei famigerati Isa, nuova versione dei vecchi studi di settore, e l'estensione a tutti i professionisti del «minimo tariffario», mutuato dalla legge forense, una battaglia vinta per tutelare la dignità del lavoro intellettuale; Fratelli d'Italia ha inoltre chiesto l'immediato potenziamento degli uffici giudiziari e il rispetto della garanzia costituzionale del pieno diritto alla difesa, nell'ottica di perseguire quella riforma della giustizia che garantisca processi celebrati in tempi celeri, superando il vulnus del «fine pena mai», introdotto dalla recente riforma della prescrizione che porta la firma dell'ex Ministro Bonafede. Considerando, inoltre, che il costo della giustizia lenta incide per circa 8 miliardi di euro su famiglie e imprese, pari allo 0,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

    Fratelli d'Italia ha detto «no» alla politica dei bonus una tantum, puntando, invece, su un'ampia moratoria fiscale che preveda il blocco totale di tasse e tributi e non la loro semplice posticipazione, computando nelle scadenze del 2021 sia gli utili del 2019 che le perdite del 2020, e semplificando il sistema delle aliquote; ancora, nel «decreto ristori» ha chiesto di portare il credito di imposta sui locali commerciali al 100 per cento e ha studiato un meccanismo, solo in parte accolto, simile alla cassa integrazione anche per i liberi professionisti, gli artigiani e i lavoratori impegnati in mare e in agricoltura, con una liquidità immediata sui conti correnti pari all'80 per cento del fatturato del 2019 calcolato non solo sui dati del mese di aprile, ma di tutto l'anno, al fine di non tagliare fuori i lavoratori stagionali, gli addetti alle mense e alla ristorazione collettiva, il mondo del turismo, dello sport, dell'intrattenimento e dello spettacolo;

    è necessario uscire progressivamente dall'emergenza da COVID-19, superando la psicosi creata dai metodi adottati anche a livello comunicativo nell'ambito della prassi della decretazione d'urgenza, utilizzata con particolare frequenza all'epoca dei Governi Conte I e Conte II, per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per non finire di distruggere ciò che resta della nostra economia; in questa fase molte categorie produttive sono state fortemente penalizzate, con ristori insufficienti e tardivi, mentre la tanto decantata «pace fiscale» si è risolta sostanzialmente in un nulla di fatto;

    il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato tutta la sua fragilità nel corso della pandemia, soprattutto per la carenza di personale medico; il problema è stato reso ancora più evidente a causa dell'imbuto formativo, quel fenomeno che definisce la differenza tra numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e l'insufficiente numero di borse per accedere a medicina generale e agli altri corsi specialistici;

    per combattere questa situazione, bisogna programmare oltre l'emergenza, in una prospettiva di oltre dieci anni, che equivalgono ad un ciclo completo di studi; inoltre, per evitare la fuga di cervelli all'estero il sistema universitario dovrebbe essere riformato completamente, prevedendo ad esempio i test di accesso ai corsi di medicina e chirurgia dopo il primo anno, per verificare l'effettiva conoscenza delle materie che permetteranno il proseguimento degli studi;

    i test di ammissione, infatti, spesso vertono su temi che non sono insegnati nelle scuole secondarie di secondo grado, generando un ennesimo imbuto, questa volta però in entrata;

    la «rivoluzione» in ambito universitario potrebbe essere realizzata attraverso un utilizzo mirato delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo settore;

    i finanziamenti che arriveranno all'Italia dall'Europa tramite il meccanismo del Recovery fund assommano complessivamente a 209 miliardi di euro, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 miliardi sono prestiti, totalizzando 222 miliardi di euro se si comprendono anche i fondi per la coesione territoriale;

    in seguito al famoso «compromesso» di fine luglio 2020 l'Italia mantiene, quindi, invariata la quota dei sussidi prevista nel primo accordo di maggio 2020 e aumenta esclusivamente la parte dei prestiti di circa il 30 per cento; questo a differenza di altri Paesi, come Francia e Germania, che non faranno ricorso a prestiti, limitandosi solo ad una quota dei sussidi, rispettivamente circa 45 e 35 miliardi di euro;

    dei 222,9 miliardi di euro previsti per il Recovery plan italiano, 68,9 andranno ai progetti «green», tra cui superbonus, piano contro il dissesto idrogeologico e mobilità verde, circa 46 miliardi saranno impegnati per la digitalizzazione, innovazione e competitività del Paese, 28,4 per l'istruzione e la ricerca e 20 per la sanità, al netto delle eventuali future decisioni sul ricorso o meno al Mes, mentre appena 31 miliardi (pur con un aumento di 10 miliardi rispetto alla prima stesura del documento) per le opere infrastrutturali quali strade, autostrade e ferrovie;

    le necessità della Nazione sul fronte delle infrastrutture sono molteplici: dal rilancio del sistema ferroviario, stradale e autostradale al primato nazionale nel settore delle tecnologie avanzate e delle infrastrutture immateriali, con il chiaro obiettivo di difendere gli interessi dell'Italia sempre e comunque, come abbiamo fatto, ad esempio, per la nostra compagnia aerea di bandiera, l'Alitalia, chiedendo la tutela dei lavoratori del comparto e il mantenimento di quello che è stato un simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo;

    la crisi economica acuita dalla pandemia mette a rischio l'interesse nazionale e la proprietà dei nostri asset strategici; per questo è necessario estendere il golden power anche ai settori indicati nella proposta di legge di Fratelli d'Italia (intelligence, intelligence economica, settore bancario creditizio e assicurativo, estensione anche ai soggetti interni all'Unione europea) e introdurre una legge annuale per la sicurezza nazionale;

    il trasporto pubblico locale nelle grandi aree metropolitane non è stato adeguatamente potenziato, creando un ulteriore rischio in termini di mancato distanziamento personale e di possibile diffusione del contagio da COVID-19;

    riguardo alle politiche fiscali, la linea è sempre quella di intervenire per la riduzione delle aliquote più basse, al fine di agevolare l'inclusione sociale; la proposta di Fratelli d'Italia invece si basa su una semplificazione e una riduzione del numero delle aliquote, andando ad eliminare quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà attraverso l'introduzione della flat tax; inoltre è necessario prevedere una no tax area e deduzioni ad esenzione totale dei redditi bassi;

    in materia fiscale appare, altresì, necessaria una vera pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica, l'abolizione dell'inversione dell'onere della prova fiscale e la riforma del contenzioso tributario;

    l'abolizione del tetto al denaro contante è una misura importante, perché il tetto è un rischio per la privacy e rappresenta un grande limite per l'economia reale; non ha alcun senso avere un limite al contante quando in Austria, Germania e gran parte d'Europa non c'è alcun limite; chi vuole evadere con il contante potrà farlo lo stesso, la criminalità può spendere i suoi fondi negli altri Stati europei; il limite è solo un inutile fardello all'economia italiana;

    l'Italia è il terzo Stato al mondo per consistenza di riserve auree, con 2.451,8 tonnellate di oro, pari ad una somma di circa 110 miliardi di euro; l'oro è custodito per il 48 per cento a Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma, e per il restante 52 per cento è distribuito fuori dai confini nazionali; si rende assolutamente necessario un atto normativo che ribadisca, in maniera esplicita, che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia e che le riserve auree eventualmente ancora detenute all'estero debbono rientrare nel territorio nazionale;

    Fratelli d'Italia ha chiesto e in parte ottenuto adeguati ristori per il comparto della montagna e dello sci, messi in ginocchio dalle recenti politiche adottate dal Governo; ha inoltre richiesto in epoca non sospetta, e ancora prima della pandemia, di completare il definitivo ristoro per le popolazioni colpite in questi anni da eventi sismici e di avviare una messa in sicurezza complessiva di tutto il territorio italiano;

    servono ulteriori stanziamenti significativi ed immediati per il mondo della cultura, del turismo, dello sport, dell'università e della ricerca scientifica e della scuola, che la ex Ministra Azzolina, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha ridotto a barzelletta con l'unica iniziativa assunta dell'acquisto dei famosi «banchi a rotelle» per garantire quel distanziamento in classe il cui rispetto è stato lasciato nella responsabilità di insegnanti e presidi, letteralmente abbandonati al loro destino, insieme a milioni di famiglie;

    si è arrivati all'assurdo per cui risulta possibile viaggiare per turismo all'estero, ma non tra le regioni italiane di diverso colore;

    le riaperture previste dal 26 aprile 2021 sono un primo passo, ma ancora non saranno sufficienti, specie per il mondo legato ai settori del turismo e della ristorazione, con l'assurda vigenza del coprifuoco alle ore 22,00, la cui efficacia effettiva in termini di contenimento del contagio risulta assolutamente incomprensibile;

    le chiusure hanno fatto aumentare in maniera esponenziale i profitti dei colossi del web, di pari passo con i fallimenti e le perdite di fatturato delle attività di prossimità, una concorrenza sleale anche perché i giganti del web non pagano, se non in maniera risibile, tasse in Italia;

    altra concorrenza sleale è quella dei negozi aperti da stranieri: per i primi due anni non c'è controllo fiscale e quindi possono permettersi prezzi impossibili per chi deve pagare le tasse e dopo due anni spesso questi esercizi commerciali cambiano proprietario, e così proseguono distruggendo il tessuto commerciale locale; per ovviare a questo fenomeno, è necessario introdurre una caparra così da coprire l'eventuale elusione della tassazione;

    cinema, teatri, palestre e piscine sono oramai arrivati al collasso, mentre manca una chiara indicazione sul perché si sia ritenuto più pericoloso assistere ad uno spettacolo in numero contingentato e in sicurezza, piuttosto che affollarsi senza distanziamento sui mezzi pubblici;

    l'importanza dello sport dal punto di vista dei rapporti sociali e per lo sviluppo delle difese immunitarie è certificata da innumerevoli studi, ma questa centralità, ancor più evidente in tempi di pandemia, non è riconosciuta né con una giusta attenzione ai ristori per chi lavora nel settore e alle riaperture, né con l'istituzione di un Ministero, né con l'inserimento di una specifica norma nella Costituzione;

    i luoghi della cultura – teatri, cinema, musei in particolare – sono sull'orlo del fallimento e con loro gli organizzatori d'eventi, gli artisti e tutti quelli che, come associazioni o partite iva, lavorano nella filiera;

    la cultura ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e anche nella promozione del turismo italiano, eppure è totalmente estranea al dibattito e all'attenzione del Governo;

    i dati presentati dall'Agis – Associazione generale italiana dello spettacolo sono molto chiari in tal senso: «Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno 2020 (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre 2020, si registra un solo caso di contagio da COVID-19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle aziende sanitarie locali territoriali»;

    la gestione della pandemia ha dimostrato ancora una volta che l'architettura dello Stato va riformata partendo dall'elezione diretta del Presidente della Repubblica che possa, proprio perché eletto direttamente dagli italiani a rappresentare e guidare la Nazione, e rappresentare l'unità nazionale può garantire una maggiore autonomia delle regioni;

    le polemiche interne al Governo in un momento così complesso rendono evidente l'utilità del vincolo di alleanza per impedire che nascano Governi «innaturali» e incapaci di politiche coerenti con i programmi presentati agli elettori;

    appare assolutamente ingiustificabile l'ulteriore incremento proposto di un miliardo di euro per il cosiddetto «reddito di cittadinanza», mentre tale cifra, unitamente alla previsione di ricavo di cinque miliardi di euro dal meccanismo del cash back, potrebbe essere impegnata per garantire ristori più adeguati alle milioni di piccole e medie imprese e ai liberi professionisti in ginocchio;

    si assiste alla perdurante furia «gender» portata avanti dalla sinistra, a cominciare dalla sostituzione della mamma e del papà con la triste dizione «genitore uno» e «genitore due», mentre per alcune forze di Governo tematiche quali lo «ius soli» sembrano avere maggiore importanza della ripresa economica, che è la vera sfida di oggi, con la crisi che morde milioni di famiglie e di imprese italiane;

    la cosiddetta «cancel culture» e l'iconoclastia, cioè la vandalizzazione o addirittura l'abbattimento di parte del patrimonio culturale considerato «politicamente scorretto», è un fenomeno che dagli Usa e da alcune nazioni europee sta arrivando, grazie ad alcuni presunti intellettuali, in Italia; il dibattito sul passato, totalmente decontestualizzato, rischia d'inasprire il confronto e di cancellare, dai libri e dal nostro patrimonio, la nostra cultura;

    è insensato pensare di invertire il trend della caduta della curva demografica e della natalità zero nel nostro Paese, attraverso l'agevolazione di un ingresso incontrastato di immigrati e clandestini, anche attraverso la semplificazione contenuta nell'ultimo «decreto sicurezza» delle pratiche necessarie per ottenere accoglienza e residenza, non solo per chi provenga da zone teatro di guerra ma anche per motivi di lavoro, ove ne ricorrano i requisiti;

    sul fronte della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina Fratelli d'Italia ha proposto fin da subito la soluzione del blocco navale: per evitare che il Mediterraneo continui ad essere un mare di morte, regno degli scafisti e delle organizzazioni non governative che, dietro presunte operazioni umanitarie, sono state spesso complici anche involontarie ma non per questo meno colpevoli del traffico di esseri umani; ma Fratelli d'Italia ha anche chiesto in tutte le leggi di bilancio aumenti concreti per gli stipendi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e di tutti quelli che ogni giorno lottano contro il crimine, aumenti che troppo spesso per il Governo si sono ridotti a semplice elemosina,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per raddoppiare la percentuale prevista per i ristori una tantum, relativamente alle perdite di fatturato rispetto al precedente esercizio finanziario delle imprese, dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi ammessi a godere del relativo contributo una tantum a fondo perduto, con un ristoro pari ad almeno l'80 per cento della perdita di fatturato relativamente alla annualità 2019 e garantendo un'immediata e corrispondente liquidità nei conti correnti delle imprese e dei liberi professionisti beneficiari della relativa misura;

2) ad adottare iniziative per autorizzare l'accesso ai cosiddetti «ristori» anche per le imprese medie con fatturato fino a 50 milioni di euro e a prevedere come ulteriore condizione un calo medio del fatturato mensile non inferiore al 25 per cento, per garantire, da un lato, a una platea più ampia di imprese la possibilità di accedere alla misura e per non escludere, dall'altro, soggetti anche di piccole dimensioni, come bar, pub e locali di somministrazione al dettaglio, che specie nelle periferie urbane si trovano spesso con un fatturato sensibilmente ridotto, ma non nella misura capestro del 30 per cento;

3) ad adottare iniziative per prorogare la misura del credito di imposta per i canoni di locazione di botteghe e negozi o di immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda fino al 31 dicembre 2021, elevando la percentuale fino al 100 per cento dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo;

4) ad adottare iniziative per introdurre la golden power per tutte le infrastrutture e le aziende strategiche;

5) ad adottare iniziative per rivedere il modello attuale di tassazione progressiva, mirata ad un'ulteriore riduzione delle aliquote più basse in termini di inclusione sociale, andando a semplificare e a ridurre il numero delle aliquote stesse, eliminando quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà;

6) ad adottare iniziative per introdurre la flat tax al posto della attuale tassazione progressiva, riducendo le aliquote intermedie ed estendendo l'area «no tax» a vantaggio dei ceti meno abbienti;

7) ad adottare iniziative per abolire il tetto all'utilizzo del contante;

8) ad adottare iniziative per realizzare in tempi brevi una riforma organica della giustizia, che garantisca la celerità dei processi e la piena esplicazione del diritto alla difesa, potenziando gli uffici giudiziari e superando quella che appare ai firmatari del presente atto la mostruosità giuridica del «fine pena mai» introdotta nelle recenti modifiche all'istituto della prescrizione;

9) ad adottare iniziative per garantire una vera e duratura «pace fiscale» con i contribuenti, considerato che il «condono» per le cartelle esattoriali fino a 5 mila euro maturate entro il 2010 per contribuenti con reddito fino a 30 mila euro annui appare assolutamente insufficiente rispetto alle decine di milioni di cittadini che per oggettive difficoltà economiche hanno accumulato in questi anni pendenze con il fisco;

10) a ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e a riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero;

11) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione di una vera web tax per i giganti del web per garantire una concorrenza più equa;

12) ad adottare iniziative per introdurre una caparra di 30.000 euro per autorizzare l'apertura di attività commerciali gestite da cittadini extra-Unione europea;

13) a rendere effettiva e veloce la cosiddetta vaccinazione di massa, dopo i ritardi accumulati dal precedente Governo e dalla struttura commissariale guidata dall'ex commissario Arcuri, considerato che oggi Paesi come l'Inghilterra, che hanno effettuato una massiccia campagna vaccinale e stanziato ingenti risorse economiche per lo sviluppo in proprio e l'acquisizione del vaccino, stanno riaprendo imprese e attività commerciali e che il rischio, oltre che per la salute, è quello di perdere ulteriore competitività economica rispetto alle Nazioni che si sono mosse prima e meglio dell'Italia;

14) ad adottare iniziative per riformare la formazione universitaria in ambito medico per impedire l'imbuto formativo e la cosiddetta «fuga di cervelli» attraverso l'aumento delle borse di studio per l'iscrizione alle scuole di specializzazione e per una maggiore collaborazione pubblico-privato;

15) a non porre in essere nessun pregiudizio politico, che possa ritardare la disponibilità di vaccini nel nostro Paese, vincolando le scelte ad una mera ricognizione tecnica dei prodotti attualmente esistenti in commercio;

16) a rilanciare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio e per il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali capaci di ammodernare definitivamente il sistema Paese, attraverso una scelta decisa in favore dell'alta velocità nel trasporto ferroviario da portare anche al Sud dell'Italia, per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, per il completamento del «corridoio ferroviario europeo» e il collegamento attraverso la Val di Susa, per il rilancio definitivo della compagnia aerea di bandiera, per la difesa degli interessi nazionali sul fronte delle nuove tecnologie legate al 5G e alla banda larga ultraveloce;

17) ad adottare iniziative per prevedere un rifinanziamento di 1 miliardo di euro del Fondo nazionale trasporti, per consentire alle regioni e ai comuni di mettere in campo risposte adeguate in termini di potenziamento del trasporto pubblico locale, anche in relazione ai nuovi standard imposti dalla pandemia da COVID-19 ancora in corso;

18) ad adottare iniziative per definire l'assetto e i poteri di Roma capitale, fermi alle disposizioni di cui alla legge n. 42 del 2009 e alle funzioni amministrative conferite, tra l'altro, ancora esclusivamente sotto un aspetto puramente formale, con il decreto legislativo n. 61 del 2012, un impegno tra l'altro preso solennemente in occasione del voto unanime all'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/092, a prima firma Meloni, presentato alla Camera ed approvato nel mese di dicembre 2020;

19) a completare le ricostruzioni delle aree colpite da sisma e ad adottare iniziative per prevedere ulteriori stanziamenti per gli operatori della montagna, superando il meccanismo proporzionale sulla differenza dei biglietti venduti nell'anno precedente;

20) a rendere immediate le riaperture di tutte le attività, ristoranti, bar e pub, cinema, teatri, piscine e palestre e a togliere immediatamente quella che i firmatari del presente atto di indirizzo valutano l'inutile misura del coprifuoco alle 22, la cui efficacia in termini di contenimento del contagio non è stata mai provata, né avallata da alcun organismo scientifico qualificato;

21) ad adottare iniziative per prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori dello sport e della cultura, garantendo la riapertura dei luoghi della cultura – teatri, cinema, musei – e sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi;

22) ad adottare iniziative per rivedere il decreto-legge n. 130 del 2020, cosiddetto «decreto sicurezza», limitando i casi di accoglienza a quelli strettamente previsti dalle leggi e dalle convenzioni internazionali vigenti, in termini di controlli di frontiera, permesso di soggiorno, accoglienza di richiedenti e riconoscimento della protezione internazionale, anche in considerazione della grave e perdurante crisi economica in cui versa l'Italia, aggravata dall'epidemia di COVID-19;

23) ad evitare l'adozione di iniziative, la cui priorità appare del resto ai firmatari del presente atto di indirizzo incomprensibile nell'attuale fase di pandemia e di crisi economica che l'Italia sta attraversando, che, sotto la formula dello «ius soli» e dello «ius culturae», mirino surrettiziamente ad affrontare il problema del preoccupante calo demografico nel nostro Paese, con l'estensione erga omnes del diritto di cittadinanza, anche a soggetti mossi da motivazioni contingenti, spesso di natura meramente economica, talvolta portatori di principi estranei e incompatibili con la nostra tradizione culturale e non anche di quell'idem sentire che deve caratterizzare sempre il requisito minimo per far parte di una comunità nazionale;

24) ad adottare iniziative per prevedere maggiori stanziamenti per le forze dell'ordine, per un importo ulteriore di un miliardo di euro, in considerazione dell'impegno straordinario profuso per garantire la sicurezza particolarmente in questo ultimo anno di pandemia, anche in relazione alle specifiche ed ulteriori incombenze relative al supporto alla campagna vaccinale di massa nel nostro Paese;

25) a difendere la famiglia naturale, come nucleo fondante della società, prima cellula di protezione e difesa delle vecchie e nuove fragilità, e presidio ineludibile per qualunque prospettiva tesa a garantire un futuro prosperoso e florido alla Nazione;

26) ad adottare iniziative per inasprire le pene per chi vandalizza, deturpa, distrugge o rimuove indebitamente opere e monumenti del nostro patrimonio culturale.
(1-00469) (Nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Maraia n. 2-01192, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 495 del 27 aprile 2021.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la gestione della rete autostradale è disciplinata da un corpo normativo formato da leggi, decreti, delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ed inoltre dalle clausole convenzionali relative ai singoli rapporti concessori;

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 72 del 2014, le strutture del Mit svolgono le seguenti funzioni: selezione dei concessionari autostradali e relativa aggiudicazione; vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio è dato in concessione; inoltre vi rientra la proposta di programmazione del progressivo miglioramento ed adeguamento delle autostrade in concessione; nonché la vigilanza sull'attuazione, da parte dei concessionari, delle leggi e dei regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle autostrade in concessione e inoltre la tutela del traffico e della segnaletica; la vigilanza sull'adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico sulle autostrade medesime;

   il 22 settembre 2020 l'allora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso all'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) la proposta di aggiornamento del piano economico-finanziario relativo alla convenzione unica tra Anas spa e Autostrade per l'Italia spa (Aspi), per l'espressione del parere previsto dall'articolo 43, comma 1, del decreto-legge n. 201 del 2011;

   il 14 ottobre 2020 l'Art ha reso parere al Ministero sull'aggiornamento del piano economico-finanziario, sollevando numerose perplessità in merito a profili potenzialmente idonei a riflettersi anche sui livelli tariffari applicabili all'utenza, nonché in merito alle condizioni di equilibrio economico e finanziario della concessione, e ad oggi il piano non è ancora stato approvato;

   la gestione di Aspi delle reti autostradali, anche alla luce di numerose inchieste, è apparsa negligente, in particolare per quanto concerne il monitoraggio e la sicurezza delle infrastrutture, come dimostrato tragicamente dal crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018;

   da ultimo, in base a fonti giornalistiche, si è venuto a sapere di una lettera dell'8 ottobre 2014, che segnalava la grave e pericolosa situazione in cui verteva il suddetto ponte. Questa, forse anonima, sembra essere stata mandata fra gli altri all'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, all'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi;

   inoltre, secondo i magistrati della procura di Genova che hanno chiuso le indagini sul crollo del viadotto, la situazione del Ponte avrebbe dovuto essere segnalata immediatamente agli organi pubblici di sorveglianza «affinché quella situazione di evidente rischio fosse resa pubblica e il transito veicolare fosse immediatamente interdetto»;

   sempre la procura di Genova rileva come «tra l'inaugurazione del 1967 e il crollo, per ben 51 anni, non è stato eseguito il benché minimo intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9»;

   i pubblici ministeri hanno ripercorso l'intera esistenza dell'infrastruttura: nella prima il ponte era gestito da un concessionario pubblico, nella seconda la gestione è stata affidata ad Autostrade del gruppo Benetton;

   la magistratura evidenzia che «nei 36 anni e 8 mesi dal 1982 al crollo, gli interventi di natura strutturale eseguiti sull'intero viadotto Polcevera avevano avuto un costo complessivo di 24.578.604 euro, di questi 24.090.476, cioè il 98,01 per cento, spesi quando il concessionario era pubblico e solo 488.128, cioè l'1,99 per cento, dal concessionario privato; la spesa media annua del concessionario pubblico era stata di 1.338.149 euro (3.665 al giorno), quella del concessionario privato di 26.149 (71 al giorno) con un decremento pari al 98,05 per cento»;

   trattasi di numeri e percentuali che dimostrano le negligenze sul viadotto. Una incuria che, sempre per la magistratura, non è «giustificabile con l'insufficienza delle risorse finanziarie necessarie, dal momento che Autostrade aveva chiuso tutti i bilanci dal 1999 al 2005 in forte attivo (con utili compresi tra 220 e 528 milioni di euro) e che, tra il 2006 e il 2017, l'ammontare degli utili conseguiti da Aspi è variato da un minimo di 586 a un massimo di 969, distribuiti agli azionisti in una percentuale media attorno all'80 per cento, e sino al 100 per cento»;

   queste recenti informazioni, assieme alle numerose divenute note negli anni, minano il rapporto fiduciario con i suddetti concessionari e richiedono un serio e deciso cambio di passo nella politica delle concessioni, le quali hanno acquisito un valore globale per oltre 110 miliardi di euro in tempi pre-Covid, così da assicurare un servizio efficiente e sicuro per i cittadini –:

   se il Ministro interpellato intenda, per quanto di competenza, adottare gli opportuni provvedimenti per risolvere la delicata questione del rinnovo delle concessioni e se abbia a tal fine individuato un termine decorso il quale non intenda valutare soluzioni alternative che assicurino un servizio efficiente e sicuro in un settore strategico per la ripresa del Paese;

   se intenda chiarire quali novità di rilievo siano state introdotte nelle più recenti procedure ad evidenza pubblica per l'affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali (quali l'A12 Sestri Levante-Livorno, A11/A12 Viareggio-Lucca e altre), al fine di garantire una gestione che salvaguardi gli investimenti nella manutenzione delle infrastrutture e tuteli gli utenti anche in termini tariffari, prevedendo un accurato sistema di monitoraggio circa l'attuazione degli impegni assunti dal concessionario;

   se, per quanto di competenza, disponga di ulteriori elementi conoscitivi aggiornati sullo stato dell'iter della transazione con Aspi in merito al rinnovo della compagine sociale;

   se disponga di ulteriori elementi informativi in merito ai tempi di approvazione del Piano Economico-Finanziario (PEF) e al recepimento delle osservazioni dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) in ordine alle criticità e alle difformità applicative riscontrate, ai fini della trasmissione del relativo parere al Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess).
(2-01192) «Maraia, Grippa, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Boldi n. 1-00419 del 26 gennaio 2021;

   mozione Noja n. 1-00471 del 26 aprile 2021;

   mozione Panizzut n. 1-00473 del 27 aprile 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Ungaro n. 5-05798 del 20 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-09032 del 21 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Crippa n. 4-09039 del 22 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-09053 del 22 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Versace n. 4-09056 del 23 aprile 2021.