Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VI e VIII Commissione,

   premesso che:

    la legge di delegazione europea 2018, legge n. 117 del 2019, contiene la delega al Governo per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/2002 sull'efficienza energetica e, all'articolo 23, la delega per l'attuazione della direttiva (UE) 2018/844 sulla prestazione energetica nell'edilizia. Quest'ultima prevede una complessiva ridefinizione delle disposizioni fondamentali contenute nella precedente direttiva 2010/31/UE, trasposta nell'ordinamento nazionale con il decreto-legge n. 63 del 2013;

    come anticipato nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), che pone tra gli obiettivi prioritari l'innovazione e la sostenibilità del settore energetico, con il recepimento della citata direttiva, sarà redatta la «Strategia di lungo termine per la ristrutturazione del parco immobiliare», che conterrà, tra l'altro, una rassegna completa degli edifici sul territorio nazionale, sia pubblici che privati, e una tabella di marcia basata su indicatori per il conseguimento dell'obiettivo di decarbonizzazione al 2050, con tappe intermedie al 2030 e al 2040;

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto-legge Rilancio), e successive modificazioni, è stata incrementata al 110 per cento l'aliquota di detrazione dall'Irpef o dall'Ires spettante a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 30 giugno 2022, e fino al 31 dicembre 2022 per le spese sostenute per lavori condominiali o realizzati sulle parti comuni di edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche se, al 30 giugno 2022, è stato realizzato almeno il 60 per cento dell'intervento complessivo;

    questa misura si aggiunge alle detrazioni già previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, compresi quelli per la riduzione del rischio sismico (cosiddetto Sismabonus) e di riqualificazione energetica degli edifici (cosiddetto Ecobonus);

    le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche hanno contribuito in misura determinante al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico, come dimostra il fatto che, a livello settoriale, il residenziale ha già ampiamente superato l'obiettivo atteso al 2020 dal Piano d'azione italiano per l'efficienza energetica;

    dal dossier presentato annualmente alla VIII Commissione ambiente in materia di recupero, riqualificazione energetica e sicurezza sismica del patrimonio edilizio elaborato dal Servizio Studi della Camera, in collaborazione con l'istituto di ricerca Cresme, emergono dati incoraggianti. Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio, per interventi di sicurezza sismica e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, 21 milioni di interventi e attivato investimenti pari a 346,4 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti superiore a 28 miliardi di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.483 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 25.279 milioni di euro per il recupero edilizio;

    i dati riportati evidenziano come l'accelerazione delle domande di incentivo sia stata favorita dall'aumento delle aliquote per il recupero edilizio e per gli interventi di efficienza energetica, e dalla continuità delle misure nel corso degli anni;

    a decorrere dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 63 del 2013 che ha potenziato il precedente regime di incentivi fiscali, le detrazioni per ristrutturazioni edilizie e riqualificazione energetica sono state annualmente prorogate, da ultimo con la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021) che ha prorogato al 31 dicembre 2021 le detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica e per gli interventi di ristrutturazione edilizia indicati dall'articolo 16-bis, comma 1, del Tuir;

    inoltre, l'articolo 121, comma 2, del decreto-legge «Rilancio» ha introdotto la possibilità per i contribuenti di optare per la cessione o per lo sconto in luogo delle detrazioni proprio per alcuni interventi, quali quelli di recupero del patrimonio edilizio (articolo 16-bis, comma 1, lettere a) e b) del Tuir), di efficienza energetica (articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013), di adeguamento antisismico (articolo 16, commi da 1-bis e 1-ter a 1-septies del decreto-legge n. 63 del 2013), di recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti (articolo 1, commi 219 e 220, legge di bilancio 2020);

    gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno svolto un'azione particolarmente importante per il mercato del lavoro del comparto edilizio, compreso tutto l'indotto e i settori collegati, tenuto conto dell'impatto anche sulle politiche energetiche e ambientali, il ricorso a nuove tecnologie e la conseguente domanda di nuovi profili professionali che generano nuove entrate per l'erario, connesse al versamento di nuovi contributi previdenziali da parte delle imprese;

    nella stima dei benefici complessivi occorre anche considerare che la valorizzazione del patrimonio immobiliare e il miglioramento delle prestazioni funzionali degli edifici, conseguenti agli interventi di recupero edilizio e riqualificazione energetica, concorrono alla rigenerazione della città pubblica in chiave ecosostenibile, contribuendo alla riduzione dei consumi, al miglioramento, della qualità dell'aria nei centri urbani, al contenimento del consumo di suolo, nonché, con particolare riferimento alle misure antisismiche, al miglioramento delle condizioni di sicurezza dell'abitato;

    considerato che in Italia secondo il censimento dell'Istat del 2011 vi sono 31,2 milioni di abitazioni e che le abitazioni sono il principale oggetto degli interventi di rinnovo, appare evidente che, in questa fase di sofferenza economica legata all'evoluzione dell'emergenza sanitaria da Covid-19, ulteriori iniziative a sostegno dell'attività di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, con particolare riferimento ai cosiddetti ecobonus e sismabonus, possano costituire un contributo fondamentale per il rilancio del comparto edilizio e uno stimolo per investimenti in prodotti e tecnologie innovative;

    a tal fine, considerato che le detrazioni si basano sul presupposto che il contribuente abbia una capienza reddituale che renda vantaggioso l'investimento nell'intervento, recuperabile mediante la riduzione delle imposte per gli anni successivi, occorre porre particolare attenzione all'introduzione di modalità di fruizione degli incentivi più flessibili e di strumenti di accesso al credito che consentano anche alle piccole e medie imprese di partecipare degli effetti positivi del regime fiscale agevolato, con particolare riferimento al meccanismo del credito di imposta e dello sconto in fattura;

    occorre altresì promuovere adeguati strumenti finanziari volti, in caso di impossibilità da parte delle piccole e medie imprese e di cittadini di accedere ai prestiti bancari per mancanza di garanzie minime richieste dagli istituti di credito, a rendere concreta la garanzia statale, anche limitatamente ai cittadini con basso reddito, per gli interventi che rientrano nel «superbonus 110»,

impegnano il Governo:

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per migliorare l'efficacia delle misure di incentivazione fiscale stabilizzando il cosiddetto Superbonus 110 per cento almeno fino alla fine del 2023 e gli altri bonus edilizi al 31 dicembre 2026;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative, allo scadere del «Superbonus 110 per cento», per potenziare e dare continuità alle misure di incentivazione mediante una revisione complessiva delle attuali agevolazioni fiscali previste dai bonus edilizi, prevedendo un aumento del 10 per cento in funzione di specifiche performance raggiunte, e mantenere l'aliquota al 110 per cento per l'esecuzione congiunta degli interventi di cui al comma 2 dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 con gli interventi previsti per accedere al cosiddetto sismabonus che determinino il passaggio a due classi di rischio inferiori;

   ad adottare iniziative finanziarie che consentano di incrementare fino a 130 mila euro per singola unità immobiliare l'ammontare delle spese sulle quali calcolare le detrazioni fiscali riconosciute per l'esecuzione degli interventi finalizzati congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla ristrutturazione, ove gli interventi determinino il passaggio a due classi di rischio inferiori e di prevedere che, tra le spese detraibili per la realizzazione degli interventi di cui al presente capoverso del dispositivo, rientrino anche le spese effettuate per la locazione temporanea o l'utilizzo provvisorio di soluzioni abitative alternative per un limite massimo di spesa complessivo pari a 6.000 euro e per un periodo non superiore a un anno necessario per l'esecuzione dei lavori sismici;

   al fine di limitare l'ulteriore consumo di suolo connesso alla realizzazione di interventi di nuova costruzione, ad adottare iniziative normative che consentano di estendere l'applicazione degli incentivi edilizi agli acquirenti di unità immobiliari o immobili rimasti incompiuti a seguito di fallimento dell'impresa costruttrice e/o invenduti, con facoltà di cessione del credito corrispondente alla detrazione nei confronti dell'impresa costruttrice o di ulteriori soggetti privati, ovvero ad adottare iniziative per l'istituzione di fondi di garanzia o finanziamenti a tasso zero garantiti dalla Cassa depositi e prestiti, volte ad agevolare l'acquisto dei predetti immobili ai fini del completamento degli stessi, e da destinarsi prioritariamente a interventi di social housing;

   ad adottare idonee iniziative normative finalizzate a rendere obbligatorio il cosiddetto fascicolo del fabbricato o analogo documento tecnico, almeno per le nuove costruzioni e per gli edifici sottoposti a ristrutturazione, nel quale siano contenute tutte le informazioni relative allo stato di agibilità e di sicurezza dell'immobile, sotto il profilo della stabilità, dell'impiantistica, della manutenzione, dei materiali utilizzati, degli interventi che ne hanno modificato le caratteristiche tipologiche e costruttive e di quelli necessari a garantirne il corretto stato di manutenzione e sicurezza;

   a predisporre iniziative di monitoraggio e controllo dei prezzi delle materie prime e dei materiali propri del comparto edilizio, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio preposto alla vigilanza dell'andamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali comunemente impiegati nell'edilizia, al fine di garantire una maggiore trasparenza nonché la tutela di tutti i soggetti della filiera;

   a porre in essere iniziative per prevedere adeguati finanziamenti, anche per il reclutamento di ulteriore personale preposto alla totale digitalizzazione della documentazione edilizia presente negli archivi comunali e nei catasti regionali, così da renderla accessibile e di facile consultazione;

   a predisporre adeguate iniziative normative al fine di incentivare interventi di risparmio, recupero e riuso della risorsa idrica, inclusi l'installazione di impianti di captazione delle acque, il recupero e il riutilizzo delle acque meteoriche, finalizzati anche alla riduzione degli scarichi domestici e al loro impatto sul sistema fognario pubblico e dotati di dispositivi per la raccolta e la separazione delle acque di prima pioggia, includendo anche le spese relative allo smaltimento e bonifica dell'impianto sostituito ove presente;

   a predisporre adeguate iniziative normative al fine di incentivare interventi di installazione di impianti di aerazione e ventilazione meccanica controllata, includendo anche le spese relative allo smaltimento e bonifica dell'impianto sostituito ove presente;

   ad adottare adeguate iniziative normative al fine di prevedere che alcuni interventi previsti ai fini del «Superbonus 110 per cento» come gli interventi di cui al comma 1 dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, siano classificati come semplici manutenzioni straordinarie e, come tali, realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (cosiddetta Cila);

   ad adottare iniziative normative che consentano, in caso di utilizzo della detrazione fiscale, di modulare e rendere flessibili le quote, in base alla capienza reddituale e fiscale del contribuente, prevedendo che l'ammontare da portare in detrazione possa essere ripartito in un numero congruo di quote annuali, di importo variabile a seconda della capienza dell'imposta lorda, e considerando la possibilità di sospendere la detrazione nell'anno di riferimento a fronte di una incapienza reddituale che non consenta di usufruire del beneficio fiscale, con conseguente posticipazione di un anno o più anni del termine finale, nonché ad adottare iniziative per prevedere che il regime agevolato possa essere applicato anche alle posizioni contributive pendenti, considerata la grave situazione economica generata dall'emergenza sanitaria in corso e la instabilità delle posizioni lavorative dei soggetti beneficiari nel corso del tempo;

   a valutare l'opportunità, per gli interventi che rientrano nel «Superbonus 110 per cento» ed i bonus edilizi in generale, di attivare adeguati strumenti finanziari, come un fondo di garanzia rotativo, così da rendere effettiva la garanzia statale anche per i cittadini a basso reddito e per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere ai finanziamenti in ragione della difficoltà di fornire le garanzie minime richieste dagli istituti di credito.
(7-00639) «Terzoni, Martinciglio, Sut, Gallinella, D'Ippolito, Emiliozzi, Del Sesto».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il decreto interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020 si prefigge di introdurre, insieme a un nuovo modello nazionale di Piano educativo individualizzato (Pei), nuove modalità di assegnazione delle misure di sostegno a favore degli alunni con disabilità. Il decreto, inoltre, provvede a definire sia la composizione del gruppo di lavoro operativo per l'inclusione (Glo) sia i compiti ad esso affidati;

    il nuovo modello nazionale di Pei piano educativo individualizzato è proposto in quattro modelli, uno per ciascun ordine e grado di scuola, e contiene le indicazioni relative alla progettazione individualizzata che deve essere adottata per ciascun alunno o studente con disabilità al fine di garantirne l'inclusione scolastica. Il Pei, come stabilito dal decreto citato, viene redatto dal Gruppo di lavoro operativo per l'inclusione (il Glo), che, in base all'articolo 3, comma 1, è costituito dai soli docenti della classe presieduti dal dirigente scolastico o da un suo delegato. Ai lavori del Glo partecipano, oltre alla famiglia, gli operatori sanitari e altre figure professionali interne o esterne all'istituzione scolastica, previa disponibilità degli stessi e successiva autorizzazione del dirigente scolastico. Il nuovo modello di Pei e il Glo, così come definiti nel decreto-legge n. 182 del 2020, saranno introdotti dal prossimo anno 2021/2022, come specificato dalla nota ministeriale del 13 gennaio 2021, n. 40;

    dal provvedimento citato, emergono alcune criticità, come l'esonero, la riduzione dell'orario scolastico, la nuova composizione del Glo, il meccanismo di assegnazione delle ore di sostegno, la formalizzazione di ore di lezione fuori dalla classe per l'alunno con disabilità e all'improbabile definizione dei Pei provvisori per gli alunni neo certificati in ingresso nel mondo scolastico;

    considerato che per gli alunni con disabilità viene predisposta una progettazione personalizzata, con obiettivi di apprendimento coerenti con le loro capacità, quindi anche differenti da quelli dei compagni di classe, appare evidente come la prima criticità rilevata, ossia l'esonero, risulti palesemente in contrasto con il diritto allo studio garantito a tutti dalla Costituzione e riaffermato dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;

    la misura dell'esonero da alcune discipline è prevista dall'articolo 10, comma 2, lettera d), del decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182. La decisione è affidata ai docenti della classe i quali, sulla base di non ben definite «incompatibilità o impedimenti oggettivi», in netta contraddizione con il percorso personalizzato definito, adottano l'esonero, con conseguente allontanamento dello studente dai suoi compagni di classe e dai suoi insegnanti; in questo modo, peraltro, si assumono visioni in totale controtendenza rispetto a quella dell'integrazione, facendo prevalere le difficoltà rispetto alle potenzialità. Significa dividere chi è capace da chi è ritenuto incapace;

    moltissime famiglie, fortemente preoccupate, si chiedono che cosa farà e dove andrà lo studente nelle ore in cui per decisione dei docenti, verrà esonerato dall'insegnamento di alcune discipline. Ci si chiede se diventeranno forse legittime anche le aule di sostegno o si ricreeranno «classi speciali»; certamente gli alunni verranno sottratti agli insegnanti curricolari e potrebbero restare affidati totalmente al solo insegnante di sostegno o, ancora, ai soli educatori, figure professionali ai quali non possono essere affidati gli alunni. Si rammenta che gli alunni sono affidati ai soli docenti;

    è analoga la questione relativa alla riduzione dell'orario scolastico che, in futuro, potrà determinare, insieme all'esonero, l'esclusione degli alunni con disabilità dalle classi comuni, favorendo la ricostituzione delle cosiddette classi «differenziali»;

    nei «laboratori» attuati da ciascuna istituzione scolastica, va precisato, debbono essere contestualmente presenti alunni «con e senza disabilità», al fine di realizzare condizioni di «reale inclusione»;

    la seconda criticità consiste nella composizione del Glo (gruppo di lavoro operativo per l'inclusione). Il Glo è composto dai docenti della classe presieduti dal dirigente scolastico o da un suo delegato. I genitori dell'alunno con disabilità, in base al decreto-legge n. 182 del 2021, non sono più membri effettivi, ma risultano semplici partecipanti ai lavori del Glo col compito di esprimere solo opinioni, senza poter intervenire, a pieno titolo, sulle imitazioni in merito al percorso educativo e alla definizione degli obiettivi educativi; ciò in netto contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione, che affida ai genitori la responsabilità dell'educazione dei figli;

    la terza criticità è il meccanismo adottato per l'assegnazione delle ore di sostegno; questa nuova impostazione, abbandonando la precedente modalità, basata sulla certificazione, apre al concetto del «debito di funzionamento», richiamando quale parametro anche la certificazione sanitaria;

    il «debito di funzionamento» consiste nel «quantum che è richiesto alla scuola e a tutti gli attori del processo inclusivo per azzerare le barriere e potenziare i facilitatori, così da creare un contesto/ambiente di apprendimento in grado di far sviluppare le potenzialità dell'alunno»;

    in realtà, le risorse messe a disposizione della scuola sono proposte all'interno di una gamma che oscilla da un minimo a un massimo; ciò significa che, per esempio, per un alunno con disabilità impegnato in un percorso personalizzato volto al conseguimento del diploma, il «quantum» individuato potrebbe risultare tanto basso da compromettere l'erogazione di risorse adeguate e quindi compromettere l'esito del percorso formativo. Meno ore di sostegno, infatti, significa meno supporto e minore mediazione per conseguire gli obiettivi di apprendimento fissati nel percorso personalizzato,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per sostituire i termini esonero e riduzione degli orari con quello di «impegnati in altre attività» per evitare che si possa in questo modo preludere all'esclusione degli alunni con disabilità dalle classi comuni, ricostituendo in questo modo le classi «differenziali»;

   ad adottare iniziative per chiarire in modo inequivocabile che i genitori sono «membri a pieno titolo» del Gruppo di lavoro operativo per l'inclusione (Glo), posto che il loro ruolo non può essere relegato a quello di semplici partecipanti che devono solo esprimere opinioni senza incidere nella elaborazione e nell'approvazione del Piano educativo individualizzato;

   ad adottare iniziative per l'assegnazione di risorse coerentemente con le capacità e potenzialità dello studente al fine di garantire il suo successo formativo;

   ad adottare iniziative per costituire i laboratori dove ci sia la presenza di alunni con e senza disabilità in situazione di reale inclusione;

   ad adottare modalità di assegnazione delle risorse di sostegno coerentemente con le capacità e le potenzialità di adattamento del singolo alunno e studente, al fine di garantire il suo successo formativo.
(7-00638) «Frassinetti, Mollicone, Bucalo».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    le risorse impiegate per le regioni del Sud e stanziate attraverso il Pnrr risultano essere ancora insufficienti a garantire un adeguato sviluppo infrastrutturale e ad assicurare una connessione efficiente di tutto il territorio italiano, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali e concorrendo a colmare lo storico divario con il Nord della Nazione;

    la regione siciliana, inoltre, si trova in una posizione di svantaggio a causa della mancata continuità territoriale sia fisica che economica per mancanza di tariffe aeree agevolate;

    la provincia di Messina risulta oltremodo «dimenticata» dagli investimenti infrastrutturali, sia già intrapresi, che programmati per il futuro in quanto non esiste un aeroporto (i più vicini sono Palermo e Catania), né strade di collegamento veloci per ridurre i tempi di percorrenza;

    le ipotesi di sviluppo del territorio, soprattutto nebroideo, inserito nel perimetro Snai (area interna) sono esclusivamente in ambito turistico ed agroalimentare;

    le uniche opere infrastrutturali presenti nel Recovery Plan riguardanti la Sicilia sono quelle relative al miglioramento della rete ferroviaria Messina-Catania-Palermo, e la ristrutturazione delle stazioni ferroviarie di Messina;

    le coste tirrenica e nebroidea risultano «dimenticate» da qualsiasi investimento e risulta, ancora, la linea ferroviaria ad unico binario nella tratta Patti-Castelbuono;

    qualsiasi investimento turistico da parte di privati risulterebbe vanificato dalla mancanza di collegamenti veloci con i porti ed aeroporti o con collegamenti veloci ferroviari;

    il sistema sanitario, in questa parte di territorio, è altamente carente, con un unico ospedale, tra l'altro depotenziato, nella cittadina di S. Agata di Militello, e che dovrebbe servire una popolazione di circa 150.000 abitanti,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a realizzare:

    il completamento del doppio binario sulla tratta Messina-Palermo, ultimando nello specifico il segmento Patti-Castelbuono;

    il miglioramento della strada intervalliva di collegamento Nebrodi-Catania che parte da Ponte Naso e arriva a Randazzo (Catania) per collegarsi con l'asse viario veloce che arriva direttamente in aeroporto, riducendo i tempi di percorrenza.
(7-00641) «Silvestroni, Bucalo, Rotelli».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto di Save the Children «Proteggiamo i bambini. Whatever it takes» ha tracciato un preoccupante quadro dell'impatto dell'emergenza pandemica sulle giovani generazioni, soprattutto su coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale;

    secondo quanto evidenziato dal rapporto, il confinamento imposto in questi mesi ha mostrato il lato più duro dell'impatto socioeconomico della crisi sanitaria: nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7 per cento) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, in Italia, hanno visto ridursi le risorse economiche; il 44,7 per cento ha dovuto tagliare le spese alimentari, mentre una su tre (32,7 per cento) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37,1 per cento al Sud, e 43,8 per cento nelle Isole) e una su quattro (26,3 per cento) anche quello dell'affitto o del mutuo;

    alla deprivazione materiale si aggiungono le preoccupazioni legate all'aumento della povertà educativa e culturale: in questi lunghi mesi bambini/e e ragazzi/e hanno dovuto rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all'aria aperta e tale mancanza ha avuto un impatto tanto più devastante tra i minorenni con grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico o problematiche psicologiche e comportamentali; bambini/e e ragazzi/e sono stati costretti a rimodulare il modo di relazionarsi con i propri pari e con la scuola e hanno dovuto affrontare situazioni familiari complesse; si sono adattati con grande spirito di sacrificio alla didattica online, ma non tutti con le stesse opportunità;

    le «disuguaglianze educative» sono ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell'apprendimento, che in questo periodo si sono trovati privati dei loro riferimenti, e per i quali rimane necessario attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica, anche digitale, effettivamente inclusiva;

    tutti questi fattori costituiscono ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento, già molto forti, con il rischio di aggravare irrimediabilmente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14 per cento e il 15 per cento, con particolare incidenza sui minori in condizione di svantaggio socioeconomico. E se è vero che subito dopo il primo lockdown nazionale, tutti noi abbiamo sperato che sarebbe stato più chiaro l'orizzonte temporale delle misure di emergenza, oggi, a distanza di oltre un anno, ancora si discute di nuove misure restrittive da mettere in campo per limitare i contagi, inclusa l'ennesima chiusura delle scuole;

    ci sono, poi, minorenni che vivono in situazioni familiari «a rischio» e per i quali stare a casa, senza andare a scuola, senza contatti sociali e, dunque, senza essere adeguatamente supportati, ha avuto gravi ripercussioni sulla loro quotidianità e sulla possibilità di favorire percorsi di prevenzione e di accompagnamento; tutti gli sforzi messi in campo da insegnanti e dirigenti scolastici per garantire una continuità allo sviluppo e all'apprendimento, non possono sostituire l'azione educativa che si fonda sulla relazione, sull'accoglienza e sull'organizzazione quotidiana della vita dei bambini/e e degli adolescenti;

    il diritto all'istruzione e il diritto alla salute sono due diritti tutelati dalla Costituzione e bisogna trovare un bilanciamento; la didattica a distanza poteva essere una soluzione all'inizio della fase emergenziale, perché ha rappresentato per molti ragazzi una possibilità di continuare la fase di crescita e di apprendimento, però ha amplificato anche molte disuguaglianze sociali, all'interno delle stesse regioni, ad esempio nelle aree periferiche o nei comuni montani non raggiunti dalla banda larga;

    l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è Internet; mentre secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete; così come in rete ragazzine e ragazzini imparano, ad esempio, tutto sull'anoressia, nell'indifferenza della società che li circonda;

    dati confermati anche dalle segnalazioni alle forze dell'ordine e dai numerosi casi di cronaca, soprattutto in questo momento storico in cui i ragazzi hanno, di fatto, trasferito la loro vita in rete e lo smartphone ha mediato gran parte delle loro relazioni: negli ultimi mesi, infatti, si sono ampliati i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia online, tra i quali, in particolare: l'aumento delle vulnerabilità a cui sono esposti i più piccoli; la diminuzione della supervisione genitoriale con l'aumento delle responsabilità che le famiglie hanno dovuto fronteggiare; la mancanza di reti extra familiari a cui rivolgersi, prima fra tutte la scuola; l'aumento della fruizione di contenuti sessuali autoprodotti e scambiati, di cui si può facilmente perdere il controllo;

    a questi rischi vanno aggiunti quelli relativi alla salute, causati dall'uso eccessivo degli stessi dispositivi, che vanno dall'affaticamento oculare al mal di testa o al mal di schiena, fino ad arrivare allo sviluppo di una vera e propria dipendenza patologica, con ripercussioni negative sulla vita sociale e di relazione;

    forti preoccupazioni desta anche l'ampia diffusione tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e per il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento). Anche sul fronte dell'uso ad alto rischio, l'Italia rileva uno tra i livelli più alti (6,2 per cento);

    a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;

    a causa dell'emergenza sanitaria quasi tutti i servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni per gli adolescenti seguiti dai servizi di neuropsichiatria infantile (Npia) in ambito terapeutico-riabilitativo ambulatoriale, in ambito semiresidenziale, residenziale terapeutico, ospedaliero; numerosi sono i bambini/e e ragazzi/e che, pur non avendo patologie psichiatriche, stanno soffrendo disagi profondi sul piano psicologico, dall'aumento di ansia e depressione, fino ad arrivare a casi più gravi come il ritiro sociale; ad avere ancor più severe ripercussioni sono stati i minori con disabilità poiché in tutto questo periodo, soprattutto nella fase iniziale, sono mancati i supporti educativi e sociosanitari che non hanno ricevuto a causa dell'emergenza; le famiglie non sono nelle condizioni, anche per difficoltà oggettive, di colmare la mancanza di aiuti esterni, facendo registrare una rapida perdita dei progressi faticosamente ottenuti nel tempo;

    con l'emergenza sanitaria da Covid-19 il disagio psichico dei minori è esploso, come ha denunciato Emanuele Trapolino, portavoce dell'equipe medica del reparto di neuropsichiatria infantile dell'Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina di Palermo: «Il virus ha fatto da cassa di risonanza: non possiamo più ignorate la gravità della situazione nella quale ci ritroviamo. Ma serve un nuovo sistema di monitoraggio che faccia scattare prima il campanello d'allarme: a scuola, in famiglia, dal pediatra»;

    Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha evidenziato che i tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati del 30 per cento; «dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l'inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90 per cento sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo. Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per “attività autolesionistiche”»;

    in particolare, ha spiegato il dottor Vicari, «stiamo assistendo a due fenomeni: da una parte, abbiamo gli adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi, fanno male agli altri, fanno male ai genitori, si tagliano, diventano intrattabili. Dall'altra, abbiamo i giovani che si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio, una volta passata la tempesta. Il fatto è che la pandemia sta facendo aumentare lo stress e lo stress facilita la comparsa di una serie di disturbi, principalmente disturbi d'ansia, disturbi del sonno e depressione. Aumentano per una serie di fattori: prima di tutto, c'è la paura di ammalarsi che i bambini e i ragazzi “respirano” dentro casa. Poi c'è l'assenza del gruppo dei coetanei che fa da ammortizzatore. Un adolescente – lo siamo stati tutti e lo sappiamo benissimo – parla poco con mamma e papà. Se deve raccontare un problema preferisce confrontarsi con un amico, con il compagno di banco. Questa interazione in presenza non c'è più e a distanza non è la stessa cosa. [...] L'autolesionismo esiste da sempre [...], ma da ottobre si è acutizzato. Si tratta principalmente di tagli negli avambracci, nelle braccia, nelle gambe. Molti ragazzini ci dicono che lo fanno perché si sentono attanagliati da un malessere psicologico ed è come se il male fisico li liberasse dal dolore interiore»;

    in particolare, due indagini, una del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi commissionata dal Ministero dell'istruzione e un'altra dell'Unicef, rivelano che un terzo dei bambini/adolescenti ha problemi psicologici significativi, come raccontato anche dal presidente dell'Ordine degli psicologi David Lazzari: «Il che non significa che dobbiamo patologizzare, non sono tutti malati mentali: ma dobbiamo dare una dimensione di ascolto e sostegno»;

    i numeri parlano da soli: se nel biennio 2018-2019 i ricoveri per patologie psichiatriche erano stati il 9 per cento del totale, nel 2020 la percentuale è salita al 16 per cento e nelle prime settimane del 2021 supera il 26 per cento e 11 pazienti su 41 hanno tra i 9 e i 14 anni, con soprattutto disturbi alimentari e dipendenze ma anche atti di autolesionismo e depressione; sono quasi tutti bambini che sembrano adulti, «come se oggi l'infanzia fosse un fastidio da scrollarsi di dosso il prima possibile»;

    a preoccupare, però, non è soltanto l'aumento dei casi, ma anche l'età sempre più bassa di esordio delle patologie psichiatriche e, in particolare, l'offerta assistenziale che dal punto di vista psicologico e psichiatrico in età evolutiva, in Italia, è rimasta insufficiente: a fronte di disturbi mentali che coinvolgono normalmente il 20 per cento dei bambini e degli adolescenti, percentuale, come detto, cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi con l'emergenza pandemica, i posti letto sono rimasti invariati, 92 in totale, con differenze rilevanti anche a livello territoriale, che vanno dai 16 posti letto attivi a Roma, ai 4 posti letto dedicati in Emilia-Romagna, fino a regioni completamente prive, come Calabria, Umbria e Abruzzo;

    la carenza di servizi dedicati si è tradotta in un aumento progressivo della domanda di aiuto in ambito di disagio psichico con accessi in emergenza-urgenza ai servizi di pronto soccorso e ricoveri impropri nei reparti psichiatrici, per adulti o in pediatria o addirittura accessi alle unità multidisciplinari per l'età evolutiva Umee (servizi per la presa in carico di soggetti portatori di handicap), dove a volte manca il neuropsichiatra infantile e il personale è impreparato e sottodimensionato, con gravi conseguenti rischi per l'inappropriatezza della risposta terapeutica;

    la stessa guida «Covid-19» dell'Organizzazione mondiale della sanità indica, tra i servizi essenziali da garantire, quelli che si occupano di disturbi mentali, servizi che trattano oggi in Italia circa 900 mila adulti e circa 500.000 minori, perché garantire la funzionalità della rete dei servizi territoriali, soprattutto quelli rivolti alle persone più fragili (persone con sofferenza psichica, con disabilità, con malattie a decorso protratto) è un impegno di carattere etico, oltre che una responsabilità di sanità pubblica, che assume particolare rilevanza nel corso dell'attuale emergenza sanitaria da Sars-CoV-2;

    nonostante gli intenti più volte dichiarati, però, le iniziative intraprese per il miglioramento dei servizi di cura sono state parziali e locali, focalizzate su specifici disturbi e non su interventi strategici nazionali. La mancanza di standard di cure comune e condivise e di indicatori di qualità, o possibili parametri di riferimento per i servizi locali, rappresenta non solo un limite alla garanzia dell'«essenzialità» e dell'appropriatezza delle cure, ma anche un ostacolo al superamento delle croniche disuguaglianze inter e intra-regionali delle domande, ma ancor più delle risposte, carenti in termini di qualità e corrispondenza al bisogno;

    la risposta data nel corso dell'emergenza sanitaria da Sars-CoV-2 per mantenere la funzionalità della rete dei servizi, soprattutto quelli rivolti alle persone più fragili, è stata molto disomogenea nelle diverse realtà locali, con numerose amministrazioni che non sono state in grado di attivare tempestivamente interventi di telemedicina e teleriabilitazione e altre che hanno addirittura interrotto a lungo il servizio;

    nelle scelte di politica sanitaria rispetto alla salute mentale, non considerare il nesso tra il disagio psicologico dei bambini e i disturbi psichiatrici che insorgono successivamente, implica un rischio importante di non appropriatezza degli interventi e costi rilevanti per bambini/e, adolescenti, famiglie e società: operare secondo una logica di prevenzione e promozione alla salute mentale in età evolutiva significa investire risorse certe per potenziare i servizi territoriali e per creare politiche di presa in carico precoce;

    un dato è certo, i tempi di attesa di Npia e le disuguaglianze territoriali sono indici di diritti negati, che costringono le famiglie a rivolgersi al privato;

    di fatto, però, la pandemia ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità registrate nel corso degli anni e che si riassumono nell'assenza della piena tutela e promozione della salute fisica e psicologica dell'infanzia e dell'adolescenza;

    un grande cambio di passo in relazione alle cure psicologiche dedicate ai minori è stato segnato dalla vicina Francia, che ha recentemente annunciato il varo di un rimborso forfettario, da parte della sanità pubblica, di 10 sedute da uno psicologo per i bambini la cui salute psichica è stata messa a dura prova; proposta che Fratelli d'Italia aveva presentato già nel mese di dicembre 2020 in occasione dell'esame della legge di bilancio 2021 e che era stata altresì oggetto di uno specifico ordine del giorno n. 9/02921/042 con il quale era stato impegnato il Governo a riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

    anche in Italia sotto stati stanziati 40 milioni di euro per attivare sportelli di ascolto psicologico dei ragazzi di tutte le età e dei professori, ma, oltre ad essere fondi non vincolati, come ha denunciato Lazzari, la differenza è «Che la Francia ha un uso sociale della psicologia. A differenza degli altri Paesi, l'Italia invece non ha un numero di psicologi nella sanità pubblica adeguato: uno ogni 12 mila abitanti, di fronte a una media dell'Unione europea di uno ogni 2500. Sono 5 mila, età media 58 anni. Quando è scoppiata la pandemia, abbiamo immediatamente denunciato al governo questa situazione, immaginando le conseguenze che ci sarebbero state sulla popolazione: ma l'unica operazione che è stata fatta è quella di un numero verde, attivato grazie a volontari psicologi e peraltro chiuso dopo quattro mesi»;

    secondo il presidente dell'Ordine degli psicologi resta fondamentale ragionare con una mentalità diversa: «Un paese che vuole ripartire, deve farlo col piede giusto: se continuiamo a ragionare sul fatto che queste tematiche non incidono sullo sviluppo, ragioniamo con modalità antiche. Vorremmo creare la società del post pandemia, ma dobbiamo crearla con una mentalità nuova. Nel cervello i centri del dolore psicologico e quello fisico sono gli stessi, ma mentre il dolore fisico viene gridato, quello psicologico viene tenuto dentro, ci si vergogna, è un dolore silente, e siccome si agisce solo se qualcuno urla per strada, o laddove si muovono grandi colossi o grandi tecnologie, la psicologia, che lavora a mani nude, non viene considerata. Eppure bisognerebbe ricordare che una foresta che secca lentamente fa meno rumore di una foresta che cade, ma muore egualmente»;

    l'auspicio è che da questa crisi, straordinaria sotto ogni punto di vista, si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sull'infanzia e l'adolescenza, perché una Nazione che non investe sui minori è una Nazione senza futuro,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per definire linee di indirizzo, nell'ambito delle politiche socio-sanitarie di contrasto alla pandemia da Covid-19, volte a promuovere e dare centralità alla tutela della salute fisica e mentale dell'infanzia e dell'adolescenza, mediante il coinvolgimento di pediatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, servizi educativi, scolastici e sociali, terzo settore;

   a istituire un osservatorio epidemiologico nazionale permanente della salute in età evolutiva, che possa monitorare in modo sistematico, continuo e appropriato i disturbi psicologici e neuropsichici dell'età evolutiva, includendo le informazioni relative ai percorsi di cura effettivamente erogati, alla loro appropriatezza e agli esiti ottenuti;

   ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione della figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnati e i genitori, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, alla valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e;

   ad adottare le iniziative, per quanto di competenza, per potenziare, in termini di risorse economiche e umane, i servizi di neuropsichiatria infantile, al fine di definire adeguate équipe multidisciplinari, in grado di intercettare tempestivamente i sintomi del disagio in età evolutiva, garantire i posti letto, le terapie appropriate e azzerare le drammatiche liste d'attesa;

   ad adottare le iniziative, per quanto di competenza, per potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici, prevedendo specifiche misure volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie (Uccp);

   ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

   ad adottare iniziative per rafforzare la presenza degli psicologi nei servizi previsti nei livelli essenziali di assistenza (Lea): distretti o case salute o case di comunità, consultori, servizi per i disturbi del neurosviluppo, reparti ospedalieri di ostetricia neonatologia e pediatria, servizi per le dipendenze patologiche, nonché per prevedere l'affiancamento degli psicologi ai pediatri e medici di famiglia;

   a promuovere e implementare la tele assistenza psicologica e neuropsichiatrica in ambito dell'età evolutiva al fine di garantire, in particolare in momenti di emergenza e/o pandemia, l'accesso ai servizi sanitari e sociali assicurando la continuità della relazione specialista-paziente;

   ad adottare iniziative per garantire la formazione permanente, l'attivazione di screening nei bilanci di salute pediatrici e la continuità di cura in età adulta;

   a rendere disponibili dati epidemiologici disaggregati per fasce di età associate ad ogni livello educativo (0-6 anni, 7-10 anni e 11-18 anni), che permettano proiezioni scientificamente avvalorate, al fine di individuare e attivare misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza il più possibile funzionali per il contenimento del virus e, parallelamente, per limitare le ripercussioni di natura psicologica ed educativa;

   a riattivare il numero verde nazionale di supporto psicologico;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per sostenere la possibilità di prevedere una sezione specifica sulla salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza nell'ambito della Conferenza nazionale salute mentale;

   a favorire e supportare l'azione di promozione sociale svolta a beneficio dell'infanzia e dell'adolescenza da parte delle realtà del volontariato, dell'associazionismo di promozione sociale, dagli enti di promozione sportiva, dagli oratori;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione e d'informazione nazionali sull'uso corretto delle nuove tecnologie, di internet e sui rischi correlati, in particolare specifiche per l'infanzia e l'adolescenza.
(7-00640) «Bellucci, Gemmato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la sentenza n. 242 del 25 settembre-22 novembre 2019 della Corte costituzionale ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli articoli 1 e 2 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento) – (...) –, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente»;

   inoltre la medesima sentenza, in motivazione, afferma: «la verifica delle condizioni che rendono legittimo l'aiuto al suicidio deve restare peraltro affidata – in attesa della declinazione che potrà darne il legislatore – a strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale. A queste ultime spetterà altresì verificare le relative modalità di esecuzione, le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze. La delicatezza del valore in gioco richiede, inoltre, l'intervento di un organo collegiale terzo, munito delle adeguate competenze, il quale possa garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità. Nelle more dell'intervento del legislatore, tale compito è affidato ai comitati etici territorialmente competenti»;

   va tenuto conto che l'articolo 5, comma 1, lettera f), della legge n. 400 del 1988 prevede che il Presidente del Consiglio dei ministri: «segnala altresì, anche su proposta dei Ministri competenti, i settori della legislazione nei quali, in relazione alle questioni di legittimità costituzionale pendenti, sia utile valutare l'opportunità di iniziative legislative del Governo»;

   l'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, come si legge dal suo sito: «in una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della Giustizia, al Ministro della Salute» presenterà nei prossimi mesi due ulteriori ricorsi di urgenza;

   il primo ricorso nelle Marche, per conto di un malato che, anche in questo caso, senza che alla sua richiesta seguisse alcuna verifica delle condizioni di non punibilità dell'aiuto al suicidio risultanti dalla sentenza n. 242 del 2019, ha ricevuto diniego dalla struttura sanitaria e dal comitato etico competenti;

   il secondo nella regione Lazio per conto di una persona malata di cancro, a seguito di diniego della competente struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, ancora una volta privo di motivazione e del tutto svincolato dalla verifica, cui non è stato dato corso, delle condizioni della persona malata risultanti dal giudicato costituzionale della sentenza n. 242 del 2019;

   alla luce di dinieghi privi di adeguate istruttorie e delle relative motivazioni che il servizio sanitario nazionale oppone alle richieste di pazienti malati, si rende necessario un provvedimento che dia attuazione alla sentenza n. 242 del 2019. Con questa sentenza, infatti, la Corte costituzionale ha ridefinito l'ambito di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, valorizzando il principio di autodeterminazione nelle scelte di fine vita e nello stesso tempo apprestando massima tutela alle persone fragili e preservando la discrezionalità del legislatore;

   va tenuto conto, altresì, che:

    i malati che si rivolgono a strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale ricevono risposte, anche laconiche spesso fornite senza alcuna preventiva verifica relativa alle condizioni – nelle quali viene affermato che in Italia non è possibile accedere al suicidio medicalmente assistito, mentre, recandosi in Svizzera, a proprie spese, tale percorso è possibile;

    le modalità di attuazione della decisione di congedarsi dalla vita, scelte dal malato con il medico, dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze –:

   se non valutino, tenendo conto delle premesse, di dare attuazione all'articolo 5, comma 1, lettera f), legge n. 400 del 1988, adottando iniziative normative conseguenti alla sentenza della Corte Costituzionale sopra citata;

   se non ritengano, per quanto di competenza, di adottare iniziative per definire indirizzi destinati a tutte le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale ed anche ai Comitati etici territorialmente competenti, tenendo conto della dichiarazione di incostituzionalità della Corte costituzionale;

   quali iniziative intendano assumere, di carattere legislativo, affinché il suicidio assistito sia consentito e disciplinato nel nostro Paese, prevedendo che sia riservato al cittadino di maggiore età, che non si trovi in stato d'incapacità d'intendere e di volere e che sia affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche, insostenibili e intollerabili.
(2-01202) «Sarli, Sodano, Massimo Enrico Baroni, Termini, Magi, Cecconi, Trizzino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dei «Campionati Europei di Basket Femminile Chieti 2007-EUROBASKET 2007», la Bertelè S.r.l. – all'epoca Bertelè s.n.c. – società operante nel settore della produzione, commercializzazione e posa in opera di arredi, forniva merce ed effettuava lavori presso i Palazzetti dello Sport di Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto per complessivi 1.202.329,20 euro peraltro in virtù dell'aggiudicazione di una gara informale a trattativa privata, indetta dal «Comitato organizzatore Chieti 2007»;

   la Bertelè agiva in giudizio contro il Comitato organizzatore nonché contro tutti i suoi membri componenti, tra cui figurava anche la regione Abruzzo, ritenuti dalla società creditrice responsabili, personalmente e in solido, per le obbligazioni contratte dal Comitato, al fine di recuperare i crediti relativi alle forniture e alle opere effettuate, chiedendo e ottenendo, a tal fine, 4 decreti ingiuntivi, tutti provvisoriamente esecutivi e ai quali facevano seguito pedissequi atti di precetto e pignoramento presso terzi;

   la regione Abruzzo opponeva soltanto il primo dei suddetti decreti ingiuntivi lasciando privi di gravame gli altri 3, una mancata opposizione che ha notevolmente compromesso le finanze della regione Abruzzo che, così agendo, ha cristallizzato, pur avendone i presupposti per contestarla, la sua posizione debitoria;

   dalla lettura di tutta la documentazione disponibile e, più in particolare, della copiosa corrispondenza intercorsa tra l'Avvocatura regionale e il servizio competente, si evince chiaramente la «grave e perdurante inerzia», nel corso dell'intera vicenda, dei funzionari competenti della regione Abruzzo che, con la loro condotta, evidentemente «lassista, irresponsabile, negligente e imperita», omettendo di attivarsi per la tutela delle ragioni dell'Ente, hanno reso definitivamente esecutive le plurime ingiunzioni di pagamento che, «con elevatissimo grado di probabilità» sarebbero state revocate anche a favore della regione al pari di quanto avvenuto per gli altri debitori esecutati che, al contrario, hanno proposto il gravame;

   la condotta assunta dai funzionari pubblici coinvolti nella vicenda, oltre che quella dell'Avvocatura dello Stato, evidenzierebbero, quindi, un livello di «estrema trascuratezza e negligenza» integrante gli estremi della colpa grave, in spregio ai più elementari princìpi di buona amministrazione, di cui all'articolo 97 della nostra Costituzione, esponendo l'Ente ad un notevole pregiudizio economico che ammonterebbe a quasi un milione e mezzo di euro, stante i consistenti interessi di mora nel frattempo maturati;

   in seguito a questi gravi eventi, in data 14 dicembre 2017, è stato presentato un esposto alla procura della Corte dei conti de L'Aquila dall'interrogante e da Gianluca Ranieri, allora consigliere regionale presso la regione Abruzzo;

   è trascorso un notevole lasso di tempo dal deposito del suddetto esposto, senza alcun riscontro in proposito, nonostante l'eccezionale gravità della vicenda, legata a una questione di particolare rilievo e interesse in ambito regionale –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di elementi riguardanti i fatti esposti in premessa e se intenda promuovere iniziative di carattere normativo, nel pubblico interesse e della giustizia, a tutela dei princìpi di economicità, efficacia, efficienza e buon andamento dell'azione amministrativa, al fine di evitare il verificarsi di anomalie quali quelle segnalate in premessa nei procedimenti contabili, prevedendo l'estensione di forme di attività ispettiva del Governo in analogia a quanto previsto per la magistratura ordinaria e per quella amministrativa, fermo restando il rispetto del principio costituzionale di autonomia della magistratura.
(5-05894)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE, ALBANO e FRASSINETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 2020 Il Tempo ha pubblicato in esclusiva i rilievi dei documenti prodotti dal collegio dei revisori dei conti del Teatro di Roma;

   si legge nell'articolo che, al Teatro di Roma, «ogni anno si sperperano centinaia di migliaia di euro tra appalti e consulenze – addirittura 260 mila alla voce grafica eventi manutenzione – persino nel 2020 del Covid. Per fare cosa nessuno lo sa»;

   «i revisori dei Conti hanno messo nero su bianco tutte le irregolarità a cui il presidente del teatro Emanuele Bentacqua (...) ha risposto in una maniera incredibile», si legge ancora nell'articolo;

   «a quanto risulta a Il Tempo solo a febbraio (2020) il presidente Bevilacqua si degnò di avvisare il collegio dei revisori dei Conti, allora presieduto dal dottor Giuseppe Signoriello, che ben tre mesi prima, il 10 dicembre 2019, erano arrivati i carabinieri. L'Arma aveva fatto accesso al Teatro Argentina e al Teatro India. I sei militari erano a caccia di documentazione. In pratica, avevano i verificato che in una sola giornata erano stati assegnati lavori di manutenzione ad una sola ditta per novantamila euro, ma suddivisi in diversi appalti “senza adempiere alle procedure obbligatorie di gara e trasparenza”»: così Signoriello nella sua prima denuncia sul tema. Nella nota, il presidente dei revisori chiedeva le dimissioni di chi aveva firmato i singoli appalti e di «tutte le persone coinvolte»; la costituzione di un nucleo di valutazione per verificare l'accaduto; l'immediata nomina dell'organismo di vigilanza scaduto da otto mesi. Dieci giorni dopo – il 19 febbraio 2020 – Signoriello tornava alla carica con ancora più dettagli. Svelava l'esistenza di un procedimento penale in procura (numero 501116/201), l'entità dei lavori parcellizzati, l'affidamento alla ditta Edil Svim Co srl, il «dettaglio» della firma dell'affidamento da parte del solo direttore senza alcun appalto. L'11 febbraio 2020 il direttore Barberio Corsetti si era dimesso – diventando poi consulente... – e quindi bisognava nominarne uno nuovo per evitare una gestione affidata impropriamente al Cda continua il pezzo;

   «Con il nuovo collegio dei revisori – subentrato al precedente a giugno 2020 – la musica non cambia. Fino alla clamorosa relazione del 23 novembre scorso: il presidente dell'ente ha continuato ad agire come direttore “procedendo a stipulare molteplici contratti di consulenza estera e ad affidare alcuni contratti di servizio”»;

   «I revisori lamentano il rischio di “danno erariale” per “gli incarichi esterni a professionisti”. In taluni casi si è “duplicata la medesima consulenza, con il latente rischio che sia riconosciuta la natura subordinata della prestazione”. E comunque ogni scelta dei contraenti del Teatro di Roma “è stata effettuata in assenza parziale o totale delle procedure previste dal codice degli appalti”». Addirittura si è affidato il controllo di gestione ad una società esterna, col parere contrario dei revisori, per una spesa di oltre 27 mila euro, «in piena pandemia e con l'attività dei teatri sospesa», conclude l'editoriale –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato al fine di ripristinare la legalità e la trasparenza dell'ente, da sempre istituto culturale di altissimo valore, e se per questo non ritenga necessaria valutare la sussistenza dei presupposti per il commissariamento dell'ente Teatro di Roma.
(5-05893)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di una interrogazione a risposta immediata in Commissione (n. 5-01601), a prima firma dell'interrogante, inerente alle condizioni delle coperture in amianto degli edifici appartenenti alla base navale di La Spezia e ai relativi interventi di sistemazione e bonifica resisi necessari sia dall'usura del tempo sia dai danni provocati dal forte maltempo occorso in data 29 ottobre 2018, il Governo pro tempore rispondeva in data 6 marzo 2019 anticipando una serie di interventi per l'area;

   la Ministra della difesa, in carica nel Governo Conte-I, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02493, a prima firma dell'onorevole Gagliardi, che poneva un petitum analogo a quello dell'atto succitato, dichiarava che: «per quanto concerne la previsione di specifici stanziamenti per le attività di “bonifica prioritaria” dei siti dell'arsenale di La Spezia adiacenti alle aree abitate, la Marina militare italiana già impegna i fondi che le vengono assegnati con le leggi di bilancio, rispettando un cronoprogramma degli interventi da eseguire in ordine di priorità»;

   ad oggi, non si ha notizia dello stato di attuazione del cronoprogramma e di bonifica dei capannoni della Marina militare di Marola –:

   se sia stato attuato il cronoprogramma, citato in premessa, secondo le relative scadenze, per le bonifiche dei capannoni contenenti amianto della Marina militare di Marola;

   se al Ministro interrogato risultino situazioni problematiche e critiche rispetto alla mancata bonifica dell'amianto nei capannoni dell'arsenale della Marina militare di La Spezia.
(4-09132)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legislazione fiscale italiana prevede che le pensioni corrisposte a persone non residenti in Italia da enti con sede nel nostro Paese, o da stabili organizzazioni nello stesso territorio, siano imponibili in linea generale in Italia, secondo quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, del Tuir – decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986;

   la Repubblica Dominicana non risulta essere nelle liste dei Paesi a fiscalità privilegiata previste dalla legislazione italiana e nel report 2011 del Forum globale Ocse per l'implementazione degli standard fiscali internazionali;

   nella citata Repubblica Dominicana risiede una dinamica comunità italiana;

   tra questi cittadini italiani, iscritti all'Aire, vi è una rilevante quota di pensionati dall'Italia che, a causa della mancanza di un accordo bilaterale per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione e l'elusione fiscale, pagano le tasse sulla pensione in Italia;

   tale situazione causa grave disagio tra i pensionati italiani residenti nella Repubblica Dominicana, i quali, pur pagando le tasse in Italia, vengono cancellati dal Servizio sanitario nazionale;

   sono numerose le richieste provenienti dagli stessi pensionati italiani residenti nella Repubblica Dominicana che richiamano da tempo la necessità di pervenire ad un accordo fra i due Paesi che permetta di pagare le imposte direttamente nel Paese di iscrizione all'Aire oppure di consentire loro di continuare ad essere iscritti al Servizio sanitario nazionale –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dover adottare iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di venire incontro alle esigenze dei pensionati italiani residenti in tale Paese del Centro America, mediante l'avvio di un negoziato bilaterale atto a regolamentare l'assistenza sanitaria, permettendo il pagamento delle tasse sulla pensione direttamente nella Repubblica Dominicana, oppure garantendo loro l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale.
(4-09135)


   RIXI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza C-288/16 «LC IK» del 29 giugno 2017 ha stabilito che sono non imponibili da Iva i servizi di trasporto relativi a beni in esportazione solo ed esclusivamente se resi direttamente all'esportatore mittente o al destinatario di tali beni; mentre, quelli resi a favore di soggetti diversi, anche se facenti parte della medesima operazione di esportazione, devono essere assoggettati all'imposta;

   l'Agenzia delle entrate, nel corso degli accertamenti di propria competenza, ha interpretato, ad avviso dell'interrogante, impropriamente quanto disposto dalla Corte di giustizia precisando che, in considerazione della valenza interpretativa della sentenza, da cui discende l'efficacia ex tunc della stessa, le attività inerenti ai servizi di trasporto sono non imponibili Iva solo ed esclusivamente se resi direttamente all'esportatore mittente o al destinatario di tali beni;

   il principio del legittimo affidamento e la portata «innovativa» della sentenza non mitigano l'efficacia ex tunc delle sentenze pregiudiziali che portano impropriamente ad affermare l'applicazione per il passato del principio in esse affermato; pur tuttavia, a parere degli interroganti, gli stessi principi di certezza del diritto e del legittimo affidamento, conducono a un'applicazione delle stesse finalizzata a tutelare gli operatori che hanno fatto legittimo affidamento sulle disposizioni normative, come applicate e interpretate dalle Autorità dei singoli Stati membri;

   specie per gli operatori del settore, l'Amministrazione finanziaria italiana ha proposto per oltre quarant'anni, sin dalla circolare del Ministero delle finanze n. 26/411138 del 3 agosto 1979, mai superata, l'applicabilità ampia dell'agevolazione (rectius, non imponibilità) prevista dall'articolo 9, comma 1, n. 2) del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, nella quale viene affermata la non imponibilità dei servizi di trasporto di beni destinati a Paesi extra UE anche ove effettuati da vettori diversi, a cui il servizio sia stato subconcesso o subcommissionato da quelli che hanno stipulato il contratto di trasporto con il mittente esportatore o il destinatario;

   dunque, in base a questa prassi amministrativa, anche i subvettori emettono a favore dei loro committenti fatture per servizi con il titolo di non imponibilità di cui all'articolo 9, comma 1, n. 2) del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 per i trasporti che essi effettuano sul territorio italiano nell'ambito di un'operazione concernente beni destinati all'esportazione, anche qualora il loro committente sia un altro autotrasportatore (ad esempio un consorzio, una cooperativa, e altro) o uno spedizioniere;

   alla luce di questa netta esegesi della norma, non si può non prendere atto del fatto che l'Amministrazione finanziaria non abbia ad oggi assunto la posizione ufficiale sul punto: posizione che agevolerebbe gli operatori ad agire in piena legalità nella applicazione dell'imposta comunitaria; nondimeno, non dovrebbe ignorarsi che la tutela della buona fede e della certezza del diritto è generalmente considerata dalla giurisprudenza prevalente della Corte di giustizia dell'Unione europea quale limite alla retroattività che condiziona e vincola il legislatore e l'Amministrazione finanziaria nazionale garantendo il contribuente (vedi sentenze Corte di Giustizia Racke II, causa 98/78 del 25 gennaio 1979, Tunnel Refineries Limited del 30 settembre 1982, causa 114/81, Meiko Konservenfabrik del 14 luglio 1983);

   invero, i contribuenti si sono conformati a indicazioni contenute in atti dell'Amministrazione finanziaria e i loro comportamenti risultano posti in essere a seguito di fatti direttamente conseguenti a ritardi, omissioni od errori dell'Amministrazione stessa –:

   quali urgenti iniziative di carattere normativo il Ministro intenda porre in essere al fine della corretta interpretazione, nonché applicazione temporale, della disciplina prevista dall'articolo 9, comma 1, n. 2), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea C-288/16 «LC IK» del 29 giugno 2017.
(4-09136)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-05332 del 1° luglio 2014, cui ha risposto il Governo pro tempore il 7 ottobre 2015 dopo 6 solleciti, è stato trattato il caso dell'edificio storico di via Roma in Palermo che ospitava due filiali di Poste Italiane spa, un ufficio postale e il compartimento della PolPost per la Sicilia occidentale e dei lavori di ristrutturazione dei locali al piano terreno per ospitare il nuovo ufficio postale;

   le cronache giornalistiche di allora informarono che il medesimo ufficio postale fu chiuso per un cedimento strutturale e che non era dato sapere quando sarebbe stato riaperto all'utenza;

   nel mese di gennaio 2013 fu inaugurata la nuova sede della polizia postale, ospitata al 4° piano del medesimo edificio storico;

   il Governo rispose che lo stabile riprese ad essere agibile l'8 settembre 2015 e che l'inagibilità era dovuta ad una infiltrazione d'acqua e il costo dei lavori di ristrutturazione per l'adeguamento al layout aziendale, comprensivo anche di arredi e forniture, ammontava ad euro 1.139.217 –:

   di quali informazioni disponga il Governo al riguardo, in particolare circa il nome dell'azienda da cui sono stati fatturati i lavori.
(4-09141)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZZARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono gravi le criticità in cui versano gli uffici giudiziari della città di Venezia e grave è la situazione in cui sono costretti a lavorare i dipendenti che lavorano nei palazzi di giustizia della laguna veneta, in quanto vivere e lavorare a Venezia è più disagevole e costoso, tanto che la presidente della Corte d'appello di Venezia, all'inaugurazione dell'anno giudiziario ha affermato «occorre estendere al personale amministrativo che lavora nelle sedi giudiziarie lagunari il medesimo trattamento previsto per altri dipendenti del medesimo ministero della giustizia, che operano in sede disagiata»;

   le sedi degli uffici giudiziari sono sparse su tutto il centro storico, oltre a quelle presenti su Mestre, e raggiungere gli uffici non è agevole, perché le numerose barriere architettoniche, restringono il campo della mobilità in maniera rilevante, costringendo chi deve spostarsi ad utilizzare i vaporetti con costi importanti. Improbabile è recarsi presso gli uffici del centro storico con un mezzo privato, mentre in generale non vi sono parcheggi riservati al personale giudiziario, non essendovi convenzioni che non comportino ulteriori ed eccessivi esborsi a carico dei lavoratori, come quella attualmente vigente con l'autorimessa comunale all'ingresso della laguna veneta, che propone un prezzo convenzionato di 10 euro al giorno;

   gli uffici giudiziari, peraltro vedono pure una costante e continua emorragia di personale amministrativo, per raggiungimento di limiti di età e per svariati motivi legati a distacchi o aspettative concessi a vario titolo e le assegnazioni di nuovo personale toccate a questa città sono state molto risibili, specialmente se rapportate ad altre città che, seppur turistiche e care, non soffrono di tutti i problemi sin qui riassunti;

   emerge che la scopertura complessiva degli uffici giudiziari di Venezia è pari al 35,88 per cento e arriva al 37,34 per cento considerando solo gli uffici situati nella laguna di Venezia; mentre l'ufficio Nep anch'esso situato nell'isola, prevede un organico totale di 79 unità, ridotto di ulteriori 9 unità con decreto ministeriale 20 luglio 2020 a 70 unità, con presenze effettive pari a circa 45 unità e, pertanto, una scopertura del 35,71 per cento, Occorre precisare che trattasi di scoperture formali, ovverosia che considerano presente in organico il personale amministrativo che già da anni risulta distaccato o in aspettativa a vario titolo presso altre sedi d'Italia; a titolo esemplificativo, la scopertura sostanziale del personale effettivamente presente della procura generale di Venezia raggiungerebbe una cifra pari al 50 per cento;

   occorre anche sottolineare la stortura sulle modalità di assunzione dei direttori amministrativi e funzionari giudiziari, i cui titoli di accesso pressappoco identici, hanno generato due graduatorie (per il distretto di Venezia), con quasi gli stessi nominativi. Nello specifico, il concorso per direttori amministrativi per 30 unità da assegnare al distretto di Venezia, ha generato una graduatoria di 51 nominativi, mentre il concorso per funzionari giudiziari per 31 unità da assegnare al distretto di Venezia, ha generato una graduatoria di 36 nominativi, ove 14 nominativi sono già presenti nella graduatoria dei direttori amministrativi (di cui 4 tra gli idonei e 10 tra i vincitori); ciò significa che i 31 posti nella qualifica di funzionario giudiziario non saranno totalmente coperti –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per colmare urgentemente le criticità esposte in premessa e anche nell'ottica dello stanziamento di ulteriori risorse per la previsione, per il personale che presta servizio negli uffici giudiziari di Venezia, dell'indennità di sede disagiata in modo da attribuire un idoneo ristoro economico ai lavoratori;

   se intenda adottare le iniziative di competenza per la modifica delle vigenti disposizioni in materia di mobilità, al fine di contemplare un consono punteggio supplementare ai fini dell'anzianità di servizio.
(4-09134)


   PERANTONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra le principali criticità del sistema penitenziario, particolarmente allarmante è quella che riguarda la sanità penitenziaria e la gestione di detenuti con patologie psichiatriche incompatibili con la detenzione ovvero con l'internamento;

   a titolo meramente esemplificativo, si consideri che solo nella casa circondariale «G. Bacchiddu» di Sassari la problematica riguarda circa una quarantina di detenuti, alcuni dei quali con gravi patologie;

   il provveditorato territoriale dell'amministrazione penitenziaria di Cagliari ha evidenziato di aver promosso fin dal 2017 dei monitoraggi per verificare la corretta applicazione delle Linee guida della regione Sardegna sulla sanità penitenziaria;

   all'esito, è emerso il grave inadempimento degli impegni presi dalle amministrazioni locali, concretizzatosi in una drammatica discrasia fra il monte ore previsto per le varie branche specialistiche e le ore effettivamente garantite: nell'istituto sassarese, a quanto consta all'interrogante, a fronte delle 40 ore settimanali, previste per la psichiatria, nel 2020 le ore effettivamente prestate sarebbero state soltanto 6;

   ancor più grave sarebbe la mancata attivazione delle articolazioni di tutela della salute mentale e dei reparti detentivi ospedalieri, con allarmanti conseguenze sulla sicurezza e sull'ordine pubblico, anche in considerazione della rilevante presenza di detenuti appartenenti ai circuiti di Alta Sicurezza e al regime di 41-bis;

   a seguito di numerose segnalazioni e solleciti rimasti privi di riscontro, solo recentemente la direzione generale dell'assessorato alla sanità ha invitato l'Ats a fornire urgenti chiarimenti;

   la situazione descritta è emblematica del gravissimo problema di carattere strutturale che affligge il sistema sanitario carcerario;

   l'integrazione tra il servizio sanitario penitenziario e quello regionale è, infatti, del tutto inadeguata; nel 2001 i presidenti delle regioni si erano impegnati a destinare almeno il 5 per cento dei fondi sanitari regionali alla tutela della salute mentale, ma, ad oggi, quell'obiettivo non è mai stato raggiunto: la media nazionale si attesta circa al 3,5 per cento;

   un dato preoccupante, soprattutto laddove si consideri che, su un totale di 53.697, i detenuti affetti da disturbi psichici sono il 41,3 per cento, di cui il 27 per cento è sotto terapia psichiatrica e il 14 per cento in trattamento per dipendenze;

   il vigente ordinamento penitenziario prevede la possibilità di assegnare, per un periodo non superiore a trenta giorni, i detenuti psichiatrici a sezioni speciali, volte a garantire servizi di assistenza individualizzata. Tuttavia – come evidenziato dall'ultimo rapporto di Antigone – «le criticità che si riscontrano all'interno di queste sezioni... finiscono per rendere nulle le intenzioni di cura che il legislatore si era posto come fine ultimo»;

   neppure l'accoglienza nelle Rems appare una misura idonea a risolvere il problema. È cosa nota, infatti, la cronica carenza di posti disponibili. Nell'aprile del 2019 i soggetti internati erano 629 e, secondo le ultime statistiche rese note dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, a gennaio 2020, sono 642 le persone in attesa di ricovero nelle 29 strutture attive sul territorio nazionale, 63 delle quali detenute sine titulo, mentre le restanti 579 sono in stato di libertà;

   sono purtroppo frequenti i casi di ritardo nell'esecuzione dei provvedimenti di applicazione della misura di sicurezza detentiva o di trasferimento presso strutture adeguate alle condizioni di salute e compatibili con la dignità umana: nella sua relazione annuale 2020, lo stesso Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riconosciuto che i detenuti in attesa del trasferimento in una Rems sono di fatto ristretti illegittimamente;

   si consideri altresì che la legge n. 81 del 2014 ha previsto l'attivazione di un monitoraggio nazionale, ma ad oggi questo non risulta avviato;

   l'assenza di un'adeguata cura e assistenza sanitaria, psicologica e psichiatrica, contrasta in primo luogo con il diritto costituzionalmente garantito alla salute e all'integrità psico-fisica e pone a serio rischio l'incolumità non solo dei detenuti, ma anche e parimenti di quanti lavorano nella loro gestione e ne hanno la responsabilità, rischi che non possono continuare ad essere ignorati;

   è già pendente più di un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) per illegittima privazione della libertà e mancata fruizione in carcere dei trattamenti medico-sanitari richiesti dalla patologia psichiatrica ed è concreto il rischio che lo Stato italiano possa essere sanzionato per cause riconducibili all'inottemperanza della amministrazioni statali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali determinazioni e concrete iniziative, per quanto di competenza, anche normative, o eventualmente anche mediante il ricorso a poteri sostitutivi, intendano assumere affinché sia garantita l'attività delle articolazioni di tutela della salute mentale e dei reparti detentivi ospedalieri e sia assicurata la corretta applicazione delle Linee guida sulla sanità penitenziaria su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire l'uguaglianza nel diritto alla salute tra detenuti e cittadini liberi e la sicurezza sul lavoro di quanti operano all'interno degli istituti penitenziari.
(4-09143)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019 (Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2020) recante «Revisione delle reti stradali relative alle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto», è stato disposto il trasferimento ad Anas S.p.a. di alcune strade ex statali che, dal 2001, erano divenute di competenza provinciale, tra cui la strada provinciale 8 «del Passo San Marco», che, dal centro abitato del comune di Morbegno (SO), risale tutto il versante valtellinese delle Alpi Orobie, fino al confine con la provincia di Bergamo;

   il decreto dispone inoltre il trasferimento ad Anas anche della omologa strada provinciale 9 che, da Mezzoldo (BG), risale il versante bergamasco, attribuendo a tutta la nuova strada statale la denominazione di strada statale n. 470 «della Valle Brembana»;

   la strada in questione che, passando per il Passo San Marco, a quasi 2.000 metri di quota, collega la Valtellina, in provincia di Sondrio, con la Valle Brembana, in provincia di Bergamo, fu realizzata ai tempi della Repubblica di Venezia per favorire i commerci con il cantone dei Grigioni;

   a causa delle caratteristiche morfologiche, oggi l'arteria ha perso la sua funzione commerciale, ma mantiene un'importante funzione turistica, rappresentando un itinerario privilegiato soprattutto per ciclisti e motociclisti che intendono visitare le due valli e comunque spostarsi attraverso le Alpi Orobie;

   è evidente come l'attribuzione della denominazione di una sola delle due valli (la Val Brembana appunto) sia un'ingiusta penalizzazione per l'altra valle e dunque per l'Ente che, negli ultimi anni, ha investito sulla riqualificazione della strada in questione, anche in termini di marketing territoriale;

   dal punto di vista dei collegamenti viari, la provincia di Sondrio è collegata con altri Stati, regioni o province, attraverso numerosi passi alpini e, in tutti gli altri casi, la strada statale che vi conduce prende il nome dal passo di riferimento:

    la strada statale 39 «del Passo di Aprica», che collega la Valtellina con la Val Camonica in provincia di Brescia;

    la strada statale 38 «del Passo Stelvio», che collega la Valtellina con la Val Venosta in provincia di Bolzano;

    la strada statale 36 «dello Spluga» che collega la Valchiavenna con la Svizzera;

    la strada statale 36 «del Maloja», che collega la Valchiavenna con la Svizzera;

    la strada statale 301 «del Foscagno», che collega la Valtellina a Livigno e poi alla Svizzera;

   anche la nuova strada statale, istituita proprio dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione, per collegare i comuni di Monno (BS) e Mazzo di Valtellina (SO), prenderà il nome di «Strada del Mortirolo», dal passo che separa il versante valtellinese da quello Camuno, ma la denominazione più corretta della strada statale che collegherà la Valtellina con la Valle Brembana non dovrebbe essere «della Valle Brembana», bensì «del Passo San Marco», posto che, per regola generale, la denominazione di una strada deriva dal Passo che essa interessa;

   dal momento che l'operatività del trasferimento ad Anas è previsto a breve sarebbe necessario attribuire la denominazione corretta prima che il nuovo ente gestore provveda ad aggiornare tutta la segnaletica –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare la corretta denominazione della strada di cui in premessa, facendo riferimento al Passo che essa interessa e facendo venire meno l'arbitrario riferimento operato con riguardo a una sezione di territorio del tutto marginale per le funzionalità riconnesse alla predetta strada.
(5-05895)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BALDELLI, ROSSO, PENTANGELO e SOZZANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 76 del 2020 ha previsto l'ampliamento della tipologia di strade sulle quali possono essere posizionati gli autovelox, consentendo il controllo dei limiti di velocità con tali strumenti anche sulle strade urbane di quartiere;

   il rischio che gli automobilisti siano sanzionati su strade con limite di velocità molto basso è aumentato considerevolmente, anche in considerazione del fatto che non è stato ancora adottato il decreto attuativo della regolamentazione sulla collocazione e sull'utilizzo di autovelox previsto dalla legge n. 120 del 2010, oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati dall'interrogante;

   in assenza della regolamentazione degli autovelox, il loro utilizzo deve prevedere la presenza degli organi di polizia stradale –:

   quando il Governo intenda finalmente adottare le iniziative di competenza per disciplinare queste materie in maniera compiuta e se, nelle more dell'emanazione del decreto attuativo, non intenda chiarire immediatamente che l'utilizzo degli autovelox debba avvenire esclusivamente con la presenza degli organi di polizia stradale individuati dal codice della strada.
(3-02232)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA e BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Segreteria nazionale dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) ha pubblicamente chiesto alle autorità competenti di intervenire per negare l'autorizzazione ad una manifestazione di estrema destra prevista per il 2 maggio 2021 a Dongo;

   ogni anno, da anni, a Dongo, in prossimità dell'anniversario della Liberazione e del giorno della fucilazione di Mussolini in località Giulino di Mezzegra, si radunano in forma organizzata centinaia di militanti dell'estrema destra, in divisa di camicie nere, per commemorare con riti e cortei l'esecuzione del Duce e dei Gerarchi;

   questa manifestazione si svolge a Dongo e a Giulino di Mezzegra in quanto luoghi simbolo del fascismo;

   i comportamenti dei partecipanti, spesso in divisa squadrista, hanno sempre espresso senza equivoci la volontà di propaganda del fascismo;

   l'apologia del fascismo e la ricostituzione in qualsiasi forma del partito fascista contrastano con i princìpi costituzionali e la legislazione vigente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto ricordato e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in merito.
(5-05891)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RACCHELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 aprile 2021 n. 84, il decreto ministeriale 2 aprile 2021 del Ministero dell'interno riguardante «Approvazione del modello informatizzato di presentazione della domanda, per il triennio 2021-2023, di contributi, a favore dei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, capoluogo di provincia o sede di città metropolitana, per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale»;

   il decreto contiene le modalità ed il modello tipo per la presentazione delle istanze di contributo per l'accesso al finanziamento di investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nei comuni con più di 15 mila abitanti, nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, in ottemperanza alle previsioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021 (Gazzetta Ufficiale del 6 marzo 2021);

   per la presentazione della domanda, i comuni dovranno utilizzare esclusivamente la nuova piattaforma di Gestione delle linee di finanziamento (Glf), integrata nel sistema di Monitoraggio delle opere pubbliche (Mop) di cui al decreto legislativo n. 229 del 2011 entro le ore 23.59 del 4 giugno 2021;

   il decreto ministeriale del 2 aprile 2021 del Ministero dell'interno, esclude dalla presentazione della domanda tutti i comuni d'Italia, che rappresentano la maggior parte sul territorio nazionale, al di sotto della soglia dei 15.000 abitanti;

   la rigenerazione urbana rappresenta la vera grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile del territorio nazionale, in special modo per i piccoli e piccolissimi centri storici e borghi del nostro Paese;

   l'esclusione dei piccoli comuni, inoltre, rappresenta un discrimine, in quanto le cronache nazionali, ben note al Ministro interrogato, rappresentano un quadro preoccupante riguardo i fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale;

   modificare il decreto ministeriale 2 aprile 2021 del Ministero dell'interno, prevedendone l'applicazione anche ai piccoli comuni, vuol dire mantenere in vita patrimoni culturali ed identitari, artistici e paesaggisti, garantendo e supportando, in questo duro momento, strategiche strade per un tipo di turismo integrato alla ricerca di una nuova qualità della vita diverso e differente dal turismo di massa delle grandi città d'arte;

   allo stesso tempo tale modifica pone un freno fondamentale ai fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale con il miglioramento della qualità del decoro urbano, del tessuto sociale ed ambientale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di modificare il decreto ministeriale 2 aprile 2021 prevedendo la possibilità, per tutti i comuni presenti sul territorio nazionale, anche per quelli al di sotto della soglia dei 15.000 abitanti, spesso pregni di storia, arte, cultura, di accedere alla richiesta di fondi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.
(4-09139)


   AMITRANO, DEL SESTO, MANZO e NAPPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli effetti del COVID sono allarmanti per il mondo delle imprese e in assenza di adeguati sostegni e di un preciso piano di riaperture, rischiano la definitiva chiusura 300 mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240 mila a causa della pandemia;

   le difficoltà economiche per le imprese riguardano soprattutto la perdita di fatturato, la crisi di liquidità e le complicazioni burocratiche, dai risultati di un'analisi dell'ufficio studi Confcommercio sulla percezione dell'usura tra le piccole imprese del commercio e dei servizi emerge che nel 2020 le imprese del commercio, alloggio e ristorazione indicano per il 50,7 per cento una riduzione del volume di affari, per il 35,3 per cento mancanza di liquidità e difficoltà di accesso al credito, per il 14 per cento problemi di tipo burocratico ma oltre a ciò, tra i fenomeni illegali, c'è la crescita dell'usura, raddoppiata rispetto al 2019;

   dal rapporto dell'ufficio studi Confcommercio risulta che Napoli, Bari e Palermo sono le città italiane più esposte ai fenomeni criminali e, in particolar modo quello dell'usura che nel 2020, ha registrato una crescita di 14 punti percentuali rispetto al 2019;

   il Mezzogiorno paga un prezzo più alto rispetto al Nord, il rischio di chiusura definitiva per le imprese è maggiore, per diverse ragioni il tessuto produttivo del Sud è più soggetto a shock negativi e l'usura così come il racket, rimane una tipologia di reato che fatica ad essere denunciato poiché a frenare la propensione degli imprenditori a denunciare è la paura di subire ritorsioni e la percezione di essere soli;

   l'usura è un fenomeno amplificato dalla crisi di liquidità delle aziende che, per fare fronte alla grave perdita di fatturato, in ultima istanza, si vedono costrette a rivolgersi agli usurai, finendo così nel bacino delle potenziali vittime della criminalità e, secondo i dati di Confcommercio, sarà proprio la fragilità strutturale delle imprese meridionali, insieme alla storica permeabilità ai fenomeni criminali, a cagionare una maggiore difficoltà di ripresa dalla crisi post COVID, rispetto alle attività del Nord, soprattutto a Napoli, dove il tessuto produttivo appare più soggetto alle infiltrazioni della camorra;

   il 53 per cento delle imprese napoletane ritiene aumentata la pressione della criminalità, l'ultimo episodio inquietante che va ad aggiungersi alle decine di atti intimidatori subiti dai titolari di esercizi commerciali, risale alla sera del 19 aprile 2021 con l'attentato dinamitardo che ha devastato un negozio di caldaie, in via Colli Aminei a Napoli;

   l'ordigno, su cui stanno investigando le forze dell'ordine, non ha provocato feriti, si tratta dell'ennesimo episodio che, qualora trovasse conferma nei primi riscontri degli inquirenti, sarebbe da inquadrare in una ripresa dell'attività estorsiva da parte della criminalità organizzata; attività, quella dell'usura, che segna il suo culmine proprio nel periodo pandemico, mesi in cui tutto il settore del commercio cittadino, già attanagliato da una profonda crisi economica, vive nel terrore degli atti intimidatori e delle minacce e, a parere dell'interrogante, in questa delicata fase di emergenza epidemiologica, è necessario e urgente un maggiore impegno del Governo nell'attività di sostegno a favore delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti che, risultano essere particolarmente vulnerabili e più esposti all'usura e al racket in ragione delle ricadute economiche negative derivanti dall'attuale congiuntura –:

   quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda adottare per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico-imprenditoriale del territorio napoletano, investito già dal pesante disagio economico, sociale, occupazionale a seguito dell'emergenza COVID, al fine di garantire una celere risposta dello Stato a sostegno di imprenditori, commercianti e artigiani fortemente esposti al rischio di estorsioni ed usura.
(4-09140)


   DE LORENZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio unico di bacino di Caserta e Napoli in liquidazione si trova in una situazione gestionale caratterizzata da un grave caos, che alimenta irregolarità e gravi inadempienze come evidenziato da diversi organi di stampa e comunicazione;

   esemplare di tali irregolarità e gravi inadempienze è la circostanza, la quale si evince dalla comunicazione del 15 luglio 2020 della Agenzia delle entrate, che, alla stessa data, non risultavano presentati nell'ultimo biennio né dichiarazioni dei redditi, né dichiarazioni Iva;

   ad oggi, non è stato attuato quanto disposto dalla legge 26 maggio 2016 n. 14 della regione Campania che dispone la ricollocazione lavorativa dei dipendenti dei Consorzi di bacino, con le conseguenti gravi incertezze che gravano sui dipendenti;

   rispetto alle irregolarità e alle gravi inadempienze è significativa la vicenda dell'ingegnere Antonio Limatola, il quale nominato direttore generale del Consorzio Acsa/C3, poi confluito nel Consorzio unico di bacino di Caserta e Napoli in liquidazione nel febbraio 2007, veniva, nell'aprile 2008, licenziato a seguito di provvedimento disciplinare;

   l'ingegnere Limatola è ricorso alla magistratura del lavoro che, con sentenza n. 4153 del 17 novembre 2015, nell'accogliere il ricorso ordinava al Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta, subentrato al Consorzio Acsa/C3, di reintegrarlo nel proprio posto di lavoro;

   la sentenza è stata confermata dalla corte di appello di Napoli, con sentenza n. 1124 del 16 marzo 2018, la quale non essendo stata appellata è passata in giudicato il 27 ottobre 2018;

   nonostante tali sentenze e le diffide ad adempiere, il Consorzio unico di bacino di Caserta e Napoli in liquidazione non ha mai, provveduto al reintegro nel posto di lavoro;

   il 1° dicembre 2020, il prefetto di Caserta, dottor Raffaele Ruberto, a seguito di atto di significazione del legale dell'ingegnere Limatola, inviava al soggetto liquidatore del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta, una lettera con una richiesta di chiarimenti sulla vicenda;

   non avendo avuto riscontro tale richiesta, la prefettura l'11 marzo 2021 sollecitava al soggetto liquidatore del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta una risposta;

   a tutto oggi, trascorsi oltre 5 anni dalla prima sentenza, nessun riscontro è stato dato dal soggetto liquidatore del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta né alla prefettura né all'ingegnere Limatola in ordine al reintegro nel suo posto di lavoro –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, tramite la già attivata Prefettura di Caserta, affinché la gestione del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta sia riportata alla normalità, superando le irregolarità e le gravi inadempienze tra le quali il mancato reintegro in adempimento delle sentenze giudiziarie di dipendenti illegittimamente licenziati come l'ingegnere Antonio Limatola.
(4-09144)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 23 della legge 11 marzo 1988, n. 67, consentiva l'impiego a tempo parziale di disoccupati per lo svolgimento di attività di utilità collettiva da parte di amministrazioni pubbliche e altri soggetti: gli ex lavoratori socialmente utili;

   il decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159, ha autorizzato poi il Ministero dell'istruzione a bandire una selezione per 11.263 posti di collaboratore scolastico, per l'assunzione, a decorrere dal 1° marzo 2020, del personale impegnato per almeno 10 anni, anche non continuativi, purché comprensivi del 2018 e del 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari in qualità di dipendenti a tempo indeterminato di imprese titolari di contratti, per lo svolgimento di questi servizi. Dunque, con il decreto ministeriale n. 1074 del 20 novembre 2019, è stata indetta una prima selezione pubblica per assumere a tempo indeterminato, con orario full time o part time, gli Ata ex Lsu con almeno 10 anni di servizio;

   l'articolo 2, comma 5-sexies, del decreto-legge n. 126 del 20 dicembre 2019 ha autorizzato anche l'avvio di una seconda selezione per ulteriori assunzioni Ata ex Lsu. Il nuovo concorso Ata ex Lsu è finalizzato ad assumere il personale che ha lavorato per almeno 5 anni, comprensivi del 2018 e del 2019, come dipendente a tempo determinato o indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole statali. In sostanza, il Ministero dell'istruzione è autorizzato ad aprire un nuovo bando per la copertura dei posti eventualmente residuati dalla precedente selezione, riservato agli ex Lsu Ata con almeno 5 anni di servizio. In base alla ricognizione effettuata dal Ministero dell'istruzione, i posti di lavoro Ata da coprire nelle scuole sono 1953, per una platea di personale ex Lsu di circa 4000 lavoratori che non hanno avuto accesso alla prima procedura;

   inoltre, non tutti i lavoratori ex Lsu hanno i requisiti richiesti, in ordine al titolo di studio o ai 5 anni di anzianità minima richiesta e la procedura non è accessibile neanche per gran parte dei lavoratori, anche quelli in possesso di tutti requisiti, perché pone il vincolo di partecipazione solo nella provincia dove si prestava servizio e ci sono moltissime provincie ed anche intere regioni, come la Sicilia, dove non sono previsti posti a concorso;

   i 4000 lavoratori attualmente non stabilizzati hanno svolto per anni la loro funzione nelle scuole del proprio territorio, il che evidenza un fabbisogno sostanziale di personale;

   i soggetti imprenditoriali, con la chiusura dell'appalto, pur avendo ancora una moltitudine di cantieri ed appalti pubblici, anche al fine di non procedere al licenziamento e dover quindi far fronte agli oneri connessi, hanno collocato «in sospensione» i lavoratori ex Lsu non stabilizzati, non interrompendo in questo modo il rapporto di dipendenza, ma lasciando il lavoratore senza lavoro e senza stipendio per un periodo anche illimitato;

   emerge, a parere degli interroganti, non solo un grave problema salariale per i lavoratori coinvolti, non sempre attutito dagli istituti straordinari e temporanei in essere per la crisi pandemica, ma anche una questione di trattamento e di dignità per lavoratori che svolgono una funzione comunque pubblica, anche se appaltata all'esterno, da parte di aziende che continuano comunque a vedersi assegnare diversi lavori e finanziamenti pubblici –:

   se non ritenga necessario, sulla base di quanto esposto in premessa, in vista dell'indizione della procedura selettiva destinata al personale con anzianità almeno quinquennale maturata alle dipendenze di imprese ex affidatarie del servizio di pulizia presso le istituzioni scolastiche nazionali, adottare iniziative per aumentare i posti da bandire.
(5-05888)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Baccalaureato europeo è il diploma di maturità attribuito agli allievi che hanno concluso con successo il loro percorso scolastico in una Scuola europea al quale è riconosciuto valore equivalente a tutti i diplomi nazionali dei 27 Paesi dell'Unione europea:

   per quanto riguarda l'Italia, esistono delle forti criticità per quanto riguarda il sistema di valutazione del titolo di baccalaureato, che determina disparità e forte penalizzazione per l'ammissione all'università tra gli studenti che frequentano le scuole europee e gli studenti che seguono il sistema scolastico tradizionale;

   il sistema di valutazione degli studenti che seguono il percorso di studi europeo fa riferimento a una tabella di conversione sulla base della quale si opera la corrispondenza tra i voti del sistema nazionale d'istruzione e quello delle scuole europee. L'Italia adotta un sistema di equipollenza dei titoli che equipara con un rapporto 1:1 la valutazione europea con quella nazionale, ma tale comparazione non assicura equità e pari opportunità, tanto più a fronte dell'aggiornamento operato il 5 marzo 2021 in seguito all'adozione di un nuovo sistema di valutazione della scuola europea – New Marking System (Nms);

   il problema è stato fortemente rappresentato al Ministero dell'istruzione dall'Associazione dei genitori dell'European High School di Brindisi, che sottolinea come i percorsi scolastici tradizionali e il percorso del Baccalaureato non sono così semplicemente equiparabili, in quanto il secondo presenta maggiori complessità e difficoltà ed è altamente qualificante;

   il sistema di correlazione dovrebbe prevedere quindi un sistema di valutazione tale da offrire agli studenti delle scuole europee di accedere ai percorsi universitari con le medesime opportunità dei colleghi che si diplomano nel sistema nazionale di istruzione senza ripercussioni sulle procedure di accesso all'università e sull'accesso ai benefit legati al merito previsti dal sistema universitario;

   ad oggi, per gli studenti del baccalaureato è molto difficile raggiungere il massimo dei voti e questo li penalizza fortemente anche da un punto di vista di gratificazione personale. Il permanere di questa situazione potrebbe seriamente portare alla decisione, da parte delle famiglie, di interrompere il percorso fin qui iniziato e trasferire i figli in altro corso dove possano essere gratificati da un migliore punteggio in uscita;

   a ciò si aggiungono le ripercussioni che questa situazione può determinare sulla perdita della capacità di attrazione che la European High School di Brindisi esercita sui funzionari della base delle Nazioni Unite a Brindisi, con potenziali risvolti negativi su tutto il territorio brindisino, ma anche per l'Italia, poiché ne penalizza le potenzialità di crescita –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte al superamento delle criticità indicate in premessa e alla reale e giusta valorizzazione del progetto di Scuola europea e del difficile percorso svolto dalle ragazze e dai ragazzi che lo scelgono, rettificando il sistema di conversione dei voti del baccalaureato, anche ai fini dell'ammissione all'università sulla base di parametri equi.
(4-09133)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con lettera del 31 marzo 2021 il sindacato intercategoriale Cobas ha inviato ai Ministri interrogati una richiesta per una convocazione urgente di un tavolo di concertazione con le parti interessate riguardo alla Vertenza nazionale Fedex-TNT, a seguito dell'incontro svoltosi nella giornata del 30 marzo 2021 nella sede prefettizia di Piacenza, in cui si è palesata la manifesta volontà della multinazionale Fedex-TNT di procedere alla chiusura immediata del sito di Piacenza che comporterà un grave impatto in termini occupazionali per circa 300 lavoratori ivi addetti che verranno licenziati;

   tutto ciò nonostante, in data 8 febbraio 2021, sempre presso la prefettura di Piacenza, a seguito dello stato di agitazione proclamato dallo stesso Sindacato, fosse stato siglato un verbale nel quale il rappresentante legale di Fedex dichiarava testualmente che «il piano industriale presentato il 19 gennaio 2021 dal gruppo Fedex per l'Italia non prevede alcun impatto sul personale addetto alle attività di handling e di pickup-delivery anche compreso quindi il sito di Piacenza»;

   alla luce di ciò, appare del tutto evidente che le preoccupazioni manifestate dal Sindacato e dai lavoratori Fedex di Piacenza, e sfociate nelle agitazioni sindacali sul suddetto sito tra fine gennaio e inizio febbraio 2021 – a seguito del comunicato dell'azienda per cui quell'hub non potesse più svolgere un ruolo centrale nelle attività distributive – fossero pienamente fondate;

   occorre evidenziare che secondo quanto ricostruito da ilfattoquotidiano.it con articolo del 31 marzo 2021 il gruppo aziendale avrebbe iniziato a spostare le merci in altri magazzini proprio nei giorni degli arresti dei sindacalisti che hanno organizzato la manifestazioni per ottenere garanzie occupazionali e tutele anche per i lavoratori in subappalto;

   la notizia della chiusura immediata arriva proprio nel momento in cui sindacati del settore logistica e del trasporto merci hanno proclamato lo sciopero nazionale per il rinnovo del contratto di lavoro, che fa seguito a quello dell'intera filiera di Amazon della scorsa settimana;

   secondo quanto riportato dall'articolo di giornale sopra citato, il sindacato avrebbe bollato la decisione della TNT-FedEx come una «chiusura inaccettabile» non dettata da ragioni economiche ma solo dalla volontà di eliminare la manodopera più sindacalizzata dei propri magazzini;

   è da oltre un anno che è emersa la preoccupazione per la situazione occupazionale del sito emiliano e in generale per il piano di ristrutturazione continentale annunciato dalla multinazionale;

   durante la pandemia questi lavoratori non hanno mai interrotto, nemmeno per un solo un giorno, le attività lavorative dentro i magazzini o quelle di corrieri e trasportatori, considerati fra le attività essenziali da non chiudere mai per evitare il collasso del sistema distributivo d'Italia, anche con riferimento alla distribuzione delle merci sanitarie essenziale durante l'emergenza da COVID-19 –:

   se i Ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritengano opportuno convocare, al più presto, le parti interessate, ossia i rappresentanti sindacali dei lavoratori e i rappresentanti dell'azienda per l'apertura di un tavolo di concertazione, per addivenire alla risoluzione delle problematiche sopra esposte e della crisi aziendale nonché al fine di evitare la chiusura definitiva dello stabilimento di Piacenza e il licenziamento di tanti lavoratori e lavoratrici che non possono perdere il posto di lavoro, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese a causa della pandemia.
(5-05886)


   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza è stato concepito come una misura assistenziale volta giustamente a supportare coloro che hanno difficoltà nel trovare un posto di lavoro ed è quindi stata pensata in un'ottica di politica attiva dei lavoro;

   le risorse stanziate dallo Stato per finanziare tale misura sono tutt'altro che esigue e si calcola che ammontino a circa 26 miliardi di euro per il triennio 2020-2022;

   l'entità dell'impegno finanziario dello Stato rende evidente come il legislatore abbia dovuto sacrificare gran parte delle risorse da dedicare alla propria politica economica annuale (per un valore di circa il 40 per cento del totale) al fine di finanziare il reddito di cittadinanza;

   un simile impegno – e i conseguenti sacrifici – impongono la massima attenzione in ordine all'erogazione del reddito di cittadinanza, garantendone la massima operatività nell'ambito della legalità ed evitando situazioni che possano acuire la tensione sociale fra i contribuenti che finanziano, sia pure indirettamente la misura, e i loro percettori;

   in questo senso, appare decisamente allarmante la notizia emersa in questi giorni sugli organi di stampa, circa il fatto che ben 76 persone sarebbero state segnalate alla procura per indebita percezione del reddito di cittadinanza;

   la notizia risulta tanto più deprecabile laddove emerge che di quei 76, ben 25 sarebbero stati condannati per mafia, mentre gli altri 51 avrebbero ottenuto il reddito di cittadinanza omettendo di comunicare che nel proprio nucleo familiare c'era anche un congiunto condannato definitivamente per associazione mafiosa;

   l'importo complessivo finora riscosso dai 76 soggetti ammonterebbe a oltre 600.000 euro, cifra tutt'altro che poco significativa e che fornisce la dimostrazione plastica di come l'indebita percezione del reddito di cittadinanza trasformi i sacrifici finanziari di milioni di cittadini – e dello Stato – in una mera dilapidazione di denaro pubblico a favore di soggetti tutt'altro che dediti a prendere parte alle politiche attive del lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, se del caso, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di approntare strumenti di controllo preventivo che assicurino l'erogazione del reddito di cittadinanza solo ed esclusivamente alle persone che ne abbiano diritto, scongiurando in partenza fattispecie come quella descritta in premessa, per cui soggetti senza i requisiti di legge si trovano a beneficiare di erogazioni statali in assenza di qualsiasi titolo e in aperto contrasto con la ratio e le finalità della normativa.
(5-05887)


   TRIPIEDI, COMINARDI, POLVERINI, DAVIDE AIELLO, INVIDIA, DAVIDE CRIPPA, RAFFA, TUCCI, RUGGIERO, MAMMÌ, CILLIS, CASO, BUOMPANE, MELICCHIO, ROBERTO ROSSINI, LICATINI, CARLA CANTONE, CIAMPI, SOVERINI, CIPRINI, CIMINO, MAURIZIO CATTOI, BUSINAROLO, ASCARI, PALMISANO, CATALDI, TOFALO, RICCIARDI, D'UVA, SEGNERI, CARBONARO, CECCONI, SAITTA, BATTELLI, SERRITELLA, LUCIANO CANTONE, SCERRA, DI STASIO, PALLINI, MASI, ORRICO, FERRARESI, SARTI, DIENI, LIUZZI, ZANICHELLI, CARABETTA, CURRÒ, EMILIOZZI, SCAGLIUSI, ADELIZZI, GALLO, FASSINA, DE CARLO, BRUNO, PERCONTI, CHIAZZESE, D'ARRANDO, CASA, DEL MONACO, CANCELLERI, AZZOLINA, MARZANA, IOVINO, PAPIRO, BILOTTI, LOREFICE, PROVENZA, IANARO, TRAVERSI, SPORTIELLO, ALAIMO, BUFFAGNI, BONAFEDE, BRESCIA, BALDINO, FRUSONE, VALENTE e FRACCARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 aprile 2021 veniva trasmesso, all'interno del programma televisivo «Le Iene», un servizio girato a Palma Campania (NA) riguardante delle presunte attività irregolari svolte ai danni di lavoratori extracomunitari e dello Stato;

   tra gli scopi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 luglio 2020 più conosciuto come «decreto flussi» vi è anche quello di portare manodopera extracomunitaria nelle attività industriali e agricole del nostro Paese. Il decreto è stato voluto per diminuire lo sfruttamento del lavoro in nero e quindi per ridurre l'illegalità presente nei settori;

   nella località indicata sembrerebbe esistere una truffa ben radicata portata avanti da diverso tempo con la collaborazione di titolari di attività agricole, studi legali e figure che fanno da tramite. Il sistema raggirerebbe quanto stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra evidenziato portando il datore di lavoro a chiedere diverse migliaia di euro ad ogni extracomunitario per far ottenere allo stesso il permesso di soggiorno ed essere assunto con contratto regolare per poi essere licenziato e successivamente, dopo poco, lavorare «in nero» con paghe orarie minime;

   più nel dettaglio, alla prefettura, in presenza del titolare e del lavoratore, viene mostrato, il contratto di lavoro per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno e il documento di residenza. Una volta ottenuti tutti i regolari documenti, si passa all'immediato licenziamento e successivo «lavoro nero»;

   dal servizio emergono irregolarità che possono essere contrastate solo con un'efficace attività di controllo, dato che i soggetti coinvolti risultano essere del tutto sconosciuti a livello previdenziale e fiscale. Da ciò ne consegue un'evidente evasione fiscale e contributiva che comporta minori entrate per lo Stato, oltre a mancate tutele per i lavoratori che non hanno alcun diritto: né una pensione adeguata, né un limite di orario, né un salario adeguato;

   va ricordato che nell'ambito del lavoro sommerso, un ruolo di primo piano è svolto dagli ispettori Inps che sono, secondo l'ultima stima di aprile 2021, solo 1.004 in tutta Italia, quindi in numero del tutto insufficiente a coprire il territorio nazionale. Il loro numero è tuttavia destinato a diminuire ulteriormente se non si agirà normativamente per abolire il ruolo ad esaurimento degli ispettori introdotto con l'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 149 del 2015, più conosciuto come «Jobs Act». Solo con il ripristino delle facoltà assunzionali da parte di Inps e Inail, che con la normativa vigente è attualmente paralizzato, si limiterebbero in modo significativo i numerosi episodi come quello descritto che configurano truffe ai danni dello Stato, oltre che evasione contributiva e, di non poca importanza, problemi di sicurezza sui luoghi di lavoro;

   nello specifico caso sopraindicato, lo sblocco del ruolo ad esaurimento, e quindi la possibilità di avere più ispettori, assume un ruolo ancor più importante visto che all'articolo 8, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 luglio 2020, viene stabilito che «Le quote per lavoro subordinato, stagionale e non stagionale, previste dal presente decreto, sono ripartite dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali tra gli Ispettorati territoriali del lavoro, le regioni e le province autonome» –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare, con le modalità reputate più celeri e viste le gravi situazioni di illegalità rappresentate, iniziative di carattere normativo volte ad abolire il ruolo ad esaurimento degli ispettori Inps e Inail.
(5-05892)

Interrogazione a risposta scritta:


   TURRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 6, comma 4, della legge 8 novembre 2000, n. 328, prevede che per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il comune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato, assume gli obblighi connessi all'eventuale integrazione economica;

   nell'ipotesi, dunque, di ricovero di una persona non autosufficiente presso una struttura sociosanitaria, le spese della retta relative alla parte sanitaria sono sostenute dal sistema sanitario, mentre quelle per la parte «sociale» sono a carico del cittadino e – se quest'ultimo non dispone dei mezzi sufficienti – è il comune di residenza, al momento del ricovero, ad assumere l'obbligo;

   per tali situazioni, numerosi comuni si sono dotati di regolamenti che, tenuto conto dell'accesso al ricovero sulla base dell'Isee, hanno ritenuto di modulare il contributo da erogare in rapporto ai trattamenti previdenziali e indennitari già percepiti dall'interessato;

   tuttavia, secondo quanto stabilito dall'articolo 2-sexies del decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42, sono esclusi dal calcolo ai fini dell'Isee delle famiglie con persone disabili o non autosufficienti i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte di debito, erogati da amministrazioni pubbliche in ragione della disabilità stessa, conseguendone un problema di copertura finanziaria per gli enti locali interessati, tenuti a provvedervi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente –:

   se e con quali iniziative di competenza intendano prevedere l'implementazione per l'anno 2021 del Fondo per le non autosufficienze di cui all'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, al fine di continuare a garantire, su tutto il territorio nazionale, l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da parte degli enti locali.
(4-09137)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Enci, ente nazionale cinofilia italiana, ha tra i suoi compiti anche la gestione del libro genealogico e i relativi controlli;

   tali controlli, secondo le norme tecniche del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali «possono essere fatti a campione», lasciando quindi di fatto spazio a incertezze nell'attribuzione della paternità e della maternità, diversamente da quello che accade per gli altri libri genealogici del mondo allevatoriale;

   da recenti fatti di cronaca, si apprende che il Cites sta eseguendo un'indagine denominata «Cappuccetto Rosso» relativa a possibili ibridazioni tra lupi selvatici e cani di razza, in particolare Cane lupo cecoslovacco –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga, onde evitare possibili ibridazioni non regolari, di modificare le linee guida, al fine di rendere obbligatoria la certificazione di paternità e maternità per l'iscrizione al libro genealogico come già accade per tutti gli altri libri genealogici delle altre specie allevate e, nel caso del lupo cecoslovacco, introdurre anche l'analisi genomica per il rilevamento della «selvaticità».
(5-05890)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Abruzzo quella che l'interrogante giudica la mancanza di governance sulla sanità si ripercuote anche sui vaccini: ad oggi la campagna procede dimostrando tutte le criticità dell'assenza di programmazione, prima fra tutte il ritardo nella vaccinazione dei fragili che vede l'Abruzzo agli ultimi posti rispetto alle altre regioni, compresa la vaccinazione per gli ultra ottantenni, mentre secondo i dati forniti dal Report vaccini anti Covid-19 della Presidenza del Consiglio dei ministri la vaccinazione di categorie altre rispetto a quelle prioritarie è pari a 7.171 dosi somministrate su un totale di 389.456 dosi, pari all'1,84 per cento;

   a questo si aggiunge il fatto che si procede a marce differenziate da capoluogo a capoluogo, fra disagi crescenti per la piattaforma di chiamata e la mancanza di omogeneità su iniziative che andrebbero spalmate su tutto il territorio regionale;

   dall'ultimo report settimanale sulle vaccinazioni, in Abruzzo attendono ancora la prima dose: 37.512 ultraottantenni, su una platea di 117.724 soggetti; 88.458 persone con età compresa tra i 70 ed i 79 su 134.480 soggetti;

   tale situazione, ad avviso dell'interrogante, non assicura il diritto alla salute a cui la regione è tenuta, specie quando questo diritto è condizionato da patologie e condizioni che possono essere un fattore di rischio in più in caso di contagio e dal fatto che risultano vaccinate categorie di persone non rientranti tra quelle prioritarie secondo l'indicazione del piano vaccinale elaborato dal commissario per l'emergenza, gen. Figliuolo;

   inoltre, serve anche omogeneità di metodo, un protocollo unico per tutte le Asl, perché non ci siano tempi diversi e nemmeno iniziative diverse, che possano risultare discriminanti per tutto il resto della popolazione, come accade con gli open-day vaccinali e per la gestione delle liste di riserva per i cosiddetti «panchinari del vaccino», nel rispetto della gerarchia delle categorie individuate dal programma regionale, come avviene nel Lazio, in Lombardia, in Emilia Romagna e anche in Toscana, dove in caso di surplus di vaccini si approda alle categorie spettanti e non si va «random», com'è capitato in Abruzzo con le oltre 7.000 dosi alle categorie «altre» della campagna, evitando sprechi, favoritismi e mancanza di trasparenza –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei ritardi registrati dalla regione Abruzzo nel completamento del primo ciclo di vaccinazione (una dose), per gli ultraottantenni, le persone fragili ed i soggetti con età compresa tra 70 e 79 anni e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per colmare tale gap rispondendo, così, al diritto degli abruzzesi di avere il vaccino;

   se sia a conoscenza di quanti siano i soggetti con età inferiore a sessant'anni che hanno ricevuto una dose di vaccino e che non possono considerarsi come fragili e caregiver, operatori sanitari e sociosanitari, personale non sanitario impiegato in strutture sanitarie e in attività lavorativa a rischio, ospiti di strutture residenziali, personale scolastico e personale del comparto difesa e sicurezza e quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-05889)


   DE MENECH, ROTTA, ZARDINI, PELLICANI, ZAN e DAL MORO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione televisiva «Report» andata in onda lunedì 26 aprile 2021 sul Raitre ha messo in fila una serie aspetti critici sulla gestione dell'emergenza Covid all'interno della regione Veneto, in particolare ha messo in evidenza come il Veneto sia stato, durante la prima ondata, una delle regioni più virtuose nella gestione dell'epidemia, mentre ciò non sia accaduto nella gestione della seconda ondata, in particolare tra novembre 2020 e gennaio 2021, quando si è registrato il più alto tasso di mortalità in Italia;

   da quanto è emerso dal reportage andato in onda, il Veneto, in quel periodo, in cui il Governo ha istituito le zone rosse, arancione e gialle, per indicare i territori più o meno colpiti dalla pandemia e quindi imporre misure restrittive alle attività economiche, educative e sociali, aveva superato anche il parametro relativo all'occupazione delle terapie intensive;

   il professor Crisanti, protagonista durante la prima ondata Covid, intervistato dall'inviato, ha dichiarato che durante la seconda ondata, il Veneto avrebbe fatto affidamento su tamponi rapidi, invece di quelli molecolari, precisando che, secondo un suo studio diagnostico, tre tamponi rapidi (di prima e seconda generazione, oggi superati) su 10 non sarebbero stati affidabili;

   questo studio (per altro non è chiaro se sia stato reso pubblico) sconfesserebbe la strategia seguita dalla regione nel tracciamento dei casi positivi, favorendo così possibili nuovi focolai e un incremento esponenziali di ricoveri e quindi conseguentemente dei decessi;

   a sua volta, il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor, ha negato l'esistenza di tale studio anche se poi, a intervista conclusa, ha affermato «Detto inter nos, noi rischiavamo la denuncia da parte della ditta che produce i tamponi. Meglio dire che questo studio non esiste»;

   inoltre, una dipendente della regione Veneto anche lei intervistata all'interno del reportage, ha affermato che, a novembre 2020, immettendo nel sistema informatico i nominativi degli assistiti con tampone molecolare positivo, accanto all'esito del tampone, compariva automaticamente la voce «asintomatico», senza che quella persona fosse stata sentita prima;

   è importante sottolineare che il numero dei positivi asintomatici, (che per il presidente Zaia a un certo punto toccava il 97 per cento dei contagiati) è un altro dei valori nel calcolo del rischio da parte dell'Istituto superiore di sanità e quindi determinante per la collocazione della regione in uno dei quattro colori previsti;

   questi sono solo alcuni degli aspetti emersi durante il reportage che, in ultima analisi, ha dato una fotografia della gestione sanitaria del Veneto durante la seconda ondata pandemica che merita sicuramente approfondimenti più specifici;

   la stessa procura di Padova ha aperto un'inchiesta per appurare se i tamponi rapidi possano avere un'affidabilità molto inferiore a quella dichiarata dalle aziende farmaceutiche produttrici e quindi se il loro utilizzo possa aver favorito la seconda ondata di contagi che nei mesi scorsi ha piegato il Veneto;

   l'indagine è stata affidata al sostituto procuratore Benedetto Roberti e sta proseguendo da settimane nel più assoluto riserbo, anche se, negli ultimi giorni, specie in ambienti ospedalieri e universitari, hanno iniziato a circolare voci sulla convocazione di persone «informate dei fatti» da parte della procura. Voci che si sono fatte ancor più insistenti dopo la puntata di Report –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per contribuire a fare piena chiarezza sugli avvenimenti che si sono verificati durante la seconda ondata epidemica e sulla gestione della sanità veneta e, in particolare se non ritenga necessario valutare l'adozione di iniziative ispettive al fine di verificare se vi sia stato il rispetto del diritto alla salute così come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione.
(5-05897)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato da inchieste a mezzo stampa, nel sistema di chiamate per le vaccinazioni contro il Covid-19, gli elenchi Inps relativi ai cittadini disabili non recano i nominativi di coloro che sono stati registrati come disabili prima del 2010;

   in tal senso, è stato rilevato come, nel caso di persone disabili da prima del 2010, in alcuni casi è stato necessario dimostrare la propria condizione fisica, poiché molti cittadini disabili da prima di quell'anno non esistevano per gli algoritmi di gestione delle prenotazioni vaccinali;

   a fronte di 4 milioni di cittadini disabili, nel giro di quattro mesi, da gennaio ad aprile 2021 sono 2 milioni le persone con fragilità vaccinate;

   nonostante le associazioni di tutela dei diritti dei disabili avessero sollevato il problema sin da dicembre 2020, gli elenchi Inps non hanno subito alcun aggiornamento, lasciando l'intero processo di vaccinazione delle persone con disabilità in una situazione critica –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda promuovere per disporre, per quanto di competenza, la costituzione di banche dati digitalizzate ad aggiornamento automatico ed interconnessione con le competenti autorità regionali, ai fini di una effettiva somministrazione delle adeguate cure sia in sede di prevenzione del Covid-19 che di sostegni sanitari di altro tipo.
(4-09138)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha colpito fortemente il settore del wedding; il fatturato del settore, secondo un report di Jfc, è crollato del 92,7 per cento rispetto ai dati dell'anno precedente, con ricadute anche sul turismo;

   stando ad una elaborazione su dati Istat sono 17 mila i matrimoni «saltati» perché previsti tra marzo e aprile 2020 e a oltre 50 mila ammonta il numero di quelli che dovevano essere celebrati tra maggio e giugno 2020;

   prima della pandemia l'industria legata al comparto dei matrimoni aveva registrato 486 milioni di euro di fatturato da oltre 9 mila matrimoni di stranieri in Italia, con un milione e 783 mila presenze sul territorio tra invitati e partecipanti;

   considerando che i mercati Usa e Gran Bretagna – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell'Osservatorio italiano destination wedding tourism – rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6 per cento del valore del wedding tourism, dalla rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi due mercati hanno perso, nel 2020, il 69,7 per cento degli eventi e il 78,9 per cento di fatturato;

   stando sempre al report di Jfc, per il 45,2 per cento degli operatori non ci sarà alcuna ripartenza prima della primavera 2022;

   il mondo del wedding vive di programmi a lungo termine. Dall'inizio dei preparativi alla realizzazione di un matrimonio passano molti mesi, a volte anni. Ciò implica che per molti operatori del settore, anche ripartendo nel 2021, non si riusciranno a vedere i primi guadagni effettivi prima della primavera del 2022. Un tempo troppo lungo che rischia di far morire un settore in sofferenza da ormai un anno;

   nei giorni scorsi, oltre 50 mila operatori economici e oltre mezzo milione di lavoratori del settore – uniti in occasione della manifestazione indetta da «Insieme per il Wedding» – hanno chiesto al Governo indicazioni e tempi certi per la futura ripresa dei matrimoni e degli eventi in Italia, la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per il 2020/2021, accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende e indennità per i lavoratori autonomi –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative urgenti a sostegno del settore del wedding individuando misure volte a fornire indicazioni e tempi certi per la ripresa, in sicurezza, dei matrimoni e degli eventi in Italia prevedendo in particolare la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per l'anno 2020/2021 e l'accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende nonché indennità per lavoratori autonomi impegnati nel settore.
(5-05896)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, SEGNERI, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, VILLANI, SAITTA, DEL SESTO, CASA e PERANTONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto degli eventi, del wedding, dei meeting e dei congressi in Italia dà occupazione a circa un milione di lavoratori, di cui 800 mila stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro in questo settore che è stato gravemente danneggiato dalla pandemia da COVID-19;

   nel 2020 in Italia, erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi di euro, fatturato totalmente bloccato a causa del lockdown che ha causato un default economico per le mancate vendite di articoli da regalo, bomboniere, confetti, abiti da cerimonia;

   secondo i dati di una ricerca diffusa recentemente a mezzo stampa, prima della pandemia l'industria legata al comparto dei matrimoni aveva registrato 486 milioni di euro di fatturato da oltre 9 mila matrimoni di stranieri in Italia, con un milione e 783 mila presenze sul territorio tra invitati e partecipanti;

   negli ultimi 5 anni, in particolare 5 regioni italiane sono diventate tra le mete più ambite dagli stranieri per celebrare i loro matrimoni, con grande guadagno non solo per il comparto specifico ma per tutto il settore della promozione dei prodotti made in Italy;

   il comparto ha perso l'80 per cento del fatturato, pari a ben 29 miliardi di euro per il 2020, mentre il 100 per cento da gennaio a marzo 2021;

   le chiusure derivanti dalla seconda ondata della pandemia nel mese di ottobre 2020, hanno vanificato ogni speranza di ripresa per il comparto, il medesimo settore peraltro non ha uno specifico codice Ateco che classifichi in modo preciso l'attività economica svolta dalle imprese del wedding, tanto più che nei primi quattro provvedimenti di ristoro si è più volte verificato il problema di includere negli allegati i codici Ateco delle singole categorie del settore; inoltre, il fondo previsto dal recente decreto «Sostegni» di fatto non considera la specificità del settore e pertanto occorrerebbe prevederne uno esclusivo per i professionisti del settore, gli unici che di fatto per ora non possono tornare a lavorare;

   nel decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, sono state previste le riaperture di numerose attività economiche, anche attività come gli eventi fieristici o gli sport da contatto che implicano la prossimità fisica delle persone o anche il loro assembramento, mentre il settore dei matrimoni ed eventi privati è stato completamente escluso dalle riaperture, nonostante le associazioni rappresentative del settore avessero proposto al Governo un protocollo per la riapertura in sicurezza, protocollo che prevedeva limitazioni molto più restrittive rispetto a quelle previste per qualsiasi altro settore toccato dalle riaperture, come l'obbligo di indossare la mascherina Ffp2, il distanziamento di 2 metri tra i tavoli, la presenza di un Covid manager per ogni 50 persone, il censimento dei partecipanti per garantire il tracciamento, un numero di invitati limitato in base alla superficie della struttura, il divieto di ballo;

   da più parti si denuncia che il settore sia ormai al collasso e che più di 5.000 imprese del comparto non riprenderanno più l'attività con effetti devastanti sull'economia e sull'occupazione –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per scongiurare il perdurare della crisi del settore.
(4-09142)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Di Giorgi n. 5-03828, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Piccoli Nardelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Di Giorgi e altri n. 5-05848, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carnevali.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Di Giorgi n. 5-05849, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carnevali.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-05864, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Montaruli, Ciaburro, Bucalo.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Mollicone e altri n. 3-01959 del 2 dicembre 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05893;

   interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-09113 del 28 aprile 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05886.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Commissione Alemanno e Baldino n. 5-05871 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 496 del 28 aprile 2021. Alla pagina 19302, prima colonna, alla riga trentesima deve leggersi: «BALDINO e ALEMANNO. – Al Ministro» e non come stampato.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i distaccamenti volontari dei vigili del fuoco forniscono un importante servizio di supporto ai comandi provinciali dislocati sul territorio nazionale;

   per contribuire in maniera fattiva al miglioramento delle dotazioni tecniche dei comandi di appartenenza, spesso insufficienti per .svolgere un soccorso adeguato, è divenuto sempre più frequente l'acquisto di automezzi o attrezzature da parte dei distaccamenti, anche attraverso la raccolta di fondi fra i cittadini o erogazioni da parte di aziende, enti pubblici o privati, da donare al Ministero (sia in forma di donazione che di comodato gratuito) al fine di un loro utilizzo sul territorio;

   da quanto noto all'interrogante sarebbe sempre più usuale l'ordinario e consueto trasferimento degli automezzi o delle attrezzature di cui sopra dai distaccamenti per un loro utilizzo stabile, o comunque per lunghi periodi di tempo, presso i comandi o le sedi permanenti dei vigili del fuoco, distogliendoli di fatto dall'uso concordato;

   a tale proposito, si segnala che situazione analoga si sarebbe verificata anche riguardo ad un'autoscala di ultima generazione acquistata dal distaccamento di San Pietro in Casale (Bo) ma che risulta essere stabilmente in uso presso la centrale di Bologna o presso il distaccamento permanente del Centro Cittadino «Carlo Fava»;

   quanto esposto comporta un continuo depauperamento delle dotazioni acquisite dalle sedi volontarie che attraverso le modalità sopra indicate avrebbero l'opportunità di potenziare i propri mezzi e le proprie attrezzature per offrire un servizio più efficiente a salvaguardia del proprio territorio;

   le elargizioni ricevute dai distaccamenti volontari dovrebbero configurarsi di fatto come donazioni modali che dovrebbero vincolare al distaccamento stesso la destinazione d'uso del bene che sarà oggetto di donazione o comodato gratuito a favore dell'amministrazione, per tramite del comando di competenza territoriale in cui presta il proprio servizio la sede volontaria –:

   se non ritenga necessario ed urgente che venga effettuata dalla direzione amministrativa del Corpo nazionale dei vigili del fuoco una più chiara identificazione interna della destinazione d'uso dei mezzi o delle attrezzature in questione al fine di una più esplicita definizione delle effettive attribuzioni ai singoli comandi e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare in tal senso;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché vengano salvaguardati i distaccamenti volontari dal continuo depauperamento delle dotazioni da essi stessi acquisite, anche grazie alle donazioni volontarie ricevute, che dovrebbero essere utilizzate prevalentemente a beneficio dei singoli territori e non indistintamente del comando nel suo complesso.
(4-08078)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il Ministero dell'interno, grazie a finanziamenti a valere su diversi fondi straordinari, ha avviato un piano pluriennale di rinnovo e potenziamento del parco mezzi di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  L'utilizzo di tali risorse finanziarie sta, quindi, consentendo, attraverso contratti di acquisto pluriennali, un crescente tasso di sostituzione degli automezzi, ed in particolare di quelli impiegati nel soccorso quali autopompaserbatoio, autobottipompa, autoscale, piattaforme aeree e mezzi fuoristrada.
  Più nello specifico, per quanto concerne le autoscale per il servizio antincendio, l'acquisto avviene, di norma, mediante procedure centralizzate mentre la distribuzione sul territorio nazionale è effettuata su base regionale, in funzione delle esigenze rilevate a livello territoriale.
  La dotazione complessiva sul territorio nazionale è di circa 280 autoscale, aventi una età media di servizio di 17 anni e, al fine di incrementare la disponibilità di tali mezzi operativi, sono in corso procedure di gara per l'acquisizione di ulteriori 60 autoscale.
  Va evidenziato che le direzioni regionali dei vigili del fuoco indirizzano l'assegnazione delle nuove forniture nell'ambito territoriale di competenza e possono promuovere la ricollocazione di automezzi in ambito regionale anche per esigenze straordinarie.
  In caso di donazione o concessione in comodato di un mezzo da parte di un'istituzione locale o di un privato a beneficio di un distaccamento volontario, è necessaria la presa in carico da parte del comando provinciale che ne dispone, poi, la successiva assegnazione, di regola assecondando la volontà del donatore.
  Resta fermo, tuttavia, il principio che, per una corretta copertura del soccorso tecnico, anche gli automezzi concessi in comodato d'uso al comando possono essere oggetto, in presenza di specifiche esigenze di servizio, di nuova dislocazione sul territorio provinciale di competenza.
  In relazione al comando dei vigili del fuoco di Bologna, cui si fa specifico riferimento nell'interrogazione, si rappresenta che, presso la sede principale, esso può contare su tre autoscale più altre due, cedute in comodato d'uso al comando da due associazioni di volontariato e dislocate presso i distaccamenti volontari di San Pietro in Casale e di San Pietro in Medicina.
  Nel corso del 2020, a causa di numerosi fuori servizio per interventi di riparazione delle autoscale, il comandante dei vigili del fuoco di Bologna, per inderogabili esigenze del dispositivo di soccorso tecnico urgente, ha dislocato, temporaneamente, presso le sedi permanenti le due autoscale cedute in comodato. Terminato il periodo di criticità le autoscale sono ritornate nei rispettivi distaccamenti di provenienza.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   BITONCI e STEFANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, a Padova, sono stati dati alle fiamme tre bar del centro a pochi minuti di distanza, nella notte di una città deserta a causa del coprifuoco determinato dalle misure di contenimento adottate dal Governo per l'emergenza sanitaria da Covid-19;

   nella centralissima piazza dei Frutti sono stati bruciati i tavolini e le tende esterne del bar dei Osei, poco dopo i pompieri sono dovuti accorrere in via degli Zabarella dove un analogo episodio si è verificato al Bar centrale, mentre un terzo cassonetto è stato dato alle fiamme a pochi metri dal Bar Cavour, nell'omonima piazza, e qui ad essere danneggiato è stato il bar «Paprika»;

   i danni, ovviamente, sono stati ingenti per i gestori dei bar e i negozi limitrofi, soprattutto in questo periodo in cui le attività commerciali della ristorazione sono letteralmente messe in ginocchio dalle misure restrittive adottate per il contenimento dell'epidemia, con ricavi già tagliati anche dell'80 per cento;

   grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza posizionate in una via pubblica non lontana dall'accaduto, la Questura di Padova ha identificato l'uomo senza fissa dimora, barcollante, che si allontanava dal bar in fiamme, peraltro un tossicodipendente e con svariati precedenti per furto, già noto alle Forze dell'ordine, perché gira per il centro storico chiedendo l'elemosina e, in passato, ha già ricevuto una serie di provvedimenti di fogli di via oltre che due «daspo» urbani;

   il fatto che si trattasse dell'uomo senza fissa dimora, probabilmente mosso al gesto piromane dal desiderio di vendetta per il fatto che venisse sempre allontanato dai bar della zona, ha tranquillizzato la cittadinanza e i gestori dei locali che non si trattasse, invece, di una protesta nei confronti delle chiusure dei bar o dei locali notturni determinate di decreti del Governo –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire il rispetto dell'ordine e della sicurezza pubblica nei centri cittadini per evitare che episodi similari a quelli illustrati in premessa possano ripetersi, soprattutto se commessi da soggetti con precedenti noti alle forze di polizia, a maggior ragione in questo periodo di coprifuoco in cui dopo le ore 18 i centri-città si svuotano.
(4-07491)

  Risposta. — Con riferimento agli episodi segnalati nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Nella notte fra il 10 e l'11 novembre 2020 sono state date alle fiamme le strutture esterne (sedie, tavolini, ombrelloni) di tre esercizi commerciali nel centro storico di Padova.
  Nel pomeriggio dello stesso 11 novembre, le indagini svolte dalla locale questura hanno consentito di individuare e rintracciare l'autore dei reati, un cittadino italiano senza fissa dimora e abitualmente dedito all'accattonaggio, con diversi precedenti penali.
  Al predetto, immediatamente deferito all'autorità giudiziaria per le ipotesi di danneggiamento seguito da incendio, è stato inoltre notificato un Daspo urbano, per la violazione di precedenti ordini di allontanamento.
  Il medesimo è stato tratto in arresto, il 18 novembre 2020, da personale dell'Arma dei carabinieri in esecuzione di un ordine di carcerazione dell'autorità giudiziaria di Vercelli, a seguito di una sentenza definitiva di condanna a sei mesi di reclusione per truffa.
  La vicenda segnalata nell'atto di sindacato ispettivo ha avuto ampia eco sulla stampa locale – anche per il timore che potesse essere correlata all'attuale situazione emergenziale e al malessere diffuso in una parte dell'opinione pubblica che ritiene gli esercizi pubblici responsabili degli assembramenti e, indirettamente, della diffusione dei contagi – ma la tempestiva individuazione del responsabile ha consentito di escludere tale ipotesi.
  Si evidenzia, infine, che l'attività investigativa ha trovato un valido supporto nel sistema di videosorveglianza cittadino, la cui diffusione è molto capillare sul territorio comunale, in particolare nel centro storico, e conta ad oggi più di 600 telecamere.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comando provinciale dei vigili del fuoco di Monza è privo di un terzo dell'organico, nonostante il Governo, a quanto risulta all'interrogante avesse promesso l'invio di ben 193 pompieri, attualmente in servizio ce ne sono solo 140 in una provincia estesa com'è quella di Monza e della Brianza;

   la questione è nota dall'inizio dell'anno 2020, quando il viceministro dell'interno, Matteo Mauri, ha incontrato il prefetto della provincia di Monza e della Brianza, Patrizia Palmisani, e i vertici del sistema provinciale della sicurezza, senza incontrare, invece, le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco che, tuttavia, hanno provveduto ad inviargli una lettera nella quale hanno elencato tutte le criticità del comando di Monza, prima fra tutte la necessità di organizzare meglio tutta la struttura del comando di Monza e Brianza, per renderlo autonomo da Milano e dalla direzione regionale;

   nel frattempo, il Governo ha provveduto, invece, in tutta fretta a smantellare i «decreti sicurezza» del precedente Governo, aumentando l'insicurezza nel nostro Paese e ci sono, invece, ambiti delle forze dell'ordine che gridano aiuto, inascoltati;

   nel disegno di legge di bilancio per il 2021, presentato dal Governo, sono state stanziate apposite risorse anche per il personale del corpo nazionale dei vigili del fuoco –:

   come intenda al più presto risolvere il noto problema della carenza di organico presso il comando provinciale dei vigili del fuoco di Monza.
(4-07882)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo alle iniziative per assicurare la piena operatività del comando provinciale dei vigili del fuoco della provincia di Monza e Brianza, si rappresenta quanto segue.
  Dai dati aggiornati a gennaio 2021 risulta che le carenze della pianta organica del personale operativo non specialista, presso il predetto comando, sono pari a 27 unità per il ruolo dei capi squadra e capi reparto, mentre sono pari a 16 unità per la qualifica di vigile del fuoco.
  Al fine di sopperire alla temporanea insufficienza di personale operativo non specialista, per l'ultimo trimestre 2020 è stato effettuato un piano di distribuzione dei richiami di personale vigile volontario, attribuendo a ogni Direzione regionale un
budget in proporzione alle carenze.
  Peraltro, tali carenze potranno essere in parte gradualmente assorbite anche grazie alla recente disposizione prevista nella legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), che prevede l'assunzione straordinaria di 750 vigili in un triennio.
  Infine, trattandosi di un comando di recente istituzione (è stato istituito il 27 maggio 2019), si assicura che le esigenze segnalate nell'interrogazione verranno tenute in considerazione in occasione delle prossime assegnazioni di personale, anche nei ruoli del personale logistico-gestionale e tecnico-informatico, ivi compresi operatori e assistenti, proprio al fine di ridurre al minimo le predette carenze.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   DI LAURO e GALLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Piano di Sorrento (NA), con delibera di giunta n. 188 del 2017, ha adibito l'area del mercato ortofrutticolo di piazza della Repubblica a parcheggio a rotazione per le auto, affidandone la gestione direttamente, tramite determinazione n. 438 del 2017, all'associazione ricreativa culturale non riconosciuta e senza scopo di lucro «Territorio, Trasparenza, Passione» in via sperimentale sino al 31 dicembre 2017;

   al momento della delibera, l'associazione non risultava iscritta nell'apposito albo comunale ed era stata costituita due giorni prima, mentre il codice fiscale sarebbe stato richiesto, a quanto risulta agli interroganti, solo il giorno antecedente;

   l'associazione, secondo il proprio statuto, dovrebbe svolgere «attività ricreative e culturali, nonché attività nei settori dello sport; comprese quelle discipline ed attività di carattere educativo, pedagogico e di promozione sociale, oltre alle attività commerciali propedeutiche e/o collegate»; tutte attività estranee all'oggetto dell'affidamento;

   gli uffici comunali hanno appurato che l'associazione non disponeva di partita iva, mentre, a causa dell'assenza di un archivio informatizzato, hanno appurato solo sommariamente, che vi sarebbe l'assenza di posizioni debitorie o di contenzioso dei membri dell'associazione nei confronti del comune, requisito fondamentale per poter ottenere l'affidamento;

   l'associazione ha sede in Piano di Sorrento, Via San Giovanni n. 36, indirizzo dello studio tecnico del socio fondatore Pino Giuseppe Alberino, fratello del consigliere comunale, nonché capogruppo di maggioranza, Marilena Alberino, così come la stessa commissione consiliare permanente «Trasparenza su atti e gestione del comune» ha accertato il 16 ottobre 2017;

   visti i dubbi sopra elencati, la citata commissione consiliare permanente il 26 ottobre ha chiesto la sospensione in autotutela dell'affidamento; tuttavia, agli interroganti non risulterebbe che ciò sia avvenuto;

   i funzionari ai quali la citata commissione consiliare permanente ha chiesto opportune verifiche non si sono espressi, ritenendo sia il segretario comunale a doversi esprimere, in quanto titolare della Competenza in materia di «prevenzione della corruzione e trasparenza»; verifiche che non risulta siano avvenute;

   agli interroganti risulta che, nonostante la richiesta di sospensione in autotutela, l'esecuzione dell'affidamento sia giunta regolarmente sino al termine del 31 dicembre 2017 e sia proseguita anche oltre in assenza della necessaria autorizzazione da parte del comune, almeno sino al 2 marzo 2018 quando con la determinazione n. 125, è stato autorizzato il proseguimento dell'affidamento sino al 31 dicembre 2019;

   esiste una società che, a quanto consta agli interroganti, già ha lavorato per il comune, in particolare per la gestione di parcheggi a pagamento garantendo ingenti introiti nelle casse comunali, che tuttavia non sembrerebbe sia stata presa in considerazione per l'affidamento di cui sopra;

   come riportato sui social network dal portavoce del sindaco dottor Vincenzo Califano, «Il servizio di parcheggio al mercato è cessato dal 1° aprile a seguito di espressa rinuncia dall'Associazione affidataria, presentata il 30 marzo. La motivazione è dovuta alla sopravvenuta rilevanza dei costi di gestione rispetto ai modesti introiti del parcheggio, in quanto secondo l'ispettorato del Lavoro le unità immesse in servizio dall'Associazione debbono essere inquadrate come dipendenti e soci volontari»;

   agli interroganti, attualmente, non risulta che il parcheggio sia gestito da alcun ente, producendo un danno per le finanze pubbliche; non risulta inoltre che il comune abbia proceduto nei confronti dell'associazione per i mancati introiti né abbia proceduto ad affidare la gestione dell'area mercatale adibita a parcheggio ad altro soggetto –:

   di quali elementi disponga il Governo circa la vicenda di cui in premessa;

   se e quali verifiche siano state avviate in relazione ai profili fiscali dell'attività affidata all'associazione citata in premessa, con particolare riguardo al rispetto della normativa in materia di iva;

   quali verifiche abbia svolto l'ispettorato del lavoro in relazione all'associazione di cui in premessa e quali ne siano le risultanze;

   se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per attivare verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato e dell'ispettorato per la funzione pubblica presso il dipartimento della funzione pubblica, in relazione agli effetti che tali criticità potrebbero aver determinato sulla situazione amministrativo-contabile del comune di Piano di Sorrento.
(4-00370)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-00370 relativa ad una determinazione del comune di Piana di Sorrento per la gestione del parcheggio auto di una piazza del paese, riguardante un affidamento diretto in favore dell'associazione culturale senza scopo di lucro «Territorio, Trasparenza, Passione».
  Al riguardo, per quanto di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, in relazione ad eventuali verifiche che siano state avviate sui profili fiscali dell'attività affidata alla predetta associazione, con particolare riguardo al rispetto della normativa in materia di Iva, l'Agenzia delle entrate ha comunicato che, dalle informazioni presenti nella banca dati dell'anagrafe tributaria, risulterebbe che l'associazione «Territorio, Trasparenza, Passione», avente sede legale in via S. Giovanni, 36 - Piano di Sorrento (NA), abbia chiesto il proprio codice fiscale (90095150638) in data 27 settembre 2017, dichiarando di svolgere «attività di organizzazione per la tutela dei cittadini».
  Non risulta, invece, che abbia richiesto l'attribuzione della partita Iva.
  Ciò premesso, con riguardo alle predette verifiche relative ai profili fiscali dell'attività svolta dall'associazione, nonché ai connessi adempimenti, è il caso di evidenziare che in base alla normativa vigente (articoli 43 del decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 600, recante «Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte dirette» e 57 del decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972, n. 633, recante «Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto») gli accertamenti tributari riguardanti Ires e Iva devono essere notificati dall'amministrazione finanziaria, a pena di decadenza:

   nel caso di dichiarazione presentata, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione;

   nel caso di dichiarazione omessa, entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione avrebbe dovuto essere presentata.

  Pertanto, appare evidente come i termini per l'esercizio del potere di accertamento dell'amministrazione finanziaria, in ordine agli adempimenti e alla qualificazione dell'attività svolta dall'associazione «Territorio, Trasparenza, Passione» non siano ancora scaduti, potendo essere esercitati, per il periodo d'imposta 2017 (primo anno di attività dell'associazione in argomento), fino al 31 dicembre 2023, nel caso in cui risulti che la dichiarazione sia stata presentata, ovvero fino al 31 dicembre 2025, nel caso in cui, invece, la dichiarazione risulti omessa.
  Per la verifica dei fatti si richiede, inoltre, un intervento dei Servizi ispettivi di finanza pubblica (S.i.fi.p.) della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo si evidenzia che la segnalazione, essendo inerente ad una questione circoscritta ad un fatto molto specifico, non risulta presentare connotati che giustifichino l'attivazione di un controllo ispettivo da parte dei S.i.fi.p. Inoltre la prefettura di Napoli aveva già segnalato che agli atti della guardia di finanza e dell'ispettorato del lavoro non risultavano elementi sulla situazione oggetto dell'interrogazione.
  Si ritiene opportuno precisare altresì che i S.i.fi.p. provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Ciò non preclude comunque che, prendendo atto delle segnalazioni degli onorevoli interroganti, si possa prevedere un eventuale inserimento del comune nei futuri programmi annuali, sulla base delle previsioni delle linee guida che regolano l'attività dei Servizi ispettivi.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 il comune di Milano ha approvato la partecipazione al programma Reinventing Cities, bando internazionale promosso dalla rete di città «C40» per avviare processi di rigenerazione urbana resiliente e a zero emissioni, mettendo a bando alcuni siti che il piano di Governo del Territorio (Pgt) individua come ambiti strategici per la rigenerazione urbana di Milano 2030;

   con riguardo al Municipio 4 gli ambiti individuati sono l'ex Macello e Avicunicolo, già riportato nel PDT come Piano Attuativo Obbligatorio PA3 «viale Molise» ex Macello, in viale Molise n. 68, e l'ambito contiguo delle Palazzine Liberty;

   con delibera del 30 gennaio 2020 il consiglio di municipio 4 del comune di Milano ha espresso parere favore a tale progetto, con prescrizioni, al fine della rivalutazione delle aree in oggetto;

   la riqualificazione di tali siti dovrebbe essere occasione per produrre coesione sociale, restituendo ai cittadini ambiti del territorio oggi caratterizzati dalla dismissione delle funzioni storiche e che possono rappresentare punti nevralgici per la città;

   tuttavia attualmente l'edificio ex-Borsa del Macello, di proprietà di SogeMi Spa (partecipata al 99,994 per cento dal comune di Milano), risulta ancora abusivamente occupato dal collettivo Macao già dal 2012, mentre le palazzine accanto, all'interno delle quali fino a poco tempo fa vi erano gli uffici dell'Ats si trovano ancora in totale stato di abbandono e di occupazione abusiva;

   si tratta di un complesso di notevole valore architettonico, esemplare del Liberty a Milano, situato in un quartiere ad alta densità abitativa il cui recupero avrebbe notevoli effetti per la riqualificazione della zona;

   non solo, le palazzine contigue all'ex Borsa del Macello, tuttora occupata, versano ancora in uno stato di completo abbandono dopo la chiusura degli uffici dell'Ats, ma anche i terreni circostanti sono diventati luogo di bivacchi abusivi e di attività illegali, con conseguenti gravissimi problemi di sicurezza e ordine pubblico per il quartiere –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare per procedere allo sgombero delle Palazzine Liberty e per garantire il rispetto dei principi di legalità nei terreni circostanti di cui in premessa e restituire l'area alla disponibilità del legittimo proprietario dei cittadini milanesi ed al fine di consentire che si proceda alla loro riqualificazione e messa a disposizione della collettività.
(4-08098)

  Risposta. — L'atto parlamentare in esame fa riferimento a un complesso immobiliare di Milano, situato all'interno del Municipio 4, recentemente inserito nel programma internazionale di valorizzazione urbanistica «Reinventing Cities».
  Gli immobili sono costituiti da alcune palazzine in stile
Liberty e dai fabbricati appartenenti all'area dell'ex Macello; due di questi stabili, ubicati ai civici 64 e 66 di viale Molise, condividono un cortile interno con la palazzina Liberty del civico 68, occupata fin dal 16 giugno 2012 dal Collettivo Macao, inserito nel circuito della sinistra extraparlamentare e dei centri sociali autogestiti.
  La gestione del complesso immobiliare, per conto del comune di Milano, è attualmente affidata alla società SO.GE.MI. spa. In virtù di un contratto di custodia e utilizzo temporaneo della durata di due anni stipulato il 5 maggio 2020 con l'amministrazione comunale, il gestore SO.GE.MI. garantisce la sorveglianza sul citato compendio immobiliare mediante un'attività di vigilanza e controllo.
  Restano esclusi dal monitoraggio l'immobile occupato dal Collettivo Macao e parte dell'immobile di viale Molise 64, anch'esso oggetto di occupazione.
  Si informa inoltre che, in passato, la SO.GE.MI. ha segnalato al comune di Milano un episodio di occupazione abusiva, a cui ha fatto seguito un intervento coordinato con la polizia locale per il ripristino delle condizioni di legale disponibilità del bene immobile.
  Anche recentemente sono stati effettuati ulteriori sopralluoghi, alla presenza di agenti della polizia locale e del servizio di vigilanza del soggetto gestore.

  In particolare, con specifico riferimento agli stabili dei civici 64 e 66, la questura di Milano ha confermato la presenza di giacigli di fortuna utilizzati, in prevalenza, da cittadini stranieri di origine nordafricana.
  Più in generale, al fine di promuoverne la riqualificazione, si rappresenta che gli immobili individuati come area dell'ex Macello e le attigue palazzine
Liberty sono stati inseriti dal comune di Milano, previa favorevole deliberazione del consiglio del municipio 4, nell'ambito del programma internazionale «Cities Climate Leadership Group/Reinventing Cities», bando per progetti urbani resilienti a zero emissioni proposto da C40, la «Rete di metropoli impegnate nella lotta al cambiamento climatico, per il miglioramento della salute del benessere e delle opportunità economiche dei cittadini».
  In particolare, il programma atteso per la valorizzazione delle palazzine
Liberty consiste nel recupero architettonico e funzionale degli edifici attraverso la realizzazione di attività che ne favoriscano la fruizione pubblica e l'insediamento di servizi di interesse pubblico o generale.
  L'Amministrazione locale ha riferito in merito che la prima fase dell'iniziativa, consistente nella presentazione di una manifestazione d'interesse da parte di
team multidisciplinari, si è conclusa con la selezione dei finalisti; è attualmente in corso la seconda fase del bando, in esito alla quale verrà disposta la concessione in diritto di superficie ai soggetti individuati quali vincitori della procedura concorsuale, i quali saranno tenuti alla esecuzione dei lavori di riqualificazione dei cespiti, previo allontanamento – con costi a loro carico e secondo i tempi e modi ritenuti più opportuni – degli occupanti abusivi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 settembre 2019 l'assessore degli enti locali, finanze ed urbanistica della regione Sardegna, Cristiano Erriu, inseriva l'amministrazione comunale di Nuoro tra quelle destinatarie del decreto n. 12 protocollo n. 4374 18 settembre 2018, contenente l'intimazione a «deliberare l'approvazione del rendiconto di gestione dell'esercizio finanziario 2017, entro venti giorni decorrenti dalla data di ricevimento del presente decreto. Decorso tale termine, per ciascun ente inadempiente, sarà nominato un commissario ad acta che provvederà in via sostitutiva e nel contempo saranno avviate le procedure per lo scioglimento dei rispettivi organi assembleari ai sensi del combinato disposto dell'articolo 141, commi 2 e 8, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e degli articoli 2 e 5-bis, della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13»;

   nella seduta del consiglio comunale dell'8 ottobre 2018 il punto relativo alla presentazione dello schema di rendiconto della gestione 2017 non veniva trattato per mancanza del numero legale di consiglieri. Si rendeva pertanto necessario lo svolgimento della seduta il giorno successivo, ma la stessa si concludeva alle ore 22:00 senza che si procedesse all'illustrazione dello schema citato;

   in data 29 ottobre 2018 l'assessore Erriu (decreto n. 14 protocollo 5125), in modo irrituale e in palese contrasto con quanto precedentemente decretato, oltre che, ad avviso dell'interrogante, con la normativa vigente, trasmetteva all'amministrazione comunale di Nuoro una nuova ed espressa diffida ad adempiere, fissando in data 8 novembre 2018 il nuovo termine per l'approvazione del rendiconto di gestione dell'esercizio finanziario 2017, a pena di commissariamento e scioglimento dell'ente nei modi precedentemente illustrati;

   il parere positivo sullo schema del rendiconto, emesso dal collegio dei revisori dei conti, veniva rilasciato solamente in data 27 ottobre 2018: tenuto conto di quanto disposto dal comma 2 dell'articolo 227 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Tuel), tale documento è da considerarsi parte integrante della proposta di delibera che, ai sensi della medesima disposizione, deve essere «messa a disposizione dei componenti dell'organo consiliare prima dell'inizio della sessione consiliare in cui viene esaminato il rendiconto entro un termine, non inferiore a venti giorni, stabilito dal regolamento di contabilità». Per tali ragioni non si ritiene possibile addivenire ad una deliberazione entro il termine stabilito dal summenzionato decreto assessoriale n. 14, se non attraverso una lesione alle prerogative istituzionali del mandato consiliare, essendo tale termine previsto per consentire ad ogni consigliere di esercitare al meglio una funzione di controllo politico-istituzionale sull'azione amministrativa dell'ente;

   inoltre, l'articolo 227, comma 2-bis, del Tuel, i citati articoli 141 del Tuel e gli articoli 2 e 5-bis della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13 in caso di mancato adempimento dell'approvazione entro i 20 giorni dagli stessi stabiliti, non attribuiscono all'ente regionale di controllo la facoltà di interrompere la procedura di sostituzione dell'amministrazione inadempiente e successivo scioglimento dell'ente, come invece si ritiene essere avvenuto con l'emanazione del secondo dei due decreti assessoriali summenzionati –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda di cui in premessa e se intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere apposite verifiche, per quanto di competenza, da parte dei servizi ispettori di finanza pubblica presso il comune di Nuoro in relazione alla citata situazione finanziaria e contabile dell'ente.
(4-01526)

  Risposta. — In risposta all'interrogazione n. 4-01526, inerente al comune di Nuoro, con richiesta di verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.i.fi.p.), sentiti gli uffici competenti della Ragioneria generale dello Stato, si evidenzia, preliminarmente, che non rientra nei compiti dei Servizi ispettivi stessi il controllo di legittimità di singoli atti.
  Si precisa, inoltre, che questi ultimi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento.
  Ciò premesso, entrando nelle specifiche questioni evidenziate, il Ministero dell'interno, interessato al riguardo, ha precisato che la regione Sardegna, in base allo Statuto, ha legislazione esclusiva sul regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative.
  Ha evidenziato, inoltre, che il secondo decreto dell'assessorato regionale, del quale si fa menzione, risulta essere stato emanato a seguito di osservazioni del comune di Nuoro mirate a fornire taluni chiarimenti che consentissero al consiglio comunale l'esame dello schema di rendiconto annuale 2017. Quest'ultimo era stato approvato dalla giunta comunale con deliberazione del 5 ottobre 2018, n. 267, dopo il primo decreto della regione Sardegna del 18 settembre 2018, nel rispetto della tempistica prevista per l'esame da parte sia dei revisori dei conti che dei consiglieri.
  Risulta inoltre al predetto Ministero dell'interno che il comune di Nuoro abbia poi effettivamente adottato il rendiconto 2017, con deliberazione del consiglio comunale del 7 novembre 2018, n. 40, che, come comunicato nel dettaglio dal Ministero dell'interno, riporta un risultato di amministrazione al 31 dicembre 2017 pari a 5.777.009,15 euro, articolato in una parte accantonata, non comprendente il fondo pluriennale vincolato, composta dal fondo crediti di dubbia esigibilità, per un importo pari a 1.792.013,20 euro e dal fondo contenzioso pari a 594.737,63, e da una parte vincolata, derivante da trasferimenti diversi, per un importo di 3.190.258,32 euro.
  Tutto ciò premesso, comunque, prendendo atto delle osservazioni formulate nell'interrogazione, si danno assicurazioni che sarà valutato l'inserimento di una verifica presso il comune di Nuoro nei futuri programmi ispettivi, compatibilmente con gli obiettivi annualmente fissati dal Ministro dell'economia e delle finanze.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo a firma del giornalista Michele Presta, pubblicato il 5 settembre 2020 sulla testata on line «Il Corriere della Calabria», si riporta la notizia del declassamento dell'operazione contro la ’ndrangheta denominata «Jonny», coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, con conseguente ridimensionamento delle promozioni per meriti straordinari proposte dal questore di Crotone all'attenzione della commissione esaminatrice per premiare il lavoro svolto dai poliziotti utilizzati;

   a proposito della stessa operazione «Jonny», l'articolo summenzionato ne ricostruisce il quadro;

   «Partono – si legge nel medesimo articolo – le investigazioni e si uniscono i tasselli di un quadro criminale che coinvolge la cosca Arena. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sanno che avranno a che fare con un gruppo criminale egemone non solo a Isola Capo Rizzuto ma anche nell'entroterra Crotonese e capaci di sconfinare anche in provincia di Catanzaro. Documentano summit di ’ndrangheta e mettono nero su bianco pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche che insieme ai servizi di osservazioni dinamica consentono di ricostruire l'organigramma dell'intero gruppo criminale»;

   l'efficace lavoro svolto dagli inquirenti aveva portato nel 2017 all'emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di decine di indagati e per svariati tipi di reati, «tutti aggravati dalle finalità mafiose»;

   «considerata l'importanza dell'operazione – secondo l'articolista – ed il lavoro svolto dai poliziotti di Crotone e Catanzaro, il questore della città Pitagorica aveva proposto alla commissione esaminatrice: tre promozioni per merito straordinario, tredici encomi solenni, sei encomi semplici e sette lodi»;

   «le valutazioni fatte sull'operato però non hanno avuto lo stesso prospetto e dunque con quello che nel gergo viene definito declassamento di 1 al personale» tutte le promozioni proposte sono state ridimensionate;

   ad avviso degli interroganti, il riferito declassamento penalizza oltremodo il lavoro degli inquirenti, costantemente impegnati, insieme ai magistrati, nella dura lotta dello Stato nei confronti dell'antistato, che nel tempo ha in ogni senso inquinato un territorio tra l'altro segnato da una costante emigrazione di massa e da frequenti scioglimenti di enti locali e aziende sanitarie per infiltrazioni mafiose –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per una rivalutazione dei riconoscimenti di cui in premessa.
(4-06963)

  Risposta. — In relazione all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si riferisce quanto segue.
  L'operazione di polizia giudiziaria denominata «Jonny» costituisce il frutto di un lavoro investigativo estremamente complesso, che ha coinvolto la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza.
  Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, hanno avuto inizio nel 2014; si sono poi concluse nel 2017 con la disarticolazione di un sodalizio criminale appartenente alla cosca della 'ndrangheta Arena di Isola Capo Rizzuto, tradizionalmente egemone nel territorio crotonese ma con mire espansionistiche anche nella provincia di Catanzaro.
  Nello specifico, il segmento investigativo appartenente alla Polizia di Stato ha consentito di documentare i movimenti e lo spessore criminale del sodalizio in argomento che aveva strutturato sul territorio attività estorsive perpetrate ai danni di esercizi commerciali e imprese impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.
  La Polizia di Stato, nel monitorare la costante evoluzione degli assetti organizzativi della cosca, ha ricostruito organigramma e ruoli dei suoi appartenenti, facendo luce sulla rete di collegamenti con le altre cosche alleate della zona.
  L'attività investigativa ha portato all'emissione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura distrettuale di Catanzaro, eseguito il 15 maggio 2017, nei confronti di 68 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto abusivo di armi, danneggiamento, intestazione fittizia di beni, truffa, frode in pubbliche forniture, impossessamento e vendita di beni di interesse storico e archeologico, malversazione e altri reati, tutti aggravati dalle finalità mafiose.
  Successivamente, il 5 e il 23 giugno 2017, sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari per 62 degli indagati.
  Con nota del 19 dicembre 2017, il questore di Crotone ha proposto il personale in servizio presso la locale squadra mobile e la D.i.g.o.s., nonché presso la squadra mobile della questura di Catanzaro, per il conferimento di 3 promozioni per merito straordinario, 13 encomi solenni, 6 encomi e 7 lodi.
  In data 2 settembre 2020, la proposta di ricompensa nei confronti del personale di Polizia coinvolto nelle indagini è stata sottoposta alla valutazione del Consiglio per le ricompense per meriti straordinari e speciali (composto da dirigenti del Dipartimento della pubblica sicurezza di comprovata esperienza anche nel settore della polizia giudiziaria), competente ad esprimere un parere per la promozione per merito straordinario e a deliberare per le altre tipologie di riconoscimenti.
  Alla luce dell'istruttoria effettuata e in attuazione del contenuto dell'accordo siglato in data 7 ottobre 2019 tra questa amministrazione e le organizzazioni sindacali del personale della Polizia di Stato maggiormente rappresentative sul piano nazionale, il Consiglio ha espresso un parere contrario al conferimento della promozione per merito straordinario nei confronti dei dipendenti a tal fine proposti; l'organo collegiale ha infatti ritenuto che l'operazione di polizia giudiziaria, svolta in collaborazione con l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza, pur portata a termine in modo encomiabile, rientrasse nei compiti istituzionali delle articolazioni investigative deputate in via esclusiva a svolgere indagini su rilevanti fenomeni criminosi e tuttavia, in considerazione delle spiccate qualità professionali e delle non comuni doti operative dimostrate dagli operatori della squadra mobile, il citato Consiglio ha deliberato il conferimento dell'encomio solenne ai dipendenti proposti per il riconoscimento premiale.
  Per le stesse motivazioni, al personale proposto per l'encomio solenne, con alcune eccezioni, il Consiglio ha reputato congruo conferire un encomio, in virtù delle elevate capacità professionali e dei rilevanti risultati conseguiti.
  In particolare, nei confronti di due dirigenti, ha deliberato la concessione della lode in virtù dell'impegno profuso e degli apprezzabili risultati conseguiti nell'espletamento dei compiti di istituto.
  Per il restante personale, proposto per l'encomio e la lode, valutato anche il contenuto delle schede individuali, l'organo collegiale ha deciso il conferimento delle ricompense richieste in ragione delle capacità professionali e operative.
  Si rappresenta, altresì, che gli interessati non hanno avanzato alcun gravame in ordine alle determinazioni adottate.
  Si evidenzia infine che analogamente a quanto deciso dal citato Consiglio, al personale dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza che ha partecipato all'indagine in argomento sono stati concessi i riconoscimenti dell'encomio solenne, dell'encomio semplice e dell'elogio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto regionale per i ciechi, storica istituzione della regione Lazio che ha l'obiettivo di realizzare attività per aiutare ciechi e ipovedenti, rischia di chiudere per una cattiva gestione della giunta regionale. Organi di stampa confermano che risulterebbero spesi 5 milioni di euro e della relazione sul conto consuntivo Ipab (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) del 30 luglio 2019 si evince che il collegio dei revisori ha accertato «una situazione finanziaria precaria» e «un equilibrio finanziario» che compromette «la continuità aziendale»;

   infatti, a dicembre 2017 la cassa disponibile era pari a 8 milioni e 600.000 euro, mentre a dicembre 2018 è pari a 3 milioni e 745.000 euro; i revisori relazionano che tutto ciò incide «sull'effettivo strutturale equilibrio finanziario raggiunto e compromette la continuità aziendale»;

   si tratta di un debito di circa 700.000 euro – tra bollette e affitto mai pagati da parte della Link Campus University e di un patrimonio immobiliare di oltre 800 appartamenti, dislocati nel centro di Roma del valore di centinaia di milioni di euro che dovrebbero essere utilizzati per aiutare i ciechi, ma che il più delle volte viene usato per altri scopi;

   i revisori relazionano che la situazione continua «a riflettersi nei documenti di bilancio con una parziale incapacità dell'ente a riscuotere i propri crediti per residui attivi derivanti dalla locazione degli immobili»; inoltre si esprime preoccupazione per tale inefficienza;

   nel 2017 è stato istituito il Fondo Sant'Alessio con Sorgente Sgr, di durata venticinquennale e scadenza nel 2042;

   sempre da organi di stampa si apprende che con lettera datata 18 novembre 2015 firmata dal direttore generale della regione Lazio Maraffini, si mettevano in guardia la regione di Nicola Zingaretti, l'avvocatura regionale e il Centro regionale Sant'Alessio, in merito alla creazione di un fondo di gestione del risparmio privato;

   inoltre, Maraffini nella lettera consigliava il ricorso ad un fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, riservato a investitori qualificati, denominato «i3-regione Lazio» di proprietà della regione e di altri enti pubblici del territorio regionale, anche nell'ottica di una maggiore efficienza della spesa pubblica;

   nessuna delle iniziative consigliate è stata, ad oggi, presa in considerazione, a grave danno di un istituto, la cui attività è a beneficio di persone bisognose –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, anche valutando se sussistono i presupposti per promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica in relazione alla situazione finanziaria sopra descritta, nonché per impedire la chiusura di un istituto di importanza fondamentale per la regione e per le persone, ciechi e ipovedenti, che ad essa fanno riferimento.
(4-03948)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-03948, relativa a talune presunte criticità della situazione finanziaria dell'Istituto regionale per i ciechi, Ipab, della regione Lazio, per le quali si chiede l'intervento di una verifica ispettiva da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.i.fi.p.) della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo corre l'obbligo di evidenziare che non rientra nei compiti del S.i.fi.p. il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  Riguardo alla richiesta di attivare una verifica ispettiva, si precisa inoltre che i S.i.fi.p. provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Ciò premesso, per corrispondere comunque alle segnalazioni dell'interrogante, alla luce delle criticità sopra evidenziate, si assicura che sarà valutato un eventuale inserimento dell'ispezione richiesta nell'ambito di future programmazioni sempre in coerenza con le direttive annuali del signor Ministro.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   SIRAGUSA, RIZZONE e LAPIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sta destando sconcerto la luttuosa vicenda del nostro connazionale Luca Ventre, morto il 1o gennaio 2021 nell'ambasciata italiana di Montevideo, capitale dell'Uruguay. Le dinamiche e le ragioni dell'accaduto non sono state chiarite e sono emerse incongruenze tra la versione ufficiale rilasciata dalle autorità uruguaiane e le successive ricostruzioni giornalistiche, basate sui filmati delle telecamere dell'ambasciata e le testimonianze dei familiari. Tali dettagliate ricostruzioni, per ovvi motivi, non è possibile riportare qui per esteso; si accennerà dunque ai punti salienti della vicenda;

   Ventre, di origine lucane, si era trasferito nello stato uruguaiano otto anni fa, raggiungendo il ramo paterno della famiglia, radicatosi nel Paese già dagli anni Cinquanta, e avviando attività commerciali;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, alle sette di mattina del primo dell'anno, dopo aver ripetutamente suonato al citofono dell'ambasciata italiana, e non avendo ricevuto risposta essendo giorno festivo, Ventre scavalca la cancellata all'ingresso; ha in mano una cartellina portadocumenti. Il suo intento, parlare immediatamente con un funzionario. Al riguardo, il fratello di Ventre — Fabrizio — dichiarerà che il giorno prima, il 31 dicembre, Luca gli aveva detto al telefono di sentirsi in pericolo di vita e di voler rientrare al più presto in Italia;

   nonostante prassi voglia che il territorio dell'ambasciata sia presidiato da sorveglianti italiani, una volta entrato in cortile, Luca trova una guardia privata e un agente di polizia locale, entrambi uruguaiani. Dopo un breve colloquio, Ventre prova a tornare su suoi passi, ma viene bloccato e scaraventato a terra. Malgrado i ripetuti segni di resa del nostro connazionale, il poliziotto gli mette un braccio attorno al collo, con una tecnica chiamata «chiave di judo». Per dieci minuti Luca tenta invano di liberarsi, per poi, alle 7:18 smettere di muoversi: ciononostante, il poliziotto non lascia la presa per altri tredici minuti. Infine, alle 7:40, e dopo alcune chiamate effettuate dalla guardia, giungono all'ambasciata, in automobile, tre persone, di cui due sono agenti: questi ammanettano Ventre che, ancora a terra, continua a non mostrare alcun cenno di reazione. Il vigilante consegna loro la cartellina porta documenti della vittima, la quale viene infine sollevata e trascinata di peso nell'automobile. Sono diretti al vicino ospedale, dove Ventre verrà dichiarato deceduto;

   in merito alle condizioni di Ventre al suo arrivo al nosocomio, le versioni dei due agenti sono discordanti, così come quelle dei medici e degli infermieri di turno all'ospedale. Nel primo referto dell'autopsia, in ogni caso, si legge che «il cervello presenta uno stato edematoso, compatibile con la morte da strangolamento»;

   la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti e ha chiesto, insieme ai genitori di Ventre, che il cadavere venga riesumato al fine di fare un'autopsia in Italia;

   la madre infine ha sostenuto che il telefono di Ventre fosse sotto controllo, e che il giorno prima di morire fosse stato «inseguito da due auto che hanno tentato di bloccarlo» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga, per quanto di competenza, di fornire ogni informazione utile al fine di chiarire le circostanze in cui è purtroppo avvenuto il decesso del connazionale Luca Ventre;

   se non intenda chiarire la presenza di personale di vigilanza non italiano a tutela della sicurezza delle sedi diplomatiche italiane all'estero.
(4-08219)

  Risposta. — Il 1° gennaio 2021, circa alle 7.00 del mattino, il cittadino italiano Luca Ventre, residente in Uruguay, si è introdotto all'interno del compound dell'ambasciata d'Italia, scavalcando uno dei cancelli d'ingresso della residenza.
  Il connazionale è stato fermato dalla guardia privata in servizio presso la sede, che ha chiesto a voce l'intervento dell'agente della polizia uruguaiana, incaricato di vigilare sulla sicurezza dell'ambasciata. Il diritto internazionale prevede infatti l'obbligo, a carico del Paese ospitante, di proteggere i locali della sede da ogni intrusione.
  L'agente sopraggiunto sul posto, con l'ausilio della guardia privata, ha bloccato il signor Ventre immobilizzandolo in attesa dell'arrivo di una pattuglia della polizia, che nel frattempo era stata chiamata.
  Giunta la polizia uruguaiana, il signor Ventre è stato prelevato e condotto in ospedale. Secondo quanto riferito dalle locali forze dell'ordine e confermato dalla guardia privata, al momento di essere portato fuori dal perimetro dell'ambasciata il connazionale era ancora vivo.
  Il signor Luca Ventre in ospedale avrebbe manifestato un'intensa agitazione e, come riportato anche dall'autopsia, gli sarebbero stati somministrati dei calmanti. Circa quaranta minuti dopo l'ingresso nel nosocomio, nonostante i trattamenti sanitari d'urgenza effettuati, ne è stato purtroppo constatato il decesso. Sempre secondo i risultati dell'autopsia, le lesioni, di tipo superficiale, evidenziate dal referto autoptico, non giustificherebbero la morte. La causa del decesso non è ancora stata determinata definitivamente. Ciò sarà possibile quando saranno disponibili i risultati degli ulteriori esami tossicologici e anatomopatologici.
  Per volontà dei familiari, la salma del signor Ventre è stata tumulata in un cimitero in Uruguay.
  La nostra ambasciata nella capitale uruguaiana – in stretto raccordo con la Farnesina – ha seguito la tragica vicenda fin dal suo insorgere con la massima attenzione. Appena informati di quanto accaduto, funzionari della nostra rappresentanza diplomatica – in contatto con l'ambasciatore Iannuzzi, che ha immediatamente interrotto il proprio congedo, ritornando a Montevideo lo stesso pomeriggio – sono andati in ambasciata, dove è sopraggiunta anche la polizia scientifica per i primi rilievi. È stato quindi subito allertato l'esperto per la sicurezza dell'ambasciata, di stanza a Buenos Aires, che ha fornito il proprio supporto ai fini della più corretta ricostruzione dell'accaduto e della immediata gestione dei seguiti, ad esempio nella messa in sicurezza del disco rigido con le registrazioni delle videocamere di sorveglianza e in altre attività istruttorie preliminari, tra cui la raccolta delle dichiarazioni da parte del sorvegliante di turno dell'ambasciata. Il personale dell'Ambasciata si è poi recato in ospedale per acquisire informazioni dirette dal personale della struttura sanitaria. Il capo della cancelleria consolare ha preso contatto con il padre di Luca Ventre, incontrato successivamente dall'ambasciatore Iannuzzi, assicurando alla famiglia ogni possibile assistenza. Il 2 gennaio l'ambasciata ha pubblicato un messaggio di cordoglio indirizzato alla famiglia Ventre e in particolare al padre e alla madre di Luca, in cui si è ribadito il massimo impegno affinché le autorità uruguaiane facciano piena luce sulle cause del tragico decesso del figlio.
  La magistratura uruguaiana sta attualmente conducendo delle indagini sull'evento. Un fascicolo è stato aperto anche dalla procura della Repubblica di Roma e un primo incontro in videoconferenza tra i nostri magistrati inquirenti e gli omologhi uruguaiani si è svolto lo scorso 1° febbraio. Nell'occasione, la parte italiana ha chiesto di poter disporre di ulteriore materiale relativo alle riprese delle telecamere del circuito interno all'arrivo in ospedale del signor Ventre e degli esiti dell'esame autoptico effettuato agli inizi di gennaio.
  La procura della Repubblica di Roma ha disposto una seconda autopsia. A tal fine la salma del connazionale – con il consenso dei congiunti – è stata riesumata e traslata in Italia. Il feretro è giunto a Roma lo scorso 1° marzo.
  La Farnesina e l'ambasciata a Montevideo continueranno a seguire da vicino lo sviluppo delle investigazioni in corso. La nostra rappresentanza resta a disposizione, nell'ambito delle proprie competenze, per qualsiasi forma di intervento dovesse rendersi necessario per agevolare l'attività d'indagine condotta sull'accaduto dalla nostra autorità giudiziaria.
  Quanto al secondo quesito posto nell'interrogazione, si rileva che nelle sedi diplomatiche collocate in zone a basso rischio (Montevideo si trova nella prima di quattro fasce di progressiva pericolosità) non vi è una dotazione fissa di militari dell'Arma ma è consuetudine, in linea con quanto disposto dalla maggior parte delle ambasciate di
partner occidentali, fare ricorso a servizi di vigilanza privata, debitamente autorizzati dal capo missione. È tuttavia prassi consolidata disporre l'invio di carabinieri in missione temporanea per istruire la sorveglianza locale e verificare l'efficace funzionamento del sistema di sicurezza. Le ultime missioni temporanee a Montevideo di personale dell'Arma si sono svolte dall'8 novembre 2019 all'11 febbraio 2020 e dal 26 febbraio 2020 al 23 maggio 2020.
  Non hanno potuto far seguito nuove missioni nella seconda metà del 2020 a causa della sospensione dei collegamenti aerei, dovuta alla pandemia. Per l'anno in corso, è prevista la partenza di un militare nei prossimi giorni per un periodo di tre mesi, eventualmente prorogabile.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come si evince da quanto riportato dai media italiani e uruguaiani sono tanti I dubbi che aleggiano intorno alla tragica morte dell'italiano Luca Ventre, avvenuta il 1° gennaio 2021, a Montevideo in Uruguay;

   come descritto dalla stampa nel primo giorno dell'anno corrente il connazionale di origini lucane si è introdotto scavalcando il muro di cinta nell'ambasciata italiana della capitale uruguaiana. Le immagini delle telecamere di sorveglianza lo mostrano mentre viene fermato da un poliziotto uruguaiano di sorveglianza alla nostra missione diplomatica che lo immobilizza tenendolo per il collo. Il trentacinquenne non riprende più conoscenza: verrà dichiarato morto in ospedale qualche ora più tardi;

   è bene ricordare che Ventre si era messo in contatto poco prima con i familiari sentendosi in pericolo di vita e manifestando l'intenzione di tornare al più presto in Italia. Attualmente risultano all'interrogante delle indagini in corso sull'accaduto da parte della magistratura italiana e uruguaiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga, per quanto di competenza, di fornire ogni informazione utile al fine di chiarire le circostanze in cui è purtroppo avvenuto il decesso del connazionale Luca Ventre sia nei locali dell'ambasciata d'Italia a Montevideo sia nell'ospedale di soccorso della città, considerato che non è chiaro se egli sia arrivato al nosocomio ancora vivo o meno.
(4-08154)

  Risposta. — Il 1° gennaio 2021, circa alle 7.00 del mattino, il cittadino italiano Luca Ventre, residente in Uruguay, si è introdotto all'interno del compound dell'ambasciata d'Italia, scavalcando uno dei cancelli d'ingresso della residenza.
  Il connazionale è stato fermato dalla guardia privata in servizio presso la sede, che ha chiesto a voce l'intervento dell'agente della polizia uruguaiana, incaricato di vigilare sulla sicurezza dell'ambasciata. Il diritto internazionale prevede infatti l'obbligo, a carico del Paese ospitante, di proteggere i locali della Sede da ogni intrusione.
  L'agente sopraggiunto sul posto, con l'ausilio della guardia privata, ha bloccato il signor Ventre immobilizzandolo in attesa dell'arrivo di una pattuglia della Polizia, che nel frattempo era stata chiamata.
  Giunta la polizia uruguaiana, il signor Ventre è stato prelevato e condotto in ospedale. Secondo quanto riferito dalle locali forze dell'ordine e confermato dalla guardia privata, al momento di essere portato fuori dal perimetro dell'ambasciata il connazionale era ancora vivo.
  Il signor Luca Ventre in ospedale avrebbe manifestato un'intensa agitazione e, come riportato anche dall'autopsia, gli sarebbero stati somministrati dei calmanti. Circa quaranta minuti dopo l'ingresso nel nosocomio, nonostante i trattamenti sanitari d'urgenza effettuati, ne è stato purtroppo constatato il decesso. Sempre secondo i risultati dell'autopsia, le lesioni, di tipo superficiale, evidenziate dal referto autoptico, non giustificherebbero la morte. La causa del decesso non è ancora stata determinata definitivamente. Ciò sarà possibile, quando saranno disponibili i risultati degli ulteriori esami tossicologici e anatomopatologici.
  Per volontà dei familiari, la salma del Signor Ventre è stata tumulata in un cimitero in Uruguay.
  La nostra ambasciata nella capitale uruguaiana – in stretto raccordo con la Farnesina – ha seguito la tragica vicenda fin dal suo insorgere con la massima attenzione. Appena informati di quanto accaduto, funzionari della nostra rappresentanza diplomatica – in contatto con l'ambasciatore Iannuzzi, che ha immediatamente interrotto il proprio congedo, ritornando a Montevideo lo stesso pomeriggio – sono andati in ambasciata, dove è sopraggiunta anche la polizia scientifica per i primi rilievi. È stato quindi subito allertato l'esperto per la sicurezza dell'ambasciata, di stanza a Buenos Aires, che ha fornito il proprio supporto ai fini della più corretta ricostruzione dell'accaduto e della immediata gestione dei seguiti, ad esempio nella messa in sicurezza del disco rigido con le registrazioni delle videocamere di sorveglianza e in altre attività istruttorie preliminari, tra cui la raccolta delle dichiarazioni da parte del sorvegliante di turno dell'ambasciata. Il personale dell'ambasciata si è poi recato in ospedale per acquisire informazioni dirette dal personale della struttura sanitaria. Il capo della cancelleria consolare ha preso contatto con il padre di Luca Ventre, incontrato successivamente dall'ambasciatore Iannuzzi, assicurando alla famiglia ogni possibile assistenza. Il 2 gennaio l'ambasciata ha pubblicato un messaggio di cordoglio indirizzato alla famiglia Ventre e in particolare al padre e alla madre di Luca, in cui si è ribadito il massimo impegno affinché le autorità uruguaiane facciano piena luce sulle cause del tragico decesso del figlio.
  La magistratura uruguaiana sta attualmente conducendo delle indagini sull'evento. Un fascicolo è stato aperto anche dalla procura della Repubblica di Roma e un primo incontro in videoconferenza tra i nostri magistrati inquirenti e gli omologhi uruguaiani si è svolto lo scorso 1° febbraio. Nell'occasione, la parte italiana ha chiesto di poter disporre di ulteriore materiale relativo alle riprese delle telecamere del circuito interno all'arrivo in ospedale del signor Ventre e degli esiti dell'esame autoptico effettuato agli inizi di gennaio.
  La procura della Repubblica di Roma ha disposto una seconda autopsia. A tal fine la salma del connazionale – con il consenso dei congiunti – è stata riesumata e traslata in Italia. Il feretro è giunto a Roma lo scorso 1° marzo.
  La Farnesina e l'ambasciata a Montevideo continueranno a seguire da vicino lo sviluppo delle investigazioni in corso. La nostra Rappresentanza resta a disposizione, nell'ambito delle proprie competenze, per qualsiasi forma di intervento dovesse rendersi necessario per agevolare l'attività d'indagine condotta sull'accaduto dalla nostra autorità giudiziaria.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.