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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 15 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    in Italia il segmento artistico della danza, rappresentato a livello nazionale ed internazionale dai corpi di ballo delle fondazioni lirico-sinfoniche, vive un momento di grande crisi a causa della drastica riduzione, quando non addirittura della cancellazione tout-court degli interi corpi;

    la lenta ma inesorabile dismissione del balletto dall'organico dei teatri, con le progressive gravi ripercussioni sull'intera categoria di lavoratori professionisti, rappresenta un severo danno per l'intero sistema culturale del nostro Paese;

    come affermato da Luciano Cannito, presidente dell'Associazione nazionale coreografi italiani, la progressiva chiusura delle compagnie di ballo all'interno degli organici delle fondazioni «ha portato, inevitabilmente, ad un impoverimento del sistema danza italiano, ad una presenza minore sul mercato di persone con un'esperienza, con una carriera alle spalle di leadership, di gestione manageriale che avrebbero potuto competere con i colleghi stranieri. (...) Nel nostro Paese sta scomparendo la cultura della danza che, a mio avviso, passa anche attraverso i direttori dei corpi di ballo»;

    in Italia, celebre in tutto il mondo per l'opera e per il balletto, sono attualmente attivi solo quattro corpi di ballo stabili – quelli del Teatro alla Scala, dell'Opera di Roma, del Teatro San Carlo, del Teatro Massimo di Palermo – mentre uno, quello dell'Arena di Verona, è stato l'ultimo in ordine di tempo a subire la definitiva dismissione nel 2017;

    come riportato da Il Fatto Quotidiano in data 6 febbraio 2017 infatti, Giuliano Polo, nuovo sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, ha provveduto all'invio di 19 lettere di licenziamento ai ballerini, dopo che a fine 2016 non era stato trovato nessun accordo nella trattativa con le organizzazioni sindacali avviata a seguito dell'apertura della procedura di mobilità da parte della stessa Fondazione;

    le fondazioni lirico-sinfoniche sono state inizialmente disciplinate dalla legge n. 800 del 1967, che ha dichiarato il «rilevante interesse generale» dell'attività lirica e concertistica «in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale»;

    all'articolo 2, primo comma, lettera b), della legge n. 800 del 1967 viene espressamente citato un «fondo da erogare in sovvenzioni a favore di manifestazioni liriche, concertistiche, corali e di balletto da svolgere in Italia ed all'estero e di altre iniziative intese all'incremento ed alla diffusione delle attività musicali»;

    sono dunque tre le categorie di masse artistiche delle fondazioni lirico-sinfoniche cui la legge n. 800 del 1967 riconosce il diritto a ricevere sovvenzioni statali: l'orchestra, il coro e il corpo di ballo. Tuttavia, se le orchestre e i cori risultano tutti ancora attivi, la maggior parte dei corpi di ballo è stata dismessa;

    le fondazioni lirico-sinfoniche sono finanziate dallo Stato a valere, principalmente ma non esclusivamente, sul Fondo unico per lo spettacolo (Fus) istituito con la legge 30 aprile 1985, n. 163. Al riguardo, negli ultimi anni, sono stati determinati nuovi criteri per l'attribuzione del Fus;

    con il decreto legislativo n. 367 del 1996, gli enti di prioritario interesse nazionale operanti nel settore musicale sono stati trasformati in fondazioni di diritto privato, al fine di eliminare rigidità organizzative connesse alla natura pubblica dei soggetti e di rendere disponibili risorse private aggiuntive al finanziamento statale;

    il decreto ministeriale n. 156 del 1° aprile 2020, recante la ripartizione del Fus fra i diversi settori per il 2020, ha stabilito l'assegnazione della quota percentuale del 52,378059 per cento alle fondazioni lirico-sinfoniche;

    il decreto-legge n. 91 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, all'articolo 11, commi 1 e 2, al fine di far fronte allo stato di grave crisi delle fondazioni lirico-sinfoniche e di pervenire al risanamento delle gestioni e al rilancio delle attività delle stesse, ha previsto la possibilità di presentare un piano di risanamento per le Fondazioni che versassero in situazioni di difficoltà economico-patrimoniale. Tra i contenuti inderogabili del piano è stata prevista, in particolare, la riduzione della dotazione organica del personale tecnico e amministrativo, nonché la razionalizzazione del personale artistico, previo accordo con le associazioni sindacali, la ristrutturazione del debito, il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento;

    nonostante né il decreto-legge n. 91 del 2013, né alcun altro decreto o atto legislativo abbia mai previsto espressamente la possibilità, in caso di squilibrio finanziario di procedere al licenziamento collettivo per cessazione del corpo di ballo, le amministrazioni e le sovrintendenze dei teatri hanno optato per la riduzione degli elementi o la cancellazione di interi corpi di ballo per finalità di risparmio adducendo come motivazione la necessità di attenersi ai piani di risanamento del decreto-legge n. 91 del 2013;

    il contratto collettivo nazionale del lavoro delle fondazioni lirico-sinfoniche siglato nel 2018 afferma che per produrre balletto, obbligo istituzionale per ogni fondazione lirico-sinfonica (ribadito negli statuti specifici di ciascuna fondazione) e dal successivo decreto-legge n. 59 del 2019, le fondazioni si devono avvalere di un organico a tempo indeterminato funzionale alla programmazione;

    il decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2019, n. 81, prevede che il Ministero per i beni e le attività culturali e il Ministero dell'economia e delle finanze adottino un decreto contenente uno «schema tipo» della dotazione organica valido per ogni fondazione «tenuto conto delle esigenze di struttura e organizzazione, definite nel contratto collettivo nazionale, per i complessi artistici e il settore tecnico» (articolo 1 comma 2-ter) e che la proposta di dotazione organica di ogni Fondazione «sia diretta a conseguire adeguati livelli di produzione e di produttività della fondazione, ovvero un loro incremento, preservarlo le finalità istituzionali prioritarie delle fondazioni lirico-sinfoniche nella tutela e diffusione del patrimonio artistico-culturale italiano lirico, sinfonico e del balletto.» (articolo 1, comma 2-ter, lettera b));

    i corpi di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, del Teatro Massimo di Palermo e del Teatro dell'Opera di Roma hanno un organico di danzatori a tempo indeterminato ridottissimo (a Roma sono circa 25, a Napoli poco più di 15 e a Palermo meno di 5) e un organico a termine assunto ripetutamente che varia dai 20 ai 60 elementi, senza i quali, però, non sarebbe possibile lo svolgimento della programmazione annuale;

    a Verona, la Fondazione Arena di Verona, dopo il licenziamento collettivo del corpo di ballo nel 2017 per chiusura del «ramo di azienda», ha eliminato i titoli di balletto dalla propria stagione artistica, ma non ha mai smesso di assumere danzatori con contratti a termine per la stagione operistica;

    a seguito del licenziamento collettivo del corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona, è nato un vastissimo e spontaneo movimento di opinione che attraverso un appello alla ricostituzione di un corpo di ballo stabile per ciascuna fondazione sulla piattaforma change.org ha raccolto in poche settimane 16.086 firme;

    il mondo della danza italiana, al di là della componente professionale dei corpi di ballo, è formato da un'articolata rete di piccole realtà di prossimità;

    escludendo l'Accademia nazionale di danza, unica istituzione legittimata a rilasciare titoli di laurea, in Italia circa l'87 per cento della formazione (accademica e amatoriale) è affidata all'attività delle scuole di danza afferenti al settore privato, dove operano circa 30.000 scuole e centri di formazione coreutica;

    da più parti si è sottolineata la valenza educativa e sociale delle scuole di danza, che contribuiscono in maniera sostanziale alla promozione, allo sviluppo e alla diffusione della cultura nel nostro Paese, svolgendo un'attività di primaria importanza a livello socio-culturale e aggregativo per i giovani e formando il pubblico del domani;

    il settore delle scuole di danza, tuttavia, è ancora sostanzialmente deregolamentato per ciò che concerne attività, docenza, figure professionali, fiscalità, idoneità delle sedi, percorsi abilitanti e formativi per docenti;

    con il decreto ministeriale n. 487 del 29 ottobre 2020, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha destinato una quota pari a 10 milioni di euro per l'anno 2020 del fondo emergenze spettacolo, cinema e audiovisivo istituito con l'articolo 89 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto «Cura Italia»), convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, al sostegno delle scuole di danza private, determinando un riconoscimento epocale per il settore della formazione coreutica italiana,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità di adottare ogni iniziativa di competenza utile alla ricostituzione dei corpi di ciascuna delle fondazioni lirico-sinfoniche che attualmente non dispone di questa compagine;

   ad adottare iniziative volte ad introdurre una normativa di riferimento per le scuole di danza che individui, in particolare, i criteri finalizzati a determinare l'idoneità delle strutture e i requisiti necessari al conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti certificati e validi su tutto il territorio nazionale;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per estendere le forme di agevolazione fiscale previste per le associazioni sportive dilettantistiche e per le società sportive dilettantistiche anche alle scuole di danza che non siano soggetti giuridici configurati come associazioni sportive dilettantistiche, società sportive dilettantistiche o comunque facenti capo al Coni.
(7-00632) «Nitti».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    tra le strategie di una nuova stagione della mobilità, presentate e ufficializzate dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per il settore del trasporto aereo, il riferimento strategico è stato individuato nel Piano strategico degli aeroporti, in coerenza con la strategia del Cielo unico europeo, e tra le linee d'azione all'interno della strategia «Integrazione modale e intermodalità» sono previste accessibilità ai nodi e interconnessione tra le reti, riequilibrio della domanda verso modalità di trasporto sostenibili e promozione dell'intermodalità;

    il prolungamento della linea A della metropolitana di Roma all'aeroporto di Ciampino e la conversione della linea ferroviaria regionale FL4 nella tratta Albano Laziale-Ciampino in metropolitana leggera è un progetto conseguenziale alla valorizzazione del patrimonio esistente che il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili prevede nelle priorità assegnata agli obiettivi di sicurezza, qualità ed efficientamento delle infrastrutture, assicurando continuità ai programmi di manutenzione e promuove l'utilizzo di tecnologie e sistemi innovativi per ottenere – in tempi brevi e a costi contenuti rispetto agli investimenti infrastrutturali – incrementi di capacità, velocizzazione di collegamenti esistenti, maggiore sicurezza sulle reti di trasporto e creazione di nuovi servizi per una migliore esperienza di viaggio;

    a seguito degli ordini del giorno 9/02305/057 e 9/01334-AR/234, entrambi accolti dal Governo, nonché in relazione all'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02760, si ritiene necessario considerare come opera primaria il potenziamento e la conversione della linea ferroviaria FL4 con il raccordo della linea A della metropolitana di Roma, presso l'aeroporto di Ciampino nell'ambito del programma Next generation EU;

    la Città metropolitana di Roma Capitale necessita di una mobilità capace di fronteggiare le sfide pandemiche e il distanziamento fisico necessario a contrastarle nonché capace di assorbire con moderne ed efficaci linee metropolitane, sia il flusso turistico che quello pendolare, e di convertire le attuali linee ferroviarie regionali in metropolitane leggere, in modo particolare quelle a sud della capitale denominate FL4, che servono un bacino di utenza di mezzo milione di abitanti;

    in relazione al sostegno finanziario fornito dall'Unione europea nell'ambito del Recovery Fund, nel corso dell'audizione tenuta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti presso le Commissioni riunite VIII e IX di questo ramo del Parlamento, è già stato anticipato che nella proposta del Ministero per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund sono previste infrastrutture viarie per le aree urbane, che sono riconosciute da tutti gli organismi internazionali come responsabili di circa il 23 per cento di tutte le emissioni di CO2, peraltro in gran parte prodotte dal settore dei trasporti;

    si ritiene opportuno sottolineare che il trasporto pubblico locale si configura come prestazione sociale «essenziale», e che la Città metropolitana di Roma Capitale ha il tasso di motorizzazione più alto rispetto alle altre capitali europee (Berlino, Copenaghen, Londra, Madrid, Parigi, Vienna) con 670 autovetture ogni mille abitanti e la percentuale più elevata di spostamenti con mezzi privati; a Roma i chilometri di rete metropolitana ogni centomila abitanti non arrivano a due, contro i quasi nove chilometri di Madrid, i cinque di Londra e i 3,97 di Parigi,

impegna il Governo:

   a inserire la realizzazione del prolungamento fino a Ciampino della linea A della metropolitana di Roma tra le opere finanziabili con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e comunque ad individuare, per quanto di competenza, le risorse finanziarie necessarie a garantire la realizzazione dell'opera da considerarsi propedeutica alla conversione della tratta ferroviaria FL4 in metropolitana leggera;

   a predisporre gli interventi infrastrutturali necessari per il prolungamento della «linea A» da Anagnina a Ciampino, nonché le relative opere di nodo di scambio dei capolinea e l'adeguamento della stazione di Ciampino tra le opere viarie finanziabili con le risorse del Recovery Fund;

   a disporre tutte le valutazioni tecniche e gli interventi necessari all'inserimento della «metropolitana leggera dei castelli» con la conversione della tratta ferroviaria regionale del Lazio denominata FL4 e l'interconnessione con le propedeutiche opere di prolungamento della «linea A» da Anagnina a Ciampino.
(7-00633) «Silvestroni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su il Secolo XIX si apprende che un militare egiziano, sospettato di tentata violenza sessuale ai danni di una commessa di un solarium al centro di La Spezia, alla fine di marzo, sarebbe rientrato indisturbato al Cairo;

   il giovane egiziano si trovava in Italia insieme ad una delegazione militare che doveva prendere in consegna una delle Fremm che l'Italia ha venduto alla Marina egiziana e a quanto pare sia la procura che i Carabinieri avevano ricevuto rassicurazioni sul fatto che il sospettato non si sarebbe allontanato dall'Italia prima di detta consegna, rimanendo a disposizione delle autorità italiane; da quanto risulta al Secolo XIX, la vicenda era monitorata con grande attenzione anche dall'intelligence italiana;

   al momento dell'arresto, i carabinieri che dovevano notificare al presunto aggressore un'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari si sono presentati nella sua camera d'albergo e hanno constatato che il militare si era reso irreperibile e i suoi commilitoni hanno riferito che lo stesso era stato richiamato in Egitto e aveva fatto rientro in aereo;

   secondo quanto ricostruito dal Secolo XIX sull'edizione del 27 marzo 2021, i Carabinieri si erano già recati una prima volta nell'albergo dove alloggiavano i militari egiziani per identificare il militare sospettato e notificargli un'informazione di garanzia;

   gli investigatori lo avevano identificato dopo accertamenti da cui emergevano gravi indizi di colpevolezza a carico dell'indagato, con la conseguente emissione del provvedimento di custodia cautelare degli arresti domiciliari giunta però dopo che l'indagato aveva già lasciato il nostro Paese;

   a parere dell'interrogante ciò che è avvenuto a La Spezia ha dell'incredibile e necessita di chiarimenti precisi; inoltre si pensa a quanto finora accaduto con l'Egitto sulle indagini per l'omicidio di Giulio Regeni o per quanto sta accadendo da un anno al giovane Patrick Zaki, incarcerato da oltre un anno in Egitto l'episodio della fuga del militare egiziano indagato assume dei contorni davvero grotteschi –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo circa i fatti esposti in premessa e se non intenda per quanto di competenza, acquisire ogni elemento utile a verificare se siano stati commessi errori o sottovalutazioni da parte di chi aveva il compito di impedire che il militare egiziano, sospettato di essere l'autore di una tentata violenza sessuale e per questo indagato potesse lasciare il nostro Paese indisturbato facendo ritorno in Egitto poco prima che gli venisse notificata la misura cautelare degli arresti domiciliari;

   se non intendono chiarire se sia stato già tempestivamente avviato il procedimento di rogatoria internazionale diretto a richiedere l'estradizione dell'indagato;

   se risulti confermata la notizia di una attenzione dei servizi italiani di informazione e sicurezza, sulla vicenda.
(4-08941)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 marzo 2021 la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo ha inoltrato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale nei confronti dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   tale richiesta attiene alle verifiche condotte dagli inquirenti al fine di valutare eventuali responsabilità penali relative alla gestione dell'emergenza, conseguente alla diffusione nel territorio nazionale del virus denominato COVID-19;

   la richiesta di assistenza si rende necessaria in quanto come riferito dal Ministero stesso in sede di risposta all'interrogazione n. 4-07758, pubblica in data 26 gennaio 2021, la disciplina dell'immunità del personale dell'ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità è regolamentata dalla Convenzione in materia del 21 novembre 1947;

   pertanto è stato necessario l'intervento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale al fine di dare riscontro positivo e concreto alla richiesta della procura;

   la regolamentazione sanitaria internazionale, come noto, riferisce l'esigenza di connotare l'azione di contrasto ad una pandemia proprio alla massima trasparenza e collaborazione, derivandone che sarebbe a dir poco sorprendente se l'Organizzazione mondiale della sanità negasse tale collaborazione, smentendo nei fatti se stessa e la disciplina in materia, con evidente e rilevante danno reputazionale dell'Organizzazione mondiale della sanità –:

   quale esito abbia avuto la procedura avviata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale presso l'Oms al fine di acquisire quanto richiesto dalla procura di Bergamo;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione all'esigenza e all'importanza di una piena ed effettiva collaborazione complessiva dell'Organizzazione nella vicenda.
(4-08936)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LATTANZIO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   i circoli ricreativi e culturali si trovano in una situazione di forte criticità, alcuni tra di essi hanno già chiuso i battenti, a fronte della difficoltà a sostenere i costi in seguito all'emergenza sanitaria, non potendo più autofinanziarsi attraverso gli eventi interessati dalle misure restrittive;

   tali circoli sparsi su tutto il territorio nazionale si configurano come presidi politici, culturali e sociali, svolgendo importanti attività a favore della comunità locale; ad esempio, organizzano e promuovono eventi culturali, offrono assistenza extrascolastica, organizzano laboratori interattivi. Molti di questi durante la pandemia hanno contribuito ad iniziative solidali come la distribuzione di generi alimentari e attività di sostegno alle persone più vulnerabili;

   è, dunque, indubbia l'importanza e l'apporto in campo socio-culturale ai cittadini dei diversi quartieri e città in cui essi operano, affermandosi come veri e propri punti di riferimento. Tuttavia, l'assenza di alcuna forma di sostegno economico, in quanto circoli e associazioni di volontariato non rientrato tra i beneficiari delle misure di sostegno causa COVID-19 del Governo, rischia di comprometterne l'attività e di portare alla loro chiusura;

   per tali ragioni, alcuni circoli hanno lanciato iniziative di raccolta fondi online e campagne di sensibilizzazione al riguardo. È fondamentale, infatti, sostenere le loro attività e preservarne il ruolo di luoghi di aggregazione sociale, culturale, spesso giovanile-:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di difficoltà in cui versano i circoli ricreativi e culturali; al contempo, se intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a introdurre, nel prossimo provvedimento utile, interventi a sostegno di tali luoghi di aggregazione sociale e culturale.
(5-05778)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI e VIVIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'isola di Gorgona si trova nel Mar Ligure, di fronte a Livorno, a 37 chilometri dalla costa, è una frazione del comune di Livorno. L'intera isola è a disposizione dell'istituto penitenziario. Il territorio dell'isola è di proprietà del demanio e dato in concessione al Ministero della giustizia. Sull'isola esiste anche un piccolo villaggio, secolarmente abitato da alcuni privati i quali sono rimasti in regime di concessione. Ormai 10 anni fa, come riportato da un articolo apparso su il quotidiano «Il Tirreno» l'Agenzia del demanio scriveva ai soggetti privati ivi residenti rappresentando lo stato di precarietà degli immobili e la necessità che i soggetti assegnatari li abbandonassero, sino ad esito di lavori di manutenzione. Come riportato da Arianna Pescini, su «Diritto di critica» del 2011, quotidiano di politica ed attualità. Gli allora 64 cittadini gorgonesi animati allora dal signor Antonio Brindisi si riunirono in comitato lamentando all'allora Presidente della Repubblica Napolitano il rischio di scomparsa dell'ultimo borgo di pescatori con una storia che rischiava di essere cancellata da una decisione improvvisa del demanio di Stato;

   lo status di Parco nazionale ha salvato l'isola più volte dal divenire preda di spregiudicati imprenditori. L'interruzione dei trasporti marittimi di linea, solo recentemente ripristinati, ha definitivamente precluso agli abitanti la possibilità di abitarvi –:

   se e di quali elementi sia in possesso relativamente alle vicende degli immobili a uso abitativo ivi allocati dall'Agenzia del demanio;

   se e quali iniziative si intendano assumere per valorizzare le risorse immobiliari di proprietà dello Stato e vedere valorizzata l'antica tradizione della pesca e la presenza di abitanti dell'isola.
(3-02195)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul sito della Flc-Cgil del 4 febbraio 2021 si apprende che a quella data circa 50.000 lavoratori precari tra docenti e personale Ata, assunti come «organico covid», grazie al cosiddetto decreto Rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020) del maggio 2020 – che a tale scopo ha stanziato due miliardi di euro – ed entrati in servizio soprattutto tra ottobre e novembre 2020, non avrebbero percepito lo stipendio in modo regolare;

   tale personale è stato assunto fino al termine del corrente anno scolastico e la loro funzione è quella di garantire alle scuole di poter funzionare rispettando il necessario distanziamento tra gli alunni in presenza, sdoppiando i gruppi classe per ridurre il pericolo di contagio;

   per questi docenti e personale Ata è stata introdotta una modalità di pagamento delle retribuzioni inedita che ha creato molti problemi e criticità;

   il Ministero dell'istruzione, infatti, ha assegnato le risorse direttamente agli uffici scolastici regionali e alle scuole, ma, a differenza del resto del personale, non è stato definito il piano di fabbisogno di personale – e cioè una quantificazione dei posti – ma solo un budget in base al quale poi gli istituti scolastici avrebbero potuto assumere secondo alcuni parametri definiti;

   secondo quanto denunciato dalla Flc-Cgil qualcosa non ha funzionato in questo meccanismo perché quando vengono immessi i dati affinché il Ministero dell'economia e delle finanze provveda al pagamento delle retribuzioni, l'operazione risulta impossibile perché apparentemente priva di copertura;

   dal momento che le coperture finanziarie non sono il problema, tale malfunzionamento del sistema che sembrerebbe di natura tecnica ha delle conseguenze pesantissime sulle vite delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola;

   nonostante le organizzazioni sindacali avessero segnalato immediatamente tale criticità chiedendo ai Ministri interrogati le dovute garanzie sui pagamenti, l'unico risultato ottenuto al mese di febbraio 2021 sono state cinque «emissioni speciali», quelle che vengono utilizzate per pagare gli arretrati, e che però, a quanto pare, non hanno coperto ancora tutti i vuoti retributivi;

   a febbraio 2021 a tantissimi lavoratori e lavoratrici è stata pagata solo la mensilità di ottobre 2020;

   occorre ricordare come molte di queste persone abbiano dovuto spostarsi territorialmente e siano state spesso costrette ad affrontare spese straordinarie, come l'affitto di una abitazione, trovandosi nelle condizioni di dover sostenere costi pur non ricevendo una retribuzione;

   ad oggi, all'interrogante non risultano notizie certe circa la rimozione degli ostacoli che hanno impedito il regolare pagamento delle retribuzioni all'«organico Covid» assunto dalle scuole, nonché l'avvenuto pagamento di tutte le retribuzioni arretrate a loro dovute. Si è per cui di fronte ad una situazione incresciosa e paradossale che vede il personale docente e Ata non ricevere alcuna retribuzione, mentre gli stessi svolgono un compito così importante in un'epoca di emergenza sanitaria e che vede le scuole in una posizione imprescindibile ma anche particolarmente esposta al rischio dei contagi –:

   se i Ministri interrogati non intendano acquisire ogni elemento utile a verificare se le problematiche relative al mancato pagamento delle retribuzioni e degli arretrati spettanti al personale docente e Ata assunto, secondo quanto previsto dal «decreto Rilancio», siano state superate o se persistano ancora le difficoltà denunciate dalle organizzazioni sindacali e richiamate in premessa;

   quali iniziative di competenza intendano assumere, qualora non si sia ancora provveduto, affinché si proceda all'immediato pagamento di tutti gli arretrati spettanti al personale scolastico, rimuovendo immediatamente e definitivamente ogni ostacolo tecnico o di altra natura che ha impedito la regolare erogazione degli stipendi e consolidando queste posizioni nell'organico, evitando che in futuro possano ripresentarsi le medesime difficoltà.
(4-08932)


   CAIATA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del 12 dicembre 2006, all'articolo 12 paragrafi 1 e 2, relativa ai servizi del mercato interno, ha stabilito non compatibili i provvedimenti di proroga automatica delle «autorizzazioni» demaniali marittime, lacuali e fluviali destinate all'esercizio delle attività turistico-ricreative in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra gli aspiranti;

   l'articolo della predetta direttiva cosiddetta «direttiva servizi» trova applicazione in tutte le ipotesi in cui l'attività economica preveda l'utilizzo di risorse naturali scarse o comunque quantitativamente circoscritte o limitate;

   con l'entrata in vigore dell'articolo 1, comma 18, del decreto-legge n. 194 del 30 dicembre del 2009, convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, è stato abrogato l'articolo 37, secondo comma, del codice della navigazione, che prevedeva il cosiddetto «diritto di insistenza» del concessionario, disponendosi tuttavia una proroga delle concessioni in essere fino al 31 dicembre 2015, termine successivamente prorogato sino al 31 dicembre 2020, per effetto della successiva legge n. 178 del 30 dicembre 2020;

   la normativa nazionale suindicata è stata ritenuta non compatibile con l'ordinamento dell'Unione europea sia dalla corte di giustizia (decisione 16 luglio 2016) sia dalla Corte Costituzionale (Corte Costituzionale n. 180 del 20 maggio 2010), relativa alla declaratoria di incostituzionalità di leggi regionali dispositive di proroga o rinnovo automatico;

   Lo Stato italiano, al fine di evitare le conseguenze connesse all'apertura di procedure di infrazione, con l'articolo 24, comma 3-septies del decreto-legge n. 113 del 24 giugno 2016 convertito dalla legge n. 160 del 7 agosto 2016, ha previsto una sanatoria dei rapporti concessori in essere in via interinale e «nelle more della revisione e del riordino della materia in conformità ai principi di derivazione europea»;

   la revisione della normativa, volta a garantire compatibilità con l'ordinamento europeo, non è tuttavia mai avvenuta, in prossimità della scadenza del 31 dicembre 2020, con l'articolo 1, commi 682 e 683, della legge n. 145 del 30 dicembre del 2018, è stata disposta ulteriore proroga delle concessioni demaniali in vigore fino al 31 dicembre 2033;

   il regime di proroga ulteriore introdotto con la legge finanziaria 2019 ed avente durata di 13 anni a decorrere dal 31 dicembre 2020, ha determinato uno stato di assoluta incertezza per gli operatori e per le pubbliche amministrazioni;

   la medesima incertezza si registra nelle pronunce giurisprudenziali laddove alcuni tribunali amministrativi si sono pronunciati nel senso della disapplicazione della legge n. 145 del 2018, perché in contrasto con la direttiva comunitaria, ritenendo pertanto a ciò legittimati tutti gli organi dello Stato; altri Tar (T.A.R. Puglia Sez. I, n. 1321 del 27 novembre 2020) invece, hanno ritenuto che la citata legge (n. 145 del 2018) debba continuare a trovare applicazione, se pur in contrasto con la direttiva europea, essendo la normativa interna disapplicabile solo ed esclusivamente in presenza di una normativa europea sovraordinata a quella nazionale come i regolamenti europei e/o le direttive autoesecutive la cui natura self-executing sia stata dichiarata con provvedimento giurisdizionale efficace erga omnes;

   secondo i principi generali applicativi delle norme del Trattato sul finanziamento dell'Unione europea, le direttive richiedono il recepimento dell'ordinamento interno a mezzo di apposita legge nazionale (articolo 288 del Trattato), lasciando allo Stato medesimo di determinare autonomamente e liberamente gli strumenti e le norme necessari per il raggiungimento del fine, prevedendo all'uopo un congruo termine per l'adeguamento;

   nelle more di un intervento legislativo di recepimento della direttiva e di riordino della normativa interna sulle concessioni demaniali si renderebbe necessaria l'approvazione di una legge di interpretazione autentica in materia di concessioni demaniali al fine di uniformare, sull'intero territorio nazionale, le modalità e i termini dei rinnovi e del rilascio delle concessioni demaniali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di carattere normativo intendano adottare al fine di evitare un danno irreparabile per le attività produttive interessate poiché la direttiva Bolkestein non è né auto esecutiva, né dichiarata self executing.
(4-08947)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'isola di Gorgona si trova nel Mar Ligure, di fronte a Livorno, a 37 chilometri dalla costa, è una frazione del Comune di Livorno. L'intera isola è a disposizione dell'istituto penitenziario. Il territorio dell'isola è di proprietà del demanio e dato in concessione al Ministero della giustizia;

   un articolo de «Il Fatto quotidiano» del 18 dicembre 2020 ripercorre la vicenda del progetto «Gorgona, isola dei diritti umani e animali», concretizzatosi attraverso la firma di un protocollo di intesa tra Lav (Lega anti vivisezione), il comune di Livorno e la casa circondariale. Il progetto ha portato alla chiusura del macello presente sull'isola e ad affrontare una riflessione sul rapporto uomo-animale. Scopo del progetto è la sostituzione dell'azione violenta con la cultura dell'accoglienza e del rispetto dei diritti. Il tutto in ottica di valorizzare e recuperare le potenzialità di ogni essere umano, che resta la finalità principale della pena;

   in realtà gli aspetti della vicenda ruotano sulla sorte della maggior parte dei 588 animali, tra i quali vitelli, maiali, conigli, capre, pecore, galline e cavalli che, come riportato sempre da «Il Fatto quotidiano» del 15 agosto 2020, dopo l'allevamento da parte dei detenuti, sono stati oggi, con la chiusura delle attività di macelleria, in piccola parte liberati sull'isola, e per altra gran parte, ceduti gratuitamente a Lav, con probabili, secondo l'interrogante, aspetti di criticità in punto di danno erariale. Come riportato da riviste del settore già nel giugno 2015, per tutte «quattrozampe.online », l'esperienza maturata a Gorgona negli ultimi 25 anni viene ritenuta un patrimonio pubblico –:

   se e di quali informazioni disponga il Ministro interrogato sulla sorte degli animali già in possesso dell'amministrazione;

   se non ritenga che il grave pregiudizio derivante dalla dispersione di tale rilevante patrimonio zootecnico abbia arrecato danno e debba essere evitato, sospendendo la definizione del protocollo di intesa e ripensando la destinazione degli animali allontanati dall'isola.
(3-02196)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 28 marzo 2021, l'Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali), sezione di Venezia, ha denunciato l'ennesima azione di crudeltà nei confronti di animali indifesi rientranti nella fauna selvatica italiana. A San Donà di Piave (Venezia) è stata ritrovata uccisa da una trappola laccio a strangolo una volpe, in chiaro stato di allattamento;

   da quel momento i volontari locali hanno organizzato un gruppo di ricerca in soccorso dei cuccioli della volpe che purtroppo non ha portato al loro ritrovamento;

   l'assassino è quindi colpevole non soltanto di avere ucciso la volpe, con una trappola micidiale che le ha provocato una morte lenta e crudele dopo atroci sofferenze, ma anche di aver condannato a morte certa per fame i suoi cuccioli;

   sul caso è intervenuta la polizia provinciale, che ha sequestrato trappole dello stesso genere disseminate nello stesso terreno;

   l'uso del laccio a strangolo è un metodo di caccia illegale in quanto non agisce selettivamente su una particolare specie e, quindi, il suo impiego non può nemmeno trovare «giustificazione» con la finalità del contenimento di specie dannose, poiché qualunque animale può venire catturato. La trappola viene collocata lungo i camminamenti abituali degli animali e può colpire le zampe, il tronco oppure prendere il collo, portando alla morte per strangolamento, come è accaduto in questo caso;

   nonostante il suo utilizzo sia vietato, rimane una tecnica di caccia purtroppo ancora molto diffusa in Italia, perché il congegno è facile da costruire, anche grazie ai tutorial disponibili sul web;

   l'azione che ha portato alla morte della volpe e, conseguentemente dei suoi cuccioli, rientra tra i delitti punibili dall'articolo 544-ter del codice penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale»;

   evidentemente, considerate le ripetute violazioni che si riscontrano, la norma non sembra ancora aver prodotto gli effetti deterrenti auspicati –:

   se il Governo non ritenga urgente attivare sul territorio italiano, per quanto di competenza, ogni iniziativa utile per prevenire e contrastare simili azioni di crudeltà nei confronti della fauna selvatica e intensificare i controlli, compresa la diffusione, anche via web di metodi di costruzione di trappole vietate dalla legge;

   se intenda rendere noti i dati riguardanti le pene inflitte negli ultimi 5 anni, rientranti tra i delitti punibili dall'articolo 544-ter del codice penale.
(4-08933)


   ALBERTO MANCA, DEL SESTO, SCANU, DEIANA, CADEDDU, PARENTELA, ASCARI, SAITTA e MANZO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 242 del 2016 all'articolo 2, comma 2, fa rientrare la produzione della Cannabis Sativa L, tra le produzioni lecite se finalizzate alla produzione di: alimenti, cosmetici semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico, materiale destinato alla pratica del sovescio, materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia, materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati, coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati, coltivazioni destinate al florovivaismo;

   l'articolo 4 della predetta norma precisa che: qualora all'esito del controllo il contenuto complessivo di THC della coltivazione risulti superiore allo 0,2 per cento ed entro il limite dello 0,6 per cento, nessuna responsabilità è posta a carico dell'agricoltore che ha rispettato le prescrizioni previste dalla legge;

   dal quadro così delineato emerge un problema operativo circa le attività di indagine, controllo e repressione delle condotte giudicate illecite dalle normative fin ora citate;

   sul punto le sezioni unite della Cassazione dapprima confermano la rilevanza penale della commercializzazione della cannabis Sativa L per gli scopi diversi da quelli previsti dalla normativa vigente, confermando quindi la punibilità ex articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, poi confermano un principio già più volte affermato da precedenti pronunce che escludono la punibilità della condotta in esame, ovvero la commercializzazione della Cannabis e dei suoi derivati, quindi anche oli, resine e infiorescenze qualora siano risultati privi di efficacia drogante o psicotropa;

   sulla questione la procura della Repubblica di Cagliari, nel dare indicazioni di carattere operativo, si limita a recepire le interpretazioni restrittive contenute nella sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 30 maggio 2019 n. 15, riconducendo anche l'indagine della capacità drogante e psicotropa della cannabis e dei suoi derivati in commercio all'interno del «procedimento penale». Al contrario, la procura della Repubblica di Bologna ha analizzato la medesima sentenza anche sotto il profilo soggettivo del «Dolo», alla luce della novella contenuta nella più recente legge n. 242 del 2016, in cui si amplia la lista delle produzioni lecite anche ai fini didattici e dimostrativi e per la florovivaistica, senza peraltro pronunciarsi sulle caratteristiche di presentazione del prodotto;

   pertanto, ha ritenuto che la rilevanza penale della commercializzazione della Cannabis e dei suoi derivati si basa sulla conoscenza da parte del commerciante dell'uso finale che ne farà l'acquirente e che tale circostanza costituisce una cosiddetta «probatio diabolica»; pertanto, conclude sostenendo, che gli organi di sorveglianza dovrebbero limitarsi ad effettuare controlli sulla filiera che ha portato il commerciante all'acquisto della Cannabis per poi rivenderla, essendo molto complicato, se non addirittura impossibile, dal punto di vista sanzionatorio, la dimostrazione del dolo del reato previsto dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990;

   va, inoltre, evidenziato, in questa sede, che una interpretazione eccessivamente legislazione vigente, unitamente alla recente pronuncia giurisprudenziale, costituiscono per l'interrogante una grave minaccia a quella filiera di produzione e lavorazione della canapa che nulla ha a che vedere con la distribuzione e commercializzazione di sostanze stupefacenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei diversi criteri interpretativi delle diverse procure della Repubblica in merito ai criteri operativi di repressione e controllo di condotte illecite derivanti dalla commercializzazione della Cannabis e dei suoi derivati e se non intenda valutare la possibile adozione di iniziative normative, al fine di delineare indirizzi univoci in materia.
(4-08942)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 31 marzo 2021 era la scadenza entro la quale ogni Stato Membro dell'Unione europea avrebbe dovuto presentare il proprio Piano di gestione dello spazio marittimo. L'Italia non è tra i 6 Paesi che hanno rispettato questo termine;

   la Pianificazione dello spazio marittimo (PSM) non è solo indispensabile come strumento per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità richiesti dalla Marine Strategy Framework Directive (Msfd) e dalla nuova strategia per la biodiversità 2030, dell'Unione europea ma lo è anche per raggiungere una sostenibilità sociale ed economica nel pieno rispetto dell'ecosistema marino;

   è grave che l'Italia, una penisola con oltre 8000 chilometri di coste, non si sia organizzata in tempo e conformemente alle tempistiche stabilite dalla direttiva relativa alla pianificazione dello spazio marittimo, cui è stata data attuazione il 17 ottobre 2016 con il decreto legislativo n. 201 del 2016;

   la Pianificazione dello spazio marittimo con approccio ecosistemico è vitale per assicurare nel lungo termine un equilibrio sostenibile tra la natura e le attività umane come la pesca, l'acquacoltura, il trasporto marittimo così come quelle attività che stanno crescendo rapidamente come l'eolico offshore e che pertanto chiedono spazio. Di conseguenza la Pianificazione dello spazio marittimo è chiamata anche nello strategico ruolo di risolvere gli eventuali conflitti d'uso per lo spazio marittimo e, ove possibile, creare sinergie compatibili tra differenti settori. Quest'ultimo aspetto evidenzia l'importanza di coinvolgere, sin dall'inizio del processo di pianificazione, tutti gli stakeholders, dai grandi ai piccoli, e attraverso un approccio partecipativo, inclusivo e trasparente, raggiungere un piano di gestione che sia supportato dal basso;

   partecipazione che, oltre ad essere richiesta dalla direttiva relativa alla Pianificazione dello spazio marittimo e alla Marine Strategy Framework Directive è indispensabile per poter pianificare una visione sia di protezione della biodiversità sia di sostenibilità socioeconomica nel breve (2030) e nel lungo termine (2050) che gioverebbe anche dal punto di vista degli investimenti economici, come ad esempio per l'eolico offshore;

   l'Italia, come tutti gli Stati membri costieri dell'Unione europea, deve tenere in debita considerazione il modo in cui il proprio piano contribuisce a raggiungere gli obiettivi politici chiave, come il raggiungimento di un buono stato ambientale nelle sue acque (un obbiettivo la cui scadenza è già passata) e la protezione di almeno il 30 per cento del proprio spazio marittimo entro il 2030, di cui il 10 per cento rigorosamente protetto, come stabilito nella strategia dell'Unione europea sulla biodiversità;

   la Commissione ha tempo fino al 31 marzo 2022 per consegnare un rapporto al Parlamento europeo e al Consiglio che valuti i progressi fatti nell'attuazione della direttiva Pianificazione dello spazio marittimo –:

   quali siano i motivi che hanno impedito al nostro Paese di non rispettare la scadenza del 31 marzo 2021 nella realizzazione del Piano di gestione dello spazio marittimo e di conseguenze quale sia lo stato attuale dell'iter di realizzazione e se, in questo percorso, siano state, oltre agli enti preposti, coinvolte anche le associazioni ambientaliste e nel caso queste non siano state coinvolte, se intenda chiarirne i motivi.
(5-05779)

Interrogazione a risposta scritta:


   COSTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la tratta ad alta velocità (TAV) Torino-Lione è un'infrastruttura di grande importanza, in quanto inserita all'intero delle reti transeuropee dei trasporti (TEN-T), fattore per lo sviluppo della libera circolazione delle merci e delle persone all'interno dell'Unione europea e quindi della sua competitività;

   la tratta internazionale tra Saint Jean de Maurienne (Francia) e Bussoleno (Italia) è di competenza di TELT (Tunnel euralpin Lyon Turin), il promotore pubblico italo-francese subentrato nel 2015 ad LTF (Lyon Turin ferroviaire). Questo tratto del progetto sta faticosamente andando avanti accumulando ritardi per lungaggini varie ed omissioni: basti pensare che il contratto di programma tra TELT e il Ministero, nei cui uffici giaceva dal 2017, è stato approvato dal Parlamento solamente nel dicembre 2020;

   la tratta di accesso in territorio italiano Torino-Bussoleno è invece ferma dal febbraio 2019, da quando l'allora ministro Toninelli smantellò l'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione, non rinnovando l'incarico al commissario di Governo e richiese a Rete ferroviaria italiana competente sulla tratta, di sospenderne la progettazione;

   risulta palese che senza la realizzazione contestuale della tratta di accesso, l'intera linea Torino-Lione risulterebbe essere un'opera incompiuta, costringendo il tunnel di base a funzionare ad un terzo della sua potenziale capacità e rendendo l'investimento un improduttivo fallimento. Oltretutto, ciò avverrebbe in aperto contrasto con gli impegni assunti dal Governo italiano con l'Europa, la quale finanzierà più di metà della tratta internazionale;

   urge ricordare, infatti, che l'opera viene considerata dalla Commissione europea nella sua totalità e completa funzionalità e non solo limitatamente alla sezione transfrontaliera di valico e il direttore generale della mobilità e dei trasporti (DG MOVE), Herald Ruijters, ha scritto ai ministeri delle infrastrutture italiano e francese nell'ottobre 2020 proponendo l'adozione da parte della Commissione di una cosiddetta «decisione di esecuzione» ai sensi dell'articolo 47, paragrafo 2, del regolamento TEN-T (Regolamento UE n. 1315/2013) in merito sia alla tratta transfrontaliera che alle due tratte di competenza nazionale, con il fine ultimo di lavorare in modo congiunto anche per definire, oltre a dettagli tecnici, anche le modalità di cofinanziamento;

   il 29 gennaio 2021, su mandato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il capo delegazione italiana, Paolo Foietta, ha incontrato il suo omologo francese, M.me Josiane Beaud, e i due hanno condiviso la necessità di predisporre in sede di conferenza intergovernativa un documento comune che formalizzi i requisiti tecnici comuni delle linee di accesso;

   in assenza della tratta italiana, come detto, l'intero progetto è a rischio e il cofinanziamento comunitario risulterebbe impossibile, ragion per cui è necessario un chiaro indirizzo dal nuovo Governo per ripartire nella progettazione, considerando anche la preoccupante assenza della Torino-Lione nella relazione illustrativa concernente l'individuazione degli interventi infrastrutturali allegata allo schema di decreto trasmesso nel gennaio 2021 dall'ex-Presidente del Consiglio Giuseppe Conte;

   l'ultima richiesta del capo delegazione italiana di ricevere indirizzi dal Governo, risalente a più di un mese fa, ad oggi risulta ancora inevasa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa;

   quando intenda condividere i suoi indirizzi politici su questo tema prioritario, in modo da riavviare la progettazione da parte di Rfi ormai bloccata da oltre due anni e portare finalmente a compimento l'intero progetto, i cui lavori è previsto si concludano, dopo i ritardi di questi anni, non prima del 2032.
(4-08943)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la polizia di Stato di Foggia e provincia ormai da anni lamenta carenza di organico e di mezzi per le attività ordinarie e straordinarie, denunciando le connesse difficoltà che incontra il personale per fare fronte al grande lavoro che il territorio foggiano (nel quale purtroppo opera la quarta mafia) richiede;

   il Corpo della Polizia di Stato, durante l'attuale emergenza sanitaria, è stato caricato, in aggiunta alle normali attività volte a garantire l'ordine pubblico e la sicurezza, di ulteriori compiti legati al contenimento del contagio del virus e non solo non ha potuto contare su una dotazione aggiuntiva di personale, ma ha dovuto gestire tutta la situazione con un numero ancora inferiore, dovuto ai pensionamenti non compensati;

   a fronte degli imminenti pensionamenti (nel corso dell'anno 2021 ne sono previsti 55 e l'anno successivo altri 60) è assolutamente inadeguato il numero delle 8 unità che sembrerebbero essere state assegnate come incremento;

   per riuscire a garantire un servizio efficiente ed efficace, è indispensabile ottenere subito più personale e più autovetture da destinare agli uffici della questura di Foggia e dei commissariati della provincia, riconoscendo il loro importante ruolo di avamposti contro una criminalità, anche organizzata, sempre più agguerrita;

   il territorio di Foggia e provincia vive una situazione similare anche riferita alla polizia stradale e la polizia ferroviaria, dove non si riesce neanche a garantire il turno serale e quello notturno, così come purtroppo accade spesso anche per la polizia postale e per gli altri uffici esistenti sul territorio della provincia –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, come il Ministro interrogato intenda intervenire per dotare il Corpo della Polizia di Stato di Foggia e provincia del personale e dei mezzi necessari alle attività ordinarie e straordinarie che il Corpo di Polizia deve quotidianamente affrontare, anche rimodulando la ripartizione nazionale delle risorse umane della polizia di Stato attualmente prevista, affinché i pensionamenti e i trasferimenti previsti per l'anno 2021 siano opportunamente compensati con nuovo personale.
(4-08929)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro paese opera da molti anni la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, riconosciuta come tale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica n. 423 del 27 aprile 1974;

   è sconcertante, ad avviso dell'interrogante, che per quasi un cinquantennio non abbia destato scandalo la circostanza che tale ente debba la sua denominazione ad una figura sicuramente negativa della cronaca giudiziaria italiana, Giangiacomo Feltrinelli che, pur essendo stato il fondatore dell'omonima biblioteca dalla quale si è poi sviluppata la fondazione stessa, è ricordato per aver costituito nel 1970 i Gruppi Armati Partigiani (GAP) e per essere stato rinvenuto privo di vita il 14 marzo del 1972, presso Segrate (in provincia di Milano), a causa dello scoppio dell'esplosivo da lui stesso trasportato al fine di far saltare in aria un traliccio dell'alta tensione;

   peraltro, la circostanza che tale fondazione abbia relazioni di diversa tipologia anche con enti pubblici, rende ancora più sconveniente che la stessa rappresenti, anche solo con la sua denominazione, chi, nel corso della sua vita, ha avuto contatti operativi con Renato Curcio e Alberto Franceschini, in seguito fondatori delle Brigate Rosse;

   affinché situazioni come quella descritta non abbiano a ripetersi, a parere dell'interrogante, sarebbe necessaria l'adozione di un'iniziativa normativa, volta ad adeguare il DPR n. 361 del 2000, che attualmente regola la materia, nel senso di prevedere che l'autorità amministrativa competente subordini il riconoscimento delle fondazioni anche alla previa verifica che la loro denominazione non richiami in modo espresso personaggi della nostra storia che si sono macchiati di gravi delitti ovvero di reati di natura terroristica o mafiosa –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative normative nel senso descritto in premessa.
(4-08934)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, VINCI, BUCALO, FRASSINETTI e ALBANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, n. 27 del 6 aprile 2021, è stato pubblicato il bando di concorso pubblico per il reclutamento di 2800 tecnici che saranno impiegati per supportare le amministrazioni pubbliche nel coordinamento e nell'attuazione dei progetti legati al Next Generation EU e per gli interventi legati alla politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 nelle regioni meridionali italiane;

   in fase di annuncio della misura e delle nuove modalità concorsuali per eventuali turn over e nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, è stata indicata, tra le varie priorità del Governo, ingresso di giovani e di personale con nuove qualifiche, più moderne ed interdisciplinari, nei ranghi delle pubbliche amministrazioni anche mediante percorsi di inserimento rapidi, cosiddetti «Fast track»;

   l'articolo 3, comma 1, del bando di concorso pubblicato in data 6 aprile 2021 prevede una prima fase di preselezione basata sulla valutazione di titoli, propedeutica ad una seconda fase di selezione, riservata ad un numero massimo di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso per singolo profilo;

   l'articolo 6 del bando di concorso, al comma 2, stabilisce come i titoli valutabili non possano superare il valore massimo complessivo di 10 punti, ripartito tra titoli di studio per un massimo di 4 punti e altri titoli per un massimo di 6 punti;

   con riferimento ai punti conferiti per titolo di studio, si segnala come la votazione del titolo di laurea relativa al profilo per cui viene fatta richiesta è valutata per un massimo di 0,10 punti nel caso di voto con lode, prevedendo quindi 0,50 punti per il diploma di laurea o laurea specialistica e magistrale che sia il proseguimento della laurea triennale indicata quale requisito ai fini della partecipazione;

   a questi punti si aggiunge la formazione post-laurea, fino ad un massimo di 3 punti, criterio secondo il quale ogni master universitario di primo livello vale 0,5 punti, ogni master di secondo livello 1 punto ed ogni diploma di specializzazione o dottorato di ricerca vale 1,5 punti;

   i rimanenti 6 punti sono distribuiti privilegiando in ogni caso personale già in essere presso le pubbliche amministrazioni o con contratti di lavoro stipulati con enti privati per progetti afferenti la politica di coesione penalizzando in tal modo, secondo l'interrogante, principalmente ai fini dei piazzamento nelle relative graduatorie, neolaureati o comunque diplomati da percorsi di studio altamente qualificanti;

   in base a quanto stabilito dai criteri di cui all'articolo 6, a titolo di esempio, qualora si disponesse in ogni caso di idoneo titolo esperienza professionale, di studio con massima votazione e master di secondo livello, ma privi di esperienza professionale, non si raggiungerebbero in ogni caso né i 3 né i 4 punti della quota riservata ai titoli di studio, rendendo sostanzialmente impossibile conseguire il massimo dei punteggi nella predetta categoria, allorché i restanti 6 punti sono attribuiti unicamente considerando la durata dei rapporti di lavoro di provenienza, avvantaggiando in parte il personale già in forza;

   pur trattandosi di una selezione a titoli relativa a posizioni che devono interagire con progetti di origine comunitaria, non sono previsti, peraltro, punteggi per la conoscenza delle lingue –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, intenda adottare iniziative per disporre procedure concorsuali realmente indirizzate all'ingresso di giovani e nuove competenze nella pubblica amministrazione, privilegiando anche la conoscenza delle lingue e professionalità interdisciplinari;

   se intenda spiegare in che modo la procedura concorsuale di cui in premessa sia adatta a valorizzare il ruolo dei giovani nella pubblica amministrazione;

   in che modo intenda ovviare ad eventuali carenze sopravvenute di organico nelle amministrazioni locali a seguito della procedura concorsuale di cui in premessa.
(4-08946)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'UVA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 26 della legge n. 833 del 1978 «Istituzione del Servizio sanitario nazionale» sancisce che le prestazioni sanitarie dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, dipendenti da qualunque causa, sono erogate dalle unità sanitarie locali attraverso i propri servizi. L'azienda sanitaria locale, quando non sia in grado di finire il servizio direttamente, vi provvede mediante convenzioni stipulate in conformità ad uno schema tipo con istituzioni aventi i requisiti indicati dalla legge;

   l'Anfild Onlus (Associazione nazionale per le famiglie per l'integrazione e la lotta alla disabilità), sezione provinciale di Messina, ai sensi del citato articolo 26, sin dal 2017, ha inoltrato all'assessorato regionale della salute istanze per l'accreditamento istituzionale di un centro all'avanguardia di riabilitazione, sito in Barcellona (Messina) già oggi peraltro autorizzato ad effettuare prestazioni/die in regime semiresidenziale;

   l'assessorato alla salute, negli anni, ha sempre respinto tali istanze con la motivazione dell'assenza di un fabbisogno che, al contrario, relazioni dell'azienda sanitaria provinciale hanno tuttavia, sin dal 2017, smentito;

   nel dicembre 2018, l'ennesima istanza di accreditamento formulata dall'Anfild, determinava l'avvio di un «sub procedimento» da parte del dipartimento per le attività sanitarie e l'osservatorio epidemiologico-Servizio accreditamento istituzionale, finalizzato ad accertarne la coerenza con la programmazione regionale, nonché la compatibilità economico-finanziaria secondo il principio che, al riscontro del fabbisogno, sarebbero maturate le condizioni per l'accreditamento;

   l'Anfild, decorsi i termini senza la definizione del sub-procedimento, promuoveva ricorso al Tar che con sentenza del 20 gennaio 2021, ordinava all'amministrazione di adottare entro 30 giorni una determinazione esplicita e conclusiva sull'istanza di accreditamento;

   il 29 dicembre 2020 veniva pubblicato il decreto con cui l'assessorato disponeva la «Determinazione degli aggregati di spesa per il triennio 2020-2022 per i Centri di riabilitazione ex articolo 26 della legge n. 833 del 1978», riconoscendo, per la provincia di Messina, risorse per soddisfare un fabbisogno di 40 assistiti in regime semiresidenziale;

   nonostante gli atti di cui sopra, l'assessorato alla salute, proprio nell'ambito del procedimento di accreditamento dell'Anfild, chiedeva comunque un ennesimo parere all'azienda sanitaria locale che confermava il fabbisogno, evidenziando or più l'insufficienza dei 40 posti già individuati attesa la crescente domanda sanitaria del territorio;

   malgrado il parere dell'Asp e la scadenza del prescritto termine del Tar, l'assessorato alla salute non si è ancora espresso sull'accreditamento dell'Anfild e, nel silenzio, la stessa azienda sanitaria ha proceduto a stipulare ampliamenti con altri soggetti, le cui strutture, peraltro vetuste, non riescono a soddisfare le esigenze di tutti gli assistiti, al punto che, in qualche caso, alcune persone disabili sono state costrette a rimanere a casa, usufruendo solo di interventi riabilitativi «a distanza». Tale scelta non risolve peraltro il «deficit di assistenza» in aree che continuano a rimanere privi di basilari asset assistenziali;

   la relazione annuale del 31 marzo 2019 dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di forniture di beni e servizi in sanità, invitava a differenziare il novero dei soggetti privati interessati e coinvolti nell'erogazione di prestazioni al fine di assicurare una più ampia tutela della concorrenza e, dunque di favorire l'ingresso nel sistema di nuovi operatori capaci di garantire agli utenti la libertà di scelta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative per quanto di competenza e in raccordo con la regione, intenda assumere affinché vi sia la piena tutela dei livelli essenziali di assistenza, in particolare tramite strutture che garantiscano prestazioni in sicurezza alle persone disabili soprattutto in tempi di Covid-19.
(5-05777)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Walter Ricciardi nel 2013-2014 ha svolto attività di indagine di analisi comparative sui rischi professionali, per conto delle Nazioni Unite, sul personale del World food program, dell'Unhcr, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale;

   nel luglio 2014 è stato nominato commissario straordinario per l'Istituto superiore di sanità, dove, in un'ottica di spending review, riordinò le strutture dell'ente, smantellando il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, nonostante l'appello contrario di 234 operatori di sanità pubblica. È stato poi presidente dello stesso dal 2015 al 2018;

   dal 2018 alla guida della World Federation of Public Health Associations (Wfpha), che ha ricevuto nel 2015 un contributo dalla Bill & Melinda Gates Foundation;

   è stato rappresentante dell'Italia nell'Executive Board dell'Oms fino al 2020, ma il suo ruolo non gli consentiva di parlare a nome dell'Agenzia;

   ed oggi affianca il Ministro della salute nel ruolo di consigliere scientifico per la pandemia da Coronavirus ed è consigliere scientifico nell'Human Tecnopole. Lo stesso progetto che il partito del Ministro aveva contestato nel 2017, in quanto affidato a Roberto Cingolani, all'epoca direttore dell'Iit, e oggi Ministro del Governo;

   nel 2017 è stato poi nominato commendatore della Repubblica in considerazione di particolari benemerenze in campo scientifico e sanitario;

   dal 2019 è stato consigliere in ambito sanitario dell'eurodeputato Carlo Calenda, già ex Ministro dello sviluppo economico;

   il 21 febbraio 2020, Ricciardi chiedeva di prendere decisioni drastiche come l'isolamento e la creazione di una catena di comando unica;

   dal 24 febbraio 2020, e per la durata dello stato di emergenza, è stato nominato consigliere per l'emergenza COVID-19 del Ministro;

   il 20 agosto 2020, il Codacons presenta un esposto all'Anac contro la sua nomina per conflitto di interessi (promotore del Piano nazionale per la prevenzione vaccinale 2016-2018, avendo ricevuto in passato finanziamenti/sponsorizzazioni dalle stesse aziende farmaceutiche produttrici di vaccini (Glaxo Smith Kline, Pfizer, Sanofi Pasteur Msd e AbbVie Srl)), il quale lo rigetta. Il Codacons presenta ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato;

   il 14 febbraio 2021, Walter Ricciardi dichiarava che è «urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata», dichiarando di avere l'appoggio del Ministro. Anche Andrea Crisanti, il giorno dopo, gli fa eco;

   il 21 febbraio 2021, in una intervista a Radio Radio, l'ex Ministro della famiglia, Antonio Guidi ha definito «una delle nefandezze compiute da Walter Ricciardi» la chiusura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute;

   il 28 febbraio 2021, Ricciardi reitera la richiesta di un lockdown generale;

   il 3 aprile 2021, il Consiglio di Stato annulla la decisione di Anac, sostenendo che proprio le case farmaceutiche interessate dal piano vaccinale avevano notoriamente avuto un rapporto con Ricciardi;

   l'interrogante richiama in questo atto le seguenti interrogazioni: n. 4-04902, n. 4-05410, n. 4-05739, n. 4-05933, n. 4-06098, n. 4-06279, n. 4-06288, n. 4-07886, n. 4-08423, e n. 4-06870 sul ruolo di Bill Gates nella politica italiana, sul conflitto di interessi del Ministro Cingolani e sul ruolo di Andrea Crisanti –:

   se il Ministro interrogato non intenda rimuovere Ricciardi dal ruolo di consulente e rivedere, alla luce del suo conflitto di interessi e di quanto segnalato in premessa, tutta la strategia vaccinale e di lockdown messa in essere.
(4-08935)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 maggio 2020 veniva pubblicato sul sito dell'OMS il report «An unprecedented challenge: Italy's first response to COVID-19». Questo studio, che costituiva un primo livello di analisi in ordine alla risposta italiana alla pandemia è stato ritirato in data 14 maggio 2020 dal sito dell'Oms. I motivi del ritiro non sono inizialmente apparsi chiari, benché le e-mail intercorse tra il direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra e il capostaff che aveva elaborato il report, dottor Francesco Zambon, riferissero che il primo preannunciava che sarebbe intervenuto personalmente per rimuovere il report ove non fossero state realizzate delle modifiche da lui richieste;

   di particolare rilievo risulta essere la richiesta avanzata da Ranieri Guerra di modificare un passaggio del report in cui si affermava che il Piano pandemico italiano era stato meramente riconfermato dal 2006, senza alcun aggiornamento, come ormai pacificamente accertato. Tuttavia il Guerra riferiva pubblicamente di non aver mai svolto pressioni dirette finalizzate al ritiro del report, sostenendo che il documento sarebbe stato ritirato in ragione di alcune violazioni procedurali interne alla filiera Oms su decisione del direttore regionale dell'Oms. In realtà in data 14 maggio 2020 il Guerra in una e-mail rivolta al dottor Brusaferro affermava di essere stato «brutale con gli scemi di Venezia», ovvero Zambon, intestandosi il ritiro del report in questione-:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza delle pressioni esercitate dal Guerra finalizzate al ritiro del report di cui in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere.
(4-08937)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 maggio 2020 veniva pubblicato sul sito dell'Oms il report «An unprecedented challenge Italy's first response to COVID-19». Questo studio, che costituiva un primo livello di analisi in ordine alla risposta italiana alla pandemia è stato ritirato in data 14 maggio 2020 dal sito dell'OMS);

   il direttore vicario dell'Oms dottor Ranieri Guerra, in diverse e-mail e messaggi inviati i a una pluralità di soggetti, si intestava la responsabilità del ritiro del report che evidenziava profili di criticità nella gestione della pandemia in Italia. In particolare, Guerra affermava in una chat intercorsa con il dottor Brusaferro di aver «mandato scuse profuse al Ministro» e di essere andato dal Direttore Generale Oms «e fatto ritirare il Documento», suscitando il ringraziamento di Brusaferro;

   è evidente, pertanto, una attività di interferenza che contrasta con i parametri di imparzialità e trasparenza fissati dalla Regolamentazione sanitaria internazionale, nonché dalla decisione 1082/2013 e che dovrebbero ispirare l'Oms. D'altronde, in una precedente e-mail inviata dal Guerra a Zambon, già si faceva riferimento al fatto che l'Oms fungeva da «consapevole foglia di fico» delle scelte impopolari operate dal Governo Italiano –:

   se fosse a conoscenza di dette circostanze;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte ad approfondire i rapporti intercorsi tra l'Oms e il Governo italiano, nella vicenda sopracitata, attesa la funzione dell'organizzazione stessa.
(4-08938)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   non è chiaro se il SARS-CoV-2 induca una immunità né la sua durata verso la reinfezione; alcuni studi hanno dimostrato che il virus induce una risposta anticorpale articolata rintracciabile a distanza di 6-8 mesi (Wu, 2020), altri documentano una caduta del livello degli anticorpi sotto il livello della significatività già solo dopo 60 giorni (Patel, Thomburg et al., 2020). Nello studio Dan, Matueus, Kato et al., 2020, i ricercatori hanno concluso che c'è una eterogeneità nella risposta immunitaria al SARS-CoV-2, e una quota di popolazione infettata con una memoria immunitaria particolarmente bassa potrebbe essere suscettibile a una veloce reinfezione. Da altre ricerche emerge che nel plasma della gran parte dei convalescenti testati non ci siano alti livelli di anticorpi neutralizzanti (Robbiani, Gaebler et al. 2020);

   un'indagine condotta nella «zona rossa» di Lodi, effettuata, dal 20 febbraio al 6 aprile 2020, nel pieno dell'ondata epidemica, ha riscontrato che solo il 27 per cento dei cittadini aveva nel sangue anticorpi contro SARS-CoV-2 (Percivalle, Cambiò, Cassaniti et al, 2020). Altre indagini in Paesi europei e in America hanno constatato una sieroprevalenza attorno al 20 per cento (Bajema et al., 2020);

   il virus si diffonde ai bronchi e ai polmoni e, successivamente, all'intestino e ad altri organi, in particolare rene, cuore cervello, utilizzando sempre la porta d'ingresso dell'ACE2 (enzima 2 convertitore dell'angiotensina);

   la severità della malattia dipende dal livello dell'infiammazione sistemica, caratterizzata dalla cosiddetta «tempesta citochinica», (Wang, HU et al., 2020) che innesca una potente razione infiammatoria, da parte dei linfociti T, inefficace verso il virus, e progressivamente deleteria per l'organismo;

   le autopsie documentano una forte presenza di cellule linfociti T morte nella milza (Chen et al., 2020, Merad, Martin 2020), fenomeno già noto nel passato (Paul, 2013, p. 721). Questi processi sono noti portare dalla Ards (sindrome da distress respiratorio acuto) alla Net (Trappole extracellulari del neutrofilo);

   l'attivazione delle Net causa trombosi (Leppkes et al. 2020, Skendro, et al., 2020), e sua volta la Net causa un danno polmonare (Pierce et al., 2020);

   una verifica di laboratorio ha confermato che gli anticorpi IgG prelevati dal sangue dei pazienti sono in grado di promuovere, il rilascio di Net da parte di neutrofili prelevati dal sangue di persone in salute (Zuo et al., 2020);

   le Net, sono state isolate dai campioni endobronchiali e parenchimali nelle polmoniti virali severe da SARS con quadro di Ards (Ding et al., 2003) e anche nelle autopsie di pazienti deceduti per COVID-19 (Barnes et al, 2020);

   il 20 marzo 2021 Pietro Luigi Garavelli, primario della Divisione di Malattie Infettive dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara, ha dichiarato che «vaccinare in piena pandemia è sbagliato» in quanto il virus reagirà mutando velocemente;

   gli scienziati tedeschi dell'Università di Greifswald hanno dimostrato che «la vaccinazione con ChAdOxl nCov-19 può provocare il raro sviluppo di trombocitopenia trombotica immunitaria mediata da anticorpi attivatori delle piastrine contro PF4, che imita clinicamente la trombocitopenia autoimmune indotta da eparina»;

   l'interrogante con le interrogazioni nn. 4-08453, 4-08626 e 4-08670 ha affrontato il tema di come le varianti SARS-COV-2 principali possano essere correlate alla vaccinazione di massa, e delle reazioni avverse. Con altre sono state denunciate le diverse problematiche riguardanti i vaccini a mRNA e a adenovirus OGM –:

   se, alla luce delle criticità emerse, il Governo non ritenga evidente e opportuno adottare iniziative per sospendere l'obbligatorietà della vaccinazione per il personale sanitario, in attesa di maggiori chiarimenti sul ruolo svolto dagli anticorpi sviluppati a seguito della vaccinazione che possono addirittura potenziare una risposta immunitaria disregolata nel senso della iper infiammazione con conseguente danno d'organo.
(4-08944)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il servizio trasporto taxi fermo a causa delle misure da contenimento della pandemia da COVID-19, a Venezia tra marzo 2020 e febbraio 2021 il fatturato per quelli acquei è sceso del 98 per cento, mentre per quelli su gomma dell'86 per cento;

   il predetto dato, elaborato dalla Cgia, ha calcolato minori entrate per 37 milioni di euro per il comparto dei taxi acquei, unici a Venezia;

   dato il carattere prolungato e, allo stato attuale, permanente della crisi, anche il mese di marzo 2021 concorre a pieno titolo tra le perdite del comparto, mese con il quale le perdite raggiungono i 40 milioni di euro;

   il comparto taxi nel comune di Venezia è formato da 370 titolari di licenza, di cui 250 operano come taxi acquei, altri 108 sono taxi su gomma, operanti nella terraferma veneziana, ed altri 12 ancora stazionano al Lido;

   questo settore vive quasi esclusivamente di turismo che, a seguito del crollo totale delle presenze turistiche, ha visto dissolversi completamente il servizio;

   nel 2020, infatti, il traffico aereo di passeggeri negli aeroporti di Venezia-Treviso è sceso del 78 per cento, con -11,5 milioni di passeggeri, mentre le presenze crocieristiche si sono azzerate, con un crollo del 99 per cento delle presenze;

   su 61,3 milioni di euro di perdita complessiva di fatturato registrato sino a marzo 2021 da tutto il comparto taxi presente nel Veneto (costituito da 734 licenze), 47,5 milioni (77,5 per cento del totale) è in capo ai titolari di licenza del comune di Venezia (370 licenze);

   le misure di indennizzo economico disposte, allo stato attuale, dal Governo sono ampiamente insufficienti, richiedendo interventi di ristoro settoriali, anche prevedendo lo stato di crisi per il settore del turismo ed introducendo misure di carattere straordinario –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per fornire misure straordinarie di indennizzo al comparto in premessa, considerate anche le prolungate mensilità prive di alcuna forma di sostegno al reddito.
(4-08928)


   DE CARLO, SUT e VIANELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Flextronics, azienda statunitense con sede a Trieste di produzione elettronica di supporto al comparto dell'elettronica e delle telecomunicazioni, a causa della pandemia da Covid-19, ha visto acuire nell'ultimo anno una crisi senza precedenti con un'iniziale mancato approvvigionamento proveniente da Wuhan, epicentro del focolaio di Coronavirus;

   lo scorso anno, nel mese di marzo, con un iniziale periodo di 13 settimane venne pattuito per gli operai della fabbrica, circa 485, il sostegno alla cassa integrazione;

   nel mese di novembre 2020 con una lettera inviata dai sindacati triestini al Ministero dello sviluppo economico si chiedeva un incontro di verifica e aggiornamento per la situazione della fabbrica;

   considerato che di fatto l'incontro venne concesso ma, nella pratica, non fu mai organizzato a causa della crisi di Governo. A tal proposito, le sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno richiesto al prefetto di Trieste Valerio Valenti di intercedere, demandando un nuovo incontro e un maggiore coinvolgimento da parte del Governo poiché sembrerebbe che il calo del lavoro abbia raggiunto, nel 2021, picchi del 15 per cento a cui l'azienda parrebbe fare fronte, trasferendo una buona parte di attività presso lo stabilimento romeno di Timisoara;

   il problema occupazionale parrebbe al momento essere arginato dalla «Cassa Covid» e dal blocco dei licenziamenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga la Flex ancora strategica a livello multinazionale e se intenda prevedere tavoli di confronto con i sindacati e se vi siano progetti di riconversione della fabbrica.
(4-08930)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per il nostro Paese la vicenda Stellantis – la fusione tra Fca-Chrysler e Psa – non rappresenta soltanto un accordo tra privati o un affare che riguarda solamente i due gruppi industriali che lo hanno concluso;

   ancora oggi permangono forti perplessità circa il futuro degli stabilimenti presenti in Italia sia in termini di produttività degli insediamenti industriali, che di tenuta dei livelli occupazionali;

   ad Fca, nel 2020, sulla base del cosiddetto Liquidità (decreto-legge n. 23 del 2020) è stato concesso un prestito con garanzia statale di oltre 5,6 miliardi di euro al fine di garantire la produttività degli stabilimenti italiani e alla luce della contingente situazione di crisi che sta attraversando il mercato automobilistico;

   la crisi economica provocata dalla pandemia rischia di produrre i suoi effetti più drammatici nel Mezzogiorno la cui tenuta dei territori è sempre più compromessa; in questo quadro si inserisce l'aggravarsi della situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi che occupa più di 7.000 lavoratori, non considerando l'indotto;

   alla luce del continuo ricorso agli ammortizzatori sociali, della mancata partenza del terzo turno sulla linea Compass/lbride e delle voci di interventi strutturali sulla riduzione della capacità installata nello stabilimento Stellantis di Melfi, a parere dell'interrogante è necessario che Stellantis fornisca garanzie certe affinché si giunga alla piena occupazione degli addetti dell'area visti i pesanti costi sostenuti fin qui dai lavoratori e delle lavoratrici della Basilicata;

   quella di Melfi è l'area industriale più avanzata del Mezzogiorno e per renderla realmente competitiva è indispensabile che Stellantis preveda investimenti e produzioni per saturare lo stabilimento con nuovi modelli ecologici e sostenibili;

   secondo le organizzazioni sindacali, dalle assemblee tenute in Stellantis e nelle aziende dell'indotto e della logistica, è emersa grande preoccupazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto ad ipotesi di riorganizzazione dello stabilimento che pare stia avvenendo fuori da un piano industriale complessivo, la cui presentazione sembra addirittura ritardata;

   a parere dell'interrogante continuare a scaricare i costi aziendali sulle lavoratrici e sui lavoratori, come sta facendo Stellantis, peggiorando le loro condizioni di lavoro, è inaccettabile;

   il Governo dovrà pretendere da Stellantis precise garanzie e appositi impegni rispetto allo stabilimento di Melfi, scongiurando qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o riorganizzazione strutturale dello stabilimento che avrebbero ripercussioni negative non solo sui livelli occupazionali interni all'azienda, ma sull'intero sistema economico della Basilicata;

   a parere dell'interrogante, dal modo in cui il Governo saprà difendere gli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, dipenderà un pezzo importante della manifattura italiana e del settore automotive in particolare;

   il Recovery Fund deve essere l'occasione per sostenere e rilanciare il settore manifatturiero in Italia, condizionandolo a produzioni sostenibili e innovative orientate alla mobilità collettiva e a nuove motorizzazioni e combustibili;

   occorrono politiche industriali credibili e una seria riflessione sulle migliori strategie da attuare per il settore automotive che passano dalla trasformazione della viabilità nel Paese, alle produzioni ecosostenibili, dall'innovazione e ricerca al blocco dei licenziamenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché Stellantis faccia chiarezza sulle prospettive industriali e avvii un percorso condiviso con il Governo, le organizzazioni sindacali e gli enti locali, sulle scelte del piano industriale che dovrà puntare alla piena saturazione degli stabilimenti con nuovi modelli e tecnologie utili ad affrontare la transizione ecologica della mobilità e della tutela occupazionale;

   se il Governo non intenda acquisire gli elementi utili a comprendere se Stellantis intenda confermare anche per il futuro, la centralità dello stabilimento di Melfi e di tutto il sistema di fornitura e logistica, scongiurando qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o riorganizzazione strutturale dello stabilimento che avrebbero ripercussioni negative non solo sui livelli occupazionali interni all'azienda, ma sull'intero sistema economico della Basilicata.
(4-08931)


   ZOFFILI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la momentanea chiusura dell'ufficio postale della frazione di Buccinigo (nel comune di Erba, provincia di Como) a seguito dell'emergenza sanitaria Covid-19 comporta moltissimi disagi ai cittadini più deboli e, in particolare, agli anziani che si rivolgono all'ufficio postale per ritirare la pensione ed effettuare il pagamento delle utenze. Ad aggravare la situazione anche la circostanza che l'ufficio sia privo di sportello per il prelievo di contanti Postamat;

   la chiusura, inoltre, determina una maggiore affluenza negli uffici postali di Albavilla ed Erba centro, e ciò è causa di code e lunghi tempi di attesa allo sportello con conseguente rischio di assembramenti, esponendo l'utenza a pericoli per la salute;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane s.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024 firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.A., nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» -:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché Poste italiane proceda a rivedere il piano di riorganizzazione territoriale e in particolare affinché venga disposta nel più breve tempo possibile l'immediata riapertura dell'ufficio postale di Buccinigo per cinque giorni la settimana e affinché sia inoltre dotato lo stesso di sportello Postamat all'esterno dell'edificio.
(4-08939)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019, informa il Gestore servizi energetici (Gse), l'uso di Uco (rifiuto, olio vegetale di cucina usato) nel biodiesel finito nei motori diesel in Italia ammonta a oltre 205.000 tonnellate, il doppio del 2018 e circa il doppio di quanto raccolto in modo differenziato in Italia. C'è da chiedersi da dove viene tutto questo biodiesel aggiunto ai carburanti venduti in Italia. Sempre secondo il Gse almeno 90.000 tonnellate da raffinerie spagnole, in gran parte importato dalla Cina;

   il Conoe (Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti) ha dichiarato di aver raccolto nel 2018 meno di 72.000 tonnellate. Un secondo consorzio di raccolta, RenOils, dichiara di aver raccolto nel 2019 ben 44.400 tonnellate di oli e grassi alimentari esausti, quindi realisticamente non più di 120-130 mila tonnellate raccolte;

   secondo il report «Scegli l'olio giusto» di Legambiente, «al netto degli scarti, dei trattamenti (centrifugazione e distillazione) da cui si ricava metanolo e glicerina, degli altri usi, non più del 60-70 per cento può diventare biodiesel». Quindi non più di 90.000 tonnellate;

   si legge nella relazione Conoe, presentata il 9 aprile 2019 alla Camera dei deputati nell'ambito di un'indagine conoscitiva (che cita la Relazione speciale della Corte dei conti europea: «La possibilità del conteggio per un valore doppio dei biocarburanti prodotti da rifiuti e residui ha condotto a una situazione in cui il biodiesel prodotto da Uco è spesso commercializzato a un prezzo più elevato del biodiesel prodotto con olio vegetale. Vi era pertanto il rischio che l'olio venisse adulterato per essere venduto come olio da cucina esausto». Conviene dunque, ad operatori disonesti, «adulterare» oli alimentari reperibili sul mercato internazionale per classificarli come residui e venderli vantaggiosamente come biocarburanti;

   l'Associazione europea Transport&Environment segnala infine che, nel 2019, la metà degli Uco usati nei biocarburanti europei è stato importato da Cina, Stati Uniti, Malesia e Indonesia, e che forte è il rischio di importazione di Uco «false», che comportano potenzialmente a impatti indiretti come la deforestazione come normale olio di palma o derivati –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, anche attraverso il Gestore servizi energetici, al fine di impedire l'importazione di prodotti di cui non sia possibile controllare la tracciabilità, in questo caso come effettivi rifiuti da cucina (Uco), nonché per non riconoscere i relativi sussidi di mercato in qualità di biocarburanti double counting non avanzati, anche con lo scopo di salvaguardare i consorzi di raccolta, gli operatori onesti dell'economia circolare, delle bioenergie e dei carburanti.
(5-05776)

Interrogazione a risposta scritta:


   NEVI, ZANGRILLO e SOZZANI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 2 aprile 2020 in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019 definisce le modalità con le quali le regioni possono richiedere deroga all'attuazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 in merito alla semina in acque pubbliche di specie ittiche alloctone. Le specie ittiche non autoctone, che da più di un secolo rappresentano la consuetudine nella gestione delle politiche inerenti alla pesca professionale e ricreativa, sono principalmente il coregone, la trota iridea e la trota fario;

   la regione Piemonte è impegnata da anni nelle politiche di conservazione, da un lato, mediante attuazione di un piano ittico regionale, in cui i provvedimenti a tutela delle specie autoctone hanno attivamente coinvolto le istituzioni locali e il mondo dell'associazionismo alieutico, e, dall'altro lato, nell'incentivazione della pesca sportiva e ricreativa come volano dell'indotto economico destagionalizzato nelle aree interne sia alpine che appenniniche;

   con la prossima adozione della checklist delle specie ittiche autoctone, la cui bozza presentata in occasione della Conferenza Stato-regioni ha mostrato non poche lacune e imprecisioni, si verrebbe a completare un quadro normativo che potrebbe comportare l'interruzione delle immissioni in tutte le acque regionali delle specie suddette, con ingenti danni al comparto pesca, sia professionale che ricreativo e turistico. Tale repentina interruzione comporterà l'inevitabile impossibilità gestionale dell'intero comparto a causa della sovrapposizione degli strumenti di pianificazione regionale (piano ittico regionale e carta delle vocazioni ittiche) con quelli di cui alla presente interrogazione e la necessaria ridiscussione ed adeguamento delle politiche ittiogeniche, di immissione e di valorizzazione sportiva e turistica delle acque vallive delle aree interne sia del quadrante alpino che appenninico;

   seppur si condividano le finalità e gli obiettivi di salvaguardia delle specie autoctone e della salubrità delle acque e del territorio, già peraltro contemplate negli strumenti di pianificazione regionale, l'utilizzo di talune specie ittiche non autoctone in modalità non invasiva e monitorata ha, da oltre un secolo, rappresentato un elemento fondante il sistema della pesca non solo in regione Piemonte, ma anche nel resto delle regioni italiane e, pertanto, si ritiene che una eventuale sospensione dovrà essere graduale e concertata proprio con le istituzioni locali preposte alla gestione alieutica;

   si rileva che alcune regioni hanno richiesto al Ministero della transizione ecologica una deroga al divieto di immissione di alcune specie ittiche alloctone nelle acque superficiali del loro territorio;

   si auspica che il Governo concordi con le logiche della presente interrogazione e in particolare che condivida le considerazioni circa il fatto che la pesca dilettantistica, ricreativa, sportiva o turistica, rappresenta non solo il modus operandi delle politiche di conservazione del patrimonio ittico indigeno, ma anche e soprattutto un'occasione per innumerevoli territori montani di esercitare attrattività ed economia collegata alla frequentazione di aree interne in cui il reticolo idrografico rappresentato da laghi, fiumi e torrenti è stato, è e sarà uno strumento imprescindibile per la resilienza ed il rilancio delle aree interne, sia dal punto di vista economico e commerciale che sociale, in considerazione delle innumerevoli associazioni locali con coinvolgimento di decine di migliaia di appassionati ed addetti-:

   se il Governo intenda adottare iniziative per sospendere l'adozione della check-list delle specie ittiche autoctone al fine di perfezionarne i contenuti e di concertarli con gli strumenti di pianificazione delle regioni e delle province autonome;

   se intenda adottare iniziative per definire un congruo periodo transitorio che consenta al sistema gestionale della pesca e agli enti territoriali di adottare le iniziative normative in materia per un graduale adeguamento alle eventuali nuove implicazioni;

   considerate le criticità già espresse dalle regioni e dalle province autonome, sull'eventuale proposta di parziale modifica dei suddetti decreti se intenda adottare iniziative in merito anche al fine di consentire un congruo e produttivo lasso di tempo per una corretta elaborazione e successiva valutazione delle istanze di deroga.
(4-08945)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL SESTO, MARTINCIGLIO, VIANELLO e CADEDDU. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 febbraio 2020, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo pubblicava un Avviso pubblico relativo alla selezione di interventi finalizzati alla riqualificazione e valorizzazione turistico-culturale dei comuni delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, meglio noto come «Bando Borghi e Centri storici» (Gazzetta Ufficiale, V Serie Speciale - Contratti Pubblici n. 24 del 28 febbraio 2020);

   le domande andavano presentate entro 45 giorni dalla pubblicazione del bando in Gazzetta Ufficiale, quindi entro il 13 aprile 2020;

   a seguito delle disposizioni governative per il contenimento della pandemia da COVID-19, i termini venivano prorogati dal suddetto Ministero al 29 maggio 2020 e, infine, al 29 giugno 2020;

   dopo la scadenza del termine ultimo, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, nei quattro mesi successivi, non pubblicava comunicazioni sul numero delle domande ricevute e sulla valutazione di merito delle stesse per l'ammissione al finanziamento;

   nel frattempo, sulla pagina web https://ponculturaesviluppo.beniculturali.it/bando-borghi-e-centri-storici/ si informava che tutte le attività relative al suddetto bando, a seguito della riorganizzazione del suddetto Ministero (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 dicembre 2019, n. 169), erano state trasferite alla direzione generale turismo per competenza;

   la comunicazione più recente della suddetta direzione generale turismo risale al 10 novembre 2020, quando la stessa, sulla pagina web: https://www.turismo.beniculturali.it/news/bando-borghi-centri-storici/, informava che «Alla chiusura dell'avviso pubblico, sono stati registrati circa 1.400 invii su cui sono incominciate le istruttorie», aggiungendo: «Purtroppo, la gestione del rilevante numero richieste ricevute e l'obbligo di seguire le norme per il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus Covid-19 sta determinando forti rallentamenti nello svolgersi delle attività amministrativa»;

   l'articolo 5 del decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo – Segretariato Generale – Servizio II n. 69 del 21 febbraio 2020, recante l'approvazione del suddetto Avviso pubblico, ha stabilito che: «La selezione degli interventi da ammettere al finanziamento avverrà attraverso la valutazione dei progetti presentati da parte di un'apposita commissione nominata dall'Autorità di Gestione e resa pubblica sul sito istituzionale.»;

   il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo del 5 ottobre 2017 n. 434 aveva designato i responsabili degli organismi di gestione e certificazione del Piano Stralcio «Cultura e Turismo» FSC 2014-2020 e, nello specifico, per l'autorità di gestione, il dirigente pro-tempore del servizio II del segretariato generale architetto Dora Di Francesco;

   la menzionata carenza di informazioni non ha consentito all'interrogante di poter stabilire se la responsabilità dell'autorità di gestione sia rimasta in capo all'architetto Di Francesco, a seguito della menzionata riorganizzazione del suddetto Ministero, e se la commissione incaricata di valutare i progetti relativi agli interventi sopra citati sia stata effettivamente nominata, come stabilito dal menzionato articolo 5, in considerazione della mancata pubblicazione dei nominativi dei suoi membri;

   il decreto-legge 22 del 2021 «Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri» ha istituito il Ministero del turismo, con la relativa attribuzione di tutte le competenze in materia, precedentemente afferenti al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   l'articolo 7, comma 2, del citato decreto-legge 22 del 2021 ha stabilito che, dal 31 maggio 2021, è soppressa la direzione generale turismo; pertanto, ad oggi, non è possibile stabilire se la valutazione delle istanze presentate sarà conclusa entro tale data, oppure se l'iter procedurale subirà un ulteriore rallentamento, consequenziale all'affidamento ad altra struttura –:

   quali informazioni intenda fornire il Governo su quanto specificato in premessa;

   quale sia l'attuale stato di avanzamento dell'istruttoria delle richieste pervenute di cui in premessa;

   quali siano i termini previsti per la chiusura della fase istruttoria e per la pubblicazione della relativa graduatoria.
(4-08940)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIETINA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le selezioni del V ciclo del percorso di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità, attivato nel febbraio 2020 con decreto ministeriale n. 95 del 12 febbraio 2020, hanno subito continui rinvii a causa della situazione pandemica;

   con decreto-legge n. 22 del 2020 è stata introdotta la modifica dei requisiti per accedere al predetto corso che ha consentito l'accesso diretto alla prova scritta ai «soggetti che nei dieci anni scolastici precedenti hanno svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive sullo specifico posto di sostegno del grado cui si riferisce la procedura»;

   tale ampliamento della platea degli interessati ha determinato un surplus, di candidati alla prova scritta e la presenza di candidati idonei, che si trovano in posizione non utile per la frequenza immediata del corso, ma con punteggi minori in quanto non in possesso del titolo del servizio svolto;

   il possesso del titolo del servizio ha permesso, infatti, ad alcuni l'accesso diretto allo scritto e ha inciso sulla tabella dei titoli valutabili anche con disomogeneità interpretativa tra i vari atenei;

   il sussistere di dette condizioni ha determinato la presenza di più di diecimila candidati idonei i quali, sulla base di quanto disposto dal decreto ministeriale n. 92 del 2019 – che si richiama al decreto ministeriale 249 del 2010 istitutivo dei percorsi di tirocinio formativo attivo ordinario – possono altresì essere ammessi in soprannumero ai cicli successivi in quanto risultati inseriti nelle rispettive graduatorie di merito, ma non in posizione utile;

   gli ultimi dati in materia di fabbisogno nazionale evidenziano che nell'anno scolastico 2019/2020 gli studenti disabili erano quasi trecentomila, ovvero tredicimila in più rispetto all'anno precedente (+6 per cento) e che tra i 176mila insegnanti di sostegno che hanno lavorato nel 2019-2020, ben il 37 per cento non ha le competenze adeguate, in quanto non specializzato;

   sulla base dei dati Istat, tra aprile e giugno 2020 oltre il 23 per cento degli alunni con disabilità (circa 70 mila) non ha preso parte alle lezioni per motivi che spaziano dalla gravità della patologia (27 per cento) alla difficoltà dei familiari a collaborare (20 per cento) fino al disagio socio-economico (17 per cento), ma coinvolgono anche la mancanza di strumenti tecnologici e soprattutto l'assenza sia delle figure competenti a sostegno sia di tutta quella parte di socializzazione con i compagni di classe che realizzano nel concreto la didattica inclusiva;

   appare evidente che è necessario poter disporre di un congruo numero di docenti specializzati nelle attività di sostegno didattico così da sopperire alla carenza di insegnanti formati ad hoc;

   il docente di sostegno giorno per giorno si rivela essere nella scuola una figura fondamentale per la sua versatilità e in quanto elemento di supporto, collaborazione e raccordo con l'intero consiglio di classe, e tra questo e la famiglia dell'alunno disabile;

   la modifica dei requisiti di accesso ha determinato conseguenze rilevanti sui progetti e gli investimenti dei candidati risultati idonei anche se in soprannumero e che sarebbe corretto garantire loro la possibilità di specializzarsi quanto prima anche al fine di evitare la creazione di ulteriori fasce di precariato non specializzato considerata tra l'altro l'importanza della continuità didattica, tanto più per gli alunni disabili-:

   se il Governo intenda assumere le necessarie iniziative per garantire ai soggetti di cui in premessa: la possibilità di specializzarsi, prevedendo l'ammissione in soprannumero al VI ciclo tirocinio formativo attivo sostegno presso il proprio ateneo di riferimento e, nell'ipotesi in cui questo non contemplasse di bandire posti per il VI ciclo, di adottare comunque iniziative per introdurre misure per consentire la specializzazione ai soprannumerari; l'accesso al corso di specializzazione entro giugno 2021; il loro inserimento con riserva nella prima fascia delle graduatorie provinciali di supplenza (Gps), in coda agli specializzati, che termineranno il corso entro il 21 luglio 2021.
(5-05780)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ceccanti e altri n. 4-08895, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pezzopane.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Emanuela Rossini n. 2-01172 del 13 aprile 2021.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Zoffili e altri n. 4-08859 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 483 del 9 aprile 2021. Alla pagina 18703, prima colonna, dalla riga trentasettesima alla riga trentottesima, deve leggersi: «ZOFFILI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS,», e non come stampato.