Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 7 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 28 marzo 2021 Stella Morris, moglie di Julian Assange, ha riportato la notizia della lettera inviata da Papa Francesco al marito, incarcerato nel Regno Unito dal 2019, per il tramite del prete del penitenziario;

    Julian Assange, cittadino australiano, è al centro di un caso diplomatico e giuridico che dura ormai da undici lunghissimi anni;

    giornalista, attivista e programmatore informatico, nel 2006 Assange ha fondato il sito wikileaks.org (WikiLeaks) con l'obiettivo di offrire uno spazio libero ai whistleblower disposti a pubblicare documenti sensibili e compromettenti, in forma anonima e senza la possibilità di essere rintracciati;

    il sito, negli anni, è stato curato da molti giornalisti, attivisti e scienziati, riscuotendo sempre maggiore attenzione nell'opinione pubblica, rivelando segreti e scandali, relativi, tra gli altri, a guerre, loschi affari commerciali, episodi di corruzione e di evasione fiscale;

    le rivelazioni di WikiLeaks hanno contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a Governi, uomini di potere, reti di relazioni ed eventi, ben oltre la narrazione ufficiale;

    nel 2010 Assange è assurto ad ampia notorietà internazionale per aver rivelato tramite WikiLeaks documenti classificati statunitensi, ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning, riguardanti diversi crimini di guerra;

    nell'ottobre del 2010, pochi mesi prima delle accuse avviate contro Julian Assange in Svezia WikiLeaks pubblicò video e documenti diplomatici relativi alle guerre in Afghanistan e in Iraq. Fu una delle più grandi fughe di notizie della storia che documentarono abusi delle forze americane, compresa l'uccisione di decine di civili, compresi due giornalisti della Reuters, da parte di un elicottero da guerra statunitense Apache a Baghdad nel 2007;

    WikiLeaks, attraverso il così denominato «Cablegate», diffuse più di 300 mila documenti riservati dell'esercito statunitense che rivelarono gravi inadempienze della autorità nel perseguire abusi, torture, violenze perpetrate durante le guerre in Afghanistan e Iraq;

    durante le primarie presidenziali del Partito democratico statunitense del 2016, WikiLeaks pubblicò delle e-mail inviate e ricevute dalla candidata Hillary Clinton dal suo server di e-mail privato quando era Segretario di Stato dimostrando, tra l'altro, il coinvolgimento dell'Arabia Saudita e del Qatar in varie azioni di supporto alla formazione dello Stato Islamico in Siria e in Iraq (Isis) e ponendo concreti dubbi sul coinvolgimento statunitense in esse;

    per le sue rivelazioni, Julian Assange ha ricevuto svariati encomi da privati e personalità pubbliche, onorificenze (tra cui il Premio Sam Adams, la «Gold medal for Peace with Justice» da Sydney Peace Foundation e il «Martha Gellhorn Prize for journalism»), ed è stato ripetutamente proposto per il Premio Nobel per la pace per la sua attività di informazione e trasparenza;

    nel 2012, per sfuggire all'arresto da parte della polizia britannica, Julian Assange trovò asilo presso l'ambasciata dell'Ecuador, il cui Governo gli avrebbe riconosciuto in quello stesso anno lo status di rifugiato politico e il diritto d'asilo;

    l'11 aprile 2019, la polizia britannica ha arrestato Julian Assange all'interno dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, con il consenso delle autorità ecuadoriane dopo che, in seguito al cambio di Governo, le stesse gli avevano revocato lo status di rifugiato;

    nella serata dell'11 aprile 2019, Julian Assange è stato condotto dinanzi alla Westminster Magistrates' Court, dove sembrerebbe sia stato riconosciuto colpevole ipso facto d'aver violato, nel 2012, i termini della cauzione: quando aveva deciso di rifugiarsi nell'ambasciata ecuadoriana e di non comparire di fronte a un giudice britannico che lo aveva convocato per conto della magistratura svedese, nell'ambito di una controversa inchiesta per presunto stupro e molestie, avviata contro di lui a Stoccolma; si tratta di accuse poi archiviate;

    oggi quindi Julian Assange risulta essere detenuto nel Regno Unito per aver violato le condizioni di una libertà vigilata imposte sulla base di un mandato poi revocato, ma la motivazione reale della sua detenzione parrebbe risiedere nella richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti;

    le autorità di Washington asseriscono, infatti, che Julian Assange e WikiLeaks avrebbero messo a repentaglio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Con questa stessa accusa Chelsea Manning, che a WikiLeaks fornì i documenti nel 2010, è stata dapprima condannata a 35 anni di prigione e, successivamente, graziata dal Presidente Obama;

    l'estradizione nei confronti di Assange troverebbe una ragione di fondamento in un atto di accusa segretamente depositato ad Alexandria, nello Stato del Virginia, che consisterebbe di un solo capo di imputazione, insieme a Chelsea Manning, relativo al reato di pirateria informatica, anche se sembrerebbe che il Ministero della giustizia statunitense abbia contestato ad Assange altri reati, tra cui quelli di cospirazione e spionaggio;

    dopo quasi undici anni, quella in atto contro Julian Assange assume i contorni di una persecuzione contro la persona e di una ritorsione contro il progetto WikiLeaks, ma rappresenta anche un pericoloso precedente per attivisti, giornalisti e whistleblower negli Stati Uniti, così come in qualunque altro Stato;

    la detenzione di Julian Assange – i cui presupposti erano già stati respinti nel 2015 dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria, che si è rivelata anche avvenire in condizioni gravosamente severe –, nonché le eventualità di estradizione e persecuzione a vita negli Usa, hanno suscitato forte protesta e appelli per il suo rilascio da parte dell'opinione pubblica e di svariate organizzazioni per i diritti umani;

    nel novembre 2019, il relatore Onu sulla tortura ha dichiarato che Assange avrebbe dovuto essere rilasciato e la sua estradizione negata; si tratta di una dichiarazione successivamente fatta propria anche dal Consiglio d'Europa, di cui il Regno Unito è peraltro Stato membro fondatore;

    nel dicembre 2020 lo stesso relatore Onu sulla tortura, oltre a rinnovare l'appello per l'immediata liberazione di Assange, ha chiesto, senza esito, che questi venisse almeno trasferito dal carcere ad un contesto di arresti domiciliari;

    il 5 gennaio 2021 la giustizia inglese ha negato l'estradizione di Assange per motivi di natura medica, nello specifico per il bene della sua salute mentale, per l'alto rischio di tendenze suicide; tuttavia, nonostante quanto espresso in precedenza e nonostante le precarie condizioni di salute, Julian Assange risulta ancora detenuto in condizioni gravosamente severe presso la prigione di Belmarsh;

    per questa ragione, è opportuno esercitare la massima pressione sul Regno Unito affinché comprenda la gravità della situazione e garantisca la protezione di Julian Assange, accogliendo quanto richiesto dal relatore Onu sulla tortura e quanto fatto proprio dal Consiglio d'Europa, massima istituzione per lo Stato di diritto e per la tutela dei diritti umani di cui il Regno Unito è membro fondatore;

    finché a Julian Assange non verrà riconosciuta la piena libertà, lo status di rifugiato politico e la protezione internazionale, il rischio che egli possa andare incontro a violazioni dei diritti umani sarà sempre concreto e incombente, oltre che essere sottoposto a condizioni detentive che violerebbero il divieto assoluto di tortura e di altri maltrattamenti e ad un processo iniquo che, negli Stati Uniti, potrebbe essere seguito dalla pena di morte, a causa del suo lavoro con WikiLeaks,

impegna il Governo

1) a intraprendere, anche in aderenza alle convenzioni internazionali e specificatamente alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ogni utile iniziativa di competenza finalizzata a garantire la protezione e l'incolumità di Julian Assange da parte delle autorità britanniche e a scongiurarne l'estradizione.
(1-00456) «Cabras, Colletti, Maniero, Trano, Massimo Enrico Baroni, Giuliodori, Sapia, Spessotto, Corda, Termini, Siragusa, Sarli».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    da una pluralità di fonti e di denunce risulta che sia in atto una grave repressione da parte della Repubblica popolare cinese nei confronti della minoranza uigura di religione musulmana nella regione dello Xinjiang;

    secondo tali fonti, più di un milione di persone sono o sono state detenute nei cosiddetti centri di «rieducazione politica», in quella che è la più grande detenzione di massa di una minoranza etnica finora mai attuata a livello mondiale;

    la situazione nello Xinjiang, dove vivono più di 10 milioni di uiguri musulmani e di kazaki, è peggiorata rapidamente, in particolare da quando nel 2014 è stata lanciata una campagna del governo cinese di dura lotta contro il terrorismo violento. Di conseguenza gli uiguri e altre minoranze etniche prevalentemente musulmane della regione autonoma uigura dello Xinjiang sono stati soggetti a detenzione arbitraria, tortura e gravi restrizioni culturali e della pratica del loro culto, nonché a un sistema digitale di sorveglianza assai invasivo da parte delle forze di sicurezza cinesi, nell'obiettivo precipuo di soffocare ogni aspirazione di carattere autonomista o di libera espressione del credo religioso;

    numerose sono le evidenze relative a pratiche illegali di controllo delle nascite nei confronti di donne uigure, della condizione di internamento di cui soffrono numerosi minori di etnia uigura, costretti ad orfanotrofi di Stato laddove un genitore sia detenuto nei campi di internamento;

    numerose sono le denunce di lavoro forzato, anche carcerario, degli uiguri nelle catene di produzione dei settori dell'abbigliamento, della tecnologia e dell'automobile e, soprattutto, nel settore della produzione di cotone, di cui la Cina è uno dei maggiori produttori al mondo e che vede il 20 per cento della produzione concentrarsi nella regione autonoma uigura dello Xinjiang;

    la lotta al lavoro forzato è una priorità per l'Unione europea, tant'è che anche nel quadro dell'accordo globale Unione europea-Cina sugli investimenti, gli investimenti dell'Unione europea devono rispettare le pertinenti convenzioni dell'Oil sul lavoro forzato, seppure non siglati dalla controparte cinese;

   tutto quanto sopra rappresentato configura una gravissima e persistente violazione dei diritti e delle libertà fondamentali;

   si richiama la risoluzione del Parlamento europeo approvata il 17 dicembre 2020;

   si richiama, infine, l'audizione svolta dalla III Commissione della Camera dei deputati il 1° ottobre 2020 di Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione dei diritti umani e contro le discriminazioni,

impegna il Governo:

   ad esprimere in tutte le sedi internazionali competenti la più ferma condanna dell'Italia per le gravissime violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi nei confronti delle minoranze nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, con particolare riferimento alle pratiche illegali e di limitazione delle nascite, alla repressione della libertà religiosa, al sistema di lavoro forzato in fabbriche ubicate presso campi di internamento, alle detenzioni arbitrarie e all'uso di tecnologie di sorveglianza digitale con finalità repressiva;

   a promuovere da parte del settore privato l'esercizio di una stringente responsabilità sociale d'impresa, conducendo audit indipendenti sul rispetto dei diritti umani nell'intera catena di approvvigionamento di merci importate dalla Cina;

   ad adottare iniziative a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nello Xinjiang in coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea, anche tenuto conto del ruolo assolto dall'Italia di presidente di turno del G20.
(7-00626) «Quartapelle Procopio, Berlinghieri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alla data di presentazione di questa interrogazione, non sono ancora note e chiare tutte le strategie che il Governo italiano intende intraprendere per gestire il termine del blocco dei licenziamenti, ad oggi previsto in data 30 giugno 2021;

   nonostante siano state previste misure dilazionatorie del predetto blocco per le attività che non dispongono di ammortizzatori sociali, ciò non risolve il problema dei lavoratori in cassa integrazione, per i quali ogni mese passato in Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) diminuisce, di fatto, la loro possibilità di rioccuparsi;

   in varie interviste a mezzo stampa nella fine di marzo 2021 e inizio aprile 2021, il Ministro interrogato ha annunciato l'intenzione di voler confermare alla presidenza dell'Anpal il professor Domenico Parisi, tra i principali sostenitori del ruolo dei cosiddetti Navigator nell'implementazione del reddito di cittadinanza;

   come emerso durante l'attività conoscitiva di Camera e Senato, e in particolare durante l'audizione del professor Parisi presso la Commissione lavoro della Camera risulta che un individuo su quattro di coloro che hanno percepito il reddito di cittadinanza ha trovato lavoro e metà di quel quarto, a fine ottobre 2020, era nuovamente senza lavoro;

   nel corso delle audizioni secondo l'interrogante è stata confermata l'impossibilità di provare un nesso che renda parametrabile il ruolo dei Navigator rispetto alla capacità dei percettori di reddito di cittadinanza di trovare lavoro, rendendo di fatto impossibile valutare la performance dei Navigator medesimi;

   il reddito di cittadinanza ha trovato la sua ragione d'esistere nella sua natura di ammortizzatore sociale finalizzato alla re-immissione nel mondo del lavoro dei suoi percettori, con la criticità che tale evenienza, vincolante e strategica per la misura, non si è – ad oggi – verificata, anche nel periodo antecedente la crisi pandemica da Covid-19;

   nell'ambito delle decretazioni d'urgenza legate al Covid-19 e della legge di bilancio 2021, sia reddito di cittadinanza che Navigator sono stati potenziati, prorogati ed arricchiti; sono state previste maggiori risorse economiche per tali istituti, nonostante sia, ad oggi, impossibile provare sia l'utilità dei Navigator nell'implementazione della misura, sia il loro ruolo nei rari episodi di conseguimento di un rapporto di lavoro da parte dei percettori di reddito di cittadinanza;

   alla luce di questi elementi, e della fiducia attribuita ad Anpal ed al suo presidente con i progressivi potenziamenti di reddito di cittadinanza e Navigator, non si rinvengono a parere dell'interrogante le ragioni per le quali il vertice della struttura debba venire riconfermato, stante la più totale assenza di risultati da ormai oltre 2 anni di vigenza della misura –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se abbia intenzione di adottare le iniziative di competenza volte a riconfermare il professor Parisi in capo all'Anpal e, in caso affermativo, se intenda spiegare per quali motivi ed in ragione di quali risultati riportati dalla sua gestione della struttura.
(4-08831)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la diplomazia culturale e la promozione internazionale della lingua italiana costituiscono parte fondante della proiezione dell'Italia nel mondo;

   la circolare n. 3/2020 del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aggiorna la disciplina circa le modalità di erogazione dei contributi per i corsi di lingua e la formazione italiana nel mondo, regolata dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64;

   tale circolare inquadra diversamente rispetto al passato il rapporto tra Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed enti gestori dei corsi di italiano all'estero, adottando una logica di progetto in luogo di quella di bilancio, con l'obiettivo di «favorire progressivamente l'autonomia finanziaria degli enti promotori»;

   le nuove previsioni attuative pongono problemi operativi agli enti gestori dei corsi di italiano all'estero nella promozione della lingua italiana negli USA: il contributo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale presuppone, infatti, la disponibilità esistente già a partire dall'anno in corso, di altre risorse da parte dell'ente richiedente;

   secondo il parere degli enti gestori, inoltre, la tempistica e le percentuali delle tre tranche del contributo non appaiono compatibili con i meccanismi di promozione dei corsi inseriti nelle scuole pubbliche o private in territorio statunitense e canadese, con più di 300 mila studenti di italiano;

   viene richiesto di concorrere al costo dei progetti ad enti che non hanno la forza economica di anticipare quote percentuali per corsi di italiano che hanno valore curriculare nelle scuole del Nord America; la richiesta, del 10 per cento per quest'anno e del 20 per cento per il prossimo, di compartecipazione al contributo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con fondi propri, e la riduzione del contributo per spese amministrative dal 25 per cento al 15 per cento, crea forti disagi a questi enti essenziali per la promozione della lingua italiana in USA e Canada, i quali dovranno prevedere la fattibilità dei corsi prima dell'inizio dell'anno scolastico, il loro inserimento nei programmi linguistici curriculari delle scuole già colpite da tagli, con conseguenze preoccupanti sui corsi di lingua straniera;

   tali previsioni non appaiono sostenibili finanziariamente dagli enti gestori, mettendo a repentaglio la loro stessa sopravvivenza –:

   se non ritenga di rinviare di un anno l'entrata in vigore delle disposizioni attuative di cui in premessa, per consentire agli enti gestori di adeguarsi ai cambiamenti previsti con un tempo maggiormente congruo, atto ad avviare un dialogo con gli enti richiedenti, al fine di salvaguardare i corsi di italiano e la formazione linguistica delle origini per i figli degli italiani che risiedono in Nord America.
(5-05681)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giornalista Gian Micalessin ha recentemente riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la storia di quattro ragazzini uiguri a cui venne impedito anche dalle autorità consolari italiane il ricongiungimento con i genitori, rifugiati in Italia dal 2016 assieme agli altri figli;

   la vicenda inizia nel 2016 quando la donna incinta per la sesta volta e il marito lasciano lo Xinjang per evitare l'obbligo di aborto;

   le «misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo», come l'aborto forzato a cui sarebbe stata sottoposta la madre uigura rifugiata in Italia e la separazione delle famiglie, rientrano tra le pratiche individuate dalla risoluzione 260 delle Nazioni Unite «Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio» del 1948, ratificata dall'Italia e in vigore dal 2 agosto 1952;

   poco dopo la fuga dei genitori in Italia, il deterioramento della situazione nello Xinjang ha portato alla sparizione sia dei figli sia dei familiari a cui erano stati affidati. Solo nel 2019 la coppia è riuscita a tornare in contatto con i ragazzini e avviare le pratiche di ricongiungimento;

   a fine maggio 2020, i quattro minorenni non accompagnati uiguri riescono a lasciare lo Xinjiang e arrivare, nel termine legale di sei mesi, al Consolato italiano di Shanghai chiamato, in base ai nulla-osta sul ricongiungimento della Prefettura di Latina, ad emettere i visti per l'Italia;

   raggiunta Shanghai, i minorenni non sono riusciti a superare i controlli di sicurezza per l'accesso al palazzo del Consolato italiano e sono stati indirizzati verso un'agenzia esterna, delegata al rilascio visti, che ha respinto la richiesta sostenendo di non trovare riferimenti nei terminali e ha invitato i quattro minorenni uiguri a rivolgersi al Consolato di Pechino;

   la madre ha denunciato che i quattro ragazzini sono stati chiusi in un orfanotrofio-prigione in Cina, un campo di detenzione per bambini dello Xinjang da dove non possono uscire, non possono vedere né parlare con nessuno e sono sorvegliati a vista da quattro maestri che controllano tutto quello che fanno e dicono. Sono praticamente prigionieri –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a porre rimedio al mancato ricongiungimento con la propria famiglia rifugiata in Italia dei quattro minori uiguri, al fine di pervenire al trasferimento in Italia dei quattro ragazzi.
(5-05682)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BERLINGHIERI, BOLDRINI, FASSINO e BOCCIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Alexey Navalny, l'attivista russo attualmente in carcere, è stato ricoverato nell'ospedale della prigione che si trova a circa un centinaio di chilometri da Mosca, lamentando forti dolori alla schiena e una paralisi temporanea ad una gamba con febbre alta e tosse, che fanno temere possa trattarsi di tubercolosi, visto lo scoppio di un focolaio proprio nella prigione;

   l'oppositore russo è, inoltre, al quinto giorno di sciopero della fame per denunciare la tortura di cui è vittima, tramite modalità che vanno dalla deprivazione del sonno alle mancate cure mediche per le sue condizioni. L'avvocato, dell'oppositore russo, Olga Mikhailova, ha riferito di aver appreso del suo trasferimento nell'infermeria dai media, dove non ci sarebbe neanche un medico, ma solo un paramedico;

   la colonia penale IK-2 dove è imprigionato Navalny ha negato le accuse di tortura e ha sostenuto di avergli garantito le cure mediche necessarie. Il regime russo ha messo in campo anche uno dei suoi megafoni mediatici, l'emittente Russia Today, per screditare la versione di Navalny. La settimana scorsa una giornalista considerata vicina al regime ha visitato la prigione con una troupe televisiva per contrastare la narrativa di Navalny. «Sono stanca delle proteste. Lui è in una delle migliori colonie penali della Russia», ha scritto sui social;

   le proteste scatenate all'indomani dell'arresto di Navalny in tutta la Russia hanno destato molta preoccupazione tra le più alte sfere del Governo russo perché sono state tra le più grandi manifestazioni di dissenso pubblico da qualche anno a questa parte. Il Cremlino ha dichiarato di considerarle illegali e ha dato il via ad una campagna di arresti preventivi, pressione e intimidazione che avrebbero portato ad oltre 4 mila arresti. Ancora oggi difatti, alcuni sostenitori di Navalny, riunitisi innanzi alla prigione per protestare, sono stati arrestati;

   «C'è una reale possibilità che la Russia lo stia sottoponendo a una morte lenta Devono garantirgli accesso immediato a un medico di cui si fida e deve essere liberato», ha scritto il segretario generale di Amnesty International Agnes Callamard su Twitter –:

   quali iniziative intende intraprendere il Governo nei consessi bilaterali con la Russia e in quelli europei ed internazionali per chiedere l'immediato accesso alle cure per Navalny, nonché il suo rilascio incondizionato, e che la Russia rispetti i suoi impegni internazionali sui diritti umani e lo Stato di diritto, anche rispetto alla condizione di detenzione dei suoi cittadini.
(5-05683)


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione a Hong Kong è sempre più drammatica e repressiva delle libertà fondamentali della persona;

   un tribunale ha giudicato colpevoli nove noti attivisti, tra cui l'avvocato Martin Lee, 82 anni, e il magnate dei media Jimmy Lai, rappresentanti del movimento democratico dell'ex colonia britannica. L'accusa è di aver preso parte a un'assemblea non autorizzata durante le manifestazioni del 18 agosto 2019. Rischiano tutti fino a cinque anni di carcere. La quantificazione della condanna verrà comunicata il 16 aprile;

   la Cina ha approvato la riforma del sistema elettorale di Hong Kong, dando potere di veto a Pechino sulla scelta dei candidati allo scopo di assicurarsi che solo i candidati ritenuti idonei (i cosiddetti «patrioti») governino la città. Le modifiche riguardano il metodo di selezione del capo esecutivo di Hong Kong, il metodo di formazione del Consiglio legislativo e le sue procedure di voto. I candidati devono rispettare i requisiti di aderenza alla Legge fondamentale, che regola il rapporto tra l'ex colonia e la Cina, e attenersi alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel giugno 2020;

   la riforma dà di fatto a Pechino il pieno possesso dell'ex colonia prima del 2047, a dispetto degli impegni presi con Londra con il passaggio della sovranità dei territori del 1997; per il presidente Usa Joe Biden fa parte di un più ampio attacco della Cina alla democrazia e ai diritti, compreso il trattamento delle minoranze musulmane nello Xinjiang –:

   quali iniziative diplomatiche intenda mettere in atto il Governo italiano a fronte di queste palesi violazioni degli accordi citati che costituiscono un attentato alla vita democratica e ai diritti fondamentali dell'uomo.
(5-05684)


   DI STASIO, BERTI, BUFFAGNI, DEL GROSSO, DEL RE, EMILIOZZI, FANTINATI, GRANDE, MARINO, OLGIATI e SPADONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2020, Carmine Mario Paciolla veniva trovato impiccato, senza vita, nella sua abitazione a San Vincente del Caguán, in Colombia, dove lavorava da circa due anni come cooperante nella Missione di verifica delle Nazioni Unite. In particolare si occupava dell'osservazione del reinserimento degli ex guerriglieri FARC nella società civile;

   Paciolla, che avrebbe compito 34 anni lo scorso 28 marzo, aveva programmato il suo rientro anticipato in Italia, prenotando un biglietto aereo per il 20 luglio 2020. Secondo quanto si è appreso dalle testimonianze dei genitori che erano in contatto con lui, Mario aveva chiesto, infruttuosamente, all'ONU di cambiare missione e squadra, raccontando di «aver avuto una discussione con alcune persone dell'Organizzazione, di essersi messo in un guaio ed era molto preoccupato»;

   secondo la testimonianza dei genitori, pubblicata su Il Manifesto il 16 marzo 2021, «Mario era preoccupato e voleva scappare dalla Colombia, a un amico ha confidato che mai più sarebbe tornato a lavorare in Colombia e tantomeno con l'ONU». Inquietudini confermate dalla sua ex fidanzata Maria Izzo, secondo la quale «nelle ultime telefonate piangeva, temeva di essere intercettato e pedinato»;

   le autorità colombiane, sebbene in primo momento avessero parlato di un possibile suicidio, hanno aperto un'indagine per omicidio. Un'indagine interna è stata avviata dalle Nazioni Unite, ma ancora non è noto se e quando verrà conclusa con la pubblicazione degli esiti;

   il 2 aprile 2021, il giornalista Gabriele Santoro sulla rivista Il Tascabile ha pubblicato un lungo reportage sul caso di Mario Paciolla, in cui intervista Giovanni Álvarez Santoyo, procuratore capo della Unidad de Investigación y Acusación, l'organo inquirente fondamentale della Jurisdicción Especial para la paz. Secondo Santoyo: «La morte di Mario Paciolla avrà indubbiamente degli effetti in Colombia. È molto probabile che siano stati dei gruppi nemici della pace a ucciderlo: questa morte è un attacco allo sforzo del processo di pace portato avanti nel Paese e alla qualità dell'appoggio a esso della Missione di verifica delle Nazioni Unite»;

   a quasi nove mesi dalla sua scomparsa l'ONU classifica ancora la morte di Mario Paciolla come self-inflicted e le indagini non sembrano avere fatto particolari progressi –:

   quali iniziative di competenza siano state intraprese e quali si intendano ulteriormente avviare, anche esercitando le opportune pressioni diplomatiche, affinché si accelerino le indagini sulla morte del connazionale Mario Paciolla, al fine di far piena luce sulle circostanze che hanno portato alla sua morte.
(5-05685)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONOMO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato, recentemente, un pacco di trenta risoluzioni, tra cui quella contro le unilateral coercitive measures – la risoluzione sulle ripercussioni negative delle misure coercitive unilaterali nel godimento dei diritti umani –, che esorta gli Stati ad eliminare, interrompere l'adozione, il mantenimento o l'applicazione di tali sanzioni contrarie al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite;

   la risoluzione A/HRC/46/L.4, presentata dall'Azerbaigian, Cina e Palestina, è stata approvata con 30 voti a favore, 2 astenuti e 15 contro. Tra i no l'Italia e tutti i Paesi europei compattamente;

   sta suscitando molte polemiche la decisione dell'Italia di votare contro la risoluzione A/HRC/46/L.4, in particolare perché, tra le sanzioni che la risoluzione condanna ci sono anche quelle applicate contro Stati come Cuba, sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti;

   la stessa Cuba, lo scorso anno, ha dimostrato enorme solidarietà all'Italia, inviando medici in sostegno della lotta contro il Covid-19. Infatti, poco più di un anno fa, il 21 marzo 2020, arrivavano in Italia – a Torino e a Crema – 53 medici, della Brigada Henry Reeve, provenienti da Cuba, allo scopo di aiutare i medici nella lotta alla pandemia da Coronavirus. I medici del contingente cubano «Henry Reeve» hanno operato in Italia fino a maggio, quando l'emergenza sanitaria è rientrata;

   in quei giorni del marzo 2020 tutti gli italiani, i mezzi di informazione, e le istituzioni, si congratulavano con l'isola caraibica che nonostante il blocco economico ed i primi casi di infettati dal virus registrati in patria avevano mandato i loro medici per aiutare il nostro personale medico in difficoltà;

   l'Unione europea ha respinto le polemiche sollevate in merito alla questione e chiarito i motivi della contrarietà, spiegando, – con la dichiarazione orale resa durante la sessione con oggetto la Resolution L.4 – EoV nella 46th Session – Item 3 del UN Human Rights Council, dalla signora Elisabeth Tichy-Fisslberger, per l'Austria e a nome dell'Unione europea –, che dal punto di vista dell'Unione europea, le misure restrittive devono essere adottate e implementate sempre in accordo con il diritto internazionale, devono rispettare diritti umani e libertà fondamentali e inoltre devono essere «proporzionate» rispetto ai loro obiettivi e ribadendo che le misure da essa adottate sono pienamente in linea con questi criteri e mirano a promuovere gli obiettivi della «Common Foreign and Security Policy». E infine ha ricordato che «tenendo presente la natura e il contenuto di questo progetto di risoluzione, che si sofferma essenzialmente sulle relazioni tra gli Stati invece che sui diritti umani concreti delle persone, l'Unione europea ribadisce la sua posizione secondo cui il Consiglio dei diritti umani non è la sede appropriata per affrontare la questione»;

   la risoluzione cubana di condanna dell'embargo statunitense, presentata e votata annualmente in ambito Assemblea generale ONU è stata adottata l'ultima volta il 7 novembre scorso con 187 voti a favore, tra cui l'Italia e l'Unione europea. Il prossimo voto si terrà nel mese di maggio 2021 –:

   quali siano le iniziative che il Governo italiano vorrà mettere in campo per sostenere i cittadini di Cuba gravemente colpiti dal lunghissimo embargo contro l'isola ed offrire dunque concretamente la propria riconoscenza per quanto fatto lo scorso anno in Italia dai medici cubani;

   quali iniziative voglia intraprendere il Governo, nelle sedi e nei rapporti internazionali, per porre fine in maniera definitiva all'embargo che tanto prova e addolora la popolazione cubana.
(5-05676)

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata comunicata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale una decurtazione delle garanzie assicurative sanitarie finora riconosciute a tutto il personale operativo negli Usa soggiacente al welfare italiano, diplomatici, impiegati di ruolo e impiegati a contratto; assicurato con Blue Cross Blue Shield, che sono stati destinatari di una informativa svoltasi presso la sede dell'ambasciata di Washington e dalla quale sono state escluse tutte le altre sedi negli Stati Uniti;

   le variazioni in peius delle garanzie assicurative sanitarie andranno a comportare l'esclusione di alcune prestazioni precedentemente rientranti nella garanzia assicurativa, con particolare riferimento alle prestazioni medico-specialistiche psichiatrico-neurologiche e alle terapie riabilitative fisioterapiche, ma uno degli aspetti di maggiore rilievo in cui si palesa il dramma di questa vicenda si colloca nella compromissione delle modalità di fruizione di circa 5.000 farmaci da prescrizione medica che dal 1° aprile 2021, non saranno più concessi gratuitamente e i cui costi dovranno essere sostenuti interamente dall'assistito;

   si ritiene imprescindibile evidenziare che il costo dei farmaci negli Usa è decine di volte superiore a quello italiano: stando ai dati nella disponibilità dell'interrogante relativi alla comparazione dei costi dei farmaci, negli Usa risultano essere nella media il 250 per cento più alti rispetto ai 32 paesi con cui è stato attuato il confronto;

   a titolo di esempio si evidenzia come un farmaco di fruizione ordinaria e diffusa come il Lovastatin per l'ipercolesterolemia, il cui prezzo al pubblico in Italia è pari euro 8,54 negli Usa può arrivare anche ad 80 euro;

   non si può trascurare il fatto che proprio per ovviare all'insostenibilità dei costi della sanità statunitense per i lavoratori della rete del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è stata predisposta una convenzione tra il Ministero della salute e la Blue Cross and Blue Shield, che ha attuato una assistenza diretta a differenza di quanto invece si verifica per le coperture assicurative predisposte in altri Paesi;

   è palese l'assoluta discrasia sussistente tra quanto attuato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e quanto la contingenza pandemica globale invece dovrebbe suggerire: in questa drammatica fase emergenziale, l'impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale ha raggiunto livelli elevatissimi, come i dati non soltanto nazionali stanno lasciando emergere, e a ciò si aggiunge l'incremento di domanda di farmaci registratasi a seguito dell'infezione da Covid che, come noto, può compromettere lo stato di salute anche per mesi, con strascichi invalidanti. Pertanto, la limitazione nell'accesso ai farmaci in una congiuntura pandemica senza precedenti storici si configura come una violazione costituzionale dinanzi alla quale l'Amministrazione non può restare silente –:

   se non si ritenga prioritario intervenire con urgenza su quanto verificatosi negli Usa al fine di salvaguardare le garanzie sanitarie dei lavoratori della rete in loco ripristinando lo status quo ante in materia di accesso ai farmaci;

   se non si ritenga opportuno predisporre un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali finalizzato all'analisi delle questioni di cui in premessa e all'individuazione di soluzioni percorribili a tutela della salute di lavoratori e cittadini.
(4-08816)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIANA, PERANTONI e ALBERTO MANCA. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 l'Agenzia del Demanio pubblicò il primo bando del progetto «Cammini e percorsi» per la concessione/locazione di 30 immobili di proprietà dello Stato situati lungo cammini storico-religiosi e percorsi ciclopedonali. Tra gli stabili in gara vi era anche l'ex caserma di Punta Giglio, nel territorio comunale di Alghero (Sassari), in concessione d'uso gratuito ex articolo 11 comma 3 D.L. n. 83/2014;

   ad aggiudicarsi la «postazione antiaerea» in concessione gratuita per nove anni fu la cooperativa «Il Quinto Elemento», i cui lavori per «il restauro dell'ex caserma di Punta Giglio», «la creazione di un Museo diffuso che valorizzi la storia dei luoghi» e la «realizzazione di un centro ricettivo-ricreativo dove poter soggiornare e praticare il cicloturismo, il trekking, la vela etc», nello specifico di una foresteria denominata «Rifugio di Mare» con 20 posti letto, sono iniziati nelle scorse settimane;

   nella scheda di dettaglio, redatta dall'Agenzia del Demanio si legge che gli usi ammessi devono essere «compatibili con le attività/servizi di supporto al camminatore, pellegrino e ciclista in un'ottica di fruizione dei cammini e dei percorsi per la promozione del territorio, della mobilità dolce e del turismo sostenibile»;

   la caserma di Punta Giglio è un monumento storico-militare presente nell'area del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, ex Batteria navale «Sr. 413» di Punta del Giglio, edificata nel 1938 dalla Regia Marina. Si trova in area di Importanza Comunitaria (SIC) ed è compresa nelle zone di protezione speciale (ZPS) della rete Natura 2000;

   gli edifici dell'ex Batteria sono stati dichiarati di interesse culturale, storico e artistico, con Decreto n. 154 del 14 dicembre 2010, ai sensi dell'articolo 10, comma 1 e articolo 10, comma 3, lettera d) del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 e s.m.i.;

   l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con riferimento ai «Lavori edili in progetto per l'area costiera di Punta Giglio», si è espresso sottolineando alcuni aspetti tecnici legati alla presenza di avifauna marina e costiera, che rende le falesie di Punta Giglio un comprensorio particolarmente significativo entro la ZPS di Capo Caccia nonché nel contesto nazionale e mediterraneo. Il responsabile dell'Area epidemiologia, ecologia e gestione della fauna e dell'habitat, Nicola Baccetti, a quanto consta agli interroganti, parla di fonti di disturbo per le specie e riferisce che nell'area specifica interessata dal progetto si debba prevedere anche un arretramento di qualsiasi fonte di luce di almeno 10 metri dal margine della falesia e per le altre fonti di disturbo derivanti dall'esercizio di quelle che restano le più impattanti componenti progettuali non è possibile indicare forme di mitigazione che garantiscano la compatibilità delle strutture con le finalità istitutive di una zona a protezione speciale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali informazioni dispongano, nei limiti delle rispettive competenze, in merito alle verifiche di compatibilità degli interventi proposti rispetto al contesto di riferimento caratterizzato dalla presenza di specifici vincoli di tutela paesaggistica e ambientale, nonché in merito all'autorizzazione preventiva dell'autorità preposta alla tutela dei beni culturali, ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo n. 42 del 2004, con riferimento ai complessi storici e testimoniali;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano adottare al fine di garantire il rispetto dei valori di protezione e conservazione ambientale dell'area del Parco di Porto Conte, patrimonio inestimabile di natura, biodiversità, flora e fauna, situata nei siti Sic e Zps della rete Natura 2000.
(4-08827)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   OSNATO, TRANCASSINI, BIGNAMI e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 59 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante «Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia», è riconosciuto un contributo a fondo perduto ai soggetti esercenti attività di impresa di vendita di beni o servizi al pubblico, svolte nelle zone A o equipollenti dei comuni capoluogo di provincia o di città metropolitana e dei comuni ove sono situati santuari religiosi che, in base all'ultima rilevazione resa disponibile da parte delle amministrazioni pubbliche competenti per la raccolta e l'elaborazione di dati statistici, abbiano registrato presenze turistiche di cittadini residenti in Paesi esteri;

   tali disposizioni riguardano anche il settore dei servizi di taxi ed i servizi di noleggio con conducente (Ncc);

   dall'entrata in vigore del decreto sono ormai passati diversi mesi e, ciò nonostante, oltre il 70 per cento dei menzionati esercenti non ha percepito tale contributo e, pur risultando regolari le istanze, da mesi, nel portale dell'Agenzia delle entrate, sono dichiarate ancora in lavorazione;

   tale ritardo di erogazione del contributo sta comportando notevoli disagi ai due settori che, da oltre un anno, sono in serie difficoltà per la crisi emergenziale dovute al Covid-19, e proprio per questo il Governo aveva deciso di procedere a sostegno delle imprese con contributi a fondo perduto come nel caso del «contributo centri storici» –:

   se e quali iniziative di competenza intenda avviare affinché l'Agenzia delle entrate eroghi nell'immediatezza il contributo di cui in premessa a tutti gli aventi titolo.
(5-05700)


   UNGARO e NOJA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore dello stesso e fino al 31 dicembre 2021, i soggetti beneficiari dei crediti d'imposta riconosciuti da provvedimenti emanati per fronteggiare l'emergenza da COVID-19, tra i quali rientra il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda, possono, in luogo dell'utilizzo diretto, optare per la cessione, anche parziale, degli stessi ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari; con provvedimento del 1° luglio 2020, l'Agenzia delle entrate ha disposto che la comunicazione dell'avvenuta cessione dei crediti d'imposta è effettuata dal 13 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, direttamente dai soggetti cedenti che hanno maturato i crediti stessi, utilizzando esclusivamente le funzionalità rese disponibili nell'area riservata del sito internet dell'Agenzia delle entrate, a pena d'inammissibilità;

   con lo stesso provvedimento si specifica che, con successivo intervento dell'Agenzia della entrate, «saranno definite le modalità per consentire l'invio della comunicazione anche avvalendosi di un intermediario di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322 e successive modificazioni»;

   tale ulteriore provvedimento, indispensabile per consentire la comunicazione della suddetta cessione del credito tramite intermediario, tuttavia, non è stato ancora emanato –:

   quali iniziative si intendano adottare per completare tempestivamente la definizione e la pubblicazione delle linee guida di cui in premessa, al fine di consentire la comunicazione dell'avvenuta cessione del credito anche tramite intermediario di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322 e successive modificazioni.
(5-05701)


   BURATTI, FRAGOMELI, DE MICHELI, SANGA, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il prolungarsi della crisi sanitaria continua a incidere negativamente sulle attività di impresa e sull'occupazione determinando rilevanti impatti economici e sociali; è quindi ancora fondamentale sostenere le imprese, evitando la perdita di capacità produttiva, creando i presupposti per fornire i mezzi, anche finanziari, per riattivare rapidamente la produzione una volta terminata l'emergenza sanitaria e contribuire alla crescita economica del Paese;

   secondo un comunicato congiunto del 24 marzo 2021, emanato dalla Task Force per assicurare l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità, costituita dal Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero dello sviluppo economico, la Banca d'Italia, l'Abi, Mcc e Sace, al 12 marzo 2021 sono pervenute oltre 2,7 milioni di domande di adesione alle moratorie sui prestiti, per un valore di circa 294 miliardi di euro e superano 149 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (1.838.477 le richieste nel periodo dal 17 marzo 2020 al 23 marzo 2021);

   le evidenze raccolte dalla Banca d'Italia mostrano che circa i due terzi degli importi delle moratorie richieste e approvate dalle banche da marzo 2020 sono ancora in essere; al 12 marzo è stato erogato circa il 93 per cento delle domande per prestiti interamente garantiti dal Fondo;

   anche le rappresentanze delle categorie produttive ritengono fondamentale continuare a garantire la liquidità alle imprese e la modifica del Temporary Framework sugli aiuti di Stato in relazione all'evoluzione della situazione dal momento che il limite temporale, fissato a sei anni per gli aiuti sotto forma di garanzia sui prestiti, appare estremamente stringente in considerazione della durata e della profondità della crisi;

   l'articolo 1, comma 244, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha prorogato dal 31 dicembre 2020 al 30 giugno 2021 l'operatività dell'intervento straordinario in garanzia del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, previsto dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020, per sostenere la liquidità delle imprese colpite dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 –:

   come valuti la possibilità di adottare iniziative normative volte ad introdurre, nel prossimo provvedimento utile, disposizioni volte a prorogare fino al 30 giugno 2022 la moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti e finanziamenti, compatibilmente con il quadro comunitario, nonché l'operatività straordinaria del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese a supporto della liquidità.
(5-05703)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il ritardo nell'emanazione di una serie di decreti attuativi delle misure introdotte per fronteggiare la crisi economica correlata all'emergenza epidemiologica da Covid-19, per sostenere categorie produttive e professionisti e rilanciare il Paese, rischia di vanificare le norme all'uopo introdotte;

   alla legge di bilancio 2020 mancano 57 decreti attuativi, a quella del 2019 ancora 33; al cosiddetto «decreto Semplificazioni» ne mancano 31 sui 37 previsti; al cosiddetto «Decreto Agosto» ancora ben 40 su 63 contemplati, mentre per il cosiddetto «Decreto Rilancio» sono attesi ancora 43 provvedimenti attuativi;

   complessivamente, secondo un'analisi condotta dalla fondazione Openpolis che ha elaborato i dati dell'ufficio per il programma di Governo aggiornati al 30 marzo 2021, su 1.178 decreti attuativi, ne mancano all'appello ben 675;

   tra i provvedimenti mancanti, si evidenzia il decreto relativo al Fondo controesodo ex articolo 13-ter, comma 2, del decreto-legge n. 124 del 2019. Tale disposizione, nel prevedere l'applicazione del regime speciale per i cosiddetti «lavoratori impatriati», anche per coloro che avevano trasferito la residenza in Italia a decorrere dal 30 aprile 2019 e, al contempo, l'istituzione, per l'appunto, di un apposito «Fondo controesodo» a decorrere dal 2020, demandava ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze la definizione dei criteri e le modalità di accesso al fondo medesimo. Secondo la circolare n. 33 del 2020 dell'Agenzia delle entrate, in carenza dell'emanazione del citato decreto, i contribuenti che hanno trasferito la residenza in Italia, nel periodo compreso tra il 30 aprile 2019 ed il 2 luglio 2019, non possono avvalersi del regime speciale così come risultante dalle modifiche introdotte dal «decreto Crescita» (articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 2019, di modifica dell'articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015) ovvero devono applicare il 50 per cento e non il 70 per cento –:

   per quali motivi il decreta di cui in premessa relativo al «Fondo controesodo» summenzionato non sia stato ancora emanato ed entro quali termini si preveda l'emanazione del decreto medesimo e di tutti gli altri provvedimenti attuativi richiamati in premessa.
(5-05704)


   BARATTO, MARTINO, PORCHIETTO, GIACOMETTO, CATTANEO e GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a inizio aprile 2021 l'Istat ha reso noto che la pressione fiscale nel quarto trimestre del 2020, è stata pari al 52 per cento, in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, nonostante la riduzione delle entrate fiscali e contributive. Mentre, nell'intero 2020, si è attestata al 43,1 per cento del Pil, in aumento rispetto al 42,4 per cento del 2019;

   l'osservatorio Tasse locali di Confcommercio nel 2020 ha censito le delibere e i regolamenti di tutti i comuni capoluogo di provincia, oltre a più di 2.000 altri comuni di piccole e medie dimensioni, rilevando come su 110 capoluoghi di provincia e città metropolitane, quasi l'80 per cento dei comuni non ha ancora definito il nuovo metodo tariffario dell'Arera e nel 21 per cento dei comuni che lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58 per cento) il costo della Tari è risultato in aumento, mediamente del +3,8 per cento. Di fatto, le attività economiche sono ridotte al minimo, ma aumenta la Tari;

   secondo le stime della Cgia di Mestre, nel ventennio 2000-2020, l'incremento della pressione fiscale è stato di 166 miliardi di euro, con un aumento degli introiti soprattutto per l'erario, anche per gli enti locali. Questi, infatti, sono passati dai 350,5 miliardi di euro del 2000 ai 516,5 miliardi di euro del 2019. Lo studio mostra che, in termini percentuali, si è trattato di un incremento del 47,4 per cento il 3,5 per cento in più rispetto all'incremento del Pil nazionale espresso in termini nominali, pari al 43,9 per cento;

   questi dati fanno il paio con il posizionamento del nostro Paese nell'annuale classifica «Revenue Statistics» stesa dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, secondo la quale l'Italia è al quinto posto tra i Paesi industrializzati per l'incidenza della pressione fiscale. Un primato di certo infausto;

   a fronte dei ristori, crediti d'imposta e contributi destinati a cittadini e imprese nei mesi di pandemia, lo Stato ha aumentato la propria pressione impositiva, vanificando nei fatti gli effetti delle misure di sostegno;

   nell'esporre le linee programmatiche del suo Governo il Presidente Draghi ha affermato: «Questo è l'anno in cui dare soldi e non chiederne» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per bloccare, nel 2021, qualsiasi aumento della pressione fiscale e addivenire in tempi brevi ad una complessiva riforma del fisco che comporti un generale decremento del peso del fisco su cittadini e imprese.
(5-05705)


   ALEMANNO e SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018) ha introdotto misure in materia di incentivazione all'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale, favorendo – da una parte – il ricorso a mezzi di trasporto privato rispondenti alla richiesta di ecosostenibilità delle prestazioni emissive dei motori e disincentivando, dall'altra, l'ulteriore diffusione di quelli a maggior emissione di anidride carbonica;

   il suddetto meccanismo prevede, a fronte della rottamazione di un vecchio veicolo, il riconoscimento di un contributo variabile, destinato agli acquirenti di vetture di categoria M1, nuove di fabbrica o concesse in leasing tra il 1° marzo 2019 e il 31 dicembre 2021, che producano emissioni di CO2 non superiori a 70 grammi per chilometro, come stabilito all'articolo 1, commi 1031-1038, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, limite successivamente ridotto a 60 gr/km dal decreto-legge n. 162 del 2019;

   la succitata norma, inoltre, in caso di acquisto o leasing di veicoli della medesima categoria M1, immatricolate o reimmatricolate in Italia ed eccedenti la soglia di emissione individuata nel valore di 160 grammi di CO2 per chilometro, ai commi 1042-1047, introduce l'onere del versamento di un contributo fiscale, da corrispondere secondo importi parametrati a quattro livelli di eccedenza rispetto al predetto limite emissivo;

   il comma 1045, in particolare, chiarisce che il versamento del contributo debba avvenire, da parte dell'acquirente o di chi richiede l'immatricolazione in nome e per suo conto, con le modalità di cui agli articoli 17 e seguenti del decreto legislativo n. 241 del 1997, rimandando poi alle disposizioni sull'accertamento, riscossione e contenzioso in materia di imposte sui redditi;

   la risoluzione n. 31/2019 dell'Agenzia delle entrate del 26 febbraio 2019 istituiva successivamente il codice tributo 3500, necessario al versamento del contributo fiscale per le auto inquinanti, specificandone la modalità di versamento attraverso l'utilizzo del modello F24 Elide;

   la risoluzione n. 32/E della medesima Agenzia, in data 28 febbraio 2019, definiva altri aspetti attuativi di entrambe le misure sopra esposte, anche in riferimento all'obbligo di pagamento del contributo fiscale appena richiamato, entro la data di immatricolazione del mezzo –:

   se intenda fornire elementi circa l'andamento della riscossione del contributo fiscale introdotto all'articolo 1, commi 1042-1047, della legge n. 145 del 2018, con particolare riferimento al gettito generato e all'eventuale stima della sua evasione.
(5-05706)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'aggregazione politico-sociale Liberetico, in date 27 novembre 2020, ha indirizzato a firma del suo presidente, Franco Caminiti, e del Segretario nazionale Mario Gioioso, una istanza per un intervento immediato in campo economico a favore del popolo italiano, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze;

   il Ministero dell'economia e delle finanze ha risposto con lettera protocollata il 23 febbraio 2021, informando che la documentazione inviata è stata ricevuta e trasmessa all'Ufficio di gabinetto del Ministro dell'economia e delle finanze;

   le istanze prevedevano da una parte l'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui concedere garanzie alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione, pari al 100 per cento del credito vantato, da poter far valere presso gli istituti di credito, ponendo gli interessi per tali operazioni a carico dello Stato; la cancellazione dalle banche dati delle centrali di allarme interbancario di tutti i soggetti ad oggi considerati «cattivi pagatori» aventi a proprio carico debiti non onorati sino a 5 mila euro se privati cittadini e 35 mila euro nel caso di piccole e medie aziende; l'intervento diretto dello Stato per provvedere al pagamento di tutte le fatture per i consumi di servizi primari di tutte le famiglie a medio e basso reddito, esprimendo un divieto nei confronti dei soggetti fornitori di interrompere la fornitura di servizi di prima necessità fino alla fine dello stato di emergenza sanitaria e azzerando le morosità dei consumi da febbraio 2020 in poi;

   il recente «decreto sostegni» ha previsto tra le proprie misure la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 5.000 euro emesse nel periodo 2000-2010 per chi nel 2019 ha avuto un reddito fino a 30.000 euro –:

   quando e in che termini il Ministro interrogato intenda rispondere alle istanze dell'aggregazione politico-sociale Liberetico;

   se non intenda convocare i soggetti proponenti delle istanze indirizzate al fine di ascoltarli e di fornire loro le risposte richieste.
(5-05677)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUFFINO, DELLA FRERA, GAGLIARDI, NAPOLI e SILLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 54 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 ha previsto l'estensione ai lavori autonomi, ai liberi professionisti, agli imprenditori individuali ed ai piccoli imprenditori dell'ammissione ai benefici del Fondo di cui all'articolo 2, commi da 475 a 480, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che consente di beneficiare di una sospensione per 18 mesi del pagamento delle rate dei mutui contratti per l'acquisto della prima casa laddove sussistano situazioni di temporanea difficoltà;

   la previsione è stata adottata in deroga alle regole ordinarie, al fine di contrastare le conseguenze economiche della pandemia in corso;

   l'efficacia della deroga è cessata il 18 dicembre 2020 e nessuna proroga è stata prevista malgrado il perdurare dello stato di emergenza;

   le misure ancora in vigore finalizzate al contenimento del contagio determinano sovente la sospensione dell'attività di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, che si vedono così privati della propria fonte di sostentamento;

   è dunque necessario incrementare le misure di sostegno previste a vantaggio di tali categorie, che rappresentano oggi un semplice palliativo che si rivela spesso inadeguato a soddisfare le esigenze effettive;

   in tale contesto, risulta imprescindibile prorogare, almeno sino alla fine dello stato di emergenza, la possibilità per lavori autonomi, liberi professionisti, imprenditori individuali e piccoli imprenditori di accedere al cosiddetto «Fondo Gasparrini»;

   gli strascichi economici dall'attuale situazione sanitaria, che ragionevolmente si protrarranno ben oltre la fine dello stato di emergenza, suggeriscono inoltre che tale possibilità divenga strutturale, estendendo definitivamente il campo di applicazione del Fondo –:

   se il Governo intenda prorogare l'estensione ai lavori autonomi, ai liberi professionisti, agli imprenditori individuali ed ai piccoli imprenditori della possibilità di accedere ai benefici previsti dal Fondo di cui all'articolo 2, commi da 475 a 480, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, valutando altresì una definitiva estensione a tali categorie del relativo campo di applicazione.
(4-08824)


   FERRAIOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020, ha introdotto, all'articolo 119, una «agevolazione» atta a consentire la possibilità di detrarre il 110 per cento dalle spese sostenute per: interventi di efficienza energetica, interventi su impianti fotovoltaici, interventi per la ricarica di veicoli elettrici («Superbonus»); interventi di recupero del patrimonio edilizio atti a ridurre il rischio sismico (Sismabonus); interventi di riqualificazione energetica degli edifici (Ecobonus);

   gli interventi sono tutti da effettuare e da completare nello spazio temporale intercorrente dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2022, ma sono inevitabilmente ostacolati dal problema pandemia, che impone ben altri tempi;

   le procedure di utilizzo del «Superbonus» richiedono documenti, custoditi negli uffici tecnici dei comuni, difficili da reperire in tempi di emergenza epidemiologica; troppe volte risulta impossibile: acquisire informazioni; consegnare le documentazioni necessarie all'avvio e al completamento dell'iter; accedere (per i professionisti del settore) all'interno degli appartamenti, per la verifica di conformità della struttura con le schede catastali;

   non diversamente è a dirsi se si guarda al reperimento di maestranze, specializzate in isolamento termico delle facciate, nel recupero energetico, nella installazione di pannelli fotovoltaici;

   di tutta evidenza è anche la impossibilità, per le aziende di garantire la fornitura di materiale idoneo, nel breve tempo di ultimazione dei lavori fissato nel decreto. E lo stesso è a dirsi nel caso di interventi necessari in edifici costruiti negli anni ‘60/'70, con difformità superiori o pari al 2 per cento non corrispondenti alle misure previste nel titolo abilitativo e dunque esclusi dal beneficio dei Bonus –:

   se si intendano adottare iniziative normative volte a prevedere un'estensione dei termini per l'utilizzo del suddetto bonus, in linea con quanto previsto dalla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente in corso di definizione, che già prevede una proroga al 2023 per tali interventi, che potrebbe essere estesa quanto meno al 2024;

   se intenda adottare iniziative normative per stabilire che il vantaggio fiscale possa investire una più vasta platea di beneficiari, ampliando interventi su lavori e migliorie necessarie al ben noto, e diffuso, degrado urbano;

   se intenda adottare iniziative per promuovere un nuovo risparmio energetico attraverso l'utilizzo di fonti sostenibili;

   se intenda adottare iniziative per definire in maniera più chiara le tre categorie di «Superbonus 110 per cento», monitorandone l'impatto e semplificando il più possibile le procedure.
(4-08826)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 dicembre 2019 la Banca d'Italia ha posto in amministrazione straordinaria la Banca popolare di Bari a seguito di un'inchiesta per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza;

   i commissari straordinari, conseguentemente, hanno predisposto un nuovo piano industriale da 1,4 miliardi di euro, con l'ambizioso obiettivo di tornare all'utile nel 2022, con l'impiego di risorse pubbliche e la previsione della trasformazione della banca popolare in Spa;

   il 29 giugno 2020, l'assemblea straordinaria dei soci ha approvato tale proposta di trasformazione;

   sono circa 70.000 gli azionisti della Banca che hanno visto sostanzialmente azzerato il valore delle quote detenute, poiché gli investimenti in azioni illiquide che sono stati indotti a sottoscrivere, in violazione delle norme in materia di trasparenza e corretta informativa, si sono rivelati fallimentari;

   di questi, un migliaio circa ha ritenuto di costituirsi parte civile nell'auspicio di vedersi rimborsare parte dei risparmi perduti;

   la mole di cause civili che si stanno intentando, nonché le costituzioni di parte civile nell'ambito del giudizio penale, rappresenteranno un ostacolo a qualsiasi prospettiva di rilancio della Banca stessa;

   le associazioni di rappresentanza degli azionisti hanno in più occasioni proposto ai nuovi vertici della Banca popolare di Bari di istituire un tavolo di conciliazione paritetica per affrontare tali questioni, senza ricevere alcun riscontro;

   nel frattempo, molti azionisti si sono rivolti all'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) che, dopo aver accertato le irregolarità denunciate nel collocamento delle azioni, ha dato loro ragione, assumendo decisioni orientate al risarcimento dei danni subiti;

   tuttavia, le decisioni assunte dall'Acf non sono legalmente vincolanti per le parti e, infatti, la Banca popolare di Bari ha deciso di non adempiervi;

   nel 2013 la Banca popolare di Bari manifestò l'interesse alla sottoscrizione di un aumento di capitale di Banca Tercas, posta in regime di amministrazione straordinaria in seguito ad irregolarità accertate dalla Banca d'Italia, subordinando tale manifestazione alla condizione che il deficit patrimoniale di Tercas fosse interamente coperto dal FITD (che, nel 2014, decise di intervenire a copertura del deficit patrimoniale di Tercas e di concederle garanzie, con il benestare della Banca d'Italia). Il 23 dicembre 2015 l'Antitrust dell'Unione europea constatò che si trattava di aiuto di Stato illegittimo concesso dall'Italia a Tercas e ne ordinò il recupero;

   con sentenza 2 marzo 2021 la Corte di giustizia si è espressa sul caso, respingendo il ricorso della Commissione e condividendo la valutazione del tribunale di primo grado sul fatto che gli elementi addotti dalla Commissione europea per ravvisare nel sostegno alla Banca Tercas da parte del Fondo interbancario di garanzia un aiuto imputabile allo Stato italiano non erano concreti né sufficienti;

   con tutta evidenza, nell'opinione dell'interrogante, la sentenza certifica come la Commissione europea, bloccando l'intervento del FITD nell'acquisizione di Tercas, abbia indirettamente penalizzato gli azionisti della Banca popolare di Bari, dal momento che quest'ultima per procedere all'acquisizione dovette operare l'aumento di capitale che ha portato al sostanziale default dell'istituto –:

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative normative volte a rafforzare il ruolo dell'Acf e dell'Arbitro bancario finanziario attribuendo ai loro provvedimenti quantomeno l'efficacia di un lodo arbitrale irrituale;

   se intenda, e nel caso, con quali tempi e modalità, intraprendere iniziative per indennizzare gli azionisti della Bpb sulla falsariga di quanto fatto in favore dei risparmiatori danneggiati dalle banche popolari venete mediante un fondo di ristoro analogo a quello istituito con la legge di bilancio n. 205 del 2017 e successive modificazioni e integrazioni e garantire l'esecuzione dei provvedimenti dell'Acf;

   se intenda, per quanto di competenza, promuovere iniziative, in sede europea, per chiedere il risarcimento dei danni subiti a seguito della decisione dell'Antitrust dell'Unione europea riportata in premessa.
(4-08828)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VITIELLO e MIGLIORE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione del tribunale di sorveglianza di Napoli versa ormai da molti anni in una condizione catastrofica;

   a nulla sono servite le segnalazioni della presidente Adriana Pangia, da poco in pensione, al Ministero della giustizia, al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla regione Campania e al comune di Napoli per denunciare la carenza di personale amministrativo nel tribunale di sorveglianza. Segnalazioni rivolte non oggi, ma dal 2016 e che hanno sortito effetti decisamente esigui;

   la risposta da parte delle amministrazioni è stata assai modesta e non adeguata alle esigenze e il tribunale di sorveglianza deve fare i conti con 52 mila procedimenti arretrati, come lamentato dal presidente della corte d'appello di Napoli, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario;

   anche la camera penale di Napoli ha denunciato i tempi lunghissimi per la registrazione delle istanze provenienti dai detenuti e dai loro difensori, i continui rinvii delle udienze dovuti a carenza o assenza di istruttorie, la intempestività dei provvedimenti rispetto al fine pena o alle esigenze degli istanti e, infine, i ritardi nella decisione delle richieste di detenzione domiciliare per motivi di salute, nonché ulteriori criticità e disfunzioni;

   dal Ministero della giustizia è arrivato un magistrato per l'ufficio di Santa Maria Capua Vetere, poi uno per quello di Napoli, infine due amministrativi. Nel corso degli anni il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha concesso diversi agenti di polizia penitenziaria: attualmente sono sei quelli distaccati presso la sorveglianza;

   da regione e comune non è stato possibile ottenere alcuna unità di personale, né un lavoratore socialmente utile. In tali condizioni il tribunale ha raggiunto quella scopertura del personale amministrativo tra il 40 e il 50 per cento che oggi rallenta le decisioni sulla libertà anticipata dei detenuti e rende difficoltosa persino l'istruttoria di alcune pratiche, come evidenziato dalle camere penali di Napoli e dintorni –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per far fronte alla grave situazione del tribunale di sorveglianza di Napoli che si ripercuote pesantemente sulla condizione degli operatori del settore, nonché sul pieno rispetto dei diritti costituzionali in materia di esecuzione della pena.
(5-05679)

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con una lettera indirizzata al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Massimo Parisi, il segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria (S.a.p.p.e.) dottor Donato Capece, ha segnalato come la casa circondariale di Lucca versi in una situazione di grave carenza di personale «imputabile soprattutto» – si legge nella missiva – «al mancato turn over dei poliziotti che negli anni sono stati posti in quiescenza»;

   il quadro descritto dal dottor Capece è il seguente: «a fronte delle ben 93 unità totali di personale del corpo, prevista dal decreto ministeriale 2 ottobre 2017 per il penitenziario in parola, i poliziotti amministrati a Lucca sono solo 82» dai quali «si devono decurtare ben 7 unità del Corpo distaccate a vario titolo»;

   in una nota stampa, i contenuti di questa comunicazione sindacale erano divulgati al pubblico dalla consigliera regionale toscana Elisa Montemagni, gruppo Lega. A tale scenario c'è da aggiungere che l'Istituto è attualmente privo di una figura di comando, dal momento che il Comandante titolare – a quanto indicato nella lettera soprammenzionata – sarebbe presente solo due giorni a settimana –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza della situazione descritta e quali iniziative intenda adottare per rafforzare la presenza di personale all'interno della casa circondariale di Lucca, specialmente alla luce della situazione emergenziale che si sta vivendo a causa della pandemia da COVID-19.
(4-08817)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel giro di pochi giorni, nel carcere di Monza, si sono consumati due episodi di violenza nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria;

   il 29 marzo 2021 un detenuto di nazionalità marocchina, condannato a scontare una pena di considerevole durata in carcere per diversi reati, si è reso autore di una duplice aggressione ai danni di due poliziotti penitenziari con dei pugni in pieno volto;

   al primo agente è stata causata la rottura del labbro, mentre al secondo è stata spaccata l'arcata sopraciliare. Il personale di polizia penitenziaria a è stato trasportato presso il nosocomio cittadino San Gerardo per le cure del caso con prognosi di 10 giorni;

   lo stesso soggetto, nei giorni precedenti, aveva aggredito un operatore sanitario ed è stato artefice di numerose minacce, sputi e altri eventi lesivi ai danni del personale di polizia penitenziaria;

   il 1° aprile 2021 un detenuto di nazionalità nigeriana, condannato a scontare una pena per reati di violenza sessuale, ha aggredito il radiologo dell'ospedale San Gerardo e, successivamente, il personale di polizia penitenziaria intervenuto in soccorso del sanitario;

   nelle operazioni sono rimasti feriti un vice sovrintendente e un agente scelto della polizia penitenziaria, feriti rispettivamente uno ad una spalla e l'altro al polso con prognosi di tre e cinque giorni;

   appare evidente come sia necessario intervenire per garantire la sicurezza ai nostri operatori di polizia penitenziaria, quotidianamente vessati da detenuti che si sentono impuniti e secondo l'interrogante scelleratamente protetti dalle maglie larghe e piene di incongruenze del dispositivo in materia reato di tortura –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle iniziative da adottare per il miglioramento delle condizioni operative di sicurezza per gli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Monza.
(4-08818)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la circonvallazione di Palermo è l'asse di collegamento tra le autostrade Palermo-Catania A19 e Palermo-Mazara del Vallo/Trapani A29 e rappresenta di fatto l'unica via d'uscita dalla città, nonché la giunzione di viabilità a scorrimento veloce tra la Sicilia occidentale e la Sicilia orientale;

   si richiama integralmente l'interpellanza 2-01126 presentata dall'interpellante il 9 marzo 2021 al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, che evidenzia le criticità in termini di sicurezza di tale infrastruttura strategica per la mobilità di una parte significativa della Sicilia;

   a pagina 102 della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza trasmessa dal Governo pro tempore al Parlamento il 15 gennaio 2021, tra le riforme relative alla manutenzione 4.0 delle infrastrutture stradali si fa riferimento al trasferimento, delle titolarità di opere d'arte delle strade sotto la titolarità di Anas;

   le difficoltà da parte del comune di Palermo nella manutenzione straordinaria, gestione e ammodernamento della circonvallazione sono plasticamente rappresentate dall'attesa pluridecennale degli interventi di messa in sicurezza e raddoppio del Ponte Corleone e di realizzazione dello svincolo Perpignano –:

   se intenda adottare iniziative di competenza per procedere al trasferimento della titolarità delle opere d'arte ad Anas, con riferimento alla circonvallazione di Palermo.
(2-01169) «Varrica».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PLANGGER, GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI, SORTE, ROSPI e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del crollo del Ponte Morandi, con il cosiddetto decreto Genova, veniva istituita l'Ansfisa, agenzia che avrebbe avuto l'ambizioso compito di occuparsi della sicurezza della rete stradale ed autostradale, supervisionando l'esecuzione dei lavori e degli interventi da parte dei concessionari, occupandosi delle ispezioni di sicurezza sulle infrastrutture e predisponendo un piano per l'adeguamento e lo sviluppo della rete viaria nazionale;

   all'annuncio della nascita dell'Ente, sono poi seguiti quasi tre anni di impasse, in cui la effettiva operatività di Ansfisa si è a più riprese interrotta. Oltre un anno è servito solamente per predisporre il regolamento attuativo e, col passare del tempo e l'alternanza di Governi e Ministri, il ruolo della agenzia è stato progressivamente rivisto e limitato;

   questo sino alle parole dello scorso mese dell'ultimo direttore designato, dottor Croccolo, che ha chiarito la attuale portata di Ansfisa, con particolare attenzione al ramo che avrebbe dovuto occuparsi della rete stradale ed autostradale. Il direttore, evidenziando come l'ente abbia raggiunto la piena operatività amministrativa solamente il 30 novembre 2020, ha lamentato le importanti carenze strutturali della medesima, a corto di dipendenti (161, poco più del 28 per cento dei 569 che, secondo la legge, Ansfisa dovrebbe avere a regime), di profili altamente specializzati e di dirigenti per la direzione delle infrastrutture stradali;

   non solo: sempre secondo il direttore, con i mezzi e le risorse fornite all'Agenzia «attivare un controllo capillare sul campo risulterebbe impensabile» e «per controllare ogni chilometro della rete ferroviaria, stradale, autostradale e i sistemi rapidi di massa ci vorrebbe un esercito». Preso atto dell'impossibilità di perseguire gli obiettivi fissati al, momento della costituzione di Ansfisa, viene ritenuto dagli organi dirigenziali molto più proficuo che questa concentri la propria attività sui processi, sulla certificazione e sul monitoraggio della rete stradale ed autostradale, responsabilizzando i gestori delle grandi infrastrutture pubbliche;

   l'intervento del direttore di Ansfisa ha reso ancora più complessa la vicenda e, al momento, non è dato conoscere quale sia realmente il compito dell'Agenzia, come modificato e ridotto rispetto al progetto originario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per rendere pienamente operativa l'Ansfisa e provvedere concretamente al costante monitoraggio e alla messa in sicurezza della rete stradale ed autostradale italiana.
(5-05686)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del crollo di Ponte Lenzino verificatosi il 3 ottobre 2020, il successivo 9 ottobre si teneva un incontro in prefettura a Piacenza, al termine del quale veniva diffuso un comunicato in cui si leggeva, tra l'altro, che «il Ministro De Micheli ha rappresentato che per accelerare le attività verrà nominato un commissario entro poche settimane...»;

   il 19 ottobre 2020 veniva pubblicato sul sito min.gov.it un comunicato stampa che annunciava «l'accordo tra il MIT e la Direzione Generale del Ministero dei Beni Culturali sul progetto di Anas per la ricostruzione definitiva di Ponte Lenzino...». In particolare: «Nel corso di una riunione in videoconferenza è stata condivisa con la Ministra Paola De Micheli la soluzione progettuale che prevede la costruzione del nuovo viadotto sul tracciato del ponte storico...»;

   il 22 marzo 2021, Anas Emilia-Romagna comunicava che, nel corso di un video incontro tenutosi alla prefettura di Piacenza, erano state avviate le attività progettuali per il viadotto lungo 80 metri, attenendosi al parere vincolante della Soprintendenza;

   risulta costituito un comitato di sindaci e cittadini della Alta Val Trebbia che chiedono di ricostruire il ponte più a monte per eliminare le curve pericolose ed eludere l'attività di una frana attiva in zona;

   per Anas, la conclusione degli iter di progettazione e approvazione del ponte, mantenendo il tracciato esistente, è prevista a febbraio 2022 e il fine favori, con spesa di 21 milioni di euro, a marzo 2023. La spesa per il ponte provvisorio (tipo baylei, lungo 54 metri) è di 4,350 milioni di euro e il fine lavori è previsto a giugno 2021;

   non risulta operativo il commissario individuato per l'intervento in questione e risulta che la scelta progettuale di cui in premessa, concordata tra i citati Ministeri e Anas, risulta essere la più costosa e la meno valida sotto il profilo tecnico –:

   se e quali urgenti iniziative intenda assumere al riguardo e se intenda confermare che verrà nominato un commissario per l'intervento di cui in premessa.
(5-05687)


   PEZZOPANE, DELRIO, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 50 del 2016, il cosiddetto codice dei contratti pubblici, in gran parte attuativo delle direttive europee in materia di appalti pubblici e concessioni, nasce con l'ambizione di ridurre in modo drastico i tempi e i costi di realizzazione delle opere pubbliche, modificando il sistema di programmazione, progettazione, aggiudicazione e realizzazione dei lavori con l'obiettivo di renderli più semplici, più trasparenti, più concorrenziali e meno permeabili all'illegalità;

   fin dalla sua nascita, il codice del 2016 ha rinviato, per la definizione della normativa sui contratti, alla successiva emanazione di altri atti di varia caratura normativa: linee guida e svariati altri decreti ministeriali;

   complessivamente, si tratta di oltre 50 atti attuativi ricompresi in varie tipologie, destinati a sostituire il precedente regolamento (decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010);

   diversi dei previsti strumenti attuativi del nuovo codice non sono stati ancora emessi e tale mancata attuazione sta pesando sul perseguimento degli obiettivi più ambiziosi del codice, ovvero quello di una modernizzazione complessiva del settore attraverso un sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, con contestuale riduzione del loro numero, il potenziamento delle assunzioni di figure tecniche necessarie e competenti, la digitalizzazione delle procedure di gara per ridurre gli oneri a carico delle imprese e accelerare i tempi, il superamento della logica del massimo ribasso per premiare invece qualità e sostenibilità delle offerte, la regolamentazione della disciplina del subappalto e l'attuazione del DURC di congruità per garantire tutela e sicurezza ai lavoratori e combattere il rischio di infiltrazioni criminali;

   sulla mancata attuazione del codice pesano inoltre le diverse modifiche legislative approvate negli ultimi anni, la principale delle quali operata con il decreto-legge «sblocca cantieri» (decreto-legge n. 32 del 2019) che ha sancito, tra le altre cose, il ritorno ad un regolamento «unico» di esecuzione ed attuazione, al momento non ancora adottato –:

   quante e quali iniziative attuative del codice degli appalti siano state adottate fino ad ora, quante ne debbano ancora essere adottate e su quali aspetti del codice e quale sia il cronoprogramma relativo alla loro adozione.
(5-05688)


   ZOLEZZI, MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e VIGNAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nella recente interrogazione n. 5-05544 viene citato il raddoppio del costo di realizzazione dell'autostrada Cremona-Mantova (al costo regionale di 1.083 milioni di euro, verrebbe aggiunto l'onere finanziario statale, che ammonterebbe a circa, ulteriori, 1 miliardo di euro, per finanziare: i 9 chilometri del tracciato (ex Ti-Bre); le opere di connessione alla Cremona-Mantova; il credito di imposta a titolo di Iva sui lavori e imposte su utili di esercizio e sull'attività di gestione);

   nell'esame dello schema di decreto recante l'individuazione degli interventi infrastrutturali (AG n. 241) è stato stabilito il commissariamento del raddoppio ferroviario fra Mantova, Cremona e Codogno, per un costo totale di circa 900 milioni di euro. Dei 540 milioni di euro per la prima tratta, fra Mantova e Piadena, 340 milioni sono già disponibili. Il 26 febbraio 2021, in riunione virtuale con il Consiglio superiore dei lavori pubblici, alcuni comuni della tratta ferroviaria (da Bozzolo a Mantova) hanno chiesto modifiche e integrazioni del progetto ferroviario in particolare per concertarlo con il progetto autostradale. Si rileva che il progetto autostradale deve ancora adeguarsi ai rilievi della Commissione Via ministeriale, in particolare per la tratta nei comuni di Curtatone e Castellucchio (MN) e non risultano disponibili i finanziamenti per la realizzazione. La zona in questione è interessata da due procedure di infrazione sulla qualità dell'aria. Le emissioni totali su gomma sono 5 volte superiori a quelle su ferro, le emissioni di CO2 sono almeno doppie. Il 93 per cento delle merci viaggia su gomma in Lombardia. A oggi, nelle aree interessate sono già stati superati, per il 2021, i 35 giorni di sforamento del PM10 consentiti dal decreto legislativo n. 155 del 2010. L'autostrada impermeabilizzerebbe oltre 1.500 ettari di suolo agricolo e 80 aziende hanno fatto ricorso contro i decreti di esproprio. L'alea in questione ha visto numerosi allagamenti, l'ultimo nel novembre 2020 –:

   se il Ministro interrogato ritenga di escludere qualsiasi intervento economico statale per l'eventuale costruzione dell'Autostrada Mantova-Cremona, considerando anche che la modifica progettuale ferroviaria conseguente alla seduta del Consiglio superiore dei lavori pubblici del 26 febbraio 2021 sopra citata renderebbe più impegnativo il finanziamento del progetto del raddoppio ferroviario fra Mantova, Cremona e Codogno, e a tal fine se intenda adottare iniziative di competenza per una progettazione che tenga conto delle infrastrutture preesistenti, anche per evitare ulteriori criticità ambientali e giungere a una risoluzione delle procedure d'infrazione riferite alla qualità dell'aria.
(5-05689)


   LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO, PAROLO e BITONCI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019, recante Revisione delle reti stradali relative alle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019, recante Revisione della rete stradale relativa alla regione Piemonte, ambedue pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2020, è stato previsto il trasferimento all'Anas di una serie di tronchi stradali ex statali e provinciali e la riclassificazione della rete stradale di interesse nazionale e quella di interesse regionale delle sopraccitate regioni;

   si tratta del trasferimento ad Anas di circa 6.500 chilometri di strade ex statali, regionali e provinciali, che porteranno la rete nazionale fino ad oltre 30 mila chilometri;

   lo scopo è quello di garantire la continuità territoriale degli itinerari di valenza nazionale, ottimizzando l'organizzazione e gestione della rete, evitando la frammentazione delle competenze e garantendo standard di sicurezza e interventi di manutenzione omogenei;

   tra le strade trasferite rientra la strada statale 617-Bronese, ove è atteso da anni un nuovo ponte sul Po, in sostituzione del vecchio ponte della Becca, costruito il 1912, che presenta annualmente problematiche importanti che obbligano la chiusura del transito per settimane ai fini della manutenzione straordinaria, creando ripetuti disagi alle comunicazioni e dispendio significativo di risorse per la messa in sicurezza;

   si apprende online dell'invio, ad alcune province, di comunicazioni da parte di Anas circa l'ultimazione, entro fine marzo 2021, delle ispezioni sulle opere, ponti e viadotti, cui è previsto il trasferimento ad Anas medesimo, e il perfezionamento del procedimento entro il mese di aprile, con la firma dei verbali di consegna;

   peraltro, il decreto risulterebbe aver lasciato alle province alcuni tronchi stradali importanti, come il tratto Padova-Cittadella della SP47-Valsugana, mentre è passato alla competenza dell'Anas il restante intero tratto Cittadella-Trento della stessa Valsugana; pertanto, cittadini e amministrazioni auspicano l'emanazione di un ulteriore decreto di riclassificazione della rete stradale per garantire la continuità amministrativa della Valsugana e di eventuali ulteriori strade segnalate dalle regioni –:

   quali siano i tempi certi per la conclusione del procedimento della revisione delle reti stradali, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019, e l'effettivo trasferimento della gestione delle strade ex provinciali ad Anas, e in particolare quando si preveda la firma dei verbali di consegna per il trasferimento ad Anas della strada statale 617-Bronese e del ponte della Becca, e se rientri nei programmi del Governo l'emanazione di un ulteriore decreto di revisione della rete stradale di competenza nazionale.
(5-05690)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO, BARATTO e FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   diversi tratti della strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero, da troppo tempo sono interessati da forti criticità per le quali sarebbero necessari interventi strutturali;

   la viabilità nel fondovalle del Serchio presenta da anni gravi criticità, dovute sia alla situazione idraulica che a quella idrogeologica. In particolare la suddetta statale 12 del Brennero è stata numerose volte interessata da eventi franosi ed allagamenti per straripamenti del Serchio, nei tratti ricadenti nei comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca, nonché da forti criticità che vedono interessato in particolare il tratto dalla frazione Ponte a Moriano nel comune di Lucca fino alla località Cutigliano nel comune di Abetone Cutigliano;

   come riportato anche da «La Nazione» di Lucca del 31 gennaio 2021, i sindaci di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca hanno concordato di convocare urgentemente un tavolo a cui invitare Regione e Ansa Spa per arrivare a prendere impegni precisi riguardo il contenuto del progetto di messa in sicurezza di diverse tratte della strada statale 12 del Brennero e i tempi di attuazione;

   a fronte delle tante tante criticità, l'Anas ha comunicato nei mesi scorsi di aver previsto un investimento di alcuni milioni di euro, a cui finora non sono però seguiti i fatti;

   i sindaci dei comuni interessati hanno sottolineato la necessità di mettere in atto un piano complessivo per la viabilità che preveda la realizzazione di due ponti sul Serchio, l'uno tra Borgo e Socciglia, l'altro tra Piano della Rocca e Fornoli, come previsto dal piano strutturale intercomunale di recente approvazione, i quali contribuirebbero a sgravare il traffico, sia dal Ponte di Calavorno, che dal Ponte Pari ed anche al rilancio di una importante zona industriale come quella della Socciglia –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza per avviare quanto prima, e in tempi certi, un piano di messa in sicurezza dei tanti tratti della strada statale 12 del Brennero di cui in premessa, per garantire la piena viabilità, escludere rischi per l'incolumità delle persone e ridurre i forti disagi per i cittadini, anche prevedendo a tal fine la realizzazione di due ponti sul Serchio, come peraltro chiesto anche dagli stessi sindaci interessati.
(5-05691)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   è stato presentato, di recente (3 febbraio 2021), lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo ad interventi infrastrutturali (decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, cosiddetto «Sblocca cantieri», articolo 4, comma 1) funzionale al potenziamento, con caratteristiche di alta velocità, della direttrice ferroviaria Salerno-Reggio Calabria (Commissario straordinario dottoressa Vera Fiorani, Commissione VIII Ambiente, Trasporti, Lavori Pubblici);

   in conformità a quanto indicato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, in tema di «coesione territoriale tra aree interne, montane e insulari...» e in tema di «completamento dei collegamenti ferroviari del Paese», la direttrice Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria dovrà, certamente, collegarsi a zone interne;

   l'unica linea di collegamento è la tratta Sicignano/Battipaglia/Salerno, sospesa da ben 34 anni, e mai soppressa, in attesa di riapertura al traffico ferroviario che, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stata preannunciata dal presidente della regione Campania;

   attualmente, la mobilità degli abitanti del «basso salernitano» (territorio, naturalistico e storico, noto per la Certosa di San Lorenzo in Padula/patrimonio mondiale dell'umanità), è gestita soltanto a mezzo di autobus, anche previsti da un contratto di servizio stipulato tra la regione Campania, che finanzia, e Trenitalia che offre il servizio sostitutivo ferroviario;

   occorre dare risposte a un territorio (Vallo del Diano), che, da anni attende, la riattivazione e il ripristino di una linea ferroviaria che, in uno con i territori circostanti (Cilento interno e Alburni), ben avrebbe meritato maggiore attenzione turistica, sol se vi fosse stata una qualche possibilità di «collegamento anche su ferro»;

   la direttrice dell'Alta Velocità non offrirà alcuna «possibilità di collegamento alle aree interne», se prima non si proceda ad attivare una stazione Alta Velocità, interconnessa con la linea Sicignano-Lagonegro, che, una volta riaperta al traffico ferroviario commerciale, consentirà una mobilità di treni regionali (che ben potranno viaggiare a 160 km/ora sulla linea AV), così realizzando collegamenti veloci da e per Battipaglia-Salerno-Napoli, Potenza, Praja;

   senza una stazione Alta Velocità, sprovvista di interconnessioni, gli abitanti del Vallo del Diano e degli Alburni non avranno possibilità alcuna di accedere all'Alta Velocità e i viaggiatori dei treni ad Alta Velocità non avranno possibilità alcuna di accedere alle zone interne –:

   se la linea Sicignano-Lagonegro sarà finalmente riaperta al traffico commerciale – collegandola quindi alla circolazione dei treni regionali – e se sarà collegata alla direttrice Alta Velocità/Alta Capacità;

   se sia stato approntato uno studio di fattibilità che dia conto del ripristino della tratta ferrata Sicignano-Lagonegro, con interconnessione alla linea AV/AC Battipaglia-Praja;

   se, relativamente al lotto funzionale, la tratta Battipaglia-Praja, (richiesta dai sindaci del territorio, anche con delibera della comunità Montana Vallo di Diano, dalle amministrazioni comunali degli Alburni, dalla società civile e dal mondo imprenditoriale), sarà inserita una stazione Alta Velocità nel Vallo di Diano, interconnessa alla linea Sicignano-Lagonegro.
(4-08829)


   CADEDDU. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 6 giugno 2017 è stata inaugurata la stazione ferroviaria ad alta velocità Napoli-Afragola, denominata «la Porta del Sud»: una grande opera architettonica che, oltre a rappresentare il punto strategico del sistema dei trasporti regionale e nazionale, ha l'ambizione di ridisegnare e riqualificare il territorio circostante;

   il corpo centrale della stazione è lungo 400 metri e si sviluppa su una superficie di 30.000 metri quadrati su 4 livelli. L'hub vanta di servire un bacino urbano di circa 3 milioni di abitanti. L'investimento economico per l'appalto relativo a questa prima fase di attuazione del progetto è stato di 60 milioni di euro;

   risulta, però, che molte aziende italiane che hanno contribuito alla realizzazione di questa imponente infrastruttura non siano ancora state pagate, come ad esempio la Rosa Neon, alla quale è stata commissionata la fornitura e posa in opera dell'impianto di illuminazione da parte della Afragola FS del gruppo Astaldi S.p.a. cui Italfer S.p.a. ha affidato in appalto l'esecuzione unitaria dei lavori per il completamento della stazione;

   come la Rosa Neon, tante altre ditte denunciano mancati pagamenti per le opere svolte. Tra le altre cose, le stesse aziende, a quanto consta all'interrogante dichiarerebbero di non aver rilasciato alcuna certificazione di fine lavori ai committenti; non c'è una dichiarazione di conformità dell'impianto di illuminazione, non è stata indicata una ditta che si occupi della manutenzione della stazione ferroviaria e non sì rileva nessun gruppo di continuità in caso di guasto elettrico;

   non si tratta, dunque, soltanto di un problema economico, perché si comprende chiaramente che, a causa dei mancati pagamenti per la realizzazione di opere pubbliche, molte aziende rischiano di chiudere, ma ciò che preoccupa di più è la sicurezza e l'incolumità dei viaggiatori –:

   se il Governo sia a conoscenza di questa incresciosa situazione e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché si provveda ai pagamenti dovuti alle aziende, e per effettuare i necessari controlli per verificare la sicurezza degli impianti della stazione.
(4-08830)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   CECCANTI e PELLICANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, da organi di stampa, che nel Veneto Orientale dopo l'arresto del clan dei Casalesi, si stanno facendo strada nuovi protagonisti pronti a riorganizzarsi;

   a tal proposito non è passata inosservata, l'ispezione nel Veneto Orientale della Direzione Investigativa antimafia, effettuata sui cantieri della terza corsia A4, tra San Stino e Latisana, con lo scopo di verificare le condizioni di sicurezza dei lavoratori e la regolarità del subappalti per evitare l'avanzata della criminalità che da sempre vede nella costruzione di grandi infrastrutture uno dei fronti da aggredire per infiltrarsi;

   l'inchiesta «At Last», del febbraio 2019, grazie ai numerosi arresti nel territorio di Eraclea aveva messo in luce la presenza e il radicamento della criminalità organizzata, in particolare del clan dei Casalesi che aveva il controllo sui cantieri di tutta la parte del Veneto Orientale;

   da tale inchiesta sono emersi collegamenti con esponenti della criminalità organizzata di Caorle, in particolare, dalle ordinanze, emerge il rapporto tra Donadio e Claudio Casella, ex carabiniere dei Ros già al centro dell'inchiesta Aemilia;

   iniziano a diventare sempre più reali a Caorle figure imprenditoriali che hanno fatto più di un affare con Casella, l'ex carabiniere dei Ros affiliato al clan del Casalesi di Eraclea, e pare abbiano disponibilità finanziare infinite e che siano affiancati da un gruppo scelto di professionisti pronti a firmare ristrutturazioni e nuove costruzioni in un territorio che pare non aver subito i colpi della crisi;

   le ultime inchieste hanno confermato la presenza e il radicamento della criminalità organizzata nel Veneto e nel Nordest, in particolare nel litorale Veneziano; ciò è l'ennesima prova che nel Veneto le mafie non si manifestano in modo violento, ma sono un fenomeno soprattutto economico, sono radicate nella società e hanno trovato terreno fertile anzitutto in quell'area grigia fatta di professionisti, consulenti, imprenditori –:

   alla luce della storia degli ultimi vent'anni che ha visto il progressivo radicamento delle organizzazioni criminali, come evidenziato dalle ultime inchieste della magistratura, quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per procedere in tempi rapidi al potenziamento degli organici delle forze di polizia di Venezia e Trieste e in altre zone considerate ad alto rischio, al fine di intensificare l'azione di contrasto delle mafie ed il radicamento della criminalità lungo tutto il litorale Veneto, in particolare a Caorle.
(5-05693)


   BALDINO e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 dicembre 2019, i Carabinieri arrestavano il sindaco del comune di Casteldaccia (PA), Giovanni Di Giacinto, il vice sindaco Giuseppe Montesanto, l'assessore Marilena Tomasello, una dirigente del comune ed altri soggetti, per i reati di corruzione, abuso d'ufficio, falso materiale e ideologico;

   a seguito di tali arresti, la prefettura di Palermo, in data 6 dicembre 2019, emetteva, nei confronti del sindaco di Casteldaccia, provvedimento di sospensione dalla carica;

   in data 12 marzo 2020, l'assessorato delle autonomie locali e delle funzioni pubbliche - Dipartimento delle autonomie locali - Regione siciliana prendeva atto che il comune di Casteldaccia (PA) risultava sprovvisto delle figure del sindaco, del vice sindaco e della giunta comunale; nominava, di conseguenza, il dottor Antonio Garofalo funzionario del dipartimento autonomie locali, Commissario straordinario del comune di Casteldaccia, per il periodo di sospensione del sindaco;

   dopo tale nomina, il sindaco ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari, nonostante permanessero nei suoi confronti gravi indizi di colpevolezza in considerazione del fatto che la nomina del Commissario straordinario escludeva qualsiasi ingerenza nella cosa pubblica da parte dell'indagato;

   in data 25 marzo 2020, la prefettura di Palermo ha dichiarato cessati gli effetti del decreto di sospensione dalla carica di sindaco di Casteldaccia ed il signor Di Giacinto si è insediato nuovamente nella carica di sindaco;

   il comune di Casteldaccia ricade in un territorio ad alta infiltrazione mafiosa e, non solo in passato diversi boss palermitani di «Cosa Nostra» hanno dimorato in tale territorio, ma Bernardo Provenzano, uno dei principali capi di tale associazione mafiosa, trascorse anni della propria latitanza nel territorio;

   il territorio è stato oggetto di una vasta attività di speculazione edilizia e, nonostante tale espansione, l'ente locale si trova in una fase di dissesto economico/finanziario non ancora risanata;

   è indispensabile intervenire per ripristinare la legalità in un territorio dove prevale l'illegalità, l'abusivismo, il ricatto, la prevaricazione, il voto di scambio, il clientelismo, l'omertà –:

   se e quali iniziative di controllo, il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare, per quanto di competenza, in merito al nuovo insediamento nella carica di sindaco del signor Di Giacinto, nonché quali iniziative, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare per evitare il ripetersi di situazioni simili in futuro, anche finalizzate al contrasto del fenomeno mafioso, al controllo del territorio e alla salvaguardia dell'ente locale, in relazione alle vicende del comune di Casteldaccia.
(5-05694)


   IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2021 durante la trasmissione televisiva Le Iene è andato in onda un servizio sulla già nota vicenda della nomina dell'attuale comandante della polizia municipale di Milano, Marco Ciacci, che ha suscitato grande scalpore mediatico;

   nonostante tale nomina sia avvenuta nel lontano agosto 2017, sulla stessa, stando anche alle risultanze del servizio, rimangono a tutt'oggi gravissime ombre in merito alla trasparenza, imparzialità e indipendenza delle procedure adottate dal sindaco Sala per il suo conferimento;

   secondo la ricostruzione, giravano voci già dal 2016 che la procura della Repubblica di Milano avesse chiesto di trasferire Marco Ciacci presso il comando della polizia locale, cosa poi avvenuta nel 2017 quando l'allora capo Antonio Barbato fu costretto alle dimissioni e il sindaco Beppe Sala affidò l'incarico direttamente a Ciacci;

   Marco Ciacci era responsabile della sezione di polizia giudiziaria presso la procura di Milano, la stessa che proprio in quel periodo indagava sul sindaco Sala in merito all'affaire Expo;

   il conferimento dell'incarico avvenne, anziché mediante procedure selettive o un bando, come di consueto, ricorrendo invece all'istituto del comando con la chiamata diretta di Ciacci, unico caso in tutta la storia della polizia locale di Milano, e il suo distacco dal corpo di polizia;

   tale procedura fu giustificata dal sindaco con la circostanza che non vi fossero altre «capacità adeguate» a ricoprire tale ruolo all'interno dell'ente, circostanza però smentita da un documento inviato dall'Anci all'amministrazione già nel gennaio 2017, ove risultano segnalati come idonei ben 13 dirigenti del corpo di Milano;

   oltre che per la mancata ricognizione interna, la nomina di Ciacci risulterebbe altresì di dubbia legittimità in quanto lo stesso sarebbe privo dei requisiti professionali richiesti dall'articolo 43 del regolamento degli uffici e dei servizi del comune di Milano;

   la vicenda è stata oggetto di ben due atti di sindacato ispettivo presentati dal gruppo della Lega: l'interrogazione n. 4-02931 del 17 maggio 2019, trasformata nell'interrogazione n. 3-01277, e più di recente l'interrogazione n. 4-08060 del 18 gennaio 2021, trattandosi evidentemente di un caso su cui ancora oggi gravano pesanti dubbi e sospetti che il sindaco non ha ancora chiarito;

   risulta agli interroganti che Anac abbia già trasmesso tutti gli atti alla procura di Brescia –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda adottare iniziative affinché venga revocata l'autorizzazione concessa dal Ministero dell'interno per il collocamento in posizione di comando di Marco Ciacci che ne ha consentito la nomina a comandante del corpo di polizia municipale di Milano.
(5-05695)


   PRISCO e FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio di bonifica di Piacenza ha convocato per votare in presenza (e non telematicamente, come da molti elettori richiesto) 102 mila contribuenti circa per i giorni 18 e 19 aprile 2021;

   preliminarmente a quella data, si imporranno adempimenti vari che porteranno necessariamente a spostamenti fra comuni, peraltro vietati;

   le autorità locali di polizia ed ordine pubblico, a cominciare dai sindaci, dal prefetto e dal questore avrebbero dovuto segnalare l'evento che qui interessa al Ministro dell'interno, oltre che al Presidente del Consiglio del ministri e al Ministro della salute –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere immediate iniziative, per quanto di competenza, eventualmente anche normative, attesa l'importanza di tutelare la sicurezza pubblica onde garantire il pieno rispetto delle misure anticovid.
(5-05696)


   D'ETTORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contenere la diffusione del virus COVID-19 e delle sue nuove varianti, il Governo ha dovuto adottare numerose misure restrittive straordinarie;

   a causa di tali misure – più volte reiterate – in molte zone d'Italia hanno avuto luogo proteste spesso degenerate in veri e propri scontri tra i manifestanti e le forze di polizia;

   da ultimo basti pensare alla manifestazione svoltasi martedì 6 aprile 2021 a Roma, davanti a Montecitorio, durante la quale un poliziotto è stato ferito;

   senza trascurare l'importanza delle ragioni di chi protesta, in questa fase così difficile per il nostro Paese è inammissibile: qualsiasi comportamento violento nei confronti di quanti sono impegnati quotidianamente a difesa delle libertà democratiche;

   infatti, nel difficile contesto dell'emergenza sanitaria, le forze di polizia e, più in generale, le forze dell'ordine hanno compiuto e stanno compiendo enormi sforzi per garantire legalità e sicurezza, mettendo a disposizione tutte le risorse e le capacità disponibili –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per garantire i migliori livelli di sicurezza degli appartenenti alle forze dell'ordine e per implementare la loro dotazione di risorse umane e strumentali.
(5-05697)


   MARCO DI MAIO e UNGARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati della Fondazione Migrantes e dell'Istat, su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia, l'8,8 per cento è residente all'estero; gli iscritti all'Anagrafe italiani residenti all'estero sono nel 2020 oltre 5.200.000;

   i partiti, i gruppi politici e i candidati devono osservare le leggi sulla campagna elettorale vigenti nel territorio italiano (legge n. 459 del 2001) e la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo predispone trasmissioni informative e tribune elettorali per i cittadini che votano nella circoscrizione estero;

   secondo la normativa vigente è permessa, ed è sempre più diffusa, la propaganda elettorale tramite chiamate telefoniche preregistrate, e-mail, telefax whatsapp, mms o sms; chi utilizza queste modalità di comunicazione ha l'obbligo di acquisire il consenso preventivo e informato degli abbonati a servizi di comunicazione elettronica o di telefonia mobile e gli utilizzatori di schede di traffico prepagato;

   il Garante per la protezione dei dati personali ha fornito indicazioni sulle modalità con cui partiti, organismi politici, comitati promotori e sostenitori e singoli candidati possono utilizzare dati personali dei cittadini. 1 partiti e i singoli candidati possono trattare dati personali estratti da «fonti pubbliche» senza richiedere il consenso degli interessati. Possono essere utilizzati i dati estratti da: liste elettorali presso i comuni; elenco degli elettori italiani che votano all'estero per le elezioni del Parlamento europeo; liste aggiunte dei cittadini elettori di uno Stato membro dell'Unione europea residenti in Italia; elenco provvisorio dei cittadini italiani residenti all'estero aventi diritto al voto e quelli aventi diritto al voto per l'elezione del Comitato degli italiani all'estero. I partiti sono anche esonerati dall'obbligo di rendere l'informativa preventiva sul trattamento dei dati personali estratti da tali elenchi durante il periodo a partire dal 60° giorno antecedente la data del voto, fino al 60° giorno successivo;

   favorire l'invio telematico di messaggi di propaganda elettorale, oltre a consentire risparmi di materiale cartaceo, permette notevoli risparmi economici e, conseguentemente, rafforza il principio democratico della contendibilità delle cariche elettive per i minori costi delle campagne elettorali –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per modificare la disciplina in vigore e aggiornare gli elenchi dei cittadini italiani residenti all'estero aventi diritto al voto e quelli aventi diritto al voto per l'elezione del Comitato degli italiani all'estero, associando a ciascun elettore iscritto all'Aire anche l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica personale.
(5-05698)


   GEBHARD, COLLETTI, TRANO e CABRAS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2001 si chiuse il summit del G8 a Genova, dopo tre giorni di manifestazioni, in gran parte pacifiche, durante le quali, tuttavia, si registrano anche momenti di forte tensione e duri scontri tra polizia e manifestanti;

   alcuni manifestanti quella notte si erano fermati a dormire nel complesso scolastico Armando Diaz, dove la polizia avrebbe eseguito una perquisizione, in assenza di autorizzazione del magistrato, portando a termine un'operazione di una violenza ingiustificabile: 60 persone ferite, 28 ricoverate con fratture multiple, 5 in pericolo di vita;

   secondo Amnesty International ci furono gravissime violazioni dei diritti umani, per le quali c'è stata «una vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità», circostanza confermata da processi, testimonianze e immagini relative a quel drammatico evento;

   la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine durante quella violenta irruzione, per violazione dell'articolo 3 della Convenzione dei diritti dell'uomo sul «divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti»;

   la Corte di cassazione ha confermato, in via definitiva, l'impianto accusatorio della Corte d'appello che aveva determinato le condanne per i fatti di Genova, con motivazioni durissime, esprimendo un pesante giudizio sul comportamento delle forze dell'ordine, che avrebbero usato violenza «non giustificata e punitiva» su persone «all'evidenza inermi»;

   alcuni dei condannati, all'epoca dei fatti, ricoprivano ruoli di rilievo nelle forze dell'ordine, che hanno dovuto abbandonare per via della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici;

   in seguito a notizie pubblicate sugli organi di stampa si è appreso che il 28 ottobre 2020, per «decisione» della Ministra dell'interno e del Capo della polizia, sarebbero stati promossi alla carica di vicequestore due funzionari di polizia condannati, in via definitiva, a tre anni e otto mesi più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per i fatti di Genova del 2001: Pietro Troiani, «condannato per aver introdotto due bombe molotov all'interno della scuola Diaz», e Salvatore Gava, «per averne falsamente attestato il rinvenimento, affinché tale scenario potesse costituire una giustificazione per la sanguinosa irruzione nell'edificio e una ricostruzione da fornire ai mezzi d'informazione» –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela del pubblico interesse, per verificare se quanto evidenziato corrisponda al vero e, conseguentemente, valutare l'opportunità di adottare eventuali iniziative per provvedere, con urgenza, all'annullamento o revoca delle suddette promozioni.
(5-05699)

Interrogazione a risposta scritta:


   COLLA e TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 3 e domenica 4 aprile 2021 una ragazza di 19 anni è stata vittima di una violenta aggressione e di un tentato stupro mentre stava rientrando a casa, poco dopo essere scesa alla fermata dell'autobus di via Tiziano a Cinisello Balsamo;

   come riportato dalla stampa, a salvare la giovane sarebbero state le urla di un residente della zona affacciatosi ad un balcone che avrebbe assistito alla scena e avrebbe intimato immediatamente all'aggressore di desistere con la minaccia di chiamare i Carabinieri;

   l'intervento provvidenziale avrebbe messo subito in fuga l'aggressore, il quale sarebbe stato però rintracciato poco dopo dai Carabinieri della stazione di Cinisello Balsamo, accorsi immediatamente sul luogo e subito tratto in arresto;

   al momento le accuse nei suoi confronti, formalizzate dalla procura di Monza, sarebbero di lesioni e violenza sessuale aggravata;

   l'autore della brutale violenza sarebbe un ventenne immigrato di origine egiziana, irregolare e destinatario di un provvedimento di espulsione già dal novembre 2020, a tutt'oggi non ancora eseguito;

   si apprende altresì dalla stampa che l'uomo avrebbe anche dei precedenti penali per il reato di atti osceni in luogo pubblico;

   quanto accaduto a Cinisello Balsamo è di assoluta gravità, ma ancor più grave è il fatto che l'immigrato, nonostante l'ordine di espulsione e i suoi precedenti penali, anziché essere già stato rimpatriato fosse invece libero di circolare e di delinquere ancora;

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per assicurare l'immediata espulsione e l'effettivo rimpatrio dell'immigrato egiziano autore della brutale violenza avvenuta a Cinisello Balsamo di cui in premessa.
(4-08819)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'impiego nella scuola di personale che ha conseguito il titolo di diploma magistrale entro l'anno 2001/02 è una piaga purtroppo ancora aperta nel nostro Paese: la Corte di Cassazione il 15 febbraio 2021 ha infatti confermato le due decisioni della Plenaria del Consiglio di Stato secondo cui il titolo non è utile all'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, dalle quali annualmente si attinge per il 50 per cento delle immissioni in ruolo, ma rimane titolo valido per accedere alle procedure di abilitazione e ai concorsi;

   nei prossimi mesi anche il Comitato europeo dei diritti sociali si esprimerà sul reclamo collettivo proposto dai tanti insegnanti in possesso di tale titolo che si sono ritrovati improvvisamente senza posto di lavoro e si teme che queste pronunce possano influire negativamente sulla procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea contro l'Italia per la mancanza di misure di prevenzione e di sanzione dell'abusiva reiterazione dei contratti a termine nel comparto scolastico;

   a questa problematica si aggiunge quella del personale con questo medesimo titolo di studio ma inseriti «con riserva» nelle GAE che, a fronte di un provvedimento cautelativo del TAR, sono stati nel frattempo assunti in ruolo con lo scorrimento delle GAE e «confermati in ruolo senza riserva» al superamento dell'anno di prova dimostrando quindi di essere meritevoli della conferma in ruolo;

   lo scioglimento di tale riserva metterebbe gli insegnanti nella situazione appena descritta al riparo da una condizione ancor più deprecabile in considerazione delle previsioni dell'articolo 399 comma 3-bis del decreto legislativo n. 297 del 1994, a mente del quale «L'immissione in ruolo comporta, all'esito positivo del periodo di formazione e di prova, la decadenza da ogni graduatoria finalizzata alla stipulazione di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato per il personale del comparto scuola, ad eccezione di graduatorie di concorsi ordinari, per titoli ed esami, di procedure concorsuali diverse da quella di immissione in ruolo» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, nel rispetto della recente giurisprudenza, per risolvere la problematica descritta che coinvolge oltre 50.000 docenti molti dei quali con esperienza decennale nella scuola.
(4-08825)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa del 3 aprile 2021 si apprende che alcuni operai dell'ex Ilva di Taranto, ora Arcelor Mittal, sono stati sospesi e rischiano il licenziamento per avere invitato a guardare la serie tv «Svegliati amore mio» con post sul canale social Facebook, in cui si mette in evidenza come il dramma della fiction sia simile a quello che vivono i cittadini e i lavoratori a Taranto. La fiction di Canale 5, diretta da Ricky Tognazzi e Simona Izzo e interpretata da Sabrina Ferilli, Ettore Bassi e Francesco Arca, punta i riflettori sul dramma dell'inquinamento ambientale prodotto dai veleni emessi dalle industrie. Vittime del provvedimento di sospensione sono lavoratori, nonché padri di famiglia;

   il testo del post oggetto di provvedimento disciplinare è il seguente: «Fiction, che rispecchia pienamente il dramma di ciò che viviamo da più di 50 anni a Taranto per via dell'industria siderurgica, ieri di Stato poi passata per mano dei Riva (con il nome Ilva) e per finire ad Arcelor Mittal e Invitalia (nuovamente Stato). Tutto perfettamente corrispondente alla realtà, dalle polveri rosse e nere alle malattie e morte soprattutto dei più piccoli che vivono a ridosso di quella fabbrica di morte, oltre all'inferno dell'area a caldo e le condizioni lavorative indegne in cui si opera per produrre l'acciaio o per qualcuno Pil nazionale»;

   l'interrogante ritiene che tale post corrisponda ad una consapevole ma pacifica opinione personale, riconducibile alla libertà di espressione tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, come principio imprescindibile di ogni sistema democratico, in cui si evidenza una realtà drammatica che i cittadini di Taranto, ormai esasperati, vivono da troppo tempo. In merito, si ricorda che per il caso Ilva sono stati emanati ben 12 decreti-legge per impedire il sequestro senza facoltà d'uso dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto, adoperato dalla magistratura nel 2012 in quanto a detta dei giudici, a seguito di indagini epidemiologiche e chimiche: «L'esposizione continuata agli inquinanti dell'atmosfera emessi dall'impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell'organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte. I modelli di analisi messi a punto hanno consentito di stimare quantitativamente il carico annuale di decessi e di malattie che conseguono all'esposizione all'inquinamento»;

   si noti come sia nel 2012 sia tutt'oggi i limiti emissivi siano stati rispettosi dei valori previsti dalla legge italiana, tuttavia, tali limiti sono ben più alti se rapportati ai limiti emissivi considerati dall'Organizzazione mondiale della sanità. È inoltre provato, con la Valutazione del danno sanitario disposta ai sensi della legge regionale n. 24 del 2012, che l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell'Ilva non sia in grado di garantire la salute della popolazione e dei lavoratori. A rinforzare le tesi della nocività delle emissioni del polo industriale di Taranto sul territorio vi sono i dati dello studio Sentieri –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti espressi in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare affinché i lavoratori non siano soggetti a comportamenti che appaiono pesantemente lesivi dei propri diritti e della propria posizione lavorativa, oltre che della dignità personale, da parte dell'azienda, solo per aver espresso sui social pacifiche opinioni personali garantite dall'articolo 21 della Costituzione.
(5-05709)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CADEDDU. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la qualità di un latte e, di conseguenza, di un formaggio, dipende dalla razza di appartenenza dell'animale, dall'ambiente nel quale vive e dalla sua alimentazione. Ma è il trattamento termico a cui viene sottoposto che incide notevolmente sulle caratteristiche finali del latte e sulla qualità del formaggio nel caso in cui il latte venga utilizzato nella caseificazione; purtroppo in Italia sono rimasti pochi i produttori di formaggi artigianali da latte crudo. Questo perché negli ultimi anni sono stati favoriti processi di produzione caratterizzati dallo standard, dall'omologazione, dal vantaggio economico che hanno danneggiato il lavoro e la dedizione di quegli allevatori che invece hanno cercato di differenziarsi sul mercato per la qualità delle loro produzioni e non per la mera creazione di profitto; il formaggio a latte crudo è un prodotto di grande qualità, espressione di un territorio, fatto nel rispetto della natura, degli animali e dei consumatori; secondo il regolamento (UE) 835/2004, il latte crudo è il latte alimentare non sottoposto ad una temperatura superiore a 40 °C né ad un trattamento avente un effetto equivalente; tuttavia, risultano all'interrogante non poche segnalazioni da parte di produttori di formaggio con latte crudo secondo cui alcuni caseifici, in particolare nel territorio sardo e toscano, producono formaggio trasformando latte termizzato o pastorizzato e riportano in etichetta «formaggio prodotto da latte crudo»; ci si trova di fronte ad una pratica d'informazione estremamente scorretta nei confronti del consumatore, il quale si trova ad acquistare un prodotto che ha caratteristiche e composizione diverse da quelle che vengono dichiarate in etichetta. Infatti, se da un lato il processo di riscaldamento termico del latte consente il contenimento dei difetti del formaggio determinati da fermentazioni microbiche anticasearie, dall'altro riduce e modifica la popolazione batterica tipica del latte crudo e determina l'inattivazione di alcuni enzimi coinvolti nel processo di maturazione. Di conseguenza, l'utilizzo in caseificazione di latte sottoposto a trattamento termico porta ad un formaggio con caratteristiche chimiche e sensoriali differenti da quelle del formaggio da latte crudo; l'articolo 7, comma 1, lettera a), del regolamento (UE) N. 1169/2011, prevede, infatti, tra le pratiche leali d'informazione, quella di non indurre in errore il consumatore per quanto riguarda le caratteristiche dell'alimento e, in particolare, la composizione e il metodo di fabbricazione o di produzione. La violazione di tale pratica è sanzionata, tra l'altro, dall'articolo 3 del decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 231; purtroppo, però, difficilmente vengono fatti controlli relativi a questo peculiare aspetto dell'etichettatura dei formaggi, a meno che tali formaggi non siano coperti da un disciplinare, come ad esempio il Grana Padano il cui disciplinare di produzione all'articolo 1 recita: «La denominazione di origine protetta GRANA PADANO si riferisce al formaggio prodotto durante tutto l'anno con latte crudo di vacca parzialmente decremato» ed il marker che evidenzia l'utilizzo di latte crudo è la presenza dell'enzima della fosfatasi alcalina (articolo 5, comma 14); dichiarare in etichetta l'utilizzo di latte crudo per la produzione di formaggi realizzati invece con latte trattato termicamente, oltre a comportare una scorretta informazione al consumatore, penalizza i piccoli produttori che fanno di un prodotto di qualità ed al tempo stesso di nicchia il loro unico strumento per rimanere sul mercato –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a rendere più specifici i controlli riguardanti le tecniche analitiche adatte a verificare l'utilizzo di latte crudo, termizzato o pastorizzato per la produzione di formaggio;

   se intenda assumere iniziative atte a valorizzare il lavoro degli allevatori e dei casari, riconoscendo la qualità e la varietà delle loro produzioni.
(5-05692)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dal Piano per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/COVID-19 elaborato dal Ministero della salute, dall'Istituto superiore di sanità e dall'Aifa, sussistono alcune categorie alle quali somministrare con priorità il vaccino;

   lo sviluppo di raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione è ispirato, secondo quanto si evince dal Piano, alle raccomandazioni internazionali ed europee, a valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere su cui basare la strategia di vaccinazione;

   in particolare, il Piano prevede la progressiva vaccinazione delle predette categorie in funzione di vari parametri, quali l'importanza della funzione svolta nell'erogazione di servizi essenziali, l'età, la fragilità crei soggetti dovuta alla presenza di patologie varie, il rischio di contagio e il progressivo aumento delle disponibilità di dosi di vaccino;

   nell'ultimo aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità del 24 marzo 2021 contenuto nel documento «raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-COV-2/COVID-19», si suggerisce il seguente ordine di categorie di persone alle quali somministrare il vaccino in via prioritaria in base all'età e alla presenza di determinate condizioni patologiche: categoria 1: elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili, disabilità grave); categoria 2: persone di età compresa tra 70 e 79 anni; categoria 3: persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni; categoria 4: persone con comorbidità di età inferiore a 60 anni (...); categoria 5: resto della popolazione di età inferiore a 60 anni;

   secondo quanto si evince da alcune note inviate agli organi di Governo, l'Aisa, Associazione italiana sindromi atassiche, ha evidenziato la mancata inclusione nella categoria 1, tabella 1, e nella categoria 4, tabella 3, tra le malattie neurologiche, delle sindromi atassiche, patologie indicate in particolare in tabella 7 – allegato 7 – «Elenco delle malattie rare esentate dalla partecipazione al costo» del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, con codice RFG040;

   nella categoria 1, tabella 1, infatti, si fa riferimento ad una serie di malattie neurologiche ma non alle sindromi atassiche; nella categoria 4, tabella 3, invece, si fa genericamente riferimento alle «malattie neurologiche» senza specificarne alcuna;

   secondo quanto afferma l'Aisa, a causa della mancata inclusione delle sindromi atassiche nella categoria 1 e a causa del generico riferimento alle malattie neurologiche alla categoria 4, vi sarebbero alcune regioni che nell'ambito delle relative programmazioni vaccinali e, a seguito di libere interpretazioni effettuate dai centri di prenotazione e dalle varie direzioni Asl, non hanno disposto la somministrazione in via prioritaria del vaccino alle persone affette da questa malattia –:

   se i fatti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se il Governo intenda adottare iniziative urgenti di competenza volte ad includere nelle categorie alle quali somministrare in via prioritaria i vaccini anti COVID-19 anche le persone affette da sindromi atassiche.
(5-05680)


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2016, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha approvato la strategia per il settore sanitario globale (Global Health Sector Strategies, GHSS) 2016-2021, in cui si suggerisce l'eliminazione dell'epatite virale entro il 2030;

   eliminare il virus dell'epatite C significa essere in grado di diagnosticare almeno il 90 per cento degli infetti e trattarne almeno l'80 per cento dei diagnosticati entro l'anno 2030;

   per raggiungere gli obiettivi previsti dall'OMS lo screening anti-HCV è l'unica strategia per scoprire il sommerso dell'infezione prevedendone così l'eliminazione;

   i dati della Piattaforma Italiana per lo studio della Terapia delle Epatiti viRali (PITER), coordinata dal Centro Nazionale Salute Globale dell'Istituto superiore di sanità (ISS), hanno permesso di identificare la strategia di screening per l'infezione da virus dell'epatite C (HCV) con il miglior profilo di costo-efficacia in Italia. Tale strategia prevede uno screening attivo a partire dalle popolazioni più giovani (coorti di nascita 1968-1987), includendo popolazioni chiave come tossicodipendenti e detenuti per espandersi successivamente a individui più anziani (coorti di nascita 1948-1967) prima che la malattia progredisca;

   questa evidenza scientifica è stata resa attuabile con il «Decreto Milleproroghe» (legge n. 8 del 2020) dove all'articolo 25-sexies sono stati stanziati 71,5 milioni di euro, nel biennio 2020-2021, per introdurre lo screening gratuito destinato ai nati negli anni dal 1969 al 1989, per i soggetti seguiti dai servizi pubblici per le tossicodipendenze nonché per i soggetti detenuti in carcere, al fine di prevenire, eliminare ed eradicare il virus dell'epatite C (Hcv);

   il 17 dicembre 2020 la Conferenza Stato-regioni ha siglato l'intesa sul decreto relativo allo screening nazionale gratuito nonché sempre nella medesima data la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sulla proposta del Ministro della salute su deliberazione del Cipe relativa alla ripartizione delle somme destinate allo screening;

   la crisi sanitaria globale in atto, causata dalla pandemia da COVID-19, ha indubbiamente reso più ardua la lotta contro altre malattie e, in questo caso ha ritardato l'avvio dello screening ma, a più di un anno dall'approvazione della norma, è ormai necessario dare attuazione al disposto normativo, partendo dalle categorie di soggetti indicati dalla normativa vigente anche al fine di non perdere di vista l'obbiettivo dell'eliminazione del virus dal nostro Paese entro il 2030, come proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità –:

   quale sia lo stato di attuazione dello screening nazionale gratuito per l'eliminazione del virus Hcv previsto dall'articolo 25-sexies della legge n. 8 del 2020 nonché quali siano state e quali siano tutt'ora le difficoltà per la sua attuazione;

   se le risorse stanziate per la realizzazione degli screening, su cui le regioni in data 17 dicembre 2020 sono pervenute ad un accordo di ripartizione, siano nella loro effettiva disponibilità;

   se non ritenga utile, a più di un anno dall'approvazione della norma, intervenire con urgenza, per quanto di competenza, al fine di avviare nel più breve tempo possibile, lo screening partendo dai soggetti maggiormente a rischio nonché, se non ritenga necessario predisporre una proroga della sperimentazione visto che il 2020 e i primi mesi del 2021, a causa della pandemia in atto, sono passati infruttuosamente.
(5-05707)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la normativa che regola l'inquadramento della figura del massofisioterapista è stata oggetto di recenti rilevanti modifiche, volte a superare storiche criticità;

   da ultimo, il decreto ministeriale 9 agosto 2019, in attuazione dell'articolo 4, comma 4-bis, della legge 26 febbraio 1999, ha istituito presso l'ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, un «Elenco speciale ad esaurimento» riservato ai massofisioterapisti;

   il legislatore, con l'articolo 1, comma 537, della legge n. 145 del 2018, ha inteso fornire una interpretazione autentica sulla natura sanitaria dei massofisioterapisti, ai quali è stata attribuita la facoltà di iscrizione in appositi elenchi speciali ad esaurimento laddove abbiano svolto e maturato, per almeno 36 mesi, competenze professionali sanitarie, idonee a garantire una adeguata tutela della salute;

   l'articolo 1 della legge n. 145 del 2018, nell'abrogare la legge n. 403 del 1971, dimostra come al momento dell'istituzione dell'elenco speciale ad esaurimento la professione del massofisioterapista era ancora regolamentata dall'articolo 1 della legge n. 403 del 1971, il quale sanciva che «la professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisioterapista è esercitabile soltanto dai Massaggiatori e Massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità»;

   dai lavori preparatori alla legge di bilancio 2019, si apprende in effetti che il predetto comma 537 è stato inserito proprio in quanto «le figure professionali sopra richiamate di massaggiatore e massofisioterapista, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 42 del 1999 (17 marzo 1999), sono state formate con corsi regionali di durata biennale o triennale; inoltre, le stesse figure non sono state riordinate dalla nuova disciplina sulle professioni sanitarie di cui alla prima citata legge n. 3 del 2018. Pertanto, la ratio della disposizione in esame è quella di superare, anche per tali figure, l'indeterminatezza del quadro giuridico, permettendo anche a questi operatori – che possano dimostrare i requisiti sopra esaminati – l'iscrizione agli elenchi speciali da costituire con decreto del Ministero della salute»;

   è stato segnalato, tuttavia, che il Ministero della salute escluda l'equiparazione dei massofisioterapisti ai fisioterapisti, inquadrandoli nella categoria degli operatori di interesse sanitario. Ciò sulla base, a quanto è noto, di taluna giurisprudenza antecedente all'entrata in vigore della richiamata norma contenuta nella legge di bilancio 2019 e malgrado lo stesso Ministero della salute, nell'anno 2011, abbia inserito il massofisioterapista, ai sensi della legge n. 403 del 1971, nell'elenco delle professioni sanitarie del proprio sito con la dicitura «professione sanitaria non riordinata prevista da norme vigenti»;

   attualmente, sul sito internet del Ministero della salute, la professione di massofisioterapista risulta contemplata nell'elenco delle «Arti ausiliarie e operatori di interesse sanitario», senza alcuna distinzione per coloro che, presentando i requisiti di cui all'articolo 1, comma 537, della legge n. 148 del 2018, sono abilitati all'iscrizione degli elenchi ad esaurimento dei soggetti abilitati a «svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento» e, dunque, possono essere annoverati a pieno titolo tra gli esercenti una professione sanitaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica descritta in premessa, attinente alla qualificazione tra gli «operatori di interesse sanitario» invece che tra i «professionisti sanitari» dei massofisioterapisti che presentano i requisiti previsti dall'articolo 1, comma 537, della legge n. 148 del 2018 per l'iscrizione agli elenchi ad esaurimento dei soggetti abilitati all'esercizio delle professioni sanitarie;

   se il Ministro intenda adottare iniziative al fine di consentire di rendere evidente, sul sito internet istituzionale del Ministero della salute, la distinta qualificazione quali «professionisti sanitari» dei massofisioterapisti che rientrano nel campo di applicazione dell'articolo 1, commi 537-542, della legge n. 145 del 2018.
(4-08822)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   FASSINO, LORENZIN, PINI e ROSSI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   opera in Finale Emilia dal 2016 la società Unifer Navale, industria del settore impiantistico navale con qualificata tecnologia, alta capacità produttiva e maestranze di riconosciuta professionalità;

   Fincantieri – attraverso Seaf società partecipata al 100 per cento – possiede il 20 per cento delle quote di Unifer Navale, società realizzata per fornire le tubazioni delle navi mercantili del committente Fincantieri;

   peraltro Fincantieri è anche committente unico di Unifer Navale in virtù di un contratto di fornitura venuto a scadere il 31 dicembre 2020;

   nelle settimane scorse Fincantieri ha comunicato a Unifer Navale di non voler rinnovare i contratti di fornitura, adducendo ragioni di convenienza economica riscontrati con altri fornitori operanti in Paesi low cost;

   a fronte di ciò Unifer Navale ha avanzato a Fincantieri proposta di un piano che potesse soddisfare la sopravvivenza dell'azienda e gradualmente le esigenze di minore costo delle forniture;

   la regione Emilia-Romagna – per dichiarazioni del presidente Bonaccini e dell'assessore al lavoro Colla – ha manifestato la propria concreta disponibilità ad attivare misure che favoriscano la continuità dei rapporti Unifer Navale-Fincantieri;

   nonostante ciò, Fincantieri non ha fin qui revocato le proprie decisioni, pur sapendo che da esse non poteva che derivare l'impossibilità di garantire la continuità produttiva e aziendale di Unifer Navale;

   in conseguenza Unifer Navale, venendo a mancare il suo committente unico, si è vista obbligata ad avviare «senza indugio» le procedure di liquidazione;

   la cessazione dell'attività comporta gravi conseguenze occupazionali con la perdita del lavoro di 90 addetti diretti e 30 di attività in appalto, senza contare il forte impatto sull'indotto –:

   se si ritenga accettabile che un'azienda a partecipazione pubblica decida l'interruzione dei rapporti di fornitura con una società di cui detiene una quota di proprietà e di cui è stata ed è tuttora committente unico, determinando così l'impossibilità di garantire la continuità produttiva e aziendale;

   se si ritenga di attivare un tavolo di confronto con Fincantieri, Unifer Navale, le organizzazioni sindacali e la giunta regionale dell'Emilia-Romagna per individuare le soluzioni utili a garantire il prosieguo dell'attività di Unifer Navale e a salvaguardare i livelli di occupazione.
(3-02172)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   SANGREGORIO e COLLETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 13 gennaio 2021, il Ministro dello sviluppo economico ha avviato la pubblica consultazione sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante la tabella delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese fra 10 e 100 punti di invalidità, ai sensi dell'articolo 138 del codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, e successive modificazioni e integrazioni;

   i valori economici delle singole invalidità sono stati determinati con il sistema del «punto variabile», elaborato originariamente dalla giurisprudenza dei tribunali di merito, principi da cui sono scaturite numerose tabelle, le principali usate sul territorio nazionale risultano quelle di Milano e quelle di Roma;

   nello schema di decreto del Presidente della Repubblica, come dato economico di base, si è considerato il valore di euro 814,27 previsto dal decreto ministeriale 22 luglio 2019 di cui all'articolo 139, del decreto legislativo n. 209 del 2005 – tabella delle lesioni micropermanenti, scelta che non risulta coerente con quanto disposto dall'articolo 138, comma 2, così come modificato dalla legge 4 agosto 2017, n. 124, ove si prescriveva di dover tenere «conto dei criteri di valutazione del danno non patrimoniale, ritenuti congrui dalla consolidata giurisprudenza di legittimità», ovvero dalle tabelle milanesi e romane;

   facendo ciò il valore economico relativo al 1° punto di invalidità risulta di oltre il 20 per cento inferiore rispetto alle citate tabelle;

   la medesima relazione illustrativa dei Ministero dello sviluppo economico specifica la volontà di fare riferimento a due distinte tabelle uniche nazionali, in base all'entità delle lesioni;

   la stessa previsione delle fasce di oscillazione in aumento o diminuzione dei valori incrementali previsti non tiene conto della notevole differenza che scaturisce mediamente, riguardo ai diversi punti di invalidità, all'esito del calcolo del risarcimento rispetto alla tabella romana;

   da un primo calcolo emerge che tale scelte comporterebbe, almeno fino al 90° punto di invalidità, un risparmio per le Compagnie di assicurazione di almeno il 10 per cento che, tenuto conto di tutti i sinistri, potrebbe portare per queste ultime ad un risparmio di circa 600-700 milioni di euro annui, favorendo gli interessi del sistema assicurativo e penalizzando, al contrario, la posizione dei danneggiati –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela del pubblico interesse e del rispetto dei principi di cui all'articolo 138 del decreto legislativo n. 209 del 2005, nella redazione della tabella unica nazionale onde evitare gli esiti scongiurabili sopra descritti.
(5-05702)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata del 5 aprile 2021 intorno alle 7.30, è divampato un incendio nello stabilimento Arcelor Mittal di Taranto, prontamente spento dalla sezione dei vigili del fuoco presente all'interno della fabbrica;

   a detta dell'azienda, sembrerebbe non esserci stata alcuna conseguenza per le persone e alcun danno all'impianto: in una nota ufficiale, l'azienda ha poi garantito che non c'è stata alcuna interruzione del ciclo produttivo, con gli addetti e il sistema che hanno gestito in sicurezza, secondo le procedure, un evento a reazione in paniera durante la fase di colaggio nell'acciaieria, mentre le organizzazioni sindacali denunciano che la condizione di sicurezza impiantistica sarebbe fortemente compromessa a causa della mancata manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. Le organizzazioni sindacali hanno inoltre chiesto un incontro ad Arcelor Mittal per discutere delle dinamiche dell'evento ed individuare le necessarie contromisure;

   il comparto dell'acciaio è un settore strategico per la manifattura nazionale e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con oltre 200.000 dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di euro di fatturato di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni;

   lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e il rilancio del settore dell'acciaio e per la ripresa della produzione dell'impianto ArcelorMittal di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che fanno uso dell'acciaio;

   l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto, la cui produzione ha segnato per il 2020 un livello fermo a 3,2 milioni di tonnellate con diversi impianti fermi e quasi l'intera forza lavoro in cassa integrazione, sono gli obiettivi da continuare a perseguire per attuare il piano industriale originario che prevedeva una produzione a regime, nel 2025, di 8 milioni di tonnellate con il conseguente impiego della totalità della forza lavoro;

   il 2021 avrebbe dovuto essere, per il polo siderurgico di Taranto, l'anno del rilancio, con il ritorno della produzione a 5 milioni di tonnellate l'anno, l'avvio di investimenti in impianti e ambiente e l'ingresso rapido dello Stato nel capitale di Am Investco;

   il rilancio della siderurgia nazionale appare assolutamente strategico alla luce dei rincari record e della carenza di materiali, soprattutto plastica, acciaio, alluminio e semiconduttori, che si sta registrando a livello mondiale e che comporta forti difficoltà di approvvigionamento, con la conseguente necessità per le aziende della manifattura di rivedere piani e previsioni di produzione nel breve-medio periodo: la Cina è uscita dall'emergenza Covid diventando un importatore netto di acciaio e alluminio, la crisi dei container marittimi sta avendo pesanti ripercussioni sulle supply chain, crisi aggravata dal fermo del Canale di Suez, e la mancata produzione dell'ex-Ilva di Taranto, un importante produttore di laminati a livello europeo, sono alcune delle cause della carenza dei materiali e del trend di crescita dei prezzi in Italia e in Europa –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere con urgenza il Governo per completare la transizione degli assetti societari con l'ingresso di Invitalia nella proprietà dell'azienda e se intenda aprire un confronto sul piano industriale anche alla luce del Piano nazionale di ripresa e resilienza per garantire, attraverso un'accelerazione degli investimenti sulle migliori tecnologie disponibili, una produzione ambientalmente sostenibile dell'acciaio a Taranto e nell'insieme della siderurgia e la ripresa degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti per garantirne la sicurezza.
(5-05678)


   PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto marittimo e della logistica risulta di grande importanza strategica nazionale contribuendo al Pil, in considerazione dell'intera filiera in grado di attivare, per quasi il 10 per cento. I porti italiani producono un gettito fiscale di oltre 15 miliardi annui e il sistema trasportistico e logistico determina in modo decisivo la competitività delle aziende nostrane sui mercati internazionali;

   in base ai dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 2019, il trasporto marittimo ha inciso fortemente sugli scambi commerciali italiani, per il 50 per cento nell'export e il 61,8 per cento nell'import, staccando di netto i trasporti aerei, su ferro e su gomma. Nonostante ciò, le aziende di brokeraggio impegnate nell'attività di noleggio e compravendita delle navi sono a rischio collasso. La Federazione nazionale degli agenti raccomandatari marittimi e mediatori marittimi (Federagenti) denuncia: «in dieci anni diverse decine di aziende sono uscite di scena e diverse centinaia di posti di lavoro ad alta qualificazione professionale sono andati persi»;

   il Presidente di Federagenti, Alessandro Santi, sottolinea come si sia creato un circolo vizioso nel quale i grandi caricatori escludono le società nazionali di brokeraggio, scavalcate da parte di concorrenti esteri che sul mercato domestico possono competere con minori vincoli ma anche minori garanzie per i clienti, erodendo il potere contrattuale e di controllo dei player industriali del Paese e la storica propensione italiana alla formazione e all'impiego dei giovani che, in numero crescente, o emigrano o cercano impiego presso i caricatori, con il risultato di indebolire quello che era un fiore all'occhiello dello shipping nazionale e mediterraneo;

   inoltre, tenendo conto che il 75 per cento degli scambi commerciali dell'Unione europea e il 30 per cento del trasporto di merci all'interno dell'Unione europea avvengono via mare, va rilevato che non solo le grandi aziende italiane, fra cui parrebbero potersi annoverare anche quelle a partecipazione statale quali Eni, Saipem, Enel etc., non si avvalgono del lavoro dei broker marittimi nazionali ma altri Paesi dell'Unione europea, ad esempio la Spagna con REPSOL, agevolano i broker del loro territorio determinandosi così una doppia sofferenza da parte degli intermediari italiani sia sul mercato nostrano sia su quello estero;

   come spiega Federagenti, il trend negativo è anche «legato alla contrazione costante nel trasporto di alcune materie prime alla rinfusa (in primis il carbone) e, conseguentemente, dei noli, alla perdita del controllo da parte dei capitali italiani di attività strategiche industriali come quella della siderurgia sino alla contrazione nel numero delle compagnie di navigazione italiane impegnate nel trasporto di merci alla rinfusa»;

   anche Genova, che grazie al prezioso lavoro di Assagenti (Associazione agenti e mediatori marittimi) è ormai fra le poche realtà nazionali in grado di fornire una preparazione specialistica ai giovani che vogliano affacciarsi nell'ampio bacino della logistica e del trasporto marittimo e multimodale, accusa il colpo: nell'ultimo decennio il numero delle aziende di brokeraggio impegnate nell'attività di noleggio e compravendita delle navi si è quasi dimezzato e gli occupati ad alta specializzazione sono passati dai quasi 340 del 2010 agli attuali 220;

   al quadro descritto si aggiungono le gravi ripercussioni che la crisi pandemica di Covid-19 sta infliggendo, con una contrazione senza precedenti dell'attività economica a livello globale, incidendo sui principali indicatori internazionali economici, finanziari e marittimi: import-export, valore aggiunto, traffici portuali e logistici –:

   quali misure intenda adottare al fine di tutelare la categoria degli agenti e mediatori marittimi italiani sul piano nazionale ed europeo, anche alla luce del ruolo strategico che il comparto marittimo potrà rivestire nella ottimizzazione di buona parte degli investimenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un rilancio sostenibile dell'occupazione e dell'economia del nostro Paese.
(5-05708)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a gennaio 2021 i tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico erano oltre 100 e coinvolgevano circa 110 mila lavoratori; per molte imprese erano già stati calendarizzati gli appuntamenti per la ripresa delle trattative, per altre invece si attendevano le convocazioni per iniziare il confronto tra le parti;

   fino ad allora il lavoro portato avanti dai Sottosegretari delegati ha permesso, in poco meno di un anno e mezzo, la chiusura di 50 dossier su un totale di 150, permettendo a migliaia di lavoratori di conservare il proprio posto di lavoro;

   ad oggi, a quasi 2 mesi dalla nomina del nuovo Ministro dello sviluppo economico, il numero dei dossier relativi alle crisi aziendali è in continuo aumento per la concomitanza del perseverare dell'emergenza sanitaria e dell'intervento articolo 8, comma 11, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, che deroga al divieto di licenziamento in caso di cessazione o fallimento delle attività;

   tra le diverse vertenze ad attendere c'è anche l'azienda Officine Maccaferri di Bellizzi (SA), attiva nella progettazione e produzione di soluzioni per il contenimento del rischio idrogeologico, l'erosione costiera e la salvaguardia ambientale, di proprietà del Gruppo Maccaferri Manifatture Italia di Bologna;

   a seguito di una crisi finanziaria che ha coinvolto l'intero gruppo di riferimento a partire dal 2019, si è giunti in queste settimane alla comunicazione della cessazione di attività e dell'imminente licenziamento dei 40 dipendenti;

   questo accade nonostante l'azienda in oggetto sia leader nella produzione di soluzioni tecnologiche per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio, che vede stanziati dal Governo 11 miliardi di euro per il triennio 2019-2021;

   il 24 marzo 2021 le organizzazioni sindacali nazionali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, dando seguito alle richieste del 19 ottobre 2020 e del 9 dicembre 2020, hanno sollecitato il Ministro dello sviluppo economico ad avviare un tavolo di confronto sulla crisi aziendale di Officine Maccaferri di Bellizzi, anche per affrontare gli impatti sociali che avrà nei territori interessati –:

   se non ritenga opportuno il Ministro interrogato predisporre con la massima urgenza le iniziative propedeutiche alla riattivazione immediata dei tavoli di crisi industriali, affinché riprendano a pieno regime le consultazioni per le trattative tra le parti a tutela dei legittimi interessi dei lavoratori.
(4-08820)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) prevede il passaggio dall'attuale 18 per cento di capacità installata da fonti rinnovabili al 30 per cento nel 2030;

   nell'ambito del Pniec, il Governo intende procedere al «phase out» del carbone entro il 2025, prevedendo di installare, entro il 2030, circa 40 GW di nuova capacità fornita quasi esclusivamente da fonti rinnovabili;

   la società Terna, in ottemperanza agli obiettivi del Pniec, ha confermato nel Piano di Sviluppo 2020, l'esigenza della realizzazione del collegamento denominato «Tyrrhenian Link»;

   il Tyrrhenian Link è un'opera per la quale saranno investiti circa 3,7 miliardi di euro; per la realizzazione di due linee elettriche sottomarine per un totale di 950 km di collegamento a 1000 MW in corrente continua con due tratte: la EST dalla Sicilia alla Campania e la OVEST dalla Sicilia alla Sardegna;

   il collegamento est è lungo 480 km per unire l'approdo di Fiumetorto, in Sicilia, a Torre Tuscia Magazzeno, in Campania;

   da Torre Tuscia Magazzeno, secondo il progetto, i cavi interrati arriveranno fino a Eboli con tracciati di decine di chilometri; verranno realizzati due impianti relativi alle linee elettriche ad alta tensione: il primo di smistamento che occuperà una superficie di 20.000 metri quadri e il secondo di conversione per 60.000 metri quadri; il primo in zona agricola e il secondo, quello più impattante, a quanto è dato sapere, nella zona di San Nicola Varco, nell'area dell'ex mercato ortofrutticolo, al centro della Piana del Sele;

   la Terna dichiara di aver tenuto una consultazione on line con le comunità locali di Eboli e Battipaglia; di fatto, tale consultazione, anche per le restrizioni causate dalla pandemia, ha coinvolto un numero inadeguato di persone (150 su decine di migliaia di abitanti), e, anche per i toni rassicuranti della suggestiva comunicazione che ha accompagnato l'iniziativa, non ha sviluppato una partecipazione delle comunità interessate adeguata alla rilevanza della questione;

   difatti l'opera impatta su tutta la Piana del Sele, ferendola nel cuore, e ne compromette la destinazione agricola, turistica e produttiva, che va invece valorizzata nel processo di riconversione ecologica e digitale che si sta avviando col Piano nazionale di ripresa e resilienza, realizzando finalmente in quell'area il centro agro-alimentare meridionale, programmato e finanziato dalla regione Campania durante la presidenza Bassolino, a sostegno dell'agricoltura campana, che produce il 10 per cento del prodotto interno lordo agricolo nazionale;

   l'opera di Terna avrebbe l'epicentro tra i nuclei abitati di due città, Eboli e Battipaglia, a pochi chilometri da Paestum e, tra l'altro, appare incompatibile con la realizzazione, già programmata, del terminale meridionale di Battipaglia della Linea ferroviaria ad alta velocità/capacità;

   con ripetute manifestazioni e petizioni da migliaia di firme la comunità locale ha denunciato più volte nel recente passato i danni ambientali del cattivo funzionamento degli impianti per i rifiuti solidi urbani, la presenza sul territorio di discariche non bonificate e siti inquinati, il consumo del suolo agricolo, la preoccupante circolazione di emissioni elettromagnetiche dalle linee aeree esistenti che impattano con residenze civili, con diffusione preoccupante delle malattie tumorali –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, ciascuno nell'ambito delle sue competenze, per individuare una diversa localizzazione di detta opera e impedirne la realizzazione nella Valle del Sele, perché ciò comprometterebbe profondamente e definitivamente l'equilibrio ambientale e la vocazione agricola e turistica di una zona di altro pregio, e se non intendano assumere iniziative volte alla realizzazione di un più complessivo e adeguato piano di tutela ambientale e valorizzazione della Valle del Sele e della sua fascia costiera, fino al Parco del Cilento.
(4-08821)


   FIORAMONTI, LOMBARDO, MURONI, CECCONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal 2003 ad oggi sono 25 le infrazioni europee subite dall'Italia per questioni ambientali. Tra queste quella sull'Ilva di Taranto, che richiama lo Stato per le mancate condizioni di sicurezza dello stabilimento;

   nel 2020 l'Italia risulta tra i primi 20 Stati membri con il numero più elevato di infrazioni, pari a 85. È il terzo Stato con più procedure di infrazione in tema ambientale, 6 solo nel 2020;

   pertanto, delle 6 infrazioni attinenti alle condizioni dell'aria, rientrano sia questioni di inquinamento, come nel caso dell'Ilva, ma anche condizioni attinenti al rumore, come nel caso dell'inadempienza alla direttiva europea 2002/49/CE relativa al rumore ambientale a cui è esposto l'essere umano in particolare nelle zone edificate o in altre zone;

   in seguito alla sospensiva da parte del Consiglio di Stato, che ha «congelato» quanto previsto dall'iniziale pronuncia del tribunale amministrativo di Lecce per cui l'ArcelorMittal avrebbe avuto meno di 60 giorni per spegnere l'area a caldo dell'acciaieria Ilva di Taranto (cioè entro il 14 aprile) si è nuovamente in una situazione di stallo in attesa di pronuncia definitiva, su cui lo stesso Consiglio di Stato si esprimerà il prossimo 13 maggio;

   in tale situazione si va cristallizzando un'antinomia in termini di diritti: il diritto al lavoro contro il diritto alla salute. La riconversione dell'Ilva diviene sempre più vitale sia per garantire la continuità lavorativa, sia per tutelare la salute dei suoi cittadini. Lo Stato deve investire nella riconversione di tale gigante industriale, che rischia tra l'altro di essere incapace di produrre profitti a lungo termine: un progetto che potrebbe sopperire a tale mancanza sarebbe finalmente la realizzazione del «Tecnopolo», come previsto all'articolo 1, comma 732 e seguenti, della legge di bilancio del 31 dicembre 2018, ancora in attesa di essere attuato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di sua competenza intenda realizzare al fine di accelerare la riconversione economica di tale colosso industriale in grado di tutelare i cittadini sia in termini di salute che di lavoro, dando finalmente avvio ad un percorso virtuoso di riconversione necessario ai fini della realizzazione di una più compiuta transizione ecologica nel nostro Paese, anche lanciando il prima possibile il Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, come sancito dalla legge di bilancio del 2018, prima che tali fondi possano andare persi.
(4-08823)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Pezzopane e altri n. 1-00442, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Filippo, Cenni.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Daga n. 2-01163, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grippa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Conte n. 4-08772, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Filippo.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bologna e Menga n. 5-05648, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Leda Volpi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gallinella e altri n. 5-05666, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Caparvi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cenni n. 5-05674, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ceccanti, Ciampi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gariglio n. 5-05675, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Bonomo.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ungaro n. 1-00392, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 414 del 22 ottobre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    a seguito della presentazione alle Camere da parte del Governo della proposta di «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (PNRR), il 31 marzo 2021 la Camera dei deputati ha approvato la Relazione all'Assemblea formulata dalla Commissione bilancio (ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento della Camera), integrata dai rilievi delle Commissioni permanenti, che ha delineato un quadro di riferimento di carattere generale e metodologico nonché le indicazioni specifiche espresse dalle singole Commissioni permanenti; detta Relazione è stata assunta anche all'esplicito fine (di consegnare appositi atti di indirizzo al Governo prima della presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte del Governo alla Commissione europea; in più parti della Relazione della Commissione bilancio è evidenziata l'esigenza e l'urgenza di intervenire con politiche a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile;

    è indubbio infatti che la crisi della pandemia da COVID-19 sta provocando in Europa un aumento della disoccupazione da cui i giovani sono colpiti in misura maggiore rispetto ai lavoratori più anziani, a ragione del fatto che molti di essi sono occupati in settori che sono stati particolarmente penalizzati dalle conseguenze della pandemia, quali il turismo, la ristorazione, l'intrattenimento, il commercio al dettaglio, le imprese creative e culturali, mentre altre ragazze o ragazzi ambiscono ad entrare nel mercato del lavoro proprio nel momento in cui tali settori non sono più in grado di assumere ed in cui, più in generale, le prospettive economiche negative impediscono nuove assunzioni; la crisi ha inoltre comportato in Italia un considerevole aumento del debito pubblico al 157,5 per cento del Pil, il livello più alto dal secondo dopoguerra, un fattore che rischia di ridurre significativamente le opportunità di sviluppo delle generazioni future; il Next generation EU rappresenta un'opportunità storica per introdurre misure urgenti per contrastare l'emergenza giovanile e riportare l'Italia sulla via della crescita;

    è importante osservare che nessuna delle sei missioni definite nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentata dal Governo è dedicata specificatamente ai giovani, in quanto i giovani, al pari del Meridione e della parità di genere, sono considerate nel piano come priorità trasversali, sebbene nelle linee guida per i Piano nazionale di ripresa e resilienza emanate dalla Commissione europea il 22 gennaio 2021 fosse stato raccomandato agli Stati membri di dedicare un pilastro specifico «alle politiche per la prossima generazione, l'infanzia e i giovani»; mantenere le misure per le politiche giovanili frammentate in diverse missioni potrebbe complicare il monitoraggio, la valutazione e la quantificazione dei progetti, rischiando inoltre di pregiudicare l'allocazione effettiva dei fondi per le misure a favore dei giovani, ovvero alle persone under 35; un rischio da evitare per un Paese come l'Italia che nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza sembra dedicare ai giovani un livello di risorse non proporzionato alla gravità dell'emergenza giovanile, specie se comparato a quello di altri grandi Paesi europei; per questo motivo sarebbe opportuno per il Governo, nell'ambito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza delle prossime settimane, circoscrivere tra gli interventi delle diverse missioni un numero maggiore di progetti e di risorse a beneficio delle nuove e future generazioni e valutare l'opportunità di dedicare un intero pilastro ai giovani in linea con le raccomandazioni Ue con quanto fatto da altri Paesi europei;

    l'Italia, già nei periodi antecedenti la pandemia, a causa anche degli effetti della crisi dello scorso decennio, ha particolarmente sofferto per l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'alto numero di cosiddetti Neet («not in education employment or training», giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione), oltre che di ragazze e ragazzi, al primo impiego, sottopagati ed, infine, del rinnovato fenomeno di forte emigrazione all'estero, spesso di giovani laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi che decidono di emigrare all'estero; fenomeni tutti questi aggravati da forti squilibri territoriali, tra aree metropolitane e aree interne e soprattutto tra il Nord e il Sud del Paese, ancora irrisolti;

    come recentemente affermato dal Governatore della Banca d'Italia, il nostro Paese è al primo posto nell'Unione europea per la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione: un drammatico spreco di potenzialità a livello non solo economico, con conseguenze particolarmente gravi sul piano sociale: «è urgente rispondere» – ha affermato il Governatore – «e da questo soprattutto dipende il futuro del Paese e, in ultima istanza, il rientro da un debito pubblico molto elevato e la sicurezza del mantenimento degli impegni sul fronte previdenziale»;

    secondo gli ultimi dati Istat riferiti al quarto trimestre del 2020, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia 15-24 anni, si attesta al 31 per cento – nel giugno 2020 si attestava al 24,7 per cento – mentre i Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono 2.066.000, ovvero il 23 per cento del totale dei giovani della stessa età, donne per oltre la metà dei casi. Secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il Paese con il più alto numero di Neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media dell'Ue del 16,4 per cento; i dati Istat, poi, evidenziano che nel solo anno 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126.000 italiani – di cui almeno 30.000 laureati – con un aumento dell'8 per cento sul 2018;

    sempre i dati Eurostat del 2019 mostrano quanto i giovani italiani nella media siano quelli che abbandonano il nucleo familiare d'origine più tardi rispetto ai coetanei europei; questi ultimi infatti vanno via di casa intorno ai 26 anni, mentre in Italia siamo in media sopra i 30 anni, a dimostrazione delle forti difficoltà che i giovani italiani devono affrontare per emanciparsi e inserirsi nel mondo del lavoro. Più esattamente, occorre riconoscere che il lavoro è condizione necessaria ed essenziale per l'autonomia esistenziale delle persone, per la realizzazione dei loro talenti e per fondare sostenibili progetti di vita anche familiare;

    gli effetti della diminuzione dell'occupazione giovanile sono aggravati dalla crisi dell'istruzione universitaria e dalla riduzione progressiva del numero degli immatricolati, verificatasi negli ultimi anni e causata, a partire dalla crisi dello scorso decennio, anche dalla riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie appartenenti a contesti socio-economici più fragili e in condizioni di povertà, tali da trovarsi nell'impossibilità di sostenere i costi degli studi universitari; è ancora da verificare l'effettivo impatto della più recente crisi determinata dall'emergenza epidemiologica;

    una situazione, quella giovanile, sicuramente aggravata dall'emergenza sanitaria ed economica, ma che permane da troppo tempo nel nostro Paese e che pertanto negli anni è stata oggetto di particolare attenzione anche dal punto di vista legislativo. Così, a titolo di esempio, può ricordarsi la prevista decontribuzione per i primi 3 anni di assunzione che ha contribuito ad innalzare l'indice degli occupati, tanto che nel periodo 2014-2018 il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15-24 anni, è diminuito del 10,5 per cento (dati Istat). E ancora la misura «Resto al Sud» introdotta dal decreto-legge n. 91 del 2017, potenziata dalla legge di bilancio del 2018, che ha riscosso notevole interesse, tanto che è stato via via rafforzata, elevando dapprima l'età dei soggetti beneficiari e successivamente aprendo ai liberi professionisti;

    ciononostante, l'accesso al lavoro rimane difficile, tanto da suggerire di rinnovare talune di queste iniziative, come la decontribuzione per i nuovi assunti under 35 inclusa nella legge di bilancio 2021, e focalizzare l'attenzione su fattori di contesto in grado di agevolarne l'ingresso e sui servizi, pubblici e privati, necessari allo scopo; si tratta di misure di contrasto alla disoccupazione generalmente calibrate su incentivi economici, diretti o indiretti, deputati a ridurre il costo del lavoro ovvero su sostegni, anch'essi economici, per l'avvio di attività professionali o imprenditoriali. Tuttavia, la riduzione progressiva della relativa efficacia dimostra in modo evidente l'esigenza e l'urgenza di adottare una strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile e di promozione dell'occupazione, con rapporti di lavoro stabili e dignitosi, che tenga conto delle cause del fenomeno che si vuole contrastare, al fine di assicurare che a fenomeni complessi e multifattoriali si diano risposte adeguate e coerenti, e perciò esse stesse siano caratterizzate da un'integrazione multifattoriale;

    peraltro, la recente comunicazione COM(2020)276 della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni recante «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», del 1° luglio 2020, sottolinea l'importanza che gli Stati membri e le istituzioni europee rivolgano la loro attenzione verso la prossima generazione; la medesima comunicazione individua le principali linee di indirizzo che Ue e Stati membri devono attuare: rafforzare le garanzie per i giovani, rafforzare l'istruzione e la formazione professionale anche nell'ottica di una competitività sostenibile, rafforzare con correttivi l'equità sociale e la resilienza, fornire nuovo impulso agli apprendistati affinché contribuiscano a creare occupazione giovanile;

    la comunicazione contiene una proposta di raccomandazione relativa alla Garanzia per i giovani (COM(2020)276), volta a sostituire la raccomandazione del Consiglio dell'Ue del 22 aprile 2013 che ha istituito tale Garanzia, non solo per contribuire ad attenuare l'impatto della crisi da COVID-19 e prevenire un'ulteriore crisi dell'occupazione, ma anche al fine di integrarvi le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, nonché la duplice transizione verde e digitale. Tra le novità introdotte l'ampliamento della fascia di età dei beneficiari della garanzia, per includere i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni, la raccomandazione agli Stati membri di strutturare i loro sistemi di garanzia per i giovani in quattro fasi (mappatura, coinvolgimento, preparazione e offerta) e di organizzarli conformemente alle situazioni nazionali, regionali e locali, tenendo presente il genere e la diversità dei giovani ai quali sono destinate le misure nell'ambito di precisi obiettivi quantitativi;

    gli obiettivi per l'attuazione della Garanzia in Italia appaiono allo stato lontani dall'essere conseguiti; anzi, difficilmente conseguibili senza un radicale intervento di riforma che assicuri effettivamente un'integrale revisione dei sistemi di politiche attive del lavoro, valorizzando le modalità di contatto e presa in carico da parte di strutture in grado di lavorare con puntuali informazioni sulle dinamiche dei mercati del lavoro e sostenute dalla presenza di personale fortemente specializzato, utilizzando a tal fine una migliore e più adeguata integrazione dei dati raccolti con le piattaforme informatiche per le politiche attive di carattere nazionale e regionale, nonché delle piattaforme di incrocio di domanda e offerta di lavoro. Inoltre, per assicurare un maggiore grado di effettività, sarebbe auspicabile integrare i compensi previsti nei percorsi della Garanzia giovani con una copertura contributiva, con risorse dedicate e nelle forme e modalità scelte dai Paesi membri;

    e tuttavia, nonostante gli impegni pregressi, è ragionevole ipotizzare che la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e pertanto è compito del Governo farvi fronte valutando l'attuazione di un piano straordinario di attivazione, che potrebbe essere definito «Piano AttivaGiovani», rivolto, ai giovani Neet che preveda il pieno finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei; i giovani lavoratori potrebbero essere selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze mentre il compenso per l'attività prestata sarebbe interamente a carico dello Stato; le imprese potranno far domanda a condizione che si tratti di nuovi posti di lavoro e che assicurino un'esperienza formativa per i giovani Neet;

    la crisi offre però anche l'opportunità di ridefinire il nostro modello produttivo all'insegna della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile, un'eventualità che potrebbe generare nuove opportunità lavorative per i giovani, i cosiddetti Green Jobs. Sia il Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea, che il Next generation EU pongono come priorità degli investimenti dei prossimi anni la green economy. Ne segue che ogni strategia per l'occupazione e la formazione giovanile dovrà tenere conto delle opportunità occupazionali della rivoluzione verde, della ricerca scientifica connessa all'economia sostenibile o diretta alla tutela dell'ambiente, all'agricoltura o al turismo eco-sostenibile fino agli interventi di efficientamento energetico; in questa prospettiva, il paradigma tradizionale degli interventi sull'occupazione giovanile, focalizzato sull'incremento dei livelli di accesso al lavoro di un cluster di popolazione identificato su base anagrafica, deve essere ripensato nella prospettiva di fornire un supporto essenziale per la ristrutturazione del sistema produttivo, nella prospettiva della transizione ecologica e dell'innovazione digitale degli ecosistemi imprenditoriali;

    anche per queste ragioni è necessario favorire processi avanzati di digitalizzazione dei luoghi di lavoro unitamente alla flessibilità oraria che, attraverso nuovi percorsi tecnologici, possano coniugare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici soprattutto nel contesto di investimenti; in questo contesto sarà importante adattare gli ammortizzatori e le tutele alle peculiarità dei lavoratori delle piattaforme digitali e dell'economia collaborativa (sharing economy e gig economy). In altri termini è necessario che la transizione ecologica e digitale trovi un modello di intervento che sia in grado di assicurare una coerente integrazione delle azioni a sostegno dell'innovazione nei sistemi organizzativi e produttivi con correlate azioni di sostegno alla formazione e riqualificazione delle risorse umane, valorizzando in modo particolare l'ingresso nel mercato del lavoro delle giovani donne e dei giovani uomini;

    per superare la crisi, il Paese ha bisogno di un importante investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente nell'ottica di un reskilling professionale mirato e la formazione universitaria e post-universitaria, nella prospettiva del lifelong learning, soprattutto nelle materie scientifiche (STEM), che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia, soprattutto nella direzione dell'economia digitale e dell'economia circolare, e che quindi sappia sostenere i processi di innovazione e riorganizzazione dei sistemi produttivi. A conferma di ciò può ricordarsi il Fondo nuove competenze, istituito presso l'Anpal ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e dotato di 730 milioni di euro, la cui finalità è di innalzare il livello del capitale umano offrendo ai lavoratori (in questo caso già assunti) l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19. Benché riferito ai lavoratori assunti, nulla esclude che strumenti simili possano essere pensati per sostenere l'accrescimento mirato delle competenze dei ragazzi in cerca di occupazione. In questo senso potrebbe essere utile seguire esempi positivi presenti in altre esperienze e introdurre percorsi formativi a favore del «Second Skilling», ovvero lo sviluppo di nuove capacità necessarie a trovare una nuova occupazione senza lasciare ancora il proprio lavoro, idonee ad aiutare i lavoratori a prepararsi a un mondo del lavoro in continua evoluzione; diversi studi evidenziano come molti degli studenti saranno impiegati in mestieri che oggi ancora non esistono, sottolineando l'importanza di promuovere un nuovo modello formativo basato non solo sulle nuove competenze tecniche ma soprattutto sulle competenze trasferibili, come le capacità di relazione e presentazione, l'alfabetizzazione economica e digitale, lo sviluppo di uno spirito critico indipendente, le cosiddette soft skills; in questo modo i giovani saranno meglio equipaggiati per affrontare le sfide future del mondo del lavoro, già oggi caratterizzato da una crescente automazione dei processi produttivi e dalla precarietà delle forme contrattuali, facilitando la ricerca di quei percorsi professionali che soddisfano le proprie aspirazioni di auto-realizzazione, una caratteristica tipica della generazione Y e dei Millenials, spesso motivati da cause morali e spirito di servizio;

    particolare rilevanza deve essere riservata alle giovani lavoratrici e all'avvio di nuove imprese al femminile. Servono misure per ridurre i divari e favorire l'empowerment femminile delle giovani donne in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, con progetti volti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie fragili, anche attraverso il potenziamento del Fondo di garanzia per le Pmi femminili. A tal fine, il disegno di legge 2561, all'articolo 5, prevede una specifica delega per il sostegno di tali attività soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Sarà fondamentale includere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza una valutazione degli impatti di genere dei vari interventi se non proprio un forte potenziamento dei servizi, a volte preferibili a misure come la decontribuzione e gli sgravi fiscali. La scarsità in alcune zone del Paese, specie il Mezzogiorno, di servizi per l'infanzia e di asili nido, unita al divario salariale tra uomini e donne – nel nostro Paese un rapporto che sfiora il 25 per cento – obbliga troppe giovani madri a lasciare il proprio lavoro o a optare per contratti part-time. L'Inps ha stimato che dopo 15 anni dalla maternità chi ha fatto questa scelta ha un salario lordo inferiore di 5.700 euro l'anno rispetto alle colleghe che non hanno fatto questa scelta. In questo senso un serio intervento a favore della parità salariale, ma anche un intervento per la valorizzazione dei periodi di maternità in costanza di rapporto di lavoro agli effetti pensionistici, non è più rinviabile;

    è fondamentale quindi, alla luce dei dati fin qui esposti, che il Governo adotti riforme e interventi, anche strutturali, sia in merito al mercato del lavoro e delle politiche attive, che in merito all'istruzione, alla formazione e all'apprendistato, tali da poter validamente accompagnare la strategia di rilancio; in tale contesto diventa estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola, sistema delle imprese e mondo del lavoro, al fine di aumentare le possibilità di una più adeguata professionalizzazione degli studenti anche per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico; risulta fondamentale riconoscere la centralità della relazione tra sistema scolastico e universitario e sistema produttivo e rivalutare, rivedendone la disciplina, i percorsi di alternanza scuola-lavoro, nella prospettiva di un affinamento che tenga conto dell'importanza dell'esperienza del lavoro come fattore importante nel percorso formativo dell'adolescente e nella costruzione della sua stessa personalità; occorre su questo fronte monitorare i soggetti coinvolti in modo da conciliare al meglio le attività formative proposte e lo specifico corso di studio dello studente; in tale contesto, occorre prevedere l'introduzione di lauree abilitanti, il contrasto ai tirocini non retribuiti quale forma elusiva di rapporti di lavoro remunerati e di nuove forme contrattuali per i giovani lavoratori delle piattaforme digitali;

    serve una profonda revisione e un adeguato potenziamento dei programmi di istruzione tecnica superiore come strumento di accesso al mercato del lavoro e alle professioni. Appare necessario costruire un sistema duale capace di offrire percorsi formativi che già presentano un tasso di occupabilità molto elevato, in media superiore all'80 per cento. Nella prospettiva multifattoriale prima indicata, la revisione della formazione tecnica dovrà tenere conto della necessità di valorizzare la dimensione applicativa della ricerca per l'innovazione di processo e di prodotto e la formazione di competenze professionali coerenti ed adeguate; e cioè per sostenere i processi produttivi orientati alla transizione ecologica e digitale;

    occorre potenziare le attività di orientamento scolastico al fine di aumentare l'accesso all'istruzione universitaria e di conseguenza accrescere le immatricolazioni, accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti, promuovere e velocizzare il riconoscimento delle lauree e dei titoli di studio conseguiti all'estero per sostenere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, o l'arrivo di laureati e ricercatori internazionali, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro, in particolare facilitando il rientro di laureati italiani nel nostro Paese nell'ambito di una generale riqualificazione delle modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro;

    anche in questa prospettiva è ancora opportuno adottare una normativa comune per le modalità di tirocinio curriculare ed extra-curriculare, garantendo un compenso ai tirocinanti, che tenga conto del valore del percorso formativo intrapreso e delle condizioni dell'azienda di riferimento, così come espresso recentemente nella Risoluzione approvata al Parlamento europeo il giorno 8 ottobre 2020. Su questo fronte sarebbe preferibile costruire un percorso per pervenire a un vero e proprio equo compenso per tutti i tirocinanti e valutare una riforma dei tirocini extra-curriculari per limitarne la durata massima o ricondurli nella fattispecie dell'apprendistato;

    sempre su questo fronte è necessario intervenire sul reddito di cittadinanza, strumento ad oggi principalmente di welfare, ma che è necessario rendere efficace anche e soprattutto come strumento di politica attiva per il mercato del lavoro. Sarà necessario rinforzare i centri per l'impiego, i controlli e le piattaforme digitali per assicurare una maggiore precisione e celerità nella fase di incrocio di domanda e offerta e poi dell'accettazione dell'offerta del lavoro. La mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata ed è mancata un'analisi puntuale sulla domanda e sull'offerta di lavoro, che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le imprese. In quanto servizi, oltre ai centri per l'impiego occorre rilanciare anche le agenzie per il lavoro accreditate, componente fondamentale di un sistema integrato pubblico-privato;

    l'emancipazione giovanile è un processo multidimensionale che va oltre i temi dell'occupazione della formazione. A tal fine, è importante porre attenzione anche ai temi della famiglia per venire incontro alle esigenze delle giovani coppie che già affrontano i disagi di un non facile ingresso nel mondo del lavoro. In tale contesto è utile ricordare l'introduzione dell'assegno unico universale per i figli a carico, una legge che semplifica e potenzia il sostegno alla genitorialità e alla natalità approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati, e la proposizione del Family Act, atto Camera 2561 Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, che all'articolo 6 prevede specifiche misure volte a sostenere le famiglie e l'autonomia finanziaria dei giovani, tramite detrazioni fiscali per i costi di locazione di abitazione delle coppie under 35 e dei figli maggiorenni iscritti a corsi universitari e per l'acquisto di libri di testo universitari; peraltro, oggi, la necessità di un intervento straordinario da parte dello Stato per il sostegno alle famiglie, ed in particolare alle giovani coppie, è emersa più forte non appena, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stata decisa la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado; gli interventi indicati sinteticamente rappresentano dunque una risposta di carattere strutturale, che, oltre ad intervenire sul complesso delle norme che oggi rappresentano una risposta segmentata alle famiglie, riunificandole in un unico intervento che accompagna la crescita dei bambini dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, intende intervenire tramite un sostegno fondamentale alle famiglie, alle giovani coppie, alle donne, sul terreno della formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, del sostegno alla crescita dei bambini e delle bambine anche attraverso il potenziamento delle strutture educative;

    quanto esposto nella presente premessa dovrebbe essere parte della definizione dei progetti da sottoporre nell'ambito del Next generation EU e del Piano per la ripresa e la resilienza: in assenza di un apposito pilastro dedicato ai giovani, sarà fondamentale aumentare il livello delle risorse da destinare a specifici interventi in favore delle nuove e future generazioni per sostenere l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile,

impegna il Governo:

1) a definire una strategia specifica e un piano straordinario per promuovere la formazione e l'occupazione dei giovani in funzione della loro emancipazione personale che tenga conto della necessità di un approccio multifattoriale capace di integrare in un insieme coerente misure di sostegno e di promozione del lavoro giovanile, nella prospettiva della necessaria transizione ecologica e dell'innovazione digitale nel sistema delle imprese, assicurando una sempre maggiore e controllata correlazione tra formazione e lavoro, anche mediante la implementazione di adeguate politiche di attivazione e di rinnovati servizi per l'impiego;

2) ad assumere iniziative per introdurre, nell'ambito di detta strategia, una specifica azione «Attiva Giovani» che preveda per giovani Neet, o comunque giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, la possibilità di svolgere un periodo di lavoro e formazione, presso le imprese, con contestuale erogazione di un ristoro economico;

3) ad assumere iniziative per introdurre uno strumento equivalente a una «dote universale» per facilitare l'emancipazione giovanile in maniera tale che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa ricevere un emolumento da investire in corsi di formazione, progetto imprenditoriale o altre iniziative idonee a rafforzare percorsi di autonomia;

4) a facilitare la transizione scuola/università-lavoro, rafforzando i servizi di orientamento e l'attivazione di reti orizzontali e verticali tra istituzioni scolastiche e universitarie e imprese, finalizzate ad accompagnare l'uscita dalla scuola verso il primo impiego, anche con l'obiettivo di individuare il fabbisogno dei diversi ambiti professionali al fine di informare i giovani sulle prospettive di occupazione reale dei vari percorsi di studio;

5) a potenziare, anche nell'ambito della riforma più organica delle politiche a sostegno della famiglia avviata con l'introduzione del Family Act e dell'assegno unico universale per i figli a carico, le misure idonee ad assicurare sostegno in termini di servizi anche e soprattutto per l'infanzia, nell'ambito di adeguate politiche di conciliazione, al fine di assicurare condizioni adeguate per agevolare l'accesso o la permanenza al lavoro di giovani coppie e contrastare la povertà infantile attraverso una «dote educativa», un pacchetto di servizi offerti da scuole, comuni ed enti statali, per accompagnare i minori alla maggiore età;

6) a rilanciare gli interventi a favore dell'autonomia abitativa dei giovani, facilitando l'accesso a mutui agevolati per l'acquisto della prima casa da parte di giovani coppie under 35, gli investimenti in progetti di cohousing per giovani lavoratori precari o giovani coppie, nonché rivedendo le attuali agevolazioni per il contributo affitto, valutando inoltre l'opportunità di destinare in comodato d'uso gratuito per due anni una parte del patrimonio immobiliare amministrato dall'Agenzia del demanio a giovani under 35 titolari di imprese o start-up per svolgere la propria attività imprenditoriale;

7) a rivalutare e modificare il programma «Garanzia Giovani», per renderlo più efficace in linea con la proposta di raccomandazione della Commissione Europea COM(2020)276 e prevedendo l'anticipo di parte delle erogazioni per evitare problemi di liquidità ai giovani di famiglie più svantaggiate;

8) ad adottare iniziative per realizzare una riforma dell'apprendistato professionalizzante attraverso la semplificazione dei numerosi oneri burocratici vigenti e forme di incentivazione economica in maniera tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all'interno del percorso di istruzione e a contrastare il fenomeno dell'uso improprio dei tirocini extra-curriculari, anche valutando l'opportunità di introdurre agevolazioni per le imprese che retribuiscono i tirocini o che trasformano il tirocinio in contratto di lavoro;

10) ad adottare iniziative per semplificare l'accesso alle professioni, anche grazie all'introduzione di lauree abilitanti e professionalizzanti, e introdurre misure affinché praticantati e tirocini siano congruamente retribuiti, al fine di scongiurare forme di sfruttamento;

11) nell'ambito di un più generale rilancio e potenziamento delle politiche attive del lavoro, orientato a correlare in modo sempre più proattivo il rafforzamento delle competenze e il sostegno all'innovazione, anche assicurando in questa prospettiva una più funzionale definizione della filiera istituzionale soprattutto tra l'Anpal e le regioni e un adeguato investimento finanziario in termini di servizi informatici e formazione delle risorse umane, a potenziare i centri per l'impiego tramite l'istituzione di aree specializzate nell'ambito delle quali personale comprovatamente esperto possa flessibilmente adottare le migliori pratiche e le migliori metodologie operative utili a promuovere idonei percorsi di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, anche assicurando più continui e stabili canali di condivisione informativa ed incontro formativo tra i diversi sistemi interessati (scolastico, formazione professionale, imprese) necessari per implementare politiche di attivazione individualizzate; a promuovere, ai medesimi fini, l'azione delle agenzie private, assicurando un incentivo specifico per ogni unità di personale accompagnato all'assunzione;

12) a incrementare e rafforzare i percorsi di formazione tecnica e professionale valorizzando le esperienze degli enti formativi per realizzare nei territori percorsi professionalizzanti brevi, «vocational master», che nascano dal continuo dialogo con le aziende e che consentano di rispondere in tempi rapidi all'esigenza di competenze delle imprese;

13) a rilanciare, potenziandola, l'istruzione tecnica superiore (ITS), a cui va conferita una specifica autonomia formativa con l'obbiettivo di declinarla come luogo di incontro tra ricerca applicata e imprese innovative a sostegno dell'innovazione di processo, di prodotto e di un serio trasferimento tecnologico;

14) a definire sul fronte delle competenze un piano strutturato per promuovere lo studio a livello universitario delle materie scientifiche (STEM), specie tra le giovani donne, del multilinguismo e impartire nozioni base a tutti gli studenti del ciclo superiore e universitario nelle discipline economico-finanziarie in sostegno dell'alfabetizzazione economica delle future generazioni;

15) a investire adeguate risorse in un progetto strategico nazionale orientato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali dei giovani, sia in ambito scolastico, a partire dalla scuola primaria, sia in ambito lavorativo, tenendo conto della necessità di promuovere e sostenere l'innovazione organizzativa in azienda come condizione necessaria per assicurare l'integrazione proattiva tra formazione e occupazione giovanile;

16) a sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle giovani donne, favorendo l'empowerment femminile in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, prevedendo il potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese femminili;

17) a presentare uno specifico progetto per l'imprenditorialità giovanile, che comprenda anche l'imprenditorialità sociale e promuova e sostenga mediante una specifica disciplina start-up, spin-off e piccole e medie imprese innovative, con particolare riguardo, tra l'altro, all'attrazione di investimenti privati di business angel, venture capital, fondi pensione ed assicurativi, alla previsione di strumenti e forme di affiancamento e accompagnamento all'imprenditorialità, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani, e acceleratori per integrare l'offerta finanziaria con nuovi strumenti a sostegno dell'innovazione organizzativa e dello sviluppo del capitale umano;

18) a promuovere la definizione di un contesto normativo idoneo ad assicurare il rafforzamento e l'estensione della possibilità dei giovani di svolgere attività lavorativa, anche al di fuori dei contesti formativi formali, mediante interventi mirati e diversificati di flessibilizzazione affidati all'autonomia regolativa delle parti sociali da realizzare in via sperimentale e da sottoporre a valutazione periodica, anche da parte di organismi indipendenti, per accertarne gli effetti, al fine di impedire ogni forma di precarizzazione professionale e di diffusione di non adeguate condizioni di lavoro, economiche e normative;

19) a prevedere strumenti per promuovere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro da sostenere con adeguate strategie formative, senza escludere strumenti di incentivazione mirati per settore e per aree territoriali;

20) a valutare l'istituzione di un portale gestito dal Dipartimento per le politiche giovanili, in raccordo con la Carta giovani nazionale, quale piattaforma unica e omnicomprensiva per promuovere l'informazione e l'attivazione delle misure a favore dei giovani e svolgere la funzione di banca dati delle esperienze e delle competenze acquisite quali la certificazione delle attività svolte, anche attraverso il Servizio civile universale, o la creazione di un «curriculum vitae digitale» personale;

21) a valorizzare forme e modalità di coordinamento tra i Ministri impegnati nell'adozione e implementazione delle diverse misure, iniziative e opportunità destinate ai giovani, anche al fine di massimizzarne la relativa efficacia introducendo allo scopo strumenti di analisi e verifica sistematica dell'impatto delle politiche pubbliche in questione.
(1-00392) (Nuova formulazione) «Ungaro, Viscomi, Invidia, Zangrillo, Giaccone, Epifani, Gribaudo, Tuzi, Cannatelli, Cantone, D'Alessandro, D'Arrando, Gallo, Occhionero, Lacarra, Lepri, Mor, Musella, Mura, Soverini, Rizzone, Toccafondi, Toccalini, Piccoli Nardelli».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Bella n. 1-00449, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 476 del 29 marzo 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    il nostro Paese, com'è noto, è stato tra i primi ad essere colpito dalla pandemia dovuta alla diffusione dell'infezione da Sars-Cov-2; tra le misure immediatamente adottate, nell'urgenza del momento e in assenza di evidenze scientifiche, vi è stata la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza;

    ad oggi, l'Italia risulta essere uno dei Paesi che, nella primissima fase della pandemia, ha tenuto le scuole chiuse più lungamente, essendo proprio la prima nazione europea ad essere investita dall'infezione da Sars-Cov-2. È andata sicuramente meglio a partire da settembre 2020 e fino a gennaio 2021. Ed infatti, un'autorevole indagine promossa dall'Unesco ha riconosciuto all'Italia il merito di non essere tra i Paesi che più di altri hanno chiuso le scuole. Nonostante le notevoli difficoltà che ha dovuto affrontare il Paese in quei mesi, il sistema-scuola ha retto e ha mantenuto sempre aperte le scuole dell'infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado;

    la sospensione delle attività didattiche in presenza e il conseguente avvio della didattica a distanza hanno causato notevoli danni agli studenti e alle studentesse. La reale portata delle conseguenze, su un piano psicologico, sociale, formativo ed educativo, non è ancora valutabile, ma già si teme, che possano difficilmente essere colmate. La letteratura scientifica sul tema è univoca e ha già rivolto un accorato appello alle istituzioni affinché si velocizzi la riapertura in sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto per contenere massimamente gli effetti negativi del perdurare della mancanza di socialità;

    la sospensione delle attività didattiche in presenza ha colpito maggiormente chi si trovava già in una condizione di povertà educativa, nonché le fasce meno abbienti, impossibilitate ad accedere a dispositivi elettronici e di connessione digitale. Secondo recenti dati Istat, l'8 per cento degli studenti e delle studentesse non ha libero accesso alla didattica digitale integrata, percentuale che aumenta al 23 per cento tra gli studenti e le studentesse che riportano condizioni di disabilità, mentre è il 20 per cento che la svolge solo saltuariamente;

    dunque, è sempre più fondato il rischio che la pandemia e le conseguenti chiusure pregiudichino il diritto all'istruzione, sancito dall'articolo 34 della Costituzione, accentuino le differenze socio-culturali tra i ragazzi, aumentino la dispersione scolastica e i disagi che ne conseguono a discapito dei singoli e dell'intera collettività;

    in Italia, il tasso di abbandono scolastico precoce presenta valori ancora troppo alti e, per quanto negli ultimi anni sia stato parzialmente recuperato, oggi appare molto forte il rischio di peggiorare nuovamente la situazione come conseguenza della pandemia;

    i dati dimostrano che la generazione degli adolescenti di oggi vedrà ricadere le conseguenze della perdita di apprendimento, derivante dalla chiusura delle scuole e dall'adozione della didattica a distanza, sulla qualità della vita per il futuro, a cominciare dal loro livello medio di retribuzione nel corso della vita che si stima sarà inferiore per una percentuale dall'1,6 al 3,3 per cento. Tali ripercussioni saranno ancora più gravi se i soggetti si trovano in condizioni di maggiore debolezza e più rilevante svantaggio economico e sociale;

    sebbene non sia stata ancora effettuata alcuna misura delle conseguenze della perdita degli apprendimenti, da più parti si richiama il rischio che l'accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile: secondo uno studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), per ogni terzo di anno di insegnamento efficace perso, si assiste ad una riduzione del Prodotto interno lordo (Pil) dell'1,5-2 per cento per la durata della vita lavorativa degli studenti di oggi di 6-18 anni;

    oltre ai disagi causati dall'adozione della didattica a distanza, le scuole si sono dovute confrontare anche con le difficoltà connesse ai ritardi nelle procedure delle assegnazioni e al cambiamento dei docenti, con conseguenze importanti sulla continuità didattica, in una fase in cui il docente è stato spesso visto solo dietro lo schermo; la mancata continuità didattica appare particolarmente rilevante per quanto riguarda le cattedre del sostegno;

    un'«Indagine sull'impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova – ha evidenziato come le restrizioni imposte dalle misure governative abbiano determinato e determinino nei bambini e negli adolescenti disturbi di «componente somatica», come disturbi d'ansia e disturbi del sonno, difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni a distanza, con una significativa alterazione del ritmo del sonno;

    l'assenza di socialità provocata dalla sospensione della didattica in presenza sta determinando conseguenze gravi anche in termini di disagio psichico negli adolescenti e nei bambini. Particolarmente allarmanti sono proprio i dati diffusi dall'ospedale pediatrico Meyer che evidenziano che i casi di anoressia e di ideazione suicidaria, nella fascia di età 12-18, nei mesi gennaio-febbraio 2021, siano quadruplicati rispetto ai mesi gennaio-febbraio 2020;

    altra criticità è l'emergenza alimentare correlata alla chiusura delle mense delle scuole statali e paritarie: il monitoraggio effettuato da Save the Children per il tramite dei suoi Punti luce sparsi sul territorio, stima che 160 mila alunni siano rimasti senza cibo e/o pasti bilanciati. Lo studio evidenzia, infatti, che tenere le scuole aperte significa per i bambini più poveri, consumare un pasto completo, spesso l'unico della giornata. Alla povertà alimentare si associa, quale altra faccia della medesima medaglia, il disagio alimentare ovvero l'aumento esponenziale del consumo del cosiddetto «cibo spazzatura». La mensa scolastica, è quindi, luogo ove promuovere l'educazione alimentare e avvicinare i bambini ai prodotti locali;

    il Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef ha diffuso a settembre 2020 lo studio «Sfere di influenza – Un'analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei paesi ricchi», nel quale si legge: «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall'altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto, a lungo termine»;

    a subire le conseguenze della chiusura delle scuole e del ricorso alla didattica a distanza sono, oltre agli studenti e alle studentesse, i lavoratori genitori, ivi compresi quelli appartenenti alle categorie professionali oggi considerate essenziali quali ad esempio le categorie del settore sanitario;

    tale condizione sta, inoltre, pregiudicando prevalentemente l'occupazione femminile, in quanto la donna è spesso il soggetto che si trova in condizioni lavorative di maggiore precarietà, con retribuzioni economiche inferiori e con la preminente funzione di cura di genitori anziani e figli piccoli e quindi più facilmente indotta a rimanere a casa con i figli;

    la malattia generata dal contagio del Coronavirus può manifestarsi anche nei bambini e adolescenti, in particolare in quelli con un'età inferiore ai 12 anni, ma con sintomi meno gravi rispetto a quelli manifestati dagli adulti. Numerosi studi, infatti, indicano come caratteristica intrinseca di questa tipologia di virus, quella di una minore capacità di trasmissione dello stesso tra bambini, adolescenti e giovani, e da questi ultimi agli adulti, ragion per cui la scuola e i contesti formativi frequentati prevalentemente da giovani possono considerarsi tra i luoghi e gli spazi sociali più sicuri, nel rispetto continuo delle regole e dei protocolli sanitari previsti proprio dal Comitato tecnico-scientifico;

    è senza dubbio apprezzabile la distribuzione gratuita di mascherine e gel igienizzante a tutto il personale scolastico e agli studenti che consente a tutti di proteggersi a prescindere dalle condizioni, economiche familiari. Cionondimeno, l'essere stati chiamati a distribuire 11 milioni di mascherine al giorno ha inevitabilmente evidenziato talune criticità legate all'acquisizione massiva delle stesse da parte della struttura commissariale, criticità riconducibili talvolta alla distribuzione e talvolta alla qualità e alle caratteristiche delle stesse;

    nell'ambito di uno studio promosso dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù, dalla Società italiana di pediatra e dalla Società italiana di ortofonologia, fra ottobre e dicembre 2020, si è svolta un'indagine specifica che ha coinvolto due plessi scolastici per un totale di 1.262 soggetti, 1.094 studenti, 141 insegnanti e 27 addetti del personale: più del 96 per cento del totale. Gli screening si sono svolti a inizio settembre e poi sono proseguiti a cadenza mensile. Nel primo round sono stati testati 1.099 campioni e solo un soggetto è risultato positivo, nel secondo, a fronte di 1.075, solo 7 sono risultati positivi e, nel terzo, su 1.257 test, solo 3 studenti sono risultati positivi. In totale, quindi, 11 persone, più 5 debolmente positive su 14 classi. Solo due soggetti, tra quelli positivi, hanno condiviso la stessa classe nello stesso intervallo temporale, ma gli autori ritengono improbabile che il virus sia stato trasmesso tra di loro, quindi in realtà non è stato identificato alcun contagio verificato nel contesto scolastico, tanto che gli autori definiscono la scuola un luogo sicuro purché le precauzioni indicate nei protocolli vengano sempre rispettate;

    durante la cosiddetta seconda ondata della pandemia da COVID-19, la maggioranza degli Stati europei ha deciso di mantenere aperti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, considerandoli luoghi sicuri. Si è disposta la chiusura degli stessi solo nell'ambito di un lockdown generalizzato e totale;

    secondo dati riportati dall'Unesco, Paesi come Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Belgio hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, come l'utilizzo obbligatorio delle mascherine per alunni, docenti e per l'intero personale scolastico, il rispetto del distanziamento, aerazione, sanificazione e monitoraggio continuo attraverso l'utilizzo periodico di test per Covid-19 all'interno delle strutture scolastiche e formative; altri Paesi, come Germania e Regno Unito, hanno riaperto gli istituti scolastici gradualmente dopo periodi di lockdown totale, anche a causa della maggiore presenza delle diverse varianti del Coronavirus;

    inoltre, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) diffusi il 30 dicembre 2020, solo il 2 per cento dei focolai avrebbe origine all'interno del contesto scolastico. Infatti, tre luoghi a maggior rischio di contagio da Coronavirus risultano le abitazioni private, gli ambiti sanitari e quelli professionali-lavorativi;

    l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) sottolinea come la scuola ricopra un ruolo fondamentale per la società e in particolar modo per la vita dei bambini: la chiusura delle scuole non risulta essere una misura di contrasto che possa incidere in modo significativo sul controllo della pandemia in corso e dovrebbe, inoltre, rappresentare l'ultima risorsa cui attingere nella strategia di contrasto e controllo della pandemia. Secondo gli studi e le analisi dell'Ecdc, se fossero state adottate le misure adeguate al contenimento del contagio, le scuole avrebbero rappresentato luoghi a rischio come qualsiasi altro luogo pubblico in quanto l'incidenza della trasmissibilità di COVID-19 nelle scuole sembra essere strettamente connessa ai livelli di trasmissione presenti nella comunità e non il contrario. L'apertura delle scuole non sembra, quindi, aver influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alla cosiddetta seconda e terza ondata;

    secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss), in Italia, si è stimato che la cosiddetta variante inglese del virus Sars-Cov-2 ha una trasmissibilità superiore del 37 per cento rispetto ai ceppi non varianti. I bambini, in particolare i più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all'infezione da Sars-Cov-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la cosiddetta variante inglese, che manifesta un aumento cospicuo della trasmissibilità in tutte le fasce di età. Al momento, non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino un aumento di sintomatologie, ricoveri o decessi dovuti alla circolazione della variante inglese, né che la stessa sia resistente ai vaccini tuttora in uso nel nostro Paese;

    nonostante la diffusione delle nuove varianti, la cosiddetta terza ondata del contagio, non evidenzia una maggiore velocità di diffusione del virus rispetto alla seconda ondata, ma esattamente il contrario. Anche la portata del contagio è nettamente inferiore: il valore del picco d'incidenza – positivi su 7 giorni per 100 mila abitanti – della seconda ondata è stato di 412, mentre il valore di picco attuale è di 266, raggiunto il 17 marzo 2021;

    secondo una recentissima e imponente ricerca italiana condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui Sara Gandini dello Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, sulla base dei relativi dati raccolti, si può affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus. Lo studio è stato realizzato attraverso un'analisi incrociata dei dati del Ministero dell'istruzione con quelli delle Agenzie di tutela della salute e della Protezione civile su un campione di più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. Il tasso di positività tra i ragazzi risulta inferiore all'1 per cento dei tamponi effettuati, percentuale che non influenza minimamente la curva pandemica. I giovani contagiano il 50 per cento in meno rispetto agli adulti, anche nel caso di variante inglese. I focolai da Sars-Cov-2, all'interno delle aule scolastiche, sono molto rari e la frequenza nella trasmissione da studente a docente è statisticamente poco rilevante e quindi i docenti non sembrano rientrare tra le categorie professionali a maggior rischio di contagio;

    la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza indica, all'articolo 3, la necessità che tutte le decisioni relative a bambini e adolescenti debbano considerare preminente l'interesse di detti soggetti e, all'articolo 28, prevede che gli Stati debbano promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono,

impegna il Governo:

1) a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici e dei servizi educativi per l'infanzia, per riprendere, ove interrotta o limitata, l'indispensabile attività didattica in presenza, nonché ad adottare iniziative per sostenere, a questo scopo, anche con adeguati finanziamenti straordinari e misure di accompagnamento, il sistema nazionale di istruzione e formazione oltre che, per quanto di competenza, gli enti locali;

2) ad adottare iniziative volte a curare, con particolare attenzione, gli ambienti scolastici e l'impianto organizzativo a sostegno degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali, anche a sostegno delle famiglie le cui difficoltà oggi risultano amplificate dal gap determinatosi dall'emergenza sanitaria;

3) ad adoperarsi, in tutte le sedi, al fine di garantire la massima uniformità sul territorio nazionale delle decisioni relative all'apertura delle istituzioni scolastiche, promuovendo meccanismi di composizione degli interessi che, in un'ottica di leale collaborazione, assicurino il massimo sostegno e l'effettiva attuazione delle scelte nazionali nei contesti regionali;

4) a proseguire, concludendola nel minor tempo possibile, la vaccinazione di tutto il personale scolastico;

5) a considerare prioritaria la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell'importanza educativa dell'istituzione scolastica per l'intera comunità;

6) a definire, con il maggior livello di dettaglio possibile, criteri (condizioni e indicatori di contagio) validi su tutto il territorio nazionale che debbano sussistere affinché possa, eventualmente ed in via residuale, procedersi alla temporanea chiusura di singoli istituti scolastici o singole classi;

7) a promuovere interventi specifici per l'istruzione e la formazione professionale e per il sistema degli Istituti tecnici superiori (Its), particolarmente colpiti dalla sospensione delle attività in presenza;

8) ad avviare un confronto con gli enti territoriali e locali al fine di attuare misure organizzative del trasporto pubblico locale che possa agevolare, in piena sicurezza, il diritto a svolgere le attività didattiche in presenza per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado;

9) ad adottare iniziative urgenti a tutela della sfera emotiva, psicologica e pedagogica, anche attraverso l'utilizzo di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi, anche implementando presidi educativi e sociali di prossimità, oltre che mediante l'istituzione, negli istituti scolastici, di sportelli di ascolto psicologico, nell'ambito del patto educativo scuola-famiglia, che svolgano attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza con l'ausilio di personale specializzato e di guida verso eventuali servizi territoriali, a sostegno dell'intera comunità scolastica;

10) ad accelerare l'adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti, più rapidi e più rigidi, affinché si possano riaprire in sicurezza le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. A tal fine, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere l'attivazione, presso le Asl, di servizi mirati di prevenzione e controllo dell'infezione da Sars-Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi, anche per la profilazione e pubblicazione in formato aperto del numero di contagi, quarantene e altri dati epidemiologici rilevanti che avvengono nei singoli istituti scolastici, anche allo scopo di facilitare la ricerca e gli studi scientifici sul tema, la somministrazione di test antigenici rapidi per lo screening dell'intera popolazione studentesca, così come già previsto nell'Intesa Stato-regioni siglata il 23 dicembre 2020, oltre che l'installazione di termo-scanner e di sistemi per la ventilazione meccanica controllata ove i più avanzati studi tecnico-scientifici ne dimostrino l'efficacia, volti ad attuare continui ricambi d'aria, prevedendo, altresì, di fornire alle scuole informazioni circa il contagio negli ambienti chiusi e linee guida relative alla ventilazione;

11) ad adoperarsi al fine di verificare che l'acquisto e la distribuzione delle mascherine presso gli istituti scolastici avvengano nel pieno rispetto delle caratteristiche e dell'età dei bambini cui sono destinate e, altresì, a valutare l'opportunità di rifornire le scuole di mascherine che assicurino un più elevato standard di sicurezza (FFP2), anche in virtù della maggiore contagiosità delle nuove varianti del virus;

12) ad avviare, al fine di valutare con la massima trasparenza l'impatto della didattica a distanza e della didattica digitale sul livello, degli apprendimenti degli studenti e sul benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi, il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle misure messe in atto dalle scuole per l'insegnamento, mediante l'utilizzo di strumenti digitali in conseguenza delle misure di contenimento adottate per l'emergenza da Sars-Cov-2, attraverso l'Invalsi e l'Indire;

13) a promuovere campagne di adeguata informazione vaccinale e regole di comportamento che limitino la diffusione del contagio al fine di diffondere maggiore consapevolezza e sicurezza sanitaria tra docenti, studenti e famiglie, per tornare quanto prima alla quotidianità e ad una vita equilibrata, sia da un punto di vista socio-psico-pedagogico, sia didattico-educativo;

14) ad attivare modalità di recupero e consolidamento degli apprendimenti, in particolare nella scuola secondaria, anche al fine di recuperare i gap formativi che una scuola «a singhiozzo» ha inevitabilmente creato, anche al fine di sostenere e supportare gli studenti più fragili e maggiormente esposti all'abbandono scolastico;

15) a svolgere una ricognizione capillare dell'impatto della chiusura delle mense scolastiche sulla povertà alimentare degli studenti, e ad adottare iniziative per prevedere nuovi e più cospicui investimenti e interventi volti a promuovere l'educazione alimentare e il consumo di cibo di qualità a scuola;

16) ad adottare iniziative volte a prevedere approcci alternativi alla didattica online per l'insegnamento dell'educazione civica ambientale, anche attraverso la previsione dello svolgimento di lezioni presso, parchi, parchi archeologici, orti botanici, riserve e oasi naturali, al fine di approfondire l'insegnamento mediante l'esperienza diretta con il territorio, e garantire, al tempo stesso, attività all'aperto nel rispetto delle misure cautelative, tali da concedere occasioni di ricreazione e socialità agli studenti.
(1-00449) (Nuova formulazione) «Bella, Aprea, Belotti, Fusacchia, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fornaro, Lupi, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Mariani, Melicchio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Villani».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Zangrillo n. 1-00396 del 28 ottobre 2020;
   mozione Aprea n. 1-00453 del 1° aprile 2021;
   mozione Fusacchia n. 1-00454 del 6 aprile 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ungaro n. 5-03787 del 30 marzo 2020;
   interrogazione a risposta scritta Sut n. 4-06041 del 17 giugno 2020;
   interrogazione a risposta in Commissione Davide Aiello n. 5-04392 del 20 luglio 2020;
   interrogazione a risposta in Commissione Noja n. 5-04608 del 22 settembre 2020;
   interrogazione a risposta in Commissione Colletti n. 5-04952 del 4 novembre 2020;
   interrogazione a risposta in Commissione Colletti n. 5-05332 del 26 gennaio 2021;
   interrogazione a risposta scritta Mazzetti n. 4-08273 del 17 febbraio 2021;
   interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-05433 del 3 marzo 2021;
   interrogazione a risposta scritta Paxia n. 4-08756 del 30 marzo 2021;
   interrogazione a risposta immediata in assemblea Lombardo n. 3-02165 del 6 aprile 2021;
   interrogazione a risposta in commissione Gagliardi n. 5-05673 del 6 aprile 2021.