Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 1 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la legge 11 agosto 1921, n. 1075, recante «la sepoltura in Roma, sull'Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in Guerra», all'articolo 1, disponeva, a cura dello Stato, la solenne tumulazione al Vittoriano della salma di un soldato sconosciuto caduto in combattimento nella guerra 1915-1918;

    il 4 novembre 1921, anniversario della fine della Prima guerra mondiale, la bara del Milite Ignoto, portata a spalla da 12 decorati di Medaglia d'oro al valor militare ed accompagnata dalle bandiere di guerra dei 355 Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, venne deposta nella cripta ai piedi della statua della Dea Roma, situata al monumento del Vittoriano di Roma e al caduto ignoto fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare;

    il monumento del Milite Ignoto è dedicato ai 651.000 mila caduti italiani del Primo conflitto mondiale, in particolare a coloro dei quali non è stato possibile pervenire all'identificazione, al fine di dedicare loro una degna sepoltura e il riconoscimento di tutti gli onori;

    dei tantissimi giovani che persero la vita in quel conflitto, in un Paese agricolo come era l'Italia nei primi del Novecento, molti provenivano dalle campagne e dal Mezzogiorno, chiamati dalla coscrizione obbligatoria a combattere nel Nord d'Italia e con commilitoni che condividevano la comune cittadinanza italiana ma sovente lingue e idiomi diversi;

    un secolo dopo, il senso profondo del Milite Ignoto acquista nuovi contenuti ponendosi a monito per le nuove generazioni secondo l'articolo 11 della Costituzione che recita: «l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali [...] promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Pertanto, anche lo stesso sorgere dell'Unione europea che ha unito i popoli che durante la Prima guerra mondiale si combatterono, rappresenta un lascito importante nel ricordo dei caduti nei due conflitti mondiali del nostro Continente;

    nella ricorrenza del centenario della traslazione del Milite Ignoto all'Altare della patria, il Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia (Movm), in collaborazione con l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci), ha avviato il progetto «Milite Ignoto, Cittadino d'Italia» per il conferimento della cittadinanza onoraria da parte di tutti i comuni italiani, iniziativa sostenuta anche dal Consiglio nazionale permanente delle associazioni d'arma, nonché ulteriori intitolazioni al «Milite Ignoto – Medaglia d'oro al valor militare» di piazze, vie o altri luoghi pubblici nel pieno rispetto delle norme amministrative in vigore e dell'autonomia degli enti locali;

    in occasione dello svolgimento dell'annuale assemblea ordinaria dei soci effettivi del Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia, svoltasi nel 2019, con deliberazione adottata all'unanimità dei presenti, l'Associazione è stata delegata a promuovere iniziative commemorative finalizzate alla valorizzazione storica, morale e sociale del centenario del Milite Ignoto;

    il 20 novembre 2020 è stato firmato il protocollo d'intesa tra il commissariato generale per le onoranze ai caduti e il Gruppo delle medaglie d'oro al valor militare d'Italia per la «Commemorazione del Centenario della traslazione del Milite Ignoto nel Sacello dell'Altare della Patria»;

    la IV Commissione Difesa della Camera dei deputati ha approvato il 31 marzo 2021 la risoluzione n. 7-00604 che impegna il Governo a organizzare un viaggio della memoria con un treno d'epoca, nella composizione più possibile fedele, che compia un identico percorso con le stesse tappe e gli stessi tempi del treno che portò il Milite Ignoto a Roma;

    l'Unione europea si fonda su Stati membri che, alla fine dei due conflitti mondiali che hanno segnato profondamente il Novecento, hanno rinunciato a una parte della loro sovranità a favore dell'Unione e hanno conferito a quest'ultima parte dei propri poteri, al fine di creare un contesto stabile e di pace;

    la commemorazione del Milite Ignoto è diffusa tra i Paesi membri dell'Unione europea e Alleati. A partire dal 1920-21, la costruzione di tombe e monumenti per la commemorazione della figura del Milite Ignoto si diffuse anche all'estero; pertanto, appare opportuno lavorare con gli altri Paesi dell'Unione europea per celebrare insieme i caduti del Primo conflitto mondiale unendo i Militi Ignoti d'Europa in un abbraccio corale che ricordi l'unità raggiunta e i valori costituenti della pace e della fratellanza tra i popoli,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a sostenere il progetto del gruppo Movm, in collaborazione con l'Anci, presso i comuni italiani, al fine di promuovere l'adesione per il riconoscimento della cittadinanza al «Milite Ignoto» in tempo utile ad inserirli nelle iniziative di commemorazione previste per il 4 novembre 2021, centenario della traslazione;

2) a promuovere progetti per le scuole di ogni ordine e grado volti alla diffusione e alla conoscenza delle vicende storiche descritte in premessa, anche attraverso concorsi, mostre e iniziative pubbliche;

3) ad intraprendere le opportune iniziative in sede europea atte a incentivare la cooperazione tra i soggetti tenuti a sovrintendere ai monumenti alla memoria e ai caduti della Prima guerra mondiale affinché le celebrazioni per questi ultimi vedano uniti i Militi Ignoti d'Europa in un abbraccio corale che ricordi il sacrificio umano dei tanti caduti di tutti i Paesi coinvolti nel conflitto.
(1-00452) «Rizzo, Aresta, Ferrari, Pagani, Maria Tripodi, Occhionero, Deidda, Tondo, Roberto Rossini, Del Monaco, Dori, D'Uva, Frusone, Gubitosa, Iovino, Tofalo».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è stata tra i primi ad essere colpita dalla pandemia dovuta alla diffusione dell'infezione da Sars-CoV-2 che ha determinato, tra le misure immediatamente approvate nell'ottica emergenziale che il momento ha richiesto di assumere e in assenza di evidenze scientifiche, la sospensione delle attività didattiche in presenza e l'adozione, in ottica emergenziale, della didattica a distanza;

    ad oggi l'Italia risulta essere il Paese europeo che ha tenuto le scuole chiuse per più tempo, e anche rispetto al resto del mondo, ha un tasso di chiusura al di sopra della media, nonostante queste misure non abbiano determinato una capacità di contenere il contagio maggiore che in altri Paesi;

    la sospensione delle attività didattiche in presenza e il conseguente avvio della didattica a distanza hanno causato notevoli danni agli studenti e alle studentesse. La reale portata delle conseguenze, su un piano psicologico, sociale, formativo ed educativo, non è ancora valutabile, ma già si teme che possano difficilmente essere colmate. La letteratura scientifica sul tema è univoca e ha già rivolto un accorato appello alle istituzioni affinché si velocizzi la riapertura in sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado, soprattutto per contenere massimamente gli effetti negativi del perdurare della mancanza di socialità;

    la sospensione della didattica svolta in presenza, sostituita con la didattica a distanza, ha colpito soprattutto quei minori appartenenti a gruppi di popolazione già più vulnerabili dal punto di vista economico, sociale, culturale, e più emarginati;

    coloro che si trovavano già in una condizione di disagio economico e sociale e di povertà educativa, si sono trovati nell'impossibilità di accedere a dispositivi elettronici e di connessione digitale;

    è fondamentale considerare che dal punto di vista dei risultati scolastici, in Italia la mobilità in termini di istruzione è molto contenuta nella parte bassa della distribuzione, in quanto lo status economico della famiglia di provenienza incide fortemente sui risultati scolastici evidenziando una forte rigidità dei meccanismi di mobilità sociale;

    secondo il Rapporto annuale del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Gruppo Crc) Italia, almeno il 10 per cento degli studenti non ha svolto la didattica a distanza, percentuale che aumenta al 23 per cento tra gli studenti e le studentesse che riportano condizioni di disabilità, e il 20 per cento l'ha svolta saltuariamente, perché non ha potuto usufruire pienamente della didattica a distanze o della didattica digitale integrata;

    è ormai acclarato che la pandemia e le conseguenti chiusure stanno pregiudicando il diritto allo studio, sancito dall'articolo 34 della Costituzione, accentuando le differenze socio-culturali tra i ragazzi, aumentando la dispersione scolastica e i disagi che ne conseguono a discapito sia dei singoli che dell'intera collettività;

    in Italia il tasso di abbandono scolastico precoce presenta valori ancora troppo alti e, per quanto negli ultimi anni sia stato parzialmente recuperato, oggi appare molto forte il rischio di peggiorare nuovamente la situazione come conseguenza della pandemia;

    i dati dimostrano che la generazione degli adolescenti di oggi vedrà ricadere le conseguenze della perdita di apprendimento, derivante dalla chiusura delle scuole e dall'adozione della didattica a distanza, sulla qualità della vita per il futuro, a cominciare dal loro livello medio di retribuzione nel corso della vita che si stima sarà inferiore per una percentuale dall'1,6 al 3,3 per cento. Tali ripercussioni saranno ancora più gravi se i soggetti si trovano in condizioni di maggiore debolezza e più rilevante svantaggio economico e sociale;

    sebbene non sia stata ancora effettuata alcuna misura delle conseguenze della perdita degli apprendimenti, da più parti si richiama il rischio che l'accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile: secondo uno studio Ocse per ogni terzo di anno di insegnamento efficace perso si assiste ad una riduzione del prodotto interno lordo dell'1,5-2 per cento per la durata della vita lavorativa degli studenti di oggi di 6-18 anni;

    oltre ai disagi causati dall'adozione della didattica a distanza, le scuole si sono dovute confrontare anche con le difficoltà connesse ai ritardi nelle procedure delle assegnazioni e al cambiamento dei docenti con conseguenze importanti sulla continuità didattica in una fase in cui il docente è stato spesso visto solo dietro lo schermo; la mancata continuità didattica appare particolarmente rilevante per quanto riguarda le cattedre del sostegno;

    sono ormai necessari interventi sostanziali che permettano lo svolgimento della didattica in presenza e in sicurezza per gli operatori della scuola e per studentesse e studenti con un approccio multidisciplinare alla risoluzione dei problemi, e progettualità in merito a innovazioni di natura organizzativa, culturale e didattica;

    un'«Indagine sull'impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova – ha evidenziato come le restrizioni imposte dalle misure governative abbiano determinato e determinino nei bambini e negli adolescenti disturbi di «componente somatica» come disturbi d'ansia e disturbi del sonno, difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni a distanza, con una significativa alterazione del ritmo del sonno;

    da più parti, psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, esperti dell'età evolutiva, stanno sottolineando come l'assenza di socialità provocata dalla sospensione della didattica in presenza stia determinando conseguenze gravi anche in termini di disagio psichico negli adolescenti e nei bambini. Secondo quanto dichiarato dal responsabile di neuropsichiatria dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma sono in rilevante crescita i disturbi mentali, in particolare i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo; nella stessa direzione vanno i dati diffusi dall'Ospedale pediatrico Meyer che evidenziano che i casi di anoressia e di autolesionismo, nella fascia di età 12-18, sono nei mesi di gennaio-febbraio 2021 quadruplicati rispetto ai mesi gennaio-febbraio 2020;

    la Società italiana di neuropsicofarmacologia ha richiamato l'attenzione sull'aumento delle sindromi depressive derivanti dalla pandemia e sugli effetti sulla salute dei cittadini, con effetti distruttivi di natura economica, sociale, emotiva e culturale, delle misure adottate per contrastare il contagio al punto che si parla di sindemia per il potere moltiplicatore che la pandemia sta diffondendo anche su altri settori e su altre patologie;

    secondo lo studio «Sfere di influenza – Un'analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei paesi ricchi» condotto dal Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef, e reso pubblico a settembre 2020, «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall'altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto a lungo termine»;

    le conseguenze della chiusura delle scuole e del ricorso alla didattica a distanza ricadono, oltre che sulle studentesse e sugli studenti, anche sui genitori-lavoratori, ivi compresi quelli appartenenti alle categorie professionali oggi considerate essenziali quali ad esempio le categorie del settore sanitario;

    l'adozione della didattica a distanza si riflette fortemente, inoltre, sulle condizioni di lavoro delle madri lavoratrici con conseguenze sull'occupazione femminile, in quanto la donna è nella maggior parte dei casi il soggetto che si trova in condizioni lavorative di maggiore precarietà, con retribuzioni economiche inferiori e con la preminente funzione di cura di genitori anziani e figli piccoli e quindi più facilmente indotta a rimanere a casa con i figli;

    la malattia generata dal contagio del Coronavirus può manifestarsi anche nei bambini e negli adolescenti, in particolare in quelli con un'età inferiore ai 12 anni, ma con sintomi meno gravi rispetto a quelli manifestati dagli adulti. Numerosi studi, infatti, indicano come caratteristica intrinseca di questa tipologia di virus, quella di una minore capacità di trasmissione dello stesso tra bambini, adolescenti e giovani, e da questi ultimi agli adulti, ragion per cui la scuola e i contesti formativi frequentati prevalentemente da giovani possono considerarsi tra i luoghi e gli spazi sociali più sicuri, nel rispetto continuo delle regole e dei protocolli sanitari previsti proprio dal Comitato tecnico scientifico;

    secondo dati riportati dall'Unesco Paesi come Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Belgio hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, come l'utilizzo obbligatorio delle mascherine per alunni, docenti e per l'intero personale scolastico, il rispetto del distanziamento, aerazione, sanificazione e monitoraggio continuo attraverso l'utilizzo periodico di test per COVID-19 all'interno delle strutture scolastiche e formative; altri Paesi, come Germania e Regno Unito, hanno riaperto gli istituti scolastici gradualmente dopo periodi di lockdown totale, anche a causa della maggiore presenza delle diverse varianti del Coronavirus;

    particolare attenzione merita la scelta del Governo francese di applicare un terzo lockdown generale mantenendo aperte le scuole. Alla base di tale decisione vi è l'utilizzo costante dei test salivari che vengono eseguiti negli istituti scolastici. Il tasso di infezioni rivela che in media è soltanto lo 0,5 per cento degli allievi che si contagia a scuola, circa 500 su 100 mila;

    inoltre, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) diffusi il 30 dicembre 2020, solo il 2 per cento dei focolai avrebbe origine all'interno del contesto scolastico. Infatti, i tre luoghi a maggior rischio di contagio da Coronavirus risultano le abitazioni private, gli ambiti sanitari e quelli professionali-lavorativi;

    l'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) sottolinea come la scuola ricopra un ruolo fondamentale per la società e in particolar modo per la vita dei bambini: la chiusura delle scuole non risulta essere una misura di contrasto che possa incidere in modo significativo sul controllo della pandemia in corso e dovrebbe, inoltre, rappresentare l'ultima risorsa cui attingere nella strategia di contrasto e controllo della pandemia. Secondo gli studi e le analisi dell'Ecdc se fossero state adottate le misure adeguate al contenimento del contagio, le scuole avrebbero rappresentato luoghi a rischio come qualsiasi altro luogo pubblico, in quanto l'incidenza della trasmissibilità di COVID-19 nelle scuole sembra essere strettamente connessa ai livelli di trasmissione presenti nella comunità e non il contrario; l'apertura delle scuole non sembra, quindi, aver influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alle cosiddette seconda e terza ondata;

    in particolare, un accreditato studio scientifico indica che l'indice RT in Italia non ha riportato variazioni con la riapertura o chiusura delle scuole e che gli insegnanti non sono a maggior rischio di contagio rispetto ad altre professioni;

    secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss), in Italia, si è stimato che la cosiddetta variante inglese del virus Sars-Cov-2 ha una trasmissibilità superiore del 37 per cento rispetto ai ceppi non varianti. I bambini, in particolare i più piccoli, sembrano essere meno suscettibili all'infezione da Sars-Cov-2 rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, il che sembra verificarsi anche per la cosiddetta variante inglese, che manifesta un aumento cospicuo della trasmissibilità in tutte le fasce di età. Al momento non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino un aumento di sintomatologie, ricoveri o decessi dovuti alla circolazione della variante inglese, né che la stessa sia resistente ai vaccini tuttora in uso nel nostro Paese;

    nonostante la diffusione delle nuove varianti, la cosiddetta terza ondata del contagio, non evidenzia una maggiore velocità di diffusione del virus rispetto alla seconda ondata, ma esattamente il contrario. Anche la portata del contagio è nettamente inferiore: il valore del picco d'incidenza – positivi su 7 giorni per 100 mila abitanti – della seconda ondata è stato di 412, mentre il valore di picco attuale è di 266, raggiunto il 17 marzo 2021;

    secondo una recentissima e imponente ricerca italiana condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui Sara Gandini dello Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, sulla base dei relativi dati raccolti si può affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus. Lo studio è stato realizzato attraverso un'analisi incrociata dei dati del Ministero dell'istruzione con quelli delle Agenzie di tutela della salute e della Protezione civile su un campione di più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. Il tasso di positività tra i ragazzi risulta inferiore all'1 per cento dei tamponi effettuati, percentuale che non influenza minimamente la curva pandemica. I giovani contagiano il 50 per cento in meno rispetto agli adulti, anche nel caso di variante inglese. I focolai da Sars-Cov-2 all'interno delle aule scolastiche sono molto rari e la frequenza nella trasmissione da studente a docente è statisticamente poco rilevante;

    la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza indica, all'articolo 3, la necessità che tutte le decisioni relative a bambini e adolescenti devono considerare preminente l'interesse di detti soggetti e, all'articolo 28, prevede che gli Stati devono promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono,

impegna il Governo:

1) a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado per riprendere l'indispensabile attività didattica in presenza;

2) a definire, con il maggior livello di dettaglio possibile, le condizioni e gli indici che devono sussistere affinché debba procedersi alla temporanea chiusura di istituzioni scolastiche o singole classi;

3) a considerare prioritaria la riapertura delle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell'importanza educativa dell'istituzione scolastica per l'intera comunità;

4) ad adottare tutte le iniziative necessarie a garantire la continuità didattica, anche al fine di limitare i danni che il cambiamento del docente può determinare per le studentesse e gli studenti, già provati dal prolungamento dell'attività scolastica a distanza;

5) ad adoperarsi, in tutte le sedi, al fine di garantire la massima uniformità sul territorio nazionale delle decisioni relative all'apertura delle istituzioni scolastiche, ammettendo esclusivamente casi di chiusura adeguatamente motivati, di stretta necessità e promuovendo meccanismi di composizione degli interessi che, in un'ottica di leale collaborazione, assicurino il massimo sostegno e l'effettiva attuazione delle scelte nazionali nei contesti regionali;

6) ad adottare iniziative urgenti a tutela della sfera emotiva, psicologica e pedagogica, anche attraverso l'utilizzo di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi, a implementare presidi educativi e sociali di prossimità mediante l'istituzione negli istituti scolastici di ogni ordine e grado di sportelli di ascolto psicologico a sostegno dei bambini, degli studenti, dei lavoratori e delle famiglie nell'ambito del patto educativo scuola-genitori, che svolgano attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza con l'ausilio di personale specializzato e di guida verso eventuali servizi territoriali, a sostegno dell'intera comunità scolastica, studenti e studentesse, famiglie e personale scolastico;

7) ad adottare protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti, più rapidi e più rigidi affinché si possano riaprire in sicurezza le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, anche prevedendo l'attivazione presso le Asl di servizi mirati di prevenzione e controllo dell'infezione da Sars-Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi;

8) ad avviare, al fine di valutare con la massima trasparenza l'impatto della didattica a distanza e della didattica digitale sul livello degli apprendimenti degli studenti e sul benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi, il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle misure messe in atto dalle scuole per l'insegnamento mediante l'utilizzo di strumenti digitali in conseguenza delle misure di contenimento adottate per l'emergenza da Sars-Cov-2 da affidare all'Invalsi e all'Indire;

9) ad adottare, per l'anno 2021, iniziative per sviluppare il format di una scholé estiva con interventi volti a sviluppare azioni di welfare in coordinamento con i comuni e con il privato sociale, prevedendone l'apertura nei mesi estivi affinché accolga i bambini e i ragazzi interessati per l'intera giornata, assicurando tutti i presidi sanitari necessari per offrire alle famiglie e agli studenti, se lo vogliono e ne hanno bisogno, l'opportunità di un servizio qualificato sul piano educativo e didattico;

10) ad adottare iniziative per organizzare laboratori di approfondimento, recupero e sviluppo degli apprendimenti (Larsa) per permettere ai bambini e ai ragazzi di recuperare le eventuali lacune negli apprendimenti accumulate nel periodo di chiusura delle scuole;

11) a prevedere specifiche iniziative per le scuole dei piccoli e piccolissimi comuni e per le scuole delle aree interne e montane, che spesso organizzano le attività didattiche con le pluriclassi, con evidenti complessità di gestione della didattica mista;

12) a favorire campagne di adeguata informazione vaccinale, al fine di diffondere maggiore consapevolezza e sicurezza sanitaria tra docenti, studenti e famiglie, per tornare quanto prima ad un'attività sicura e costante e una vita equilibrata, sia da un punto di vista socio-psico-pedagogico che didattico-educativo.
(1-00453) «Aprea, Casciello, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Spena, Vietina, Valentini».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    in Myanmar/Birmania il 1° febbraio 2021 un colpo di Stato organizzato dai vertici delle forze armate ha rovesciato il legittimo Governo democratico, impedito l'insediamento del Parlamento eletto nelle elezioni del 6 novembre, arrestato Aung San Suu Kyi e numerosi esponenti di governo e della Nld vincitrice delle elezioni, sospeso ogni garanzia costituzionale;

    si è così interrotta la transizione democratica in corso in Myanmar dal 2010, dopo oltre mezzo secolo di dittatura militare;

    il colpo di Stato ha suscitato in tutto il Paese una immediata reazione democratica con manifestazioni di resistenza non-violenta e vasta partecipazione popolare guidata da migliaia di giovani;

    dal 1° febbraio giungono quotidianamente notizie di una violenta e brutale repressione che ha già causato oltre 400 vittime e migliaia di arresti;

    nella sola giornata domenica 28 marzo, Festa nazionale delle Forze armate, le vittime della repressione militare sono state 100, tra cui anche bambini, minori e donne inermi;

    nonostante ciò, in tutto il Paese proseguono manifestazioni in difesa della democrazia;

    la repressione militare colpisce anche le diverse minoranze comunità etniche, con il rischio di ripresa di forme lotta armata che vanificano gli accordi di cessate il fuoco promossi dal governo democratico;

    Papa Francesco ha manifestato il suo dolore per le vittime facendo appello a spezzare la spirale di violenza;

    il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha condannato il colpo di Stato, richiedendo la immediata liberazione delle persone arrestate e il ripristino della legalità democratica;

    il relatore per i diritti umani in Myanmar del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha denunciato le gravi violazioni perpetrate dall'esercito in dispregio di leggi e principi etici;

    la presidente della Commissione europea Von der Leyen, il Presidente del Consiglio europeo Michel, l'Alto Rappresentante Borrell, il Consiglio dei Ministri degli esteri europei hanno ripetutamente chiesto l'immediata cessazione della repressione, la liberazione delle persone arrestate e il ritorno alla legalità democratica, dichiarandosi pronti ad adottare misure sanzionatorie verso gli autori del golpe senza peraltro che abbia a soffrirne la popolazione;

    anche il Parlamento europeo ha unito la sua voce con una risoluzione approvata a larghissima maggioranza;

    il Presidente degli Stati Uniti Biden ha manifestato sdegno per le violenze perpetrate dalle Forze armate, annunciando sanzioni nei confronti di chi se ne sia reso responsabile, posizione ulteriormente ribadita dal segretario di Stato Blinken;

    il Governo italiano – come tutti i Governi europei – ha chiesto alle autorità militari di fermare l'azione repressiva;

    il Primo Ministro dell'Indonesia – Presidente di turno dell'Asean – ha chiesto la convocazione urgente di un vertice dell'Associazione per assumere iniziative volte a fermare l'escalation violenta della crisi;

    i Capi di Stato maggiore di Australia, Canada, Corea del Sud, Danimarca, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Stati Uniti hanno espresso – in quanto militari – il loro sdegno per l'utilizzo di metodi violenti da parte delle Forze armate contro una popolazione inerme;

    dalle opinioni pubbliche di tutto il mondo si leva la richiesta di mettere fine alle repressione;

    una incisiva influenza possono avere Russia, Cina, India, Giappone, Corea del Sud, nonché i Paesi dell'Asean;

    ogni iniziativa della comunità internazionale va finalizzata a creare le condizioni per riprendere il cammino di transizione democratica interrotto e sovvertito dal colpo di Stato;

    si ribadiscono le indicazioni della risoluzione approvata all'unanimità nella seduta della Commissione il 2 marzo 2021,

impegna il Governo:

   a richiedere la immediata sospensione di ogni azione repressiva e la liberazione di Aung San Suu Kyi, dei parlamentari, degli esponenti del governo legittimo e di tutte le persone arrestate;

   a sostenere tutte le iniziative assunte dall'Unione europea per favorire il ripristino della legalità costituzionale;

   stante la loro incisiva influenza, ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché i grandi players asiatici – in primis Cina, Russia, India e Giappone – e le nazioni del sud-est asiatico e l'Asean promuovano le azioni utili al superamento della crisi e al ritorno alla legalità democratica;

   a favorire e sostenere tutte le iniziative bilaterali e multilaterali utili all'apertura tra tutte le componenti civili e militari della società birmana di un confronto finalizzato al superamento dell'attuale crisi e alla ripresa del cammino di transizione democratica.
(7-00625) «Fassino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la chiusura dell'anello ferroviario di Palermo rappresenta un intervento strategico per completare un'infrastruttura fondamentale per garantire la mobilità sostenibile della quinta città d'Italia;

   oltre al primo stralcio dell'intervento, i cui lavori sono in corso, vi è un secondo stralcio che prevede la costruzione in sotterranea con scavo meccanizzato del tratto da Politeama a Palermo Notarbartolo, compresa la nuova fermata G. Turrisi-Colonna nonché la riqualificazione urbanistica funzionale dell'area dell'ex scalo ferroviario di Palermo Lolli;

   tale secondo stralcio (CUP J74C20001660001) è interamente finanziato con risorse Fsc 2014/2020 (100 milioni di euro) e, considerando la necessità di avere un'obbligazione giuridicamente vincolante entro il 31 dicembre 2021, risulta necessario accelerare l'iter autorizzativo e di gara –:

   se si intendano adottare le iniziative di competenza per prevedere la nomina, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 32 del 2019, così come convertito in legge e successive modificazioni e integrazioni, di un commissario straordinario per l'intervento di chiusura dell'anello ferroviario di Palermo, secondo lotto di cui in premessa.
(2-01161) «Varrica».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLOGNA e MENGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia, COVID-19 sta esercitando un profondo impatto sulla salute e sul benessere delle persone affette da malattie neurodegenerative come demenza e Parkinson: la maggior parte dei pazienti, pur non direttamente colpita dal contagio, ha manifestato un peggioramento delle proprie condizioni cliniche;

   in Italia, così come in altri Paesi del mondo, un'elevata percentuale di decessi per COVID-19 ha riguardato le persone affette da demenza: sulla base delle informazioni estrapolate dalle cartelle cliniche di un campione rappresentativo di più di 5.000 pazienti deceduti in ospedaliera febbraio e novembre 2020, il 31,4 per cento delle donne e il 16,5 per cento degli uomini morti per COVID-19 aveva una storia di demenza. Dalla metanalisi delle stime di rischio di mortalità disponibili ed emerso come la presenza di demenza aumenti di circa 4 volte la probabilità di morire dopo aver contratto l'infezione da SARS-CoV-2;

   durante la prima ondata, inoltre, sono stati realizzati numerosi studi (la cui casistica complessiva è costituita da circa 11.000 pazienti) sul rapporto Parkinson-Covid. Grazie a questi si sa che, pur con una certa variabilità tra le regioni, le persone con Parkinson che hanno contratto il COVID-19 avevano un'età media di 74 anni con 10 anni di malattia alle spalle e che il 28 per cento di loro è stato ricoverato in ospedale. Purtroppo, anche la mortalità è risultata elevata in questa popolazione, avendo toccato quasi il 18 per cento, soprattutto in relazione all'età avanzata e alla presenza di ulteriori comorbilità;

   il Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 si compone, oltre che del documento «Elementi di preparazione della strategia vaccinale», delle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19» con le quali, il 10 marzo 2021, sono state aggiornate le categorie di popolazione da vaccinare introducendo un sistema di priorità basato prevalentemente sulle fasce di età, salvo per la categoria 1, mantenendo come priorità il personale scolastico e universitario, forze dell'ordine, servizi penitenziari e comunità residenziali nonché gli over 80;

   in categoria 1 rientrano le persone estremamente vulnerabili che presentano: disabilità grave ai sensi della legge 104 del 1992, malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, diabete, fibrosi cistica, insufficienza renale, malattia autoimmune, malattie epatiche, cerebrovascolari, oncologiche, sindrome di down, trapiantati, obesità e Hiv, ma non sono ricomprese né le demenze né la malattia di Parkinson;

   i pazienti della categoria «estremamente vulnerabili» sono spesso difficilmente tracciabili attraverso codici di esenzione per patologia perché a volte differenziati per regioni o per problemi di aggiornamento dei dati in possesso delle stesse;

   secondo i dati più accreditati in Italia, un milione e quattrocentomila persone sono affette da demenza (più di 700 mila colpite da Alzheimer); circa 3 milioni sono, direttamente o indirettamente, coinvolte nell'assistenza dei loro cari;

   la malattia di Parkinson è il secondo disordine neurodegenerativo, in termini di frequenza, dopo l'Alzheimer con un'incidenza di circa 12/100.000 persone all'anno e una prevalenza di circa 2 milioni di individui affetti;

   le persone con demenza non sono in grado di tollerare l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale e faticano a comprendere la situazione e il contesto pandemico in cui viviamo; le persone con Parkinson sono in sofferenza per il deficit motorio e cognitivo. Con l'immobilità forzata le loro condizioni sono peggiorata perché, pur avendo bisogno di aumentare la mobilità nel corso della giornata, evitano di uscire per evitare il contagio –:

   se non si ritenga opportuno includere nell'elenco delle persone estremamente vulnerabili, aventi diritto alla priorità per il vaccino COVID-19, anche quelle affette da malattie neurodegenerative, come demenza e Parkinson, indipendentemente dall'età e dal grado di malattia.
(5-05648)


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dal Piano Strategico per la Vaccinazione anti-Sars-Cov-2/COVID-19 elaborato dal Ministero della salute, dall'Istituto superiore di sanità e dall'Aifa, sussistono alcune categorie alle quali somministrare con priorità il vaccino;

   lo sviluppo di raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione è ispirato, secondo quanto si evince dal Piano, alle raccomandazioni internazionali ed europee, a valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere su cui basare la strategia di vaccinazione;

   in particolare, il Piano prevede la progressiva vaccinazione delle predette categorie in funzione della importanza della funzione svolta, del rischio di contagio e del progressivo aumento delle disponibilità di dosi di vaccino;

   le prime categorie da vaccinare sono quelle riferite agli operatori sanitari e sociosanitari, al personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani e agli anziani over 80;

   successivamente, nel piano si fa riferimento al fatto che «... con l'aumento delle dosi di vaccino si inizierà a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazione, fra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali quali innanzitutto gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità...»;

   secondo quanto si evince da alcune note di stampa, pare che alcuni sindacati abbiano lamentato la mancata inclusione dei lavoratori degli esercizi commerciali al dettaglio nei quali si distribuiscono con prevalenza prodotti alimentari, dal negozio più piccolo al supermercato più grande, nelle categorie alle quali somministrare in via prioritaria il vaccino; appare evidente che anche questa categoria di persone, che comprende addetti alle casse, addetti alla vendita, specialisti alimentari, dovrebbe essere inserita in un percorso di somministrazione prioritaria del vaccino, poiché, di fatto, essi rendono possibile l'erogazione di un servizio essenziale di fondamentale importanza quotidiana per la vita dei cittadini, ovvero la distribuzione di generi alimentari che sono beni di prima necessità e costituiscono un fattore di successo dell'intero piano di vaccinazione;

   di fatto, questa è una categoria di operatori che non si è mai sottratta al proprio dovere e che ha lavorato ininterrottamente negli ultimi dodici mesi senza protestare ed esponendosi quotidianamente al rischio di contagio da Sars-Cov-2 poiché costantemente impegnati in attività a diretto contatto con i consumatori;

   appare, altresì, opportuno evidenziare che la mancata vaccinazione prioritaria di questi lavoratori e la conseguente eventuale positività al COVID-19 di un solo dipendente di questi esercizi commerciali (paucisintomatico o ancor peggio asintomatico) determinerebbero due ordini di problemi con conseguenti rischi di tipo economico e sanitario: il primo è che la persona positiva alla malattia si trasformerebbe in un pericoloso vettore del virus e rischierebbe di contagiare sia i consumatori che quotidianamente si servono di quell'esercizio sia gli altri operatori; il secondo problema è rappresentato dal fatto che la rilevazione della positività di un operatore determinerebbe la prudente chiusura e sospensione dell'attività dell'esercizio stesso (per consentire la sanificazione dei locali e l'individuazione di eventuali altri operatori contagiati), causando conseguenti perdite economiche e l'interruzione della distribuzione di generi alimentari alla popolazione di quella zona –:

   se il Governo intenda adottare iniziative urgenti di competenza volte ad includere nelle categorie alle quali somministrare in via prioritaria i vaccini anti-COVID-19 anche i lavoratori degli esercizi commerciali al dettaglio nei quali si distribuiscono con prevalenza prodotti alimentari.
(5-05651)


   TESTAMENTO e MENGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il comma 59 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituto il «Fondo Asili nido e Scuole dell'infanzia» con una dotazione di 2,5 miliardi di euro fino al 2034. Tale fondo è destinato a progetti di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, siti in immobili di proprietà comunale ovvero alla riconversione di spazi inutilizzati nelle scuole dell'infanzia, allo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali e territoriali ivi esistenti;

   con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno, con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro delle pari opportunità e la famiglia e con il Ministero dell'istruzione, del 30 dicembre 2020 sono state individuate le risorse relative al quinquennio 2021-2025 per un valore di 700 milioni di euro, nonché i criteri di riparto e le modalità di utilizzo di tali risorse e presentazione dei progetti da parte dei comuni;

   l'avviso pubblico emanato distribuisce i primi 700 milioni di euro con l'obiettivo – si legge sul sito del Ministero dell'istruzione – di dare priorità ai progetti che riguardano aree svantaggiate e periferie urbane. I 700 milioni di euro sono così ripartiti: 280 milioni riguarderanno gli asili nido; 175 le scuole dell'infanzia; 105 i centri polifunzionali per servizi alla famiglia, 140 milioni la riconversione di spazi delle scuole dell'infanzia attualmente inutilizzati. Il 60 per cento delle risorse di ciascun capitolo – si legge sempre sul portale ministeriale – sarà destinato alle aree periferiche e svantaggiate per recuperare i divari esistenti;

   al contrario delle finalità di riequilibrio territoriale e di sostegno alle aree svantaggiate e alle periferie urbane per le quali è stato adottato, si apprende da notizie di stampa (Il Mattino – 30 marzo 2021) che l'avviso pubblico presenterebbe elementi alquanto discutibili, tali da far pensare che non sia stato costruito in maniera da favorire i territori maggiormente svantaggiati. Più precisamente nell'articolo di stampa si fa riferimento al fatto che, sebbene fosse stata definita come presupposto l'assegnazione del 60 per cento delle risorse a progetti localizzati in aree svantaggiate del Paese, al Sud andrebbe solo il 48 per cento, circa 336 milioni di euro. Inoltre, a far maggiormente riflettere sono alcuni criteri che vengono adottati per l'attribuzione dei relativi punteggi ai progetti, criteri che appaiono quanto meno discutibili e che sono stati evidenziati anche dai sindaci aderenti alla Rete Recovery Sud: ad esempio, verrebbero assegnati solo 3 esigui punti ai progetti che dovrebbero far nascere asili nido o scuole dell'infanzia in aree che ne sono sprovviste oppure la previsione di assegnazione al progetto di un punteggio proporzionalmente crescente all'aumentare della percentuale di compartecipazione al suo finanziamento da parte del comune proponente, favorendo così i territori con maggiori disponibilità finanziari;

   il potenziamento degli asili nido e dei servizi per l'infanzia è stato individuato dal Governo Conte II come uno degli investimenti strategici e una componente rilevante del Recovery Plan. Tale indirizzo è stato confermato anche dall'attuale Ministro dell'istruzione, che sul suo sito ha precisato che «con questo provvedimento si liberano risorse per iniziare a colmare una delle carenze strutturali più significative del nostro paese (...) dando più opportunità educative ai nostri bambini e bambine e riducendo le disuguaglianze sociali e territoriali» –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, se il Governo non ritenga urgente modificare l'avviso pubblico sopra citato al fine di uniformarne i contenuti alle finalità espresse dalla legge n. 160 del 2019 e garantire la reale rimozione dei divari territoriali, obiettivo per il quale è stato attivato il «Fondo asili nido e scuole dell'infanzia».
(5-05652)


   ROSSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo sport è tra le attività sociali maggiormente penalizzate dalle restrizioni previste in seguito all'emergenza da COVID-19, che ha costretto centinaia di migliaia di ragazzi all'inattività fisica la quale avrà conseguenze devastanti di lungo periodo in termini di dipendenze digitali, aumento dell'obesità giovanile, disagio sociale giovanile;

   l'attività sportiva in Italia è organizzata da differenti soggetti, attualmente tutti ugualmente riconosciuti e vigilati dal Coni: federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, all'interno dei quali si dispiegano sensibilità differenziate; fin dai primi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, in tema di «contenimento dell'epidemia da COVID-19», il Governo ha scelto di normare la materia lasciando la possibilità allo sport di «preminente rilevanza nazionale» di continuare il proprio svolgimento investendo il Coni di un compito di selezione e controllo di quanto segnalato dalle singole federazioni sportive nazionali, dalle discipline sportive associate e dagli enti di promozione sportiva come attività di preminente interesse nazionale. Sul sito del Coni appaiono dunque gli elenchi puntuali delle attività ammesse ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, correttamente divise e dettagliatamente enumerate per ente organizzatore;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, all'articolo 41, si evidenziano le prescrizioni di chiusura delle attività sportive in zona «rossa» si evidenzia una chiusura selettiva, personalizzata e non giustificata da argomenti medico-scientifici nei confronti degli enti di promozione sportiva le cui sole attività risultano completamente sospese, a fronte della totale mancanza di specifiche su federazioni sportive nazionali e discipline sportive associate che quindi possono teoricamente continuare con attività e allenamenti anche in zona «rossa»;

   dal settore viene segnalato che numerose amministrazioni regionali e comunali stanno intervenendo, con proprie ordinanze, per correggere questa stortura evidente e discriminatoria, chiudendo impianti sportivi per tutta l'utenza a prescindere dalla tessera di appartenenza in possesso degli atleti, in quanto non risulta credibile che ci siano livelli di contagiosità minori o maggiori a seconda che l'ente a cui la società sportiva è affiliato e assicurato sia una federazione sportiva nazionale, una disciplina sportiva associata o un ente di promozione sportiva;

   dall'inizio della pandemia gli enti di promozione sportiva hanno più volte denunciato le disparità delle misure di contenimento, ritenendosi fortemente penalizzati;

   gli enti di promozione sportiva in un anno di pandemia hanno inoltre perso migliaia di tesserati che — tra il restare fermi e il poter fare sport — hanno preferito tesserarsi con altri organismi ai quali invece era consentita ancora la pratica sportiva;

   nel rispetto del lavoro svolto dalle tante associazioni e per garantire un'adeguata offerta delle attività sportive alle famiglie, emerge la necessità di modificare radicalmente l'impostazione delle misure oggi adottate basandole ai rischi epidemiologici legati e non alle sigle organizzatrici –:

   se il Governo intenda — alla luce dei fatti esposti in premessa — adottare le iniziative di competenza per prevedere le necessarie restrizioni esclusivamente sulla base dei rischi epidemiologici, indipendentemente dall'organismo sportivo.
(5-05655)


   FREGOLENT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'economia circolare è un modello economico sempre più utilizzato nei Paesi europei, in quanto riesce a garantisce l'utilizzo di materiali in successivi cicli produttivi, permettendo di ridurre al massimo gli sprechi generati. Infatti, secondo il terzo «Rapporto nazionale sull'economia circolare in Italia 2021», prodotto dalla rete CEN-Circular Economy Network, lo Stato italiano è il Paese più virtuoso in Europa nel settore dell'economia circolare;

   recentemente, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha trasmesso al Presidente del Consiglio dei ministri la segnalazione in merito alle proposte della disciplina della concorrenza per la predisposizione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. Nella relazione l'Autorità chiede la modifica del comma 10 dell'articolo 238 del Testo unico ambientale (Tariffa per la gestione dei rifiuti urbani) di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, il quale prevede che le utenze non domestiche che producono rifiuti urbani di cui all'articolo 183 comma 1, lettera b-ter), punto 2, effettuano la scelta di escludere la corresponsione della componente tariffaria rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti, stabilendo la necessità di stipulare con il gestore pubblico o con l'operatore privato prescelto un accordo contrattuale con una durata minima di cinque anni;

   secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato tale previsione è «discriminatoria per i gestori privati, in quanto, mentre è possibile rientrare nella gestione pubblica in ogni momento e, quindi, anche prima del decorso dei cinque anni, non è consentito il contrario». Pertanto, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato spiega che «al fine di non ostacolare la concorrenza tra i diversi operatori (privati e pubblico del servizio di raccolta e avvio al recupero per i rifiuti», il comma 10 estende «impropriamente la privativa delle gestioni pubbliche»; infatti, l'Autorità sostiene che è «necessaria l'eliminazione della durata minima quinquennale dell'accordo» prevista al comma 10 dell'articolo 238 del Testo unico ambientale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di migliorare la concorrenza nella filiera della gestione dei rifiuti nell'ottica di favorire il perseguimento degli obiettivi relativi alla diffusione dell'economia circolare, anche alla luce della segnalazione trasmessa dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Presidente del Consiglio dei ministri.
(5-05657)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 marzo 2021 il quotidiano «La Verità» riportava le dichiarazioni rilasciate da Sandra Gallina, direttrice generale della direzione salute della Commissione europea, negoziatrice per i vaccini anti-Covid in Europa, davanti alla Commissione di controllo dei bilanci di Bruxelles il 23 marzo 2021;

   secondo quanto asserito dalla funzionaria molti Stati europei in occasione della negoziazione della Commissione dei contratti d'acquisto con le case farmaceutiche avrebbero acquistato solo una parte delle dosi di vaccino spettanti in base alla loro popolazione, a suo dire per mere ragioni di prezzo, lasciando le restanti dosi inoptate;

   sempre da quanto dichiarato da Sandra Gallina le dosi non ritirate potevano essere acquistate dagli Stati anche successivamente, così come fatto dalla Germania che è riuscita ad assicurarsi 30 milioni di dosi rimaste sul mercato, di fronte alla presa d'atto che le fiale acquistate non sarebbero state sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale al fine di garantire la massima copertura vaccinale alla popolazione;

   va considerato che in questi giorni la campagna vaccinale italiana sta subendo un gravissimo rallentamento dovuto in primo luogo alla mancanza dei vaccini (dalle stime riportate sul Sole 24 ore in data 22 marzo 2021 mancherebbero all'appello, secondo le liste di previsione del primo trimestre, almeno 4 milioni di dosi) –:

   se quanto dichiarato dalla direttrice generale della direzione salute della Commissione europea, Sandra Gallina, sopra riportato trovi conferma;

   se l'Italia faccia parte degli Stati europei che, in fase di negoziazione dei contratti d'acquisto con le case farmaceutiche, non hanno acquistato tutte le dosi di vaccino ad essi spettanti in base alla propria popolazione e, in caso di risposta affermativa, quali siano le motivazioni;

   per quali ragioni il Governo abbia ritenuto di non acquistare nemmeno successivamente le fiale di vaccino rimaste invendute e, pertanto, disponibili sul mercato, nonostante l'ingente e gravosa mancanza di dosi vaccinali necessarie a coprire il fabbisogno nazionale.
(4-08788)


   LOLINI, LEGNAIOLI e ZIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la drammatica situazione epidemiologica dovuta alla pandemia da Covid-19 impone la massima celerità nell'attuazione del piano vaccinale;

   in un recente intervento ripreso dalla stampa, il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha sottolineato tale necessità, evidenziando, tuttavia, come in alcune regioni si stiano attualmente trascurando i soggetti anziani, che notoriamente sono i più esposti alle gravi complicanze dell'infezione da COVID-19, a vantaggio di altre categorie che neppure rientrano tra quelle prioritarie ai sensi delle raccomandazioni diramate a livello nazionale; l'organizzazione della campagna vaccinale e, in particolare, la gestione delle relative priorità, ad avviso dell'interrogante, risulta obiettivamente fallimentare nella regione Toscana;

   secondo i dati disponibili, la regione Toscana è in coda per quello che riguarda la vaccinazione degli over 80, ossia la categoria che avrebbe dovuto essere immunizzata con la massima priorità in base al piano nazionale. A quanto consta, solamente il 5 per cento della popolazione ultraottantenne regionale avrebbe ricevuto entrambe le dosi di vaccino, a fronte di una media nazionale tre volte superiore di circa il 15 per cento;

   nelle scorse ore, l'assessore regionale Bezzini, audito in commissione sanità in consiglio regionale, non ha fornito spiegazioni convincenti sulla questione, mentre il presidente Giani, che già in numerosi appuntamenti pubblici e dibattiti televisivi aveva palesato un certo nervosismo sull'argomento, addirittura ha lasciato una conferenza stampa nell'imbarazzo generale, anche dei suoi assessori;

   com'è ben comprensibile, le criticità e l'improvvisazione nella gestione della campagna vaccinale, così come dell'ordine delle relative priorità, stanno creando estrema preoccupazione nella popolazione e richiedono soluzioni urgenti ed efficaci –:

   se non ritengano di adottare le iniziative di competenza per nominare, con urgenza, un commissario esterno al quale affidare la gestione della campagna di Vaccinazione anti-Covid nella regione Toscana, a fronte del fallimento della gestione regionale, del mancato rispetto delle priorità nell'accesso ai vaccini e del bassissimo tasso di immunizzazione della popolazione fragile e, in particolare, degli anziani over 80.
(4-08795)


   MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con delibera della giunta regionale del Veneto n. 305 del 16 marzo 2021 è stato approvato il percorso di «Formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore socio-sanitario», destinato prioritariamente agli operatori socio-sanitari (Oss) impiegati presso le strutture extraospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani, pubbliche e private accreditate, per l'annunciato fine di contrastare la carenza di personale dovuta all'emergenza pandemica;

   a fronte di un corso di circa 300 ore in modalità formazione a distanza (Fad) e tirocinio, gli Oss saranno abilitati allo svolgimento di attività di assistenza alla persona assimilabili a quelle proprie degli infermieri quali: medicazione della gastrostomia stabilizzata, aspirazione delle secrezioni orofaringee, naso-faringee, sorveglianza dell'assistito, rilevazione e segnalazione della comparsa di alterazioni, attività finalizzate alla mobilizzazione in sicurezza dell'assistito e alla prevenzione delle cadute, somministrazioni di prescrizioni terapeutiche per via naturale, intramuscolare, sottocutanea, somministrazione di ossigenoterapia rispettando tempi e dosaggio di flusso prescritto;

   si tratta di prestazioni finora precluse agli operatori socio-sanitari, il cui esercizio avrebbe comportato il rischio di incorrere in gravi sanzioni penali per l'esercizio abusivo della professione, non essendo le stesse previste nel profilo professionale dell'operatore socio-sanitario, di cui all'accordo Stato-regioni del 22 febbraio 2001;

   la delibera della regione Veneto sembrerebbe destare allarme nell'intero Paese, poiché appare tesa a un improprio impiego della categoria degli Oss, ai quali sarebbero affidati compiti per i quali non possiedono adeguate conoscenze, competenze e ruolo giuridico, in quanto privi della qualificazione universitaria, da ritenersi requisito imprescindibile per assumere le responsabilità proprie della professione infermieristica;

   pur nella consapevolezza e nel pieno riconoscimento del fondamentale supporto fornito dagli Oss, è plausibile ritenere che una formazione di breve durata, sia pure in condizioni di emergenza come quelle dovute alla attuale pandemia di COVID-19, non possa sostituire anni di formazione, tirocinio ed esperienza, rispetto a situazioni di assistenza che potrebbero manifestare eventi avversi imprevedibili e che richiedono le competenze proprie delle figure infermieristiche per essere adeguatamente gestite. Infatti, molte delle prestazioni su citate rischiano di compromettere la salute delle persone, se effettuate senza adeguate conoscenze acquisite in un percorso di studi universitario e specialistico;

la rimodulazione del percorso formativo degli Oss andrebbe definita in modo da consentire una omogenea applicazione dello stesso percorso su tutto il territorio nazionale e anche la revisione dello stesso profilo dell'Oss – reso ancor più necessario a seguito dell'inserimento di questa figura nell'area socio-sanitaria dalla legge n. 3 del 2018 – dovrebbe avvenire adeguandolo alle reali esigenze assistenziali dei pazienti nel rispetto degli altri profili sanitari, senza prevedere inopportune ingerenze a danno sia degli altri professionisti sanitari che degli Oss stessi;

   la delibera della giunta della regione Veneto, trasferendo delle competenze tipiche degli infermieri agli Oss, sembrerebbe svilire le due professioni, senza risolvere il problema della accresciuta esigenza di personale causata dalla pandemia, che invece potrebbe essere affrontato tramite un razionale impiego di professionalità che realmente siano in grado di rispondere alle attuali domande di salute dei pazienti;

   al fine di evitare che anche in altre regioni vengano adottati provvedimenti analoghi a quelli di cui alla delibera in oggetto, sarebbe auspicabile intervenire definendo una disciplina uniforme del profilo dell'Oss e del relativo percorso formativo –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la tutela e la valorizzazione dei profili professionali degli infermieri e degli operatori socio-sanitari, entrambi nei propri ambiti impegnati intensamente nel fronteggiare la presente emergenza sanitaria, nonché per tutelare i diritti dei cittadini destinatari delle prestazioni sanitarie; quali iniziative normative intenda adottare, per quanto di competenza e in coordinamento con le regioni, volte alla disciplina uniforme del percorso formativo e del profilo della figura dell'operatore socio-sanitario.
(4-08796)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   CABRAS, COLLETTI, MANIERO, TRANO, CORDA, GIULIODORI e SAPIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2021 è stata presentata al Consiglio per i diritti umani dell'Onu una mozione sulle ripercussioni negative delle sanzioni economiche che, oltre a compromettere l'economia di interi Paesi, acuiscono gli effetti della pandemia di Covid-19, soprattutto in termini di vite umane;

   tra le sanzioni oggetto della mozione vi sono quelle che sono state imposte a Cuba, Venezuela, Siria e Iran;

   la mozione, presentata da Cina, Stato di Palestina e Azerbaijan a nome del Movimento dei Paesi non allineati, è stata approvata con 30 voti a favore, 15 contrari e 2 astenuti;

   Alina Duhan, inviata dell'Onu in Venezuela, dopo aver valutato le conseguenze delle sanzioni imposte dagli Stati uniti al Venezuela, ha parlato di «effetti devastanti per la popolazione, specie per la parte più debole, donne, vecchi, bambini». Nel solo Venezuela sarebbero decina di migliaia le vittime causate direttamente dalle misure sanzionatorie;

   Cuba, come noto, è sotto embargo statunitense da più di sessant'anni e l'Amministrazione Trump ha ulteriormente inasprito le misure, arrivando persino a istituire un blocco navale che impedisce l'approvvigionamento di petrolio e, soprattutto, di materiali sanitari;

   Cuba possiede un solo spettrometro di massa, strumento imprescindibile per realizzare le analisi dei vaccini, che risale a vent'anni fa e che non può essere sostituito, in quanto le sanzioni impediscono di acquistarne uno nuovo ma anche di ottenere i pezzi di ricambio dell'esistente;

   nonostante l'embargo, il 21 marzo 2020, quando l'Italia appariva essere il Paese più colpito dalla pandemia, il Governo cubano inviò nel nostro Paese 53 medici della Brigata Henri Reeve per aiutare i medici della Lombardia, regione dilaniata dalla pandemia;

   nonostante tale gesto di generosità e amicizia, il Governo italiano ha deciso di votare contro la suddetta mozione di condanna delle sanzioni che colpiscono, tra gli altri, proprio Cuba, isola su cui scarseggiano generi di prima necessità e medicinali;

   va considerato infine che tutte le sanzioni economiche sono misure che colpiscono direttamente le popolazioni e, soprattutto, le categorie più fragili di esse, e solo indirettamente i Governi contro cui sarebbero indirizzate –:

   se vi sia stata una specifica indicazione da parte del Ministro interrogato nei confronti della rappresentanza diplomatica italiana presso le Nazioni unite circa il voto contrario espresso riguardo alla mozione che condannava le conseguenze delle sanzioni economiche;

   se il Ministro interrogato abbia avuto in proposito interlocuzioni formali con il Governo di Cuba in seguito alla suddetta votazione;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative nelle opportune sedi per rivedere la posizione nei confronti delle sanzioni economiche e ripristinare relazioni amichevoli con Cuba.
(3-02162)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il complesso sistema di distribuzione delle risorse idriche all'interno del nostro Paese, la vetustà di alcune infrastrutture e l'esigenza di accelerare gli investimenti, soprattutto per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tali infrastrutture, nonché l'annoso problema della dispersione idrica e l'urgenza di affrontare l'effetto dei cambiamenti climatici e i pesanti effetti delle crisi idriche che si succedono annualmente, rilevano la necessità di far ripartire quanto prima gli investimenti nel settore idrico;

   l'urgenza di assumere impegni concreti è stata ribadita da parte delle istituzioni interessate in occasione della «Giornata mondiale dell'acqua 2021», celebrata il 22 marzo 2021;

   come noto, al fine di programmare e realizzare gli interventi necessari a promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, l'articolo 1, comma 516, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede l'adozione del Piano nazionale di interventi per il settore idrico, da aggiornarsi ogni due anni, tenendo conto dello stato di avanzamento degli interventi;

   al fine di accelerare la predisposizione e l'attuazione del predetto piano, il comma 154 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019 ha recato una serie di modifiche all'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, con riferimento alle disposizioni ivi previste in materia di soppressione dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania (Eipli) e di trasferimento delle funzioni a una società per azioni a totale capitale pubblico e soggetta all'indirizzo e al controllo analogo degli enti pubblici soci, costituita dallo Stato e partecipata dai Ministeri competenti individuati dalla norma;

   per consentire la costituzione della predetta società, nella legge di bilancio 2018, sono state stanziate risorse, pari a 200.000 euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020;

   nell'ambito della Missione 2, componente IV, «Tutela del Territorio e della risorsa idrica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza in via di definizione e in particolare, secondo quanto previsto dalla riforma 2.4, uno dei cui obiettivi e dei conseguenti investimenti dovrebbe essere quello di ridurre il divario esistente nei servizi idrici, tra il centro-nord e il sud del Paese, dove vi è una carenza di gestori industriali;

   secondo quanto previsto dalle note tecniche al suddetto testo, sarà il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ad occuparsi della predisposizione di tali riforme e della loro conseguente attuazione, in accordo con il Ministero della transizione ecologica e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   nelle predette note tecniche si legge, inoltre, che: «La qualità delle risorse idriche è da tempo in crisi, aggravata negli ultimi anni dalle variazioni climatiche, dallo sviluppo di agglomerati urbani con un consumo di terreno sempre più intenso e dalla presenza di inquinanti emergenti, con conseguenti problemi di salvaguardia delle risorse idriche e della salute umana. I sistemi idrici presentano un'elevata obsolescenza; in particolare, i sistemi fognari, di drenaggio urbano e di depurazione, che non sempre sono presenti, spesso non sono adeguati alle norme europee, con conseguenti onerose procedure di infrazione. Dal 2016 è prevista l'istituzione di un commissario unico per accelerare l'attuazione dei lavori di collegamento, fognatura e depurazione»;

   rileva inoltre segnalare che l'Arera, durante l'audizione sul Pnrr al Senato ha ritenuto opportuno porre in risalto che, «dalla ricognizione condotta dalla medesima nello scorso mese di settembre ai fini dell'aggiornamento della sezione “acquedotti” del Piano nazionale è emerso un fabbisogno di investimenti aggiuntivo, per il prossimo quinquennio, di circa 10 miliardi di euro (riferito a circa 1.200 progetti/interventi), prevalentemente concentrato nelle regioni del Centro e del Sud Italia» –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle iniziative per la costituzione della suddetta società per azioni a totale capitale pubblico, necessaria per implementare una più efficace progettazione e realizzazione degli interventi relativi alle grandi infrastrutture idriche delle regioni afferenti all'Autorità di distretto dell'Appennino meridionale;

   se e con quali modalità si intenda coinvolgere il Parlamento nella discussione delle riforme di settore che, come delineato nelle note tecniche del Pnrr verranno predisposte dal Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili e del relativo stato di avanzamento;

   come si intenda realizzare il processo di semplificazione delle procedure istruttorie e autorizzative al fine di realizzare gli investimenti secondo le tempistiche previste a livello europeo, garantendo, in ogni caso, un elevato livello di protezione ambientale;

   se i Ministri interrogati ritengano sufficienti i fondi previsti per il settore idrico o se, anche alla luce di quanto emerso nelle audizioni svolte in Parlamento, non intendano adottare iniziative per stabilire un consistente aumento della dotazione dei fondi attualmente previsti per la Missione 2, componente IV «Tutela del Territorio e della risorsa idrica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche al fine di superare l'annosa questione delle procedure di infrazione europee relative alle reti fognarie e agli impianti di depurazione.
(2-01163) «Daga».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Sala Venezia in via Cadamosto, Circolo combattenti e reduci, è un luogo importante e socialmente centrale per i residenti, in particolare gli anziani, del Municipio 3 del comune di Milano;

   è un luogo cui sono legati molti ricordi del quartiere, culturalmente tra i più rappresentativi della storia della città. Ma non solo, è un riferimento anche per i più giovani, dato il forte legame con diversi artisti e personaggi contemporanei. La Sala è quindi una struttura unica nel ricordo generale: un luogo storico di aggregazione e cultura per la città intera;

   la Balera è affidata in concessione dal demanio all'Associazione nazionale combattenti e reduci, che la gestisce e cura e che ha regolarmente presentato domanda di rinnovo della concessione, dimostrandosi un concedente affidabile e puntuale. Da oltre 60 anni l'Associazione è conduttrice dei locali ex-governativi in questione, e si occupa inoltre della cura, custodia e manutenzione del Sacrario dei Caduti presente nell'immobile;

   il Demanio intende destinare alla questura di Milano il suddetto stabile per uso di archivio. Tuttavia, si ritiene che siano identificabili luoghi che hanno un valore minore per la vita sociale dei cittadini, la cui sottrazione alla comunità non avrebbe alcun impatto. Inoltre, a quanto consta all'interrogante, l'associazione ha più volte chiesto al Demanio e alla questura chiarimenti sulla sua decisione, senza ottenere informazioni –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per rivedere la decisione che dispone lo sfratto, previsto in data 8 aprile 2021, al fine di tutelare e mantenere all'uso corrente un luogo fondamentale per la comunità.
(5-05649)


   BONOMO, ENRICO BORGHI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato da almeno due anni dall'Uncem e ribadito in una recente lettera rivolta alle massime cariche istituzionali e del sistema creditizio, si registra ancora un lungo elenco di chiusure di sportelli bancari nei piccoli comuni montani;

   da ultimo, si segnala il caso del comune di Vistrorio dove, dal 23 aprile 2021 sarà chiuso, con decisione unilaterale, il locale sportello della banca Unicredit;

   tale decisione è stata comunicata al sindaco del comune canavesano, nonostante la medesima amministrazione abbia mantenuto il servizio di tesoreria con lo stesso istituto di credito;

   successivamente alla prossima chiusura dello sportello bancario, la popolazione e l'amministrazione di Vistrorio dovranno recarsi presso gli uffici di Castellamonte;

   è evidente lo sconcerto e la delusione per scelte aziendali che, a giudizio dell'interrogante, vengono assunte esclusivamente sulla base di logiche contabili e che si traducono nell'ennesima sottrazione di servizi nelle aree montane, senza alcuna considerazione per la complessità dei territori, della articolazione morfologica delle zone montane, delle conseguenze connesse alla smobilitazione di servizi;

   scelte aziendali che risultano ancora più impattanti sulla condizione delle popolazioni, particolarmente della parte più anziana, ma anche del tessuto imprenditoriale che resiste nei comuni montani che rappresentano il 54 per cento del nostro territorio;

   disagi e disservizi che si acuiscono nel perdurare della pandemia, con il corollario di limitazioni negli spostamenti tra territori, necessari per contenere la diffusione del contagio;

   appare indispensabile avviare un confronto tra tutte le autorità interessate e la rappresentanza del sistema creditizio per la definizione di una strategia che scongiuri l'ulteriore impoverimento di servizi e di infrastrutture nei territori montani –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di individuare, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali e del sistema creditizio, soluzioni organizzative che non penalizzino le popolazioni e le imprese dei territori montani, assicurando la permanenza dei servizi bancari in dette aree.
(5-05650)


   GADDA, MORETTO, PAITA e FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100, comma 4, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 prevede che, dal 1o gennaio 2021, l'importo minimo annuo per i canoni di utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa essere inferiore a 2.500 euro;

   tale misura comporta un aumento fino a sette volte l'importo minimo attuale dei canoni demaniali minimi per un settore fondamentale del nostro Paese, quale quello della pesca e dell'acquacoltura; il settore ittico, ed in particolare la piccola pesca, sconta difficoltà economiche e occupazionali ampiamente sedimentate, che sono state ulteriormente aggravate dalla pandemia, considerato lo stretto legame con il settore turistico e del settore «Horeca»;

   l'aumento di tali canoni minimi appare non proporzionato alla situazione di fragilità in cui versa storicamente tale comparto, e risulta altresì incoerente rispetto alle diverse misure in discussione in Parlamento, e alle risorse specificatamente destinate dal Governo all'interno dei provvedimenti emergenziali; si citano, ad esempio, l'estensione al comparto delle misure di carattere generale di sostegno al reddito, e l'introduzione di misure specifiche a supporto della pesca e dell'acquacoltura, come ad esempio le garanzie Ismea e l'indennità di 950 euro per il mese di maggio 2020 in favore dei pescatori autonomi, soci di cooperative e non, che esercitano professionalmente la pesca nelle acque marittime, interne e lagunari;

   accogliendo l'ordine del giorno n. 9/02700/166 presentato dalla interrogante nella seduta del 12 ottobre 2020, il Governo pro tempore aveva assunto l'impegno a valutare l'opportunità di individuare le risorse volte a escludere i settori della pesca e dell'acquacoltura dall'applicazione del nuovo importo minimo annuo previsto per i canoni di utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime;

   appare necessario, dunque, intervenire con tempestività per mettere al riparo da aumenti iniqui e sproporzionati rispetto all'attività svolta, un settore irrinunciabile del nostro made in Italy, quale quello della pesca e dell'acquacoltura –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per tener conto delle caratteristiche specifiche del comparto della pesca e della acquacoltura, salvaguardandone la tenuta e, ovviando alle ricadute sociali determinate dall'aumento dell'importo minimo annuo previsto per i canoni di utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime.
(5-05654)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'unione di comuni è l'ente locale costituito da due o più comuni finalizzato all'esercizio associato di funzioni e servizi. Ove costituita, in prevalenza da comuni montani, essa assume la denominazione di unione di comuni montani e può esercitare anche le specifiche competenze di tutela e di promozione della montagna attribuite in attuazione dell'articolo 44 della Costituzione e delle leggi in favore dei territori montani (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, articolo 32);

   il compito principale assegnato a tali enti riguarda la promozione e valorizzazione delle zone montane, nonché l'esercizio associato di funzioni comunali; tali ambiti organizzativi, inizialmente sostenuti dallo Stato per conseguire un riequilibrio territoriale socioeconomico, sono stati quindi regolati successivamente in «zone omogenee», riconosciute dalle rispettive leggi regionali;

   con la legge regionale n. 40 del 28 settembre 2012, la regione veneto ha inteso costituire e disciplinare le unioni di comuni facenti parte dell'area geografica omogenea montana e parzialmente montana;

   l'attenzione del legislatore ad incentivare, un ambito territoriale adeguato per la gestione di taluni servizi pubblici, dimostra come sia effettiva l'esigenza di dare risposte precise ai problemi nel collegamento di funzioni in un determinato territorio;

   in questo disegno organizzativo, l'Unione montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni assume un ruolo di peculiare e contraddistinta importanza; invero, è intuibile la difficoltà che si incontra in contesti territorialmente così ristretti, poiché la transizione di attribuzione delle prestazioni amministrative comporta anche un mutamento della natura di tali enti, aspetto che pone alcuni fondati interrogativi di carattere gestionale;

   ne conviene, nell'esercizio delle funzioni attribuite all'Unione montana, che i contributi ai comuni per investimenti destinati ad opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile nei confronti dei territori montani è pressoché circostanziata e non sempre ottimale;

   a parere dell'interrogante appare, pertanto, necessaria un'attenzione di merito per tutelare le unioni montane, anche a seguito degli effetti negativi provocati dalla pandemia; in particolare, serve garantire non solo un ciclo virtuoso degli investimenti comunali con fondi stabili e annuali per un'attenta programmazione locale, ma anche specifici trasferimenti alle unioni montane/comunità montane che garantiscono una ordinata ed efficiente gestione degli investimenti sui territori;

   suddetti interventi permetterebbero di avviare una ricognizione presso le Unioni montane degli interventi e delle opere cantierabili per i prossimi anni, quindi di individuare gli interventi prioritari e necessari all'interno dei territori così da garantire una ripartizione omogenea delle risorse, come pure di presentare proprie progettualità su specifiche tipologie di investimento, come lo sviluppo territoriale sostenibile, interventi per l'adeguamento e la messa in sicurezza di edifici pubblici e di patrimonio comunale o delle stesse unioni montane, nonché l'abbattimento delle barriere architettoniche e di attuare specifici interventi per fronteggiare il dissesto idrogeologico e la riqualificazione urbana;

   l'articolo 1, comma 139 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e l'articolo 1, comma 29 e 29-bis della legge 27 dicembre 2019, n. 160, hanno entrambi previsto specifici contributi ai comuni per investimenti in opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, per l'adeguamento e la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici e per l'abbattimento delle barriere architettoniche –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di tutelare le unioni montane e se non si ritenga necessario, alla luce dell'attuale situazione finanziaria degli enti locali, adottare iniziative per consentire l'accesso ai contributi di cui alle predette leggi anche alle unione montane, ovvero prevedere specifici finanziamenti alle stesse come contributo per le iniziative succitate.
(4-08789)


   VITIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 56 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha disposto misure di sostegno finanziario in favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese, duramente colpite dalla pandemia da Covid-19, intesa quale evento eccezionale e di grave turbamento dell'economia ai sensi dell'articolo 107 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

   il comma 2, lettera c), in particolare, ha inizialmente prorogato al 30 settembre 2020 il pagamento – con scadenza antecedente a quella data – di rate o canoni di leasing relativi a mutui e altri finanziamenti con rimborso rateale, ivi compresi quelli perfezionati mediante il rilascio di cambiali agrarie, prevedendo sia la dilazione del piano di rimborso delle rate e dei canoni oggetto di sospensione, sia la facoltà delle imprese di richiedere la sospensione del solo rimborso in conto capitale;

   da ultimo la legge di bilancio (legge 30 dicembre 2020, n. 178) ha disposto, con l'articolo 1, comma 248, la proroga al 30 giugno 2021 della predetta sospensione;

   ad oggi ancora non è stato previsto un decreto attuativo che definisca l'entità delle risorse stanziate per far fronte agli oneri accessori collegati ai predetti mutui e finanziamenti – che sono da considerarsi a carico dello Stato e non delle imprese – né sono state fornite informazioni chiare circa la proroga della predetta scadenza prevista per il 30 giugno 2021 al 31 dicembre 2021, posto che i riflessi economici della pandemia sono ancora lontani dal potersi ritenere superati –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di garantire lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie a liquidare gli oneri accessori dei mutui e finanziamenti oggetto della sospensione di cui in premessa, nonché per prorogare al 31 dicembre 2021 il termine di scadenza di quest'ultima.
(4-08790)


   SALTAMARTINI e CAPARVI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo il nuovo piano strategico ed industriale di Medio Credito Centrale S.p.a., nell'ottica di una revisione dei costi, sembrerebbe programmata la chiusura di nove filiali della Cassa di Risparmio di Orvieto, tra le quali anche la sede distaccata di Porano;

   la prevista chiusura di tali filiali – presenti da anni sul territorio – danneggerebbe ulteriormente i relativi comuni, già da tempo alle prese con problemi strutturali di carenza di servizi e, dunque, di spopolamento;

   si evidenzia che la presenza di succursali della Cassa di Risparmio di Orvieto da sempre costituisce un punto di riferimento per cittadini e piccole e medie imprese, oltre ad avere particolare utilità soprattutto per la popolazione anziana, che non trova agevole l'utilizzo dei servizi digitali e del cosiddetto «home banking» e per la quale la sede fisica della banca rappresenta un punto di riferimento, nonché un servizio di carattere essenziale;

   nel territorio del comune di Porano e negli altri comuni appartenenti al comprensorio, spesso .le frazioni sono dislocate a distanza di chilometri, le une dalle altre, e risulta spesso problematico raggiungere altri centri limitrofi;

   peraltro, anche in occasione dell'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione di Cassa di Risparmio di Orvieto, avvenuto il 4 febbraio 2021, era stata sottolineata la volontà di intraprendere un nuovo percorso di rilancio del medesimo istituto bancario, volto a rafforzare proprio la sua presenza sul territorio umbro –:

   quali iniziative per quanto di competenza, intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura della filiale sopracitata, che costituisce un fondamentale presidio per l'intera comunità del territorio locale.
(4-08801)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Savona, collocata nell'antico convento di Sant'Agostino, è stata soppressa nel 2015 poiché considerata inadeguata alle esigenze funzionali e istituzionali di un moderno complesso carcerario e anti economica, vista la modesta capacità ricettiva regolamentare ormai ridotta a 30 posti;

   la chiusura, avvenuta senza poter contare su una struttura alternativa, ha generato numerosi problemi nella gestione dei detenuti, un aggravio di lavoro per la polizia penitenziaria e maggiore pressione sugli istituti più vicini, in particolare sulle strutture di Genova «Marassi», Sanremo e Imperia;

   nell'autunno del 2016 il Ministero aveva richiesto al comune di Savona di individuare un'area, proponendo diverse soluzioni possibili, tra cui l'area di piazza del Popolo e Legino o, in alternativa alcune aree site nei comuni di Albisola e Albenga, ma senza ottenere concrete indicazioni;

   il Ministro della giustizia, in data 27 dicembre 2020, rispondendo ad una interrogazione della deputata Foscolo, ha riferito che l'ufficio tecnico del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha elaborato uno studio di prefattibilità per la realizzazione di un complesso penitenziario per 140 posti detentivi, individuando l'area delle ex-Officine Ferroviarie Rialzo, compresa tra il palazzo di giustizia e il torrente Letimbro;

   secondo quanto riportato da alcuni quotidiani locali, nel dicembre 2020, a fronte dell'istituzione di un tavolo tecnico d'intesa con il Ministero, la provincia e i comuni interessati, sarebbe invece emerso che la nuova struttura carceraria possa essere realizzata soltanto in Val Bormida, principalmente per l'esigenza di creare un complesso con spazi molto ampi per consentire ai detenuti di svolgere un'attività lavorativa interna ed esterna (ad esempio, la casa di reclusione di Sanremo Valle Armea, nata con il suddetto obiettivo, è ubicata in un contesto extraurbano e di isolamento, ma oggi riesce a offrire soli 4 posti di lavoro); tale indicazione sembrerebbe escludere ogni valutazione o approfondimento sulle località proposte nel territorio del comune di Savona e in altre località più vicine;

   le località proposte in Val Bormida risultano infatti essere distanti circa 30 chilometri da Savona e spostate verso l'interno, ai confini con il Piemonte; tale collocazione, ad avviso dell'interrogante, creerebbe inevitabili disagi e problemi ai parenti dei detenuti e una maggior difficoltà a realizzare quel modello di carcere improntato ad un'attività trattamentale e lavorativa finalizzata al reinserimento sociale, anche mediante una maggior applicazione delle misure alternative, come auspicato dal Ministro Cartabia nell'illustrazione delle linee programmatiche del dicastero;

   il Garante dei detenuti del Piemonte, Bruno Mellano, in una recente intervista, ha manifestato la sua contrarietà all'ipotesi di una struttura di grandi dimensioni, per giunta realizzata in una zona come la Val Bormida, lontana dalla città e dai servizi a cui dovrebbe fare riferimento;

   il 3 e 4 febbraio 2021 i tecnici del Ministero hanno svolto alcuni sopralluoghi in alcune aree site a Cengio e Cairo Montenotte; tra queste vi è anche l'area 2 dell'ex-Acna di Cengio, fabbrica chimica ora dismessa che nei passati decenni è stata causa di un disastro ambientale di notevoli dimensioni e la cui bonifica non risulta essere stata ancora ultimata, destando non poche preoccupazioni relativamente alla tutela della salute pubblica –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se corrisponda al vero che l'area individuata per la costruzione del nuovo complesso penitenziario ricada in Val Bormida;

   se non ritenga opportuno valutare la possibilità di procedere ad ulteriori verifiche e approfondimenti volti ad individuare un'area che insista sul territorio comunale di Savona o su una località in prossimità della fascia costiera, al fine di realizzare concretamente quel modello di struttura penitenziaria che favorisca il recupero e il re-inserimento sociale dei detenuti mediante l'attività trattamentale e lavorativa, interna ed esterna.
(4-08786)


   GIULIANO, SCUTELLÀ, D'ORSO e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultima legge di bilancio sono state approvate misure tese all'assunzione di personale sia di magistratura, sia amministrativo, destinato a coprire le carenze organiche del comparto della giustizia;

   in particolare, sono state previste assunzioni di diverse tipologie di figure, tra cui – oltre ai 330 magistrati ordinari vincitori di concorso – anche 300 unità di personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria; 200 unità di personale del comparto funzioni centrali per il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; 80 unità di personale del comparto funzioni centrali per il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità; a queste, si aggiungono le assunzioni straordinarie autorizzate di 1.935 unità di personale della polizia penitenziaria;

   se alcune assunzioni, in parte, derivano da concorsi già banditi, molte derivano da concorsi da bandire nel corrente anno, anche considerando le incrementate facoltà assunzionali derivanti, dall'ampliamento della pianta organica di magistratura ordinaria pari a 600 unità, di cui alla legge di bilancio 2019;

   in specifico, quanto ad esempio alle assunzioni in magistratura, secondo il decreto ministeriale 14 gennaio 2021, nei giorni 25, 26 e 28 maggio 2021, con una nuova formula, su più sedi e giorni d'esame, saranno espletate le prove scritte del concorso per l'accesso alla magistratura, bandito nell'ottobre 2019 e rinviato a causa dell'emergenza sanitaria;

   sembrerebbe, peraltro, che sia «allo studio degli uffici ministeriali la pubblicazione nella prossima primavera di un nuovo bando di concorso, con prove scritte da espletarsi nell'autunno»;

   considerato il protrarsi della situazione pandemica, pare che i nuovi scritti slitteranno a luglio 2021; ulteriori incertezze emergono quanto all'esame da notaio, rispetto al quale si paventa un nuovo differimento;

   il concorso in magistratura e l'esame notarile, peraltro, vedono «sospesi» migliaia di giovani che hanno completato il percorso universitario ed intrapreso ulteriori percorsi di specializzazione e di formazione, con investimento di tempo e di risorse economiche;

   considerata la necessità delle assunzioni delle diverse figure ritenute fondamentali, al fine di garantire un servizio giustizia all'altezza delle esigenze dei cittadini, non può non essere fondamentale, ad avviso degli interroganti, un'iniziativa urgente del Ministro interrogato al fine di chiarire tempi e modi per tali concorsi, esami, nonché assunzioni –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, con particolare riguardo a tempi e modalità di svolgimento del concorso in magistratura e dell'esame notarile.
(4-08792)


   BIANCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono pesanti i danni economici per i locatori che, prima che fosse adottato il blocco degli sfratti con l'articolo 103 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, avevano avviato la fase esecutiva che segue il provvedimento di convalida emesso dal tribunale;

   con gli articoli 83, comma 2, del «decreto Cura Italia», e 36, comma 1, del «decreto Liquidità», l'allora Governo in carica ha disposto la sospensione «straordinaria» dei termini processuali dal 9 marzo 2020 (per un totale di 64 giorni). Nulla è stato disposto in ordine agli atti esecutivi, come nel caso degli sfratti, per precetti, preavvisi di sloggio e successivi accessi esecutivi dell'ufficiale giudiziario;

   pur dovendosi ritenere tali atti come di fatto inclusi nei decreti, non vi è più stato alcun provvedimento di sospensione e/o «congelamento» dei termini dopo l'11 maggio 2020;

   la mancanza di un provvedimento che sospenda il decorso dei termini di validità degli atti esecutivi, fa sì che i locatori che hanno avviato, prima del decreto 17 marzo 2020, n. 18, la procedura di sloggio, abbiano dovuto sopportare sia gli onorari per l'avvocato, sia i costi per le notifiche e i diritti conseguenti, tutto ciò che per atti che hanno perso ogni efficacia decorsi novanta giorni dalla loro notifica –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative normative, anche d'urgenza, per prevedere la sospensione dei termini di decorrenza della validità degli atti esecutivi in corso fino al 30 giugno 2021 e, per gli atti già perenti e notificati dopo il 17 marzo 2020, la loro reviviscenza con decorrenza dei nuovi termini dal 1° luglio 2021.
(4-08793)


   SARRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale civile di Roma, con sentenza n. 38405/2002, accoglieva il ricorso – promosso nel 1995 – dai signori Rega ed altri, condannando la Banca di Roma e Lupoli Gabriele alla restituzione delle somme in precedenza indebitamente trattenute;

   detta decisione veniva confermata dalla corte di appello di Roma con sentenza n. 1900/2011;

   in ragione della protrazione ingiustificata del giudizio, i medesimi ricorrenti invocavano l'equa riparazione contemplata dalla legge 24 marzo 2001, n. 89 (cosiddetta Legge Pinto);

   la corte di appello di Perugia, con decreto n. 6295 del 7 novembre 2017, riconosceva fondata la richiesta di risarcimento, condannando il Ministero della giustizia al pagamento, nella misura determinata nel medesimo decreto, dell'indennizzo per danno non patrimoniale in favore dei ricorrenti;

   a tutt'oggi, nonostante reiterati solleciti, ed a distanza di oltre 25 anni dall'avvio dell'azione giudiziaria originaria, a quanto consta all'interrogante, nulla sarebbe stato ancora corrisposto agli interessati –:

   quali siano le ragioni del ritardo di cui in premessa e quali correttivi si intendano attivare per consentire una sollecita liquidazione del dovuto, e più in generale, quali iniziative di competenza si reputi necessario adottare per definire un sistema di pagamento delle riparazioni dovute ai cittadini pregiudicati dalla irragionevole durata del processo.
(4-08794)


   MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 21 marzo 2021 le camere penali del distretto di corte di appello di Napoli hanno divulgato un documento in cui denunciano gravi criticità in cui versa il tribunale di sorveglianza di Napoli;

   nel sopracitato documento vengono lamentati tempi lunghissimi per la registrazione delle istanze provenienti dai detenuti e dai loro difensori, continui rinvii delle udienze dovuti a carenza o assenza di istruttorie, intempestività dei provvedimenti rispetto al fine pena o alle esigenze degli istanti, ritardi nella decisione delle richieste di detenzione domiciliare per motivi di salute e ulteriori criticità e disfunzioni;

   va rilevato che anche il presidente della corte di appello di Napoli, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, rilevava le criticità in cui versa il tribunale di sorveglianza, ove la pendenza dei procedimenti avrebbe registrato un incremento del 21 per cento, i procedimenti arretrati supererebbero le 52.000 unità e la sopravvenienza risulterebbe ora la più alta in Italia, mentre al tribunale per i minorenni la pendenza sarebbe aumentata del 26 per cento;

   il presidente del tribunale di sorveglianza, dottoressa Pangia, è andata in pensione a dicembre 2020 e attualmente non è ancora stato individuato un sostituto;

   la stessa ha dichiarato più volte, anche a mezzo conferenza stampa, l'insostenibilità delle carenze organiche, sollecitando anche direttamente il Ministero e ha rilevato che la risposta è stata assolutamente insufficiente;

   allo stato, la pianta organica del tribunale è sottodimensionata e scoperta per oltre il 40 per cento, essendo carente sia di magistrati sia di personale amministrativo;

   tale situazione incide, come osservato dalle Camere penali, sulla legalità costituzionale della pena e sui diritti fondamentali dei detenuti; tali disfunzioni incidono anche sul sovraffollamento carcerario, che, nella attuale situazione di emergenza sanitaria, sta già esponendo i detenuti a un elevato rischio di contagio, e quindi sulla qualità ed utilità dell'esecuzione della pena;

   la gravità della situazione impone l'adozione urgente di provvedimenti anche di natura emergenziale –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare e in quali tempi al fine di risolvere le criticità relative al tribunale di sorveglianza di Napoli esposte in premessa e garantire così il pieno rispetto dei princìpi costituzionali in materia di esecuzione della pena.
(4-08800)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il passante ferroviario di Palermo rappresenta la tratta di attraversamento urbano della linea ferroviaria che da Messina raggiunge Trapani, garantendo il raggiungimento dell'aeroporto «Falcone-Borsellino»; si tratta di una infrastruttura oggetto di importanti lavori di ammodernamento nell'ultimo decennio, finalizzati soprattutto all'incremento del numero di fermate urbane e all'eliminazione dei passaggi a livello; tali opere risultano ultimate al 95 per cento in quanto il 31 maggio 2019 è stata operata da Rfi la risoluzione del contratto in danno del contraente generale SIS – Nodo di Palermo per grave inadempimento dello stesso;

   tra le varie opere da completare risultano la fermata «Belgio-De Gasperi» (fine lavori previsto nel 2022) e la fermata «Giustizia-Papireto» (fine lavori previsto nel 2023); in entrambi i casi la gara era stata prevista entro il settembre 2020;

   il mancato completamento di tale opere, pur se indipendente dalla volontà della stazione appaltante, compromette la piena funzionalità dell'infrastruttura e arreca notevoli disagi ai cittadini che abitano nei pressi di queste aree di cantiere –:

   se si intendano adottare le iniziative di competenza per accelerare il completamento delle fermate «Belgio-De Gasperi» e «Giustizia-Papireto», fornendo un cronoprogramma realistico e concreto per l'ultimazione dei lavori.
(2-01162) «Varrica».

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANICHELLI, ASCARI e SPADONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Lenzino, importante collegamento in Alta Valtrebbia, situato nel comune di Corte Brugnatella, a circa 80 chilometri da Piacenza, ha subito un crollo in data 3 ottobre 2020. A cedere è stata l'intera campata centrale, che si è sbriciolata nel fiume Trebbia;

   a gennaio 2020 Anas, responsabile della strada Statale 45, e quindi anche della infrastruttura caduta, aveva affidato i lavori di messa in sicurezza del viadotto. L'anno prima era stato esteso ai mezzi pesanti in transito sul ponte fino a 44 tonnellate. Il provvedimento era stato assunto dopo l'analisi dei risultati dei test condotti sull'infrastruttura, evidentemente erronei;

   dopo sopralluoghi e progetti che assicuravano che nel giro di sei mesi sarebbe stato costruito il ponte provvisorio e vi sarebbe stata la predisposizione di un percorso alternativo, di circa 15 chilometri più lungo, che prevedeva il passaggio di un tratto in provincia di Pavia, ad oggi non è ancora stato realizzato nemmeno il ponte provvisorio, un ritardo sicuramente agevolato dal maltempo invernale ma che arreca non pochi danni ai cittadini e alla zona tutta già fiaccata dalle limitazioni dovute al Covid-19;

   le possibili soluzioni per la ricostruzione del Ponte Lenzino prospettate da Anas sono quattro:

    1) ponte a monte dell'esistente;

    2) ponte sovrastante l'esistente e collineare, senza ricostruzione di una nuova pila in alveo;

    3) ponte sovrastante l'esistente e collineare, con ricostruzione di una nuova pila in alveo;

    4) ponte sovrastante l'esistente non collineare con addolcimento degli imbocchi stradali in corrispondenza delle spalle;

   le amministrazioni e i cittadini sono favorevoli alla soluzione del ponte nuovo (ipotesi 1), dal momento che comporterebbe costi decisamente minori, sarebbe più funzionale e non costringerebbe alla manutenzione continua dei ruderi del ponte vecchio posto sotto il nuovo con ulteriore spreco di denaro pubblico;

   i Ministeri della cultura e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e, in particolare, anche la Soprintendenza sarebbero orientati, invece, per la soluzione 2, che consiste nel costruire sui sedimi del ponte crollato un nuovo ponte al solo scopo di mostrare la sedimentazione dei vari manufatti costruiti nel tempo con una spesa stimata di 4,2 milioni di euro per il ponte provvisorio di ben 21 milioni di euro per il definitivo costruito sull'esistente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione;

   quali siano i suoi orientamenti in merito e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare.
(4-08785)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI e CENNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ponsacco, in provincia di Pisa, il condominio «Bellavista» di via Rospicciano, presenta ormai da anni una situazione di crescente criticità dovuta ai contenziosi gestionali e giudiziari legati in particolare alla società proprietaria dell'immobile;

   tale complesso immobiliare è ancora da completare nelle opere di urbanizzazione, essendo rimasta a cantiere la piazza pubblica che il costruttore del compendio doveva cedere all'amministrazione comunale, mentre sono ancora sprovviste di collaudo parti delle aree private da destinare a parcheggio dell'immobile;

   da anni, l'edificio ospita numerosi nuclei familiari lì stabilitisi dopo lo sgombero di campi rom situati nelle zone limitrofe, ed in particolare quello di Oratoio (Pisa) e quello di Navacchio (Cascina);

   a partire dal 2016, l'amministrazione di Ponsacco, nella persona del sindaco, ha più volte richiamato l'attenzione sull'esigenza che i molteplici trasferimenti di famiglie rom avrebbero richiesto una gestione coordinata da parte di tutte le istituzioni territoriali, in particolare evidenziando la palese non idoneità di quello stabile ad ospitare una concentrazione di persone che, negli anni, è sensibilmente cresciuta;

   l'edificio presenta, ad oggi, un'elevata densità abitativa composta da circa 265 persone, di cui 141 macedoni di etnia rom e le altre persone quasi tutte di origine straniera;

   tale edificio, inoltre, è collocato nel pieno centro cittadino di un comune di poco più di 15.000 abitanti;

   nel corso del tempo si sono verificati numerosi problemi di degrado urbano e sociale, tra cui l'accumulo di rifiuti negli scantinati dell'immobile e negli spazi comuni che hanno richiesto l'emanazione di ordinanze sindacali contingibili e urgenti per motivi igienico-sanitari e anche di messa in sicurezza dovuta al cattivo stato manutentivo del condominio;

   sono necessari costanti interventi da parte delle forze di polizia per vigilare sulle attività illecite che vengono svolte all'interno dell'immobile, sulle aree pubbliche adiacenti al medesimo da parte dei condomini quali: vendita illecita di auto usate, abbandono di rifiuti, altri reati minori legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e furti, che hanno trovato riscontro anche sui quotidiani locali, oltre al quotidiano verificarsi di illeciti amministrativi quali la circolazione con veicoli sprovvisti di assicurazione e revisione regolare;

   nel corso del mese di marzo 2021 la situazione descritta ha assunto ulteriori profili di criticità dovuti allo scoppio di un focolaio Covid nell'edificio, in seguito al quale l'amministrazione, d'intesa con Asl, prefettura e questura, ha proceduto con la quarantena per tutti i residenti nel palazzo, con la contestuale attivazione di uno screening di massa per gli stessi residenti e con la chiusura di tre plessi scolastici coinvolti;

   sebbene le misure di contenimento messe in campo tempestivamente abbiano consentito di tenere la situazione di emergenza sotto controllo, quanto accaduto nei giorni scorsi evidenzia, una volta di più, la necessità di un intervento tempestivo da parte di tutte le istituzioni territoriali coinvolte per dare soluzione a quelle criticità prodottesi nel corso degli anni nello stabile, che altrimenti rischiano di produrre tensioni sociali nella cittadinanza, oltre a situazioni di rischio per la salute dei residenti;

   le criticità relative al condominio «Bellavista» di via Rospicciano erano già state oggetto di una interrogazione (interrogazione a risposta in Commissione numero 5/01208) depositata in data 15 gennaio 2019, ancora senza risposta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione attuale del condominio Bellavista di via Rospicciano e Ponsacco e quali iniziative ritenga utile assumere, per quanto di competenza, per evitare che si ripetano situazioni di emergenza sanitaria e che questo condominio possa essere causa di ulteriori tensioni sociali.
(5-05656)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la notizia dell'ennesimo caso di aggressione a Catanzaro ad agenti di polizia, casi che non possono più essere derubricati a meri episodi di microcriminalità;

   secondo le prime ricostruzioni riportate dagli organi di stampa, un giovane diciassettenne si è allontanato dalla comunità minorile penale di Catanzaro, dove era stato collocato nei giorni scorsi per un arresto collegato allo spaccio di sostanze stupefacenti, fuggendo a bordo di un'autovettura che lo attendeva fuori. Quando le pattuglie della polizia hanno intercettato l'auto, nei pressi di viale Isonzo, zona a sud della città con un'alta presenza di rom stanziali, è scattata la guerriglia, con le pattuglie della polizia accerchiate da decine di persone e due poliziotti sono rimasti feriti nell'aggressione, dovendo ricorrere alle cure del pronto soccorso del locale ospedale;

   i sindacati di categoria Siulp ed Fsp sono insorti, chiedendo la convocazione di un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per affrontare la problematica della sicurezza nei quartieri a sud della città e l'invio dell'esercito;

   come denunciato dai dirigenti sindacali, gli agenti di polizia lavorano in condizioni di sicurezza precarie, senza l'ausilio di adeguati strumenti per difendersi dalle aggressioni fisiche, come il «taser», la cui introduzione è rimasta inspiegabilmente inattuata, evidenziando, in particolare, le difficoltà operative in questo momento storico in quei quartieri «fortini dell'illegalità diventati in questi giorni anche delle zone ad alta densità di contagio del Covid: quella zona è gestita come se fosse impenetrabile, d'altronde le numerose operazioni di polizia hanno dimostrato il tentativo di creare veri e propri fortini. [...]»;

   solo pochi giorni fa, con atto di sindacato ispettivo n. 5/05596, l'interrogante aveva sollevato la «necessità di una sede del reparto mobile della Polizia di Stato nella città di Catanzaro, al fine di potenziare l'apparato di prevenzione per commisurarlo alle reali esigenze di sicurezza del capoluogo, a partire dalle attività di controllo nei quartieri periferici a forte presenza criminale» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, potenziando, in termini di personale e dotazione di mezzi, il commissariato di Catanzaro e dando seguito alla richiesta dei sindacati di ricorrere all'impiego dell'esercito in affiancamento ai presidi territoriali per la gestione della sicurezza nelle zone più a rischio della città;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire l'allontanamento dal territorio italiano dei soggetti stranieri recidivi.
(4-08782)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un'inchiesta televisiva di Striscia la Notizia ha messo in luce che in prossimità della galleria che unisce la piazza della stazione con piazza Vittorio Emanuele II e le strade parallele vi è un notevole stazionamento di numerosi spacciatori extra-comunitari, per lo più nord-africani, in attesa di clienti;

   non si tratta di una novità: nel report 2018 sull'indice di criminalità nelle diverse province italiane curato dal Sole 24 Ore, Pisa, con 4.584 denunce ogni 100.000 abitanti, figurava la quattordicesima per numero di reati; considerati le dimensioni della città e il suo tessuto, questo dato appare come allarmante;

   a questa situazione che, come si è visto, si protrae ormai da anni, sta cercando di mettere riparo l'amministrazione comunale, la quale sta investendo risorse e mezzi nel comparto sicurezza; per non vanificare gli sforzi del comune di Pisa appare all'interrogante fondamentale il supporto del Ministero dell'interno, tanto da un punto di vista logistico che di risorse; tale supporto era già stato sollecitato nei mesi scorsi dall'amministrazione comunale, ma al momento non si conosce ancora la risposta del Ministro dell'interno –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare i controlli e la presenza delle forze dell'ordine sul comune di Pisa.
(4-08783)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la notizia del rinvenimento, all'interno di una abitazione del centro di Bari, di una donna, di soli 21 anni, segregata e violentata da svariati mesi da un immigrato di origine egiziana;

   in particolare, sembrerebbe che a dare avvio all'agghiacciante scoperta sia stato un controllo anti COVID effettuato sabato 27 marzo 2021 dai poliziotti della squadra volante in Piazza Umberto su un soggetto che non indossava correttamente la mascherina;

   l'uomo, un egiziano di 31 anni, risultato gravato da precedenti penali, veniva sottoposto a perquisizione e trovato in possesso di un coltello a serramanico;

   durante la fase del controllo, spiegano gli investigatori, il cittadino egiziano appariva nervoso e reticente nel dichiarare l'indirizzo della sua abitazione; tale atteggiamento avrebbe destato sospetto in capo gli agenti di polizia che, dopo essere risaliti al domicilio del 31enne, decidevano di effettuare una perquisizione presso la sua abitazione;

   giunti sul posto, le forze dell'ordine rilevavano che la porta, sebbene dotata di regolare serratura, era assicurata anche da un lucchetto che poteva essere aperto solo dall'esterno;

   dopo l'iniziale resistenza del cittadino egiziano, i poliziotti accedevano all'interno dell'abitazione dove rinvenivano l'inquietante scenario sopra riferito;

   secondo fonti giornalistiche, la giovane si sarebbe allontanata volontariamente dalla propria abitazione nel dicembre 2020, e tramite alcuni conoscenti, sarebbe entrata in contatto con il cittadino egiziano che le avrebbe offerto ospitalità;

   dalle dichiarazioni della ragazza, sembrerebbe che l'uomo, dopo un periodo di regolare convivenza, abbia deciso di segregarla, abusando sessualmente di lei, vietandole di uscire da sola e di utilizzare il cellulare; inoltre, avrebbe oscurato con pannelli adesivi tutte le finestre dell'abitazione;

   la ventunenne, tra l'altro, avrebbe riferito di trovarsi in stato di gravidanza a seguito delle violenze subite ed attualmente è stata affidata all'assistenza del personale di un Centro anti violenza;

   tratto in arresto, l'uomo è stato associato presso il carcere di Bari e dovrà rispondere dei reati di sequestro di persona, violenza sessuale e porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere;

   il grave ed inquietante episodio sopra riportato secondo l'interrogante non è altro che la diretta conseguenza delle pericolose ed inefficaci politiche migratorie poste in essere dal Governo che, attraverso l'accoglienza indiscriminata, mina la sicurezza e l'incolumità dei cittadini;

   sovente, infatti, immigrati presenti a vario titolo sul territorio nazionale si rendono protagonisti di atti di violenza e di illegalità incuranti del rispetto delle leggi vigenti, della vita altrui e sprezzanti di qualunque ripercussione nei loro confronti;

   ciò che, tra l'altro, desta maggiori preoccupazioni ed allarme è la circostanza per cui, nonostante il soggetto, come riportato dagli organi di stampa, fosse pregiudicato con precedenti penali, non avesse ricevuto alcun provvedimento di espulsione e sarebbe stato lasciato libero di circolare sul territorio nazionale indisturbato e di compiere i vili atti di cui si è macchiato;

   appare, dunque, doveroso un immediato intervento del Governo volto a fronteggiare con la massima solerzia il grave problema legato alla sicurezza e all'incolumità dei cittadini sia sul piano legislativo e, quindi, sanzionatorio, con misure più incisive e, sia mediante un radicale cambiamento di rotta rispetto alle politiche gestionali del fenomeno dell'immigrazione sinora attuate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per rafforzare la gestione, il controllo e la prevenzione del fenomeno della immigrazione, al fine di garantire la maggiore sicurezza dei cittadini;

   se non intenda fornire elementi, per quanto di competenza, per chiarire i motivi per cui non sia stato adottato un provvedimento di espulsione amministrativa nei confronti dell'immigrato egiziano in questione presente sul territorio nazionale nonostante i riferiti precedenti penali;

   se non intenda adottare iniziative, anche sul piano internazionale affinché gli immigrati condannati scontino sempre più le relative pene nella Nazione di provenienza.
(4-08798)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10 del decreto-legge n. 104 del 2013 ha autorizzato le regioni a stipulare mutui trentennali per interventi di edilizia scolastica con la Banca europea per gli investimenti (mutui Bei); per dare attuazione alla norma è stata introdotta, con decreto interministeriale 23 gennaio 2015, la programmazione unica triennale nazionale degli interventi di edilizia scolastica;

   la prima programmazione nazionale triennale ha riguardato gli anni 2015-2017; con decreto-legge n. 86 del 2018 la possibilità di stipulare mutui con la Banca europea per gli investimenti è stata estesa anche a programmazioni triennali successive;

   in seguito alle misure adottate per il contenimento dell'infezione da COVID-19, che hanno influito sui tempi di realizzazione delle opere e sulle procedure burocratiche, non risulta possibile rispettare il termine di conclusione dei lavori né quello relativo al termine per l'aggiudicazione degli interventi finora autorizzati;

   il 16 marzo 2020, in fase iniziale della pandemia, il Ministro dell'istruzione ha ritenuto di dover inoltrare richiesta alla Banca europea degli investimenti di concedere una proroga di un anno per consentire il completamento dei lavori e, quindi, la relativa rendicontazione entro il 2021;

   la Banca europea degli investimenti, in data 4 maggio 2020, ha comunicato l'approvazione della proroga al mese di novembre 2021;

   con decreto ministeriale 34/2020 e stata prevista la proroga del termine per la proposta di aggiudicazione degli enti locali beneficiari dei finanziamenti, del termine per il completamento dei lavori e dei termini per la rendicontazione degli interventi al 31 ottobre 2020 e al 15 ottobre 2021;

   un numero rilevante di enti comunali della regione Emilia-Romagna e, in particolare i comuni di Bagno di Romagna, Forlimpopoli, Predappio e Dovadola, a causa della situazione emergenziale in atto, si trovano in un'evidente difficoltà di rispetto dei termini di rendicontazione connessa ai mutui Bei;

   il mancato rispetto di tali termini determina la decadenza dai contributi concessi con conseguente perdita di importanti interventi di innovazione e qualificazione del patrimonio scolastico;

   il mancato rispetto dei suddetti termini non è dovuto a cause imputabili agli enti, ma riconducibile a problematiche occorse nella gestione degli appalti in un momento di semi paralisi del Paese;

   perdere finanziamenti assegnati, per cause non dipendenti dalle amministrazioni, produce esclusivamente il danno di non poter portare avanti i progetti di miglioramento dell'edilizia scolastica e la necessità di dover partecipare a nuovi e futuri bandi, ritardando interventi che possono essere organizzati e realizzati immediatamente –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative al fine di avviare le necessarie interlocuzioni con la Banca europea per gli investimenti al fine di prevedere una ulteriore proroga, di almeno un anno, dei termini connessi originariamente ai mutui Bei e di consentire la riorganizzazione e la conclusione dei progetti tesi al miglioramento dell'edilizia scolastica.
(5-05653)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FUSACCHIA, MURONI, BOLDRINI, CARABETTA, CARBONARO, CATTANEO, CECCANTI, CECCONI, FANTINATI, FIORAMONTI, GRIBAUDO, LATTANZIO, LOMBARDO, MAGI, MOR, NOJA, PALAZZOTTO, RIZZONE, ROBERTO ROSSINI e VITIELLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   dalla primavera del 2019 è attivo un intergruppo parlamentare il cui compito è quello di promuovere approfondimenti, dibattiti e iniziative, anche legislative, legate all'intelligenza artificiale al servizio dello sviluppo sostenibile del Paese, Tra i temi che l'Intergruppo porta avanti c'è il contributo che l'intelligenza artificiale può dare alla modernizzazione della pubblica amministrazione e ad una nuova generazione di servizi pubblici;

   nel 2020 Movimenta, forum Disuguaglianze Diversità e ForumPA hanno avanzato una proposta e lanciato un appello pubblico, sostenuto anche da parlamentari, amministratori regionali e sindaci, per chiedere una pubblica amministrazione rigenerata a partire da un rinnovamento generazionale tramite l'assunzione di giovani che possano portare nuove competenze ed esperienze, la riorganizzazione della pubblica amministrazione in base a missioni strategiche, il rafforzamento della pubblica amministrazione attraverso investimenti significativi in formazione del personale in servizio, il dialogo regolare della pubblica amministrazione con il terzo settore e l'adozione diffusa di pratiche amministrative che includano in modo sistematico la partecipazione e la collaborazione di cittadini, imprese, organizzazioni del lavoro e di cittadinanza attiva;

   il Ministro per la pubblica amministrazione, durante la conferenza stampa di presentazione del bando «2.800 tecnici al Sud», ha dichiarato di voler ricorrere all'intelligenza artificiale per selezionare fra i candidati coloro i quali saranno messi a rafforzare le pubbliche amministrazioni nell'attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   è importante procedere a concorsi che sappiano con tempi rapidi attrarre e reclutare i migliori candidati nelle pubbliche amministrazioni, puntando anche su tante italiane e italiani attivi in altri ambiti pubblici o privati, in Italia o all'estero, e puntando ad individuare competenze sia trasversali e manageriali sia verticali legate alle nuove sfide che il Paese deve affrontare, a partire dalla transizione ecologica e dalla transizione digitale;

   con riguardo all'utilizzo dell'intelligenza artificiale nei concorsi pubblici, l'articolo 22 del (Gdpr) stabilisce che l'interessato ha il diritto di non essere sottoposto a una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato, compresa la profilazione, che produca effetti giuridici che lo riguardano o che incida in modo analogo significativamente sulla sua persona, salvo che tale decisione automatizzata sia autorizzata dal diritto dell'Unione o dello Stato membro cui è soggetto il titolare dei trattamento, precisando altresì misure adeguate a tutela dei diritti, delle libertà e dei legittimi interessi dell'interessato. È garantita quindi la tutela della equa selezione dei candidati e fissato il principio in base al quale la procedura non può essere delegata interamente ad intelligenza non umana senza sufficienti garanzie –:

   in cosa consista esattamente il ricorso all'intelligenza artificiale annunciato dal Ministro per la pubblica amministrazione con riguardo alle menzionate procedure di selezione e quale tutela si intenda garantire ai candidati attraverso una combinazione tra software applicativi e competenze umane.
(4-08787)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la giunta regionale del Veneto ha approvato in data 16 marzo 2021 il percorso di «Formazione complementare in assistenza sanitaria dell'Operatore socio sanitario» e modalità organizzative di carattere generale ai sensi della legge regionale n. 20 del 2001 e dell'Accordo stipulato il 16 gennaio 2003 tra il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano destinato prioritariamente agli operatori socio-sanitari in attività presso le strutture extraospedaliere residenziali e semiresidenziali per anziani, pubbliche e private accreditate al fine di assicurare la presenza presso le stesse dei necessari operatori adeguatamente formati per l'esecuzione di attività ulteriori da svolgersi all'interno del processo assistenziale definito dai professionisti sanitari competenti;

   a supporto di tale delibera viene esplicitato che la situazione emergenziale da COVID-19 ha determinato un'accresciuta esigenza di personale presso le strutture socio-sanitarie e socioassistenziali e, pertanto, devono essere adottate tutte le misure necessarie al fine di fronteggiare le necessità assistenziali, garantendo la presenza di operatori opportunamente preparati, in possesso delle competenze adeguate;

   in particolare, nel settore della residenzialità e semiresidenzialità extraospedaliera, pubblica e privata c'è un ulteriore aggravio delle attività di tipo sanitario, difficilmente affrontabile dal solo personale infermieristico;

   il percorso di «Formazione complementare in assistenza sanitaria dell'Operatore Socio-Sanitario» istituito dalla regione Veneto non è altro che un corso formativo di 150 ore di didattica e 250 ore di tirocinio, quest'ultimo da effettuarsi per ogni corsista presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie degli enti del servizio sanitario regionale a fine del quale l'operatore socio sanitario è abilitato come previsto dall'allegato A della delibera di giunta regionale n. 305 del 16 marzo 2021 a svolgere tutta una serie di mansioni che sono prettamente infermieristiche e mediche; per la complessità e varietà di tali mansioni sicuramente, non sono sufficienti 250 ore di tirocinio per padroneggiare i compiti affidati, anche se la regione Veneto afferma che «tale misura può contribuire, mediante inserimento supplementare di OSS specializzati rispetto agli standard di personale infermieristico nelle strutture socio sanitarie per anziani, a soddisfare il fabbisogno assistenziale»;

   in definitiva, quindi, la delibera 305/2021 della regione Veneto apre alla possibilità di utilizzare gli operatori sociosanitari rispetto ad atti propri dell'assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri, ledendo così a parere dell'interrogante gli interessi della persona malata che potrebbe non essere assistita nel miglior modo possibile;

   peraltro, la disciplina relativa a tale figura professionale e alla sua formazione risulta essere stata oggetto di incontri in sede di Conferenza Stato-regioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopradescritti e se non ritenga doveroso adottare iniziative, anche di carattere normativo, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, affinché, considerata in particolare la fase emergenziale in atto, pur valorizzando tutte le professionalità a disposizione, sia garantita ai cittadini la miglior assistenza possibile.
(5-05658)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 gennaio 2020 il dottor Giuseppe Ippolito, in sede di task force presso il Ministero della salute, suggerì di riferirsi, per l'adozione di procedure omogenee anche inerenti l'ospedalizzazione di eventuali pazienti con sintomatologia da Covid-19, al Piano pandemico aggiornato secondo le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   la task force in questione si qualifica, come evincibile dalle comunicazioni intercorse tra il Ministero e l'interrogante, per essere un tavolo informale di supporto al Ministro. Eppure, nonostante l'immediato richiamo al Piano pandemico operato dal dottor Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, nelle oltre 150 sedute del Comitato tecnico scientifico non si fa mai riferimento al medesimo, con particolare riferimento alla prima fase dell'attività del Comitato tecnico-scientifico che, al contrario, sollecitò come evincibile dalla lettura dei verbali del 10 e 12 febbraio 2020, la realizzazione di un nuovo Piano;

   da un articolo del «Il Giornale» si evince che al Ministero della salute «Non hanno applicato il piano pandemico». (Si veda l'articolo «Speranza 5 ore sotto torchio dai pm» su Il Giornale.it);

   in effetti a inizio marzo 2020 venne prodotto un Piano di contrasto alla diffusione del Covid-19, essendo tuttavia decorse diverse settimane dalla dichiarazione dello Stato di emergenza. Questo ha comportato che, per diverso tempo, l'Italia non ha avuto un Piano di contrasto alla diffusione del virus. E questo nonostante, come suggerito appunto dal dottor Ippolito, vi fosse comunque un Piano pandemico il quale, benché risalente al 2006, conteneva comunque linee operative e indicazioni utili al contrasto del virus;

   va altresì evidenziato come l'unica circostanza in occasione della quale si fa riferimento al Piano pandemico è in occasione della pubblicazione, da parte dell'Oms di un report che fu tuttavia immediata oscurato e che fu oggetto di diverse e-mail da parte dell'assistente del direttore generale Oms, dottor Ranieri Guerra;

   in tal senso non si può ignorare che il dottor Guerra fu direttore generale del Ministero della salute sino al 2016 e che egli inviò una lettera in cui si informava della necessità di aggiornare il Piano Pandemico, circostanza che formò oggetto della richiesta di procedere in tal senso anche da parte del direttore D'Amario, il quale si attivò in tal senso;

   analogamente, si ritiene che per le competenze sottese alle direzioni da loro dirette, anche il dottor Giuseppe Ruocco, segretario generale del Ministero, il dottor Andrea Urbani, direttore del settore programmazione sanitaria, il dottor Maraglino, direttore del settore malattie trasmissibili fossero interessati dall'aggiornamento del piano;

   va evidenziato che tutte le persone sono state componenti del CTS –:

   per quale motivo non si sia dato seguito alle indicazioni del dottor Giuseppe Ippolito, rivolte espressamente al Ministero nell'ambito delle attività della citata task force;

   se il Ministro interrogato abbia condotto verifiche interne al dicastero utili a comprendere le ragioni e le responsabilità per le quali il Piano pandemico del 2006 non sia stato aggiornato dal 2006 e, in caso affermativo, con quale esito; o viceversa, se tali verifiche non siano state condotte, se possa chiarirne i motivi;

   per quali ragioni il Comitato tecnico scientifico non abbia mai fatto riferimento al Piano pandemico e se ciò possa essere posto in relazione al fatto che i componenti del Comitato tecnico scientifico sopra citati fossero comunque coinvolti nella redazione dell'aggiornamento del piano pandemico, mai effettuato.
(4-08799)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALMISANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2021, su richiesta dei rappresentanti delle segreterie territoriali di Ficltem-Cgil, Flaei Cisl-Uiltec Uil di Brindisi, si è svolto un incontro con il prefetto di Brindisi, dottoressa Carolina Bellantoni e rappresentanti di Enel e Confindustria, per discutere sui gravi ritardi relativi alle procedure autorizzative dei nuovi impianti a gas previsti a Brindisi, necessari ad una transizione energetica e al passaggio verso la totale decarbonizzazione;

   con l'approvazione definitiva, nel 2019, del Piano nazionale energia e clima è stato confermato che il sistema elettrico italiano necessita di una capacità installata di generazione termoelettrica da impianti a gas non inferiore a 50 Gigawatt per soddisfare i criteri di adeguatezza a livello nazionale, internazionale e zonale, che dovrà essere associata alla crescita di nuova capacità rinnovabile per almeno 12 Gw e all'installazione di almeno 30 Gw di accumulo e, in vista della dismissione al 2025 di circa 8 Gw di impianti a carbone, dovranno essere installati circa 4 Gw di nuovi impianti a gas;

   nei suoi piani industriali Enel ha previsto investimenti per nuovi impianti a gas, da costruirsi nei siti in cui si trovano le attuali centrali a carbone, che dovranno essere dismesse. In particolare su Brindisi Enel ha avviato il permitting di un progetto che prevede la sostituzione delle quattro unità a carbone esistenti (2640 Mw), con lo sviluppo modulare di tre nuove, unità a ciclo combinato alimentare a gas aventi una potenza elettrica complessiva di circa 1.680 Mw e un impianto fotovoltaico di 6 Mw. Si tratta di soluzioni che, secondo la delegazione sindacale guidata dai segretari Antonio Frattini (Filtem Cgil), Marco Bernardo (Flaei Cisl) e Carlo Perrucci (Uiltec Uil), sono essenziali per lo sviluppo di una corretta transizione energetica nazionale e per la garanzia di assicurare un minimo battente occupazionale, ma al contempo risultano insufficienti a garantire un'adeguata presenza industriale del gruppo Enel nel polo di Brindisi e, di conseguenza, una continuità lavorativa, che va ricercata con ulteriori nuovi investimenti;

   nel Piano nazionale integrato energia e clima il nodo elettrico di Brindisi è esplicitamente citato per la sua strategicità nella rete di trasmissione zonale, nazionale e internazionale, attraverso l'elettrodotto sottomarino di Galatina che collega l'Italia alla Grecia;

   i ritardi nel rilascio delle autorizzazioni rischiano di compromettere la partecipazione alle prossime aste che Terna lancerà per nuovi impianti a gas e l'attuazione del progetto della realizzazione dei nuovi impianti a gas, con il rischio dell'abbandono del polo di Brindisi da parte di Enel –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda fornire chiarimenti circa i ritardi nelle autorizzazioni previste per la realizzazione dei nuovi impianti a gas da costruire a Brindisi, in sostituzione delle 4 attuali centrali a carbone e di una unità 2 di cui il processo di dismissione è iniziato il 1° marzo 2021;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere anche al fine di garantire una continuità lavorativa per i circa 800 lavoratori, dipendenti Enel e dell'appalto, coinvolti nel passaggio verso la decarbonizzazione del sito.
(4-08784)


   SPESSOTTO, CORDA e TRANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   domenica 21 marzo 2021 in controllore di un treno diretto a Torino, ha trovato una gatta che vagava lungo i vagoni e ha deciso, superficialmente, senza rispetto per la bestiola e nonostante fosse evidentemente spaventata e non avesse l'aspetto di un gatto randagio, di farla scendere dalla vettura in transito alla stazione di Pescara. Però il felino, una femmina di circa 14 anni di nome Grisù, stava viaggiando con i suoi proprietari, un'anziana coppia del Salento diretta a Torino, ed era scappata dal trasportino;

   da quel momento i volontari dell'Ente nazionale protezione animali (Enpa), della sezione di Pescara sono impegnati nel ritrovamento della gatta, mentre a livello nazionale l'Ente si è attivato diffidando Trenitalia affinché prenda provvedimenti nei confronti del suo, dipendente, ritenuto responsabile di abbandono e maltrattamento di animali, nonché attivi tutte le risorse possibili per trovare il felino. L'associazione, inoltre, ritenendo il comportamento del controllore inaccettabile, è pronta anche a presentare un esposto per l'accertamento dei fatti e a costituirsi parte civile nel caso in cui il responsabile venga rinviato a giudizio per i reati commessi;

   l'Enpa rivendica le innumerevoli campagne fatte dalle associazioni animaliste per il rispetto e la tutela degli animali, oltreché le conquiste ottenute per agevolare, anche a bordo di treni e mezzi pubblici locali, le numerosissime famiglie con animali domestici; l'Italia è il 3° Paese europeo col maggior numero di animali domestici e da compagnia (3,1 milioni);

   a giudizio dell'interrogante l'accaduto dimostra ancora una volta che le iniziative a livello nazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti della tutela e del rispetto di tutti gli animali sono insufficienti. Si sottovalutano le indicazioni delle normative internazionali, europee e nazionali che hanno stabilito regole più stringenti e rispettose nei riguardi degli animali, riconoscendoli quali esseri senzienti e dando importanza al loro benessere –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se non ritenga opportuno, al fine di apprestare una tutela più incisiva agli animali, di adottare iniziative di competenza per incrementare le campagne informative e di sensibilizzazione, in ogni luogo e contesto, per il rispetto e la tutela degli stessi quali esseri senzienti, sottolineando che ogni comportamento perpetrato che procuri danno alla salute e al sentimento degli animali è perseguibile penalmente.
(4-08791)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in vista delle festività pasquali, il Governo ha adottato il decreto-legge n. 30 del 2021, a norma del quale il 3, 4 e 5 aprile 2021, su tutto il territorio nazionale, si applicheranno le restrizioni previste per le zone rosse, con il divieto di spostarsi al di fuori del comune di residenza (ad eccezione di motivi di urgenza, salute e lavoro), impedendo altresì la mobilità tra regioni;

   tuttavia, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, valido dal 6 marzo al 6 aprile 2021, consente i viaggi all'estero per motivi di turismo dei cittadini italiani, individuando i Paesi ove è possibile recarsi ed indicando le modalità e gli obblighi da osservare per l'entrata e l'uscita dall'Italia;

   analoghe disposizioni sono previste per i viaggi in crociera, che possono svolgersi nel rispetto dei protocolli anticontagio vidimati dal Comitato tecnico scientifico;

   sulla base delle previsioni attualmente in vigore, sono consentite le vacanze oltre confine, mentre viene impedito ai cittadini che restano in Italia di spostarsi fuori regione, con un'evidente disparità di trattamento sia degli stessi cittadini sia delle attività di ricezione turistica presenti sul territorio nazionale;

   si tratta per l'interrogante di un paradosso che penalizza il comparto degli albergatori e degli operatori turistici che, a causa delle restrizioni imposte, soffrono gravi perdite economiche, rispetto alle quali le misure di sostegno finanziario appaiono insufficienti a fronteggiare la crisi che ha colpito il settore;

   le associazioni di categoria, e tutto il sistema dell'ospitalità italiana, chiedono all'unisono I’ adozione di protocolli sanitari per ripartire in sicurezza, con nuove regole che consentano di viaggiare alle persone munite di certificazione attestante l'avvenuta vaccinazione o il risultato negativo di un test molecolare o antigenico, effettuato non oltre le quarantotto ore precedenti il viaggio o il risultato di un test sierologico che dimostri che le stesse siano guarite dalla malattia –:

   in che modo i Ministri interrogati intendano agire al riguardo e quali iniziative intendano adottare per assicurare la ripartenza del settore turistico in piena sicurezza.
(4-08797)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLA e DEL SESTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 341 del 1990 – articolo 12, comma 3, è stato stabilito che ai ricercatori universitari a tempo indeterminato (Ruti) vengono attribuiti, con le modalità di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, e con il consenso dell'interessato, l'affidamento e la supplenza di corsi o moduli;

   con la legge n. 230 del 2005 – articolo 1, comma 11, è stato inoltre stabilito che ai Ruti che hanno svolto tre anni di insegnamento sono affidati, con il loro consenso, corsi e moduli curriculari, nonché compiti di tutorato e di didattica integrativa, fermo restando il rispettivo inquadramento e trattamento giuridico ed economico;

   con la legge n. 240 del 2010 – articolo 6, comma 4 – è stato altresì stabilito, oltre a quanto sancito dalla legge n. 230 del 2005, che ciascuna università, nei limiti delle disponibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento, determina la retribuzione aggiuntiva dei Ruti ai quali sono affidati moduli o corsi curriculari;

   non esiste altra normativa che regoli il trattamento economico dei Ruti che svolgono didattica in corsi ufficiali;

   nessuna normativa nazionale stabilisce la possibilità di una discrezionalità da parte dei singoli atenei riguardo tale trattamento;

   la legge n. 240 del 2010 stabilisce in maniera chiara che la discrezionalità concerne il quantum e non la facoltà di decidere se fissare o meno la retribuzione aggiuntiva ai Ruti;

   all'articolo 18, comma 6, del regolamento didattico d'ateneo dell'università di Macerata (Rda-Unimc) viene, a giudizio degli interroganti arbitrariamente, stabilito che i Ruti che diano il consenso alla didattica curriculare possono essere retribuiti solamente per le ore che eccedono un tetto di 60 ore di didattica; pertanto, le prime 60 ore devono obbligatoriamente essere svolte dai Ruti a titolo gratuito;

   tale articolo induce forzatamente i Ruti a consegnare l'impegno didattico annuale dichiarando il proprio consenso a titolo gratuito per le prime 60 ore;

   lo stesso è anche intrinsecamente contraddittorio, in quanto al comma precedente, comma 5, viene stabilito che «resta ferma la disciplina relativa ai ricercatori così come prevista dalla normativa vigente», con ciò riconoscendo che, in applicazione della legge n. 230 del 2005 e della legge n. 240 del 2010, la didattica svolta dai Ruti in corsi ufficiali debba essere retribuita fin dalla prima ora;

   per il principio di gerarchia delle fonti del diritto, nessuna norma di livello inferiore può porsi in contrasto con una norma di livello superiore o derogare a questa;

   l'Unimc, a differenza di quasi tutti gli atenei italiani, non ha mai retribuito le prime 60 ore della didattica prestata dai Ruti;

   né il Consiglio universitario nazionale (Cun) né l'ufficio 6 del Ministero dell'università e della ricerca hanno dato una risposta soddisfacente e/o esauriente alle richieste di controllo di legittimità del Rda-Unimc –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative normative per definire una più compiuta e stringente disciplina del trattamento economico spettante ai ricercatori universitari a tempo indeterminato, con particolare riguardo alla retribuzione aggiuntiva per le attività connesse alla didattica curriculare, al fine di ovviare alle criticità richiamate in premessa ed evitare un'ingiustificata penalizzazione di tale personale;

   se non intenda chiarire se i Ruti che hanno svolto moduli o corsi curriculari sin dal 2005, sostenendo in tal modo le esigenze della programmazione didattica di ogni corso di laurea, abbiano diritto ad essere risarciti per l'ingente danno economico che hanno subìto in 15 anni a motivo della mancata applicazione di una legge di Stato.
(5-05647)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Bella e altri n. 1-00449, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Villani.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Sut n. 4-08734, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 475 del 26 marzo 2021.

   SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

  l'Aviosuperficie «La Comina», di seguito denominata «Aerocampo», è un'infrastruttura di proprietà del Demanio militare che si estende per circa 63 mila metri quadrati nel territorio del comune di San Quirino, in provincia di Pordenone, adibita ad usi pubblici tra cui quelli di protezione civile, di trasporto di organi e di esercitazione militare, nell'ambito delle attività del V Reggimento Aviazione dell'Esercito Rigel, della Protezione civile e dell'Azienda per l'assistenza sanitaria del Friuli occidentale, nonché ad usi ricreativi esenti da scopi di lucro;

  fonti di stampa locale a cui l'interrogante ha avuto accesso, riconducibili all'edizione pordenonese del Messaggero veneto, hanno a più riprese ricostruito gli accadimenti di pubblico interesse legati all'Aerocampo;

  l'Aerocampo, le cui attività di volo sono state sospese nel 2017 dall'Enac ad eccezione di quelle legate ad azioni di soccorso, nel 1997 veniva concesso in co-uso, fino al 2003, al comune di Pordenone, a seguito della stipula di una convenzione con la società del Ministero della difesa, «Difesa Servizi S.p.a.»;

  relativamente ai rapporti economici intercorsi tra il 1997 e il 2003 tra il comune di Pordenone e il Demanio per la locazione dell'Aerocampo, l'importo versato dalla suddetta Amministrazione comunale al Demanio ammontava a circa 670 euro annui;

  a partire del 2003, la suddetta convenzione tra comune di Pordenone e «Difesa Servizi S.p.a.» è stata prorogata annualmente, con l'individuazione del medesimo canone di locazione;

  contestualmente alla concessione dell'uso dell'Aerocampo al comune di Pordenone, quest'ultimo ne affidava per sei anni la gestione all'Aero Club Pordenone O.n.l.u.s., associazione di volontariato e protezione civile;

  nel 2012, il Demanio adeguava il canone di locazione dell'Aerocampo versato dal comune di Pordenone, provvedendo a rideterminarne l'importo e quantificandolo in 8.300 euro annui, alla luce della finalità sociale a cui l'infrastruttura risultava essere deputata, applicandovi dunque un canone agevolato secondo quanto previsto dalla legge 11 luglio 1986, n. 390, nonostante questa fosse stata oggetto di esplicita abrogazione ai sensi dell'articolo 29 del decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005;

  l'individuazione del predetto, errato computo del canone di locazione corrisposto tra il 2012 e il 2019 dal comune di Pordenone al Demanio ha condotto quest'ultimo al ricalcolo dello stesso canone quantificandolo, in ottemperanza alla normativa vigente, in un importo annuo pari a 43 mila euro;

  il totale degli arretrati rivendicati dal Demanio ammonta a circa 318 mila euro, comprendenti 118.673 euro, relativi alle annualità comprese tra il 2012 e il 2015, e 199.888,93 euro per quelle tra il 2015 e il 2019 –:

  se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i suoi intendimenti, per quanto di competenza, in merito ad essi, con particolare riferimento all'avvio di procedure interne di verifica delle responsabilità in essere, relativamente al mancato adeguamento del canone dell'Aviosuperficie La Comina ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005.
(4-08734)

Ritiro di firme da mozioni.

  Mozione Meloni e altri n. 1-00382, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020: sono state ritirate le firme dei deputati: Gelmini, Brunetta.

  Mozione Prestigiacomo e altri n. 1-00418, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2021: è stata ritirata la firma della deputata Gelmini.