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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito del nullaosta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del 30 dicembre 2020, la Società gestioni impianti nucleari spa (Sogin), società dello Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, ha pubblicato la proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31;

    ai sensi della citata disposizione di legge, il deposito è destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività, derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitari e dalla pregressa gestione di impianti nucleari, e all'immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari in un Parco tecnologico;

    la proposta di carta è stata stilata in base ai criteri emanati dall'Ispra (oggi Isin) nella Guida tecnica n. 29 del 4 giugno 2014, recante «Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività», Guida tecnica sottoposta a un processo di revisione internazionale da parte della Iaea nonché a una fase di consultazione degli enti e degli organismi tecnici nazionali interessati;

    nella Cnapi vengono individuati 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito, raggruppati in quattro insiemi con ordine di idoneità decrescente (A1, A2, R e C), individuati, in base all'articolo 27, comma 1, del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, considerando aspetti socio-ambientali, logistici e di classificazione sismica;

    in base a questi criteri, sono state individuale 8 zone potenzialmente idonee in Piemonte, 2 in Toscana. 22 nel Lazio, 12 in Basilicata, 1 in Puglia, 4 in Basilicata-Puglia, 14 in Sardegna. 4 in Sicilia. Su 67 aree, 12 sono in classe A1 (Aree continentali, molto buone). 15 in classe A2 (Aree continentali, buone), 15 in classe B (aree insulari), 29 in classe C (Aree in zona sismica 2);

    la pubblicazione della proposta di Cnapi ha generato nei territori e tra le comunità interessate sentimenti di forte preoccupazione e di generale allarme — reazioni in molti casi sfociate in dure manifestazioni di protesta — per le conseguenze che potrebbero derivare dalla realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, anche in considerazione del fatto che le attività di informazione e coinvolgimento delle popolazioni sono state del tutto insufficienti, se non assenti;

    nell'arco dei dieci anni che sono stati necessari per giungere alla pubblicazione della proposta di Cnapi, le attività di comunicazione pubblica e istituzionale sono state un esempio negativo di tutto quello che non si dovrebbe fare quando si devono sensibilizzare territori in merito a progetti destinati a modificare le dinamiche delle comunità interessate, soprattutto quando si trattano temi come i rifiuti nucleari che necessitano, viceversa, di un'ampia e chiara informazione tra i cittadini;

    quello adottato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è stato un approccio sconsiderato, fatto di ritardi, rinvii, molti silenzi, indiscrezioni e mezze verità, che ha contribuito a produrre un clima di generale sospetto e preoccupazione attorno al progetto, accentuando naturali contrarietà e resistenze sino a determinare un «effetto Nimby» che risulta difficile da controllare;

    in questo contesto, amministratori locali e cittadini hanno scoperto, da un giorno all'altro, dal sito della Sogin, che il loro territorio era stato ricompreso nella Cnapi;

    con la pubblicazione della proposta di Cnapi, si apre una nuova fase che prevede, in base all'articolo 27, commi 3, 4, 5 e 6, del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, un coinvolgimento maggiore dei soggetti interessati: fase nella quale sarebbe auspicabile recuperare il tempo perso e i ritardi nelle attività di informazione, comunicazione e coinvolgimento;

    le citate disposizioni prevedono che nei centottanta giorni successivi alla pubblicazione della Cnapi, le regioni, gli enti locali, nonché i soggetti portatori di interessi qualificati, possano formulare osservazioni e proposte tecniche alla Sogin ed entro i duecentoquaranta giorni dalla pubblicazione la Sogin promuove un Seminario nazionale a cui possono partecipare, oltre ai Ministeri e all'Agenzia per la sicurezza nucleare, le regioni, le province ed i comuni sul cui territorio ricadono le aree interessate dalla proposta di Cnapi nonché le associazioni di categoria, i sindacati, gli enti di ricerca, le università;

    a seguito della pubblicazione della proposta di Cnapi, sono state sollevate molteplici perplessità in merito al fatto che i criteri siano stati definiti nel 2014 e che la stessa proposta di carta sia stata completata nel 2015 (seppure successivamente sia stata in minima parte integrata), quindi, molto tempo prima della pubblicazione del 30 dicembre 2020. Nel frattempo, potrebbero essere mutate le condizioni oggettive che nel 2015 avevano portato all'inclusione di alcuni siti e all'esclusione di altri. Sarebbe pertanto opportuno verificare se i territori ricompresi nella carta siano ancora da considerarsi potenzialmente idonei ad ospitare il deposito, e se altri, precedentemente esclusi, possano essere oggi compresi;

    tra i criteri di esclusione delle aree potenzialmente idonee figura quello delle «aree che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati», senza tuttavia specificare cosa si debba intendere per adeguatezza della distanza:

    perplessità sono state sollevate anche in merito all'inclusione della categoria B (aree insulari), che interessa 14 siti in Sardegna e 1 in Sicilia, in considerazione del fatto che il trasporto via mare, l'unico fattibile, incontrerebbe numerosi ostacoli, come l'adeguamento delle infrastrutture portuali e delle navi e la copertura assicurativa per i rischi ambientali;

    in Piemonte, diverse aree individuate tra le otto potenzialmente idonee ad ospitare il deposito risultano adiacenti a zone in cui si coltivano e si producono prodotti certificati da marchi di qualità (di origine controllata, protetta, di origine controllata e garantita), nonché prodotti agroalimentari tradizionali, di denominazione comunale o certificati dal comitato scientifico di slow-food;

impegna il Governo:

1) a favorire il massimo grado di coinvolgimento delle comunità locali, delle istituzioni, delle associazioni e dei portatori di interesse durante la cadenzata fase delle consultazioni, prevedendo anche la possibilità di una maggiore flessibilità della tempistica che tenga conto della complessità della materia e dell'impatto della pandemia sulla operatività delle strutture amministrative;

2) a promuovere un'adeguata campagna di informazione, anche di ordine tecnico, che consenta di rendere conosciuto il dettaglio delle operazioni fin qui espletate e quelle che seguiranno dalla pubblicazione della Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) alla progettazione e alla realizzazione del deposito unico e del Parco tecnologico;

3) ad assumere iniziative volte a integrare i rigorosi requisiti delle linee guida con ulteriori criteri selettivi legati ai temi della mobilità e dell'accessibilità infrastrutturale per i materiali inquinanti e delle particolari evidenze paesaggistiche, culturali ed agricole del nostro Paese, effettuando uno studio particolare dei carichi ambientali già esistenti sui territori;

4) ad adottare iniziative per esplicitare la definizione di «adeguata» distanza dai centri abitati;

5) a valutare e ad approfondire nel corso delle procedure di consultazione e in occasione del seminario nazionale l'opportunità di riesaminare la posizione dei siti ricompresi nella proposta di Carta, al fine di verificare la sussistenza della validità dei criteri alla luce di possibili mutazioni del contesto locale, visto anche il tempo trascorso dalla definizione di una prima proposta di Carta;

6) a valutare e ad approfondire nel corso delle procedure di consultazione e in occasione del seminario nazionale l'opportunità di escludere dalla carta le aree insulari, considerata l'impraticabilità del trasporto via mare, per gli alti rischi ambientali e gli alti costi di adeguamento delle infrastrutture di trasporto;

7) a promuovere l'esclusione delle aree prossime a quelle di produzione di prodotti certificati da marchi di qualità (di origine d.o.c. o altra origine denominata) nonché prodotti agroalimentari tradizionali (Pat), di denominazione comunale (DeCO) o certificati dal comitato scientifico di slow-food;

8) a garantire il pieno rispetto dei tempi previsti per la realizzazione del deposito unico nazionale e quindi per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, evitando lo stoccaggio in siti provvisori inidonei a tale scopo;

9) a monitorare che tutta la documentazione pubblicata sul sito internet sia effettivamente completa ed aggiornata, compresa quella disponibile presso le sedi della Sogin s.p.a. e le altre sedi delle ex centrali nucleari elencate nell'avviso pubblico della Sogin e pubblicato sul sito depositonazionale.it;

10) ad assumere iniziative per garantire un'adeguata indennità per i proprietari dei terreni sui quali sarà realizzato il parco tecnologico a valori di mercato che tenga anche conto della destinazione edificatoria e produttiva degli stessi;

11) ad adottare iniziative per rivedere i criteri attualmente previsti dalla normativa vigente in materia di compensazioni a favore dei siti che attualmente ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare, basati attualmente sui confini amministrativi comunali di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 314 del 2003, al fine di includere anche i comuni contermini per i quali dovrà essere comunicata la carta dei rischi derivanti dagli impianti di stoccaggio provvisorio;

12) ad adottare le opportune iniziative volte a garantire tempi più rapidi nell'erogazione delle compensazioni ai territori interessati, in aggiunta alle compensazioni ambientali che verranno previste nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale (Via).
(1-00450) «Vallascas, Costanzo, Colletti, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Corda, Giuliodori, Maniero, Paxia, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 29 marzo 2021, alcuni esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno lanciato un preoccupante allarme in merito alla detenzione e alla sottoposizione ai lavori forzati della minoranza uigura in Cina;

    gli esperti delle Nazioni Unite chiedono un accesso senza ostacoli in Cina per poter condurre un'ispezione ufficiale. Inoltre, chiedono al mondo dell'imprenditoria di riconsiderare la provenienza delle merci acquistate dai loro fornitori cinesi;

    gli esperti raccontano di aver ricevuto segnalazioni su oltre 150 aziende cinesi intimamente collegate con lo sfruttamento e con la violazione dei diritti umani della popolazione uigura;

    il 3 dicembre 2020, gli Stati Uniti hanno dichiarato che proibiranno l'ingresso nel proprio territorio al cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps, della regione autonoma del Xinjiang in Cina, e ai prodotti con esso realizzati, in quanto ritengono che la loro produzione sia avvenuta sfruttando i lavori forzati;

    il provvedimento mira a colpire, oltre alla produzione di cotone del Xinjiang, anche coloro che utilizzano il prodotto cinese in qualsiasi altro luogo;

    in base alle nuove misure, per i prodotti in ingresso contenenti cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps, sarà richiesta la fornitura di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

    gli Usa, così come altri Paesi per lo più occidentali, accusano la Cina di aver perpetrato danni ai diritti umani della minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, e non solo, nella regione del Xinjiang, adottando politiche di repressione nei loro confronti che prevedono anche i lavori forzati;

    la portavoce del Ministero affari esteri cinese Hua Chunying ha affermato che si tratterebbe di politiche su base volontaristica per aiutare le persone di qualsiasi etnia ad avere un impiego stabile; la portavoce del Ministero affari esteri cinese ha ribadito che gli appartenenti a qualsiasi etnia del Xinjiang scelgono liberamente la propria occupazione e che tutti i livelli del Governo nel Xinjiang rispettano la volontà delle minoranze etniche a trovare un'occupazione e forniscono formazione per lavoratori che si registrino volontariamente per migliorare le proprie capacità;

    le osservazioni statunitensi trovano conferma anche nelle stime di Human Rights Watch (Hrw), per le quali Pechino avrebbe rinchiuso almeno un milione di uiguri in campi rieducativi, avrebbe causato scomparse, torturato gli uiguri in custodia delle proprie autorità e portato avanti processi poi conclusi in sentenze di morte. Alcuni gruppi di attivisti hanno affermato che Pechino stia cercando di indottrinare gli uiguri con l'ideologia comunista, facendoli rinunciare alle tradizioni islamiche, per cancellarne la cultura e l'identità;

    il Governo di Pechino ha sempre negato qualsiasi forma di oppressione nei confronti degli uiguri e ha giustificato l'istituzione dei cosiddetti «campi di educazione e addestramento» nel Xinjiang, sostenendo che servano a frenare e arginare movimenti separatisti, violenti ed estremisti compiuti da alcuni membri della minoranza turcofona uigura nel Xinjiang;

    tale provvedimento costringerà molte aziende statunitensi a cambiare la propria catena di approvvigionamento. La produzione di cotone da parte di persone ai lavori forzati costituisce una violazione dei diritti umani e un comportamento anticoncorrenziale perché altera il naturale meccanismo dei prezzi;

    dal provvedimento ci si aspetta, oltre a una produzione mondiale più etica attraverso la mancata vendita di quel tipo di prodotti, anche un recupero di quote di mercato per le produzioni nazionali;

    il Xinjiang è uno tra i maggior centri di produzione di cotone in tutta la Cina e nei Xinjiang Production and Construction Corps viene prodotto 1/3 del cotone realizzato nel Paese, che è strettamente collegato alla catena di produzione tessile cinese e non solo;

    la produzione di materia prima da persone in schiavitù potrebbe essere alla base del basso costo di produzione delle materie prime cinesi;

    ma gli allarmi sulla persecuzione degli Uiguri e di altri prigionieri di coscienza sono ancora più risalenti nel tempo;

    nel 2018 è stato istituito il China Tribunal, diretto da Sir Geoffrey Nice QC, ex pubblico ministero presso il Tribunale internazionale dell'ex Jugoslavia, al fine di verificare se la Cina, come sostiene e contrariamente alle denunce di diverse organizzazioni internazionali, abbia effettivamente bandito, dal 2015, la pratica disumana dell'espianto di organi ai detenuti, soprattutto se appartenenti alle minoranze di «Falun Gong», uiguri e altre minoranze etniche e religiose;

    Sir Geoffrey Nice QC ha confermato l'utilizzo sistematico degli espianti sui prigionieri di coscienza, precisando che tale pratica aberrante «sta continuando su scala significativa», aggiungendo, in termini inquietanti, che «moltissime persone hanno perso la vita in modo indescrivibilmente orribile»;

    le conclusioni di Sir Geoffrey Nice QC precisano che tale pratica disumana, lungi dall'essere stata bandita, prosegue, colpendo selettivamente minoranze etniche e religiose;

    in particolar modo, ogni anno, in Cina, 90.000 detenuti di coscienza subirebbero espianti di organi;

    tale pratica è certamente la più mostruosa, disumana e aberrante che la storia delle dittature abbia mai conosciuto;

    a novembre 2019, diversi media occidentali hanno riportato la sinistra notizia che uomini cinesi di etnia han sono stati incaricati dal Governo cinese di «monitorare» le case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti nei campi di prigionia;

    la notizia è stata comunque confermata anche da un ufficiale cinese che ha rilasciato una intervista a Radio Free Asia, confermando l'esistenza del programma;

    il programma è sinistramente denominato «accoppiatevi e mettete su famiglia» e prevede che i cinesi di etnia han si installino nelle case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti;

    il Governo cinese afferma che trattasi di programma per «promuovere l'unità etnica», mentre l'attivista Rushan Abbas, di origine uigura, ha più volte affermato che trattasi di una vergognosa pratica di stupro di massa;

    alla luce di quanto appena indicato, occorre ripensare profondamente i rapporti tra Italia e Cina, al fine di promuovere il rispetto dei diritti umani in Cina, anche impedendo ai cinesi di poter commercializzare i prodotti provenienti dai campi di lavoro o realizzati con il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori,

impegna il Governo:

   ad esprimere, nelle competenti sedi, la condanna della repressione del popolo uiguro nello Xinjiang;

   ad adottare iniziative per acquisire dagli esperti delle Nazioni Unite la lista delle aziende segnalate in merito alla violazione dei diritti umani al fine di impedire la commercializzazione dei loro prodotti;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa in ambito internazionale per introdurre misure che vietino la commercializzazione di prodotti provenienti dagli Xinjiang Production and Construction Corps, in assenza di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

   ad affrontare, nell'ambito dei rapporti bilaterali e di cooperazione con la Cina, la questione dell'espianto di organi dai prigionieri di coscienza.
(7-00623) «Delmastro Delle Vedove».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

  gli accordi seguiti alla «Brexit» hanno determinato l'ingresso della Gran Bretagna tra i Paesi extraeuropei che partecipano alla distribuzione delle quote relative alla pesca del tonno;

   il nuovo quadro di per sé non incide gravemente sulla situazione italiana, ma rischia di avere conseguenze drammatiche laddove si dovesse modificare il decreto che individua l'attuale distribuzione delle quote, stabilita a livello nazionale;

   tale decreto, infatti, pur non essendo pienamente soddisfacente per gli operatori del settore, ha confermato le quote istituite l'anno precedente e rappresenta, se non un punto di equilibrio ragionevole, almeno un punto di «non eccessivo squilibrio» al di sotto del quale non si può andare, soprattutto alla luce della crisi economica seguente alla pandemia;

   un'eventuale rivisitazione delle quote al ribasso avrebbe conseguenze drammatiche per la Sardegna, che già patisce il fatto di avere un'assegnazione minore rispetto alle altre realtà nazionali e in particolare, per le tonnare fisse che di fatto sarebbero condannate a vedere la propria attività in perdita con effetti devastanti anche sull'occupazione in un territorio sofferente come il Sulcis-Iglesiente;

   la limitazione della quota e con il prezzo medio che attualmente è crollato, provocherebbe il disastro economico indistintamente per tutte le tonnare fisse;

   peraltro, la Sardegna ha solo questo sistema di pesca, mentre tutto il resto della quota e collocato tra Sicilia e Campania;

   per essere eque, eventuali modifiche dovrebbero prevedere un aumento di quota per la Sardegna, dove si trova un impianto che da anni va in mare e riceve solo 10 tonnellate;

   alla luce dei dati, risulta evidente non solo la necessità di evitare ulteriori scelte penalizzanti rispetto al quadro vigente, ma anche quella di intervenire per un riequilibrio delle quote a favore della Sardegna;

   il mantenimento delle quote attuali è da considerare un punto di non ritorno, al di sotto del quale non si deve scendere, deve rappresentare la prima misura per consentire agli operatori di superare il guado della pandemia e deve essere accompagnato da ulteriori misure di sostegno per un settore che non solo rappresenta una realtà economica di primo piano, ma è altresì parte della nostra tradizione, della nostra cultura e di quella qualità della vita che è il marchio dell'Italia nel mondo-:

   quali iniziative intenda porre in essere per evitare nuove sperequazioni nella distribuzione delle quote per la pesca del tonno e gettare le basi per un riequilibrio a favore delle realtà operanti in Sardegna e per un generale sostegno ad un settore strategico per l'economia nazionale.
(3-02147)


   MURA.— Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha indicato chiaramente priorità e modalità della campagna di vaccinazione anti Covid;

   in particolare, la sollecitazione affinché sia completata la vaccinazione delle categorie a rischio (ultraottantenni, anziani e soggetti fragili) è stata oggetto di continuo richiamo e responsabilizzazione delle regioni e dei loro sistemi sanitari;

   nella classifica afferente il livello di somministrazione dei vaccini, in relazione alle dosi consegnate e sulla base della popolazione, la regione Sardegna risulta essere fra le ultime. Così anche per quanto attiene il numero di soggetti vaccinati facenti parte delle categorie a rischio;

   da un articolo di stampa (L'Unione sarda di sabato 27 marzo 2021) di qualche giorno fa, si apprende che, a partire da lunedì 29 marzo 2021, si procederà con la vaccinazione dei dipendenti dell'assessorato regionale alla sanità;

   tutti i Sardi, a prescindere dalle categorie sociali di appartenenza, hanno diritto di essere vaccinati il prima possibile, ma è fondamentale, anche in considerazione di una rinnovata e aggressiva diffusione del virus, mettere in sicurezza le donne e gli uomini, che sulla base dell'esperienza di questo anno pandemico e delle indicazioni mediche, corrono maggiori rischi –:

   se il Governo sia a conoscenza dello stato della campagna vaccinale sarda;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché nella gestione del piano vaccinale su tutto il territorio nazionale, Sardegna compresa, siano rispettate, nella somministrazione del vaccino, le priorità legate all'età e alle fragilità che, in automatico, dovrebbero ridurre discrezionalità e corsie preferenziali.
(3-02157)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA e BELOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina della certificazione medica per l'esercizio di attività sportiva agonistica è contenuta nel decreto ministeriale del 18 febbraio 1982;

   il predetto decreto demanda alle federazioni sportive nazionali ed agli enti sportivi riconosciuti dal Coni (discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva) il compito di qualificare come agonistiche le singole e specifiche attività sportive;

   pertanto, sono obbligati a richiedere il certificato medico agonistico tutti coloro che, in quanto tesserati alle federazioni sportive nazionali, alle discipline associate ed agli enti di promozione sportiva, praticano un'attività sportiva che i suddetti enti qualificano come agonistica;

   oggi, alcune regioni prevedono l'esenzione del costo della prima visita; se però un ragazzo, dopo un certo periodo di tempo, decide di intraprendere una disciplina sportiva diversa, che prevede la stessa tipologia di visita per lo stesso certificato, deve sottoporsi ad un'ulteriore visita, questa volta a sue spese;

   sarebbe invece auspicabile semplificare la procedura prevedendo che, sul certificato della prima visita, venissero indicati gli sport idonei ad essere praticati con quella visita;

   inoltre, oggi, nel caso in cui lo sportivo debba sottoporsi ad una nuova visita, deve obbligatoriamente portare l'originale della visita precedente, altrimenti non può effettuare la nuova visita;

   questo tipo di burocrazia crea evidenti problemi soprattutto alle famiglie dei giovani sportivi e alle società sportive stesse –:

   quali iniziative di competenza si ritenga opportuno assumere al fine di semplificare tale procedura che sta creando disagi sia al livello nazionale che locale.
(4-08755)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Governo sloveno continua a sbarrare i valichi con il Friuli Venezia Giulia, per impedire l'accesso nel proprio territorio agli italiani, creando gravi disagi ai lavoratori che operano oltre i confini;

   sono stati installati nuovi sbarramenti a Muggia nelle frazioni di Lazzaretto, Santa Barbara, Cerei, Chiampore oltre che in provincia di Udine, a Taipana;

   il Governo non può continuare a restare inerme di fronte a quelli che all'interrogante appaiono continui abusi della Slovenia, che questa volta ha deciso di vietare il transito in vista del lockdown che sarà attivato sul proprio territorio dal 1° aprile 2021;

   si tratta di provvedimenti adottati dalle autorità slovene senza una preventiva informazione e che hanno di conseguenza messo in difficoltà i sindaci italiani dei territori coinvolti;

   è inconcepibile il comportamento che in questa emergenza sanitaria sta portando avanti un Paese dell'Unione europea nei nostri confronti e nel silenzio di ogni istituzione –:

   se e quali iniziative il Governo intenda urgentemente adottare per tutelare i territori di confine e le comunità interessate che stanno subendo un grave danno in conseguenza delle iniziative assunte dalla Slovenia, senza preavviso e ad avviso dell'interrogante arbitrariamente, per imporre il blocco dei confini.
(5-05621)

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che nei giorni scorsi il capo dell'ufficio amministrativo dell'ambasciata italiana negli Usa abbia riferito al personale della sede che, a decorrere dal prossimo 1° aprile vi sarebbero state delle variazioni in pejus delle coperture assicurative sanitarie per tutto il personale operativo negli Usa soggiacente al welfare italiano, diplomatici, impiegati di ruolo e impiegati a contratto, assicurato con Blue Cross Blue Shield;

   la notizia della rimodulazione assicurativa, a quanto consta all'interrogante, è stata veicolata al personale senza alcun preavviso, senza alcuna nota esplicativa e ad appena una settimana dall'entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza consentire alcuna possibilità di confronto con l'amministrazione e lasciando i lavoratori deprivati della possibilità di riorganizzarsi sotto il profilo delle cure e della gestione delle risorse personali destinate a queste ultime;

   stando alle informazioni a disposizione dell'interrogante, il capo dell'ufficio amministrativo avrebbe addotto come motivazione, la variazione di una normativa nazionale che avrebbe rimodulato l'applicazione dei livelli essenziali di assistenza e l'erogazione dei farmaci a carico del servizio sanitario e, di conseguenza, tale evoluzione normativa sarebbe andata a palesarsi anche nella copertura assicurativa sanitaria riconosciuta ai lavoratori del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale negli Usa; pertanto, la questione, malgrado la evidente delicatezza e gravità, non sarebbe stato oggetto di confronto con il personale e nemmeno con le rappresentanze sindacali in sede;

   le variazioni in questione, se dovessero essere applicate, comporteranno una cancellazione delle prestazioni sanitarie precedentemente rientranti nella garanzia assicurativa, con particolare riferimento alle prestazioni medico-specialistiche psichiatrico-neurologiche e alle terapie riabilitative fisioterapiche, compromettendo anche la fruizione di circa 5.000 farmaci da prescrizione medica che dal 1° aprile 2021 non saranno più concessi gratuitamente, i cui costi dovranno essere sostenuti interamente dall'assistito;

   secondo le informazioni in possesso dell'interrogante, non sarebbero nemmeno tutelati i soggetti fragili, che avrebbero il diritto di fruire gratuitamente delle citate prestazioni e che, stando alla nuova postura amministrativa, saranno soggetti alla discrezionalità dell'ufficio amministrativo della sede, il quale vagherà i singoli casi valutando la sussistenza delle condizioni atte a legittimare la deroga;

   si assiste ad un eloquente paradosso secondo cui, malgrado dal marzo 2020 si siano susseguiti proclami tesi a sottolineare la priorità di implementare, gli strumenti assistenziali e le garanzie di salute, e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) abbia previsto 19,72 miliardi di euro per il sistema sanitario e in ultimo il cosiddetto decreto-legge «sostegni» abbia previsto un fondo da un miliardo di euro, per concorrere al rimborso delle spese sanitarie sostenute dalle regioni, si assiste a manovre di tal natura in cui sono palesemente compromessi i diritti inalienabili dei cittadini e lavoratori, in primis il diritto alla salute costituzionalmente sancito, con interventi a giudizio dell'interrogante privi di legittimità sotto il profilo formale e sostanziale, che sembrano fondati su previsioni legislative di cui non sono stati forniti né dettagli né le eventuali correlazioni con interventi in sede assicurativa o bilaterale-:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   se non intendano chiarire quanto verificatosi e, in particolare, le ragioni dell'informativa di cui in premessa, e su quale previsione normativa le richiamate variazioni trovino fondamento;

   se ritengano di dover intraprendere ogni opportuna iniziativa volta a tutelare il diritto alla salute dei lavoratori del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale negli Usa, preservando le garanzie finora riconosciute ed escludendo qualsivoglia misura volta a recare nocumento ai lavoratori.
(4-08752)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   PANIZZUT, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PAOLIN, PAOLIN, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   com'è purtroppo noto, sono ancora molto numerose le barriere nella comunicazione e nell'accesso all'informazione che si frappongono alla piena integrazione nel tessuto sociale delle persone affette da sordità, sordocecità e da altre disabilità uditive, sia di carattere congenito che acquisito;

   tra gli interventi attesi da anni dalle persone affette da queste forme di disabilità – divenuti oggi ancor più urgenti, anche in considerazione della pandemia da COVID-19 – vi è, in primis, il riconoscimento della lingua dei segni italiana (Lis) e della lingua dei segni italiana tattile (Lis tattile);

   la lingua dei segni italiana e la lingua dei segni italiana tattile sono le principali forme di comunicazione delle persone affette, rispettivamente, da sordità e da sordocecità, in quanto per le loro modalità visivo-gestuale e tattile possono essere apprese in modo spontaneo, anche nei primi anni di vita, attraverso le stesse tappe di acquisizione del linguaggio parlato;

   le lingue dei segni sono richiamate espressamente dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007 e resa esecutiva dalla legge 3 marzo 2009, n. 18;

   ancor prima, il Consiglio d'Europa aveva adottato una raccomandazione in materia – la raccomandazione n. 1598 del 2003 – la quale aveva riconosciuto la lingua dei segni come mezzo di comunicazione naturale e completo, idoneo a promuovere l'integrazione delle persone con limitazioni uditive nella società e a facilitare il loro accesso all'educazione, all'impiego e alla giustizia;

   a fronte di quanto precede, in tutti i Paesi europei e in molti Paesi del mondo la lingua dei segni ha già ottenuto un riconoscimento ufficiale e concreto a livello costituzionale ovvero in base a una specifica legislazione;

   proprio questo riconoscimento, invece, manca ancora oggi nel nostro Paese, nonostante le numerose proposte di legge presentate in materia, alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, anche dal Gruppo Lega-Salvini Premier –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di promuovere il riconoscimento della lingua dei segni italiana (Lis) e della lingua dei segni italiana tattile (Lis tattile).
(3-02148)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2021 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 3 febbraio 2021, n. 26 recante il regolamento concernente i requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità degli investimenti del «Patrimonio Destinato» di cui all'articolo 27 del cosiddetto decreto rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020);

   tale decreto sarà vigente a decorrere dal 25 marzo 2021 e rappresenta senza alcun dubbio un passo in avanti per il Patrimonio Destinato al sostegno e rilancio del sistema economico-produttivo italiano in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   sul punto si evidenzia che, per garantire l'effettiva operatività del processo, dovranno essere definiti gli apporti stabiliti con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze (cosiddetto Decreto Apporti, ovvero il decreto con cui sarà emessa la prima tranche di titoli da conferire al Patrimonio destinato per sostenere innanzitutto le imprese con maggiori difficoltà economiche in questo momento) e con regolamento operativo da deliberarsi da parte di Cassa depositi e prestiti;

   come noto, infatti, i tre pilastri su cui si deve articolare l'intervento del Patrimonio destinato sono: a) gli interventi disponibili fino al 31 dicembre 2021, salvo altre proroghe nel quadro del cosiddetto Temporary Framework della Commissione europea per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, sotto forma di aumento di capitale, prestito obbligazionario subordinato, convertendo, prestito obbligazionario subordinato convertibile e prestito obbligazionario subordinato; b) gli interventi a condizioni di mercato, sotto forma di aumento di capitale e prestito obbligazionario convertibile; sempre a condizioni di mercato, gli interventi di acquisto diretto o indiretto (questi tramite Oicr-Organismi di investimento collettivo del risparmio) e interventi di turnaround diretto o indiretto tramite Oicr;

   tale articolazione definisce l'evoluzione, a partire dal 2022, del Patrimonio Destinato nel cosiddetto «Patrimonio Rilancio» e conseguentemente una chiara distinzione tra l'iniezione di risorse per consentire alle imprese di sopravvivere a causa dell'emergenza pandemica da Covid-19, ovvero il capitale di salvataggio e l'iniezione di capitale di crescita dove i soggetti operano secondo logiche e dinamiche di mercato;

   in tale quadro occorre, tuttavia, rilevare che, ad oggi, non risulta ancora emanato il citato «decreto Apporti» che dovrebbe, invece, essere varato subito per garantire immediato sostegno alle imprese in grave difficoltà economiche, né tanto meno il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di cui al comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge «Rilancio» (che doveva essere emanato entro il settembre 2020) ove si prevede che, al conto fruttifero su cui confluiscono le disponibilità liquide del Patrimonio destinate possano affluire anche le disponibilità liquide dei contribuenti che intendano investire i loro risparmi a sostegno della crescita dell'economia reale, rafforzando la capitalizzazione popolare delle imprese. Tale disposizione prevede, poi, che le disponibilità liquide del patrimonio destinato così costituite siano gestite dalla Cassa depositi e prestiti S.p.a, assicurando il massimo coinvolgimento anche delle società di gestione del risparmio italiane per evitare ogni possibile effetto di spiazzamento del settore private capital;

   nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2021 A.C. 2790-bis), l'interpellante aveva, altresì, presentato un emendamento con cui si proponeva che il Ministro dell'economia e delle finanze, al fine di garantire maggiore competitività del sistema produttivo attraverso la leva finanziaria, in conformità con gli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, individuasse le risorse destinate a potenziare le nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir) al fine di accelerare l'evoluzione del Patrimonio Rilancio in un vero e proprio fondo sovrano pubblico-privato italiano, o fondo dei fondi, gestito dalla Cassa depositi e prestiti Spa, con il coinvolgimento delle società di gestione del risparmio (Sgr) italiane e delle altre istituzioni finanziarie, in cui oltre alle risorse pubbliche, private e alla garanzia offerta dal patrimonio artistico e culturale del nostro Paese, possano confluire parte dei contributi provenienti dall'Unione europea;

   ad oggi non risulta ancora chiaro un punto centrale per il mercato e lo sviluppo economico del Paese, ovverosia in che termini Cassa depositi e prestiti, al netto degli interventi di sostegno delle imprese in crisi, coinvolgerà gli attori del private capital, trasformandola a partire dal 2022, 1'intervento emergenziale disposto con il Patrimonio Destinato in un intervento di crescita con il Patrimonio Rilancio, individuando in un, fondo sovrano italiano pubblico-privato, o fondo dei fondi lo strumento più congeniale per favorire la patrimonializzazione delle imprese, in cui possano confluire anche parte delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), oltre al risparmio privato incentivato -:

   se il Governo non intenda adottare con la massima sollecitudine decreto ministeriale cosiddetto «Apporti» per consentire quella iniezione di liquidità necessaria alle imprese ormai al limite della sopravvivenza, a causa dell'emergenza pandemica da Covid, nonché il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del cosiddetto Decreto Rilancio, nella considerazione che detta disposizione costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del Patrimonio Destinato in un vero e proprio Patrimonio Rilancio, attraverso lo strumento del fondo sovrano italiano pubblico-privato, o fondo dei fondi, finalizzato a favorire la patrimonializzazione delle imprese.
(2-01156) «Giacomoni».

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CORDA, CABRAS e SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex re dei paparazzi, Fabrizio Corona, già noto per le sue vicende giudiziarie, condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi, stava scontando il residuo della sua pena con la detenzione domiciliare, concessagli, nel dicembre 2019, per comprovate esigenze di salute e di famiglia, in attesa del giudizio sul ricorso avverso la revoca della misura alternativa alla pena detentiva;

   il Tribunale di sorveglianza di Milano si è pronunciato confermando la revoca del differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare e ordinando il ritorno in carcere per una serie di violazioni delle prescrizioni stabilite, tra cui l'uso dei social network, la violazione delle norme anti Covid-19 e comparsate televisive, motivazioni non compatibili con lo stato di salute mentale del Corona;

   al momento dell'arresto, a seguito di atti di autolesionismo, è stato ricoverato presso l'Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano ove, da diversi giorni, piantonato e sorvegliato 24 ore su 24 nel reparto di psichiatria, ha avviato lo sciopero della fame;

   alle 22,30 del 22 marzo 2020 è stato prelevato da ben 8 uomini della polizia penitenziaria e trasferito presso la casa circondariale di Monza ove dovrà scontare circa 3 anni di reclusione residua, tra cui 9 mesi già scontati in affidamento;

   la concessione della detenzione domiciliare era giustificata per motivi di salute sia dalla conclamata diagnosi effettuata da ben quattro enti diversi che definiscono il Corona un soggetto con disturbi della personalità borderline, associati a tendenze narcisistiche e a episodi depressivi, sia per favorire il programma di recupero dalla dipendenza da cocaina;

   per la cura, il trattamento e la riabilitazione in relazione a tali problematiche, era in cura presso lo Smi, Servizio multidisciplinare integrato, autorizzato dall'Asl di Milano e accreditato con la regione Lombardia che si occupa di persone con problemi di abuso e dipendenza, e presso il quale era seguito da una equipe socio-sanitaria e, regolarmente, si sottoponeva agli esami tossicologici;

   la misura alternativa alla detenzione in carcere era motivata dalla necessità di provvedere al mantenimento al sostentamento del figlio, il quale ora si trova presso i nonni materni in Croazia, e che gli consentiva di continuare il suo lavoro, il cui svolgimento richiede anche l'utilizzo di social network e partecipazioni a programmi televisivi;

   da quanto riferisce il suo legale, Corona è in condizioni psicofisiche molto precarie, provato, debilitato e visibilmente dimagrito. Ha, inoltre, fatto pervenire messaggi forti ed inquietanti dichiarandosi pronto anche a morire per difendere i suoi diritti;

   è certamente un personaggio pubblico, che come altri soggetti privati ha commesso i propri errori per i quali non deve essere sottratto al corso della giustizia, particolarmente noto per arroganza e superbia ma queste ultime sono caratteristiche principali del disturbo narcisistico di personalità di cui è affetto;

   per i soggetti che presentano queste patologie psichiatriche la detenzione in carcere non si adatta ad un percorso terapeutico e riabilitativo per il quale è necessaria, invece, l'individuazione di strutture adeguate non compatibili con quelle detentive nelle quali difficilmente si riescono ad ottenere progressi e trattamenti adeguati;

   l'U.e.p.e., l'Ufficio per l'esecuzione penale esterna, è intervenuto e ha fatto presente come fosse auspicabile il mantenimento della misura in corso. Il Tribunale ha deciso senza tenerne conto e senza effettuare una perizia –:

   se, anche alla luce della vicenda esposta in premessa, non ritenga di adottare iniziative normative volte a prevedere misure più idonee, per l'esecuzione della pena, per soggetti che presentino acclarate diagnosi di gravi patologie psichiatriche.
(4-08758)


   GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella puntata de «Le Iene» del 23 marzo, è stata ricostruita la vicenda di Pompeo Panaro, consigliere della democrazia cristiana, ucciso nel 1982 a Paola, Cosenza, dalla 'ndrangheta. Nel 2013 la magistratura ha rinviato a giudizio uno dei suoi presunti assassini, il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa, ma per gli altri — si legge nella richiesta del pubblico ministero — «si procede separatamente in quanto deceduti»;

   nella puntata, in cui presenzia il figlio del Panaro, emerge, invece, che dei nove presunti responsabili della morte di Panaro solo tre sono morti. Gli altri sei, invece, sono vivi, alcuni liberi e altri detenuti. Il figlio Paolo Panaro ha raccontato i misteri e i depistaggi che, a suo dire, hanno costellato la vicenda del padre. Solo nel 2013, infatti, la magistratura ha rinviato a giudizio uno dei suoi presunti assassini: il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa. L'ex boss della 'ndrangheta, poi assolto perché il reato era ormai prescritto. Nella richiesta di rinvio a giudizio, però, il figlio trova i nomi degli altri indagati per i quali — c'è scritto — «si procede separatamente in quanto deceduti». «Di questi nove solo tre sono effettivamente deceduti. — racconta il figlio della vittima — gli altri sono vivi e vegeti. Tra l'altro pregiudicati, tutti noti alle forze dell'ordine». L'indagine sulla scomparsa di Pompeo Panaro era stata «ufficialmente archiviata come lupara bianca»;

   «Nel 1993, il Tribunale attesta la dichiarazione di morte presunta». Dopo diversi anni, però, grazie a un articolo di giornale il figlio scopre che c'era stata un'indagine. «Ricevo un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti — dice davanti alle telecamere — che mi documenta una verità sconcertante, la scoperta del ritrovamento del corpo di mio padre: ho capito che c'era qualcosa che non torna». In sostanza, il corpo di Pompeo Panaro era stato trovato pochi mesi dopo la scomparsa grazie a una telefonata anonima che aveva fornito gli elementi per individuare il punto preciso dove era stato seppellito il consigliere comunale;

   il figlio, quindi, ha presentato un esposto alla procura distrettuale antimafia di Catanzaro che nel 2013 ha aperto le indagini. Si scopre così che in realtà erano due i pentiti che avevano parlato dell'omicidio di suo padre. Il primo è stato Fedele Soria, del clan Serpa, che poi ha ritrattato dopo aver indicato il luogo del delitto e i nomi degli esecutori, tutti 'ndranghetisti. A dieci anni dal primo pentito, un altro collaboratore è stato interrogato sullo stesso omicidio e ha confessato di essere uno dei responsabili. Si tratta dell'ex boss Giuliano Serpa che ha indicato gli stessi nomi fatti dall'ex collaboratore Soria;

   «Nessuno dei due pentiti fu mai preso in considerazione». «Giuliano Serpa — aggiunge il figlio della vittima — viene anche accompagnato sul luogo dove avevano già trovato il corpo. Vanno lì dopo 35 anni a cercare un corpo che avevano già trovato». È con il rinvio a giudizio di Serpa che il figlio scopre che per la magistratura gli altri presunti responsabili sono deceduti. Per «come indicato dal pm sono deceduti» scrive il gip che archivia così l'inchiesta nei confronti di tutti i soggetti indicati dal pentito Serpa. La vicenda di Pompeo Panaro si conclude nel 2015 con una sentenza della Corte d'Assise di Cosenza nella quale i giudici dichiarano gli indagati «tutti deceduti»; Serpa verrà valutato dai giudici non solo come «credibilissimo», ma la sua è una testimonianza dotata di valore probatorio certo, quanto a tutte le dichiarazioni auto ed etero accusatorie avendo egli disvelato singole responsabilità, modalità del fatto omicidiario e causale dell'omicidio –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa.
(4-08760)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PIZZETTI, GARIGLIO, ANDREA ROMANO, CANTINI, BRUNO BOSSIO e DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'aviazione produce attualmente il 2 per cento delle emissioni globali di gas serra. Il trasporto aereo è stato in questi anni l'unico settore escluso dagli obblighi di decarbonizzazione e le previsioni di crescita della domanda vanno in direzione contraria agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni;

   nel settore dell'aviazione la principale soluzione a medio termine è rappresentata dai carburanti sostenibili per l'aviazione o Saf (Sustainable Aviation Fuels), che potrebbero consentire una riduzione delle emissioni fino al 80 per cento rispetto ai carburanti tradizionali. Il principale ostacolo alla loro diffusione è rappresentato dal maggior prezzo finale e comporta la necessità di introdurre forme di incentivazione per compensare i maggiori costi e stimolare la domanda;

   a livello europeo è in corso di definizione l'iniziativa ReFuelEU Aviation, finalizzata ad introdurre misure normative ed incentivi allo sviluppo dei carburanti sostenibili per l'aviazione;

   al fine di affrontare concretamente il tema, numerosi Paesi europei hanno adottato, o previsto di adottare, iniziative volte a garantire l'impiego di quote minime di miscelazione dei carburanti tradizionali ai Saf;

   l'8 febbraio 2021 i Ministri dei trasporti di otto importanti Stati membri dell'Unione europea (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svezia) hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta chiedendo alla Commissione europea un maggiore sforzo nella promozione dei carburanti sostenibili per l'aviazione;

   questa dichiarazione segue una simile iniziativa, adottata dai Ministri di sei Stati membri nel mese di giugno 2020, in cui si sollecitava la Commissione a definire rapidamente misure volte a garantire la diffusione dei Saf e a proporre una quota minima di miscelazione vincolante a livello europeo;

   l'Italia, che non è tra i firmatari delle lettere, ha riconosciuto il contributo dei Saf all'interno del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, sottolineando la necessità di instaurare un meccanismo di incentivo al loro utilizzo. Il Piano non prevede misure specifiche e non risultano essere state ad oggi adottate forme di sostegno in questa direzione –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte allo sviluppo di una strategia nazionale per la decarbonizzazione del settore aereo, come l'istituzione di quote di miscelazione obbligatoria di carburanti sostenibili per l'aviazione, dando attuazione al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.
(5-05622)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 89 (Garganica) è una strada in gestione all'Anas spa, che, attraversando il Parco nazionale del Gargano, percorre il periplo dell'omonimo promontorio collegando San Severo a Foggia;

   gli ultimi 40 chilometri di tale infrastruttura, da Manfredonia a Foggia, sono impostati come una superstrada a 4 corsie, che costeggia anche l'aeroporto militare di Amendola;

   si tratta di un'arteria stradale fondamentale per la viabilità del territorio, molto trafficata sia per gli spostamenti di persone che per la movimentazione delle merci. La strada statale 89 è, infatti, la principale via di collegamento tra l'autostrada A14-Adriatica e i centri turistici del Gargano, l'aeroporto militare Amendola, l'area industriale di Manfredonia;

   numerosi e spesso mortali sono gli incidenti stradali, soprattutto nei tratti di codesta arteria non dotati di barriere e/o guard-rail spartitraffico centrali di sicurezza, che ne regolerebbero oltremodo il flusso veicolare;

   un incidente che destò particolare sconcerto nell'opinione pubblica fu quello di una coppia di coniugi travolta e uccisa da un'autovettura di fronte all'Abbazia di San Leonardo in Lama Volara;

   dal 2015 ad oggi, nel solo tratto a doppia carreggiata senza spartitraffico fra l'uscita Manfredonia Sud e l'aeroporto di Amendola, 8 persone sono decedute e 14 sono rimaste ferite in maniera grave in incidenti stradali. L'ultimo episodio è avvenuto il 23 gennaio 2021 ed è costato la vita ad una giovane di Manfredonia;

   questo testimonia la cogente necessità di mettere in sicurezza la circolazione e la viabilità, nel territorio della provincia di Foggia, di questa fondamentale arteria viaria;

   in risposta ad una nota dell'interrogante del 2018, Anas comunicò che: «L'intervento di adeguamento e miglioramento tecnico funzionale, mediante installazione di barriere di sicurezza tipo New Jersey, sul tratto tangenziale di Manfredonia – svincolo di San Giovanni Rotondo della S.S. 89, è stato inserito nel piano dei fabbisogni ANAS per la manutenzione programmata 2017-2021»;

   ad una interrogazione sullo stesso tema presentata dal sottoscritto, il Governo rispose che Anas aveva in programma i lavori di separazione delle carreggiate, nel tratto Manfredonia-Aeroporto Amendola;

   dal sito dell'azienda risulta all'interrogante che ci sarebbero i fondi per realizzare barriere spartitraffico su tutta la rete viaria nazionale gestita da Anas spa –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per garantire la sicurezza della circolazione stradale nella tratta di cui in premessa con specifici interventi, in particolare attraverso l'installazione di barriere di sicurezza.
(5-05623)


   BALDELLI, ROSSO, PENTANGELO, SPENA, CALABRIA, BARELLI e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   tra le misure adottate a seguito dell'esplosione della pandemia da COVID-19 per limitare la diffusione dei contagi vi sono state anche disposizioni che hanno imposto restrizioni alla mobilità delle persone;

   si sono verificati diversi casi, come ad esempio accaduto a Roma e in altre città di diversa dimensione, in cui non sono stati prorogati i permessi di accesso alle zone a traffico limitato, acquistati a titolo oneroso, per un periodo equivalente a quello nel quale la circolazione è stata interdetta o limitata –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative di carattere normativo, in raccordo con gli enti locali, volte a garantire la proroga della validità di tali permessi acquistati a titolo oneroso e non utilizzati a seguito delle misure di contenimento dell'epidemia da COVID-19.
(5-05624)


   SILVESTRONI, MASCHIO e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la situazione negli uffici delle motorizzazioni civili è diventata insostenibile, a causa della mancanza ormai cronica di personale, aggravata dall'emergenza pandemica;

   come si apprende da fonti di stampa, a Verona, ad esempio, i tempi medi di attesa sono passati da due a circa cinque mesi per gli esami di guida, e fino a sei mesi per l'emissione del duplicato della patente, senza considerare che in alcuni uffici i tempi per effettuare la revisione di un veicolo pesante o del collaudo di un impianto a gpl arrivano anche ad un anno;

   i disagi non coinvolgono solo i cittadini e, ovviamente, i lavoratori per il conseguimento delle patenti professionali, con gravissime ripercussioni anche sul fronte occupazionale, ma le stesse scuole guida e le agenzie di pratiche automobilistiche, secondo le quali il problema non è legato solo alla carenza di organico, confermando come per il duplicato di una patente smarrita i tempi di attesa siano anche di 90 giorni: «È il caos totale. Oggigiorno ci occupiamo noi di quasi tutta la burocrazia che un tempo competeva agli uffici della Motorizzazione. Ma a causa dei ritardi rischiamo di non riuscire a fornire i servizi ai nostri clienti»;

   l'emergenza riguarda anche gli esami di scuola guida e la prospettiva, se non la certezza, di tempi biblici per ottenere la patente, posto che non sarà più possibile sostenere la prova di teoria anche cartacea, soluzione non più ritenuta sufficientemente sicura;

   la situazione peggiora ulteriormente per la prova pratica posto che l'attesa per sostenere l'esame di guida arriva fino a sei mesi dal giorno in cui è stata sostenuta la teoria: a marzo, a fronte di 2.838 fogli rosa, le richieste coperte non hanno raggiunto il 30 per cento del totale; e nel mese di aprile, si stima che a fronte di 2.942 fogli rosa attivi i posti saranno 577;

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la piena operatività delle sedi della Motorizzazione civile e fronteggiare efficacemente le emergenze riscontrate, considerato che tali sedi sono gravate da una grande mole di lavoro insostenibile e da carenza di organico.
(5-05625)


   MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le prenotazioni degli esami per la patente di guida sono state ridotte ormai da mesi a causa del Covid-19 e in tutto il Paese la situazione è sempre più ingestibile;

   dopo un periodo di calma apparente, ritorna l'emergenza per gli esami di scuola guida e la prospettiva, se non la certezza, di tempi estremamente dilatati nel tempo per ottenere la patente;

   la situazione di molti uffici delle Motorizzazioni civili è ormai insostenibile, con tempi di attesa non consoni ad un Paese come l'Italia. A Torino, oltre 13 mila persone aspettano ancora di sostenere l'esame della patente. A Roma da mesi si registrano gravi difficoltà, con oltre 14 mila pratiche da evadere. E la situazione non è molto diversa in altre parti d'Italia, da Verona, Milano, Bergamo sino ad arrivare a Napoli;

   non è possibile che debba trascorrere un anno di tempo per poter sostenere l'esame di pratica, è una situazione insostenibile, sia per gli utenti che per gli operatori del settore, già fortemente penalizzati dall'emergenza sanitaria;

   prendere la patente non è un'attività di diletto, spesso è indispensabile per trovare un lavoro;

   al fine di ridurre l'arretrato in materia di svolgimento delle prove di verifica delle capacità e dei comportamenti per il conseguimento delle abilitazioni di guida di cui all'articolo 116 del codice della strada, in sede di conversione del decreto-legge 183 del 2020 è stato approvato un emendamento con il quale si prevede che le prove di esame per l'abilitazione alla conduzione di veicoli possano essere svolte anche da personale degli uffici della motorizzazione civile collocato in quiescenza, abilitato ai sensi dell'articolo 121, commi 3 e 5-bis, del codice della strada di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992;

   il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili è competente ad adottare il decreto atto a stabilire le disposizioni attuative e le modalità di accreditamento del personale ausiliario adibito alla funzione di esaminatore presso la direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente e opportuno provvedere all'emanazione del decreto attuativo in tempi rapidi.
(5-05626)


   MARINO, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 128 del 2017, approvata nella XVII legislatura, ha previsto l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione che siano situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico. La finalità è quella di favorire la salvaguardia e la valorizzazione delle tratte ferroviarie di particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico, ivi compresi i tracciati ferroviari, le stazioni e le relative opere d'arte e pertinenze, nonché dei rotabili storici e turistici abilitati a percorrerle, compresa la disciplina dei ferrocicli;

   attraverso la legge 11 luglio 2019, n. 71, rubricata Modifiche alla legge 9 agosto 2017, n. 128, in materia di affidamento dei servizi di trasporto nelle ferrovie turistiche, sono stati eliminati alcuni impedimenti tecnico-normativi previsti dalla disciplina previgente che, obbligando i gestori del trasporto ferroviario a scopo turistico ad avere necessariamente la qualifica di impresa ferroviaria, aveva di fatto causato uno «stop» allo sviluppo di questa importante politica per il turismo e per la valorizzazione delle linee storiche o in disuso in alcune regioni italiane tra cui la Sardegna. Al contempo, con la nuova legge, sono stati preservati gli elementi innovativi già contenuti nella legge n. 128 del 2017, che consentono la convivenza tra i treni e i ferrocicli, l'affidamento dei servizi commerciali ai territori, la conduzione dei treni storici da parte di musei e associazioni, favorendo pertanto la presenza importantissima delle linee regionali: un unicum nazionale e internazionale;

   è noto, tuttavia, che l'applicazione della normativa citata ha subito un brusco rallentamento a causa della mancata emanazione dei decreti attuativi prodromici alla messa in esercizio delle ferrovie turistiche;

   va considerato che ci si avvia verso la bella stagione e si auspica, dopo quasi un anno di emergenza sanitaria, un ritorno alle normali attività, fra cui il turismo, che si ipotizza sarà prevalentemente nazionale almeno in questa prima fase –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di emanare i necessari decreti attuativi in tempi ragionevolmente rapidi.
(5-05627)


   PAITA e MORETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto 8 gennaio 2021, di attuazione della legge 120 del 2020 che ha modificato il codice della strada, specifica le condizioni per la sostituzione decennale del serbatoio Gpl sui veicoli e ha indicato che le modifiche introdotte siano eseguite nel rispetto della normativa vigente, nonché delle direttive della direzione generale per la motorizzazione;

   la direttiva 2007/46 CE, il regolamento ECE/ONU 67/01, nonché le disposizioni della circolare della direzione generale per la motorizzazione prot. 24975-DIV3-C del 6 novembre 2016 disciplinano la sostituzione dei serbatoi sui veicoli dotati fin dall'origine di impianto di alimentazione Gpl;

   la circolare 24975-DIV3-C specifica che le condizioni che un serbatoio Gpl deve soddisfare affinché possa essere sostituito senza necessità di nulla osta da parte del costruttore: 1) deve essere omologato in base al Regolamento R67/01; 2) non deve differire dal serbatoio originario per forma, capacità (tolleranza ±10 per cento) spessori e dimensioni geometriche tali da utilizzare lo stesso sistema di fissaggio al veicolo e utilizzare i medesimi punti di ancoraggio alla struttura del veicolo stesso; 3) gli accessori fissati al serbatoio originario, qualora non indicati nell'omologazione del serbatoio di sostituzione, debbono essere sostituiti con altri che invece risultano indicati in tale omologazione;

   la richiesta dello spessore del serbatoio crea criticità agli operatori: l'installatore non è in grado di verificare lo spessore del serbatoio e si costringe l'officina e l'automobilista a scegliere solo il serbatoio originale e non un altro anche se regolarmente omologato;

   da oltre 4/5 anni i veicoli che si trasformano e i veicoli che escono direttamente con l'impianto Gpl installato dal costruttore, vengono equipaggiati con serbatoi di vari spessori, purché siano omologati secondo le Norme internazionali (Reg. ECE/ONU 67-01); stessa procedura sulla sostituzione decennale dei serbatoi sui veicoli trasformati mentre esclusivamente sui veicoli equipaggiati in origine con l'impianto Gpl vige la condizione dello stesso spessore della lamiera del serbatoio;

   tale requisito rende la normativa penalizzante sia per l'installatore che per il proprietario del veicolo, vanificando le novità introdotte dalla legge 120 del 2020 –:

   se non ritenga di dover adottare con urgenza iniziative per eliminare dalla suddetta circolare 24975-DIV3-C la condizione che il serbatoio Gpl nuovo, in sostituzione di quello originale, debba rispettare lo spessore di quello montato originariamente dal costruttore, fermi restando gli altri requisiti previsti dalla stessa.
(5-05628)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCIANO CANTONE, D'ORSO, MARTINCIGLIO, SAITTA, PAPIRO, PIGNATONE e SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) è stato costituito nel 1997 ed è concessionario, con convenzione stipulata il 27 novembre 2000 con scadenza il 31 dicembre 2030, delle tratte autostradali A20 Messina-Palermo, A18 Messina-Catania e della Siracusa-Gela, facente parte dell'asse viario europeo E45; il Cas nasce dalla fusione dei tre vecchi consorzi autostradali concessionari dell'Anas: il Consorzio Messina-Palermo, il Consorzio Messina-Catania e il Consorzio Siracusa-Gela (istituiti a con legge regionale n. 4 del 1965);

   il 27 novembre del 2000 è stata stipulata una convenzione tra Anas e Cas (con scadenza al 31 dicembre 2030) che disciplina la concessione per la gestione delle seguenti tratte autostradali a pedaggio: A20 Messina-Palermo - 181,8 chilometri; A18 Messina-Catania - 76,8 chilometri; A18 Siracusa-Gela - 41,9 chilometri (termina a Rosolini.); questa concessione impone al Cas una serie di compiti, relativi alla gestione tecnica delle infrastrutture che comprende anche la manutenzione e la tempestiva riparazione delle stesse, nonché l'organizzazione del servizio di soccorso stradale e la progettazione ed esecuzione degli interventi di adeguamento, richiesti da esigenze relative alla sicurezza del traffico o al mantenimento del livello di servizio, di quelli inerenti all'adeguamento della viabilità di servizio delle grandi aree metropolitane;

   si apprende dalla stampa on line che nella giornata del 19 marzo 2021 la pioggia ha provocato buche sull'autostrada Messina-Catania, e che nonostante il rifacimento del manto stradale dell'autostrada A18 Messina-Catania, il maltempo ha cassato voragini sull'asfalto mettendo a rischio la vita di migliaia di automobilisti; ed ancora su Sikilynews si legge che una ventina di auto sono state costrette a fermarsi dopo aver forato le gomme o subito danni a causa delle buche, e che sul tracciato il rischio di sbandare è altissimo e gli utenti non si sentono per nulla tranquilli a mettersi in viaggio; ma Cas e regione siciliana avevano rassicurato che, grazie agli ultimi cantieri, l'A18 avrebbe cambiato volto in virtù della applicazione dello speciale asfalto antiskid splittmastic su tutto il tratto che avrebbe dovuto avere un'aderenza migliorata in caso di pioggia e che doveva essere molto più resistente dei vecchi asfalti; purtroppo a distanza di pochi mesi dall'intervento si vedono risultati disastrosi;

   in questi anni a carico del Consorzio sono state riscontrate gravi inadempienze che hanno messo a serio rischio l'incolumità dei cittadini, causate da un'inadeguata manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture in concessione e da una grave carenza organizzativa nella gestione delle emergenze e nella messa in sicurezza dei tratti autostradali; il Consorzio è da tempo sottoposto a indagini penali e contabili per la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza e di manutenzione nei tratti autostradali da esso direttamente gestiti e vi sono indagini in corso a causa di presunti sprechi di denaro pubblico e corruzione;

   il Ministero – Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali – già nella relazione sull'attività 2018 ha reiteratamente contestato al concessionario la sussistenza di inadempimenti di obblighi convenzionali intimando allo stesso di adottare ogni provvedimento utile al superamento delle criticità, la relazione evidenzia che il mancato superamento delle contestazioni, anche attraverso l'attuazione del programma predisposto dal Ministero, determina l'attivazione della procedura di decadenza contemplata all'articolo 23 della convenzione; da ultimo, il Ministero ha nominato un dirigente per effettuare verifiche e controlli su cavalcavia e tratte delle autostrade siciliane –:

   quali iniziative di competenza il Ministro, verificata la sussistenza di eventuali mancanze da parte del Cas nell'adempimento degli obblighi di concessionario, intenda assumere, anche nell'ottica di un eventuale revoca del rapporto concessorio, viste le numerose inchieste giudiziarie e i gravi inadempimenti che vedono coinvolto il Consorzio.
(4-08753)


   BISA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo il comma 13 dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, ai fini dell'applicazione della detrazione del 110 per cento, l'efficacia degli interventi per la riduzione del rischio sismico è asseverata dai professionisti competenti sulla base del decreto ministeriale n. 58 del 2017. Tale decreto ministeriale è stato modificato dal decreto ministeriale del 9 gennaio 2020, n. 24, che è entrato in vigore il 16 gennaio 2020, ossia prima del decreto-legge n. 34 del 2021. Una importante modifica introdotta dal decreto ministeriale n. 24 del 2020, all'articolo 3, comma 3, riguarda proprio le modalità di presentazione dell'asseverazione che ora potrebbe essere allegata alla Scia o all'istanza di permesso di costruire, anche in un secondo momento ma comunque prima dell'inizio dei lavori;

   tale possibilità corregge una rigidità del precedente testo che agli interessati che presentavano domanda per l'accesso alle agevolazioni, previste dall'articolo 16, comma 1-bis e seguenti, del decreto-legge n. 63 del 2013, per la riqualificazione antisismica degli edifici, imponeva la presentazione dell'asseverazione del professionista sull'efficacia degli interventi contestualmente alla presentazione dell'istanza per il titolo edilizio;

   secondo l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, la detrazione del 110 per cento si applica alle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, indipendentemente dall'avvio del procedimento per il titolo edilizio, ossia indipendentemente della data della presentazione dell'istanza allo sportello unico per l'edilizia;

   l'Agenzia delle entrate, con una circolare (cfr. circolare 8 luglio 2020, n. 19/E) e in risposta ad interpelli specifici, ha interpretato rigidamente la norma del decreto ministeriale n. 58 del 2017 e non riconosce la detrazione del 110 per cento per quelle istanze presentate prima del 16 gennaio 2020 con l'asseverazione non contestuale ma «tardiva», ossia presentata successivamente, anche se prima dell'inizio dei lavori;

   pertanto, attualmente esistono due tipologie di istanze: quelle presentate ai sensi del decreto ministeriale n. 58 del 2017, prima delle modifiche, ossia prima della data del 16 gennaio 2020 (che devono avere allegata l'asseverazione), e quelle presentate ai sensi dello stesso decreto ministeriale modificato dal decreto ministeriale n. 24 del 2020 dopo la data del 16 gennaio 2020, per le quali è consentito di presentare l'asseverazione anche successivamente e comunque prima dell'inizio dei lavori;

   si tratta di una grave discriminazione per i cittadini, che disincentiva gli stessi a procedere con la riqualificazione sismica del proprio immobile, per una mancanza o sbaglio del professionista incaricato, su una questione che lo stesso legislatore ha ritenuto inadeguata e ha voluto correggere con le modifiche introdotte dal decreto ministeriale n. 24 del 2020;

   la questione interessa anche gli acquirenti di unita immobiliari, a seguito di demolizione e ricostruzione di interi edifici eseguite da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedono, entro diciotto mesi dalla data di conclusione dei lavori, alla successiva alienazione dell'immobile, ai sensi del comma 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013 –:

   se il Governo intenda esaminare la questione esposta in premessa ed assumere iniziative urgenti per eliminare tale disparità di trattamento tra i cittadini e chiarire che ai fini dell'applicazione della suddetta detrazione del 110 per cento modalità di presentazione dell'asseverazione sono quelle del decreto ministeriale n. 58 del 2017, come modificato dal decreto ministeriale n. 24 del 2020, indipendentemente dalla data della presentazione dell'istanza allo sportello unico per l'edilizia.
(4-08754)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, in data odierna, ha viaggiato sul treno regionale veloce 2017 Torino-Milano, con partenza da Santhià alle ore 8.38 e con arrivo a Milano alle ore 9.45;

   il sottoscritto ha potuto appurare, per l'ennesima volta, che, inopinatamente ed in termini apparentemente immotivati, circa metà delle carrozze erano chiuse e inutilizzate;

   la chiusura della metà delle carrozze ha comportato fatalmente l'assembramento dei viaggiatori nelle residue carrozze;

   tale situazione, sempre per conoscenza personale, si protrae da mesi;

   la protrazione da mesi della predetta situazione e che interessa diversi treni, sembra indicare una prassi aziendale, piuttosto che imprevisti guasti tecnici nelle singole carrozze;

   per paradosso, eguale situazione non si verificava prima della pandemia;

   tale situazione, oltre a generare disagi, aumenta notevolmente il rischio della diffusione della pandemia;

   appare paradossale che, mentre si discute di intervenire sui trasporti per la loro evidente idoneità a propagare la pandemia, sulla tratta regionale Milano-Torino si siano fatti incredibili ed immotivati passi indietro;

   appare per l'interrogante immorale chiudere intere filiere produttive, sul presupposto che sarebbero responsabili della propagazione del virus, non solo senza fare alcuno sforzo per adeguare i trasporti alle sfide della pandemia, ma addirittura peggiorandoli e stipando le persone nelle carrozze «come polli» per l'improvvida, inopportuna, apparentemente immotivata, scelta di interdire al pubblico la metà delle carrozze –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra denunciata;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, tempestivamente, anche in raccordo con la regione Piemonte, per far sì che Trenitalia assicuri un servizio in linea con le esigenze connesse all'emergenza sanitaria;

   se abbiano verificato se analoga situazione si verifichi su altre tratte regionali e/o interregionali e/o nazionali ed, in ogni caso, se intendano adottare iniziative di competenza per provvedere alla opportuna verifica;

   se intendano complessivamente adottare iniziative, per quanto di competenza per garantire che Trenitalia utilizzi sempre e comunque tutte le carrozze di ogni treno disponibile, anche al fine di contenere la diffusione pandemica.
(4-08759)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   NOBILI, MOR, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   l'utilizzo delle risorse del programma Next generation EU, riguardo alle quali l'Italia presenterà all'Unione europea il proprio Piano di ripresa e resilienza, la cui prima versione è all'esame del Parlamento, rappresenta senza dubbio una chiave di volta per realizzare una trasformazione digitale del nostro sistema Paese in diversi ambiti: dalla realizzazione delle infrastrutture materiali di connessione alle competenze digitali, dalla trasformazione della pubblica amministrazione allo sviluppo del sistema produttivo;

   come ha segnalato il Ministro interrogato, la transizione digitale registra al momento nel nostro Paese un forte ritardo: il 60 per cento delle famiglie non usufruisce dei servizi internet su rete fissa e non ha accesso ad una connessione da almeno 30 Mbit/s e solo il 42 per cento degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali contro il 58 per cento in Europa;

   il presupposto di questa trasformazione è senza dubbio rappresentato dalla veloce realizzazione delle infrastrutture digitali;

   come evidenziato dal Ministro interrogato nel corso dell'audizione del 18 marzo 2021, presso le Commissioni riunite trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati e bilancio, lavori pubblici e politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica, gli obiettivi di connettività, che l'Europa ha fissato per il 2030, ossia la connettività di almeno 1 gbps per tutte le famiglie europee e la copertura 5G in tutte le aree popolate, possono e devono essere raggiunti dall'Italia fin dal 2026;

   le iniziative indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dovranno quindi essere implementate attraverso azioni sinergiche che certamente implicheranno la scelta della modalità attraverso la quale accelerare i processi di infrastrutturazione, con particolare riferimento alle aree grigie, e il modello di intervento più idoneo allo scopo, il sistema di governance e la definizione di un cronoprogramma che indichi gli step intermedi da conseguire per raggiungere gli obiettivi indicati;

   un aspetto che appare tuttora cruciale è quello relativo al superamento delle problematiche connesse alla regolamentazione, per la quale appare necessaria un'ulteriore opera di semplificazione;

   proprio con riferimento a questo aspetto interessanti spunti possono essere tratti anche dalla segnalazione, inviata il 23 marzo 2021, dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, contenente le proposte della stessa Autorità per la legge annuale sulla concorrenza –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere in questo contesto per garantire il conseguimento degli obiettivi di digitalizzazione del nostro Paese, in particolare con riferimento all'accelerazione dei processi di infrastrutturazione e all'individuazione degli ulteriori interventi di semplificazione normativa all'uopo necessari.
(3-02151)


   GIARRIZZO, SCAGLIUSI, LIUZZI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la società digitale è ormai realtà e nei prossimi anni il processo è destinato ad intensificarsi ulteriormente, considerati anche i cambiamenti radicali che si stanno verificando a seguito della pandemia da COVID-19 e l'introduzione di forme di lavoro e studio in remoto;

   l'Italia da anni ha intrapreso un percorso di sviluppo infrastrutturale che doti tutto il territorio italiano delle tecnologie adatte a supportare i cambiamenti citati, con particolare riferimento al cablaggio con la banda ultra larga, al 5G e alle altre tecnologie prodromiche a permettere un download e un upload molto veloci;

   uno degli aspetti più complessi della trasformazione digitale riguarda la pubblica amministrazione e, in particolare, la gestione della vasta mole di dati che le pubbliche amministrazioni raccolgono e detengono;

   in questo contesto, i dati che vengono scambiati sulle reti assumono dunque un valore strategico per la sicurezza e l'integrità del Paese;

   tali dati possono essere definiti come un «patrimonio informativo pubblico», composto da diverse tipologie di informazioni che necessitano di essere collocate all'interno di una strategia complessiva mirata alla loro condivisione tra le amministrazioni pubbliche, siano esse centrali o periferiche;

   appare oggi sempre meno desiderabile lasciare infrastrutture e servizi sotto uno stesso operatore e lo scorporo della rete in un operatore wholesale only rappresenta un'opzione desiderabile;

   il Governo Conte si era impegnato in modo chiaro e puntuale affinché vi fosse rapidamente una rete unica, con maggioranza in capo a un soggetto pubblico e integrazione con privati;

   è noto che di recente vi sia stato un vertice informale tra il Ministro interrogato, il Ministro dello sviluppo economico Giorgetti e il Ministro dell'economia e delle finanze Franco volto a definire la strategia sul dossier in oggetto. Ciò che desta maggiore attenzione sono le dichiarazioni, non ancora smentite, sul fatto che non sia prioritario avere una rete unica a maggioranza pubblica –:

   cosa intenda fare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per favorire e velocizzare la creazione di una rete pubblica, nonché un sistema di raccolta, conservazione e scambio dei dati della pubblica amministrazione mediante lo sviluppo di infrastrutture e sistemi di cloud computing di unica proprietà dello Stato.
(3-02152)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il dibattito in corso in Italia riguardante la cosiddetta rete unica ha radici antiche che vanno oltre il decennio. Nello specifico il Parlamento si è già espresso nell'autunno 2018 a maggioranza a favore di una rete di telecomunicazioni unica, pubblica e wholesale only;

   nell'ultimo anno vi è stata un'accelerazione, forse in concomitanza con le prime notizie sull'arrivo di ingenti risorse di sostegno dall'Unione europea, anche a beneficio del rafforzamento dell'impianto infrastrutturale nazionale;

   alla riapertura irrituale di nuovi disegni contrastanti con quanto approvato precedentemente dal Parlamento, tale dibattito, grazie all'impegno del Gruppo di Fratelli d'Italia, è stato sottoposto nuovamente all'esame del Parlamento nel mese di luglio 2020, con l'approvazione di una apposita mozione che riapriva il confronto in seno al Parlamento;

   ciononostante, il precedente Governo, per iniziativa diretta dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e dell'allora Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha posto in essere una serie di azioni e decisioni, secondo gli interroganti, atte a «scardinare» quanto indicato dal Parlamento a favore di una rete unica, pubblica e wholesale only, con l'inevitabile obiettivo di indebolire la presenza pubblica in un settore considerato da tutti come critico e strategico;

   la nascita del nuovo Governo a parere degli interroganti non avrebbe ridimensionato le pressioni a favore di una rete unica in capo all'ex monopolista Tim, in contrasto con quanto deciso dal Parlamento;

   rappresentanti dell'attuale Governo sembrerebbero aver manifestato l'intendimento di procedere nell'arco di pochi giorni ad assumere decisioni importanti sul tema citato, delicato e controverso, peraltro già all'attenzione del Parlamento –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che l'ipotesi paventata, anche in queste ore, di rete unica, con l'incontrovertibile «ri-monopolizzazione» delle reti di telecomunicazioni sotto il controllo dell'incumbent, quindi in seno ad un operatore verticalmente integrato, non possa avere un impatto fortemente negativo sulla concorrenza in seno al settore, sugli investimenti, sull'innovazione e sulla tutela dei consumatori.
(3-02153)


   SQUERI, PALMIERI, PORCHIETTO e CAON. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   una recente ricerca condotta da Censis assieme al Centro studi Tim, nell'ambito dell'«Operazione risorgimento digitale», ha dimostrato che, per far fronte al lockdown forzato, 8 italiani su 10 hanno acquisito competenze digitali, il 75 per cento della popolazione utilizza internet con regolarità e quasi 9 italiani su 10 hanno potuto continuare la propria attività a distanza grazie alla connessione internet;

   gli italiani non si tirano indietro quando l'attore pubblico promette di rendere più semplice il rapporto, storicamente complicato, tra Stato e cittadino: quasi 100 milioni i pagamenti tramite pagoPA nel 2020, 170 milioni le fatture elettroniche verso la pubblica amministrazione, oltre 15 milioni le credenziali per l'identità digitale Spid (triplicate nel 2020) e 18 milioni le carte d'identità elettroniche rilasciate. E poi, più di 9 milioni i download dell'AppIO e 10 di Immuni;

   eppure l'indice Desi della Commissione europea, un complesso sistema di misurazione dei rapporti virtuali (telematici e on line) tra economia, società e pubblica amministrazione, assegna all'Italia il 25° posto su 28 Paesi;

   dal 28 febbraio 2021 è scattato l'obbligo delle amministrazioni pubbliche a utilizzare le identità digitali e la carta di identità elettronica ai fini dell'identificazione dei cittadini che accedano ai propri servizi in rete. A fine gennaio 2021 erano pronti al passaggio appena 5.737 enti pubblici su 23 mila. Si registra anche il flop della carta di identità elettronica: soltanto 42 enti l'hanno adottata come chiave di accesso;

   le risorse disponibili per questo fondamentale passaggio consistono in 43 milioni presso il Dipartimento per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, che divisi per 23 mila amministrazioni fa 1.870 euro a testa. Oppure divisi tra 7.903 comuni fa 5.440 euro per ciascuno;

   nelle raccomandazioni del 20 luglio 2020, il Consiglio dell'Unione europea ha invitato l'Italia a realizzare «un'infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura dei servizi essenziali», nel quadro di una pubblica amministrazione efficiente, digitalizzata, sburocratizzata e al servizio del cittadino;

   nella missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla voce «Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA», sono assegnati 11,75 miliardi di euro a fronte di un'ampia eterogeneità di obiettivi (data center, cybersicurezza, giustizia digitale, reclutamento, interoperabilità delle banche dati della pubblica amministrazione e persino cashback) –:

   con esclusivo riferimento alla semplificazione dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, quali urgenti iniziative intenda adottare e quali effettive risorse intenda mettere in campo per accelerare il processo di transizione digitale.
(3-02154)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   risultano pubblicate dagli organi di stampa alcune frasi contenute nelle intercettazioni nell'ambito dell'inchiesta della procura di Ragusa sul denaro percepito da alcune organizzazioni non governative e che vedono indagato, tra gli altri, l'ex leader dei disobbedienti Luca Casarini. Queste le frasi «Domani a quest'ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare perché arriva la risposta dei danesi». «Abbiamo svoltato e possiamo pagare stipendi e debiti», «Mi sa che abbiamo fatto il botto». Secondo i magistrati fu di 125 mila euro la quota versata dal gruppo danese Maersk per «scaricare» da una petroliera 27 immigrati che stava trasportando e che la nave Mare Jonio ha recuperato e poi portato in Italia con la sua ong Mediterranea nel settembre 2020. I magistrati indagano alcune persone per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. Casarini, che fu nominato consulente del governo dal Ministro pro tempore Livia Turco e che, recentemente, secondo quanto riportato da organi di stampa, ha incontrato alla Camera esponenti della sinistra italiana, è indagato insieme ad altre persone fra cui l'ex assessore a Venezia Beppe Caccia;

   secondo quanto riporta il quotidiano Il Giornale del 27 marzo 2021, in un articolo dal titolo «Le intercettazioni che inchiodano la Ong: “Coi soldi festeggiamo a champagne”» si rileva che «L'operazione di trasbordo dei migranti in mare era stata resa trasparente da un trabocchetto, ovvero — spiega il procuratore capo di Ragusa — il rilevamento di una situazione emergenziale di natura sanitaria a bordo della petroliera danese documentata da un report medico del team di soccorritori che si era imbarcato illegittimamente sul rimorchiatore». La nave Mare Jonio, diffidata dall'effettuare, in maniera stabile, attività di salvataggio in mare, parte ufficialmente da Lampedusa «per consegnare 80 litri di benzina», così come attesta il comandante Pietro Marrone, anche lui indagato. A 12 miglia dalla costa italiana, però, si imbarcano in due sulla Mare Jonio per l'ispezione medica ed il trasbordo dalla Maersk Etienne. Dalla petroliera danese vengono fatti evacuare urgentemente una migrante «in presunto stato di gravidanza stimato al secondo trimestre» e il marito. Poi visitata in ospedale in Italia, si scopre che la donna non ha «nulla di patologico» e non è neppure incinta. Il giorno dopo, il 12 settembre 2020 arriva l'autorizzazione a sbarcare a Pozzallo i 27 migranti trasbordati sulla Mare Jonio. La nave danese è «libera», dopo oltre un mese di stop costato decine di migliaia di euro al giorno. Quelli che l'interrogante giudica gli estremisti dell'accoglienza hanno risolto il problema e quando arrivano i 125 mila euro dell'armatore danese Caccia, come si legge negli atti, viene preannunciato a Casarini «l'attribuzione di una confortante gratifica natalizia». Lo stesso quotidiano Il Giornale in un articolo del 28 marzo 2021 dal titolo «La superlobby buonista che ci riempie di migranti», riporta che «I talebani dell'accoglienza di casa nostra volevano creare una super lobby con la potente associazione degli armatori danesi per fare pressioni sulla Commissione europea a favore delle Ong del mare». Secondo quanto riportato dagli organi di stampa in data 30 marzo 2021 inoltre, «documenti, computer e strumenti della Mare Jonio resteranno sotto sequestro» per decisione del tribunale del riesame di Ragusa –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti emersi dall'indagine riportata dagli organi di stampa e, in particolare, quale sia la motivazione ufficiale per la quale sia stato consentito alla nave Mare Jonio di uscire in mare nel settembre 2020, nonostante la diffida emessa dalla guardia costiera in ordine all'effettuazione operazioni di salvataggio in mare.
(3-02156)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   RUFFINO, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI e SILLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   numerosi piccoli comuni piemontesi stanno segnalando la problematica relativa alla chiusura di molti plessi scolastici in conseguenza dell'applicazione della disciplina regionale relativa alla definizione del dimensionamento minimo dei «punti di erogazione del servizio»;

   lo Stato ha competenza legislativa per la definizione delle norme generali sull'istruzione e per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

   lo Stato, inoltre, ha il potere di definire i principi fondamentali che le regioni devono rispettare nell'esercizio delle loro specifiche competenze;

   l'articolo 1, comma 1, legge 13 luglio 2015, n. 107, recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, dichiara la finalità di garantire il diritto allo studio, con l'affermazione del ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza ed il contrasto alle diseguaglianze socio-culturali e territoriali;

   tali obiettivi si avvertono con maggiore forza nell'attuale contesto storico;

   la realizzazione di tali obiettivi richiede, come è evidente, un'adeguata dotazione finanziaria, che consenta di prestare la dovuta attenzione alle realtà svantaggiate, evitando in particolare la chiusura di sedi scolastiche a servizio di piccole realtà;

   la scuola e la disponibilità di plessi scolastici facilmente raggiungibili rappresentano, infatti, un servizio fondamentale per le famiglie, che consente altresì di ovviare al rischio di spopolamento dei piccoli comuni;

   se è vero, come chiarito dalla Corte costituzionale, che il dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche costituisce un ambito che deve ritenersi di spettanza regionale, è altrettanto innegabile che su tale aspetto incida in modo rilevante la determinazione dei tetti di spesa definiti per il funzionamento del sistema di istruzione, che resta di competenza statale;

   in tal senso, appare opportuno che parte delle risorse destinate al nostro Paese nell'ambito del piano di ripresa Next generation EU vengano destinate al sistema di istruzione –:

   se il Governo non intenda, alla luce dell'attuale contesto storico e dei principi generali in materia di istruzione definiti con legge dello Stato, adottare iniziative per destinare al sistema di istruzione maggiori risorse, al fine di risolvere il problema di chiusura dei plessi scolastici nei piccoli comuni.
(3-02155)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIAMPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il diritto allo studio viene garantito dalla Costituzione italiana;

   nel corso degli ultimi anni, sono state perseguite politiche per promuovere il percorso formativo degli istituti tecnici e professionali quale valido strumento prioritario per incrementare le competenze degli allievi e incentivarne un proficuo ed efficace inserimento lavorativo;

   nonostante gli sforzi di docenti, alunni e famiglie, è purtroppo innegabile che, negli anni scolastici 2019/2020 e 2020/2021, tutti gli studenti di scuola superiore abbiano accumulato gap di conoscenze, competenze, socialità e motivazione. Tali lacune sono state causate non soltanto dalla didattica a distanza o integrata, ma dalla copertura internet spesso non sufficiente ed efficace. Per gli istituti tecnici e professionali le problematiche sono state maggiori, per l'impossibilità di sostituire le attività laboratoriali in ordinamento che indiscutibilmente hanno necessità di manipolazioni e sperimentazioni in presenza;

   in molte realtà, gli istituti tecnici rappresentano ed hanno rappresentato un punto di riferimento per la didattica, l'inclusione sociale, la promozione dell'inserimento lavorativo degli studenti, anche quelli con bisogni educativi speciali (Bes) e disturbi specifici d'apprendimento (Dsa);

   rientra tra questi l'Istituto superiore di istruzione «Santoni» di Pisa, la cui offerta formativa ha garantito in questi anni la crescita sociale, umana e professionale degli alunni del territorio e contrastato con efficacia il fenomeno della dispersione scolastica;

   come sollevato dallo stesso collegio dei docenti, in una delibera del 24 febbraio 2021, le restrizioni per contenere la pandemia potrebbero compromettere il ruolo svolto fino ad oggi dall'Istituto Santoni;

   da quanto reso noto infatti dallo stesso istituto, si è verificata negli ultimi mesi, da parte delle famiglie, una forte richiesta di riorientamento: richieste alle quali l'Istituto scolastico Santoni non ha potuto dare risposte soddisfacenti. Su sessanta domande, a quanto risulta all'interrogante, solamente venti sarebbero state accolte; delle rimanenti trentaquattro sarebbero rimaste in lista d'attesa, mentre sei sarebbero state ritirate;

   tali scelte sono da imputare, oltre che a fattori contingenti legati alla pandemia, alla saturazione precoce dei numeri massimi di alunni per classe, considerando anche la massiccia presenza di alunni con disabilità certificata;

   appare evidente, in questo contesto, che le norme previste dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009 (Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133) debbano essere rimodulate per garantire realmente a tutti, con la persistenza delle misure restrittive imposte dalla pandemia, il diritto costituzionale allo studio;

   conseguentemente, il collegio dei docenti ha deliberato (nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza negli edifici scolastici e delle norme anticovid) di assicurare per il prossimo anno scolastico un numero di classi (sia quelle in ingresso che quelle già attive) pari o superiore a quello attuale, in attesa ed ai fini di una revisione ragionata dei parametri del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009;

   questa problematica, che non sarà certamente limitata al territorio di Pisa, qualora non venisse tempestivamente affrontata e risolta, non solo sminuirebbe la vocazione della scuola, ma comprometterebbe il percorso formativo e di inclusione degli alunni, con particolare riguardo a quelli in situazione di fragilità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica relativa all'Istituto «Santoni» di Pisa esposta in premessa, relativa all'impossibilità di accogliere, nell'anno scolastico in corso, numerose domande di ammissione di alunni provenienti da altri istituti, e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo anche alla luce di quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 88 del 2010, istitutivo degli attuali istituti tecnici, che, all'articolo 5, comma 2, lettera a), conferma il valore orientativo del primo biennio, anche in termini di reversibilità delle scelte degli studenti.
(5-05634)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PAXIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica dell'editoria viene da lontano, da un mercato rapidamente mutevole ove si diffondono l'informazione digitale, l'utilizzo dei social network e di internet come mezzo di comunicazione. Oggi per «conoscere» si utilizzano strumenti e supporti diversi (internet, televisione, video, musica, e altro), molti dei quali totalmente multimediali e interattivi ed il mondo tradizionale dell'insegnamento e del libro è in costante trasformazione;

   la pandemia ha colpito ancora e più duramente l'intero settore aggravando una situazione già critica;

   il Governo ha fatto sicuramente tanto nel corso di questi ultimi mesi mettendo in campo politiche per tutta la filiera e risorse finanziarie, basti pensare all'ultima legge di bilancio con la quale sono stati stanziati ingenti risorse per i prepensionamenti di giornalisti, poligrafici e per la filiera editoriale;

   purtroppo, per la pandemia e dunque, per affrontare l'emergenza, sono stati stanziati ulteriori 125 milioni di euro nei vari decreti emergenziali che si sono succeduti, sotto forma di crediti di imposta per gli investimenti pubblicitari, per i servizi digitali, la tax credit per le edicole, oltre che una serie di misure che hanno garantito l'accesso alla «cassa Covid» coperta dallo Stato;

   in questo ambito si inserisce la «legge Fornero» che, all'articolo 4, commi da 1 a 7, prevede, in caso di eccedenza di personale, la possibilità di fare accordi con i sindacati per far sì che il datore di lavoro paghi una prestazione e i contributi (fino al pensionamento) ai lavoratori più anziani al fine di incentivarne l'esodo ed a seguito poi delle modifiche apportate nel decreto-legge «Sviluppo» si prevede la possibilità che, in caso di accordo sindacale, il prepensionamento possa avvenire anche nell'ambito delle procedure di mobilità collettive (articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991);

   prima dell'entrata in vigore della «legge Fornero» del 2011 e del relativo decreto attuativo, decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013 con il quale dal 1° gennaio 2013 erano stati innalzati i requisiti contributivi di cui all'articolo 37, comma 1, lettera a), della legge 5 agosto 1981, n. 416, i lavoratori poligrafici (circa 2.650 in tutta Italia) potevano andare in prepensionamento con il compimento di 32 anni di contribuzione;

   attualmente, in base alle modifiche stabilite con l'articolo 1, comma 500, della legge n. 160 del 2019 in vigore dal 1° gennaio 2020, l'accesso alla pensione anticipata per i lavoratori poligrafici, di imprese editrici e/o stampatrici di giornali quotidiani, le quali abbiano presentato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 25-bis, comma 3, del decreto-legge n. 148 del 2015, dei piani di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale in presenza di crisi, il prepensionamento può solamente essere chiesto con un'anzianità contributiva di almeno 35 anni;

   ad oggi sono circa 277 gli addetti prepensionabili con contratto poligrafico tra Sicilia e Puglia che prestano la propria attività presso la «Gazzetta del Sud» e il «Giornale di Sicilia» testate che ormai sono al collasso;

   il sottosegretario con delega all'editoria pro tempore Andrea Martella, ha più volte sottolineato come il settore della carta stampata sia fondamentale per la democrazia in Italia, e considerato il perdurare della forte crisi economica, aggravata dall'ultima nefasta emergenza da Covid-19, sarebbe auspicabile un intervento che ripristini uno «scivolo» con anzianità contributiva di almeno 32 anni di contribuzione, come già previsto dalla legge 5 agosto 1981, n. 416, e sarebbe opportuno che tale finestra resti aperta per almeno 2 anni –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare per far sì che questi lavoratori possano usufruire della possibilità prevista ante «legge Fornero» secondo un duplice paradigma, portare ossigeno alle società in difficoltà e dare sicurezza ai lavoratori attualmente non prepensionabili.
(4-08756)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TUZI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   già da tempo sono emersi articoli aventi ad oggetto la presunta mala gestio della società Talete S.p.a. nella zona del viterbese;

   come l'hanno definita i medici dell'Isde (International Society of Doctors for the Environment) quella dell'arsenico nella provincia di Viterbo è una delle «più grandi emergenze umanitarie d'Europa»;

   l'arsenico è nocivo per la salute; studi condotti in popolazioni con esposizioni croniche ad arsenico hanno documentato effetti negativi su esiti riproduttivi, malattie neurologiche, cardiovascolari, respiratorie, diabete e tumori. L'arsenico è stato classificato dalla Iarc (International Agency for Research on Cancer) come cancerogeno per l'uomo (tipo 1): tumori del polmone, della cute e della vescica, sono risultati associati ad una esposizione ad arsenico per via inalatoria o attraverso l'acqua potabile;

   la concentrazione massima di arsenico nell'acqua potabile è stata fissata a 10 μg/L dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalla direttiva 98/83/CE poiché viene ritenuto che livelli di arsenico più elevati possano comportare rischi per la salute;

   in diversi comuni italiani, tra cui 91 situati nella regione Lazio, sono stati riscontrati valori di arsenico nelle acque potabili superiori a 10 μg/L;

   il sito Asl, nella relazione sul registro tumori 2020, propone ancora dati del decennio 2006/2016 circa il tumore della vescica, massimo indiziato, con polmone e cute per danni combinati dall'arsenico;

   il comune capoluogo, ossia Viterbo, rispetto agli altri territori, è al primo posto nell'incidenza del temibile tumore della vescica, troppo spesso motivo di migrazione passiva a Terni, Roma e L'Aquila –:

   se quanto esposto in premessa trovi conferma;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda assumere per far fronte a tale emergenza.
(4-08757)


   ALAIMO, DEL SESTO, ELISA TRIPODI, NAPPI, GIARRIZZO, D'ORSO, MARTINCIGLIO e LOREFICE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19 ha generato anche un'altra categoria di pazienti, quelli che vengono chiamati long-haulers, ossia malati a lungo termine di una sindrome ancora oscura e che viene indicata come sindrome «Post-Covid o Long Covid»; si tratta di persone che, a distanza di mesi dall'infezione iniziale, presentano una serie di sintomatologie riconducibili al Covid;

   la sindrome colpisce indifferentemente sia soggetti ospedalizzati, sia curati presso il proprio domicilio sia soggetti asintomatici;

   questa categoria di persone, anche dopo essersi negativizzate, continuano ad avere numerosi sintomi e disturbi debilitanti, che possono protrarsi per mesi e tra i quali vi sono: difficoltà respiratorie, palpitazioni, febbre, dolori muscolari, mal di testa lancinanti e fastidiosi formicoli, nausea, disturbi gastrointestinali, vuoti di memoria, spossatezza estrema, incapacità a concentrarsi;

   da uno studio pubblicato dal Professor Francesco Landi del Policlinico Gemelli di Roma sui sintomi che rimangono dopo la fase acuta del Covid, è emerso che solamente il 12,6 per cento dei pazienti risulta completamente guarito a sessanta giorni dal primo malessere; il 32 per cento presenta ancora uno o due sintomi legati alla malattia e ben il 55 per cento riferisce tre o più sintomi tipici del virus; inoltre, nel 53 per cento dei pazienti persiste la stanchezza, nel 43 per cento la dispnea, nel 27 per cento il dolore articolare e nel 22 per cento la cefalea;

   divulgare questa realtà può aiutare enormemente queste persone, un numero già consistente e purtroppo destinato ad aumentare in Italia, e anche i loro medici, che, al momento, non sono a conoscenza, della sindrome e sono quindi impossibilitati a fornire le adeguate cure;

   i sistemi sanitari di alcuni Paesi si sono già attivati per trattare questo gruppo di pazienti, creando cliniche specializzate;

   si tratta di persone che, a causa dei sintomi che perdurano anche a distanza di mesi dalla guarigione, si sottopongono a numerose visite mediche;

   il decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, all'articolo 1, comma 4, lettera b) prevede che, al fine di favorire la partecipazione a programmi di prevenzione di provata efficacia e di garantire l'accesso all'assistenza sanitaria di base, sono escluse dal sistema di partecipazione al costo e, quindi, erogate senza oneri a carico dell'assistito al momento della fruizione, tutte le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e le altre prestazioni di assistenza specialistica finalizzate alla tutela della salute collettiva obbligatorie per legge o disposte a livello locale in caso di situazioni epidemiche (codice esenzione P01);

   da numerose segnalazioni, sembrerebbe che le regioni non applichino questo codice esenzione per le prestazioni sanitarie –:

   se sia a conoscenza del problema esposto in promessa e se sia intenzione del Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza affinché sia applicato il codice esenzione P01 per le prestazioni sanitarie a cui si sottopongono i pazienti «Long Covid».
(4-08761)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO, MARTINCIGLIO e NAPPI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Coronavirus sta mettendo a dura prova gli imprenditori italiani del settore wedding, tra nozze rinviate e cali del fatturato in alcuni casi anche del 100 per cento aziende e professionisti alzano la voce e chiedono aiuto al Governo;

   sono duecentoventimila i matrimoni celebrati in Italia nel 2019 con un fatturato da 10 miliardi di euro per l'organizzazione, che arriva a 40 miliardi se si considerano tutte le voci di spesa che i futuri sposi devono sostenere;

   circa 83 mila sono le aziende coinvolte nel giro del wedding e 1 milione i lavoratori dell'indotto: questa è l'industria dei matrimoni in Italia tradotta in numeri;

   le suddette cifre dimostrano quanto il settore sia un volano per l'economia del «Belpaese», a tutti gli effetti parte del segmento degli eventi e del turismo;

   numeri dietro cui si celano storie di imprenditori, piccoli o grandi, che ormai da mesi fanno i conti con l'emergenza da Coronavirus e lo «stop» alle loro attività;

   uno stop forzato ed inevitabile che ha generato lo slittamento dei matrimoni previsti nei mesi primaverili ed estivi direttamente al 2021 o al 2022;

   un blocco degli incassi anche del 100 per cento per alcune categorie, incassi che, in un settore stagionale come quello del wedding, si riducono drasticamente;

   stando ad una elaborazione su dati Istat sono 17 mila i matrimoni «saltati» perché previsti tra marzo e aprile 2020 e oltre 50 mila il numero di quelli che dovevano essere celebrati tra maggio e giugno 2020;

   proprio da Assoeventi, l'associazione nazionale Events Luxury Wedding di Confindustria, arrivano i numeri che permettono di capire al meglio l'importanza e l'impatto del settore «matrimonio» in Italia: nel 2019 sono stati celebrati 219.405 matrimoni; di cui 83.229 al Sud, 82.846 al Nord e 53.330 al Centro;

   il danno è ingente e difficilmente recuperabile ed è inoltre assordante la mancanza di informazioni e la totale assenza di attenzione da parte delle istituzioni nei confronti del comparto «eventi»;

   in parallelo ai matrimoni italiani corre anche la macchina del destination wedding, cioè le nozze delle coppie straniere nel Paese: secondo i report del Centro studi turistici di Firenze, nel 2019 sono stati oltre 9.200 i matrimoni di stranieri in Italia, un fenomeno che ha generato oltre 473 mila arrivi e più di 1,5 milioni di presenze con un fatturato di 540 milioni di euro;

   in questo settore prestano il loro servizio migliaia di piccole e medie aziende, tra cui oltre 8.500 location (hotel, ville, ristoranti), 2.000 catering, 8.000 studi fotografici, 2.50 floral-designer, 6.500 gruppi musicali, 3.500 agenzie di wedding planner;

   il fatturato è ridotto ai minimi, ma ciò che destabilizza di più è l'incertezza di non sapere cosa accadrà;

   all'uopo sarebbe necessario fornire quanto prima, direttive precise per regolamentare la nuova era degli eventi;

   una lettera di richiesta di aiuti, è stata firmata da tantissimi imprenditori italiani che lavorano nel settore del matrimonio: stilisti e aziende della moda sposa e cerimonia, titolari di atelier, proprietari di strutture ricettive, wedding panner, flower designer, tutte le categorie coinvolte;

   tra le misure su cui si fa maggiore pressione ci sono: indicazioni e tempi certi per la futura ripresa dei matrimoni e degli eventi in Italia, la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per il 2020/21, accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende e indennità per i lavoratori autonomi –:

   se il Ministro sia a conoscenza della drammatica situazione esposta in premessa e se intenda a stretto giro adottare linee guida nazionali, che fissino regole di carattere generale per la riapertura secondo fasi ben precise e graduali, lasciando eventualmente un ristretto margine per contemplare singole specificità nei diversi ambienti territoriali.
(3-02146)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi l'unica misura normativa in favore degli pneumatici ricostruiti vigente in Italia in tema di Green Public Procurement è stata disposta con la legge 28 dicembre 2001, n. 448, che, all'articolo 52, comma 14, stabilisce l'obbligo per le pubbliche amministrazioni e per i gestori di pubblici servizi di riservare agli pneumatici ricostruiti almeno il 20 per cento degli acquisti di pneumatici di ricambio;

   tale previsione normativa ha introdotto anche in Italia un primo riconoscimento della ricostruzione degli pneumatici come strumento di tutela ambientale, riconoscimento consistente nel riservare agli pneumatici ricostruiti il 20 per cento degli acquisti di pneumatici di ricambio delle amministrazioni pubbliche o incaricate di pubblici servizi. E ciò anche in considerazione dei significativi vantaggi economici per le amministrazioni pubbliche acquirenti dato che il costo degli pneumatici ricostruiti è mediamente inferiore di circa il 40 per cento rispetto a quello degli pneumatici nuovi;

   l'attività di ricostruzione di pneumatici ha inoltre una grande valenza ecologica, in quanto con la tecnologia della ricostruzione è possibile prolungare la vita degli pneumatici e ritardarne lo smaltimento, con evidenti benefici ambientali;

   la norma contenuta nella legge finanziaria 2002 ha avuto un'indubbia importanza, ma la sua efficacia è stata purtroppo limitata dall'assenza di controlli sulla sua applicazione e dalla mancata introduzione di adeguate misure sanzionatorie in caso di inadempienza da parte dei soggetti obbligati a rispettarla, tanto che molto spesso l'obbligo di utilizzare il 20 per cento di pneumatici ricostruiti viene di fatto disatteso da molti enti pubblici tenuti ad applicarlo;

   a vent'anni dall'approvazione della legge si ravvisa, infine, la necessità di aumentare la quota riservata all'acquisto di tali pneumatici almeno al 50 per cento in considerazione dell'assoluta affidabilità degli pneumatici ricostruiti e soprattutto in considerazione della persistente esigenza di ridurre l'impatto sull'ambiente dello smaltimento degli pneumatici e della maturazione in tutta Europa di una più avanzata sensibilità per i problemi dell'ambiente (la Francia ha recentemente posto come obbligatoria la scelta di pneumatici ricostruiti per il 100 per cento degli acquisti di pneumatici effettuati dallo Stato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per garantire l'obbligo di verifica sugli acquisti effettuati e prevedere un sistema di sanzioni in caso di non ottemperanza alla norma delle quote obbligatorie di pneumatici ricostruiti.
(5-05620)


   GRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   all'annuncio della chiusura della stabilimento della Honeywell Garrett Italia di Atessa (Chieti), che opera nella produzione di turbocompressori, dando lavoro a oltre 450 dipendenti, più l'indotto, in particolare l'azienda Travaglini (60 dipendenti) che si occupa degli imballaggi, erano seguiti numerosi incontri istituzionali per la reindustrializzazione dell'area, che avevano portato alla definizione di un contratto di acquisizione da parte della Baomarc Automotive Solutions, azienda produttrice di componenti per l'industria automobilistica nel mese di dicembre del 2019;

   risulta all'interrogante, sia in quanto impegnata a seguire la vicenda, delicata per il territorio, che per il tramite delle segnalazioni ricevute, che, dopo un anno e mezzo circa, sarebbero state assunte solo 28 persone (di cui 6 licenziati, 4 indotti alle dimissioni), a fronte di un piano che prevedeva 160 assunzioni e che ogni giorno in più invero la reindustralizzazione si avvierebbe al probabile pieno fallimento non del tutto dovuto alla congiuntura negativa del momento storico quanto ad una ipotizzabile assenza di trasparenza, chiarezza, correttezza e buona fede da parte dell'attuale governance societaria che non starebbe adempiendo agli impegni ufficiali intrapresi;

   gli ex dipendenti della Honeywell, che sono e restano la parte attiva principale su cui si fonderebbe l'impianto di reindustralizzazione, risulterebbero invero oggi persone cui far scontare una sorta di «penale» per poter superare le infinite ed assurde prove per essere assunti. Tutto questo modus operandi, qualora accertato, violerebbe agli accordi stipulati, presso il Ministero dello sviluppo economico, in primis quello del 16 febbraio 2018 (rinvenibile sul sito del Ministero dello sviluppo economico) che dava inizio all'impianto della reindustralizzazione e che fissava «la concessione gratuita dello stabilimento» a patto che il soggetto imprenditoriale ricollocasse almeno il 30 per cento della forza lavoro conteggiata in 340 ex lavoratori;

   da ulteriori segnalazioni emerge che gli ex dipendenti Honeywell assunti e facenti parte nel processo di reindustralizzazione, non sarebbero stati messi nelle condizioni umane, tecniche, e contrattuali di poter svolgere minimamente il loro lavoro, ma che invece sarebbero costretti ad operare a determinate e specifiche condizioni, a tratti illogiche, della nuova azienda per poter ambire ad una definitiva assunzione. In definitiva, si registrerebbe un loro isolamento, cui si unisce la discriminazione anche in termini di lavoro affidato loro, la mancanza del rispetto degli obblighi di legge in materia di sicurezza e prevenzione, da attuare prima delle assunzioni di cui al decreto legislativo n. 82 del 2008 e successive modifiche e integrazioni. Attualmente, sarebbero coinvolti circa 100 padri di famiglia e loro familiari;

   nel caso di specie, la regione Abruzzo risulterebbe la prima istituzione deputata alle attività di sorveglianza circa il piano di attuazione del programma de quo e delle riassunzioni dell'ex personale della Honeywell, che costituiscono l'elemento centrale su cui esso si fonda;

   uno dei limiti endogeni della risoluzione dei tavoli di crisi è il carattere non «cogente» dell'intero processo: gli impegni sottoscritti dalle varie parti coinvolte dal Ministero dello sviluppo economico non costituiscono obblighi e il loro mancato rispetto potrebbe portare al fallimento del salvataggio senza conseguenze. In siffatto contesto, quella che poteva ritenersi una crisi superata a seguito di un accordo, in realtà sta facendo riemergere le preoccupazioni per il futuro dei lavoratori perché i termini delle intese si rivelerebbero fragili o disattesi –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per superare le criticità rappresentate, al fine di consentire di salvaguardare l'importante realtà economica e produttiva abruzzese e i posti di lavoro delle persone coinvolte;

   se non intendano adottare iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, anche prevedendo il coinvolgimento della regione Abruzzo, allo scopo di conoscere il cronoprogramma del processo di riassunzioni, i motivi reali che avrebbero ingenerato licenziamenti di dubbia legittimità e che starebbero generando sfiducia e panico nelle famiglie coinvolte.
(5-05636)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo Ministero della transizione ecologica ha sostituito l'ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, assumendo alcune delle competenze chiave nel processo della transizione ecologica, inerenti principalmente al settore dell'energia;

   il 4 dicembre 2019 in Commissione X veniva approvata, la risoluzione n. 8-00055 a firma De Toma e altri, con la quale si impegnava il Governo pro tempore ad assumere iniziative urgenti in grado di contrastare le numerose criticità che sta affrontando il settore della distribuzione dei carburanti, i cui fattori di debolezza rischiano di aggravare le condizioni economiche ed occupazionali degli operatori nonché ad assumere, per quanto di competenza, iniziative volte alla razionalizzazione e all'ammodernamento della rete distributiva, con una revisione del piano e degli indirizzi di ristrutturazione della stessa prevedendo la chiusura dei punti vendita obsoleti ed inefficienti;

   il 12 ottobre 2020, in sede di esame della proposta di legge A.C. 2700 il Governo pro tempore accoglieva l'ordine del giorno 9/02700/077, ed il 27 dicembre 2020 in sede di esame della proposta di legge A.C. 2790 l'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/017, con l'impegno, tra l'altro, a dare esecuzione alla risoluzione n. 8-00055 in favore del settore della distribuzione dei carburanti;

   le misure adottate nel corso dell'ultimo anno, per il contrasto alla diffusione del Covid-19, hanno prodotto e continuano a produrre sugli operatori del settore della distribuzione dei carburanti un impatto negativo, tanto sotto il profilo della tenuta occupazionale quanto per gli effetti che si riversano sugli utenti e consumatori finali sia per le dinamiche di approvvigionamento che dei prezzi al consumo gravati da una imposizione fiscale eccessiva e anacronistica pari ad oltre il 67 per cento del prezzo finale a titolo di accisa, Iva sull'accisa e Iva;

   la mancata attuazione della risoluzione n. 8-00055 ha aggravato le criticità del sistema anche con riguardo alla diversificazione dell'offerta dei prodotti energetici nei punti vendita, necessaria ad una equilibrata transizione ecologica nel settore dei prodotti energetici e per favorire la mobilità sostenibile;

   dopo oltre un anno dalla sua approvazione, il Governo non ha dato esecuzione alla risoluzione 8-00055 e non ha posto in essere iniziative per l'attuazione degli impegni di cui agli ordini del giorno 9/02700/077 e 9/02790-bis-AR/017 –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al più presto, ed in caso contrario per quali motivi non si ritenga di dover ottemperare agli indirizzi del Parlamento, ovvero quale sia il cronoprogramma delle attività poste in essere per dare attuazione alla risoluzione n. 8-00055 e ai successivi ordini del giorno, stante il perdurare degli effetti fortemente negativi per il settore della distribuzione dei carburanti ricordati in premessa.
(5-05629)


   SQUERI, BARELLI e PORCHIETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo rapporto della direzione investigativa antimafia (Dia), che riassume le principali operazioni condotte nella prima metà del 2020, la parola «carburanti» compare diciotto volte a riprova di quanto le organizzazioni criminali, nel convogliare progressivamente i propri interessi verso il mercato e il tessuto produttivo del Paese, duramente colpito dalla crisi pandemica, stiano permeando il settore della distribuzione dei carburanti;

   i sindacati dei gestori della distribuzione di carburante, chiariscono che negli ultimi anni hanno chiuso circa 4 mila pompe «colorate» (-21 per cento), mentre sono cresciute del 138 per cento le pompe «bianche». Si assiste a un fenomeno di «caporalato petrolifero» che riguarderebbe 10 mila operatori;

   migliaia di operatori onesti sono ormai, da anni, costretti «a sopravvivere» in un mercato alterato da una concorrenza sleale e illegale, frutto di evasione e frodi fiscali; sono avvenuti molti cambi societari sospetti per un settore in crisi con volumi e margini in forte contrazione;

   il Covid-19 ha acuito in maniera drammatica una tendenza in corso da anni: la crisi di liquidità innescata dalla pandemia e dalla conseguente contrazione della mobilità e dei consumi ha generato una piaga sociale ed economica che va contrastata duramente;

   il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, nel quadro degli obiettivi di sviluppo dei trasporti sostenibili, prevede misure per la realizzazione di nuove modalità di distribuzione dell'energia per la mobilità. Con riferimento missione 2, componente 2, linea 3, è prevista l'adozione di iniziative volte a sviluppare un'infrastrutturazione capillare con lo scopo di favorire la diffusione delle nuove motorizzazioni (colonnine elettriche, dispositivi per biocarburanti, carburanti sintetici, e idrogeno e Gnl per il trasporto pesante), un fronte di intervento rispetto al quale è possibile intravedere una possibilità di ristrutturazione e di rilancio dell'attuale sistema distributivo;

   tuttavia, nell'immediato è necessario rafforzare il sistema dei controlli che attualmente appare insufficiente e inefficace –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare, nell'immediato, per fronteggiare quanto esposto in premessa a tutela della legalità e della tenuta economica del settore dell'approvvigionamento e della distribuzione dei carburanti e, in particolare, se non ritenga opportuno farsi promotore della creazione di una task force dedicata alla soluzione delle complessive problematiche del settore nel senso indicato in premessa, coinvolgendo anche le associazioni di categoria maggiormente rappresentative.
(5-05630)


   BENAMATI, NARDI, BONOMO, GAVINO MANCA, MANCINI, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal monitoraggio congiunto di Enea e Ministero dello sviluppo economico di febbraio 2021 risultano poco meno di 4.400 interventi legati al «Superbonus 110 per cento» per un ammontare di quasi 500 milioni di euro, con un incremento del 50 per cento rispetto a due settimane prima;

   tale aumento degli interventi dimostra come l'efficientamento energetico degli edifici agevolato dal «Superbonus» costituisce un volano fondamentale per la crescita delle imprese e per l'occupazione con indubbi vantaggi, diretti ed indiretti come risparmio energetico, valorizzazione del patrimonio immobiliare, miglioramento della qualità della vita e delle prestazioni funzionali che gli interventi di recupero edilizio e riqualificazione energetica consentono di ottenere;

   lo Stato ha attribuito a questa misura agevolativa un valore centrale, da cui ci si aspetta un risultato positivo anche in termini di rilancio delle attività delle imprese, soprattutto piccole e medie, di ripresa dell'occupazione, di risparmio energetico: l'intenso lavoro parlamentare ha reso possibile la proroga dei «Superbonus» fino al 2022 ed il superamento di alcune difficoltà interpretative che stavano rallentandone la messa a terra;

   secondo alcuni studi si prevede che il «Superbonus» determini un'espansione della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi di euro nel periodo 2020-2022, in linea con le previsioni del rapporto sul tema curato dalla Camera dei deputati in collaborazione con il Cresme: a fronte dell'aumento della spesa si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo per il Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento e un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi a fronte di un impatto netto attualizzato sul disavanzo pubblico pari a -811 milioni di euro;

   il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza attualmente in corso di definizione prevede una proroga fino al 2023 del «Superbonus», ma sarebbe opportuno considerare un differente e più ampio orizzonte temporale che consente di raggiungere la più vasta platea possibile di beneficiari con indubbi risultati anche sul contrasto al degrado urbano e promuovendo il risparmio e l'efficientamento energetico-:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, per assicurare la massima incisività alle detrazioni previste per gli interventi di efficientamento energetico degli immobili, iniziative per semplificare il più possibile le procedure, prevedendo, anche in relazione agli altri incentivi in essere, un unico modello procedurale e possibilmente una unica percentuale di detrazione con meccanismi di aggiustamento a scalare del rimborso nella progressione temporale in maniera da consentire a famiglie e imprese di programmare e portare a compimento spese e investimenti.
(5-05631)


   VALLASCAS e TASSO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la società per azioni Energas ha richiesto autorizzazione per realizzare un deposito costiero di gpl, con annesso gasdotto di collegamento al porto industriale ed al raccordo ferroviario della stazione Frattarolo della società Energas s.p.a. (già Isosar s.r.l.), in zona Santo Spiriticchio in agro di Manfredonia;

   la vicenda è nota agli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze, ora in forza al Ministero della transizione ecologica, e oggetto di numerose interrogazioni;

   in data 2 ottobre 2019, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00995, presentata dallo stesso interrogante, oltre alle considerazioni tecniche, l'allora Ministro Patuanelli affermò che: «(...) Ogni tipo di determinazione politica non prescinderà dall'esigenza da un lato di rispettare il territorio interessato e dall'altro dalla necessità di tutelare i cittadini di quel territorio, anche e soprattutto all'esito del referendum consultivo sul tema, che ha dato un risultato evidente di contrarietà dei cittadini a questo intervento». Difatti, il referendum consultivo del 13 novembre 2016, con oltre il 95 per cento dei votanti, ha decretato la netta contrarietà dei cittadini di Manfredonia alla realizzazione del deposito in questione;

   in data 20 gennaio 2021, in riferimento all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-02034, sul medesimo argomento, lo stesso Ministro Patuanelli confermò quanto dichiarato il 2 ottobre 2019, aggiungendo che dirimente sarebbe stata la nota di intesa (negativa o positiva) della regione Puglia;

   in data 27 gennaio 2021 la giunta regionale Pugliese esprime il diniego alla realizzazione dell'opera in questione –:

   alla luce di quanto indicato, non essendoci ulteriori motivi ostativi alla chiusura della questione Energas, in senso favorevole alla volontà della cittadinanza di Manfredonia, quali siano gli effettivi intendimenti del Ministro interrogato in ordine a tale vicenda.
(5-05632)


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2021, durante l'audizione sulle linee guida del dicastero presso la X Commissione Camera, il Ministro interrogato ha affrontato, inter alia, il tema della necessaria conclusione dell'iter di adozione del decreto interministeriale relativo ai certificati bianchi, fondamentale per definire i nuovi obblighi quantitativi nazionali di risparmio energetico da conseguire nel periodo 2021-2024 attraverso i titoli di efficienza energetica (Tee) e per rilanciare un meccanismo che, negli ultimi anni, ha visto affievolirsi l'adesione degli operatori del settore;

   la prospettiva di finalizzazione del prefato percorso approvativo conferma la prosecuzione della spinta accelerativa sui temi delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, declinandola nella forma del riconoscimento dei Tee secondo modalità procedurali semplificate, in un contesto di complessiva riprogrammazione dei nuovi obiettivi rispetto a quelli precedentemente fissati;

   il richiamo del Ministro interrogato alla materia dei certificati bianchi riattualizza l'importanza di risolvere le criticità tuttora esistenti nel riconoscimento degli stessi, riscontrate anche a seguito delle modifiche introdotte dall'articolo 56, commi 7-8, del decreto-legge 76 del 2020 (cosiddetto «decreto-legge semplificazioni»), in tema di poteri di controllo e sanzionatori del Gestore dei servizi energetici (Gse);

   il predetto intervento normativo, incidendo sull'articolo 42, commi 3, 3-bis e 3-ter, del decreto legislativo n. 28 del 2011, ha disposto che, ai fini del rigetto dell'istanza dell'annullamento del provvedimento di riconoscimento dei Tee, il Gse riscontri la non rispondenza del progetto proposto e approvato alla normativa vigente alla data di presentazione del progetto e che tali difformità non derivino da documenti non veritieri o da dichiarazioni false o mendaci rese dai proponente. In entrambi i casi sono fatte salve le rendicontazioni già approvate relative ai progetti analitici o a consuntivo;

   sono giunte, tuttavia agli interroganti, di recente segnalazioni da parte di rappresentanze di società di servizi energetici, allarmate dalla paventata sussistenza di resistenze applicative, del Gse, verso le disposizioni introdotte dal decreto-legge «Semplificazioni» e che andrebbero nella direzione del respingimento delle istanze di revoca dei provvedimenti di decadenza dei Tee degli operatori, adducendo l'impossibilità di applicazione della norma in conseguenza di loro dichiarazioni mendaci e/o di false rappresentazioni dei fatti nella produzione documentale –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative di verifica di quanto sopra riportato, anche alla luce degli effetti negativi che questa situazione ha sugli operatori del settore e sul raggiungimento degli obiettivi sfidanti del Green New Deal europeo.
(5-05633)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, D'IPPOLITO e MARAIA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 30-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 convertito dalla legge 5 giugno 2020 n. 40 e l'articolo 63-bis del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito dalla legge 11 settembre 2020 n. 120 determinano che i rifiuti sanitari a rischio infettivo (Rsri), compresi inizialmente nel novero dei rifiuti speciali (Rs), vengano assimilati a rifiuti urbani (Rsu) dopo che sono stati sottoposti a sterilizzazione «in situ» (Sis) presso le strutture sanitarie; questi articoli non configurano un'imposizione legislativa alla Sis dei Rsri nelle strutture sanitarie, ma rappresentano una facoltà che viene concessa in tal senso agli enti del Servizio sanitario nazionale;

   secondo i rapporti Ispra sui rifiuti speciali ed Ecocerved, sono state oltre 140 mila le tonnellate di rifiuti speciali a rischio infettivo prodotte nel 2018, 95.815 tonnellate avviate a incenerimento, 47.715 avviate a sterilizzazione;

   i rifiuti a rischio infettivo risultano il 26 per cento di quelli prodotti nelle strutture sanitarie, ma rappresentano il 45 per cento delle voci di costo;

   la produzione di Rsri risulta di 1,82 chilogrammi per paziente per giornata di degenza. Con la Sis il costo scende a da 1,7 a 0,73-0,82 euro/kg, con una prospettiva di risparmio sul sistema Paese di 104 milioni di euro. Nella prima fase della pandemia (da inizio marzo a fine giugno 2020) le giornate di degenza sono incrementate di 1,7 milioni, portando alla stima di 3.000 tonnellate in più. In generale durante la pandemia, secondo Ispra la produzione di Rsu e Rs si è ridotta notevolmente (15 per cento Rsu, 25 per cento Rs) in Italia;

   nelle gare per l'assegnazione della gestione dei Rifiuti sanitari a rischio infettivo sta avvenendo ripetutamente l'esclusione di aziende che propongano la sterilizzazione «in situ» in impianti autorizzati in regime semplificato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 2003, adducendo motivi di spazio, di logistica, di necessario coordinamento con il gestore dei rifiuti solidi urbani locali (nonostante la riduzione di rifiuti solidi urbani conferiti in questo periodo);

   sembra osservarsi una mancanza di coordinamento tra gli uffici, dal livello nazionale a quello regionale, per cui, ad oggi le stazioni appaltanti regionali emettono bandi senza tenere conto della nuova legge; nei nuovi bandi si potrebbero confrontare le tecnologie ed ammettere alla partecipazione nuovi soggetti quali i gestori delle pulizie dell'ospedale e chi offre servizi tecnici come (energia e gas tecnico); la mancata applicazione della norma sembra generare, a quanto consta all'interrogante, un danno erariale consistente;

   si tratta di un non corretto utilizzo di fondi che potrebbero invece essere utilizzati per alleggerire il carico finanziario per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private; la nuova norma rende il mercato concorrenziale rispetto ad una situazione di oligopolio, favorendo pertanto l'opportunità di un miglior prezzo e di servizio, oltre che l'occasione per più imprese di lavorare stante la crisi in atto;

   sono note numerose inchieste sulla gestione illecita dei Rsri ed è recente la notizia dell'indagine sull'esportazione in Tunisia di 12 mila tonnellate di Rsri poi interrati illecitamente;

   la gestione classica dei Rsri con incenerimento genera il 25 per cento delle diossine nazionali, secondo lo studio di Us Epa nel 1992; la Sis consente di ridurre dell'80 per cento il volume e del 25 per cento il peso;

   sono in corso studi in merito al recupero di materia dei Rsri sottoposti a Sis, pratica già in essere in molti Paesi del mondo, dove si utilizza il brevetto italiano del «calore frizionale» –:

   se i Ministri interrogati, stante l'aumento della produzione di Rsri, dei conseguenti rischi ambientali e dei costi di gestione, non intendano adottare le iniziative di competenza per prevedere specifiche misure economiche e chiarire la corretta applicazione della normativa, al fine di agevolare la sterilizzazione degli stessi rifiuti «in situ» in strutture sanitarie pubbliche e private, nonché per favorire un maggiore raccordo tra il Governo e le regioni nell'affrontare le eventuali criticità di applicazione della disciplina vigente.
(5-05635)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   i dati anticipati dal Ministero dell'università e della ricerca nel mese di ottobre 2020, all'inizio dell'anno accademico 2020/2021, evidenziano come l'emergenza COVID abbia generato nelle università un incremento delle immatricolazioni e una redistribuzione su tutto il territorio;

   sebbene il trend negli ultimi 15 anni abbia fatto registrare – complessivamente – una perdita di 37 mila nuovi iscritti, per l'anno accademico 2020/2021 gli atenei italiani sembrerebbero aver registrato un aumento del 7 per cento delle nuove iscrizioni rispetto all'anno precedente. Su un totale di 475.283 nuove matricole, sono ben 322.729 i giovani che hanno deciso di iscriversi a un ciclo di studi triennale, contro i circa 307 mila nuovi iscritti durante l'anno accademico precedente;

   scorrendo la classifica degli atenei con i maggiori incrementi percentuali d'immatricolazione, è possibile ipotizzare che molti studenti abbiano scelto di iscriversi negli atenei più vicini alla propria città di residenza. Un'ipotesi che potrebbe trovare sostegno nella messa in atto della didattica mista e la conseguente scelta di non spostarsi troppo dalla propria città. A ciò certamente si aggiunge la possibile crisi economica e la necessità, dunque, di voler risparmiare su affitti e spostamenti pur di non abbandonare gli studi;

   a livello regionale sembrerebbero aumentate le immatricolazioni nelle università con sede in Umbria, Sicilia e Veneto, che registrano rispettivamente il +32,9 per cento, +15 per cento e +11,8 per cento delle iscrizioni rispetto all'anno precedente;

   i dati registrano anche un lieve aumento delle immatricolazioni nei grandi atenei e nelle università private nelle grandi città: +6,4 per cento per la Luiss, +3,1 per cento per la Bocconi e +2,5 per cento per la Cattolica;

   tra gli interventi messi in atto per fronteggiare l'emergenza sanitaria a sostegno degli studenti si ricorda l'allargamento della no tax area e l'incremento di 165 milioni di euro per la riduzione delle tasse e di 70 milioni di euro per le borse di studio –:

   se risulti confermata l'analisi inizialmente anticipata di un incremento del 7 per cento delle immatricolazioni nell'anno accademico 2020/2021 e come risultino distribuite su tutto il territorio.
(3-02149)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   i danni economici e sociali della pandemia hanno avuto effetti drammatici sui percorsi di ricerca dei dottorandi di tutti i cicli attivi. Sono stati interdetti: ricerca sul campo, missioni all'estero, consultazione di fonti d'archivio, spoglio delle pubblicazioni non recenti e non digitalizzate nelle biblioteche, nonché la partecipazione a convegni, seminari e workshop formativi, che fanno parte del percorso dottorale. Inizialmente era stato interdetto l'accesso ai laboratori scientifici: il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 aveva previsto una deroga che ne consentiva la fruizione per lo stesso mese;

   il decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, ha stabilito una proroga retribuita di 2 mesi concessa ai dottorandi del terzo anno (XXXIII ciclo). Questa misura è stata discriminatoria nei confronti di coloro che sono nel pieno (XXXIV e XXXV ciclo) o avevano appena iniziato il percorso di ricerca (XXXVI ciclo);

   la proroga si è rivelata uno strumento insufficiente a garantire il normale sviluppo dei progetti di ricerca: nei mesi fra maggio e novembre 2020, l'accesso al campo, archivi, laboratori, biblioteche – strumenti essenziali al lavoro di ricerca – è rimasto limitato e interdetto;

   nel decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, approvato a dicembre 2020, l'articolo 21-bis introduce una nuova proroga del termine finale del corso, non superiore a tre mesi, per i dottorandi del XXXIII ciclo se hanno già fatto richiesta dei due mesi aggiuntivi in precedenza, per un totale di 5 mesi di proroga. Potranno fruire della proroga anche i dottorandi non percettori di borsa, nonché i pubblici dipendenti in congedo;

   ad oggi non è chiaro se la misura si può applicare anche a chi non ha chiesto i due mesi, ma un solo mese di proroga, o non l'abbia chiesta affatto prima, a coloro che hanno concluso il XXXIII ciclo (ad esempio il 30 novembre), ma non abbiano ancora consegnato la tesi e a coloro che abbiano già fatto domanda dell'indennità di disoccupazione mensile DIS-COLL, pur non avendo ottenuto ancora risposta;

   a parere degli interroganti, tenuto conto del confronto parlamentare e con il Governo, è necessario valutare, in base all'andamento della pandemia, la possibilità di estendere la proroga anche ai cicli XXXIV, XXXV e XXXVI del dottorato. La loro esclusione sarebbe un'ennesima penalizzazione soprattutto se non si pensa di prevedere ristori economici ai dottorandi non borsisti, obbligo di proroga del congedo per i dottorandi pubblici dipendenti, proroghe dei contratti precari (assegnisti, docenti a contratto, collaboratori a contratto e coordinati, borsisti) –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare quanto esposto in premessa.
(3-02150)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Formentini e altri n. 7-00613, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cecchetti.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Scagliusi e altri n. 4-08638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Ettore, Mugnai, Cannizzaro, Martino, Ripani, Baldini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  Interrogazione a risposta in Commissione Maschio n. 5-05450 del 9 marzo 2021.

  Interrogazione a risposta in Commissione Marino n. 5-05491 dell'11 marzo 2021.

  Interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-05528 del 17 marzo 2021.

  Interrogazione a risposta scritta Tasso n. 4-08636 del 19 marzo 2021.

  Interrogazione a risposta in Commissione Nardi n. 5-05541 del 19 marzo 2021.