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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 8 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e IV,

   premesso che:

    l'Operazione militare Eunavformed Irini è stata istituita dal Consiglio dell'Unione europea il 31 marzo 2020, con un mandato iniziale della durata di un anno;

    l'Operazione, cui partecipano attualmente, con contributi di diversa natura, 24 Stati membri, ha il suo comando a Roma, presso l'aeroporto militare di Centocelle, ed è guidata dal Contrammiraglio Fabio Agostini;

    il compito principale dell'Operazione è contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'Onu nei confronti della Libia, attività nel cui ambito Irini impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia;

    nel corso della sua audizione presso le Commissioni Affari esteri e Difesa di Camera e Senato, svoltasi il 28 gennaio 2021, il comandante dell'Operazione ha prospettato una serie di questioni da risolvere per rafforzare l'efficacia dell'Operazione, tra cui: il rafforzamento degli attuali assetti, il superamento dello stallo politico con le autorità locali al fine di avviare le attività di formazione della Guardia costiera e della Marina libiche; il miglioramento della cooperazione con la Nato; l'individuazione di altri porti, oltre a quello di Marsiglia, per il dirottamento delle navi intercettate in mare in violazione dell'embargo; il rafforzamento dell'approccio integrato dei profili militari e civili coinvolti nell'Operazione, per meglio coordinare i vari contributi dell'Unione europea e degli Stati membri a supporto delle istituzioni libiche;

    vanno considerati i recenti sviluppi della situazione in Libia;

    va tenuto conto del dibattito sviluppatosi, su questo tema, nella recente Conferenza interparlamentare per la politica estera e di sicurezza comune e la politica di sicurezza e difesa comune, svoltasi il 3 e 4 marzo 2021,

impegnano il Governo

a svolgere ogni idonea iniziativa, nell'ambito del processo di revisione strategica dell'operazione Eunavformed Irini, in vista del rinnovo del suo mandato, al fine di:

   a) promuovere presso gli Stati partecipanti un aumento dei propri contributi all'Operazione in termini di assetti e personale;

   b) individuare le condizioni per la messa a disposizione di ulteriori porti, più vicini all'area di operazioni, verso cui dirottare le navi sequestrate nel corso dell'attività di contrasto al traffico di armi da e verso la Libia;

   c) promuovere la definizione di un accordo di collaborazione con la Nato, in particolare per quanto riguarda lo scambio di informazioni con l'Operazione Sea Guardian;

   d) favorire una campagna d'informazione su compiti e risultati dell'operazione, anche in cooperazione con le altre istituzioni europee;

   e) rafforzare i compiti secondari dell'Operazione, in primo luogo le attività di formazione della Guardia costiera e della Marina libiche;

   f) valorizzare le sinergie tra l'Operazione Eunavformed Irini e le altre iniziative dell'Unione europea e degli Stati membri, a cominciare dalla missione Eubam Libia, nel quadro di un maggior coinvolgimento dell'Unione europea nel cosiddetto «processo di Berlino» e nel sostegno al dialogo politico tra le parti;

   g) discutere la possibilità di attribuire all'Operazione, previo mandato dell'Onu e d'intesa con le autorità libiche, un ruolo significativo nell'ambito del meccanismo di monitoraggio e verifica sotto egida Onu dell'accordo di cessate il fuoco, sottoscritto il 23 ottobre 2020.
(7-00611) «Fassino, Rizzo».


   Le Commissioni VIII e XII,

   premesso che:

    il combinato disposto del codice del terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, e del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, determina un impedimento per i gruppi di protezione civile comunali (Gc), intercomunali (Gi) e provinciali (Gp) a costituirsi in organizzazioni di volontariato (Odv) o ad affiliarsi ai coordinamenti provinciali o regionali di Protezione civile esistenti e ad iscriversi agli elenchi territoriali di protezione civile, insieme alle altre Odv;

    nello specifico, in primo luogo non si tiene conto dell'organizzazione del sistema di Protezione civile e per effetto delle citate disposizioni i Gc, i Gi i Gp, che ai sensi del previgente decreto del Presidente della Repubblica n. 194 del 2001 erano equiparati alle Odv, sono oggi equiparati ad «altri Enti del Terzo Settore»;

    in particolare, il codice di protezione civile, all'articolo 32, comma 3, dispone che «La partecipazione del volontariato al Servizio nazionale si realizza mediante enti del Terzo settore, ivi compresi gruppi comunali, che svolgono l'attività di protezione civile di cui all'articolo 5, comma 1, lettera y) del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, nonché mediante altre forme di volontariato organizzato appositamente costituite, per il perseguimento, senza scopo di lucro, delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale concorrenti all'esercizio della funzione di protezione civile di cui all'articolo 1»;

    il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 15 settembre 2020, che istituisce il Registro unico nazionale del terzo settore (Runts) prevede che ne facciano parte «Altri enti del Terzo settore, a cui sono iscritti tutti gli enti del Terzo settore diversi da quelli di cui alle lettere a), b), c), d) ed f) del presente comma», ossia diversi dalle Odv;

    in secondo luogo, si rileva che il codice del terzo settore, all'articolo 32, comma 2, prevede che «Gli atti costitutivi delle organizzazioni di volontariato possono prevedere l'ammissione come associati di altri enti del Terzo settore o senza scopo di lucro, a condizione che il loro numero non sia superiore al cinquanta per cento del numero delle organizzazioni di volontariato», determinando di fatto l'impossibilità delle Odv di associarsi con i Gc, Gi e Gp perché identificati come altri Enti del Terzo Settore e non equiparati alle Odv;

    è opportuno ricordare che, proprio per la loro natura, i gruppi comunali rappresentano quasi sempre più del 50 per cento delle realtà di volontariato presenti nei territori comunali, intercomunali e provinciali, e, di conseguenza, l'attuale quadro normativo ne determina la sistematica esclusione dalle attività delle Odv e dei relativi coordinamenti, nonostante la natura di organizzazione di volontariato dei gruppi comunali e intercomunali sia fissata dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 1 del 2018 e dall'articolo 1 del decreto del direttore del Ministero del lavoro 13 aprile 2011;

    in terzo luogo, la suddetta anomalia determina anche una palese incongruenza all'interno del quadro normativo vigente nel suo complesso, perché, se ai sensi del combinato disposto del codice di protezione civile e del codice del terzo settore i gruppi comunali sono stati erroneamente distinti dalle Odv e considerati altri enti del terzo settore costituiti in forma specifica, per contro, ai sensi della circolare del 13 gennaio 2021 emanata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, recante «procedure per l'attuazione del Piano di ripristino della capacità operativa del Servizio nazionale della protezione civile previsto dall'ordinanza n. 719/2020», è specificato che «per ODV si intendono le ETS di cui all'articolo 32 del Codice di protezione civile, inclusi i Gruppi comunali, intercomunali e provinciali»;

    alla luce di quanto esposto, appare evidente la necessità che sia sanata la distorsione prodotta dalle modifiche normative disposte dai decreti legislativi n. 1 del 2018 e n. 117 del 2017, per consentire il corretto funzionamento dell'intera rete del Servizio nazionale di Protezione civile;

    a tal proposito, è opportuno evidenziare che, è stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno n. 9/2845-A/88 vertente su analogo argomento e presentato il 23 febbraio 2021 nel corso della discussione del disegno di legge «Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall'Unione europea (A.C. 2845-A)»;

    con il sopracitato ordine del giorno, il Governo si è dunque impegnato ad adottare le misure di competenza al fine di trasformare i gruppi comunali di Protezione civile in organizzazioni di volontariato, estendendo tale previsione anche ai gruppi intercomunali e provinciali,

impegnano il Governo

ad attuare ogni iniziativa di carattere normativo atta a sanare la distorsione citata in premessa prodotta dalle modifiche normative disposte dai decreti legislativi n. 1 del 2018 e n. 117 del 2017, al fine di consentire il corretto funzionamento dell'intera rete del Servizio nazionale di protezione civile, trasformando i gruppi comunali di protezione civile in organizzazioni di volontariato ed estendendo tale previsione anche ai gruppi intercomunali e provinciali.
(7-00610) «Foti, Bellucci, Prisco, Lollobrigida, Donzelli, Rizzetto, Caretta, Albano, Butti, Varchi, Zucconi, Trancassini, Galantino, Ferro, Ciaburro, Maschio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento connesse all'emergenza epidemiologica per il Covid-19 e la conseguente coabitazione forzata hanno implementato drasticamente il numero dei femminicidi nel nostro Paese;

   l'ultimo report dell'Istat sulla criminalità e gli omicidi in Italia fotografa una situazione decisamente allarmante: un calo degli omicidi, affiancato da un aumento dei femminicidi; nel primo semestre del 2020, infatti, la situazione si è aggravata con un numero di delitti pari al 45 per cento del totale degli omicidi, contro il 35 per cento dei primi sei mesi del 2019;

   la percentuale ha poi raggiunto il 50 per cento durante il lockdown, nei mesi di marzo e aprile;

   secondo i dati raccolti dall'Istat, nel primo semestre del 2020, il 90 per cento delle donne è stata uccisa in un ambito affettivo/familiare, vale a dire all'interno delle mura domestiche e, nel medesimo periodo di riferimento, per il 61 per cento dei casi da partner o ex partner;

   sempre secondo l'Istituto di statistica, nel 2019 il totale degli omicidi è stato di 315 vittime (345 nel 2018): 204 uomini e 111 donne;

   in relazione ai luoghi di consumazione del reato, è proprio l'ambito familiare o affettivo quello nel quale si registra un aumentato del numero delle vittime: 150 nel 2019 (47,5 per cento del totale): 93 vittime donne (l'83,8 per cento del totale degli omicidi femminili);

   la differenza di genere è, evidentemente, un fattore da non trascurare;

   tali dati hanno trovato ulteriore conferma nel più recente rapporto del Servizio analisi criminale della Polizia, rapporto dal quale sono emersi, infatti, un leggero aumento delle vittime di sesso femminile, passate da 111 del 2019 a 112 del 2020, e un incremento delle donne uccise in ambito familiare, salite da 94 del 2019 a 98 dell'anno scorso;

   il dato più allarmante concerne, ancora una volta, il luogo della consumazione del delitto: nei mesi di febbraio, maggio e ottobre 2020, il 100 per cento dei femminicidi è avvenuto in ambito familiare-affettivo;

   il VII Rapporto Eures sul «Femminicidio in Italia», che ha confrontato i numeri dei femminicidi dei primi 10 mesi dell'anno 2020 con il medesimo periodo del 2019, ha confermato che durante i mesi del primo lockdown, l'80,8 per cento delle vittime conviveva con il proprio assassino;

   nel 2020 è stata assassinata una donna ogni tre giorni;

   l'isolamento, la convivenza forzata, l'impossibilità di sottrarsi materialmente alle violenze, uscendo di casa, le aumentate disparità economiche hanno reso le donne ed i minori ancora più vulnerabili rispetto agli episodi di violenza domestica;

   tale condizione di maggiore fragilità trova conferma nei dati del citato rapporto Eures sul «Femminicidio in Italia» che ha messo in luce «il fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi del 90,3 per cento, vale a dire da 31 a 59 casi, (nel 2019 il dato si attestava al 23 per cento)»; dunque, la pandemia, la conseguente spinta all'isolamento sono incontrovertibilmente connessi alle convivenze prolungata e forzate legate alle misure di contenimento adottate per contenere il Covid-19;

   l'incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell'89 per cento superando il già elevatissimo 85,8 per cento, registrato nel 2019. Allo stesso modo, aumentano i delitti consumati nella coppia, che salgono fino al 69,1 per cento, rispetto al 65,8 per cento nell'anno precedente;

   le vittime della «convivenza forzata» sono comunque le donne, sposate o conviventi, uccise anche dai propri figli affetti da disturbi psichici (14 vittime nel 2020, rispetto alle 9 del 2019) –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, il Governo intenda adottare, per quanto di competenza ed in vista del protrarsi delle misure di contenimento, al fine di rafforzare gli strumenti atti a tutelare l'incolumità fisica e psichica dei soggetti vulnerabili in ambito domestico.
(2-01119) «Elvira Savino».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

   a seguito della morte di una bambina di Palermo avvenuta il 21 gennaio 2021 il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto che a partire da martedì 9 febbraio a tutti gli utenti italiani della piattaforma Tik Tok fosse richiesto di confermare la propria data di nascita con l'intento di limitare l'utilizzo del social network da parte dei minorenni;

   in particolare, è stato chiesto a tutti gli iscritti al social di effettuare nuovamente l'accesso all'app dichiarando, contestualmente, di avere più di 13 anni, per poter accedere regolarmente al proprio profilo e prevedendo, in caso di dichiarazione contraria, il blocco e l'eliminazione automatica dell'account dalla piattaforma;

   tuttavia, la rimozione o la conferma del profilo è stata basata sulla mera dichiarazione del singolo e, pertanto, il provvedimento rischierebbe di essere una risposta inefficace: chiunque con meno di 13 anni potrebbe mentire sulla propria data di nascita, per mantenere attivo il proprio account, nella totale assenza di ulteriori modalità di verifica;

   pertanto, sebbene il Garante per la protezione dei dati personali abbia già annunciato l'intento di adottare ulteriori misure restrittive quali, ad esempio, l'utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell'età, impedire l'accesso a minori dell'età minima consentita dai social è una sfida di lungo periodo;

   anche Guido Scorza, relatore del provvedimento presso il Garante, aveva proposto in varie interviste l'uso di algoritmi, che potrebbero profilare il comportamento dell'utente per capire se si tratta di un minore nella misura in cui gli algoritmi usati dai social già riescono a indovinare l'età (a scopo di marketing pubblicitario), con una certa approssimazione, ma per adottare questa soluzione a tutela dei minori saranno necessari altri passaggi –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare il Governo al fine di proteggere i minori dai pericoli derivanti dall'utilizzo non responsabile dei social network.
(2-01120) «Elvira Savino».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il mondo del gioco è uno dei settori che da più tempo soffre delle chiusure dovute alle normative anti-Covid. In totale, dal primo lockdown ad oggi – salvo la mini-riapertura nei mesi estivi – la serrata obbligata del comparto dura da 200 giorni, con conseguenze letali per un mondo che da anni soffre anche a causa di un costante aumento delle tassazioni, e che colpisce di fatto oltre 150.000 lavoratori;

   la chiusura del gioco legale, tra l'altro, apre la strada agli affari sottobanco gestiti da organizzazioni criminali, con conseguenze assolutamente non trascurabili; è evidente infatti come recentemente ci sia stato un forte aumento del gioco d'azzardo illegale, come testimoniano i numerosi interventi di repressione avvenuti in più di 50 capoluoghi di provincia, a seguito di verifiche in 250 sale illegali;

   la crisi si riversa, in parte, anche sullo Stato che nel 2020 ha registrato un «buco» di circa 5 miliardi di euro sull'incasso erariale;

   le enormi difficoltà degli operatori del settore impongono altresì la necessità e l'urgenza di valutare la riprogrammazione temporale dei termini previsti dall'articolo 13-novies del decreto-legge n. 137 del 2020, in materia di versamento del saldo del prelievo erariale unico (Preu) e del canone concessorio, per consentire alle filiere distributive ed ai concessionari stessi di essere materialmente in grado di adempiere alle proprie obbligazioni in materia, anche grazie alla ripresa delle attività distributive e degli ordinari flussi finanziari;

   a seguito della entrata in vigore del decreto-legge n. 157 del 2020, convertito dalla legge n. 176 del 2020, il versamento del saldo Preu e del canone concessorio del quinto bimestre 2020 è stato straordinariamente regolato (articolo 13-novies) prevedendone il versamento al 20 per cento del dovuto entro il 18 dicembre 2020 e, quanto alla restante quota, pari all'80 per cento, in rate mensili di pari importo, con debenza degli interessi legali calcolati giorno per giorno, dovendosi versare le rate entro il 22 gennaio 2021 ed entro l'ultimo giorno di ciascun mese successivo con ultima scadenza il 30 giugno 2021;

   il rispetto delle rate mensili, nell'attuale drammatico contesto economico e finanziario della filiera distributiva degli apparecchi da gioco, sta presentando numerosissime difficoltà per i concessionari nell'incasso delle somme destinate all'erario dai terzi incaricati delle attività di raccolta, rendendo sempre più ridotte le disponibilità finanziarie dedicate all'adempimento. Queste difficoltà si aggiungono alle più generali difficoltà finanziarie delle aziende concessionarie e della distribuzione, penalizzate anche da chiusure sempre più frequenti dei rapporti bancari per motivazioni legate all'attività e non al merito di credito;

   permanendo poi la totale interruzione dell'attività di raccolta di gioco almeno nel mese di marzo 2020, si porranno nuovamente le condizioni di incapienza del sistema di acconti e saldi previsto per i «bimestri contabili» del Preu, fattispecie sulla quale l'Agenzia è già intervenuta, da ultimo con determinazione direttoriale prot. n. 420165/RU del 18 novembre 2020. Tutti o parte dei versamenti eventualmente dovuti in acconto, calcolati sul bimestre novembre-dicembre 2020, contribuirebbero a determinare una posizione creditoria dei concessionari nei confronti dell'Amministrazione finanziaria, sottraendo risorse finanziarie essenziali, per quanto sopra, per la stessa continuità aziendale di molti operatori;

   in un'ottica di semplificazione degli adempimenti tributari, sono pertanto necessarie nuove modifiche, sempre temporalmente limitate, prevedendo che gli acconti Preu per il bimestre marzo/aprile 2021, in scadenza dal 28 marzo 2021 e fino al termine della sospensione dell'attività di raccolta, siano annullati;

   relativamente ai terzi incaricati delle attività di raccolta, la revisione dei termini sopra indicati potrà, inoltre, consentire di non incorrere, in centinaia di situazioni, nella condizione di cancellazione dall'elenco dei soggetti incaricati della raccolta delle giocate, per l'impossibilità di attestare il requisito del non essere incorsi in tre violazioni relative al mancato versamento, anche a diversi concessionari, nei termini contrattuali rispettivamente previsti, dell'importo residuo dovuto a titolo di Preu;

   inoltre va segnalato che, ai fini del versamento del Preu, le imprese di gestione del gioco di Stato che versano l'imposta hanno necessità di disporre di un conto corrente bancario ai fini del pagamento dello stesso che deve essere ordinato unicamente mediante Rid, pena il blocco immediato degli apparecchi, la successiva segnalazione all'Agenzia delle dogane e dei monopoli e la conseguente risoluzione contrattuale da parte del concessionario, generando come effetto la chiusura delle piccole e medie imprese di gestione. Nelle ultime settimane, vari istituti bancari hanno comunicato a più imprese di gestione di apparecchi del gioco lecito l'interruzione del contratto in essere per la tenuta del conto corrente; alla base di questa decisione, come riscontrabile da alcune lettere di disdetta ricevute, sta la volontà di tali istituti di non intrattenere rapporti con «soggetti la cui attività prevalente risulti essere connessa al gioco legale dello Stato» –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere in merito a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento alla possibilità di una riprogrammazione temporale dei termini previsti, in materia di versamento del saldo del Preu e del canone concessorio e di semplificazione degli adempimenti tributari;

   quali iniziative si intendano sostenere a tutela del settore del gioco legale, colpito dalla prolungata sospensione delle attività del settore dei giochi pubblici e dall'assoluta incertezza sulla data di ripresa;

   se e quali iniziative si intendano adottare per garantire, quanto prima, la riapertura dei luoghi adibiti al gioco legale, quantomeno nelle regioni in regime di «zona gialla», nel rispetto di linee guida e protocolli anti Covid-19;

   posto che il comportamento delle banche pare discriminare i clienti in relazione all'attività commerciale da loro svolta, quali iniziative di competenza, anche normative, intenda mettere in atto affinché questa discriminazione non sia più perpetrata;

   se si intenda procedere alla convocazione di un tavolo di confronto tra Governo, regioni e associazioni di categoria per trovare un'equa soluzione ai diversi problemi che gravano sul settore, tra i quali la questione territoriale e l'accesso al credito.
(2-01122) «D'Attis, D'Ettore, Ruggieri, Paolo Russo».

Interrogazioni a risposta orale:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con i ritmi che sta tenendo ora la regione Abruzzo nel vaccinare contro il Covid-19 la propria popolazione arriverà al target richiesto per l'immunità di comunità del 70 per cento tra circa due anni;

   attualmente manca ancora un piano vaccinale per arrivare almeno a quota 10 mila dosi al giorno somministrate che sarebbe il ritmo ottimale;

   nel frattempo, il deficit delle Asl, in base a carteggi riportati dalla stampa, è salito a 100 milioni di euro, nonostante l'Abruzzo sia uscito da nove anni di commissariamento con i conti risanati, e i livelli essenziali di assistenza dentro i target e, non si può dare solo la responsabilità al Covid-19, perché la regione ha avuto ingenti risorse aggiuntive per far fronte all'emergenza dal Governo centrale, che risulterebbero pari a 158 milioni di euro;

   ad oggi hanno ottenuto la prima dose di vaccino in Abruzzo 86.782 persone su 123.550 dosi disponibili. Il presidente della regione, Marco Marsilio, ha chiesto di poter anticipare le prime dosi di Pfizer, e posticipare il richiamo, in modo tale da ampliare la platea e ridurre i tempi, come fatto del resto con successo in Gran Bretagna ed Israele;

   a parere dell'interrogante il vero limite della governance regionale, oltre alla difficoltà di approvvigionarsi a livello centrale delle dosi di vaccino necessarie, è l'assenza di un piano vaccinale adeguato alle esigenze, con punti di somministrazione e calcolo degli operatori necessari, e tutte le altre modalità organizzative. Ad oggi si è in grado di arrivare a massimo 3.500 dosi al giorno;

   in questi anni, secondo l'interrogante, a livello regionale, non c'è stata una reale programmazione per consolidare la sostenibilità e l'efficacia della sanità; il piano di riordino della rete ospedaliera, il consolidamento della sanità territoriale sono rimaste ferme –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, per quanto di competenza e pur nel rispetto delle competenze regionali in materia, affinché anche nella regione Abruzzo si possa accelerare la campagna vaccinale;

   se risulti vero che la regione Abruzzo abbia ricevuto quantitativi di vaccini contro la Sars-CoV-2 in quantitativi inferiori in proporzione alla propria popolazione e se ciò sia avvenuto anche in altre regioni.
(3-02085)


   MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'emergenza sanitaria connessa alla diffusione del virus Sars-COV-2 e alla relativa campagna vaccinale di prevenzione dal COVID-19, la direzione generale welfare di regione Lombardia ha conferito mandato alle Agenzie di tutela della salute della Lombardia di emettere un avviso pubblico volto alla creazione di un elenco di volontari costituito da figure professionali sanitarie, compreso il personale collocato in quiescenza (quali medici, infermieri, assistenti sanitari), disponibili a prestare attività finalizzate all'attuazione del piano di somministrazione dei vaccini presso le Aziende socio sanitarie territoriali (Asst) facenti parte dei diversi territori di competenza delle Ats;

   le attività rese dal personale medico-sanitario aderente al suddetto avviso, saranno svolte a totale titolo gratuito. La scadenza per l'invio della propria adesione è stata fissata al giorno 3 febbraio 2021, con possibilità di inserimento delle domande pervenute successivamente a tale data in un apposito elenco aperto, che verrà periodicamente aggiornato e trasmesso alle Asst;

   fermo restando il più vivo riconoscimento dell'inestimabile valore del contributo offerto dalle organizzazioni di volontariato e dai tanti operatori volontari nella presente emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID-19. L'interrogante ritiene comunque essenziale che un servizio di rilevanza sociosanitaria come la vaccinazione anti Sars-COV-2 debba essere prestato dagli operatori sanitari a fronte di un adeguato inquadramento contrattuale e non a titolo gratuito;

   tra l'altro l'interrogante, trova il contenuto di cui all'avviso pubblico in questione in conflitto con quanto previsto dall'avviso pubblico, ancora attivo, emanato dal commissario straordinario all'emergenza in data 11 dicembre 2020, volto al reclutamento con assunzione a tempo determinato di 9 mesi eventualmente rinnovabile di 3.000 medici e 12.000 infermieri e assistenti sanitari, che dovranno sostenere la campagna di somministrazione del vaccino nelle 1.500 strutture individuate e distribuite su tutto il territorio nazionale;

   anche gli Ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia (province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Mantova, Milano-Lodi-Monza e Brianza, Pavia, Sondrio, Varese), attraverso il proprio coordinamento regionale, con una lettera inviata il 22 gennaio 2021 al direttore generale welfare della regione Lombardia, resa pubblicata tramite diffusione sulla rete internet, in particolare sul sito dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Pavia in data 23 gennaio 2021, hanno formalmente espresso il proprio dissenso ad aderire alla divulgazione del bando citato, in mancanza di un confronto teso a bilanciare i bisogni dei cittadini con il necessario riconoscimento del ruolo svolto dai professionisti coinvolti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere per avviare un confronto con la direzione generale welfare di regione Lombardia, volto a individuare e attivare dei percorsi che rispondano alle necessità della popolazione e, al contempo, valorizzino il ruolo dei professionisti sanitari chiamati a prestare servizio nella campagna di vaccinazione anti Sars-COV-2.
(3-02086)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 25 febbraio 2021 l'amministrazione statunitense guidata dal presidente Joe Biden ha desegretato il rapporto elaborato dal Odni sull'uccisione di Jamal Khashoggi all'interno del consolato saudita di Istanbul;

   secondo l'executive summary: «Il principe ereditario dell'Arabia Saudita Muhammad bin Salman ha approvato un'operazione a Istanbul, in Turchia, per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi»;

   per l'intelligence statunitense esiste «un diretto coinvolgimento» del principe ereditario nel delitto, testimoniato dalla «presenza di suo consigliere chiave e di membri della sua scorta personale» e dal «sostegno del principe ereditario all'uso di misure violente per mettere a tacere i dissidenti all'estero, compreso Khashoggi»;

   infine si legge: «Dal 2017, il principe ereditario ha il controllo assoluto delle organizzazioni di sicurezza e di intelligence del Regno. È altamente improbabile che funzionari sauditi abbiano effettuato un'operazione di questa natura senza l'autorizzazione del principe ereditario»;

   a fine gennaio 2020 il senatore Matteo Renzi, ex Presidente del Consiglio dei ministri ed attuale membro della Commissione Difesa del Senato della Repubblica, ha partecipato ad una iniziativa a Riad in cui intervistava Muhammad bin Salman. Da inchieste giornalistiche si è appreso che il senatore è membro dell'Advisory board del Future Investment Initiative, istituito da Mohammad bin Salman ed emanazione del Public Investment Fund, fondo sovrano controllato direttamente dalla famiglia reale saudita;

   per la sua attività, il senatore Renzi, riceverebbe un compenso di circa 80 mila dollari all'anno, oltre ad altre liberalità e all'utilizzo esclusivo di voli privati organizzati dal regno saudita;

   il senatore Renzi ha in più occasioni ribadito la legittimità ad intrattenere relazioni con l'Arabia saudita e a suo modo di vedere non sussisterebbe alcuna incompatibilità tra la sua carica istituzionale e la carica retribuita da un organismo controllato dalla famiglia reale saudita, in particolare dal principe ereditario Muhammad bin Salman;

   ad opinione dell'interrogante quanto sommessamente riportato è estremamente grave, nonché particolarmente lesivo dell'immagine dell'Italia, impegnata nella promozione dei diritti fondamentali universalmente riconosciuti e comprometterebbe il lavoro profuso con gli altri partner europei e in sede Onu affinché venga fatta piena luce sull'omicidio di Jamal Khashoggi –:

   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza e ferme restando le inderogabili prerogative del Parlamento e dei suoi membri, avviare una iniziativa, anche di carattere normativo, per scongiurare in futuro qualsiasi tipo di interferenza straniera e garantire l'indipendenza delle istituzioni.
(5-05449)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE CARLO, DEL SESTO e IORIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente comportato un crollo del prodotto interno lordo italiano, -8,8 per cento nel 2020. Nonostante il dato allarmante, la Commissione europea nelle previsioni economiche d'inverno ha stimato che a causa del riporto negativo del quarto trimestre 2020 il prodotto interno lordo italiano crescerà quest'anno del 3,4 per cento;

   la pandemia e le varianti del Coronavirus, al contrario delle più rosee aspettative, hanno costretto alcuni Stati membri dell'Unione europea all'adozione di ulteriori misure restrittive, comportando, nel peggiore dei casi, un arresto forzato o forte riduzione delle attività di comparti strategici per l'economia. In Italia la ristorazione e l'intero comparto turistico tra i più colpiti;

   considerato che nel nostro Paese le strutture ricettive marittime sono quelle che, meno di tutti, nel 2020, hanno risentito della flessione del mercato dovuta peraltro ad un maggiore allentamento delle stesse restrizioni e ad una minore capacità di contagio del virus, di contro, si può affermare che la stagione invernale ha subito danni considerevoli e che, secondo Confindustria alberghi, il blocco ulteriore degli impianti al 5 marzo 2021 chiude definitamente e con un «nulla di fatto» la stagione invernale;

   si ravvisa dunque una forte criticità nel reperimento di risorse per il settore e, dopo un anno di crisi per il Covid-19, la maggior parte degli alberghi italiani non ha più risorse neanche per far fronte al pagamento delle tasse; per buona parte del 2020 e del 2021 la pandemia ha causato inoltre una forte mancanza di movimento turistico dovuta anche all'impossibilità di spostamenti tra regioni, talvolta interessando i comuni di una stessa regione, e, ancora, a chiusure di musei e luoghi d'arte;

   nel 2020 si è registrata una perdita di 236 milioni di presenze turistiche (-54,1 per cento rispetto al 2019) e un calo di fatturato pari a 13,5 per cento miliardi di euro (-55 per cento);

   va considerato che il settore turistico ha un peso del 17 per cento sul prodotto interno lordo italiano e che, come fortemente sottolineato dagli operatori del settore ricettivo, le misure a sostegno del settore non sembrerebbero armonizzate. Ad integrazione di quanto affermato e col fine di evitare nuove fughe in avanti, si ricordi che, la scorsa primavera, alcuni Paesi dell'Unione europea al confine con il nostro, la Croazia prima fra tutte ma anche l'Austria e la Slovenia, idearono in piena autonomia e senza tener in considerazione un'armonica visione comune tra gli Stati membri dell'Unione europea, corridoi Covid-free con il fine di rilanciare il turismo locale e permettendo ai turisti, primi fra tutti, tedeschi, di raggiungere agevolmente le località vacanziere;

   alcuni dei Paesi citati stanno già attivando il piano interno vaccinale per l'immunizzazione prioritaria del personale impiegato nella ricezione alberghiera e in generale nel turismo, come peraltro già annunciato dalla stessa <Ministra del turismo croata, Nikolina Brnjaci, secondo la quale «Dobbiamo assicurarci che tutti quelli che vogliono essere vaccinati nel settore turistico ricevano il vaccino» –:

   quali future e urgenti iniziative il Governo intenda adottare e se non ritenga utile rivedere il piano di vaccinazione contro il Covid-19, inserendo, come prioritarie, le fasce di lavoratori del settore turistico/ricettivo, in vista della prossima apertura della stagione estiva;

   alla luce dei fatti esposti, quali iniziative il Ministro del turismo intenda adottare per far ripartire il settore in piena sicurezza e se stia già provvedendo ad un piano di rilancio del turismo estivo col fine di evitare ulteriori perdite.
(4-08442)


   PAOLO RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'organizzazione sindacale italiana Itamil Esercito ha annunciato che nei giorni 27 e 28 marzo 2021, terrà una votazione on-line sul proprio sito web, tra i propri associati, per decidere se prendere l'impegno di portare più di 500 militari, con le rispettive famiglie, per manifestare di fronte la Camera dei deputati;

   l'obiettivo di tale manifestazione sarebbe quello di denunciare l'indifferenza dell'Amministrazione rispetto alle numerose problematiche che riguardano le rappresentanze sindacali militari;

   infatti, detti sindacati, spesso, non sono coinvolti nei tavoli tecnici per le istanze che interessano i loro iscritti, ovvero in quelli riguardanti la parte operativa in tema di ricongiungimenti familiari, genitorialità, alloggi di servizio, valorizzazione professionale delle qualifiche speciali di tutti i ruoli non dirigenziali, rimodulazione dei concorsi. Senza sottacere altre rilevanti problematiche quali la programmazione vaccinale, il precariato e la contrattualistica, le condizioni – anche in termini di sicurezza – delle caserme e le valutazioni inerenti all'impatto psico-somatico subito dai militari di rientro dalle missioni all'estero, fattori tutti che impattano non solo sul personale militare ma anche sulle loro famiglie;

   invero, la Corte Costituzionale con la sentenza n. 120 del 2018 ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 1475, comma 2, del decreto legislativo n. 66 del 2010, che prevedeva l'impossibilità per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali, rinviando al legislatore il compito di definire le nuove tutele rappresentative di carattere sindacale;

   tuttavia, ad oggi l'unica fonte che disciplina la materia, è la circolare ministeriale del 21 settembre 2018 che, pur indicando le specifiche condizioni per consentire l'avvio delle procedure di costituzione delle associazioni professionali a carattere sindacale, prevede stringenti limitazioni relative al diritto di sciopero e all'adesione ad altre organizzazioni sindacali esterne;

   la piena e concreta attuazione dei principi costituzionali, sanciti dagli articoli 21, 39, 52 e 54, nel rispetto del sopra citato arresto della Consulta, implica l'effettività della tutela dei fondamentali diritti del personale militare che ha un ruolo strategico per la salvaguardia delle istituzioni democratiche e la sicurezza del sistema Paese;

   è necessario, dunque, non comprimere eccessivamente le facoltà inerenti alla rappresentanza dei sindacati militari onde evitare che le problematiche sin qui evidenziate si traducano in un inevitabile aggravio del contenzioso con l'Amministrazione –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di rendere effettivi i diritti sindacali del personale militare.
(4-08446)


   GIACOMONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per l'anno 2021 ha istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un fondo, con una dotazione pari a 10 milioni di euro, allo scopo di potenziare gli uffici dei comuni che si occupano della gestione dei servizi connessi all'erogazione del cosiddetto «Superbonus al 110 per cento» per interventi finalizzati all'efficienza energetica, con l'assunzione a tempo determinato e per l'anno in corso di personale tecnico;

   i criteri e le modalità di assegnazione delle risorse, per quanto risulta all'interrogante, sarebbero in corso di avanzata definizione e saranno oggetto di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che verrà adottato su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali;

   per la presentazione delle domande, considerata la non perentorietà del termine previsto dall'articolo 1, comma 70, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, i comuni interessati dovranno attendere le indicazioni operative contenute nel relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   ad oggi il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non risulta ancora adottato e ciò pregiudica inevitabilmente il buon funzionamento degli uffici dei comuni che si occupano della gestione dei servizi connessi all'erogazione del cosiddetto «Superbonus al 110 per cento», già di fatto sommersi di richieste di accesso agli atti il cui obiettivo è, come noto, quello di favorire gli interventi di efficientamento energetico e antisismici, nonché l'installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per sbloccare tale impasse ed emanare con la massima sollecitudine, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contenente le indicazioni operative per i comuni che intendano potenziare gli uffici che si occupano della gestione dei servizi connessi all'erogazione del suddetto «Superbonus al 110 per cento», con l'assunzione a tempo determinato e per l'anno in corso di personale tecnico.
(4-08449)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Fibrosi Cistica è una malattia genetica a trasmissione autosomica recessiva e coinvolgimento sistemico, che colpisce principalmente l'apparato respiratorio e intestinale. La fibrosi cistica è la principale causa di malattia respiratoria cronica nel bambino ed è responsabile della maggior parte delle insufficienze pancreatiche nell'infanzia. È inoltre responsabile di molti casi di disidratazione con perdita di sali, poliposi nasale, pansinusite, prolasso rettale, pancreatite, colelitiasi, epatopatia cronica e diabete;

   sebbene grazie agli enormi progressi compiuti dalla medicina l'aspettativa di vita delle persone affette da questa malattia sia notevolmente aumentata, anni fa si attestava intorno ai 5 anni di età;

   oggi più del 50 per cento dei pazienti supera l'età adulta, 18 anni; secondo alcune previsioni entro il 2025 si potrà raggiungere il 75 per cento;

   la popolazione di pazienti affetti da fibrosi cistica è ancora in larga parte pediatrica: dagli ultimi dati disponibili risulterebbe che su 5.565 pazienti censiti in Italia, l'età mediana sia pari a 21,4 anni; l'età mediana al decesso sia di 34,7 anni ed il 42,9 per cento abbia meno di 18 anni;

   l'aggiornamento del piano nazionale vaccini presentato in Conferenza Stato-regioni straordinaria il 9 febbraio 2021, recependo le indicazioni della Lega italiana fibrosi cistica onlus, ha inserito le persone con fibrosi cistica nelle categorie prioritarie per l'accesso ai vaccini anti-Covid nella fase 2 della campagna vaccinale in quanto ritenute «estremamente vulnerabili»;

   secondo le valutazioni dell'Aifa gli unici due vaccini attualmente somministrabili ai soggetti fragili sono Pfizer-Biontech e Moderna: il primo è autorizzato per persone di età pari o superiore ai 16 anni, il secondo per persone di età pari o superiore ai 18 anni e pertanto ad oggi sono tantissimi i pazienti che, essendo in età pediatrica, non possono essere vaccinati;

   va preso atto che l'unica alternativa al momento praticabile, al fine di tutelare e proteggere nel miglior modo possibile i minori fibrocistici, è quella di riconoscere il diritto alla priorità vaccinale ai loro genitori e agli altri familiari conviventi, come già espressamente previsto per i pazienti onco-ematologici e per altre categorie di «persone estremamente vulnerabili», quali i soggetti colpiti da malattie autoimmuni ed i pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive –:

   se il Governo intenda adottare tempestivamente iniziative al fine di implementare il piano vaccinale emanato per la fase 2 della campagna vaccinazioni, inserendo nelle categorie prioritarie per l'accesso ai vaccini anti-Covid anche i genitori e/o i caregiver familiari dei pazienti fibrocistici di età inferiore ai 18 anni, ai quali per motivi anagrafici non può essere somministrata la vaccinazione, al fine di garantire loro la massima protezione e colmare una lacuna che crea di fatto una discrepanza di trattamento rispetto ad altri soggetti parimenti ricompresi nella categoria di «persone estremamente vulnerabili».
(4-08456)


   CORNELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 63 del 2013 sono state introdotte alcune agevolazioni fiscali finalizzate a riqualificare, attraverso interventi antisismici, il patrimonio immobiliare delle zone sismiche italiane, il cosiddetto «sisma bonus»;

   il sisma bonus prevede una detrazione fiscale pari al 50 per cento o all'85 per cento per i soggetti che sostengono spese per interventi antisismici sul patrimonio immobiliare localizzato in zone ad alta pericolosità sismica; inoltre, è prevista anche la possibilità di cedere il credito corrispondente alla suddetta detrazione;

   con le circolari 11/E del 18 maggio 2018 e 17/E del 23 luglio 2018, l'Agenzia delle entrata ha in parte risposto ad alcune problematiche relative agli adempimenti necessari alla cessione del credito;

   ancora oggi persistono alcune criticità legate al sisma bonus che non permettono la piena messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano soprattutto nelle zone colpite dagli eventi sismici del 2016, quali l'Abruzzo. Tra le principali criticità riscontrate vi è la complessità degli aspetti tecnici che impongono tempi lunghi per la definizione dei progetti e la relativa attuazione;

   in assenza di uno snellimento delle procedure attuative del sisma bonus non sarà possibile attuare a pieno la misura e mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare italiano e attuare una piena ricostruzione degli edifici nelle zone colpite dal terremoto del 2016;

   vi è oggi la necessità di adottare un nuovo piano di prevenzione sismica in modo da prevenire gli effetti di futuri terremoti, anche attraverso l'utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery plan in modo di passare dalla logica del ripristino a quella della prevenzioni –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di snellire le procedure attuative della misura «sisma bonus» al fine di attuare una piena ricostruzione delle zone colpite dagli eventi sismici del 2016;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di adottare un nuovo piano di prevenzione sismica anche attraverso l'introduzione del piano sismico all'interno del Recovery Plan.
(4-08457)


   DI MURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sebbene il 4 marzo la regione Liguria sia stata confermata «zona gialla», in base degli indici di contagio da Covid-19 e allo scopo di contrastare e contenere la diffusione del virus, invece fino al 14 marzo nei distretti di Ventimiglia e Sanremo si sono rese necessarie misure più restrittive previste per la cosiddetta «zona arancione rafforzata» e ciò anche per l'attiguità con la vicina Francia e i dati ivi registrati;

   difatti, secondo gli ultimi dati di Public Health France la diffusione del Coronavirus nella zona delle Alpi Marittime (da Cagnes-sur-Mer a Mentone, al confine con la Riviera Ligure) è molto alta, tanto che da ben tre settimane il tasso di positività dei test è al 10, 11 per cento (a fonte del 0,96 della Liguria) e ogni giorno si registrano circa 800 nuovi casi, pari al 2,5 per cento della media in tutta la Francia;

   data la situazione allarmante e per il fatto che non si è fermato il flusso di cittadini francesi che quotidianamente superano il confine, oltre che per lavoro, anche per andare a fare acquisti di vario genere, sono state disposte quindi misure specifiche per il contrasto alla diffusione del virus, quale, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, l'obbligo di tampone da effettuarsi nelle 48 ore antecedenti l'ingresso, con particolari deroghe per i lavoratori transfrontalieri, i trasportatori e i residenti nei territori confinanti;

   misure analoghe e necessarie per il contenimento della pandemia non risultano invece essere state adottate relativamente alle riammissioni in territorio italiano di immigrati irregolari che vengono rintracciati in territorio francese o sulla linea di confine con l'Italia e ciò nonostante tale flusso sia costante e continuo, con una media di circa ottanta al giorno;

   i migranti irregolari vengono ancora oggi respinti alla frontiera di Ventimiglia e riammessi in territorio italiano senza che nessuno di essi venga sottoposto a tampone o test antigenico in Francia prima di accedere in Italia, come invece viene previsto ed obbligatorio per chiunque altro dal medesimo stato faccia ingresso nel nostro Paese;

   è di tutta evidenza che, ai fini di contrasto alla pandemia in corso da Covid-19, al confine con la Francia vengono attualmente poste in essere misure inspiegabilmente differenti a seconda dei soggetti che fanno ingresso in territorio italiano e ciò comporta un elevato rischio in termini di contagio a danno sia della popolazione locale che delle forze dell'ordine impegnate nelle operazioni di riammissione –:

   come il Governo intenda adoperarsi e quali iniziative di competenza intenda attivare relativamente alla presa in carico degli immigrati riammessi in territorio italiano, al fine di contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 nelle zone al confine con la Francia.
(4-08461)


   PIGNATONE, CANCELLERI e PENNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il piano di vaccinazione in Italia, al netto dei rallentamenti dovuti alla riduzione delle dosi dei vaccini da parte delle aziende farmaceutiche, è tra i più efficienti dell'Unione europea;

   tuttavia, in diverse situazioni, sono state riscontrate delle irregolarità in ordine alla somministrazione del vaccino a soggetti diversi da quelli cui spettava prioritariamente;

   questo fenomeno, seppur riguardante in modo diffuso il territorio nazionale, si è rilevato con maggiore preoccupazione in alcune regioni;

   in particolare, si è appreso da alcune fonti stampa di un elevato numero di irregolarità in Sicilia. Un recente articolo, ad esempio, ha messo in evidenza come siano, nel solo mese di gennaio 2021, 540 le dosi somministrate sotto la lente di ingrandimento del Nucleo antisofisticazione e sanità, di cui 497 solo in Sicilia, perché, secondo i controlli effettuati, sarebbero state inoculate arbitrariamente, senza seguire le fasce prioritarie stabilite nel piano vaccinale;

   è apparso, inoltre, che la mappa e siffatto numero, ancora in fase di accertamento, siano ancora più ampi. In ogni caso, il problema dei cosiddetti «furbetti del vaccino» è un tema che merita doverosa attenzione;

   in particolare, in Sicilia, oltre ai casi emersi dalle inchieste della stampa nelle provincie di Ragusa, Palermo, Catania e Trapani, si è appreso di una denuncia relativa all'Asp di Caltanissetta. (si veda La Sicilia di giovedì 28 gennaio 2021, anno 77, n. 27);

   a tale quadro, va ad aggiungersi il dibattito circa le conseguenze legate ad una indebita somministrazione del vaccino. Orbene, al di là delle conseguenze amministrative, civili e penali che saranno, eventualmente, accertate per quanto di competenza dalla magistratura, si è aperto un ampio dibattito sul consentire o meno a chi abbia indebitamente ricevuto il vaccino, «saltando» le procedure stabilite, di poter ricevere la seconda dose a completamento del processo di immunizzazione;

   ed invero alcune regioni, tra cui quella Siciliana, hanno stabilito di non procedere alla inoculazione della seconda dose ai «furbetti del vaccino», facendo sì che tale comportamento non abbia un effetto «premiante»; si tratta di una decisione che, però, avrebbe l'effetto non solo di rendere nulla l'efficacia della prima dose, andando così di fatto sprecate quelle dosi già somministrate, anche se indebitamente; ma, cosa peggiore, anche l'effetto di aggravare la carenza di vaccini a disposizione, diminuendo il numero dei soggetti immunizzati;

   non da ultimo, appare opportuno attenzionare il concreto rischio che ogni regione possa, su questo tema, adottare autonome decisioni, contribuendo a creare differenti trattamenti sul territorio nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda intraprendere in merito.
(4-08462)


   LICATINI e DAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di questi ultimi anni l'Unione europea ha attivato nei confronti del nostro Paese ben quattro procedure di infrazione per la non corretta applicazione della direttiva 91/271/CEE in materia di trattamento delle acque reflue, con conseguenti sanzioni a carico della collettività. Ancora oggi l'11 per cento circa dei cittadini italiani non è raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue;

   la direttiva 91/271/CEE, ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue urbane. A tal fine, gli Stati sono tenuti a provvedere affinché tutti gli agglomerati al di sopra dei 2.000 abitanti equivalenti siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane e di appropriati sistemi di trattamento, tali da prevenire e ridurre il carico inquinante sulle matrici ambientali;

   come noto, la Sicilia rappresenta, in termini di agglomerati, la regione maggiormente colpita dalle suddette procedure. Il commissario unico per la depurazione professor Maurizio Giugni, insieme ai due subcommissari, gestiscono in Sicilia circa 63 interventi su 50 agglomerati compresi importanti centri urbani come Palermo e Catania;

   preme evidenziare, però, che gli interventi che esulano dalle procedure di infrazione non sono oggetto di gestione da parte del commissario unico per la depurazione, il quale assume le funzioni di soggetto attuatore limitatamente agli interventi per i quali non risulti già intervenuta l'aggiudicazione provvisoria dei lavori. Molti interventi sono rimasti pertanto nella gestione, spesso carente, delle amministrazioni locali che, in alcuni casi, hanno attivato appalti e stanziato risorse per lavori che non sono mai stati avviati;

   a titolo esemplificativo, si menzionano alcuni interventi previsti per l'agglomerato di Palermo rimasti a carico del comune perché in procinto dell'affidamento lavori e, in particolare, l'appalto del comune di Palermo, per un valore di undici milioni di euro, aggiudicato due anni fa dalla sezione territoriale dell'Urega al fine di rimuovere gli scarichi a mare dei collettori fognari esistenti in corrispondenza della foce del fiume Oreto e di quello in via Diaz, i cui lavori non sono mai cominciati, con gravi e persistenti ripercussioni sulla qualità delle acque del mare palermitano, in molti tratti non idonee all'uso balneare;

   e ancora, si può menzionare l'intervento previsto per l'agglomerato di Genzano di Lucania in Basilicata (procedura di infrazione 2014/2059), il cui soggetto gestore e attuatore è Acquedotto Lucano: su 40 agglomerati, 16 ancora non hanno raggiunto la conformità ai valori limite, tra cui per l'appunto, quello di Genzano di Lucania –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un intervento di ricognizione e monitoraggio, anche in raccordo con gli enti di governo d'ambito e avvalendosi dell'Ispra, sullo stato di attuazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle amministrazioni titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE che non sono stati sottoposti alla gestione del commissario unico per la depurazione, anche al fine di verificare la capacità tecnica ed economico-finanziaria delle medesime amministrazioni locali nella realizzazione degli interventi, e attivando, laddove necessario, i poteri di cui all'articolo 75, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, qualora ricorra un grave pregiudizio alla salute o all'ambiente o in caso di accertata inattività delle regioni e degli enti locali;

   se intendano assumere le iniziative di competenza volte a verificare se ricorrano i presupposti per estendere i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge n. 131 del 2003 nei confronti degli enti locali titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE che attualmente non rientrano nella gestione commissariale, al fine di assicurare la realizzazione degli interventi ed evitare l'apertura di nuove procedure di infrazione o l'aggravamento di quelle in essere.
(4-08465)


   FEDERICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 7 dicembre 2018 sono stati nominati come commissario e sub commissario rispettivamente il dottor Angelo Giustini e la dottoressa Ida Grossi;

   con decreto del presidente della giunta regionale del Molise n. 11 dell'8 febbraio 2020 è stato nominato direttore generale dell'agenda sanitaria regionale per il Molise il dottor Oreste Florenzano;

   con decreto del commissario ad acta n. 48 del 14 luglio 2020 è stato approvato il «Piano di rafforzamento della rete ospedaliera per emergenza COVID-19 ai sensi del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020»;

   nell'unico centro per la cura dei pazienti affetti da Covid-19, l'ospedale Cardarelli di Campobasso, centro hub di riferimento per la cura anche di altre patologie, il piano prevede la realizzazione di 9 ulteriori posti di terapia intensiva e 21 di sub intensiva all'interno dell'area del cosiddetto «ex hospice»;

   con deliberazione del direttore generale dell'Asrem n. 43 del 22 gennaio 2021, è stato approvato il progetto definitivo, con deliberazione del direttore generale n. 192 del 23 febbraio 2021 è stato approvato il progetto esecutivo, mentre in data 22 febbraio 2021 il progetto esecutivo ha superato con esito positivo la verifica ai fini della validazione;

   da informazioni raccolte dalla stampa, e confermate anche dal direttore generale dell'Asrem che è soggetto attuatore, la procedura per la realizzazione risulterebbe sospesa, perché ci sarebbe una differenza tra i capitolati allegati al progetto ed i conteggi realizzati dall'impresa che deve realizzare l'opera;

   se confermata, questa situazione rappresenterebbe un ulteriore ed inaccettabile ritardo per la sanità molisana alle prese con una pandemia che non sta facendo sconti e che sta mettendo a dura prova il nostro già fragile sistema sanitario, nonostante la grande dedizione di medici ed operatori sanitari;

   nella relazione preparata dagli ispettori del Ministero della salute che hanno visionato gli ospedali regionali nei giorni 27 e 28 gennaio 2021 viene testualmente riferito che «nessuno dei posti letto strutturali programmati ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 34 del 2020 risulta essere stato ancora attivato» –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati, se risponda al vero il fatto che ci siano problemi di natura tecnica che impediscono l'inizio dei lavori di ampliamento presso l'ex hospice del Cardarelli e quali siano le motivazioni per le quali a distanza di quasi un anno dall'approvazione del cosiddetto «Decreto rilancio» il Molise sembra essere l'unica regione d'Italia dove non ha ancora trovato attuazione l'articolo 2 del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020.
(4-08472)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la partecipazione dell'ex Presidente del Consiglio, senatore Matteo Renzi, ad un evento pubblico a Riyad insieme al principe saudita Mohammed bin Salman, ha riaperto il dibattito su un vulnus normativo nelle istituzioni italiane, già criticato più volte dagli organismi internazionali;

   quel dibattito è stato registrato e trasmesso in differita, anche perché la contemporanea crisi di Governo in Italia ha obbligato il senatore Renzi a rientrare nottetempo in Italia;

   il rientro improvviso di Matteo Renzi dall'Arabia Saudita sarebbe avvenuto a bordo di un volo privato pagato dal FII, Future Investment Initiative Institute, Fondazione saudita nata per decreto del Re all'inizio del 2020, organizzatrice dell'evento citato e del cui advisory board lo stesso Renzi farebbe parte;

   secondo il quotidiano La Verità del 29 gennaio 2021 Renzi avrebbe usufruito per il volo Riyad-Roma di un lussuoso jet Gulfstream G450 di una compagnia privata con sede a Riyad, il valore di questo servizio ammonterebbe a circa 28.600 dollari;

   la nomina di Renzi nella Fondazione Future Investment Initiative Institute, emanazione ufficiale del fondo sovrano dell'Arabia Saudita controllato direttamente dalla famiglia reale, gli garantirebbe un compenso fino a 80 mila dollari l'anno più alcuni benefit come la disponibilità di jet privati nei suoi viaggi da e per l'Arabia saudita;

   il senatore Renzi, attuale membro della Commissione Difesa del Senato, è leader del partito politico «Italia Viva» che esprime Ministri e sottosegretari, i quali contribuiscono a decidere l'indirizzo politico del Governo italiano;

   a parere dell'interrogante la circostanza che chi riveste un ruolo politico e istituzionale di grande rilievo nel nostro Paese, possa contemporaneamente ricevere compensi da uno Stato straniero, desta grande preoccupazione;

   a parere dell'interrogante anche i leader politici, insieme ai social e ai media tradizionali, possono, più o meno intenzionalmente, prestare il fianco a interferenze straniere, contribuendo a diffondere «disinformazione» la quale può essere promossa da attori esterni come business e per trarre profitto;

   appare inopportuno all'interrogante che un ex Presidente del Consiglio, senatore in carica e leader di un partito, viaggi su un jet privato offerto dal fondo sovrano di un altro Paese e percepisca un compenso da una fondazione di uno Stato estero che promuove gli interessi internazionali di quello stesso Stato. Così come non appare irrilevante che un membro della Commissione Difesa del Senato italiano riceva pagamenti da uno Stato straniero;

   nello specifico si tratta peraltro di un Paese governato da un principe ereditario di una monarchia illiberale e feudale nonché uno dei maggiori acquirenti di armamenti del mondo, il 12 per cento di tutte le armi vendute in larga parte utilizzate in Yemen;

   in tutte le democrazie occidentali il tema dell'interferenza straniera nella vita democratica interna è oggetto di approfondito dibattito, al fine di trovare una soluzione che vi ponga rimedio;

   da anni il Consiglio d'Europa chiede all'Italia di dotarsi di norme per disciplinare le attività «extra» dei parlamentari raccomandando all'Italia «lo sviluppo di un solido insieme di restrizioni in materia di donazioni, regalie, manifestazioni di ospitalità, favori e altri benefici concessi ai parlamentari»;

   nel 2016 la Camera dei deputati ha varato un Codice di condotta ispirato a quello vigente al Parlamento europeo mentre il Senato della Repubblica non ancora –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche di natura normativa, al fine di prevenire possibili situazioni di conflitti d'interesse con Paesi stranieri.
(4-08475)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la gestione della campagna vaccinale anti Covid-19 in Abruzzo sta assumendo dei contorni a dir poco drammatici data l'assenza di programmazione e trasparenza da parte della Regione Abruzzo;

   da una dichiarazione del capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale Silvio Paolucci si apprende che non esisterebbe alcun Piano vaccinale regionale definito, il quale sarebbe ancora in fase di scrittura;

   sul sito istituzionale della regione Abruzzo non vi è traccia di indicazioni chiare su quanto personale sanitario verrà impiegato per la somministrazione dei vaccini, quali e quante siano le sedi individuate da adibire a centri vaccinali, quali siano i criteri e i tempi della vaccinazione, mentre nel resto delle regioni d'Italia i dati relativi alle vaccinazioni vengono aggiornati in tempo reale;

   l'evidente inefficienza della regione rende l'Abruzzo fanalino di coda tra le regioni italiane nel rapporto tra vaccinati e totale della popolazione ed ultimo per il completamento del ciclo vaccinale. Al 25 febbraio 2021, secondo i dati riportati dal Quotidiano Sanità, gli abruzzesi vaccinati sono poco più di 20.000, pari ad appena l'1,58 per cento della popolazione, mentre i dati sui contagi sono in preoccupante aumento;

   a differenza della maggior parte delle regioni d'Italia, dove è iniziata anche la vaccinazione del personale scolastico – in parallelo con quella della cosiddetta fase 1 – e sono stati attivati servizi online di prenotazione in cui il personale scolastico può indicare giorno e ora tra le fasce disponibili, fino ad esaurimento delle scorte disponibili in ciascuna regione, sul sito istituzionale della Regione Abruzzo il personale scolastico poteva manifestare l'interesse alla vaccinazione soltanto entro il primo marzo 2021;

   da un comunicato delle organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA, SNALS e GILDA UNAMS del territorio di Pescara si apprende che già dall'avvio della campagna di vaccinazione per il personale scolastico, previsto per il 20 febbraio scorso, sono emersi problemi e grossi disagi: appuntamenti inizialmente fissati e successivamente disdetti, disorganizzazione e confusione generale. Da quel giorno, almeno nel territorio di Pescara, la vaccinazione del personale scolastico si è sostanzialmente ed incomprensibilmente bloccata, senza alcuna comunicazione ai diretti interessati;

   a parere dell'interrogante è indispensabile che i lavoratori della scuola vengano tutelati ed è inammissibile che la mancanza di coordinamento tra gli enti preposti e la scarsa trasparenza delle scelte operate ricadano sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori e degli studenti;

   ulteriore dimostrazione dell'assenza di un piano vaccinale, di programmazione e trasparenza si evince da quanto riportato da diverse testate online abruzzesi circa la richiesta che un funzionario degli uffici Asl di Lanciano avrebbe fatto alla presidente dell'Ordine degli Avvocati locale di un eventuale interesse e disponibilità a procedere con la vaccinazione in favore degli avvocati una volta terminate le categorie degli appartenenti alle forze dell'ordine e alla scuola;

   il funzionario Asl di Lanciano avrebbe avanzato tale richiesta data la disponibilità di scorte di vaccino AstraZeneca e quindi al fine di evitarne l'inutile giacenza;

   è inaccettabile che mentre gli iscritti alle piattaforme dedicate non abbiano certezze, qualcuno proceda arbitrariamente alla ricerca di ulteriori categorie da vaccinare –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché i ritardi registrati nella regione Abruzzo in relazione alla campagna vaccinale anti Covid-19 possano essere colmati nel più breve tempo possibile, così da poter assicurare ai cittadini e alle cittadine abruzzesi il pieno esercizio del diritto alla salute, nonché alla trasparenza rispetto all'operato della regione Abruzzo.
(4-08479)


   MANTOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 marzo 2021, il cancelliere Kurz, in una dichiarazione inviata all'agenzia di stampa austriaca Apa, ha affermato che: «Austria, Danimarca e i membri del gruppo “First Mover” in futuro non faranno più affidamento sull'Unione europea e, insieme a Israele, produrranno dosi di vaccino di seconda generazione per far fronte ad ulteriori mutazioni del coronavirus»;

   in data 2 marzo 2021, il Commissario europeo agli affari economici, Paolo Gentiloni, in audizione presso le Commissioni bilancio e politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, ha espresso – per quanto riguarda la produzione dei vaccini da parte delle case farmaceutiche – la volontà dell'Unione europea di «tenere sotto pressione la capacità produttiva delle aziende che stanno producendo questi vaccini»;

   la posizione di Austria e Danimarca in merito alla lentezza dell'Ema appare come il prodromo di quel rischio che il Commissario Gentiloni – nell'elogiare la capacità di scongiurare conflitti tra Stati membri da parte del general procurement – ha definito «guerricciola tra i 27 Paesi europei per procacciarsi il vaccino»;

   le campagne vaccinali di Paesi extra-Unione europea come Israele e Regno Unito sono ormai diffusamente considerate delle buone pratiche;

   il 22 febbraio 2021 il Premier inglese Boris Johnson ha annunciato alla Camera dei Comuni l'intenzione di attivare una graduale riduzione delle restrizioni anticontagio in tutto il Regno Unito fino alla loro completa cessazione prevista per il 21 giugno 2021;

   il prolungarsi della carenza di vaccini e quindi della durata della campagna vaccinale italiana rischia di penalizzare il nostro Paese rendendolo una meta turistica poco appetibile a causa del permanere dello stato di emergenza;

   un articolo pubblicato il 23 gennaio 2021 sul sito eurointelligence.com sostiene: «l'Ue ha pagato rispetto agli USA il 24 per cento in meno per il vaccino Pfizer e il 45 per cento in meno per quello Oxford/AstraZeneca. Il Regno Unito ha quasi certamente pagato molto di più»;

   l'appena citato articolo pubblicato sul sito internet sostiene pertanto che alle sopraelencate condizioni non c'è motivo di dubitare che le aziende produttrici abbiano fornito una corsia preferenziale per coloro che hanno deciso di pagare a un prezzo più alto le dosi –:

   se intenda fornire ogni utile elemento in merito a quanto riportato dal sito eurointelligence.com e per quale motivo sarebbe stata scelta dal nostro Paese una logica al ribasso per l'acquisizione dei vaccini;

   se esista un calcolo relativo alla percentuale di Pil che verrà a mancare a causa dei ritardi nella somministrazione dei vaccini e all'assenza di un piano di rientro alla normalità;

   se il Governo intenda attivarsi per seguire una strategia simile a quella annunciata dalla cancelleria austriaca.
(4-08484)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 marzo, l'ambasciatore d'Italia in Ghana ha partecipato allo Stakeholders' Forum on Media and Migration;

   l'evento è stato organizzato nell'ambito del progetto «Empowering Young People in Africa through Media and Communication», promosso dal Dipartimento di studi sulla comunicazione dell'Università del Ghana;

   il progetto è stato finanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e implementato in Ghana dalla branca locale dell'Unesco;

   dalla pagina Facebook dell'ambasciata italiana si legge che il progetto ha lo scopo di fornire informazioni di qualità sulle migrazioni, che si inserisce nella risposta delle Nazioni Unite per il Paese e che completa le attività poste in essere dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni;

   sulla locandina dell'evento si legge della possibilità di ascoltare informazioni da parte di persone ritornate dopo un periodo di migrazione e la possibilità di sapere come migrare in sicurezza;

   dato che tra le politiche delle Nazioni Unite rientra anche il Global Compact for Migration, che rivendica un vero e proprio diritto della persona a emigrare attraverso la sostanziale cancellazione della distinzione tra migrazione regolare e migrazione irregolare, minando alla base la possibilità per gli Stati sovrani di difendere i propri confini dall'immigrazione irregolare, occorre fare chiarezza su quanto segue –:

   quanto abbia contribuito l'Italia, in termini finanziari diretti e indiretti all'evento;

   quali siano stati i temi trattati nell'evento;

   se il Governo non intenda, nel quadro degli obiettivi di politica estera e della gestione di flussi migratori, adottare iniziative, anche tramite occasioni quali quella di cui in premessa, per favorire la diffusione delle testimonianze di chi, a seguito di un periodo all'estero, è ritornato nel proprio Paese per creare nella propria patria quelle condizioni di lavoro e di sviluppo che non rendono più necessario intraprendere lunghi e pericolosi viaggi, anche irregolari, verso l'Europa.
(4-08482)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi 50 anni dal lontano marzo 1971, data di uscita nelle sale di uno dei capolavori di Luchino Visconti «Morte a Venezia» il film ambientato in quello che una volta era il Grand Hotel Des Bains dove anche Thomas Mann, durante una vacanza nel 1911, trasse l'ispirazione per l'omonimo romanzo;

   di quello che una volta era il Grand Hotel, simbolo di ospitalità colta, ricercata e cosmopolita rimane solo il ricordo, perché oggi è una struttura completamente abbandonata da oltre dieci anni;

   il complesso Des Bains attualmente è di proprietà di un fondo comune di investimento chiamato «Lido di Venezia II» che possiede anche un altro albergo storico del Lido, l'Hotel Excelsior. Il fondo, dal gennaio del 2015, è gestito dalla società Coima Sgr Spa specializzata nella gestione patrimoniale di fondi di investimento immobiliari;

   nel 2016, Coima Sgr Spa annuncia al mercato di aver avviato un piano di rilancio dal valore complessivo di 120 milioni di euro che prevedeva la riqualificazione dei due alberghi sopra citati;

   l'anno successivo, perfeziona un accordo con la società London & Regional Properties (L+R) specializzata nel settore alberghiero, per la ricapitalizzazione del fondo con un ammontare complessivo di 250 milioni di euro;

   nei giorni scorsi si è appreso, a mezzo stampa, che la Coima Sgr Spa non concluderà la riqualificazione dell'Hotel Excelsior che si appresta a essere dismesso dal fondo «Lido di Venezia II», perché sarebbe stato acquistato dagli stessi partner di L+R, che riscatterebbero così tutte le quote;

   inoltre, nonostante gli annunci del 2017, London & Regional Properties (L+R), a quanto consta all'interrogante, avrebbe recentemente manifestato di non aver intenzione di finanziare anche la riqualificazione dell'Hotel Des Bains come invece era stato proposto nel piano da Coima Sgr Spa;

   ad oggi, dopo sei anni, la Coima Sgr Spa non ha ancora avviato un piano finanziario per l'Hotel Des Bains che consenta di garantire il recupero di un bene culturale di grande valore non solo per la città di Venezia. Tra i principali investitori del fondo proprietario di quello che fu il Grand Hotel Des Bains, oltre alle sopra citate società, c'è anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, una fondazione bancaria priva di finalità di lucro che ha come scopo statutario utilità sociale e promozione dello sviluppo economico –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, alla luce dei fatti sopra esposti, intenda assumere affinché si pervenga alla riqualificazione del prestigioso Hotel Des Bains, coinvolgendo tutti i soggetti interessati e in particolare la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, al fine di consentirne l'immediata e ormai necessaria salvaguardia, anche a seguito dei crolli che si sono verificati nel mese di giugno 2020.
(5-05448)

Interrogazione a risposta scritta:


   PERANTONI, ALBERTO MANCA, SCANU, CADEDDU, DEIANA e MARINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Bono è un importante paese al centro della Sardegna, uno dei maggiori centri del Goceano. Abitato fin dall'epoca preistorica, il suo territorio è ricco di monumenti archeologici e testimonianze storiche, la maggior parte – purtroppo – in stato di incuria ed in precarie condizioni di conservazione. Non solo i circa 35 nuraghi (a titolo esemplificativo, si pensi a quelli di Sas Doppias, Mattafurones e Pilisserta, ubicati a nord-ovest di monte Rasu, e quelli di Ortivai, Tamuile, Seddei, Arisanis, Muselighes e Larattu, ad est) e gli ipogei del tipo domus de janas dislocati su tutto il territorio, ma anche l'immobile appartenuto al Canonico Frassu, patriota, amico e compagno di Giovanni Maria Angioy durante i moti antifeudali, versano nel più totale abbandono;

   il rischio di crolli è preoccupantemente concreto e attuale, così come il conseguente pericolo per la sicurezza e l'incolumità dei cittadini. Proprio nei giorni scorsi la cittadinanza ha denunciato che l'edificio che fu la residenza del Canonico Frassu ha subito un ulteriore crollo degli orizzontamenti in legno, per cui è assolutamente necessario e urgente un intervento di messa in sicurezza e di restauro;

   si consideri, inoltre, l'inestimabile potenziale perdita di identità non solo di un territorio già duramente provato dallo spopolamento delle aree interne, ma di tutta l'isola;

   Salvatore Frassu nacque a Bono nel 1777, prese parte ai moti rivoluzionari e repubblicani sardi della fine del Settecento in qualità di segretario di don Felice Mulas Rubatta, zio e padrino di Giovanni Maria Angioy, con lui protagonista nel processo rivoluzionario sardo. Con i suoi scritti combatté il feudalesimo imperante in Sardegna. Fu, per questo, perseguitato;

   del Canonico resta una lapide in marmo nel cimitero di Bono, scritta in sardo, che ne ricorda le virtù. Anche questa necessita di urgente restauro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire l'effettiva conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica di Bono e di tutta la Sardegna, con particolare riferimento alla messa in sicurezza e al restauro dell'edificio che fu la residenza del Canonico Salvatore Frassu, ovvero se siano in corso interlocuzioni, approfondimenti e verifiche tra la competente soprintendenza per i beni culturali e le proprietà per la valutazione delle opportune iniziative da intraprendere.
(4-08450)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), al comma 917 dell'articolo 1, dispone che «Il Ministero della difesa, al fine di assicurare le funzioni e l'efficienza dell'area produttiva industriale, in particolare degli arsenali e degli stabilimenti militari, nonché per potenziare le realtà produttive locali in un sistema sinergico con le amministrazioni locali, nei limiti della dotazione organica del personale civile prevista dall'articolo 2259-ter del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, è autorizzato a bandire procedure concorsuali pubbliche per il reclutamento, per il triennio 2021-2023, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, di un contingente di 431 unità di personale non dirigenziale»;

   le assunzioni previste nel triennio 2021-2023 interesseranno l'Arsenale di La Spezia, Augusta, Brindisi ed Aulla, oltre che i poli di mantenimento di Piacenza e di Terni;

   a Nola, in provincia di Napoli, è ubicato il Polo di mantenimento pesante Sud che, come riportato nella scheda ufficiale della struttura «opera il mantenimento a 360° dei Sistemi d'Arma di competenza, in pratica scafo, artiglieria, ottica, elettronica, opto-elettronica, impianti NBC e trasmissioni»;

   il Polo di mantenimento pesante Sud di Nola è considerato strategico per l'assetto logistico della Difesa nel territorio meridionale. Tanto è vero che è stato individuato, tra l'altro, come centro di stoccaggio di materiale sanitario per l'emergenza Covid, oltre che come base operativa eliporto;

   già in passato le maggiori sigle sindacali hanno denunciato la mancanza di prospettive del Polo in termini di futuro lavorativo con grande nocumento anche per l'indotto dell'area nolana;

   va considerato che il piano di assunzioni appare sbilanciato a favore dei territori del Nord Italia e che già attualmente il Polo di mantenimento pesante Sud è caratterizzato da carenze di personale che arrecano disagio al perseguimento della mission della struttura;

   a Nola si prevede l'attivazione a breve del dipartimento di ingegneria dell'università degli studi di Napoli «Parthenope» dove il know-how del Polo di mantenimento pesante Sud costituirebbe un valore aggiunto per la formazione di nuove figure specializzate –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in campo per evitare l'ulteriore penalizzazione del Polo di Nola.
(4-08467)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 5 febbraio 1992, n. 104, prevede all'articolo 41, comma 8, che «il Presidente del Consiglio dei ministri ovvero il Ministro delegato per la famiglia e le disabilità, ogni due anni, entro il 15 aprile, presenta una relazione al Parlamento sui dati relativi allo stato di attuazione delle politiche per l'handicap in Italia, nonché sugli indirizzi che saranno seguiti. A tal fine, le Amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali trasmettono, entro il 28 febbraio di ciascun anno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri tutti i dati relativi agli interventi di loro competenza disciplinati dalla presente legge (...)»;

   la relazione citata in precedenza, nel corso dell'attuale legislatura, non è ancora stata presentata al Parlamento, così come del resto si evince consultando le apposite pagine web dei portali internet del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, laddove la tipologia (categoria) dell'atto è indicata con la sigla «Doc. LXXIX»;

   peraltro, l'ultima relazione sullo stato di attuazione delle politiche per la disabilità in Italia è stata presentata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore il 29 luglio 2011 (XVI legislatura) ed è relativa al triennio 2006-2008;

   sono dunque trascorsi nove anni dall'ultima relazione de quo, così come sono stati superati di gran lunga i termini fissati per legge, per la corrente legislatura, per il deposito previsto con cadenza massima biennale –:

   entro quali tempi verrà presentata alle Camere la relazione di cui all'articolo 41, comma 8, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
(5-05441)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Tonara è un comune italiano di 1863 abitanti della provincia di Nuoro, situato a 900 m.s.l.m., noto in Sardegna, e non solo, per la produzione artigianale e il commercio del torrone: in particolare, solo nel comune di Tonara si contano 25 torronai e una decina di aziende produttrici, i quali impiegano, complessivamente, oltre 250 persone, con un fatturato che rappresenta il principale freno allo spopolamento della zona, evitando la scomparsa dei piccoli borghi;

   l'intera zona della Barbagia Mandrolisai riceve importanti benefici da tale settore, anche grazie alla filiera in cui vengono coinvolti direttamente i produttori di miele, uova, nocciole, noci, con la conseguenza che anche l'indotto, pure indiretto, ha risentito del blocco della produzione e della vendita del torrone, incidendo in modo gravemente negativo sulla già fragile economia di montagna;

   il torrone viene venduto principalmente per il tramite degli ambulanti, in occasione delle fiere, sagre, feste o eventi, nonché durante la celebre festa del torrone di Tonara, celebrata annualmente il lunedì di Pasquetta;

   recentissimamente, il 4 marzo 2021, l'unione dei torronai di Tonara ha manifestato il proprio malessere nella piazza del centro barbaricino, denunciando il calo del fatturato, finanche dell'80 per cento senza che a tale grave diminuzione sia stata compensata dall'arrivo degli aiuti previsti, comunque determinati in misura assolutamente esigua ed utile esclusivamente a sostenere, e solo in parte, il pagamento delle imposte e delle spese fisse delle attività;

   gli aiuti sin qui erogati appaiono del tutto insufficienti, in quanto non sono state considerate in modo adeguato le spese fisse e strutturali che gli imprenditori e i lavoratori autonomi hanno dovuto affrontare, e tutt'oggi stanno affrontando, per l'affitto dei locali, il pagamento delle utenze e la manutenzione macchinari –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano assumere al fine di salvaguardare la produzione del torrone artigianale, se del caso, attraverso idonei interventi di carattere fiscale e/o indennizzi, determinati anche in relazione alle spese fisse e strutturali.
(3-02084)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SQUERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia (Dia), che riassume le principali operazioni condotte nella prima metà del 2020, la parola «carburanti» compare diciotto volte a riprova di quanto le organizzazioni criminali, nel convogliare progressivamente i propri interessi verso il mercato e il tessuto produttivo del Paese, duramente colpito dalla crisi pandemica, stiano permeando il settore della distribuzione dei carburanti;

   sono moltissime le imprese del settore divenute terra di conquista per la criminalità organizzata che dispone di ingenti liquidità da attività illecite; sono molti i cambi societari sospetti per un settore in crisi con volumi e margini in forte contrazione, dove frequente è il ricorso a prestanomi che, come noto, rendono di fatto possibile alle mafie rilevare le attività economiche senza comparire;

   secondo una ricerca dell'agenzia di informazioni commerciali Cerved, dopo quello degli autonoleggi, il settore più colpito è quello della distribuzione carburanti e combustibili extra-rete con un'incidenza del 2,8 per cento sul totale delle imprese indagate;

   questa preoccupante accelerazione del fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel settore, dovuta alla crisi di liquidità innescata dalla pandemia e dalla conseguente contrazione della mobilità e dei consumi, è una piaga sociale ed economica che va contrastata duramente;

   migliaia di operatori onesti sono ormai, da anni, costretti «a sopravvivere» in un mercato alterato da una concorrenza sleale e illegale, frutto di evasione e frodi fiscali, aggravata oggi dalla presenza sempre più ingombrante della criminalità organizzata;

   l'illegalità prospera dove lo Stato è assente e il sistema dei controlli è insufficiente e inefficace –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, nell'immediato, per fronteggiare quanto esposto in premessa a tutela della legalità e della tenuta economica di un settore strategico che durante l'emergenza non ha mai smesso di garantire l'approvvigionamento e che, grazie ad accise ed Iva sui carburanti, contribuisce per miliardi di euro alle finanze dello Stato;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative per rafforzare il lavoro della Dia, della Guardia di finanza e dell'organismo permanente di monitoraggio sul rischio di infiltrazioni nell'economia rendendo, da subito, più incisivi i controlli riguardo ai cambi societari;

   se non ritengano opportuna, per quanto di competenza, la creazione di una task force dedicata alle infiltrazioni nel settore della distribuzione di carburanti, coinvolgendo anche le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, in modo da realizzare anche un'importante attività di prevenzione sul territorio rassicurando gli operatori che sono nella legalità e che attendono la protezione dello Stato.
(5-05442)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il porto franco di Trieste va inteso come somma dei cinque diversi punti franchi che ne fanno parte, ossia il punto franco vecchio, il punto franco nuovo, il terminal del legname, il terminal industriale e il terminal petroli, con quest'ultimo che serve direttamente l'oleodotto transalpino Trieste-Ingolstadt con una capacità di oltre 40 milioni di tonnellate annue;

   il porto triestino è considerato zona franca in base a quanto stabilito dall'Allegato VIII del Trattato di Pace sottoscritto a Parigi il 10 febbraio 1947 e reso esecutivo con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430;

   inoltre, il decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, ha sancito, all'articolo 169, che per i punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste restano ferme le vigenti disposizioni, facendo espresso riferimento alle «... disposizioni più favorevoli»;

   il regolamento (CEE) n. 2913/92 del Consiglio del 12 ottobre 1992, che ha istituito il codice doganale comunitario, specificava, all'articolo 2, paragrafo 1, che le disposizioni si applicavano «Salvo disposizioni contrarie stabilite da convenzioni internazionali...»; ora analoga previsione è contenuta nel regolamento (CE) n. 952/2013;

   finalmente, con decreto attuativo del 13 luglio 2017, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha riconosciuto il particolare status del porto franco di Trieste, che deve rappresentare un unicum per la rilevanza strategica e il ruolo che ricopre per gli interessi commerciali italiani e continentali;

   attualmente il porto franco di Trieste risulta inserito nella lista di oltre 70 punti franchi all'interno dell'area doganale comunitaria, in cui sono ammesse le attività di trasformazione industriale ma che, facendo parte del territorio doganale, vedono rientrare tutte le attività, comprese quelle di trasformazione industriale, all'interno della normativa comunitaria;

   quest'ultima è decisamente più limitante, soprattutto in termini di garanzie doganali, burocrazia e tempistiche di deposito, rispetto allo status internazionale che spetterebbe al porto giuliano. In base alla normativa internazionale, infatti, il porto franco di Trieste dovrebbe prevedere le condizioni migliori possibili già internazionalmente riconosciute, e cioè quelle previste per una ristretta lista di zone franche che fanno parte del territorio geofisico comunitario, ma, al tempo stesso, non rientrano nel suo territorio doganale. Questi territori sono caratterizzati, cioè, da una condizione definita di «extraterritorialità doganale» e un esempio lo sono sia le città autonome spagnole di Ceuta e Melilla che la Polinesia francese;

   ciò non è ad oggi avvenuto perché, come già precisato dal presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, dottor Zeno D'Agostino, il Governo italiano, nello specifico il Ministero dell'economia e delle finanze, non avrebbe ancora dato comunicazione alle autorità europee dello speciale status del porto di Trieste già riconosciuto dalla normativa internazionale;

   di conseguenza, il porto franco di Trieste non gode delle migliori condizioni possibili che ad esso spetterebbero in base ai trattati internazionali con enorme nocumento allo sviluppo economico del capoluogo giuliano e di tutto il Paese;

   l'extraterritorialità doganale del porto franco di Trieste costituirebbe un unicum nel Mare Mediterraneo e un approdo strategico del commercio internazionale, come quello legato alla cosiddetta «Nuova Via della Seta» (in inglese «Belt and Road Initiative»), garantendo all'Italia una competitività impareggiabile con rotte di oltre duemila miglia nautiche più brevi rispetto a quelle dei principali porti europei di Rotterdam, Anversa e Amburgo –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se intendano adottare iniziative per porre rimedio a quelle che l'interrogante giudica inaccettabili omissioni che per anni hanno impedito al porto franco di Trieste di godere delle migliori condizioni doganali possibili così come sancito dai trattati internazionali e fare in modo che, finalmente e in via definitiva, venga inserito nella lista di quei luoghi facenti parte del territorio geofisico comunitario e con una condizione di extraterritorialità doganale.
(4-08483)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la casa di reclusione di «G.B. Novelli» di Carinola (CE), da circa un mese, è interessata dalla repentina diffusione dei contagi da Covid-19 tra gli appartenenti alla polizia penitenziaria, con una stima di una trentina di agenti affetti dal coronavirus;

   il personale disponibile al servizio è stato decimato, per cui anche sulla scorta delle rimostranze delle sigle sindacali, è stato necessario inviare i rinforzi del reparto G.o.m. presso il carcere casertano, in sostituzione degli agenti ammalati;

   la distribuzione di dispositivi di protezione individuale, tra cui mascherine, guanti e gel igienizzanti, allo stato, risulta insufficiente e pone in serio rischio la salute di tutto il personale, anche in considerazione dell'elevato rischio a cui sono esposti gli operatori penitenziari per la delicata funzione da essi svolta;

   lo scoppio del focolaio nel penitenziario di Carinola ha portato alla morte di tre poliziotti penitenziari nel giro di pochi giorni, a cui si aggiungono altri ricoverati in terapia intensiva, con un aggravio della situazione di emergenza, che sembra non allentarsi;

   i sindacati di categoria hanno evidenziato la necessità di adottare misure precauzionali ed organizzative che consentano alla polizia penitenziaria di eseguire in sicurezza i compiti ad essa demandati, che il più delle volte comportano un contatto interpersonale anche con i detenuti;

   al fine di mettere in sicurezza sanitaria il penitenziario di Carinola, è necessario procedere ad una sanificazione dell'intera struttura carceraria ed alla distribuzione di maggiori dispositivi di protezione, onde garantire la salvaguardia del diritto alla salute, nonché condizioni di lavoro salubri, per evitare che si verifichino ulteriori contagi e decessi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione emergenziale dovuta alla diffusione del Covid-19 che sta interessando la casa di reclusione «G.B. Novelli» di Carinola;

   in che modo intendano agire e quali misure intendano adottare al fine di rafforzare le tutele per la salute del personale di polizia penitenziaria e di tutti gli operatori penitenziari.
(4-08448)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   circa 26.000 giovani sono in attesa di sapere se le tre prove scritte per l'abilitazione all'esercizio della professione forense, già rinviate e attualmente calendarizzate dal decreto ministeriale 14 dicembre 2020 per il 13, 14 e 15 aprile 2021, si terranno regolarmente o vi saranno ulteriori sorprese dell'ultima ora;

   stando a quanto riportato da fonti di stampa, il parere del Comitato tecnico scientifico allo svolgimento delle prove scritte, atteso per i prossimi giorni, potrebbe essere negativo, poiché lo svolgimento in sé delle prove, data l'attuale strutturazione, comporterebbe un elevato rischio di assembramenti;

   il rinvio dell'esame di abilitazione provoca la sofferenza di tanti aspiranti avvocati che non possono cominciare a pieno titolo la professione. I 26.000 giovani praticanti, che già hanno visto slittare gli appelli originariamente previsti a dicembre, con tutta probabilità dovranno attendere chissà quanti mesi ancora prima di affrontare le prove e sperare di poter finalmente entrare nel mondo del lavoro;

   inoltre, c'è il rischio che, rimandando ancora la sessione scritta del 2020, gli orali si accavallino con lo svolgimento della prossima sessione d'esame 2021;

   numerose proposte sono state avanzate in questi giorni, tra cui quella di un doppio orale o di un esame orale rafforzato e abilitante, comprendente anche le materie tradizionalmente oggetto delle prove scritte;

   sempre a titolo esemplificativo, l'Organismo congressuale forense (Ocf), invece, ha proposto di cambiare alcune regole dell'esame di abilitazione per il 2020 ma anche per il 2021, sia per il protrarsi della pandemia che per dare regole certe a chi deve investire tempo e risorse nella preparazione dell'esame;

   l'Ocf suggerisce di rendere compatibile lo svolgimento degli scritti con le norme sul distanziamento sociale, lasciando inalterata la struttura dell'esame;

   l'articolo 47 della legge professionale già consente, presso ciascuna corte di appello dove ci sia un numero molto elevato di candidati, di costituire delle sottocommissioni per gruppi sino a trecento candidati;

   la delibera dell'Ocf prevede, variando il citato articolo 47 per ragioni connesse all'attuale situazione emergenziale, che sia aumentato il numero delle sottocommissioni assegnando a ciascuna fino ad un massimo di 150 candidati, al fine di evitare assembramenti, nonché di utilizzare plessi distinti per lo svolgimento delle prove di ciascuna sottocommissione;

   associazioni di praticanti, invece, propongono di semplificare la struttura dell'esame riducendo gli scritti e prevedendo che la prova orale sia sostenuta da remoto;

   dato l'avvicinarsi delle prove, occorre fornire immediatamente chiarimenti agli aspiranti avvocati –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito alle modalità e alle tempistiche di svolgimento delle prove di abilitazione alla professione forense.
(4-08458)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2020 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa regionale per la Campania tra l'amministrazione penitenziaria e le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria;

   secondo una nota congiunta delle organizzazioni sindacali, l'articolato viene puntualmente violato e disatteso, con l'emanazione di provvedimenti unilaterali inerenti alla mobilità del personale sia regionale che locale, disposti in aperto contrasto con i princìpi contenuti nel novello accordo regionale;

   gli interpelli per la mobilità in entrata stentano a decollare, con un eccessivo ed anomalo ricorso a provvedimenti di assegnazione aventi carattere di temporaneità;

   questi provvedimenti spesso strariperebbero nell'alveo della discrezionalità e dell'arbitrarietà;

   le organizzazioni lamentano anche la continua mancanza di informazioni in merito a tali provvedimenti;

   per i motivi sopra esposti, le organizzazioni sindacali ribadiscono il loro fermo dissenso nei confronti delle scelte operate dall'amministrazione. Le segreterie dichiarano di non essersi mai sottratte al confronto con la parte pubblica, ma ritengono che, affinché lo stesso sia costruttivo e paritetico, esso non possa prescindere dalla correttezza e dal rispetto degli accordi stipulati e delle prerogative sindacali;

   le organizzazioni sindacali hanno confermato lo stato di agitazione proclamato con la nota congiunta del 22 febbraio 2021 –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per ripristinare le corrette relazioni sindacali concernenti la polizia penitenziaria in Campania.
(4-08469)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento europeo 2021/267 stabilisce, per tutti gli Stati membri ed in mancanza di opt-out, il posticipo di 10 mesi per le revisioni dei veicoli (con Ptt fino a 3,5t sia oltre le 3,5t) in regolare scadenza nel periodo compreso tra settembre 2020 e giugno 2021;

   la prima ondata pandemica ha dimostrato che i centri di revisione italiani hanno saputo gestire correttamente la crisi, implementando misure efficaci sia per la protezione dei clienti che del personale addetto; attualmente non vi è evidenza di situazioni rischiose per l'esecuzione dei controlli tecnici sui veicoli sotto le 3,5t;

   gli effetti negativi del posticipo previsto sono valutabili su 3 macro aree:

    1) aumento dei rischi in termini di sicurezza stradale: in Italia è presente un'anzianità del parco circolante tra le più alte in Europa. Le ultime stime ipotizzano il posticipo della revisione per più di 6 milioni di veicoli fino a 3,5t, di cui il 73 per cento (circa 4,4 milioni) con un'anzianità di oltre 10 anni e il 63 per cento (circa 3,8 milioni) catalogate Euro 4 o precedente;

    2) insostenibilità economica con prolungata perdita di fatturato sia per i centri di revisione che per gli operatori del settore dell'autoriparazione che lavorano sull'indotto. È stimata una perdita di 325 milioni di euro per i centri di revisione (con nuova tariffa ex legge di bilancio 2020) e di 870 milioni di euro per le attività di riparazione, considerando un indotto medio di 145 euro per veicolo revisionato (stima Autopromotec);

    3) impatto economico per lo Stato: considerato che parte del costo finale delle revisioni e delle riparazioni ritorna allo Stato sotto forma di Iva, diritti e commissioni, anch'esso ne avrebbe un danno economico nell'esercizio 2021 stimabile in 330 milioni di euro in totale non percepiti, di cui 143 direttamente dalle revisioni. Da considerare, inoltre, i costi sociali della prevedibile maggiore incidentalità e gli eventuali costi in termini di «ristori» e ammortizzatori sociali nel caso di ripercussioni sugli organici dei dipendenti dei centri di revisione; il posticipo previsto avrà conseguenze anche negli anni successivi al 2021 e con ciclicità biennale: dal momento che le revisioni future sarebbero effettuate secondo tempistiche ordinarie, a partire dal momento effettivo della revisione precedente, si verrebbe a modificare la struttura stessa del mercato con una domanda quasi assente per circa metà anno di tutti gli anni dispari a venire; implementare un'ulteriore proroga delle revisioni avrebbe un impatto superiore rispetto a quelle già approvate nel 2020 per i seguenti elementi differenzianti:

     a) maggiore posticipo (10 mesi di proroga rispetto ai 7 mesi del 2020);

     b) maggiore finestra temporale di applicazione, 10 mesi (da settembre 2020 a giugno 2021) rispetto ai 5 mesi del 2020 (da aprile 2020 ad agosto 2020);

     c) maggiore facilità di recepimento da parte del pubblico perché non sovrapposta ad altre proroghe come avvenuto invece nel 2020; in occasione del precedente Regolamento europeo del 2020, ben 24 Stati dell'Unione europea su 27 si avvalsero della facoltà di opt-out e non implementarono la proroga;

   attualmente, risulta che la maggioranza degli Stati membri si stia già attivando per richiedere nuovamente l'opt-out e non applicare il posticipo; questo lascerebbe l'Italia tra i pochissimi Stati a rimandare le revisioni di 10 mesi –:

   se il Governo non intenda fare ulteriori valutazioni in merito alla facoltà di derogare all'applicazione del regolamento (UE) 2021/267, almeno per i veicoli fino a 3,5t, come previsto dal regolamento stesso, all'articolo 5, il quale specifica come ogni Stato possa «decidere di non applicare i paragrafi 1 e 2», previa comunicazione alla Commissione.
(5-05446)


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha messo sotto la lente d'ingrandimento l'appalto della colmata di Marisabella nel porto di Bari, indetto con base d'asta di 58 milioni di euro e aggiudicato nel 2012 alla Fincosit SpA per 42 milioni di euro con il forte ribasso del 27 per cento;

   l'opera di colmata, che non sembra avere analoghi al mondo, consiste nella cementificazione di 300.000 metri quadrati di mare nell'ansa di Marisabella che si aggiunge a quella realizzata alla fine degli anni '90 di 20 ettari per un totale di 50 ettari;

   l'area in questione ha una elevata fragilità idrogeologica per i rischi di innalzamento della falda, essendo interessata dalla confluenza delle più importanti acque sotterranee provenienti dalla Murgia barese;

   l'appalto, come ricorda il Comitato di cittadini Fronte del Porto, fu avviato con autorizzazioni ambientali scadute e con «carente diligenza» della stazione appaltante (provveditorato regionale alle opere pubbliche di Puglia e Basilicata), non avendo la stessa verificato le autorizzazioni relative al previsto dragaggio dei fondali rocciosi dai 3 metri attuali ai 13 metri con l'utilizzo della dinamite in un'area ancora in corso di osservazione per la presenza di ordigni bellici;

   la colmata è da anni avversata dal sopraddetto Comitato Fronte del Porto che con iniziative di sensibilizzazione, protesta e proposta, incluse azioni legali, ne ha evidenziato, con il sostegno di esperti, tutte le criticità relative al grave impatto ambientale per la città di Bari;

   il 22 dicembre 2020 l'Anac ha depositato la delibera n. 1088 che ripercorre nel procedimento istruttorio problematiche che mettono in luce i gravi ritardi nella realizzazione della colmata, di cui si rendono responsabili il provveditorato regionale alle opere pubbliche della Puglia e Basilicata, l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Meridionale, presieduto dall'avvocato Patroni Griffi, e i vari enti coinvolti a vario titolo nell'appalto;

   appare stridente il comportamento del provveditorato alle opere pubbliche e dell'Autorità portuale nella gestione e nella vigilanza dell'opera: sia per quanto riguarda le azioni di monitoraggio da effettuarsi prima dell'opera, sia per l'affidamento di un delicatissimo appalto ad elevata professionalità ambientale ad un'impresa fallita e in concordato preventivo che vanta addirittura un incremento di oneri che si avvicina quasi al raddoppio dei costi dell'appalto aggiudicato per maggiori opere previste in variante;

   l'Anac rileva inoltre che l'impresa Fincosit, esecutrice dell'appalto, ad oggi, dopo 9 anni dall'avvio del cantiere, non è mai stata messa in mora per i notevoli ritardi nelle opere con un palese danno allo Stato che la procura della Corte dei conti, a suo giudizio, non tarderà a valutare;

   appare quantomeno improbabile quanto questa opera di colmata possa essere quel volano di sviluppo economico tanto sbandierato dall'Autorità portuale;

   appare inoltre inspiegabile, come la stessa Autorità portuale possa presumere di pianificare il porto di Bari in maniera avulsa dai porti del sistema, conservando in sé tutte le funzioni possibili di un porto, da quella crocieristica a quella del trasporto viaggiatori, dal trasporto «RoRo» a quello delle merci, da quello piccolo a quello di grande tonnellaggio;

   in quest'ottica, ancor più strana risulta la mancata trasparenza del provveditorato alle opere pubbliche nell'aver omesso di consegnare ai portavoce del Comitato dei cittadini, in sede di accesso agli atti del 4 gennaio 2021, il documento di procedimento istruttorio dell'Autorità nazionale anticorruzione –:

   se i Ministri interessati, per quanto di competenza, intendano fornire elementi di approfondimento sullo stato di attuazione dell'appalto della colmata di Marisabella nel porto di Bari, alla luce delle problematiche sollevate nel corso degli anni, in particolare dall'Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
(5-05447)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRARI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con la precedente interrogazione n. 4-03259, del 5 luglio 2019, ancora senza risposta, gli interroganti avevano evidenziato i gravi ritardi di alcuni lavori nella provincia di Lecco, di competenza del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia ed Emilia-Romagna, sezione territoriale di Lecco, chiedendo ai Ministri competenti iniziative urgenti per far fronte alle condizioni generali in cui versa il Provveditorato;

   purtroppo, da allora, la situazione non risulta modificata;

   procede ancora lentamente la costruzione dell'edificio della nuova caserma per l'Arma dei carabinieri di Oggiono (LC), sito all'incrocio tra via Kennedy e via Donatori di Sangue, di cui al protocollo d'intesa del 2008 tra comune e provveditorato, nonostante i lavori che presero il via nel 2010 avrebbero dovuto essere conclusi, con notevole ritardo, nell'estate del 2019;

   i lavori per il completamento del secondo lotto riferito agli alloggi, adiacenti alla caserma, sono ancora fermi, a seguito della risoluzione del contratto con l'impresa assegnataria dell'appalto a conclusione di un lungo contenzioso in tribunale, nonostante il provveditorato, più di un anno fa, abbia espletato le procedure per un nuovo appalto, anche grazie al rapporto sinergico tra amministrazione comunale e Ministero per il recupero di nuove risorse relative all'adeguamento dei prezzi;

   sono ancora fermi anche i lavori del palazzo dell'ex Mutua in via XI Febbraio, di proprietà dell'azienda ospedaliera regionale Asst, destinato alla prefettura con contratto di comodato trentennale; tali lavori sono iniziati nel 2010 e avrebbero dovuto essere conclusi nel 2012, ma si sono arenati sei anni dopo, quando ormai mancavano pochi lavori conclusivi; l'11 novembre 2020 il Tar ha considerato legittima la risoluzione del contratto per inadempimento, voluta dal Provveditorato alle opere pubbliche, riconoscendo 330 mila euro all'impresa per i lavori già eseguiti;

   sembra ora che il provveditorato voglia mettere a disposizione fondi propri per 400 mila euro per i lavori esterni di protezione, per mettere fine alle incursioni dei vandali e dei «frequentatori» notturni dell'edificio;

   il nuovo prefetto di Lecco, insediatosi a novembre 2020, dichiara di voler prendere di petto la situazione, impegnandosi in prima persona a chiedere al Mit i 2,3 milioni di euro occorrenti per l'adeguamento del progetto alle nuove normative e per la conclusione dell'intervento, già inserito tra quelli prioritari da parte del provveditorato –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per verificare e favorire la conclusione dei lavori citati in premessa, peraltro tutti affidati al medesimo responsabile unico del procedimento (Rup), e far fronte alle annose lentezze verificatesi nell'ambito dell'attività del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia ed Emilia-Romagna, sezione territoriale di Lecco.
(4-08437)


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2014, il torrente Baganza, ingrossato dalle eccezionali precipitazioni cadute su tutto il territorio della provincia di Parma nei giorni precedenti (con picchi pluviometrici fino a 600 mm/m2 registrati in alcune località del suo bacino imbrifero), è straripato determinando il crollo dello storico ponte ciclopedonale che nella città di Parma collegava via Po con via della Navetta, denominato «Ponte della Navetta»;

   a seguito del crollo sono stati avviati i lavori di progettazione e costruzione del nuovo ponte, con una campata unica di 72 metri così da non interferire con il corso del torrente;

   dalle notizie di stampa risulta che il provveditorato interregionale per le opere pubbliche, stazione appaltante del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ha in gestione la realizzazione, il collaudo e l'apertura del ponte della Navetta;

   i lavori si sono conclusi nel 2019 e il 13 ottobre del 2019, nell'ambito di una grande cerimonia all'uopo organizzata, il nuovo ponte è stato inaugurato alla presenza dell'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   ad oggi, però, il nuovo ponte «della Navetta» non è ancora aperto al transito, come dimostrato dalla presenza di transennature volte ad impedirne l'accesso;

   l'impossibilità di accedere e di transitare sul nuovo ponte è inspiegabile, a maggior ragione considerato che sono trascorsi più di sei anni dal drammatico evento alluvionale e oltre un anno e mezzo dalla cerimonia ufficiale di inaugurazione del medesimo ponte –:

   quali siano le ragioni per le quali, ad oggi, il nuovo ponte «della Navetta» nel comune di Parma non è ancora aperto al transito ciclopedonale e se ed in che termini, per quanto di competenza, si stia intervenendo per ovviare alle eventuali problematiche onde procedere alla rapida apertura.
(4-08460)


   CAPARVI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera c), e comma 3, lettera c), del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285), il tratto della strada statale 3 «Flaminia» compreso tra Foligno (PG), Nocera Umbra (PG) e Gualdo Tadino (PG), in base alle caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali, è classificato come strada extraurbana secondaria, ossia strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine;

   ai sensi dell'articolo 142, comma 1, del codice della strada, il limite massimo di velocità vigente su strade come quella di cui trattasi è stabilito di norma in 90 km/h per autovetture, autovetture con carrelli appendice, autocaravan (camper), motocicli, autocarri ed autoveicoli per trasporto promiscuo fino a 3.5 t e di 70 km/h per autotreni ed autovetture che trainano rimorchi e caravan (roulotte);

   dal 1° febbraio 2021, il comune di Valtopina (PG), previo nulla osta dell'Anas, in qualità di ente proprietario della strada, ha posto in funzione un rilevatore fisso di velocità al km. 166,00, in ambo i sensi di marcia, attivo per tutte le 24 ore della giornata, su un tratto rettilineo;

   sul predetto tratto stradale è altresì vigente un decreto prefettizio che individua come idoneo l'utilizzo di dispositivi o mezzi tecnici di controllo del traffico finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni alle norme di comportamento di cui agli articoli 142 e 148 del codice della strada, senza l'obbligo di contestazione immediata;

   pur condividendo l'importanza dei controlli sul rispetto dei limiti di velocità volti a garantire la sicurezza della circolazione stradale, appare singolare il posizionamento del predetto strumento di rilevatore di velocità, da parte di un comune, senza che si siano evidenziate negli ultimi anni criticità relative ad un elevato livello di incidentalità, criterio questo ritenuto basilare per l'utilizzo dei dispositivi dei mezzi di controllo, come da «Direttiva per garantire un'azione coordinata di prevenzione e contrasto dell'eccesso di velocità sulle strade» emanata dal Dipartimento di pubblica sicurezza servizio di polizia stradale il 14 agosto 2009, prot. 300/A/l0307/09/144/5/20/3;

   è evidente che il sistema di rilevamento della velocità sopra menzionato appare non corrispondente ai criteri individuati nelle norme citate e che le finalità dello stesso non siano di natura tecnica e per il miglioramento della sicurezza della circolazione stradale; l'esigenza di imporre una limitazione deve scaturire da effettive necessità, altrimenti il divieto è vissuto dagli utenti della strada come una inutile vessazione e con il sospetto, non sempre infondato, che il tutto si risolva con l'unico intento di un cospicuo ricavo economico per le amministrazioni competenti, passaggio questo ribadito nel decreto ministeriale (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), prot. 777 del 27 aprile 2006 II, direttiva al punto 2.2;

   visto inoltre l'attuale limite di 70 km/h, si evidenzia l'impossibilità da parte dei conducenti di autovetture, senza incorrere nella violazione del superamento del limite consentito, di effettuare ove possibile, la manovra di sorpasso nei confronti degli autotreni che possono viaggiare ad una velocità massima di 70 km/h –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché sia valutata l'opportunità di aumentare il limite di velocità nel tratto in questione, per consentire ai conducenti di autovetture di effettuare, ove possibile, la manovra di sorpasso nei confronti degli autotreni che possono viaggiare ad una velocità massima di 70 km/h, senza incorrere nella violazione rilevata dal dispositivo di rilevazione da ultimo installato.
(4-08463)


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a partire dall'anno 2014 il conseguimento dell'attestato di idoneità per il trasporto su strada di viaggiatori e di merci a livello nazionale ed internazionale è subordinato al superamento di una prova tecnica composta da quesiti oltre la soluzione di un caso pratico;

   l'esame consente di aprire una propria attività di trasporti o diventare gestori di una impresa esistente;

   il gestore di trasporti è la persona fisica che gestisce in maniera effettiva e continuativa le attività di trasporto delle imprese di autotrasporto;

   gli esami per conseguire l'idoneità sono organizzati dalle province o città metropolitane;

   l'interrogante ha già presentato al Ministro un'interrogazione per chiedere di concedere alle motorizzazioni la possibilità di consentire alle scuole guida di effettuare lezioni ed esami anche online per il conseguimento e il rinnovo delle patenti professionali, ma la stessa non ha ricevuto alcuna risposta;

   la città metropolitana di Bologna aveva indetto la prova nel mese di novembre 2020 e la stessa, a causa della pandemia, è stata rimandata a data da destinarsi;

   anche la provincia di Forlì ha sospeso gli esami per il conseguimento dell'abilitazione all'esercizio della professione di trasportatore su strada di persone;

   la partecipazione a questo tipo di esame non coinvolge migliaia di persone, ma numeri esigui sia per il trasporto di merci che di persone;

   la città metropolitana di Bologna, al pari delle altre province, deve saper organizzare un esame in sicurezza;

   non si comprende per quale motivo sia fatta questa differenza tra gli esami per conseguire l'attestato di idoneità per il trasporto su strada di viaggiatori e merci che sono vietati e gli esami per conseguire l'abilitazione a guidare pullman e camion conto terzi che invece restano consentiti –:

   se e in che tempi il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per consentire l'accesso all'esame per il conseguimento dell'attestato di idoneità per il trasporto su strada di viaggiatori e merci, anche al fine di dare un impulso all'attività dei lavoratori autonomi.
(4-08468)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI e PIASTRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 28 gennaio 2021 a Bologna in piazza dell'Unità un equipaggio in borghese della squadra Mobile – IV Sezione è stato aggredito da un gruppo di tunisini mentre tentava di fermare e controllare un loro connazionale pregiudicato di 29 anni, K.S., gravato da un divieto di dimora in città;

   secondo quanto riportato dalla stampa su il Resto del Carlino, tra via Matteotti e piazza dell'Unità i poliziotti avevano riconosciuto il tunisino pregiudicato e quando si sono avvicinati per procedere agli opportuni controlli, quest'ultimo li ha spintonati violentemente e ha iniziato a fuggire, percorrendo diverse volte la piazza e danneggiando nella fuga anche un taxi;

   quando i poliziotti sono riusciti a bloccare definitivamente l'uomo che, imperterrito, ha continuato a tentare di colpire i poliziotti e dimenarsi urlando in arabo, attirati dalle grida sono accorsi in sua difesa altri cinque connazionali che hanno accerchiato gli agenti aggredendoli violentemente;

   in particolare, uno di questi, messo in posizione da pugile, avrebbe tentato più volte di colpire gli agenti, mentre un altro, parlando in arabo, avrebbe minacciato gli agenti brandendo una bottiglia di vetro;

   all'arrivo di altri equipaggi delle volanti una parte degli aggressori si è data immediatamente alla fuga, ma i poliziotti sarebbero riusciti comunque a bloccare due dei tunisini che erano accorsi in difesa del primo fermato;

   come riportato sempre dall'articolo, i tre sarebbero stati arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, in quanto uno degli agenti avrebbe riportato una prognosi di 20 giorni;

   in merito a questo gravissimo episodio sarebbe intervenuto anche il Ministro interrogato esprimendo «vicinanza e solidarietà» agli agenti aggrediti;

   quanto accaduto a Bologna è di assoluta gravità e purtroppo si tratta non di un episodio isolato, bensì dell'ultimo caso di una preoccupante escalation di atti di violenza contro le forze dell'ordine, le quali vengono chiamate quotidianamente a gestire, in prima linea e a rischio della propria incolumità, le difficili problematiche e le disastrose conseguenze del mancato controllo dei flussi migratori irregolari verso il nostro Paese;

   gli ultimi provvedimenti legislativi approvati, tra cui in particolare il decreto-legge n. 130 del 2020, convertito dalla legge n. 173 del 2020 che reintroduce nuove e generiche ipotesi di protezione umanitaria, rendono di fatto impossibile procedere all'immediata espulsione degli immigrati irregolari che giungono in Italia;

   a parere degli interroganti non è sufficiente esprimere solidarietà agli agenti di fronte a questi gravissimi episodi, bensì sarebbe più opportuno provvedere a dotare gli stessi di efficaci strumenti a tutela anche della loro incolumità fisica, quali il taser, atti ad evitare il contatto fisico e la possibilità di essere aggrediti, e di telecamere da installare sull'uniforme, nei mezzi di servizio e nelle celle di sicurezza –:

   quali iniziative immediate intenda attivare per dotare gli agenti delle forze dell'ordine di particolari garanzie e di idonei strumenti a tutela anche della loro incolumità fisica, al fine di evitare casi analoghi a quello verificatosi a Bologna, ossia al fine di evitare che siano oggetto di ingiustificate aggressioni e violenze nell'esercizio della fondamentale funzione e del delicato servizio da essi adempiuto.
(4-08436)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 27 e 28 febbraio 2021 all'interno del centro di accoglienza di Monastir, in provincia di Cagliari, è scoppiata una nuova violenta rissa tra gli immigrati già ospiti della struttura e gli ultimi arrivati, con lancio di suppellettili, cocci e pezzi di metallo;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la colluttazione, le cui ragioni non sono state ancora chiarite, sarebbe scoppiata poco prima delle 2 di mattina quando due gruppi di algerini hanno cominciato a fronteggiarsi nel piazzale del centro con oggetti contundenti trovati negli alloggi e nel piazzale;

   uno dei partecipanti sarebbe rimasto gravemente ferito e trasportato in ospedale in codice rosso per i colpi ricevuti alla testa e al volto;

   solo grazie al tempestivo intervento e alla professionalità del IX Battaglione dei carabinieri e del personale della polizia di Stato, prontamente avvisati dai colleghi presenti nel centro, nel giro di pochi minuti, seppur non senza difficoltà, la situazione è stata riportata alla calma, impedendo così conseguenze ancor peggiori;

   i tredici immigrati coinvolti nella colluttazione sono stati identificati e denunciati per rissa e lesioni e nei loro confronti la questura sta valutando altri provvedimenti, tra cui l'espulsione immediata;

   a questi tredici si aggiungono altri due immigrati algerini denunciati, sempre per rissa e lesioni, per un analogo episodio verificatosi all'interno del centro di Monastir solo due sere prima;

   tali episodi sono ormai all'ordine del giorno anche a causa del continuo arrivo nel centro, nonostante le gravissime carenze strutturali e il sovraffollamento, denunciato più volte negli scorsi mesi dalla stampa e dall'interrogante con diversi atti di sindacato ispettivo, a causa di un numero sempre più elevato di immigrati irregolari;

   solo negli ultimi due giorni sono stati accolti nel centro di Monastir altri diciannove immigrati rintracciati dopo il loro arrivo sulle coste meridionali della Sardegna, dove gli sbarchi irregolari proseguono ormai da mesi senza sosta e a un ritmo allarmante;

   quanto sopra è di evidente e assoluta gravità e necessita di un immediato intervento, anche al fine di tutelare l'incolumità delle forze dell'ordine, degli operatori della struttura e degli stessi immigrati trattenuti nel centro di accoglienza in attesa della loro espulsione –:

   quali iniziative intenda assumere nell'immediato con riguardo ai fatti verificatisi nel centro di accoglienza di Monastir negli scorsi giorni e alla situazione in cui versa la struttura ormai da mesi, in particolare per evitare che accadano in futuro altri episodi analoghi a quelli esposti in premessa.
(4-08438)


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, della legge 18 aprile 2017, n. 48, reca «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città»;

   l'articolo 5 del citato testo regolamenta i «patti per l'attuazione della sicurezza urbana», sottoscritti tra il prefetto ed il sindaco «in relazione alla specificità dei contesti» e indica espressamente gli «obiettivi» (comma 2, lettera a)) di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, attraverso servizi e interventi di prossimità, nonché attraverso l'installazione di sistemi di videosorveglianza;

   l'articolo 5, comma 2-ter, autorizza una originaria spesa complessiva di 37 milioni di euro per il triennio 2017-2019 con fondi nazionali, per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza da parte dei comuni;

   l'articolo 85-quinquies, comma 1, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, ha rideterminato l'autorizzazione di spesa di cui al citato articolo 5, comma 2-ter, prevedendo un incremento di 17 milioni di euro per l'anno 2020, di 27 milioni di euro per l'anno 2021 e di 36 milioni di euro per l'anno 2022;

   l'articolo 11-bis, comma 19, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, demanda a un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro il 31 marzo di ciascun anno di riferimento, la definizione delle modalità di presentazione delle richieste da parte dei comuni interessati nonché i criteri di ripartizione delle risorse di cui al citato articolo 35-quinquies del decreto-legge n. 113 del 2018 relativamente alle annualità 2020, 2021 e 2022; l'accesso al finanziamento è subordinato alla sottoscrizione di uno specifico patto per la sicurezza, che individui come obiettivo prioritario l'installazione di sistemi di videosorveglianza in determinate aree, finalizzato specificamente alle azioni di prevenzione e di contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria;

   è stato adottato il decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, datato 27 maggio 2020, registrato alla Corte dei conti in data 8 giugno 2020, Interno foglio n. 1624, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 161 del 27 giugno 2020, con il quale sono definite le modalità di presentazione delle richieste da parte dei comuni interessati, nonché i criteri di ripartizione delle risorse previste –:

   quali siano i comuni dell'area metropolitana di Bari che hanno già sottoscritto il patto per l'attuazione degli interventi di sicurezza urbana e quali, tra questi, abbiano presentato la richiesta di finanziamento per l'installazione di sistemi di videosorveglianza finalizzati alle attività di prevenzione e contrasto ai fenomeni di criminalità diffusa e predatoria.
(4-08439)


   SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 106-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha istituito un fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2020, in favore dei comuni in stato di dissesto finanziario alla data del 15 giugno 2020;

   il nuovo fondo, istituito presso il Ministero dell'interno, è finalizzato per il 50 per cento ad interventi di manutenzione straordinaria di beni immobili di proprietà dei comuni in stato di dissesto finanziario da destinare alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri e, per il 50 per cento, ai comuni in dissesto finanziario i cui organi sono stati sciolti a seguito di fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare;

   con decreto del 19 ottobre 2020 il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha stabilito la ripartizione delle risorse del fondo previsto dall'articolo 106-bis del decreto-legge n. 34 del 2020;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha rifinanziato il «Fondo per i comuni in stato di dissesto finanziario» con ulteriori 5 milioni per l'anno 2021, risorse attribuite sulla base di progetti approvati entro il 31 dicembre 2020;

   tra i comuni calabresi beneficiari delle risorse vi è quello di Ciro Marina che grazie a tali stanziamenti potrà disporre interventi di manutenzione straordinaria ad un immobile che la nuova giunta comunale, insediatasi ad ottobre 2020, potrà adibire a sede della Polizia di Stato;

   la presenza dello Stato su territori particolarmente difficili è un segnale inequivocabile di attenzione verso le esigenze di legalità dei cittadini. Inoltre, grazie alle risorse stanziate si consentirà di eseguire opere necessarie affinché il personale della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri possa adempiere ai propri doveri in strutture adeguate ai compiti assegnati –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere ulteriori stanziamenti a favore del «Fondo per i comuni in stato di dissesto finanziario», al fine di consentire un capillare «rinnovamento» delle strutture affidate alle forze dell'ordine nei comuni in dissesto finanziario.
(4-08441)


   OSNATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio del 2020, per disposizione del Ministero dell'interno, sono stati ritirati i taser che dovevamo essere forniti agli agenti di polizia, perché ritenuti difformi rispetto ai requisiti tecnici previsti nel bando di gara aggiudicato alla società Axon;

   tale provvedimento ha privato le forze di polizia di uno strumento di deterrenza intermedio, che potesse indurre i malviventi alla «resa» senza che dovessero ricorrere all'uso della forza fisica o a quello di un'arma da fuoco. Mancanza più volte segnalata dagli operatori e dai vertici della polizia di Stato;

   in numerose occasioni, le forze di polizia sono state costrette ad affrontare colluttazioni o a utilizzare l'arma di ordinanza, perché non disponevano di uno strumento atto a neutralizzare i malviventi in modo non cruento, non ultimo il caso di Milano, che ha portato al ferimento di due agenti, alla morte del loro aggressore e a un'indagine sull'agente che ha fatto fuoco. Eventi che non si sarebbero verificati se gli operatori di polizia avessero potuto fermare la persona fuori controllo con il taser –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di ripristinare al più presto la fornitura dei taser alle forze di polizia.
(4-08443)


   CASO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio metropolitano di Napoli il servizio di ambulanze private è gestito, tra le altre, dalla Croce San Pio che diversi organi di stampa segnalano da tempo essere amministrata da tal Marco Salvati, in passato già arrestato «con l'accusa di condizionare il trasporto dei malati con metodi camorristici» e condannato a 6 anni di carcere con interdizione perpetua dai pubblici uffici;

   la Croce San Pio, in particolare, opererebbe in regime di «monopolio di fatto» presso alcune grandi strutture ospedaliere partenopee tra cui l'Ospedale del Mare e il Cardarelli, grazie al pagamento di somme ai dipendenti dei nosocomi che indicherebbero ai pazienti le ambulanze della Croce San Pio, uniche a sostare nei pressi degli ospedali benché non autorizzate;

   secondo un testimone ascoltato dai giornalisti di Fanpage.it, «esiste un monopolio gestito da una associazione, la Croce San Pio, di Marco Salvati e figli» [...] «che comandano su tutti gli ospedali con metodi malavitosi, camorristici» al punto di aver minacciato con pistole i concorrenti per indurli a lasciare le aree vicine all'ospedale Cardarelli;

   in data 25 novembre 2020 la polizia di Stato avrebbe effettuato un controllo a sorpresa presso la sede della Croce San Pio, accertando l'irregolarità di alcune ambulanze, prive tra l'altro della dovuta assicurazione, senza che il comune di Napoli sia successivamente intervenuto per valutare l'opportunità di una revoca delle autorizzazioni;

   il direttore generale della Asl Napoli 1 non ha ad oggi assunto alcun provvedimento, malgrado sia stato appurato che le ambulanze della Croce San Pio sostano presso i P.S. delle strutture della Asl e sia emerso, dalle inchieste giornalistiche, che diversi infermieri e dipendenti della Asl sono pagati dalla Croce San Pio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti su esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, in relazione a quanto esposto in premessa, affinché si pervenga ad una corretta gestione del servizio autoambulanze privato e in convenzione nell'area metropolitana di Napoli.
(4-08464)


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   non cessano di giungere, con regolarità, nuove, sconcertanti notizie riguardanti illeciti tentativi di acquisizione della cittadinanza italiana iure sanguinis da parte di stranieri; e ciò, grazie alla fattiva collaborazione di alcuni funzionari corrotti della nostra pubblica amministrazione;

   a inizio febbraio 2021 la stampa ha reso noti infatti gli esiti di un'indagine condotta dai magistrati di Velletri e dai commissariati di polizia di Anzio e Nettuno, comuni dove almeno seicento sudamericani sarebbero diventati cittadini italiani grazie alla falsa documentazione prodotta dalle sei persone coinvolte nell'inchiesta: due funzionari del comune di Anzio e Nettuno, un avvocato, un dipendente di un Caf e due mediatori culturali. Ma c'è di più: negli ultimi anni pare ben duemila sudamericani si siano trasferiti nei due comuni: e ciò, su una popolazione totale di centomila cittadini. Di qui, i primi sospetti, che hanno poi portato a scoprire l'esistenza di «un giro d'affari da circa 3 milioni di euro. Gli extracomunitari avrebbero pagato circa 5 mila euro per ottenere la cittadinanza italiana» (si veda l'articolo «Cittadinanza col trucco a seicento brasiliani, 5 mila euro per diventare italiani», iltempo.it 11 febbraio 2021);

   il secondo, recente caso ha invece come teatro il comune di Mondragone, là dove la squadra mobile 1 di Caserta ha effettuato, alla fine dello scorso mese, un blitz: quattro dipendenti risulterebbero infatti indagati per aver agevolato l'illegale ingresso, nel territorio nazionale, di un numero considerevole di brasiliani. I funzionari avrebbero infatti – violando le norme previste dal testo unico sull'immigrazione e commettendo reti di falso – prodotto documentazione fasulla per gli immigrati: anche qui, al fine di comprovare inesistenti loro ascendenze italiane, e far così ottenere loro il riconoscimento della cittadinanza per ius sanguinis;

   è stato, come nel caso laziale, l'elevato numero di sudamericani presenti a Mondragone a far scattare le indagini: su 30.000 abitanti complessivi del comune, in un anno sono stati registrati ben 262 brasiliani. Ha destato non pochi sospetti anche l'arrivo di 124 richieste di permessi di soggiorno presentate al commissariato di Castelvolturno, «tutte motivate con l'essere in attesa di cittadinanza italiana iure sanguinis». È stato in seguito accertato che «buona parte di chi chiedeva la cittadinanza italiana aveva l'obiettivo non di ottenere il passaporto, ma la carta d'identità valida per l'espatrio. Una volta ricevuta, in poco tempo raggiungeva altri Paesi dell'Unione europea» (si veda l'articolo «Cittadinanza tarocca ai brasiliani: indagati 4 dipendenti comunali di Mondragone», cronachedi.it 19 febbraio 2021);

   analoga vicenda, infine, si è svolta in quel di Todi, dove la procura contabile ha contestato a sei dipendenti del comune perugino il danno da tangente e da disservizio «per una vicenda di illecita attribuzione di residenza anagrafica presso un Comune a cittadini brasiliani propedeutica al riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis con asservimento sistematico delle pubbliche funzioni di messo comunale e di Ufficiale d'anagrafe ad intermediario privato». Anche in questo caso, documenti falsi avrebbero attestato le origini italiane degli antenati, in modo da facilitare la concessione della cittadinanza. Secondo l'indagine, «ciascun brasiliano che ha indebitamente ottenuto la fittizia residenza anagrafica versava all'Agenzia di intermediazione cospicue somme di denaro, presumibilmente di ammontare pari a 7.000 euro pro capite» (si veda l'articolo «Falsa residenza per far ottenere la cittadinanza agli italo-brasiliani, nei guai 6 dipendenti comunali», perugiatoday.it, 26 febbraio 2021);

   questi sono solo gli ultimi di una lunghissima serie di casi i quali, presentando tutti sostanziali caratteristiche comuni, rendono palese come l'istituto della cittadinanza iure sanguinis, per come è oggi formulato, sia da riformare al più presto –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di far definitivamente cessare illecite pratiche come quelle sopra descritte, anche promuovendo la riforma della legge oggi disciplinante l'acquisizione della cittadinanza.
(4-08476)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 marzo 2021, mediante la piattaforma digitale zoom, la scrittrice Gaia Servadio, insignita del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica nel 2013, ha presentato il libro «Giudei»;

   il romanzo sopra citato narra le vicende di due famiglie ebree animate dall'amore per la musica classica;

   l'articolo 604-bis del codice penale punisce chiunque ponga in essere atti caratterizzati dalla propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazioni razziali, etniche e religiose;

   durante la presentazione del libro sopracitato, vi è stata l'irruzione virtuale di un gruppo di ragazzi che hanno disturbato la diretta con insulti di natura antisemita volti ad offendere l'autrice del libro;

   purtroppo, non è la prima volta che la scrittrice medesima è oggetto di insulti antisemiti durante la presentazione virtuale di un suo scritto;

   quanto accaduto alla scrittrice Servadio si inserisce nel cosiddetto fenomeno digitale chiamato zoom-bombing; quest'ultimo avviene quando gruppi di persone si inseriscono in una piattaforma di riunioni virtuali, in questo caso zoom, per effettuare gravi insulti discriminatori;

   l'attacco virtuale sopracitato è avvenuto nel medesimo giorno in cui la polizia postale ha provveduto ad individuare gli autori degli insulti a sfondo razziale rivolti a Liliana Segre nel giorno in cui si è sottoposta alla vaccinazione contro il Covid-19;

   se intenda porre in essere iniziative volte a rafforzare le misure di prevenzione e contrasto in materia in seguito all'incremento dei fenomeni criminali caratterizzati da atti discriminatori a sfondo razziale, etnico, religioso e sessuale che avvengono sui social network e tramite le piattaforme di riunioni virtuali;

   se intenda promuovere un tavolo di lavoro e confronto con i responsabili nazionali delle piattaforme di riunione virtuale e dei social network al fine di rafforzare le misure di prevenzione e contrasto di fenomeni criminali virtuali come quelli di cui in premessa.
(4-08477)


   BRESCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della legge 25 marzo 1993, n. 81, prevede che la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati al consiglio comunale e delle collegate candidature alla carica di sindaco per ogni comune debba essere sottoscritta da un numero minimo di firme;

   l'articolo 28, quarto comma, e l'articolo 32, terzo comma, del testo unico n. 570 del 1960 prevedono che la firma degli elettori debba essere apposta su appositi moduli riportanti il contrassegno di lista, il nome, cognome, luogo e data di nascita di ciascuno dei candidati, nonché il nome, cognome, luogo e data nascita di ognuno dei sottoscrittori. La firma di ogni sottoscrittore deve essere autenticata da uno dei soggetti espressamente indicati nell'articolo 14 della legge n. 53 del 1990;

   secondo la decisione 22 febbraio 2002, n. 1087 del Consiglio di Stato, Sezione Quinta, gli articoli 28 e 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960 sono «norme volte ad assicurare, in funzione della piena trasparenza e linearità che devono caratterizzare le operazioni elettorali, che le sottoscrizioni stesse siano state apposte su moduli atti a consentire non solo la conoscenza della lista che si va a presentare, ma anche di avere piena e indubitabile consapevolezza circa l'esatta identità dei candidati inclusi. (...) La loro violazione determina l'illegittimità dell'eventuale ammissione della lista»;

   come emerso da diverse notizie di cronaca e da diverse inchieste della magistratura, tale fase del procedimento elettorale preparatorio risulta esposta a diverse disfunzioni, talvolta con profili di illegittimità che inficiano la parte costituente della competizione democratica;

   alcune disfunzioni sono state ravvisate dal delegato di lista del MoVimento 5 Stelle in occasione della consultazione elettorale per l'elezione del consiglio comunale e del sindaco di Modugno (Bari) tenutasi nel settembre 2020;

   il 15 gennaio 2021 il delegato ha richiesto l'accesso, ai sensi degli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, a tutta la documentazione in possesso dell'ufficio elettorale, riguardante le deleghe relative all'accertamento e alla richiesta dei certificati dei sottoscrittori presenti nelle liste elettorali, comprensiva del numero di protocollo e, a titolo esemplificativo e non esaustivo, delle copie fotostatiche estrapolate dagli originali, prodotte dai delegati di lista all'atto della formalizzazione delle candidature detenuti dall'ente, di tutti i candidati sindaci e di tutte le liste collegate ammesse alla competizione elettorale;

   alla data odierna, a tale richiesta non è stato dato alcun riscontro dall'ufficio competente;

   nei mesi scorsi il comune di Modugno aveva risposto con riscontro positivo della seconda commissione elettorale circondariale e dell'ufficio elettorale del 14 settembre 2020, accogliendo l'istanza, pressoché analoga, presentata dallo stesso delegato il 31 agosto 2020;

   facendo seguito a tale istanza, l'ufficio competente fissava un appuntamento per il 25 settembre in modo da definire il cronoprogramma operativo e consentire un corretto esercizio del diritto di accesso nel rispetto della protezione dei dati sensibili;

   sorprendentemente il 30 settembre lo stesso ufficio dava riscontro negativo alla richiesta;

   in data 17 novembre, attraverso comunicazioni intercorse a mezzo pec, si manifestava da parte del segretario generale del comune l'intenzione di sollecitare l'ufficio competente a mettere a disposizione la documentazione richiesta;

   tale vicenda dovrebbe fornire un serio impulso alla digitalizzazione del procedimento elettorale preparatorio, riducendo al minimo i margini di discrezionalità e le ipotesi di illegittimità;

   si ricorda che l'articolo 3, comma 7, della legge n. 165 del 2017 aveva già previsto la sperimentazione della raccolta firme in via digitale per le elezioni politiche, ma il relativo decreto attuativo non è mai stato adottato –:

   se il Governo non intenda promuovere le iniziative di competenza per una digitalizzazione del procedimento elettorale preparatorio, come esposta in premessa.
(4-08478)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già, in data 13 ottobre 2020, l'interrogante aveva chiesto al Ministro dell'interno di attivarsi affinché venisse avviato l'iter amministrativo per lo scioglimento del comune di Eboli attraverso l'immediata istituzione della commissione di accesso;

   la richiesta era stata determinata dalla notizia che i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Salerno avevano dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Salerno, su richiesta della procura della Repubblica di Salerno, che disponeva misure cautelari nei confronti del sindaco ed assessore all'urbanistica del comune di Eboli, Massimo Cariello ed altri 4 indagati;

   i reati contestati erano a vario titolo corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità;

   Massimo Cariello, arrestato il 9 ottobre 2020 con l'accusa di corruzione, e dimessosi dalla carica di primo cittadino un mese più tardi, il 9 novembre 2020, è tuttora agli arresti domiciliari, avendo il tribunale del riesame «bocciato» il ricorso per ritornare in libertà;

   non c'è pace per il comune di Eboli, è di queste ore la notizia, che sta destando nuovamente sconcerto e scalpore in città, secondo la quale l'ex sindaco Massimo Cariello, da cinque mesi recluso ai domiciliari, e già rinviato a giudizio per l'inchiesta di ottobre 2020, è di nuovo sotto inchiesta per corruzione;

   il suo nome compare, infatti, al numero 4 della lista di 41 indagati di un nuovo fascicolo del pm Silvio Marco Guarriello, per i quali la procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli ha chiesto una proroga delle indagini;

   sono 18 i capi di imputazione contestati, per reati che spaziano dalla corruzione all'induzione indebita alla turbativa d'asta al falso e all'abuso d'ufficio. Nel mirino c'è il «sistema Cariello»: i 41 indagati, tra cui dirigenti comunali, imprenditori, presidenti di cooperative, sono sotto inchiesta per numerosissime gare, bandi e contratti del comune di Eboli dal 2015 fino al 2018;

   fermo il profondo convincimento che il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la nostra Costituzione sia ispirata a questi princìpi, racchiusi, in particolare, nel «giusto processo» all'articolo 111 e nella presunzione di innocenza all'articolo 27, è, altresì, chiaro che nell'accertamento della dilagante corruzione all'interno di un comune, con il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale, la valutazione dell'amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   lo scioglimento dell'organo elettivo si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria» sono giustificati margini ampi nella potestà di apprezzamento dell'amministrazione nel valutare gli elementi su collegamenti diretti o indiretti, non traducibili in singoli addebiti personali, ma tali da rendere plausibile il condizionamento degli amministratori;

   alla luce dei fatti allarmanti emersi dalla nuova inchiesta, nell'interesse della città e della sua comunità, non avendo ricevuto risposte, è improcrastinabile riproporre con urgenza questa necessità –:

   sulla scorta di quanto esposto, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere e, in particolare, se ritenga di adottare iniziative, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, affinché venga avviato l'iter amministrativo per lo scioglimento del comune di Eboli.
(4-08480)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   in provincia di Arezzo, il comune di Castiglion Fibocchi, ogni anno rischia di non poter costituire la classe prima della primaria con la conseguenza che le famiglie sarebbero costrette a portare i bambini a scuola ad Arezzo – con problemi di logistica familiare, di trasporti, di spostamenti dovendo percorrere almeno 30 chilometri al giorno tra andata e ritorno dalla scuola – estrapolandoli da una realtà conosciuta per essere spostati in una realtà cittadina cui sono completamente estranei e sganciandoli dai luoghi in cui vivono che rischiano di diventare luoghi dormitorio;

   la chiusura della scuola primaria avrebbe certamente ripercussioni sulla scuola secondaria di primo grado oggi funzionante determinando così la scomparsa dei presidi di istruzione nel comune di Castiglion Fibocchi e destinandolo allo svuotamento;

   al fine di assicurare il servizio scolastico, l'amministrazione comunale ha avviato il processo di statalizzazione della scuola dell'infanzia paritaria presente sul territorio la quale, in virtù delle norme sul dimensionamento scolastico, rischia oggi di non riuscire a formare 2 sezioni stante il numero minimo di 18 iscritti, comportando la necessità di rifiutare le iscrizioni di bambini in eccesso per una sezione;

   questa situazione di perenne precarietà non permette di investire in progetti a lungo termine, pur avendo il comune di Castiglion Fibocchi un polo scolastico all'avanguardia in termini di didattica, di strutture, di servizi e di progetti, in continuo scambio e collaborazioni con le associazioni che agiscono nel nostro territorio;

   per la specificità e le caratteristiche del territorio nazionale, in Italia il 20 per cento circa dei comuni, per un territorio superiore al 50 per cento, ha una popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti;

   la normativa in materia di dimensionamento scolastico disciplina i requisiti dimensionali delle istituzioni scolastiche legato al numero di alunni iscritti, prevedendo, altresì, deroghe in relazione a particolari situazioni territoriali e ambientali;

   molti piccoli e piccolissimi comuni sono ormai a serio rischio di svuotamento su tutto il territorio nazionale anche come conseguenza della carenza di servizi che vengono cancellati in funzione del dato quantitativo della popolazione, ma la cui assenza spinge ad abbandonare il paese a favore delle città;

   a questo si aggiunge il trend negativo dell'indice di natalità che appare particolarmente rilevante per quanto riguarda il servizio scolastico;

   i criteri preordinati volti all'attuazione del dimensionamento scolastico non tengono conto delle dinamiche demografiche, pur avendo una diretta ed immediata incidenza sulle specifiche situazioni locali e sulle esigenze legate al territorio;

   negli ultimi anni si è affermata all'attenzione del dibattito politico la consapevolezza della necessità di sostenere e promuovere le aree interne e i piccoli e piccolissimi comuni, di arrestare il fenomeno di svuotamento e di recuperare le aree già antropizzate, il che richiede il ripensamento anche dell'organizzazione della rete scolastica sul territorio nazionale;

   alla luce delle prescrizioni e limitazioni imposte dalla pandemia, le scuole decentrate, immerse nel verde e in grado di garantire la massima sicurezza ai nostri figli, appaiono importanti e fondamentali e dovrebbero essere incentivate e rivalutate le classi con numeri non elevati di studenti;

   è quanto mai importante prevedere misure atte a mantenere aperte le scuole di paese, risorse indispensabili per ogni comunità ed evitare, così, la centralizzazione dell'istruzione nei grandi centri che provocherebbe, inoltre nuovamente la formazione delle cosiddette classi pollaio –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative per sostenere la scuola di Castiglion Fibocchi e valutare la revisione della normativa in materia di parametri del dimensionamento delle istituzioni scolastiche, al fine di evitare la chiusura dei plessi scolastici nei piccoli o piccolissimi comuni, tutelando così gli alunni e le famiglie e contrastando lo svuotamento di queste località per mancanza di servizi;

   se non ritenga di avviare con sollecitudine un confronto anche con le regioni e gli enti locali, al fine di definire, con urgenza, un adeguamento della vigente normativa in materia anche in funzione degli effetti della pandemia da COVID-19.
(2-01121) «D'Ettore».

Interrogazione a risposta scritta:


   CASA, DEL SESTO, MARTINCIGLIO, CARBONARO, D'ORSO, CANCELLERI e IORIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale di vaccinazione per il Covid-19 è partito il 27 dicembre 2020 e si è articolato in più fasi. Nella prima fase si sono vaccinati gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale e gli ospiti dei presidi residenziali per anziani e gli anziani over 80;

   nelle fasi successive si è proceduto a vaccinare le persone estremamente vulnerabili, intese come affette da patologie o disabilità che comportano un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di Covid-19;

   a seguire si è iniziato a proteggere anche altre categorie di popolazione tra i 18 e i 55 anni, tra le quali, anzitutto, gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze armate e di polizia, il personale e i detenuti delle carceri, i luoghi di comunità e gli altri servizi essenziali, limite d'età poi innalzato a 65 anni;

   per il personale scolastico, in servizio nell'anno scolastico 20/21, sia di ruolo che supplente, così come per le altre categorie, l'adesione è volontaria;

   quindi per docenti e personale Ata è possibile vaccinarsi, ma non è chiaro né è chiarito in alcun modo dal Ministero dell'istruzione, di che tipologia di assenza è possibile usufruire il giorno in cui si è chiamati per l'inoculazione;

   il personale di ruolo ad oggi, quindi, deve utilizzare permessi per motivi personali o ferie, mentre per il personale assunto a tempo determinato i permessi sono disciplinati dall'articolo 19 del Contratto collettivo nazionale di lavoro e ciò che maggiormente rileva è che sono senza retribuzione e comunque incredibilmente manca un preciso riferimento normativo che giustifichi l'assenza del personale senza incidere negativamente nella sfera dei loro diritti ed interessi come, ad esempio, l'interruzione dell'anzianità di servizio o della privazione della retribuzione;

   invero, le problematiche riguardano e coinvolgono anche i giorni successivi all'inoculazione in quanto gli effetti del vaccino AstraZeneca comportano nella maggior parte dei casi febbre e mal di testa tali da comportare dei giorni di assenza per malattia fino alla cessazione degli effetti. La peculiarità, però, di queste assenze riguarda, l'applicazione della cosiddetta trattenuta Brunetta e cioè una decurtazione dallo stipendio per i primi 10 giorni;

   questa trattenuta, però, viene ritenuta irragionevole, oltre che ingiusta, in quanto la vaccinazione è finalizzata all'interesse pubblico di prevenire la diffusione del virus Covid-19 e quindi un interesse che travalica l'interesse personale del lavoratore alla tutela della salute e quindi meriterebbe una disciplina diversa di malattia tale da non comportare nessun nocumento al personale della scuola –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate iniziative intenda adottare affinché tutto il personale scolastico sia vaccinato senza però subire conseguenze negative dal punto di vista retributivo oltre che professionale, individuando un permesso ad hoc che ne tuteli pienamente diritti ed interessi;

   se intendano adottare iniziative per una modifica della disciplina vigente sulle assenze per malattia derivanti dalle conseguenze della vaccinazione da Covid-19 tale da non prevedere alcuna trattenuta stipendiale al lavoratore.
(4-08454)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il congedo previsto a sostegno dei genitori lavoratori dipendenti in caso di quarantena scolastica, introdotto dall'articolo 5 del decreto-legge 8 settembre 2020, n. 111, è disciplinato attualmente dall'articolo 21- bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, introdotto dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126 (che ha abrogato il decreto-legge n. 111 del 2020), di conversione dello stesso decreto-legge n. 104 del 2020, così come modificato dall'articolo 22 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137. Il congedo previsto per la sospensione dell'attività didattica in presenza è disciplinato dal medesimo articolo 21-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, come successivamente modificato dall'articolo 22, comma 1, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137;

   secondo il citato articolo 21-bis, comma 6, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, così come modificato dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e come è stato successivamente chiarito anche dalla circolare dell'Inps n. 132 del 20 novembre 2020, i congedi parentali di cui sopra sono fruibili fino al 31 dicembre 2020;

   la legge 18 dicembre 2020, n. 176, di conversione del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, ha introdotto congedi straordinari previsti a favore dei genitori lavoratori dipendenti in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza per le sole classi seconda e terza delle scuole secondarie di primo grado situate in zone rosse individuate nelle ordinanze del Ministro della salute e in favore dei genitori lavoratori dipendenti di figli con disabilità in situazione di gravità accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, in caso di sospensione didattica in presenza o della chiusura dei centri diurni a carattere assistenziale. In ogni caso, tali congedi straordinari non sarebbero fruibili qualora il genitore avesse la possibilità di svolgere l'attività professionale in modalità agile;

   il bonus per l'acquisto di servizi baby-sitting previsti dagli articoli 23 e 25 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 (cosiddetto decreto «Cura Italia»), così come modificati dall'articolo 72 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto «decreto Rilancio»), riguardano solo il periodo che va dal 5 marzo al 31 agosto 2020;

   l'emergenza pandemica è ancora in corso e che la rapida diffusione di nuove varianti del virus COVID-19 ha richiesto l'adozione di misure più stringenti per la chiusura di scuole di ogni ordine e grado, compresa la scuola dell'infanzia e le elementari. Inoltre, la sospensione scolastica potrà essere disposta anche dai presidenti di regione se ricorrono determinate condizioni ed è in rapido aumento il numero degli istituti scolastici chiusi. In tali circostanze, è evidente che maggiori restrizioni riguardanti la chiusura delle scuole necessitano di essere bilanciate da concreti sostegni per i genitori lavoratori che, in mancanza di tali supporti, sono costretti a sacrificare entrambe vita lavorativa e familiare. Questa situazione, che grava principalmente sulle madri, aggrava ulteriormente la condizione delle donne italiane già trattate con enormi disparità nel contesto lavorativo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative mirate a prevedere bonus per i servizi di baby-sitting e congedi parentali indennizzati in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza e in caso di quarantena scolastica dei figli che possano essere fruiti attraverso un meccanismo automatico nelle due summenzionate circostanze, dai genitori lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi di figli frequentanti scuole di ogni grado e ordine e a prescindere dal livello di rischio e gravità in cui versa la zona in cui la scuola è situata e dalla possibilità da parte del genitore di svolgere l'attività lavorativa in modalità agile.
(5-05443)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO, VILLANI, NAPPI e MANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle misure adottate dal Governo nel corso dell'ultimo anno per far fronte all'emergenza sanitaria determinata dal Covid-19, il settore della ristorazione è stato tra quelli che più ha risentito del lockdown a causa delle ingenti perdite economiche che interessano numerose imprese e attività in tutta Italia;

   tra le attività economiche che maggiormente hanno subito una dura battuta di arresto, ci sono le aziende operative nel settore «Ho.Re.Ca.» (Hotel, Restaurant, Café), soprattutto bar e ristoranti, che da un anno ad oggi, hanno tirato un sospiro nei soli mesi estivi del 2020;

   secondo Coldiretti, un locale su tre è attualmente chiuso e in più, circa 125 mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi, non possono effettuare né il servizio al tavolo né al bancone, poiché gli effetti della crisi si sono fatti sentire inevitabilmente sulle filiere legate alla ristorazione e, in primis, a quella agroalimentare, poiché con le disdette di ordini per le forniture – dovute alle zone di colore «arancione» o «rosse» delle regioni – molti prodotti come il vino, l'olio, carne, pesce, frutta, verdura, formaggi e salumi di alta qualità, hanno subito un drastico crollo del fatturato;

   per la Campania, da poco tornata in zona «arancione», l'impatto sulla filiera agroalimentare e sulla ristorazione è alquanto drammatico a causa delle nuove chiusure dovute al drastico aumento di contagio da Covid-19;

   dai dati forniti dalla Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) relativi al periodo pre-Covid, la regione Campania era al terzo posto per numero di imprese attive, ossia il 9,5 per cento sul totale delle 325 mila imprese di ristorazione presenti nel nostro Paese; a fine 2020 dai dati dell'Ufficio studi Fipe-Confcommercio, si registra un calo del 40 per cento del fatturato medio annuo delle imprese di ristorazione con circa 37,7 miliardi di euro di perdite per l'intero settore;

   nel 2020 in Campania, gli hotel e le strutture ricettive extra alberghiere hanno subito una perdita economica tra il 60 e il 70 per cento, mentre i ristoranti tra il 50 e il 60 per cento: numeri drammatici anche in termini di risorse umane, considerato che, la chiusura anticipata dei servizi di ristorazione o la chiusura totale nei periodi di cambio colore da zona «gialla» ad «arancione» o «rossa», mette a rischio migliaia di posti di lavoro; un'emorragia economica che si abbatte su tutte le imprese del territorio considerando altresì la mancanza dei turisti provenienti da tutto il mondo e l'assenza dei numerosi eventi organizzati ogni anno a causa della situazione sanitaria provocata dalla pandemia Sars-Cov-2 –:

   se i Ministri interrogati intendano intraprendere tutte le iniziative di competenza volte a sostenere i settori di cui in premessa, attività strategiche per l'economia del Paese, al fine di evitare nuove chiusure che potrebbero causare, anche attraverso lo sblocco dei licenziamenti, un aumento della perdita dei posti di lavoro nelle filiere legate alla ristorazione, in una regione come la Campania già fortemente segnata dall'enorme tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile.
(4-08466)


   AMITRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati del rapporto Cnel, in Italia la crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori, tra dipendenti e autonomi, per i quali l'attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown;

   all'inizio del 2021, il mercato del lavoro presenta non poche preoccupazioni, poiché i dati più drammatici riguardano l'occupazione giovanile con 2 milioni di «Neet» e quella femminile, già in una situazione critica pre-Covid, con quasi una donna su due inoccupata, e non desta altresì minore preoccupazione il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori (77,5 per cento del totale) con un forte rischio dell'aumento della povertà e delle disuguaglianze;

   è la fotografia che emerge dal «Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020» del Cnel presentato a gennaio 2021, poiché la crisi prodotta dal Covid-19 e dai provvedimenti di contenimento adottati per contrastare l'emergenza sanitaria ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell'economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche, ma gli impatti più gravi si sono verificati non nelle attività manifatturiere ma in settori ad alta intensità di relazioni personali, come il turismo, la ristorazione, le attività di cura e i servizi in genere;

   il 31 marzo 2021 scade la deroga, di cui all'articolo 93, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, come da ultimo modificato dall'articolo 1, comma 279, della legge n. 179 del 2020, che consente di prorogare o rinnovare per un periodo massimo di dodici mesi e per una sola volta i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, anche in assenza delle condizioni di cui all'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81; senza una eventuale proroga potrebbe non essere più applicabile il divieto di effettuare licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e licenziamenti collettivi;

   il tasso di disoccupazione ha il limite di non prendere in considerazione chi si scoraggia e non cerca più attivamente lavoro o chi, in ogni caso, decide di sospendere la propria attività di ricerca di un lavoro dipendente o è in attesa delle condizioni di avvio di una attività autonoma; infatti, il tasso di «Neet» (neither in employment nor in education or training) include anche tali categorie di persone e l'eccezionalità delle conseguenze derivanti dall'emergenza epidemiologica Covid-19 hanno comportato la necessità di porre in essere sia una serie di misure di contrasto al contagio sia interventi di protezione attraverso il sistema degli ammortizzatori sociali, al fine di sostenere i lavoratori e le imprese;

   inoltre, i dati Inps dell'Osservatorio sul precariato sottolineano ancora una volta i tragici effetti della pandemia da Covid-19 sul mercato del lavoro che, nonostante il blocco dei licenziamenti, ha già prodotto un numero elevato di persone che hanno perso il lavoro;

   dall'inizio della pandemia, un gran numero di contratti di lavoro a termine e di collaborazioni non sono stati rinnovati alla data di scadenza, con la conseguenza di lavoratori rimasti disoccupati da 12 mesi e, a parere dell'interrogante, la forte riduzione delle cessazioni dei rapporti di lavoro è dovuta alle misure normative adottate dal Governo in merito al divieto di licenziamenti –:

   quali iniziative il Ministro intenda porre in essere dopo lo sblocco dei licenziamenti e se non ritenga opportuno valutare l'adozione di iniziative per un superamento graduale del divieto di licenziamento continuando a mantenere il blocco solo nei settori più in crisi o differenziandolo in base al fatturato delle aziende, al fine di tutelare i lavoratori ed evitare l'ingente perdita di posti di lavoro.
(4-08470)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GERMANÀ. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è stata riscontrata, dagli operatori del settore, nella procedura di smaltimento degli agrumi coltivati nell'area territoriale di Catania e nelle province di Ragusa e Siracusa, la presenza di residui di fitofarmaci superiori ai limiti stabiliti dal regolamento europeo 2020/1085 entrato in vigore alla data del 13 novembre 2020. Tali principi attivi presenti, come detto nel periodo precedente, venivano utilizzati nella maggior parte dei formulati degli insetticidi in commercio utili per combattere i principali infestanti degli agrumi prima dell'entrata in vigore del citato regolamento dell'Unione europea. È rilevare che la mancanza di una norma transitoria per l'entrata in vigore del regolamento 2020/1085 ha determinato gravi problemi per le imprese del settore che non hanno potuto ovviamente adeguarsi in tempi utili alla nuova normativa;

   le imprese del settore quindi oggi si trovano ad aver un prodotto stoccato in magazzino ed oli essenziali non venduti alla data del 13 novembre 2020 che sono stati trattati come fitofarmaci conformemente alla legge n. 396 del 2005 coltivati e prodotti prima dell'entrata in vigore del regolamento europeo 2020/1085. Ad oggi però tali imprese non hanno potuto rispettare i nuovi limiti imposti, come detto per la mancanza di una norma transitoria, che avrebbe consentito loro di attivarsi in tempo per osservare le disposizioni del regolamento 2020/1085;

   il Ministero della salute e la direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea erano stati messi a conoscenza che potevano insorgere problemi legati al riscontrarsi di residui di Clorpirifos e Clorpirifos metile successivamente alla data prefissata per l'entrata in vigore del citato regolamento dell'Unione europea. Inoltre, è stata avviata nel luglio 2020 una sensibilizzazione nei confronti delle unioni nazionali dei produttori per allertarli delle problematiche che sarebbero scaturite dall'entrata in vigore del citato regolamento dell'Unione europea. Si chiedeva, infatti, di poter programmare e di avere i tempi necessari perché le imprese potessero avviare la propria attività e ritirare dal mercato gli agrumi da destinare a trasformazione. Oggi pertanto i prodotti derivati dalla trasformazione agrumaria secondo i limiti posti dal regolamento 2020/1085 risultano non vendibili –:

   se non sia necessario ed urgente adottare le iniziative di competenza per ritirare dal mercato gli oli essenziali ed i derivati agrumari prodotti lecitamente ai sensi della normativa vigente ma non conformi oggi al regolamento 2020/1085 per la mancanza, come detto in premessa, di una norma transitoria che avrebbe dovuto «dare tempo» alle imprese del settore di adeguarsi alla nuova normativa comunitaria;

   se non sia necessario adottare iniziative per ristorare economicamente le aziende del settore agrumicolo che hanno prodotto lecitamente e che, per la mancanza di una norma che consentisse loro il tempo necessario per adeguarsi alla nuova normativa comunitaria, non hanno potuto osservare il regolamento dell'Unione europea.
(4-08444)


   SERRACCHIANI e CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250 mila tonnellate (il 15 per cento del totale) e un valore di 754 milioni di euro (il 29 per cento del totale) secondo dati 2019;

   in particolare, in Friuli Venezia Giulia il settore della pesca e dell'acquacoltura rappresenta una importante valore aggiunto per l'economia regionale (circa il 7,7 per cento del totale del settore primario) con un fatturato di circa 40 milioni di euro (2015) e una produzione di 3,7 mila tonnellate (2014);

   la flotta della regione è composta da circa 420 pescherecci che effettuano un'attività di pesca giornaliera con i sistemi della piccola pesca costiera e conferiscono il pescato, che è composto, a seconda delle stagioni, da pesce azzurro, seppie, cicale di mare, sogliole, passere, vongole e fasolari, ai tre mercati ittici regionali: Marano Lagunare, Grado e Trieste;

   attraverso il presente atto, l'interrogante desidera sottoporre la delicata situazione che sta attraversando il comparto della pesca, a livello nazionale e in dettaglio per i pescatori del Friuli Venezia Giulia, con particolare riguardo al prolungamento dello «stop» dell'attività in mare;

   infatti, oltre ai già programmati 50 giorni di fermo, necessari a consentire la riproduzione del pesce, è stato programmato un ulteriore mese di «stop» delle attività a strascico. Tale blocco vede coinvolte 100 imbarcazioni per la grande pesca di Marano Lagunare, 7 barche della flotta di Grado, 1 barca della flotta di Trieste e una di Lignano;

   a questo ulteriore fermo pesca, non ha però fatto seguito la proroga dei ristori, necessari a sostenere le spese vive e gli stipendi dei dipendenti di ciascuna flotta che, nonostante il blocco aggiuntivo, vanno ugualmente pagati. Inoltre, con questo nuovo fermo si prevede una riduzione del 10 per cento del pescato, che necessariamente provocherà un import da altri Paesi europei;

   in data odierna l'Alleanza delle Cooperative – portavoce della preoccupazione del comparto ittico che temeva una drastica riduzione dei ristori per il fermo pesca obbligatorio – ha reso noto che «Il fermo pesca obbligatorio verrà regolarmente indennizzato alle imprese con risorse europee». È scongiurato dunque il rischio di veder tagliati i fondi per questa misura, grazie all'accordo finale sul Feampa, il fondo europeo cui attingono le imprese del settore ittico e dell'acquacoltura, strumento che arriva dopo 20 mesi di acceso confronto tra Commissione, Parlamento e Consiglio dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative abbia intenzione di intraprendere al fine di sostenere il settore ittico;

   se, in particolare, vi sia l'intenzione di promuovere iniziative normative urgenti intese a prorogare misure di sostegno alle imprese e ai lavoratori del settore della pesca e dell'acquacoltura, eventualmente sotto forma di indennizzi calcolati sulle perdite, e se vi siano allo studio nuovi strumenti di aiuto e/o incentivo, anche attraverso la pianificazione di investimenti a valere sul Recovery Fund.
(4-08447)


   CUNIAL. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nella sua relazione la Corte dei Conti esamina l'operatività di Agea nel 2018 e «boccia» l'operato dell'Agenzia, sottolinea che le somme previste, impegnate ed erogate dall'Agea per il direttore generale sono superiori per ciascuna annualità non solo all'importo forfetario di 219 mila euro ma anche al tetto massimo stabilito dalla normativa vigente (240 mila euro);

   nel corso dell'anno 2018 l'Ente ha dichiarato di aver implementato le attività a supporto delle funzioni di coordinamento, destinate anche al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, alle regioni e agli organismi pagatori, in materia di monitoraggio ai fini del rispetto della regola del disimpegno automatico delle somme non utilizzate entro il terzo anno successivo ad un impegno di spesa. Secondo fonti della stessa Agea – scrive la Corte dei Conti – risulta che l'importo del finanziamento dell'Ue utilizzato dall'Italia alla data 31 dicembre 2018 ammonta a 2 miliardi e 953 milioni di euro (2.953.1 milioni di euro) a fronte del finanziamento comunitario di 10 miliardi (10.444.4 milioni);

   sempre secondo i dati forniti dalla stessa Agea, la capacità di spesa del finanziamento dell'Ue risulta essere arrivata a 6.276.020.547 milioni su 10,5 miliardi di finanziamento;

   le considerazioni svolte e i dati evidenziati – scrive la Corte – evidenziano la necessità che l'Agenzia, per quanto di propria competenza, adotti misure organizzative e provvedimenti atti ad evitare il rischio di perdere i finanziamenti programmati;

   la Corte dei Conti rileva l'inefficienza di Agea nel contrasto alle frodi. Nonostante infatti Agea abbia stretto una collaborazione con l'istituto geografico militare per poter disporre di immagini aeree di maggior precisione, «questa Corte ha rilevato che il settore degli aiuti diretti disaccoppiati del Feaga, nonostante la relativa semplicità degli elementi da riscontrare (titoli, superfici e ammissibilità) ancora dà luogo ad un numero elevato di irregolarità e frodi segnalate dall'Olaf sia in termini di casi, 272, che in termini di valore, 17,8 milioni di euro»;

   anche a causa dei controlli non sufficienti, la Corte dei Conti rileva che dal 1° gennaio 2018 al 30 aprile 2020 risultano definiti 313 contenziosi di cui 157 in senso favorevole ad Agea e 156 in senso sfavorevole. Il valore complessivo di tali giudizi è pari a 50.8 milioni di euro di cui, per un valore di circa 15 milioni, Agea è risultata soccombente;

   la Corte stima che i costi che l'Ente rischia di sostenere ammontano al «considerevole importo di 44,3 milioni di euro». Senza contare che non è previsto alcun accantonamento per tali spese;

   bisogna sottolineare inoltre, come dal dicembre 2019 Gabriele Papa Pagliardini, direttore di Agea, risulta essere azionista di AgriRevi Spa, società di revisione e certificazione di bilancio di Coldiretti, ad avviso dell'interrogante in aperto conflitto con il suo ruolo istituzionale; e risulta la nuova bozza di accordo fra Agea e i centri di assistenza agricola (Caa) prevede, dal 31 marzo 2021, che gli operatori dei Caa siano dipendenti delle stesse strutture. Questo impedirà a 2.000 liberi professionisti che collaborano con i Caa di lavorare non potendo più accedere al SIAN, ovvero ciò porterà alla chiusura di tutti i Caa che utilizzano liberi professionisti e determinerà un danno per gli agricoltori in territori non presidiati, a solo vantaggio della Coldiretti –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza per sostituire il direttore generale e procedere al più presto ad una riforma di Agea che abbia come obiettivo il recupero della piena efficienza in materia di erogazione dei finanziamenti spettanti agli agricoltori e di contrasto alle frodi;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché nel nuovo accordo fra Agea e i Caa sia prevista la possibilità di accedere al Sian, anche per le strutture che impiegano liberi professionisti.
(4-08452)

SALUTE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il professor Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha diffuso un allarmante dato circa l'aumento dei tentativi di suicidio e degli atti di autolesionismo tra i giovani, di circa il 30 per cento nell'ultimo anno;

   in particolare, sembrerebbe che dal mese di ottobre 2020 ad oggi, in concomitanza all'inizio della cosiddetta «seconda ondata», sia stato registrato un notevole incremento degli accessi al pronto soccorso di adolescenti tra i 12 e i 18 anni con disturbi psichiatrici;

   pertanto, il reparto psichiatria ha visto occupati il 100 per cento dei posti disponibili, rispetto alla media del 70 per cento registrata negli anni precedenti;

   inoltre, va rilevato che, sebbene il 20 per cento degli adolescenti soffra di un disturbo mentale, i posti letto nei reparti di psichiatria infantile complessivi in Italia sono soltanto 92 e, pertanto, i pazienti sono stati spesso ricoverati nei reparti di pediatria o in strutture dedicate agli adulti, dove la permanenza non è di certo facile;

   si tratta di una vera e propria emergenza socio-sanitaria. Come dichiarato dal professor Vicari, la pandemia, limitando le capacità di autoaffermazione dei più giovani, ha portato a un aumento dello stress e ha facilitato la comparsa di una serie di disturbi, come l'ansia, l'insonnia e la depressione;

   probabilmente, a tale limitazione ha contribuito l'assenza della scuola, a causa della quale l'affermazione di sé è passata attraverso valori negativi e al di fuori del controllo degli adulti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di potenziare le unità operative di psichiatria infantile sul territorio e i servizi di neuropsichiatria infantile, al fine di tutelare l'integrità psicofisica degli adolescenti.
(2-01118) «Elvira Savino».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCUTELLÀ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la problematica dei disturbi dell'alimentazione (Da) è un aspetto di sanità pubblica molto rilevante che negli anni ha visto un notevole abbassamento dell'età di esordio ed il cui trattamento richiede strutture e personale altamente specializzati che assicurino un approccio interdisciplinare a tutti i livelli di assistenza;

   secondo l'ultimo rapporto Eurispes in Italia, oltre due milioni di ragazzi tra i dodici ed i venticinque anni soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca) e, secondo i dati della Società italiana dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), ogni anno ci sono ottomila cinquecento nuovi casi di persone, tra donne e uomini, colpiti da questi disturbi;

   la Conferenza di consenso (Cc) sui Dca del 2012 promossa dall'Ufficio relazioni esterne dell'Istituto superiore della sanità con il patrocinio del Ministero della salute ha permesso sul tema un confronto tra diverse realtà italiane, con la necessità di conoscere la reale dimensione epidemiologica nell'intero territorio italiano e di uniformare i percorsi assistenziali. Al fine di garantire un approccio integrato a tali disturbi, che comprendesse gli aspetti di promozione, prevenzione, diagnosi e terapia, si era evidenziata la necessità di attivare centri specialistici in ogni regione italiana, in grado di affrontare efficacemente il problema raccordando la propria azione con le strutture e risorse sanitarie presenti sul territorio;

   nel 2015 la Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (Dgisan) ha costituito un Tavolo di lavoro per la stesura delle prime «Linee di indirizzo nazionali per la riabilitazione nutrizionale nei pazienti con Disturbi dell'alimentazione (Da)». Il documento prodotto ed approvato in sede di Conferenza Stato-regioni, a giugno 2017, nella sezione dedicata ai livelli di assistenza, evidenzia l'importanza che ci siano in tutte le regioni italiane i cinque livelli di intervento: 1. medico di medicina generale o pediatra di libera scelta; 2. terapia ambulatoriale; 3. terapia ambulatoriale intensiva o semiresidenziale (diagnostico/terapeutico/riabilitativo); 4. riabilitazione intensiva residenziale; 5. ricoveri ordinari e di emergenza. Ad oggi è considerata una forte criticità non avere omogeneità, sull'intero territorio nazionale, di centri specializzati per effettuare la riabilitazione residenziale;

   il 6 maggio 2020 sul sito epicentro.iss.it veniva pubblicato un intervento dal titolo «Disturbi dell'alimentazione e COVID-19» in cui oltre ad affermare che «la paura di infezione e l'isolamento sociale possono aumentare il rischio di ricaduta o peggiorare i disturbi dell'alimentazione» veniva specificato che «è importante ora più che mai, in previsione di un ritorno alla regolarità delle attività assistenziali, un aggiornamento della mappatura delle strutture pubbliche e convenzionate e delle associazioni dedicate ai DA al fine di garantire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie e ai vari operatori sanitari a cui tali soggetti afferiscono (medici di medicina generale, pediatri, gastroenterologi, endocrinologi, dietologi, eccetera) i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell'intervento»;

   il Ministero della salute nel «Percorso lilla in pronto soccorso» indicava che «quando non si ravvisa la necessità di un trattamento urgente in ambiente ospedaliero, è indicata un'attenzione particolare all'invio del paziente alla più vicina struttura specialistica multidisciplinare per i Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione, per una valutazione più approfondita e per la definizione di un programma di trattamento»;

   una mappa dei servizi e delle associazioni specificamente dedicati al trattamento dei disturbi della nutrizione e della alimentazione è consultabile al sito www.disturbialimentarionline.it e la Calabria è tra quelle regioni nel cui territorio non è presente alcun centro residenziale per disturbi del comportamento alimentare:

   questa carenza di struttura idonea specializzata comporta, a chi è affetto da tali disturbi, notevoli ed ulteriori disagi che consistono nel doversi curare fuori regione con annessi tempi di gestione dell'iter spesso lunghissimi, ritardi tali che potrebbero non solo aggravare la già precaria condizione psicofisica del paziente, ma portare ad una repentina rinuncia che potrebbe risultare letale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro da disavanzi sanitari regionali, al fine di garantire i medesimi livelli di assistenza per disturbi del comportamento alimentare di cui in premessa, anche in Calabria, al fine di evitare che i soggetti affetti da disturbi dell'alimentazione debbano essere trattati in strutture lontane dalla propria residenza.
(4-08440)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il vaccino AstraZeneca è frutto, dall'accordo Advent-Irbm e l'università di Oxford. Si basa su Adenovirus OGM, codificante la Spike del SARS-CoV-2, prodotto in cellule renali embrionali umane OGM (HEK)293;

   l'interrogante richiama le seguenti interrogazioni: 4-05226, 4-06462, 4-06461, 4-07827, 4-06864, 4-07476, 4-08190, 4-07652 e 4-08368;

   l'autorizzazione ha richiesto «dati aggiuntivi sulla qualità» e il 29 gennaio 2021, con decisione n. 2021/C-32-I/01, è stata concessa condizionata, per la somministrazione in soggetti tra i 18 e 55 anni, (codice: EU/1/21/1529). Secondo Ema il vaccino ha mostrato una riduzione del rischio del 59,5 per cento nel numero di casi sintomatici;

   dal riepilogo delle caratteristiche del prodotto si legge che:

    1. è un monovalente pluridose (l'interrogante sul punto richiama la relazione dalla commissione uranio impoverito e vaccini della precedente legislatura);

    2. «La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota in quanto è ancora in fase di determinazione dagli studi clinici in corso»;

    3. le dosi vanno somministrate con un intervallo tra 28 e 84 giorni;

    4. la protezione che inizia da circa 3 settimane dopo la prima dose ma potrebbe non essere completa fino a 15 giorni dopo la seconda;

    5. la reazione avversa più grave è una linfoadenopatia (tra lo 0,1 e 1 per cento dei casi);

   la condizione riguarda la presentazione delle relazioni finali degli studi di Fase 3, entro il 31 marzo 2024;

   dal «Piano di gestione del rischio» emerge che il rischio di genotossicità non è stato considerato in quanto escluso dalle linee guida e il rischio di cancerogenicità non è stato esaminato per assenza di segnalazioni. Non risulta all'interrogante che sia stata studiata la possibilità di integrazione per il ChAdOx1 nel DNA umano, come invece per l'adenovirus Ad5;

   non risulta chiaro all'interrogante se AstraZeneca abbia valutato il rischio di genotossicità e cancerogenicità sui componenti utilizzati, come previsto dalla CPMP/ICH/174/95;

   tra i rischi c'è la possibilità di tracce di «HLA solubili», collegabili al rischio di linfoma NHL e HD, o frammenti cellulari da linea cellulare di rene embrionale umano (HEK) 293;

   tra i rischi ci possono essere casi di Vaed o di Vaerd, che potrebbero far ammalare di COVID-19 in forma potenzialmente grave o letale. L'interrogante ricorda che questo rischio è stato rilevato da alcuni diversi studi sul fenomeno dell'Ade e dagli studi sui vaccini contro Sars e Mers;

   l'anafilassi rimane un rischio noto e riconosciuto;

   il Ministero ha pubblicato il documento sul consenso informato, sul quale l'interrogante richiama le considerazioni fatte con l'interrogazione n. 4-07990, rilevando che la dichiarazione che «non si può contrarre la malattia COVID-19 in seguito alla somministrazione» risulta priva di alcun riferimento scientifico;

   il 18 febbraio 2021, si apprende che il prezzo a carico degli Stati dopo luglio 2021 potrebbe aumentare a discrezione dell'azienda e che i risarcimenti nel caso di effetti collaterali è a carico dei singoli Paesi;

   numerosi sono i casi di reazioni avverse occorse ad insegnanti e forze dell'ordine a cui è stato somministrato il farmaco e risulta che esso non dia alcuna protezione contro la «variante» sudafricana;

   risulta infine all'interrogante che non sono stati indicati periodi di isolamento per i soggetti vaccinati per l'intero periodo di attesa della copertura data dal vaccino –:

   se il Governo non intenda interrompere le vaccinazioni con il farmaco di AstraZeneca in attesa del completamento degli studi di Fase 3, data la carenza di informazioni sulla relativa sicurezza ed efficacia.
(4-08451)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo «Analisi delle cause e strategia di trattamento della "recidiva" di pazienti con nuova polmonite da coronavirus dopo la dimissione» pubblicato sul Chinese Journal of Tuberculosis and Respiratory Medicine, ad inizio 2020, gli autori dichiaravano che allo stato attuale, sequenziando tutti i 104 ceppi di 2019-nCoV isolati da diverse posizioni, l'omologia aveva raggiunto il 99,9 per cento e non c'erano prove per dimostrare che il 2019-nCoV fosse mutato. Tuttavia, la possibilità di mutazione in futuro non era esclusa;

   a luglio del 2020 viene pubblicato un articolo scientifico americano dal titolo «Analisi delle varianti dei genomi di SARS-CoV-2» dove i ricercatori avevano identificato 5.775 varianti genomiche distinte definendo che le varianti più comuni erano i sinonimi 3037C> T, P4715L e D614G nella proteina spike. I ricercatori avevano identificato sei cladi principali: D614G, L84S, L3606F, D448del e G392D e 14 sotto cladi. Per quanto riguarda i cambiamenti di base, la mutazione C> T era la più comune;

   al 22 dicembre 2020 alcune prove hanno consentito di definire alcune mutazioni SARS-CoV-2 con un effetto funzionale significativo nella proteina spike: ovvero la D614G emersa ad inizio dell'epidemia e diffusa rapidamente in Europa e in Nord America e la mutazione N439K emersa indipendentemente in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti. Queste mutazioni sono state associate agli anticorpi monoclonali (mAb) e alla neutralizzazione mediata dal siero policlonale;

   il vaccino Pfizer sperimentato dal 27 luglio 2020 in sei Paesi: Stati Uniti, Germania, Turchia, Sud Africa, Brasile e Argentina, è diventando il primo vaccino ad essere stato approvato o autorizzato da: Gran Bretagna (2 dicembre 2020), Canada (9 dicembre 2020), Fda americana (11 dicembre 2020) e Commissione europea (21 dicembre 2020). A seguire il vaccino Moderna, sperimentato dal 25 febbraio 2020 principalmente negli Stati Uniti, ha ottenuto le autorizzazioni da: Fda americana (18 dicembre 2020) e Commissione europea (6 gennaio 2021). Infine, il vaccino Astrazeneca, sperimentato dal 23 aprile 2020 nel Regno Unito, Brasile e Sud Africa, autorizzato da: Regno Unito (il 30 dicembre 2020) e Commissione europea (29 dicembre 2021);

   il 14 dicembre 2020 viene identificata una nuova variante di Sars-Cov-2 in Gran Bretagna. Questa variante denominata B.1.1.7 porta la mutazione N501Y nella proteina Spike. Il 22 dicembre 2020 quella in Sud Africa, denominata B.1.351 che porta le mutazioni K417N, E484K e N501Y nella proteina Spike e il 12 gennaio 2021 un nuovo lignaggio Brasiliano, denominato P.1 (discendente di B.1.1.28), contenente una costellazione unica di mutazioni E484K, K417T e N501Y nella proteina Spike;

   il 10 febbraio 2021 è stato pubblicato in pre-print, sulla rivista Nature, lo studio scientifico dal titolo «Anticorpi indotti dal vaccino mRNA contro SARS-CoV-2 e varianti circolanti», a firma di oltre 34 ricercatori nel quale si affrontano le mutazioni K417N, E484K o N501Y del SARS-COV-2. I ricercatori hanno sperimentalmente ottenuto le stesse mutazioni inserendo la spike del SARS-Cov-2 S nel virus della ricombinante della stomatite vescicolare (rVSV), e coltivandolo in presenza di anticorpi indotti dal vaccino [in modo da evitare i rischi per la sicurezza nella coltivazione del SARS-CoV-2, ndr], Gli autori hanno evidenziato che il loro emergere è avvenuto in risposta alla selezione immunitaria in individui con immunità non sterilizzante;

   a parere dell'interrogante da tale articolo si evince la correlazione tra vaccinazione e nuove varianti;

   con le interrogazioni, che qui l'interrogante richiama 4-08295, 4-06548, 4-07886 e 4-08056, si è trattata la prevenzione mediante vitamina C e D, melatonina, idrossiclorochina e adenosina –:

   se il Governo non intenda interrompere la campagna vaccinale, per una prevenzione vera e una cura vera mediante soluzioni anche farmacologiche ed esistenti sul mercato.
(4-08453)


   ORRICO, SCUTELLÀ, MELICCHIO e MISITI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i dati epidemiologici rivelano un nuovo preoccupante incremento di casi di Sars-CoV-2 su tutto il territorio nazionale tali da poter inquadrare il fenomeno, per come lo definiscono gli studiosi dell'andamento dell'epidemia, «terza ondata» del virus;

   la Calabria risulta essere l'ultima fra le regioni italiane in quanto a numero di vaccini disponibili somministrati, per come si evince ad oggi dalla piattaforma online del Governo appositamente dedicata con 193.580 dosi consegnate e 135.069 dosi somministrate;

   la campagna vaccinale in Calabria, oltre a procedere a rilento, soffre anche di profonda disorganizzazione in termini attuativi e procedurali se è vero che, per come sostenuto pubblicamente dal presidente facente funzioni della regione Nino Spirlì, sussiste una carenza funzionale dei punti vaccinali distribuiti sul territorio che risultano insufficienti;

   secondo quanto riportato da articoli di stampa l'inefficienza del piano vaccinale ha comportato disagi, disfunzioni, carenze organizzative e di comunicazione di non poco conto in diversi comuni calabresi ed, in particolare, in quello di Luzzi (Cosenza) dove 359 cittadini ultraottantenni hanno invano atteso per il giorno stabilito la somministrazione del vaccino, salvo essere informati dall'Asp competente, quella di Cosenza, solo con una telefonata informale, della mancanza delle dosi necessarie previste;

   secondo quanto riportato da articoli di stampa e per come dichiarato dal direttore del dipartimento igiene prevenzione Mario Marino è ad oggi terminata la disponibilità di dosi di vaccino presso l'Asp di Cosenza con grave nocumento di ultraottantenni, malati cronici e oncologici, insegnanti e le tante altre categorie di cittadini che sono più a rischio –:

   quali iniziative intenda intraprendere, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, al fine di verificare se in Calabria venga adeguatamente tutelato il diritto costituzionalmente garantito alla salute in relazione alla cura ed alla prevenzione dal Sars-CoV-2 e se non ritenga opportuno, considerati i gravi ritardi ed il disorientamento nella predisposizione e nell'attuazione del piano vaccinale, convocare un apposito tavolo fra i soggetti istituzionali interessati per porre rimedio alle criticità suesposte chiarendo altresì competenze e responsabilità.
(4-08473)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio nazionale e, in particolare in Sardegna, sono numerosi i territori che non possono fruire di un'adeguata copertura dei servizi di telefonia mobile né di rete fissa a velocità adeguata alle esigenze delle famiglie e delle aziende;

   tale carenza è causa di nuove disparità tra le diverse comunità e tra persone, in particolare in un momento storico in cui la possibilità di connettersi alla rete è condizione indispensabile per esigenze legate al diritto alla salute e alla libertà di iniziativa privata in economia;

   nel caso della didattica a distanza, per esempio, si rischia una gravissima lesione dei diritti degli studenti, per via della limitazione della possibilità di accesso alle lezioni on line;

   emblematico è il caso del comune di Villaperuccio (provincia del sud Sardegna), dove il sindaco, a quanto consta all'interrogante, ha addirittura offerto la disponibilità a titolo gratuito degli spazi per l'installazione degli impianti per la diffusione del segnale, senza però ricevere risposte concrete dalle compagnie telefoniche –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere al fine di garantire il diritto di accesso alla rete su tutto il territorio nazionale.
(4-08455)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio postale di Cartosio, in provincia di Alessandria, è aperto solo tre giorni alla settimana. La riduzione del servizio comporta inevitabilmente il formarsi di code fuori dall'ufficio da parte delle persone in attesa;

   gli utenti serviti dall'ufficio postale sono in larga parte anziani che, pur appartenendo ad una categoria fragile e bisognosa di protezione in questa fase emergenziale, sono costretti a lunghe attese in piedi, sotto il sole o la pioggia.

   inoltre, l'ufficio serve molti utenti residenti nei comuni limitrofi. Sarebbe importante portare almeno a quattro i giorni di apertura e ripristinare l'attività dell'ufficio nella giornata del sabato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione generata dal protrarsi della riduzione di orario e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per superare questa situazione che sta arrecando notevoli disagi alla comunità di Cartosio.
(4-08471)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la risoluzione della crisi industriale della Embraco sembrava essere ad un punto di svolta, ma il consumarsi della crisi di Governo ha lasciato nell'incertezza più assoluta circa 700 persone a rischio licenziamento, in particolare i 406 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri la cui cassa integrazione finirà a luglio 2021;

   la curatela fallimentare di Ventures Production (ex Embraco) ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 398 lavoratori su 406 dello stabilimento torinese;

   l'assessore della regione Piemonte, Elena Chiorino, ha chiesto a più riprese la convocazione di un tavolo urgentissimo al Ministro Giorgetti al fine di superare i problemi di liquidità che rischiano di far naufragare l'operazione;

   in particolare, si tratterebbe di autorizzare una garanzia pubblica al 90 per cento da parte di Sace su un finanziamento di circa 15 milioni di euro per la quale la partecipata di Cassa Depositi e Prestiti ha già dato la propria disponibilità a stanziare le risorse;

   l'assessore Chiorino ha dichiarato che «Ora che la Curatela ha avviato il licenziamento collettivo e che la CIGS è in scadenza nel luglio prossimo, la sorte dei quasi 700 lavoratori distribuiti tra Piemonte e Veneto è direttamente proporzionale alla velocità con cui i neo Ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando, a cui ho scritto una lettera questo pomeriggio, definiranno i parametri per dare risposte chiare. È evidente che i lavoratori non possono essere più ostaggio di tali situazioni e che le Istituzioni romane non possono restare a guardare»;

   il Commissario straordinario di Acc Wanbao, Maurizio Castro, ha ribadito con forza la validità e la sostenibilità del progetto industriale Italcomp, che prevede la nascita del polo italiano dei compressori;

   Maurizio Castro ha dichiarato che «Manca solo il “go” di Giorgetti» perché, prima la crisi di Governo, poi il passaggio tra l'esecutivo Conte e quello Draghi, hanno fermato al rush finale l'operazione –:

   se il Governo intenda dare seguito alla richiesta avanzata dall'assessore della regione Piemonte Elena Chiorino e convocare ad horas un tavolo di confronto sulla vicenda Embraco con le regioni Piemonte e Veneto, con il commissario straordinario di ACC e con le organizzazioni sindacali;

   se il Governo intenda adottare iniziative per autorizzare Sace all'erogazione della garanzia indicata in premessa.
(4-08481)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico ha dato parere negativo alla richiesta da parte di Enel Produzione di autorizzazione alla messa fuori servizio dal 1° gennaio 2021 – quindi in anticipo rispetto al termine del 2025 fissato dalla Strategia energetica nazionale – dell'unità 3 della centrale Eugenio Montale di La Spezia, alimentata a carbone;

   la motivazione è che per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale la chiusura dell'impianto a carbone potrà avvenire solo a seguito del raggiungimento nell'area nord del Paese, incluso lo stesso sito di La Spezia, di un saldo netto tra aumenti di capacità e dismissioni pari ad almeno 500 megawatt;

   mentre in Italia non si riesce a chiudere una centrale a carbone, l'Unione europea punta alla decarbonizzazione e sulla sostenibilità ambientale dell'Europa entro il 2050. Per realizzarli ha avviato il Green Deal;

   il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno elaborato il nuovo piano concernente gli obiettivi di sostenibilità che l'Italia è chiamata a raggiungere entro il 2030; un percorso conclusosi con la pubblicazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec);

   ma, anziché puntare con decisione su nuova generazione rinnovabile, l'Italia sta percorrendo un'altra strada nella lotta alla crisi climatica;

   oramai è arrivato il momento di scelte chiare e radicali: promuovere le semplificazioni autorizzative per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, semplificare la riconversione degli impianti a biogas in quelli a biometano da immettere in rete, recepire subito la direttiva europea sulle rinnovabili per sbloccare definitivamente le comunità energetiche e smettere di foraggiare il fossile;

   in Italia per realizzare la decarbonizzazione bisogna realizzare la chiusura entro il 2025 delle centrali a carbone per una capacità di oltre 7.900 megawatt senza ricorrere a nuovi impianti a gas, per arrivare entro il 2040 alla chiusura di tutte le centrali inquinanti alimentate da fonti fossili, gas metano compreso. L'Italia deve avere, inoltre, il coraggio di ridurre fino ad azzerare i consumi di gas al 2040, iniziando da subito a non distribuire più risorse economiche per nuovi impianti come previsto con il capacity market, obbiettivo possibile come proposto anche da associazioni ambientaliste nazionali, ad esempio da Legambiente;

   devono essere affrontate le questioni che vanno dalla Sardegna alla Liguria con La Spezia, dal Friuli Venezia Giulia con Monfalcone, alla Puglia con Brindisi, solo per citarne alcune, dove sono in corso accesi dibattiti, visto che con il phasing out del carbone molte delle centrali saranno riconvertite in impianti a gas;

   il Consiglio dei ministri ha approvato il testo del decreto-legge per la nascita del MITE (Ministero della transizione ecologica). Al MITE sono state assegnate, oltre alle vecchie competenze anche le politiche energetiche, lo sviluppo sostenibile, il contrasto ai cambiamenti climatici. È una sfida imponente. Si ha davanti poco tempo per vincerla –:

   se non intendano convocare urgentemente un tavolo tecnico con la regione Liguria, l'amministrazione, comunale di La Spezia e gli enti interessati per rivalutare la decisione di non mettere fuori servizio dal 1° gennaio 2021 l'unità 3 della centrale Eugenio Montale di La Spezia;

   quali siano le iniziative e i tempi per realizzare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;

   se non si intenda avviare un piano che conduca alla chiusura entro il 2025 delle centrali a carbone per una capacità di oltre 7.900 megawatt senza ricorrere a nuovi impianti a gas, per arrivare entro il 2040 alla chiusura di tutte le centrali inquinanti alimentate da fonti fossili, gas metano compreso.
(5-05444)


   FOTI e BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di febbraio 2020 risulta depositato presso il Ministero della transizione ecologica, per l'ordinaria procedura di Valutazione di impatto ambientale, il progetto di «Riqualificazione e riefficientamento di un pontile per attracco di petroliere nel porto di Augusta (SR) in concessione demaniale a Maxcom Petroli S.p.a.»;

   il competente ufficio, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 (testo unico ambientale), avrebbe dovuto esprimere parere antro 60 giorni;

   sul detto progetto sono già stati espressi i pareri (tutti positivi) degli Enti preposti della regione siciliana;

   il progetto prevede il rifacimento della parte superiore del pontile utilizzando «poltruso», un materiale composito formato da plastica e fibra di vetro. È inoltre previsto il rifacimento di tutto il piping esistente e la riparazione/sostituzione dei pilastri a mare con segni di ammaloramento. Si prevede, infine, il prolungamento di 25 metri necessario per potere permettere l'attracco di testa delle navi a maggior pescaggio in modo che possano scaricare direttamente sul pontile senza dover utilizzare «bettoline» come vettore intermedio per stoccare a terra il prodotto;

   la procedura che qui interessa è registrata sul portale del Ministero con il n. 5138 e la documentazione risulta completa di ogni richiesta di parere dovuto per legge;

   l'intervento in questione è realizzato con capitali interamente privati e la società, per questioni di sicurezza anche ambientale e competitività dello scalo, ben note al Ministero, deve iniziare i lavori entro l'estate del corrente anno;

   in sostanza, un progetto di riqualificazione ambientale avviato nel 2018 attende, dopo anni, la prescritta autorizzazione –:

   quali siano le ragioni del clamoroso ritardo accumulato dal Ministero in ordine all'autorizzazione richiesta e quali iniziative intenda porre in essere per il rilascio, senza ulteriori indugi, dell'autorizzazione relativa alla Valutazione di impatto ambientale.
(5-05445)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto dirigenziale 1211 del 2021, la regione Liguria ha conferito alla C.e.t. (Compagnia europea per il titanio) il permesso di ricerca sulla terraferma di minerali solidi nel comprensorio del Beigua, ovvero la più vasta area naturale protetta ligure, classificata come «zona rilevante per la salvaguardia dei siti di importanza comunitaria», che, per l'eccezionale patrimonio geologico presente, dal 2005 fa parte delle reti internazionali come geoparco europeo e mondiale e nel 2015 è stata riconosciuta come sito Unesco ed inserita nella prestigiosa lista dei geoparchi globali;

   sono diverse le voci che si sono levate contro questa decisione, sia da parte dei consiglieri di opposizione in consiglio regionale sia da parte delle associazioni ambientaliste, oppostesi predisponendo una petizione. Per Legambiente Liguria: «tutti gli impatti negativi dell'apertura di attività minerarie ricadrebbero nell'area Parco. Con la scusa della ricerca scientifica si verifica un precedente pericoloso, preludio ad una attività insostenibile per impatto ambientale»;

   in prima linea a difesa del Parco c'è il suo presidente, Daniele Buschiazzo, che sottolinea come l'apertura di una miniera nel cuore della riserva determinerebbe anche problematiche legate alla dispersione dell'asbesto e allo smaltimento dei residui;

   le origini della vicenda risalgono al 2015 quando l'azienda ha avanzato la prima istanza a regione Liguria, respinta, per ottenere l'autorizzazione per effettuare una ricerca mineraria. Successivamente la C.e.t. aveva presentato ricorso però rigettato, il 19 febbraio 2020, dal T.a.r. che dichiarava: «La sottoposizione dell'area sulla quale si dovrebbe svolgere la ricerca mineraria a molteplici vincoli sia paesaggistici che ambientali è di tale pervasività che non residua nessuno spazio per intraprendere un'attività di ricerca che non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un'azienda estrattiva avrebbe avuto, come fine ultimo, l'estrazione di minerali attività certamente vietata dalle norme a tutela del Parco Regionale del Beigua che costituisce, per circa il 40 per cento l'area interessata alla concessione. Peraltro il restante 60 per cento interessa un “Sito d'interesse Comunitario terrestre ligure” nel quale la priorità dichiarata è la conservazione»;

   inoltre, la legge n. 394 del 1991, all'articolo 11, stabilisce che nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, non consentendo specificatamente «l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di minerali», attività vietate anche dalla legge regionale n. 12 del 1995. Peraltro, intorno al parco ci sono sia la zona a protezione speciale sia il geoparco, aree in cui la stessa attività è proibita;

   infine, si dovrebbe tenere in considerazione il fatto che le comunità locali da anni si oppongono a qualunque ipotesi di apertura di una miniera nel comprensorio del Beigua per evidenti rischi sanitari;

   infatti il minerale grezzo potenzialmente estraibile sarebbe solo il 6 per cento della roccia e il rimanente 94 per cento andrebbe in discariche molto estese da crearsi nelle vicinanze, con il rischio di andare a sollecitare la presenza di amianto, presente per il 10/15 per cento nelle rocce del giacimento –:

   quali siano, con specifico riferimento ai permessi di ricerca e alle concessioni di coltivazione di minerali solidi e risorse geotermiche sulla terraferma, l'indirizzo politico nazionale nel settore minerario e i programmi nazionali di ricerca;

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di non compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati del parco del Beigua, evitando gli evidenti rischi ambientali citati in premessa e derivanti dall'insediamento di attività che devasterebbero un'area protetta inestimabile per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici, e garantire il diritto alla salute delle comunità interessate nell'ottica di uno sviluppo in armonia con l'ambiente.
(4-08459)


   POTENTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Darsena Europa del porto di Livorno è inserita nell'elenco delle opere da commissariare di cui allo schema di decreto del Presidente del Consiglio ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge «semplificazioni» inviato dal precedente Governo al Parlamento per il parere delle Commissioni competenti; essa rappresenta un investimento strategico per tutto il territorio toscano e non solo;

   per l'autorizzazione all'esecuzione delle attività di dragaggio necessarie per la realizzazione dell'infrastruttura in questione è richiesta una campagna preliminare di caratterizzazione ambientale a cui deve precedere la deperimetrazione dell'area marina ricadente nel Sin su cui si affaccerà la Darsena;

   da un articolo del quotidiano Il Tirreno del 5 marzo 2021 a firma Mauro Zucchelli si apprende che l'Istituto superiore di sanità avrebbe sollevato perplessità sull'avvio della deperimetrazione dopo che sarebbe stata individuata una concentrazione di benzopirene superiore alla media in uno dei sei cestelli di mytilus galloprovincialis utilizzati come mussel watch per gli indicatori ambientali –:

   se risponda al vero che – come riportato nell'inchiesta a firma di Mauro Zucchelli – l'Istituto superiore di sanità abbia sollevato dei dubbi sulle operazioni di deperimetrazione, alla luce dei risultati degli studi ambientali condotti tramite l'utilizzo di mytilus galloprovincialis;

   se risponda al vero che il Governo si trova nella condizione di non poter convocare la prevista conferenza di servizi necessaria per la partenza dei bandi;

   cosa s'intenda fare per sbloccare i cantieri della Darsena Europa del porto di Livorno.
(4-08474)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli è stata fondata nel 1872 dal biologo di cui porta in nome che diede il via al progetto di costituzione di una rete di stazioni di ricerca biologica, il cui scopo era quello di permettere agli studiosi di potersi spostare nel corso della loro attività di ricerca, raccolta di materiale e sperimentazioni;

   la scelta di Dohrn di stabilire proprio a Napoli questo polo di ricerca di biologia marina era dovuta alla ricchezza biologica del Mediterraneo e alla vocazione internazionale della città;

   nel 1982 la Stazione zoologica acquista lo status giuridico di Istituto scientifico speciale di pubblico interesse e viene posto sotto la supervisione e il controllo del Ministero dell'università e della ricerca scientifica;

   la vocazione della Stazione si orienta maggiormente verso lo sviluppo di programmi di formazione e vengono potenziate le strutture laboratoriali con una particolare attenzione verso la biologia molecolare e cellulare, la neurobiologia e neurofisiologia, le biotecnologie;

   la Stazione zoologica Anton Dohrn, che rappresenta in ambito europeo una delle strutture più antiche di questo tipo, comprende l'acquario, l'erbario, la biblioteca, una collezione zoologica e un centro ricerche e recupero delle tartarughe marine, inaugurato a Portici nel 2017 e che è il più grande del Mediterraneo;

   risulta all'interrogante che, anche recentemente, sia emersa l'ipotesi di soppressione della Stazione zoologica Anton Dohrn, al fine di accorparne le attività in un istituto di dimensioni più ampie;

   una scelta di questo tipo priverebbe la città di Napoli e tutto il Meridione, di una istituzione di prestigio internazionale fortemente legata alla storia della città che fu, all'epoca della sua fondazione, un caso ante litteram di Open Source;

   in relazione alla città e ai suoi cittadini, la Stazione zoologica Anton Dohrn ha agito come importante e significativo polo di attrazione e di stimolo per la realizzazione di importanti iniziative culturali sia di natura nazionale che internazionale e la sua soppressione priverebbe la città, non soltanto, di un simbolo di eccellenza scientifica e culturale, ma di parte della sua storia;

   privare, ancora una volta, una città del Meridione di un luogo di rilevanza internazionale nel campo delle scienze indebolirebbe ulteriormente la capacità attrattiva verso i giovani di Napoli, e del Mezzogiorno in generale, in un momento in cui tutti gli studi in materia dicono che la mancanza di una prospettiva futura di crescita professionale e personale, di possibilità di soddisfare un'ambizione e di perseguire un obiettivo di realizzazione spinge i giovani ad andare via;

   l'impoverimento culturale, il malfunzionamento dei servizi, la costante riduzione delle possibilità e il conseguente stillicidio delle risorse più giovani e più preparate che abbandonano il territorio rappresentano, contemporaneamente, causa ed effetto di un circolo vizioso che si autoalimenta e rende vani i tentativi locali e nazionali di ridurre il gap di sviluppo tra Nord e Sud –:

   se sia allo studio del Governo la soppressione della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e, nel caso, quali iniziative intenda assumere affinché la città di Napoli non sia privata di questo istituto di eccellenza che, al contrario, andrebbe ulteriormente sostenuto e potenziato, al fine di costituire un importante polo attrattivo di risorse intellettuali nazionali e internazionali.
(4-08445)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Lapia e altri n. 1-00427, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Menga, Paxia, Pezzopane.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Del Sesto e altri n. 4-08357, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Villani.