Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 5 novembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    lo sviluppo infrastrutturale è fondamentale per la crescita del nostro Paese. Sono investimenti in grado, tra l'altro, di attivare tutta l'economia, attraverso l'industria e i servizi della filiera delle costruzioni e dell'indotto. Per questo servono risorse pubbliche e private per nuove infrastrutture e per mantenere in efficienza quelle esistenti;

    gli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione in costruzioni (formati per la quasi totalità da spese per opere pubbliche, ossia infrastrutture) hanno mantenuto fino al 2009 un'incidenza sul Pil sostanzialmente vicina al 2 per cento, per gradualmente calare fino a valori di poco superiori all'1 per cento negli ultimi anni. Questo perché si sta investendo sempre meno sia in nuove infrastrutture, che in manutenzione e ristrutturazione del nostro patrimonio infrastrutturale;

    la competitività dell'Italia è strettamente legata al necessario potenziamento e alla riqualificazione del sistema infrastrutturale ferroviario viario e aeroportuale, nonché allo sviluppo delle grandi reti di trasporto, integrate con i corridoi multimodali nazionali ed europei;

    uno degli obiettivi prioritari deve essere quello di poter connettere tutto il nostro territorio all'Europa, per favorire gli scambi commerciali e colmare i troppi divari territoriali presenti nel nostra Paese;

    sotto questo aspetto sarà decisivo utilizzare al meglio le risorse del Recovery Plan, garantendo la necessaria rapidità nel loro utilizzo. Risorse che potranno essere utilizzate e che andranno a integrare i programmi di spesa già previsti dalla normativa vigente;

    sotto questo aspetto sarà importante individuare e utilizzare le suddette risorse europee distinguendo tra quelle a fondo perduto e quelle concesse come prestiti. In questo senso, va messo in campo un disegno programmatico organico della infrastrutturazione del Paese che risponda anche ad una logica di utilizzo delle risorse, distinguendo quelle che rientrano nel «prestito» da quelle che rientrano nei sussidi a «fondo perduto» e che, al tempo stesso, non interferisca con un altro programma quello relativo al Fondo di coesione e sviluppo 2021-2027 in corso di definizione;

    molte sono le opere infrastrutturali che, oltre a rispondere ad un «piano strategico» già condiviso dall'Unione europea, hanno tutte le condizioni per garantire l'avanzamento reale dei lavori, oltre ad essere coerenti con il cronoprogramma definito già dalle linee guida indicate dalla Unione europea;

    con queste caratteristiche, nel Centro Nord si trovano le opere ubicate sui seguenti corridoi comunitari, e che potrebbero beneficiare delle risorse in prestito previste dal Recovery Plan:

     Corridoio Baltico-Adriatico: a) adeguamento del valico di Tarvisio e della tratta ferroviaria Pontebbana Udine-Tarvisio; b) adeguamento porto di Ravenna;

     Corridoio Algeciras-Lione-Torino-Milano-Venezia-Trieste-Kiev: a) tratta in territorio italiano dell'asse ferroviario AV/AC Torino-Lione; b) asse ferroviario AV/AC Verona-Vicenza-Padova; c) asse autostradale Pedemontana Lombarda e Pedemontana Veneta; d) metropolitane di Torino, Milano; e) nodo logistico interportuale di Verona, Padova; f) nodo portuale di Trieste;

     Corridoio Genova-Rotterdam: a) asse ferroviario AV AC Genova-Milano (terzo valico dei Giovi); b) gronda autostradale di Genova; c) impianto portuale di Genova (antimurale); d) adeguamento dei nodi intermodali di Domo 2 e di Novara Boschetto;

     Corridoio Helsinki-La Valletta: a) completamento del tunnel ferroviario del Brennero; b) asse ferroviario Fortezza- Verona; c) nodo ferroviario di Firenze; d) reti metropolitane e ferroviarie di Roma (linea metropolitana C e chiusura anello ferroviario); e) asse autostradale svincolo Fiumicino-Tor de'Cenci-Latina; Cisterna-Valmontone;

    il suddetto quadro di interventi ha un costo globale di circa 40 miliardi di euro e tutte le relative opere hanno già subito una verifica sia nella stesura delle prime reti TEN-T del 2005, sia nella stesura delle reti TEN-T del 2013. La verifica in realtà era finalizzata anche alla identificazione di un misurabile Roi (Return On Investments) e, quindi, l'intera operazione, se affrontata e gestita in modo organico, può rappresentare non una operazione a «fondo perduto» ma un importante «investimento» e come tale, dare origine ad un apposito Fondo comune di investimento o a tre fondi supportati dalla quota di prestito del Recovery Plan pari a 127,4 miliardi di euro;

    per quanto riguarda le opere infrastrutturali riguardanti il Mezzogiorno, che potrebbero utilizzare le previste risorse a fondo perduto del Recovery Fund, si evidenziano le seguenti infrastrutture collegate al Corridoio Helsinki-La Valletta, nonché gli interventi nella regione Sardegna: a) completamento del sistema metropolitano di Napoli; b) completamento del nodo interportuale di Nola Marcianise; c) completamento dell'asse ferroviario AV/AC Napoli-Bari; d) riqualificazione del nodo ferroviario di Bari; e) realizzazione dell'asse ferroviario AV/AC Battipaglia-Reggio Calabria; f) realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia ed il Continente; g) completamento dell'asse viario 106 Jonica; h) realizzazione dell'asse ferroviario AV/AC Palermo-Messina-Catania; i) realizzazione dell'asse autostradale Ragusa-Catania; l) realizzazione delle reti metropolitane di Catania e Palermo; m) realizzazione dell'asse autostradale Cagliari-Porto Torres (asse Carlo Felice);

    per i suddetti interventi nel Mezzogiorno, il cui costo globale è di 38,7 miliardi di euro, andrebbe valutato di utilizzare integralmente la quota parte degli 81,4 miliardi a fondo perduto del Recovery Fund destinati all'Italia, prevedendo eventualmente lo scorporo delle risorse per il Ponte sullo Stretto di Messina in quanto utilizzando quota parte del fondo delle reti TEN-T e possedendo un buon R.O.I. potrebbe rientrare nella quota dei prestiti;

    è evidente che tutte le suddette infrastrutture sono integrabili con ulteriori altri interventi essenziali per l'assetto infrastrutturale del Paese; sono ad esempio non contemplati nelle Reti TEN-T interventi come l'asse autostradale tirrenico o come l'asse autostradale Orte-Mestre, e altro;

    la scelta di finanziare parte delle infrastrutture con solo una quota delle risorse a fondo perduto messe a disposizione dal Recovery Fund, utilizzando parallelamente anche parte delle risorse in prestito, nell'ambito del medesimo Fondo europeo, ottimizzerebbe al massimo l'uso delle disponibilità finanziarie messe a disposizione dall'Europa, consentendo di utilizzare la parte restante delle risorse per altre importanti finalità come: l'edilizia scolastica; la messa in sicurezza del territorio; la reinvenzione della offerta trasportistica nelle medie e piccole realtà urbane; la diffusa ed organica digitalizzazione dell'intero Paese; il riassetto funzionale del nostro sistema agro alimentare; il riassetto della offerta turistica e la salvaguardia dei beni culturali,

impegna il Governo:

1) a individuare le opere infrastrutturali prioritarie per la crescita del nostro Paese, tra le quali quelle individuate in premessa in quanto già approvate dal Cipe e opere rapidamente cantierabili, utilizzando quota delle risorse previste dal Recovery Plan;

2) ad adottare iniziative per prevedere il finanziamento delle suddette infrastrutture con parte delle risorse a fondo perduto messe a disposizione dal Recovery Fund, e parte delle risorse in prestito nell'ambito del medesimo Fondo europeo, al fine di poter utilizzare la parte restante delle risorse finanziarie prioritariamente per altre importanti finalità come: l'edilizia scolastica; la messa in sicurezza del territorio; la reinvenzione della offerta trasportistica nelle medie e piccole realtà urbane; la diffusa ed organica digitalizzazione dell'intero Paese; il riassetto funzionale del nostro sistema agro alimentare; il riassetto della offerta turistica e la salvaguardia dei beni culturali.
(1-00400) «Mazzetti, Sozzani, Gelmini, Cattaneo, Cortelazzo, Porchietto, Ruffino, Labriola, Giacometto, Casino, Pettarin, Spena, Marin, Cassinelli, Sandra Savino, Fitzgerald Nissoli, Aprea, Pentangelo, Rossello, Cannatelli, Polidori, Caon, Casciello, Milanato, Maria Tripodi, D'Attis, Vietina, Rotondi, Battilocchio, Torromino, Cappellacci, Napoli, Paolo Russo, Zangrillo, D'Ettore, Cristina, Bond, Nevi, Sisto, Bagnasco, Dall'Osso, Baldini, Ripani, Palmieri».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XIII,

   premesso che:

    il 1° settembre 2020, diciotto pescatori di Mazara del Vallo (Trapani) sono stati sequestrati – insieme ai loro due pescherecci Antartide e Medinea – con l'accusa di violazione della competenza economica e territoriale delle acque libiche dalle autorità libiche in controllo della Cirenaica, area est della Libia, rispondenti al generale Khalifa Haftar;

    a seguito del sequestro, i pescatori sono stati messi in stato di fermo in una caserma nei pressi di Bengasi, in Cirenaica, in attesa – secondo quanto dichiarato da funzionari delle milizie in controllo dell'area – di essere processati secondo la legge libica;

    nonostante le accuse dei miliziani, le imbarcazioni italiane stavano svolgendo regolare attività di pesca a 60 miglia dalla costa libica, rispettando la norma internazionale di non violare le 12 miglia dalla costa di altri Paesi e, considerando che le imbarcazioni sono state fermate in fase di ritorno in Italia, le autorità libiche hanno ragionevolmente sconfinato in acque territoriali italiane – allungando a 74 miglia circa le proprie acque territoriali – e intimando il fermo alle imbarcazioni con colpi di arma da fuoco;

    secondo fonti non confermate del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 20 ottobre 2020 il processo a carico dei pescatori, che sarebbe dovuto iniziare in quella data, non ha avuto luogo;

    tra questi pescatori non solo ci sono cittadini italiani, ma mariti, figli, membri a tutti gli effetti di famiglie italiane, le quali si sono così viste privare non solo dei propri affetti, ma anche della principale fonte di reddito e sussistenza;

    da quasi due mesi le famiglie dei pescatori rapiti stanno presidiando la zona antistante Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, chiedendo maggiore impegno da parte delle autorità del Governo;

    al netto dell'assenza di reddito e del rientro dei pescatori su suolo nazionale, oltre alle perdite a cui i nuclei familiari sono andati incontro in questi mesi, vi sono anche gli oneri relativi alle imbarcazioni sequestrate dai libici, sottoposte a mutuo ed altre forme di pagamento,

impegnano il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative necessarie, attraverso i canali formali ed informali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e – se del caso – con ogni mezzo utile, per riportare in Italia i pescatori rapiti di cui in premessa;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a destinare sussidi di natura economica per consentire il sostentamento delle famiglie dei pescatori rapiti;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché possa essere garantito il mantenimento di condizioni di vita decorose per le famiglie dei pescatori rapiti che stanno presidiando l'area antistante Palazzo Montecitorio a Roma;

   ad adottare iniziative indennitarie in relazione ai costi sostenuti per le imbarcazioni, sequestrate dalle autorità miliziane rispondenti al generale Haftar;

   a garantire con ogni mezzo il rispetto delle acque territoriali italiane, l'incolumità dei navigli battenti bandiera italiana nelle aree confinanti con le acque territoriali libiche ed il rispetto del diritto della navigazione.
(7-00572) «Caretta, Delmastro Delle Vedove, Rampelli, Ciaburro, Prisco».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 2, comma 188, della legge 22 dicembre 1996, n. 662 dispone che le società di gestione aeroportuale siano tenute a corrispondere annualmente all'Enac il canone di concessione, parametrato al volume di passeggeri e merci;

    l'articolo 2, comma 1 del decreto 22 dicembre 1998 del Ministero economia e delle finanze prevede l'obbligo di versamento del canone di concessione all'Enac in due rate semestrali, la prima entro il 31 luglio e la seconda entro il 31 gennaio di ciascun anno;

    il decreto interdirigenziale 30 giugno 2003 detta le disposizioni attuative per la determinazione dei canoni di concessione ed in particolare l'articolo 2, comma 4 prevede che «qualora sussistano fondati motivi per prevedere una riduzione del volume del traffico e, conseguentemente, del canone dovuto, l'Enac, previa richiesta della società di gestione, può autorizzare il pagamento di una cifra inferiore a quella prevista, fatto salvo, in ogni caso, il successivo conguaglio»;

    il decreto dell'Agenzia del demanio del 10 gennaio 2019 ha confermato, per il triennio 2019-2021, la metodologia di calcolo del canone di concessione individuata nel decreto interdirigenziale 30 giugno 2003;

    con la disposizione del direttore generale GENDISP.DG.11/05/2020-0000020-P, l'Enac, considerata «l'esistenza [...] di fondati motivi per prevedere una riduzione consistente del volume del traffico nel 2020 e pertanto del canone concessorio a esso correlato», ha disposto la sospensione dei termini di versamento delle due rate del canone di concessione 2020 (dovute, rispettivamente, entro il 31 luglio 2020 ed entro il 31 gennaio 2021) e del conguaglio del canone di concessione 2019 (dovuto entro il 31 luglio 2020), indicando nel 31 gennaio 2021 la data per il loro versamento;

    la suddetta disposizione ha altresì subordinato la dilazione dei termini di versamento del canone di concessione dovuto dal gestore aeroportuale alla previa sospensione, da parte dello stesso gestore, dei canoni delle subconcessioni aviation sino al 31 gennaio 2021, per un importo almeno equivalente a quello del canone differito;

    nel periodo marzo-agosto 2020, il sistema aeroportuale nazionale ha perso oltre 90 milioni di passeggeri, registrando una contrazione dell'85 per cento del traffico rispetto al 2019;

    sulla base delle stime di Assaeroporti, l'Associazione dei gestori aeroportuali italiani, in costante aggiornamento, in ragione dell'evoluzione della crisi sanitaria e dello scenario socio-economico, il 2020 rischia di chiudersi con un volume di traffico tra i 50 e i 60 milioni di passeggeri (a fronte dei 193 milioni del 2019 e dei 200 milioni previsti per il 2020 prima del Covid) e per il 2021 si stima un calo di passeggeri compreso tra un -63 per cento e un -48 per cento rispetto al 2019, con un ritorno ai livelli di traffico pre-Covid non prima del 2024/2025 (fonte: ACI Europe);

    nel periodo marzo-agosto 2020, i gestori hanno subito una contrazione del fatturato di oltre 1,3 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, pur continuando a sostenere oneri incomprimibili, che possono arrivare anche fino all'85 per cento dei costi;

    i gestori aeroportuali stanno attraversando una grave crisi di liquidità, la quale, senza adeguati sostegni a favore degli aeroporti, rischia di compromettere la realizzazione degli investimenti, non più sostenibili con gli ordinari mezzi regolamentari e di mercato, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte a posticipare di almeno un anno i termini per il pagamento dei versamenti dei canoni di concessione sospesi dalla disposizione del direttore generale dell'Enac GENDISP.DG.11/05/2020-0000020-P e a sopprimere il canone di concessione dovuto per il 2021, ciò al fine di fornire un sopporto al settore per un periodo di tempo congruo al superamento della situazione di crisi generata dall'epidemia da Covid-19.
(7-00571) «Pizzetti, Gariglio, Andrea Romano, Bruno Bossio, Cantini, Del Basso De Caro».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le misure adottate per la gestione dell'emergenza sanitaria da Covid-19, fra le quali la sospensione delle attività produttive, hanno generato una forte domanda di protezione sociale. Il perdurare della pandemia sta causando forti ripercussioni in ambito sociale;

    la crisi sanitaria, causata dalla pandemia, ha fatto emergere con più chiarezza le contraddizioni esistenti nel nostro Paese, anche con specifico riferimento alla composizione della spesa assistenziale, eccessivamente sbilanciata sulle prestazioni sociali in denaro rispetto a quelle erogate tramite servizi ed interventi assistenziali. Proprio per ovviare a tale sbilanciamento sono state incrementate, nel nostro Paese, le risorse per le politiche sociali finalizzate al rafforzamento di interventi territoriali innovativi, in grado di favorire il sostegno alla natalità e alla famiglia, per le persone non autosufficienti e per le persone con disabilità;

    il rapporto della Caritas Italiana, «Gli anticorpi della solidarietà», pubblicato il 17 ottobre 2020 in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà, analizza gli effetti economici e sociali dell'attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19;

    nel citato rapporto si evince come il Covid-19 abbia messo in evidenza il carattere mutevole della povertà e come, dinanzi a tale situazione inedita, occorrano strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto. In particolare il rapporto evidenzia che sarà necessario:

     mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con i dati sui percettori delle misure di contrasto alla medesima;

     realizzare analisi di lungo periodo per monitorare il cambiamento delle condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche adottate;

     concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un «work in progress», che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulla vita delle persone, siano quindi periodicamente adeguate per meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l'incertezza;

     intercettare le cause della povertà;

    anche dal rapporto Istat 2020 emerge che la pandemia da Covid-19 si è innestata su una situazione sociale caratterizzata da forti e crescenti disuguaglianze; in particolare, le disuguaglianze tra minori crescono per il digital divide, la mancanza di attrezzature informatiche e l'affollamento abitativo ed anche per la carenza strutturale dei nidi, in particolare nel Mezzogiorno del Paese;

    il 23 luglio 2020 l'associazione «Caregiver familiari Comma 255», in occasione dell'audizione tenutasi presso la Commissione straordinaria diritti umani del Senato, ha sollecitato una legge che riconosca il caregiver come figura giuridica, con l'attribuzione di un sistema di indennità e tutele crescenti, evidenziando, altresì, nella memoria depositata in pari data che al termine del lockdown, se la vita ricomincia gradatamente a riprendere per tutti, questo non avviene per le persone con disabilità e, conseguentemente, neanche per i caregiver familiari;

    l'Associazione famiglie disabili onlus (A.fa.d.), nella memoria dell'8 settembre 2020, depositata in occasione dell'audizione informale presso questa commissione afferma: «Poi c'è il problema del rischio povertà. La disabilità è già una delle prime cause d'impoverimento, perché in genere comporta costi diretti, per l'assistenza, per gli ausili, per i farmaci. Inoltre, comporta dei costi indiretti, sociali: si pensi ad esempio alla riduzione o perdita del lavoro per la madre o il padre od entrambi e, in questa disperata situazione, non avere servizi assistenziali sufficienti per far fronte alle esigenze del figlio/a/i.»;

    nello stesso documento l'A.fa.d. afferma, tra l'altro, che «l'emergenza coronavirus ha dimostrato che il modello di presa in carico delle persone con disabilità ed anziani in residenza ha fallito. Vivere in queste strutture comporta dei rischi intrinseci. Proponiamo che al termine dell'emergenza il modello vada ridiscusso e superato. Bisogna investire sui servizi sociali territoriali, come i domiciliari, individuali e co-progettati in base alle singole esigenze»;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, concernente «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale» ha previsto la riattivazione, secondo piani regionali, delle attività sociali e sociosanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, garantendo, attraverso specifici protocolli, il rispetto delle disposizioni per la prevenzione del contagio da Covid-19 e la tutela della salute degli utenti e degli operatori;

    con decreto ministeriale 8 settembre 2020 il Ministro della salute ha istituito una commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, con il compito di proporre la riorganizzazione del modello sanitario e socio-sanitario al fine di favorire una transizione dalla residenzialità a servizi erogati sul territorio e di ridefinire la continuità assistenziale, suggerendo servizi, modalità, strumenti innovativi e digitali nonché proposte per l'efficientamento dei percorsi diagnostici e terapeutici del paziente cronico, per la qualità dell'assistenza e l'accessibilità delle prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative;

    l'istituzione della commissione consegue al fatto che la pandemia Covid-19 ha colpito prevalentemente gli anziani e, in modo particolarmente severo, gli assistiti in Rsa che, secondo stime prudenziali, costituiscono circa il 50 per cento di tutte le vittime della pandemia; la letteratura scientifica concorda che l'importante fattore di rischio emerso nella pandemia conferma le fragilità intrinseche delle Rsa e che, pertanto, s'impone un cambio di paradigma nell'assistenza agli anziani;

    la Fish, Federazione italiana per il superamento dell'handicap e la Fand – Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili in concomitanza della discussione del Piano nazionale di recupero e resilienza (Pnrr) dell'Italia, hanno elaborato, per quanto riguarda la disabilità, alcune proposte congiunte, sostenendo, in particolare, che debba essere realizzata una riforma del sistema sanitario finalizzata al potenziamento e alla valorizzazione dei servizi territoriali di prossimità (medicina di base, prevenzione, salute mentale) e della telemedicina, in particolare per il follow-up delle cronicità;

    le due suindicate Federazioni hanno, altresì, evidenziato la necessità di una maggiore accessibilità e fruibilità dei servizi di salute pubblici e privati con un piano nazionale di adeguamento, la riqualificazione e l'ampliamento consultori pubblici familiari, nonché la necessità di una riforma del concetto e dei percorsi di abilitazione e riabilitazione, anche con il riconoscimento della pari dignità e diritto di accesso alla riabilitazione fisiatrica, psichica, sociale e lavorativa;

    l'Istituto superiore di sanità, recentemente, ha elaborato un documento sul Covid-19 e l'autismo (Indicazioni ad interim per un appropriato sostegno delle persone nello spettro autistico nell'attuale scenario emergenziale Sars-CoV-2), contenente alcune indicazioni da adottare in contesti generali e specifici per un appropriato sostegno alle persone nello spettro autistico; nel mese di luglio 2019 l'Iss ha avviato una consultazione pubblica sulle prime raccomandazioni elaborate dal panel di esperti delle linee guida per la diagnosi e il trattamento del disturbo dello spettro autistico negli adulti ma, allo stato attuale, non risulta che tali linee guida siano state adottate;

    questa commissione, in riferimento allo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, ha deliberato, tra l'altro, nei suoi rilievi, con riferimento al settore della salute, riconducibile alla missione n. 6, l'opportunità di integrare le politiche sanitarie, sociali e ambientali, al fine di favorire un'effettiva inclusione sociale, attraverso l'integrazione dei servizi offerti, un maggior sostegno alla domiciliarità dei pazienti cronici, fragili e non autosufficienti; mentre, in riferimento alle politiche sociali, riconducibili prevalentemente alla missione n. 5, ha deliberato che, ferma restando l'esigenza di promuovere i progetti di vita indipendente, è necessario colmare le carenze pubbliche strutturali e qualitative del sistema di accoglienza per le persone con disabilità e dei centri diurni per persone con disabilità e anziani, anche attraverso l'utilizzo del budget di salute per la deistituzionalizzazione;

    i servizi e i progetti di sostegno alla domiciliarità per le persone disabili e non autosufficienti, e per il sostegno di coloro che se ne prendono cura, sono previsti dal cosiddetto «Decreto Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020) che ha incrementato di 90 milioni di euro il Fondo per le non autosufficienze, finalizzando 20 milioni di euro, alla realizzazione di progetti per la vita indipendente;

    inoltre, l'articolo 89, comma 2-bis, del predetto decreto, come convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha riconosciuto che i servizi previsti all'articolo 22, comma 4, della legge 8 novembre 2000, n. 328, sono da considerarsi servizi pubblici essenziali, anche se svolti in regime di concessione, accreditamento mediante convenzione, in quanto volti a garantire il godimento di diritti della persona costituzionalmente tutelati e, pertanto, allo scopo assicurare l'effettivo e continuo godimento di tali diritti, ha demandato alle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano di definire, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, le modalità per garantire l'accesso e la continuità di tali servizi sociali, socio-assistenziali e socio-sanitari essenziali, «anche in situazione di emergenza, sulla base di progetti personalizzati, tenendo conto delle specifiche e inderogabili esigenze di tutela delle persone più esposte agli effetti di emergenze e calamità»;

    con riferimento alle iniziative di solidarietà alimentare, al fine di incrementate le risorse per la distribuzione di derrate agli indigenti, l'articolo 78, comma 3, del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 (Cura Italia) ha incrementato di 50 milioni di euro, per il 2020, il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti;

    l'emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica delle persone per il timore del contagio, le misure di isolamento, la solitudine, i lutti e per le incertezze economiche. Per queste ragioni dal 27 aprile 2020 è stato reso operativo il numero verde di supporto psicologico attivato dal Ministro della salute e dalla Protezione Civile, con il sostegno tecnologico offerto gratuitamente da Tim; l'iniziativa punta ad affiancare, in questa fase di isolamento sociale, tutti i servizi di assistenza psicologica garantiti dal Ssn,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza volte a introdurre misure per implementare i servizi e i progetti a sostegno della domiciliarità e della vita indipendente per le persone con disabilità e non autosufficienti, in conformità alle indicazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007, valutando anche l'opportunità di un'eventuale fusione dei fondi «Fondo non autosufficienze» e «Fondo non autosufficienze e disabilità» in un unico Fondo denominato «Fondo per l'autonomia personale e la vita indipendente»;

   ad adottare iniziative per rinnovare tutte le iniziative di solidarietà alimentare, incrementando ulteriormente il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti;

   ad adottare iniziative di competenza per introdurre misure che comportino il potenziamento dei servizi sociali territoriali e della promozione di progetti di vita indipendente finanziati anche con strumenti come il budget di salute, al fine di favorire la deistituzionalizzazione e il superamento dell'attuale modello di presa in carico delle persone con disabilità e anziani nelle Rsa e nelle strutture residenziali, ferme restando eventuali misure di sostegno economico per le strutture residenziali e semiresidenziali, accreditate e contrattualizzate con il Servizio sanitario nazionale, per persone anziane, fragili o con disabilità, rese ancora più necessarie in relazione all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   ad adottare iniziative per incrementare il «Fondo caregiver» che rappresenta il perno fondamentale al fine di dare anche un concreto seguito alle proposte di iniziativa parlamentare concernenti il «riconoscimento della figura del caregiver famigliare» e alla sua piena attuazione;

   ad adottare iniziative per prevedere anche nell'attuale contesto epidemiologico la presa in carico globale delle persone con disabilità intellettive e disturbi dello spettro autistico e per i loro caregiver famigliari, garantendo il mantenimento e l'efficienza delle prestazioni evitando così il venir meno dei miglioramenti acquisiti nei percorsi di riabilitazione, e ad assicurare la piena attuazione dell'articolo 89, comma 2-bis, del cosiddetto decreto Rilancio;

   a colmare con apposite iniziative normative il vuoto nella presa in carico delle persone con disabilità intellettive e disturbi dello spettro autistico una volta raggiunta la maggiore età;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere il potenziamento della rete dei servizi per l'infanzia, tenendo conto delle disomogeneità interregionali e intra-regionali presenti nel nostro Paese, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno dove vi è una prevalenza di servizi a carattere privato, con l'obiettivo di ridurre le diseguaglianze sociali e facilitare l'occupazione femminile, con conseguente conciliazione dei tempi lavoro-famiglia;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere l'introduzione dello psicologo di base all'interno del Ssn e al fianco del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta, come riferimento territoriale che può intervenire per la prevenzione e promozione della salute, oltre che come supporto al disagio psichico e ad assicurare lo stretto collegamento tra i servizi sanitari e i servizi socio-sanitari e sociali territoriali;

   ad adottare iniziative per prevedere misure e strumenti volti all'integrazione di dati sulle diverse condizioni di disabilità (disabilità fisiche, disabilità intellettive, disabilità sensoriali e disabilità complesse) al fine di definire i bisogni sociali, sociosanitari e sanitari in modo appropriato e realizzando risposte efficaci.
(7-00573) «Lapia, D'Arrando, Sportiello, Carnevali, De Filippo, Stumpo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, D'ORSO, SARLI, MANZO, NESCI, MANIERO, MARTINCIGLIO, DAVIDE AIELLO, SAITTA e PERANTONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la relazione della commissione antimafia sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie approvata il 5 agosto 2015, ha messo in luce la gravissima situazione di disagio in cui versa questa categoria, che subisce costantemente avvertimenti, minacce o violenze, da parte di «un sistema di poteri, non solo mafiosi, che continuano a considerare come un intollerabile fastidio ogni voce libera»;

   il lavoro della commissione ha mostrato «da un lato, l'incremento degli atti di ostilità nei confronti dei giornalisti; dall'altro, l'impunità di quegli atti», nonché «il ricorso sempre più frequente – accanto a metodi più diretti e più tradizionali – a un uso spregiudicato e intimidatorio di alcuni strumenti del diritto» quali querele e azioni civili per danni;

   a ciò si aggiungono «le condizioni di estrema precarietà contrattuale ed economica dei giornalisti minacciati. Molti cronisti auditi, a fronte di un devastante repertorio di intimidazioni subite [...] hanno ammesso di dover lavorare per pochi euro ad articolo, spesso senza contratti e con editori raramente disponibili ad andar oltre una solidarietà di penna e di facciata»;

   inoltre, gli episodi di aggressività all'informazione libera non sono sempre «riferibili alle organizzazioni criminali mafiose. Difficile [...] capire quale sia la linea di confine tra minacce malavitose in senso stretto e semplici atti di intolleranza di poteri e potenti [...] Non di rado gli uni si fanno scudo attraverso gli altri»;

   mentre «accanto a un numero sempre crescente di giornalisti minacciati, aggrediti, offesi, sopravvivono alcune sacche di informazione compiacente o reticente. Di editori attenti a pretendere il silenzio delle loro redazioni su fatti o nomi innominabili. E di direttori che si prestano a sorvegliare, condizionare e redarguire quelle redazioni»;

   la relazione indica i percorsi di riforma più urgenti su cui intervenire, quali il contrasto all'abuso di alcuni strumenti del diritto, condizioni di maggiore sicurezza economica e dignità professionale per gli operatori dell'informazione, normare contrattualmente la figura dei freelance, il funzionamento della supervisione dell'ordine dei giornalisti e dei relativi consigli di disciplina;

   oltre quanto descritto nella relazione, un altro gravissimo fenomeno, forse meno noto nel 2015 ma oggi dilagante, che sta infettando l'informazione italiana e globale è quello delle fake news e dell'uso distorto del web come veicolo per giornalisti improvvisati per divulgare notizie false, al fine di speculare sulle disgrazie o, addirittura, favorire alcune parti politiche –:

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere il Governo al fine di garantire migliori condizioni contrattuali ed un equo compenso ai giornalisti, contribuire a normare la figura contrattuale dei freelance, vigilare sul funzionamento dell'ordine dei giornalisti, arginare l'uso distorto di mezzi formalmente legali impiegati per intimidire giornalisti.
(3-01872)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI LAURO, MASSIMO ENRICO BARONI, GIULIODORI, DEL SESTO, D'ARRANDO, VILLANI, TERZONI, SARLI, MARTINCIGLIO e NAPPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i gravissimi disagi mentali che a livello individuale e collettivo si stanno vivendo nel nostro Paese hanno raggiunto livelli allarmanti e inediti: l'attuale crisi epidemiologica si sta drammaticamente riacutizzando, e con essa anche il disagio psicologico che l'accompagna;

   già durante la cosiddetta prima ondata e il conseguente lockdown, sono emerse chiaramente le necessità di aiuto e supporto psicologico alle fasce più fragili della popolazione; tali necessità sono oggi nuovamente attuali e rischiano di raggiungere livelli ancor più allarmanti nel caso in cui l'attuale cosiddetta seconda ondata dovesse ulteriormente aggravarsi;

   va dato atto a questo Governo di aver agito correttamente e tempestivamente nel corso della cosiddetta prima ondata, salvando decine di migliaia di vittime, ponendo la salute della popolazione al primo posto delle priorità dell'azione di Governo, e, contestualmente, mettendo in campo adeguati mezzi finanziari per far fronte alla crisi economica che è scaturita;

   in tale contesto, il Ministero della salute aveva attivato un prezioso e utilissimo servizio di assistenza psicologica da remoto: il 27 aprile 2020 è stato attivato il numero verde di supporto psicologico 800.833.833 dal Ministero della salute e dalla Protezione Civile, fornito gratuitamente da psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti, per garantire un ascolto empatico del dolore e dell'angoscia e favorire l'elaborazione dell'evento traumatico;

   secondo il comunicato dell'11 giugno 2020 del Ministero della salute, sono arrivate oltre 50 mila chiamate al suddetto numero verde, rimasto attivo fino alla fine del mese di giugno, rendendo ben chiara l'idea di quanto un servizio gratuito di assistenza psicologica fosse oltremodo necessario ed urgente;

   tuttavia, la fase emergenziale della risposta alla diffusione dell'epidemia da Covid-19 che si sta vivendo, diversamente da quanto si potesse pensare questa estate, e ben lontana dall'essere terminata, e, anzi, sta vivendo una grave recrudescenza nelle ultime settimane;

   i dati mostrano chiaramente che questa seconda ondata rischia di essere di gran lunga peggiore rispetto a quanto avvenuto nell'inverno/primavera di quest'anno, con una crescente saturazione delle terapie intensive e dei ricoveri per covid-19, con tutte le conseguenze che già si è avuto modo di conoscere, sia sulla tenuta del Sistema sanitario nazionale, sia sulla tenuta economica e sociale del Paese;

   gli effetti psicologici a livello individuale e collettivo di questa evoluzione rischiano concretamente di essere devastanti, con ricadute smisuratamente maggiori rispetto a quelle registrate durante la prima ondata;

   tra i soggetti più colpiti vi sono indubbiamente il personale sanitario impegnato «in prima linea», i pazienti e i loro famigliari, ma anche coloro che hanno continuato a lavorare a diretto contatto con le persone, come forze dell'ordine o il personale della grande distribuzione organizzata;

   tuttavia, in questa delicata fase, l'intera popolazione è sottoposta a inedite pressioni psicologiche dovute al rinnovarsi delle preoccupazioni per il ritorno di misure restrittive che potrebbero sfociare in un secondo lockdown generalizzato, aggravando preesistenti stati psicologici e causandone di nuovi;

   per tali ragioni, è evidente la massima e improrogabile urgenza di riattivare e potenziare in maniera adeguata il predetto servizio di assistenza psicologica telefonica, tenuto conto anche dell'attuale andamento epidemiologico, nonché della preziosa esperienza maturata tra aprile e giugno 2020, stanziando un congruo impegno finanziario, anche al fine di retribuire in maniera adeguata gli operatori interessati –:

   se il Governo intenda riattivare e potenziare il numero verde di supporto psicologico 800.833.833 già operativo durante la cosiddetta prima ondata della pandemia, garantendo un servizio di assistenza al disagio mentale adeguato all'attuale andamento della curva epidemiologica, valutando la possibilità di adottare iniziative per stanziare un congruo impegno finanziario, anche al fine di retribuire in maniera adeguata gli operatori interessati.
(5-04957)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALANTINO, TRANCASSINI e FRASSINETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a fronte di nuove e più restrittive misure di contenimento del contagio, il Governo ha promesso di intervenire, mobilitando «risorse importanti, per realizzare un insieme di interventi caratterizzati da rapidità, semplicità ed efficacia, [...] un mix di misure di sostegno molto forti e nette, che saranno aggiuntive rispetto a quelle già varate all'inizio della pandemia e nei mesi scorsi e che sono disegnate per consentire che i ristori alle categorie interessate siano erogati in modo molto rapido» come si legge sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze;

   nonostante le promesse dell'Esecutivo di garantire il necessario sostegno ai lavoratori e alle imprese che devono sostenere il peso di sacrifici importanti, parti del tessuto produttivo nazionale rischiano di essere lasciate irrimediabilmente indietro, come denunciato in diversi settori;

   in particolare, in ottemperanza al comma 9, lettere dd) ed ee) dell'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, sono stati chiusi i distributori automatici, cosiddetti «h24» che distribuiscono bevande e alimenti confezionati, non consentendo la possibilità di «svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio»;

   ne è esempio la regione Puglia e, in particolare, il Comune di Bisceglie, che con ordinanza n. 168 del 28 ottobre 2020, ha discosto «l'obbligo di chiusura dalle ore 20,00 fino alle ore 06,00, per tutti i giorni della settimana, di tutte le attività commerciali esercitate H24 mediante la distribuzione automatica di alimenti e bevande in locali appositamente allestiti, liberamente accessibili a tutti e senza alcuna forma di controllo con la possibilità di una proroga fino alle ore 21,00 solo se è possibile assicurare una forma di controllo degli assembramenti all'esterno nelle ore serali nonché, per assicurare che venga impedito di sostare all'interno dei locali più del tempo necessario all'acquisto dei beni»;

   analoghi provvedimenti sono stati adottati, per quanto è noto sapere, anche dalle regioni Liguria, Lombardia e Basilicata, ma, pur essendo destinatari dell'obbligo di chiusura, tali attività sono state inspiegabilmente escluse dal contributo a fondo perduto o qualunque altra misura di ristoro –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di tutelare anche le attività di distribuzione automatica di bevande e alimenti confezionati, cosiddetti «h24»;

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative normative di sostegno economico anche delle attività produttive chiuse in ottemperanza a decreti del Presidente del Consiglio dei ministri seppure con ordinanze comunali e/o regionali.
(4-07397)


   CAPARVI, BOLDI, MORRONE, DE MARTINI, FOSCOLO, LATINI, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI, CAVANDOLI, MURELLI, TATEO, BISA, GOBBATO, TURRI e SASSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, nella babele di limitazioni, restrizioni e colori, ha modificato, per l'ennesima volta, le regole concernenti l'utilizzo della mascherina da parte degli alunni del primo ciclo di istruzione;

   nell'assetto precedente, in effetti, le regole in questione erano indicate – ma forse sarebbe più corretto dire «nascoste», data la mole di atti, linee guida e altri documenti in materia – all'interno del verbale del Comitato tecnico-scientifico del 31 agosto 2020 (verbale n. 104), il quale prevedeva che: «nell'ambito della scuola primaria, per favorire l'apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità (i.e. bambini seduti al banco) con il rispetto della distanza di almeno un metro e l'assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto)»;

   con il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si è assistito all'ennesima giravolta, in quanto l'impiego dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, prima differenziato in funzione della condizione di staticità o mobilità degli alunni, è diventato «obbligatorio» senza se e senza ma, con l'unica eccezione prevista «per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina» (così l'articolo 1, comma 9, lettera s), del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri);

   a oltre nove mesi dall'avvento della pandemia, il Governo e i tecnici da esso nominati continuano a dire tutto e il contrario di tutto: hanno impegnato risorse fuori dal comune per l'acquisto dei banchi a rotelle, per consentire il distanziamento tra gli alunni, e, oggi, all'improvviso, si scopre che il distanziamento tra gli alunni non basta più, al punto che questi ultimi vengono obbligati comunque ad indossare la mascherina, anche quando sono seduti al banco;

   ad avviso degli interroganti, questi continui capovolgimenti di fronte, oltre a mettere in difficoltà gli alunni, le famiglie e il personale coinvolti, comprovano il carattere arbitrario, quasi casuale, delle regole di cui si discute che, in questa prospettiva, decreto dopo decreto, appaiono sempre più contraddittorie, astruse e prive di adeguato fondamento scientifico –:

   se vi sia un criterio scientifico di fondo alla base delle attuali regole sull'utilizzo delle mascherine nelle scuole e, in caso affermativo, quale sia il criterio in questione, considerato che lo stesso decreto dopo decreto e modifica dopo modifica, appare sempre più imperscrutabile per famiglie, alunni e personale scolastico.
(4-07398)


   CIABURRO, FRASSINETTI e ALBANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come dichiarato a mezzo stampa in data 17-18 settembre 2020, il Governo avrebbe varato il decreto di ripartizione, per l'anno 2020, di 210 milioni di euro per il sostegno delle attività produttive e commerciali nei territori siti nelle aree interne e montane, per un totale di 3.101 comuni beneficiari;

   tale disposizione risponde in parte alle esigenze di cui alla legge 6 ottobre 2017, n. 158 in materia di valorizzazione dei piccoli comuni, origina dalle manovre di finanza pubblica, a partire dal 2017, e dovrebbe prevedere l'erogazione delle predette risorse mediante l'organizzazione di appositi bandi da parte delle amministrazioni comunali;

   al 4 novembre 2020, tale decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con la conseguenza che il tempo a disposizione per la preparazione dei bandi da parte delle amministrazioni comunali e per la partecipazione a questi da parte degli operatori commerciali sul territorio entro la fine dell'anno non consente un effettivo utilizzo e dispiegamento delle misure stesse –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, se del caso, per prorogare i termini di utilizzo della misura in premessa all'anno 2021.
(4-07405)


   BENIGNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020 stabilisce la nuova regolamentazione connessa all'emergenza sanitaria conseguente alla pandemia in corso;

   il predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede la definizione di tre diversi livelli di rischio (giallo, arancione e rosso), a ciascuno dei quali corrispondono specifiche misure restrittive;

   la classificazione delle regioni nell'ambito di tali livelli di rischio è definita dal Ministro della salute «sentiti» i presidenti delle regioni interessate;

   tale classificazione, a quanto consta, è effettuata sulla base della diffusione del contagio nei territori, in relazione altresì alla disponibilità di «posti letto» nei reparti degli ospedali;

   al Ministro della salute d'intesa con il presidente e della regione interessata è attribuito il potere di stabilire, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, l'esenzione dell'applicazione delle misure di cui al comma 4 dell'articolo 2 del suddetto decreto;

   il Ministro della salute ha identificato l'intera regione Lombardia quale «zona rossa»;

   invero, i dati epidemiologici dimostrano che le aree critiche non coprono l'intero territorio della regione Lombardia;

   pur comprendendo, le ragioni che hanno suggerito di prestare particolare attenzione alla situazione della regione Lombardia e di tenere un atteggiamento molto prudente, non può essere trascurata l'oggettiva differenza che sussiste tra i singoli territori;

   emerge, in particolare, che la diffusione del contagio nella provincia di Bergamo, tra i territori maggiormente colpiti dalla cosiddetta «prima ondata», non desti di per sé allarme, se confrontata con i dati di altri territori;

   a disposizione degli abitanti della provincia vi è altresì l'ospedale allestito presso la Fiera di Bergamo, in grado di sostenere il presumibile afflusso di pazienti determinabile in ragione degli attuali livelli di contagio di tale territorio;

   proprio per tale motivo, la struttura è destinata ad accogliere altresì pazienti provenienti da altre zone del territorio regionale nazionale;

   le misure restrittive previste dal decreto del Presidente Consiglio dei ministri 3 novembre 2020 rischiano di dare il colpo di grazia all'economia della provincia di Bergamo, già notevolmente colpita dalla precedente ondata;

   per evitare le conseguenze disastrose connesse al nuovo «lockdown», appare necessaria un'azione diretta a consentire che ogni regione e provincia si doti di strutture sanitarie adeguate a sostenere un flusso di pazienti;

   emblematico, in merito, è il caso della regione Calabria, classificata nella «zona rossa» in ragione (più che dei livelli di contagio) delle condizioni del sistema sanitario;

   inoltre, è opportuno (in luogo del sistema previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) che, tanto la classificazione delle regioni nell'ambito dei livelli di rischio, quanto l'esclusione di singoli territori vengano adottate di concerto tra il Ministro della salute ed i presidenti delle regioni interessate –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per avviare con urgenza un piano finalizzato a consentire che ogni regione e provincia del territorio nazionale abbia a disposizione strutture sanitarie adeguate ad affrontare situazioni di grave criticità in relazione alla diffusione del contagio da Covid-19;

   se intenda modificare il sistema di classificazione dei territori delineato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, prevedendo che ogni decisione attinente a detta classificazione avvenga di concerto tra il Ministro della salute ed i presidenti di regione;

   se abbia compiutamente valutato le peculiarità del territorio della provincia di Bergamo, in relazione ai dati di diffusione del contagio ed all'attuale disponibilità di strutture sanitarie adeguate a sostenere l'emergenza, con particolare riferimento all'ospedale allestito presso la Fiera di Bergamo;

   se ritenga possibile ed opportuno, alla luce di quanto sopra esposto, la classificazione della provincia di Bergamo in un livello di rischio a cui corrispondano minori restrizioni per i cittadini e le attività commerciali, escludendo quindi la provincia di Bergamo dalla cosiddetta «zona rossa».
(4-07406)


   MARIA TRIPODI e BARELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza da Covid-19, che sta facendo registrare questa seconda allarmante ondata, non risparmia le scuole di formazione militare;

   alcuni di questi istituti, quali la Scuola allievi marescialli dell'Arma dei carabinieri di Firenze, la Nunziatella di Napoli e la scuola di formazione e di applicazione dell'Esercito di Torino, contano molti allievi risultati positivi al Coronavirus;

   sebbene l'articolo 1, comma 9, lettera w) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020 disponga che «le amministrazioni di appartenenza possono, con decreto direttoriale generale o analogo provvedimento in relazione ai rispettivi ordinamenti, rideterminare le modalità didattiche ed organizzative dei corsi di formazione e di quelli a carattere universitario del personale delle Forze di polizia, delle Forze armate, del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, prevedendo anche il ricorso ad attività didattiche ed esami a distanza e l'eventuale soppressione di prove non ancora svoltesi, ferma restando la validità delle prove di esame già sostenute ai fini della formazione della graduatoria finale del corso (...)», non si comprende quella che appare all'interrogante l'evidente illogicità del Ministro della difesa che, di fronte alla inevitabile formazione di pericolosi focolai, al pari di quanto già avvenuto sulle navi da crociera, mettendo a repentaglio non solo la salute dei cadetti, ma anche dei formatori e del personale permanente aggravando, potenzialmente, anche la già critica situazione degli ospedali e della strutture sanitarie limitrofe, rimane incomprensibilmente inerte e silente, nonostante gli istituti di formazione militare e le accademie militari, a marzo 2020, abbiano già sperimentato, con successo, la formazione a distanza;

   a seguito delle disposizioni emanate dallo Stato maggiore dell'esercito, è stato attuato un piano che ha permesso agli allievi ufficiali di tornare presso le proprie famiglie, dove sono rimasti, nel rispetto delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus emanate dalle competenti autorità nazionali, sino alla riattivazione dei corsi in presenza, usufruendo delle lezioni online;

   quanto evidenziato genera un rischio immotivato e privo di senso che nessuno, ma soprattutto le gerarchie militari, possono giustificare, principalmente alla luce dell'impossibilità di garantire con assoluta certezza standard sanitari sicuri nello svolgimento di tutte le attività didattiche, comprese quelle fisiche;

   da quanto consta agli interroganti, una singolare quanto paradossale adozione dello strumento della didattica a distanza, prevede, in alcune accademie, lo svolgimento di lezioni con il docente di turno che lavora non in presenza, ma da remoto, mentre gli studenti assistono ammassati fisicamente in un'aula;

   considerato lo spirito delle norme del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra riportato e quello delle linee guida del Comitato tecnico-scientifico finalizzato al contrasto della propagazione del Covid-19, risulta di palmare evidenza come il reiterato svolgimento in presenza delle attività didattiche delle accademie militari e degli altri istituti di formazione non abbia nulla di eroico, ma sia frutto di valutazioni verticistiche a giudizio dell'interrogante del tutto sconsiderate e superficiali, foriere di drammatiche conseguenze che, se non ci sarà un repentino e immediato cambio di marcia, lasceranno cicatrici indelebili sulla pelle dei nostri ragazzi e delle loro famiglie;

   è fondamentale agire applicando quanto già previsto dall'articolo 1, comma 9, lettera w) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 al fine di prevenire possibili focolai, in maniera tale da consentire di anticipare e non rincorrere il dilagare del Coronavirus –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare ulteriori iniziative di competenza, volte a scongiurare l'insorgere di prevedibili e ulteriori focolai e di nuovi contagi da Covid-19, tali da garantire il diritto alla salute e allo studio degli cadetti appartenenti agli Istituti di formazione militare e alle Accademie militari in sicurezza, provvedendo alla immediata chiusura di tali luoghi e ricorrendo alla didattica a distanza come unico strumento di formazione.
(4-07407)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCHIRÒ e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle recenti votazioni referendarie del 20-21 settembre 2020, nei Paesi compresi nella ripartizione America Meridionale, si sono manifestate notevoli diversità di comportamento da parte delle nostre autorità diplomatiche e consolari nell'adozione di modalità operative e organizzative inerenti allo svolgimento del procedimento elettorale;

   in particolare, tali difformità hanno riguardato due momenti fondamentali delle operazioni elettorali, quali i tempi di invio dei plichi agli elettori e le modalità di rientro e di raccolta delle buste preintestate, contenenti le buste con le schede votate;

   risulta infatti agli interroganti che in Argentina le consegne agli elettori sarebbero avvenute già dal 24 agosto 2020, mentre in Brasile le consegne sarebbero avvenute a partire dal 31 agosto 2020, vale a dire una settimana più tardi, con evidente restrizione dei tempi disponibili per l'invio ai consolati, già più brevi del consueto per l'anticipazione sancita nel cosiddetto «decreto semplificazioni»;

   analoga diversità di comportamento si sarebbe manifestata nella fase della riconsegna delle buste, dal momento che, per le note difficoltà postali, aggravate quest'anno dalle restrizioni imposte dalla pandemia e da un contemporaneo sciopero delle poste brasiliane, molti elettori sarebbero stati indotti, a quanto consta agli interroganti, a riconsegnarle direttamente nei consolati, trovando nelle strutture argentine un'organizzazione specifica per tale operazione, non trovandola invece in quelle brasiliane, pare per precauzione, rispetto ai rischi di contagio;

   in ogni caso, ai fini di una più generale valutazione di quanto accaduto e delle misure da adottare in futuro, sarebbe utile conoscere quanti siano stati i plichi spediti da ciascun consolato dell'America latina, quante le buste ritornate negli stessi consolati e quante di esse siano state escluse dal conclusivo invio alla corte di appello di Roma per essere arrivate oltre la scadenza fissata –:

   se il Governo non ritenga di fornire un quadro informativo, come presupposto di un maggiore coordinamento delle operazioni elettorali in futuro sul movimento dei plichi e sul ritorno delle buste preaffrancate, come segnalato in premessa;

   se, nelle prossime occasioni elettorali, non ritenga di dare indicazioni miranti ad una maggiore uniformità dei comportamenti e delle soluzioni organizzative da adottare nei consolati, in particolare per quanto riguarda i tempi di invio dei plichi e le modalità, non solo postali, di restituzione delle buste, in modo da avere omogeneità di azione, pur tenendo conto delle peculiarità dei singoli Paesi interessati.
(4-07402)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già presentato un atto di sindacato ispettivo (2-00933) in merito alle collezioni d'arte di palazzo Thiene a Vicenza, sede storica della ex Banca Popolare di Vicenza, a cui il Ministro interrogato non ha ancora risposto;

   da tempo il mondo culturale vicentino ha perso le tracce di alcune importanti collezioni, appartenenti al patrimonio dell'istituto di credito, nel frattempo posto in liquidazione coatta amministrativa;

   l'interrogante allude alla collezione completa delle oselle veneziane, a quella dei piatti popolari vicentini della collezione di Leonardo Borgese (catalogo Skira 2005) e quella composta da 70 piatti del 700 bassanese, già appartenuta alla regina d'Olanda;

   sussiste il rischio che anche queste collezioni, uniche al mondo, possano essere disperse e vendute all'asta, come accaduto di recente per importanti quadri –:

   se le collezioni descritte in premessa siano oggetto, come sarebbe opportuno, di vincolo pertinenziale a palazzo Thiene, ed in caso di risposta negativa, se il Ministro interrogato a ciò sollecitato con il presente atto di sindacato ispettivo, non intenda sottoporle a tale vincolo;

   se il Ministro interrogato non ritenga comunque opportuno rendere pubblici, mediante pubblicazione sul sito del Ministero, i contenuti del vincolo posto sulle collezioni artistiche di palazzo Thiene.
(3-01870)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE, CIABURRO, GALANTINO, ROTELLI, FRASSINETTI e ALBANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto per la storia del Risorgimento italiano, con sede a Roma nel Vittoriano, ha per compito di promuovere e facilitare gli studi sulla storia d'Italia dal periodo preparatorio dell'Unità e dell'Indipendenza sino al termine della prima guerra mondiale;

   a norma dell'articolo 3 dello statuto dell'ente, in conformità degli ordinamenti che regolano gli istituti storici italiani, fra i quali lo stesso è inserito, l'istituto è retto da un presidente nominato dal Ministro per i beni e le attività culturali e del turismo;

   l'istituto è stato commissariato nel 2017 e, dalla scadenza dell'incarico del commissario, la gestione è stata congelata, con il blocco totale anche delle più basilari attività quali il pagamento degli stipendi, delle bollette e dei fornitori;

   una delle finalità del commissariamento nel 2017 prevedeva la riscrittura dello statuto dell'ente, che ancora non è in vigore;

   i 7 dipendenti dell'istituto non percepiscono lo stipendio da luglio per via della mancata nomina del nuovo presidente;

   la mancata nomina rischia di pregiudicare l'operatività dell'istituto, eccellenza culturale di Roma e dell'Italia, e il riconoscimento degli emolumenti dovuti ai lavoratori –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di ripristinare l'operatività dell'istituto e per garantire il riconoscimento degli emolumenti dovuti ai lavoratori e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire la nomina di un nuovo presidente dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano.
(5-04954)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAON. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a settembre 2020 è stata costituita la società Futuro e Conoscenza srl partecipata dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) e dalla Fondazione Bruno Kessler (Fbk), noto centro di ricerca di Trento, con il quale il Poligrafico ha già da diversi anni in atto un rapporto di collaborazione per attività di sviluppo di nuove soluzioni di sicurezza;

   la Fbk è una prestigiosa istituzione che collabora da tempo con diverse amministrazioni. Ad ottobre 2020 assieme all'Istituto superiore di sanità con la collaborazione di regioni, protezione civile, Aifa, Inail, dell'ospedale «Spallanzani», dell'università Cattolica e di Areu 118 Lombardia, ha diffuso un documento con le misure di prevenzione e risposta al Covid-19 dove vengono definiti 4 ipotetici scenari di evoluzione dell'epidemia;

   tuttavia, qui ci si trova di fronte ad un elemento nuovo e cioè la costituzione di una società in house di Ipzs, in vigenza della riforma cosiddetta Madia sulle società partecipate, volta a dare continuità e carattere di stabilità della collaborazione esistente sui temi della certificazione dell'identità fisica e digitale di persone e cose, della sicurezza delle banche dati, fino alla individuazione di «soluzioni per il circolante Euro»;

   secondo quanto consta all'interrogante, il modello operativo sarà integrato da iniziative di open innovation, attraverso la pubblicazione di bandi di concorso rivolti alle start up, per lo sviluppo di nuovi servizi e prodotti, nonché di iniziative di formazione volte allo sviluppo dei temi della sicurezza con il coinvolgimento di forze dell'ordine e delle pubbliche amministrazioni;

   dall'annuncio appare evidente, ad avviso dell'interrogante, che si tratti di attività a valenza economica, rispetto alla quale occorre sia stato individuato un meccanismo di remunerazione della suddetta società, che si configurerebbe come fornitore del Poligrafico;

   ove ciò fosse vero si potrebbe configurare, secondo l'interrogante, un aggiramento della normativa comunitaria e nazionale in tema di libera concorrenza e di pubblici appalti, in quanto la fondazione riceverebbe in maniera diretta o indiretta fondi dal Poligrafico, per attività che, viceversa, dovrebbero essere poste in gara pubblica, come stabilito dalla vigente normativa –:

   quali procedure a evidenza pubblica siano state seguite dall'Istituto Poligrafico per selezionare la fondazione suddetta come socio della citata neocostituita società in house e quali siano gli obiettivi e il ruolo statutario della società, individuata in premessa;

   se su tale vicenda non si ravvisino aspetti problematici e un potenziale danno a carico di altri soggetti pubblici e privati, attivi nel settore della ricerca e dello sviluppo, in quanto esclusi da potenziali appalti in materia, da parte dell'Istituto Poligrafico.
(4-07400)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORRONE e MORELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i problemi che si stanno verificando presso il tribunale di sorveglianza di Milano sono uno dei temi affrontati dagli avvocati della camera penale di Milano in una lettera al Ministro della giustizia;

   nella lettera si descrive che il tribunale «ha un enorme carico di attività da gestire. L'arretrato è sempre stato significativo, tant'è che ad esempio l'esecuzione delle pene sospese, per le quali soggetti liberi abbiano chiesto di fruire di misure alternative, sopraggiunge dopo diversi anni»; «il Tribunale, in questo momento più di altri deve poter continuare a funzionare, anzi dovrebbe essere ancora più efficiente di prima», perché «deve farsi carico di tutte le decisioni che s'impongono con urgenza in ragione dell'effetto dirompente che può avere il rischio pandemico» nelle carceri;

   oggi, «la situazione rischia di peggiorare ulteriormente». E ancora: «Da quel che abbiamo appreso dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza i sistemi informatici di tale Ufficio appaiono non adeguati per affrontare l'emergenza»;

   appare anche «necessario dotare il Tribunale di Sorveglianza di Milano di ulteriori aule di udienza, adeguatamente attrezzate (anche per le videoconferenze), in modo da consentire la prosecuzione della sua indispensabile attività, in un periodo in cui il rischio di contagio in carcere va scongiurato con ogni strumento»;

   dalla lettera degli avvocati della camera penale di Milano emerge l'apprezzamento di questi ultimi del recente decreto che ha portato alla «introduzione dello strumento telematico per il deposito degli atti da parte dei difensori nei processi penali». È indispensabile, però, «che i funzionari di cancelleria e segreteria possano collegarsi ai sistemi» anche «da remoto, perché altrimenti il rischio di paralisi del sistema amministrazione della Giustizia diviene altissimo» –:

   se e con quali modalità il Ministro interrogato intenda, nei tempi più stretti possibili, adoperarsi per la funzionalità dei sistemi operativi da remoto per i funzionari di cancelleria e segreteria del tribunale di sorveglianza di Milano.
(4-07401)


   ANDREUZZA, BAZZARO e VALLOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli interroganti hanno effettuato una visita istituzionale alla casa di reclusione Donne di Venezia, partecipando all'iniziativa dell'Unione sindacati di polizia penitenziaria del Triveneto, per verificare le condizioni di igiene, salubrità e sicurezza degli ambienti e luoghi di lavoro del personale;

   l'isola della Giudecca, soprattutto nei periodi di acqua alta e nebbia, risulta essere molto disagiata per essere raggiunta dalla terra ferma e il personale di entrambi gli istituti di Venezia, ha grosse difficoltà a parcheggiare la macchina e raggiungere l'istituto per garantire il servizio: infatti, le altre forze dell'ordine (Carabinieri, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto) hanno avuto all'interno dell'area portuale (zona S. Andrea, S. Marta) posti auto riservati;

   l'istituto, vecchio e fatiscente, senza interventi di manutenzione da oltre dieci anni, necessita di una radicale ristrutturazione, vi sono diverse strutture/aree inagibili transennate con nastro e recinzioni a causa pericolo di crolli soprattutto nell'area passeggi detenute;

   l'istituto è privo della postazione di servizio per l'agente addetta, che è soggetta ad ogni tipo di intemperie e pertanto sarebbe necessario prevedere apposita postazione con sistema di telecamere, telefono e climatizzatore per garantire giusto microclima;

   presso la sala regia tutti i monitor non sono funzionanti, la postazione dell'agente è assolutamente inadeguata, in violazione a quanto previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Nello stesso ambiente si è rilevato che dal soffitto pendono tubi e fili, e lo stesso è coperto da una rete metallica piena di fuliggini e ragnatele. Nelle prossimità della postazione sopra citata, alcuni cancelli che danno accesso ai passeggi detenute e alle scale delle sezioni sono guasti e non funzionanti, mentre altri cancelli sono chiusi con delle catene e lucchetti; l'istituto risulta invaso da topi nonostante le continue derattizzazioni in portineria Caserma, Cucina, androni e altro;

   inoltre, emerge lampante un evidente problema per l'incolumità del personale in quanto le detenute sono a contatto diretto con le donne della polizia carceraria: una parte di alloggi, nella zona interna dell'istituto, risulta composta da cameroni non a norma, camere alquanto fatiscenti, ambienti soggetti ad allagamenti nelle giornate di acqua alta;

   si richiede una radicale ristrutturazione della caserma e l'ampliamento dei posti letto dimettere a disposizione del personale, essendo una parte costretti ad alloggiare presso la casa di reclusione di Padova e raggiungere Venezia per garantire il servizio con tutte le difficoltà che comporta sia in termini economici, che di affaticamento e fatica fisica e psicologica;

   alle donne a gli uomini della polizia penitenziaria, che ogni giorno lavorano, occorre garantire sicurezza e, pertanto, è indifferibile trovare una struttura idonea, funzionale ed in terraferma in quanto investire massicciamente in ristrutturazioni su un edificio vecchio e con limiti evidenti sul piano della sicurezza e della logistica è anacronistico e oltremodo dispendioso per i cittadini –:

   quali indifferibili interventi urgenti di ristrutturazione e manutenzione descritti nelle premesse, il Ministro interrogato intenda disporre, particolarmente all'interno delle celle, allo scopo di offrire un ambiente quanto meno rispettoso della dignità umana;

   se intenda impegnarsi nel valutare, nell'ambito delle proprie competenze, la necessità della realizzazione di un nuovo istituto su terra ferma in sostituzione della Giudecca e Santa Maria Maggiore.
(4-07403)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «bonus bici» (voucher o rimborso), contenuto nel decreto-legge del 19 maggio 2020 n. 34, con il quale sono stati stanziati 120 milioni di euro per la mobilità sostenibile (successivamente incrementati a 215 milioni), risultava inadeguato fin dalle prime battute; sia il suo meccanismo di richiesta/assegnazione che il valore intrinseco del beneficio, infatti, apparivano di dubbia applicazione e, soprattutto, utilità (non essendo la sua previsione una vera priorità e una soluzione reale a problemi concreti dovuti alla pandemia);

   il voucher garantirebbe il 60 per cento, per un massimo di 500 euro, delle spese sostenute dal 4 maggio al 31 dicembre per l'acquisto di biciclette (anche assistite), e-bike, monopattini anche elettrici e servizi di mobilità condivisa;

   a tali perplessità iniziali si aggiunge che la piattaforma online predisposta appositamente dal Ministero dell'ambiente per richiedere il buono (buonomobilità.it) è andata in tilt fin dalle h. 9.00 del 3 novembre, quando ha avuto inizio il cosiddetto clickday per presentare l'istanza; per tutta la giornata ha funzionato solo a singhiozzo, creando delle file telematiche di migliaia di utenti (a metà giornata c'erano in coda 600 mila persone);

   problemi si sono registrati anche sul sito stesso del Ministero dell'ambiente, oltre che sull'app per autenticare l'identità digitale («Spid»), necessaria per richiedere il bonus; lo Spid delle Poste Italiane, per esempio, è rimasto bloccato per gran parte della giornata, con molti danni anche per tutti coloro che non dovevano richiedere il bonus, ma svolgere altre attività;

   inoltre, la differenziazione tra fila esercenti e fila beneficiari ha creato ancora maggiore confusione tra gli utenti, costringendo chi sbagliava a ricominciare la procedura perdendo la priorità acquisita, come anche il bug del sistema, che a intervalli quasi regolari disconnetteva l'utente costringendolo a ricominciare da capo;

   una volta terminata la fila la piattaforma avverte: «Il turno è iniziato. Hai 20 minuti per completare l'operazione», ma alla scadenza del tempo non c'è modo di salvare la domanda già parzialmente inserita e l'utente è costretto a ricominciare, a partire da una nuova fila; un meccanismo assolutamente deficitario e svilente del cittadino, cui non si facilita nulla, nemmeno la richiesta di un mero bonus;

   oltre alle difficoltà procedurali si è aggiunto il fatto che già alle dieci del mattino del 4 novembre i fondi erano esauriti e che moltissimi cittadini, anche tra coloro che avevano già acquistato il mezzo nei mesi scorsi invogliati dalla possibilità di ottenere il buono, non potranno usufruirne;

   inefficienze su inefficienze che si vanno ad aggiungere alla certezza che il provvedimento non darà i risultati sperati: se lo scopo è, infatti, decongestionare le nostre strade e rendere meno affollati i mezzi pubblici, si fa presente che, andando incontro alla stagione invernale, questo non avverrà –:

   se il Governo sia a conoscenza dei disservizi che i cittadini hanno dovuto subire durante il clickday, e se non ritenga di mettere in campo delle iniziative più efficaci e strutturali al fine di migliorare la situazione dei mezzi pubblici e il traffico delle città, invece che palliativi dal dubbio impatto per il settore trasporti del nostro Paese.
(3-01871)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i problemi di degrado del quartiere di Crociata nel comune di Sarzana sono stati discussi nell'incontro fra la giunta e il nuovo questore di La Spezia;

   gli assessori insieme ai consiglieri comunali dei gruppi di maggioranza e opposizione, hanno partecipato all'assemblea pubblica indetta ad agosto del 2019 dalla consulta territoriale con i residenti della zona subito a ridosso dei binari sul lato via del Murello-variante Aurelia che, da tempo, denunciano le condizioni di degrado dell'area dove furti e spaccio sono all'ordine del giorno;

   l'assessore alla sicurezza risulterebbe che avesse garantito che sarebbero state installate le nuove telecamere di videosorveglianza entro il 2020 dal momento che il problema della sicurezza dei residenti è generalizzato e diffuso da molto tempo e riguarda tutta l'area ferroviaria. Era stata ipotizzata un'ordinanza per fare in modo che Ferrovie dello Stato italiane bonificasse la zona, mentre dalla Corte dei conti si attendevano risposte sul mancato rogito da parte della precedente amministrazione per l'acquisizione dell'area del metropark;

   il comune è riuscito a garantire un servizio di vigilanza della zona, ma non ha avuto la possibilità di intervenire nell'attività di ristrutturazione e manutenzione dell'area che comprende il suddetto quartiere in quanto ancora di competenza delle Ferrovie per mancata conclusione del rogito –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, in relazione alla situazione di degrado nell'area sopra richiamata, avente ad oggetto la zona del metropark, in cui è compreso il quartiere Crociata, e considerata anche la trattativa di compravendita in corso, al fine di consentire interventi più rapidi di risanamento, in particolare della zona retroferroviaria, e quali risultino essere i tempi di intervento.
(5-04956)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'interpellante ha già presentato un atto di sindacato ispettivo n. 2-00975, cui il Governo ha risposto venerdì 30 ottobre 2020, in merito alla lista «L'Altra Italia», composta tutta da candidati pugliesi, presentatasi alle ultime elezioni nel Comune di Posina (VI);

   la trasmissione televisiva Striscia la Notizia ha contattato alcuni dei candidati, che hanno riferito, in particolare nella puntata andata in onda il 28 ottobre 2020, di non aver mai firmato una accettazione della candidatura a consigliere comunale nel comune di Posina e di non conoscere il Movimento politico «L'Altra Italia»;

   nella medesima puntata si fa cenno al fatto che le firme sarebbero state autenticate da un consigliere comunale di un piccolo comune della provincia di Rieti, eletto con «L'Altra Italia», in una precedente tornata amministrativa;

   nello scorso turno di elezioni amministrative, la lista de «L'Altra Italia» si è presentata anche in un altro piccolo comune veneto: quello di Vighizzolo d'Este, in provincia di Padova;

   anche in questo caso, già in campagna elettorale, erano emerse delle anomalie, tanto che Il Mattino di Padova, con un articolo pubblicato in data 23 agosto 2020, aveva riferito che la candidata sindaco Carla Rossi, in una intervista aveva candidamente ammesso di non conoscere nessuno dei candidati consiglieri che la sostenevano, tutti pugliesi;

   dal servizio andato in onda mercoledì 4 novembre su Striscia la Notizia emerge anche che alcuni candidati della lista «L'Altra Italia» presentatasi alle elezioni comunali nel comune di Aquila di Arroscia (IM) hanno dichiarato di non aver mai firmato alcuna accettazione di candidature;

   consta all'interpellante che la lista «L'Altra Italia», nell'ultima tornata amministrativa, si sia presentata anche nel comune di Oneta (BG), ed anche qui peraltro fosse composta in larghissima misura di cittadini pugliesi, originari della provincia di Foggia;

   alla luce dell'inquietante quadro sopra delineato, l'interpellante ritiene opportuno vengano disposti accertamenti sulla genuinità delle sottoscrizioni delle accettazioni di candidatura a consigliere in tutti i comuni citati;

   sussiste il fondato timore che qualcuno abbia tentato, per motivi ancora oscuri, di alterare, in quelle comunità, il naturale processo democratico –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche normative, a fronte del preoccupante diffondersi dei fatti citati, che rischiano di compromettere la regolare costituzione di organi rappresentativi del corpo elettorale.
(2-00995) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI e RIZZO NERVO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ciò che accadde a Genova tra il 20 e il 22 luglio del 2001 rappresenta ancora oggi una ferita aperta nel nostro Paese e una ferita aperta nella storia delle forze dell'ordine di questo Paese;

   per i fatti di Genova, per la gestione dell'ordine pubblico di quei giorni, per quello che accadde all'interno della scuola Diaz, durante l'irruzione da parte della polizia a manifestazione conclusa e per ciò che accadde all'interno della caserma di Bolzaneto, il nostro Paese è stato condannato in più sedi;

   in particolare per ciò che accadde all'interno della caserma di Bolzaneto il nostro Paese fu riconosciuto responsabile del reato di tortura, a causa delle azioni perpetrate dalle forze dell'ordine e a causa dei tentativi messi in atto dallo Stato per occultare tali comportamenti;

   anche per l'irruzione alla scuola Diaz sono seguite processi e condanne, tra cui quelli che hanno portato alla condanna in via definitiva, tra gli altri di Salvatore Gava e Pietro Troiani;

   nella sentenza di condanna della Cedu al nostro Paese sui fatti di Genova si legge al punto 210:

    «Per quanto riguarda le misure disciplinari, la Corte ha dichiarato più volte che, quando degli agenti dello Stato sono imputati per reati che implicano dei maltrattamenti, è importante che siano sospesi dalle loro funzioni durante l'istruzione o il processo e che, in caso di condanna, ne siano rimossi (si vedano, tra molte altre, le sentenze sopra citate Abdülsamet Yaman, § 55, Nikolova e Velitchkova, § 63, Ali e Ayşe Duran, § 64, Erdal Aslan, §§ 74 e 76, Çamdereli, § 38, Gäfgen, § 125, e Saba, § 78)»;

   entrambi furono condannati in via definitiva per i fatti avvenuti all'interno della scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001 a tre anni e otto mesi, più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici;

   Troiani per aver introdotto due bombe molotov all'interno della scuola Diaz, Gava, per averne falsamente attestato il rinvenimento, affinché tale scenario potesse costituire una giustificazione per la sanguinosa irruzione nell'edificio e una ricostruzione da fornire ai mezzi d'informazione;

   tali reati appaiono particolarmente odiosi perché gettano discredito e dubbio sull'operato generale degli apparati di sicurezza dello Stato e sulle sue forze dell'ordine;

   il 28 ottobre 2020 la Ministra interrogata e il capo della polizia Franco Gabrielli hanno firmato la promozione a vice questore, tra gli altri, di Pietro Troiani e Salvatore Gava –:

   quali parametri siano stati adottati per procedere a tale promozione;

   se il Ministero dell'interno non ritenga di aggiornare le procedure contenenti gli automatismi che hanno portato a tali promozioni per impedire che in futuro possano ripetersi situazioni di questo tipo.
(5-04953)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel sud della Sardegna, nella notte tra il 2 e il 3 novembre 2020, precisamente a Domus de Maria e Pula, a seguito di una segnalazione di cittadini del posto, i Carabinieri hanno fermato sulla strada provinciale 71, in località Chia, e sulla strada statale 195, al chilometro 38, complessivamente altri venti immigrati irregolari che vagavano a bordo della strada;

   secondo notizie di stampa si tratterebbe di quindici immigrati di nazionalità tunisina e di cinque di nazionalità algerina, di cui uno forse minorenne, tutti giovani e di sesso maschile, in apparente buono stato di salute e sprovvisti di documenti identificativi;

   stando ad una prima ricostruzione dei fatti, i venti immigrati sarebbero sbarcati nella notte sulla spiaggia di «Pinus Village», nel comune di Pula, e da lì si sarebbero incamminati in direzione della città di Cagliari;

   ancora all'alba altri tredici giovani di nazionalità algerina sono arrivati a Portopaglietto a bordo di un barchino e sono successivamente stati intercettati dai Carabinieri del Nucleo radiomobile di Iglesias e della stazione di Portoscuso;

   dopo essere stati fermati, tutti sarebbero stati portati al centro di accoglienza di Monastir per le consuete procedure di identificazione e i controlli sanitari anti Covid-19;

   mentre nessuna azione è stata finora intrapresa per fermare i flussi migratori illegali verso l'isola e gli sbarchi si susseguono ormai ad un ritmo sempre più esponenziale, il centro di accoglienza di Monastir è ormai al collasso per il sovraffollamento e la situazione, che già era esplosiva negli scorsi mesi, si sta ulteriormente aggravando;

   come evidenziato in numerosi precedenti atti di sindacato ispettivo dell'interrogante, quanto sopra continua a esporre la popolazione sarda e le forze dell'ordine a gravissimi rischi di ordine sanitario e sotto il profilo della sicurezza e ordine pubblico –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda attivare relativamente a quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno, alla luce delle considerazioni sopra esposte, adottare iniziative immediatamente per fermare i flussi migratori illegali verso la Sardegna.
(4-07395)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stampa canturina sta dando risalto ad un fenomeno di recrudescenza dei furti in appartamento, che erano drasticamente diminuiti durante il lockdown;

   come accadeva in precedenza, appare di particolare criticità la prima serata, circostanza che sta generando apprensione nel territorio in ragione dell'accorciamento delle giornate, che accresce il rischio gravante sugli immobili e su chi vi risiede;

   nell'intento di fronteggiare il pericolo, la popolazione locale ha dato vita a forme più o meno blande di vigilanza del vicinato, sfruttando anche alcune applicazioni pensate per la telefonia mobile;

   dopo i furti segnalati nei mesi scorsi in località Pianella e più recentemente ad Alzate, la scorsa settimana è stata la volta di una villa canturina a via Catania, dove sono presenti vecchie corti e stradine che agevolano i malintenzionati, questa volta tre, che il proprietario è riuscito ad allontanare facendo intendere di aver liberato i propri cani e chiamato in soccorso le forze dell'ordine;

   la preoccupazione della cittadinanza a Cantù e nel canturino è in sensibile aumento –:

   quali misure di competenza il Governo intenda assumere per assicurare il rispetto della legalità e rassicurare la cittadinanza a Cantù e nel canturino.
(4-07396)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione dei Comuni di «Terre d'Acqua» comprende sei comuni della città metropolitana di Bologna: Crevalcore, Sala Bolognese, Anzola dell'Emilia, Calderara di Reno, San Giovanni in Persiceto, Sant'Agata Bolognese;

   già da diversi anni si registrano in seno all'Unione rilevanti problematiche che hanno via via condotto la stessa ad una situazione di stallo e totale immobilismo di cui sono emblematiche la mancata approvazione entro il termine di legge del 30 giugno 2020 del bilancio consuntivo 2019 e la «bocciatura» della giunta, in data 21 aprile 2020, del bilancio preventivo per l'anno 2020 presentato dal presidente, unico ad esprimere voto favorevole;

   a ciò si aggiunge l'ulteriore grave problematica derivante dalla decisione dei comuni di Anzola dell'Emilia e di Sala Bolognese di recedere dalla convenzione del Corpo unico di polizia locale dell'Unione a decorrere dal 1° gennaio 2021, deliberata in data 30 aprile 2020, che comporterà mancate entrate di circa il 50 per cento rispetto all'attuale bilancio dell'Ente; a ragione di tale scelta si evidenzia come già da tempo, a quanto consta all'interrogante, sia in atto una contestazione da parte dei due comuni che, dal 2016, ritengono di essere creditori dell'Unione per importi ragguardevoli (in totale più di due milioni di euro) per i quali il rapporto debito/credito con l'Unione non è ancora stato definito in maniera concorde;

   atteso che la mancata approvazione del progetto di bilancio preventivo 2020 per voto contrario anche dei sindaci che sostengono il presidente palesa il venir meno della fiducia nel presidente della stessa maggioranza, secondo il combinato disposto dall'articolo 227 e dall'articolo 141 del Tuel, la mancata approvazione del rendiconto di gestione dovrebbe avere come conseguenza il commissariamento;

   durante la seduta del Consiglio dell'Unione tenutasi in data 14 ottobre 2020 il presidente Martelli ha confermato l'impossibilità di approvare il consuntivo 2019 e l'assenza di condizioni per l'approvazione entro il 31 ottobre 2020 del preventivo 2020 a causa di disaccordi in giunta non superati (https://www.ilrestodelcarlino.it) nella medesima seduta il presidente ha dichiarato che in accordo con la giunta era stato richiesto l'intervento di una figura terza, la regione Emilia-Romagna, che tramite la sua struttura tecnica, si sarebbe resa disponibile a formulare un'ipotesi di soluzione e che da lì a breve sarebbe stato possibile sottoporla alla giunta per una valutazione;

   il presidente Martelli avrebbe inoltre dichiarato di relazionare costantemente, anche per iscritto, alla prefettura la situazione dell'Unione Terre d'Acqua e che gli sarebbe stato chiesto di predisporre una relazione sulla situazione dell'Unione da consegnare al Ministero dell'interno;

   da quanto noto all'interrogante, i consiglieri del Gruppo «liste civiche unite» avrebbero in più occasioni richiesto in sede istituzionale chiarimenti ed aggiornamenti in merito alle problematiche dell'Ente sopra evidenziate riscontrando il perdurare della mancata attuazione degli impegni assunti dal presidente dell'Unione al fine di una loro risoluzione;

   tale situazione sarebbe altresì stata formalmente denunciata per iscritto al presidente dell'Unione e a tutti i componenti della giunta il 21 luglio 2020 e alla prefettura il 21 settembre 2020, ma anche queste segnalazioni non avrebbero ricevuto alcun riscontro –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se abbia ricevuto la relazione del presidente dell'Unione Terre d'Acqua sulla situazione dell'Unione e, in caso di risposta affermativa, quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti al riguardo;

   per quali ragioni, in seguito alla mancata approvazione del bilancio consuntivo 2019, non siano state adottate le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e 227 del Tuel;

   se non ritenga indispensabile un'iniziativa urgente, per quanto di competenza, al fine di chiarire e superare la situazione di stallo che si è venuta a creare che pregiudica fortemente l'attività ed il futuro dell'Unione.
(4-07404)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOBILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a Roma migliaia di bambini che ogni giorno, da settembre, frequentano gli asili nido privati con un posto comunale, potrebbero dover rimanere a casa a tempo indeterminato;

   rischia così di deflagrare la disputa tra i gestori delle strutture e il Comune di Roma che, a quasi due mesi dalla partenza del nuovo anno educativo, ancora non ha siglato il contratto con i nidi privati convenzionati;

   si tratta di circa 190 strutture, diffuse in tutta la città, che ogni anno ospitano circa un terzo dei bambini tra 0 e 3 anni (quest'anno circa cinquemila) che frequentano i nidi nella Capitale: un servizio essenziale sia per le famiglie che per il comune che soltanto con le proprie strutture non potrebbe coprire la domanda;

   durante il periodo di lockdown causato dall'emergenza da Covid-19 non sono stati effettuati i pagamenti delle rette e conseguentemente molte strutture hanno dovuto chiudere e il comune di Roma non ha ancora provveduto a stipulare un contratto di convenzione con il quale si autorizzano i pagamenti;

   Cristina Ragaini, presidente dell'associazione Onda gialla, la più rappresentativa dei nidi e spazi be.bi. convenzionati con Roma Capitale, ha evidenziato il rischio di riduzione del servizio per limitare le spese e contenere i costi, con il risultato che tali strutture si vedranno costrette a rimandare a casa i bambini iscritti con un posto comunale, se nel frattempo il Campidoglio non dovesse sbloccare la situazione, creando un grave disservizio alle famiglie;

   ogni anno le strutture sopra citate stipulano il contratto di convenzione con il Comune di Roma tra agosto e gli inizi di settembre e il mancato accordo comporterebbe l'assenza di copertura in caso di una nuova chiusura conseguente all'emergenza da Covid-19;

   prima dell'estate, quando da un giorno all'altro i nidi chiusero, il comune ha esonerato le famiglie dal pagamento delle rette proprio in virtù del contratto in essere, che attualmente non è stato ancora stipulato creando una situazione senza uscita: senza convenzione i privati non possono emettere ricevuta di pagamento e le strutture non possono ricevere quanto speso per i mesi di settembre e ottobre; dal momento che il Comune paga a sessanta giorni dalla fattura, si rischia di superare la chiusura dell'anno fiscale della ragioneria comunale a inizio dicembre, con conseguente slittamento degli accrediti a gennaio e impossibilità di pagare gli affitti delle strutture e gli stipendi delle educatrici per carenza di risorse economiche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in caso positivo, quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, in ordine alle condizioni che possono consentire il funzionamento di indispensabili servizi per l'infanzia, in una fase così problematica come quella attuale, e la tutela degli operatori e dei lavoratori impegnati in tale ambito.
(5-04958)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPENA e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 ottobre 2020 è stato siglato l'accordo collettivo nazionale, che prevede l'effettuazione di tamponi rapidi antigenici anche da parte dei medici di base e dei pediatri di libera scelta. I tempi attuativi di questo accordo sono ancora incerti;

   il citato accordo per l'esecuzione dei test rapidi di accertamento del Covid-19 da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri ha visto divisi gli stessi medici coinvolti e tra i sindacati dei medici di base soltanto la Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), ha dato piena disponibilità, mentre il Sindacato medici italiani, Smi e il Sindacato nazionale autonomo medici italiani, Snami, hanno ribadito la loro contrarietà;

   i tamponi saranno effettuati negli studi dei suddetti medici o in altri spazi. Nei giorni scorsi, il presidente dell'ordine dei medici di Milano, prevedeva una possibile «rivolta dei condomini» per quei medici di famiglia che comincino a fare tamponi rapidi nei loro studi, dichiarando che «la gente farebbe assemblee condominiali per buttare fuori i medici e si instaurerebbero un sacco di battaglie legali. Riteniamo che si tratti di una questione di sicurezza. È veramente pericoloso. Gli spazi che sono all'interno degli studi dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta sono limitati. Ci vogliono spazi grandi per fare questa attività di testing, serve adeguato distanziamento» –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza anche alla luce delle evidenti criticità esposte in premessa, per rivedere la possibilità da parte dei medici di base e dei pediatri di libera scelta di poter effettuare i tamponi rapidi nei loro studi all'interno di condomini, prevedendo, in accordo con i medici di base e dei pediatri di libera scelta, che i test rapidi di accertamento del Covid-19 vengano effettuati nei locali dei distretti delle Asl o in altre specifiche strutture, anche removibili, come è avvenuto per i drive in o in autoveicoli tipo autoemoteche, messe a disposizione dalle diverse Asl, e non in studi medici all'interno di condomini.
(5-04955)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   da una recente inchiesta del Sole 24 Ore sulla situazione della tutela della proprietà intellettuale in Cina è emersa una impressionante serie di violazioni nei confronti dei produttori del Made in Italy, in particolare del settore calzaturiero. Il quotidiano, notoriamente apprezzato per il suo equilibrio rileva che «la Cina è un mercato dove le PMI non riescono ad accedere, una sorta di labirinto per gli imprenditori... chi entra in quel mercato rischia di affrontare costose azioni legali che cancellano la maggior parte dei marchi tranne quelli cinesi»;

   le testimonianze evidenziano una prassi in cui soggetti cinesi depositano nel loro Paese registrazioni di marchi e segni distintivi usurpati da aziende italiane. Sarebbero oltre 20 mila i marchi e contrassegni certificati in Cina, con assonanze o identici a marchi esistenti in Italia. Poiché in Cina vige il sistema dell'anteriorità, registrare il proprio marchio a fronte di un deposito usurpativo antecedente, diventa impossibile, come pure sono prive di esito le azioni legali a tutela;

   il calzaturificio Premiata si vede da anni usurpare il proprio marchio, copiare l'immagine, il modello di business e infine i prodotti che vengono venduti nei negozi monobrand Premiata, ovviamente abusivi, aperti da un gruppo cinese;

   il calzaturificio Fabiani di Fermo aveva un partner in Cina che acquistava le sue scarpe, che poi ha iniziato a copiare i modelli, usurpando il marchio;

   le azioni legali delle imprese citate non hanno avuto successo, con spese ingenti e sentenze avverse dei tribunali. Addirittura, il sistema legale cinese, tutelando oltre ogni ragionevole controprova le aziende locali, starebbe invalidando anche i marchi già registrati e certificati dall'ufficio marchi-brevetti cinesi;

   in alcuni casi la possibilità per le aziende italiane di reimpossessarsi del marchio, è consentita a fronte di richieste di denaro. È quanto capitato al calzaturificio Mary di Fermo, che, da tempo, esporta in Cina, al quale è stato fatto notare che il proprio marchio era già stato registrato. Contattato il possessore, questo ha chiesto una ingente somma per rivenderlo. Il calzaturificio non ha potuto utilizzare per cinque anni il suo marchio in Cina e ne è tornato in possesso solo grazie al mancato utilizzo del marchio usurpato;

   la situazione è tale che Confindustria Centro Adriatico ha chiesto l'intervento diretto del Governo italiano, sulla falsariga dell'intervento risolutivo del Governo americano nel 2018 a tutela della New Balance, uno dei più grandi produttori al mondo di calzature sportive;

   a rendere ancora più debole il rapporto commerciale tra Italia e Cina c'è la questione della reciprocità dei dazi che è solo simbolica. L'export italiano in Cina e l'import cinese in Italia hanno una tassa del 17 per cento. Le imprese cinesi importatrici devono essere munite della licenza di commercio estero, rilasciata dal Ministero del commercio estero (Moftec). Le imprese italiane che esportano calzature in Cina devono transitare attraverso gli importatori cinesi autorizzati, con una maggiorazione sul costo effettivo del prodotto che fa lievitare la tassa al 30 per cento; ciò appesantisce ulteriormente il rapporto commerciale con Pechino, che è già sbilanciato per via del costo della manodopera, delle tasse, dei vincoli ambientali e del prezzo dell'energia;

   l'ingresso della Cina nel Wto (World Trade Organization) risale al 2001. Accedendovi, la Cina accettava di sottostare all'accordo TRIPs (Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights) siglato a Marrakech il 15 aprile del 1994, che ha introdotto una disciplina uniforme ed effettiva dei diritti di proprietà industriale a livello mondiale. I fatti evidenziati dimostrerebbero il contrario, anche se l'opuscolo «Fare affari in Cina» dell'Ice afferma che Pechino si sta adeguando alle regole internazionali anche per quel che riguarda le registrazioni usurpative e in malafede;

   sulla base dell'adesione al Wto la Cina ha sempre ritenuto di avere diritto al riconoscimento dello status di «economia di mercato» (Mes – Market Economy Status). L'Unione europea, con il regolamento n. 1225/2009 ha fissato cinque criteri in presenza dei quali riconosce al partner commerciale il Mes tra i quali la non interferenza dello Stato nei fattori economici. Attualmente, secondo la Commissione europea la Cina non rispetta 4 dei 5 criteri. Il 15 giugno 2020 la Cina ha lasciato decadere la possibilità di ricorrere contro una sentenza del Wto che, in tale ambito, dava ragione alla Unione europea. Questa rinuncia cinese al Mes apre scenari in base ai quali l'Unione europea può imporre dazi antidumping senza possibilità di ritorsione della Cina in sede di Wto –:

   se i Ministri interpellati non ritengano di adottare ulteriori iniziative, anche a livello di Unione europea oltre quelle già in essere, per la difesa delle imprese italiane in Cina, in particolare delle piccole e medie imprese dei settori manifatturieri del Made in Italy ad alto contenuto di creatività, sia per quel che riguarda il riconoscimento della proprietà intellettuale, dei diritti del copyright e della tutela contro i marchi usurpativi, sia per il contrasto ai dazi occulti evidenziati in premessa.
(2-00996) «Gelmini, Porchietto, Polidori, Baldini, Baratto, Giacometto, Carrara».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 1° ottobre 2020 è stato pubblicato il decreto 7 agosto 2020 del Ministero dello sviluppo economico «Piano voucher sulle famiglie a basso reddito», che introduce una misura di sostegno alla domanda di connettività a banda ultra larga destinata alle famiglie con ISEE inferiore ai 20.000 euro, attraverso un voucher di 500 euro utilizzabili per attivare servizi di connessione a banda ultra larga e l'acquisizione di un tablet o pc, e che si è in attesa di una seconda misura, relativa ai voucher destinati alle famiglie con reddito ISEE fino a 50.000 euro e alle imprese;

   in entrambi i casi, il voucher potrà essere ottenuto sia da famiglie che non dispongono di una connessione, che da famiglie già abbonate ad un servizio internet e che sono interessate ad un upgrade tecnologico, ovvero una connessione con performance migliori;

   l'upgrade o migrazione tecnologica risulta oggi già del tutto gratuito per il consumatore: l'applicazione del voucher a famiglie che già possiedono un contratto a banda larga fisso appare pertanto una misura non giustificata e utile allo scopo;

   la misura rischia di tradursi in una erogazione indiscriminata di risorse pubbliche, che vengono distolte dall'obiettivo fondamentale di avvicinare alla banda ultralarga il 40 per cento di famiglie italiane che ancora non hanno adottato una linea fissa;

   l'erogazione del voucher per upgrade tecnologico potrebbe comportare inoltre il proliferare di pratiche commerciali aggressive: l'upgrade comporta un vantaggio per l'operatore solo se si traduce nell'acquisizione di nuovi clienti, a danno soprattutto di quegli operatori che, nell'ottica della massima trasparenza, non applicano nessun vincolo contrattuale, come i costi di recesso. Tutti gli operatori – anche quelli più trasparenti – potrebbero essere indotti a reintrodurre vincoli contrattuali;

   nell'ottica di garantire la libertà di scelta dei consumatori e assicurare le condizioni per un corretto funzionamento delle dinamiche concorrenziali, si dovrebbe tener conto del rischio di potenziali strumenti di lock-in come, ad esempio, la rateizzazione del modem e/o del costo di attivazione, che impediscono la migrazione dei clienti del voucher una volta esaurito il beneficio;

   il voucher 500 euro, oltre che per servizi di connettività, può essere destinato anche ad elementi hardware, ossia i tablet o pc, purché forniti dal medesimo operatore che ha offerto il servizio e vincolati all'offerta di servizi di connettività;

   riservare il voucher per gli strumenti hardware unicamente agli operatori di telecomunicazioni limita la libera scelta del consumatore ed esclude indebitamente gran parte degli operatori economici attivi sul mercato della produzione, dell'importazione e della distribuzione di tali prodotti; l'imposizione del bundle «device più connettività» è fortemente rischiosa per il consumatore e per il mercato, svincolare la connettività dal device potrebbe ridurre la distorsione di mercato ed evitare ulteriori contenziosi;

   a parere degli interroganti sarebbe opportuno che questi aspetti attentamente valutati anche nella definizione del secondo decreto relativo ai voucher per famiglie con Isee fino 50.000 euro e le imprese –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che l'implementazione del Piano Voucher consenta di sostenere in maniera reale ed efficace lo sviluppo della connettività in banda ultralarga, anche in previsione dell'adozione del secondo decreto che riguarderà le famiglie con Isee fino 50.000 euro;

   se sia consapevole del fatto che, riservando unicamente agli operatori di telecomunicazioni l'erogazione dei voucher per i dispositivi hardware senza peraltro svincolare l'offerta dei servizi di connettività, si potrebbero provocare gravi effetti in relazione alla concorrenza tra operatori e alla tutela del consumatore, che verrebbe indebitamente limitato nella scelta.
(4-07394)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Goldoni Arbos di Carpi è un'azienda fondata nel 1926 da Celestino Goldoni, prestigiosa impresa per la costruzione di macchine agricole specializzate: motocoltivatori, trattori compatti per vigneto e frutteto e motoagricole da montagna;

   nei primi anni ‘80 la Goldoni contava oltre 450 addetti. Nel 2009 iniziano le difficoltà derivanti dalla crisi generale e dall'interruzione del rapporto commerciale con John Deere, che rappresentava oltre il 50 per cento del fatturato. Si avvia un periodo sostanzialmente continuativo di cassa integrazione che dura fino al 2015;

   nel 2016 il tribunale di Modena, a seguito dell'udienza del 19 maggio 2016, con ordine emanato il 25 maggio 2016, approva la richiesta di concordato con i creditori con continuità aziendale presentata dalla Goldoni s.p.a.. Il piano di concordato prevede che l'azienda venga totalmente acquisita da Lovol Heavy Industry Ltd Group-Arbos, uno dei principali protagonisti della meccanica agricola sul mercato cinese;

   nel corso del 2016 l'azienda passa dai 350 dipendenti del 2009 a 270 dipendenti attraverso due procedure di mobilità volontaria;

   nel marzo 2018 si conclude il contratto integrativo aziendale, un accordo che mantiene tutta la contrattazione storica, introducendo aspetti innovativi, in particolare sugli appalti, dove viene prevista la clausola sociale in caso di cambio appalto e ai lavoratori dell'appalto appena introdotto nella logistica viene applicata una retribuzione minima equivalente a quella dei dipendenti Goldoni. Si prevede un piano industriale che porti nel 2021 l'azienda ad essere attiva dal punto di vista economico;

   nel settembre 2019, con l'arrivo del nuovo presidente di Arbos Group, viene fermata la produzione e, con essa, anche i pagamenti ai fornitori. I lavoratori vengono retribuiti senza lavorare e i fornitori iniziano a presentare decreti ingiuntivi;

   nel gennaio 2020 vengono internalizzate le attività di logistica e si interrompe l'appalto. Il 13 febbraio 2020 la società presenta la richiesta di concordato in bianco al tribunale di Modena per Goldoni. Dopo scioperi e iniziative dei lavoratori, il 4 marzo 2020 è convocato il primo incontro del tavolo di salvaguardia occupazionale presso l'assessorato alle attività produttive dell'Emilia-Romagna. In quella sede la società esclude la delocalizzazione, annunciando un piano industriale per la ripresa dell'attività;

   le scadenze della presentazione del piano al tribunale vengono prorogate da metà maggio 2020 al 14 settembre 2020, giorno in cui la società deposita un piano concordatario;

   il 18 settembre 2020 presso il Ministero dello sviluppo economico si svolge un incontro con le organizzazioni sindacali, gli enti locali, gli amministratori della società e la proprietà da cui emerge che la presentazione del piano concordatario ha rappresentato un atto unilaterale da parte dell'azienda che solo qualche giorno prima, durante il tavolo regionale, si era resa disponibile a valutare l'opportunità di depositare un piano in continuità;

   il 16 ottobre 2020, durante un nuovo incontro presso il Ministero dello sviluppo economico, gli azionisti del gruppo Lovol comunicano che il tribunale ha approvato la richiesta di concordato liquidatorio; i sindacati chiedono maggiori approfondimenti riguardo alle tappe di realizzazione e alle tempistiche del piano concordatario, mentre il Ministero dello sviluppo economico afferma l'impegno a supportare un piano di rilancio a condizione che abbia come obiettivo la salvaguardia del perimetro occupazionale e delle importanti professionalità che negli anni hanno contribuito alla creazione del valore del marchio storico e a creare una importante realtà imprenditoriale;

   i lavoratori della Goldoni sono in presidio permanente e sono in Cassa integrazione guadagni per «Covid-19» fino al 20 novembre 2020 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto al fine di salvaguardare le prospettive della Goldoni, azienda che conta 220 lavoratori e un indotto considerevole di realtà medio-piccole nelle province di Modena e Reggio Emilia, ed evitare che vada disperso il relativo know-how ed un marchio prestigioso.
(4-07399)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Braga e altri n. 7-00555, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Muroni.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Bignami n. 3-01680, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Deidda.