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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 26 ottobre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 15 ottobre 2020 la sesta sezione del Consiglio di Stato ha tenuto udienza, per discutere i ricorsi presentati dai candidati bocciati al concorso 2018/2019 per dirigente scolastico, cui partecipò anche il Ministro Azzolina;

   il collegio si è riservato la decisione in camera di consiglio;

   secondo La Verità, in edicola il 24 ottobre 2020, un file era stato postato la domenica precedente sull'applicazione di messaggistica Telegram di un gruppo collegato al sindacato «dirigenti scuola»;

   presieduto da Attilio Fratta, «Dirigentiscuola» è schierato a fianco del Ministero dell'istruzione nel tentativo di bloccare i ricorsi dei presidi bocciati;

   alcuni di questi sarebbero entrati in possesso dell'audio, denunciando interferenze indebite sulla decisione del Consiglio di Stato;

   secondo l'esposto presentato, nell'audio si sente la voce di Fratta che spiega quanto starebbe accadendo nella camera di consiglio;

   Fratta informa il gruppo su «messaggi che io ricevo e che chiaramente sono in via riservata e non li posso dire»;

   specifica altresì che lui non parla «con l'ultimo arrivato» e che le sue fonti sarebbero «il capo dipartimento» e «l'avvocato che segue il ricorso da parte dell'Avvocatura»;

   «Loro» prosegue Fratta «vedono la cosa in senso positivo, hanno avuto segnali di fumo»;

   Fratta suggerisce prudenza, ma avverte che «i segnali sono “po-si-ti-vi”»;

   infine, invita tutti alla riservatezza «perché ci sono un sacco di nemici», ma spiega che «al ministero stanno tranquilli. Chiaro? Non posso andare oltre, mi sono spinto molto soltanto per tranquillizzarvi»;

   quanto riportato nell'articolo de La Verità getta un'ombra inquietante sulla imparzialità e terzietà del collegio giudicante, ipotizzando indebite interferenze del Ministero dell'istruzione sulla decisione, che sta maturando in camera di consiglio –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per disporre attività ispettive su quanto denunciato da La Verità nell'articolo di cui in premessa.
(3-01838)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, all'articolo 1, comma 9, lettera l), ha previsto la sospensione dell'attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò;

   la chiusura dei casinò costituisce una misura che arrecherà un forte danno ai comuni, come ad esempio quello di San Remo, ove hanno sede, perché il bilancio comunale è fortemente alimentato dalle entrate prodotte dall'attività dei casinò;

   ulteriore grave danno si ripercuote sui lavoratori del settore che, come strumento di integrazione salariale di riferimento hanno il Fis, Fondo integrativo salariale;

   l'assegno del Fis garantisce una retribuzione mensile di circa 680 euro. L'importo netto percepito è così basso, addirittura inferiore alla soglia dell'importo previsto per il reddito di cittadinanza, perché su questi lavoratori gravano i costi dell'Irpef comunale e locale per un importo complessivo mensile di circa 300 euro –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per prevedere, tra le misure immediate di ristoro per le categorie colpite dal lockdown disposto dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, annunciate dal Presidente del Consiglio dei ministri, anche la sospensione del pagamento delle aliquote Irpef regionale e comunale, per i lavoratori dei casinò.
(5-04843)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCO DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e del patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, delle sue funzioni e degli occupati coinvolti;

   l'ente, per quanto risulta all'interrogante, si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo in corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa corte d'appello e che è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, Aig rischia la definitiva chiusura;

   la procedura fallimentare sta determinando il licenziamento di oltre 200 persone con relative famiglie;

   vi sono ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare, nonché alla dismissione del suo importante «brand»;

   in fase di conversione del decreto-legge «Salva Imprese», fu approvata all'unanimità dalle Commissioni 10a e 11a del Senato, su conforme parere del Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente e tale norma fu stralciata dal maxi-emendamento, con l'impegno del Governo a ripresentarla in un successivo provvedimento;

   con l'ordine del giorno n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività portate avanti dall'Aig;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia da COVID-19, che mette a rischio la salvaguardia del patrimonio di Aig;

   sarà necessario adottare misure di sostegno al turismo e, in particolare, delle categorie più svantaggiate, tra cui i giovani e le famiglie a basso reddito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative di competenza siano state adottate a tutela di marchio e servizi dell'Ente;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per salvaguardare funzioni e posti di lavoro di un ente che lavora per offrire opportunità alle giovani generazioni.
(4-07246)


   ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'accordo siglato tra i sindacati e la Whirlpool in data 25 ottobre 2018, è stato raggiunto un accordo per investimenti in Italia da parte della stessa azienda per 250 milioni di euro nei successivi tre anni;

   l'accordo, in fase di attuazione, non è stato rispettato, mettendo a rischio la stabilità aziendale e il mantenimento dei livelli occupazionali nel territorio nazionale;

   l'azienda ha, quindi, affermato la necessità della chiusura dello stabilimento di Napoli e la conseguente riconversione della produzione, mettendo così a rischio 400 lavoratori;

   come ha indicato il presidente dell'Agenzia per la concorrenza e il mercato Rustichelli, «la crisi dell'industria italiana del bianco, uno per tutti è il caso Whirlpool, rappresenta un caso paradigmatico delle conseguenze dei differenziali provocati a livelli europei dalle pratiche di dumping sociale e contributivo»;

   il Ministro Luigi Di Maio, già capo politico del Movimento 5 Stelle e Ministro dello sviluppo economico, in un post pubblicato su Facebook il 30 ottobre del 2018, scriveva: «Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia. Questo è il frutto di una lunga contrattazione che siamo riusciti a chiudere al Ministero dello Sviluppo Economico. Sono quindi orgoglioso di dire che ce l'abbiamo fatta: stiamo riportando lavoro in Italia!»;

   il 5 luglio 2020 l'amministratore delegato della Whirlpool Luigi La Morgia ha annunciato la cessazione dell'attività produttiva entro il prossimo 31 ottobre;

   i sindacati, che hanno proclamato uno sciopero degli operai del sito il 22 ottobre, auspicano l'intervento delle istituzioni;

   il 22 ottobre si è tenuto un vertice tra Ministero dello sviluppo economico, impresa e sindacati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative si intendano adottare al fine di evitare la chiusura del sito e il conseguente licenziamento dei 400 lavoratori che rischiano di perdere il proprio impiego presso lo stabilimento Whirlpool di Napoli;

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di incentivare l'arrivo di eventuali offerte per la riconversione del sito.
(4-07256)


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al 2° comma dell'articolo 81 del Capo VII – «Norme di comportamento politico. Rappresentanze e diritti sindacali» della legge n. 121 del 1981, recante «Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza» si legge che «Gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento dell'accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale». Tale periodo di assenza dal servizio per un totale di 30 giorni, comunque retribuito, dovrebbe consentire loro di svolgere la campagna elettorale per cercare di spiegare ai cittadini le ragioni del loro impegno, nonché il programma da realizzare per il territorio;

   nella Pubblicazione n. 1 «Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature» del dipartimento per gli affari interni e territoriali – direzione centrale dei servizi elettorali del Ministero dell'interno è precisato che, nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, non essendo prevista alcuna sottoscrizione, a norma dell'articolo 3, comma 2, della legge n. 81 del 1993, sono gli stessi candidati che sottoscrivono la loro candidatura, attraverso l'accettazione della candidatura stessa. In tali comuni non è necessario, pertanto, che i candidati sottoscrivano anche la dichiarazione di presentazione della lista;

   le sopra citate disposizioni normative in materia sarebbero i due elementi che incentiverebbe numerosi «uomini in divisa», in particolare del comparto sicurezza e difesa, a candidarsi ad ogni tornata elettorale amministrativa. Il fenomeno sarebbe diffuso sia al Nord che al Sud del Paese, con una diffusa registrazione dei casi al Sud dove il maggior numero di ricorso alla candidatura sarebbe dovuto anche al fatto che, quando gli idonei al concorso finiscono il corso di addestramento, sovente i più giovani tra gli agenti, vengono assegnati principalmente al Nord e lavorano lontano da casa. L'opzione della candidatura, del tutto legale, gli permetterebbe di essere eletti nei comuni di residenza e così di fruire di un avvicinamento per svolgere il mandato amministrativo;

   tale fenomeno delle candidature di «opportunismo» è stato anche oggetto di approfondimento della stampa che, già nel 2018, sulla pagina web fattoquotidiano.it del 9 giugno 2018 con un articolo intitolato «Comunali, la carica degli agenti candidati a ripetizione: sempre in aspettativa pagata. Il caso record di Campodimele» a firma Marco Pasciuti descriveva il fenomeno. Non solo. Il 6 ottobre 2020, anche il tg satirico «Striscia la notizia» in un servizio a cura dell'inviato «Qui Pinuccio» dal titolo «Inchiesta “candidopoli” le telecamere di striscia in Molise» ha cercato da fare chiarezza sulla dinamica ed in particolare di quella verificatasi in un paese della provincia di Isernia, a S. Angelo in Pesco;

   durante quest'ultimo servizio, si apprende una dichiarazione, a parere dell'interrogante, meritevole di riflessione: «ci viene il leggero sospetto, non saranno questi i casi, che queste persone per avere il mese di aspettativa si candidano in comuni piccoli... con uno spreco di danaro, perché anche durante l'aspettativa percepiscono lo stipendio per fare la campagna elettorale... si può continuare ad andare avanti così?»;

   tali «campagne di giro» con candidati che, pur essendo in aspettativa speciale retribuita, non si sarebbero mai recati sul territorio per lo svolgimento della campagna elettorale, comporterebbe una riduzione di personale in servizio che si andrebbe ad aggiungere a carenze in alcuni casi strutturali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se essi corrispondano al vero e di quali altri elementi disponga in merito;

   se i Ministri, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano di adottare opportune iniziative normative per rivedere le disposizioni in materia di candidatura del personale militare e delle forze di polizia, con lo scopo di evitare tale indecoroso e praticato sistema di assenza dal servizio, premiando coloro che invece si impegnano per contribuire concretamente alla vita politica e sociale della comunità.
(4-07264)


   TERMINI, SIRAGUSA, MARTINCIGLIO, GRIPPA e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi report dell'Istituto superiore di sanità, sull'emergenza epidemiologica da COVID-19, evidenziano un crescente ed allarmante incremento dei contagi nel Paese, tanto che in alcune regioni si ipotizzano ulteriori eventuali misure stringenti rispetto a quelle dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020;

   ritorna necessario e con maggiore forza, sebbene non sia mai stato accantonato, il tema dell'importanza dei dispositivi di protezione individuale, tra cui le mascherine, quale presidio sanitario fondamentale necessario per evitare la diffusione del contagio e per tutelare la salute personale. Tuttavia, queste ultime costituiscono un reale impedimento per la comunicazione delle persone con disabilità uditiva, basata, oltre che sulla lingua dei segni, sulla lettura dei movimenti labiali;

   in Italia, secondo alcune recenti stime, la comunità dei disabili sensoriali, in particolare dei sordi e dei sordomuti, conta circa un milione di persone e a parere degli interroganti – per favorire la loro piena integrazione sociale e rimuovere gli ostacoli alla comunicazione, oltremodo aggravata a seguito dell'emergenza epidemiologica – sarebbe opportuno dotare il personale sanitario, i pubblici ufficiali, gli addetti comunali, il personale docente e tutti coloro che lavorano a stretto contatto con il pubblico, di particolari dispositivi di protezione individuale, con tassello trasparente;

   migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità sensoriale, in particolare in questo periodo di emergenza epidemiologica, offrire loro un supporto volto a riequilibrare i possibili svantaggi sociali che ne deriverebbero, rimuovendo le barriere alla comunicazione, è un impegno che il nostro Paese dovrebbe inserire tra le priorità dei provvedimenti in questa delicata fase di allerta sanitaria;

   è noto agli interroganti che la società Under Shield, di Fontaniva in provincia di Padova, avrebbe eseguito, in collaborazione con l'Istituto per sordi Magarotto di Padova e Roma, la progettazione e la realizzazione di mascherine speciali – riconosciute come dpi di categoria 1 – che forniscono una risposta concreta alle necessità delle persone sorde o sordomute e che vanno nella direzione di tutelare la salute senza limitare la comunicazione tra e con soggetti affetti da disabilità sensoriale;

   risulta, altresì, agli interroganti che tali dispositivi di protezione individuale avrebbero superato i test di filtrazione batterica e di equivalenza con i dispositivi di protezione chirurgici e che la relativa documentazione tecnica sia già nella disponibilità del commissario straordinario per l'emergenza;

   in data 24 aprile 2020 gli interroganti avevano già depositato un atto di sindacato ispettivo avente ad oggetto il medesimo argomento, che ad oggi non ha avuto risposta –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, in relazione al processo di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale con tassello trasparente – dpi di categoria 1 omologati e dotati di certificazione;

   se non ritengano opportuno, una volta accertata l'equivalenza dei dispositivi con schermo ridotto per lettura labiale con i dispositivi di protezione chirurgici, adottare le iniziative di competenza per la distribuzione degli stessi su tutto il territorio nazionale al personale sanitario, ai pubblici ufficiali, agli addetti comunali, al personale docente e a tutti coloro che, prestando servizi di pubblica utilità, potrebbero entrare in relazione con persone che necessitano della labiolettura.
(4-07270)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 23 ottobre 2020 si è tenuto all'ambasciata d'Italia a Pechino un seminario del Beijing Health Partners Group volto ad approfondire i temi di maggiore attualità in ambito sanitario, dalle misure di contenimento della crisi pandemica da Covid-19 alla produzione del vaccino per sconfiggerlo e la sua futura distribuzione successiva;

   all'evento, che risulta essere stato coordinato dall'addetta del Ministero della salute presso l'ambasciata d'Italia, Giusi Condorelli, avrebbero partecipato i rappresentanti dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella Repubblica popolare cinese nonché i responsabili del settore sanitario della comunità diplomatica ed esponenti del mondo scientifico cinese;

   stando a quanto si è appreso, nella circostanza si sarebbe discusso delle politiche sanitarie adottate nei vari Paesi per contenere il virus della Covid-19 e delle aree prioritarie di collaborazione in ambito multilaterale con la Cina, con particolare riferimento alla recente adesione cinese alla «Covax Facility»;

   nel proprio indirizzo di saluto ai convenuti, l'ambasciatore d'Italia a Pechino, Luca Ferrari avrebbe evidenziato il grande impatto dispiegato dalla crisi pandemica sulle attività di tutti i cittadini del mondo, che avrebbe a sua volta dimostrato «in maniera chiara ed inequivocabile la profonda interconnessione dei mercati globali» e la necessità di una maggiore collaborazione multilaterale per giungere più rapidamente a produrre e distribuire quote significativa di vaccino anti-Covid;

   non risulta invece che siano stati in alcun modo approfonditi i temi relativi alle origini del virus, alla gestione iniziale della pandemia e alle responsabilità della Repubblica popolare cinese nel suo mancato contenimento –:

   se nel seminario descritto in premessa abbiano comunque trovato spazio considerazioni in merito a quanto accaduto nella Repubblica popolare cinese all'atto dello scoppio della pandemia, in particolare sotto il profilo della reticenza su quanto stava accadendo e della rinuncia a fermare i movimenti internazionali dei cittadini cinesi.
(4-07277)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del referendum abrogativo sui controlli ambientali del 1993, l'Italia si è dotata di un sistema di agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente. Da quel tempo, la rete di controlli si è infatti andata strutturando anche se in maniera non omogenea sul territorio nazionale, con alcuni casi di eccellenza e altri con maggiori criticità. Per ovviare a queste ultime il Parlamento ha di recente votato una norma di sistema;

   nel corso della XVII legislatura è stata approvata la legge n. 132 del 2016, che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, di cui fanno parte l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell'ambiente, al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all'esercizio dell'azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente;

   risulta all'interrogante che, nonostante le cogenti previsioni di legge, non siano ancora stati adottati gli adempimenti ex lege n. 132 del 2016, di diretta competenza o di iniziativa del Ministro interrogato, nello specifico inerenti ai seguenti provvedimenti:

    decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adattare entro un anno dall'entrata in vigore della legge (articolo 9, comma 3) per stabilire i Lepta (Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali), nonché i criteri di finanziamento per il raggiungimento dei medesimi ed il Catalogo nazionale dei servizi;

    decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (articolo 14) relativo al regolamento che stabilisce le modalità di individuazione del personale incaricato degli interventi ispettivi nell'ambito delle funzioni di controllo svolte del Snpa, il codice etico, le competenze del personale ispettivo e i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive;

    decreto ministeriale da emanare entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (articolo 15) relativamente all'approvazione delle tariffe nazionali di definizione delle spese relative al rilascio dei pareri sulle domande di autorizzazione ambientale e allo svolgimento dei successivi controlli programmati, nonché alle convalide delle indagine analitiche prodotte dai soggetti tenuti alle procedure di bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati;

    decreto ministeriale da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge inerente le modalità di assegnazione alle agenzie degli introiti conseguenti al rilascio dei pareri, allo svolgimento dei controlli e alle convalide sopra richiamate;

    decreto ministeriale di approvazione dei criteri e delle tariffe nazionali relativi alla liquidazione delle spese strettamente connesse ad attività di indagine delegate dall'autorità giudiziaria;

   quanto sopra descritto rappresenta un ritardo non più tollerabile nell'attuazione delle legge n. 132 del 2016, compromettendo l'efficacia degli strumenti di prevenzione e controllo particolarmente importanti per contrastare fenomeni di illegalità ambientale e fondamentali per consentire il pieno sviluppo di un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale –:

   quale sia lo stato di avanzamento della redazione di ciascuno dei provvedimenti sopra elencati di attuazione della legge n. 132 del 2016, di diretta competenza o di iniziativa del Ministro interrogato, e quali siano i tempi previsti per la loro emanazione.
(5-04841)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FREGOLENT. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata istituita nel 1945 con la diretta partecipazione dei rappresentanti di ministeri e Governo, con decreto di Alcide De Gasperi;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuta definitivamente ente culturale;

   inoltre, è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International youth hostel federation, di cui fanno parte 80 nazioni;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   a quanto consta all'interrogante l'ente si è opposto alla procedura fallimentare e, ad oggi, si è in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia quindi la definitiva chiusura;

   si aggiunga, peraltro, che la procedura fallimentare potrebbe determinare il licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie. Occorre, inoltre, evidenziare le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla subitanea messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante «brand» nazionale ed internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti in merito;

   se non ritenga opportuno adoperarsi, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare i posti di lavoro e le funzioni di un ente la cui rete di strutture, distribuzione e radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-07247)


   FORNARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   in merito all'elevato rischio di compromissione definitiva del patrimonio storico, artistico, culturale, militare, naturale e paesaggistico presente sull'isola Palmaria, correlato al masterplan di recente approvazione il Comitato «Palmaria Sì Masterplan No» ha inviato un documento al Ministro interpellato;

   l'isola Palmaria è al centro di un progetto di valorizzazione, avviato nel marzo 2016, recentemente tradotto in un masterplan, che appare recare contenuti superficiali, incompleti dal punto di vista storico e culturale;

   il progetto di valorizzazione a giudizio del Comitato «Palmaria Sì Masterplan No» si pone in contrasto con il rispetto della normativa inerente alla tutela dei beni culturali e storici, applicabile alla maggioranza, se non alla totalità, dei beni immobili presenti sull'isola stessa;

   l'isola Palmaria, nel golfo della Spezia, costituiva uno dei cardini del complessissimo e articolato sistema difensivo dell'Arsenale della Regia marina; questo sistema, realizzato sotto il regno di Umberto I, non ha eguali in tutta Italia, trattandosi di un complesso di 42 forti e batterie costruiti tra il 1860 e i primi del '900 essi sono ancora in uso alle Forze Armate;

   l'isola Palmaria possiede un numero di fortificazioni, differenti tra di loro per tipologie e periodi storici che rapportate alla superficie del suo territorio pari a 1,89 Km/q rappresentano un unicum nel panorama mondiale;

   l'isola Palmaria è oggi al centro di un programma di valorizzazione ad alto impatto, avviato il 14 marzo 2016 con la firma del protocollo d'intesa tra Agenzia del demanio, Ministero della difesa – Marina militare, regione Liguria e comune di Portovenere e confluito nell'approvazione del masterplan il 10 maggio 2019, nello «Scenario 5 bis»;

   il percorso del masterplan è stato definito da una cabina di regia e un tavolo tecnico, coadiuvati dallo studio Land di Milano, incaricato dalla regione per la redazione del progetto; l'attività propedeutica alla stesura del masterplan definitivo si è articolata nella redazione di tre documenti principali; nessuno di questi documenti, a quanto consta all'interrogante, è stato sottoposto ad alcuna forma di contraddittorio o valutazione da parte di soggetti esterni ed estranei rispetto a cabina di regia e tavolo tecnico;

   il consiglio regionale, a quanto risulta, non ha mai deliberato su alcuna questione inerente all'esame e all'approvazione del masterplan;

   i documenti riportano dati riguardanti le fortificazioni, che ad avviso dell'interrogante, presentano numerose lacune e imprecisioni nonché gravi omissioni;

   tale documentazione, seppur incompleta e superficiale, è stata utilizzata dalla Soprintendenza, presente all'interno di cabina di regia e di tavolo tecnico, per formulare i propri giudizi circa la sussistenza del valore e dell'interesse culturale sugli immobili presenti sull'isola Palmaria e interessati dalla valorizzazione;

   tra gli immobili presenti sull'isola, sembra che solo tre siano sottoposti a vincolo di interesse culturale;

   l'accertabile incompletezza della documentazione messa a disposizione della Soprintendenza fa sorgere il legittimo interrogativo circa la correttezza del giudizio formulato dalla stessa in merito all'insussistenza dell'interesse storico degli immobili;

   l'imponente complesso di fortificazioni presente sull'isola Palmaria costituisce un patrimonio di inestimabile valore storico e culturale, il quale dovrebbe godere non solo delle forme di tutela previste e descritte dal codice dei beni culturali, ma delle ulteriori forme di protezione previste dalla legge n. 28 del 2001, la quale specifica che «gli interventi di alterazione delle caratteristiche materiali e storiche delle cose di cui all'articolo 1, comma 2, sono vietati»;

   essendo documentato l'utilizzo del sistema difensivo dell'isola Palmaria durante il primo conflitto mondiale, sarebbe stato doveroso un riferimento a tale circostanza storica, in realtà omessa, e alla normativa, considerando che l'autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per gli interventi sulle cose è richiesta quando si tratti di cose assoggettate alla tutela di cui al titolo I del testo unico, restando ferme le competenze in materia di tutela paesistica, nonché le competenze del Ministero della difesa e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   nella documentazione non vi è traccia di riferimento alla normativa, nonostante si preveda che le regioni dovrebbero promuovere e coordinare gli interventi, svolti da privati ed enti locali, tenendo conto delle priorità, favorendo la creazione e gestione di percorsi storico-didattici e lo svolgimento di attività formative e didattiche;

   l'intero complesso difensivo dell'isola Palmaria grava in un drammatico stato di abbandono e di totale chiusura al pubblico. Si rischia di compromettere in modo irreparabile e definitivo il patrimonio storico e culturale dell'isola Palmaria –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;

   se trovi conferma il fatto che tra gli immobili presenti sull'isola Palmaria solo tre siano sottoposti a vincolo di interesse culturale;

   se non si intendano assumere iniziative finalizzate a salvaguardare il patrimonio storico, artistico, culturale, militare, naturale e paesaggistico presente sull'isola Palmaria oggi interessato dal programma di valorizzazione ad alto impatto che rischia di far perdere un patrimonio di grandissimo valore;

   se non si ritenga necessario incontrare l'Associazione «Palmaria SI – Aps/Movimento Palmaria Sì Masterplan No».
(4-07248)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROTTA, FRAGOMELI, BURATTI, LACARRA, MURA, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le Mutue di auto gestione, cosiddette Mag, sono società cooperative finanziarie a mutualità prevalente che operano nell'ambito della finanza etica e si ispirano ai principi enunciati nel Manifesto della finanza mutualistica e solidale del 2010 con l'obiettivo di agevolare l'inclusione finanziaria di soggetti non bancabili attraverso l'offerta di determinati strumenti e servizi; esse svolgono un ruolo sociale importante per le collettività stabilendo stringenti criteri di valutazione etica, sociale e ambientale come base per le istruttorie di finanziamento;

   il decreto legislativo n. 141 del 2010 ha riformato il Testo unico bancario (Tub), in osservanza della disciplina comunitaria, introducendo all'articolo 111 la categoria del microcredito;

   in particolare, alla luce delle modifiche apportate all'articolo 111 del Tub dall'articolo 13, comma 9, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, l'importo massimo delle operazioni di microcredito, rivolte a attività di impresa, prive di garanzie reali, è fissato a euro 40 mila (prima 25 mila) e viene demandato al Ministero dell'economia e delle finanze l'adeguamento alle nuove disposizioni del decreto ministeriale n. 176 del 2014, attuativo dell'articolo 111 del Tub; ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 111, il limite è ridotto a 10 mila euro, senza garanzie reali, se indirizzati a persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica e sociale;

   l'articolo 16, comma 2, del citato decreto n. 176 del 2014 ha previsto un riconoscimento della finanza mutualistica e solidale elevando gli importi massimi concedibili per i finanziamenti ai propri soci fino ad un ammontare massimo di euro 75 mila e per una durata massima di dieci anni senza però modificare i limiti dimensionali dei soggetti finanziabili;

   i limiti previsti dall'articolo 1, comma 2, lettera d), del citato regolamento relativi alle dimensioni aziendali esclude, infatti, le imprese che al momento della richiesta presentino, anche disgiuntamente, requisiti dimensionali derivanti dalla legge fallimentare superiori a 200 mila euro di fatturato e 300 mila euro di attivo patrimoniale ed un livello di indebitamento superiore a 100 mila euro;

   tali limiti oltre ad essere incomprensibilmente derivati dalla legge fallimentare equiparando di fatto senza apparente motivazione la sorte di chi sta per cessare l'attività con chi si trova in fase di avvio, non consentirebbero il finanziamento a imprese in grado di sostenere un prestito di 75 mila euro e risultano eccessivamente restrittivi se comparati alla raccomandazione dell'Unione europea in materia di microimpresa emanata nel 2003 e recepita in Italia nel 2005, che prevede un fatturato di 2 milioni di euro e 10 dipendenti non soci;

   i recenti decreti «Cura Italia» e «Liquidità» hanno riconosciuto i soggetti iscritti nell'elenco degli operatori di microcredito come parte integrante del sistema finanziario e, dunque, attori primari nel sostegno alle microimprese colpite dalla gravissima crisi del Covid-19 sancendo il legame tra microcredito e microimpresa così come prevista dalla già citata raccomandazione dell'Unione europea; tuttavia, i citati parametri dimensionali non sono stati modificati;

   in un contesto emergenziale legato al Covid-19, caratterizzato dall'acuirsi del rischio di credit crunch, si ritiene necessario implementare canali alternativi di accesso al credito rafforzando le esperienze solidaristiche storiche che mostrano buone performance nella gestione del rischio e che sarebbero invece fortemente limitate, fino ad arrivare alla cessazione delle attività, dalle previsioni normative vigenti –:

   se non ritenga utile, alla luce delle considerazioni espresse in premessa, una tempestiva iniziativa volta a modificare il decreto ministeriale n. 176 del 2014, prevedendo per le Mag la deroga ai limiti dimensionali dettati dall'articolo 1, comma 2, lettera d), valutando anche l'opportunità di assumere iniziative per innalzare l'importo massimo di credito concedibile, rispetto agli attuali 75 mila euro.
(5-04829)


   PERCONTI, SUT, OLGIATI, VILLANI, SODANO, VIANELLO, GIARRIZZO, ALAIMO, SURIANO, DEL SESTO, SCANU, EMILIOZZI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto Rilancio), così come convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali, connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19», ha proceduto nei mesi scorsi a stanziare ulteriori 155 miliardi di euro per attuare la cosiddetta Fase 2, dando sostegno alle imprese e ai lavoratori italiani fortemente colpi dalla crisi economica, innescata dalla pandemia del Covid-19, anche mediante interventi mirati a rinforzare i settori della salute e della sicurezza;

   tra gli interventi urgenti in materia di salute e supporto alle imprese, il provvedimento in argomento ha previsto agli articoli 120 e 125, l'assegnazione di un credito d'imposta come agevolazione fiscale per i contribuenti che, durante l'emergenza epidemiologica, hanno adottato misure di adeguamento degli ambienti di lavoro, di sanificazione e acquisto dei dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi utili a garantire la salute dei lavoratori e degli utenti. In particolare, il suddetto credito d'imposta – i cui beneficiari sono i soggetti esercenti attività d'impresa, arti e professioni, enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti – è stato fissato al 60 per cento delle spese sostenute fino al mese precedente alla data di sottoscrizione della comunicazione, ai sensi del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate prot. n. 259854 del 10 luglio 2020;

   ai fini del rispetto del limite di spesa, di cui all'articolo 125, comma 1, ultimo periodo, del decreto Rilancio – a seguito delle istanze pervenute – l'Agenzia delle entrate, attraverso la pubblicazione del provvedimento n. 302831 dell'11 settembre 2020, ha rimodulato l'aliquota relativa al «bonus sanificazione», riducendola dal 60 per cento al 15,64 per cento, disilludendo in tal senso le aspettative di molti imprenditori già duramente colpiti economicamente dalla situazione emergenziale, e che oltre alle perdite economiche dovute alle crisi, hanno dovuto farsi carico delle spese necessarie per affrontare in sicurezza la riapertura delle proprie attività;

   il Governo, con il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, così come convertito dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126 (cosiddetto decreto Agosto), recentemente ha assegnato nuove risorse per il credito d'imposta per le spese di sanificazione e l'acquisto di dispositivi di protezione individuale. La dotazione finanziaria è stata incrementata di 403 milioni di euro, passando dai 200 milioni originariamente previsti dal «decreto Rilancio», a 603 milioni di euro. Conseguenza diretta del rifinanziamento è stato l'incremento della percentuale dal 15 per cento al 30 per cento del bonus che spetta ai soggetti che hanno presentato domanda entro il 7 settembre 2020. Nonostante l'aumento dei fondi risulti parzialmente risolutivo del problema rappresentato, lo stesso non risulta però sufficiente, essendo necessario ora più che mai sostenere il settore imprenditoriale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di ripristinare il valore originario del credito l'imposta pari al 60 per cento.
(5-04831)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, DAVIDE AIELLO, VILLANI, NAPPI, GRIPPA, CASA, SPORTIELLO e PERANTONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 8 del 2016 ha provveduto a depenalizzare e trasformare in illeciti amministrativi una serie di reati considerati di minor allarme sociale, con l'obiettivo di deflazionare il sistema penale;

   tra le fattispecie depenalizzate previste nel codice penale è compresa quella degli atti contrari alla pubblica decenza (articolo 726 c.p.);

   per diversi anni l'articolo 726 è stato utilizzato per sanzionare la pratica del naturismo, ma la sentenza della Corte di Cassazione n. 3557 del 2000 afferma che il naturismo non sia assolutamente da considerare indecente, se praticato in luoghi adatti;

   dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 8 del 2016, sembrerebbe siano state elevate decine di sanzioni a ignari turisti che si trovavano a prendere il sole nudi in luoghi solitamente frequentati da naturisti;

   risulta che il giudice di pace di Cecina abbia accolto un ricorso proposto contro queste sanzioni, annullandole;

   la depenalizzazione degli atti contrari alla pubblica decenza, con trasformazione in illecito amministrativo, ha avuto effetti paradossali sulla pratica naturista;

   precedentemente gli atti contrari alla pubblica decenza erano un reato contravvenzionale, punito con l'ammenda: ricevuta la notizia di reato, il pubblico ministero spesso richiedeva al giudice l'archiviazione;

   attualmente, con la trasformazione in illecito amministrativo, la legge, oltre ad aver considerevolmente alzato la sanzione pecuniaria, ha reso più difficile, per chi colpito dalla sanzione, opporvisi, se non con costi quasi simili alla sanzione stessa per vie delle spese legali da sostenere;

   il numero di naturisti in Europa è attestato intorno ai 20 milioni di praticanti. In Italia, Paese nel quale non esiste una legge che regolamenti il nudismo, i naturisti si stimano siano circa 500.000. Diverse sono in questi anni le regioni che hanno approvato una legge in materia: Emilia-Romagna, Abruzzo, Veneto, Piemonte e Sardegna; in alcuni casi i comuni sono intervenuti con delibere di giunta o di consiglio comunale per individuare spiagge dedicate alla pratica del naturismo, come in Toscana, Sicilia, Veneto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare per evitare che, in sede di applicazione del decreto legislativo n. 8 del 2016 di depenalizzazione di alcuni reati, si sortisca il risultato del tutto paradossale di abbandonare quanto sancito da una giurisprudenza comunemente applicata, oramai favorevole alla cultura naturista, ritornando a sanzionare gravemente pratiche oggi riconosciute come lecite, diffuse e da sostenere, anche per il considerevole indotto economico e turistico in grado di apportare al Paese;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per chiarire modalità e modularità di applicazione delle sanzioni amministrative, riferite agli atti contrari alla pubblica decenza, in maniera da non colpire indebitamente coloro che praticano il naturismo;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, anche di tipo normativo, al fine di delineare un quadro giuridico volto a garantire l'esercizio della pratica naturista, senza il rischio di sanzioni, nel rispetto della pubblica decenza.
(4-07245)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   tra le categorie professionali più colpite dalle conseguenze dell'emergenza sanitaria in corso rientra quella degli avvocati che, per l'importanza del ruolo svolto all'interno dell'effettivo funzionamento della giustizia, devono portare avanti gli incarichi assunti anche nell'attuale momento di difficoltà;

   la partecipazione dei difensori alle udienze è fondamentale e sta avvenendo nonostante, per lo svolgimento in locali chiusi e frequentati da una moltitudine di persone, sia oggettivamente una delle attività a maggiore rischio contagio;

   è cronaca quotidiana l'aumento dei casi di contagio tra tutti gli operatori del tribunale. A differenza però di magistrati e pubblici dipendenti, quali i cancellieri, l'avvocato non ha alcuna copertura e tutela in caso debba affrontare un periodo di quarantena o, ancora peggio, rimanga vittima di contagio;

   attualmente infatti, l'istituto del legittimo impedimento per gli avvocati è riconosciuto solo in materia penale dall'articolo 420-ter del codice di procedura penale, che legittima il giudice a rinviare l'udienza quando risulta che l'assenza del difensore, purché precedentemente comunicata, sia dovuta ad assoluta impossibilità a comparire. Questo comporta, per esempio, che un avvocato penalista in isolamento volontario perché entrato in contatto con soggetto positivo al Covid-19, debba fare istanza di rinvio e rimettersi ad una valutazione discrezionale del magistrato, che dovrà decidere se l'impedimento sia o meno assoluto, per ottenere una posticipazione della udienza;

   se possibile, la situazione è ancora peggiore per gli avvocati che non sono penalisti, non tutelati dall'istituto del legittimo impedimento indicato;

   in ogni caso poi, sia in materia penale, civile o amministrativa, un avvocato in quarantena o malato deve comunque rispettare i termini delle scadenze processuali, per il deposito degli atti fuori udienza;

   è perciò indispensabile che venga riconosciuta all'avvocato, che venga a trovarsi nelle situazioni di isolamento, quarantena o contagio, un legittimo impedimento professionale, comprendente la possibilità di non partecipare ad una udienza o di non rispettare una scadenza processuale, in ogni caso ed indipendentemente dalla materia in cui esercita la propria professione –:

   quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere affinché gli avvocati che si trovino in isolamento, quarantena o debbano direttamente affrontare una infezione da Covid-19, possano risultare legittimamente impediti nell'esercizio della professione e, per l'effetto, non essere tenuti a recarsi in udienza ed a rispettare scadenze processuali nel periodo interessato dalla problematica di salute che li vede coinvolti.
(4-07258)


   UNGARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   risulta da numerosi articoli usciti sulla stampa nazionale e online che la seconda ondata dei contagi di Covid-19 stia purtroppo interessando anche le carceri italiane. Un paradosso se si pensa che le case circondariali dovrebbero essere, proprio per le loro caratteristiche, i luoghi più isolati e quindi più sicuri;

   a Trapani, Terni, Oristano, Avezzano, e qualche giorno fa a Roma Rebibbia, si sono verificati gli ultimi casi di ingressi di detenuti positivi al Covid-19 nelle carceri italiane. Facile immaginare quanto alto sia il rischio di trasformazione degli istruiti penitenziari in pericolosissimi focolai di Coronavirus: sia per i detenuti che per gli operatori;

   il 10 settembre 2020 risultavano 11 poliziotti penitenziari e 10 detenuti positivi al virus. Dopo un mese, esattamente con i dati aggiornati il 16 ottobre 2020 dal bollettino del Dap, si è giunti a 90 agenti penitenziari e 54 detenuti positivi. Un balzo enorme nell'arco di un mese. A ciò si aggiunga che quasi la metà della popolazione carceraria nazionale è affetta da altre patologie: mentali, epatiche, sistemiche;

   secondo il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia al 30 settembre 2020 i detenuti negli istituti di pena nazionali sono 54.277 a fronte di una capienza massima totale fissata in 50.570 posti, le donne sono 2.779, mentre gli stranieri sono 17.602. I dati confermano come permanga, seppur il leggero miglioramento, la ridotta capacità del sistema carcerario nazionale e la difficoltà nell'assicurare condizioni dignitose a chi oggi si trova dietro le sbarre;

   la precaria condizione carceraria in Italia è nota e viene da lontano con la censura a livello internazionale sull'affollamento delle stanze che diventano luoghi di contagio pericolosi, perché chiusi con convivenza nelle celle oltremodo ristretta. Si può immaginare come la presenza di un solo soggetto all'interno di un reparto sarebbe un pericolo per tutti e canale di contagio anche per la polizia penitenziaria, gli operatori e le loro famiglie;

   su simili argomenti l'interrogante ha presentato al Ministro della giustizia il 30 marzo 2020 l'atto di sindacato ispettivo n. 4/05046 senza aver ottenuto alcuna risposta –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative ritenga di adottare per ridurre l'evidente rischio di contagio da Covid-19 nelle carceri italiane a tutela di agenti, operatori e detenuti, attuando un piano speciale anticontagio nonché valutando le iniziative di competenza più utili per far scontare le condanne in sicurezza al di fuori degli istituti di pena.
(4-07259)


   TRANO e ERMELLINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel basso Lazio da anni il crimine organizzato ha messo radici e fa affari, e contrastare simili organizzazioni per gli uffici giudiziari locali è sempre più difficile;

   le mafie gestiscono ampie fette del mercato delle sostanze stupefacenti e generano insicurezza con le estorsioni ai danni delle aziende;

   un problema particolarmente forte si verifica nel sud della provincia di Latina e nella stessa area di Cassino, dove si registrano anche inquietanti saldature tra i clan e la criminalità comune, oltre a rapporti inquietanti di simili organizzazioni con pezzi di imprenditoria, delle professioni e della stessa politica, danneggiando l'economia sana;

   tali vicende, che l'interrogante ha più volte denunciato anche in atti di sindacato ispettivo, sono confermate dal susseguirsi di inchieste e arresti;

   nello stesso territorio è sempre più difficile fare e ottenere giustizia, considerando in particolare le carenze di personale negli uffici giudiziari, costretti a tirare avanti con continui vuoti nell'organico e piante organiche ormai sottodimensionate;

   la procura della Repubblica di Cassino è allo stremo e si è appreso che, incredibilmente, proprio tale ufficio giudiziario è stato escluso dall'elenco delle sedi, pubblicato dal Ministero della giustizia il 27 luglio 2020, relativo allo scorrimento della graduatoria per l'assegnazione di personale, negando in tal modo alla stessa procura di Cassino i necessari rinforzi;

   nel sud pontino, data la situazione, solo pochissime indagini per corruzione e reati contro la pubblica amministrazione giungono a dibattimento e, in tal caso, proseguono il loro iter giudiziario con una lentezza esasperante;

   per fare determinate indagini manca personale specializzato, in grado di utilizzare le tecniche più recenti e con alle spalle corsi di aggiornamento in materie legali e finanziarie, e va considerato anche che, nel basso Lazio, il ricambio del personale all'interno delle forze dell'ordine è lentissimo –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente di tale allarmante situazione e quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire giustizia anche nel basso Lazio;

   se non ritengano opportuno intervenire con la massima sollecitudine per fornire le risorse fondamentali alla procura di Cassino;

   se non ritengano opportuno potenziare tale ufficio giudiziario considerando che, con l'emergenza Covid, come più volte segnalato dalla stessa Direzione nazionale antimafia, i clan si preparano a «stritolare» le aziende in crisi di liquidità e a mettere le mani sulle ingenti risorse concesse dall'Unione europea;

   se non ritengano opportuno dotare il sud pontino di un nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e di una sezione della squadra mobile;

   se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che l'idea di sostanziale impunità in tale area possa portare la politica ad operare in contiguità con ambienti che hanno ampie disponibilità di denaro di dubbia provenienza, accelerando così il decadimento del tessuto socio-economico del territorio.
(4-07269)


   TORTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Camillo Romandini, consigliere presso la Corte di appello di Roma e già magistrato presso il tribunale civile di Chieti, risulta essere iscritto nel registro delle imprese come socio al 43,3 per cento dell'azienda agricola denominata «EREDI GIANNICO MICHELINA soc. agricola A.R.L.», come da visura camerale del 20 ottobre 2019;

   il regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, riguardante l'ordinamento giudiziario, all'articolo 16, cristallizza le incompatibilità di funzioni dei giudici, vietando loro, expressis verbis, l'esercizio di industrie o commerci;

   durante la XVII legislatura sono state presentate due interrogazioni parlamentari a risposta scritta da parte del senatore Gianluca Castaldi – n. 4-08366 del 15 novembre 2017 e n. 4-08296 del 24 ottobre 2017 – riferite all'esercizio di attività imprenditoriale da parte del dottor Romandini, in spregio al divieto sancito dalle norme sull'ordinamento giudiziario;

   nel 2018, la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, comminava al magistrato la sanzione della perdita di due mesi di anzianità sia per aver svolto attività imprenditoriale, sia per aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei giudici popolari chiamati a decidere in un processo all'interno del quale rivestiva la funzione di presidente;

   atteso che il Csm possa autorizzare un magistrato a svolgere incarichi extra giudiziari – ai sensi dell'articolo 64, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 1958, n. 916 – di tale autorizzazione, obbligatoriamente, deve darne pubblicità in un albo e informarne il Ministro;

   all'uopo, la circolare Csm n. P22581 del 9 dicembre 2015 (delibera del 2 dicembre 2015), aggiornata al 12 aprile 2017, chiarisce: «[...], il CSM ribadisce di essere titolare del potere di autorizzare gli incarichi extragiudiziari, potere connotato da forte discrezionalità, per la ricorrente necessità di apprezzare la compatibilità dell'incarico con le esigenze del servizio e con le funzioni giudiziarie in concreto svolte e l'inesistenza di compromissioni del prestigio della magistratura, e ciò pur quando una norma di legge sancisca la possibilità di conferimento di un incarico ad un magistrato». In concreto viene mantenuta la distinzione tra le attività liberamente espletabili dal magistrato e quelle a lui radicalmente precluse e quelle esercitabili previa autorizzazione dell'Organo di autogoverno;

   consultando il suddetto albo non vi è traccia di alcuna autorizzazione accordata al dottor Romandini, con riguardo alla suddetta attività imprenditoriale;

   peraltro, il Csm, investito di un caso simile a quello di cui si discorre, nella seduta del 2 maggio 2007, si è espresso in senso negativo rispetto alla possibilità che un giudice eserciti un'attività di impresa e, in particolare, gestisca l'azienda agricola di famiglia. Infatti si legge: «Il divieto di esercitare industrie e commerci previsto dall'art. 16 dell'Ordinamento giudiziario non può ritenersi riferito solo all'esercizio di attività industriali e commerciali in senso stretto, ma va esteso a qualsiasi attività imprenditoriale e quindi a qualsiasi attività che si sostanzi nell'esercizio e nella gestione di un'attività economica organizzata al fine di trarne profitto» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda promuovere iniziative di competenza, valutando se sussistano i presupposti per promuovere l'azione disciplinare.
(4-07276)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   NOBILI e GADDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, codice della strada, stabilisce che la larghezza massima dei veicoli, compresi i rimorchi, non deve eccedere la larghezza di 2,55 metri;

   la circolare del Ministero dei trasporti n. 1417/4184(0) del 25 maggio 1990 limita l'utilizzo di rimorchi con larghezza maggiore dell'autocarro ai casi in cui questo (cat. N) consentendo il traino dei soli rimorchi TATS e Caravan qualora l'autocarro esista anche nella versione autovettura (cat. M) e per il quale sia stata riconosciuta una larghezza rimorchiabile maggiore di quella della motrice in sede di omologazione (articolo 53 t.u.) o in sede di visita di prova (articolo 54 t.u.);

   la circolare citata non tiene conto del fatto che successivamente sono stati immessi nel mercato autoveicoli, come pick up, immatricolati esclusivamente come autocarri e per i quali non esiste la versione autovettura. Per questi la circolare prevede che la larghezza dei rimorchi sia pari a quella del veicolo trainante;

   l'articolo 56, comma 2, del codice della strada include rimorchi per trasporto di persone, per trasporto di cose, per trasporti specifici, ad uso speciale, caravan, ovvero rimorchi posti a distanza non superiore ad un metro, con speciale carrozzeria e attrezzati per essere adibiti ad alloggio esclusivamente a veicolo fermo;

   non si ravvede fondamento giuridico nella limitazione che alcune sedi della Motorizzazione hanno posto in sede di aggiornamento della carta di circolazione di un autocarro a seguito di installazione del gancio di traino per i soli rimorchi indicati alle lettere e) e f) del suddetto articolo del codice della strada;

   per i veicoli adibiti al servizio di protezione civile impiegati in attività istituzionali la normativa nazionale o regionale dispone diversi regimi speciali, con riferimento, a titolo esemplificativo, all'esenzione dal pagamento del bollo auto ovvero alla possibilità di utilizzare dispositivi acustici supplementari di allarme e segnalazione visiva per l'espletamento di servizi urgenti –:

   quali iniziative intenda adottare per aggiornare le norme relative al traino dei rimorchi al fine di chiarire le criticità menzionate in relazione all'interpretazione dell'articolo 61 del codice della strada, anche al fine di evitare l'esclusione di alcune tipologie di rimorchio e di superare restrizioni sulla categoria di veicolo, prevedendo altresì specifiche deroghe per veicoli che effettuano servizi di pubblico interesse, quali quelli della protezione civile.
(5-04832)


   BERGAMINI, ZANELLA, ROSSO, MULÈ e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale del 25 ottobre 2020, n. 265, è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, le cui disposizioni entrano in vigore a decorrere dal 26 ottobre;

   come noto con il provvedimento sono state adottate una serie di misure restrittive, finalizzate a ridurre la diffusione dei contagi da COVID-19, che hanno riguardato in particolare l'attività dei pubblici esercizi quali bar, ristoranti, pasticcerie e altri, il settore delle palestre e dei centri benessere, le discoteche, cinema e teatri, nonché le scuole di grado secondario;

   rimangono invece immutate le disposizioni vigenti in materia di trasporto pubblico locale i cui mezzi possono continuare a viaggiare con una percentuale di riempimento pari all'80 per cento della capienza;

   anche per l'assenza di effettivi controlli, in particolare nelle grandi città quali, ad esempio Roma e Milano, autobus e metropolitane circolano con una capienza di passeggeri che in determinate ore della giornata supera la capienza consentita. Stessa situazione si verifica abitualmente sui treni regionali utilizzati dai lavoratori pendolari;

   le condizioni in cui si svolge il servizio pubblico locale rappresentano uno dei principali pericoli di propagazione della pandemia, perché in assenza di controlli adeguati, è sovente impossibile per i passeggeri, non solo mantenere il distanziamento minimo previsto, ma anche evitare di stare accalcati uno sull'altro;

   per quanto con i decreti-legge «rilancio» e «semplificazioni» siano state stanziate risorse e previste misure per consentire di ricorrere a servizi ausiliari del trasporto pubblico locale, tramite l'utilizzo di taxi, Ncc e bus turistici, all'atto pratico, in particolare nelle grandi città tali misure non stanno producendo effetti significativi;

   l'articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre prevede che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con proprio decreto, possa modificare le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 in materia di trasporto pubblico –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza volte a garantire effettivamente la sicurezza dei passeggeri sui mezzi del trasporto pubblico locale, con particolare riferimento agli attuali limiti di capienza previsti, all'effettuazione dei controlli, e all'utilizzo delle misure alternative già previste, quali il ricorso a bus turistici, taxi e Ncc.
(5-04833)


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, risulta che sono finite sotto inchiesta della procura della Repubblica di Roma, le gare d'appalto per i servizi assicurativi stipulate da Ferrovie dello Stato italiane con assicurazioni Generali. In particolare, si sta indagando su sessantasei pratiche di liquidazione mancanti e su due risarcimenti assicurativi da 1,6 milioni di euro ottenuti nel 2014;

   in generale, le indagini si stanno concentrando su tutto il mondo assicurativo di Ferrovie dello Stato italiane, negli anni 2009, 2010, 2013 e 2014. L'ipotesi preliminare su cui pare si stia lavorando è che siano state commesse delle frodi con danno per l'holding e le controllate, nelle polizze relative alla responsabilità civile, oltre a quelle per incendio e danni;

   emergono dalle indagini alcuni dettagli che alimentano dubbi sulla corretta gestione del gruppo Ferrovie in relazione alla gestione assicurativa, anche perché sembra che venissero assegnate sempre alla stessa compagnia;

   il gruppo ferroviario, intanto, rispetto al 2011, ha dimezzato le sue spese assicurative. Settantaquattro milioni nel 2011, trentasette nel 2018, con un incremento a quaranta per il 2019. Assicurazioni Generali, a quanto pare, esercita un poderoso costante dominio sulla concorrenza; è suo l'89,5 per cento delle polizze stipulate da gruppo. Il giro d'affari è di oltre mezzo miliardo di euro. La compagnia assicuratrice ha incassato da Ferrovie quasi 493 milioni di euro tra il 2011 e il 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere affinché sia fatta luce sull'intera vicenda, con particolare riferimento alle pratiche mancanti e ai cospicui risarcimenti assicurativi.
(5-04834)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per far fronte all'emergenza da Covid-19 sono state introdotte misure di sostegno al trasporto pubblico locale sia per i gestori del servizio, che per gli enti locali e gli utenti;

   diversi sono gli interventi previsti in materia di trasporto pubblico locale: 500 milioni di euro per l'anno 2020 (decreto-legge n. 34 del 2020) per mitigare gli effetti negativi in termini di riduzione dei ricavi, incrementato di ulteriori 400 milioni di euro dal decreto-legge n. 104 del 2020, che ha anche previsto, a sostegno del settore dei servizi di trasporto di linea di persone effettuati su strada mediante autobus e non soggetti a obblighi di servizio pubblico, un fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2020, destinato a compensare i danni subiti in considerazione dell'emergenza dalle imprese esercenti detti servizi;

   è da considerare anche l'incremento dei mezzi del trasporto urbano, in deroga all'articolo 87, comma 2, del decreto legislativo n. 285 del 1992, che destina ai servizi di linea per trasporto di persone anche le autovetture a uso di terzi in servizio di noleggio con conducente e servizio di piazza per trasporto di persone di cui all'articolo 82, comma 5, lettera b), del medesimo decreto;

   diverse aziende di noleggio (autobus e pulmini) nell'ambito dei settore turistico, da marzo 2020 hanno cessato di operare, azzerando, di fatto, lavoro e fatturato. Esse da tempo chiedono di poter affiancare il servizio pubblico con i propri mezzi per evitare assembramenti sugli automezzi, divenuto insostenibile in diverse zone del Paese ed in particolare nella provincia di Foggia, specie in corrispondenza delle aperture scolastiche, dove giungono da parte dei cittadini diverse segnalazioni in tal senso, poi rilanciate dalla stampa locale;

   sarebbe altresì opportuno insistere con le regioni, come la Puglia, che hanno ridotto all'80 per cento la fruibilità dei posti in sicurezza, affinché si attivino le collaborazioni con quelle aziende di trasporto private, piccole e grandi, controllando che la ripartizione degli affidamenti vada equamente divisa tra tutti i soggetti privati, in modo che si dia ad ognuno la possibilità di sopravvivere –:

   quali ulteriori iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di potenziare il servizio di trasporto pubblico mediante il ricorso alle aziende private di trasporto, per superare i gravi problemi derivanti dal sovraffollamento sui mezzi di trasporto pubblico.
(5-04835)


   DE LORENZIS, LUCIANO CANTONE, SCAGLIUSI, BARBUTO, CARINELLI, DE GIROLAMO, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI.— Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'anno 2001, con l'entrata in vigore della legge n. 443 del 2001 e con la successiva approvazione della delibera del Cipe del 21 dicembre 2001, n. 121, il raddoppio della tratta «Termoli-Lesina» della linea Pescara-Bari venne inserito fra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale e, pertanto, soggetto alle disposizioni della cosiddetta «legge obiettivo»;

   il progetto di velocizzazione della linea adriatica è stato pianificato e interamente finanziato nel contratto di programma 2017-2021 per un totale di 617 milioni di euro con l'obiettivo di raggiungere, su oltre il 60 per cento dei circa 750 chilometri, una velocità superiore ai 200 chilometri all'ora, che può consentire la riduzione dei tempi di spostamento di oltre un'ora da Bologna e Lecce;

   con specifico riguardo, al raddoppio del tratto ferroviario Termoli-Lesina, l'intervento è stato di recente inserito nel piano «Italia Veloce» a un costo specifico di 700 milioni di euro ed è interamente finanziato;

   nel mese di maggio 2020, la Commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas, esaminato il progetto definitivo corridoio plurimodale adriatico asse ferroviario Bologna-Bari-Lecce-Taranto. Linea ferroviaria Pescara-Bari. Tratta Termoli-Lesina, ha espresso parere negativo, evidenziando la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti sulle potenziali interazioni tra la linea in questione, così come modificata nel tratto, e la componente biodiversità;

   nell'ambito del procedimento di riesame del predetto parere in data 25 settembre 2020 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto a società Rete ferroviaria italiana s.p.a. integrazioni documentali e di analisi per diverse componenti ambientali necessarie per il completamento del supplemento istruttorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità emerse e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di addivenire ad una definizione del procedimento per superare gli ostacoli che impediscono uno sviluppo coerente ed efficiente della dorsale ferroviaria adriatica e consentire la conclusione dell'opera in tempi certi.
(5-04836)


   ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dall'ultima edizione del rapporto «Pendolaria», pubblicato da Legambiente e relativo alla quantità e qualità dei treni in circolazione e ai conseguenti effetti sulla vita quotidiana dei pendolari di tutta Italia, emerge come anche quest'anno le tre peggiori linee d'Italia siano la tratta ferroviaria Roma nord-Viterbo, Roma-Ostia Lido e l'ex Circumvesuviana, cui si aggiungono la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo;

   il rapporto conferma, inoltre, gli infiniti disagi che quotidianamente sopportano i pendolari costretti a effettuare spostamenti con treni sovraffollati, che ogni anno riducono le corse se non le cancellano completamente, e i cui mezzi sono quasi sempre obsoleti, in un sistema caratterizzato da drastici tagli e una totale disattenzione al servizio;

   quanto evidenziato dal rapporto di Legambiente è confermato ogni giorno dai video che si trovano sul web e che documentano le stesse criticità e l'esasperazione dei cittadini;

   il trasporto pubblico locale è alimentato dal «Fondo per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario», istituito dalla legge di bilancio per il 2013, legge n. 228 del 2012, poi ridisciplinato a partire dal 2018 dal decreto-legge n. 50 del 2017, che ne ha anche rideterminato la consistenza, fissandola in circa cinque miliardi di euro all'anno, le cui risorse sono ripartite annualmente tra le regioni;

   circa il novanta per cento delle risorse che regioni ed enti locali gestiscono per il trasporto pubblico locale sono, quindi, di provenienza statale –:

   se non ritenga di avviare con urgenza procedure di verifica e controllo sulla gestione delle risorse affidate alle regioni.
(5-04837)


   MACCANTI, RIXI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica conseguente a quella sanitaria da COVID-19 vi è quello dei trasporti, con riguardo sia al trasporto pubblico locale che agli autoservizi pubblici non di linea (taxi e Ncc) e il trasporto privato;

   in particolare: le imprese del trasporto pubblico locale hanno patito perdite superiori a 1,2 miliardi di euro; le imprese del trasporto privato (ad esempio bus turistici) registrano una contrazione dei ricavi superiore ai 90 per cento e analoghe perdite sono dichiarate dalle imprese esercenti autoservizi pubblici non di linea (taxi e Ncc);

   con il decreto-legge cosiddetto «rilancio» è stato istituito un fondo a compensazione dei minori ricavi derivanti dai mancato utilizzo dei mezzi pubblici da parte dell'utenza, per gli oneri derivanti dall'obbligo di emettere voucher o prolungare gli abbonamenti agli utenti del servizio pubblico nel periodo non usufruito per il lockdown; la dotazione di questo fondo, pari inizialmente a 500 milioni di euro, è stata incrementata di ulteriori 400 milioni di euro da una apposita norma contenuta nel decreto-legge «agosto»; quest'ultima norma prevede che una quota del fondo (300 milioni) possa essere utilizzata per il finanziamento di servizi aggiuntivi, erogati da soggetti diversi dagli affidatari del servizi;

   ad oggi, le imprese del trasporto pubblico locale lamentano l'insufficienza delle risorse stanziate e soprattutto gravi ritardi nell'erogazione delle risorse, nonché la mancata attivazione dei servizi aggiuntivi (utilizzando, ad esempio, i bus turistici), nonostante i numerosi solleciti delle forze politiche in tal senso;

   al netto delle misure cosiddette orizzontali (cassa integrazione, bonus 600 euro, e altro), taxi e Ncc hanno potuto beneficiare soltanto di un credito d'imposta per le spese sostenute per l'acquisto di dispositivi di protezione e paratie divisorie, e dei «buoni viaggio» destinati a coprire il 50 per cento del costo delle corse sostenute da famiglie e disabili: tuttavia, i soggetti interessati lamentano la mancata ricezione di tali voucher;

   tutte le misure attivate per il trasporto di massa si sono rivelate inefficaci nella riduzione del sovraffollamento sui mezzi e, dunque, nella prevenzione della diffusione del contagio, laddove misure draconiane sono state adottate per tutti gli altri settori produttivi (ristoranti, bar, palestre, e altro) e nell'ambito dell'istruzione (si veda l'obbligo della didattica a distanza) –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare per risolvere i problemi evidenziati in premessa relativi al trasporto di massa.
(5-04838)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel settembre del 2019 è stata presentata l'interpellanza n. 2-00527 per chiedere notizie e chiarimenti sul rapporto tra il gruppo FS e i gruppi assicurativi con cui l'azienda ha stipulato i contratti negli ultimi anni;

   recentemente, si è appreso, da notizia di stampa, di un'indagine in corso da parte della procura della Repubblica proprio sui temi oggetto della suddetta interpellanza, rispetto alla quale non è intenzione degli interroganti entrare nel merito;

   sempre da notizie di stampa risulterebbe che il gruppo FS abbia affidato a un soggetto esterno un audit sulla gestione delle polizze, dal quale sarebbero emerse «anomalie», raccolte in un rapporto ora agli atti della procura;

   da questo rapporto, datato 5 ottobre 2020, risulterebbe che una «anomalia» riguarderebbe la sparizione di 66 pratiche su 600 sinistri relativi agli infortuni sul lavoro dei dirigenti che ammonterebbero a circa 30 all'anno;

   un fatto molto grave, qualora venisse confermato, quello della sparizione di pratiche estremamente delicate, avvenuta in una primaria azienda controllata e vigilata dal Governo –:

   di quali elementi dispongano in ordine alle circostanze esposte in premessa, con particolare riguardo alla sparizione delle pratiche aventi per oggetto gli infortuni dei dirigenti della società e quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di ricostruire in modo integrale presso il Gruppo FS tutta la documentazione relativa a sinistri di qualunque natura.
(5-04840)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia della Spezia, la variante Aurelia, strada statale 1, è una infrastruttura progettata su tre lotti. Di questi, i primi due sono stati realizzati e sono percorribili mentre il terzo, che dovrebbe completare l'opera, collegando la zona del Felettino con il raccordo autostradale, non è stato terminato;

   i lavori del terzo lotto sono bloccati da quasi tre anni, da quando l'appalto originario è stato oggetto di risoluzione contrattuale;

   per portare a termine la costruzione, il progetto esecutivo di completamento veniva poi suddiviso in tre stralci funzionali;

   la criticità della situazione era già affrontata in diverse interrogazioni in Commissione, le ultime quelle presentate il 3 marzo e 19 maggio 2020. Il Governo rispondeva che, per il primo stralcio funzionale, dallo svincolo del Forno allo svincolo Buonviaggio, il 29 marzo 2019 era stato pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori e l'11 febbraio 2020 si era svolta la seduta di aggiudicazione;

   tuttavia, le offerte delle prime due classificate si sarebbero rivelate anomale ai sensi dell'articolo 97, comma 3, del decreto legislativo n. 50 del 2016 e sarebbe stato attivato il procedimento di verifica dell'anomalia. Da oltre 5 mesi tutto risulta bloccato;

   per il II° stralcio funzionale – dallo svincolo di Buonviaggio allo svincolo di San Venerio – il Governo garantiva l'approvazione del progetto esecutivo per il mese di settembre 2020. La pubblicazione del bando di gara sarebbe poi avvenuta entro il mese di ottobre 2020, termini non rispettati;

   per il 3° stralcio funzionale – dallo svincolo di San Venerio allo svincolo Melara – veniva segnalato come in fase di redazione il progetto esecutivo. Neppure per quest'ultima parte dell'opera ci sono novità;

   unico dato certo è che i lavori della variante Aurelia sono fermi dal 2018 e le poche e frammentarie notizie su ipotetici cronoprogrammi fornite dal Governo sono state poi disattese nella realtà. Come già evidenziato, ad aggravare ancora di più la situazione della viabilità locale, che questa infrastruttura aveva il compito di risolvere, ha contribuito il crollo del ponte di Albiano Magra che ha concentrato tutto il traffico locale sulla arteria di Buonviaggio –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di sbloccare ed aggiudicare le procedure di gara dei tre stralci funzionali del terzo lotto della variante Aurelia, strada statale 1, della provincia della Spezia.
(4-07255)


   CECCHETTI e BONIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la città di Lainate rischia l'isolamento in seguito ai ritardi sulla riapertura del cavalcavia di via Manzoni e al possibile senso unico alternato di via Milano, nell'ambito dei lavori di ampliamento alla quinta corsia del tratto A8 barriera Milano nord – interconnessione di Lainate (lotto 2);

   sono trascorsi ormai oltre due mesi dalla consegna delle aree del sottopasso di corso Europa, da parte del comune di Lainate ad Aspi, e la realizzazione di tali opere risulta essere un tassello fondamentale per l'avanzamento del progetto di ampliamento alla quinta corsia dell'autostrada A8;

   tale consegna, avvenuta il 16 luglio 2020, ha sancito il momento di messa a disposizione dell'interezza delle aree di cantiere con conseguente attivazione dei termini contrattuali tra Aspi e la società appaltatrice, Vitali spa, e successiva consegna del cronoprogramma complessivo di tutte le opere previste;

   la riapertura, a doppio senso di marcia del cavalcavia di via Manzoni, doveva avvenire a marzo 2020;

   ad oggi nulla è stato comunicato all'amministrazione comunale in merito al cronoprogramma delle opere, elemento fondamentale che consente a tutti, all'amministrazione comunale in primis, ma anche ad Aspi stessa, di poter comunicare date certe sull'esecuzione delle opere di cantiere;

   l'intervento della barriera Milano nord – interconnessione di Lainate nasce dall'esigenza di dare continuità al potenziamento a 3 corsie dell'autostrada A9 ed, al contempo, di garantire l'accesso della viabilità al polo fieristico e all'area Expo 2015 nel settore nord-ovest di Milano, in prossimità della Fiera di Rho-Pero, al fine di una trasformazione territoriale volta ad avviare un complessivo rilancio dell'area, sulla base di una nuova ipotesi progettuale di sviluppo dell'ex complesso industriale per l'insediamento e lo sviluppo di attività anche ad elevato contenuto innovativo e tecnologico;

   inoltre, è prevista la riqualificazione del collegamento tra la strada statale 33 «del Sempione» e la strada statale 233 «Varesina» che ha anche la funzionalità di adduzione all'autostrada;

   tra le principali opere previste ci sono anche quelle per l'installazione di circa 5.000 metri di barriere fonoassorbenti, un nuovo sottovia carrabile in corrispondenza dell'interconnessione di Lainate, la viabilità esterna di connessione con i territori limitrofi, il nuovo cavalcavia di via Manzoni a Lainate ed il completamento delle manovre di svincolo di Origgio Ovest –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto, in maniera urgente, per far fronte alle problematiche connesse ai lavori per l'avanzamento del progetto di ampliamento alla quinta corsia dell'autostrada A8 e quali siano i tempi certi per l'inizio dei lavori del cavalcavia di via Manzoni previsti per la messa in esercizio dell'opera.
(4-07260)


   TOMBOLATO, CAVANDOLI, GOLINELLI, VINCI, MURELLI, TONELLI, MORRONE, RAFFAELLI, PIASTRA, CESTARI, FIORINI e TOMASI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 22 ottobre 2020, alle ore 18, un grosso masso di calcestruzzo si è improvvisamente staccato da un giunto di dilatazione del manto stradale dell'autostrada A1, in prossimità dello svincolo di uscita Modena Sud, e ha colpito, sfondandolo, il cruscotto di un'autovettura in transito, con tre persone a bordo; è stato ferito gravemente sul petto e sul volto il consigliere regionale Michele Barcaiuolo, seduto nel lato passeggero;

   si tratta di un episodio gravissimo che poteva finire in tragedia coinvolgendo anche altre vetture in transito; solo per pura fortuna il consigliere, soccorso e in terapia intensiva, non è in pericolo di vita;

   il masso è stato probabilmente sollevato da terra dalle ruote di un grande veicolo, colpendo la vettura che transitava subito dietro;

   tale incidente provoca lo sgomento della popolazione e mette alla luce la mancata sicurezza delle opere pubbliche e delle infrastrutture del Paese;

   da quanto riportano i giornali, il pezzo di calcestruzzo si è staccato da un giunto di dilatazione della carreggiata interessato da lavori nel mese di maggio 2020, a cura di una ditta esterna ad Autostrade per l'Italia; la società ha avviato un'istruttoria interna inviando una contestazione formale alla ditta esecutrice dei lavori e, in via cautelativa, ha ispezionato e demolito una serie di altri punti della carreggiata interessati da interventi analoghi, avviando i necessari lavori di ripristino;

   nonostante i finanziamenti promessi dal Governo per le opere pubbliche e per la manutenzione di ponti e viadotti, sembra che manchi in realtà una mappatura effettiva delle infrastrutture in pericolo per gli utenti di strade e autostrade;

   specialmente in Emilia-Romagna i controlli sulla sicurezza del manto stradale delle principali arterie A1, A14, via Emilia, E45, delle strade della provincia di Forlì-Cesena sono del tutto insufficienti e gli autotrasportatori da anni segnalano le condizioni precarie e allarmanti in cui sono costretti a viaggiare; una statistica Aci indica come nel 2019 le vittime sull'asfalto siano aumentate in provincia di Forlì-Cesena del 18 per cento rispetto al 2018, con l'incremento più elevato di tutta Italia dopo Venezia –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire le responsabilità per l'eventuale cattiva esecuzione dei lavori e per la mancata manutenzione del tratto della A1, che ha provocato il gravissimo incidente del 22 ottobre 2020, e se non ritenga improcrastinabile una mappatura effettiva dei ponti e viadotti in pericolo e del manto autostradale delle principali arterie, alquanto carenti soprattutto nella regione Emilia-Romagna, al fine di garantire l'idoneità delle strutture e la messa in sicurezza per gli utenti.
(4-07278)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   il Giornale di Vicenza, in edicola il 15 ottobre 2020, informa che martedì 13 ottobre 2020 hanno avuto luogo a Posina, minuscolo comune della provincia di Vicenza (VI), la convalida degli eletti, il giuramento del sindaco e la nomina degli assessori;

   il tutto è avvenuto quasi fuori tempo massimo, a causa dei problemi sorti con la lista «L'Altra Italia», guidata dal candidato sindaco Maria Galasso, foggiana di San Licandro Garganico e interamente formata da componenti pugliesi, residenti a San Paolo di Civitate;

   la compagine aveva inaspettatamente ottenuto 17 voti alla recente consultazione elettorale, guadagnandosi di diritto un seggio di minoranza;

   però, la stessa Galasso, appresa la nomina, si è subito dimessa «per motivi personali»;

   anche Pompeo Minchillo, l'unico dei candidati consiglieri con una sola preferenza, successivamente si è dimesso, mettendo in moto una singolare reazione a catena;

   il consiglio comunale, convocato per il 30 settembre 2020, all'ultimo minuto, è stato annullato;

   per motivi giuridici formali e sostanziali, si doveva prima procedere a convalidare l'elezione di uno degli altri 7 consiglieri, pure se avevano ottenuto zero preferenze;

   alla fine, hanno rinunciato anche Antonio Alessandrino, Raffaella Pia Alessandrino, Nazario D'Orsi, Antonietta Franco e Gerardo Mastromauro;

   silenzio assoluto, invece, per gli ultimi due della lista: Elisabetta Papagna e Maria Pilolli, che nonostante i solleciti, non hanno fatto conoscere la loro decisione;

   quanto accaduto a Posina, un'inedita situazione per la provincia berica, presenta per gli interpellanti tuttavia singolari analogie con la vicenda, riportata dalla stampa nazionale, dei poliziotti calabresi che, alle ultime elezioni, si sono candidati nel piccolo comune lucano di Carbone, solo per usufruire di trenta giorni di aspettativa elettorale retribuita;

   con riferimento a tale episodio la stampa nazionale parla di una verifica disciplinare avviata nei loro confronti dal Ministero dell'interno –:

   se i candidati della lista «L'altra Italia» di Posina (VI) siano dipendenti del Ministero dell'interno o di altre amministrazioni pubbliche, e quali;

   in caso di conferma se si intenda sottoporre il citato comportamento ad una verifica sul piano disciplinare.
(2-00975) «Zanettin, Gelmini».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è di lunedì 19 ottobre 2020 la notizia dell'ennesima rivolta scoppiata all'interno del centro di accoglienza allestito presso l'hotel Pagi nel comune di Predda Niedda, a Sassari, dove sono isolati in quarantena ben 67 ospiti della struttura risultati positivi al Covid-19;

   già la settimana precedente gli immigrati ospitati nel centro erano insorti per sottrarsi alla misura di isolamento prescritta a seguito del contatto dei medesimi con soggetti contagiati dal virus e avevano cominciato a lanciare in segno di protesta vari oggetti, olio e vernice sulla strada, oltre a pretendere altri tamponi per verificare immediatamente la loro positività al virus;

   successivamente i risultati dei test effettuati hanno confermato i contagi, ma gli ospiti, tutti asintomatici, non hanno voluto a questo punto accettare il responso delle analisi e hanno provocato un'altra violenta rivolta all'interno della struttura;

   come riportato dalla stampa, per sedare la protesta sono dovuti intervenire gli agenti della questura di Sassari in tenuta antisommossa, grazie ai quali si è infine riportata la situazione alla calma;

   come già evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-07089, depositato dall'interrogante subito dopo la segnalazione dei primi casi accertati all'interno della struttura di Predda Niedda, la decisione dell'attuale Governo di distribuire gli immigrati che giungono illegalmente sulle coste della Sardegna tra diversi comuni dell'isola e in strutture del tutto inadeguate sta creando gravissimi problemi di ordine pubblico e di sicurezza sanitaria sia per le forze dell'ordine che per la popolazione, ulteriormente aggravati dall'emergenza causata dalla pandemia;

   quanto accaduto presso il centro di accoglienza di Predda Niedda non è purtroppo un caso isolato, come dimostrano le numerose rivolte e sommosse provocate dagli immigrati anche in altri centri di accoglienza e che le cronache riportano ormai quotidianamente –:

   cosa sia effettivamente accaduto al centro di accoglienza di Predda Niedda e quale sia la situazione ora al suo interno quali iniziative intenda assumere affinché nella struttura siano garantite tutte le misure e le precauzioni necessarie a scongiurare il ripetersi di episodi simili a quello esposto in premessa e ad assicurare il rispetto delle misure di profilassi per il contenimento del virus Covid-19.
(4-07251)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2020 nel sud della Sardegna si è registrato l'ennesimo sbarco di immigrati clandestini;

   secondo quanto riportato dalla stampa, circa all'una di notte un barchino partito dalle coste del Nord Africa e con a bordo 8 stranieri, tutti di nazionalità algerina, è stato intercettato da un pattugliatore della Guardia di finanza al largo di Teulada, sulla costa sud occidentale della Sardegna;

   gli immigrati sono stati fermati e scortati fino al porticciolo di Sant'Antioco ed infine sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza di Monastir dove, dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione, dovrebbero rimanere in quarantena;

   ancora il giorno successivo, precisamente in data 20 ottobre, altri 12 immigrati irregolari di nazionalità algerina sono stati intercettati lungo le coste del Sulcis dai Carabinieri: 9 sono stati bloccati vicino a Porto Pino, nella località Corrumanciu, mentre altri 3 sono stati fermati a Porto Botte;

   sempre lo stesso giorno, 8 immigrati irregolari, appena sbarcati poco dopo le otto del mattino a Sant'Anna Arresi, nel Compendio di Porto Pino, sono stati notati da alcuni passanti in gruppetti sparsi, uno nei pressi della località balneare e l'altro vicino alla frazione di Is Pillonis;

   dopo l'intervento delle forze dell'ordine anche in questo caso gli immigrati sono stati tutti accompagnati per il prescritto periodo di quarantena al centro di accoglienza di Monastir, come noto già sotto pressione per l'elevato numero di ospiti al suo interno;

   mentre ormai da mesi le cronache continuano a riportare quotidianamente l'arrivo di decine di immigrati clandestini ogni giorno sulle coste della Sardegna, ad oggi non risulta ancora attivata dall'attuale Governo alcuna specifica e tempestiva misura per fermare i flussi migratori irregolari verso l'isola, il che appare ancor più inspiegabile a fronte invece della recente proroga dello stato di emergenza nazionale disposta dall'attuale Governo;

   la situazione in Sardegna a causa dell'aumento esponenziale degli sbarchi illegali è da tempo gravissima e necessita di interventi urgenti, come già evidenziato in numerosi e precedenti atti di sindacato ispettivo (interrogazioni nn. 4-06178, 4-06030, 4-06373, 4-06442, 4-06993, 4-07141), e ciò non solo per il ripristino della legalità e per assicurare l'osservanza della normativa in materia di immigrazione ma soprattutto per tutelare la sicurezza e la salute della popolazione sarda ingiustificatamente esposta a ulteriori rischi sanitari –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare a fronte dell'aumento esponenziale degli sbarchi illegali che continuano a registrarsi sulle coste della Sardegna e se non ritenga opportuno assumere iniziative immediate per garantire il controllo dei confini marittimi e fermare i flussi migratori illegali verso l'isola.
(4-07252)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il segretario generale del sindacato Fsp Polizia di Stato, Valter Mazzetti, ha denunciato in una nota un nuovo episodio di aggressione avvenuto ai danni di un collega poliziotto da parte degli immigrati clandestini ospitati a Villa Sikania, ad Agrigento;

   una quindicina di clandestini si sono scagliati contro i poliziotti di turno in servizio di vigilanza, davanti al cancello del centro d'accoglienza Villa Sikania di Siculiana ad Agrigento;

   uno dei migranti, in particolare, avrebbe aggredito un ispettore rimasto ferito alla fronte e portato al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio;

   il segretario generale racconta che, in poco tempo, si sono allontanati dalla struttura altri 8 immigrati che dovrebbero, invece, essere in quarantena;

   considerato il continuo manifestarsi di rivolte nei centri di accoglienza, nonché delle continue fughe, Fsp Polizia di Stato esprime tutta la sua preoccupazione per l'incolumità degli agenti in servizio e paventa il rischio di conseguenze fatali;

   per evitare il peggio, Fsp Polizia di Stato chiede che vengano cambiate le regole d'ingaggio sulla sorveglianza di questi luoghi dove il rischio da Covid-19 alimenta tensioni già alle stelle;

   il segretario generale dichiara che, in questo periodo di emergenza sanitaria, gli agenti sono costretti ad agire in un limbo normativo e operativo che, di fatto, non gli consente di intervenire per fermare chi vuole allontanarsi;

   «Siamo là solo a prendere le botte, a essere travolti – dichiara Valter Mazzetti – e, se i migranti disperati lo decidono, a finire al centro della loro rabbia. Ci chiediamo come sia possibile a Roma continuare a fingere che tutto questo non stia accadendo. Ci sono in Italia centri non adatti all'emergenza sanitaria, da cui si sono allontanati migranti in quarantena e persino migranti positivi. Noi siamo in giro intere giornate a cercarli e tentare di riprenderli, intanto rischiamo contagi insieme ai cittadini che però devono essere molto ligi, altrimenti passano i guai. La solita assurda ipocrisia» –:

   cosa intenda fare il Governo per migliorare le attuali condizioni di lavoro in cui opera il personale di vigilanza in servizio presso le strutture destinate ad ospitare immigrati clandestini ed, in particolare, Villa Sikania.
(4-07254)


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi più di tre anni dall'inizio dei lavori di ristrutturazione della sede del distaccamento aeroportuale dei vigili del fuoco presso l'isola di Pantelleria. L'edificio, ubicato all'interno dell'area aeroportuale e, al momento, non più operativo e fruibile, è di proprietà dell'Enac che ne ha commissionato i lavori: gli interventi di manutenzione straordinaria avviati nell'ambito di un progetto di riqualificazione – ufficialmente iniziati nel mese di giugno 2017 – da oltre un anno sono stati sospesi, con evidente deperimento e documentato degrado generale dell'intera struttura;

   nel mese di luglio 2018, il presidio terrestre e quello aeroportuale dei vigili del fuoco venivano trasferiti, in via temporanea, all'interno di due distinti fabbricati appartenenti, rispettivamente, all'Aeronautica militare e alla Marina militare, comportando una maggiorazione dei costi a carico dell'amministrazione derivante dalle spese di affitto dei locali e dei servizi;

   in data 8 agosto 2020, il servizio di prevenzione e protezione del comando provinciale dei vigili del fuoco di Trapani effettuava un sopralluogo presso le sedi di servizio provvisorie del distaccamento terrestre e aeroportuale di Pantelleria, al fine di valutare l'idoneità dei locali ove, oggi, opera il personale: i medici responsabili dell'ispezione, oltre a non ritenere sussistenti le condizioni minime di sicurezza e igienico-sanitarie per il personale in servizio, rilevavano forti criticità logistiche – adesso più che mai aggravate dall'emergenza epidemiologica in atto – per la puntuale attuazione delle misure di contrasto al rischio di contagio da COVID-19;

   tale situazione di incertezza provoca nel personale in servizio sull'isola un clima di insofferenza e di grande preoccupazione che, inevitabilmente, si ripercuote sulla serenità sia dei luoghi di lavoro, sia durante gli interventi di soccorso: è essenziale restituire in tempi stretti a tutto il personale quella tranquillità e adeguate condizioni di sicurezza sul proprio luogo di lavoro, elementi necessari per garantire un servizio di soccorso tecnico urgente efficace, quale deve essere in caso di interventi complessi in sede aeroportuale;

   la legge n. 930 del 1980, successivamente modificata dalla legge n. 384 del 1991, prevede che sia compito della società che gestisce l'aeroporto – nel caso specifico, l'Enac – garantire i locali, le attrezzature e le infrastrutture in uso, a titolo gratuito, al Ministero dell'interno;

   a seguito di recenti incontri avvenuti nei mesi di settembre e ottobre 2020 fra il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Trapani e il nuovo direttore dell'Enac Sicilia occidentale, sembrava essere stata individuata una possibile e migliorativa sistemazione provvisoria del personale in servizio all'interno dei locali della vecchia aerostazione: anche questa ipotesi, tuttavia, naufragava per il veto dell'Enac che veniva imposto, a quanto consta all'interrogante, con nota del 14 ottobre 2020;

   una valida soluzione alternativa, nell'attesa del completamento dei lavori della sede originaria del distaccamento aeroportuale dei vigili del fuoco, sembrerebbe essere la separazione delle sedi operative, terrestre e aeroportuale, con l'individuazione da parte del comune di Pantelleria di una superficie di terreno idonea alla costruzione di un nuovo distaccamento dei vigili del fuoco –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire chiarimenti sui fatti esposti in premessa e, al contempo, intenda valutare l'opportunità di promuovere iniziative volte a sollecitare l'Enac affinché riprenda e concluda, nel più breve tempo possibile, i lavori di ristrutturazione – interrotti da più di un anno – della sede originaria del distaccamento aeroportuale dei vigili del fuoco presso l'isola di Pantelleria, garantendo in tal modo la piena tutela del personale in servizio, anche alla luce della grave emergenza sanitaria ancora in atto.
(4-07262)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano umbro online «tuttoggi.info» il 21 ottobre 2020, si apprende delle polemiche politiche nate tra il sindaco, la giunta e il consiglio comunale di Spoleto e la presidente della regione Umbria dopo l'annuncio di quest'ultima dell'ordinanza regionale che prevede che l'ospedale di Spoleto predisponga fino a 70 posti letto per gli affetti da coronavirus;

   il sindaco di Spoleto, la sua giunta e alcuni capigruppo in consiglio comunale hanno infatti firmato un documento sostanzialmente di protesta contro la decisione della regione, lamentando in primo luogo la mancata informazione preventiva alla città circa la decisione presa dal comitato tecnico scientifico umbro ed esprimendo il proprio, totale e fermo dissenso in merito alla possibilità di trasformare l'ospedale di Spoleto in struttura interamente Covid;

   contemporaneamente, una decina di consiglieri comunali hanno stilato una mozione più propositiva da presentare in consiglio comunale;

   il già citato articolo pubblicato da «tuttoggi.info» riporta anche la notizia di un video postato sulla piattaforma social Facebook dell'incontro tenuto dal sindaco di Spoleto con il City Forum. In questo video il sindaco pronuncia, in particolare, una frase che, a parere dell'interrogante, desta allarme e preoccupazione, qualora non ne venisse chiarita la reale portata: «Dopodiché passo in consiglio comunale dirò che ci è stato dato uno schiaffo a tutti, quelli mi dicono ma sì, via, ma va, ma chi ce lo fa fare, magari arrivano i soldi dalla Calabria»;

   pur non essendo chiaro a cosa si riferisca il sindaco con l'espressione: «i soldi provenienti dalla Calabria», in un momento in cui istituzioni, esperti e addetti ai lavori lanciano continui allarmi sul concreto rischio dell'estensione delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali in interi settori dell'economia a causa della pandemia da Covid-19, affermazioni di tale tenore andrebbero verificate con il massimo rigore, specialmente se pronunciate con riferimento ad un sindaco – e dallo stesso riportate – per esercitare nei suoi confronti indebite pressioni al fine di invitarlo a desistere da una presa di posizione contraria rispetto alla realizzazione di 70 posti Covid nell'ospedale cittadino così come deciso dal governo regionale umbro;

   evidentemente, anche la sanità, specialmente in questa fase di riorganizzazione per fronteggiare la diffusione dei contagi da nuovo coronavirus, può diventare permeabile a possibili infiltrazioni e condizionamenti da parte delle organizzazioni criminali e per questo occorre prestare la massima attenzione anche su ogni livello istituzionale e intervenire per scongiurare tale possibilità –:

   se il Ministro sia a conoscenza di ulteriori elementi circa i fatti esposti in premessa e, in particolare, in merito alla frase riportata dal sindaco nella quale si fa riferimento a dei soldi ipoteticamente «in arrivo dalla Calabria» e se non intenda, attraverso la prefettura locale, adottare le iniziative di competenza al fine di chiarire la reale portata e fondatezza di tale affermazione;

   quali iniziative di competenza, siano state intraprese al fine di contrastare le possibili infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali nella sanità, così come negli altri settori economici colpiti dagli effetti della pandemia da Covid-19, fenomeno peraltro già in atto in alcuni specifici settori economici e produttivi, così come dimostrano i continui allarmi lanciati dalle istituzioni e dallo stesso Ministro interrogato, nonché dagli esperti e dagli addetti ai lavori, a partire dal Procuratore nazionale antimafia.
(4-07265)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 ottobre 2020, nella notte, nella città di Napoli, si sono scatenate violente proteste contro le scelte adottate dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha disposto il coprifuoco su tutto il territorio regionale;

   il presidente De Luca ha anche annunciato disposizioni ancora più stringenti dopo che nella regione, a parere dell'interrogante, non sono state assunte misure rilevanti per affrontare la seconda ondata dell'emergenza sanitaria;

   un migliaio di giovani a volto coperto, tra loro molti militanti della sinistra antagonista ed esponenti della camorra, si sono dati appuntamento vicino all'Università Orientale, dove centinaia di persone hanno bloccato anche la circolazione pedonale;

   il flash mob era stato rilanciato dai social. Una diretta su Facebook incitava alla ribellione civile. Due striscioni capeggiavano in cima a un corteo: «tu ci chiudi e tu ci paghi», e poi «contro De Luca»;

   la manifestazione del centro storico si è tramutata in corteo diretto in via santa Lucia, davanti la sede della giunta regionale. Dopo un momento di relativa calma, alcuni manifestanti hanno tentato nuovamente di raggiungere il palazzo della regione al grido «libertà, libertà»;

   la manifestazione è degenerata subito con un fitto lancio di pietre contro la polizia che ha risposto con cariche di alleggerimento. Alcuni cassonetti sono stati dati alle fiamme e alcuni rovesciati per strada e da gruppi di giovani incappucciati è partito all'assalto delle auto delle forze dell'ordine: vettura accerchiata, apertura delle portiere e pugni, calci e cinghiate sferrati agli occupanti. All'altezza dell'incrocio con Via Santa Lucia qualcuno ha lanciato bombe carta e fumogeni verso le forze dell'ordine;

   Valter Mazzetti, segretario generale dell'Fps polizia di Stato, ha dichiarato: «La situazione è grave e richiede che si attuino con severità assoluta le leggi che salvaguardano la sicurezza di tutti e persino la sopravvivenza delle istituzioni, perché lasciare i poliziotti in pasto a questo delirio senza reagire con fermezza assoluta significa aprire la strada al totale libero arbitrio che mette in pericolo la stessa esistenza dello Stato»;

   «È lecito prevedere che ci saranno altre situazioni problematiche – prosegue Mazzetti –, e non si può purtroppo escludere anche un “effetto emulazione” in altre città. Nella contingenza è indispensabile garantire la massima copertura e il massimo sostegno possibile agli uomini impegnati su territorio, che rischiano di farsi ammazzare da delinquenti senza alcuna remora. Ma in termini generali il problema va affrontato dimostrando senza se e senza ma che le azioni criminali contro le forze di polizia, non saranno tollerate. Bisogna uscire da ogni ambiguità legislativa. Servono leggi più adeguate con cui lo Stato dimostri se sta dalla parte dei criminali o di chi è chiamato a servire le istituzioni» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di adottare iniziative normative urgenti per garantire tutela immediata agli agenti di pubblica sicurezza chiamati a vigilare sul rispetto delle ordinanze anti-Covid, anche al fine di prevenire eventuali emulazioni delle violenze registrate a Napoli.
(4-07266)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 24 ottobre 2020 a Bologna un banchetto della Lega Salvini Emilia-Romagna, regolarmente autorizzato, è stato oggetto di una vile aggressione da parte di alcuni giovani, pare appartenenti ad alcuni centri sociali della città, con l'intento di impedirne lo svolgimento e di ostacolare fisicamente i cittadini che volevano avvicinarsi;

   l'episodio è avvenuto nel quartiere Bolognina e, solo grazie alla presenza degli uomini della Digos, i medesimi disturbatori si sono astenuti dal compiere ulteriori azioni violente ai danni dei militanti del partito e dei cittadini presenti;

   purtroppo, si tratta dell'ennesimo episodio di violenza gratuita ai danni di un banchetto della Lega poiché anche il sabato precedente, questa volta nel quartiere bolognese di San Vitale, si era verificata analoga aggressione con insulti e spintoni ai militanti del partito ivi presenti;

   è di tutta evidenza che quanto sta accadendo a Bologna, ormai sistematicamente, è di assoluta gravità, del tutto inaccettabile e non oltremodo tollerabile;

   è, dunque, necessario, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, ristabilire a Bologna, quanto prima, un clima di libero e civile scambio democratico, che sia rispettoso del diritto di espressione delle idee e del pensiero politico di ciascun cittadino, a partire dall'immediata presa di posizione da parte delle istituzioni contro tali atti di inciviltà e successivamente con l'adozione di idonee misure volte a prevenire e reprimere il verificarsi di ulteriori episodi di violenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza intenda avviare nell'immediato per prevenire il verificarsi di episodi analoghi a quelli accaduti nelle ultime settimane a Bologna e sopra richiamati e per ristabilire un clima di legalità e di confronto democratico nella città.
(4-07268)


   VARCHI, MASCHIO, PRISCO e FERRO. — Al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   i diversi bandi di concorso per funzionari della polizia di Stato che si sono succeduti nel tempo hanno registrato continue modifiche, per giungere nel 2018 alla definizione delle commissioni formate da funzionari direttori tecnici psicologi e funzionari periti selettori, che lavorano di concerto ai fini di una valutazione attitudinale, come stabilisce il decreto ministeriale 30 giugno 2003, n. 198 (Regolamento recante le modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli degli agenti ed assistenti, degli ispettori, degli operatori e collaboratori tecnici, dei revisori tecnici e dei periti tecnici della polizia di Stato);

   in particolare, l'articolo 15, comma 1, del bando del concorso pubblico, per titoli ed esami, per l'assunzione di 1.148 allievi agenti della polizia di Stato, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4a Serie Speciale «Concorsi ed esami» del 26 maggio 2017, con riferimento alla commissione per gli accertamenti attitudinali, disponeva: «I candidati risultati idonei ai suddetti accertamenti psico-fisici saranno sottoposti alle prove attitudinali da parte di una Commissione di selettori composta da un funzionario del ruolo dei Dirigenti tecnici psicologi, che la presiede, e da quattro appartenenti al ruolo dei Direttori tecnici psicologi o al ruolo dei Commissari della polizia di Stato, in possesso dell'abilitazione professionale di perito selettore attitudinale.»;

   i «periti selettori» sono funzionari della polizia di Stato, che hanno conseguito tale qualifica rilasciata dal Ministero della difesa al termine di uno specifico corso interforze finalizzato all'acquisizione delle conoscenze fondamentali per la selezione attitudinale nelle forze dell'ordine e nelle forze armate;

   nonostante ciò, secondo la denuncia di alcuni partecipanti al citato concorso, i cinque componenti della commissione per l'accertamento dei requisiti attitudinali avevano tutti la qualifica di «direttori tecnici psicologi» e nessuno di loro era in possesso dell'abilitazione professionale di «perito selettore attitudinale»;

   la mancanza dei necessari titoli rischia di rendere illegittima la valutazione dei partecipanti al concorso, delegittimando così le valutazioni testistiche ed orali;

   è opportuno ricordare l'importanza di questa fase concorsuale, che indaga non solo la sfera psicologica dei candidati, ma soprattutto quella attitudinale, consistente nel potenziale operativo di cui il candidato deve essere in possesso per il ruolo cui aspira –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali iniziative di competenza intenda assumere per sanare la situazione in esame, a tutela di quanti avevano riposto legittime aspettative nella procedura concorsuale.
(4-07272)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   i convitti nazionali (dal latino convictus-us «il vivere insieme», derivato di convivere «convivere»), i convitti per sordi, gli educandati ed i convitti annessi agli istituti tecnici e professionali, sono istituti educativi statali (usualmente chiamati tutti indistintamente «convitti») che hanno sviluppato strutture tali da poter offrire, oltre all'educazione scolastica, anche attività extra-didattiche. In particolare, le strutture residenziali sono dotate di dormitori o camerate, per il pernottamento degli allievi;

   secondo lo studio pubblicato nel dossier Uil Scuola in gennaio 2008, realizzato con i dati degli anni scolastici 2006/07 e 2007/08, i convitti nazionali ammontavano a 39, i convitti per sordi a 4, gli educandati a 6, i convitti annessi a 92, con un totale di 27.000 studenti, di cui ben 8.100 a tempo pieno con pernottamento;

   secondo i dati riportati nel decreto interministeriale n. 5 dell'8 febbraio 2013, gli iscritti ai convitti ammontavano a 31.610, registrando quindi un aumento di ben 4.610 studenti;

   consultando gli elenchi pubblicati dal Ministero dell'istruzione risulta che i convitti nazionali sono attualmente 41, a conferma del trend positivo di crescita e diffusione di questo tipo di istituti;

   il documento per la pianificazione delle attività anno scolastico 2020/2021, adottato con decreto del Ministero dell'istruzione del 26 giugno 2020, a pagina 14, reca «Misure per l'organizzazione dell'attività convittuale e semiconvittuale» e, in particolare, riguardo ai dormitori stabilisce che «all'interno delle camere, qualora non sia possibile assegnare a ciascuno una camera singola, va pianificato il distanziamento massimo tra i letti, nel rispetto dei criteri cardine definiti dal CTS» - Centro-Territoriale di supporto -«eventualmente integrati da ulteriori indicazioni di dettaglio riferibili ai casi di specie»;

   secondo fonti di stampa i convitti si trovano in enorme difficoltà a causa della mancanza di indicazioni specifiche sui distanziamenti e capienza nei dormitori, portando i dirigenti scolastici a regolarsi ciascuno diversamente, causando disparità di trattamento e di opportunità tra studenti iscritti ai convitti di diverse città;

   il piano per la ripartenza 2020/2021 — gestione della sicurezza nei convitti ed educandati statali e convitti annessi, pubblicato dall'ufficio scolastico regionale per il Veneto, e sottoscritto il 21 luglio 2020 dai rettori dei convitti ed educandati statali e dai dirigenti scolastici degli istituti con convitto annesso, oltre a illustrare la ratio per cui i gruppi di convittori che utilizzano le stesse camere sono da considerarsi come «comunità chiusa» e quindi come «unità epidemiologiche», definisce anche con precisione che «nei casi in cui si sia verificata l'impossibilità di assegnare a ciascun convittore una camera singola» si deve allora «garantire una superficie complessiva della camera di non meno di 13 metri quadrati per ogni coppia di convittori, così come quella di altri 5 metri quadrati di superficie complessiva della camera, necessari ad ospitare ogni ulteriore convittore, fino ad un massimo di 4-5 convittori» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di fornire ai convitti precise indicazioni sulle misure anti-contagio da Covid-19 da adottare nei dormitori e nelle camerate, in particolare sulla quantità di metri quadrati a studente, e/o sul distanziamento tra i letti e/o sulla posizione degli stessi e/o sull'installazione tra essi di pannelli paravento;

   se i Ministri interrogati intendano costituire una task-force formata anche da rappresentanti dei convitti, sulla scia di quanto previsto dal documento realizzato dall'ufficio scolastico regionale per il Veneto richiamato in premessa, con l'incarico di redigere specifiche linee guida nazionali con indicazioni precise sulle misure anti-contagio da Covid-19 da adottare nelle camerate e nei dormitori dei convitti.
(4-07250)


   RAMPELLI, BELLUCCI, FRASSINETTI, MOLLICONE e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   gli asili nido e le scuole dell'infanzia sono uno strumento fondamentale per l'educazione dei nostri bambini/e e di sostegno alle famiglie; è noto, peraltro, che l'accesso a servizi socio-educativi, soprattutto nella prima infanzia, è in grado di incidere sulla riduzione delle disuguaglianze e sull'aumento delle opportunità di «mobilità sociale»;

   nonostante ciò, la politica degli ultimi anni ha contribuito alla «demolizione» del sistema integrato pubblico/privato e l'attuale perdurante emergenza sanitaria da Covid rischia di portare a termine questo «lavoro»: molte scuole private e pubbliche paritarie hanno già chiuso, e per quelle che sono rimaste aperte, accogliendo migliaia di bambini/e tra 3 mesi e 6 anni dopo cinque mesi di chiusura obbligata e rette non pagate, la situazione è drammatica; e, si sa, una scuola non si rimpiazza facilmente, né si ricostruisce in un giorno;

   come documenta il sito www.noisiamoinvisibili.it, sono già 70 le scuole paritarie che hanno dichiarato fallimento e 3.082 gli alunni che hanno dovuto trovare una collocazione nelle scuole statali, con un costo, a carico dello Stato, di oltre 26 milioni di euro;

   anche per sostenere questa drammatica situazione, il «decreto Rilancio» (decreto n. 34 del 2020) ha stanziato 300 milioni di euro, di cui 180 milioni per l'infanzia e gli asili privati e 120 milioni per le scuole primarie e secondarie paritarie, fino ai 18 anni; soldi che, non va dimenticato, i gestori degli istituti scolastici, con eccezionale sforzo, hanno già speso per assicurare la riapertura in sicurezza delle scuole, nel rispetto della normativa anti-Covid;

   secondo fonti di stampa, a settembre 2020 la ministra Azzolina avrebbe finalmente firmato il decreto per l'erogazione dei citati contributi, a fronte del quale gli Uffici scolastici regionali hanno potuto avviare la complessa macchina burocratica che ripartisce le risorse alle scuole sulla base degli alunni iscritti;

   il condizionale è d'obbligo perché l'esperienza insegna che, da quando il decreto viene firmato, all'accreditamento effettivo delle risorse possono passare anche 3-4 mesi ed è quello che, purtroppo, sembra stia succedendo, seppure a macchia d'olio sul territorio nazionale: in alcune regioni, a fine ottobre 2020 non risultano, infatti, ancora pervenuti alle scuole paritarie, agli asili nido e alle scuole per l'infanzia i contributi spettanti;

   non è chiaro se i fondi siano fermi presso le direzioni scolastiche regionali, se i fondi destinati alle scuole dell'infanzia e agli asili nido, sia convenzionati che privati, siano stati erogati ai comuni che non li hanno ancora trasferiti alle strutture interessate; ma è certo che se tale situazione fosse confermata e dovesse protrarsi ancora, in molti casi i soldi arriveranno quando ormai molti di questi istituti avranno chiuso definitivamente;

   in un quadro così grave, il rischio effettivo è una enorme perdita di servizi educativi per la fascia di età 0-6 e un danno incalcolabile alle famiglie, ai bambini/e e ai professionisti che vi operano;

   i soldi ci sono e non devono restare solo sulla carta, altrimenti sarà stato tutto inutile –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e per quali motivazioni i fondi stanziati dal cosiddetto «decreto Rilancio» non siano stati ad oggi accreditati agli asili nido e alle scuole dell'infanzia private e pubbliche paritarie aventi diritto;

   quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sanare questa grave situazione e vigilare sull'effettiva e tempestiva messa a disposizione dei citati istituti scolastici delle risorse spettanti, senza disuguaglianze territoriali, anche attraverso controlli ispettivi per verificare che i fondi stanziati dallo Stato siano impiegati in maniera corretta, a garanzia del diritto effettivo di istruzione e della parità scolastica di cui alla legge n. 62 del 2000.
(4-07267)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   in Italia il Programma Garanzia Giovani è stato avviato il 1° maggio 2014 e si rivolge ai 15-29enni disoccupati o inattivi al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (Neet – Not in education employment or training);

   per la sua attuazione è stato previsto uno specifico programma operativo (Pon Iog: Programma operativo nazionale – Iniziativa Occupazione Giovani) di cui l'autorità di gestione (AdG) è stata dapprima presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e successivamente presso l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Le regioni, in qualità di organismi intermedi, sono responsabili della programmazione e dell'attuazione degli interventi sul territorio regionale;

   la prima fase del programma si è conclusa a fine aprile 2016, con l'esaurimento della dotazione economica disponibile;

   successivamente, sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro, di cui 343 milioni di euro destinati all'Italia, per portare avanti il piano fino al 2020;

   l'emergenza da COVID-19 ha avuto un impatto anche sul Programma: secondo quanto riportato nel primo rapporto quadrimestrale del 2020 pubblicato da Anpal il 25 settembre 2020, nel mese di marzo si assiste ad una diminuzione delle registrazioni, stimata intorno al 66 per cento rispetto al valore atteso e del 75 per cento nel mese di aprile. Gli stessi effetti si riscontrano in maniera più marcata nella presa in carico: nei mesi di marzo e aprile si stima una perdita rispettivamente del 73 per cento e del 94 per cento di prese in carico, rispetto a quelle che ci sarebbero state in assenza di restrizioni. La situazione di maggiore criticità riguarda il mese di aprile in cui sono stati avviati solo 407 interventi con un gap del 95 per cento rispetto al valore atteso;

   alla luce della nota mensile n. 4, di Anpal, pubblicata il 19 ottobre 2020, a maggio 2020 si registra una lieve ripresa delle prese in carico di giovani, pari a circa 4.000 unità in più rispetto al mese di aprile 2020, anche a livelli inferiori alle medie abituali;

   il predetto rapporto registra quindi una situazione di sostanziale blocco del programma quanto alle misure erogate: nel mese di marzo 2020 sono stati avviati circa 2.800 interventi con un gap del 65 per cento rispetto al valore atteso. Ma la situazione di maggiore criticità riguarda il mese di aprile in cui sono stati avviati solo 407 interventi a fronte di un valore atteso del 95 per cento più alto;

   il predetto rapporto non restituisce alcun dato sull'avanzamento fisico, procedurale e finanziario del Programma, registrando solo il numero di registrazioni al programma da parte dei giovani e il numero di quanti hanno ricevuto una misura di politica attiva per il lavoro;

   a quanto risulta agli interpellanti, gli audit degli organi comunitari hanno riscontrato diverse criticità soprattutto con riferimento alla misura «Accompagnamento al lavoro», con cui viene riconosciuto all'operatore che realizza l'inserimento lavorativo del giovane un contributo proporzionale a seconda dell'indice di profiling, che misura la distanza del Neet dal mercato del lavoro;

   a livello comunitario si sta discutendo di un rafforzamento del programma «Garanzia Giovani», attraverso l'iniziativa «Bridge to jobs» –:

   quale sia l'andamento finanziario del Programma operativo nazionale – Iniziativa occupazione giovani (Pon Iog);

   se corrisponda al vero che gli audit comunitari, in particolare sulla Misura 3 «Accompagnamento al lavoro», stanno rallentando l'andamento del programma;

   quali iniziative intendano intraprendere, anche a livello comunitario, per evitare l'applicazione di eventuali decurtazioni di risorse;

   quali iniziative intendano intraprendere con riferimento al nuovo programma «Bridge to jobs» e se siano in corso iniziative di coordinamento tra i diversi programmi, anche con riferimento alle risorse e agli obiettivi del Recovery Fund.
(2-00976) «Gelmini, Polverini».

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel magazzino logistico della Centrale Adriatica Società Cooperativa di Anzola Emilia, che gestisce la logistica per i negozi a marchio Coop nel nord Italia, sono impiegati oltre 300 lavoratori, tra lavoratori diretti e i lavoratori in appalto delle società Ellepi Service Srl;

   il 7 settembre 2020, Centrale Adriatica ha comunicato ai sindacati l'avvio di un progetto di ristrutturazione del suddetto magazzino di durata biennale, al fine di ammodernare e rendere efficiente la struttura, a partire dal prossimo autunno, con il conseguente dirottamento dei volumi di merce sugli altri magazzini della rete logistica del nord (Parma, Cesena e San Vito al Tagliamento), determinando la totale sospensione dell'attività di tutti i lavoratori diretti e in appalto ivi impiegati;

   per tale ragione, Centrale Adriatica ha comunicato ai sindacati la rescissione del contratto di appalto, a partire da inizio ottobre 2020, con la società Ellepi Service Srl che, attualmente, sembrerebbe non essere impegnata in altri appalti;

   conseguentemente, vi sarebbe il rischio di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività per i quasi 200 lavoratori dell'impresa;

   negli ultimi giorni si sono tenuti alcuni incontri, nell'ambito del tavolo metropolitano di salvaguardia del patrimonio produttivo, tra sindacati, società coinvolte, città metropolitana di Bologna, regione Emilia-Romagna, sindaco di Anzola Emilia e Agenzia regionale per il lavoro, a seguito dei quali è stata ventilata l'ipotesi di concedere ai lavoratori in appalto il Trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all'articolo 44 del decreto «Genova» (decreto-legge n. 109 del 2018);

   tale trattamento può essere «autorizzato sino ad un massimo di dodici mesi complessivi, previo accordo stipulato in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali [...] qualora l'azienda abbia cessato o cessi l'attività produttiva e sussistano concrete prospettive di cessione dell'attività con conseguente riassorbimento occupazionale»;

   appare evidente la disparità di trattamento tra lavoratori diretti, ai quali sarebbe garantita la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi, e quelli in appalto che la percepirebbero per soli 12 mesi;

   si chiede l'interrogante come, da un giorno all'altro, possano le quasi 200 famiglie provvedere al proprio sostentamento, con una cassa integrazione pro-capite mensile che, stando ad alcuni calcoli, non arriverebbe a 1.000 euro netti, dopo diversi anni di lavoro nei magazzini Coop;

   un'alternativa, nelle more del termine dei lavori di ristrutturazione, sarebbe il temporaneo assorbimento, su base volontaria, dei lavoratori presso gli altri magazzini del nord Italia presso i quali saranno dirottati i flussi di merci e che, inevitabilmente, dovranno far fronte ad un maggiore carico di lavoro, con una presumibile necessità di ulteriore forza lavoro;

   nessuna garanzia è stata fornita in merito al futuro riassorbimento delle forze lavoro dirette e in appalto, all'interno del magazzino di Anzola Emilia, una volta terminati i lavori –:

   se, con riferimento alle vicende descritte in premessa, sia stato avviato l'iter per l'accordo relativo alla concessione del trattamento straordinario di integrazione salariale per le imprese in crisi, ai sensi dell'articolo 44 del decreto-legge n. 109 del 2018, e se non intenda subordinare la conclusione dell'accordo medesimo alla previa concessione di solide e concrete garanzie, da parte delle società coinvolte, per il completo riassorbimento della forza lavoro diretta e in appalto attualmente impiegata nel magazzino di Anzola Emilia;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche partecipando al tavolo metropolitano di cui in premessa ovvero promuovendo l'istituzione di un tavolo di crisi, per sostenere l'immediato assorbimento, su base volontaria, della forza lavoro attualmente impiegata nel magazzino di Anzola Emilia nei magazzini del nord Italia che gestiranno gli ulteriori flussi di merci dovuti ai lavori di ristrutturazione.
(4-07244)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazioni a risposta orale:


   FERRI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40, infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   è inclusa, inoltre, tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio Unesco, anche attraverso la rete della International youth hostel federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la Corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa Corte d'appello;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   la procedura fallimentare sta determinando il licenziamento del personale diretto e indiretto;

   in fase di conversione del decreto «salva imprese», fu approvata all'unanimità nelle Commissioni riunite 10a e 11a del Senato della Repubblica, su conforme parere espresso dal Governo, una norma che introduceva misure urgenti a salvaguardia del valore e delle funzioni dell'ente, ma tale norma fu stralciata dal maxiemendamento con l'impegno assunto dal Sottosegretario di turno a ripresentarla in successivo provvedimento;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   in proposito, è già stato presentato un atto di sindacato ispettivo (n. 3-01560) nella seduta n. 216 del Senato da parte del senatore Comincini;

   la situazione è stata aggravata dalla pandemia da COVID-19 e sarà necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e, in particolare, delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e dei viaggiatori a basso reddito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali siano i loro orientamenti in merito;

   se siano stati attivati gli ammortizzatori sociali per tutti i dipendenti non più in servizio;

   quali iniziative siano state adottate a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'ente;

   se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) che svolge un prezioso ruolo sociale ed educativo.
(3-01836)


   TARTAGLIONE. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   una nuova ondata della pandemia sta colpendo il nostro Paese. È innegabile la necessità di adottare misure che consentano di affrontare questa nuova fase dell'emergenza tutelando, come priorità assoluta, la salute dei nostri concittadini, ma è altresì innegabile che un nuovo lockdown comporterebbe, per il nostro Paese, una crisi sociale ed economica che si rischierebbe di non riuscire a superare;

   anche il mondo dello sport sta affrontando le gravi conseguenze di questa emergenza sanitaria: manifestazioni rinviate, competizioni amatoriali sospese o senza pubblico, attività ripartite a fatica dopo il lockdown. Enormi difficoltà per atleti e professionisti che, con sacrificio e dedizione, dedicano la loro vita allo sport, con posti di lavoro e un indotto occupazionale di ingenti dimensioni;

   il nuovo protocollo attuativo delle «Linee guida per l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere», di recente emanazione e che aggiorna quelle del 19 maggio 2020, di fatto introduce norme più stringenti di quanto previsto finora, sia per i gestori di palestre, piscine ed impianti sportivi che per gli sportivi in generale, in aggiunta alle nuove limitazioni già previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020;

   questo testo rappresenta per queste attività un'imposizione di regole che sarebbe stata sufficiente ad ottenere un impegno ancora maggiore, da parte dei gestori e degli appassionati, nel garantire la frequentazione di questi luoghi in piena sicurezza in questa nuova delicata fase;

   il mondo dello sport, infatti, ha finora dimostrato grande attenzione e rispetto delle indicazioni imposte, affrontando ingenti investimenti, riorganizzando le modalità di svolgimento di molte discipline e garantendo, con profondo impegno, l'applicazione di tutte le misure utili a garantire la sicurezza e a limitare il rischio di contagio;

   le recenti disposizioni stabilite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, però, con le quali si sospendono nuovamente le attività di palestre, piscine e centri natatori, potrebbero portare molte di queste attività ad una chiusura definitiva;

   in questi luoghi, infatti, non si trovano soltanto appassionati e sportivi, bambini e adolescenti, ma anche professionisti e lavoratori che sono parte di un ampio indotto occupazionale e che non riuscirebbe a sopportare una nuova chiusura. Migliaia di famiglie per le quali queste attività rappresentano l'unica fonte di guadagno, migliaia di gestori che da mesi hanno fatto il possibile per garantire una faticosissima ripartenza in sicurezza di un'attività imprenditoriale sulla quale hanno investito ogni risorsa e profuso i sacrifici di una vita –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per sventare i rischi di cui in premessa, rivalutando le recenti decisioni assunte e scongiurando il rischio di condannare «a morte» un intero settore produttivo del nostro Paese.
(3-01837)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BELLUCCI, ROTELLI, BIGNAMI, VARCHI, RAMPELLI e LUCASELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera alla vendita della pillola dei «5 giorni dopo», EllaOne, il farmaco utilizzato per la contraccezione di emergenza fino a cinque giorni dopo il rapporto, abolendo l'obbligo della ricetta medica anche alle minorenni;

   in Italia sono due i contraccettivi d'emergenza in commercio: la pillola del giorno dopo, da assumere entro 72 ore dal rapporto non protetto, ed EllaOne, entro 120 ore, liberalizzata dall'Aifa per le donne maggiorenni nel 2015;

   con determina n. 998 dell'8 ottobre 2020, il direttore generale dell'Agenzia ha motivato la decisione con una scelta etica «in quanto consente di evitare momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze»;

   sempre secondo Aifa, le ragazze sono esposte a situazioni di rischio legate alle difficoltà di accedere ai servizi materno infantili e il problema si è aggravato durante il lockdown: a Milano si è registrato un raddoppio dei casi di gravidanze in ragazze con meno di 15 anni e le conseguenze sono anche sociali, perché «Le madri adolescenti hanno meno possibilità di terminare gli studi, di trovare lavoro»;

   sono dure, ma condivisibili, le parole del professore Giuseppe Noia, ginecologo, docente di medicina prenatale e responsabile Hospice perinatale del Policlinico Gemelli, secondo il quale «Questa decisione dell'Aifa continua in maniera imperterrita a rilanciare un messaggio di futilità e di irresponsabilità, proponendo un tipo di soluzione al possibile concepimento che non può essere definito contraccettivo, ma è abortivo, perché i dati scientifici ci dicono che 5 giorni dopo il concepimento è già embrione di 7-10 cellule. È una banalizzazione della sessualità e della fecondità, pensando che ciò che è piccolo non ha nessuna percezione. Ma sempre di aborto si tratta»;

   a tali parole fa eco il commento del professore Antonio G. Spagnolo, docente di bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: «Nella delibera dell'Aifa c'è scritto che all'atto della vendita del farmaco ci saranno anche le istruzioni per spiegare il significato della contraccezione informata ed efficace ed evitare un uso inappropriato: ma chi aiuterà le adolescenti a capire quale è l'uso appropriato e se sarà efficace? E soprattutto saranno informate anche di tutti i meccanismi con cui agisce il farmaco, e cioè non solo il blocco dell'ovulazione per impedire la fecondazione ma anche il possibile meccanismo microabortivo quando si assume il farmaco quando l'ovulazione è già avvenuta? Purtroppo, come per l'Ru486 anche qui c'è l'orientamento da parte della società di lasciare sole le donne in momenti molto delicati come quelli che possono seguire ad un rapporto sessuale magari occasionale»;

   tale decisione arriva, infatti, a distanza di pochi mesi dall'aggiornamento delle linee guida che hanno annullato l'obbligo di ricovero per l'assunzione della RU486 e si innesta nel solco di una deriva ideologica e sociale che, di fatto, abbandona le nuove generazioni ad una solitudine esistenziale, ad assumersi responsabilità enormi, senza la possibilità di un percorso educativo agli affetti e alla vita di relazione e senza la necessità di un confronto con la famiglia, esclusa dal percorso di cura e crescita dei figli;

   l'accesso diretto alla pillola abortiva, peraltro, oltre all'elevato rischio di abuso farmacologico potrebbe spingere le adolescenti in un'area grigia dove eventuali condizioni di abuso, di sfruttamento sessuale potrebbero restare completamente sommerse –:

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda adottare il Governo affinché sia rivisto il provvedimento dell'Aifa di rendere liberamente accessibile a ragazze minorenni un medicinale che potrebbe comportare rischi ed effetti collaterali sulla salute.
(3-01835)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NAPPI e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   facendo seguito alla circolare n. 17167 del 21 agosto 2020 recante «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia», successivamente approvate dalla Conferenza unificata, nella seduta del 28 agosto 2020, richiamate dall'articolo 1, comma 4, lettera a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020, si forniscono chiarimenti in merito agli attestati di guarigione da Covid-19 o da patologia diversa da Covid-19 per alunni e personale scolastico;

   si esplicita che in presenza di un «caso sospetto», per sintomatologia dubbia, il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale, debbano richiedere tempestivamente il test diagnostico dandone comunicazione al servizio preposto sulla base dell'organizzazione regionale;

   lo studente o il lavoratore saranno obbligati a rimanere a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del pediatra di libera scelta o del medico di medicina generale ai quali compete di redigere la certificazione che consente il rientro degli interessati ed attestante l'esecuzione del percorso diagnostico/terapeutico e di prevenzione per Covid-19, come disposto da documenti nazionali e regionali;

   si deduce che, allo stato attuale, studenti e lavoratori, per una patologia da raffreddamento, saranno costretti a restare a casa dai sette ai dieci giorni ovvero fino a guarigione completa o fino all'esito negativo di un test diagnostico che si è rivelato di sempre più difficile esecuzione, come si evince dalle lunghe liste d'attesa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suindicata situazione e quali iniziative di competenza intenda adottare per ottimizzare, ossia ridurre al minimo, i tempi di risposta dei test effettuati presso Asl e strutture private:

    a) consentendo, ai pazienti sospetti, dietro prescrizione medica un rapido accesso a test meno invasivi rispetto ai tamponi oro-faringei, reperibili presso le farmacie e detraibili ai fini fiscali o presso gli studi medici (Pls/Mmg) al fine di non congestionare con richieste di tamponi urgenti e obbligatori le strutture autorizzate, in caso di contatto diretto con persone positive al Covid-19;

    b) fornendo all'utenza che necessita di effettuare un test l'informativa chiara e dettagliata circa la sensibilità e l'affidabilità dello stesso:

    c) garantendo la tutela dei pediatri di libera scelta e medici di medicina generale che, a seguito dell'effettuazione del test per i pazienti con sintomatologia simil-influenzale, redigono certificazione tale da escludere la presenza di malattie diffusive in atto ai fini della riammissione a scuola.
(5-04830)


   COLLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in seguito a notizie pubblicate sugli organi di stampa si è appresa la tragica vicenda di due persone morte davanti all'ospedale di Avezzano, una di queste dopo ore di attesa vana in ambulanza per entrare nel reparto Covid, che aveva i 4 posti disponibili già occupati, l'altra nella propria vettura nonostante le urla della moglie che chiedeva di poter entrare nel pronto soccorso, circostanze che appaiono talmente gravi da risultare inaccettabili;

   l'ospedale di Avezzano risulterebbe «intasato» e «saturo», situazione aggravata dalle complesse procedure d'entrata legate al Covid-19;

   le regioni avrebbero potuto disporre di ulteriori fondi straordinari, stanziati dal Governo e destinati alla sanità per affrontare l'emergenza sanitaria da Covid-19, al fine di riorganizzare la rete ospedaliera e territoriale, fornendo un servizio di qualità ed efficiente per i cittadini, con riferimento sia all'emergenza epidemiologica che all'attività ordinaria;

   la regione Abruzzo, nonostante i fondi e il tempo a disposizione, non ha provveduto in questi mesi a potenziare il proprio sistema sanitario, per quanto di sua competenza, a livello di organizzazione, dotazione di personale, posti letto e parco tecnologico, in vista di una prevedibile e preventivata seconda ondata di diffusione dei contagi da Covid-19;

   a parere dell'interrogante, avendo tali drammatici episodi dimostrato la totale incompetenza e inadeguatezza della regione Abruzzo nella gestione dell'emergenza sanitaria in corso, è emersa la necessità di vigilare sull'attività dei vertici politici regionali e dei vertici aziendali delle Asl provinciali, a fronte di un sistema sanitario che appare già in evidente difficoltà e che rischia il tracollo, considerato l'aumento esponenziale dei numeri della pandemia anche in questa regione;

   dagli organi di stampa si apprende la notizia che la procura di Avezzano avrebbe già aperto un fascicolo per far luce sulla vicenda, disponendo l'autopsia su una delle due vittime, e che la famiglia dell'altra vittima avrebbe dichiarato che si rivolgerà alla stessa procura per la riesumazione della salma al fine di svolgere l'autopsia;

   suscita grande preoccupazione e solleva dubbi la gestione dell'emergenza Covid-19 nelle Rsa in Abruzzo, con particolare riferimento alla Don Orione di Avezzano dove si sono verificati 102 casi di infezione con 7 vittime e tra queste una delle due citate in premessa;

   l'eccezionalità e la drammaticità degli eventi che si sono susseguiti in uno strettissimo lasso di tempo richiede la necessità di inviare gli ispettori ministeriali al fine di relazionare in proposito dopo aver effettuato i dovuti accertamenti e le opportune verifiche sul caso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e/o di situazioni analoghe in altre Asl, se intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela della salute pubblica, compreso l'invio di ispettori ministeriali, per verificare se quanto evidenziato corrisponda al vero e, di conseguenza, valutare l'adozione delle necessarie iniziative, per quanto di competenza, con l'urgenza richiesta dalla straordinaria gravità della vicenda, per porvi rimedio e accertarne le relative cause e le eventuali connesse responsabilità.
(5-04839)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della comunità;

   l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce la salute come quello «stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia»;

   il rapporto Aiom/Airtum stima che in Italia nel 2019 siano state effettuate circa 17.500 nuove diagnosi oncologiche a donne in età fertile;

   le forme tumorali più diagnosticate in tale fascia d'età sono quelle alla mammella (40 per cento), alla tiroide (16 per cento), i melanomi (7 per cento), i tumori del colon-retto e ginecologici (entrambi al 4 per cento);

   i tassi di sopravvivenza al cancro sono molto aumentati negli ultimi anni e sono attualmente stimati al 60 per cento a 5 anni dalla diagnosi;

   in Italia circa 600 diagnosi oncologiche all'anno vengono effettuate verso donne in gravidanza;

   studi anche recenti (Alipour & Omranipour, 2020) evidenziano un ritardo diagnostico per i tumori al seno, perché il focus delle donne in gravidanza è spesso ed esclusivamente rivolto alla gravidanza stessa;

   la presa in carico psicologica della donna in gravidanza affetta da una patologia oncologica è molto complessa poiché si associa ad un processo fisiologico di per sé difficile;

   tra le conseguenze di una diagnosi oncologica in gravidanza, secondo alcune indagini (Smith et al., 2010; Ferrari et al., 2018; Mascheroni et al., 2019), potrebbe esserci la non corretta instaurazione del «bonding», un legame che si ritiene possa influenzare sin da subito lo sviluppo neuro-psico-motorio del bambino;

   le terapie antitumorali, inoltre, possono ridurre la fertilità della paziente. Il mantenimento della fertilità nelle pazienti oncologiche è oggetto di studi e ricerche finalizzate a trattare l'argomento in modo sensibile e compiuto;

   la psico-oncologia, disciplina sviluppatasi intorno al 1950 negli Usa, si occupa in maniera specifica delle conseguenze psicologiche causate da un tumore;

   è ormai comune convinzione che le donne in attesa con patologia oncologica abbiano bisogno di un sostegno multidisciplinare che tenga conto di tutte le condizioni di fragilità (Alder & Bitzer, 2008; Nejatisafa et al., 2020);

   anche lo stress eccessivo e gli stati emotivi negativi in gravidanza, infatti, possono impattare sullo sviluppo fetale e condizionarlo negativamente. Per questa ragione l'impatto psicologico e sociale della malattia sulla paziente, sulla sua famiglia e sull'équipe sanitaria che ha in carico la paziente assume grande rilevanza quando si parla di cancro;

   tra le discipline da coinvolgere nel team di lavoro vi sono il dipartimento materno-infantile, il dipartimento medico, il dipartimento diagnostico e il dipartimento di psicologia ospedaliera;

   non esistono linee guida e/o buone raccomandazioni sull'allattamento specifiche per le donne con storia oncologica. Questo determina una bassa percentuale di donne che scelgono di allattare al seno;

   sarebbe opportuno organizzare, nei centri oncologici, ambulatori dedicati alle donne in gravidanza affette da una patologia oncologica con personale del team multidisciplinare formato sul tema gravidanza e tumore –:

   se il Ministro interrogato intenda porre in essere le iniziative di competenza volte ad assicurare, in ogni centro oncologico, personale formato e dedicato alla cura e alla tutela della fertilità, della gravidanza e del puerperio per la donna con diagnosi oncologica e la valutazione e l'assistenza psicologica per le pazienti e le loro famiglie in corso di diagnosi, terapia e follow-up al fine di minimizzare gli effetti traumatici correlati al percorso di malattia.
(5-04842)


   MIGLIORE, DE FILIPPO e ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2020 due ex presidenti dell'Istat, Giorgio Alleva e Alberto Zuliani insieme ai colleghi, Giuseppe Arbia, Piero Falorsi e Guido Pellegrini, hanno inviato al Governo una proposta riguardante la possibilità di testare con il tampone un campione statistico, che comprenda sintomatici e asintomatici;

   scrivevano tra l'altro i cinque scienziati su La Voce il 30 marzo 2020: «per prevedere il progresso futuro dell'epidemia e suggerire interventi di politica sanitaria efficaci è necessario disporre di stime eseguite con metodologie corrette e con accuratezza». «Per questo motivo riteniamo sia indispensabile progettare e realizzare un protocollo di osservazione a campione riferito all'intera popolazione italiana, che permetta confronti significativi nel tempo e tra aree geografiche, tenendo conto dei differenti contesti economici, demografici, sociali, ambientali e culturali. Sul campione dovrebbe essere effettuato il tampone (o eventualmente altri esami diagnostici, come analisi del sangue o del Dna), ripetendolo a opportune scadenze temporali»;

   in data 18 ottobre 2020, cioè 7 mesi dopo, gli ex presidenti Alleva e Zuliani scrivevano sul Corriere della Sera: «In tanti mesi non abbiamo investito in un sistema di raccolta di dati che consenta un monitoraggio accurato su probabilità di contagio, dimensioni delle componenti sintomatiche e asintomatiche, collegamento con i rischi successivi, ricoveri e terapie sub-intensive e intensive, letalità. L'assenza di un quadro affidabile e condiviso favorisce una comunicazione non univoca. Da una parte i media sono pronti a trasformare i numeri quotidiani da allarmi ad allarmismi; dall'altra gli esperti si lanciano in interpretazioni eterogenee. Non è citando insieme, giorno per giorno, il numero di casi positivi e di tamponi effettuati che possiamo capire cosa stia accadendo realmente. I casi positivi riguardano tamponi di uno o più giorni precedenti; le tipologie di tamponi impiegate hanno sensibilità differenti; il raffronto del tasso di contagio è condizionato dalle differenti regole sulla somministrazione dei tamponi, a marzo soltanto sui sintomatici, ora essenzialmente su persone che hanno avuto contatti con casi positivi; in ogni caso con l'impossibilità di riferirlo alla popolazione generale. La statistica è stata incapace di convincere le autorità della necessità di un sistema di monitoraggio che integrasse stabilmente dati campionari con quelli del sistema sanitario. Lo avevamo raccomandato già a marzo proprio dalle pagine del Corriere. Qualcosa è accaduto con l'indagine Ministero della salute-Istat, ma l'esperienza, oltre che tardiva, è stata condotta con modalità che non hanno consentito di centrare l'obiettivo dei 150.000 esami sierologici, fermandosi a 64.660 unità. Un'occasione perduta, anche di dialogo tra comunità scientifiche»;

   la statistica ufficiale è in grado di impiantare il campionamento idoneo a seguire l'evoluzione dell'epidemia da COVID-19 e può dare un contributo realmente informativo attraverso l'integrazione con i dati raccolti dagli altri soggetti. Il protocollo sanitario sul tracciamento dei contatti in caso di esito positivo del tampone consentirebbe la lettura delle conseguenze sulla salute delle persone e una previsione migliore del possibile impatto sul sistema sanitario. Il monitoraggio potrebbe essere realizzato utilmente anche a livello regionale e delle grandi città;

   un campione probabilistico quindicinale anche di poche migliaia di unità, eventualmente con accertamenti più semplici ma con la forza dell'obbligo di risposta in virtù della rilevanza sanitaria, potrebbe dare grande forza ai numeri e al dibattito corrente, fornire fondamento migliore alle decisioni delle istituzioni preposte e impegnare a un rispetto più convinto i destinatari, cittadini e imprese –:

   se non ritenga, sulla base di quanto esposto in premessa, di promuovere il monitoraggio, tramite tampone, di un campione significativo di sintomatici e asintomatici, per realizzare stabilmente un protocollo di osservazione a campione riferito all'intera popolazione italiana.
(5-04844)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, BINELLI, LOSS, MATURI, PICCOLO e SUTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la provincia autonoma di Trento, che sta gestendo egregiamente la situazione epidemiologica, come dimostrano anche i dati sui contagi e l'indice Rt, ha avviato un programma di sperimentazione che potrebbe dare ottimi risultati come strategia di contenimento del virus Sars-Cov-2 e che prevede l'effettuazione dei test antigenici rapidi direttamente presso le farmacie territoriali;

   i test antigenici, com'è noto, si basano su un tampone naso-faringeo e permettono di riconoscere la presenza dell'antigene nel paziente in tempi estremamente rapidi (circa quindici minuti) con elevate performance in termini di sensibilità e specificità;

   tali caratteristiche fanno del test antigenico rapido un test ideale per un utilizzo presso le farmacie territoriali, le cui applicazioni potrebbero rivelarsi utilissime sia per i cittadini, considerate le attese eccessivamente lunghe per l'effettuazione e per il rilascio dei risultati dei tradizionali test molecolari, sia per il Servizio sanitario nazionale, consentendo di sgravare, almeno in parte, il carico di lavoro dei laboratori e liberare importanti risorse;

   come ha evidenziato il presidente della provincia autonoma di Trento, tuttavia, l'effettuazione del test antigenico richiede, allo stato, la presenza di personale infermieristico, la cui reperibilità è estremamente difficoltosa, considerata la carenza di infermieri che si registra, non solo presso la provincia, ma in generale nell'intero territorio nazionale;

   per ampliare la sperimentazione e superare l'ostacolo relativo alla carenza di infermieri, allora, occorrerebbe una deroga sotto questo aspetto, al fine di consentire l'effettuazione dei test antigenici rapidi anche da parte dei farmacisti, previa formazione a cura dell'azienda sanitaria di pertinenza;

   secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il Ministro interrogato avrebbe già riconosciuto l'esigenza di procedere in questo senso; si attende quindi un provvedimento ufficiale, con urgenza, anche in vista dell'ormai imminente stagione influenzale, nella quale il test antigenico in farmacia potrebbe rivelarsi fondamentale per distinguere rapidamente sintomatologie influenzali da positività al Covid-19 –:

   se non ritenga di dover adottare urgentemente le iniziative di competenza al fine di allargare su scala nazionale la predetta sperimentazione e di consentire, previa formazione, ai farmacisti di effettuare direttamente i tamponi antigenici rapidi, anche in assenza di personale infermieristico.
(4-07253)


   DE CARLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'applicazione Immuni, creata per evitare la diffusione di nuovi focolai da COVID-19, messa a disposizione del Ministero della salute con funzionalità di tracciamento dei contatti e sviluppata nel rispetto della normativa della privacy, ha ricevuto, come annunciato dalla Ministra Pisano durante il question-time che si è svolto presso la Camera dei deputati il 14 ottobre 2020, positivi apprezzamenti dal Consiglio d'Europa secondo un'analisi svolta dall'unità protezione dati che ha evidenziato l'importanza, a livello normativo, di una specifica legge, in Italia, come base normativa di sviluppo dell'applicazione;

   secondo uno studio, condotto dall'Università di Oxford e Stanford, parrebbe che l'app sia in grado di ridurre le infezioni del 15 per cento se integrata ad altre misure di contenimento;

   considerata la pericolosità del virus con riguardo alle persone in età avanzata o già affette da altre patologie, da recenti dibattiti è emerso che, nel nostro Paese, questa tipologia di persone, la più delicata, rischia di essere tagliata fuori dalla possibilità di stretto monitoraggio per mancanza di un cellulare di ultima generazione;

   non solo, da un recente articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore da Enrico Pagliarini, emergerebbe un quadro assolutamente caotico e poco emergenziale nell'immediata collaborazione tra Usl e App. Nell'articolo si evince apertamente una mancanza di chiarezza, da parte degli operatori sanitari competenti, nelle procedure di inserimento e aggiornamento dati e, ancor più grave, nell'applicazione delle procedure da seguire nel caso in cui il soggetto, risultato positivo al tampone, debba comunicarlo sull'applicazione di tracciamento;

   se il sistema sanitario su base regionale non attiva e supporta la pratica, l'applicazione rischierà di non aiutare, come potrebbe, i nostri concittadini –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e se abbia intenzione di adottare le iniziative di competenza, anche attraverso specifiche direttive o linee guida, per il giusto funzionamento dell'applicazione, assicurando un più stretto raccordo, nello specifico con le aziende sanitarie regionali, fatte salve le competenze costituzionalmente garantite alle regioni in materia.
(4-07257)


   TARTAGLIONE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   una seconda ondata di diffusione del Sars-Cov-2 sta interessando anche il nostro Paese; è fondamentale essere pronti ad affrontare l'emergenza con un'assistenza sanitaria adeguata e mettendo in campo tutte le risorse possibili;

   il nostro Paese ha bisogno di strutture, attrezzature ma in particolare di personale sanitario, di infermieri e di medici. I nostri ospedali sono già sotto stress, quotidianamente si palesano enormi difficoltà anche solo per processare i tamponi, file interminabili, personale sanitario stremato ed in numero estremamente esiguo. Numeri che tenderanno a ridursi ulteriormente se si considera il concreto rischio, per molti degli operatori in prima linea, come già accaduto nella prima fase della pandemia, di contrarre il virus;

   in Italia oltre 23 mila medici neo abilitati, in attesa di accedere alle scuole di specializzazione, sono disponibili a dare un contributo al servizio sanitario nazionale nel pieno della pandemia;

   gli ultimi dati prospettano che i nostri ospedali e le nostre terapie intensive rischiano di andare in affanno nelle prossime settimane, anche laddove si dispone di attrezzature mediche, di posti letto in terapia intensiva e di ventilatori polmonari, in quanto questi rischiano di non poter entrare in funzione a causa della carenza di personale;

   ancora una volta sono il Centro-sud del Paese e le regioni del Mezzogiorno ad affrontare le maggiori difficoltà e a rischiare il collasso del sistema sanitario per la ormai tristemente nota e cronica assenza di strutture in grado di garantire un'assistenza ospedaliera adeguata, specialmente in condizioni di emergenza pandemica;

   oltre 14 mila di questi 23 mila medici potrebbero entrare in servizio già dal prossimo anno, ma, in questo momento di emergenza, sono a casa e non è consentito loro di apportare un fondamentale e preziosissimo contribuito –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per fronteggiare questa seconda ondata dell'emergenza e dotare il servizio sanitario nazionale di personale medico ed infermieristico in numero sufficiente a scongiurare il gravissimo rischio di collasso del sistema;

   se non si ritenga di individuare una soluzione che consenta di assumere al più presto il personale medico neo-abilitato di cui in premessa, adeguatamente formato e disponibile ad apportare un fondamentale contributo nell'ambito dell'assistenza sanitaria ospedaliera;

   se sia possibile adottare iniziative per istituire dei percorsi formativi tra università e strutture ospedaliere, tali da agevolare il reclutamento e l'accesso di nuovo personale sanitario anche negli ospedali non universitari.
(4-07261)


   BELLUCCI, CARETTA, FERRO e FRASSINETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento alle varie manifestazioni di protesta che stanno animando le nostre piazze in questi giorni di preoccupante emergenza sanitaria, si evidenzia che una categoria fondamentale nel nostro sistema nazionale, eppure spesso trascurata, è quella degli infermieri e, in particolare, degli infermieri che assistono a domicilio pazienti con disabilità, scesi in piazza contro il precariato e gli stipendi troppo bassi;

   spesso si dimentica, infatti, che gli infermieri non lavorano solo nelle realtà ospedaliere, ma anche nelle case dove assistono pazienti ad alta complessità e affinché sia garantita la continuità di cura dei pazienti, c'è bisogno di personale stabile;

   tale categoria professionale, unitamente alle famiglie, lamenta, invece, discontinuità a causa di condizioni lavorative non adeguatamente tutelate: nella maggior parte dei casi, esercitano la professione con partita iva, non godendo di diritti come ferie e malattia; la richiesta importante di infermieri in questo particolare momento di emergenza pandemica sta rendendo ancor più complicata la reperibilità di personale infermieristico per l'assistenza domiciliare;

   come denunciato dalla presidente dell'Adi Famiglie italiane, Serena Troiani, «siamo dunque senza infermieri o alla mercé di continui cambi di personale. Le società che erogano i servizi per conto della regione inviano nelle nostre case personale che non è messo nelle condizioni di offrire quella fondamentale stabilità a famiglie fragili come le nostre, già seriamente minate dal dramma della malattia. Chiediamo diritti per gli infermieri e diritti per le nostre famiglie che necessitano di una assistenza domiciliare garantita, con personale che lavori stabilmente e con continuità nell'assistere i nostri cari»;

   gli infermieri sono pochi e di questo ne risente, in particolare, l'assistenza: secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, che ha lanciato l'allarme, in Italia ne mancano 53 mila e di questi almeno 21 mila dovrebbero essere gli infermieri di famiglia/comunità, indispensabili per l'assistenza, anche nelle Rsa vista la loro caratteristica, appunto, di comunità;

   gli sviluppi epidemiologici e l'aumento delle malattie croniche hanno fatto sì che l'assistenza si stia sempre più spostando dall'ospedale al domicilio e questo richiede uno sforzo maggiore per assicurare la qualità e le giuste prospettive del loro percorso professionale, la formazione, la qualità dei contratti, la sicurezza sul posto di lavoro e, ovviamente, la qualità dell'assistenza realmente garantita ai pazienti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire condizioni lavorative adeguate agli infermieri nel senso esposto in premessa e la continuità dell'assistenza domiciliare, anche attraverso l'apertura di un confronto con le associazioni maggiormente rappresentative della categoria degli infermieri e dei malati;

   se è quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire un accesso alle cure domiciliari uniforme su tutto il territorio nazionale.
(4-07275)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le condizioni e i requisiti per l'accesso alla professione di agente di affari in mediazione e la relativa iscrizione all'apposita sezione del Rea/Registro delle imprese (ex «ruolo») sono disciplinati dalla legge 3 febbraio 1989, n. 39, concedente la disciplina della professione di mediatore, e successive modifiche e integrazioni;

   la citata normativa prevede che l'esercizio della professione sia subordinato al possesso di specifici requisiti generali, morali e professionali e, con particolare riferimento a questi ultimi, l'articolo 2, comma 3, lettera e), della legge n. 39 del 1989, così come modificato dall'articolo 18 della legge 5 marzo 2001, n. 57 («Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati») richiede il conseguimento di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, la frequenza di un corso di formazione ed il superamento di un esame diretto ad accertare l'attitudine e la capacità professionale dell'aspirante in relazione al ramo di mediazione prescelto, oppure in alternativa l'aver conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado ed avere effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi con l'obbligo di frequenza di uno specifico corso di formazione professionale;

   con decreto del 21 febbraio 1990, n. 300, l'allora Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato ha emanato il regolamento sulla determinazione delle materie e delle modalità degli esami da superare per l'iscrizione a ruolo degli agenti d'affari in mediazione, ma, a distanza di 19 anni dall'introduzione legislativa dell'opzione del periodo di pratica come possibile via di accesso alla professione, ancora oggi non è stato emanato il decreto attuativo che ne disciplini le modalità e le caratteristiche di svolgimento così come richiesto dalla legge n. 57 del 2001;

   la mancata emanazione di tale decreto sta di fatto impedendo l'esercizio di un diritto espressamente garantito dalla legge, ossia l'accesso ad un'attività di prestazione di servizi tramite una modalità già prevista dalla normativa vigente, e tale inerzia è in evidente contrasto con i principi dettati dall'Unione europea in tema di servizi nel mercato interno, in particolare con la direttiva 2006/123/CE (cosiddetta «direttiva Bolkestein»), recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 59 del 2010), che si pone come obiettivo il corretto ed uniforme funzionamento del mercato secondo condizioni di pari opportunità e non discriminazione, anche mediante l'eliminazione di barriere in sede di accesso alle attività di prestazioni di servizi;

   si consideri, inoltre, che la direttiva (UE)2018/958, recepita dal decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri il 5 ottobre 2020, con riferimento alle professioni cosiddette «regolamentate» prevede una specifica valutazione di proporzionalità riguardo a ogni eventuale preclusione all'accesso ad attività di prestazione di servizi e ribadisce che non possono essere poste limitazioni ulteriori rispetto a quanto strettamente necessario (ad esempio per motivi imperativi di interesse pubblico, ordine pubblico, sanità, e altro). La mancata emanazione del decreto di attuazione del praticantato in questione si traduce, pertanto, in una sostanziale ed ingiustificata restrizione dei canali di accesso alla professione di mediatore immobiliare, in aperto contrasto con i principi europei in tema di prestazione di servizi –:

   se e in che tempi intenda dare attuazione a quanto disposto dall'articolo 2, comma 3, lettera e), della legge 3 febbraio 1989, n. 39, così come modificato dall'articolo 18 della legge 5 marzo 2001, n. 57, nella parte in cui prevede come possibile requisito di accesso alla professione di mediatore immobiliare l'«aver effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi con l'obbligo di frequenza di uno specifico corso di formazione professionale», le cui modalità e caratteristiche devono essere determinate con decreto ministeriale.
(4-07249)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'audizione in Commissione trasporti in data 10 settembre 2020, il Ministro dello sviluppo economico avrebbe affermato che: «non sarà verosimile che Open Fiber possa completare i suoi progetti esecutivi entro la fine del 2023», con riferimento all'attuazione del piano Bul (Banda ultralarga);

   i dati indicati dal Ministro in sede di audizione, assieme a quelli rilasciati da Infratel, confermano un ritardo nell'attuazione del piano Bul di almeno un anno e mezzo rispetto alla tabella di marcia iniziale;

   come dichiarato dallo stesso amministratore delegato di Infratel, nelle aree bianche il concessionario Open Fiber ha realizzato solo il 22 per cento delle opere rispetto ai piani iniziali;

   nel solo Piemonte, l'intero piano è in ritardo di due anni, con i lavori nei comuni piemontesi che si concluderanno compiutamente solo nel 2023, come indicato da Infratel ed Open Fiber nelle loro comunicazioni di aggiornamento sullo stato dei progetti esecutivi;

   in Piemonte ed in altre aree d'Italia sono frequenti i casi di comuni completamente esclusi dal piano Bul poiché «la copertura dei privati nelle aree più densamente abitate è stata rilevata superiore al 95 per cento delle unità immobiliari in tali aree», anche se poi i lavori per la costruzione delle infrastrutture di rete si trova nella grande maggioranza dei casi ad essere unicamente avviata, ma mai portata a termine, se non tardivamente ed in modo insoddisfacente;

   gli operatori privati infatti, nel caso particolare di piccoli comuni in aree interne, rurali e montane, hanno promesso l'apertura di cantieri per le infrastrutture di rete, ma mai portati a termine, con il risultato dell'esclusione delle aree di riferimento dalla copertura pubblica del piano Bul: non è infatti previsto un termine perentorio per i lavori ad opera dei privati;

   ai ritardi nella predisposizione delle infrastrutture di rete si aggiungono anche i ritardi sulla commercializzazione dei servizi Bul nei comuni dove i cantieri sono ufficialmente conclusi e le reti collaudate;

   i vari progetti ad alto contenuto di innovazione promessi nella redazione e presentazione del piano di rilancio nazionale in merito all'utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla Resilience and Recovery Facility del piano europeo Next Generation EU sottintendono una copertura nazionale in termini di infrastrutture di rete drasticamente più elevata di quanto i dati indichino allo stato attuale;

   al netto delle problematiche attuative legate al piano Bul, secondo il rapporto Auditel-Censis presentato al Senato della Repubblica il 19 ottobre 2020, oltre tre milioni di famiglie non dispongono di collegamento ad internet e non possono svolgere alcun tipo di attività online, necessità ormai imperante anche a seguito della maggiore diffusione dell'emergenza pandemica da COVID-19 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per:

    a) fornire tempi certi per l'attuazione del piano Bul anche mediante un aggiornamento del piano stesso per garantire il termine dei cantieri avviati entro il 2023 su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento ai casi di manifesto ritardo o inadempienza da parte di operatori privati anche rispetto agli elementi di cui in premessa;

    b) unire, laddove possibile, tutti i piani di infrastruttura digitale, in modo da garantire il più tempestivo termine dei lavori sul territorio nazionale e la commercializzazione dei servizi laddove le reti sono disposte e collaudate.
(4-07271)


   DI MURO, GUIDESI, BINELLI, ANDREUZZA, BAZZARO, COLLA, DARA, FIORINI, GALLI, PETTAZZI, PIASTRA, SALTAMARTINI, CAVANDOLI e FRASSINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni l'Associazione fieristi italiana ha denunciato la grave situazione che gli operatori ambulanti su area pubblica si trovano ad affrontare dal 22 febbraio 2020, data in cui tutte le imprese – spesso a gestione familiare (si parla di circa 60 mila famiglie) – che lavorano abitualmente nelle fiere e nelle sagre hanno fermato le loro attività a causa dell'emergenza sanitaria da COVID-19;

   con il decreto del Presidente del Consiglio del 18 maggio 2020 dopo i primi mesi di lockdown si consentiva la riapertura di sagre, fiere e mercatini degli hobbisti demandando alle regioni e ai comuni la riorganizzazione e la messa in sicurezza delle aree di svolgimento delle suddette manifestazioni o l'eventuale annullamento delle stesse in programma ove non fosse possibile garantite le prescritte misure preventive: la conseguenza di tale previsione è stata purtroppo che gran parte degli enti locali, in mancanza di adeguate risorse e di chiare indicazioni attuative, hanno optato per la seconda soluzione vanificando ogni tentativo di ripresa dell'attività del settore fieristico;

   nel decreto del Presidente del Consiglio del 18 ottobre 2020 e, da ultimo, in quello adottato il 24 ottobre 2020 è stato confermato il divieto assoluto di svolgere sagre, fiere di ogni genere e «gli altri analoghi eventi», precludendo così ancora una volta il lavoro dell'intero comparto che ad oggi risulta tra i più penalizzati dall'emergenza epidemiologica e per il quale occorre adottare un piano di sostegno concreto e immediato. Sarebbe opportuno prevedere pertanto misure sia di carattere fiscale e contributivo con una cancellazione di quanto dovuto per l'intero 2020, sia di carattere economico con una indennità mensile di almeno 1500 euro a partire da maggio 2020, mese in cui il mercato fieristico avrebbe dovuto riprendere, ma non ha potuto a causa delle difficoltà degli enti locali nel dar seguito alle norme preventive e di distanziamento prescritte a livello nazionale;

   occorre, pertanto, avviare una interlocuzione con gli addetti ai lavori convocando al più presto un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico con l'obiettivo di individuare efficaci misure di sostegno al settore fieristico da adottare tempestivamente o, al massimo, nell'imminente disegno di legge di bilancio 2021 –:

   se il Ministro interrogato intenda accogliere le richieste formulate dagli operatori del settore fieristico e quali iniziative, nello specifico, ritenga utile intraprendere per supportare queste importanti realtà produttive che, con enormi difficoltà, hanno cercato di sopravvivere all'emergenza epidemiologica ma che oggi rischiano la definitiva chiusura.
(4-07273)


   CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, che coprono i dati da gennaio a luglio 2020, sono venuti a mancare 800.000 posti di lavoro rispetto al 2019;

   a luglio 2020 i contratti a termine erano 568.000 in meno rispetto a luglio 2019;

   nonostante il blocco dei licenziamenti disposto con il decreto-legge n. 104 del 2020 e successive modificazioni e integrazioni, le nuove assunzioni sono crollate del 38 per cento, nel solo mese di settembre – per quanto attiene al settore della ristorazione – oltre 400.000 dipendenti di bar e ristoranti sono rimasti a casa senza lavorare;

   il calo della disoccupazione di 613.000 unità registrato tra marzo ed aprile 2020 è stato determinato da un forte picco di inattivi, costituito da oltre un milione di persone che ha smesso di cercare lavoro, dato da affiancarsi ad un rimbalzo del tasso di disoccupazione fino al 12,4 per cento nel 2021, come stimato da Confindustria;

   secondo dati dell'ufficio studi Cgia di Mestre, nel primo semestre 2020 almeno 4.400 tra piccole e piccolissime aziende, in tutta Italia, hanno chiuso definitivamente a causa della crisi da Covid-19, con ripercussioni su decine di migliaia di famiglie;

   le recenti misure di contenimento non hanno fatto che inasprire il quadro, già critico, delineato da tutti gli indicatori economici ed è evidente che il blocco dei licenziamenti e la proroga della cassa integrazione non fermeranno questo quadro dal perpetrarsi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per:

    a) fornire strumenti di immediato ristoro alle piccole e medie imprese, alle partite Iva, agli artigiani e lavoratori a tempo determinato che hanno perso il proprio lavoro e le proprie fonti di indotto lavorativo;

    b) istituire apposite misure di conforto per il comparto della ristorazione e dei piccoli commercianti ed artigiani, anche in forme di contributi a fondo perduto.
(4-07274)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CALABRIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione in medicina si è tenuto il 22 settembre 2020, con circa due mesi di ritardo a causa del Covid-19, e ha riguardato oltre 22 mila candidati per un numero di borse da assegnare dapprima fissato a 8.776 e di seguito aumentato a 14.395, al fine di aumentare il numero di occupati nel settore e tentare di risolvere la carenza di specialisti che affligge il servizio sanitario nazionale;

   quest'anno, si è raggiunta la cifra record di iscritti di 26.061 persone, la metà destinata a non accedere visto il numero di borse a disposizione;

   in data 5 ottobre 2020 il Ministero dell'università e della ricerca avrebbe dovuto pubblicare la graduatoria unica di merito relativa al suddetto concorso, ma su intervento dell'Avvocatura dello Stato, alla medesima data, è stato comunicato il rinvio di detta pubblicazione «in considerazione della necessità di procedere alla corretta formazione della graduatoria nel rispetto del dictum cautelare dell'autorità giudiziaria»;

   tale rinvio è conseguenza della presentazione al Tar del Lazio di numerosi ricorsi in quanto il regolamento per l'accesso alle scuole di specializzazione mediche del 24 luglio 2020 negava ai candidati già in possesso di un diploma di scuola di specializzazione universitaria di area sanitaria, di diploma di formazione specifica per medico di medicina generale, di un contratto di formazione medica o di dipendente medico chirurgo di strutture del servizio sanitario nazionale o di strutture private con esso accreditate, di vedersi attribuire i punti aggiuntivi per i titoli posseduti;

   inoltre, per gli iscritti al secondo e terzo anno del corso di formazione triennale di medicina generale non sarebbe stato possibile partecipare neanche alla prova di ammissione per l'accesso alle specializzazioni;

   in seguito alle ordinanze del Tar il Ministero dell'università e della ricerca potrebbe dover rivedere le graduatorie di merito e riammettere alcuni ricorrenti, così che la situazione si presenta immobile, con il rischio di ulteriori ricorsi e controricorsi, e desta notevoli preoccupazioni in coloro che hanno superato le prove attenendosi a quanto previsto dal bando che temono eventuali revisioni a loro danno e lo scavalcamento in graduatoria;

   il Tar, a quanto consta all'interrogante, si esprimerà in merito solo il 26 maggio 2021;

   ad ogni modo, il Governo potrebbe comunque, anche in considerazione del contesto emergenziale in atto, porre in essere iniziative volte ad evitare lo «stallo» totale della situazione e la compromissione di interessi fondamentali;

   in Italia si assiste da anni al problema della carenza di medici e di medici specialisti con conseguenti disagi per interi reparti ospedalieri ma soprattutto con l'indebolimento della medicina generale di base;

   contemporaneamente, i neolaureati in medicina devono affrontare il cosiddetto fenomeno dell'imbuto formativo per cui non riescono ad accedere alle scuole di specializzazione a causa della mancata corrispondenza tra il numero di accessi alla facoltà e il numero di borse di specializzazione messe annualmente a disposizione che è sempre inferiore rispetto sia al fabbisogno del sistema sanitario che alle domande di accesso –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di garantire i diritti dei neolaureati in medicina che hanno superato gli esami di ammissione alle scuole di specializzazione di area sanitaria e che, al momento si trovano in una situazione di estrema incertezza, in quanto non possono esercitare il loro diritto di scelta sulla specializzazione o sulla sede, posto che è tutto subordinato alla propria posizione in graduatoria, tenendo anche presente che il mancato inserimento degli specializzandi nei diversi ambiti clinici comporta evidenti conseguenze sull'intero sistema sanitario nazionale.
(4-07263)

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza Alberto Manca e altri n. 2-00953, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Gagnarli.

  L'interpellanza Currò e altri n. 2-00971, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Suriano.

Apposizione di una firma ad una interrogazione a risposta in Commissione e cambio dell'ordine dei firmatari.

  Interrogazione a risposta in Commissione Acquaroli n. 5-01378, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° febbraio 2019, è da intendersi sottoscritta dal deputato Rotelli che ne diventa il primo firmatario.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Varchi n. 4-01443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-07169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-07172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Paolin e altri n. 4-07215, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Loss, Covolo.

  L'interrogazione a risposta scritta Meloni n. 4-07225, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rotelli.

  L'interrogazione a risposta scritta Fitzgerald Nissoli n. 4-07235, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Fitzgerald Nissoli n. 1-00359, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 357 del 15 giugno 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    recentemente negli Usa si sono nuovamente verificati episodi di intolleranza verso la figura di Cristoforo Colombo, con gesti volti a distruggere o imbrattare le statue che lo ricordano. La settimana scorsa a Richmond, in Virginia (Usa), la locale statua di Cristoforo Colombo è stata abbattuta, data alle fiamme e poi gettata nel lago, mentre a Houston la statua che ricorda il navigatore è stata imbrattata di vernice rossa;

    questi ultimi episodi si ricollegano a quelli del 2017, quando si verificarono diversi episodi di intolleranza verso alcuni simboli della storia americana ivi compreso Cristoforo Colombo, icona per gli italiani d'America che celebrano, nel mese di ottobre, il famoso Columbus Day, dichiarato giorno di Festa nazionale, nel 1937, dal Presidente Franklin Delano Roosevelt;

    proprio tre anni fa a Baltimora, una statua di Colombo, eretta nel 1792, fu distrutta a martellate; a Detroit, il monumento a Colombo fu avvolto da un drappo nero; ed ancora a Houston, una statua, donata alla città dalla comunità italoamericana nel cinquecentenario della scoperta delle Americhe, è stata imbrattata di vernice color sangue. Allora come oggi. Infine, a Los Angeles, il 30 agosto 2017, il consiglio comunale ha votato a grande maggioranza la cancellazione del Columbus Day;

    tali episodi si inquadrano nell'ambito di un acceso dibattito sulla conservazione della memoria storica che si è sviluppato negli scorsi anni negli USA e ha portato a posizioni critiche revisioniste;

    l'estremizzazione del confronto è sfociata anche in iniziative iconoclaste che inizialmente avevano preso di mira le statue dei generali sudisti e schiavisti sconfitti nella guerra civile e, di seguito, altre statue raffiguranti personalità italiane legate alla storia americana, tra queste in particolare quella del navigatore genovese;

    la cancellazione del Columbus Day dal calendario delle feste e gli attacchi alle statue di Colombo rappresentano, oltre che un atteggiamento di indisponibilità a leggere il passato in modo condiviso, una profonda ferita inferta alla comunità italiana che vive negli Usa;

    vale la pena ricordare che Cristoforo Colombo partì alla scoperta di una nuova rotta commerciale con l'oriente, circostanza che fa di lui non un conquistatore, bensì un esploratore;

    Colombo è parte fondante della storia americana e oggi rappresenta l'eredità culturale degli italiani d'America, che nel Columbus Day vedono la celebrazione dell'orgoglio e del successo italiano in America;

    ogni anno il Presidente Usa, come richiesto dalla risoluzione approvata dal Congresso il 30 aprile 1934 e modificata dalla legge del 28 giugno 1968, proclama il secondo lunedì di ottobre di ogni anno come «Columbus Day»;

    nel 2017 la comunità italiana degli Usa ha rivolto un appello al Presidente Trump sottolineando come «Noi italiani d'America ci appelliamo al Presidente Trump affinché mantenga viva l'eredità culturale di Cristoforo Colombo, parte fondamentale del patrimonio culturale degli Stati Uniti. Senza Colombo non ci sarebbe l'America com'è oggi e forse neanche quella grande civiltà in cui ciascuno può ritrovarsi», un'eredità culturale che merita sostegno da parte delle istituzioni italiane;

    Colombo è simbolo di relazione tra l'Italia e gli Usa e una rimozione di questa figura dalla memoria storica del popolo americano certamente non va incontro ai propositi di buona collaborazione e ai sentimenti di forte amicizia che i due Paesi nutrono reciprocamente;

    è importante offrire uno spazio pubblico ad ogni contributo etnico, affinché la memoria delle radici di un Paese non venga dispersa e obliata. Ogni contributo etnico è vitale, in quanto ha reso possibile il raggiungimento della democrazia americana, così come la si conosce oggi; in tal senso, andrebbe accolta con favore l'idea di istituire un giorno celebrativo anche per le popolazioni indigene e i nativi americani, così come si celebra il St. Patrick day, senza che, tuttavia, ciò venga a sostituirsi all'importante celebrazione del Columbus Day, come invece si sta prospettando da più parti e come è già avvenuto a Los Angeles e in città più piccole, come ad Oberlin, in Ohio, la comunità italo-americana statunitense in questi anni si è sempre mobilitata pacificamente per difendere la memoria di una figura estremamente significativa per la propria storia ed anche per quella americana, evidenziando il contributo positivo che le rappresentanze dei popoli europei hanno dato alla maturazione della democrazia, alla lotta contro ogni forma di discriminazione e all'integrazione culturale e sociale;

    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche attraverso l'Ambasciata a Washington e la sua rete consolare negli USA, sta seguendo da tempo il delicato dibattito sulle figure italiane giudicate negativamente da alcuni segmenti dell'opinione pubblica statunitense (prima di Colombo, la figura di Italo Balbo è stata oggetto di attacchi critici) e ha continuato a sensibilizzare le proprie controparti sul valore storico di tali figure, in particolare quella di Cristoforo Colombo, divenuta simbolo della vicinanza tra Italia e Stati Uniti;

    il Presidente Mattarella, durante la sua visita dell'ottobre dello scorso anno negli USA, nel corso delle dichiarazioni alla stampa ha sottolineato come Cristoforo Colombo abbia aperto orizzonti, fatto conoscere e posto in collegamento continenti fino ad allora sconosciuti l'uno all'altro,

impegna il Governo:

1) a proseguire il suo impegno, sul piano politico e diplomatico, affinché sia salvaguardata l'eredità culturale italiana negli Usa e la figura simbolo di tale eredità incarnata da Cristoforo Colombo, nel rispetto delle norme vigenti in quel Paese;

2) ad utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione a disposizione da parte del Governo, affinché, sia a livello delle relazioni bilaterali Italia-USA, sia a livello multilaterale, venga valorizzato il reale ruolo storico di Cristoforo Colombo, un esploratore mosso dai nobili sentimenti della scoperta, alla base dell'evoluzione della società e dell'intera umanità.
(1-00359) (Nuova formulazione) «Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro, Gelmini, Delmastro Delle Vedove, Aprea, Bagnasco, Baldini, Anna Lisa Baroni, Casciello, Cassinelli, Dall'Osso, D'Attis, Ferraioli, Marin, Marrocco, Orsini, Napoli, Palmieri, Pentangelo, Polidori, Rossello, Ruffino, Saccani Jotti, Sozzani, Torromino, Versace, Vietina, Zangrillo, Biancofiore, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, La Marca, Maria Tripodi, Longo, Sangregorio, Carè, Barelli, Valentini, Zoffili, Cappellacci, Mulè, Bergamini, Polverini, Cannizzaro, D'Ettore, Pettarin, Zanella, Brunetta, Giacometto, Elvira Savino, Bond, Calabria, Fiorini, Frate, Occhionero, Siracusano».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Fornaro n. 2-00635 del 7 febbraio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Gadda n. 5-03768 del 18 marzo 2020;

   interrogazione a risposta scritta Cancelleri n. 4-05975 del 10 giugno 2020;

   interpellanza Zanettin n. 2-00968 del 20 ottobre 2020.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Ascari e altri n. 3-01162 del 2 dicembre 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07245;

   interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-03428 del 27 gennaio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07247;

   interrogazione a risposta in Commissione Marco Di Maio n. 5-03937 del 7 maggio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07246;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-04486 del 30 luglio 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-01836;

   interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-01752 del 22 settembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07244;

   interrogazione a risposta scritta Bellucci e altri n. 4-07122 del 15 ottobre 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-01835.