Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 21 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'attività degli impianti a fune è soggetta alle regolamentazioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed alle relative prescrizioni tecniche in materia di sicurezza;

    gli impianti di trasporto a fune si sono sviluppati in inverno, ma oggi rispondono alle esigenze turistiche proprie anche della stagione estiva;

    nei territori alpini e appenninici operano un totale di 400 aziende con quasi 2.000 impianti di risalita;

    il settore presenta circa 15.000 addetti con un fatturato di 1.100 milioni di euro annui;

    come tutti i settori, anche quello degli impianti a fune ha subito gli effetti negativi delle misure di contenimento del contagio da Covid-19;

    tale comparto e l'indotto hanno quindi la necessità di riprendere l'attività, garantendo la sicurezza di lavoratori e utenza, per contenere gli effetti economici;

    il giro di affari nazionale del settore è, infatti, di circa 10 miliardi di euro, tra attività a monte e a valle e spesso rappresenta il volano trainante, sia economico che occupazionale, di interi territori;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020 sono state dettate specifiche linee guida per il trasporto funiviario, finalizzate a contenere il rischio di contagio da Covid-19: obbligo di indossare le mascherine, limitazione della capienza massima sui veicoli chiusi, posizionamento delle file d'attesa per garantire il distanziamento interpersonale di almeno un metro, disinfezione sistematica delle stazioni e dei mezzi, nonché l'installazione di dispenser;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 è stata consentita la deroga al distanziamento di un metro, a condizione che si proceda alla rilevazione della temperatura corporea dei passeggeri e che gli stessi rilascino un'autocertificazione attestante di non aver avuto contatti con persone affette da patologia Covid-19;

    il settore ha proposto da subito alcune modifiche alle misure individuate dal Ministero (da revisionare comunque periodicamente in base all'andamento dell'emergenza sanitaria) che siano realmente improntate ad una reale valutazione delle caratteristiche specifiche del servizio di trasporto funiviario. Le proposte delle associazioni di settore, tra cui Anfe, non ritengono infatti utile limitare il numero di utenti trasportati simultaneamente negli impianti anche per evitare pericolose file ed assembramenti. Tali proposte comprendono comunque l'obbligo del distanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone in tutte le fasi preparatorie al trasporto, l'obbligo di utilizzare mascherina e guanti per l'estate, l'obbligo di aerazione e igienizzazione nelle cabinovie e funivie;

    tali misure sono state confermate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020 nonostante il Governo, rispondendo all'interrogazione in Commissione n. 5-04268 in data 1° luglio 2020, avesse assicurato in merito «la disponibilità ad un ulteriore confronto con le associazioni di settore al fine di procedere all'eventuale adeguamento delle linee guida alle mutate condizioni fattuali del servizio»;

    lo stesso Governo, rispondendo alla interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01809 ha infatti rimarcato in data 14 ottobre 2020 che l'allegato 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020 ha «provveduto a prorogare e aggiornare le misure minime di sicurezza per lo svolgimento delle attività del settore del trasporto pubblico funiviario durante l'emergenza epidemiologica. In particolare, oltre all'obbligo per gli utenti di indossare a bordo di tutti i sistemi di trasporto o veicoli una mascherina di comunità per la protezione del naso e della bocca, e all'obbligo di disinfezione sistematica dei mezzi, è stata prevista la limitazione della capienza massima di ogni mezzo per garantire il distanziamento interpersonale di un metro. Al contempo, è stato previsto che l'obbligo del distanziamento interpersonale non si applichi alle persone che vivono nella stessa unità abitativa, nonché tra i congiunti e le persone che intrattengono rapporti interpersonali stabili, coniugi, parenti e affini in linea diretta e collaterale non conviventi, ma con stabile frequentazione, persone non legate da vincolo di parentela e affinità, ma che condividono abitualmente gli stessi luoghi, fermo restando però l'obbligo di procedere alla rilevazione della temperatura prima dell'accesso e di acquisizione, al momento dell'acquisto dei biglietti o degli abbonamenti, di apposita autocertificazione relativa all'assenza di contatti stretti con persone affette da COVID o di sintomi ad essa riconducibili, laddove il mezzo sia costantemente areato tramite apertura dei finestrini e delle boccole e la durata della corsa sia inferiore ai quindici minuti»;

    il Governo ha inoltre segnalato nuovamente che «le misure di contenimento del COVID-19 necessitano l'effettuazione di un costante monitoraggio del loro stato di attuazione e della loro efficacia. Infatti, in considerazione delle conseguenze che esse determinano sugli operatori economici in genere e anche in questo caso, è indispensabile un confronto costante con le associazioni di settore, che peraltro hanno già provveduto a sottoporre alla nostra attenzione alcune proposte di modifica delle linee guida e di aggiornamento, che sono state elaborate con l'ente italiano di normazione, e attualmente queste proposte sono soggette all'esame del comitato tecnico-scientifico»;

    ad oggi, nonostante la volontà del Governo di confrontarsi con gli operatori, le richieste di quest'ultimi non sono state ancora accolte nemmeno parzialmente;

    risulta evidente che le misure riduttive, utili per una parziale ripresa delle attività nella stagione estiva, potrebbero creare notevoli difficoltà nel corso dell'imminente stagione sciistica invernale;

    si tratta quindi di un comparto in attesa oggi di norme certe e che ha avanzato da tempo la richiesta di aumentare la presenza di utenti negli impianti, a fronte di una maggiore velocità di trasporto dei medesimi e per evitare possibili assembramenti alle partenze;

    la durata massima di questi trasporti non supera mai i 13-15 minuti, con rischi assolutamente ridotti anche in virtù dell'abbigliamento pesante dei fruitori, che prevede solitamente anche caschi e visiere che coprono già, oltre alla mascherina, le vie respiratorie;

    appare inoltre quantomeno singolare che nei mezzi pubblici di trasporto sia consentito viaggiare all'80 per cento della capienza e per lunghi tragitti, mentre negli impianti di risalita (per spostamenti brevi e sempre con abbigliamenti pesanti) vengano applicate norme maggiormente restrittive;

    per molte regioni a vocazione sciistica (già duramente colpite dal maltempo delle scorse settimane come la Liguria, Piemonte e Veneto) il fallimento della stagione invernale potrebbe causare gravi ripercussioni in termini sociali, economici e occupazionali;

    i XXV Giochi olimpici invernali si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026 in Italia, in Lombardia e Veneto, e va quindi scongiurato in ogni modo il rischio che gli impianti di risalita possano fallire;

    riaprire in sicurezza e con efficacia gli impianti, oltre a rappresentare un elemento fondamentale per la tenuta sociale, economica ed occupazionale dei territori montani promuove anche modelli di tempo libero e vacanze idonei alla attuale situazione epidemiologica;

    in altri nazioni europee, come ad esempio l'Austria, il Governo ha deciso di riaprire gli impianti di risalita con norme favorevoli, ma ha deciso di essere molto severo per quanto riguarda le regole dei rifugi e delle ristorazioni,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per modificare in senso meno restrittivo le norme attualmente previste per il trasporto funiviario, al fine di garantire il corretto svolgimento della stagione sciistica invernale, confrontandosi con le associazioni di settore nel pieno rispetto della pubblica sicurezza e della tutela della salute;

   ad assumere iniziative urgenti a sostegno della tenuta economica ed occupazionale dell'intero comparto, già duramente provato dalle limitazioni introdotte nella stagione turistica estiva, anche per garantire la presenza di adeguate infrastrutture in vista dei prossimi giochi olimpici ospitati dal nostro Paese;

   ad aprire un tavolo permanente di concertazione con le aziende del settore e gli enti territoriali interessati, al fine di monitorare l'efficacia ed il rispetto delle norme vigenti sul trasporto funiviario.
(7-00564) «Paita, Fregolent, Nobili».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MOLINARI, TOCCALINI, BENVENUTO, BOLDI, CAFFARATTO, GASTALDI, GIACCONE, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LIUNI, MACCANTI, PATELLI, PETTAZZI e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia dell'ennesimo problema riguardo la consegna di mascherine alle scuole da parte del commissario straordinario, Domenico Arcuri;

   trattasi, questa volta, di un lotto di mascherine recapitate all'istituto «Saluzzo-Plana» di Alessandria ed emananti un forte odore di solvente, al punto che il dirigente scolastico ha dovuto firmare una circolare interna per invitare gli studenti ed il personale scolastico a non utilizzarle ed a segnalare la vicenda allo stesso commissario Arcuri;

   «a seguito di segnalazioni circa forti odori di solvente provenienti dalle mascherine in oggetto, le quali sono state consegnate all'istituto dal Commissario Straordinario Covid-19 e distribuite dalla scuola agli studenti, si invitano gli stessi a non utilizzarle. Verranno distribuite prontamente altre mascherine di differenti produttori», è quanto si legge nella comunicazione del dirigente scolastico;

   a segnalare alla scuola l'anomalia è stata la mamma di uno studente, intervenendo alla locale Radio Gold: «una puzza mista tra petrolio e gomma, un odore da vomito»; lo stesso dirigente scolastico, intervenuto successivamente alla medesima radio, ha parlato di «forte odore, come di pneumatico» i dispositivi di protezione in questione sono realizzati da Fca e distribuiti, per l'appunto, dal commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica da Covid-19, Domenico Arcuri;

   tale episodio è l'ultimo in ordine di tempo di una serie di problemi che affliggono il mondo della scuola duramente colpito dall'emergenza sanitaria e che evidenzia, al pari della vicenda dell'appalto alla Nexus dei banchi monoposto, quella che gli interroganti giudicano l'assoluta incapacità di vigilare da parte del commissario straordinario –:

   come sia potuto accadere un simile episodio e per quali ragioni i lotti in consegna non vengano preventivamente verificati dal Commissario, nell'ambito dei compiti affidatigli ai sensi dell'articolo 122 del decreto-legge n. 18 del 2020;

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di simili episodi e garantire la sicurezza e la tutela sanitaria di alunni e personale scolastico;

   se il Governo non ritenga opportuno procedere ad una ricognizione e a un controllo dei dispositivi distribuiti in tutti gli istituti scolastici italiani;

   se Fca sia produttore unico delle mascherine distribuite nelle scuole italiane ovvero se non si ritenga doveroso adottare iniziative affinché sia obbligatorio rendere pubblici, nelle singole scuole, i produttori delle mascherine ivi distribuite.
(3-01832)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Governo in data 18 ottobre 2020 ha varato un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che a soli 5 giorni di distanza dal precedente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2020 prevede ulteriori misure restrittive finalizzate a prevenire il diffondersi dei contagi da Covid-19;

   tra le nuove misure adottate non c'è la modifica degli attuali limiti di capienza previsti per i mezzi del trasporto pubblico locale, limiti che rimangono fissati all'80 per cento della capienza;

   come i fatti hanno dimostrato nei giorni precedenti all'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il limite di capienza previsto non viene assolutamente rispettato, in particolare nelle grandi città. I motivi di tale mancato rispetto sono molteplici; in particolare, si possono individuare l'assenza di controlli concreti volti a far rispettare effettivamente il limite previsto, e l'insufficienza di mezzi a disposizione degli enti locali che, in determinate fasce orarie del giorno rende inevitabile l'affollamento dei mezzi pubblici;

   il sovraffollamento di autobus, metropolitane e vagoni ferroviari del trasporto pubblico locale costituisce ad oggi il principale pericolo di ampia diffusione del virus Covid-19, dunque, a giudizio dell'interrogante intervenire con misure restrittive in altri settori, eguali ad esempio la possibilità per gli enti locali di chiudere zone della città, dopo le, 21:00 rischia di essere inefficace e al tempo stesso dannoso per gli operatori commerciali che svolgono l'attività in tali zone –:

   quali siano le motivazioni in base alle quali il Governo non ha ritenuto di modificare gli attuali limiti di capienza previsti per il Trasporto pubblico locale e se si intenda ridurre la capienza almeno al 50 per cento dei posti disponibili qualora, sulla base della curva dei contagi, si dovessero varare nuove misure di carattere restrittivo.
(5-04819)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'esplicito inserimento nel codice della protezione civile – articolo 1 e articolo 2 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 – della finalità della tutela degli animali dai danni, o dal pericolo di danni, derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall'attività dell'uomo cui sono orientate le competenze e le attività del sistema di protezione civile è stato un importante traguardo, il riconoscimento di un nuovo approccio di assistenza alle persone e agli animali;

   nonostante le attività di soccorso, recupero, messa in sicurezza, gestione e ricongiungimento degli animali in occasione di calamità, siano sempre più richieste dalle amministrazioni locali e dai cittadini – secondo il Rapporto Eurispes 2020, 4 persone su 10 convivono almeno con un animale d'affezione – le disposizioni normative richiamate non risultano pienamente attuate;

   malgrado siano stati compiuti alcuni passi in avanti, tra i quali la sottoscrizione in data 21 settembre 2018 del protocollo d'intesa tra il Dipartimento della protezione civile e le Associazioni Animalisti Italiani, Enpa, Lav, Leidaa, Lndc, Oipa Italia, con cui le Parti si sono impegnate a collaborare per definire metodologie e procedure operative, distinte in base al tipo di evento e relativa estensione, nonché per le diverse tipologie di animali, in previsione o in seguito agli eventi di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018, esempio di un nuovo ed efficace modello di coordinamento nelle attività di gestione degli animali che convivono con la popolazione nel quale le associazioni sono inserite a pieno titolo, il percorso di programmazione e messa in campo di adeguate risorse da parte della Protezione civile è incompiuto;

   ad oggi, infatti, continuano ad essere prevalentemente le associazioni animaliste a farsi carico delle numerosissime segnalazioni e richieste di aiuto per animali in occasione delle predette situazioni di emergenza;

   in particolare, nel corso dell'emergenza Covid-19, ancora drammaticamente in atto, le associazioni animaliste attraverso i propri volontari hanno garantito un capillare servizio di assistenza ai «pet» di persone in quarantena, isolamento domiciliare o ricoverate, consistente nel trasferimento temporaneo presso abitazioni o strutture di animali che non potevano essere accuditi a domicilio, nel recupero di animali detenuti in luogo diverso dalla dimora attuale della persona in quarantena per il ricongiungimento con il proprietario, nel trasporto di animali da compagnia per visita veterinaria, nella consegna di «pet food» ed ancora nel supporto per la semplice attività fisica all'aperto: in assenza di tali interventi messi in atto dai volontari animalisti le istanze dei cittadini conviventi con seguito sarebbero rimaste prive di risposte;

   è quanto mai urgente, anche alla luce della nuova ondata epidemica in corso, intervenire per garantire che la protezione civile nazionale, con funzioni di indirizzo e coordinamento pur nel rispetto delle competenze regionali, svolga concretamente le attività di soccorso e assistenza alla popolazione con animali al seguito, con il supporto imprescindibile delle associazioni animaliste firmatarie del protocollo, che mettono a disposizione risorse qualificate per la gestione degli animali;

   la materia relativa alla tutela e alla gestione degli animali non si può ricondurre esclusivamente al settore sanitario, ma è trasversale e coinvolge diverse amministrazioni centrali e locali, nonché enti del terzo settore quali le associazioni animaliste. Da ciò discende la necessità del coordinamento in emergenza affidato al Servizio nazionale di protezione civile –:

   quali urgenti e indifferibili iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo al fine di organizzare concretamente il servizio di protezione civile per l'assistenza dei cittadini che convivono con animali; se intenda adottare iniziative per istituire all'interno del Dipartimento di protezione civile una sezione dedicata che indirizzi e coordini a livello nazionale l'intervento delle associazioni animaliste e degli altri soggetti coinvolti nello svolgimento del servizio con lo stanziamento di adeguate risorse.
(4-07200)


   BELLUCCI e MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 18 ottobre 2020 è stato finalmente raggiunto l'accordo in Conferenza unificata sul riparto e sui criteri di assegnazione di 68.314.662 euro, destinati ai caregiver familiari per il triennio 2018/20: 20 milioni per il 2018, poco meno di 24,5 milioni per il 2019 e circa 23,8 milioni per il 2020;

   le risorse, contenute nel «Fondo per il sostegno e il ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare», erano state stanziate dall'articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018) e, dopo il parere favorevole, saranno destinate alle regioni che a loro volta le destineranno ai comuni e agli ambiti territoriali per interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare, dando priorità: a) ai caregiver di persone in condizione di disabilità gravissima, così come definita dall'articolo 3 del 26 settembre 2016; b) ai caregiver di coloro che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali; c) a programmi di accompagnamento finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver con la persona assistita;

   la legge di bilancio 2018 ha istituito il Fondo, con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, ma l'articolo 1, comma 483, della legge di bilancio 2019 lo ha «incrementato di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021»: confrontando le risorse previste per legge con quelle assegnate nel triennio 2018-2020, mancano all'appello 1.685.338 euro;

   il Fondo, esiguo rispetto ai bisogni, alle istanze e ai potenziali destinatari, rischia di innescare conflittuali criteri selettivi, così come lo schema di decreto dimostra, fissando, in particolare, fra le priorità entro le quali le regioni devono agire, la condizione della presenza di una «disabilità gravissima», riprendendo la definizione, ipotizzata per tutt'altro contesto e con tutt'altre finalità dall'articolo 3 del citato decreto ministeriale 26 settembre 2016, perché elaborata per definire la dipendenza vitale dall'assistenza;

   pur apprezzando lo sforzo di finalmente finanziare «interventi di sollievo e sostegno destinati al caregiver familiare»; rimane, ad avviso dell'interrogante, incapacità di distinguere tra persona con disabilità e caregiver familiare: la valutazione della necessità di supporto per il caregiver familiare va ponderata esclusivamente sulla base della sua condizione; il riconoscimento di disabilità grave del congiunto che si assiste è solo un criterio di individuazione della figura di caregiver familiare;

   perplessità suscitano anche le altre due priorità e, in particolare, l'indicazione di sostenere i caregiver di coloro che non hanno avuto accesso a strutture residenziali a causa del Covid-19; oltre a non chiarire come si concretizzerà questo aiuto si rischia di lasciare indietro i caregiver di persone con disabilità, anche gravi, che, invece, non hanno potuto accedere ai servizi territoriali per altri motivi, come, ad esempio, lunghe liste di attesa, e, in ragione di ciò, non sarebbero contemplati;

   da ultimo, ma non per ordine di importanza, anche la scelta di destinare le risorse alle regioni e ai comuni rischia di incentivare ulteriormente una disparità di trattamento, anche a livello territoriale –:

   per quali motivazioni le risorse stanziate non corrispondano, per difetto, a quelle previste per legge e se non ritenga di dover modificare lo schema di decreto di riparto nel senso esposto in premessa, al fine di riconoscere un giusto sostegno economico a tutti i caregiver familiari, in quanto tali;

   se non ritenga quanto mai evidente l'urgenza di adottare iniziative per definire una normativa quadro in materia di caregiver familiari che, oltre a livelli essenziali di assistenza con adeguate risorse, disciplini diritti lavorativi, previdenziali e assicurativi congrui ed equi.
(4-07208)


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 ottobre 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulle misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza Covid-19;

   tra le varie misure intraprese, l'articolo 1 comma 1, lettera d), punto 5), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 stabilisce che «nell'ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgano in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza»;

   sul punto, stante l'assenza di linee guida e di chiarimenti in merito, si sta generando una notevole, confusione nelle amministrazioni comunali circa le modalità di svolgimento dei consigli comunali, delle giunte e delle commissioni;

   a tal proposito, ad avviso dell'interrogante, non sembra sia possibile assimilare giuridicamente le riunioni della pubblica amministrazione alle riunioni degli organi elettivi o degli enti locali che hanno disciplina autonoma e peculiare;

   a ciò si aggiunga che gli argomenti di discussione consiliare sono da considerarsi d'interesse dei cittadini e, pertanto, è necessario che i consigli comunali, la giunta e le commissioni si svolgano in presenza nel rispetto delle misure di sicurezza che consentono le riunioni in presenza;

   al riguardo, come noto, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni, dalla legge del 24 aprile 2020, n. 24, all'articolo 73, comma 1, prevede che i consigli comunali che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza possono riunirsi secondo tali modalità, nel rispetto di criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal presidente del consiglio, purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti;

   il Ministero dell'interno, dipartimento per gli affari interni e territoriali, con parere dell'11 giugno 2020 ha precisato che «se è vero che il legislatore non ha imposto alcun obbligo ai consigli comunali di riunirsi in modalità da remoto, è altresì vero che è data la facoltà ad essi di decidere se riunirsi in tale modalità per tutta la durata dell'emergenza pandemica. Pertanto, spetta all'autonomia dei consigli stessi decidere in ordine alla opportunità di tornare a riunirsi in presenza prima della cessazione dello stato di emergenza e fermo restando il rispetto del distanziamento sociale previsto dalle normative emergenziali attualmente vigenti» –:

   se il Governo in considerazione di quanto riportato in premessa e delle novità recate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020, non intenda adottare le iniziative di competenza per chiarire tempestivamente e univocamente le modalità di svolgimento dei consigli comunali, delle giunte e delle commissioni.
(4-07210)


   CECCANTI, BRUNO BOSSIO, CENNI, VISCOMI, SCHIRÒ, BOLDRINI, CIAMPI, SERRACCHIANI e GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della prematura scomparsa della presidente Jole Santelli nelle prossime settimane dovranno essere indette le elezioni per la regione Calabria ai sensi dell'articolo 126, terzo comma, della Costituzione e dell'articolo 33 dello statuto della regione Calabria;

   nella legge elettorale regionale vigente, basata sul voto di preferenza, non risultano ancora recepiti due principi della legge n. 165 del 2004, come novellata dalla legge n. 20 del 2016 (lettera c-bis, punto 1, del comma 1 dell'articolo 4 della legge novellata ossia la doppia preferenza di genere e il tetto del sessanta per cento del totale per i candidati dello stesso genere);

   nella seduta del 4 agosto 2020 il Governo, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 86 del 2020, poi convertito dalla legge n. 98 del 2020 relativo alla regione Puglia, ha accolto un ordine del giorno dei deputati pd Ceccanti, De Maria, Fiano, Miceli, Pollastrini, Raciti, Viscomi, Boldrini, Bordo, Cenni, Bruno Bossio, col quale, tra l'altro, si invitava l'esecutivo a valutare l'opportunità di adottare una iniziativa legislativa in cui, con norma cedevole, fossero estesi a tutte le regioni che utilizzino la preferenza i due principi già richiamati ed il secondo, il tetto del sessanta per cento, con la sanzione più efficace della inammissibilità della lista;

   va sottolineato il fatto che il Consiglio regionale, anche se in regime di prorogatio, potrebbe comunque provvedere a recepire con legge tali principi, come ammesso in casi simili dalla giurisprudenza costituzionale (sentenze n. 157 del 2016 e n. 158, 81, 64, 55 e 44 del 2015) come puntualmente ricostruita dalla professoressa Tania Groppi in un contributo sul sito www.lacostituzione.info pubblicato il 20 ottobre 2020 –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché vi sia un adeguamento della disciplina regionale in questione, anche alla luce della giurisprudenza costituzionale richiamata in premessa, valutando a tal fine se procedere all'adozione di apposite iniziative normative, analogamente a quanto già disposto con riferimento alla regione Puglia.
(4-07216)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

  il 16 ottobre 2020 la testata «il Foglio» è ritornata sulle presunte influenze straniere nelle competizioni elettorali italiane;

   alle ultime elezioni regionali, numerosi candidati del centro-sinistra in giro per l'Italia hanno potuto beneficiare del contributo di «Social Changes», un'organizzazione diretta da Arun Chaudhary, già filmmaker della Casa Bianca ai tempi di Barack Obama. In questo modo sono state finanziate le campagne elettorali dei singoli candidati ai vari consigli regionali, che hanno prodotto risultati sorprendenti;

   la militante dei Giovani democratici Federica Benifei, candidata a Livorno, è arrivata terza nel suo collegio prendendo 6.332 voti. L'aspetto più interessante della candidatura Benifei sono le risorse economiche impiegate nella campagna elettorale: tra il 28 luglio e il 23 settembre sono stati spesi 11 mila e 267 euro di sponsorizzazioni (140 in totale) su Facebook. Prima di fine luglio 2020, il registro pubblico delle inserzioni su Facebook non conteneva alcun contenuto sponsorizzato. Secondo quanto ricostruisce il Foglio, Social Changes interviene nelle ultime settimane di campagna elettorale, dando sostegno economico per sponsorizzare, fra le altre cose, post su Facebook;

   gli americani di Social Changes hanno finalità politiche precise: battere la destra o «le destre», finanziando candidati che hanno profili progressisti. La loro piattaforma è calibrata su contenuti eminentemente progressisti: vogliono «tassare i ricchi» e lanciare «il prossimo movimento per la pace globale»;

   secondo quanto riportato da Il Tirreno, Federica Benifei, in questa vicenda, non c'entrerebbe nulla se non per l'essere stata scelta da altri come target per l'investimento politico. La notizia è stata indirettamente confermata al giornale dagli esponenti del PD livornese, che hanno dichiarato che quella della Benifei «È una campagna decisa dal nazionale»;

   il giornale ricostruisce che la collaborazione con Social Changes partirebbe proprio dal dipartimento comunicazione del Partito Democratico, per valorizzare i profili di giovani candidati. In Toscana, oltre alla Benifei, è stata scelta anche Alessandra Nardini. La stessa Benifei, contattata da Il Tirreno, ha confermato che si tratta di un progetto nazionale, ma spiega che nel dettaglio ci sarà occasione per parlarne;

   si è venuto a delineare, quindi, ad avviso degli interroganti, un chiaro doppiopesismo nella narrazione della sinistra per cui se ad essere sponsorizzati sono i partiti d'opposizione si è davanti a indebite interferenze non gradite, mentre se a ricevere fondi sono partiti della maggioranza di sinistra si tratterebbe di una garanzia democratica per la libertà dell'Italia dal pericolo «sovranista»;

   anche il Partito Democratico sembrerebbe coinvolto con organizzazioni estere che ne condizionerebbero i contenuti politici e comunicativi. Nello staff dell'organizzazione americana c'è anche un italiano, Ludovico Manzoni, che ha avuto rapporti di collaborazione con il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e il PD lombardo;

   sempre in casa PD, Social Changes ha curato anche la campagna per le elezioni Europee di Caterina Cerroni, recentemente diventata segretario nazionale dei Giovani Democratici;

   appare quindi evidente che se vi sono influenze estere, queste siano presenti tanto a destra quanto a sinistra. Giova ricordare che anche l'altro grande partito della maggioranza, il Movimento 5 Stelle, è stato oggetto di attenzioni a seguito del presunto finanziamento da 3,5 milioni di euro provenienti da fondi neri venezuelani –:

   se il Governo ritenga necessario assumere iniziative normative volte a limitare l'afflusso di finanziamenti esteri a candidati o a partiti politici.
(4-07217)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BILLI, ZOFFILI e FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto ha riportato la stampa, lo storico yacht Galeb appartenuto al maresciallo Tito, al quale è riconducibile la responsabilità della morte di molti italiani nel contesto di una campagna di pulizia etnica, verrà utilizzato per ospitare eventi promossi dalla città di Fiume in quanto «capitale europea della cultura» per il 2020;

   a restauro ultimato, in effetti, il Galeb verrà adibito a museo galleggiante;

   l'esodo giuliano-dalmata causato dal regime di Tito interessò un numero compreso tra i 250mila e i 350mila italiani, esuli che esigono rispetto, esattamente come la memoria di, coloro che persero la vita nelle foibe, attualmente onorati ogni anno il 10 febbraio nel «Giorno del ricordo»;

   secondo alcune fonti, per il restauro di questo yacht appartenuto a Tito sarebbero stati utilizzati diversi milioni di euro, almeno in parte forniti dall'Unione europea, che li avrebbe destinati genericamente alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale di Fiume;

   la figura del maresciallo Tito è controversa anche per i croati;

   sussistono dubbi circa il fatto che il restauro del Galeb rientri nella effettiva valorizzazione del patrimonio storico-culturale italiano, croato ed ungherese di Fiume –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per evitare che fondi europei vengano spesi per finanziare il restauro di monumenti che onorano la memoria di personalità macchiatesi di gravi crimini o di manufatti loro appartenuti, come lo yacht di Tito;

   quali iniziative il Governo ritenga di adottare per tutelare la memoria dei tanti italiani che in Istria e Dalmazia sono stati uccisi o comunque costretti all'esilio, in qualche modo offesa dalla decisione delle autorità croate di restaurare anche con fondi europei lo yacht appartenuto a Tito.
(5-04821)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalla procedura amministrativa pendente davanti alla regione Lazio, emergono forti criticità connesse alla domanda con cui la New Green Roma S.r.l. ha chiesto l'autorizzazione integrata ambientale per una discarica per rifiuti non pericolosi in località Malnome (nel territorio di Roma Capitale);

   in particolare, l'Associazione Raggio Verde ha dedotto che l'istante vorrebbe realizzare la discarica all'interno di una cava priva di barriera geologica naturale, esponendo (in tal modo) la sottostante falda acquifera ad un grave rischio d'inquinamento e violando il punto 2.4.2., Allegato I, decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, che richiede necessariamente la presenza di una formazione geologica naturale (non sostituibile da una barriera artificiale che può fungere solo da completamento di quella naturale che non rispetti i requisiti normativi minimi di permeabilità e spessore);

   inoltre, l'E.n.a.c. avrebbe evidenziato che la vicinanza dell'aeroporto di Fiumicino alla discarica potrebbe minare la sicurezza del trasporto aereo, dato che la componente organica dei rifiuti potrebbe attrarre l'avifauna anche qualora (per mitigare il «wildlife strike») si dovesse limitare il trattamento al solo codice C.E.R. 19.12.12;

   peraltro, forti critiche sono state mosse anche dall'Aeroporti di Roma s.p.a.:

    posto che costituirebbe un potenziale ostacolo alla sicurezza della navigazione aerea la presenza di una discarica ricadente nell'ambito di una zona soggetta a vincolo aeroportuale ed all'interno delle aree di protezione dei sistemi radar;

    dato che esisterebbe un pericolo per la sicurezza della navigazione derivante dall'ubicazione della discarica ad una distanza di soli 3,5 chilometri dalla testata pista 16L, quindi in una posizione critica a causa del flusso migratorio da e verso la costa che si instaurerebbe qualora la predetta venisse autorizzata;

   infine, l'amministrazione della difesa ha evidenziato che:

    la presenza della discarica contrasterebbe con le prescrizioni delle servitù militari gravanti sulla zona;

    non sarebbe stato approfondito l'impatto sanitario dell'impianto;

    l'area della discarica per rifiuti inerti già assentita (ove dovrebbe sorgere la nuova discarica) ricadrebbe su di una porzione di terreno demaniale che non consentirebbe l'adozione di un'autorizzazione relativa ad un'area sottratta alla disponibilità della New Green Roma S.r.l.;

   in conclusione, la vicenda in esame merita una certa attenzione, se si considera che (ove confermata):

    la pericolosità della discarica giustificherebbe l'intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (ai sensi dell'articolo 206-bis, comma 1, lettera a), decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);

    l'indebita occupazione di terreno demaniale dovrebbe interessare l'Agenzia del demanio che dovrebbe essere sollecitata dal Ministro dell'economia e delle finanze (in forza dell'articolo 2, comma 3, e 8, comma 1, decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300);

    la violazione delle servitù militari renderebbe doveroso l'intervento del Ministero della difesa;

    l'ostacolo ed il pericolo alla sicurezza della navigazione aerea imporrebbero l'intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (alla luce dell'articolo 6, comma 9, lettera d), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 72) –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito delle rispettive competenze per pervenire alla soluzione delle problematiche indicate in premessa.
(4-07214)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Guardia Perticara è uno dei «Borghi più belli d'Italia» riconosciuti in Basilicata e «Bandiera arancione» Touring Club Italiano per i suoi caratteristici vicoli, le stradine strette e ripide, le case in pietra arroccate le une sulle altre, i monumenti, il contesto naturalistico di grande bellezza, che conferiscono al borgo un fascino particolare;

   per i suoi paesaggi e il caratteristico borgo dalle case in pietra, Guardia Perticara è stato in più occasioni set cinematografico;

   nelle vicinanze di Guardia Perticara sorge una piattaforma per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali gestita da Semataf s.r.l.;

   da quanto si apprende Semataf intende ampliare ulteriormente tale piattaforma nonostante negli anni si sia già ingrandita più volte;

   il primo lotto della discarica, autorizzato nel 1995, era infatti per soli 50 mila metri cubi. Nel 2009 è stato autorizzato il secondo lotto, che con gli aggiuntivi 100 mila metri cubi, ha portato la volumetria complessiva a 165 mila metri cubi comprendendo il 10 per cento di incremento come modifica non sostanziale a fine esercizio. Con il terzo lotto c'è stata una ulteriore espansione per altri 99 mila metri cubi. Nel 2014 è stato autorizzato ancora un altro lotto per 340 mila metri cubi di rifiuti. Con l'ultima richiesta di un ampliamento si richiedono ulteriori 547mila metri cubi. Dai 50 mila metri cubi iniziali si arriverebbe dunque ad un milione e 200 mila metri cubi finali;

   a seguito dell'ultima conferenza di servizi, il comune di Guardia Perticara ha argomentato il proprio parere negativo a quest'ultima richiesta di ampliamento, avanzando più di una puntuale contestazione;

   la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Basilicata di Potenza si è espressa solo in materia di tutela archeologica, sottolineando la differenza con il parere paesaggistico che non è stato espresso ed evidenziando che la valutazione fatta «non sostituisce altre autorizzazioni»;

   a parere dell'interrogante, passare dai 50 mila metri cubi iniziali, fino al milione e 200 mila metri cubi finali di rifiuti in prossimità del Paese, vi è il concreto rischio che l'area dove sorge il borgo di Guardia Perticara si trasformi in una gigantesca discarica a cielo aperto somigliante ad altre tristi realtà del Paese, come ad esempio la nota discarica di Malagrotta nel Lazio con tutti i problemi ambientali del caso;

   la mitigazione dell'impatto, con gli alberi e interventi affini così come previsti dalla Semataf nel corso di oltre un decennio, risulta insufficiente a maggior ragione se, per stessa ammissione della società i punti maggiormente sensibili paesaggisticamente sono quelli ubicati all'interno del centro abitato, dai quali la discarica in esercizio ed il previsto ampliamento risultano «abbastanza» visibili;

   da quanto si apprende nella discarica di Guardia Perticara finiranno anche i rifiuti petroliferi del Centro Oli «Tempa Rossa» della Total;

   a parere dell'interrogante la realizzazione del nuovo lotto di discarica della volumetria netta pari a circa 495 mila metri cubi, per un terzo in scavo e per due terzi fuori terra rappresenta un prezzo paesaggistico troppo grosso da pagare per la comunità –:

   di quali ulteriori elementi disponga ministro il Ministro interrogato e se non intenda valutare la possibilità di avviare il procedimento di tutela indiretta sul centro storico di Guardia Perticara ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo n. 42 del 2004, «Codice dei beni culturali e del paesaggio», nonché, anche a tale fine, la tutela diretta sul Convento benedettino di Guardia Perticara, risalente al 1600, attraverso l'attivazione della verifica dell'interesse culturale ai sensi dell'articolo 12 del citato decreto legislativo al fine di tutelare Guardia Perticara dall'ennesimo ampliamento della discarica citata in premessa.
(4-07202)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAITTA e PERANTONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, alcuni candidati hanno presentato denuncia per presunte irregolarità nella correzione degli elaborati del concorso per 330 posti di magistrato ordinario, indetto il 10 ottobre del 2018 dal Ministero della giustizia;

   le tre prove scritte del concorso in oggetto sono state sostenute il 4, 5 e 7 giugno del 2019, mentre i risultati sono stati pubblicati il 25 giugno 2020, ad oltre un anno di distanza dallo svolgimento delle prove scritte, con 301 concorsisti risultati idonei su 3.091 candidati che avevano consegnato i relativi elaborati;

   in riferimento a quanto riportato dagli articoli de Il Riformista pubblicati il 25 e il 30 settembre 2020, alcuni candidati risultati «non idonei», dopo aver ottenuto l'accesso agli atti, anche al fine di poter procedere ad un ricorso dinnanzi al T.a.r. del Lazio e aver esaminato i temi dei 301 «idonei» a sostenere la prova orale, hanno segnalato una serie di problematiche ed anomalie attinenti correzione di alcuni temi, valutati positivamente, che presentavano evidenti errori grammaticali giuridici;

   il 21 giugno del 2018 la commissione d'esame, composta da venti magistrati e otto tra docenti e avvocati fissava, tra i criteri di valutazione, quelli di una «forma italiana corretta» e della conoscenza degli istituti giuridici affrontati;

   dal quadro descritto dagli organi di stampa e derivante dall'accesso agli atti e dall'esposto dei candidati, emergerebbero ulteriori presunte anomalie inerenti alla procedura e al metodo di correzione degli elaborati da parte della commissione esaminatrice;

   in particolare, non sarebbe stata rispettata la regola del rigoroso ordine numerico delle buste in quanto le correzioni sarebbero state effettuate in maniera non ordinata, con alcuni compiti lasciati «indietro» e corretti in un momento successivo, oltre alla mancata indicazione nei verbali delle tempistiche delle correzioni;

   dall'accesso agli atti non è stato possibile altresì reperire il calendario dei lavori a cui le sottocommissioni dovevano attenersi;

   dalle segnalazioni rese dai candidati si apprende inoltre che, oltre agli errori sopra menzionati, alcuni compiti presenterebbero dei segni grafici che potrebbero aver reso riconoscibili gli autori da parte della commissione, compromettendo, pertanto, il criterio dell'anonimato nelle prove scritte della procedura di concorso;

   sulle denunce presentate dai candidati, la terza commissione del Consiglio superiore della magistratura ha aperto una pratica per presunte irregolarità;

   tale notizia ha destato preoccupazione nell'opinione pubblica e, in particolare, negli aspiranti futuri magistrati che, dopo anni di studio, sacrifici e spese sostenute per la preparazione, rischiano di vedere compromesso il loro futuro e i loro sogni da procedure anomale e da irregolarità che finirebbero per penalizzare alcuni concorsisti a favore di altri;

   una preoccupazione che, inevitabilmente, si riflette nella serietà delle procedure concorsuali per la selezione dei magistrati e, pertanto, nel sistema giustizia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulla questione sopra prospettata ed evitare che si ripropongano situazioni similari in relazione alle procedure di selezione del personale del sistema giustizia.
(4-07196)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un comunicato del 18 ottobre 2020, Assogot ha reso noto che un giudice onorario in servizio presso il tribunale di Palermo, già risultato positivo al Covid-19, è stato ricoverato in terapia intensiva a seguito dell'improvviso aggravamento delle sue condizioni di salute;

   il caso del giudice di Palermo non è il primo e certamente, nella durissima stagione pandemica in atto, verosimilmente non sarà l'ultimo. Diversi sono i magistrati onorari già risultati positivi al tampone, o posti in quarantena per contagi verificatisi nell'ufficio giudiziario ove prestano attività; la situazione pone in tutta la sua drammaticità la principale vertenza su cui sono impegnati i magistrati onorari, ossia il mancato riconoscimento della qualifica di lavoratori subordinati e tutto quello che ne consegue in termini di garanzie e diritti del lavoratore;

   i magistrati onorari, pur essendo qualificati come lavoratori dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, sono attualmente esclusi da ogni tutela in caso di malattia o di sospensione dell'attività dei tribunali;

   il magistrato onorario chiamato ad affrontare una malattia, oltre a dover fronteggiare il male, viene anche lasciato solo dallo Stato e privato di ogni sostegno economico per sé e per la propria famiglia. Lo stesso accade in caso di sospensione dell'attività dei tribunali o di semplice rallentamento con riduzione delle udienze, uniche attività retribuite con sistema a cottimo;

   per manifestare solidarietà al collega, i magistrati onorari di Palermo hanno protestato per chiedere che il Governo e il Parlamento si facciano carico di una radicale riforma della magistratura onoraria e per chiedere l'adozione immediata di un provvedimento che risolva almeno il problema dell'assenza di tutele in caso di malattia –:

   se il Governo intenda adottare con urgenza un'iniziativa normativa che preveda tutele in caso di malattia o arresto, totale e parziale, dell'attività dei tribunali mediante la corresponsione di un'indennità in misura fissa.
(4-07201)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è essenziale che la magistratura ogni singolo magistrato eserciti la giurisdizione con competenza e conoscenza degli istituti e dei principi fondamentali del diritto, nonché possedendo un'adeguata cultura giuridica generale;

   è, altresì, essenziale che i provvedimenti giudiziari che ciascun magistrato adotta devono presentare una forma corretta sotto il profilo terminologico, sintattico e grammaticale e adeguata terminologia giuridica, nonché chiarezza espositiva affinché il cittadino possa essere reso edotto in ordine alle motivazioni del provvedimento;

   risulta all'interrogante che è stata presentata al Ministero della giustizia e al Consiglio superiore della magistratura, per quanto di competenza, un'istanza da parte di due candidati al concorso i quali hanno individuato negli elaborati di alcuni candidati ritenuti idonei al concorso di magistratura indetto con decreto ministeriale 10 ottobre 2018 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 91 del 16 novembre 2018 – IV serie speciale – concorsi ed esami) errori grossolani di diritto, strafalcioni grammaticali, elaborati palesemente «fuori tema», segni di riconoscimento, pagine saltate, brocardi latini riportati in modo non corretto, schemini con freccette in luogo di ragionamenti giuridici;

   il Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 19 del regio decreto 15 ottobre 1925 n. 1860, «esercita l'alta sorveglianza sugli esami» e «può intervenire in seno alla commissione o alle sottocommissioni ogni qualvolta lo ritenga opportuno ed ha facoltà di annullare gli esami nei quali siano avvenute irregolarità», compatibilmente con le competenze e i poteri esercitati in materia del consiglio superiore della magistratura;

   quali iniziative di competenza il Ministero della giustizia intenda intraprendere in merito all'istanza segnalata in premessa in relazione alle irregolarità emerse negli elaborati del concorso indetto con decreto ministeriale 10 ottobre 2018 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 91 del 16 novembre 2018 – IV serie speciale – concorsi ed esami).
(4-07209)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   a seguito dei lavori di realizzazione del passante ferroviario di Palermo diverse aree urbane, precedentemente occupate dai binari, sono adesso disponibili e possono essere oggetto di interventi di riqualificazione urbana e di restituzione di spazi alla comunità territoriale di riferimento;

   in particolare risultano disponibili tre diverse porzioni di territorio, una tra la fermata De Gasperi e quella San Lorenzo, la seconda nello spazio immediatamente successivo alla fermata San Lorenzo (in direzione aeroporto) e un'ultima area a cavallo tra i quartieri Tommaso Natale e Partanna Mondello –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza affinché Rfi avvii una manifestazione d'interesse per affidare in concessione le aree sopracitate per le quali sussistano le condizioni, ponendo come vincolo che venga garantita la finalità pubblica di fruizione collettiva, e promuova per le eventuali aree restanti ogni interlocuzione necessaria e possibile, anche con gli enti locali, in maniera tale che queste vengano valorizzate e restituite alla collettività.
(2-00969) «Varrica».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CENTEMERO, CAPITANIO, RIXI, BIANCHI, MACCANTI, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il settore del trasporto aereo è tra i più colpiti dalla crisi generata dalla pandemia da Covid-19 e dalle conseguenti limitazioni alla libera circolazione delle persone per il contenimento del contagio: Assaeroporti, l'associazione dei gestori delle infrastrutture aeroportuali, riporta che da marzo ad agosto 2020 si è perso l'85 per cento del traffico, oltre 90 milioni di passeggeri e oltre un miliardo di euro per i gestori aeroportuali. Le stime a livello internazionale prevedono una ripresa del traffico aereo con livelli ante-Covid non prima del 2024;

   il Governo ha istituito diversi fondi di ristoro per le categorie economiche ed i settori maggiormente colpiti dal blocco delle attività produttive e dalle restrizioni alla mobilità personale; nessuno di questi, tuttavia, si è concentrato sul settore aeroportuale, pur duramente investito dalla crisi;

   a partire dal 13 marzo 2020, gli aeroporti hanno garantito solamente alcune attività per esigenze operative emergenziali, come i voli cargo per trasporto di materiale sanitario o voli di Stato, e fin da subito si sono impegnati a mettere in atto una serie di misure per il contenimento del contagio, garantendo sanificazione, distanziamento, nuova segnaletica, termoscanner e misure di vigilanza sull'osservanza delle nuove misure;

   il mancato intervento a favore delle società aeroportuali, e del relativo indotto, costringerà alcuni scali minori a chiudere e metterà in grave crisi anche i grandi aeroporti, non in grado di garantire i livelli occupazionali pre-Covid, considerando inoltre che nel marzo 2021 terminerà il periodo di cassa integrazione per migliaia di addetti del settore;

   la crisi del settore aeroportuale, volano per lo sviluppo dei territori, impatterà duramente anche sul turismo, che rappresenta il 15 per cento dell'occupazione e il 13 per cento del prodotto interno lordo, con conseguente ridotta capacità di attrazione delle aree interne del Paese;

   i principali Paesi europei si sono già mossi: basti pensare che la Germania ha già stanziato 1,36 miliardi di euro di aiuti al settore aeroportuale, in aggiunta rispetto a quanto previsto per la compagnia di bandiera, peraltro ottenendo l'autorizzazione da parte della Commissione europea;

   in una fase delicatissima per la nostra economia, appare necessario, prima ancora che opportuno, che il Governo ponga urgentemente rimedio a questa situazione, per evitare la definitiva compromissione del settore, non più in grado poi alla ripresa di competere nel mercato internazionale; è pertanto impellente, a parere degli interroganti, destinare apposite risorse a copertura sia delle spese e degli investimenti realizzati dai gestori aeroportuali per l'adozione delle misure di sanità pubblica atte a garantire la tutela dei passeggeri, sia dei costi connessi alle misure straordinarie adottate a garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori impiegati per garantire la continuità del servizio in costanza di emergenza sanitaria, nonché, infine, degli investimenti per l'ammodernamento e la digitalizzazione delle infrastrutture –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda tempestivamente adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, al fine di contribuire alla compensazione dei danni subiti dalle società di gestione aeroportuale.
(4-07197)


   TATEO e SASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto internazionale di Bari-Karol Wojtyla è il primo aeroporto pugliese, servendo l'intera città metropolitana di Bari, la provincia di Barletta-Andria-Trani, nonché parte delle limitrofe province di Foggia, Matera, Potenza e Taranto;

   al momento, lo scalo barese è servito da sole tre coppie di collegamenti giornalieri da e per Roma-Fiumicino, operate due da Alitalia e una da Ryanair;

   stante l'emergenza sanitaria tuttora in corso, il numero di collegamenti presenti è assai esiguo ed evidentemente inidoneo a soddisfare le esigenze di trasporto da e per Roma dell'ampia utenza di riferimento dell'aeroporto di Bari;

   i collegamenti ferroviari tra Bari e Roma, alternativi a quelli a mezzo aereo, sono altrettanto ridotti, ed in ogni caso rispondenti a esigenze di trasporto sostanzialmente diverse da quelle del trasporto aereo –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché sia quanto prima aumentato il numero di collegamenti aerei tra Roma e Bari, anche in costanza dell'emergenza sanitaria.
(4-07198)


   TATEO e SASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica del 17 settembre 2015, n. 201, in applicazione dei criteri fissati dall'articolo 698 del codice della navigazione, l'aeroporto di Taranto-Grottaglie è stato individuato tra gli aeroporti civili di interesse nazionale inserendolo, con gli scali aeroportuali di Bari e Brindisi, nel Bacino di traffico Mediterraneo-Adriatico;

   ci sono state molte proposte di attivazione di voli passeggeri, le ultime delle quali effettuate dall'Air Italy nel maggio 2011 e dalla CityLine Swiss nel gennaio 2014; ad oggi, tuttavia, l'aeroporto – sebbene completamente fruibile e funzionante per i voli passeggeri – è allo stato attuale destinato ad uso esclusivamente cargo;

   da settembre 2019 lo scalo è interessato da importanti interventi di ammodernamento, ampliamento e riqualificazione dell'intera struttura; al momento, risultano in corso i lavori per la pista di rullaggio e per il piazzale di sosta degli aeromobili, mentre nel luglio 2020 è conclusa la fase di progettazione delle opere per il rifacimento del terminal passeggeri, di imminente appalto;

   nel giugno 2020, Aeroporti di Puglia e Delta AeroTaxi hanno altresì siglato un accordo per l'istituzione di una base operativa dell'aviazione generale nell'aeroporto di Taranto-Grottaglie per riequilibrare l'utilizzo delle quattro infrastrutture aeroportuali pugliesi –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per l'attivazione di voli per il traffico passeggeri presso l'aeroporto di Taranto-Grottaglie.
(4-07199)


   GASTALDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Genola è situato al centro della provincia di Cuneo, nel cuore della pianura cuneese, contraddistinta da attività dedite all'agricoltura e densa di insediamenti industriali, artigianali e commerciali;

   la forte concentrazione di attività lavorative, la posizione baricentrica idonea al naturale smistamento dei flussi di traffico e la storica mancanza di un'adeguata rete autostradale di supporto hanno determinato nel tempo un sempre crescente numero di passaggi veicolari all'interno del centro del paese, dove le arterie principali si incrociano formando un bivio soffocato dalle preesistenze edilizie dell'abitato;

   Genola da sempre rappresenta un crocevia di collegamento verso Cuneo e la Francia, da un lato, (attraverso la strada provinciale 20) e verso Fossano, Mondovì e la Liguria, dall'altro (attraverso la strada statale 28); per tale ragione, il centro abitato di Genola è interessato da elevatissimi volumi di traffico che costituiscono un'emergenza dal punto di vista della vivibilità, della sicurezza e della salute del paese;

   per alleggerire e migliorare la viabilità di Genola, da circa cinquant'anni ormai si discute della necessità di realizzare una circonvallazione dell'abitato di Genola, senza che nulla ancora si sia concretizzato, nonostante i tanti tentativi perseguiti nel corso degli anni, e nonostante tutti gli enti preposti (prefettura, Anas, enti locali) abbiano ipotizzato soluzioni pratiche e provato ad avviare i prescritti iter per la realizzazione della circonvallazione;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con nota del 9 giugno 2017 prot. n. 6460 ha proposto una revisione della rete stradale di interesse nazionale che prevede la riclassificazione di strade ex statali e di strade provinciali e la contemporanea declassificazione di strade da trasferire alle regioni, ricadenti nei territori di: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Veneto e Umbria; con la citata proposta di revisione della rete stradale di interesse nazionale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inteso portare a un livellamento tra la rete statale e la rete trasferita alle regioni che attualmente vede, dei 45.000 chilometri di strade statali ante legge Bassanini, 20.000 chilometri circa restare di competenza regionale e 25.000 chilometri circa di competenza nazionale;

   tra le strade ricadenti nel territorio piemontese ed oggetto di trasferimento ad Anas rientrano la strada provinciale 428 e la strada provinciale 20; ad oggi, tuttavia, tale trasferimento non risulta essersi concretizzato;

   per la realizzazione della circonvallazione di Genola esiste un progetto preliminare elaborato dalla provincia, per un importo pari a 6 milioni di euro, per come risultante dalla documentazione allegata alla deliberazione della Giunta regionale 19 ottobre 2018, n. 19-7722, recante gli «indirizzi per la definizione del decreto del Presidente del Consiglio ministri ai fini della proposta di revisione delle reti stradali di interesse nazionale e regionale ricadenti nella regione Piemonte» –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni sull'iter di devoluzione alla competenza di Anas della strada provinciale 428 di Genola (SP 428) e della strada provinciale 20 del Colle di Tenda (SP 20);

   se e quali iniziative di competenza intenda attivare per la realizzazione della circonvallazione di Genola.
(4-07207)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI, MORRONE, VINCI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 17 ottobre 2020, a Reggio Emilia, in piazza del Monte, in pieno centro storico, sono stati esplosi alcuni colpi d'arma da fuoco e cinque ragazzi sono rimasti feriti; il più grave è stato ricoverato in rianimazione all'Ospedale Santa Maria Nuova e, per fortuna, non è in pericolo di vita;

   l'episodio di violenza sembra essere nato da un litigio scoppiato in strada per motivi banali tra un residente e il gruppo di giovani, che non conosceva;

   secondo le prime ricostruzioni l'uomo si sarebbe allontanato per poi ritornare e sparare contro i ragazzi usando una pistola Beretta calibro 6,35, risultata rubata in Calabria;

   l'aggressore, con precedenti per stalking, che è stato arrestato anche grazie all'aiuto del sistema di videosorveglianza e ad alcuni testimoni, ha ammesso la sua responsabilità e dovrà rispondere di tentato omicidio plurimo e detenzione illegale di arma da sparo;

   l'episodio è un fatto di una gravità inaudita ed è solo l'ultimo di una serie di azioni violente, che qualifica la sicurezza in città come una chimera: aggressioni, sparatorie, furti, baby gang che spadroneggiano ovunque. La situazione è ormai insostenibile, i cittadini vivono costantemente nella paura e Reggio Emilia, più che una «città delle persone» sembra essere diventata città della violenza e del degrado –:

   se il Ministro non ritenga opportuno provvedere tempestivamente ad un potenziamento dell'organico delle forze dell'ordine a Reggio Emilia per garantire, il prima possibile, più adeguati e maggiori livelli di sicurezza;

   se non convenga sulla necessità di promuovere, con la massima urgenza, un tavolo istituzionale sulla sicurezza tra Governo, provincia, ed enti locali, che includa anche la rappresentanza parlamentare del territorio di tutte le forze politiche, incluse quelle di opposizione, per approfondire e condividere le problematiche e trovare concrete soluzioni per investire nella sicurezza.
(4-07206)


   BUOMPANE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Villa Literno è un comune italiano di 12.305 abitanti della provincia di Caserta;

   nel dicembre 2019, dopo l'indagine della direzione distrettuale antimafia di Napoli su presunti appalti pilotati dal clan dei Casalesi, il sindaco di Villa Literno, Nicola Tamburrino, è stato arrestato;

   la procura della Repubblica di Napoli Nord accusò Tamburrino di corruzione e falso ideologico in atti pubblici;

   le indagini dei carabinieri, secondo la procura hanno permesso di ricostruire l'accordo per la realizzazione di un centro ricettivo-turistico in via delle Dune a Villa Literno in cambio di denaro ed appoggio elettorale alle amministrative a favore di Tamburrino;

   durante il periodo di detenzione e di sospensione di Tamburrino, la guida del comune era ricoperta dal vicesindaco Valerio Di Fraia;

   l'articolo 54 della Costituzione della Repubblica italiana recita «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore»;

   il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, articolo 53, comma 2, prevede che il vicesindaco sostituisca il sindaco in caso di assenza o di impedimento temporaneo;

   il suddetto decreto legislativo, all'articolo 142, prevede la rimozione e la sospensione di amministratori locali qualora «il sindaco, il presidente della provincia, i presidenti dei consorzi e delle comunità montane, i componenti dei consigli e delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge», mentre all'articolo 50 disciplina le competenze del sindaco;

   nel mese di luglio 2020 il tribunale del riesame ha accolto il ricorso presentato dai legali di Tamburrino, revocando la misura cautelare degli arresti domiciliari;

   il sindaco Tamburrino ha pubblicamente dichiarato di concedersi un periodo di vacanza e di riflessione, continuando in sostanza a delegare il vicesindaco dinanzi agli organi responsabili dell'amministrazione del comune, nonché per tutte le altre funzioni attribuitegli quale autorità locale nelle materie previste da specifiche disposizioni di legge –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, valutando in particolare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 142 del TUEL (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali).
(4-07213)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   SASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   mancano solo due giorni alla prima data del concorso straordinario per la scuola previsto dal 22 ottobre al 16 novembre 2020, indetto dal Ministero dell'istruzione per l'immissione in ruolo di circa 32 mila docenti precari;

   i candidati saranno circa 65 mila e nei giorni in cui l'emergenza sanitaria registra in tutta Italia numerosi casi positivi al Coronavirus, numerosissimi insegnanti manifestano la loro preoccupazione per le condizioni di svolgimento del concorso;

   a generare apprensione, infatti, sono i numerosi spostamenti, in treno, in aereo, in traghetto, che i candidati dovranno sostenere da Nord e Sud d'Italia in un periodo di crescita esponenziale dei contagi;

   si deve altresì tener presente anche un'altra criticità, ovvero quella delle cattedre vuote, considerata l'assenza non solo nei giorni delle prove ma anche prima e dopo per raggiungere la sede d'esame, creando un vero e proprio disagio nelle scuole che sono già in grave carenza di organico; quasi tutti i candidati, infatti, già insegnano, essendo il concorso riservato a chi ha 3 anni di esperienza;

   permane per l'interrogante l'assoluta incomprensione circa l'urgenza e l'insistenza da parte del Ministro interrogato sul «concorsone» nonostante il già accertato aumento dei contagi ed il rischio di un ulteriore picco connesso alla prova concorsuale;

   in merito ai rischi connessi al concorsone sono intervenuti, in questi giorni, alcuni virologi, come il professor Galli, che ha dichiarato «che bisogna tener ben conto dei rischi e dei problemi causati da una tornata concorsuale così importante», che anzi si potrebbe configurare come una potenziale bomba epidemiologica –:

   se, alla luce delle numerose segnalazioni di grande preoccupazione, il Ministro interrogato non ritenga doveroso adottare iniziative per rinviare il suddetto concorso a salvaguardia della salute degli studenti, dei docenti e delle relative famiglie.
(3-01831)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a quanto è dato sapere, c'è un ammanco nelle Casse previdenziali private dei liberi professionisti, da oltre 4,6 miliardi di euro di contributi non versati dagli iscritti, che mette a rischio l'attribuzione delle future pensioni;

   un problema destinato, verosimilmente, ad aumentare nel prossimo futuro con l'ulteriore crisi dei redditi provocata dall'emergenza da Covid-19;

   c'è una situazione diversificata tra le varie professioni, in particolare, i geometri hanno accumulato verso la loro cassa il debito più importante di oltre 1 miliardo di euro, mentre, a causa della crisi dell'edilizia, architetti e ingegneri iscritti ad Inarcassa, hanno determinato 918 milioni di euro di morosità contabilizzati nel bilancio 2019;

   tra gli infermieri, 1 su 4 ha debiti arretrati per un ammanco totale per Enpapi di circa 238 milioni di euro;

   questa situazione è un danno per gli enti di previdenza che non hanno i flussi finanziari attesi e per i diretti interessati che essendo morosi riceveranno, seppure con delle agevolazioni che stanno cercando di adottare le Casse, le richieste di rientro dal debito che, se non verrà saldato, non consentirà il riconoscimento dell'assegno pensionistico, poiché l'accesso matura solo saldando gli arretrati

   il debito generale di 4,6 miliardi di euro si collega, in parte, a meri ritardatari nei pagamenti e, in parte, a persone che non sono nelle condizioni di recuperare;

   proprio in prospettiva di un peggioramento della situazione, per la crisi economica conseguente all'emergenza sanitaria, le Casse stanno cercando di adottare delle misure come piani di rateizzazione dei debiti con sanzioni ed interessi ridotti, che, dopo il periodo di sospensione per il Covid-19, stanno per essere ripresi nella maggior parte dei casi;

   alcune Casse, come quella forense, stanno ragionando anche su una riforma che preveda l'abbassamento, se non l'eliminazione, dei contributi minimi;

   per molteplici iniziative è anche necessaria l'autorizzazione dei Ministeri vigilanti, come nel caso della Cassa degli psicologi, Enpap, che sta attendendo dagli stessi un responso sulla possibilità di ridurre gli interessi dallo 0,35 allo 0,26;

   si ritiene, dunque, necessario assumere urgentemente delle valide iniziative per verificare i flussi finanziari delle Casse previdenziali e consentire alle stesse di recuperare le somme mancanti, per garantire agli iscritti il diritto alla pensione che non può, in alcun modo, venir meno –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza, sulla grave situazione esposta in premessa e se e quali iniziative di controllo stiano predisponendo, anche per verificare la gestione dei flussi finanziari delle Casse previdenziali che comunque deve essere trasparente;

   se e quali iniziative specifiche intendano assumere per garantire il diritto alla pensione agli iscritti delle Casse, anche con iniziative che agevolino il rientro nel caso di contributi non versati, soprattutto in questo periodo di crisi a causa del Covid-19.
(5-04818)


   SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato dal diretto interessato e come riportato da diversi organi di informazione, tra cui il quotidiano la Stampa del 19 ottobre 2020, il sindacalista dei rider di Just eat, Yiftalem Parigi, eletto solo poche settimane fa, ha ricevuto una comunicazione nella quale si annuncia che il contratto di lavoro in essere sarà da considerarsi concluso il 2 novembre 2020 e che a, decorrere dal giorno 3 novembre, il rapporto di lavoro potrà essere ripreso solo a condizione della sottoscrizione del contratto di categoria firmato nelle settimane scorse da Assodelivery e Ugl;

   centinaia di lettere dello stesso tenore sono state inviate ai corrieri dalle società Just Eat e Deliveroo;

   il suddetto contratto di categoria è stato fortemente criticato dalle principali organizzazioni sindacali e dai rappresentanti dei rider per alcuni aspetti fortemente penalizzanti, quali il sostanziale mantenimento del pagamento a cottimo, la negazione dei diritti propri del lavoro subordinato, la mancata garanzia di un minimo di ore di servizio o, profili addirittura paradossali, come il riconoscimento della maggiorazione per il lavoro notturno solo dopo la mezzanotte, ovvero quando l'attività di consegna assume dimensioni residuali;

   all'indomani della stipula del suddetto accordo AssoDelivery-Ugl, come riportato da diversi quotidiani quali la Repubblica del 18 settembre 2020, l'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha precisato che si ravviserebbero diversi profili di illegittimità rispetto a quanto recentemente disciplinato con l'articolo 1, del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, che ha introdotto il nuovo capo V-bis al decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 in materia di tutela del lavoro tramite piattaforma digitale, quale il fatto che a stipulare il contratto non possa essere una sola organizzazione e che, in ogni caso, si deve trattare di un sindacato con il requisito della maggiore rappresentatività comparativa, requisito che, a detta dei più, l'Ugl non sembra avere, o, ancora, laddove si stabilisce un meccanismo di determinazione del compenso esclusivamente parametrato sulla base delle consegne nel tempo unilateralmente stimato dalla piattaforma, riproponendo, di fatto, il cottimo;

   ad accentuare la gravità dell'atteggiamento delle società che stanno inviando le suddette lettere di disdetta dei contratti che, a parere degli interrogati assumerebbe i connotati di un vero e proprio ricatto, vi è la condizione soggettiva di molti lavoratori che, soprattutto in fase di difficoltà economica quale quella che sta attraversando il Paese, non hanno alternative occupazionali e sono, di fatto, costretti ad accettare condizioni contrattuali peggiorative. Tra tali lavoratori spicca, ovviamente, la condizione dei lavoratori stranieri che, perdendo il lavoro, rischierebbero di perdere anche il diritto di permanere nel nostro Paese –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per denunciare la validità del suddetto accordo AssoDelivery-Ugl e delle conseguenti lettere di disdetta dei contratti di lavoro dei rider da parte delle imprese del comparto.
(5-04822)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 62 del decreto-legge 20 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari;

   il comma 3 del suddetto articolo 62 prevede che per i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni e che il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura;

   il decreto ministeriale 19 ottobre 2012, n. 199 relativo al «Regolamento di attuazione dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività» all'articolo 1, comma 3, prevede che non costituiscono cessioni ai sensi del suddetto articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori, alle cooperative se gli imprenditori risultano soci delle cooperative stesse; i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori alle organizzazioni di produttori, se gli imprenditori risultano soci delle organizzazioni di produttori stesse; i conferimenti di prodotti ittici operati tra imprenditori ittici;

   accade che alcune cooperative e organizzazioni di produttori effettuino il pagamento ai produttori, in particolare ai piccoli imprenditori — per fare un esempio relativamente olio di oliva — addirittura nei mesi di luglio/agosto ed alcune volte addirittura a dicembre dell'anno successivo per olio conferito a novembre, dunque oltre 13/14 mesi dopo;

   questo comporta gravi problemi di liquidità per i produttori, in un contesto come quello attuale in cui il comparto agroalimentare è fortemente penalizzato dall'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, e con un prezzo di liquidazione all'ingrosso a sottocosto;

   è necessario, a parere degli interroganti, dare ai produttori tempi certi entro i quali le cooperative e le organizzazioni di produttori effettuano il pagamento dei prodotti agricoli e alimentari nei termini stabiliti dalle norme vigenti o quantomeno in tempi più ragionevoli –:

   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda adottare affinché i conferimenti di cui sopra rientrino nel termine di pagamento a 60 giorni.
(4-07204)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, domenica 18 ottobre 2020, tre agenti del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, cosiddetti «Carabinieri Forestali», nel corso di una perquisizione a Pozzuolo di Alone, nel comune di Casto in Valsabbia (BS), avrebbero attaccato un cacciatore 56enne di Tavernole sul Mella (BS), come dimostrato dalle immagini riprese da una telecamera installata dall'uomo per riprendere la presenza di animali;

   le immagini del filmato mostrano chiaramente due agenti prendere l'uomo, fermo sulla porta della propria baita, buttarlo a terra e bloccarlo, portandolo a richiedere prontamente aiuto;

   dopo il corpo a corpo, il 56enne si è recato al pronto soccorso dell'ospedale di Gardone Valtrompia (BS), dove i medici hanno riscontrato contusioni alla mano, alla spalla e al ginocchio, con prognosi di cinque giorni;

   nel verbale di dichiarazioni spontanee presentato assieme alla denuncia dei tre agenti, il cacciatore ha spiegato come si sia opposto verbalmente alla loro richiesta di entrare nella baita per una perquisizione e di come, nel momento in cui si stava accingendo ad entrare per mostrare agli agenti le armi oggetto della perquisizione, sia stato spintonato a terra ed immobilizzato, come attestato dalle immagini riprese;

   l'episodio sarebbe solo l'ennesima aggressione a danno del comparto venatorio, che, nel bresciano, ha recentemente subito minacce fisiche e verbali da parte di gruppi di animalisti estremisti, che avrebbero distrutto almeno 18 capanni da caccia tra Borgonato di Cortefranca e le campagne di Cazzago San Martino, in Franciacorta, dove sono stati apposti fantocci con dei cappi al collo e varie scritte quali «assassini», «domani la tua testa»;

   in assenza di chiarimenti sulla vicenda, l'aggressione da parte dei tre agenti sopra richiamata sarebbe l'ennesima aggressione ai danni della categoria venatoria, peraltro da parte di coloro che dovrebbero tutelarla –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) tutelare il cittadino di cui all'episodio descritto in premessa a seguito dell'aggressione subita, con appositi controlli disciplinari in seno al Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari;

    b) garantire a tutti i cacciatori le giuste ed adeguate tutele rispetto a minacce ed aggressioni di cui agli episodi citati in premessa facendo uso, se del caso, delle preposte forze dell'ordine.
(4-07205)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI e BERARDINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in esecuzione della deliberazione n. 932 del 31 luglio 2020 della Asl di Pescara, in pari data è stato pubblicato un avviso, per titoli e colloquio, per assunzione a tempo determinato di un dirigente odontoiatra della disciplina di odontoiatria;

   nel suddetto avviso è stato previsto che le domande di ammissione dovessero pervenire all'ufficio competente alla ricezione entro e non oltre, pena l'esclusione, il 7° (settimo) giorno successivo alla data di pubblicazione dell'avviso sul sito istituzionale dell'Asl di Pescara:

   l'articolo 4, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, prevede che le domande di ammissione al concorso, debbano essere presentate, entro il termine perentorio di giorni trenta dalla data di pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica;

   nella deliberazione n. 932 e nell'avviso pubblico, è richiamata la legislazione ordinaria riguardante le procedure concorsuali con espresso riferimento al decreto del Presidente della Repubblica n. 483 del 1997, articolo 2, che però prevede sia il rispetto dei trenta giorni per la presentazione della domanda, che l'obbligo pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a riprova della natura concorsuale della procedura in questione, mancando, invece, ogni riferimento alle misure straordinarie di potenziamento del S.s.n. attuate durante l'emergenza sanitaria epidemiologica da Covid-19;

   con l'articolo 2-ter, del decreto-legge n. 18 del 2020, è stata introdotta una nuova disciplina per le assunzioni urgenti determinate dall'emergenza sanitaria e che non dovrebbe essere utilizzata, come nel caso di specie, per assunzioni ordinarie non connesse alle esigenze straordinarie derivanti dalla diffusione del Covid-19; in particolare, il ricorso «indiscriminato» alle forme di pubblicità semplificate di cui al comma 2 del suddetto articolo, quali la pubblicazione dell'avviso solo nel sito internet dell'azienda e la riduzione dei termini minimi per la presentazione delle domande fino a cinque giorni, produce conseguenze anche sulle successive procedure concorsuali, in quanto, tali incarichi, sebbene della durata massima di un anno, costituiscono, comunque, «titoli preferenziali», compromettendo il principio costituzionale dell'accesso al pubblico impiego in condizioni di eguaglianza, preordinato a garantire la massima partecipazione e la selezione del migliore candidato per il buon andamento della pubblica amministrazione;

   le stesse motivazioni addotte nel merito della richiesta di assunzione del dirigente odontoiatra non risultano fondate sull'emergenza sanitaria Covid-19, mai richiamata nel provvedimento, facendo, invece, riferimento all'obiettivo «di garantire i livelli essenziali di assistenza, onde scongiurare l'interruzione di pubblico servizio, per assicurare la funzionalità del servizio e tenuto conto dell'assenza di un'unità dirigenziale odontoiatrica presente presso la predetta struttura», conseguentemente, non possono risultare idonee a giustificare deroghe che finirebbero per costituire un deterrente ad assunzioni strutturali e un incentivo a eludere l'osservanza delle regole generali delle procedure concorsuali, posto che, in un'azienda sanitaria, la carenza programmatica, l'inefficienza organizzativa o la lentezza burocratica, non possono ledere norme, principi e diritti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e/o di situazioni analoghe in altre Asl, se intenda promuovere iniziative di competenza a tutela dell'interesse pubblico e dei soggetti interessati, per verificare se quanto evidenziato sia conforme alla legislazione ordinaria circa il rispetto dei termini minimi di presentazione delle domande di ammissione al concorso e l'obbligo di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, valutando l'adozione delle necessarie iniziative di competenza per porre rimedio ad eventuali usi distorti e strumentali del regime derogatorio emergenziale;

   conseguentemente, se, con riguardo ad avvisi pubblici relativi a carenze di personale non connesse all'emergenza Covid-19, il Governo non ritenga più opportuno adottare iniziative normative per modificare le disposizioni emergenziali o vincolarne il ricorso al reclutamento del personale necessario a fronteggiarla;

   se, al fine di accelerare le assunzioni, non ritenga più utile adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché si intervenga sui tempi di espletamento delle procedure concorsuali, specie con riferimento ai lavori delle commissioni esaminatrici, piuttosto che sacrificare le garanzie proprie del principio di pubblicità.
(5-04823)

SALUTE

Interpellanza:


   sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro della salute del 1° ottobre 2020 «Aggiornamento delle tabelle contenenti l'indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni ed integrazioni. Inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis», all'articolo 1, prevede: «1. Nella tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è inserita, secondo l'ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis. Il presente decreto entra in vigore il quindicesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana»;

   il giornale il Riformista del 18 ottobre 2020 riporta una notizia riguardo al decreto sopra citato e in particolare scrive: «quella del ministero della salute è una scelta illogica che penalizza gravemente tutto il settore della coltivazione della canapa, lasciando così campo aperto ai soli colossi farmaceutici» dicono in una nota gli oltre 70 parlamentari dell'intergruppo per la cannabis legale, che unisce parlamentari di Pd, M5S, Radicali, Italia Viva e lo stesso LeU (...). La decisione è in evidente contrasto con quanto promosso dal Ministero dell'Agricoltura che ha recentemente inserito i prodotti della cannabis tra le varietà officinali, dando il via alle filiere estrattive dei principi di questa nobile pianta;

   il Cbd e una delle molecole presenti in percentuale più alta nelle infiorescenze di Cannabis ed è già da anni in uso come integratore alimentare e nell'industria cosmetica, ma a differenza del Thc, a questa molecola non è ascrivibile alcun effetto psicoattivo –:

   se il Ministro interrogato, tenuto conto di quanto riportato in premessa, non intenda rivedere la scelta d'inserire le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis dalla sezione B del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
(2-00970) «Sportiello, Termini, Massimo Enrico Baroni, Sodano, Giuliodori, De Carlo, Di Lauro, Martinciglio, Sarli, Perconti, Elisa Tripodi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio direttivo dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Matera con delibera del 10 agosto 2020 ha indetto le elezioni per il rinnovo degli organi istituzionali dell'Ordine per il quadriennio 2021-2024, svoltesi nelle giornate del 26, 27, 28 settembre 2020. Con riferimento alle modalità di convocazione dell'assemblea elettiva, sui siti webAssocarenews e Nursetimes sono stati pubblicati alcuni articoli aventi ad oggetto numerose segnalazioni pervenute da parte degli iscritti all'Ordine, recanti dei dubbi di legittimità sulle stesse, per via dell'utilizzo dello strumento della cosiddetta «posta massiva» per l'invio dell'avviso di convocazione adottato dall'Ordine, in contrasto con quanto disposto dall'articolo 3, comma 1 del regolamento sulle procedure elettorali per il rinnovo degli ordini provinciali definito dalla Fnopi (Federazione nazionale ordine professioni infermieristiche) e approvato nel CN del 12 ottobre 2019, dove è stabilito che «l'avviso di convocazione, anche contestuale per le tre convocazioni, deve essere inviato tramite posta elettronica certificata o tramite posta prioritaria (esempio Posta1pro) almeno venti giorni prima del termine fissato per l'inizio delle votazioni a ciascun iscritto all'Albo»;

   stando alle dichiarazioni di numerosi iscritti all'Opi di Matera, le lettere di convocazione dell'assemblea elettiva sono state recapitate in ritardo o in alcuni casi addirittura mai consegnate, nonostante le rassicurazioni della presidente uscente dell'Opi di Matera in merito alla regolarità della spedizione delle comunicazioni che sarebbe avvenuta in data 12 agosto 2020;

   tra le presunte irregolarità verificatesi nel corso delle procedure elettorali, segnalate dagli iscritti all'Opi di Matera, vi sarebbe anche la violazione dell'articolo 3, comma 4, del regolamento elettorale definito dalla Fnopi, ove è disposto che «l'avviso di convocazione deve essere pubblicato sul sito dell'Ordine e comunicato alla FNOPI per la relativa pubblicazione sul sito nazionale almeno 20 giorni prima della data della prima convocazione». In effetti, nonostante l'avviso di convocazione dell'assemblea elettiva sia stato pubblicato sul sito della Fnopi nei tempi regolamentari, tuttavia si rileva che sia apparso sul sito istituzionale dell'Opi di Matera solo in data 1o settembre 2020, come documentato in un articolo pubblicato sul sito Nursetimes.org del 2 settembre 2020;

   le suddette circostanze potrebbero aver creato un pregiudizio tra gli iscritti all'Opi di Matera, anche quanto riguarda l'esercizio del proprio diritto di elettorato passivo, poiché, non avendo ricevuto la comunicazione della convocazione elettorale nei tempi prestabiliti, di fatto è stata preclusa la possibilità di avanzare la candidatura da parte di chi ne fosse stato interessato;

   in data 29 settembre 2020 è stata proclamata vincitrice l'unica lista ammessa alle elezioni ed è stato riconfermato il presidente uscente –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere in merito alle vicende esposte;

   se intenda adottare le iniziative di competenza per procedere, con ogni consentita urgenza, all'accertamento di quanto segnalato ed all'annullamento delle elezioni per riconvocarle successivamente, in modalità tali da garantirne la trasparenza e la regolarità, al fine di consentire agli iscritti all'Ordine delle professioni infermieristiche di Matera l'esercizio del più ampio e trasparente diritto di voto.
(4-07211)


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dall'amministrazione comunale di Villadossola (Verbano Cusio Ossola), a seguito del pensionamento del medico di base, dottor Claudio Ravandoni, si è ingenerata una grave situazione all'interno della comunità con 600 cittadini rimasti senza medico di riferimento;

   Villadossola, con oltre seimila residenti, risulta essere il secondo comune della Val d'Ossola, nella provincia montana del Verbano Cusio Ossola;

   secondo quanto riferito dal sindaco, Bruno Toscani, si sarebbero verificati numerosi disservizi da parte della locale Asl, che, a giudizio del comune, avrebbero determinato problematiche per il cambio del medico di base;

   a fronte di una lettera inviata in data 10 ottobre 2020 da parte del medesimo all'assessore regionale alla sanità, Luigi Genesio Icardi, e all'Asl del Verbano Cusio Ossola, la stessa risulta essere inevasa, con grave preoccupazione della comunità di Villadossola che si trova sguarnita di un importantissimo servizio di base in un momento di particolare recrudescenza della pandemia da Covid-19 –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, affinché possa essere risolta la problematica insorta nel comune di Villadossola e relativa alla assenza del medico di base per diverse centinaia di utenti, considerata l'emergenza epidemiologica in corso.
(4-07212)


   PAOLIN, LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto in data 8 settembre 2020 il Ministro della salute ha istituito una commissione «per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana»;

   nelle premesse al decreto si riporta la seguente considerazione: «la recente pandemia ha colpito [...] in modo particolarmente severo, gli assistiti in Residenze sanitarie assistenziali e Case di riposo, che, secondo stime prudenziali, costituiscono circa il 50 per cento di tutte le vittime della pandemia»;

   la «stima» sopracitata, più che «prudenziale», appare generica, priva di riferimenti alla fonte e, comunque, in contrasto con le risultanze del report elaborato dall'istituto superiore di sanità, dal titolo «Survey nazionale sul contagio COVID-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie», il quale ha coinvolto 3.292 Rsa (96 per cento del totale) e ha ricevuto risposte da parte di 1.356 strutture (41,3 per cento delle strutture contattate);

   dal predetto report, in effetti, risulta che, sul totale dei 9.154 residenti deceduti, «680 erano risultati positivi al tampone e 3.092 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, il 7,4 per cento del totale dei decessi ha interessato residenti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 e il 33,8 per cento ha interessato residenti con manifestazioni simil-influenzali»;

   nella tabella 2 dello stesso report, inoltre, si evidenzia che il tasso di mortalità fra i residenti, considerando i decessi di persone risultate positive, è pari allo 0,7 per cento, ed è pari al 3,1 per cento, considerando i decessi di residenti con sintomi simil-influenzali;

   non è chiaro, allora, sulla base di quale studio il Ministero della salute pervenuto alla stima sopracitata. Sicuramente la stessa non è stata ripresa dal report nazionale dell'Iss. Anzi, diverge dalle risultanze dello stesso;

   nelle stesse premesse del decreto, inoltre, si afferma che: «i servizi sul territorio, sono stati già oggetto di alcune decisioni importanti di questa compagine ministeriale come, ad esempio, la creazione o il rafforzamento, laddove esistente, della figura dell'infermiere di quartiere»;

   proprio con riguardo al personale infermieristico, peraltro, si riscontra una situazione di grave carenza di organico al quale le «decisioni importanti di questa compagine ministeriale» non hanno, per il momento, saputo dare rimedio;

   lo stesso report sopra richiamato, del resto, ha evidenziato, a pagina 19, come le principali difficoltà registrate presso le Rsa nel corso della dell'epidemia siano state determinate, per il 33,8 per cento, proprio dall'assenza del personale sanitario;

   le medesime criticità sono state confermate dall'Unione regionale istituti per azioni della regione Veneto (Uripa) la quale ha calcolato come, solo per la regione Veneto, la carenza di personale infermieristico ammonti a 1.500 unità –:

   sulla base di quali fonti siano stati ricavati i dati sui decessi nelle Rsa e nelle case di riposo riportati nel decreto citato in premessa;

   a quanto ammonti la carenza di infermieri presso gli ospedali, le Rsa e le case di riposo e quali iniziative di competenza il ministero della Salute intenda adottare per farvi fronte;

   se, in particolare, il Ministro della salute intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia data priorità assoluta all'assunzione degli infermieri presso gli ospedali e le ridette strutture assistenziali, tenuto conto delle situazioni di grave carenza di organico ivi rilevate;

   se si intenda prevedere un aumento consistente delle immatricolazioni al corso di laurea in infermieristica – che per l'anno accademico 2020/2021 sono state determinate solamente in 16.013 unità – con ripartizione dei posti a livello regionale a seconda delle esigenze dei territori.
(4-07215)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'energia geotermica rappresenta un'importantissima fonte di energia rinnovabile e sostenibile, diffusa e utilizzata in molte regioni del mondo per i suoi notevoli vantaggi;

   le centrali geotermiche, infatti, garantiscono energia dall'impatto ambientale minimo, differenziandosi dalle altre fonti di produzione energetica per il fornire energia in maniera costante durante tutto il corso dell'anno, senza inquinamento (nemmeno acustico) e pericoli per le persone o i territori;

   nonostante i numerosi benefici che possono ricollegarsi allo sfruttamento dell'energia geotermica, il relativo comparto soffre di una scarsa valorizzazione, come dimostra il fatto che solo l'1 per cento dell'energia mondiale è di derivazione geotermica;

   il comparto geotermico si è invece da sempre dimostrato cruciale per il nostro Paese, non solo perché l'Italia è stata la prima al mondo ad avviare la produzione di energia da tale fonte – a Larderello (PI), nel lontano 1904 e ad opera di Ginori Conti – ma anche perché il valore della potenza geo-termoelettrica installata si è dimostrato in costante crescita nel corso degli anni;

   il Governo italiano si è impegnato anche sul piano europeo a perseguire un percorso di valorizzazione delle fonti di energia rinnovabili, affermando a più riprese come il Documento programmatico di bilancio di quest'anno includerà fra le linee principali del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) – fondamentale ai fini del Recovery plan – la rivoluzione verde, la transizione ecologica e un piano di investimenti mirati al potenziamento delle fonti rinnovabili;

   nonostante oggi più di un terzo dell'energia elettrica prodotta nel nostro Paese derivi dalle rinnovabili, dal 2012 lo sviluppo del comparto ha subito un brusco rallentamento, tanto da rendersi assolutamente necessario un decisivo cambio di passo per raggiungere gli obiettivi 2030, individuati da ultimo con il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec);

   nel quadro di una simile valorizzazione e potenziamento, il decreto Fer2 rappresenta uno snodo cruciale per le imprese impegnate nelle energie rinnovabili, liberando miliardi di euro di incentivi che si tradurranno in agevolazioni per piccoli e nuovi impianti o per il potenziamento di quelli esistenti;

   tale fondamentale strumento di incentivazione, tuttavia, non è ancora stato adottato dal Ministero dello sviluppo economico, nonostante gli annunci degli ultimi mesi da parte del Ministro stesso e di esponenti di Governo, che ne promettevano l'approvazione entro settembre 2020 creando molte aspettative tra le aziende, i lavoratori e le comunità interessate;

   un simile ritardo e la generale incertezza che avvolge il Fer2 appaiono del tutto stigmatizzabili, soprattutto se si considera la difficile fase economica che sta affrontando il Paese a causa del Coronavirus. La pronta approvazione del decreto Fer2, infatti, è essenziale a ridare impulso a un comparto che riveste un ruolo strategico non solo per le imprese del settore e per il settore economico in generale, ma anche per gli obiettivi comuni stabiliti con il Green deal e, dunque, per I’ Italia e l'Unione europea –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire l'adozione del decreto Fer2 in tempi rapidi e certi, assicurando alle imprese del settore geotermico tempistiche chiare e definite che possano consentire loro, nonché alle altre imprese impegnate sul fronte delle fonti rinnovabili, di programmare i propri investimenti e progetti di sviluppo con precisione, piena cognizione di causa e senza lesione alcuna del legittimo affidamento.
(5-04820)

Interrogazione a risposta scritta:


   TATEO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il veicolo elettrico ibrido plug-in è un tipo di veicolo le cui batterie possono essere ricaricate collegandole a una fonte esterna di energia elettrica, anche senza l'ausilio del relativo motore a combustione interna;

   in funzione dei ridotti costi del carburante questo tipo di veicolo è molto utilizzato dai gestori di leasing aziendali che riescono a mantenere contenuto il canone di locazione mensile dell'auto, ma in realtà, i costi del carburante delle ibride plug-in sono in media da due a tre volte superiori a quanto stimato. L'impossibilità di una costante ricarica nelle lunghe distanze obbliga, infatti, gli automobilisti all'utilizzo del motore a benzina, con la conseguenza che il peso delle batterie rende il veicolo inutilmente più pesante;

   la necessità di accoglimento dell'istanza di contenimento delle emissioni liberate in atmosfera dai veicoli a motore ha condotto alla previsione di vari meccanismi incentivanti per l'acquisto di automobili a basso impatto ambientale;

   l'articolo 44 del decreto-legge n. 34 del 2020 convertito dalla legge 17 luglio 2020 n. 77, ha disciplinato l'incremento del fondo per l'acquisto di autoveicoli a basse emissioni di CO2 g/km, prevedendo specificamente 100 milioni di euro per l'anno 2020 e 200 milioni di euro per l'anno 2021;

   il fondo automotive è stato poi rifinanziato con ulteriori 400 milioni di euro dal decreto-legge n. 104 del 2020;

   nei primi otto mesi del 2020, a causa dell'emergenza sanitaria in corso, il crollo del mercato dell'auto è stato pesantissimo con un calo del 38,9 per cento delle immatricolazioni (809.655 unità contro 1.325.704), registrando un consuntivo di 516.000 unità in meno;

   dall'inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine giugno 2020 emerge che il 70 per cento dei concessionari dichiara bassi livelli di acquisizione di ordini. Le auto invendute in giacenza sono circa 500.000 e la situazione finanziaria di molte concessionarie è altamente critica: nei primi sei mesi dell'anno il settore ha avuto una perdita di fatturato di circa 9 miliardi di euro con un danno diretto anche per l'Erario, che ha registrato una perdita di quasi 2 miliardi di gettito solo per l'Iva;

   il comparto auto nel 2019 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del prodotto interno lordo con 5.700 imprese e 250 mila occupati che sono il 7 per cento dell'intera forza lavoro dell'industria manifatturiera italiana, mentre il numero dei lavoratori dell'indotto del settore auto è decisamente elevato in quanto per ogni addetto diretto al settore auto ve ne sono 3,2 nell'indotto, indotto che ha un giro d'affari, che, sommato a quello diretto del settore auto, nel 2019 ha raggiunto l'11,2 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

   a parere dell'interrogante sarebbe pertanto utile introdurre degli incentivi per il 2021, estendendo l'applicazione dell'«ecobonus» anche alle auto a motore termico — sia a benzina che diesel — purché di ultima generazione, con l'obiettivo di abbattere le emissioni e raggiungere i target fissati per il 2030, senza tuttavia penalizzare uno dei settori produttivi più strategici per il Paese –:

   se e quali iniziative intenda adottare per introdurre gli incentivi di cui in premessa e consentire in questo modo al settore automotive di ripartire, smaltendo lo stock di vetture invendute e dando nuovo slancio alla domanda da parte del mercato interno.
(4-07203)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Billi e altri n. 4-04576 del 29 gennaio 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04821.