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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 30 settembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana s.p.a. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico mercato dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

    si evidenzia, inoltre, che Borsa Italiana s.p.a. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi a titoli di Stato, nonché delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Elite di Borsa Italiana s.p.a., per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

    il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana s.p.a. da parte di London Stock Exchange Plc (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana s.p.a. e di London Stock Exchange;

    a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, è mutato il contesto geopolitico di riferimento, dal momento che l'hub, finanziario londinese non è più realtà comunitaria con possibili riflessi anche dal punto di vista economico-finanziario;

    pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana s.p.a., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, il ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

    la Lega, già in precedenza, ha più volte sollecitato il Governo ad agire tempestivamente con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana s.p.a., considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    il 14 settembre 2020 è scaduto il termine per la presentazione delle offerte di acquisto sulla totalità di Borsa Italiana, fin qui posseduta proprio dal London Stock Exchange Group, chiamato dall'Antitrust a vendere dopo l'accordo pari a 27 miliardi di euro per la sopramenzionata acquisizione del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv;

    le offerte non vincolanti di acquisto presente sono state avanzate da Six Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con Cdp Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana s.p.a., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e la società Elite;

    secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, probabilmente nella metà del mese di ottobre 2020, il London Stock Exchange Group fisserà le scadenze per le offerte vincolanti di acquisto di Borsa s.p.a. e di Mts;

    in vista di una possibile conclusione nel breve periodo della suddetta operazione, risulta ancor più necessario, al fine di perseguire l'obiettivo di ripartenza del Paese, evitare il rischio di perdita di governance in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

    come sollevato da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano «Il Sole 24 Ore», in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle PMI»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i Pir (Piani individuali di risparmio) alternativi e gli Eltif (European long term investments funds);

impegna il Governo:

1) a chiarire quali iniziative intenda adottare al fine di scongiurare il rischio di perdita di governance di cui in premessa, specificando anche come intenda valutare i progetti di investimento presentati di modo che il rafforzamento della competitività a livello mondiale del sistema finanziario europeo veda il nostro Paese quale protagonista sul mercato azionario internazionale;

2) a fornire gli opportuni chiarimenti sulle vicende di cui in premessa, con particolare riferimento alle modalità di gestione del passaggio di Borsa Italiana s.p.a. verso un nuovo assetto proprietario, nonché a porre in atto tutte le iniziative di competenza utili ad evitare decisioni ed interferenze altrui nella gestione del mercato finanziario italiano, impedendo così il rischio di frammentazioni di Borsa Italiana s.p.a. e rafforzandone il controllo di posizione;

3) a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana s.p.a., affinché sia possibile attuare i seguenti impegni:

   a) previsione di un'adeguata strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica, che possa essere di maggior beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso rispetto a ipotesi che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente;

   b) garanzia della valorizzazione e della trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

   c) attuazione di un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, sviluppando la piattaforma Elite, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali, evitando che i servizi di Elite possano sovrapporsi a quelli già forniti dagli intermediari finanziari;

   d) rafforzamento del Mercato telematico dei titoli di stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetto «price equity» – fondamentali per una efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi.
(1-00383) «Centemero, Molinari, Bitonci, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    il 21 luglio 2020, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU, che dovrebbe raccogliere fondi sui mercati per incanalarne l'impiego verso programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale, con una previsione di risorse complessive pari a 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi per sovvenzioni e 360 miliardi per prestiti;

    nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza contenuto in tale programma, il Governo stima che il nostro Paese dovrebbe beneficiare di risorse complessive pari a 208,6 miliardi di euro, di cui 127,6 miliardi di euro a titolo di prestiti e 81 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni;

    i piani nazionali per la ripresa e la resilienza (Pnrr) degli Stati membri verranno sottoposti alla valutazione della Commissione, presumibilmente a gennaio 2021, e dovranno prevedere un pacchetto coerente di investimenti e di riforme ad essi correlate, conformi alle raccomandazioni specifiche del Consiglio europeo nonché alle sfide e alle priorità di policy individuate nell'ambito del Semestre europeo, che prevedono, in particolare, misure per la transizione verde e digitale e progetti che contribuiscano alla correzione degli squilibri macroeconomici, in particolare per i Paesi come l'Italia i cui squilibri sono stati giudicati eccessivi nell'ambito della relativa procedura (Macroeconomic Imbalances Procedure – Mip);

    in tale contesto, il piano di rilancio predisposto dal Governo è costruito sulla base di tre linee strategiche (modernizzazione del Paese; transizione ecologica; inclusione sociale e territoriale), sviluppate lungo direttrici di intervento con lo scopo di: migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell'Italia; ridurre l'impatto sociale ed economico della crisi pandemica; sostenere la transizione verde e digitale; innalzare il potenziale di crescita dell'economia e la creazione di occupazione;

    tra le missioni risultanti nella proposta di linee guida del Governo presentate al Parlamento per l'utilizzo del Recovery fund, la missione n. 3, «Infrastrutture per la mobilità», nonostante non specifichi le risorse a disposizione e per i singoli investimenti, punta sugli investimenti e sull'efficienza dei processi autorizzativi per completare una serie di infrastrutture, come la rete ferroviaria ad alta velocità per passeggeri e merci (Av-Ac) i corridoi TEN-T, per realizzare interventi sulla rete stradale e autostradale, con un'attenzione particolare per ponti e viadotti, e per conseguire interventi finalizzati alla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci e di una mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche;

    il ritardo socio-economico e infrastrutturale del Mezzogiorno incide pesantemente sull'intera economia italiana in ambito europeo e non potrà che rallentare il prospettato recupero e la modernizzazione del Paese se non affrontato in modo sistematico e con programmi a lungo termine, evitando i soccorsi dell'ultimo istante e i finanziamenti a pioggia, che tanti danni hanno creato in passato, spesso impedendo ai cittadini italiani del Sud di godere appieno di diritti, opportunità e prospettive; al contrario, un incremento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno avrebbe effetti espansivi significativi per l'intera economia italiana;

    pertanto, occorre un intervento strategico per rendere competitivo il contesto economico e sociale del Mezzogiorno e creare condizioni di attrazione per gli investimenti delle imprese ai fini dell'ampliamento della base produttiva; tali condizioni non possono prescindere dalla modernizzazione e digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche, in particolare quelle a livello locale ai fini dell'efficienza e semplificazione dell'intero sistema autorizzativo, e dall'implementazione e nuova realizzazione di un adeguato sistema di mobilità viaria e ferroviaria per le persone e una efficiente intermodalità logistica integrata per le merci;

    le lacune della rete stradale e ferroviaria del Mezzogiorno, la mancanza di una rete ferroviaria ad alta velocità per passeggeri e merci (Av/Ac), la mancanza di un collegamento diretto e stabile con la Sicilia, creano isolamenti insuperabili per le imprese, ritardi di transito, impediscono lo sviluppo e frenano la potenzialità delle infrastrutture portuali del sud Italia;

    nonostante il ruolo strategico di piattaforma logistica del centro del Mediterraneo che caratterizza la posizione dei porti del sud Italia, nella classifica dei primi scali europei per movimentazione container rientra solo il porto di Gioia Tauro, tuttavia, con un modestissimo incremento medio annuo del proprio volume di movimentazione, pari – nell'ultimo decennio – all'1,8 per cento, a fronte di incrementi medi annui degli altri porti europei pari a oltre 30 punti percentuali; eppure il Mediterraneo rappresenta una via privilegiata per il traffico container, concentrando il 27 per cento dei servizi di linea mondiali;

    alcune opere infrastrutturali da realizzarsi nel Mezzogiorno, peraltro già interamente o parzialmente finanziate, risultano bloccate o non completate, alcune delle quali di carattere prioritario per la mobilità e strategiche per il rilancio dell'economia del sud Italia, come: l'itinerario Av/Ac Palermo-Catania-Messina; il collegamento Autostrada Salerno-Reggio Calabria-A2 Autostrada del Mediterraneo; l'upgrading infrastrutturale e tecnologico del nodo di Reggio Calabria; il completamento della strada statale 106 «Jonica»; l'itinerario Agrigento-Caltanissetta; l'adeguamento a quattro corsie della strada statale 640 di Porto Empedocle («Strada degli scrittori»); la riqualificazione e manutenzione dell'autostrada A19 Palermo-Catania; la realizzazione della terza corsia e l'adeguamento delle barriere di sicurezza sulla tangenziale di Catania; il completamento della Circumetnea, con il prolungamento della rete Fce nella tratta metropolitana di Catania; il sistema ferroviario metropolitano e il nodo di Palermo; il completamento delle linee 1 e 6 della metropolitana di Napoli; l'upgrading infrastrutturale e tecnologico del nodo di Napoli; il nodo Av di Napoli; la messa in sicurezza della strada statale 658 «Nuovo itinerario Potenza-Melfi»; la strada statale 96 Barese; la riqualificazione dell'itinerario Sassari-Olbia strada statale 597/199;

    occorre garantire un collegamento diretto e stabile con la Sicilia attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che oltre a costituire una fonte di occupazione nei cantieri e nell'indotto e un incremento di lavoro per le imprese locali nel periodo della costruzione, produrrà una significativa riduzione dei costi di trasporto e dei tempi di percorrenza, che contribuirà all'aumento della produttività e della competitività delle oltre 650 mila imprese siciliane e calabresi e creerà le basi per il completamento della linea Av su tutta la dorsale Roma-Reggio Calabria, fino al collegamento con Palermo e Catania, promuovendo il potenziamento dei porti di Gioia Tauro, Messina e Palermo che intercetterebbero il 20 per cento delle merci da distribuire nell'Europa del Sud, con benefici per tutto il sistema portuale italiano;

   occorre completare la strada statale 106 «Ionica», un collegamento strategico lungo la fascia litoranea orientale di Calabria, Basilicata e Puglia, indispensabile per la celere comunicazione tra Taranto e Reggio Calabria, i comuni costieri, la A2 «Autostrada del Mediterraneo» e l'autostrada A14 «Adriatica»; si tratta di una infrastruttura già finanziata i cui lavori procedono a rilento per problemi burocratici e mancate autorizzazioni, che possono essere risolti immediatamente attraverso la nomina del presidente del regione Calabria come commissario straordinario per completare l'opera utilizzando le semplificazioni e deroghe del decreto cosiddetto «sblocca cantieri» (decreto-legge n. 32 del 2019), come ultimamente integrato dal decreto «semplificazioni» (decreto-legge n. 76 del 2020),

impegna il Governo:

   a promuovere, nell'ambito delle azioni politiche del Governo per l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund e dei fondi strutturali dell'unione europea, un intervento strategico di infrastrutturazione del Mezzogiorno, anche attraverso la nomina dei commissari straordinari previsti dal decreto cosiddetto «sblocca cantieri» (decreto-legge n. 32 del 2019), come ultimamente integrato dal decreto «semplificazioni» (decreto-legge n. 76 del 2020), per abbreviare e semplificare le procedure di autorizzazione e realizzazione delle opere, allo scopo di rendere competitivo il contesto economico e sociale del Mezzogiorno e creare condizioni di attrazione per gli investimenti delle imprese ai fini dell'ampliamento della base produttiva e del recupero del ritardo accumulato dall'Italia in Europa;

   ad adottare iniziative per dare impulso a regimi amministrativi e fiscali di vantaggio per le imprese che decidono di localizzare i propri insediamenti produttivi nel Mezzogiorno, e a promuovere la modernizzazione e digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche, in particolare quelle a livello locale ai fini dell'efficientamento e semplificazione dell'intero sistema autorizzativo, per favorire l'attrazione di imprese nazionali ed estere e permettere la costruzione di filiere radicate sul territorio, in grado di far crescere anche le piccole e medie imprese meridionali e sostenere il riposizionamento strategico delle imprese meridionali attraverso un maggiore orientamento verso l'export;

   a sfruttare il vantaggio competitivo naturale che il Mezzogiorno possiede quale piattaforma strategica al centro del Mediterraneo, per intercettare i flussi commerciali e turistici in un'area sempre più al centro degli interessi dell'economia globale, specie dopo il raddoppio del Canale di Suez, e per proiettare l'Italia e l'Europa verso l'Africa e l'Asia; a tal fine, ad assumere tutte le iniziative di infrastrutturazione per rendere effettivo il vantaggio di tempo e di costi che l'attracco ai porti del Mezzogiorno offre per il raggiungimento del centro Europa dalle navi asiatiche – rispetto al percorso Far East – Rotterdam o Amburgo – per battere la concorrenza dei porti del Nord Europa ma anche di quelli dello stesso Mediterraneo, Nord Africa e Spagna;

   a realizzare, attraverso investimenti specifici, un piano di infrastrutturazione che permetta al Mezzogiorno di diventare effettivamente la principale porta di accesso del Mediterraneo all'Europa, creando vantaggi logistici, potenziamento, ammodernamento e sviluppo delle grandi infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali, promuovendo la competitività e la realizzazione di corridoi di mobilità intermodale per le merci e le persone;

   a realizzare un piano dei trasporti per un'Italia ad alta velocità ferroviaria su tutto il Paese negli assi nord-sud, est-ovest e isole, al fine di prolungare e completare le opere infrastrutturali sul versante tirrenico da Salerno fino a Siracusa e Palermo, passando da Reggio Calabria, ma anche sul versante adriatico per il collegamento Ancona-Bari, Bologna-Taranto e Reggio Calabria-Taranto;

   ad adottare iniziative per il rapido completamento della strada statale 106 «Jonica» e delle relative trasversali di collegamento (strada statale 280 «dei Due Mari» tra Lamezia Terme e Catanzaro; strada statale 182 «Trasversale delle Serre» e la strada statale 534 «Firmo-Sibari»), anche attraverso la nomina di un commissario per l'accelerazione delle procedure autorizzative e la realizzazione dei lavori;

   a promuovere tutte le iniziative occorrenti, di carattere normativo, amministrativo e gestionale per completare la serie di opere esposte in premessa che risultano bloccate, nonostante i finanziamenti già a disposizione;

   a promuovere importanti interventi di logistica e industriali nei principali porti e interporti del Sud così da dotarli delle infrastrutture necessarie per farne snodi fondamentali per i nuovi flussi commerciali nel Mediterraneo e rispondere alla perdita del sistema portuale italiano, anche creando poli logistici intermodali attraverso una maggiore integrazione con il sistema aeroportuale e quello dei collegamenti terrestri, con particolare attenzione alle infrastrutture ferroviarie portuali per il consolidamento e l'estensione del sistema ferroviario collegato ai corridoi internazionali;

   ad adottare iniziative, in collaborazione con le regioni interessate, per la realizzazione di un piano specifico dei porti del Mezzogiorno che garantiscono la specializzazione funzionale di ciascuna infrastruttura, sfruttando le caratteristiche e prerogative del contesto urbano e naturale e la capacità e qualifica storica di ciascun porto, a vantaggio della competitività delle imprese portuali e dello sviluppo sostenibile del territorio;

   ad adottare le opportune iniziative di competenza per:

    a) garantire la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina per porre definitivamente fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese estendendo, così, l'alta velocità fino a Palermo e Siracusa e favorendo il rilancio del trasporto delle merci e delle persone via terra;

    b) garantire la realizzazione del nuovo itinerario ferroviario ad alta velocità a sud di Salerno, sviluppando tutte le nuove tecnologie e caratteristiche prestazionali innovative e ambientalmente sostenibili;

    c) potenziare il corridoio Jonio-Adriatico per le merci, che è stato già scelto come corridoio merci in linea con il Rail Freight Corridor III deciso a livello di Unione europea rendendo così competitivi i grandi porti industriali e commerciali di Augusta, Gioia Tauro e Taranto per l'interscambio con le economie asiatiche e nord-africane;

    d) far sì che l'Unione europea proceda alla rivisitazione della Rete Ten-T affinché tutta la Sardegna vi sia inclusa;

    e) garantire che i servizi di trasporto passeggeri e merci via mare da e per la Sardegna siano organizzati in regime di continuità territoriale marittima, al fine di ridurre lo svantaggio strutturale permanente dovuto all'insularità;

    f) completare la rete viaria interna della Sardegna attraverso l'attuazione degli interventi previsti dagli accordi Stato-regione e dal Patto per la Sardegna con l'obiettivo della integrazione dell'intera maglia viaria di collegamento tra i principali sistemi urbani dell'isola (S.S. Porto Torres-Cagliari e S.S. Sassari-Olbia);

   a promuovere un piano strategico per lo sviluppo e l'adeguamento infrastrutturale degli aeroporti del Mezzogiorno, improntato alla differenziazione funzionale dei diversi scali presenti nelle regioni meridionali, così da migliorare la mobilità di merci e persone e garantire una maggiore competitività nel settore turistico attraverso una migliore accessibilità, rendendo più agili i collegamenti infrastrutturali con i poli turistici a più alto potenziale e incrementandone la capacità di attrarre quote più rilevanti dei flussi turistici internazionali.
(7-00546) «Furgiuele, Lucchini, Rixi, Maccanti, Capitanio, Donina, Giacometti, Morelli, Tombolato, Zordan, Benvenuto, Badole, D'Eramo, Gobbato, Parolo, Raffaelli, Valbusa, Vallotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, la stampa occidentale ha lanciato l'allarme sulla presunta persecuzione della comunità LGBT in Polonia. In Italia, il settimanale L'Espresso ha parlato di «caccia all'omo». Sulla questione ha preso posizione contro chi non riconosce i diritti Lgbt anche Ursula von der Layen presidente della Commissione europea;

   il 17 settembre 2020, il Parlamento europeo ha adottato il Rapporto concernente «il chiaro rischio di grave violazione dello Stato di diritto in Polonia». Il rapporto, nel richiamare esplicitamente gli aspetti già al centro della procedura avviata dalla Commissione ai sensi dell'articolo 7 del Testo unico dell'Unione europea ha incluso anche quanto attiene a comportamenti intolleranti contro minoranze e altri gruppi vulnerabili con particolare rilievo alle persone Lgbt. Sotto quest'ultimo aspetto, il rapporto ha espressamente menzionato i 48 arresti del 7 agosto a Varsavia, definiti la Stonewall polacca, e l'autoproclamazione di comuni e voidovati a zone Lgbti-free;

   in una intervista sul sito «iFamNews», Bartosz Lewandowski, dirigente dell'associazione polacca di legali Ordo Iuris, fornisce una versione differente della situazione descritta dai principali giornali;

   secondo quanto ricostruito da Lewandowski, un gruppo di attivisti Lgbt avrebbe attaccato a fine giugno 2020 un volontario di una fondazione «pro-life» Pro-Prawo do zycia, mentre viaggiava a bordo di un furgone pubblicitario per le strade di Varsavia;

   l'aggressione è stata ripresa da un video che mostra la furia con cui hanno agito gli attivisti Lgbt autori dell'aggressione. L'arresto di agosto sarebbe avvenuto a seguito di questo episodio di violenza contro chi manifestava liberamente il proprio pensiero, che ha arrecato danni fisici e distruzione di proprietà;

   alcuni giornali hanno sostenuto che l'attivista sia stato arrestato per aver issato una bandiera arcobaleno su un monumento di Varsavia. Per Lewandowski questo sarebbe falso. La notizia, ripresa da Reuters e dalla Commissione europea, sarebbe frutto di manipolazione disinformazione a danno dello Stato polacco. Per il rappresentante di Ordo Iuris, associazione che difende in giudizio alcune vittime di aggressioni da parte di attivisti Lgbt la campagna di disinformazione sarebbe condotta da attivisti Lgbt per affermare che in Polonia ci sarebbe una persecuzione verso le minoranze sessuali;

   rientrerebbe in questa campagna anche la creazione della fake news delle «zone libere dagli Lgbt»;

   nel marzo 2020, un artista avrebbe posizionato dei cartelli all'ingresso delle amministrazioni locali inserite nella «Mappa dell'Odio», un elenco di località polacche in cui sono state prese misure in favore della famiglia tra cui l'approvazione della Carta della Famiglia, con scritto «zona libera dagli Lgbt». Gli avvocati di Ordo Iuris hanno intrapreso azioni legali in merito, presentando una notifica alla polizia sulla possibilità che sia stato commesso il reato di posizionare arbitrariamente la segnaletica stradale;

   al contrario di quanto rappresentato dai giornali italiani, Ordo Iuris dipinge un contesto in cui attivisti di estrema sinistra commettono, in uno Stato membro dell'Unione europea sempre più impunemente attacchi verso ciò che è sacro. L'associazione parla di profanazione delle immagini sacre, insulti e aggressioni fisiche ai cristiani, ai sacerdoti e distruzione degli oggetti nelle chiese;

   il Centro per la libertà religiosa dell'Ordo Iuris presenta annualmente all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa un rapporto sulle manifestazioni di odio contro i cristiani in Polonia. Il programma di monitoraggio dell'Istituto ha consentito di rilevare 40 casi di questo tipo nel 2019 –:

   quali posizioni intenda assumere il Governo nel Consiglio dell'Unione europea e nel Consiglio europeo in merito alle questioni indicate in premessa.
(5-04696)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto Rilancio, ha introdotto, tra le misure più incisive per accelerare una rapida ripresa economica dopo l'epidemia da COVID-19, il cosiddetto «superbonus» cioè un'agevolazione fiscale che eleva al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, per specifici interventi in ambito di efficientamento energetico, antisismico, per la installazione di impianti fotovoltaici e per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio;

   per poter usufruire delle suddette agevolazioni è necessario un set documentale piuttosto complesso in quanto occorre produrre una serie di dichiarazioni asseverate redatte da un tecnico abilitato con cui si garantisce che i lavori rispettino i requisiti prestazionali;

   i tecnici responsabili che rilasceranno attestazioni e asseverazioni infedeli per ecobonus e sismabonus potenziati al 110 per cento rischieranno una sanzione pecuniaria da un minimo di 2 mila euro fino a un massimo di 15 mila euro per ogni attestazione o asseverazione infedele rilasciata ai cittadini che avviino i lavori di efficientamento energetico e di messa in sicurezza degli edifici, pertanto i tecnici coinvolti nella procedura svolgono un ruolo di grande responsabilità ancora più di rilievo per i profili penali connessi allo stesso;

   presso l'archivio di Soccavo a Napoli sono conservati tutti gli atti relativi alle licenze e alle pratiche edilizie datate dal 1900 al 2010; pertanto l'archivio contiene al suo interno, un patrimonio cartaceo fondamentale che dovrebbe essere a disposizione dei professionisti e dei singoli cittadini, importante in questa fase per poter accedere agli incentivi ristrutturazione a seguito delle misure incentivanti contenute nel cosiddetto decreto-legge Rilancio;

   l'archivio risulta inagibile ed è interdetto al pubblico e ai dipendenti e versa in condizioni disastrose, tali da non garantire le condizioni richieste dalla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

   l'archivio di Soccavo dispone del patrimonio cartaceo in materia di edilizia privata e, in considerazione della sua inagibilità e, in assenza di impiegati a supporto amministrativo, alla richiesta di accesso agli atti da parte dei professionisti e cittadini interessati, la documentazione viene negata, rendendo impossibile qualsivoglia visura;

   a parere dell'interrogante, la mancanza di accesso alle licenze edilizie andrebbe a limitare pesantemente l'attività dei professionisti e dei tecnici che non riusciranno a dichiarare o a garantire la veridicità sulle condizioni di un immobile; pertanto, ciò renderà estremamente complesso il ricorso all'agevolazione del «superbonus», con notevole rallentamento di tutte le procedure di riqualificazione edilizia;

   per la visione o estrazione di atti edilizi che vanno dal 1900 al 2010 depositati presso l'archivio si dovrebbe, altresì, dare avvio alla procedura di ricerca manuale dei fascicoli, ma la condizione di inoperatività della struttura non consente nessun tipo di procedura a causa dell'inagibilità dell'edificio e dell'interdizione disposta e in questo modo non vengono garantite la risposta alle richiesta dell'utenza e l'adeguata rapidità di servizio –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, anche per il tramite della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con specifico riguardo alle problematiche emerse a scapito dei cittadini e dei professionisti che si vedono negare il diritto di accesso agli atti pubblici finalizzato, tra l'altro, a porre in essere la procedura necessaria per usufruire delle agevolazioni previste in materia di riqualificazione edilizia dal decreto «Rilancio».
(4-06952)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si susseguono articoli e denunce a seguito del taglio di numerosi alberi sani ad alto fusto in diverse aree urbane (per esempio, Bologna, Toscana, Milano e altri);

   un articolo di Oasi Sana del 15 aprile 2019 sostiene una correlazione tra alberature ad alto fusto e 5G, sottolineando come queste piante causino interferenza wireless alle reti di nuova generazione, confermata anche da due documenti ufficiali del Governo inglese. Il primo si intitola «Pianificazione 5G, considerazioni geo-spaziali — una guida per i pianificatori e le autorità locali». Il secondo: «L'effetto delle costruzioni e dell'ambiente naturale sulle onde radio millimetriche»;

   presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con il Comitato verde pubblico, è stata avviata un'indagine sul fenomeno dell'anomalo abbattimento di alberature urbane in corso, anche in considerazione della diretta competenza in capo alle amministrazioni locali del territorio nazionale;

   numerosi studi (Waldmann-Selsam, Balmori-Martinez, Breunig e altri) dimostrano i danni subiti dalla vegetazione a causa dell'inquinamento elettromagnetico;

   ulteriori studi documentano inequivocabilmente l'elevata sensibilità dei tessuti biologici alle onde elettromagnetiche (Belpomme, Irigaray) e alle frequenze specifiche dei sistemi che le emettono e diffondono, che implica non solo l'interazione negativa fra alberature ad alto fusto e funzionalità di tali reti, ma anche possibili effetti dannosi di tali frequenze sulla salute del verde urbano;

   è dimostrata la funzione degli alberi nel contrasto al fenomeno delle isole di calore, come si evince da diversi studi satellitari della Nasa, fra i quali si citano «Urban Heat Island: Atlanta, Georgia» e «New York City Temperature and Vegetation»;

   il taglio delle alberature influirebbe negativamente anche sulla mitigazione e riequilibrio delle emissioni di Co2 in atmosfera e sugli effetti di contenimento e abbattimento del particolato atmosferico delle aree più colpite da inquinamento urbano;

   l'articolo 191 paragrafo 2 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabilisce che la politica dell'Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell'Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio «chi inquina paga» –:

   di quali notizie dispongano sullo stato attuale dell'indagine amministrativa avviata circa l'anomala sincronicità del taglio di decine di migliaia di alberi in Italia;

   se ritengano di dover adottare iniziative per applicare il principio di precauzione istituendo una moratoria sull'installazione di qualsiasi nuova fonte di inquinamento elettromagnetico e, segnatamente di quelle ad alta ed altissima frequenza;

   se ritengano opportuno avviare, per quanto di competenza, un censimento delle alberature in aree urbane e periurbane al fine di contrastare i tagli di alberi e favorire l'estensione delle aree verdi esistenti e la creazione di nuove;

   se ritengano opportuno promuovere verifiche, per quanto di competenza, al fine di identificare le responsabilità amministrative per i profili connessi alla salute pubblica e anche alla tutela del vincolo degli alberi nelle aree urbane storiche e di pregio in Italia;

   se intendano adottare iniziative per definire delle linee guida a carattere nazionale per avviare da subito un coordinamento con i comuni del territorio e per armonizzare iniziative diffuse (piani urbani di tutela delle radiazioni) atte anche ad impedire un'abusiva applicazione e diffusione di apparecchiature non certificate e senza un piano preventivo dalle autorità governative competenti;

   se ritengano di adottare iniziative per prevedere una moratoria precauzionale contro ogni tipo di taglio di alberature nelle aree urbane fino all'emanazione delle linee guida, elaborate con il contributo degli organi periferici dei Ministeri competenti e con l'ausilio delle soprintendenze ai beni ambientali e paesaggistici del territorio nazionale.
(4-06956)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   due pescherecci italiani sono trattenuti dal 1° settembre a Bengasi, in Libia, dal Governo del generale Khalifa Haftar. Dalle imbarcazioni sono stati fermati otto pescatori italiani (sei si troverebbero in una villa, due a bordo delle navi) ed altri 10 colleghi di altre nazionalità;

   un ufficiale dell'Esercito nazionale libico, il generale Khaled al Mahjoub, ha confermato che i cittadini italiani sono indagati dalla procura libica. I media hanno riferito che la principale accusa rivolta ai pescatori sarebbe quella di essere entrati senza autorizzazione nella zona di pesca esclusiva della Libia (non riconosciuta da Paesi terzi, ma dichiarata unilateralmente a partire dal 2005 fino a 74 miglia dalla propria costa, in palese contrasto con le norme di diritto del mare). Sarebbe inoltre atteso un esame di quanto rinvenuto a bordo dei pescherecci;

   in Libia è frequente il fermo di pescherecci stranieri e del loro equipaggi, ma di solito si risolve in pochi giorni. Questa volta il fermo dei pescato si sta prolungando per settimane;

   nel 2009, la Libia ha proclamato una zona economica esclusiva (Zee), che consente allo Stato costiero l'esclusivo sfruttamento delle risorse naturali, incluse quelle ittiche;

   la Libia non ha mai infatti ratificato la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, e quindi fa riferimento solo al diritto consuetudinario. La pesca in acque incluse nella zona di pesca libica (Zee) sarebbe quindi illegittima, tranne che vi sia il consenso dello Stato costiero;

   secondo quanto si apprende dalla stampa, per rilasciare i pescatori, da Bengasi avrebbero chiesto la liberazione di calciatori libici condannati in Italia con l'accusa di traffico di esseri umani. I militari dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) avrebbero infatti proposto uno «scambio di prigionieri», tra i 18 pescatori italiani e 4 scafisti libici, appartenenti a importanti clan locali, detenuti in Italia e condannati a 30 anni di carcere dalla Corte d'appello di Catania per la «strage di Ferragosto» che nel 2015 portò alla morte di 49 migranti, che viaggiavano a bordo di uno dei tanti barconi partiti dalle coste libiche;

   «stiamo sentendo diversi paesi e attori internazionali che hanno in influenza su quelle parti. Non accettiamo ricatti. Lavoriamo senza dare tempistiche per riuscire a riportarli a casa i pescatori il prima possibile»: ha recentemente dichiarato il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio;

   nonostante l'attenzione dimostrata dal Governo per risolvere tale problema appare comunque evidente all'interrogante che si tratti di un atto inaccettabile intrapreso e portato avanti, dalla Libia, in completa violazione delle leggi internazionali, dei diritti degli individui trattenuti e della libera attività di pesca –:

   se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e quali siano le attuali condizioni dei marinai trattenuti;

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di garantire l'immediato rilascio dei marinai trattenuti;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per garantire l'incolumità dei pescherecci italiani e dei loro equipaggi e sanare conseguentemente la situazione del riconoscimento unilaterale delle acque internazionali come «Zee».
(5-04694)

Interrogazione a risposta scritta:


   INCERTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:

   da più di 3 anni la signora Maria Alessandra S. cittadina italiana di 31 anni, residente in Novellara (Reggio Emilia), vive una condizione di ingiustizia e sofferenza per la sottrazione del figlio Leonardo da parte del padre cittadino tedesco di anni 43, attualmente domiciliato in Urla (Smirne, Turchia);

   dopo la nascita di Leonardo nel 2016, a Firenze, e il conseguente trasferimento nel comune di Regello (FI), il nucleo familiare ha vissuto in una condizione di totale isolamento e di crescente difficoltà economica;

   il padre non lavora, costringe madre e figlio a una conduzione di vita precaria, senza relazioni e rifiutando qualsiasi tipo di aiuto;

   aumentano i litigi per l'affidamento del figlio;

   nel 2017 la signora Maria Alessandra S. si rivolge ad un legale per avviare la separazione;

   dalla scelta scaturiscono maltrattamenti (documentati) e minacce, in particolare quella di sottrarre alla madre il figlio per portarlo in Turchia;

   dopo un faticoso accordo tra legali, il padre del bambino si sottrae ripetutamente agli obblighi e alle regole di affidamento pattuite;

   si aggravano episodi di violenza nei confronti della signora Maria Alessandra S. e del figlio (documentati da verbali di Pronto Soccorso) a cui segue denuncia;

   solo all'inizio del 2020, il 27 gennaio con un decreto, il tribunale di Firenze decreta il collocamento di Leonardo presso la madre, con affidamento condiviso anche se, come indicato nella stessa istruttoria giudiziaria «la conflittualità tra genitori è tutt'ora molto alta»;

   il decreto arriva ufficialmente solo il 6 febbraio 2020 quando nel frattempo il padre del bambino ha portato il figlio in Turchia, in una fuga organizzata da tempo;

   ogni azione per poter rintracciare Leonardo e riportarlo in Italia ha comportato atti, procedure, contatti con ambasciate, indagini investigative;

   saputo il luogo di residenza del figlio in Turchia e precisamente ad Urla, l'avvento della pandemia da Covid-19 le impedisce di raggiungerlo;

   finita l'emergenza la signora Maria Alessandra S. organizza con i legali il viaggio. Riabbraccia il figlio il 16 luglio 2020 e la mattina stessa verrà richiesta, e adottata dal giudice che si occupa del rimpatrio, una misura cautelare che le consente di stare con il figlio;

   dal rientro è in attesa del rimpatrio di Leonardo –:

   se sia a conoscenza della vicenda della signora Maria Alessandra S. e se si intendano intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per garantire alla suddetta signora Maria Alessandra S. il rispetto di un decreto ufficiale che affida alla medesima il figlio Leonardo, ottemperando altresì alla Convenzione dell'Aja.
(4-06964)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il parco archeologico di Sibari è uno dei siti più estesi ed importanti del Mediterraneo di età arcaica e classica ubicato sul territorio calabro – noto come Sibaritide – sulla costa Ionica della Calabria;

   con decreto 28 gennaio 2020 – Modifiche al decreto ministeriale 23 dicembre 2014, recante «Organizzazione e funzionamento dei musei statali» e altre disposizioni in materia di istituti dotati di autonomia speciale – il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha inserito il parco archeologico di Sibari all'interno dell'elenco degli istituti e luoghi della cultura dotati di autonomia speciale;

   con decreto direttoriale del 29 gennaio 2020 il direttore generale organizzazione ha indetto per il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo una selezione pubblica per il conferimento dell'incarico di direttore degli istituti dotati di autonomia speciale tra cui il parco archeologico di Sibari;

   tale selezione, il cui esito è stato comunicato dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, il 12 settembre 2020, ha individuato in Filippo Demma il nuovo direttore del parco archeologico di Sibari;

   con il piano strategico «grandi progetti beni culturali» il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, sentiti il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici e la Conferenza unificata, con decreto ministeriale del 10 agosto 2020, ha approvato la programmazione delle risorse relative all'annualità 2020 – risorse residue – e alle annualità 2021 e 2022, relative al piano summenzionato, in cui rientra anche l'intervento «Valorizzazione del Parco e del Museo Archeologico di Sibari» per un importo complessivo di tre milioni di euro;

   l'area archeologica di Sibari si trova sulla riva sinistra del fiume Crati, qualche metro al di sotto del piano di calpestio – condizione per cui – al verificarsi di perturbazioni piovose, l'area è spesso soggetta ad allagamenti diffusi. Tale problematica è riconducibile alla mancata manutenzione ordinaria delle trincee drenanti che, nonostante installate in sostituzione del sistema «Wellpoint», ad oggi risultano mal funzionanti;

   in occasione della realizzazione della «Nuova statale 106», Anas ha previsto una serie di opere di compensazione –:

   quali progetti intendano mettere in atto i Ministri interpellati al fine di rimuovere gli ostacoli di carattere funzionale e strutturale che ancora insistono nell'area archeologica di Sibari, tali da non permettere il pieno utilizzo del sito, comportando notevoli disagi alla popolazione residente in loco ed un notevole decremento dell'afflusso di turisti con prevedibili ricadute a livello economico;

   a quanto ammontino le risorse destinate alle opere di compensazione per la realizzazione della strada statale 106;

   se esistano ostacoli di carattere tecnico e/o amministrativo che non consentirebbero di realizzare le opere di compensazione previste e con quali modalità e tempistiche le stesse saranno realizzate.
(2-00945) «Scutellà».

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a largo di Lampedusa, una motovedetta della Guardia di finanza è stata costretta ad aprire il fuoco contro un peschereccio tunisino. Le forze dell'ordine avevano intimato l'alt, ma il natante nord africano ha ingranato la marcia e accelerato i motori dello scafo;

   nel corso dell'inseguimento vi sarebbe stata una sparatoria tra le due imbarcazioni con numerosi colpi;

   a bordo dell'imbarcazione tunisina è stata confermata la presenza di stupefacenti e, dopo l'inseguimento, è stato abbordato e sequestrato dalla motovedetta italiana di ronda a Lampedusa; le autorità sono al lavoro per capire se all'interno del natante nord africano fossero presenti clandestini sbarcati a Lampedusa o se siano stati trasbordati su una seconda imbarcazione;

   episodi del genere confermano ulteriormente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l'Italia è al centro dei piani criminali dei trafficanti internazionali di esseri umani e di droga con basi nel nord Africa. Tali episodi mettono a rischio la vita dei nostri uomini in divisa, che, con alto senso del dovere, difendono i confini della Patria e lo Stato di diritto;

   questo episodio riporta alla mente la dubbia ordinanza del gip di Agrigento, Alessandra Vella, che ha liberato Carola Rackete dagli arresti domiciliari. In particolare il Gip, ad avviso dell'interrogante sorvolando su numerose sentenze di Corte costituzionale e Corte di Cassazione, ha sancito che «le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano fuori dalle acque territoriali», quindi esclusivamente in alto mare. Nel caso della Sea Watch 3, lo speronamento della motovedetta della Guardia di finanza è avvenuto nel porto di Lampedusa e per il gip Carola Rackete non si è macchiata del «delitto di cui all'articolo 1100 del codice della Navigazione», ovvero l'aver fatto «resistenza e violenza» contro una nave da guerra;

   a giudizio dell'interrogante occorre porre fine a questa incertezza giuridica, stabilendo senza eccezioni di sorta il carattere di «nave da guerra» per le navi della Guardia di finanza, tutelando sempre i nostri militari dalle dubbie interpretazioni –:

   se il Governo intenda estendere la protezione dei militari della Guardia di finanza attraverso iniziative normative volte a considerare le motovedette dei finanzieri «navi da guerra» in ogni occasione.
(3-01789)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, con la risoluzione n. 55 del 25 settembre 2020, ha inteso fornire chiarimenti in tema di trattamento fiscale dei benefit offerti a categorie di dipendenti nell'ambito di un piano welfare aziendale;

   viene precisato, in conformità del principio di onnicomprensività (articolo 51, comma 1, del Tuir), che costituiscono reddito di lavoro dipendente tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro; pertanto, sia gli emolumenti in denaro, sia i valori corrispondenti ai beni e/o ai servizi percepiti dal dipendente in relazione al rapporto di lavoro costituiscono, in linea generale, redditi imponibili e concorrono alla determinazione del reddito di lavoro dipendente;

   l'articolo 51 del Tuir individua, tuttavia, al comma 2 e all'ultimo periodo del comma 3, specifiche deroghe, elencando le opere, i servizi, le prestazioni e i rimborsi spesa che non concorrono a formare la base imponibile o vi concorrono solo in parte; quindi, la non concorrenza al reddito di lavoro dipendente deve essere coordinata con il principio di onnicomprensività che riconosce l'applicazione residuale delle predette deroghe, in ragione anche della circostanza che i benefit previsti non sempre assumono una connotazione strettamente reddituale;

   nella predetta risoluzione viene quindi definito che «qualora tali benefit rispondano a finalità retributive (ad esempio, per incentivare la performance del lavoratore o di ben individuati gruppi di lavoratori), il regime di totale o parziale esenzione non può trovare applicazione», ritenendo, invero, che «i benefit erogati in esecuzione di un regolamento aziendale, attuativo di un piano welfare rivolto ai soli lavoratori che abbiano deciso di non percepire un premio in denaro, assumano rilevanza reddituale in ragione del loro valore normale, ovvero in base alle ordinarie regole dettate per la determinazione del reddito di lavoro dipendente»;

   è indubbia l'interpretazione positiva dell'Agenzia delle entrate circa il carattere premiale di un piano di welfare le cui erogazioni di beni e servizi sono subordinate al raggiungimento di un obiettivo aziendale, risultando quindi prevalente l'aspetto di fidelizzazione dei dipendenti;

   a parere dell'interpellante, agevolare i piani di welfare aziendale significa supportare il reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, quindi offrire soluzioni migliorative della vita quotidiana di aziende e collaboratori con importanti impatti sulle performance –:

   se il Governo non ritenga penalizzante un'eccessiva interpretazione restrittiva della normativa in materia di benefit per beni e servizi forniti da un'azienda ai propri dipendenti, atteso che tale monetizzazione compensa l'elevato costo del lavoro per il datore e la magra busta paga per il percipiente, e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(2-00946) «Durigon, Caffaratto, Caparvi, Giaccone, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Minardo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   continua la mala gestio dell'istituto di previdenza e assistenza (Ipa) dei dipendenti capitolini, in merito alla quale si è recentemente pronunciato anche il Tar del Lazio, dichiarando illegittima la sostituzione del collegio dei revisori;

   la vicenda risale a un anno fa, quando l'allora presidente e i due componenti del Collegio dei revisori sono stati rimossi anticipatamente dal loro incarico che avrebbe avuto scadenza con la fine del commissariamento (disposto con ordinanza n. 75 del 25 maggio 2017), in ragione di una «rinnovata gestione commissariale»;

   con ordinanza n. 100 del 2019, la sindaca Raggi ha, infatti, disposto la conferma del commissario straordinario, Fabio Serini, interpretando, però, questo atto come un rinnovo, e considerando, pertanto, concluso il mandato dei revisori;

   Serini, come riportato sullo stesso sito dell'Ipa alla sezione «trasparenza», è stato prorogato con quattro provvedimenti: il 25 maggio 2018, il 13 giugno 2019, il 31 dicembre 2019 e il 3 agosto 2020 fino alla fine del mandato;

   l'articolo 15 dello statuto dell'Ipa dispone che «[...] Il Collegio dei Revisori dei Conti ha la stessa durata in carica del Consiglio di Amministrazione e si rinnova con esso»;

   i giudici del Tar hanno riconosciuto come la decisione di nomina di un nuovo presidente del collegio dei revisori e dei membri ordinari sia «radicalmente illegittima» e che «La gestione commissariale costituisce uno strumento eccezionale, dalla durata necessariamente circoscritta e limitata nel tempo, finalizzato a far fronte ad una situazione di temporanea disfunzionalità dell'ente interessato mediante un'organizzazione straordinaria»;

   i giudici amministrativi hanno, inoltre, rilevato che il riferimento a una «rinnovata gestione commissariale» non è giustificata da alcuna norma e che, di conseguenza un tale frazionamento della durata complessiva del commissariamento appare «artificiosamente preordinato a giustificare l'illegittima sostituzione dei ricorrenti. Nel caso in cui i revisori non fossero compiacenti verso l'amministrazione, si avrebbe la possibilità di mutare il Commissario Straordinario solo per consentire la revoca dei revisori e la nomina di altri organi di controllo, maggiormente allineati»;

   lo stesso decreto legislativo n. 267 del 2000, al fine di garantire l'indipendenza e la terzietà della funzione dei revisori dei conti, dispone che il revisore sia revocabile solo per inadempienza, mai contestata nel caso in esame; ,

   la pronuncia del Tar si è tradotta nella condanna del comune, nella dichiarazione di illegittimità della sostituzione del collegio dei revisori e nella nullità di tutti gli atti prodotti con gravi conseguenze per quanto riguarda l'attività amministrativa dell'Ipa;

   e non solo: il commissario straordinario Serini avrebbe assegnato numerose consulenze ai professionisti Pasquale Schiavo e Giuseppe Guerra, soci amministratori al 33 per cento ciascuno, insieme all'ex sub-commissario Vincenzo Piscitelli nella Sgp srl di Caserta, mentre quest'ultimo svolgeva la funzione pubblica per il Campidoglio;

   Serini è stato rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta «Rinascimento», esplosa con gli arresti dell'imprenditore Luca Parnasi e dell'allora presidente di Acea Spa, Luca Lanzalone. Per gli inquirenti, Lanzalone sarebbe «intervenuto presso il sindaco Virginia Raggi per la sua (di Serini ndr) nomina quale commissario straordinario e per la proroga di detta nomina alla scadenza annuale», in cambio dell'attribuzione «allo studio Lanzalone & Partners di più incarichi professionali»: il 2 maggio 2018 Sereni avrebbe firmato una determina del valore di oltre 11.500 euro per l'affidamento di incarichi «all'avvocato Luciano Costantini, dello Studio Legale “Lanzalone & Partnership”» –:

   accertata la fondatezza e gravità dei fatti esposti in premessa, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere il Governo, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, per verificare l'operato del commissario straordinario Serini e la gestione amministrativo-contabile dell'Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti del comune di Roma anche a tutela dei diritti vantati dai quasi 30.000 dipendenti capitolini che pagano all'Ipa un contributo di circa 400 euro l'anno.
(4-06950)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta giornalistica pubblicata il 13 agosto 2020 sul quotidiano Il Tirreno si apprende che Mauro Tognoli, amministratore delegato di «Parchi Val di Cornia», per diversi mesi avrebbe utilizzato la foresteria del centro visite, situata nel cuore del Parco archeologico di Baratti e Populonia e alloggio per archeologi e studenti universitari durante le campagne di scavo e ricerca, come propria abitazione ad uso privato;

   prima di prendere possesso della casa con affaccio sul mare e acropoli etrusca, sita dentro un'area protetta, l'amministratore delegato Mauro Tognoli avrebbe fatto eseguire anche dei lavori di ristrutturazione a spese dell'ente Parco Val di Cornia;

   il parco è un ente pubblico partecipato dai comuni di Piombino (socio di maggioranza), Campiglia Marittima, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta;

   Mauro Tognoli ha ricoperto e ricopre tuttora la carica di amministratore e presidente in realtà pubbliche e private, tra cui una cooperativa vitivinicola in Franciacorta. Da poche settimane a Piombino ha aperto il Caffè del Museo e tra i vini pregiati presenti all'interno del Caffè, spiccano quelli della stessa cooperativa di cui lo stesso Tognoli è presidente;

   dall'inchiesta de Il Tirreno emergerebbero diversi presunti profili di irregolarità amministrativa in merito alle funzioni che sono state attribuite all'amministratore delegato Tognoli, che rischiano di creare confusione di ruoli tra le funzioni di indirizzo e controllo, riservate al consiglio di amministrazione e quelle di direzione che spettano al personale dipendente della «Parchi Val di Cornia». Nell'articolo pubblicato il 13 agosto 2020 su Il Tirreno si legge testualmente: «nel nuovo organigramma aziendale Tognoli precisa che la sua figura “equivale ad una Direzione Generale con deleghe fortemente operative e legate al conto economico”». Ciò sarebbe in contrasto con l'articolo 12 della legge n. 39 del 2013 che dispone l'incompatibilità tra la carica di amministratore delegato e incarichi dirigenziali in società di diritto privato a controllo pubblico;

   da quando si è insediata la nuova gestione sul sito del Parco Val di Cornia non vengono più pubblicati né i compensi degli amministratori né i provvedimenti del consiglio di amministrazione. A tal proposito i sindaci dei comuni di Campiglia Marittima, di San Vincenzo e di Sassetta già da tempo denunciano la mancata condivisione delle scelte, dalle nomine del presidente e amministratore delegato, alla deliberazione in merito alle deleghe del consiglio di amministrazione, fino ad arrivare ad atti fondanti e strategici;

   a parere dell'interrogante, per chi amministra la cosa pubblica, l'esigenza di trasparenza e correttezza, l'assenza di conflitti di interessi deve essere prioritaria, nell'interesse della collettività;

   ciò che emerge dall'inchiesta del quotidiano Il Tirreno è l'uso privatistico e personalistico di una società pubblica da parte dell'amministratore delegato della «Società Parchi Val di Cornia» e se tali notizie fossero confermate si tratterebbe di un comportamento discutibile se non illegittimo;

   la legge 31 dicembre 2009, n. 196, all'articolo 1, prevede che per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e gli altri soggetti che costituiscono il settore istituzionale delle amministrazioni pubbliche individuati dall'Istat;

   nell'elenco delle amministrazioni pubbliche pubblicato nella nota informativa dell'Istat del 28 settembre 2018 figura anche la «Parchi Val di Cornia spa» –:

   se e di quali ulteriori elementi il Governo sia a conoscenza circa i fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, in particolare, per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'Ispettorato per la funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 60, commi 5 e 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, visti anche i presunti profili di irregolarità amministrativa emersi dalle inchieste giornalistiche sulla gestione della «Parchi Val di Cornia spa».
(4-06965)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale sta dando ampio risalto alla notizia di un autentico pestaggio che avrebbe avuto luogo ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere;

   il 6 aprile 2020 circa 300 agenti del Corpo della polizia penitenziaria sarebbero entrati per una perquisizione straordinaria, finita con gravissimi pestaggi e violenze;

   secondo il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, esisterebbe anche un video già in possesso dell'autorità giudiziaria, che sta indagando sull'accaduto per abuso di potere e tortura –:

   se intenda fornire chiarimenti, per quanto di competenza, con riguardo a quanto denunciato dalla stampa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare il ripetersi di così gravi atti di violenza ai danni dei detenuti.
(2-00947) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VERINI, BAZOLI, BORDO, MICELI, VAZIO e ZAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 28 settembre 2020 dal quotidiano Domani si apprende che la procura di Santa Maria Capua Vetere sarebbe in possesso di immagini del circuito di video sorveglianza interno al carcere Francesco Uccella in provincia di Caserta che mostrerebbero i pestaggi denunciati da alcuni detenuti e avvenuti – secondo le denunce presentate – il 6 aprile nel padiglione Nilo del medesimo carcere;

   la vicenda risale al periodo dell'emergenza Covid-19 durante la quale si sono registrate nelle carceri forti tensioni, sfociate, in alcuni casi, in vere e proprie rivolte che hanno causato la morte di 14 detenuti;

   all'indomani di queste proteste, sempre secondo la ricostruzione giornalistica, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sarebbe scattata una vera e propria «spedizione punitiva» con l'arrivo di un contingente di 300 uomini composto da agenti col volto coperto provenienti anche da altri istituti di pena campani;

   secondo quanto sostenuto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si sarebbe trattata di una perquisizione straordinaria delle celle, ma i detenuti hanno sempre sostenuto altro denunciando i pestaggi con il supporto dell'associazione Antigone e dei garanti dei detenuti della Campania e di Napoli;

   la procura ha aperto un fascicolo e si conterebbero già un centinaio di indagati tra gli agenti della polizia penitenziaria per tortura, violenza privata e abuso di autorità per i fatti del 6 aprile 2020;

   un altro filone di indagine riguarderebbe anche l'ipotesi di un possibile depistaggio dell'inchiesta volto a far emergere elementi, come ad esempio la presenza nelle celle di oggetti contundenti, per «giustificare» gli abusi;

   resta ferma la massima fiducia nel Corpo della polizia penitenziaria, ma le difficilissime e assai stressanti condizioni nelle quali gli agenti svolgono quotidianamente il loro lavoro non possono in alcun modo giustificare, ove fossero confermate le notizie riportate, simili gravissimi episodi;

   sarà la magistratura a convalidare o meno le ipotesi accusatorie per ogni singolo caso, nel rispetto delle garanzie e dei diritti di ciascun indagato;

   occorre in ogni caso che il Ministro e il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per quanto di competenza, forniscano tutti gli elementi utili per avere un quadro della vicenda –:

   di quali elementi conoscitivi disponga riguardo alla vicenda esposta in premessa e se sia stata avviata un'inchiesta amministrativa per accertare, per quanto di competenza, le eventuali responsabilità, anche al fine di tutelare l'immagine del Corpo della polizia penitenziaria.
(5-04697)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBUTO, GIULIANO, GRIPPA, ASCARI, D'ORSO, PERANTONI e VILLANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020 recita al comma 6 dell'articolo 103: «L'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, è sospesa fino al 1o settembre 2020»;

   il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020 ha previsto, con l'articolo 17-bis, rubricato come «Proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo» che il termine inizialmente fissato al 1o settembre venisse prorogato al 31 dicembre dell'anno 2020;

   appare evidente, dal combinato disposto dei due articoli che la suddetta disposizione riguardi esclusivamente l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio il cui titolo è possibile rinvenire nel provvedimento di sfratto per finita locazione o per morosità;

   infatti, anche a voler ipotizzare una iniziale interpretazione più ampia dell'articolo 103 del decreto cosiddetto «Cura Italia», l'articolo 17-bis ha decisamente ristretto la sospensione delle esecuzioni esclusivamente agli sfratti in quanto tali derivanti da procedure di finita locazione o per mora del conduttore;

   orbene viene segnalato alla interrogante che, di recente, nell'ambito di una procedura di cessazione degli effetti civili del matrimonio presso il tribunale di Cosenza, il giudice ha disposto, modificando le precedenti statuizioni, che la casa coniugale venisse assegnata al padre presso il quale venivano collocate le due figlie minorenni e che la madre, precedente collocataria delle figlie, si sia rifiutata di eseguire spontaneamente il provvedimento del giudice;

   il padre si è, allora, rivolto all'ufficiale giudiziario per l'esecuzione del provvedimento e l'immissione nel possesso, sentendosi opporre un rifiuto in virtù dell'articolo 103 del decreto «Cura Italia», così come modificato dall'articolo 17-bis del «decreto Rilancio», rifiuto avallato da un successivo provvedimento del presidente del tribunale bruzio, cui il genitore collocatario si era rivolto per segnalare l'accaduto e chiedere l'adozione degli opportuni provvedimenti;

   secondo il magistrato, infatti, l'ultima proroga introdotta dalla legge di conversione del «decreto-legge Rilancio» non riguarderebbe solo gli sfratti per finita locazione o per morosità, ma la fase esecutiva di tutti i provvedimenti di rilascio immobili ivi compresi quelli derivanti, come nella fattispecie, da un diverso titolo esecutivo quale un provvedimento di assegnazione della casa coniugale la cui valenza economica in un giudizio di separazione o divorzio prevarrebbe, come nel caso de quo, sul precipuo interesse della prole minorenne a mantenere il proprio ambiente domestico;

   la ricostruzione effettuata lascia perplessi, ove solo si ponga mente alla circostanza che la tutela della prole e dell'equilibrio psicofisico della stessa appare, invece, prevalere su ogni altra considerazione ex articolo 337-sexies del codice civile, non ravvedendosi inoltre nel coordinato disposto della normativa summenzionata alcuna pretesa ambiguità che possa lasciare spazio ad interpretazioni differenti e pregiudizievoli all'interesse dei minori;

   sembrerebbe d'altronde che, sull'intero territorio nazionale, vi siano diverse interpretazioni da parte degli ufficiali giudiziari e, conseguentemente, una diversa applicazione della norma in questione, come nel caso segnalato nella presente interrogazione, rischia seriamente di pregiudicare la necessaria attenzione e la doverosa tutela dei diritti dei minori –:

   se il Ministro interrogato messo a conoscenza di tale vicenda che segnala una difformità applicativa della norma tra le varie zone dell'intero territorio nazionale, non intenda adottare urgentemente le iniziative di competenza ai fini di una interpretazione autentica del suindicato provvedimento legislativo, anche mediante l'emanazione di circolari destinate agli uffici notifiche, esecuzioni e protesti (Unep) contenenti linee guida che individuino l'ambito di operatività nelle procedure di esecuzione di cui all'articolo 103 del cosiddetto «decreto Cura Italia» in combinato disposto con l'articolo 17-bis del cosiddetto «decreto Rilancio».
(4-06951)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 29 settembre 2020 il quotidiano il Secolo XIX ha riportato la notizia che, la notte del giorno prima, quattro detenuti del carcere di Marassi di Genova sono stati trasferiti a Roma per poter partecipare come concorrenti alla registrazione del programma televisivo «Italia's Got Talent»;

   i detenuti registreranno a Cinecittà, pernotteranno al carcere di Rebibbia per una notte, poi ritorneranno verso Genova;

   la scorta della polizia penitenziaria con i 4 detenuti è partita il 28 settembre mattina alle 4, in orario non previsto dalla normativa vigente, e si è diretta verso Roma. I quattro uomini sono in carcere per reati come truffa, omicidio, lesioni, produzione e traffico di stupefacenti, con fine pena sino al 2027;

   secondo quanto dichiarato dal sindacato Uil PA Penitenziari, la polizia penitenziaria del distretto regionale attende 39 mila ore di straordinario non pagato, deve anticipare i fondi delle missioni e soprattutto il rischio da evitare in questo momento è la movimentazione dei detenuti. Il sindacato Uil PA Penitenziari ha sottolineato anche come l'operazione metta a rischio di contagio da Covid-19 sia i detenuti che il personale, atteso che i dati del contagio nel centro Italia sono in aumento;

   appare evidente come, in una situazione finanziaria critica, questa operazione di trasferimento comporti un ingiustificato aggravio per le casse dello Stato. Le risorse impiegate per questa operazione di trasferimento potevano essere destinate a saldare una parte del monte ore arretrato per gli agenti di polizia penitenziaria oppure a fornire qualche agente di divise o materiali necessari per il servizio –:

   chi abbia autorizzato la partecipazione dei detenuti al programma televisivo e per quale motivo;

   quali siano stati i costi di questa operazione di trasferimento;

   se il Governo ritenga sostenibile la pratica di far anticipare i fondi delle missioni agli agenti impiegati in servizio.
(4-06958)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   Busseto è un comune in provincia di Parma di circa 7.000 abitanti che risulta sprovvisto di sedi di scuola secondaria di secondo grado;

   gli studenti delle scuole superiori ivi residenti sono soliti frequentare gli istituti scolastici di Fidenza (Parma) e Cremona, che usualmente venivano raggiunti usufruendo del trasporto ferroviario sulla tratta che collega questi due centri, più o meno equidistanti dal comune di Busseto;

   i treni che effettuano i collegamenti ad orario scolastico soffrono però, da anni, delle criticità proprie di quella tratta ferroviaria e vengono spesso soppressi. In tali occasioni, la conversione delle modalità di trasporto pubblico è stata tentata con bus sostitutivi, che da subito si sono rivelati, per quantità e qualità, inidonei a sostenere il peso del servizio;

   gli autobus che effettuano le tratte indicate vengono infatti sovraccaricati di studenti e il numero di alunni trasportati è quindi superiore a quello previsto dalle vigenti normative anticontagio;

   il risultato è che, volontariamente o meno, una parte degli alunni rinuncia al servizio e si trova a non potere incolpevolmente frequentare la scuola –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, perché venga garantito il servizio di trasporto a tutti gli studenti sulla tratta Fidenza-Cremona, nel rispetto delle prescrizioni per la tutela della salute pubblica, consentendo agli alunni di tornare a frequentare regolarmente le lezioni.
(4-06945)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di giugno 2020, la società Alitalia aveva preannunciato la sospensione dei voli aerei che collegano la città di Pisa con quella di Roma;

   a seguito del clamore mediatico e delle ovvie proteste da parte dei maggiori rappresentanti del territorio pisano, Alitalia aveva garantito come il collegamento sarebbe stato ripristinato nel corso dell'estate 2020;

   ad oggi, così come riportato in questi giorni dai mezzi di stampa locale di Pisa, alcun volo tra Pisa e Roma è stato ripristinato, determinando in tal modo pesanti ripercussioni sul turismo e sul flusso economico pisano, ancor più gravose in un momento come quello attuale, già drammaticamente toccato dal Covid-19 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché Alitalia ripristini, nel più breve tempo possibile, il collegamento aereo tra Pisa e Roma.
(4-06946)


   FIORINI, GOLINELLI, VINCI, CESTARI e CAVANDOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo e l'autostrada regionale Cispadana, due infrastrutture emiliane fondamentali per l'economia sia regionale che nazionale — come riportato ancora una volta dagli organi di stampa — purtroppo, rientrano tra i cantieri promessi ma ancora bloccati;

   l'autostrada Campogalliano-Sassuolo sarebbe un'infrastruttura strategica di collegamento tra la A22 e la strada statale 467 Pedemontana la cui realizzazione porterebbe un rilevante beneficio alla viabilità ordinaria, soprattutto del traffico pesante, con effetti positivi anche per la sicurezza stradale;

   questa infrastruttura, con ricadute consistenti su tutto il Paese, sarebbe decisiva per i distretti industriali del territorio a cominciare dai settori di eccellenza, tra cui ceramica, biomedicale, tessile, moda, agroalimentare, meccanica, motori, senza dimenticare il settore del turismo;

   l'opera, che vale un investimento di 430 milioni di euro e che ha cominciato il suo percorso formale con un bando di gara 10 anni fa, pare che avrebbe tutte le condizioni tecniche e le autorizzazioni amministrative per aprire i cantieri;

   il 1o ottobre 2019 è stato approvato il progetto esecutivo con un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ma a distanza di un anno sono state avviate solo le procedure per gli espropri;

   invece, l'autostrada Cispadana, che attraverserebbe le province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia e andrebbe ad alleggerire il traffico sulla Via Emilia e sull'Autostrada del Sole, vale un investimento di 1,3 miliardi di euro;

   per la Cispadana si sta ancora aspettando l'approvazione del progetto definitivo risalente al 2007 e il suo iter è tra i più difficoltosi: la procedura di valutazione di impatto ambientale è durata oltre 5 anni con la presentazione del progetto e dello studio ambientale nel 2012 e il decreto di valutazione di impatto ambientale nel 2017;

   inoltre, le prescrizioni hanno comportato la riscrittura del piano economico finanziario;

   sullo sfondo dei ritardi nell'avvio dei lavori figura anche la vicenda di Autobrennero, la concessionaria della A22, che controlla le società concessionarie delle due autostrade. In merito il Governo deve anche decidere sulla concessione di Autobrennero, scaduta nel 2014, ma al momento non è stata trovata la soluzione attesa da tempo;

   l'interrogante ha già presentato in merito alle due infrastrutture vari atti di sindacato ispettivo poiché le comunità locali e il tessuto produttivo locale chiedono con forza e da tempo l'inizio dei lavori –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per chiarire, con la massima urgenza, l'effettivo iter dei lavori e gli ostacoli concreti che bloccano i cantieri creando solamente alle realtà produttive della zona, colpite duramente in questi mesi pure dall'emergenza pandemica, un ingente danno economico, logistico e di competitività nei confronti dei vari competitor, anche stranieri, oltre ad arrecare un danno all'intera collettività.
(4-06957)


   MAMMÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la società Thello Sas, è una compagnia ferroviaria privata per il trasporto viaggiatori a lunga percorrenza tra la Francia e l'Italia, facente parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane;

   a seguito della crisi sanitaria dovuta all'epidemia di Coronavirus e dell'impossibilità di garantire sui treni notte il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid-19, la Thello, a partire dal 10 marzo 2020 ha soppresso, in entrambi i sensi, le tratte di tutti i treni notte Venezia-Milano-Parigi, che ad oggi non sono state ripristinate;

   nella medesima data la Thello informava della sospensione delle corse la società appaltatrice Gate Gourmet, erogante i servizi di catering a bordo dei treni per il tramite la società subappaltatrice Chefs en voyage s.a.r.l., i cui lavoratori assistevano i passeggeri su quella tratta. Successivamente, in data 17 luglio, veniva comunicata la risoluzione anticipata del contratto;

   a partire dal 4 giugno 2020, e stata ristabilita una circolazione graduale dei treni tra Milano e Nizza con due frequenze giornaliere in entrambe le direzioni, seppur con delle limitazioni nei servizi offerti ai viaggiatori, dettate dalla persistenza dell'epidemia;

   i servizi offerti da Thello s.a.s costituiscono un elemento cardine per il turismo in Lombardia, oltre che in Veneto e, più in generale, per la mobilità tra Italia e Francia. La cancellazione dei collegamenti ferroviari, oltre a provocare pesanti ripercussioni nel comparto turistico, pone in bilico decine di posti di lavoro tra il personale di bordo, come gli addetti alla ristorazione, alle pulizie e all'allestimento cuccette;

   tale situazione ha allarmato i sindacati e i lavoratori, per i quali sarebbe auspicabile un ripristino del servizio e in caso negativo un eventuale riassorbimento presso altri appalti ferroviari del gruppo Ferrovie dello Stato italiane o Trenord;

   l'interrogante intende fare chiarezza sulle vicende su esposte, sulla quali ha avviato un confronto con il collega consigliere in regione Lombardia Nicola Di Marco, il quale il 25 giugno 2020 ha già presentato un'interrogazione alla giunta regionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti; se intenda attivarsi nei confronti della società Thello s.a.s. e del gruppo Ferrovie dello Stato affinché vengano ripristinate le corse ferroviarie notturne tra Francia e Italia ad oggi soppresse, per favorire la mobilità e la ripresa del turismo; quali iniziative di competenza si intendano adottare per salvaguardare i lavoratori impiegati nella società Chefs en voyage s.a.r.l.
(4-06961)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, FERRO e BELLUCCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 25 settembre 2020 è stata diffusa la notizia che l'imbarcazione della Ong tedesca, denominata Alan Kurdi, sarebbe stata costretta a far rotta verso la Sardegna, e precisamente verso il porto di Arbatax, nel comune di Tortolì: e ciò, dopo aver ricevuto dalle autorità francesi, il diniego all'attracco nel porto di Marsiglia, per il peggioramento delle condizioni meteorologiche;

   la stessa Ong, con a bordo 125 immigrati, tratti in salvo al largo della Libia, tra cui diverse donne e bambini, da quel che risulta, fin dalla metà di settembre cercava un porto dove poter attraccare, tenuto conto che sia Malta; sia altre nazioni, non hanno concesso tale autorizzazione;

   preso atto dell'impossibilità di attraccare nel citato porto di Arbatax, per la mancanza delle necessarie strutture per l'assistenza degli stessi migranti, l'imbarcazione in esame si è diretta verso il porto di Olbia;

   dalle prime dichiarazioni del Ministro dell'interno si è appreso che l'imbarcazione in questione doveva esclusivamente trovare riparo per le condizioni meteorologiche, perché le sue condizioni strutturali non sarebbero state adatte per affrontare condizioni proibitive del mare, per di più, con tante persone a bordo;

   all'arrivo nel porto di Olbia, le autorità di polizia e sanitaria hanno proceduto allo sbarco degli immigrati e dal Ministro dell'interno si è appreso del raggiungimento di un accordo con gli altri Stati europei per il ricollocamento degli stessi immigrati, tranne che per 25, i quali, invece, dovrebbero essere assegnati all'Italia;

   all'atto dell'esecuzione delle prime operazioni di assistenza, è stata appurata la presenza di dieci immigrati positivi al Coronavirus, seppure asintomatici, i quali, però, sono stati collocati nel capoluogo gallurese;

   i restanti immigrati — contrariamente a quanto affermato in ordine al ricollocamento in altri stati europei — sono stati collocati in altre località della Sardegna, con la promessa di successivi, settimanali, controlli sanitari;

   il collocamento presso altri centri presenti in Sardegna, nonché l'annuncio di controlli sanitari settimanali, appare in assoluto contrasto con la preannunziata ripartizione tra gli Stati europei –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di procedere all'immediato trasferimento degli immigrati in altri Paesi europei, nonché per imputare le spese relative ai controlli sanitari annunciati al Ssn e non alla regione Sardegna, acquisendo, altresì, elementi circa il fatto che l'imbarcazione in esame rispetti tutte le prescrizioni tecniche e sanitarie imposte dalla normativa vigente per la navigazione e il trasporto di così tante persone, in particolare le norme previste dalle autorità nazionali e internazionali per il contrasto alla diffusione del virus.
(4-06959)


   GAVA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa, a seguito di alcuni controlli della prefettura di Pordenone sarebbe emerso che oltre cento stranieri avrebbero continuato per mesi a percepire l'assegno sociale e ad alloggiare presso i centri di accoglienza, nonostante gli stessi svolgessero attività lavorativa con stipendi fino a 1.500 euro mensili;

   come è noto l'assegno sociale è una prestazione economica che viene erogata dall'Inps anche in favore di stranieri, titolari dello status di rifugiato e di protezione internazionale, in presenza di precisi requisiti anagrafici, e reddituali, ed in particolare qualora si trovino in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge;

   invece, secondo quanto riportato anche dalla stampa, in provincia di Pordenone diversi stranieri, prevalentemente afghani, pakistani oppure originari dell'Africa sub-sahariana, titolari di protezione o richiedenti asilo, non avevano mai dichiarato alla prefettura di aver trovato un lavoro e anche dopo aver trovato un impiego, oltre a percepire l'assegno sociale, hanno continuato a beneficiare della permanenza nel circuito dell'accoglienza, che oltre al vitto garantisce anche l'alloggio gratuito;

   quanto sopra riportato è di assoluta gravità sia perché per mesi ha generato uno sperpero di denaro pubblico non giustificato, sia perché la vicenda è emersa solo in seguito all'intensificazione dei controlli da parte della prefettura di Pordenone sulle mancate dichiarazioni legate all'avvio dell'attività lavorativa dei migranti, potendo dunque ipotizzarsi l'esistenza di casi analoghi in altre provincie e, in generale, su tutto il territorio nazionale;

   si apprende dalla stampa che i richiedenti asilo che percepivano illegittimamente il doppio compenso sono stati espulsi dal sistema dell'accoglienza, ma continueranno il loro percorso giuridico sino al riconoscimento (o meno) dello status di rifugiato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare sia relativamente all'esito delle verifiche effettuate dalla prefettura di Pordenone sia per garantire gli opportuni controlli su tutto il territorio nazionale, al fine di escludere il verificarsi di casi analoghi in altre provincie.
(4-06960)


   MANZATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha destato enorme preoccupazione tra i cittadini la notizia apparsa sulla stampa il 29 settembre 2020 in merito all'esito dei tamponi di screening eseguiti dalla Ulss 2 a Oderzo, in provincia di Treviso, presso l'ex caserma Zanusso, recentemente convertita a centro di accoglienza straordinaria;

   tali timori appaiono più che giustificati considerato anche il rifiuto opposto, nei giorni scorsi, da settanta richiedenti asilo ospiti del centro di sottoporsi al tampone per la verifica di eventuali casi di positività al Covid-19;

   all'esito dei test rapidi eseguiti, secondo quanto noto, sarebbero ben sessantuno i positivi accertati al Covid-19, di cui cinquantotto immigrati ospiti della struttura e tre operatori del centro;

   secondo le prescrizioni disposte dalla Ulss 2, tutti gli ospiti della struttura dovranno ora rimanere in quarantena; le positività confermate dal test molecolare saranno sottoposte a nuovo tampone dopo quattordici giorni, mentre per i soggetti risultati negativi al virus il prossimo screening è stato fissato per l'8 ottobre 2020;

   a seguito della notizia, in prefettura è stata convocata con urgenza una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica alla quale erano presenti, oltre ai rappresentanti di vertice delle forze di polizia, il sindaco del comune di Oderzo, i vertici della locale azienda sanitaria e il rappresentante legale della cooperativa che gestisce i servizi di accoglienza all'interno della struttura;

   già precedentemente si è verificato un caso analogo a quello sopra citato e precisamente presso il centro di accoglienza «Serena», a conferma, a giudizio dell'interrogante, che la scelta dell'attuale maggioranza di Governo di non attivare misure di contrasto ai flussi migratori irregolari verso il nostro Paese anche in un periodo di dichiarata emergenza sanitaria ed anzi di procedere ad attivare modelli di accoglienza diffusa sul territorio nazionale sta esponendo a ingiustificati e gravissimi rischi la sicurezza e la salute della popolazione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato con riguardo in particolare a quanto accaduto presso l'ex caserma Zanusso come esposto in premessa e se non ritenga opportuno procedere dunque all'immediata chiusura del centro di accoglienza straordinaria anche a tutela della sicurezza e salute dei cittadini di Oderzo.
(4-06962)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo a firma del giornalista Michele Presta, pubblicato il 5 settembre 2020 sulla testata on line «Il Corriere della Calabria», si riporta la notizia del declassamento dell'operazione contro la ’ndrangheta denominata «Jonny», coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, con conseguente ridimensionamento delle promozioni per meriti straordinari proposte dal questore di Crotone all'attenzione della commissione esaminatrice per premiare il lavoro svolto dai poliziotti utilizzati;

   a proposito della stessa operazione «Jonny», l'articolo summenzionato ne ricostruisce il quadro;

   «Partono – si legge nel medesimo articolo – le investigazioni e si uniscono i tasselli di un quadro criminale che coinvolge le cosca Arena. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sanno che avranno a che fare con un gruppo criminale egemone non solo a Isola Capo Rizzuto ma anche nell'entroterra Crotonese e capaci di sconfinare anche in provincia di Catanzaro. Documentano summit di ’ndrangheta e mettono nero su bianco pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche che insieme ai servizi di osservazioni dinamica consentono di ricostruire l'organigramma dell'intero gruppo criminale»;

   l'efficace lavoro svolto dagli inquirenti aveva portato nel 2017 all'emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di decine di indagati e per svariati tipi di reati, «tutti aggravati dalle finalità mafiose»;

   «considerata l'importanza dell'operazione – secondo l'articolista – ed il lavoro svolto dai poliziotti di Crotone e Catanzaro, il questore della città Pitagorica aveva proposto alla commissione esaminatrice: tre promozioni per merito straordinario, tredici encomi solenni, sei encomi semplici e sette lodi»;

   «le valutazioni fatte sull'operato però non hanno avuto lo stesso prospetto e dunque con quello che nel gergo viene definito declassamento di 1 al personale» tutte le promozioni proposte sono state ridimensionate;

   ad avviso degli interroganti, il riferito declassamento penalizza oltremodo il lavoro degli inquirenti, costantemente impegnati, insieme ai magistrati, nella dura lotta dello Stato nei confronti dell'antistato, che nel tempo ha in ogni senso inquinato un territorio tra l'altro segnato da una costante emigrazione di massa e da frequenti scioglimenti di enti locali e aziende sanitarie per infiltrazioni mafiose –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per una rivalutazione dei riconoscimenti di cui in premessa.
(4-06963)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 maggio 2020 è apparso sulla testata on lineCorriere della Calabria un articolo in cui si riporta una nota del movimento politico 6000 Sardine, che informa di una minaccia di morte nei confronti del suo coordinatore di Reggio Calabria;

   nell'articolo si legge: «“Firmasti a to cundanna”. “Hai firmato la tua condanna”. Con queste parole Filippo Sorgonà, coordinatore delle Sardine di Reggio Calabria è stato minacciato di morte per la seconda volta. Un mese fa gli hanno bruciato due ettari della sua azienda agricola»;

   la nota ivi riprodotta prosegue: «Da sempre Sorgonà è stato impegnato a combattere con determinazione e alto senso civile ed etico la lotta alla mafia calabrese, la 'ndrangheta»;

   l'articolo continua: «Le scritte di cui parlo – afferma Sorgonà – sono facilmente riconducibili a una sigla politica che opera da anni nell'estrema destra con richiami orgogliosi al fascismo e al nazismo. Ieri, oggi e domani sarò sempre dalla stessa parte a combattere per giustizia e libertà. Nell'anniversario della strage di Capaci, avrei voluto scrivere altri post per rinnovare l'impegno a questa sacra memoria»;

   alle parole di Filippo, conclude la nota riportata da Corriere della Calabria, «tutte le sardine italiane si uniscono e senza se e senza ma, con maggior determinazione, ci impegneremo contro tutte le mafie e gli estremismi politici» –:

   di quali informazioni disponga sulla matrice dell'intimidazione nei riguardi di Sorgonà e quali iniziative intenda assumere per la sua tutela ed incolumità.
(4-06966)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato il 9 settembre 2020 dalla testata on line «Iacchitè» a firma di Michele Santagata, si riporta la notizia dell'aggressione che lo stesso giornalista ha subito da due persone, in pieno giorno e davanti a decine di testimoni, nei pressi della redazione della citata testata;

   i motivi dell'aggressione sarebbero legati, per quanto risulta nell'articolo, all'«uscita della notizia della richiesta di incidente probatorio nei confronti dell'avvocato Manna (sindaco di Rende (CS), ndr.), dell'avvocato Gullo e del mafioso Patitucci, indagati dalla Dda di Salerno per aver corrotto il giudice Petrini»;

   Santagata aggiunge ancora, nel suo articolo, che «abbiamo pubblicato una serie di articoli in cui sveliamo la strategia malandrina messa in atto dall'avvocato Manna, con la complicità dei suoi amici massomafiosi, per fermare l'inchiesta a loro carico. Oltre a pubblicare un secondo frame dove si vede l'avvocato Manna porgere al giudice Petrini un fascicolo, analizziamo le assurde motivazioni addotte dal Gip di Salerno nel rigetto della richiesta d'arresto del giudice Petrini. Motivazioni insensate che vanno oltre le competenze del Gip, segno evidente che la massomafia si è mossa per mettere a tacere il giudice canterino che nei suoi racconti ai pm di Salerno inguaia mezza Calabria, principalmente giudici e avvocati. Una vera e propria mina vagante. Un uomo da fermare. Un problema serio per certa magistratura»;

   la solerzia – secondo l'articolista – di «Iacchitè» nel dare copertura mediatica a questa vicenda giudiziaria sarebbe la ragione che avrebbe portato all'aggressione, che, per fortuna, non ha avuto esiti più gravi grazie alla presenza di molte persone sul luogo dell'agguato;

   l'articolista, infine aggiunge che «sul luogo sono intervenuti gli uomini della Squadra Mobile a cui ho fornito il numero di targa dell'auto usata dai due per la fuga» –:

   di quali notizie disponga in ordine alla possibile matrice dell'agguato;

   quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere per garantire l'incolumità e la sicurezza personale del giornalista Michele Santagata.
(4-06967)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPARVI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dal 2013, non esiste più la direzione generale per la formazione e l'istruzione tecnica, soppressa dall'allora Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Maria Chiara Carrozza in seguito ad una «discutibile» operazione di spending review;

   ora con il nuovo regolamento che riorganizza il Ministero dell'istruzione, in corso di attuazione, la scuola-lavoro e l'istruzione tecnica, istituti tecnici superiori inclusi, rischiano di subire un nuovo pesante ridimensionamento;

   numerosi sono stati in questi anni gli appelli bipartisan culminati poi nell'impegno assunto, nel 2014, dal pro tempore Ministro Stefania Giannini di ripristinare una struttura (allora, si parlava di una struttura interdipartimentale) dedicata ai rapporti con il mondo del lavoro e i territori;

   nel nuovo regolamento dell'istruzione di tutto questo non ci sarebbe traccia;

   il dicastero oggi guidato dal Ministro interrogato si articolerà in due dipartimenti, un dipartimento dedicato a istruzione e formazione, con 4 direzioni generali (di cui una con competenze anche in tema di orientamento scolastico), e un dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali, suddiviso in 3 direzioni generali;

   il tema è delicato, specie oggi, con un mismatch dilagante proprio nei profili tecnico-scientifici, un abbandono scolastico in ripresa, in primis negli istituti professionali, e un tasso di disoccupazione giovanile che è tornato a superare il 30 per cento;

   quest'anno, scuola-lavoro e istruzione tecnica rischiano di finire vittime indirette del COVID-19;

   negli ultimi anni tutti i Paesi industrializzati hanno comunque investito sul collegamento tra formazione e lavoro, tutti tranne l'Italia che anzi ha fatto tagli di risorse e uffici e gli effetti li stiamo vedendo: già oggi, nonostante la crisi innescata dal COVID-19, vi è forte carenza di tecnici specializzati e si può solo immaginare che mismatch ci sarà quando l'economia tornerà a crescere;

   tra la pandemia e l'avanzare del 5G, è fondamentale avere una riconoscibile struttura di riferimento istituzionale, anche tra più dicasteri, che presìdi i temi chiave per la crescita: alternanza, istruzione tecnica, il sistema regionale di istruzione e formazione professionale (IeFP), Its, apprendistato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di incrementare percorsi formativi professionalizzanti, che diano ai nostri giovani competenze e che abbiano un alto tasso di occupabilità.
(4-06954)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il contact center di Anac è stato gestito dal 2014 dalle aziende Covisian Spa e Transcom World Wide Spa applicando il contratto collettivo nazionale del lavoro nel settore delle telecomunicazioni a tempo indeterminato;

   il medesimo contratto era applicato ai lavoratori di Abramo Spinella gestione del contact center del comune di Roma 060606;

   a seguito di bandi di gara per entrambi i sopracitati contact center gestiti da Consip, i nuovi appalti sono stati affidati al consorzio Leonardo servizi e lavori, che affiderà la gestione dei contact center alla consorziata aCapo;

   la ditta subentrante non applicherà ai lavoratori il contratto del settore telecomunicazioni, bensì quello delle società cooperative sociali che prevede retribuzioni notevolmente inferiori rispetto a quelle percepite in base al contratto precedentemente applicato;

   l'affidamento della gara al massimo ribasso comporterebbe l'applicazione di tabelle retributive per il costo del lavoro inferiori a quelle stabilite per i contact center;

   il 90 per cento dei lavoratori interessati hanno deciso di protestare contro una condizione che li danneggia in maniera considerevole sotto il profilo economico indicendo uno sciopero dal 18 settembre 2020;

   le segreterie nazionali Slc-Cigl, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Ugl Telecomunicazioni, hanno richiesto il rinvio temporaneo del cambio di appalto delle attività di contact center di Anac e comune di Roma previsto per il prossimo 1° ottobre 2020, per dare la possibilità di individuare soluzioni che evitino una situazione socialmente drammatica per circa 200, tra lavoratrici e lavoratori, operanti nei siti produttivi di Roma e Crotone –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in ordine alla situazione esposta in premessa, al fine di individuare una soluzione in grado di tutelare i diritti dei lavoratori coinvolti.
(5-04695)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella già difficile situazione economica causata dal Covid-19 ci sono lavoratori che da maggio 2020 non ricevono la cassa integrazione. Si tratta, in particolar modo, di dipendenti del settore dell'artigianato;

   in Toscana sono circa 30.000 gli artigiani che in questi tre mesi non hanno percepito un euro. L'erogazione degli ammortizzatori sociali per il settore artigiano passa attraverso il fondo nazionale (Fsba), fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato, che ha fatto fronte alle richieste arrivate nei primi giorni dell'emergenza Covid-19 con risorse proprie, ma poi ha dovuto attendere l'erogazione dei fondi stanziati dal Governo;

   durante il lockdown gli ammortizzatori sociali sono stati richiesti da circa 26.000 ditte toscane per 100.000 lavoratori. Pagati marzo e aprile a tutti, la situazione è andata in stallo per i dipendenti delle ditte che non sono ripartite: circa 36.000, di cui circa 30.000 appunto non hanno più ricevuto nulla. Gli stanziamenti messi in campo dal Governo, in pratica, hanno dovuto attendere la rendicontazione della Corte dei conti. La Corte ha sbloccato 375 milioni sui 420 previsti, ma in Toscana, come altrove, i beneficiari ancora non li hanno ricevuti;

   ci sono stati diversi casi di imprenditori che hanno anticipato per intero la cassa, oppure c'è stato chi ha provato a darne una parte sotto forma di anticipo. Ma i lavoratori sono ormai in fortissima difficoltà. Entro i primi giorni di ottobre 2020 i sindacati Cgil, Cisl e Uil della Toscana hanno annunciato una manifestazione dei lavoratori del settore artigiano se non dovessero esserci sviluppi positivi nei prossimi giorni;

   appare urgente intervenire per semplificare la procedura, accelerare le tempistiche e ridurre i disagi. Tutte le risorse che sono state individuate per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali devono essere immediatamente trasferite –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda assumere per assicurare in tempi rapidi il pagamento della cassa integrazione ai lavoratori del settore dell'artigianato per i mesi da maggio a settembre 2020.
(4-06947)


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Grandi Stazioni fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ed è incaricato di gestire e di riqualificare i 13 principali scali ferroviari italiani. Sul sito dell'azienda si legge che «Grandi Stazioni Rail valorizza e reinventa lo spazio pubblico trasformando i complessi immobiliari delle grandi stazioni in piazze urbane. Da anonimi luoghi di transito le stazioni diventano centri servizi tra i più affollati d'Europa, punti d'incontro, luoghi d'arte, di eventi e cultura»;

   il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è una delle più grandi realtà industriali del Paese, partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze dal 1992;

   il 10 settembre 2020 un comunicato stampa della Flaica – Cub ha acceso l'attenzione sulla stazione Termini, uno dei 13 scali gestiti da Grandi Stazioni. Secondo la Confederazione unitaria di base, infatti, è terminato il contratto di locazione tra Grandi Stazioni e Chef Express alla stazione Termini e Grandi Stazioni ha scelto di lasciare al piano terra solo marchi di moda, eliminando quattro esercizi di somministrazione al pubblico (due bar, una pizzeria e un self-service) e i due reparti interni di lavaggio e preparazione panini. Da quanto si apprende, la chiusura degli esercizi sarebbe prevista per fine ottobre 2020 e la restituzione dei locali dovrebbe avvenire entro novembre;

   la chiusura di questi esercizi commerciali implica che un centinaio di dipendenti rischiano di perdere il proprio posto di lavoro;

   secondo la Cub, Chef Express ha già dichiarato che non vi è alcuna possibilità di ricollocazione dei lavoratori nelle proprie strutture in provincia di Roma, e da parte di Grandi Stazioni non c'è stato alcun tipo di interlocuzione; non hanno mai risposto alle richieste di chiarimento sindacali, per capire se sia possibile una ricollocazione nei nuovi negozi –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per evitare la chiusura di quattro esercizi commerciali e, soprattutto, per evitare il licenziamento dei rispettivi dipendenti.
(4-06955)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'istituto superiore di sanità in Italia si può stimare che il 5-8 per cento dei pazienti ricoverati contrae un'infezione ospedaliera, ovvero 450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi). Di queste, si stima che circa il 30 per cento siano potenzialmente prevenibili (135-210 mila) e che siano direttamente causa del decesso nell'1 per cento dei casi (1350-2100 decessi prevenibili in un anno);

   lo studio dal titolo «Tendenze temporali delle infezioni associate alla sanità e dell'uso di antimicrobici nel 2011-2013, osservate con sondaggi annuali sulla prevalenza dei punti nell'ospedale universitario di Ferrara, Italia» ha verificato come secondo il modello di regressione, il catetere urinario e il dispositivo respiratorio invasivo sono fattori di rischio significativamente associati per le HAI (p <0,05);

   durante il lockdown l'assenza della disponibilità della cura domiciliare, l'assembramento delle persone con problemi di natura respiratoria, o altro, con sospetto di Covid, in un unico posto, l'abbandono dei pazienti con particolari esigenze con assenza di cure mediche, come per i malati di cancro, sommati agli errori nella diagnosi e nel protocollo di cura, potrebbero aver generato la combinazione di fattori che hanno aggravato una possibile emergenza Covid-19 in Italia;

   come segnalato dall'interrogante con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-05154, n. 4-05145 e n. 4-05215, negli stessi luoghi in cui il Covid si è manifestato maggiormente in Italia, negli anni passati, si sono verificati casi di polmoniti anomale, nonché il fatto che le polmoniti e le malattie respiratorie in quei contesti, siano sempre di più in aumento;

   Giuseppe (Joseph) Tritto nel suo libro: «Cina Covid-19 - La chimera che ha cambiato il mondo» a pagina 201 afferma che: «La malattia quindi andava curata come una polmonite virale: i pazienti lievi da casa seguiti da un medico; i pazienti più gravi ricoverati in ospedale. Poiché, infatti, era nota la carenza di posti letto in ospedale, soprattutto quelli di terapia intensiva e semintensiva, così come il pericolo di contagio negli ambienti ospedalieri, veri e propri serbatoi di infezioni anche in condizioni normali» e aggiunge: «il secondo errore è stato quello di non valutare l'esperienza della Cina, Paese che per primo è stato colpito dal virus, ma di orientarsi sul modello di contenimento dell'epidemia adottato dalla Corea del Sud e da Taiwan, tagliando fuori dalla battaglia contro il virus i medici di base, che avrebbero invece potuto curare i pazienti lievi con le terapie conosciute già usate in Cina. Il terzo errore è stato quello di indurre le persone a credere che con il lockdown si sarebbe spenta spontaneamente e in breve tempo»;

   la situazione sulle morti da infezione ospedaliera era stata presa in esame anche da una interrogazione parlamentare europea ben prima della pandemia globale;

   il 22 settembre 2020, sul quotidiano online Reggiotv.it, è apparso un articolo dal titolo «Reggio Calabria. In ospedale con embolia attende il tampone 4 ore e va in coma». L'articolo ha denunciato come un uomo di 65 anni, giunto d'urgenza al Grande Ospedale Metropolitano sia morto nell'attesa di ricevere un tampone per la verifica del contagio da Covid-19 -:

   come il Ministero della salute ha affrontato il tema delle infezioni ospedaliere e degli errori medici nell'elaborare la strategia del lockdown, con particolare riguardo alla scelta di assembrare le persone malate, la cui situazione è stata aggravata da un'assenza di assistenza domiciliare, nel medesimo posto;

   come intenda procedere, per quanto di competenza, per verificare che le vittime da Covid-19 non siano in realtà decedute a causa di una infezione ospedaliera o a causa di errori medici legati anche ai protocolli ministeriali diramati alle strutture ospedaliere.
(4-06949)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini del comune di Rho (Milano), in particolare del quartiere Stellanda, sono ormai esasperati dalle continue promesse non mantenute, come nel caso dei residenti della frazione di Lucernate, da parte della direzione centrale delle Poste italiane s.p.a. circa la mancata riapertura degli uffici postali nel quartiere;

   fino ad oggi, tutte le rassicurazioni fornite dalla società sono state disattese;

   risultano, infatti, ormai costanti – e mai superati – i disagi che stanno subendo i residenti del quartiere (particolarmente popoloso e con molti anziani) circa la mancata riapertura dell'ufficio postale di via Giusti, chiuso dal mese di marzo 2020 a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   lo stato di agitazione, legittimo, dei cittadini si è concretizzato in questi giorni (nel momento in cui si scrive) con una manifestazione di protesta nonché con una raccolta firme (si è ad oltre 350 adesioni) per una petizione nei confronti di Poste Italiane s.p.a.;

   anche in questo caso le difficoltà sono ormai enormi e si possono richiamare le problematiche analoghe ad altri casi: ritardi nel poter ritirare la corrispondenza; impossibilità di prelevare (per chi non ha altre modalità) la propria, ad esempio, pensione o, in generale, difficoltà nell'espletare tutte le operazioni che si svolgono allo sportello; peraltro, tutti questi disservizi interessano maggiormente la popolazione più anziana;

   sui quotidiani locali si legge che Poste Italiane s.p.a. sta «effettuando alcune valutazioni in merito ai due uffici in questione», quartiere Stellanda e Lucernate, ma null'altro viene detto;

   ancora una volta occorre ricordare che gli uffici postali rappresentano preziosi presidi del territorio e svolgono, da sempre, prestazioni di servizio pubblico universale stante la loro vocazione «di servizio alla collettività»;

   i servizi di consegna della posta, i servizi allo sportello e la presenza sul territorio degli uffici postali costituiscono un aspetto fondamentale per la comunità locale;

   il silenzio, anzi l'inerzia, di Poste Italiane s.p.a. nella mancata riapertura dell'ufficio in questione sembra dettato, anche in questo caso, da ragioni di riorganizzazione o razionalizzazione, in palese contraddizione con gli stessi impegni che il Gruppo (così è scritto sul sito di Poste Italiane) ha dichiarato di voler raggiungere: «... ricercare la costante integrazione tra esigenze della collettività e obiettivi aziendali, identificando progetti e iniziative che rispondano a interessi condivisi e generino un impatto concreto e misurabile sulla comunità...»; belle parole che tradotte, ad avviso dell'interrogante, sembrano voler dire: prima gli interessi aziendali poi quelli della collettività-:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario promuovere ogni utile iniziativa di competenza per eliminare i disservizi illustrati tutelando la cittadinanza coinvolta, in particolare quella più anziana, al fine di ripristinare sul territorio un servizio d'interesse generale, ricordando che Poste Italiane s.p.a. annovera tra i propri compiti l'erogazione di un servizio a vocazione universale e quindi anche di rilevanza pubblica.
(4-06948)


   CIABURRO e GALANTINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto «decreto Rilancio» ha disposto, all'articolo 119, un rafforzamento delle agevolazioni «ecobonus» e «sismabonus», con una detrazione pari al 110 per cento dell'importo relativo agli interventi effettuati, misura ulteriormente ampliata in sede di conversione;

   nelle more dell'emanazione della normativa di dettaglio necessaria per usufruire compiutamente del bonus, molte aziende, privati e società intermediarie si sono attivate per poter usufruire dell'incentivo;

   ad oggi è tuttavia impossibile usufruire del predetto beneficio, in quanto si è ancora in attesa di due decreti del Ministero dello sviluppo economico, annunciati ad agosto, segnatamente un decreto relativo alle asseverazioni ed uno relativo ai requisiti tecnici degli interventi;

   il ritardo nell'emanazione dei predetti decreti è dovuto ad alcune richieste di correzione formale da parte della Corte dei conti, la quale ha evidenziato come vari passaggi dei due testi siano troppo intricati e dunque di difficile applicazione;

   tuttavia, nell'attesa che la burocrazia ministeriale definisca la normativa di dettaglio necessaria, l'effetto che sta producendo il «superbonus» è esattamente il contrario di quello auspicato, ovvero il blocco anziché il rilancio dell'attività edilizia, poiché i proprietari che avevano iniziato lavori di ristrutturazione o quelli che avevano intenzione di farlo, in attesa di capire come si assesterà la disciplina, hanno in gran parte fermato i cantieri, per non rischiare di perdere il vantaggio fiscale;

   in aggiunta, vi è il problema dei lavori sulle parti comuni degli edifici plurifamiliari posseduti da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti, la cui fattibilità, nonostante non sia esclusa dall'articolato del decreto «Rilancio», è di fatto esclusa dalla circolare 24/E dell'8 agosto 2020 dell'Agenzia delle entrate, escludendo una grandissima pluralità di soggetti dall'utilizzo del «superbonus» -:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per:

    a) permettere la piena applicabilità del bonus pari al 110 per cento per interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico, previsto dal decreto «Rilancio», anche alle parti comuni degli edifici plurifamiliari posseduti da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti;

    b) estendere la durata del suddetto bonus del 110 per cento per almeno tre anni oltre il termine previsto di cui al 31 dicembre 2021;

    c) semplificare l'accesso e l'applicazione del citato bonus del 110 per cento.
(4-06953)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente D'Arrando e altri n. 2-00943, pubblicata nell'allegato, B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Elisa Tripodi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Mollicone n. 5-03563, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bruno Bossio e altri n. 5-04595, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Piccoli Nardelli, Di Giorgi, Bonomo, Berlinghieri.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta e Rotelli n. 4-06826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Rizzetto n. 5-04678, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bucalo.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Interrogazione a risposta scritta Noja n. 4-06646 del 31 agosto 2020;

   Interpellanza Zolezzi n. 2-00921 del 4 settembre 2020.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

  Interpellanza urgente D'Arrando e altri n. 2-00943, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2020: è stata ritirata la firma del deputato Siragusa.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Maccanti e altri n. 4-06931 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 400 del 29 settembre 2020. Alla pagina 14965, prima colonna, dalla riga trentatreesima alla riga trentaquattresima deve leggersi: «MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere –», e non come stampato.

  Interrogazione a risposta scritta Maccanti e altri n. 4-06932 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 400 del 29 settembre 2020. Alla pagina 14967, prima colonna, dalla riga quinta alla riga ottava, deve leggersi: «MACCANTI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. –», e non come stampato.