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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 settembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le problematiche connesse all'entrata di clandestini provenienti dalla rotta balcanica, in Friuli Venezia Giulia, crea sempre più difficoltà di gestione da parte dei sindaci, soprattutto, rispetto alla necessità di individuare delle strutture per far trascorrere la quarantena;

   in particolare, nel comune di Tarvisio è stata espressa la contrarietà dell'amministrazione di utilizzare la cosiddetta ex caserma Meloni per l'accoglienza dei migranti, come da segnalazione pervenuta dalla prefettura – Ufficio territoriale del governo di Udine, che, per l'appunto, comunicava che detto immobile poteva essere determinante, a fronte della necessità di predisporre una logistica per il periodo transitorio di obbligatorio isolamento dei clandestini debitamente sorvegliato;

   l'ex caserma, nonostante la contrarietà del sindaco e della comunità, è stata comunque adibita per far trascorrere ai migranti la quarantena, con i relativi disagi soprattutto nel garantire una sorveglianza della struttura;

   successivamente i sindaci di Tarvisio, Trieste e Gorizia per risolvere il problema degli arrivi dei richiedenti asilo in Friuli Venezia Giulia, ripresi in modo importante in questi ultimi mesi, si sono rivolti con una lettera alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, affinché venga una volta per tutte affrontata questa emergenza, la cui gestione danneggia sotto più profili i territori interessati;

   in particolare, il sindaco di Tarvisio ha sottolineato, tra l'altro, come l'amministrazione già da tempo vorrebbe riconvertire l'ex caserma Meloni, situata in posizione strategica nelle vigilanze del confine con l'Austria, a fini di sviluppo turistico. Difatti, è stata inoltrata alla regione Friuli Venezia Giulia la richiesta di trasferimento della proprietà dell'immobile; istanza anche trasmessa alla Commissione paritetica Stato-regioni;

   l'utilizzo della struttura in questione per fini turistici porterebbe risorse per il territorio interessato, che sarebbero davvero necessarie, anche considerando il difficoltoso panorama determinato dall'emergenza sanitaria. Pertanto, è assurdo che le comunità locali debbano essere penalizzate anche in questo senso e costrette ad utilizzare, come centri per clandestini, immobili che potrebbero, invece, essere destinati ad attività che riqualificano il territorio –:

   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti esposti in premessa, per quanto di competenza;

   se e quali iniziative si intendano adottare per arginare l'entrata di clandestini provenienti dalla rotta balcanica, anche per tutelare gli interessi primari dei territori interessati, le cui comunità non possono essere private, per l'accoglienza, di strutture che, destinate ad altri fini, garantirebbero loro importanti risorse.
(5-04569)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020 reca con sé ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale, prevedendo all'articolo 1 il necessario utilizzo di protezioni delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto o comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire la distanza di sicurezza in maniera continuativa;

   nell'allegato 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri intitolato «Linee guida per l'informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 in materia di trasporto pubblico» sono previste delle misure cosiddette di sistema e di carattere generale e misure tecniche per le singole modalità di trasporto, tra le quali il settore aereo;

   in alcuni casi viene menzionato l'utilizzo della mascherina di comunità, in altri non è specificato, in altri ancora è indicato l'utilizzo della mascherina chirurgica, come nel settore del trasporto aereo, secondo cui «i passeggeri sull'aeromobile dovranno indossare necessariamente una mascherina chirurgica, che andrà sostituita ogni quattro ore in caso in cui sia ammessa la deroga al distanziamento interpersonale di un metro»;

   presso alcuni aeroporti, infatti, anche nel caso in cui i viaggiatori siano già in possesso di proprie mascherine, lavabili e quindi riutilizzabili, sono costretti ad acquistare apposite mascherine chirurgiche nei distributori ivi presenti, non avendo nemmeno la possibilità di acquistarne una soltanto ma un pacco intero al costo di euro 5,00;

   è da evidenziare, inoltre, che i voli nazionali non hanno una durata superiore alle 4 ore, rendendo ciò possibile l'uso di mascherine non chirurgiche e non sussistendo neppure la necessità di cambiarla: esigenza che si manifesta solo nei voli effettuati al di fuori del Paese;

   a far sorgere dei dubbi è la dicitura «chirurgica» accanto a mascherina, precisamente nell'allegato 15 summenzionato, che ha creato confusione anche tra le diverse compagnie aeree, alcune delle quali hanno affermato che sono accettate anche quelle «fatte in casa»;

   l'Ente nazionale per l'aviazione civile, Enac, ha tuttavia precisato che è obbligatorio indossare una mascherina, non necessariamente quella chirurgica; alcune compagnie, invece, sostengono che la disposizione vada interpretata nel senso che è obbligatorio l'uso di una mascherina «da quella chirurgica in su»;

   ciò, però, avviene a discapito degli sforzi, delle lotte e degli impegni compiuti dai Ministeri competenti proprio per limitare i danni derivanti dall'utilizzo di mascherine monouso, vanificando l'opportunità di accantonare o, comunque, contenere, l'«usa e getta» in favore della riutilizzabilità, evitando così anche la loro dispersione nell'ambiente e l'abbandono incontrollato –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda fornire chiarimenti in merito all'utilizzo e al tipo di mascherine previsto dall'allegato 15 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2020, alla luce delle considerazioni suesposte, valutando l'opportunità di farsi promotore di procedure, scientificamente validate, per la riutilizzabilità delle mascherine di comunità, per la protezione del naso e della bocca, nonché valutando la possibilità di differenziarne l'uso tra voli nazionali e internazionali.
(4-06735)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione italiana garantisce a chiunque il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (articolo 21) e di riunirsi pacificamente e senz'armi (articolo 17);

   cittadini e associazioni il 5 settembre 2020 si raduneranno in Bocca della Verità a Roma insieme al «Popolo delle Mamme», organizzatore della manifestazione volta a richiedere la sospensione dell'efficacia delle leggi «Azzolina» e «Lorenzin» e assicurare il pieno esercizio dei diritti costituzionali e fondamentali che, ad avviso dell'interrogante, sono stati conculcati a causa dell'emergenza Coronavirus;

   gli organizzatori e i partecipanti alla manifestazione pongono questioni fondate e di estrema delicatezza che dovrebbero trovare adeguata attenzione da parte del Governo; tali istanze, che oltretutto sono poste all'attenzione dell'opinione pubblica anche in altri Paesi, costituiscono una legittima espressione del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero nell'ambito della richiamata cornice costituzionale;

   il 2 settembre 2020, il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, in visita al nuovo drive-in presso il «Parcheggio lunga sosta» dell'aeroporto di Fiumicino, ha dichiarato: «quel che mi permetto di fare qui è dire che ci sia una rivolta popolare contro chi ancora nega l'esistenza di un immenso problema che son convinto possiamo affrontare e sconfiggere. (...) Faremo di tutto per arginare le follie, la vanità e l'egocentrismo di persone irresponsabili»;

   le dichiarazioni del presidente Zingaretti, che sono apparse su diversi mezzi d'informazione, appaiono gravi all'interrogante, anche alla luce del ruolo istituzionale e di esponente di partito dello stesso Zingaretti, e rischiano di veicolare un messaggio che potrebbe essere strumentalizzato per giustificare iniziative volte a turbare il sereno svolgimento della manifestazione con possibili risvolti di ordine pubblico;

   in merito a quanto riportato, il «Popolo delle mamme» ha già presentato denuncia-querela –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per assicurare che la manifestazione, in quanto espressione di diritti tutelati dalla Costituzione, si svolga regolarmente e senza turbative di ordine pubblico.
(4-06738)


   CENTEMERO, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Ferrarini, presente in oltre 30 paesi e con 800 dipendenti, è un'eccellenza del settore agroalimentare italiano, con sede a Reggio Emilia, noto per la produzione di prosciutto cotto senza, polifosfati, aceto balsamico, parmigiano e tanti altri prodotti;

   il decreto interministeriale di luglio 2020, sottoscritto dai Ministri dello politiche agricole alimentari e forestali, sviluppo economico e salute, introduce l'indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate, dopo che ha avuto il nulla osta da parte della Commissione europea, per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno ogni settimana portano in tavola salumi, ma anche per sostenere i 5 mila allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale;

   a partire dal 2018 l'azienda attraversa un momento di difficoltà, ma con la suddetta normativa potrebbe essere rilanciata sul mercato italiano;

   l'11 agosto 2020 Intesa Sanpaolo, insieme ad Unicredit, ha depositato presso il tribunale di Reggio Emilia la proposta di concordato per il rilancio della Ferrarini s.p.a., testimoniando un rinnovato interesse delle grandi banche nel settore agroalimentare di eccellenza;

   il salvataggio economico e del personale (in un settore che impegna tra allevamento, trasformazione, trasporto, distribuzione oltre 100 mila persone) riceve il plauso del presidente di Confagricoltura Giansanti, del presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentare Mercuri, di Legacoop e tanti altri;

   a causa di una serie di ritardi del tribunale di Reggio Emilia, viene differita l'adunanza dei creditori, e da quel momento iniziano una serie di ricorsi e rimpalli che ritardano la procedura, messa in discussione da una seconda offerta, capitanata dal gruppo agroalimentare Pini, leader della bresaola valtellinese, con il sostegno della Amco, società del Ministero dell'economia e delle finanze specializzata in gestione e recupero di crediti deteriorati, in particolare di banche liquidate o in difficoltà;

   la formalizzazione dell'offerta del gruppo Pini insieme alla Amco è, ad avviso degli interroganti in aperto contrasto con un'offerta solida e già resa pubblica, che ha ricevuto il plauso di tutti gli stakeholder del settore;

   la proposta appoggiata da Amco non sembra agli interroganti dare garanzie sulla qualità della produzione, sulla filiera, sull'italianità e resta il rischio di delocalizzazione e di mancata tutela dell'italianità della materia prima;

   anche Coldiretti, attraverso il presidente Prandini ha sollecitato il Governo affinché si sostenga «concretamente la svolta strategica per valorizzare il vero made in Italy con diretto coinvolgimento dell'intera filiera per evitare una pericolosa delocalizzazione del lavoro e degli approvvigionamenti in un settore dove operano cinquemila allevamenti duramente provati dall'emergenza covid» –:

   se il Presidente del Consiglio sia al corrente della vicenda e quali chiarimenti intenda fornire il Ministro dell'economia e delle finanze;

   quali siano i motivi e le strategie economiche per cui la società creata dal Ministero dell'economia e delle finanze per gestire i crediti deteriorati delle banche finisca per finanziare un gruppo privato per creare una nuova società nel campo dell'agroalimentare;

   se il Governo non intenda intervenire, anche con l'immediata riattivazione del «tavolo di crisi» che risulta già aperto presso il Ministero dello sviluppo economico, considerando che il gruppo Ferrarini presenta i requisiti di cui agli articoli 2, 3 e 27 del decreto legislativo n. 270 del 1999 per l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria.
(4-06741)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di martedì 1° settembre 2020, due pescherecci italiani sono stati sequestrati a 40 miglia a nord di Bengasi, in acque internazionali. L'azione delle motovedette libiche è avvenuta nel giorno della visita del Ministro interrogato;

   quattro i mezzi italiani coinvolti nella vicenda: due, in particolare i pescherecci, Anna Madre di Mazara del Vallo e Natalino di Pozzallo, sono riusciti a fuggire in tempo, mentre altre due imbarcazioni sono state sequestrate dalle autorità di Bengasi;

   i mezzi scortati fin dentro il porto della principale città dell'est della Libia sono l'Antartide e il Medinea, entrambi della marineria di Mazara del Vallo;

   nelle mani dei libici, allo stato attuale, ci sarebbero quindi complessivamente 18 marinai: si tratta dei due comandanti dei pescherecci poi fuggiti verso nord e dei componenti delle due navi sequestrate. Di questi, 8 dovrebbero essere tunisini, secondo informazioni date dalle marinerie coinvolte, i restanti invece italiani;

   i pescherecci coinvolti avrebbero prima avvertito degli spari e successivamente sono stati raggiunti da motovedette libiche. Non si conosce attualmente il numero dei mezzi libici intervenuti nell'azione, si sa soltanto che i comandanti delle motonavi italiane sono stati fatti salire coattivamente a bordo;

   motivo del contendere, ancora una volta, è la rivendicazione da parte della Libia di un tratto di mare a nord dei confini marittimi riconosciuti internazionalmente. Secondo i libici, i quattro pescherecci italiani stavano pescando in uno specchio d'acqua che le autorità del Paese nordafricano riconoscono come proprio;

   a livello internazionale, l'insenatura a largo di Sirte non viene considerata come tratto di mare esclusivamente libico, per cui i confini marittimi tracciati dai libici non sono mai stati ufficialmente riconosciuti;

   l'Italia, dal canto suo, si pone in linea con la posizione della comunità internazionale, anche se le autorità competenti hanno spesso invitato i pescherecci a non spingersi in profondità verso sud proprio per evitare che militari libici possano intervenire;

   non può sfuggire in questo caso però la tempistica in cui è avvenuto il sequestro da parte dei militari dell'est della Libia, dunque riconducibili al Libyan National Army di Haftar. I quattro pescherecci italiani sono infatti stati presi di mira nel giorno in cui il Ministro interrogato si è recato in visita nel Paese. Il titolare della Farnesina ha incontrato a Tripoli il premier Al Sarraj, mentre, in Cirenaica, il presidente del parlamento Aguila Saleh;

   non è quindi da escludere, ad avviso dell'interrogante, una ritorsione nei confronti di Roma per la posizione espressa dal Governo italiano a favore dell'accordo di cessate il fuoco promosso da Al Sarraj e Saleh, osteggiato invece dal generale Haftar –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per risolvere i continui sequestri di pescherecci italiani in Libia;

   quali iniziative il Governo stia adottando, per quanto di competenza, per far rilasciare i marinai sequestrati.
(5-04564)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Paul Rusesabagina, leader ruandese in esilio del Movimento ruandese per il cambiamento democratico (Mrcd) – divenuto celebre per aver salvato centinaia di persone dal genocidio in Rwanda e aver ispirato il protagonista del film «Hotel Rwanda» e premiato, tra l'altro, con la medaglia presidenziale della libertà degli Stati Uniti nel 2005 – è stato arrestato con l'accusa di essere fondatore, leader e sponsor di diversi «gruppi terroristici» attivi in Ruanda e all'estero. Il fermo è avvenuto in un Paese straniero, dove viveva in esilio, in seguito a un mandato d'arresto internazionale ed è stato estradato nella capitale Kigali;

   l'ufficio investigativo del Ruanda ha dichiarato che l'uomo è stato fermato per aver formato e guidato «movimenti terroristici» operanti nella regione e che era ricercato a livello internazionale per presunto terrorismo, incendio doloso, rapimento e omicidio, crimini che sarebbero stati perpetrati contro civili in territorio ruandese;

   non sono stati forniti dettagli sul luogo nel quale è stato arrestato e l'accusa solleva più di qualche perplessità tra i critici del presidente ruandese Paul Kagame; questi stessi lo accusano di non tollerare alcun tipo di opposizione;

   Kagame è stato designato presidente nel 2000, è stato riconfermato alle elezioni presidenziali del 2003, a quelle del 2010 e a quelle del 2017. Il suo ultimo mandato doveva concludersi nel 2017, ma un emendamento costituzionale approvato nel 2015 potrebbe consentirgli di rimanere in carica fino al 2034. Nel 2017 è stato rieletto al terzo mandato con il 98 per cento dei voti;

   secondo attivisti per i diritti umani e oppositori, nel Paese l'opposizione viene punita in maniera spietata. Inoltre, nonostante la retorica di Kagame riguardo lo sviluppo del Paese, la realtà è ben più triste: la crescita economica non va a vantaggio di tutta la popolazione, ma soprattutto della nuova classe media che abita nella capitale. La maggior parte degli abitanti delle aree rurali sopravvive ancora con grandi difficoltà. L'ultimo rapporto del Global Multidimensional Poverty Index ha mostrato che il 55,5 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà stabilita a livello mondiale dalle agenzie Onu (1,90 dollari a parità di potere di acquisto). Infatti, in media un cittadino del Ruanda sopravvive con meno di 1,50 dollari al giorno. Sebbene le libertà di parola ed espressione vengano legalmente tutelate, de facto il sistema le limita indirettamente. Il report annuale di Reporters sans Frontières ha collocato il Ruanda al 155° posto su 180 Paesi per libertà di stampa. Anche la libertà di espressione politica ne esce sconfitta: già le elezioni presidenziali del 2010, vinte da Kagame con 93 per cento dei consensi, secondo gli osservatori del Commonwealth e di Human Rights Watch, non si sono svolte in modo trasparente e hanno visto l'esclusione dalla competizione elettorale di parte dell'opposizione. Difatti, sia la candidata del 2010, Victoire Ingabire, che quella del 2017, Diane Rwigara, sono state arrestate poco prima della tornata elettorale –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito all'arresto di Paul Rusesabagina e quali iniziative bilaterali e internazionali intenda mettere in campo per fare luce sulla questione.
(5-04567)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, nel mar Egeo si assiste a una escalation militare da parte della Turchia nei confronti della Grecia, Stato Membro dell'Unione europea;

   con un altro Navtex, la Turchia annuncia di voler estendere fino al 12 settembre 2020 l'esplorazione del gas nel Mediterraneo orientale, mentre l'Europa ha chiesto a più riprese una sua marcia indietro. Non hanno trovato ascolto le reiterate richieste di de-escalation da parte del Governo tedesco che, nel frattempo, dovrebbe iniziare a consegnare i primi 2 dei 6 sottomarini acquistati dalla Turchia;

   il rischio di un incidente nell'Egeo aumenta esponenzialmente e, alle dichiarazioni di Erdogan, che ha affermato che «il tempo delle potenze coloniali è finito. Crediamo in questa nuova era, gli alleati della Turchia aumenteranno gradualmente», si evince che non abbia alcuna intenzione di risolvere pacificamente la questione;

   il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto partire per il Mediterraneo la portaerei Charles de Gaulle, accompagnata da fregate e sottomarini, e punta anche a vendere 18 caccia Rafale ad Atene;

   gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato nell'Egeo i caccia F-16 per dare manforte all'aeronautica greca contro le provocazioni turche;

   il quotidiano filogovernativo turco «Yeni afak» sostiene che la Turchia abbia ora il diritto di invadere le isole greche di Kastelorizo e Rodi, a causa del trasferimento delle truppe greche. Selami Kuran, docente di diritto internazionale dell'università di Marmara scrive che «se gli sforzi politici e diplomatici falliscono, può adottare le misure necessarie in virtù del diritto legale di difesa previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Può neutralizzare gli elementi militari uno per uno in aria, mare e terra»;

   secondo fonti di stampa, i sottomarini di Ankara e Atene stanno ingaggiando una vera e propria battaglia sotterranea. Il sottomarino greco Papanikolaos si dice abbia tranciato i cavi che la nave di ricerca Orus Reis stava poggiando in mare senza le necessarie autorizzazioni;

   non va dimenticato che, nel giugno 2020 una fregata francese impegnata nella missione Irini, che cercava di perquisire una nave che trasportava armi turche in Libia, venne minacciata dalle navi militari di Erdogan che scortavano il cargo –:

   quale sia il contributo militare del Governo a difesa delle legittime aspettative della Grecia;

   se il Governo intenda chiedere alla Germania di interrompere la fornitura dei sottomarini che potrebbero verosimilmente essere impiegati contro uno Stato membro dell'Unione europea, di cui la Germania è presidente di turno;

   se il Governo intenda proporre, in sede europea, la revoca dello status di Paese candidato all'adesione all'Unione europea della Turchia.
(4-06734)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il bacino idrografico del Sarca-Garda-Mincio contiene il 40 per cento delle riserve idriche nazionali;

   lo studio Alplakes nel 2006 ha studiato i fattori di pressione antropica: il carico di nitrati del settore civile (17,8 per cento), dal settore agrozootecnico (80 per cento);

   nel basso lago sono stati individuati centinaia di scarichi maggiori;

   da anni si discute di rinnovamento del sistema di depurazione della parte sud del lago, oggi costituito in maggioranza dal depuratore di Peschiera, con scarico idrico nel fiume Mincio;

   lo studio preliminare «Analisi di siti alternativi per la ubicazione dell'impianto di depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda, ai fini della presentazione della VIA», commissionato da Acque Bresciane a febbraio 2018 e realizzato dall'università di Brescia a luglio dello stesso anno a cura del professor ingegnere Giorgio Bertanza ha portato Acque Bresciane, a settembre 2018, a presentare istanza ad Ato per la modifica della pianificazione: un nuovo impianto di depurazione per l'alto Garda a Muscoline (o Gavardo) da 100.000 AE ed un nuovo schema per il basso lago con ampliamento fino a 140.000 AE del depuratore di Montichiari entrambi sul bacino del Chiese (indipendente dal bacino del Garda);

   in generale, lo studio dell'università di Brescia aveva l'obiettivo di valutare l'efficacia di 6 alternative progettuali, tenendo in considerazione anche i costi di progetto e gestione, utilizzando una metodologia di valutazione integrata elaborata dal team di universitari, ed applicata per la prima volta. La metodologia è, in breve, basata sull'attribuzione di punteggi, con un criterio soggettivo, che lascia spazio a scelte ampiamente discrezionali;

   come strumento di verifica dei risultati ottenuti con la metodologia elaborata, il gruppo di lavoro avrebbe dovuto utilizzare almeno un metodo alternativo, scegliendo tra quelli consolidati in letteratura e nella prassi di valutazione delle alternative progettuali: analisi costi/benefici, utilizzando le linee guida della Commissione europea, e altro. In particolare, la soluzione Peschiera è penalizzata a causa dei maggiori costi, anche se dà la migliore qualità ambientale. Non è stata applicata l'analisi Dap (disponibilità a pagare) che dovrebbe permettere di capire se i cittadini sono disponibili a sostenere i costi della alternativa più costosa, a fronte del più contenuto impatto ambientale (preservando il Chiese). Il solo utilizzo di Lim (parametro inquinanti depuratore) e non di indicatori sulla qualità delle acque in termini biologici potrebbe essere riduttivo e limitare la bontà dell'analisi degli impatti ambientali. I dati di costi di investimento per AE e di gestione ripresi da progetto preliminare e stimati, ma non si comprende come siano stati stimati (pagina 59);

   presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è attivo un tavolo di confronto sulla depurazione delle acque del Lago di Garda. Da questo tavolo, in data 2 settembre 2020, è emerso che la scelta di costruire depuratori a Gavardo e Montichiari per i reflui della sponda Gardesana bresciana è adeguata perché il recettore (fiume Chiese) è compatibile. La valutazione del recettore è di competenza ministeriale;

   le associazioni ambientaliste, i comitati e i comuni di Gavardo e Montichiari hanno preparato un dossier sugli aspetti ambientali. Il corso del Chiese è asciutto in alcuni tratti nella stagione estiva, non è certo paragonabile al Mincio per capacità di diluizione, 80-160 m3 al secondo contro 30-80 del Chiese (il Mincio riceve da 35 anni i reflui dei comuni gardesani dopo la depurazione a Peschiera senza particolari criticità), mentre i fenomeni di piena nei periodi piovosi sconsigliano aggiunte di reflui depurati di altra provenienza;

   l'acqua del Chiese, da alcuni anni, viene sempre derivata al massimo in tutte le stagioni (esclusi ovviamente i momenti di grande piena per piogge eccezionali) e finisce nei fossi;

   questa inversione di tendenza nella gestione dell'acqua del fiume Chiese potrebbe essere correlata alla derivazione idroelettrica o alla diluizione degli abbondanti scarichi fognari;

   il Chiese resta anche il principale indiziato per gli oltre mille casi di polmonite verificatisi due anni fa lungo il suo corso. L'anomala Legionella sierotipo 2, la stessa individuata in molti malati, è stata trovata nelle acque del fiume e nelle falde limitrofe;

   «il Chiese soffre per i ripetuti sversamenti da industrie e allevamenti e per il cattivo funzionamento di piccoli depuratori in infrazione europea». Va inoltre rilevato che si trovano lungo l'asta del Chiese numerose discariche;

   oltre a ciò, si segnala che il fiume Chiese è inquinato anche dal Pfas che hanno oltrepassato la soglia massima di 0,65 ng/l a Montichiari nel corso dei prelievi del 2019;

   sono segnalati 40 episodi fra sversamenti, morie, abbandoni di rifiuti fra il 1° gennaio 2019 e il giugno 2020 sull'asta del Chiese;

   la dottoressa Viviane Iacone, dirigente dell'unità organizzativa prevenzione rischi naturali e risorse idriche regionale, nella Cabina di regia, il 27 febbraio 2020, (si veda il verbale della seduta) ha di fatto rilevato che Bedizzole, Calvisano, Gambara, Montirone e Pralboino sono aree che presentano discariche o situazioni particolari a livello ambientale;

   non sono noti al momento dati epidemiologici puntuali e in merito alle malformazioni congenite nei comuni di Gavardo e Montichiari –:

   se i Ministri interpellati intendano pubblicare eventuali dati in merito allo stato chimico ed ecologico del fiume Chiese;

   se intendano chiarire la situazione della portata del fiume Chiese anche in relazione a possibili speculazioni a fini di captazione, e per ottenere incentivi per la produzione di energia idroelettrica e di eccessivo utilizzo a fini di depurazione industriale delle acque fluviali, e quali iniziative intendano mettere in campo, per quanto di competenza, per tutelare il bacino del fiume Chiese già interessato da impressionanti pressioni ambientali e sanitarie, affinché sia anche rivalutata l'iniziativa di portare reflui civili da altri bacini;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda promuovere un nuovo studio delle fonti di pressioni del lago di Garda (come lo studio Alplakes) per valutare le attuali pressioni antropiche sul lago e comprendere come migliorare in prospettiva lo stato ecologico e chimico del lago, la biodiversità e la fruizione sostenibile anche a fini turistici;

   se il Ministro della salute intenda promuovere, per quanto di competenza, uno studio epidemiologico, da rendere pubblico, anche basandosi sui dati comunali relativi alle malformazioni congenite e ai dati oncologici dei comuni interessati rispetto alla restante realtà provinciale, regionale e nazionale.
(2-00921) «Zolezzi, D'Ippolito».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA e D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la riapertura delle scuole ha comportato la definizione di procedure atte a garantire la mitigazione del rischio di contagio da Covid-19;

   è notizia recente l'approvvigionamento di 11 milioni di mascherine monouso al giorno per gli studenti, in distribuzione gratuita nei plessi scolastici;

   l'uso delle mascherine di comunità è stato ritenuto inadeguato dal Comitato tecnico-scientifico che ha espresso il parere sulle linee guida da attuare per lo svolgimento delle lezioni in sicurezza;

   in base al comma 2 dell'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, le mascherine di comunità sono «monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un'adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso»;

   le mascherine di comunità, in base decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all'aperto in cui non è possibile o garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico;

   l'obbligatorietà dell'uso delle mascherine di comunità in alcune regioni è stata estesa anche ad altri contesti;

   le mascherine di tipo chirurgico limitano invece la trasmissione di agenti infettivi da parte di chi le indossa nell'ambiente circostante e sono utilizzate in ambiente ospedaliero. Tali mascherine, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica Uni EN 14683 del 2019;

   per quanto concerne la gestione dei rifiuti, le mascherine chirurgiche monouso possono essere assimilate ai rifiuti urbani soltanto quando non contaminate, altrimenti devono essere classificate come CER 180103 ossia rifiuti sanitari infettivi. In tale eventualità i rifiuti devono essere smaltiti per mezzo della termodistruzione presso impianti espressamente autorizzati, con costi elevati;

   la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sulla gestione dell'emergenza Covid-19 ha stimato in circa 100.000 tonnellate la produzione di rifiuti derivanti dall'utilizzo di mascherine a fine 2020;

   l'uso di mascherine chirurgiche monouso nelle scuole, con un peso unitario che oscilla dai 4 fino a un massimo di 10 grammi in base agli strati che assicurano un crescente grado di protezione, possono generare fino a 110 tonnellate di rifiuti al giorno e oltre le 10.000 tonnellate entro la fine del 2020;

   l'articolo 229-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19» prevede la predisposizione di specifiche modalità di raccolta dei dispositivi di protezione individuale usati presso gli esercizi della grande distribuzione, le pubbliche amministrazioni e le grandi utenze del settore terziario;

   il citato articolo 229-bis prevede altresì che «Al fine di favorire la sostenibilità ambientale e ridurre l'inquinamento causato dalla diffusione di dispositivi di protezione individuale monouso, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministro della salute, definisce con proprio decreto i criteri ambientali minimi, ai sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, relativi alle mascherine filtranti e, ove possibile, ai dispositivi di protezione individuale e ai dispositivi medici, allo scopo di promuovere, conformemente ai parametri di sicurezza dei lavoratori e di tutela della salute definiti dalle disposizioni normative vigenti, una filiera di prodotti riutilizzabili più volte e confezionati, per quanto possibile, con materiali idonei al riciclo o biodegradabili» –:

   quali siano le iniziative adottate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di competenza, per promuovere l'uso di mascherine riutilizzabili o con materiali idonei al riciclo e/o biodegradabili all'interno.
(5-04566)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   NITTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la residenza in cui visse per 50 anni il compositore Giuseppe Verdi, situata nel comune di Villanova sull'Arda, in provincia di Piacenza, a pochi chilometri da Busseto (Parma), suo paese natale, necessita di urgenti interventi di restauro;

   negli anni, la residenza è stata mantenuta intatta e curata, come dai desiderata del compositore, dalla famiglia Carrara-Verdi, eredi del Maestro, e le sue stanze sono state trasformate in un museo aperto al pubblico che conserva tuttora gli abiti, lo scrittoio, i pianoforti, le carrozze, l'intera biblioteca e altri preziosi cimeli;

   come riportato dal quotidiano La Stampa in data 25 agosto 2020, uno degli eredi del Maestro, Angiolo Carrara Verdi, ha dichiarato che «la maestosa dimora soffre il passaggio del tempo e l'effetto Covid ci ha messo in ginocchio», specificando che, «da marzo a fine maggio non sono entrati nelle casse del museo circa 70 mila euro, la pandemia ha avuto l'effetto di azzerare tutte le prenotazioni annuali, tra le quali quelle numerose delle scuole e dei turisti stranieri»;

   le risorse necessarie per il restauro di alcune stanze e del museo ammontano a diverse decine di migliaia di euro, come evidenziato dal sito piacenzasera.it, in data 4 luglio 2020, e sarebbero necessarie per salvaguardare principalmente il Salotto rosso della dimora, quotidianamente aggredito dalle infiltrazioni di acqua dal soffitto, per la tinteggiatura esterna e per il tetto;

   dal sito di La Repubblica (edizione di Parma), in data 7 luglio 2020, si apprende che «la villa ha bisogno di numerosi interventi di restauro e l'assenza imprevista di visitatori, causata dalla epidemia Covid-19, non ha giovato alle casse del museo che rischia la chiusura definitiva al pubblico»;

   come segnalato dal sito piacenzasera.it, in data 30 luglio 2020, la consigliera Valentina Castaldini in una interrogazione regionale chiede alla giunta «se e come intenda sostenere l'apertura di Villa Sant'Agata, già residenza del Maestro Giuseppe Verdi»;

   nonostante a fine 2012, in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario verdiano, sotto il Governo pro tempore Monti fu deciso lo stanziamento di un milione e 60 mila euro per il restauro di Villa Verdi a Sant'Agata, la necessità di nuovi interventi, unita all'assenza imprevista di visitatori e di introiti causati dall'emergenza sanitaria, aumentano i rischi di chiusura al pubblico della villa;

   in assenza di nuovi aiuti statali, alcuni degli eredi e gestori del museo si sono affidati a un sistema di crowdfunding attraverso «Innamorati della cultura», la prima piattaforma italiana creata da una donna, la digital innovation manager Emanuela Negro Ferrero;

   l'obiettivo dell'attuale crowdfunding è quello di raccogliere 100 mila euro al fine di poter restituire al pubblico il museo e il parco –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per salvaguardare questo patrimonio di assoluta rilevanza storico-culturale che rappresenta un fondamentale luogo della memoria del nostro Paese.
(4-06736)


   NITTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi, come testimoniato dagli organi di stampa, diversi monumenti e luoghi di culto della nostra penisola sono stati oggetto di episodi di vandalismo e deturpazione;

   nel solo mese di agosto 2020 si segnalano, tra gli altri, i casi del monumento in marmo a Pellegrino Rossi a Carrara, della chiesetta rupestre di Santo Stefano, in località Macurano a Montesardo, frazione di Alessano, della statua in omaggio ad Andrea Camilleri ad Agrigento, di sette sculture della BIAS - Biennale internazionale di Arte sacra contemporanea a Porto Rotondo;

   nel corso della legislatura sono state già adottate iniziative normative volte a riformare le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale;

   il 22 luglio 2020, il Senato ha approvato cinque mozioni sulla tutela del patrimonio artistico nazionale presentate da Isabella Rauti (Fdi), Francesco Verducci (Pd), Michela Montevecchi (M5S), Lucia Borgonzoni (Lega) e Anna Maria Bernini (FI);

   in occasione della discussione delle mozioni, il rappresentante del Governo, la sottosegretaria al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo Anna Laura Orrico, ha dato parere completamente favorevole alle mozioni dei senatori Verducci e Borgonzoni e ha chiesto la riformulazione, accettata, di quelle presentate da Montevecchi, Bernini e Rauti;

   tra gli impegni approvati della mozione Rauti figura quello ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a garantire un'adeguata ed efficace difesa del patrimonio culturale e paesaggistico, anche attraverso una riforma organica della disciplina sanzionatoria in materia;

   risulta quanto mai urgente, alla luce dei numerosi episodi di vandalismo citati, dare seguito agli impegni delle mozioni approvate il 22 luglio 2020, al fine di introdurre nel nostro ordinamento specifiche fattispecie di reato a tutela del patrimonio artistico e culturale –:

   quali ulteriori iniziative ritenga di dover intraprendere in merito ai reati contro il patrimonio culturale;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative normative che prevedano per i responsabili, oltre a quanto contemplato in termine di legge, anche la partecipazione ad eventi ed attività culturali che contribuiscano ad accrescere in loro atteggiamenti di responsabilizzazione verso il nostro patrimonio e ad acquisire maggior coscienza del suo valore per l'intera società, anche attraverso un coinvolgimento rieducativo nelle attività di recupero e restauro delle opere da loro stessi danneggiate.
(4-06742)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2018, Ferrarini ha depositato presso la sezione fallimentare del tribunale di Reggio Emilia ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo con riserva ex articolo 161, sesto comma, della legge fallimentare;

   il 25 febbraio 2019 Ferrarini ha depositato la proposta concordataria e il 12 marzo 2019, il tribunale di Reggio Emilia ha ammesso Ferrarini alla procedura concordataria, fissando al 19 novembre 2019 l'adunanza dei creditori;

   la proposta concordataria si fondava sull'impegno di investimento di Pini Italia s.r.l. e della collegata società ungherese Hungary Meat Kft («Gruppo Pini»), che, a quanto consta all'interrogante, sarebbero divenuti titolari dell'80 per cento della Ferrarini Holding s.r.l., mentre il 20 per cento del capitale sociale sarebbe stato acquisito dalla Cinque s.a.s. di Lucio Ferrarini & C. s.a.s., riconducibile alla famiglia Ferrarini;

   il gruppo Pini fa capo a Piero Pini, il cui nome compare nei dossier cosiddetto Panama Papers, e al figlio Marcello, entrambi coinvolti in indagini per gravi illeciti in altri paesi europei; la proposta concordataria Ferrarini s.p.a. penalizza i creditori, tra i quali vi sono anche i sottoscrittori di un bond di 35 milioni (tra cui Mediobanca per euro 5 milioni), la società pubblica Simest, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Amco s.p.a. (il fondo pubblico di salvataggio delle banche);

   la famiglia Ferrarini aveva rapporti con le cosiddette banche venete e preso parte ad alcune operazioni «baciate» (finanziamenti erogati condizionatamente all'impegno di impiegarne parte per acquisire azioni, in totale spregio dell'articolo 2358 c.c.). Nel maggio 2017, nell'imminenza del crack bancario (30 giugno 2017), le banche venete stipularono con la Ferrarini una transazione restituendole ben 16,5 milioni; il 4 novembre 2019, Intesa Sanpaolo, Grandi Salumifici Italiani s.p.a. - gruppo Bonterre, O.P.A.S. s.c.agricola e Casillo Partecipazioni s.r.l. hanno comunque rappresentato la volontà di formulare un'alternativa proposta di concordato anche per la controllata Vismara2;

   il 7 novembre 2019, Ferrarini e Vismara hanno entrambe respinto la proposta. In particolare, il gruppo Ferrarini evidenziava di aver già formulato con Pini Italia s.r.l. la proposta concordataria precedentemente depositata;

   nel corso della procedura, il tribunale di Reggio Emilia ha differito più volte la data dell'adunanza dei creditori che, alla fine, risultava fissata all'8 luglio 2020;

   la proposta concorrente prevede un progetto di rilancio industriale basato su una filiera di alta qualità tutta italiana con banche proponenti Intesa Sanpaolo e Unicredit e come partner industriali i soci della NewCo che si accolleranno il debito Ferrarini e assumeranno gli asset: BONTERRE (66,82 per cento), OPAS (5,53 per cento) e CAI-Happy Pig (27,65 per cento). La suddetta proposta concordataria concorrente migliora le percentuali di soddisfo della proposta-concordataria originaria (+2,5 per cento) ed i tempi di pagamento (primo pagamento entro 12 mesi), garantisce una rilevante parte del soddisfo svincolandola dal successo del piano e assicura il funding di risorse esterne, poiché prevede l'obbligo immediato di immissione di equity ad opera dei partner industriali; il tribunale di Reggio Emilia, con i decreti emessi il 6-8 maggio 2020, in accoglimento di due istanze del 2 maggio 2020 depositate da Ferrarini, su conforme delibera del suo consiglio di amministrazione del 30 aprile 2020, ha:

    (i) accolto, con il primo decreto, la rinuncia di Ferrarini alla domanda ed alla proposta concordataria, rilevando che, al 6 maggio 2020, non erano state presentate proposte concordatarie concorrenti (si noti che il termine scadeva il successivo 8 giugno) e ha conseguentemente dichiarato l'improcedibilità «del concordato preventivo di Ferrarini»;

    (ii) accolto, con il secondo decreto, l'istanza ex articolo 161, sesto comma, della legge fallimentare di Ferrarini, concedendole 60 giorni decorrenti dal 12 maggio 2020, per la presentazione di una nuova proposta di concordato. I predetti decreti del tribunale di Reggio Emilia sono stati impugnati da Intesa Sanpaolo e Unicredit avanti alla corte d'appello di Bologna evidenziando l'illegittimità delle decisioni adottate dal tribunale e comunque il suo assoluto difetto di competenza funzionale;

   ad avviso dell'interrogante non possono non rilevarsi elementi di abnormità nella procedura concordataria, protratta oltre ogni limite legale a partire dal 23 luglio 2018, senza che ad oggi i creditori abbiano potuto rappresentare la loro opinione ed apportare il loro contributo con proposte alternative –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in ordine al ruolo di Amco spa, società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che appoggerebbe la famiglia Ferrarini e il gruppo Pini senza considerare la scarsa credibilità imprenditoriale e la mancanza di trasparenza finanziaria degli stessi, che dovrebbe portare a escluderli da una legittima selezione quali partner di una società pubblica.
(5-04565)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, ROTELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCASELLI e DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi quasi sei mesi dalla ormai nota circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), che invitava tutti i direttori delle carceri a «comunicare con solerzia all'autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza», il nominativo del detenuto, compresi quelli ristretti in regime di 41-bis e di alta sicurezza, suggerendo la scarcerazione, se rientrava fra le nove patologie indicate dai sanitari dell'amministrazione penitenziaria;

   a quattro mesi dalla fine del lockdown e nonostante il decreto del Ministro interrogato, che, a inizio maggio 2020, dopo lo scandalo delle scarcerazioni a valanga, aveva tentato di mettere un argine alla vergognosa situazione che si era creata e aveva previsto che i giudici operassero delle rivalutazioni periodiche delle posizioni degli scarcerati, sono ancora 112, tra boss e trafficanti di droga, a non essere tornati in carcere;

   il boss Pino Sansone, l'ex vicino di casa di Totò Riina, che ha ottenuto gli arresti domiciliari a fine aprile, continua a scontare la pena a casa sua, nonostante l'accusa pesante di aver tentato di riorganizzare un pezzo di Cosa nostra; Gino Bontempo, il ras della mafia dei pascoli che razziava i contributi europei per i Nebrodi, è rimasto ai domiciliari; stesso beneficio per l'ergastolano Ciccio La Rocca, il padrino di Caltagirone su cui aveva indagato il giudice Falcone;

   il meccanismo escogitato dal Ministro, peraltro, non ha convinto il tribunale di sorveglianza di Sassari, che era chiamato ad occuparsi del boss dei Casalesi, Pasquale Zagaria, tanto da sollevare una questione di legittimità costituzionale sul decreto: secondo i giudici, «L'obbligo di rivalutazione della detenzione domiciliare» previsto dal Ministro interrogato potrebbe finire per «violare la sfera di competenza riservata all'autorità giudiziaria» e dunque «violare il principio di separazione dei poteri» con il risultato che Zagaria non è tornato in carcere, così come altri tre autorevoli mafiosi della provincia di Palermo: Giuseppe Libreri, di Termini Imerese; Stefano Contino, di Cerda; e Diego Guzzino, di Caccamo;

   regna confusione anche sui dati, posto che se il 14 maggio 2020 il Ministro interrogato aveva dichiarato, in sede di audizione presso la commissione giustizia della Camera dei deputati, che si trattava di «498 scarcerati fra alta sorveglianza e 41-bis»; secondo i dati forniti dal Ministero della giustizia al quotidiano Repubblica il numero di scarcerati per rischio Covid sarebbe 223;

   al di là delle considerazioni ideologiche, pericolosi boss mafiosi oggi sono ai domiciliari, nei quartieri dove hanno sempre comandato e dove adesso possono tornare a controllare il territorio e anche riorganizzarsi –:

   quali siano i dati reali sui detenuti in regime di 41-bis e di alta sicurezza scarcerati a fronte della circolare del 21 marzo 2020 del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e che ancora oggi stanno scontando la pena presso la propria abitazione;

   se non ritenga, alla luce dell'attenuazione delle misure nazionali di contenimento del contagio da Covid-19, di dover adottare immediatamente iniziative, per quanto di competenza, per garantire l'esecuzione della pena in sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
(4-06740)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 10 agosto 2020, il ponte in uscita dalla zona industriale di Nuoro-Pratosardo, poco prima dell'immissione nella strada statale n. 389, è stato danneggiato da una benna di una ruspa, trasportata sul pianale di un camion, il cui braccio non risultava del tutto piegato;

   l'incidente in questione, pur non provocando feriti, ha determinato la rottura di una delle travi d'acciaio dell'armatura portante, danneggiandone altre sei, con conseguente interdizione della strada, in entrambi i sensi di marcia, ai mezzi pesanti, poi dirottati su altri percorsi;

   successivamente, anche grazie all'intervento dell'Anas, dei vigili del fuoco e della polizia stradale, prima di ferragosto, è intervenuto il collaudo per verificare la staticità del cavalcavia in esame ed è stato ripristinato il traffico, seppure solo nella corsia in entrata nella zona industriale;

   poiché però il sottopassaggio non è stato riaperto al transito, per il momento i mezzi in entrata verso la zona industriale dovranno arrivare fino alla rotatoria di via Mannironi, per poi ripercorrere la strada in senso opposto, al fine di accedere alla medesima zona industriale;

   tale situazione limita sensibilmente l'operatività delle aziende, con un aggravio di costi e disagi tanto che la Confindustria, unitamente al comune di Nuoro, ha richiesto all'Anas un intervento immediato per il ripristino della rete viaria ordinaria;

   appare opportuno programmare immediatamente l'intervento in esame, prevedendo, altresì, l'installazione di una segnaletica maggiormente visibile al fine di evitare ulteriori incidenti, nonché l'avvio di uno studio per il miglioramento della viabilità, sia in entrata che in uscita, dalla zona industriale di Prato Sardo, utile ad incentivarne la crescita e lo sviluppo dopo troppi anni di abbandono –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire l'immediato ripristino della rete viaria in esame, nonché per l'avvio di uno studio per il miglioramento della viabilità in entrata e in uscita dalla zona industriale in questione.
(3-01741)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BELLUCCI, ROTELLI e FERRO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono venti, tra i 13 e i 17 anni, gli adolescenti che hanno partecipato ad un gruppo «social», definito dagli inquirenti «dell'orrore», nel quale si scambiavano immagini «di orribili violenze e con contenuti di alta crudeltà»: ragazzini che guardano altri ragazzini e bambini abusati;

   l'inchiesta, coordinata dalla procura dei minori fiorentina, è nata dalla denuncia di una madre che aveva scoperto sul cellulare del figlio 15enne filmati hard con anche bimbi. Dall'analisi del telefonino «è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l'organizzatore e promotore dell'attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network. Sul telefono del ragazzo erano inoltre presenti numerosi filegore”, la nuova frontiera della divulgazione illegale, video e immagini provenienti dal dark web raffiguranti suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali»;

   un'altra indagine, passata del tutto inosservata, ha portato a 50 arresti a Torino per detenzione di materiale pedo-pornografico e di «contenuti raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati»;

   essere sempre on line, per la generazione tra gli 11 e i 17 anni, rischia di assottigliare la linea di demarcazione tra vita reale e virtuale, dove i limiti sono inesistenti e anche i giovanissimi sono esposti alla visione di immagini e video a carattere violento senza alcun filtro;

   la pedopornografia online continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita: quasi 7 milioni e 100 mila le foto segnalate nel 2019, il doppio rispetto al 2018 quando il contatore si fermò a 3 milioni e 50 mila circa. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento le chat (323 contro 234) e solo nel 2019 sono state individuate 325 cartelle complesse;

   i dati, che attestano di un fenomeno in espansione, sono stati presentati da Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associazione Meter Onlus: «Analizzandoli più in dettaglio, i numeri dicono che il nostro Centro ascolto per l'accoglienza delle vittime di abuso e in genere delle situazioni di fragilità ha trattato 1.721 casi, abbiamo ricevuto 29.996 richieste telefoniche e 17.375 segnalazioni form da utenti (dal 2007 al 2019); dal 2008 in poi i social network hanno aumentato lo spazio a disposizione dei pedofili e contiamo 8.397 segnalazioni in 17 anni per comunità e social. Per non parlare del Deep web», una giungla nella quale si opera e agisce nella massima libertà al punto che anche per le forze dell'ordine non è facile intervenire e operare e spesso si opera tardivamente rispetto alle tecnologie usate dai cyber-pedofili –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere per una più efficace repressione del preoccupante fenomeno della pedopornografia, anche in termini di educazione e sensibilizzazione al terra dei ragazzi in età scolare;

   se non ritenga di adottare iniziative per rivedere la normativa, anche in materia di tutela della privacy, che disciplina la possibilità da parte degli amministratori dei siti e delle piattaforme di file sharing di rimuovere il materiale caricato dagli utenti e fornire alle autorità competenti gli indirizzi IP di chi ha caricato e/o scaricato il materiale in questione;

   di quali elementi disponga circa le modalità con le quali dei minorenni sono stati in grado di accedere ad un «deep web»", impossibile da raggiungere senza essere a conoscenza di processi dettagliati e chiavi di accesso ben precise, e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo in merito a quanto sta avvenendo tra le giovani generazioni.
(4-06739)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELICCHIO e NESCI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 21 del 26 giugno 2020, pubblicata nel Bollettino ufficiale della regione Calabria n. 65 del 30 giugno 2020, l'ufficio di presidenza del consiglio regionale della Calabria ha conferito l'incarico ad interim di segretario/direttore generale all'avvocato Maria Stefania Lauria, già dirigente del settore segreteria e assemblea del consiglio regionale;

   la durata dell'interim, secondo tale atto deliberativo, sarebbe decorsa dalla data dell'atto stesso fino all'esito delle procedure per il conferimento degli incarichi di segretario generale e direttore generale tramite apposita procedura di selezione pubblica ai sensi di legge;

   nell'atto di nomina è, altresì, dato mandato al reggente di predisporre gli avvisi di selezione del segretario generale e del direttore generale, secondo le indicazioni dell'ufficio di presidenza, secondo le indicazioni dell'articolo 11-bis del regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi del consiglio regionale della Calabria, introdotto con deliberazione del medesimo giorno di quella di nomina, avente n. 20 del 26 giugno 2020;

   nell'articolo della testata calabrese LaCNews24.it del 3 luglio 2020, a firma Alessia Bausone, dal titolo «Consiglio, maxi-incarico imposto dalla politica: anomalie nella nomina del segretario generale» sono state evidenziate molteplici presunte irregolarità riguardanti l'atto di nomina di cui alla deliberazione dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale della Calabria n. 21 del 26 giugno 2020: superamento della prassi per la quale si procede a nominare reggente il dirigente più anziano del consiglio regionale per l'espletamento delle procedure di nomina al fine di evitare disparità di trattamento tra i dirigenti; mancata pubblicazione nella sezione avvisi del sito istituzionale del consiglio regionale della Calabria di apposita manifestazione di interesse per ricoprire l'incarico conferito ad interim, nonostante nell'atto deliberativo venga giustificata la scelta effettuata «nell'ambito della disponibilità delle risorse interne» e ad avviso dell'interrogante in violazione dell'articolo 19, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001 che per le selezioni impone di acquisire la disponibilità dei dirigenti interessati e di valutarle;

   a ciò va aggiunto che, a distanza di oltre due mesi dalla suddetta nomina, non sono state attivate le procedure di selezione come imposto nell'atto deliberativo al segretario generale/direttore generale reggente e non sono chiare le tempistiche, le modalità e i criteri di futura selezione;

   il precedente segretario generale/direttore generale, dottor Maurizio Priolo, era stato prorogato con deliberazione dell'ufficio di presidenza del consiglio regionale della Calabria n. 70 del novembre 2019 fino al 24 giugno 2020 ed, in tale arco temporale, non sono state attivate le procedure di selezione pubblica necessarie e si è atteso di arrivare al necessario conferimento dell'incarico ad interim, pena, come scritto nell'atto deliberativo, incorrere nel rischio di «paralisi istituzionale e amministrativa»;

   il rischio oggi è che l'interim, sul quale già pendono ipotesi di anomalie e irregolarità, venga procrastinato oltre il dovuto –:

   se il Governo non intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere una verifica dell'Ispettorato per la funzione pubblica ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001.
(5-04568)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GERMANÀ. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare del 7 agosto 2020, il Ministero della salute ha fissato gli indirizzi operativi per 1'effettuazione, su base volontaria, a partire dal 24 agosto e fino ad una settimana dall'inizio delle attività didattiche, dei test sierologici su tutto il personale delle scuole pubbliche e private nell'intero territorio italiano;

   i test sierologici dicono se il soggetto è venuto a contatto o meno, con il Covid-19;

   queste analisi – le quali non sostituiscono il «tampone» che serve per capire se una persona è infetta e contagiosa – cercano gli anticorpi che l'organismo produce in risposta al virus e che sono essenzialmente di due tipi: a) IgM (Immunoglobuline M), che si manifestano entro 7-10 giorni dal contatto con il virus; b) IgG (Immunoglobuline G), prodotti dopo 14 giorni;

   sono due anche i «modelli» di test sierologici: rapidi e quantitativi. Per rapidi, basta una goccia di sangue («pungidito»), per stabilire se la persona è entrata in contatto con il virus; i secondi (con prelievo di sangue) dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti;

   la circolare ha disposto che ad eseguire tali esami sul personale scolastico siano i medici di medicina generale – Mmg – a cui le asl devono assicurare la fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale – Dtp –;

   i medici dovranno poi trasmettere l'esito dei test effettuati, ai dipartimenti di prevenzione dell'asl di afferenza, che procederà all'aggregazione dei dati per genere e fascia d'età e contestualmente, li comunicherà alla regione che, infine, li trasmetterà all'Istituto superiore di sanità mediante un'apposita piattaforma informatica;

   secondo il modus operandi indicato dal Ministero, il personale scolastico dovrà contattare telefonicamente il medico di base per programmare l'esecuzione dei test; in assenza di medico il test potrà essere eseguito anche presso l'ASL;

   nella circolare non si fa alcun riferimento al contributo che pure, sul versante dell'esecuzione dello screening sierologico, avrebbero potuto ben fornire i laboratori di analisi cliniche autorizzati che dall'inizio della pandemia, hanno operato in condizioni di estrema sicurezza (sia per il proprio personale, sia per l'utenza) e professionalità, adoperando adeguati dispositivi di protezione. Invece si è scelto scientemente di tenerli fuori;

   già il 24 agosto 2020, il Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) ha reso noto di «non aver aderito alla proposta di effettuare i test in un ambiente non idoneo come l'ambulatorio»;

   «basta un insegnante positivo e il medico si deve fermare» ha ricordato il vicepresidente regionale Sardegna dello Snami De Pau, ricordando che «il medico di base si occupa di tante altre patologie»;

   ne consegue che, a poco più di due settimane dall'inizio del nuovo anno scolastico, a causa anche della resistenza di molti medici (oltre che della tardiva distribuzione dei kit per le analisi), si stiano segnalando forti e rilevanti ritardi nell'esecuzione dei test su migliaia di operatori scolastici;

   molti dubbi sono stati già paventati dagli stessi medici al Ministro della salute, su come scongiurare il pericolo di assembramento che inevitabilmente tende a profilarsi nei piccoli ambulatori e sulle modalità per garantire il rispetto del distanziamento sociale tra gli utenti;

   il rischio è che la campanella possa suonare con molti, troppi dipendenti scolastici rimasti senza test, con il rischio successivi focolai di Covid-19 –:

   quali siano stati i motivi che hanno portato ad escludere la rete dei laboratori di analisi cliniche, diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale dall'esecuzione degli esami sierologici, visto che gli stessi laboratori sono dotati di tutte quelle caratteristiche professionali in grado di garantire, in perfetta sicurezza, non solo un elevato livello quantitativo di analisi, ma anche quel controllo di qualità che è necessario nell'esecuzione dello screening.
(4-06733)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ATTIS e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 4/05645 il primo firmatario del presente atto aveva portato all'attenzione del Governo la vicenda che coinvolge il gruppo Dema, operante nel settore delle costruzioni aeronautiche in tre stabilimenti siti nel Meridione d'Italia, rispettivamente a Somma Vesuviana, Benevento e Brindisi;

   il gruppo, al fine di scongiurare la chiusura delle proprie attività e di tutelare circa 700 posti di lavoro, ha varato nuovi investimenti e un piano di rientro per ridurre la propria esposizione debitoria. Tale piano è stato accettato da tutti i soggetti creditori tranne uno: l'Inps;

   a fronte di una situazione tanto critica quanto paradossale, in cui a causa dell'opposizione di Inps al piano proposto si rischiava la chiusura di tre stabilimenti industriali, con conseguente grave crisi occupazionale, con l'atto di sindacato ispettivo sopra citato si chiedeva un intervento da parte del Governo nei confronti di Inps al fine di modificare la posizione assunta in ordine al diniego di ricomporre la situazione relativa ai crediti vantati in via stragiudiziale;

   a mesi di distanza, fatta eccezione per un incontro svolto in videoconferenza il 22 maggio 2020 tra le rappresentanze sindacali e il Ministero dello sviluppo economico nulla è mutato rispetto alla precedente situazione;

   L'Inps non ha ancora accettato il piano di rientro proposto da Dema e tale posizione rischia di produrre ulteriori oneri per la finanza pubblica;

   in assenza di un accordo con l'Inps inevitabilmente l'attività dei tre stabilimenti industriali sarebbe costretta a cessare definitivamente, con la consegna dei libri in tribunale, con la conseguenza che oltre al mancato rientro dei crediti vantati da Inps, si aggiungerebbero ulteriori spese a carico delle finanze pubbliche per finanziare gli ammortizzatori sociali spettanti ai circa 700 lavoratori che si troverebbero senza lavoro;

   è sconcertante, a giudizio degli interroganti, che un ente pubblico come l'Inps si attesti su una posizione volta a produrre il fallimento di un'azienda di eccellenza nel settore aeronautico e che genera occupazione e un considerevole indotto economico nel sud Italia, ed è incomprensibile l'inerzia dimostrata dal Governo, nonostante sia stato sollecitato ad intervenire sia in sede parlamentare con il sopracitato atto di sindacato ispettivo, sia in sede più propriamente politica –:

   quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati al fine di scongiurare la chiusura degli stabilimenti industriali del gruppo Dema, intervenendo presso l'Inps per quanto di competenza, affinché la situazione relativa ai crediti vantati possa essere ricomposta in via stragiudiziale.
(5-04563)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il presente atto di sindacato ispettivo l'interrogante intende segnalare l'incresciosa situazione in cui versa il servizio erogato da Poste Italiane a Casale Monferrato, dove sono rimasti solo due uffici operativi;

   oltre alle problematiche relative alla consegna cattiva della corrispondenza, quello che desta maggiore preoccupazione è che la chiusura degli uffici periferici crea code chilometriche all'esterno dell'ufficio postale centrale;

   su questo ufficio centrale si riversa utenza che necessita di usufruire di servizi collegati ad uffici periferici, in cui è presente la documentazione pertinente e l'ufficio centrale stesso non tratta le richieste di tale utenti, perché, a detta degli operatori, impossibilitato ad operare su quelle specifiche pratiche;

   in sostanza si crea l'imbarazzante questione di dover attendere per ore sotto il sole perché per le norme anti-coronavirus negli uffici possono entrare poche persone, per poi sentirsi dire che le loro richieste non possono essere soddisfatte e di attendere la riapertura degli uffici periferici di competenza;

   almeno in due occasioni il nucleo comunale della Protezione civile è dovuto intervenire all'esterno dell'ufficio postale centrale per distribuire acqua agli anziani in coda sotto il sole;

   Poste Italiane svolge un servizio pubblico. Queste modalità e condizioni operative, come svolte a Casale Monferrato, non sono degne di un Paese civile del mondo occidentale;

   allo stesso modo occorre tutelare i dipendenti delle due sedi aperte, quotidianamente esposti alle legittime rimostranze della cittadinanza adirata, seppur incolpevoli –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Governo intende adottare affinché siano risolti i disservizi collegati alla chiusura degli uffici postali di Casale Monferrato.
(4-06737)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIMINO, MELICCHIO, CASA, BELLA e DEL SESTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2020 si terrà il test di ammissione alla facoltà di medicina e chirurgia e che i partecipanti saranno 66.638 per un totale di 13.072 di posti disponibili;

   con decreto ministeriale n. 218 del 16 giugno 2020, sono state stabilite le modalità ed i contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea e laurea magistrale a ciclo unico in lingua italiana ad accesso programmato a livello nazionale per l'anno accademico 2020/2021;

   per fronteggiare efficacemente le criticità dovute alla pandemia da COVID-19 e ridurre al minimo gli spostamenti dei partecipanti alla prova, il suddetto decreto stabilisce che a prescindere dalla sede indicata come prima preferenza di assegnazione, ciascuno dei candidati, sostiene la prova presso la sede dell'ateneo disponibile nella propria provincia di residenza o, se non disponibile, nella provincia limitrofa rispetto a quella di residenza;

   per poter prendere parte alla prova è inoltre necessario portare con sé un'autocertificazione nella quale si dichiara di non avere sintomi riconducibili al COVID-19, di non avere una temperatura superiore a 37,5 gradi, di non essere in quarantena, di non avere avuto recenti contatti con persone risultate positive al virus e di non essere positivi;

   è inoltre prescritto l'obbligo di indossare la mascherina per tutta la durata della prova;

   i candidati che si trovano in quarantena, perché positivi al COVID-19 o perché contatti di infetti e in attesa di ricevere il risultato del tampone, restano tuttavia per ora, esclusi dalla prova;

   va considerato che numerose sono state le segnalazioni pervenute agli interroganti in merito alla presenza di candidati destinatari dei provvedimenti sanitari di prevenzione del COVID-19, che non potranno sostenere le prove di accesso programmato –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per porre rimedio alla situazione descritta in premessa.
(4-06732)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Varchi n. 4-06696, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Galantino e altri n. 4-06699, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.