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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 1 settembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'iniziativa comunitaria di disciplina unificata per i brevetti, che porterà al deposito di un brevetto unitario per 26 Paesi europei, la difesa dei titoli di proprietà intellettuale sarà in capo al Tribunale unificato dei brevetti – Tub (Unified Patent Court, UPC), articolato in Court of First Instance, con sede centrale a Parigi e sedi tematiche a Londra e Monaco, Court of Appeal, localizzata in Lussemburgo, Arbitration and Mediation Center, con sedi individuate a Lubiana e Lisbona;

   visto il periodo di transizione della Brexit (fino al 31 dicembre 2020) e tenuto conto dell'incertezza sulla partecipazione del Regno Unito alla disciplina del brevetto unificato, è stato avviato il percorso di ricollocazione della sede tematica della Court of First Instance inizialmente prevista a Londra: il 10 settembre 2020 si riuniranno i rappresentanti dei Paesi europei per decidere quale città prenderà il posto di Londra come sede per il Tribunale europeo dei brevetti, dopo l'ufficializzazione della Brexit;

   da notizie a mezzo stampa, al momento le uniche candidature pervenute sui tavoli europei sarebbero quelle di Parigi e Amsterdam;

   il consiglio comunale di Torino, il 25 novembre 2019, ha approvato la mozione n. 52 a sostegno della candidatura della città come sede tematica del Tub, richiamandone il ruolo «naturale» in virtù della storica tradizione di servizi legali e gestionali per la proprietà intellettuale, di cui Torino è la capitale italiana;

   secondo l'ultimo report fornito dall'European Patent Office, per il quinto anno consecutivo l'Italia ha registrato nel 2019 un aumento delle richieste per il deposito dei brevetti con un totale di 4.456 domande; il nostro Paese ha fatto registrare una crescita pari all'1,2 per cento sopra la media degli altri Paesi europei dello 0,9 per cento, con una spiccata specializzazione nel settore dell'ingegneria meccanica, nel quale Torino ha rappresentato e rappresenta tuttora l'area italiana più attiva; questa tendenza è incoraggiante, ma la vera posta in gioco è la capacità di trasferire la ricerca e l'innovazione al mercato grazie all'avvicinamento dei «generatori di conoscenza» all'impresa, e in questo percorso diventano chiave le attività contrattuali, legali e giuridiche associate ai temi dei brevetti: il Tub non è infatti l'istituzione presso cui si «depositano i brevetti», ma il luogo in cui si attuano le scelte giuridiche associate alle conflittualità legate alla valorizzazione e al mercato;

   l'Accademia delle scienze di Torino, fondata nel 1757, fu la prima istituzione nel nostro Paese a guardare con attenzione all'innovazione come fattore abilitante di conoscenza e la prima a concedere «privilegi industriali» secondo le valutazioni di apposite commissioni di scienziati;

   Torino ospitò inoltre il primo Ufficio italiano brevetti e marchi, diventando sede del più antico agente di sviluppo territoriale, operando come facilitatore di invenzioni, marchi, design, ingegno, creatività, e favorendo il trasferimento tecnologico al mercato di tutto ciò che ha reso il nostro Paese un simbolo riconosciuto nel mondo;

   Torino ospita oggi i più importanti studi nazionali di brevetti, a partire dal gruppo Jacobacci&Partners e dallo studio Torta, storiche realtà torinesi che sono oggi considerate tra i più riconosciuti ed apprezzati operatori a livello europeo, ed è sede di importanti centri di ricerca e innovazione privati (quali TLab, Gm, Fca product development e Crf, Innovation Center Intesa) e pubblici (Politecnico, Università degli studi, Fondazione Isi) e di importanti organizzazioni sovranazionali (Fondazione europea per la formazione professionale, International Training Centre della Organizzazione internazionale del lavoro, United Nations System Staff College, United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute);

   Torino dispone di numerosi spazi pubblici, di cui alcuni in zone centrali, idonei ad ospitare la sede del Tub, oltre a numerosi edifici dismessi da riqualificare; si è dotata di ampie strutture ricettive ed alberghiere, un efficiente sistema metropolitano di trasporti, collegamenti aerei e ferroviari di facile accessibilità, un parco di strutture espositive e congressuali moderne e capienti;

   i prezzi delle case (-38 per cento in rapporto a Milano e Roma) e degli affitti (-33 per cento e -38 per cento rispettivamente rispetto a Roma e Milano) rivelano la capacità di offrire condizioni accomodanti che sono in parte motivate da una più ampia disponibilità di spazi, se si considera che Torino mostra una quota di assorbimento del settore residenziale pari al 70 per cento contro il 90 per cento di Milano e l'84,2 per cento di Roma;

   Torino, che per oltre un secolo è stata una delle più importanti città industriali e manifatturiere italiane, negli ultimi due decenni ha diversificato le proprie vocazioni: rimane riferimento italiano per la meccanica (prima provincia italiana per esportazioni nel comparto, con un aumento del 51 per cento negli ultimi dieci anni rispetto al +41,2 per cento nazionale), ma è oggi anche città di terziario, importante piazza bancaria e assicurativa, fucina di ricerca e sviluppo, centro di eccellenza per il trasferimento tecnologico grazie anche al suo polo universitario di altissimo profilo; vanta un tribunale civile che non solo primeggia su scala nazionale, ma è riconosciuto a livello internazionale per la sua velocità ed efficienza nella riduzione delle cause pendenti, e per il tasso di conferma in appello delle sentenze di primo grado;

   per la prima volta nella sua storia, quest'anno il Politecnico di Torino è entrato nel primo quartile delle 1.600 università mappate dall'indagine QS World University Rankings per i progressi fatti registrare in reputazione accademica, internazionalizzazione degli studenti, qualità della ricerca e reputazione in ambito industriale;

   l'eccellenza in questo ramo ha le sue radici nella prestigiosa scuola torinese di proprietà intellettuale, che ha ospitato diverse generazioni di accademici illustri, sapendo costruire alleanze con prestigiose istituzioni, come illustrano le partnership che il dipartimento giuridico dell'Università di Torino ha costruito con il Wipo e il già citato Itcilo, che ha dato vita al Master in Intellectual Property organizzato annualmente a Torino, e con il Politecnico, che ha portato alla nascita del Centro Nexa –:

   se il Governo intenda sostenere la candidatura di Torino per la sede del Tribunale unificato dei brevetti in vista della riunione del 10 settembre 2020 del Comitato dei Paesi dell'Unione europea che dovrà prevedere una decisione in tale ambito e se intenda chiarire sia in caso affermativo che negativo, per quali ragioni.
(2-00916) «Carabetta, Serritella, D'Arrando, Costanzo, Paolo Nicolò Romano, Alemanno, Sut, Galizia».

Interrogazione a risposta scritta:


   BORDONALI, DONINA, FORMENTINI e EVA LORENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   solo nella tarda sera del 5 agosto 2020, a ridosso della pausa estiva dei lavori parlamentari, sono stati resi pubblici gli stralci di alcuni verbali del Comitato tecnico scientifico, istituito presso il dipartimento della Protezione civile per affiancare il Governo nelle decisioni da assumere per il contenimento della pandemia da Covid-19, con particolare riferimento alle riunioni svoltesi per decidere le misure di chiusura da adottare nelle zone a maggior diffusione del contagio stesso;

   rileva evidenziare che i verbali in questione del 28 febbraio, del 1°, del 3 e del 7 marzo 2020, la settimana che ha cambiato irreversibilmente il destino dell'Italia, sono stati desecretati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri grazie all'accoglimento da parte del Tar della richiesta della Fondazione Einaudi, dinanzi al medesimo Tar, di accesso ai documenti degli scienziati citati nei vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di far conoscere agli italiani le vere motivazioni per le quali sono stati costretti in casa; tali ragioni sono venute meno il 5 agosto 2020 tenendo conto del prevedibile esito dell'udienza collegiale della terza sezione del Consiglio di Stato del 10 settembre 2020, al quale il Governo ha proposto ricorso avverso la decisione del Tar, nonché delle richieste del presidente del Copasir, Raffaele Volpi, alla Presidenza del Consiglio di pubblicare la documentazione del Comitato dopo aver ascoltato in audizione il Ministro dell'interno Lamorgese sulle tensioni sociali che potrebbero verificarsi in autunno;

   dal verbale n. 16 del 3 marzo 2020, in particolare, emerge che gli scienziati indicarono di istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro sulla base dei dati relativi a quei comuni, tanto che il Governo, due giorni dopo, ha inviato un contingente dell'Esercito da destinare alla chiusura della Val Seriana, che è rimasto però in albergo in attesa di ricevere ordini che non sarebbero mai arrivati dal momento che non se ne fece più nulla fino a quando, il 9 marzo, il Governo ha deciso di chiudere completamente tutto il Paese, imponendo «i suoi pieni poteri»;

   anche la provincia di Brescia, e il comune di Orzinuovi in particolare, aveva dati epidemiologici molto alti in quei giorni e similari alla provincia di Bergamo ma, dai verbali del Comitato tecnico scientifico che fino ad oggi sono stati resi noti, non si evince una richiesta di istituire una zona rossa, nonostante i solleciti dell'Istituto superiore della sanità;

   anche a Brescia sono state presentate delle denunce da parte dei familiari delle vittime di Covid-19 e la procura sta indagando su quanto accaduto in quei giorni drammatici per fare chiarezza su quali decisioni dovessero essere prese per il bene e la salute di tutti e se ci siano state responsabilità o pressioni che abbiano ritardato la decisione finale –:

   se il Governo intenda chiarire, alla luce della parziale desecretazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico avvenuta il 5 agosto 2020, dai quali si evince chiaramente che gli scienziati avessero chiesto la zona rossa ad Alzano e Nembro, in provincia di Bergamo, già il 3 marzo 2020, se negli altri verbali ancora segreti il Comitato tecnico scientifico avesse richiesto una zona rossa anche per la provincia di Brescia, per il comune di Orzinuovi in particolare, visti i dati relativi a quella provincia che l'Istituto superiore della sanità comunicava in quei giorni al Comitato tecnico scientifico.
(4-06689)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   almeno una ventina di sedi consolari e di ambasciata, tra tutte quelle nelle quali il personale ha manifestato casi di contagio per Covid-19, sono state chiuse al pubblico, con interruzione dei servizi erogati ad personam;

   tra queste risulterebbero: l'ambasciata d'Italia a Belgrado, le ambasciate d'Italia a Città del Messico, Doha, Abidjan, Caracas, La Paz, Tashkent, Bogotà, San José, Manila e i consolati generali di Miami, di Buenos Aires, di Recife. Colpita anche la sede della rappresentanza Onu a New York;

   le pur necessarie precauzioni e misure di turnazione e distanziamento non sono state evidentemente sufficienti a mettere al sicuro il personale in servizio, al quale peraltro vanno espresse gratitudine e solidarietà per il lavoro svolto in condizioni di evidente rischio e difficoltà;

   i criteri di turnazione adottati nei mesi passati hanno comportato, d'altro canto, una limitazione pressoché generalizzata nel flusso di erogazione dei servizi ai nostri connazionali, già di per sé inadeguato a soddisfare le esigenze ordinarie;

   un settore nel quale si sono particolarmente evidenziate le conseguenze della pandemia è quello strategico della promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo che, in alcune situazioni, ha dovuto registrare limitazioni nello svolgimento delle lezioni, non sempre compensate dalla didattica a distanza e in cui non sono ancora state superate le disfunzioni palesatesi nella destinazione del personale scolastico all'estero;

   sono in corso le operazioni collegate all'esercizio del voto per il referendum confermativo sulla legge costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari ed ulteriori rallentamenti o omissioni, eventualmente intrecciati con particolari situazioni locali dovute all'incidenza del Covid-19, potrebbero incidere sulla partecipazione al voto e sullo stesso diritto degli elettori, anche a causa di una ritardata e parziale campagna informativa sviluppata intorno alle implicazioni del quesito referendario;

   si rileva inoltre che, da qualche anno, sono stati avviati progetti di digitalizzazione di alcuni servizi essenziali delle sedi diplomatico-consolari che andrebbero adeguati alla situazione di emergenza sanitaria che si è venuta a determinare e implementati –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per conciliare l'esigenza di tutela del personale in servizio nelle sedi consolari e di ambasciata con la continuità nell'erogazione dei servizi essenziali ai nostri connazionali e con il rispetto del diritto dell'elettore ad esprimere in modo informato e consapevole il suo voto;

   se non intenda adottare iniziative volte a reinquadrare la situazione venutasi a creare nel campo della promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo, tradizionale leva strategica della proiezione globale del Paese, in un piano straordinario di intervento che preveda anche di affidare al Maeci il compito di predisporre le graduatorie per l'invio del personale scolastico all'estero e di procedere all'assegnazione nelle previste destinazioni;

   se dalla presente situazione il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non abbia tratto incentivo ad accelerare e meglio articolare il programma di sviluppo dei servizi digitali della rete diplomatico-consolare ed eventualmente con quali cadenze temporali e modalità di realizzazione.
(2-00915) «Schirò, La Marca, Enrico Borghi».

Interrogazione a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia di stampa Askanews, il 14 agosto 2020, riporta testualmente: «continuano a crescere in maniera esponenziale i contagi per coronavirus nelle Americhe, negli Usa e in particolare in America Latina, ed anche la rete consolare italiana è costretta a fare i conti con il Covid-19. Sono diverse, infatti, le sedi diplomatico-consolari che sono state chiuse in quanto al loro interno sono stati riscontrati casi di contagio. Si tratta, fino ad oggi, di almeno una ventina di sedi, tra ambasciate e consolati: si va dall'ambasciata d'Italia in Messico a quella a Belgrado, dal consolato generale di Miami a quello di Buenos Aires. Colpita anche la sede di rappresentanza Onu a New York. Cresce la paura tra gli impiegati e i funzionari delle nostre sedi diplomatiche nel mondo e forti sono le preoccupazioni dei connazionali che hanno frequentato quelle sedi», così come si evince anche dal recente comunicato del Sottosegretario agli Affari Esteri con delega agli Italiani nel mondo, Ricardo Merlo;

   informazioni provenienti dall'amministrazione degli affari esteri confermano la chiusura di ben 20 sedi consolari all'estero;

   le notizie sullo stato della pandemia in alcune aree del mondo con una forte presenza di italiani lasciano presagire forti difficoltà nell'espressione del voto referendario del 20-21 settembre 2020, da parte dei connazionali residenti all'estero a causa dei disservizi nella trasmissione dei plichi elettorali;

   i problemi connessi alla sicurezza degli impiegati dei consolati che riceveranno i plichi elettorali con le schede votate che potrebbero risultare contaminate, risultano di particolare evidenza e preoccupazione;

   vi è, dunque, un'urgenza inderogabile nell'affrontare con sollecitudine tali questioni perché sono in gioco la salute dei dipendenti dei consolati ed il diritto all'esercizio del voto –:

   in che modo i Ministri interrogati intendano garantire l'esercizio del voto ai nostri connazionali che vivono in zone critiche a causa della pandemia, o che vivono sul territorio afferente a circoscrizioni consolari non operative, e come intendano garantire la sicurezza ai dipendenti dei consolati impegnati per le imminenti operazioni elettorali.
(4-06686)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PLANGGER. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 2015, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche e la Commissione europea (CE) si sono adoperate al fine di modificare il regolamento REACH per vietare l'uso di pallini di piombo nelle zone umide;

   la nuova proposta della Commissione europea è stata discussa nel giugno 2020 in seno al Comitato REACH dell'Unione europea e una quarta revisione è stata pubblicata recentemente e sarà votata il prossimo 3 settembre 2020;

   il divieto di utilizzo di pallini di piombo (per i fucili a canna liscia) nelle zone umide causerà con molta probabilità numerosi problemi di attuazione per la polizia e le forze dell'ordine, dovuti all'utilizzo della definizione Ramsar per il termine «zona umida» e al concetto di zona cuscinetto di 100 metri intorno alle «zone umide»;

   tra l'altro, non è stata proposta alcuna deroga per la polizia e le forze dell'ordine che utilizzano talvolta armi ad anima liscia entro 100 metri dalle acque, comprese le acque formatesi temporaneamente nelle aree urbane e in prossimità delle zone costiere (acquemarine);

   la definizione Ramsar di zona umida include tutte le acque, comprese quelle che si formano sul territorio anche dopo un temporale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali siano i loro orientamenti in merito alle problematiche relative alla limitazione dei pallini di piombo nelle zone umide così come previsto dalla nuova proposta sopra illustrata, anche in relazione all'eventuale uso da parte delle forze dell'ordine.
(4-06695)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO e FIORAMONTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Nuovo Cinema Palazzo, situato nel quartiere universitario San Lorenzo, rappresenta una istituzione nel panorama culturale indipendente della città di Roma. Dal 15 aprile 2011 cittadini, artisti, studenti, attivisti di spazi sociali e associazioni hanno dato nuova vita alla struttura, occupandolo e bloccando di fatto l'apertura di un casinò; a distanza di dieci mesi dall'occupazione, con sentenza del processo civile si confermava la legittimità dell'azione di occupazione;

   a seguito delle restrizioni dettate dall'emergenza sanitaria, anche il cinema Palazzo ha riorganizzato i propri spazi creando, in piazza dei Sanniti, uno spazio libero dalle auto, una sorta di piazza giardino delimitata da vasi contenenti piante da utilizzare come luogo destinato ad iniziative guidate dalla visione della cultura come bene comune;

   lo scorso fine settimana gli attivisti dello spazio culturale hanno denunciato la scomparsa dei summenzionati vasi-confine, ad opera di «una squadra di operai del Comune». L'operazione ha fatto seguito ad un braccio di ferro che si protrae ormai da mesi tra attivisti e amministrazione comunale, nel cui quadro rientra anche il tentativo di rimozione degli stessi vasi – risalente al maggio 2020 – ad opera della polizia locale di Roma;

   alla battaglia di natura amministrativa si associa anche la polemica politica, appoggiata dalle forze di centrodestra che additano l'utilizzo della piazza come una forma di occupazione di suolo pubblico destinato, invece, al parcheggio delle automobili, non tenendo conto del fatto che piazza dei Sanniti sia ormai da anni – durante il periodo estivo – luogo utilizzato dagli attivisti come da altre associazioni sociali, sportive ed associative, per attività culturali e di aggregazione di comunità;

   si assiste ad una prevalenza dell'asfalto e della solitudine sul verde e la gioia comunitaria, riparafrasando le parole degli attivisti del Nuovo Cinema Palazzo, la cui battaglia si pone sul tracciato di quella del Cinema America di Trastevere, altro positivo esempio di utilizzo dello spazio pubblico per la valorizzazione delle cultura come bene comune;

   la tutela dello spazio pubblico di piazza dei Sanniti risponde al bisogno delle comunità di poter svolgere attività di aggregazione in totale sicurezza, permettendo a bambini, cittadine e cittadini di muoversi liberamente, garantendo anche la possibilità di distanziamento fisico e di permettere la realizzazione di incontri artistici e culturali in luogo pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle vicende del Nuovo Cinema Palazzo e se intenda porre in essere iniziative, per quanto di competenza, per tutelare esperienze – come quelle citate – che valorizzino la visione della cultura come bene comune e come momento aggregativo a garanzia delle comunità urbane di un uso positivo e sostenibile dello spazio pubblico come luogo per la realizzazione di progetti a carattere culturale.
(4-06694)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   diversi articoli di stampa hanno riportato la terribile storia di Evan. Un bambino di Modica, di soli 21 mesi, morto per trauma cranico a causa delle botte inferte dal compagno della madre con la complicità della stessa, che per mesi ha taciuto le continue violenze sul figlio, coprendo di fatto l'uomo;

   il padre del bambino, un artigiano genovese di 26 anni, aveva più volte denunciato nei mesi precedenti minacce e violenze perpetrate sul piccolo, ed aveva ricevuto da Salvatore Bianco, attuale compagno della madre di Evan, dei messaggi di minacce molto espliciti: «Se non togli la residenza da questa casa o mi denunci alle forze dell'ordine tuo figlio muore». A raccontarlo al commissariato di Modica, come scrive Il Secolo XIX, è stato lo stesso padre del bimbo, interrogato come persona informata sui fatti;

   il padre di Evan aveva anche presentato un esposto i primi di agosto 2020 per segnalare alla procura di Genova che il figlio di trovava in una grave situazione di violenza;

   la procura di Genova, si legge, dice di avere spedito ai colleghi di Siracusa l'esposto del papà di Evan agli inizi di agosto. La procura di Siracusa dice di averlo ricevuto solo il 22 agosto, quando Evan era già stato ucciso. Tra l'altro i Servizi sociali di Rosolini avevano preso in carico la vicenda del bambino ma non avevano ancora inviato un rapporto. Per tre volte, il 27 maggio, il 12 giugno e il 6 luglio 2020, Evan era finito in ospedale per lividi, bruciature e perfino per una frattura; in almeno una di queste occasioni l'ospedale Trigona di Noto aveva avvertito i Servizi sociali del comune di residenza del bimbo, Rosolini, ma le azioni conseguenti sono «oggetto di verifica», come dicono i pubblici ministeri;

   in quella casa, e ancora prima che il 6 agosto 2020 l'avvocato di Stefano Lo Piccolo, consegnasse alla procura di Genova l'esposto e le foto di Evan con il volto tumefatto ricevute dalla nonna del bimbo, i servizi sociali del comune di Rosolini erano dunque già entrati. Senza però che un allarme scattasse;

   per quanto riguarda l'esposto presentato dal padre di Evan alla procura si legge che: «Genova ha iscritto l'esposto a modello K, cioè fatto non costituente reato» si tratta di «un esposto generico»;

   gli stessi magistrati siciliani hanno ricostruito come l'incartamento «sia stato messo in spedizione il 14 e sia stato effettivamente spedito il 17 agosto». Arrivando in Sicilia soltanto il 22 agosto 2020;

   «Vogliamo spiegazioni da Genova», ha spiegato al secolo XIX l'avvocato Lo Piccolo. E arriva subito la replica: «Abbiamo ricevuto l'esposto il 6, lo abbiamo protocollato il 7 e iscritto nel registro generale il 10. Quindi è stato smistato in segreteria e spedito il 14», evidenzia il sostituto procuratore Francesco Pinto reggente dell'ufficio;

   Pinto evidenzia come la denuncia presentata dal padre fosse «generica» e «senza elementi probatori». E aggiunge che, per quel tipo di denuncia «i tempi sono stati molto veloci» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda promuovere con urgenza iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti al fine dell'eventuale esercizio di ogni potere di competenza.
(4-06683)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 14 agosto 2020, secondo quanto si apprende da un articolo di stampa dell'agenzia Dire, il tribunale ordinario di Parma ha disposto l'allontanamento di un minore di 6 anni dalla madre, la signora P.; la mamma di Parma è stata collocata nelle scorse settimane in una casa famiglia della Lombardia insieme al figlio a seguito di due consulenze tecniche d'ufficio che l'avevano definita «simbiotica» e «con conflitto di lealtà», e per la quale l'interrogante ha già depositato un'interrogazione al Ministro interrogato il 4 agosto 2020;

   la donna dopo aver denunciato più volte l'ex marito e padre del bambino per violenza su di lei e sul minore, ha perso anche la responsabilità genitoriale. Il collocamento è stato disposto il 30 luglio 2020 dal tribunale ordinario di Parma, che prevedeva anche che madre e figlio «potessero essere divisi». Così come poi è accaduto dopo 15 giorni;

   «Una barriera di persone si è messa tra me e mio figlio, si legge su Dire, me lo hanno portato via intorno alle 12 e lo hanno trasferito in una struttura di cui non so nulla. Sono riuscita appena a sfiorargli un dito, lui piangeva disperato. Qualcuno ci aiuti»;

   «La decisione di oggi – ha riferito P. – è avvenuta sulla base delle relazioni dei servizi sociali per le quali non sarei collaborativa e per quanto accaduto nella struttura di Belgioioso, ossia per la mancata vaccinazione di mio figlio» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non intenda avviare iniziative ispettive presso il tribunale di cui in premessa.
(4-06684)


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da Nord a Sud sono centinaia le carceri in condizioni disastrose e dove le donne e gli uomini della polizia penitenziaria lavorano in condizioni drammatiche;

   l'istituto di pena della città di Sulmona, in provincia dell'Aquila, è da annoverarsi tra i più imponenti d'Italia – sono numerosi i reclusi ad alto tasso di pericolosità – ed è in procinto di divenire uno dei più considerevoli d'Europa in conseguenza della futura apertura di un nuovo padiglione, attualmente in costruzione, in grado di aggiungere, agli attuali, 400 detenuti ad elevata caratura criminale, altri 200 detenuti entro la fine del 2020;

   ad oggi, gli agenti assistenti (ruolo pilastro) previsti in pianta organica sono 247, ma assegnati 189;

   si rilevano turni costantemente ad otto ore che si dovrebbero fare solo in emergenza (unico caso in Abruzzo, visto che altrove si fanno le sei ore per turno, previste dall'accordo quadro nazionale) e un personale eccessivamente anziano per sopportare carichi di lavoro così pressanti;

   sovrintendenti ne sono previsti in pianta organica 26, ma assegnati 20, con una carenza di 6 unità;

   ispettori previsti in pianta organica 21, ma ne sono assegnati 28: sono 7 in più, ma questi ultimi con il ruolo superiore non svolgono le turnazioni notturne;

   per il funzionamento di questa struttura sarà necessario assegnare un nuovo contingente di personale di polizia penitenziaria e sarà necessario rafforzare gli organici del comparto funzioni centrali e la dirigenza penitenziaria;

   le attività amministrative necessarie per metter in sicurezza la struttura sono ancora in una fase del tutto iniziale, mentre occorrerebbe passare con urgenza alle fasi istruttorie successive, per consentire l'alloggiamento del personale nella caserma;

   si riconferma la piena solidarietà al corpo di polizia penitenziaria, in quanto vittima dell'ennesima disattenzione da parte del Ministero della giustizia e del Governo, propenso, secondo l'interrogante, a trascurare la sicurezza delle forze dell'ordine che garantiscono il rispetto delle leggi –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per incrementare il personale di questo istituto penitenziario di massima sicurezza, che risulta mancante, con particolare riguardo ai ruoli degli agenti e degli assistenti di polizia penitenziaria.
(4-06690)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 130 rappresenta una infrastruttura fondamentale per il collegamento tra Cagliari e la parte sud-occidentale della Sardegna ed è percorsa giornalmente da migliaia di automezzi, di varie dimensioni, e proprio l'alto numero di automezzi che percorrono la tratta sopracitata determina l'aumento degli incidenti, anche per la presenza di incroci a raso e rotatorie che non garantiscano la necessaria sicurezza;

   ripetutamente, negli anni passati, sono stati annunciati interventi per l'eliminazione o, quantomeno la riduzione degli incroci a raso e delle rotonde, con particolare riferimento, tra le altre, alla rotonda posta al chilometro 10,000 della medesima infrastruttura in direzione Decimomannu-San Sperate, in sostituzione della quale le comunità locali, anche a mezzo di apposite raccolte di firme, hanno richiesto la realizzazione di un cavalcavia;

   anche recentissimamente, l'arteria stradale in questione è stata teatro di incidenti stradali con la presenza di morti e/o feriti gravissimi, al punto che gli interventi in questione appaiono non più differibili –:

   sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di realizzare interventi tali da garantire la sicurezza della circolazione stradale nella strada statale in questione e, in particolare, quali interventi ritenga di dover porre in essere relativamente allo svincolo in direzione San Sperate/Decimomannu.
(4-06682)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI, DE MARTINI e MOLTENI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stante la mancata adozione di tempestive ed efficaci misure volte a fermare i flussi migratori illegali verso la Sardegna, nonostante le ripetute segnalazioni delle amministrazioni locali già negli scorsi mesi e dell'interrogante, con precedenti atti di sindacato ispettivo (nn. 4-06178, 4-06030, 4-06373, 4-06442 e 4-06475), ad oggi, l'emergenza degli arrivi di immigrati irregolari sulle coste del sud dell'isola continua senza sosta;

   da ultimo, nella giornata di venerdì 28 agosto 2020 dodici immigrati di nazionalità algerina hanno raggiunto a bordo di un barchino il litorale vicino a Chia, precisamente la spiaggia di Tuerredda, nel comune di Teulada: alcuni sono stati fermati subito dopo lo sbarco, mentre quattro di loro hanno cercato di sviare i controlli e sono stati poi rintracciati a tarda sera grazie all'intervento delle forze dell'ordine;

   lo stesso giorno altri ventiquattro immigrati, sempre provenienti dall'Algeria e a bordo di due barchini, sono stati invece intercettati con l'elicottero della Guardia di finanza prima di raggiungere la costa e poi scortati al porto commerciale di Sant'Antioco dai militari della sezione navale della finanza;

   completati i controlli per la loro identificazione, gli algerini sono stati tutti portati, ai fini della prescritta quarantena, nel centro di accoglienza di Monastir, di cui sono già noti i gravissimi problemi di gestione e sicurezza per le condizioni di promiscuità al suo interno e per le ripetute fughe degli immigrati ivi trattenuti;

   proprio il 28 agosto 2020 il centro è stato teatro di una violenta rivolta da parte degli immigrati ospitati al suo interno, poi rientrata grazie all'intervento della polizia, con il danneggiamento del reparto di infermeria e la fuga di dodici immigrati, alcuni positivi al Covid-19, di cui sono ancora in corso le ricerche;

   più recentemente, domenica 30 agosto 2020, altri quattordici immigrati sono approdati con un barchino nei pressi di Capo Spartivento, sul litorale di Teulada, di cui sette sono stati immediatamente rintracciati, mentre sono ancora in corso le ricerche degli altri sette, che si sono dati immediatamente alla fuga subito dopo lo sbarco;

   è di tutta evidenza che il continuo arrivo di immigrati irregolari e la scelta del Governo di distribuire gli stessi in altre strutture dell'isola, piuttosto che procedere al loro immediato rimpatrio e fermare i flussi migratori illegali verso la Sardegna, hanno aggravato ancora di più la situazione che ormai pare del tutto fuori controllo;

   difatti, di recente, le cronache riportano sempre più casi di fuga dai centri di accoglienza, ove gli immigrati dovrebbero essere trattenuti anche ai fini del prescritto periodo di quarantena, e da ultimo giovedì 27 agosto 2020 un gruppo di nove algerini sarebbe, appunto, scappato dal centro di accoglienza di Vallermosa, che si trova nelle campagne di Tuvoi;

   quanto sopra evidenziato sta ovviamente esponendo la popolazione sarda, nonostante i sacrifici dei mesi scorsi e le conseguenti pesanti ripercussioni economiche, ad ingiustificabili rischi sia in termini di sicurezza, che sotto il profilo sanitario;

   gli italiani sono stati chiusi in casa per mesi, con pesanti ripercussioni economiche, mentre per i «clandestini» spalanchiamo porti e portafogli, secondo l'interrogante, per dare più fondi all'accoglienza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative abbiano finora adottato o intendano adottare nell'immediato, per quanto di competenza, per assicurare adeguate misure di sicurezza anche a tutela della salute della popolazione locale, per garantire il controllo dei confini marittimi e fermare i flussi migratori illegali che continuano a riversarsi sulle coste della Sardegna, nonché per procedere all'immediato rimpatrio degli immigrati irregolari finora giunti illegalmente sull'isola.
(3-01736)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel centro storico di Bologna si stanno verificando episodi continuati di spaccio, microcriminalità, situazioni pericolose per la sicurezza dei cittadini e la qualità urbana;

   l'amministrazione comunale, anche nelle sue articolazioni territoriali di quartiere, ha assunto importanti e positive iniziative di promozione della qualità urbana e a tutela della sicurezza dei cittadini che rischiano di essere vanificate dalle situazioni più sopra segnalate;

   gli operatori delle forze dell'ordine sono in campo con impegno e senso del dovere in contesti certamente difficili;

   è importante che siano valutati più efficaci strumenti normativi per il contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, come affermato giustamente pubblicamente dalla stesso Ministro interrogato;

   è importante garantire il più possibile la presenza delle forze dell'ordine nelle zone più problematiche e che siano messe in atto tutte le condizioni perché la loro azione sia efficace, anche valutando un rafforzamento degli organici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda assumere ulteriori iniziative in merito.
(5-04549)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto è dato sapere, sembra imminente la chiusura della caserma della Guardia di finanza e soccorso alpino a Sella Nevea (Udine), pertanto, i 12 militari impegnati in questo importante servizio, di cui 8 specializzati nel soccorso di montagna, potrebbero essere trasferiti a Tarvisio, privando la comunità locale e i turisti di un presidio fondamentale;

   si tratta di una caserma attiva da 66 anni, in un immobile di proprietà demaniale per il quale, nel 2011 sono stati effettuati importanti lavori di costruzione per una spesa complessiva di circa 170.000 euro;

   la posizione strategica della caserma permette ai militari di essere reperibili e di giungere, tempestivamente, sul luogo degli incidenti soprattutto sul massiccio del Montasio, Canin e Jof Fuart, rilievi principali delle Alpi Giulie;

   è presente a Sella Nevea un comprensorio sciistico, in cui, nel corso degli anni, vi sono stati numerosi incidenti, anche a causa di valanghe, e per i quali i militari S.a.g.f. sono giunti prontamente in soccorso. All'esterno della caserma, è inoltre presente una piazzola per l'atterraggio dell'elicottero adibito ad interventi di soccorso;

   pertanto, la dislocazione della sede, da Sella Nevea a Tarvisio, comporterebbe in primis, una perdita di celere operatività per interventi di soccorso, in una località che non è servita da altri presidi. Invece, a Tarvisio, sono già presenti enti che si occupano in via primaria di soccorso, con cui il S.a.g.f. collabora, tra questi il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico (C.n.s.a.s.) e i vigili del fuoco, oltre a tutte le altre forze di polizia;

   contro la chiusura della caserma si sono opposti i residenti, avviando la raccolta di firme per una petizione, poiché ritengono che la località montana, che di per sé necessita di specifici servizi di soccorso, verrà penalizzata, anche considerando che i presidi più vicini verrebbero ad essere a Tarvisio e Chiusaforte, che distano entrambi a circa trenta minuti da Sella Nevea –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché non si proceda alla chiusura della caserma della Guardia di finanza e soccorso alpino di Sella Nevea (Udine), poiché si tratta di un fondamentale presidio la cui permanenza è fondamentale, in particolare, per svolgere tempestivamente interventi di soccorso sul territorio montano in questione.
(5-04553)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa locale, nelle scorse settimane la zona boschiva del comune di Montano Lucino è stata nuovamente teatro di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti;

   malgrado le forze dell'ordine abbiano ripetutamente agito nell'area, individuando spacciatori e tossicodipendenti, il fenomeno non è stato minimamente arginato, destando le preoccupazioni, in particolare, degli abitanti delle zone limitrofe come Via Olginati e Via al Monte e delle vicine zone verso Olgiate e il comasco;

   i quotidiani hanno evidenziato come siano stati proprio i cittadini, tramite i social network, a segnalare l'aggravarsi della situazione dopo aver, addirittura, sorpreso una ragazza mentre si iniettava della droga nelle immediate vicinanze dell'abitato. Gli abitanti delle zone prospicienti la zona boschiva, come dianzi esposto, avevano già più volte segnalato il problema alle autorità locali ma senza alcun risultato concreto;

   sempre secondo fonti giornalistiche, l'ultimo grave episodio di spaccio si è verificato i primi giorni del mese di agosto 2020 quando i carabinieri hanno arrestato in un bosco di Montano Lucino un marocchino di 24 anni, sorpreso dai militari mentre stava confezionando la droga nel bosco. L'uomo, che ha aggredito i militari e tentato la fuga, è stato trovato in possesso di 55 grammi di cocaina, 570 euro in contanti, 140 franchi svizzeri e un telefono cellulare, ed è stato portato nel carcere di Como con le accuse di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale;

   i residenti dei quartieri limitrofi al bosco, nell'ultimo anno, hanno manifestato più volte contro illegalità, degrado e spaccio di droga, e tra loro continuano a crescere l'esasperazione e la percezione d'insicurezza;

   il 24 agosto 2020 si è tenuto un incontro tra il sindaco ed una delegazione di cittadini, ove è emersa la difficile situazione in cui versa la zona boschiva, aggravata peraltro dalla presenza di un solo agente di polizia locale per un comune di oltre cinquemila abitanti e con un'estensione di cinque chilometri quadrati;

   si ritiene la situazione in loco molto pericolosa, nonostante l'attenzione costante da parte delle forze dell'ordine, e si evidenzia, in proposito, che durante il precedente Governo il Ministero dell'interno a guida Lega aveva promosso iniziative ad hoc con la prefettura di Como contro lo spaccio nei boschi del comasco-varesino –:

   se e quali tempestive iniziative di propria competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alla problematica esposta in premessa e, in particolare, se intenda proseguire con quelle già intraprese dal suo predecessore, ovvero con quali iniziative, per quanto di competenza, intenda contrastare la spirale di degrado, ormai intollerabile per i cittadini, al fine di riportare la legalità e la sicurezza nei quartieri sopra citati e per restituire il bene alla pubblica utilità della cittadinanza.
(4-06681)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da La Stampa il 6 agosto 2020, la violenta aggressione ad opera di un immigrato di origine senegalese, Temoco Sibide, tornato poi in libertà subito dopo l'udienza di convalida, ai danni degli agenti di polizia, durante il suo arresto al mercato di piazza Foroni a Torino, rappresenta un caso eloquente che rispecchia il preoccupante quadro descritto dal questore di Torino, Giuseppe De Matteis, in una lunga intervista, rilasciata sulle pagine dello stesso quotidiano pochi giorni dopo l'accaduto, in merito alle criticità che affrontano oggi gli operatori delle forze dell'ordine che lavorano nell'attività di controllo del territorio;

   secondo quanto dichiarato da quest'ultimo e così come attestano i dati (solo a Torino nell'arco di un anno sono stati ben 71 gli agenti delle volanti rimasti feriti o contusi in attività operative), oggi i poliziotti vengono aggrediti con estrema facilità, la divisa non è percepita come un deterrente ed il senso dello Stato è ignorato;

   inoltre, sempre secondo le parole del questore, ultimamente la percezione è che gli episodi di violenza, minaccia, resistenza e lesioni ai danni degli operatori delle forze di polizia siano posti in essere con modalità tali non solo per fuggire e assicurarsi l'impunità, ma ormai per senso di «sfrontatezza, data dalla consapevolezza delle fragilità del nostro sistema normativo che, salvo in rari casi, consente la liberazione immediata dell'arrestato»;

   il preoccupante quadro emerso dall'intervista al questore di Torino non è un caso isolato o circoscritto poiché, purtroppo, anche più recenti fatti di cronaca hanno messo in evidenza i maggiori rischi che tutti i giorni gli operatori delle forze dell'ordine sono chiamati ad affrontare a causa di un clima di dilagante e allarmante violenza verso gli stessi alimentato da chi confida ormai in un senso di impunità generalizzata;

   la violenta aggressione di alcuni agenti di polizia avvenuta a Marina di Carrara nei giorni scorsi rappresenta solo l'ultimo dei tanti episodi di ingiustificati attacchi alle forze dell'ordine e a chi fa soccorso pubblico e ha messo ancor più in evidenza la necessità di un immediato intervento da parte delle istituzioni per contrastare la preoccupante e dilagante deriva di violenza e intolleranza verso questi operatori che durante il loro servizio, occorre sottolineare, rappresentano lo Stato e che hanno l'importante compito di garantire la sicurezza di tutti i cittadini;

   diverse organizzazioni sindacali di categoria, tra cui il Sap (Sindacato autonomo di polizia), hanno più volte denunciato questa gravissima situazione e la necessità che gli operatori della sicurezza e del soccorso pubblico vengano dotati di idonei strumenti e di adeguate tutele per poter svolgere in modo efficace e sicuro il proprio servizio;

   a parere dell'interrogante quanto sopra esposto è di estrema gravità e non può essere oltremodo tollerato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali immediate iniziative abbia già attivato o intenda assumere al fine di garantire maggiori tutele anche legali e adeguati strumenti operativi alle forze dell'ordine e a chi fa soccorso pubblico per consentire loro di poter svolgere in modo efficace e sicuro il proprio servizio.
(4-06685)


   ZOFFILI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano britannico The Telegraph ha recentemente reso noto che almeno sette alti membri di Hamas hanno già ricevuto la cittadinanza turca, incluso passaporto e documento di identità, mentre altri cinque sarebbero in procinto di completare lo stesso iter;

   in diversi casi, i membri dell'organizzazione terroristica sono stati registrati con nominativi turchi, per nasconderne la reale identità;

   la Turchia sta cercando da anni di entrare nell'Unione europea e questo significherebbe per i membri di Hamas, riparati in Turchia sotto la protezione del presidente Erdogan, la possibilità di muoversi liberamente anche sul territorio europeo e nella zona Schengen;

   il Governo italiano ha recentemente incontrato più volte esponenti del Governo turco, da ultimo il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che, nel giugno 2020, si è recato ad Istanbul per rinnovare la cooperazione con l'esecutivo di Erdogan –:

   come il Governo intenda scongiurare il pericolo di una infiltrazione dei più alti dirigenti di Hamas sul territorio nazionale italiano, eventualmente anche rivedendo la politica dei visti con la Turchia, e se abbia rafforzato i controlli alle nostre frontiere per bloccarne l'ingresso.
(4-06691)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il segretario generale del sindacato di polizia (Siulp) della provincia di Napoli, ha inviato una lettera al prefetto con la quale ha segnalato le problematiche relative al quasi assoluto diniego della licenza di porto di arma corta per difesa personale per il personale della polizia di Stato in servizio ed in quiescenza;

   il Siulp segnala che le richieste di licenza di porto di arma per difesa personale ricevano, come risposta dalla prefettura, il diniego per il rilascio a quanto richiesto con motivazioni del seguente tenore: «venute meno le esigenze connesse all'attività di servizio e configurandosi il rischio temuto dalla S.V. tutt'al più in termini astratti e generici, contrariamente a quanto, invece, richiesto dalla norma, secondo la quale il “dimostrato bisogno” deve essere fondato sull'ineludibile condizione di un pericolo concreto e attuale, prescindendo dalla componente psicologica di natura soggettiva»;

   questo avviene nonostante i dirigenti dei vari uffici di polizia attestino, a corredo della richiesta del richiedente, lo svolgimento di compiti e servizi che lo hanno esposto a eventuali rischi per l'incolumità personale in relazione all'attività svolta;

   sembrerebbe, quindi, all'interrogante che la prefettura consideri il porto d'arma per difesa quasi come un vezzo personale e non come un'opportunità concessa dallo Stato a tutela di chi ha sacrificato un'intera vita a tutela delle istituzioni in un territorio dalle dinamiche difficili;

   il Siulp segnala al prefetto la necessità di porre maggiore attenzione al personale in quiescenza perché questo, considerata la durata media dei processi, è spesso costretto a recarsi fisicamente nei tribunali per testimoniare nello svolgimento dei processi;

   il Siulp segnala anche che le problematiche denunciate per il personale in quiescenza sono, per altri versi, riscontrate anche per quello in servizio che richiede la stessa licenza –:

   se il Governo intenda impartire istruzioni alla prefettura di Napoli in merito ai criteri per la valutazione della concessione del porto d'armi per difesa personale che accolgano i rilievi sollevati dal Siulp.
(4-06693)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha posto, oltre ai gravissimi problemi di gestione sanitaria, anche delle non trascurabili problematiche sul piano della prevenzione dei rischi in ambito lavorativo soprattutto nel comparto scuola;

   il documento tecnico del mese di aprile 2020, con riferimento ai lavoratori maggiormente esposti a rischio contagio, ha evidenziato che rientrano nella categoria dei soggetti «fragili» le lavoratrici e i lavoratori di età superiore ai 55 anni, ovvero di età inferiore ai 55 anni con alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad esempio patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche);

   l'articolo 83 del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto la «sorveglianza sanitaria eccezionale», assicurata dal datore di lavoro, per i «lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell'età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da morbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità»;

   le ultime «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia» del 21 agosto 2020, prodotte dall'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con diverse istituzioni, tra cui il Ministero della salute, non hanno dato per gli interroganti il giusto contributo su tali lavoratori;

   il cosiddetto decreto «Cura Italia» aveva previsto, all'articolo 26, comma 2, delle tutele per i «lavoratori fragili»; tali provvedimenti sono stati poi prorogati fino al 31 luglio 2020 dall'articolo 74 del cosiddetto decreto «Rilancio», mentre nel cosiddetto «decreto di agosto» nulla è stato previsto;

   quindi dal 1° agosto 2020 i lavoratori che hanno una grave patologia e che non possono rientrare in servizio perché è ancora troppo alta la possibilità di contagio, sono a casa utilizzando le proprie ferie o in malattia con certificato medico, oppure sono costretti a rientrare al lavoro, con il rischio di contrarre il virus e aggravare la loro già difficile condizione di salute;

   pertanto, in riferimento a quanto sopra è evidente la necessità urgente di prevedere interventi adeguati alla luce di quanto esposto e tenuto conto che, a quanto risulta agli interroganti, ci sono almeno 5-6 persone per ogni istituto del comparto scuola, in tali situazioni critiche –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare per attivare tutte le procedure atte a garantire le tutele a favore dei lavoratori «fragili» del comparto scuola.
(5-04554)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   una anomalia normativa nella convenzione contro le doppie imposizioni fiscali italo-bulgara provoca notevoli disagi per i pensionati italiani residenti in Bulgaria;

   a causa di un intreccio tra le norme convenzionali e le interpretazioni delle istituzioni competenti italiane e bulgare, le pensioni dell'Inps di cittadini italiani residenti in Bulgaria vengono tassate alla fonte, in Italia, in palese contraddizione con il dettato della Convenzione;

   la convenzione fiscale stipulata dall'Italia con la Bulgaria prevede (articolo 16), sulla scorta del modello standard convenzionale Ocse, che «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato»;

   le pensioni dell'Inps pagate ad un residente della Bulgaria dovrebbero, in virtù di quanto stabilito dalla convenzione, essere tassate dalla Bulgaria (fanno eccezione le pensioni dei dipendenti pubblici che vengono tassate invece dallo Stato che le eroga);

   per poter ottenere la detassazione dall'Inps il pensionato che risiede all'estero, se in possesso dei requisiti, deve chiedere alla struttura Inps che ha in gestione la prestazione l'applicazione della normativa prevista dalla specifica convenzione utilizzando un apposito modulo della serie «EP-I»;

   il modulo predisposto unilateralmente dall'Italia, contiene una sezione in cui l'autorità fiscale del Paese di residenza del pensionato deve attestare che il richiedente è fiscalmente residente nel Paese (in questo caso la Bulgaria) secondo quanto previsto specificatamente dalla convenzione;

   le autorità fiscali della Bulgaria non utilizzano il suddetto modulo «EP-I», ma predispongono l'attestazione adoperando la propria modulistica;

   l'autorità fiscale bulgara rilascia due tipologie di certificati di residenza fiscale: 1. certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale in vigore tra la Repubblica di Bulgaria e uno Stato straniero; 2. certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi dell'articolo 4 della legge interna bulgara sui redditi delle persone fisiche;

   l'Inps ha deciso di considerare utile ai fini del buon esito delle domande di esenzione dall'imposizione in Italia delle pensioni delle gestioni previdenziali dei lavoratori privati soltanto le certificazioni attestanti espressamente la qualità di residente fiscale ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione in vigore tra l'Italia e la Repubblica di Bulgaria;

   per poter ottenere tale certificato, tuttavia, il pensionato interessato deve avere la nazionalità bulgara come stabilito, ed è qui l'anomalia rispetto a tutte le altre convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali stipulate dall'Italia, dall'articolo 1 della convenzione che statuisce, al comma 2, lettera b), che una persona fisica per essere considerata residente fiscale della Bulgaria deve possedere la nazionalità bulgara;

   a quanto risulta all'interrogante le agenzie fiscali bulgare non possono rilasciare a diversi nostri connazionali il certificato attestante la qualità di «residente fiscale» in Bulgaria ai sensi della suddetta convenzione e per questo motivo i pensionati italiani Inps residenti in Bulgaria vengono tassati alla fonte dall'Inps e non invece detassati, andando incontro ovviamente al rischio di essere nuovamente tassati in Bulgaria e sottoposti quindi a doppia tassazione –:

   se, alla luce di questa situazione e considerata l'impraticabilità di una pronta modifica dell'articolo 1, comma 2, lettera b), della suddetta convenzione, il Governo non ritenga opportuno dare disposizioni all'Inps di considerare utile al buon esito delle domande di esenzione dall'imposizione in Italia di pensione, che rientra nelle gestioni previdenziali dei lavoratori privati che si trovano nelle condizioni sopra citate, la certificazione attestante la qualità di residente fiscale in Bulgaria rilasciata dalle competenti autorità fiscali bulgare, anche se essa non contiene il riferimento alla suddetta convenzione, per evitare che possa determinarsi una doppia imposizione fiscale in Italia e nella Repubblica di Bulgaria.
(5-04550)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 4 luglio 2019, il Ministro pro tempore del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio aveva pubblicato il seguente post sulla sua pagina Facebook: «Oltre 5000 assunzioni all'INPS! Le annuncerò insieme al presidente Pasquale Tridico questo pomeriggio a Roma e in diretta Facebook»;

   in particolare il suddetto Ministro aveva fatto riferimento ai «3500 nuovi assunti e, presto, un concorso per altri 2000»;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha specificato che sono 3.507 i nuovi assunti «dal 1° luglio» 2019, mentre per «2000 partiranno concorsi da novembre», grazie al turn over legato alle uscite con quota 100;

   del concorso annunciato dal Ministro pro tempore Di Maio non c'è ancora traccia;

   di contro, il concorso Unico Ripam Lavoro per 1514 posti per personale non dirigenziale da inquadrare nei ruoli del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'ispettorato nazionale del lavoro e dell'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale – concorsi ed esami n. 68 del 28 agosto 2019, le domande sono scadute l'11 ottobre 2019. Il loro ammontare totale, a quanto consta all'interrogante, supera le 104.000 unità;

   per questo concorso non sono mai state rese note le date per le prove preselettive, quindi l'iter procedurale è sostanzialmente fermo dall'ottobre 2019;

   è innegabile l'urgenza di immettere forze fresche nell'amministrazione statale, soprattutto in quelle maggiormente coinvolte dall'emergenza Covid-19, al fine di velocizzare e snellire le procedure collegate alla tutela della capacità produttiva della nazione e alla salvaguardia delle capacità lavorative, in particolare la cassa integrazione guadagni –:

   quali siano le tempistiche per l'emanazione del concorso Inps annunciato per novembre 2019;

   quali siano le tempistiche per le prove concorsuali del concorso Unico Ripam Lavoro scaduto l'11 ottobre 2019.
(4-06692)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del 16 ottobre 2001 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro delle attività produttive e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è stato istituito il Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, così come previsto dall'articolo 114, comma 10, della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

   l'attività del parco sarebbe stata caratterizzata da molteplici criticità che ne avrebbero limitato l'operatività e, conseguentemente, la capacità di promuovere e dare nuovo impulso allo sviluppo di un territorio già fortemente compromesso dalla dismissione delle attività minerarie e industriali;

   questa situazione controversa si esplicherebbe con il lungo periodo di commissariamento del parco, circa 13 anni in 19 dall'istituzione;

   tra i numerosi elementi controversi, acquisterebbe particolare rilievo la questione del personale del Parco che, per stessa ammissione degli organi di vertici, sarebbe fortemente sottodimensionata rispetto a obiettivi e competenze dell'ente: la carenza degli organici, ad esempio, sarebbe stata una delle cause addotte dall'amministrazione all'indomani dell'uscita del Parco geominerario dalla rete Geoparks Unesco;

   il Piano del fabbisogno del personale (periodo 2019-2021) confermerebbe questa situazione, allorquando affermerebbe che: «Risulta evidente il bisogno in primo luogo di portare a compimento la pianta organica definita dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Ragion per cui risulta difficile operare, tenuto conto delle incombenze gestionali-amministrative a cui è chiamato per la sua natura l'ente»;

   a fronte di questa situazione, dalle azioni svolte dall'ente, emergerebbe un diverso orientamento rispetto all'asserita urgenza di colmare le carenze di organico o, quanto meno, secondo procedure in armonia con la norma;

   nel corso del 2015, ad esempio, sarebbero stati banditi dei concorsi, per titoli ed esami, per l'assunzione di dieci figure professionali e che a seguito dell'espletamento delle selezioni, sarebbero state assunte «5 (cinque) unità a tempo pieno e indeterminato e 6 (sei) unità a tempo parziale e indeterminato, pari ad 11 (undici) unità e al 60 per cento dei posti disponibili in pianta organica»;

   nonostante sette graduatorie sarebbero tuttora vigenti (scadenza al 30 settembre 2020, ex articolo 1, comma 148, legge 27 dicembre 2019, n. 160), l'8 giugno 2020 sarebbe stato pubblicato sul sito dell'ente un nuovo avviso di selezione per l'assunzione di 5 figure a tempo pieno e determinato, per profili che, secondo le organizzazioni sindacali, potrebbero essere facilmente individuati nelle graduatorie approvate nel 2015;

   inoltre, le citate selezioni del 2015 avrebbero garantito un più elevato grado di verifica delle competenze dei candidati e di maggiore trasparenza delle procedure, prevedendo prove scritte, orali e valutazioni titoli a fronte delle selezioni dell'8 giugno 2020 che si limiterebbero alla valutazione per soli titoli e colloquio;

   quanto esposto non sarebbe in linea col decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, secondo il quale l'avvio di nuove procedure concorsuali dovrebbe essere subordinato alla verifica dell'avvenuta immissione in servizio, nella stessa amministrazione, di tutti i vincitori collocati nelle proprie graduatorie vigenti di concorsi pubblici, sia per posizioni a tempo indeterminato che a tempo determinato;

   sembrerebbe che l'ente non abbia preventivamente verificato la presenza di personale a tempo parziale i cui profili potrebbero rispondere alle posizioni oggetto di concorso, circostanza che, se accertata, farebbe sorgere un diritto di precedenza del dipende (ex articolo 3, comma 101, della legge n. 244 del 2007) con l'obbligo per l'Amministrazione di trasformare il rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare la correttezza nella gestione del personale e nelle procedure concorsuali avviate dal Parco geominerario della Sardegna, anche al fine di rimuovere casi di sottodimensionamento o demansionamento e ripristinare la dignità del lavoro e il rispetto della normativa vigente in materia di procedure di selezione.
(4-06687)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2020 il Ministero dell'istruzione ha siglato con i sindacati un protocollo d'intesa per garantire il rientro a scuola a settembre, il quale prevede di «attivare la collaborazione istituzionale con il Ministero della salute, il Commissario straordinario e l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, affinché si dia l'opportunità di svolgere test diagnostici per tutto il personale del sistema scolastico statale e paritario, incluso il personale supplente, in concomitanza con l'inizio delle attività didattiche e nel corso dell'anno, nonché di effettuare test a campione per la popolazione studentesca con cadenza periodica»;

   a quanto di conoscenza degli interpellanti, i professori e l'intero personale scolastico possono effettuare i test sierologici su base volontaria presso gli studi dei medici di base a partire dalla data del 24 agosto 2020;

   secondo molteplici articoli giornalistici, a due giorni dall'avvio dei test si sono verificate problematiche dovute alla preoccupazione dei medici di famiglia a praticare i test suddetti, in quanto non vi sarebbero, ancora da oggi, le giuste garanzie per svolgerli in sicurezza presso i propri studi medici. Oltretutto, ci sono stati ritardi nella distribuzione e di conseguenza ricevimento, su tutto il territorio nazionale, dei kit sierologici Covid-19 necessari per un adeguato screening dell'intero personale scolastico;

   vengono segnalati, ancora oggi, casi di medici di base che in varie regioni italiane si rifiutano di effettuare i test sierologici al personale addetto o che chiedono di essere pagati per la prestazione, creando situazioni problematiche nella contingenza della riapertura delle scuole prevista per il primo settembre 2020;

   sembrerebbe, infatti, che circa il 35 per cento dei medici di famiglia si rifiuti di effettuare i test ai propri pazienti del personale scolastico per tutte le problematiche e i ritardi sopra esposti –:

   quali iniziative i Ministri interpellati intendano porre in essere per garantire la ripresa dell'anno scolastico in sicurezza al fine di tutelare la salute degli studenti, dei docenti e dell'intero personale scolastico;

   se ritengano opportuno potenziare l'attività di comunicazione sull'importanza e necessità dello screening e se sussistano le condizioni di sicurezza per effettuare i test anche nei locali scolastici, così come suggerito dal Sindacato dei medici italiani, in modo da aumentare la percentuale di personale scolastico sottoposto al test e rendere maggiormente efficiente la campagna contro la diffusione del Covid-19 all'interno delle strutture scolastiche del nostro Paese.
(2-00917) «Suriano, Casa, Vacca, Bella, Carbonaro, Cimino, Del Sesto, Iorio, Mariani, Melicchio, Ricciardi, Testamento, Tuzi, Valente, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello; Alaimo, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Berardini, Berti, Bilotti, Bruno, Buompane, Cadeddu, Cancelleri».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA e VIZZINI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   le principali misure utilizzate per contrastare la pandemia Covid-19, non esistendo ancora né vaccino né terapia medica specifica, consistono nei metodi di isolamento e distanziamento sociale;

   per affrontare la fase di convivenza con il virus, l'articolo 2 del cosiddetto «decreto Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020) ha previsto un rafforzamento strutturale della rete ospedaliera del Servizio sanitario nazionale, mediante l'adozione di specifici piani regionali di riorganizzazione, in grado di fronteggiare in maniera adeguata le emergenze pandemiche come quella da Covid-19;

   i piani regionali di riorganizzazione delle reti ospedaliere, sottoposti all'approvazione del Ministero della salute, sono recepiti nei programmi operativi regionali per la gestione dell'emergenza Covid-19 (di cui all'articolo 18 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020);

   la separazione dei percorsi assistenziali di accesso alle strutture sanitarie, alle aziende ospedaliere e agli ambulatori territoriali è uno strumento di contenimento del contagio che tutela sia i pazienti più fragili con patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche e patologie croniche, sia gli operatori sanitari che inevitabilmente sono tra i soggetti maggiormente a rischio d'infezione da Sars-CoV-2;

   è necessario valutare a livello nazionale la concreta attuazione delle modalità di differenziazione dei percorsi assistenziali nelle aziende ospedaliere e nei territori per i pazienti sospetti o affetti da Sars-Cov-2 e per i pazienti con patologia cronica, anche in vista della fase autunnale e della eventuale possibile nuova esacerbazione dei contagi, considerando in particolare:

    a) percorsi assistenziali di accesso alle strutture sanitarie, inclusi i pronto soccorso, differenziati a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-CoV-2;

    b) specifici percorsi assistenziali di accesso nelle aziende ospedaliere per i pazienti con patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche, patologie croniche differenziati, a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-CoV-2;

    c) specifici percorsi assistenziali di accesso negli ambulatori territoriali sia per le cure primarie, sia per la medicina specialistica ambulatoriale, a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-CoV-2 anche in previsione della campagna di vaccinazione antinfluenzale –:

    se il Governo intenda valutare l'opportunità di adottare, d'intesa con la Conferenza unificata, un protocollo di monitoraggio della attuazione dei percorsi assistenziali specifici per garantire una uniformità di presa in carico differenziata per le patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche, croniche su tutto il territorio nazionale.
(5-04552)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e NESCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Coronavirus, che ha colpito la popolazione su scala mondiale, arrivando ad alterare le dinamiche dell'economia globale, ha anche seriamente danneggiato alcuni settori produttivi e minaccia di produrre la perdita di numerosi posti di lavoro;

   nello stesso tempo un numero sempre maggiore di persone si sta avvalendo dei servizi offerti dalle società di telecomunicazione e dei media e in particolare della rete internet con una crescente attenzione alla domanda di connettività il cui accesso, mai come in questo periodo storico, deve essere garantito a tutti coloro che ne hanno bisogno ed in modo sicuro ed affidabile;

   è noto che per far fronte all'attuale situazione causata dalla diffusione del virus Covid-19, il settore delle telecomunicazioni sta concentrando i propri sforzi nel garantire che le imprese restino connesse alla rete. In tal senso, il decreto cosiddetto «Cura Italia», all'articolo 82, comma 5, stabilisce che «le imprese fornitrici di reti e servizi di comunicazioni elettroniche accessibili al pubblico sono imprese di pubblica utilità»;

   nell'attuale situazione, dove moltissime persone lavorano da casa, gli strumenti di comunicazione e collaborazione da remoto hanno un compito essenziale nel garantire un ottimale svolgimento delle attività: queste tecnologie digitali sono infatti chiamate a svolgere un ruolo chiave soprattutto in questa fase di riorientamento. La pandemia sta accelerando il ritmo della trasformazione digitale in quanto le aziende non solo stanno imparando a lavorare da remoto, ma anche a cambiare il loro modo di fare business;

   i provider di servizi di rete hanno sottolineato come la loro infrastruttura sia in grado di supportare l'aumento della domanda. Infatti, i principali attori nel mercato delle telecomunicazioni sono perfettamente in grado di aumentare la capacità, dal momento che questa è cresciuta del 30-40 per cento all'anno negli ultimi dieci anni;

   dal punto di vista delle telecomunicazioni, questa crisi ha sfidato l'industria a investire nelle infrastrutture esistenti e ad un rapido ricambio della tecnologia in generale. Con l'infrastruttura delle telecomunicazioni messa alla prova fino al limite, è imperativo che vengano messe in atto misure di salvaguardia;

   è difficile prevedere come le tendenze nei consumi evolveranno nelle prossime settimane, quindi anche come i provider di rete possano essere pronti per il futuro. Anche se gli operatori di rete in Europa hanno segnalato significative discontinuità nel traffico, le infrastrutture di rete rimangono solide, pronte a soddisfare la crescente domanda e a mantenere le imprese connesse –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per garantire un efficiente utilizzo della rete internet sia come servizio alle famiglie che alle imprese, nonché quali iniziative in un approccio proattivo siano state già intraprese al fine di migliorare le prestazioni nell'infrastruttura di telecomunicazioni esistente.
(5-04551)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'università di Pisa, come annunciato dal rettore, ha deciso di ridurre le attività in presenza nelle aule fino alla fine del 2020, a titolo precauzionale per il post emergenza coronavirus;

   tale decisione trova il parere contrario sia del sindaco che delle associazioni di categoria, preoccupati per l'impatto negativo sull'economia locale, già in seria difficoltà per colpa del passato lockdown;

   la scelta di posticipare al 2021 gran parte delle lezioni avrebbe, infatti, effetti disastrosi sull'economia pisana;

   occorre valutare tutti gli aspetti, in termini di economia, occupazione e redditività;

   si tratta di un giro di consumi generato dall'ateneo pisano di circa 200 milioni di euro, che si estende principalmente tra affitti, ristorazione, generi alimentari, attività turistico-ricettive, librerie, copisterie, e altro;

   l'università di Pisa è una eccellenza indiscussa al livello mondiale, che fa della competenza e della ricerca i suoi punti di forza che l'hanno resa famosa a livello nazionale e internazionale;

   l'ateneo ha tutte le carte in regola per organizzare una ripresa normale della didattica presenziale, sfruttando le tante grandi e moderne strutture messe a disposizione da parte del sindaco di Pisa all'ateneo;

   il Ministro interrogato si è pronunciato di recente riguardo alla questione della riapertura degli atenei a settembre per il nuovo anno accademico 2020/2021 e ha dichiarato che «si ritornerà in presenza, nel rispetto delle norme anti-Covid» e che sarebbe stato adottato un sistema misto che prevede che «alcuni studenti seguiranno le lezioni in aula, mentre altri seguiranno le lezioni online» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per dare seguito a quanto dichiarato sul tema della ripresa dell'attività didattica negli atenei italiani, come riportato in premessa, anche al fine di non creare un danno economico irreparabile e di immagine alle città e ai territori in cui sono presenti sedi universitarie, come nel caso sopra descritto.
(4-06688)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Donzelli n. 3-01732, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta orale Montaruli e altri n. 3-01733, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-06647, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.