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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 31 agosto 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 9 agosto 2020 si sono celebrate in Bielorussia le elezioni per il rinnovo della carica di Capo dello Stato, che nella repubblica presidenziale bielorussa è eletto in modo diretto in forza di un sistema elettorale che impone un quorum pari alla maggioranza assoluta degli elettori e di una norma costituzionale, modificata con referendum nel 1996, che non prevede limiti al numero di mandati consecutivi;

    dal 1994 ad oggi ricopre la carica di presidente della Repubblica di Bielorussia, senza soluzioni di continuità, Aleksandr Lukashenko, che ha ottenuto per la sesta volta la conferma del mandato quinquennale, attestandosi secondo i comunicati ufficiali ad una percentuale di sì pari all'80 per cento dei voti contro il 10 per cento riportato dalla principale antagonista, Svjatlana Cichanoŭskaja;

    tenuto conto del mancato rinnovo dei vertici dell'Osce e dunque della debolezza politica di tale organizzazione ai fini di una de-escalation della situazione, l'ufficio dell'Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr), che non ha mai riconosciuto ai processi elettorali in Bielorussia la conformità a standard di trasparenza e regolarità, per la prima volta dal 1991 non ha potuto svolgere il monitoraggio sulle operazioni di voto e di spoglio in quanto le autorità bielorusse hanno mancato di estendere in tempo utile l'invito per l'invio di osservatori internazionali indipendenti. Su tale circostanza si è espressa anche l'assemblea parlamentare dell'Osce, che ha lamentato la mancata osservanza da parte di Minsk degli obblighi a cui sono tenuti tutti gli Stati membri dell'organizzazione in base alla Carta di Copenhagen del 1990;

    l'Odihr e altre organizzazioni internazionali avevano già criticato pubblicamente le iniziative intimidatorie nei confronti dell'opposizione assunte dalle autorità bielorusse durante la campagna elettorale, culminate nell'arresto di numerosi potenziali candidati, cui è stata impedita la registrazione della candidatura o il coinvolgimento nella formazione delle commissioni elettorali;

    alle elezioni presidenziali di quest'anno si era, in particolare, candidato un uomo d'affari e blogger, Siarhei Tsikhanouski, arrestato alla fine di maggio 2020 con l'accusa di spionaggio. Successivamente, il 19 giugno 2020 il presidente Lukashenko aveva annunciato di aver «sventato un tentativo di colpo di Stato», facendo arrestare il maggiore rivale d'opposizione, Viktar Babaryka. Il gruppo per i diritti umani Viasna ha stimato che, tra l'inizio di maggio e l'inizio di agosto, sono state arrestate circa 1.300 persone a vario titolo impegnate nelle fila dell'opposizione al presidente Lukashenko;

    il vasto movimento di protesta che si è levato in tutto il Paese è stato definito dal presidente Lukashenko come il portato di un «complotto straniero» ordito dagli Stati Uniti, dalla Nato o anche dall'Ucraina e dalla stessa Russia, tradizionale alleato con cui però i rapporti sono al minimo storico. Lukashenko ha anche accusato la Bbc di svolgere un ruolo attivo nell'azione di destabilizzazione del Paese e ha minacciato di espellere i media internazionali, giudicati troppo focalizzati sulle imminenti elezioni;

    dopo l'arresto del marito Siarhei Tsikhanouski e dopo l'arresto di Babaryka, Svjatlana Cichanoŭskaja è riuscita a registrarsi come candidata di opposizione al presidente in carica ma l'ondata repressiva seguita all'annuncio sull'esito elettorale l'ha indotta a lasciare il Paese e a riparare in Lituania;

    il contesto in cui si è formalizzata la candidatura di Svjatlana Cichanoŭskaja aveva determinato, per la prima volta dopo oltre vent'anni di dominio del sistema di potere di Lukashenko, un sostegno crescente all'opposizione al presidente Lukashenko da parte di un numero inedito di cittadini bielorussi, stretti intorno alle ulteriori due leader donne: Veronika Tsepkalo, moglie di un imprenditore liberale che si era candidato ma che aveva dovuto lasciare il Paese dopo la minaccia di arresto, e Maria Kolesnikova, coordinatrice della campagna elettorale di Viktor Babaryka;

    l'esito ufficiale delle elezioni ha suscitato reazioni di protesta in tutto il Paese cui le forze di sicurezza bielorusse hanno reagito con un ciclo di dure azioni repressive. Di fronte alla straordinaria dimensione della protesta, agli scioperi generalizzati, alle catene umane di migliaia di donne e anche di uomini che dimostrano contro Lukashenko, continua a crescere il numero delle vittime, dei feriti e delle migliaia di persone arrestate e sparite, tra cui osservatori indipendenti e giornalisti, compreso un reporter italiano liberato dopo le veementi proteste della Farnesina;

    la comunità internazionale ha alzato in modo coeso la propria voce a sostegno delle istanze del popolo bielorusso, invitando il governo bielorusso a cessare la repressione, a pubblicare i reali risultati delle elezioni e a ripristinare diritti e libertà fondamentali, a partire dalla libertà di riunione pacifica, dalla libertà di espressione e di stampa;

    oltre all'Osce, l'Unione europea si è subito espressa attraverso la presidente Von der Leyen che ha dichiarato che: «Non c'è posto in Europa per chi bersaglia e reprime con violenza chi protesta pacificamente. I diritti fondamentali in Bielorussia devono essere rispettati», chiedendo alle autorità di assicurare che i voti dell'elezione siano contati e pubblicati;

    l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Josep Borrell, ha convocato su proposta polacca, un consiglio degli affari esteri straordinario anche per discutere del voto in Bielorussia, da lui definito «non libero e non equo», arrivando a prospettare possibili sanzioni da parte dell'Unione europea;

    il presidente dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Rik Daems ha dichiarato che le elezioni bielorusse sono state «ben lungi dall'essere libere ed eque: i candidati non hanno potuto competere e fare campagne liberamente, ci sono state gravi restrizioni alla libertà di riunione e alla libertà di espressione – comprese le detenzioni diffuse di manifestanti pacifici, attivisti e giornalisti – e l'integrità del voto anticipato è stata messa in discussione», esortando le autorità a dare prova della massima moderazione e ad assicurare il libero esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente agli obblighi e agli impegni internazionali della Bielorussia;

    l'assemblea del Consiglio d'Europa – consesso cui la Bielorussia ha chiesto di aderire nel 1997 senza però assicurare le condizioni necessarie in termini di progresso democratico, per cui il processo di adesione è allo stato congelato – ha da tempo esortato le autorità bielorusse ad evolvere verso un «sistema politico veramente competitivo» in cui partiti e candidati possano registrarsi e fare campagna senza ostacoli e gli elettori possano fare scelte libere e informate;

    l'Italia intrattiene con la Bielorussia proficui e costanti rapporti bilaterali fin dal 1992, come confermano il quadro di accordi siglati tra i due Paesi, la visita del presidente Lukaschenko in Italia nel 2016 e le numerose iniziative di solidarietà intraprese dalla società civile italiana nei confronti dei minori bielorussi colpiti dalla tragedia di Chernobyl. L'Italia è soprattutto impegnata nel dialogo con Minsk sul terreno dei diritti umani, in particolare per l'abolizione o la moratoria della pena di morte, al fine di facilitare il dialogo con l'Unione europea e promuovere la reintegrazione della Bielorussia nella comunità politica internazionale, anche attraverso la modernizzazione dell'economia, la mobilità ed i contatti a livello di società civili così come nelle comuni iniziative incentrate sulla memoria delle vittime del nazifascismo;

    il Governo italiano ha espresso profonda preoccupazione per l'ondata di arresti indiscriminati di questi giorni a Minsk, così come per la compressione dei principali diritti civili e delle fondamentali libertà democratiche, inclusa quella di stampa, invitando le autorità di Minsk ad avviare al più presto un dialogo con le opposizioni e a mettere in atto tutte le misure necessarie ad allentare le tensioni, assicurando sostegno ad una Bielorussia stabile e democratica,

impegna il Governo:

   a richiedere alle autorità bielorusse di astenersi da ogni ulteriore misura repressiva nei confronti della popolazione, dalla violazione dei diritti umani e delle libertà civili e a riconoscere i diritti e le prerogative dell'opposizione;

   a proseguire nell'impegno a sostegno delle aspirazioni del popolo bielorusso rispetto ad un ordinamento interno improntato al rispetto degli standard internazionali in materia di Stato di diritto e di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, tenendo conto di tali parametri in eventuali accordi bilaterali in materia di reciproca promozione e protezione degli investimenti e di ulteriori accordi bilaterali;

   a favorire misure di accoglienza e protezione nei confronti dei cittadini bielorussi costretti a lasciare il Paese per sfuggire alla repressione;

   a sostenere la presidenza di turno dell'Osce, al momento detenuta dall'Albania, nella mediazione politica, operando per una celere nomina di un nuovo segretario generale dell'Osce per rafforzare l'impegno diplomatico;

   a sostenere l'attivazione di procedure internazionali per l'accertamento delle responsabilità personali nelle violazioni dei diritti umani e delle libertà civili, concentrando eventuali misure sanzionatorie verso chi se ne sia reso responsabile, senza che le loro negative conseguenze ricadano sui cittadini e sulla società civile;

   a sostenere tutte le iniziative che l'Unione europea e l'Osce assumeranno per ridurre l'attuale tensione e promuovere l'apertura di una nuova fase nella vita politica della Bielorussia.
(7-00537) «Fassino, Cabras, Formentini, Suriano, Zoffili, Quartapelle Procopio, Valentini, Migliore, Palazzotto, Lupi, Boldrini».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza epidemiologica da COVID-19, come riportato da numerosi operatori del settore, ha colpito negativamente i processi produttivi e di approvvigionamento per varie aziende delle piccole D.O.P. piemontesi, con particolare riguardo per il Castelmagno D.O.P., il Robiola di Roccaverano D.O.P., il Murazzano D.O.P., l'Ossolano D.O.P. e la Raschera D.O.P., veri e propri presidi economici per il territorio;

    le predette criticità derivano, oltre che dal difficile contesto economico, dalle numerose limitazioni conseguenti alle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, che ha colpito duramente le filiere bloccando logistica, distribuzione e rivendita dei prodotti, basti pensare che si tratta di D.O.P. fortemente diffuse nel canale HORECA, che comprende alberghi e ristoranti, tra le ultime attività che potranno tornare a pieno regime nella fase di ripartenza;

    tali difficoltà costituiscono nuovi ed ulteriori costi ed impedimenti per le filiere di questi prodotti tipici che, a causa di disciplinari di produzione tra i più rigorosi del settore caseario, hanno costi di produzione di per sé già molto elevati;

    per quanto attiene al Castelmagno D.O.P., si riporta inoltre come i produttori stiano vendendo il 60 per cento del latte prodotto, ricavando una cifra di circa 28,50 centesimi per litro, a fronte di un costo di produzione pari a 57 centesimi per litro, con 4.000 chilogrammi di prodotto invenduto per settimana, con un danno stimato di euro 40.000 a settimana per le aziende del settore;

    per il Robiola di Roccaverano D.O.P. si stima un invenduto settimanale pari a 2.000 chilogrammi, equivalente a circa 13.000 chilogrammi di latte, corrispondenti ad un danno di euro 20.000 a settimana per il comparto, la situazione per questa filiera risulterebbe ulteriormente compromessa a seguito del calo delle quotazioni dei capretti, fenomeno che ha inciso anche sulle quotazioni degli ovini per la produzione di Murazzano D.O.P., formaggio che, peraltro, necessita consumo e commercializzazione in tempi brevi;

    parimenti, per l'Ossolano D.O.P. si registrano notevoli problemi dovuti ai quantitativi di formaggio invenduto, nonché per la necessità di collocare dai 300 ai 600 quintali di latte a settimana;

    per natura della posizione delle filiere produttive di questi prodotti, l'assenza di misure ad hoc per filiere di produzione casearia D.O.P. situate in aree montane e rurali, al netto delle già esistenti difficoltà di ordine economico e logistico, danno luogo ad un contesto di concorrenza sleale tra piccoli e grandi produttori, i quali sono in grado di abbattere i costi di produzione dei prodotti ricorrendo a processi produttivi di qualità inferiore,

impegna il Governo:

   a disporre tutte le misure necessarie per fornire finanziamenti a fondo perduto per le aziende delle filiere produttive quali, ad esempio, quelle di cui in premessa, anche al netto del sopravvenuto crollo dei prezzi di vendita di latte e bestiame;

   ad adottare iniziative volte a prevedere, anche con gli operatori del settore, la certificazione D.O.P. dei prodotti da parte di un ente terzo, come l'Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio (ONAF), mediante un esame olfattivo e gustativo finale, al fine di tutelare la qualità, tipicità e la specificità di una filiera nobile simbolo del Made in Italy, nonché presidio produttivo dei territori, dai danni derivanti dalla concorrenza sleale dovuta a prodotti risultanti di catene produttive industriali di qualità inferiore.
(7-00535) «Ciaburro, Caretta».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    in base a quanto emerso a mezzo stampa, Egitto e Paesi Bassi starebbero perseguendo pratiche commerciali sleali per quanto attiene alla vendita dell'uva da tavola;

    l'allarme è stato lanciato da CIA-Agricoltori italiani, in merito all'invasione dell'uva da tavola egiziana nei mercati europei con l'intermediazione olandese, pratica sleale permessa dall'accordo di libero scambio tra Unione europea ed Egitto, il quale ha agevolato l'ingresso di uve nordafricane nel continente;

    i prezzi delle uve egiziane sono infatti fortemente influenzati dal bassissimo costo della manodopera, al contrario della filiera italiana, che ha oneri molto più elevati in virtù delle qualità organolettiche dei prodotti, della loro sicurezza fitosanitaria, per l'incidenza del fattore lavoro, della qualità dei processi produttivi ed anche in virtù delle nuove operazioni messe in campo con le regole sanitarie di contenimento del COVID-19, tutte variabili economiche che, nel caso egiziano, non sono rispettate;

    in Europa la produzione di uva da tavola continua a diminuire per minore redditività, dovuta a crescenti costi di produzione e ad una forte competizione da parte di altri fornitori internazionali di uva ed alle crescenti importazioni di prodotti a basso costo di produzione e manodopera, legati a pratiche commerciali sleali che comportano una contrazione della produzione e del mercato europeo;

    i Paesi Bassi sono il principale Paese europeo per movimentazione di uva a provenienza extra-UE e, insieme al Regno Unito, hanno importato, nel 2019, il 70 per cento del prodotto egiziano in Europa;

    con tali livelli di movimentazione di merci, le associazioni ed i sindacati di categoria hanno espresso a gran voce preoccupazione per il rischio che la distribuzione dia spazio sugli scaffali prevalentemente a uve straniere con prezzi fortemente ridotti a scapito e detrimento dei prodotti nazionali,

impegna il Governo:

   a richiedere una revisione degli accordi tra Unione europea ed Egitto per tutelare i produttori mediterranei dalla concorrenza sleale costituita da differenti costi del lavoro e di produzione, con particolare riguardo al comparto agroalimentare;

   ad agire in sede europea contro le attività di intermediazione, importazione e commercio sleale messe in atto dai Paesi Bassi per quanto attiene alle importazioni agroalimentari in Unione europea, anche tramite l'imposizione di severi standard europei di qualità per preservare i consumatori dell'Unione da prodotti di fattura e qualità scadenti;

   a stimolare le esportazioni ed il commercio dei prodotti agroalimentari nazionali italiani nei mercati esteri al netto della forte concorrenza costituita da Paesi con manodopera agricola a basso costo.
(7-00536) «Ciaburro, Caretta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   il 10 settembre 2020, si riuniranno i rappresentanti dei Paesi europei per decidere quale città prenderà il posto di Londra come sede per il Tribunale europeo dei brevetti, dopo l'ufficializzazione della Brexit;

   da notizie a mezzo stampa, al momento, le uniche candidature pervenute sui tavoli europei sono quelle di Parigi e Amsterdam; mentre l'Italia non ha ancora attivato le procedure per una candidatura;

   secondo le ultime stime riportate da Il Sole 24 ore, la sede del tribunale rappresenterebbe, potenzialmente, un'occasione di indotto consistente per il nostro Paese a circa 300 milioni di euro all'anno. A questo si aggiungerebbero i guadagni anche di attività collaterali come quelle degli studi legali specializzati, dei politecnici o dei poli universitari specializzati. L'Italia, inoltre, avrebbe buone chance di spuntarla sugli altri più accreditati nomi in lizza, Parigi e Amsterdam, in quanto il nostro Paese «è uno dei primi in Europa per numero di brevetti registrati». Inoltre, la capitale francese ospita già la Corte centrale, mentre nei Paesi Bassi si trova già l'Agenzia europea per il farmaco (Ema);

   a inizio agosto 2020 gli esponenti della maggioranza avrebbero inviato una lettera al Ministro degli affari esteri, Luigi Di Maio, per chiedere che venga presa «una decisione rapida e condivisa da parte del Governo, in tempo utile per ufficializzare la candidatura prima della riunione del Comitato del 10 settembre 2020»;

   considerando che l'auspicio di tutti è che la decisione del Governo italiano in merito a quale città candidare sia basata solo su fattori oggettivi, di sostenibilità infrastrutturale e capacità logistiche ed economiche della città stessa;

   le città di Torino e di Milano hanno manifestato interesse a ospitare la sede del Tribunale europeo dei brevetti;

   Milano si sta già preparando ad ospitare la sede secondaria del tribunale unificato dei brevetti, già assegnata;

   a tal proposito, Milano e la Lombardia avevano fatto sentire la loro voce in una lettera inviata prima di Ferragosto a Palazzo Chigi firmata congiuntamente dallo stesso governatore Fontana, dal sindaco Beppe Sala, dal presidente della camera di commercio Carlo Sangalli, da quello di Assolombarda, Alessandro Spada, e da Diana Bracco, presidente del cluster tecnologico nazionale Alisei: «Dal momento che l'Italia è uno dei Paesi membri con il maggior numero di brevetti registrati, appare conseguente che la divisione centrale venga ospitata nel nostro Paese e che il Governo proponga con convinzione la città di Milano quale sede più adatta». Il perché è presto spiegato: «Milano è una delle città europee più innovative: delle 4.456 richieste di brevetto presentate dall'Italia presso lo European patent office 2019, il 21 per cento proviene da qui, 940, e si arriva al 34 per cento, 1.493, considerando la Lombardia, la quale ha registrato un tasso di crescita del 20 per cento rispetto al 2014, risultato che supera quello della Baviera»;

   inoltre, l'amministratore delegato di Arexpo ha messo a disposizione uno spazio di Mind, il distretto dell'innovazione e della ricerca che sta sorgendo sul milione di metri quadrati di Expo, per ospitare la sede del tribunale europeo dei brevetti, e che, vista l'affinità delle materie, permetterebbe un link logistico facile e apprezzabile. In Mind sarà difatti, presente tutta la filiera della ricerca e dell'innovazione, le facoltà scientifiche della Statale, l'Human Technopole che è l'istituto di ricerca più importante d'Italia, la ricerca applicata del nuovo Galeazzi e la ricerca privata con già più di 90 aziende che hanno chiesto di insediarsi nell'area;

   sono in corso contatti tra Torino e Milano per verificare la possibilità di una candidatura comune –:

   se il Governo abbia intenzione di sostenere la candidatura di una città italiana per la sede del Tribunale europeo dei brevetti in vista della riunione del 10 settembre 2020 e, in caso affermativo, quale città italiana vorrà sostenere e per quali ragioni.
(2-00913) «Berlinghieri, Quartapelle Procopio, Fiano, De Luca, Ciampi, Bruno Bossio, Serracchiani, Boldrini, Benamati, Bonomo, Pellicani, Piccoli Nardelli, Soverini, Lacarra, Frailis, Carla Cantone, Di Giorgi».

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   è destinata a far discutere l'ordinanza n. 692 dell'11 agosto 2020 emanata dal capo del dipartimento della Protezione civile recante «ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

   in particolare, con l'intento, certamente condivisibile, di garantire l'ordinato svolgimento dei compiti istituzionali del Ministero della salute, il dottor Borrelli ha disposto che «le disposizioni di cui all'articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, non si applicano ai provvedimenti di conferimento, di proroga e di rinnovo di incarichi di titolarità di uffici di diretta collaborazione, di cui all'articolo 14 comma 2 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, del Ministro della salute, ferma restando la gratuità dell'incarico»;

   il citato articolo 5, comma 9, recita testualmente: «È fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2011, nonché alle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'istituto nazionale di statistica (Istat) ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 nonché alle autorità indipendenti ivi inclusa la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Alle suddette amministrazioni è, altresì, fatto divieto di conferire ai medesimi soggetti incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni di cui al primo periodo e degli enti e società da esse controllati, ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e dei componenti o titolari degli organi elettivi degli enti di cui all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125. Gli incarichi, le cariche e le collaborazioni di cui ai periodi precedenti sono comunque consentiti a titolo gratuito. Per i soli incarichi dirigenziali e direttivi, ferma restando la gratuità, la durata non può essere superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ciascuna amministrazione. [...]»;

   con l'ordinanza in esame, emanata nel mese di agosto e in piena emergenza sanitaria, si deroga alla vigente normativa; per effetto di tale ordinanza si è potuto procedere alla proroga dell'incarico del capo di gabinetto del Ministro della salute dottor Goffredo Zaccardi, classe 1943, ex consigliere di Stato, già capo di gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico;

   il mandato del capo di gabinetto del Ministro della salute, infatti, sarebbe scaduto a breve, trattandosi di lavoratore collocato in quiescenza, il cui incarico dirigenziale, pertanto, ai sensi di legge, «non può essere superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ciascuna amministrazione» –:

   se non intenda adottare iniziative per la revisione dell'ordinanza n. 692 dell'11 agosto 2020, firmata dal capo del dipartimento della protezione civile, dottor Angelo Borrelli, considerato che, per l'interrogante, risulta di dubbia legittimità, non essendo, peraltro, in alcun modo giustificata da alcuna necessità legata all'emergenza sanitaria da Covid-19.
(2-00914) «Ferro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PENNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante intende ricevere informazioni circa l'attuazione del progetto pilota avente ad oggetto la produzione a fini terapeutici di sostanze stupefacenti e preparazione di origine vegetale a base di cannabis;

   il «Decreto 9 novembre 2015, “Funzioni di Organismo statale per la cannabis”, previsto dagli articoli 23 e 28 della convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, come modificata nel 1972» (15A08888) aveva previsto un Progetto Pilota volto alla produzione di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis per fini terapeutici da svolgere presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e relativa distribuzione su tutto il territorio nazionale della durata di ventiquattro mesi a decorrere dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale (30 novembre 2015);

   il decreto prevedeva che, durante tale periodo, fossero effettuate verifiche relative al raggiungimento dei risultati attesi, che venisse garantita una produzione fino a 100 chilogrammi di infiorescenze di cannabis e che la produzione industriale sarebbe stata effettuata in base alle richieste delle regioni e province autonome in relazione al numero dei pazienti trattati, in assenza delle quali la produzione della sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis sarebbe stata effettuata in base al consumo nazionale degli ultimi due anni al fine di assicurare continuità terapeutica;

   il decreto prevedeva norme in merito alle prescrizioni magistrali (legge n. 94 del 1998) che, tra le altre cose, garantivano prescrizioni con dati anonimi relativi a età, sesso, posologia in peso di cannabis ed esigenza di trattamento per fini epidemiologici, così come previsto dal progetto pilota;

   per tutelare l'anonimato, occorreva la compilazione di un'apposita scheda per la raccolta dei dati dei pazienti trattati da inviare all'azienda sanitaria locale territorialmente competente secondo le indicazioni che le stesse regioni avrebbero dovuto fornire al Ministero della salute; sono trascorsi abbondantemente i ventiquattro mesi previsti dal decreto –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanti e quali studi clinici sono in corso in Italia e se i dati siano stati raccolti e quando verranno pubblicati;

   quale sia la valutazione degli esiti del progetto pilota e se queste abbiano portato a una revisione del reale fabbisogno di prodotti terapeutici a base di cannabis;

   se vi siano stati sviluppi relativamente al prezzo bloccato delle cannabis che aveva sollevato perplessità da parte degli ordini dei farmacisti;

   se e quando inizieranno corsi di formazione e informazione tanto degli operatori sanitari coinvolti quanto della cittadinanza, relativamente alla prescrivibilità dei prodotti provenienti dallo Stabilimento farmaceutico militare di Firenze e di quelli importati dai Paesi Bassi e dalla Germania.
(4-06644)


   NOJA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 maggio 2020, il Governo italiano e la Conferenza episcopale italiana hanno concluso un protocollo per «la ripresa delle celebrazioni con il popolo», a seguito del quale, a partire dal 18 maggio 2020, è possibile celebrare le funzioni religiose con la partecipazione dei fedeli;

   come per tutte le altre ripartenze di attività sospese a causa del lockdown, anche per l'accesso ai luoghi di culto sono stati stabiliti obblighi e norme di sicurezza esplicitati nel suddetto protocollo;

   tra essi, il paragrafo 1.8 recita testualmente: «si favorisca, per quanto possibile, l'accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente»;

   il 15 giugno 2020, Ledha, associazione lombarda impegnata nell'azione di tutela delle persone con disabilità da oltre 40 anni, ha scritto ai rappresentanti del Governo e alla Conferenza episcopale italiana contestando il predetto paragrafo;

   in particolare, nella propria lettera, Ledha ha sottolineato il carattere potenzialmente discriminatorio del protocollo in parola nei confronti dei diritti delle persone con disabilità sotto due profili: da un lato, in quanto esso prevede solo per le persone con disabilità la possibilità eventuale (e non il diritto, come per tutti gli altri cittadini e fedeli) di assistere alle celebrazioni, contrariamente a quanto stabilito dagli articoli 9 e 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità; dall'altro lato, in quanto si stabilisce di disporre, solo per le persone con disabilità, «luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni», con conseguente loro esclusione dal resto della comunità dei fedeli, senza peraltro che emergano le ragioni di sicurezza sanitaria che sarebbero legate a questa previsione;

   ad oggi, non risulta che il Governo abbia dato riscontro alle contestazioni sollevate da Ledha;

   la previsione in esame lede la dignità delle persone con disabilità, che sono cittadini e membri a pieno titolo della comunità ecclesiale, e potrebbe configurare una discriminazione collettiva fondata sulla disabilità vietata dalla legge n. 67 del 2006, così come deve essere interpretata alla luce della Convenzione Onu sopra citata –:

   quali iniziative intendano assumere per porre rimedio alla potenziale discriminazione ai danni delle persone con disabilità e, in particolare, se non ritengano di assumere le iniziative di competenza, d'intesa con l'altra Parte contraente, volte alla modifica della previsione contenuta nel paragrafo 1.8 del protocollo del 7 maggio 2020.
(4-06646)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, CIABURRO e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il bando per i banchi scolastici per l'emergenza da COVID-19 è stato indetto in data 20 luglio 2020; i tempi iniziali del bando, dettati dal Ministro Azzolina, prevedevano la consegna entro fine agosto di 2,5 milioni di banchi di cui 453 mila cosiddetti «dinamici» e molte aziende produttrici italiane hanno tempestivamente lamentato l'impossibilità di partecipare per via dei tempi troppo ristretti;

   conseguentemente molte aziende italiane non hanno partecipato al bando;

   la scadenza della gara è stata poi fatta slittare di 5 giorni rispetto al 30 luglio, data originaria;

   la firma del contratto è stata fatta slittare dal 7 agosto al 12 agosto;

   la data della consegna dei banchi è stata prorogata dal 31 agosto all'8 settembre, con un margine massimo di consegna al 12 settembre;

   il commissario Arcuri ha successivamente precisato che hanno partecipato al bando 14 aziende fra cui anche aziende straniere;

   sempre per il tramite del commissario Arcuri è stato reso noto che sono 11 le aziende con cui sono stati sottoscritti altrettanti contratti per la fornitura dei banchi scolastici;

   ad oggi il Ministro dell'istruzione non ha fornito alcuna indicazione in ordine a chi fornirà i lotti dei banchi monoposto e di quelli dinamici;

   ad oggi il Ministro dell'istruzione non ha fornito alcun dato in ordine a quanti banchi verranno prodotti in Italia e quanti all'estero;

   ad oggi non è stato pubblicato alcun contratto firmato;

   ad oggi non è stato reso noto se siano mutati i termini per la consegna dei banchi –:

   quali e quanti contratti siano stati sottoscritti per la fornitura dei banchi scolastici;

   chi siano le singole aziende che hanno sottoscritto i contratti di fornitura dei banchi;

   quando siano stati sottoscritti i singoli contratti;

   quali siano le singole date di consegna dei singoli contratti sottoscritti;

   per quale motivo non siano ancora stati resi pubblici i fornitori dei banchi scolastici;

   se il Ministro dell'istruzione ritenga che i banchi verranno consegnati in tempo per l'inizio dell'attività scolastica.
(4-06650)


   UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come si evince da un articolo apparso sul sito web «Repubblica.it», redatto da Matteo Pucciarelli il 24 agosto 2020 che descrive l'allarme lanciato dal segretario generale del Cgie Michele Schiavone, esiste il fondato rischio per gli italiani all'estero del mancato esercizio di uno dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione: quello di votare e al tempo stesso di essere coerentemente informati sulle ragioni del SÌ e del NO alla prossima consultazione referendaria del 20 e 21 settembre 2020;

   sono circa quattro milioni e mezzo i nostri connazionali aventi diritto che si trovano fuori dai confini nazionali, e le aperture a singhiozzo di numerosi consolati potrebbero non far arrivare a destinazione il materiale elettorale in tempo, né permettere l'allestimento di seggi sufficienti;

   sussiste, inoltre, anche il probabile pericolo di contagio nei prevedibili assembramenti nelle operazioni di voto, così come di non poter ricevere materiale elettorale adeguato e destinato all'elettore –:

   se il Governo consideri con particolare attenzione la situazione critica descritta e se non si valuti altresì di adottare iniziative volte a posticipare il referendum ad altra data per la concomitante recrudescenza della pandemia da Covid-19 in Italia e all'estero o quali iniziative si intendano assumere per garantire la regolare funzionalità delle operazioni di voto anche nei Paesi maggiormente colpiti dal Coronavirus.
(4-06656)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende a mezzo stampa, la Direzione Centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell'INPS avrebbe rilevato che cinque componenti della Camera dei deputati hanno fatto richiesta della indennità INPS da 600 e 1.000 euro prevista dai decreti n. 18 del 2020, cd. «Cura Italia», e n. 34 del 2020, cd. «Rilancio»;

   pur non trattandosi di frode, a parere dell'interrogante l'evento comporta un gravissimo pregiudizio per l'integrità delle istituzioni repubblicane, in considerazione anche della crisi socioeconomica affrontata dalla nazione durante la crisi da Covid-19, tuttora in corso;

   il fatto ha potuto avere luogo poiché il Governo, in fase di redazione ed approvazione dei decreti «Cura Italia» e «Rilancio», non ha previsto alcun tetto di fatturato e reddito per la percezione delle indennità per le partite IVA, con la conseguenza che a queste avrebbero potuto accedere anche cittadini con importanti fonti di reddito;

   il fatto acquisisce una gravità ancora maggiore considerato che numerosi cittadini non hanno potuto accedere alla predetta indennità poiché intestatari, ad esempio, di pensioni di reversibilità, seppur anche di importi esigui –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per:

    a) fornire adeguati strumenti di compensazione economica a tutti quei cittadini che non hanno potuto accedere in modo adeguato agli strumenti di indennità predisposti con i recenti interventi normativi in risposta all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

    b) scongiurare la possibilità di accesso ai predetti strumenti da parte di coloro che, per capacità reddituali e capienza economica, non ne hanno necessità.
(4-06657)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, in Sicilia, si è consumata l'immane tragedia del piccolo Evan, di 18 mesi, morto all'ospedale di Modica a seguito di lesioni patite, presuntivamente dal patrigno e, sempre secondo gli inquirenti, quantomeno con il concorso omissivo della madre;

   secondo fonti stampa e segnatamente il quotidiano Libero del 25 agosto 2020, la nonna paterna del minore aveva tempestivamente segnalato il caso ai servizi sociali, evidenziando anche la presenza costante di lividi e segni di violenza sul corpo del minore;

   il medesimo quotidiano riporta il particolare inquietante che il padre del minore aveva presentato un esposto in data 6 agosto 2020, corredato di fotografie e dal contenuto allarmistico sulle condizioni del figlio, presuntivamente vittima di violenze domestiche;

   il padre, signor Stefano Lo Piccolo, residente in Liguria, per il tramite del suo legale, aveva depositato il predetto esposto alla procura della Repubblica di Genova;

   la procura di Genova, interpellata, ha ammesso che solo in data 17 agosto 2020, ha provveduto ad inoltrare, via posta, l'esposto alla procura competente di Siracusa;

   proprio in data 17 agosto 2020 il piccolo Evan giunge moribondo all'ospedale di Modica, dove morirà poco dopo;

   la lettura della scansione temporale, apparentemente ingiustificata nel lassismo e nella tempistica sopra rappresentata, fornisce un quadro desolante e mortificante della giustizia italiana, soprattutto se si considera l'esito per il minore Evan, abbandonato nelle quattro mura domestiche, divenute, con il concorso colposo di tutti coloro che avrebbero potuto e dovuto vigilare ed intervenire a seguito delle ufficiali segnalazioni, un universo concentrazionario letale;

   nell'esposto del padre del minore Evan, corredato come sopra richiamato da eloquenti fotografie, si legge «ho appreso recentemente da mia madre che mio figlio, con il quale da tempo non riesco a parlare risulta particolarmente “indietro” rispetto ai suoi coetanei: non parla e soprattutto non cammina»;

   il signor Stefano Lo Piccolo, con la presentazione dell'esposto, chiedeva espressamente l'intervento della magistratura, assumendosi la responsabilità della veridicità di quanto oggetto di narrazione, al fine di attivare controlli delle autorità, volti a scongiurare l'ipotesi tremenda delle violenze sul minore che, invece e tragicamente, si rileveranno non solo fondate, ma anche letali;

   il procuratore aggiunto di Genova Francesco Pinto in successiva intervista giornalistica ha assunto le difese dell'operato del collega che aveva in carico la pratica, assicurando che la trasmissione degli atti è stata immediata;

   il procuratore «include» nelle tempistiche consuete la pausa di Ferragosto e i ritardi dovuti alla trasmissione via posta;

   secondo il procuratore, il padre non avrebbe fornito prove a sufficienza per istruire un provvedimento d'urgenza;

   appare di tutta evidenza che, qualora l'esposto fosse stato assunto nella debita considerazione in ragione dell'età del minore e della sua impossibilità di sottrarsi ad eventuali violenze domestiche, probabilmente l'epilogo sarebbe stato diverso;

   basti considerare che, qualora le procure di Genova e di Siracusa si fossero velocemente coordinate, avrebbero quantomeno potuto allertare le locali forze di polizia per un controllo preliminare delle condizioni del piccolo;

   la vicenda, quindi, ha, sotto il profilo delle responsabilità, contorni incerti e nebulosi –:

   se il Ministro della giustizia intenda adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti in relazione alle criticità sopra rappresentate ai fini dell'eventuale esercizio di ogni potere di competenza;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza volte a prevedere un apposito protocollo operativo in caso di segnalazione di episodi di violenza su minori al fine di accelerare i tempi di risposta delle istituzioni affinché tragedie come quella del piccolo Evan non si abbiano più a verificarsi.
(4-06660)


   BELOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   solo nella tarda sera del 5 agosto 2020, a ridosso della pausa estiva dei lavori parlamentari, il Governo ha deciso di rendere pubblici gli stralci di alcuni verbali del Comitato tecnico scientifico, istituito per affiancare il Governo nelle decisioni da assumere per il contenimento della pandemia da Covid-19, in particolare quelli relativi alle riunioni decisive per l'adozione delle misure di chiusura nelle zone a maggior diffusione del contagio;

   i verbali in questione sono del 28 febbraio, del 1°, del 3 e del 7 marzo 2020, la settimana che ha cambiato irreversibilmente il destino dell'Italia, erano stati secretati dal Presidente del Consiglio dei ministri per ragioni di Stato, messe in discussione dinanzi al Tar che ha accolto la richiesta della Fondazione Einaudi di accesso ai documenti degli scienziati citati nei vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di far conoscere agli italiani le vere motivazioni per le quali sono stati costretti in casa, e venute meno il 5 agosto probabilmente anche tenendo conto del prevedibile esito del ricorso proposto dal Governo avverso la decisione del Tar dinanzi al Consiglio di Stato che si pronuncerà il 10 settembre, nonché delle richieste del presidente del Copasir, Raffaele Volpi, alla Presidenza del Consiglio dei ministri di desecretare i verbali dopo aver ascoltato in audizione il Ministro dell'interno Lamorgese;

   nel frattempo procede anche l'indagine avviata dai magistrati per accertare le eventuali responsabilità sulla mancata zona rossa in Val Seriana in seguito alle denunce presentate dai familiari delle vittime, che vanno chiarite una volta per tutte alla luce di quanto è emerso, in particolare, con la desecretazione del verbale n. 16 del 3 marzo 2020 nel quale il Comitato tecnico scientifico propone chiaramente di istituire una zona rossa anche nei comuni di Alzano e Nembro in base ai dati di contagio «al fine di limitare la diffusione dell'infezione nelle aree contigue»;

   il 4 marzo 2020, inoltre, il Ministro della salute Speranza si è recato a Milano per incontrare il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, e l'assessore alla sanità, Giulio Gallera, i quali hanno chiesto al Ministro di valutare la possibilità di istituire una zona rossa ad Alzano e Nembro, ormai fuori controllo dal punto di vista sanitario, e della riunione è uscita una registrazione audio il 31 luglio 2020 che è stata acquisita agli atti dalla magistratura;

   il Governo, due giorni dopo, ha inviato un contingente dell'esercito da destinare alla chiusura della Val Seriana, che è rimasto però in albergo in attesa di ricevere ordini che non sarebbero mai arrivati;

   poi ci sono i fatti accaduti, ovvero che il Governo, il quale ha sempre professato di essersi attenuto nelle decisioni assunte al parere dei tecnici, non ha istituito la zona rossa ad Alzano e Nembro il 3 marzo, né due giorni dopo ma ha atteso il 9 marzo, decidendo invece di chiudere completamente tutto il Paese e imponendo «i suoi pieni poteri», anticipando la chiusura totale con un atto del 7 marzo, supportato dalla contestuale riunione del Comitato dello stesso giorno, in cui è stata istituita una zona rossa in Lombardia e a Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia –:

   se intenda chiarire inequivocabilmente le reali motivazioni che hanno indotto il Governo a non istituire la zona rossa di Alzano e Nembro fin dal 3 marzo 2020, nonostante i dati sui contagi continuassero ad aumentare esponenzialmente in quei drammatici giorni e le indicazioni in tal senso del Comitato tecnico scientifico, emerse con ogni evidenza in seguito alla desecretazione dei verbali che confermano la mancata chiusura della Val Seriana.
(4-06668)


   FERRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4-04490 del 17 gennaio 2020, rimasto ad oggi senza riscontro alcuno, con deliberazione n. 2 del 10 gennaio 2020, la commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro ha disposto il taglio delle indennità aggiuntive per gli operatori del 118, pari a euro 5,50 per ogni ora di attività, come concordato nella contrattazione di secondo livello dell'Air vigente al punto 29, pubblicato sul Bur Calabria del 16 settembre 2006;

   l'Asp di Catanzaro, con delibera della commissione straordinaria n. 407 del 7 luglio 2020 ha dato mandato all'ufficio legale di procedere al recupero delle somme corrisposte negli ultimi 10 anni ai medici convenzionati, penalizzando una categoria che con professionalità, competenza e spirito di sacrificio svolge un ruolo fondamentale di primo soccorso sul territorio;

   tale decisione unilaterale rischia concretamente di depotenziare, portandolo verso l'azzeramento, il servizio di emergenza-urgenza dell'Asp di Catanzaro, mettendo in crisi un settore complesso, strategico ed essenziale qual è quello del Servizio emergenza urgenza 118 –:

   accertata la fondatezza e gravità dei fatti esposti in premessa, quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per sanare la situazione in esame.
(4-06669)


   FURGIUELE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 496 del 25 agosto 2020, la commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro ha attuato un processo di riorganizzazione complessiva dei laboratori situati nel territorio provinciale, recependo in parte le disposizioni contenute nel decreto del Commissario ad acta n. 62 del 6 marzo 2020;

   la suddetta deliberazione ha previsto, in particolare e tra l'altro: (i) la riclassificazione del laboratorio di patologia clinica del presidio ospedaliero di Lamezia Terme da struttura complessa a struttura semplice; (ii) la trasformazione del laboratorio di tossicologia e patologia clinica, afferente alla struttura semplice dipartimentale medicina legale, in mero punto prelievo, con attività trasferita nel laboratorio di patologia clinica dell'ospedale spoke di Lamezia Terme; (iii) il trasferimento dell'attività del laboratorio di neurogenetica, afferente al centro regionale di neurogenetica del presidio ospedaliero di Lamezia Terme, al laboratorio della struttura complessa di genetica dell'azienda ospedaliera universitaria «Mater Domini» di Catanzaro;

   come chiaramente si evince da quanto precede, la deliberazione in commento ha profondamente ridimensionato, più che riorganizzato, la rete dei laboratori al servizio degli assistiti della città di Lamezia Terme e del suo vasto hinterland;

   il depotenziamento e il trasferimento dell'attività di questi laboratori determinerà, inevitabilmente, una pesante riduzione delle prestazioni erogate alla cittadinanza locale, con grave vulnus alla tutela del diritto alla salute costituzionalmente garantito, la cui compressione non può essere giustificata in nome delle esigenze di contenimento della spesa sanitaria, tanto più nell'attuale situazione, caratterizzata dall'emergenza Covid-19;

   le decisioni prese dalla struttura commissariale denotano, per l'ennesima volta, la lontananza di tali organismi dal tessuto sociale e sanitario regionale –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, alla luce della deliberazione citata in premessa;

   se non ritenga che, alla luce delle decisioni secondo l'interrogante inopportune e pregiudizievoli come quella in esame, che continuano a susseguirsi da tempo, non sia necessario un superamento della stagione dei commissari per il rilancio del servizio sanitario regionale calabrese.
(4-06677)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il sultano Erdogan, nel più imbarazzante e frastornante silenzio del Governo italiano, ha consolidato le sue posizioni in Libia, divenendo interlocutore privilegiato di Al Serraj;

   Ankara ha sottoscritto un accordo strategico con Tripoli sulle zone di sfruttamento del mare dalle immense ricadute economiche in relazione ai giacimenti off-shore nel mediterraneo orientale;

   l'Italia sembra sempre più recessiva sullo scacchiere libico nonostante la sua tradizionale e consolidata presenza e nonostante gli interessi nazionali in termini di approvvigionamento energetico e in termini di sicurezza nazionale legata ai flussi migratori;

   la Turchia sempre più appare orientata ad una geopolitica strategica sulla Libia che transita per la sostanziale marginalizzazione della presenza italiana;

   ultimo accordo strategico messo a punto dal sultano Erdogan con il governo di Tripoli è quello relativo alla concessione a favore della Turchia del porto di Misurata per 99 anni per la realizzazione di una base navale militare;

   l'accordo coinvolge, con ciò alimentando ulteriori perplessità in relazione alla stabilità della zona, il Qatar;

   in base al predetto accordo Qatar e Turchia finanzieranno la riorganizzazione e la formazione dell'esercito libico;

   a completare quello che appare uno sfregio diplomatico nei confronti dell'Italia è pervenuto l'invito del leader libico Al Serraj a smontare l'ospedale militare italiano a Misurata, evidentemente non gradito al sultano perché troppo contiguo alla base navale militare –:

   se il Ministro interrogato giudichi positivo per l'interesse nazionale la realizzazione di una base navale militare gestita da Turchia e Qatar a Misurata;

   quale iniziative il Ministro interrogato intenda assumere perché l'Italia non sia completamente estromessa dalla Libia e dalla gestione della crisi libica.
(5-04542)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro Patuanelli hanno autorizzato di fatto l'uso della tecnologia Huawey da parte di Tim in almeno nove regioni nella costruzione del 5G, nonostante gli allarmi lanciati a più riprese dal Copasir;

   si è tenuto il giorno 25 agosto un incontro fra il Ministro degli affari esteri Luigi Di Maio e il Ministro degli esteri cinese Wang Yi sul prosieguo della via della seta dopo lo sviluppo della pandemia;

   stando alle fonti di stampa, al centro del bilaterale pare che vi siano state le telecomunicazioni, le reti digitali, i porti (in particolare quelli di Taranto, Trieste e Genova), le reti energetiche;

   in particolare il Copasir ha lanciato l'allarme per l'ipotesi di coinvolgimento di aziende cinesi e segnatamente Huawey, nella rete 5G anche e soprattutto per via delle illiberali leggi cinesi sulla sicurezza nazionale, la cybersecurity e il controspionaggio, che impongono alle aziende cinesi operanti all'estero di riferire qualsivoglia informazione sensibile reperita all'estero;

   per quanto a conoscenza dell'interrogante in base alle notizie ufficiali, non sarebbero stati argomenti all'ordine del giorno, viceversa, il tema dei diritti dei manifestanti di Hong Kong e la discussione sulla repressione feroce e disumana degli uiguri. Il tema della legge di sicurezza nazionale sembrerebbe, però, essere stato trattato nel corso del bilaterale, stando al tenore delle dichiarazioni finali rese dal Ministro Di Maio alla stampa –:

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale abbia effettivamente condannato la repressione degli uiguri e dei manifestanti di Hong Kong da parte delle autorità cinesi in occasione del bilaterale con il suo omologo cinese;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al coinvolgimento delle aziende cinesi nella costruzione del 5G;

   quale sia la posizione del Governo sulla via della seta e sull'utilizzo dei porti di Taranto, Genova e Trieste e quali garanzie verranno richieste sulla proprietà e gestione italiana dei porti stessi.
(5-04545)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIANCHI, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, BAZZARO, MAGGIONI, RAFFAELE VOLPI, ZOFFILI e BILLI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati disponibili riferiti al periodo pre Covid, l'Italia è al decimo posto in Europa per brevetti depositati. Nel 2018 ne ha depositati 4400 all'Ufficio europeo dei brevetti. Il nostro Paese si posiziona al secondo posto, invece, per quel che riguarda la tutela dei marchi e dei disegni europei; per quanto riguarda i brevetti, rispetto al 2016 c'è stato un incremento del 5,4 per cento, nel 2019 sono stati 1493, con una crescita del 6,2 per cento rispetto l'anno precedente, i brevetti europei depositati da aziende lombarde, facendone la dodicesima regione per richieste di brevetto europeo. In questa graduatoria primeggiano gli Stati Uniti, che nel 2018 hanno depositato oltre 43 mila domande. Al secondo posto la Germania, con circa 27 mila domande e il Giappone al terzo con più di 22 mila;

   sul fronte della tutela dei marchi, il totale delle domande presentate nel 2019 all'ufficio europeo della proprietà intellettuale sono 12 mila. Rispetto ai 95 mila marchi depositati dai Paesi europei, l'Italia rappresenta il 12 per cento. Se si prendono in considerazione i primi 25 Paesi del mondo per numero di domande (l'ammontare totale intorno alle 132 mila domande), l'Italia si posiziona quarta (con il 9 per cento dei brevetti), dopo Germania, Usa e Cina;

   a seguito della Brexit, una delle due future sezioni specializzate del «Tribunale Europeo Unificato dei Brevetti» (Tub) dovrebbe essere trasferita da Londra, dove era stata inizialmente programmata la sua sede, ad una città dell'Unione Europea;

   il contesto italiano è rimasto complessivamente escluso dalla struttura brevettuale europea; in tale assai negativa situazione per il nostro Paese, considerata l'enorme importanza strategica della brevettazione per l'economia e lo sviluppo di un territorio, l'Italia ha oramai già perso negli anni passati la «battaglia linguistica» per ottenere che il futuro «brevetto unitario» europeo sia scritto anche italiano, oppure almeno soltanto in inglese ma non anche in francese e tedesco (come stabilito in sede comunitaria) –:

   se il Governo abbia attivato tutte le procedure per candidare l'Italia ad ospitare la sezione che non potrà più essere a Londra, essendo che, come è stato chiarito dalla stessa Commissione europea, l'accordo sul Tub, originante da una cooperazione rafforzata di diritto dell'Unione europea, ex articolo 20 del Trattato sull'Unione europea, è aperto soltanto agli Stati membri, rappresentando una concreta possibilità di avere una delle sezioni del Tribunale nel nostro Paese.
(4-06666)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   MICELI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a seguito degli sbarchi degli ultimi giorni lungo le coste siciliane di un considerevole numero di migranti, nottetempo il presidente della giunta regionale siciliana, Nello Musumeci, ha emanato l'ordinanza contingibile ed urgente n. 33 del 22 agosto 2020, con la quale ordina che «entro le ore 24 del 24 agosto 2020, tutti i migranti presenti negli hotspot ed in ogni Centro di accoglienza devono essere improrogabilmente trasferiti e/o ricollocati in altre strutture fuori dal territorio della Regione Siciliana, non essendo allo stato possibile garantire la permanenza nell'isola nel rispetto delle misure sanitarie di prevenzione del contagio» mettendo a disposizione delle autorità nazionali il personale necessario ai controlli sanitari per consentire il trasferimento dei migranti in sicurezza;

   l'ordinanza prevede ulteriormente che «in mancanza di strutture idonee di accoglienza, è fatto divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione Siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle O.N.G.»;

   nei giorni antecedenti l'emanazione, il presidente Musumeci, parlando di una vera e propria «invasione di migranti», aveva più volte attaccato il Governo perché «oltre a non chiudere i porti siciliani, a più di due mesi dalla nostra richiesta non si è ancora pronunciato sullo “stato di emergenza”» su Lampedusa ed accusando l'Unione Europea ed il Consiglio dei ministri di indifferenza, silenzio ed omissione nei confronti della comunità siciliana e lampedusana;

   nelle premesse dell'ordinanza, il Presidente Musumeci, seppur riconoscendo l'operato del Governo in tema delle cosiddette «navi-quarantena», ha accusato il Consiglio dei ministri di non aver adottato atti idonei per la redistribuzione del numero dei migranti e di aver disatteso norme imperative nonostante il «rischio sanitario» derivante dai flussi di migranti, in maniera tale che l'attuazione dei cosiddetti «decreti Sicurezza» promossi dall'ex Ministro dell'interno Matteo Salvini, ai quali il Presidente Musumeci fa riferimento, si stanno rivelando – per il gran numero di migranti che continua a sbarcare sulle coste italiane – sostanzialmente inefficaci;

   la Sicilia negli ultimi giorni è balzata ai primi posti per numero di contagi da Covid-19 in Italia; va considerato che dei 46 positivi registrati in Sicilia alla data del 22 agosto, solo 16 sono migranti, mentre tutti gli altri sono cittadini siciliani o turisti risultati positivi per altre ragioni non legate al contatto con le persone recentemente sbarcate dalle coste nordafricane, e che, ad avviso dell'interrogante, l'operazione mediatica promossa da Musumeci è immorale, poiché volta a nascondere il fallimento delle politiche sanitarie della Giunta regionale siciliana spostando – in maniera sostanzialmente populista e xenofoba – l'attenzione sui migranti, oltretutto trascurando che, secondo il dettato costituzionale e lo Statuto regionale, la Regione Siciliana non ha alcuna competenza in materia;

   certamente, ad avviso dell'interrogante, non può essere nascosta la situazione di criticità in cui versano gli hotspot ed i Centri di accoglienza siciliani ed urge dare risposte concrete ai cittadini italiani e siciliani sul tema degli sbarchi irregolari di migranti –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intendano assumere, al fine di tutelare la sicurezza e la salute pubblica – sia quella dei cittadini che quella dei migranti sbarcati sulle coste italiane –, se del caso, impugnando il provvedimento del Presidente della giunta regionale siciliana e promuovendo una riorganizzazione della normativa in materia.
(4-06648)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   domenica 9 agosto 2020 presso l'impianto Loas Italia in Via della Produzione in Aprilia (Latina) è avvenuto un incendio che, per circa 7 giorni, ha continuato ad emettere fumi di combustione, rilasciando in aria idrocarburi policiclici aromatici (benzo(a)pirene) in concentrazione superiore alla soglia prevista dal decreto legislativo n. 155 del 2010 di 216 ng/m3 nel giorno successivo, diossine rilevate per 303 pg/m3 a fronte dei limiti suggeriti dalla Organizzazione mondiale della sanità pari a 0.1-0.3 pg/m3, nonché policlorobifenili (PCB) per 2361 pg/m3; questi ultimi da relazione Arpa sono risultati essere 6 volte maggiori di quelli rilevati nell'incendio Eco-x e il doppio di quelli rilevati nell'incendio del TMB di Roma Via Salaria;

   l'esposizione a tali sostanze nocive provoca molteplici problemi per la salute;

   nel territorio apriliano è presente un elevato numero di impianti di stoccaggio, trattamento, recupero dei rifiuti e impianti a rischio di incidente rilevante;

   insistono sul territorio comunale altri siti ad altissima priorità inseriti nel «Piano Regionale delle Bonifiche e dei Siti contaminati del Lazio» di cui alla deliberazione della giunta regionale 591 del 14 dicembre 2012, quali la «ex Cava Sassi Rossi – ex Cava Loc. La Gogna-Discarica Loc. S. Apollonia», come segnalato ulteriormente dal dipartimento del settore ambiente del comune di Aprilia con nota n. 114558/2019 inviata ad Arpa ed alla direzione regionale politiche ambientali e ciclo dei rifiuti a sollecito delle note 58750-1-2 trasmesse in data 21 giugno 2019;

   lo studio epidemiologico svolto dalla Asl di Latina e presentato il 6 marzo 2018 descrive il territorio apriliano come area già fortemente compromessa e che quindi non può essere nuovamente assoggettata a insidie ambientali;

   l'azienda, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, risulterebbe priva del certificato di prevenzione degli incendi;

   il sindaco, sentito il dipartimento di prevenzione – servizio igiene e sanità pubblica della Asl di Latina, tenuto conto del potenziale pericolo al quale era esposta la collettività sotto il profilo igienico-sanitario, per la possibile presenza di sostanze pericolose derivanti dalle esalazioni dell'incendio, con pregiudizio per la salute della popolazione e dell'ambiente circostante, ha emesso l'ordinanza contingibile e urgente n. 198 del 10 agosto 2020;

   a causa degli eventi registratisi e degli effetti economici della conseguente ordinanza di cui sopra, visti i danni subiti nel territorio di Aprilia, si ritiene opportuno e necessario attivare ogni utile iniziativa presso le autorità competenti per il riconoscimento dello stato di emergenza e di calamità naturale con conseguente adozione di provvedimenti urgenti e straordinari sulla messa in sicurezza e bonifica dei luoghi, nonché per i benefici riconoscibili, ai sensi delle vigenti norme, in favore delle attività commerciali, di stabilimenti industriali e commerciali, coltivatori diretti, aziende agricole e zootecniche colpite, ai sensi della legge regionale n. 2 del 2014 –:

   se il Governo intenda con urgenza adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad avviare, con riferimento al territorio di Aprilia, un confronto con l'amministrazione regionale e le agenzie ambientali maggiormente interessate, per individuare in sinergia le più opportune iniziative atte a prevenire, o quanto meno a ridurre, i rischi connessi allo sviluppo di incendi presso impianti che gestiscono rifiuti, eventualmente adottando iniziative affinché siano revisionate le autorizzazioni a suo tempo concesse;

   se non sia opportuno adottare iniziative di competenza per garantire la messa in sicurezza delle aree investite dall'evento e per la tutela della salute dei residenti delle città colpite dal problema.
(4-06670)


   PLANGGER. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel quadro dell'accordo sugli uccelli acquatici migratori dell'Africa-Eurasia (Aewa), l'Agenzia europea per le sostanze chimiche e la Commissione europea hanno posto in essere, a partire dal 2015, una restrizione sull'uso di pallini di piombo nelle zone umide ai sensi del regolamento Reach. Un voto sulla Ce proposta è previsto per il 3 settembre 2020;

   ormai, da alcuni anni, molti Paesi dell'Unione europea proibiscono l'uso di munizioni da caccia con pallini di piombo nei pressi, all'interno o nelle immediate vicinanze di specchi d'acqua;

   questo divieto sta per essere ampliato da ulteriori risoluzioni, fino a trasformarsi in un bando totale dei pallini di piombo;

   l'obiettivo della restrizione è imporre un divieto a livello di Unione europea, nonostante 23 Stati membri abbiano già eliminato gradualmente l'utilizzo di munizioni spezzate, a scopo venatorio nelle zone umide, in conformità alle richieste dell'Aewa;

   purtroppo, queste nuove formulazioni del Comitato Reach non affrontano i punti critici del testo precedente, quali l'utilizzo della definizione Ramsar di zone umide, la nozione di possesso di munizioni al piombo e la situazione pressoché incontrollabile per cacciatori/sportivi e forze dell'ordine, l'esistenza di una zona cuscinetto e il tempo insufficiente per l'applicazione delle restrizioni;

   il disastro continua perché, a quanto pare, la Commissione europea non è disposta a porre rimedio agli errori di fatto e alle ambiguità;

   insieme ad altri 22 Stati membri, il nostro Paese ha già da molti anni limitato con successo l'utilizzo di pallini di piombo nelle zone umide, ove necessario;

   la probabile nuova restrizione dell'Unione europea creerebbe diversi problemi d'interpretazione e d'applicazione di una disposizione nazionale già in vigore e che funziona correttamente –:

   quali siano, anche alla luce di quanto esposto in premessa, le indicazioni che i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere in merito alla nuova proposta della Commissione europea tenendo in debita considerazione anche le proposte pervenute dalle associazioni venatorie e dagli enti territoriali.
(4-06680)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25, comma 4, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 («decreto rilancio»), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, disciplina il contributo a fondo perduto a favore delle imprese che hanno subìto cali di fatturato a causa del COVID-19;

   lo stesso comma prevede che il contributo spetti «anche in assenza dei requisiti di cui al presente comma ai soggetti che hanno iniziato l'attività a partire dal 1° gennaio 2019, nonché ai soggetti che, a far data dall'insorgenza dell'evento calamitoso, hanno il domicilio fiscale o la sede operativa nel territorio di comuni colpiti dai predetti eventi i cui stati di emergenza erano ancora in atto alla data di dichiarazione dello stato di emergenza COVID-19»;

   sulla questione è stata interpellata l'Agenzia delle entrate al fine di sapere se, ai sensi dell'articolo 25, comma 4, del «decreto rilancio», possono fruire del contributo i soggetti che avevano sede operativa o domicilio fiscale nei territori colpiti dai predetti eventi, come ad esempio nel caso del territorio della provincia di Alessandria in relazione agli eventi meteorologici verificatisi nei giorni 19 e 22 ottobre 2019;

   in risposta a un quesito, al punto 5.2 della circolare 22/E del 21 luglio 2020, l'Agenzia delle entrate ha specificato che la lista dei comuni con stato di emergenza in corso «individuata nelle istruzioni dell'istanza, come del resto chiarito dall'inciso “indicativa e non esaustiva” non rappresenta un elenco tassativo»;

   l'Agenzia delle entrate prosegue così: «a titolo esemplificativo, sono inclusi nell'ambito soggettivo del contributo e potranno presentare l'istanza di accesso al contributo a fondo perduto anche in assenza del requisito del calo del fatturato così come stabilito dal citato comma 4 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 34 del 2020, ferme restando le altre condizioni previste dalla norma, i soggetti con domicilio fiscale o la sede operativa nei comuni colpiti dagli eventi meteorologici verificatisi nei giorni 19 e 22 ottobre 2019 nel territorio della provincia di Alessandria»;

   la regione Piemonte, con ordinanza commissariale n. 1/A18.000/615-622 del 17 gennaio 2020, ha esteso gli effetti dello stato di emergenza di cui sopra a tutti i comuni della provincia di Asti, ivi compreso il capoluogo, in seguito all'evento alluvionale del 21-25 novembre 2019;

   della questione sono state investite le competenti sedi territoriali dell'Agenzia delle entrate, ma all'interrogante risulta che né la direzione regionale, né la direzione provinciale dell'Agenzia delle entrate abbiano dato risposta, nonostante la scadenza del 13 agosto 2020 –:

   se i comuni e il capoluogo della provincia di Asti rientrino nell'ambito soggettivo utile per la presentazione dell'istanza di accesso al contributo a fondo perduto, anche in assenza del requisito del calo del fatturato, così come stabilito dal citato comma 4 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 34 del 2020.
(4-06640)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano Il Riformista in diversi articoli pubblicati in data 22 luglio 2020 e 21 agosto 2020, oltre che da svariati quotidiani locali, l'avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli in data 19 dicembre 2019 alle 3:30 del mattino viene raggiunto nella sua casa di Catanzaro da un ordine di arresto nell'ambito dell'inchiesta Rinascita-Scott coordinata dal procuratore anti-mafia Nicola Gratteri. Dopo una lunga perquisizione nel suo studio di avvocato, iniziata all'alba e durata fino alle 17:30, e dopo 18 ore durante le quali non gli è stato consentito né di bere né di mangiare, viene tradotto in carcere;

   la mattina successiva viene disposto l'interrogatorio di garanzia al quale Pittelli è chiamato a rispondere in condizioni fisiche e psicologiche altamente compromesse e senza avere minimamente contezza degli atti e degli addebiti a suo carico; perciò Pittelli in questa circostanza si avvale della facoltà di non rispondere;

   nella stessa data, il 20 dicembre 2019, viene trasferito con un volo militare presso il carcere di Badu ‘e Carros, a Nuoro, in Sardegna, dove attualmente si trova ancora recluso;

   i legali propongono istanza di scarcerazione al Tribunale del riesame e il 9 gennaio 2020 viene fissata l'udienza; dalle ore 9:00 del mattino Pittelli resta in attesa di essere ascoltato, ma solo alle ore 21 verrà interrogato dal Presidente del Tribunale e per non più di 10 minuti;

   a quanto risulta, pur essendo trascorsi ormai 8 mesi dall'arresto e pur avendone fatto più volte richiesta, Pittelli non è mai stato ascoltato dal Pm di Catanzaro titolare dell'inchiesta; nel mese di luglio viene invece convocato da un pubblico ministero della Procura di Nuoro che fino a quel momento era del tutto estraneo all'inchiesta e pertanto si rifiuta di rispondere;

   Pittelli al momento dell'arresto è accusato di associazione mafiosa e di altri due reati specifici, l'abuso d'ufficio e la rivelazione di segreti d'ufficio (i cosiddetti reati-fine) commessi, secondo l'accusa, in concorso con il colonnello dei carabinieri Naselli; a seguito di un ricorso al Tribunale della libertà l'accusa di partecipazione ad associazione mafiosa viene derubricata in concorso esterno, però con una specifica: concorso esterno come «capo promotore»; ma in data 25 giugno 2020 la Cassazione annulla senza rinvio le accuse contro il colonnello Naselli e di conseguenza cadono anche quelle di abuso d'ufficio e di rivelazione del segreto d'ufficio rivolte a Pittelli in concorso con Naselli che, infatti, viene immediatamente scarcerato;

   pertanto Pittelli resta in carcere con la sola accusa di concorso esterno in quanto la Cassazione ha cancellato il reato accessorio di capo-promotore; al momento non risulta che sia stato disposto il rinvio a giudizio e che non sia stata fissata l'udienza preliminare;

   inoltre, secondo quanto riferiscono gli avvocati di Pittelli, le sue condizioni psichiche ed emotive destano particolare preoccupazione in ragione anche dell'isolamento totale a cui è costretto in carcere e dal fatto che sia in cura con pesanti psicofarmaci –:

   se il Ministro interrogato sia già a conoscenza della vicenda esposta in premessa;

   se il Ministro non ritenga di dover procedere, nell'ambito delle sue prerogative e competenze, ad acquisire ulteriori elementi in riferimento alla vicenda in esame ed eventualmente ad attivare i propri poteri ispettivi al fine di verificare se vi siano state irregolarità o anomalie nell'iter dell'intero procedimento.
(4-06643)


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   giunge all'interrogante una segnalazione relativa al fatto che, a causa di un problema tecnico, non è stato possibile erogare gli emolumenti di agosto 2020 ai giudici onorari;

   sulla piattaforma specifica «NoiPA» si precisa che sono in corso gli opportuni interventi al fine di procedere alla corresponsione degli emolumenti alla prima emissione utile;

   è indispensabile che si proceda nel più breve tempo possibile a porre rimedio a tale criticità data la rilevanza rivestita dai giudici onorari nel nostro sistema giudiziario;

   è svilente, a parere dell'interrogante, per il ruolo svolto dai giudici di pace, che oltre alle numerose penalizzazioni subite dalla categoria, recentemente cristallizzate nella sentenza della Corte di giustizia europea del 16 luglio 2020, si debba aggiungere anche questo «disguido» –:

   in che modo siano state superate o si intendano superare le criticità di cui in premessa, al fine di erogare tempestivamente ai giudici onorari gli emolumenti di agosto 2020;

   quale sia stato il problema tecnico che ha causato siffatta criticità e quali iniziative si intendano adottare per evitare che tali inammissibili «inconvenienti» si ripetano in futuro.
(4-06658)


   BOLDRINI, PEZZOPANE, ASCARI, EMANUELA ROSSINI, BARZOTTI, SURIANO, FRATE, ELISA TRIPODI, SERRACCHIANI, MURONI, GRIBAUDO, CASA, BOLOGNA, BENEDETTI, CARNEVALI, CENNI, GAGNARLI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il signor Giulio Ferrara, presidente del Co.tra.b – Consorzio trasporti Basilicata – il 20 agosto 2020 è stato riconfermato nell'incarico nonostante sia stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione per violenza sessuale nei confronti di una dipendente del Consorzio;

   l'uomo è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per la violenza sessuale perpetrata nel 2009 nei confronti di una sua dipendente, abusando quindi anche «di relazioni di ufficio e autorità» – come si apprende da fonti di stampa – quando era direttore della Sita e l'anno scorso la Cassazione lo ha condannato in via definitiva;

   la vittima della violenza, peraltro, è ancora dipendente del suddetto Consorzio, e la riconferma dell'incarico al signor Ferrara non ha fatto che perpetuare una situazione di paura e sofferenza per la donna, costretta a ritrovarsi al lavoro accanto all'autore degli abusi nei suoi riguardi;

   il caso ha sollevato una enorme indignazione, sia a livello locale che nazionale, con la richiesta di dimissioni da parte di esponenti politici di ogni livello (locale, regionale, nazionale) e il lancio di una petizione da parte di «Dalla stessa parte», sostenuta anche da molte associazioni e dai sindacati, che ha già raggiunto 20 mila firme;

   le associazioni DiRe e Telefono Donna Potenza denunciano come si tratti di «un gravissimo precedente che normalizza lo stupro e la sottocultura che lo alimenta e che indebolisce la denuncia delle donne che subiscono stupri e violenza sessuali sul lavoro»;

   nonostante la circostanza che il Ferrara si sia nel frattempo volontariamente dimesso dall'incarico, in data 28 agosto 2020, anche a seguito delle proteste sopra richiamate, ad avviso degli interroganti rimane comunque un vulnus nell'ordinamento che andrebbe senz'altro sanato –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative volte a prevedere che ai condannati in via definitiva per violenza sessuale sia interdetto l'accesso ad incarichi simili a quelli descritti in premessa.
(4-06659)


   D'ARRANDO e NESCI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 28 luglio 2020, alcuni organi di stampa hanno reso noto che il direttore del carcere di Torino Domenico Minervini è stato rimosso dall'incarico a seguito di un provvedimento, secondo quanto appreso, del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) per motivi di opportunità, dopo che la procura del capoluogo piemontese ha chiuso le indagini sulle presunte violenze, in alcuni casi torture, perpetrate dalle guardie carcerarie ai danni dei detenuti del carcere Lorusso-Cutugno;

   analogo provvedimento è stato preso nei confronti del comandante della polizia penitenziaria Giovanni Battista Alberotanza;

   Minervini e Alberotanza figurano tra i 25 indagati dell'inchiesta;

   secondo quanto emerso, Minervini sapeva delle vessazioni e delle violenze a cui le guardie carcerarie sottoponevano i detenuti del carcere delle Vallette perché arrivavano segnalazioni da più persone e più soggetti, come medici, psicologi e insegnanti, ricevevano le confidenze delle vittime; la maggior parte delle violenze sarebbero avvenute all'interno del padiglione C, in particolare nel settore detentivo «sex-offender – protetti promiscui»;

   secondo quanto riportato, un detenuto con problemi psichici, sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, sarebbe stato fatto uscire dalla cella per essere portato in ospedale quasi nudo, ammanettato e con un bavaglio sulla bocca, dopo essere stato sedato;

   anche il provveditorato regionale per l'amministrazione penitenziaria sarebbe stato informato della gravità della situazione, tanto che avrebbe consigliato a Minervini di far ruotare gli agenti di polizia penitenziaria per porre un freno a comportamenti non più tollerabili;

   in una intercettazione del 30 ottobre 2019, nel corso di un colloquio con il direttore sanitario del carcere, Minervini avrebbe affermato: «le coercizioni in carcere ci sono sempre state, ma abusive e non tracciate»;

   premesso che la magistratura accerterà le responsabilità relative ai fatti sopra esposti, dalle indagini della procura di Torino emerge una condizione di extraterritorialità rispetto alle garanzie fondamentali assicurate dallo Stato alle persone recluse –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se il Ministro della giustizia non intenda promuovere iniziative ispettive presso il carcere delle Vallette e degli altri istituti penitenziari, al fine di verificare l'eventuale violazione dei diritti umani dei detenuti e delle persone con disabilità recluse e se intenda adottare eventuali iniziative di competenza al fine di evitare il ripetersi di questi eventi.
(4-06663)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 39 recante attuazione della direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI, all'articolo 2, modifica il decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, e sanzioni per il datore di lavoro, in particolare, inserendo un nuovo articolo 25-bis relativo al certificato penale del casellario giudiziale richiesto dal datore di lavoro;

   nello specifico, il suddetto articolo 25-bis, noto anche come «Certificato penale antipedofilia», stabilisce che «il certificato penale del casellario giudiziale di cui all'articolo 25 deve essere richiesto dal soggetto che intenda impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori, al fine di verificare l'esistenza di condanne per taluno dei reati di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies e 609-undecies del codice penale, ovvero l'irrogazione di sanzioni interdittive all'esercizio di attività che comportino contatti diretti e regolari con minori»;

   inoltre, il medesimo articolo in caso di inadempienza, stabilisce una «sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 10.000,00 a euro 15.000,00»;

   il cosiddetto Certificato penale antipedofilia di cui sopra è obbligatorio sia per i datori di lavoro privato che pubblico, al momento dell'assunzione di nuovo personale o comunque di stipula di un nuovo contratto di lavoro, come descritto dalle FAQ specifiche emanata dal Ministero della giustizia;

   attualmente non vi sono dati o informazioni specifiche sull'utilizzo di tale strumento e sulla sua efficacia –:

   di quali informazioni disponga il Governo sull'applicazione dell'articolo 25-bis del decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, dal momento della sua entrata in vigore sino ad oggi e se disponga di dati relativi a contratti di lavoro che sono stati annullati o comunque terminati per effetto delle risultanze dell'applicazione della predetta norma.
(4-06673)


   FERRO e GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con note del 4 e 14 ottobre 2019 il segretario generale Osapp denunciava le gravi criticità legate alla «gestione del personale in servizio presso la Casa Circondariale di Melfi in cui ci “si permette” di contravvenire a qualsiasi tipo di norma vigente pattizia»;

   in particolare, si lamentava una «irrazionale distribuzione del lavoro straordinario», non convalidato da apposite relazioni di servizio ed effettuato anche dove non ve ne sia esigenza; una «ingiustificata e non concordata movimentazione interna fra i vari uffici»; una «contraddittoria effettuazione di lavoro straordinario da parte di Personale», nonostante le limitazioni imposte del Medico del Lavoro e le disposizioni della Direttrice dell'istituto; una «cattiva Gestione del Personale Ruolo degli Ispettori (8 unità) e dei Sovrintendenti (2 unità)», considerato che la Sorveglianza Generale nei turni serali, notturni e festivi sarebbe svolta esclusivamente dal ruolo degli Assistenti, nonostante risultino esservi Ispettori e Sovrintendenti;

   e ancora, si legge sempre nelle note che, nonostante la presenza di ispettori, è stato affidato un doppio incarico di responsabilità (Area segreteria e ufficio comando) ad un unico ispettore da pochi mesi arrivato a Melfi, che per motivi di lavoro legati ad una sua attribuzione in seno al Dap, risulta essere spesso assente;

   a corredo di tali violazioni, l'Osapp denunciava una indebita disapplicazione degli accordi e delle regole di organizzazione dei servizi, che si concretizzerebbe anche nell'accorpamento nei servizi di più sezioni detentive, nonostante vi siano detenuti di Alta Sicurezza e il sistema antiscavalcamento-antintrusione sia in condizioni precarie, nella soppressione delle sentinelle, della ronda automontata e dei servizi nella sala regia;

   con successive note del 16 giugno, 29 giugno, 25 luglio e 6 agosto 2020, i sindacati di categoria Osapp-Uilpa-Uspp e Sinappe, «visto il perdurare della ormai incancrenita situazione in cui versa la Casa Circondariale» di Melfi, denunciavano ripetutamente la gravissima situazione che «vede l'attuale Comandante del Reparto, nominato Commissario a seguito dell'ultimo concorso interno per 80 posti da Commissario e per i quali il bando di concorso espressamente prevedeva un netto divieto a poter ricoprire incarichi di Comandante del Reparto, ciò nonostante, non solo non è stato rispettato ciò che era previsto dal bando di concorso, ma cosa ancor più grave è la doppia posizione ricoperta da quest'ultimo, quella di comandante del reparto e importante rappresentante sindacale di una nota sigla», nonostante è presente a Melfi un commissario capo, quindi suo superiore gerarchico;

   in particolare, tale situazione si riverbera sul buon andamento della struttura, visto che la maggior parte del personale vivrebbe la circostanza con il timore di possibili ripercussioni negative di carattere personale; vedrebbe negli atti posti in essere dalla direzione avvallati dal comandante del reparto delle gravi disparità di trattamento e delle violazioni di tutte quelle norme, ivi comprese le norme contenute nello statuto dei lavoratori, che espressamente prevedono che non è possibile concentrare nella medesima persona anche la figura di rappresentante sindacale;

   il comandante del reparto, essendo capo del personale di polizia penitenziaria, dovrebbe essere persona scevra da ogni condizionamento e non soggetto a logiche di appartenenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, se sia stata disposta una verifica ispettiva presso la casa circondariale di Melfi e, in caso affermativo, quali siano stati gli esiti della stessa;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sanare le criticità rilevate nell'istituto penitenziario in esame, che rischia di trasformarsi in una vera e propria «bomba ad orologeria» rispetto a possibili problemi futuri di rilevanza esterna, sia rispetto al personale e sia riguardo alla popolazione detenuta.
(4-06674)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la Calabria, e in particolare la fascia jonica meridionale, registra purtroppo un sostanziale deficit infrastrutturale sia per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie che quelle viarie;

   in questo ambito va sottolineato come da troppi anni la strada statale 183 Melito di Porto Salvo – Gambarie d'Aspromonte, necessità di un serio intervento di riqualificazione e di messa in sicurezza;

   allarmante è il pericolo che incombe sulla suddetta infrastruttura viaria, spesso a una sola carreggiata, per le sue numerose e importanti frane che continuano ad interessare notevoli tratti di carreggiata e per le frane che si continuano a registrare dalla adiacente montagna, il cui materiale spesso si riversa sulla strada. Tutto questo produce evidenti e gravi condizioni di pericolo per l'incolumità dei cittadini e per le infrastrutture ivi esistenti;

   l'Anas, e in particolare l'Area Compartimentale Calabria di Anas, anche a seguito di monitoraggi effettuati su questa infrastruttura viaria, si era presa in carico di programmare ed effettuare una serie di interventi di manutenzione e di messa in sicurezza dell'arteria stradale;

   questi interventi, indispensabili per la sicurezza della viabilità e quindi dei cittadini, sono altresì necessari per i territori e i comuni del Parco nazionale dell'Aspromonte in quanto contribuirebbero ad affrontare problemi che ancora oggi limitano lo sviluppo delle aree interne, e in particolare dei centri abitati del comprensorio. Problemi legati alla sicurezza e alla percorribilità, che penalizzano fortemente le attività produttive di quelle aree, nonché la stessa la mobilità e la viabilità per gli spostamenti quotidiani –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per la messa in sicurezza dei tratti più a rischio della infrastruttura viaria di cui in premessa, al fine di garantire la sicurezza e dare soluzione al disagio dei cittadini di quei comuni anche al fine di sostenere le imprese e le attività produttive del territorio, garantendo il diritto alla vivibilità delle aree interne.
(2-00912) «Maria Tripodi, Gelmini, Cannizzaro».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Giornale di Vicenza del 21 agosto 2020 denuncia tempi di attesa assolutamente intollerabili per lo svolgimento degli esami di guida;

   gli aspiranti guidatori, giunti a metà del percorso, devono attendere quasi un anno per completare la prova pratica e qualche mese in più deve attendere chi sta partendo da zero;

   il direttore della motorizzazione civile di Vicenza Germano Zotto, dalle pagine del quotidiano locale, denuncia una cronica mancanza di personale, cui si è aggiunta, dilatando a dismisura i tempi, la pausa forzata del lockdown, che ha congelato centinaia di pratiche;

   manca personale: sono a disposizione 34 operatori, ma ne necessiterebbe il doppio;

   il direttore lancia l'allarme: «se le cose non cambiano, tra non molto il rischio è di arrivare persino oltre l'anno, fra i 14 e i 15 mesi di attesa tra la prima e la seconda prova»;

   sarebbe necessaria una task force di esaminatori, ma per il momento non se ne parla –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere per mettere a disposizione della motorizzazione civile di Vicenza personale in misura adeguata alle necessità e garantire così lo svolgimento degli esami di guida in tempi ragionevoli.
(2-00911) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2018 si teneva un incontro tra i rappresentanti dell'amministrazione provinciale di Piacenza e quelli di Autovia Padana spa, nuova società concessionaria dell'Autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, che dal 1° marzo 2018 era subentrata alla precedente concessionaria Autostrade Centro Padane spa;

   giusta la convenzione in essere con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, veniva posta a carico di Autovia Padana Spa la completa realizzazione della variante su nuova sede alla Strada provinciale 6 di Carpaneto Piacentino, nel tratto tra la località Crocetta (comune di Podenzano) e l'abitato di Pozzo Pagano (comune di San Giorgio Piacentino), comprendente, come opera principale, il nuovo ponte sul torrente Nure;

   al termine dei lavori, e ad avvenuta approvazione del relativo collaudo, veniva previsto che il nuovo tratto stradale sarebbe stato di competenza della amministrazione provinciale di Piacenza, mentre quello attuale sarebbe stato trasferito, pro quota, ai due comuni territorialmente competenti;

   veniva prevista l'apertura per stralci degli interventi funzionali di volta in volta realizzati, previo collaudo degli stessi da parte del Ministero delle infrastrutture, così da consentirne l'utilizzo in tempi più brevi di quelli che avrebbe determinato la realizzazione di un unico collaudo dell'opera, tenendo conto degli innumerevoli anni di attesa che ne hanno caratterizzato prima l'avvio e, quindi, l'auspicata conclusione –:

   se e quali urgenti iniziative intenda assumere presso gli uffici competenti del Ministero affinché gli stessi, per quanto di competenza, provvedano ad assumere gli atti necessari, ivi compresi i parziali collaudi delle opere, così da consentire l'utilizzazione dei tratti funzionali dell'opera ad oggi già ultimati.
(5-04543)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la motorizzazione di Forlì sta vivendo momenti di forte disagio per il rischio di chiusura e trasferimento di sede a Cesena degli uffici e dei dipendenti;

   gli uffici di Forlì evadono quasi la metà delle operazioni provinciali in materia di trasporti: dalle patenti, alle revisioni, ai collaudi; pertanto, si tratta di un importante servizio di cui il comprensorio forlivese non può fare a meno;

   mantenere la sede della motorizzazione civile a Forlì è un'esigenza avvertita da tutti e, in particolare, dagli operatori del settore, poiché gravi sarebbero i disagi connessi alla chiusura;

   una tale riorganizzazione avrebbe ricadute negative sui lavoratori e sugli utenti privati e imprese;

   il bacino di utenza che gravita sulla sede di Forlì è importante in termini numerici: un territorio come quello di Forlì-Cesena, per la sua struttura geografica e per il suo territorio economico, necessita di entrambe le sedi della motorizzazione per far fronte ai bisogni della comunità;

   la chiusura della sede della motorizzazione di Forlì nel corso del 2022 è una decisione inaccettabile, irrazionale e penalizzante per cittadini e imprese del territorio –:

   quali siano le ragioni della prospettata chiusura della sede forlivese della motorizzazione civile;

   quali interventi intenda porre in essere il Ministro interrogato per scongiurare la chiusura e gli innumerevoli disagi ad essa connessi.
(4-06645)


   MOLTENI, CLAUDIO BORGHI, LOCATELLI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la società FerrovieNord ha comunicato all'amministrazione comunale della città di Como la decisione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie di raddoppiare il tempo di chiusura dei passaggi a livello cittadini;

   in particolare, dal mese di settembre 2020, le sbarre del passaggio a livello di viale Battisti, anziché 1 minuto e 1 secondo, rimarranno abbassate 2 minuti e 15 secondi, quelle tra via Lecco e via Verdi da 59 secondi di chiusura passeranno a 2 minuti e 30 secondi e quelle tra via Lecco e via Bertinelli da 59 secondi passeranno a 2 minuti e 45 secondi;

   trattandosi di una delle zone più trafficate della città, le chiusure prolungate rischiano di paralizzare la circolazione;

   dalla stazione di Como Laghi transitano dai quattro ai sei treni l'ora, si intuisce che le sbarre potrebbero rimanere abbassate ben oltre i dodici minuti al giorno, abbastanza per paralizzare una città dove già normalmente non è facile muoversi. Il sindaco ha – giustamente – rilevato che «non è solo un problema di disagio per gli automobilisti che rimarranno bloccati in colonna con conseguente aumento dello smog in centro, ma si rischia anche dal punto di vista della sicurezza, da via Lecco passano anche le ambulanze della Croce Rossa che da via Italia Libera si dirigono verso il Pronto Soccorso del Valduce» rendendo pertanto difficoltoso il raggiungimento dei presidi sanitari;

   l'incontro tra il sindaco ed il prefetto è rimasto al momento privo di effetti per l'attuale impossibilità di trovare un'alternativa;

   nel corso dell'ultimo anno Ferrovie aveva formalmente richiesto alla città la concessione di uno spazio per l'installazione di un nuovo sistema di protezione di marcia del treno, al fine per diminuire il numero dei sinistri. L'amministrazione aveva rappresentato la necessità che, con questo nuovo metodo, non ci fossero allungamenti nei periodi di chiusura delle sbarre e Ferrovie aveva assicurato che l'attivazione del sistema non avrebbe comportato sensibili variazioni dei tempi di apertura/chiusura del passaggio a livello, ma così non è stato;

   è del tutto evidente per l'interrogante che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, istituita dal Governo Prodi nel 2007 non abbia tenuto minimamente conto delle esigenze del territorio;

   Rfi (Rete ferroviaria italiana), quale gestore dell'infrastruttura nazionale, è impegnata nel piano di eliminazione dei passaggi a livello programma Ilcad (International level Crossing awareness day), di cui prevede la sostituzione con opere di viabilità alternative. Sulla rete fondamentale, che registra oltre 16.700 chilometri di strade ferrate, sono ancora attivi più di 4.500 passaggi a livello (dato 2016), di cui più di 700 sono affidati alla responsabilità diretta di privati –:

   quali iniziative il Ministro interrogato ritenga di assumere, per quanto di competenza, per risolvere il problema degli attraversamenti ferroviari nei centri abitati alla luce in particolare delle criticità riscontrate nella città di Como, che generano inquinamento per il blocco del traffico e mettono a rischio l'incolumità dei cittadini.
(4-06665)


   BIGNAMI e DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la viabilità lungo la strada statale E45 nel tratto romagnolo toscano è da tanti anni gravemente compromessa;

   in particolare, chi percorre la strada statale E45 nel tratto che congiunge la Romagna alla Toscana è costretto a ripetute e pericolose «gincane» a causa dei numerosi cantieri aperti;

   nel tratto toscano è, poi, nota la vicenda del viadotto del «Puleto» sottoposto a sequestro, successivamente riaperto senza però che siano stati effettuati ad oggi interventi risolutivi delle problematiche che hanno condotto al provvedimento di sequestro;

   oltre a quanto sopra, risulta da tempo chiusa l'uscita, lungo la strada statale E45 direzione Ravenna-Roma, per l'abitato di San Piero in Bagno, in località del comune di Bagno di Romagna (FC), risulta ancora chiusa l'entrata alla strada statale E45 da Bagno di Romagna (FC) in direzione Roma e sono tutt'ora in corso i lavori presso le gallerie della «Roccaccia» (comune di Bagno di Romagna) e di Montecoronaro (comune di Verghereto);

   nella viabilità alternativa alla E45, inoltre, la vecchia strada statale che va dai Canili (località Verghereto) a Valsavignone (Arezzo) risulta chiusa ormai da 20 anni;

   la viabilità alternativa alla E45 non risulta, poi, in miglior stato di conservazione e manutenzione: il traffico lungo la strada provinciale 142 cosiddetta «strada dei Mandrioli», nel tratto che collega il versante romagnolo a quello toscano, ricadente nella provincia di Forlì Cesena, è stato dapprima regolato con impianto semaforico a senso di marcia unico alternato per poi prevederne il divieto totale, salvo contenute eccezioni, per i prossimi 4 mesi, al fine di effettuare interventi di messa in sicurezza che potrebbero risultare, comunque, non definitivamente risolutivi; è un tratto di strada, questo, per il quale l'interrogante ha già depositato precedente interrogazione in attesa di risposta;

   è tutt'ora chiusa la strada provinciale 137 per il Verghereto (FC) a causa della frana nel tratto che conduce da Bagno di Romagna a Verghereto e, più in generale, è altresì precaria o totalmente assente la manutenzione della strada provinciale 138 per il tratto ricadente nel comune di Bagno di Romagna, sia per ciò che attiene alla carreggiata, sia per ciò che attiene ai sistemi di sicurezza (guard rail, rete di protezione caduta massi) in alcune zone totalmente assenti;

   la suddetta situazione pregiudica in maniera grave tutti i territori interessati, soprattutto dal punto di vista economico, trattandosi di località a vocazione turistico-imprenditoriale, per i quali lo stato di buona manutenzione della viabilità è elemento fondamentale e compromette la sicurezza degli utenti –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per risolvere in via definitiva le problematiche sopra citate e dunque per un tempestivo ripristino della viabilità relativa ai tratti di strada richiamati, risultanti ad oggi interclusi, parzialmente o totalmente, al traffico e, in generale, per la messa in sicurezza degli stessi

   posto che il recovery fund costituisce una opportunità importante per risolvere le criticità infrastrutturali di cui in premessa, in che modo si intenda attivare il Governo, anche in sinergia con le città metropolitane, le province e le regioni coinvolte, per inserire le opere e gli interventi di cui in premessa nei piani strategici della mobilità, vista la rilevanza che esse assumono nel contesto viario regionale e nazionale.
(4-06675)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la recente tragedia di Beirut ha riportato l'attenzione generale sugli effetti catastrofici delle esplosioni del nitrato di ammonio;

   il nitrato di ammonio, la cui formula chimica è NH4N03, viene impiegato normalmente come fertilizzante in agricoltura;

   è anche il componente principale del cosiddetto ghiaccio istantaneo, utilizzato in ambito medico o sportivo per alleviare il dolore in caso di contusioni o trauma;

   in forma pura si presenta come solido bianco cristallino, che si scioglie facilmente in acqua;

   dall'inizio del secolo scorso periodicamente avvengono incidenti che coinvolgono il nitrato di ammonio;

   il primo noto risale addirittura al 1917, durante la prima guerra mondiale, ed ha avuto luogo nel porto di Halifax, in Canada, quando la collisione tra due navi determinò un'esplosione, che, per effetti e vittime, ricorda quella più recente di Beirut;

   in un secolo le vittime accertate, dovute alla decomposizione esplosiva, anche accidentale, di questo prodotto chimico sono state numerosissime;

   il grado di distruzione dopo uno scoppio (case, scuole, aziende rase al suolo) va oltre ogni possibile immaginazione;

   vanno ricordati anche l'esplosione avvenuta nel 2001 a Tolosa nell'hangar 221 dell'impianto dell'azienda chimica Azf che ha causato la morte di 29 persone e il ferimento di altri 2.500 senza tetto e l'attentato di Oklahoma City nel 1995, che a sua volta ha causato 168 morti e centinaia di feriti;

   l'inchiesta sulle cause dell'esplosione di Tolosa, guidata dal procuratore della Repubblica Michel Bréard constatò che la causa dell'esplosione: «(...) è dovuta al 99 per cento a delle ragioni accidentali (...)»;

   questa affermazione configura l'ipotesi delittuosa in capo alla Azf di «omicidio volontario per inosservanza deliberata ad un obbligo di sicurezza o di prudenza»;

   nella «La Rivista dei combustibili» del 19 luglio 2013 si legge che l'Osha (Occupational safety and health administration), nel suo standard per gli esplosivi riporta alcune disposizioni per il nitrato di ammonio fertilizzante;

   tuttavia, l'Osha non si è focalizzata in modo estensivo sullo stoccaggio del nitrato di ammonio e non ha condotto ispezioni dal 1985;

   altre nazioni hanno disposto legislazioni specifiche: gli Stati Uniti sulla sicurezza del nitrato di ammonio ed il Regno Unito raccomandano lo stoccaggio in edifici e bidoni non combustibili;

   il produttore statunitense CF Industries fa le stesse raccomandazioni e sollecita la presenza di sprinkler (impianti antincendio);

   ciò che si evince da questa situazione è che le risorse di Epa (U.S. Environmentalprotection agency) e Osha nel campo della sicurezza di processo sono limitate;

   le regolamentazioni vanno modernizzate, ma allo stesso tempo sono richieste più ispezioni e maggiore prevenzione;

   l'interpellante riporta anche la testimonianza dell'evento che nel 2001 ha coinvolto la città di Vicenza;

   all'epoca presso il cimitero monumentale venne ritrovato un ordigno bellico che conteneva come esplosivo principalmente il nitrato di ammonio e rese necessaria l'evacuazione di circa 60.000 persone dal centro storico;

   il nitrato d'ammonio è stato inserito nella lista di sostanze pericolose all'allegato I, parte 2, della «direttiva Seveso bis» –:

   quali iniziative il Governo abbia disposto, dopo la tragica esplosione di Beirut, per il presidio e il controllo dei depositi di nitrato di ammonio presenti sul territorio nazionale;

   quali iniziative, anche a carattere normativo, intenda assumere per garantire ai cittadini del nostro Paese un grado più elevato di sicurezza, rispetto al rischio potenziale di esplosioni di nitrato di ammonio.
(2-00910) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 13 agosto 2020, il capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, durante un incontro a «La Versiliana», rispondendo ad una domanda sul «caso Vicenza», stando ai resoconti delle agenzie di stampa, ha detto testualmente: «in quella vicenda stigmatizzo, e per questo ci saranno conseguenze, le modalità con le quali l'operatore è intervenuto nei confronti di quel ragazzo»; ed ancora: «nei confronti dell'operatore agiremo per la scorrettezza delle modalità con cui ha operato»;

   pare quindi di capire che saranno adottate sanzioni disciplinari nei confronti del poliziotto;

   nel frattempo la stampa locale continua a parlare di un'indagine interna ancora in corso nella giornata di ieri, con testimoni auditi negli uffici della questura di Vicenza –:

   se l'indagine interna fosse già conclusa quando il capo della Capo della Polizia di Stato si è pronunciato sul caso;

   se le modalità comunicative del capo della Polizia di Stato, nella fattispecie, siano in linea con i canoni della sobrietà, riservatezza e rispetto per il personale della Polizia di Stato.
(3-01730)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con una querela presentata ai carabinieri di Firenze (stazione di Legnaia) e alla procura della Repubblica di Firenze una ragazza fiorentina di 20 anni, Giulia T., ha denunciato una grave aggressione subita in un locale notturno di Firenze, Villa Vittoria, nella notte fra il 30 giugno e il 1° luglio 2020. La ragazza ha subito un trauma cranico-facciale con frattura delle ossa nasali (prognosi di 15 giorni) ed è stata costretta a subire un intervento chirurgico avvenuto in data 9 luglio 2020, per la riduzione della frattura (con proroga della malattia fino al 22 luglio 2020). Secondo quanto ricostruito sono ignoti i motivi dell'aggressione, avvenuta nei bagni del locale; due ragazze hanno prima sgambettato la giovane denunciante, facendola cadere, e poi l'avrebbero tenuta ferma e picchiata, utilizzando le tecniche delle arti marziali. L'aggressione è stata interrotta soltanto per l'intervento di alcuni ragazzi presenti. Gli addetti alla sicurezza, secondo il racconto, non avrebbero chiamato i soccorsi del 118, né avvisato le forze dell'ordine dell'accaduto. La vittima ha denunciato due ragazze, una italiana e portoghese che, secondo quanto raccontato e pubblicato in un articolo del quotidiano La Nazione, vivrebbero in un insediamento rom all'Olmatello, nella periferia di Firenze –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti;

   se sia a conoscenza di analoghi episodi di violenza che coinvolgano persone abitanti nel suddetto insediamento.
(3-01732)


   GOBBATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ad agosto nelle campagne alle porte di Spino d'Adda, un comune della provincia di Cremona, ha avuto luogo un rave party che ha visto la partecipazione di circa 1.500 persone provenienti non solo da tutta Italia ma anche da altri Paesi, come Olanda e Germania;

   quanto sopra ha avuto grande eco sulla stampa locale e nazionale dato che il raduno non autorizzato si è protratto per ben tre giorni, suscitando enorme preoccupazione e legittime proteste della cittadinanza e delle amministrazioni locali sia per le gravissime conseguenze dal punto di vista sanitario e nell'ottica della diffusione del Covid-19 sia per il disturbo provocato ai residenti delle aree limitrofe;

   quanto accaduto è un fatto di estrema gravità considerato anche che il raduno si è svolto in un territorio già duramente colpito dall'epidemia, che con grande sforzo e responsabilità di tantissime persone stava iniziando a risollevarsi e che ora invece potrebbe avere conseguenze gravissime a causa del rave party illegale degli scorsi giorni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come sia stato possibile lo svolgersi del raduno non autorizzato a Spino d'Adda, quali iniziative di competenza siano state adottate in merito ed al fine di impedire in futuro il verificarsi di situazioni analoghe, altamente pericolose per i cittadini sia dal punto di vista della sicurezza che per la tutela della loro salute.
(3-01735)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TESTAMENTO e GRIPPA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° dicembre 2013 è organizzata la manifestazione gastronomica «Prodotto topico del Trigno Sinello». Tale manifestazione prevede che in ciascuno dei comuni aderenti venga organizzata una degustazione tra almeno due prodotti tipici tradizionali, definiti topici; «prodotto topico» è un progetto di sviluppo locale dal basso, che può consentire a giovani e anziani, amministratori pubblici e privati, attori sociali ed economici delle aree coinvolte di partecipare ad eventi culturali, turistici, gastronomici e di socializzazione: nei sabati e nelle domeniche, da dicembre e fino a luglio in ognuno dei comuni aderenti saranno organizzate la visita guidata dei siti di interesse paesaggistico, la proclamazione del «prodotto topico» e una degustazione, che consente ai presenti di apprezzare anche la bontà del prodotto stesso;

   anche per l'edizione del 2020 sono state attivate le procedure necessarie, compresa la tappa di Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, prevista per il 16 luglio 2020. A tal proposito, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dello stesso comune, dopo aver chiesto alcune informazioni alla regione Molise circa le procedure da seguire in tempi di COVID-19 per l'organizzazione della manifestazione, provvedeva, su suggerimento del contact center del medesimo ente regionale, a fare «riferimento alle linee guida nazionali disciplinate dal ministero». Pertanto, sulla base di tale risposta inoltrava giusta comunicazione alla questura di Campobasso in data 17 luglio 2020. Il 21 luglio 2020 il sindaco di Montenero emanava l'ordinanza n. 33 con la quale autorizzava la manifestazione «Prodotto topico», che si sarebbe dovuta svolgere nella giornata del 25 dello stesso mese;

   successivamente il dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria della regione Molise rilasciava in data 22 luglio 2020 (protocollo 69783) al presidente dell'ente organizzatore della manifestazione «nulla osta» per l'evento. Allo stesso tempo era stato studiato e approntato anche un piano di sicurezza da far seguire ai fruitori della manifestazione in ottemperanza alle prescrizioni dell'allegato 9 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri («Linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive della Conferenza delle regioni e delle province autonome dell'11 giugno 2020»);

   in data 24 luglio 2020 con ordinanza n. 34 il primo cittadino sospendeva e revocava l'autorizzazione alla stessa manifestazione rinviandola a data da destinarsi, indicando tra gli altri, il seguente motivo: «Rilevato che nella mattinata del 24 luglio 2020, sempre per le vie brevi vi è stato un confronto operativo con la prefettura di Campobasso in merito alla fattibilità della manifestazione in seguito agli ultimi episodi di positività al COVID-19 che si sono registrati sul territorio regionale». Tale revoca – stante le segnalazioni ricevute dagli interroganti – avrebbe causato agli organizzatori della manifestazione danni ingenti, al punto da annunciare un'azione legale a fini di risarcimento; risulta altresì agli interroganti che il sindaco avrebbe anche ricevuto telefonate sia dalla regione che dalla prefettura durante le quali sarebbero state fatte presenti alcune ragioni circa l'eventuale sospensione della manifestazione;

   presso ogni ufficio territoriale di Governo è istituito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica avente natura ausiliaria e consultiva in ordine alle successive determinazioni del prefetto e delle autorità territoriali di pubblica sicurezza; comitato che è dei tipo collegiale in quanto composto dal questore, dai comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo forestale, dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo che ne è membro di diritto, nonché dai sindaci degli altri comuni interessati con riferimento a questioni che riguardano i rispettivi territori; il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica viene convocato dal prefetto, che ne fissa l'ordine del giorno e ne cura, mediante un funzionario nella qualità di segretario, la redazione del relativo verbale della riunione; per ragioni di particolare tecnicismo o riservatezza delle materie trattate, i prefetti usano convocare con maggiore frequenza rispetto al comitato ordine e sicurezza pubblica una riunione dei soli vertici provinciali delle forze di polizia, chiamata nell'uso quotidiano «riunione tecnica di coordinamento» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se questi risultino veritieri e di quali altri elementi conoscitivi dispongano per far chiarezza sulla negativa definizione della fiera gastronomica citata in premessa;

   quali azioni intendano adottare, ognuno per le proprie rispettive competenze, con lo scopo di approfondire le ragioni, anche in relazione all'elemento «confronto operativo» citato nell'ordinanza di sospensione, che hanno spinto il sindaco a revocare l'autorizzazione, nonché le eventuali motivazioni che non hanno consentito la convocazione degli organi collegiali di cui sopra.
(4-06637)


   TESTAMENTO e GRIPPA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° dicembre 2013 è organizzata la manifestazione gastronomica «Prodotto topico del Trigno Sinello». Tale manifestazione prevede che in ciascuno dei comuni aderenti venga organizzata una degustazione tra almeno due prodotti tipici tradizionali, definiti topici; «Prodotto topico» è un progetto di sviluppo locale dal basso, che può consentire a giovani e anziani, amministratori pubblici e privati, attori sociali ed economici delle aree coinvolte di partecipare ad eventi culturali, turistici, gastronomici e di socializzazione: nei sabati e nelle domeniche, da dicembre e fino a luglio in ognuno dei comuni aderenti saranno organizzate la visita guidata dei siti di interesse paesaggistico, la proclamazione del «Prodotto topico» e una degustazione, che consente ai presenti di apprezzare anche la bontà del prodotto stesso;

   anche per l'edizione del 2020 sono state attivate le procedure necessarie, compresa la tappa di Montenero di Bisaccia, in provincia di Campobasso, prevista per il 16 luglio 2020. A tal proposito, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dello stesso comune dopo aver chiesto alcune informazioni alla regione Molise circa le procedure da seguire in tempi di Covid-19 per l'organizzazione della manifestazione, provvedeva, su suggerimento del Contact center del medesimo ente regionale, a fare «riferimento alle linee guida nazionali disciplinate dal ministero». Pertanto, sulla base di tale risposta inoltrava giusta comunicazione alla questura di Campobasso in data 17 luglio. Il 21 luglio il sindaco di Montenero emanava l'ordinanza n. 33 con la quale autorizzava la manifestazione «Prodotto Topico», che si sarebbe dovuta svolgere nella giornata del 25 dello stesso mese;

   successivamente il Dipartimento di Prevenzione della Azienda Sanitaria della regione Molise rilasciava in data 22 luglio 2020 (Prot. 69783) al presidente dell'ente organizzatore della manifestazione «nulla osta» per l'evento. Allo stesso tempo era stato studiato e approntato anche un Piano di Sicurezza da far seguire ai fruitori della manifestazione in ottemperanza alle prescrizioni dell'Allegato 9 al decreto del Presidente del consiglio dei ministri (Linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive della Conferenza delle regioni e delle province autonome dell'11 giugno 2020);

   considerato che: in data 24 luglio con ordinanza n. 34 il primo cittadino sospendeva e revocava l'autorizzazione alla stessa manifestazione rinviandola a data da destinarsi, indicando tra gli altri, il seguente motivo: «Rilevato che nella mattinata del 24 luglio 2020, sempre per le vie brevi vi è stato un confronto operativo con la prefettura di Campobasso in merito alla fattibilità della manifestazione in seguito agli ultimi episodi di positività al Covid-19 che si sono registrati sul territorio regionale». Tale revoca – stante le segnalazioni ricevute dagli interroganti – avrebbe causato agli organizzatori della manifestazione danni ingenti, al punto da annunciare un'azione legale a fini di risarcimento; risulta altresì agli interroganti che il sindaco avrebbe anche ricevuto telefonate sia dalla regione che dalla prefettura durante le quali sarebbero state fatte presenti alcune ragioni circa l'eventuale sospensione della manifestazione;

   osservato che: presso ogni Ufficio Territoriale di Governo è istituito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica avente natura ausiliaria e consultiva in ordine alle successive determinazioni del prefetto e delle autorità territoriali di Pubblica Sicurezza; Comitato che è dei tipo collegiale in quanto composto dal questore, dai Comandanti Provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale, dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo che ne è membro di diritto, nonché dai sindaci degli altri comuni interessati con riferimento a questioni che riguardano i rispettivi territori; osservato altresì che: il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica viene convocato dal prefetto, che ne fissa l'ordine del giorno e ne cura, mediante un funzionario nella qualità di segretario, la redazione del relativo verbale della riunione; per ragioni di particolare tecnicismo o riservatezza delle materie trattate, i prefetti usano convocare con maggiore frequenza rispetto al Comitato ordine e sicurezza pubblica una riunione dei soli vertici provinciali delle forze di polizia, chiamata nell'uso quotidiano «Riunione tecnica di coordinamento» (R.T.C.) –:

   si chiede di sapere se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se questi risultano veritieri e di quali altri elementi conoscitivi dispongano per far chiarezza sulla negativa definizione della fiera gastronomica citata in premessa;

   quali azioni intendano adottare, ognuno per le proprie rispettive competenze, con lo scopo di approfondire le ragioni, anche in relazione all'elemento «confronto operativo» citato nella ordinanza di sospensione, che hanno spinto il sindaco a revocare l'autorizzazione, nonché le eventuali motivazioni che non hanno consentito la convocazione degli organi collegiali di cui sopra.
(4-06638)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il prossimo 20 e 21 settembre si terranno le consultazioni elettorali relative ad alcune elezioni regionali, comunali e al referendum confermativo sulla riforma costituzionale per il «taglio» dei parlamentari;

   i Ministeri dell'interno e della salute hanno diramato un apposito protocollo sanitario e di sicurezza per prevenire i rischi di infezione da COVID-19;

   tali prescrizioni sono state redatte secondo le indicazioni fornite dal Comitato tecnico-scientifico;

   a pagina 2 è riscontrabile una grave anomalia nel protocollo sanitario che rischia di mettere in seria discussione la democraticità e la veridicità del risultato elettorale;

   a pagina 2, secondo capoverso, si prescrive la pulizia accurata dei locali adibiti a seggio (cosiddetto sanificazione) anche «al termine di ciascuna delle giornate delle operazioni elettorali»;

   tale prescrizione potrebbe avere delle conseguenze gravissime poiché comporterebbe che la notte del 20 settembre, ad operazioni elettorali ancora non concluse, del personale estraneo al seggio potrà liberamente circolare tra le urne ed il materiale dell'ufficio di Sezione;

   ad avviso dell'interrogante, i Ministri e il Comitato tecnico-scientifico, come di consueto, scaricano in sostanza sui terzi responsabili la cura di evitare eventuali brogli, poiché prescrivono «e comunque nel rispetto di tutte le norme atte a garantire il regolare svolgimento del processo di voto»;

   tale indicazione appare una contraddizione in termini, in quanto l'unico modo per rispettare il regolare svolgimento delle procedure di voto non potrà che essere il divieto di ingresso per chiunque al seggio nelle ore di sospensione notturna, non potendo così essere consentita la pulizia al termine della prima giornata di voto –:

   se il Governo intenda correggere tale prescrizione fornendo precise indicazioni e, in caso contrario, a chi competa vigilare affinché non si verifichino eventuali brogli.
(4-06649)


   PRISCO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 22 e domenica 23 agosto 2020, nella zona della movida di Marina di Carrara decine di giovani si sono ribellati a una pattuglia della polizia in servizio di controllo del territorio che era stata informata da un cittadino che era in corso una lite fra persone in condizione di forte alterazione da abuso di sostanze alcoliche. Sul posto si recava immediatamente sia il personale in servizio di volante, sia quello disposto per la osservazione e la vigilanza durante la Movida, che constatava la presenza di due giovani che si stavano picchiando e che hanno reagito con violenza all'intervento degli agenti intervenuti a separarli;

   un nutrito gruppo di ragazzi si univa ai due e iniziava a inveire contro le forze dell'ordine con lancio di oggetti, danni alle autovetture di servizio e lesioni ad alcuni degli operatori di polizia intervenuti;

   la vergognosa sassaiola e gli insulti rivolti agli agenti di polizia a Marina di Carrara riportano ancora una volta ad un clima da anni '70 in cui il personale in divisa è visto e trattato come un nemico da abbattere;

   sempre più spesso, le nostre forze dell'ordine si trovano ad agire tra tante difficoltà dovute anche a norme che tutelano più i trasgressori che i tutori dell'ordine –:

   se e come intenda intervenire, anche adottando iniziative normative, per garantire una maggiore tutela delle forze dell'ordine.
(4-06655)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con precedente interrogazione, l'interrogante sottoponeva all'attenzione del Ministro la situazione riguardante la cosiddetta «rotta balcanica» in Friuli Venezia Giulia, lungo la quale quotidianamente vengono rintracciati migranti provenienti sia dalla vicina Slovenia sia dal confine austriaco;

   con l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e l'istituzione del lockdown il flusso ha subito un arresto ma, con la ripresa delle attività economiche dei transiti commerciali, sono ricominciati anche gli ingressi illegali in Italia dalla Slovenia attraverso il Friuli Venezia Giulia;

   la provincia di Udine, assieme al territorio di Trieste, è la zona oggi maggiormente in sofferenza, tanto che lo stesso prefetto di Udine ha dichiarato alla stampa (Messaggero Veneto 18 agosto 2020) di trovarsi in grande difficoltà nella gestione dei migranti poiché molti sindaci hanno scelto di non collaborare e non mettono a disposizione strutture dove poter ospitare i minori stranieri non accompagnati e per la quarantena fiduciaria. Lo stesso prefetto, interrogato se vi sia carenza di strutture per l'accoglienza, risponde che «Le strutture ci sono: manca la volontà di aprirle, la verità è che stiamo riscontrando davvero poca collaborazione»;

   tra i sindaci che hanno rigettato di collaborare con la prefettura, rifiutandosi di accogliere minori stranieri e richiedenti asilo, vi è il sindaco di Gonars Ivano Boemo che, accompagnato dal capo della polizia locale, ha caricato su un pulmino di proprietà del comune 5 minori stranieri con l'obiettivo dichiarato di portarli a Palazzo Chigi in segno di protesta. Il sindaco, dopo aver postato sui suoi profili social la foto del viaggio in auto con i migranti, è stato fermato alle porte di Bologna dopo aver ricevuto assicurazione che i minori sarebbero stati accolti in altra struttura (Il Piccolo, 18 agosto 2020, Il Gazzettino 18 agosto 2020);

   a fronte di sindaci refrattari all'accoglienza, vi sono primi cittadini che, a più riprese, hanno invocato l'aiuto della regione, inviando anche una lettera/appello al presidente Fedriga e all'assessore con delega alla sicurezza Roberti. Sono 28 i sindaci che hanno denunciato il fatto che «l'Amministrazione regionale, pur sollecitata ripetutamente e pur avendo competenza anche sulla prevenzione sanitaria e sociale, non si occupa in alcun modo di fare la sua parte nel reperire strutture in cui i MSNA possano fare la quarantena, a garanzia della salute di tutti i cittadini»;

   per parte sua la regione non ha fatto mancare di rispondere, attraverso l'assessore Roberti, che, attaccando politicamente i sindaci, ha affermato che «Siccome gli stessi sindaci denunciano l'inerzia della Regione sul tema dei minori non accompagnati, pur a fronte di un suo diretto impegno per garantire rimborsi agli Enti Locali, mi aspetto inoltre che i firmatari della missiva non ci presentino più richieste di contributo ma che si rivolgano invece al Governo nazionale» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'episodio che ha visto protagonista il sindaco di Gonars, che, per l'interrogante, ha dato luogo ad una condotta censurabile, relativamente al trasferimento non autorizzato di minori, all'utilizzo improprio di risorse e beni pubblici per fini non istituzionali, alla violazione delle norme sulla quarantena e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo;

   se, giusta la possibile rilevanza di aspetti del comportamento di pubblici ufficiali, quali un sindaco e un capo della polizia locale, che sono normati dalla legge, il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per approfondire modalità e implicazioni di quanto sopra esposto e di pubblico dominio;

   se il Ministro sia a conoscenza della grave difficoltà che il prefetto di Udine riscontra nel reperire strutture a causa della mancata collaborazione da parte di molti sindaci del Friuli Venezia Giulia e se ritenga di dare precise indicazioni in merito alla prefettura-Ufficio territoriale del Governo.
(4-06662)


   DI LAURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 6 dicembre 2019 scoppiava il caso «concorsopoli» presso il Comune di Sant'Anastasia (Napoli): la Guardia di finanza di Napoli ha eseguito misure cautelari nei confronti del sindaco, Raffaele Abete, del segretario generale, Egizio Lombardi, e del consigliere comunale, Pasquale Iorio, con l'accusa di alterare per via informatica i risultati delle prove dei concorsi pubblici in cambio di mazzette che variavano tra 30 mila e 50 mila euro, avvalendosi delle competenze tecniche dell'imprenditore Alessandro Montuori, legale rappresentante della cooperativa Agenzia Selezioni e Concorsi, a cui erano state affidate le procedure concorsuali;

   dalle indagini è emerso un sistema criminale volto ad assicurare l'assunzione di determinate figure, segnalate da rappresentanti politici locali, da inserire nella dotazione organica del comune;

   a seguito della vicenda, il sindaco di Sant'Anastasia, nel dicembre del 2019, ha rassegnato, in carcere, le proprie dimissioni, con la conseguente nomina di un commissario prefettizio;

   quanto accaduto a Sant'Anastasia non sarebbe un caso isolato ma parte di un sistema ramificato volto ad alterare i risultati dei concorsi in molti comuni campani, tra i quali quelli di Cercola, Lettere, Pimonte, Somma Vesuviana, Cardito, Sarno, San Giuseppe Vesuviano;

   al comune di Pimonte, Lombardi figurava come segretario generale dell'ente per due procedure concorsuali (una per istruttore tecnico direttivo e l'altra per funzionario amministrativo), indette nel 2018, nelle quali, per quanto consta all'interrogante, comparivano alcuni commissari esterni delle commissioni valutatrici poi risultati coinvolti anche nell'ambito delle procedure di Sant'Anastasia;

   durante l'interrogatorio reso dinnanzi ai magistrati, lo stesso Lombardi avrebbe dichiarato che il sindaco (di Pimonte) gli disse che il concorso lo doveva vincere il nipote (risultato poi primo in graduatoria) e lo stesso primo cittadino doveva avere l'ultima parola su chi fosse idoneo e su chi no;

   con riguardo al comune di Lettere, l'imprenditore Montuori, avrebbe raccontato ai giudici di aver ricevuto una commessa diretta «propiziata» da due politici che, nei rispettivi comuni, sono attualmente in carica: un assessore di Cercola e uno di Somma Vesuviana;

   vistose e gravissime irregolarità si sono registrate con riguardo al comune di Cercola, ove si segnalano 3 diverse procedure, anch'esse al vaglio degli inquirenti, in cui è coinvolta la «Agenzia Selezioni e Concorsi» di Montuori;

   il comune, infatti, come da norma avrebbe consultato Formez e Mepa ai fini dell'individuazione di un soggetto per l'espletamento delle procedure concorsuali: tuttavia, a giudizio dell'interrogante le consultazioni sarebbero state effettuate in maniera del tutto impropria e non avrebbero restituito risultati idonei;

   per tali ragioni, il comune ha proceduto ad un affidamento diretto alla società di Montuori;

   inoltre, i commissari di concorso, nominati in maniera anomala, erano pressoché i medesimi coinvolti nelle altre procedure finite sotto inchiesta;

   nel corso degli interrogatori, Montuori ha dichiarato: «i concorsi banditi dal comune di Cercola venivano alterati da me nell'esito, tra essi, anche quello della nomina di Istruttore Direttivo di Vigilanza, categoria D. Ricordo che in quella sede fui avvicinato da un assessore del comune di Cercola, che mi chiedeva di agevolare alcuni soggetti direttamente segnalati dal Sindaco del Comune di Cercola»;

   le procedure presso il comune di Sant'Anastasia sono tutte state annullate conseguentemente agli sviluppi giudiziari, mentre sembrerebbe che, a quanto consta all'interrogante, nessuna delle altre procedure concorsuali sopra riportate sia stata invalidata, nonostante quelle che appaiono evidenti illegittimità e violazioni di legge, mentre alcuni dei vincitori sarebbero già stati assunti nella pubblica amministrazione –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per attivare i servizi ispettivi dell'Ispettorato per la funzione pubblica e della Ragioneria generale dello Stato, al fine di verificare la regolarità delle procedure concorsuali avvenute nei comuni citati in premessa, e degli atti e fatti ad esse correlati.
(4-06664)


   VARCHI e DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante l'emergenza sanitaria continui a seminare morti e contagi, la Sicilia tutta e, in particolare, l'isola di Lampedusa stanno fronteggiando un'altra emergenza, quella degli sbarchi dei migranti, che da mesi continua senza sosta e non sembra destinata a cessare nel breve termine;

   al di là della posizione ideologica, un dato dovrebbe essere chiaro a tutti: l'hotspot di Lampedusa non è più in grado di accogliere altre persone; i migranti presenti sono oltre mille, ben dieci volte la capienza massima prevista;

   l'hotspot di Lampedusa è uno di quei centri di primissima accoglienza per l'identificazione dei migranti subito dopo il loro arrivo in Italia, operazione che dovrebbe prevedere una permanenza effettiva di 24-48 ore, ma, di fatto, gli ospiti rimangono nel centro anche per diversi mesi;

   la gestione di tale drammatica situazione, peraltro, sembra essere stata lasciata alla sola responsabilità dei sindaci e delle forze di polizia, come denunciato dallo stesso Segretario generale FSP, che con nota Prot. n. 1401 del 19 agosto ha ricordato come la «“non gestione” del fenomeno migratorio da parte delle Istituzioni politiche che dovrebbero provvedervi, ai vari livelli, finisce per far sì che, anche in fase di emergenza da Covid-19, i migranti diventino, in estrema sintesi, un problema di polizia, con tutto ciò che ne consegue»;

   a dimostrazione di tale insostenibile situazione, l'eccezionale livello di stress cui sono sottoposti tutti i reparti mobili e, in particolare, la circostanza che a fronteggiare gli oltre 1.000 migranti a Lampedusa sia stata impiegata una sola unità operativa del reparto di Palermo;

   come si legge nella nota del FSP, infatti, il 18 agosto 2020 i 10 uomini in servizio presso il reparto di Palermo, dopo aver espletato il turno notturno, non solo hanno dovuto espletare anche un turno diurno, ma sono stati anche divisi in tre sotto unità: tre disposti vicino alla mensa, due dislocati su una vicina collinetta a fare da «vedetta» ed altri cinque attestati nei pressi della palazzina ove svolgono le loro specifiche attività i colleghi della polizia scientifica;

   oltre alla gravissima violazione dei protocolli operativi di sicurezza che impongono di non suddividere le unità operative dei reparti mobili in circostanze di emergenza come quella che si sta vivendo, sempre secondo la denuncia del sindacato, quella stessa unità, che sul turno mattutino aveva addirittura dovuto anticipare l'inizio del servizio alle ore 3.00 per concluderlo alle 13.00, sul primo turno serale, era stata messa in libertà alle 5 del mattino e poi, sul successivo turno serale, alle 4 del mattino;

   è di poche ore fa la notizia che proprio uno di quei dieci poliziotti in servizio è risultato positivo e, probabilmente, non sarà l'unico;

   il Governo ha impugnato l'ordinanza del presidente Musumeci che prevede la chiusura degli hotspot e dei centri di accoglienza presenti sull'isola, nonostante la competenza in materia sanitaria e di sicurezza sanitaria sia della regione che, peraltro, è il caso di ricordare, è una regione a statuto speciale;

   alla base dell'impugnazione vi è la considerazione che l'ordinanza contiene misure che «interferiscono direttamente e gravemente con la gestione del fenomeno migratorio, materia di stretta ed esclusiva competenza dello Stato» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali immediate e opportune iniziative di competenza intenda assumere per garantire la sicurezza degli agenti di polizia impiegati a fronteggiare l'emergenza degli sbarchi sull'isola, stanziando adeguate risorse, in termini di mezzi e personale;

   se siano stati adottati idonei protocolli di intervento che tengano al riparo dai rischi altissimi del momento la cittadinanza e gli operatori delle forze dell'ordine impegnati sull'isola.
(4-06672)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo nel Comune di Sasso Marconi (BO) si registrano episodi di furti in appartamento. Gli ultimi, in ordine di tempo, quelli accaduto in alcune abitazioni di via Vizzano;

   Sasso Marconi è un medio comune di circa 15 mila abitanti nella città metropolitana di Bologna: episodi come quelli citati, purtroppo, si stanno verificando con preoccupante frequenza a dimostrazione di come tali fenomeni non siano più prerogativa delle grandi città, ma interessino da tempo anche i centri più piccoli;

   già ad aprile 2020, per esempio, i Carabinieri, durante un controllo notturno si sono imbattuti in una banda di malviventi che stavano tentando di sradicare la cassaforte di un discount. Nel darsi alla fuga con una grossa auto, uno dei Carabinieri ha rischiato anche di essere investito;

   gli episodi citati a titolo di esempio dimostrano come il contesto socio-economico sia completamente mutato negli ultimi anni ed anche centri di piccole e medie dimensioni siano ormai da tempo oggetto di «attenzione» da parte di bande organizzate –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per potenziare tempestivamente gli organici delle forze dell'ordine anche nei centri medio-piccoli come Sasso Marconi;

   se si intenda avviare un monitoraggio rispetto agli episodi criminosi dei centri medio-piccolo e con particolare riguardo alla città metropolitana di Bologna, al fine di individuare soluzioni che possano consentire alla popolazione di vivere serenamente in quei centri urbani prima considerati «isole felici» e che adesso non risultano più indenni da fenomeni criminosi anche di grande rilevanza.
(4-06676)


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la crisi pandemica e la sua ricaduta economica fanno alzare il livello d'allarme per quel che riguarda il diffondersi di illegalità e rischi legati alle infiltrazioni criminali in ambito economico. Questo è quello che emerge dalla relazione presentata dalla unità di informazione finanziaria, incardinata presso la Banca d'Italia che, in occasione della relazione sull'attività del 2019, ha aggiornato il quadro alla più recente crisi sanitaria ed economica. Si legge che «Fra fine febbraio e metà giugno 2020 l'Unità ha ricevuto circa 350 segnalazioni di operazioni sospette direttamente collegate all'emergenza»;

   proprio di fronte a questo rischio più che concreto, la Confindustria di Taranto nella primavera 2020 aveva scritto al Ministro dell'interno Lamorgese e ad altri esponenti del Governo per sottolineare ancora una volta la fragilità e la vulnerabilità di tutto il sistema imprenditoriale con particolare riguardo alle imprese del territorio tarantino e jonico di fronte all'elevato rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata all'interno dell'impianto produttivo di queste aree, sia in virtù di un tessuto imprenditoriale fiaccato da eventi strettamente correlati alla nostra realtà (Taranto è area di crisi industriale complessa per le note vicende della siderurgia ma sconta anche altre vicende di carattere endogeno, legate al dissesto del comune), sia, per gli effetti devastanti dell'emergenza Covid-19;

   l'impianto produttivo di questi territori è caratterizzato da una miriade di piccole e medie imprese a fortissimo rischio di ridimensionamento laddove non di chiusura, ma anche dalla presenza di importanti players operanti sul territorio (Eni, Arcelor Mittal, Leonardo, Vestas, Arsenale, la stessa Yilport appena insediata all'interno del sistema portuale) che, proprio in virtù delle grandi fette di mercato che ivi rappresentano, vanno fortemente attenzionate e tutelate da ogni forma di infiltrazione anche e soprattutto in relazione all'indotto che generano e che opera al loro interno;

   in relazione a questo peculiare aspetto, di particolare criticità si presenta l'indotto dell'acciaio, particolarmente stressato da crisi di liquidità pregresse e derivanti dalle inottemperanze della cordata franco-indiana Arcelor Mittal; si tratta di una concezione che mette in crisi un'intera filiera di realtà produttive, oggi ancor più esposte a rischi di chiusura e ridimensionamento a causa dello stop imposto dalla pandemia –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare per scongiurare il rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata all'interno dell'impianto produttivo dell'area di Taranto e del territorio jonico.
(4-06678)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   PATELLI e MACCANTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2020 riprendono ufficialmente le lezioni nelle scuole italiane di ogni ordine e grado;

   per tale data gli uffici regionali scolastici devono assegnare online le cattedre disponibili agli insegnanti, comprese quelle delle supplenze;

   per la prima volta, a causa dell'emergenza Covid-19, le operazioni di assegnazione non si svolgono in presenza ma online;

   il grande numero di accessi alla piattaforma ha provocato un down informatico nel sistema a cui è impossibile accedere;

   il giorno 18 agosto 2020 l'ufficio scolastico regionale del Piemonte, ha annullato la procedura di assegnazione, comunicando che saranno date nuove indicazioni;

   la piattaforma scelta dal Ministero dell'istruzione è andata in tilt lasciando migliaia di docenti senza la possibilità di scegliere la scuola dove passare di ruolo dopo anni di precarietà e concorsi;

   l'ufficio scolastico regionale scolastico del Piemonte ha dichiarato: «Per problemi tecnici del sistema informativo sono state annullate le procedure di assegnazione delle province e conseguentemente di assegnazione delle sedi»;

   lo stesso ufficio regionale scolastico del Piemonte ha affermato che procederà alla pubblicazione degli elenchi e comunicherà il turno per la procedura;

   tale grave situazione allungherà i tempi di assegnazione per i 1.600 docenti che devono scegliere la nuova sede di lavoro con gravi problemi per gli istituti scolastici stessi;

   il problema tecnico rischia di far slittare l'assegnazione delle supplenze che rischiano di non essere completate per il 14 settembre 2020, data di inizio delle lezioni come indicato dal Ministero stesso –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare urgentemente, vista la gravità della situazione e l'approssimarsi dell'inizio dell'anno scolastico 2020-2021, l'assunzione delle iniziative di competenza per evitare il ripetersi di tale situazione che sarà certamente comune a tutte le regioni d'Italia, e se intenda, data la situazione creatasi, prorogare la data di scadenza per le assegnazioni delle cattedre.
(3-01734)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATTANZIO e FIORAMONTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2020, in pieno lockdown, è stato istituito presso il Ministero dell'istruzione un comitato di esperti con il compito di formulare e presentare idee e proposte per la scuola con riferimento all'emergenza sanitaria, nel più ampio quadro di un miglioramento del sistema di istruzione nazionale;

   più nello specifico, il comitato, presieduto dal professor Patrizio Bianchi, avrebbe dovuto fornire proposte in merito all'avvio del prossimo anno scolastico, all'edilizia scolastica ed alla logistica, all'innovazione digitale, alla formazione iniziale e al reclutamento del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, al consolidamento e allo sviluppo della rete dei servizi di educazione e d'istruzione a favore dei bambini dalla nascita sino a sei anni, al rilancio della qualità del servizio scolastico; inoltre, si specifica che la cessazione delle attività del comitato era stata già fissata per il 31 luglio 2020;

   a fine luglio 2020 è stata firmata l'ordinanza che stabilisce l'avvio delle lezioni per l'anno scolastico 2020/2021 dal giorno 14 settembre 2020 e confermato lo svolgimento, a decorrere dal 1° settembre 2020, delle attività di integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all'anno scolastico 2019/2020. Ad un mese esatto, dunque, dall'avvio dell'anno scolastico e passati quasi 15 giorni dalla fine del mandato della task force, non è ancora stato reso pubblico nessun documento contenente le proposte e le conclusioni a cui questa è giunta, come è stato invece fatto – ad esempio – da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri in relazione al cosiddetto «Piano Colao» prodotto dalla task force voluta dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte per la gestione dell'emergenza;

   sebbene si sostenga che alcune tra le conclusioni e le proposte della task force sulla scuola siano state inserite ampiamente nel «Piano per la ripartenza dell'anno scolastico», nonché che queste siano state ampiamente illustrate in Parlamento, si sarebbe ritenuta opportuna una condivisione precedente alla pubblicazione dei diversi documenti di indirizzo per la ripresa, anche al fine di una valutazione più approfondita –:

   se il Ministro interrogato intenda rendere pubblico ed accessibile l'intero documento finale prodotto dalla task force del Ministero dell'istruzione, a garanzia di un processo di trasparenza ed anche al fine di permettere una valutazione sul recepimento degli indirizzi all'interno delle diverse linee guida per la ripartenza prodotte dal Ministero.
(4-06653)


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la task force voluta dal Ministero dell'istruzione e presieduta dal professor Patrizio Bianchi è stata istituita nell'aprile del 2020 per fornire proposte in merito all'avvio dell'ormai imminente prossimo anno scolastico, con riferimento anche all'edilizia scolastica ed alla logistica, all'innovazione digitale, alla formazione iniziale e al reclutamento del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, al consolidamento e allo sviluppo della rete dei servizi di educazione e d'istruzione a favore dei bambini dalla nascita sino a sei anni, al rilancio della qualità del servizio scolastico;

   il comitato ha cessato le sue attività il 31 luglio 2020, dopo aver presentato un documento finale al Ministero dell'istruzione contenente le indicazioni risultanti da mesi di lavoro redatto da persone di altissima competenza. Tale documento, però, risulta ancora non essere pubblico;

   da una intervista apparsa sul quotidiano Il Foglio del 26 agosto 2020, si apprende che si tratta di un rapporto di ben 150 pagine, dettagliatissimo ed ambizioso. In tale intervista, il professor Bianchi riporta l'assenza di uno spazio dedicato alla discussione ed al dibattito sui contenuti del testo prodotto;

   tra i temi evidenziati vi è innanzitutto la necessità di tutelare gli studenti, così come il corpo docenti composto maggiormente da over 50. Non vi sono espliciti riferimenti a banchi e mascherine, poiché la task force espressamente non si è pronunciata sul tema dei presidi sanitari, ma il professor Bianchi evidenzia come il dibattito pubblico sulla riapertura delle scuole si sia concentrato praticamente per intero su tali questioni, dimenticando di evidenziare il bisogno di una maggiore educazione alla salute, di una adeguata campagna social e comunicativa di sensibilizzazione per il rientro a scuola, di un reale sostegno ai presidi;

   dalle parole del professor Bianchi si evince chiaramente che il documento contiene una visione innovativa di scuola, che fa «del fuori il dentro», con «strutture mobili come un circo», e di un bisogno di arte, musica, computing, di formazione continua digitale per studenti e professori; inoltre, viene chiaramente evidenziato che la narrazione sottostante il documento è sempre stata quella di vedere nel virus una molla «per superare i mali che affliggono la scuola e non solo quelli di oggi» –:

   se il Ministro interrogato, considerato il grande valore e l'elevato grado di dettaglio del documento prodotto dalla task force del professor Bianchi, intenda diffonderlo al fine di permettere una adeguata discussione e un confronto sulle proposte in esso contenute, relative ad una maggiore attenzione all'educazione alla salute, una efficace campagna di sensibilizzazione, una visione innovativa di scuola che utilizzi spazi esterni e mobili e che valorizzi arte, musica, computing e digitalizzazione, tenendo in considerazione l'importantissimo contributo che potrebbe dare all'ampio dibattito in corso sulla riapertura in sicurezza della scuola di oggi e sulla costruzione della scuola di domani in Italia.
(4-06654)


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è nota la problematica che da anni vive il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) insieme con il personale di insegnamento tecnico pratico (Itp) provenienti dagli enti locali;

   con l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 si stabiliva che il personale Ata e Itp, dipendente degli enti locali, venisse trasferito alle dipendenze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a partire dal 1° gennaio 2000, continuando a lavorare negli istituti scolastici in cui prestava servizio e disponeva che al personale trasferito fosse riconosciuta tutta l'anzianità di servizio maturata presso l'ente locale fino alla data del 31 dicembre 1999;

   tale norma è stata prima resa inefficace dall'accordo del 20 luglio 2000 tra l'Agenzia rappresentanza negoziale pubbliche amministrazioni Aran ed i sindacati, in seguito recepito nel decreto interministeriale 5 aprile 2001 per cui ai lavoratori veniva riconosciuta meno della metà dell'anzianità di servizio maturata presso l'ente locale; tale condizione ha portato alla presentazione di numerosi ricorsi per affermare il diritto del personale Ata e Itp al riconoscimento dell'anzianità effettivamente maturata fino al 31 dicembre 1999 e lo Stato italiano ha subito ripetute condanne dalle Corti europee;

   nel gennaio 2020, in una lettera al Ministro dell'istruzione l'interrogante esortava l'inizio del processo di istituzione di un Tavolo interministeriale dedicato alla questione, a seguito dell'accoglimento – il 23 dicembre 2019 – di un ordine del giorno 9/02305/232 alla legge di bilancio 2020, a prima firma della deputata Virginia Villani, che impegnava il Governo a valutare l'opportunità di istituire un tavolo tecnico interministeriale sulla questione, di cui però ancora non si è avuta notizia –:

   se il Governo intenda riattivare in tempi brevi l'iter di costituzione del tavolo interministeriale destinato alla risoluzione dell'annosa questione del personale ex Ata-Itp.
(4-06671)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2020 è stato arrestato il responsabile anticorruzione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, Giuseppe Nucci, ex generale dei carabinieri, agli arresti domiciliari con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità e subappalto illecito. Secondo i magistrati, Giuseppe Nucci avrebbe chiesto e ottenuto da Ibm, società incaricata della realizzazione di un piano di informatizzazione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, l'assunzione come consulente con un compenso di 200.000 euro di Paolo Montali, da lui direttamente indicato; della detta cifra Giuseppe Nucci avrebbe poi dovuto percepire una tangente;

   l'inchiesta, iniziata grazie a segnalazioni interne all'Ispettorato nazionale del lavoro, aveva portato a marzo alle dimissioni di Giuseppe Nucci da direttore centrale di due direzioni dell'Ispettorato nazionale del lavoro; è emerso successivamente che il giorno 1° aprile 2020 il direttore generale dell'Ispettorato nazionale del lavoro Leonardo Alestra avrebbe inviato a Nucci una lettera di «vivo riconoscimento» per il lavoro svolto, dovuta alla richiesta di Nucci «di avere un minimo di dignità nell'uscita» e all'aver concordato quindi una «nota di ringraziamento»;

   le indagini della magistratura, pur essendo il procedimento giudiziario tuttora in corso, gettano numerose ombre sulla realizzazione della nuova struttura informatica dell'Ispettorato nazionale del lavoro, che a causa dell'inchiesta e dello stravolgimento dovuto ai cambiamenti di vertice potrebbe subire ulteriori ritardi;

   la situazione delle piattaforme informatiche degli enti ispettivi continua a essere infatti fortemente disomogenea e frammentata fra le strutture Inps, Inail e Ispettorato nazionale del lavoro, impedendo lo svolgersi di una corretta attività ispettiva e di fatto inficiando la programmata fusione delle funzioni ispettive all'interno dell'Ispettorato nazionale del lavoro –:

   quale sia lo stato di avanzamento della realizzazione della nuova struttura informatica dell'Ispettorato nazionale del lavoro appaltata a Ibm;

   se l'inchiesta riguardante il direttore Nucci abbia bloccato la realizzazione della struttura informatica e se vi siano conseguenze sull'appalto a Ibm;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per l'omogeneizzazione e la spedita realizzazione delle strutture informatiche necessarie alla condivisione delle banche dati delle strutture ispettive e alla maggiore efficienza delle attività dell'Ispettorato nazionale del lavoro.
(5-04541)


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2020 è stato arrestato il responsabile anticorruzione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, Giuseppe Nucci, ex generale dei carabinieri, agli arresti domiciliari con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità e subappalto illecito. Secondo i magistrati, Giuseppe Nucci avrebbe chiesto e ottenuto da Ibm, società incaricata della realizzazione di un piano di informatizzazione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, l'assunzione come consulente con un compenso di 200.000 euro di Paolo Montali, da lui direttamente indicato; della detta cifra Giuseppe Nucci avrebbe poi dovuto percepire una tangente;

   l'inchiesta, iniziata grazie a segnalazioni interne all'ispettorato nazionale del lavoro, aveva portato a marzo alle dimissioni di Giuseppe Nucci da direttore centrale di due direzioni dell'Ispettorato nazionale del lavoro; è emerso successivamente che il giorno 1° aprile, 2020 il direttore generale dell'ispettorato nazionale del lavoro Leonardo Alestra avrebbe inviato a Nucci una lettera di «vivo riconoscimento» per il lavoro svolto, dovuta alla richiesta di Nucci «di avere un minimo di dignità nell'uscita» e all'aver concordato quindi una «nota di ringraziamento»;

   le indagini della magistratura, pur essendo il procedimento giudiziario tuttora in corso, gettano numerose ombre sulla realizzazione della nuova struttura informatica dell'ispettorato nazionale del lavoro, che a causa dell'inchiesta e dello stravolgimento dovuto ai cambiamenti di vertice potrebbe subire ulteriori ritardi;

   la situazione delle piattaforme informatiche degli enti ispettivi continua a essere infatti fortemente disomogenea e frammentata fra le strutture Inps, Inail e Ispettorato nazionale del lavoro, impedendo lo svolgersi di una corretta attività ispettiva e di fatto inficiando la programmata fusione delle funzioni ispettive all'interno dell'ispettorato nazionale del lavoro –:

   quale sia lo stato di avanzamento della realizzazione della nuova struttura informatica dell'ispettorato nazionale del lavoro appaltata a Ibm;

   se l'inchiesta riguardante il direttore Nucci abbia bloccato la realizzazione della struttura informatica e se vi siano conseguenze sull'appalto a Ibm;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per l'omogeneizzazione e la spedita realizzazione delle strutture informatiche necessarie alla condivisione delle banche dati delle strutture ispettive e alla maggiore efficienza delle attività dell'ispettorato nazionale del lavoro.
(5-04544)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCANU e PERANTONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 18 del 2020 sono stati rafforzati gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti per fronteggiare la crisi derivante dal COVID-19. È stata finanziata la cassa integrazione in deroga a sostegno del reddito che attribuisce il diritto ai lavoratori, alla percezione di una integrazione salariale pari all'80 per cento della retribuzione media, per massimo 9 settimane. Con l'introduzione della causale «COVID-19 nazionale» si è esteso inoltre lo spazio di accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria a diverse tipologie di imprese, individuate all'interno del decreto-legge;

   alcune sigle sindacali rappresentative dei lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi hanno raccolto centinaia di segnalazioni relative ad ipotesi di episodi di abuso di questo ed altri strumenti di sostegno al reddito da parte dei datori di lavoro. Sono tante, infatti, le segnalazioni di dipendenti costretti a lavorare regolarmente durante il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali e quindi in un periodo in cui le attività dovevano essere teoricamente chiuse o ad orario ridotto;

   si segnala, quindi, che molte aziende abbiano utilizzato le erogazioni dell'Inps per indurre impropriamente il personale a continuare a lavorare. Ciò si desume anche dal fatturato delle attività in questione, rimasto inalterato nonostante parte del personale sia in cassa integrazione. Questo dato emerge anche da una analisi effettuata dall'Ufficio parlamentare di bilancio;

   incrociando i dati del monitoraggio dell'Inps con quelli della fatturazione elettronica dell'Agenzia delle entrate nel primo semestre del 2020 rispetto al primo semestre del 2019 è, infatti, emerso che se circa un terzo delle ore di cassa integrazione guadagni, cassa integrazione guadagni in deroga e fondi della bilateralità è stato utilizzato da imprese con perdite di fatturato superiori al 40 per cento, oltre un quarto delle ore è stato effettuato da imprese che non hanno subito alcuna riduzione;

   i dipendenti formalmente in cassa integrazione guadagni, pagata dallo Stato, in realtà lavoravano sia in azienda sia in smart working. In base a quanto riportato dai sindacati, diverse imprese utilizzerebbero quindi soldi pubblici per pagare i lavoratori;

   questo andrebbe a configurare un'ipotesi di frode allo Stato che colpisce anche gli imprenditori onesti che retribuiscono onestamente i loro dipendenti;

   i lavoratori, per paura di essere licenziati e di avere preclusa la via per altre assunzioni, hanno difficoltà a denunciare –:

   quali misure intenda mettere in campo per risolvere la questione esposta in premessa.
(4-06635)


   FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione del decreto legislativo n. 65 del 2017 sono stati assegnati alla Regione Emilia-Romagna 11.524.656.68 euro di risorse INAIL destinate agli edifici scolastici della regione Emilia-Romagna per la realizzazione di «poli per l'infanzia» così da potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico di bambine e bambini. In un unico plesso o in edifici vicini veniva prevista la realizzazione di più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a sei anni, per offrire esperienze progettate nel quadro di uno stesso percorso educativo, tenuto conto dell'età;

   con delibera della giunta regionale dell'Emilia-Romagna n. 1961 del 4 dicembre 2017, venivano individuati i progetti del:

    a) Comune di Bologna – Polo dell'Infanzia 0-6 via Menghini n. 2, 4;

    b) Comune di Ravenna – Polo dell'Infanzia di ponte Nuovo «IL PONTE DEI BIMBI»;

    c) Comune di Scandiano (RE) – Polo dell'infanzia 0-6 in sostituzione dell'infanzia Rodari;

   l'importo complessivo per la realizzazione dei summenzionati progetti veniva indicato in 11.524.656.68 euro –:

   se i fondi in questione risultino erogati e, in caso di risposta affermativa, quale sia lo stato dell'utilizzo degli stessi per gli interventi previsti e sopra indicati.
(4-06639)


   SCANU e PERANTONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 18 del 2020 sono stati rafforzati gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti per fronteggiare la crisi derivante dal COVID-19. È stata finanziata la cassa integrazione in deroga a sostegno del reddito che attribuisce il diritto ai lavoratori, alla percezione di una integrazione salariale pari all'80 per cento della retribuzione media, per massimo 9 settimane. Con l'introduzione della causale «COVID-19 nazionale» si è esteso inoltre lo spazio di accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria a diverse tipologie di imprese, individuate all'interno del decreto-legge;

   alcune sigle sindacali rappresentative dei lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi hanno raccolto centinaia di segnalazioni relative ad ipotesi di episodi di abuso di questo ed altri strumenti di sostegno al reddito da parte dei datori di lavoro. Sono tante, infatti, le segnalazioni di dipendenti costretti a lavorare regolarmente durante il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali e quindi in un periodo in cui le attività dovevano essere teoricamente chiuse o ad orario ridotto;

   si segnala, quindi, che molte aziende abbiano utilizzato le erogazioni dell'Inps per indurre impropriamente il personale a continuare a lavorare. Ciò si desume anche dal fatturato delle attività in questione, rimasto inalterato nonostante parte del personale sia in cassa integrazione. Questo dato emerge anche da una analisi effettuata dall'Ufficio parlamentare di bilancio;

   incrociando i dati del monitoraggio dell'Inps con quelli della fatturazione elettronica dell'Agenzia delle entrate nel primo semestre del 2020 rispetto al primo semestre del 2019 è, infatti, emerso che se circa un terzo delle ore di cassa integrazione guadagni, cassa integrazione guadagni in deroga e fondi della bilateralità è stato utilizzato da imprese con perdite di fatturato superiori al 40 per cento, oltre un quarto delle ore è stato effettuato da imprese che non hanno subito alcuna riduzione;

   i dipendenti formalmente in cassa integrazione guadagni, pagata dallo Stato, in realtà lavoravano sia in azienda sia in smart working. In base a quanto riportato dai sindacati, diverse imprese utilizzerebbero quindi soldi pubblici per pagare i lavoratori;

   questo andrebbe a configurare un'ipotesi di frode allo Stato che colpisce anche gli imprenditori onesti che retribuiscono onestamente i loro dipendenti;

   i lavoratori, per paura di essere licenziati e di avere preclusa la via per altre assunzioni, hanno difficoltà a denunciare –:

   quali misure intenda mettere in campo per risolvere la questione esposta in premessa.
(4-06642)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI, VARCHI, FERRO e GALANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con lo scioglimento degli enti Unire ed Assi, preposti al settore, tutto il governo del comparto ippico è passato nella competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Tra le competenze del Governo c'è anche quella di nominare i funzionari addetti al controllo tecnico-disciplinare delle corse, al fine di assicurare il regolare svolgimento delle stesse;

   esiste presso il Ministero una graduatoria di merito dei suddetti funzionari, compilata secondo una selezione matematica e mirata ad attribuire gli incarichi rispettando i meriti di ciascuno;

   presso il Ministero esiste un organismo di controllo dell'operato dei funzionari, nelle varie riunioni di corse, al fine di sanzionare gli errori e premiare i comportamenti consoni ai regolamenti;

   non sempre però gli incarichi assegnati mensilmente sono conseguenza di quanto premesso: alcuni arrivano a ricoprire anche venti incarichi mensili e altri non arrivano nemmeno a cinque, senza che questa disparità trovi una giustificazione in alcuna corrispondenza con i risultati della graduatoria;

   la scelta arbitraria del numero di incarichi assegnati mensilmente potrebbe lasciar ipotizzare difformità che, oltre ad avere conseguenze sul piano economico a favore di pochi ed a svantaggio di molti, potrebbero far credere che la scelta delle nomine dipenda da criteri non legati al merito a discapito della qualità del controllo –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra;

   se intenda far rispettare nelle nomine mensili i criteri dal Ministero stesso adottati;

   se sia stato verificato che le contestazioni dell'organismo di controllo del Ministero siano adottate in modo equo nei confronti di tutti gli addetti;

   se non intenda limitare gli incarichi ad un massimo di dodici giornate di corse mensili, comprensive dei settori di trotto e galoppo, al fine di consentire un'equa ripartizione dei compensi.
(3-01731)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto emerso a mezzo stampa, nonostante gli accordi commerciali stipulati tra Unione europea e Tunisia atti a ridurre i dazi ed aprire il mercato europeo ai prodotti tunisini, e i contributi versati dall'Italia per la collaborazione internazionale e la riduzione degli sbarchi, su oltre 15.300 persone sbarcate da gennaio 2020 al 13 agosto 2020, 6.429 (il 42 per cento circa) provengono dalla Tunisia;

   in Italia ci sono un milione di ettari di terreno coltivato a ulivo, facendo del Paese il secondo produttore mondiale di olio di oliva, con una produzione di 300 mila tonnellate l'anno, avvalorati da 43 denominazioni DOP e 4 IGP, con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il maggior numero in Europa;

   usufruendo dell'assenza di dazi doganali con l'Unione europea a seguito di un accordo risalente al 2005, ogni anno la Tunisia inonda il mercato italiano con 57 mila tonnellate di olio, equivalente ad un terzo della produzione nazionale, a basso prezzo, anche grazie al mancato rispetto delle più moderne normative europee in materia di sicurezza alimentare (con l'utilizzo di antiparassitari estremamente invasivi) e manovalanza sottopagata, costituendo, ad avviso dell'interrogante, una vera e propria concorrenza sleale ai danni dei produttori nazionali;

   in tal senso l'Unione europea non ha attuato alcuna misura a tutela della produzione olivicola nazionale, con l'allora Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che nel 2016 agevolò l'arrivo supplementare di 70 mila tonnellate di olio d'oliva tunisino a dazio zero per gli anni 2016 e 2017;

   a nulla vale il ruolo del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) il quale, con sede a Madrid e con direttore tunisino dal 2016, ha fornito parametri regolamentari troppo vaghi per la produzione e commercializzazione dell'olio extravergine di oliva, favorendo di fatto l'ingresso nel mercato europeo di prodotti di bassa qualità ed a basso costo, a detrimento della produzione nazionale italiana, di qualità più elevata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per tutelare la produzione nazionale di olio extravergine di oliva da quella che appare all'interrogante una vera e propria concorrenza sleale della Tunisia, anche mediante l'apertura di appositi tavoli in sede europea per imporre il rispetto dello stesso disciplinare di produzione in vigore in Europa, e per impedire lo sbarco sul territorio nazionale di immigrati clandestini, anche prevedendo la cessazione di qualsiasi erogazione di contributi economici internazionali nei confronti di quei Paesi i quali rifiutino di collaborare con le autorità italiane per restringere i flussi migratori.
(4-06647)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 23 accosto 2020 un violento nubifragio, seguito da violente grandinate, ha colpito alcuni territori della regione Veneto, colpendo principalmente le province di Verona, Vicenza e Padova ed investendo in modo particolarmente grave il veronese;

   tra alberi sradicati e disagi per la popolazione, le associazioni di categoria hanno stimato milioni di euro di danni per le campagne, con reti antigrandine ed altri presidi di sicurezza completamente devastati dal maltempo;

   in tal senso sono in corso i primi controlli di Avepa (Agenzia veneta dei pagamenti) per la stima dei danni subiti dalle aziende agricole nelle località colpite dal nubifragio e dalla grandine, ed è stato evidenziato subito come, nella provincia di Verona, sia stata colpita in modo particolare la fascia di territorio della bassa Valpantena, così come parte dell'areale della denominazione Valpolicella;

   a seguito di prime valutazioni sull'impatto generale del nubifragio e della grandine sono stati riscontrati ingenti danni sia alle strutture che alle produzioni stesse, con riferimento alle strutture frutticole per la produzione di kiwi completamente abbattute, e produzioni frutticole e vinicole compromesse;

   dal punto di vista agronomico si manifestano problematiche di gestione fitosanitaria collegate sia ai danni da grandine, che alle abbondanti piogge proprio nel momento in cui le aziende avevano da qualche giorno iniziato la stagione di raccolta;

   il territorio veneto ed il suo comparto agricolo hanno affrontato nel corso degli anni numerose emergenze legate al maltempo dalle quali si sono faticosamente ripresi grazie all'operosità degli operatori agricoli stessi, ferme restando alcune difficoltà nella completa erogazione di sostegni economici agli operatori colpiti;

   tale grave e violento nubifragio si è abbattuto su un intero comparto già messo profondamente in difficoltà dalla crisi economica da Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per attuare, anche con un'apposita iniziativa normativa, misure tempestive e straordinarie di sostegno al comparto agricolo veneto, con particolare riguardo ai casi di cui in premessa.
(4-06679)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   PLANGGER. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi 5 anni, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche e la Commissione europea (CE) hanno posto in essere un'iniziativa volta al divieto dell'uso di pallini di piombo nelle zone umide ai sensi del regolamento REACH;

   le bozze di restrizione presentate adottano la definizione di zona umida contenuta nella convenzione Ramsar;

   le zone umide interessate da questa definizione includono tutte le zone coperte da acque, visibili o meno (comprese le torbiere secche, ad esempio), e «qualsiasi area temporaneamente coperta da acqua [...], indipendentemente dalle sue dimensioni», come confermato per iscritto dalla Commissione europea il 1° luglio 2020 in risposta a un'interrogazione parlamentare. Ciò comprenderebbe qualsiasi pozzanghera formatasi temporaneamente in un campo, indipendentemente dalle sue dimensioni (come una pozzanghera di 20 centimetri che compare in un campo da tiro dopo un rovescio), e che potrebbe includere anche aree coperte da ghiaccio e neve, vietando così l'utilizzo di cartucce a base di pallini di piombo per le attività di tiro in quelle zone;

   la proposta della Commissione europea prevede una zona cuscinetto di 100 metri, e quindi l'area di divieto attorno a una pozzanghera di 20 centimetri sarebbe di oltre 3 ettari;

   la proposta della Commissione europea prevede che gli Stati membri in cui vi è il 20 per cento (in diversi Stati del nord Europa) di zone umide abbiano il diritto di vietare completamente l'immissione sul mercato (vendita al dettaglio), e quindi l'utilizzo di pallini di piombo nel proprio territorio;

   non è stata fatta nessuna valutazione socio-economica sull'impatto di questa restrizione sulle attività di tiro al piattello nell'Unione europea;

   il divieto di utilizzare pallini di piombo (nei fucili a canna liscia) nelle zone umide potrebbe quindi causare numerosi problemi anche alle competizioni di tiro al piattello –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di evitare inutili penalizzazioni sia sulle attività di tiro al piattello sia per le attività economiche poiché i campi da tiro potrebbero rientrare nel campo di applicazione della restrizione, gli atleti di tiro europei non sarebbero autorizzati a praticare il loro sport con munizioni spezzate a base di piombo.
(4-06661)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   MENGA, PENNA e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si continuano a registrare doglianze tra i pazienti affetti da sindrome da talidomide;

   in data 22 luglio 2019, attraverso il deposito dell'atto di sindacato ispettivo n. 4/03385, gli interroganti avevano già chiesto a codesto Ministero «...di fornire i dati relativi al numero di domande di indennizzo presentate, di soggetti convocati a visita nonché di domande respinte a seguito dell'espletamento dell'accertamento sanitario con la puntuale indicazione delle motivazioni addotte dalle Commissioni mediche ospedaliere militari; di verificare che tutti i soggetti convocati vengano effettivamente sottoposti ad accertamento sanitario così come previsto, anche in assenza della documentazione sanitaria, dalla lettera C dell'Allegato A del decreto ministeriale n. 166/2017.»;

   a tale problematica, per la quale si attende ancora risposta, si aggiunge la criticità segnalata dai pazienti affetti dalla richiamata sindrome nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966, i quali ritengono di aver subito una differenza di trattamento, priva di giustificazione, rispetto a coloro che, pur affetti dalla medesima patologia, siano nati negli anni tra il 1959 ed il 1965 e, pertanto, lesiva del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, con riferimento alla diversa data di decorrenza del beneficio che viene loro garantito a titolo di indennizzo;

   il Tribunale ordinario di Bergamo, in funzione di giudice del lavoro, ha sollevato, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell'articolo 21-ter del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, rubricato «Nuove disposizioni in materia di indennizzo a favore delle persone affette da sindrome da talidomide»;

   la disposizione è censurata nella parte in cui riconosce ai nati nel 1958 e nel 1966 affetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione alla gestante dell'omonimo farmaco nelle 4/6 settimane dopo il concepimento, l'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n. 229 (Disposizioni in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie), ma solo dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto e quindi dal 21 agosto 2016;

   la Corte Costituzionale, con sentenza 6 febbraio-20 marzo 2019 n. 55, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21-ter, comma 1, del richiamato decreto-legge n. 113 del 2016, e ha equiparato la condizione dei pazienti nati nel 1958 e nel 1966 a quella dei nati tra il 1959 e il 1965, affetti dalle medesime patologie, per i quali l'indennizzo spetta, in base al regolamento di esecuzione dell'articolo 2, comma 363, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dalla data di entrata in vigore di quest'ultima e quindi dal 1° gennaio 2008;

   il risultato prodotto dalla pronuncia della Consulta è stato il riconoscimento in capo ai soggetti beneficiari degli arretrati e dei relativi interessi maturati;

   a distanza di mesi non si è proceduto alla corresponsione delle somme loro riconosciute –:

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda chiarire le motivazioni sottese all'inottemperanza della pronuncia della Consulta e le tempistiche ipotizzabili per la corresponsione degli arretrati a favore di tutti i danneggiati nati nel 1958 e nel 1966.
(3-01729)


   MONTARULI, VARCHI, DEIDDA, CARETTA e OSNATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute ha pubblicato nuove linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486;

   esse prevedono la possibilità di somministrare la Ru486 in regime di day hospital e anche fino alla nona settimana di gestazione;

   le linee guida si fondano sul parere del Consiglio superiore di sanità del 4 agosto 2020;

   nel suddetto documento, a pagina 11, il Consiglio superiore di sanità, pur esprimendo parere favorevole afferma che «tuttavia l'applicazione delle nuove linee di indirizzo potrebbe essere limitata dalla vigenza della delibera Aifa n. 14 del 30 luglio 2009», che, per rispetto della legge n. 194 del 1978, prevede il ricovero ospedaliero per l'aborto, nonché la somministrazione del farmaco entro la settima settimana di amenorrea;

   pertanto, il Ministro interrogato annunciava il regime di day hospital, ad avviso degli interroganti in pieno contrasto rispetto alla delibera Aifa;

   il 12 agosto 2020, ben dopo l'annuncio delle nuove linee guida da parte del Ministero, veniva emanata determina da parte dell'Aifa n. 865 con la quale venivano modificate «le precedenti limitazioni»;

   la suddetta determina, contrariamente a quanto richiamato dal Ministero della salute, non supera ad avviso degli interroganti la delibera dell'organo collegiale, consiglio amministrazione, dell'Aifa il quale non si è ulteriormente espresso;

   in particolare, la delibera richiamata vincola il mandato al direttore generale di esplicitare «i seguenti vincoli nel percorso del farmaco e del monitoraggio dei relativi rischi e esiti: [...] in particolare deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie di cui all'articolo 8 della legge n. 194 del 1978 dal momento dell'assunzione del farmaco al momento dell'espulsione del prodotto del concepimento»;

   pertanto, ad avviso degli interroganti la delibera dell'Aifa ostativa alle modifiche delle linee guida sull'applicazione della Ru486 rimane vigente, mentre la determina del 12 agosto 2020 violerebbe i limiti del mandato al direttore generale;

   in ogni caso un diverso regime di ospedalizzazione in tema di aborto ad avviso degli interroganti può solo avvenire a seguito della modifica della legge n. 194 del 1978, non potendo le linee guida ministeriali derogare a una legge approvata dal Parlamento –:

   se non intenda ritirare le linee guida sulla somministrazione della Ru486 a fronte di quelle che agli interroganti appaiono delle gravi carenze giuridiche in termini di contrasto alla delibera Aifa n. 14 del 30 luglio 2009, oltre che della legge n. 194 del 1978.
(3-01733)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'andamento del numero dei contagi e la gestione dell'epidemia da COVID-19 nel nostro Paese consente, finalmente, la ripresa in sicurezza di quasi tutte le attività economiche e sociali, comprese quelle relative alla formazione e alla specializzazione in presenza del personale sanitario e medico;

   in questi mesi, la gestione dell'epidemia da COVID-19, soprattutto nelle regioni più colpite, ha reso evidente l'importanza della sanità territoriale e del medico di medicina generale quale punto di contatto del cittadino con il sistema sanitario, per una presa in carico continua e duratura del paziente, specialmente nella gestione delle fragilità e delle cronicità;

   l'articolo 9 del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12 (cosiddetto «decreto semplificazione»), e l'articolo 12 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60 (cosiddetto «decreto Calabria»), consentono ai laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio professionale, iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, di partecipare all'assegnazione degli incarichi convenzionali;

   l'ultimo accordo collettivo per la medicina generale, entrato in vigore il 18 giugno 2020, chiarisce le regole per l'inserimento di giovani in formazione nel territorio in applicazione dei decreti «semplificazione» e «Calabria»;

   successivamente l'articolo 2-quinquies del decreto-legge n. 18 del 2020 («decreto cura Italia») ha previsto per la durata dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 la possibilità per i medici iscritti al corso di formazione in medicina generale di instaurare un rapporto convenzionale a tempo determinato con il Servizio sanitario nazionale, le cui ore di attività svolte sono considerate attività pratiche, da computare nel monte ore complessivo, previsto dall'articolo 26, comma 1, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e, solo nel caso di assunzione di incarico provvisorio che comporti l'assegnazione di un numero di assistiti superiore a 650, la sospensione della borsa di studio;

   rispetto all'affidamento di incarichi temporanei o di sostituzioni utilizzate per far fronte alla carenza di medici di famiglia sul territorio, l'impiego immediato dei medici in formazione, che al termine del corso assumerebbero subito un incarico indeterminato, garantirebbe una continuità dell'assistenza a favore dei cittadini;

   ad oggi non risultano ancora pubblicati i bandi di concorso per il corso di formazione specifica in medicina generale 2020-2023, nonostante le regioni si fossero impegnate alla loro emanazione entro il mese di luglio 2020, né risultano avviati quelli relativi al triennio 2019-2021;

   il ritardo nella pubblicazione dei bandi rischia di ritardare la formazione e il conseguente inserimento sul territorio di circa 2.000 giovani, incidendo in modo negativo su un sistema già in sofferenza in particolare in alcune regioni, tra cui la Lombardia, dove la carenza di medici di medicina generale è particolarmente grave;

   tale numero, seppur ipotetico, nasce dalla considerazione che la somma da ripartire tra le regioni, pari a 48,735 milioni di euro, sia divisa tra le risorse dedicate a finanziare le borse e i costi affrontati per l'organizzazione dei corsi in maniera analoga a quanto avvenuto per le annualità 2019/2022 (1.500 borse di studio a cui vanno aggiunti i «sovrannumerati» che dovrebbero essere poco più di 650 l'anno per i prossimi tre anni);

   è comunque da sottolineare positivamente l'incremento di 20 milioni di euro per le borse di studio per i corsi di formazione specifica di medicina generale a partire dal 2021, previste dall'articolo 1-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 («decreto rilancio») –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere o abbia assunto, anche in accordo con le regioni, affinché si proceda in tempi rapidi non solo all'avvio del corso relativo al triennio 2019-2021, ma anche alla pubblicazione del bando e all'avvio del corso di formazione in medicina generale per il triennio 2020-2023.
(5-04540)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute, tramite la circolare 0019214-04/06/2020-DGPRE- MDS-P «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021», ha raccomandato alla popolazione italiana la vaccinazione anti influenzale;

   in particolare, la circolare evidenzia quanto segue: «...Nella prossima stagione influenzale 2020/2021, non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2, pertanto, si rende necessario ribadire l'importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Covid-19 e influenza. Vaccinando contro l'influenza, inoltre, si riducono le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso...»;

   tenuto conto dell'attuale situazione epidemiologica relativa alla diffusione del virus SARS-CoV-2, la circolare raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall'inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione;

   appare evidente, dunque, che la vaccinazione antinfluenzale sarà determinante nella gestione dell'emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2;

   secondo quanto si evince dagli organi di stampa, però, Federfarma ha evidenziato «...la sostanziale impossibilità, da parte delle case farmaceutiche, di cedere alle farmacie dosi vaccinali, perché la produzione è stata assorbita dalle richieste avanzate dalle amministrazioni regionali, i cui acquisti hanno fatto registrare un incremento medio del 43 per cento circa, con picchi anche superiori al 100 per cento, rispetto alle acquisizioni della pregressa stagione 2019-2020...»;

   l'attuale mancanza di dosi vaccinali nelle 18.000 farmacie distribuite sul territorio nazionale configura un problema rilevante poiché molti cittadini non potranno reperire il vaccino;

   e infatti, secondo Federfarma, il problema appare ancor più grave se si pensa che «...nel corso della campagna vaccinale 2019-2020 sono state dispensate dalle farmacie territoriali circa 800.000 dosi vaccinali. Per la campagna 2020-2021 si stima un incremento pari almeno al 50 per cento, per un totale di oltre 1,2 milioni di vaccini. Questo significa che, in assenza di un canale capillarmente diffuso e facilmente raggiungibile da tutti, qual è la farmacia, molti cittadini, appartenenti soprattutto alla fascia attiva della popolazione e quindi sottoposti a un maggior rischio di contagio, si troverebbero nell'impossibilità di vaccinarsi...»;

   appare evidente, dunque, che nel corso dell'attuale emergenza sanitaria, sarebbe determinante proprio il ruolo della capillare rete delle oltre 18.000 farmacie associate. La collaborazione delle farmacie sarebbe ancor più incisiva se si consentisse ai farmacisti, con una norma, di poter inoculare il vaccino ai pazienti. In questo modo potrebbero non solo distribuire le dosi vaccinali, ma potrebbero anche inocularlo direttamente presso i propri locali, evitando probabili congestionamenti delle strutture sanitarie pubbliche;

   apparirebbe opportuno, dunque, un provvedimento urgente del Governo volto ad elaborare una norma che abiliti espressamente il farmacista a inoculare i vaccini –:

   quali iniziative di propria competenza intenda adottare al fine di garantire ai cittadini il reperimento dei vaccini per la stagione influenzale 2020-2021 nelle farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale e se intenda porre in essere iniziative normative volte a consentire ai farmacisti di poter inoculare i vaccini anti influenzali direttamente nelle farmacie pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale distribuite sul territorio nazionale.
(5-04546)


   BOLOGNA e VIZZINI. — Al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia Covid-19 ha evidenziato la necessità di sfruttare al meglio la tecnologia in ambito medico affinché si migliori l'assistenza alla popolazione più fragile;

   l'innovazione tecnologica e la telemedicina, ossia l'insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o in generale la erogazione di servizi sanitari a distanza, potrebbero semplificare la gestione dei pazienti cronici e le persone con disabilità, sia per il contenimento di questa e di future emergenze sanitarie, sia per la presa in carico sanitaria ordinaria;

   l'importanza della telemedicina è stata sottolineata dall'Oms che l'ha menzionata tra i servizi essenziali per il «rafforzamento della risposta dei sistemi sanitari al COVID-19», come pure dall'Ocse che ha annoverato la telemedicina tra quelle misure chiave che i sistemi sanitari stanno adottando per migliorare la cura e l'assistenza alle persone in isolamento rilevandone gli importanti benefici: non essendo ancora disponibile un vaccino né una terapia medica di sicura efficacia, la telemedicina diventa strumentale per la limitazione dei contatti fisici poiché i soggetti con sintomi lievi possono avere assistenza da remoto, evitando con ciò il sovraccarico della rete ospedaliera sanitaria utilizzata per i casi critici e le persone con gravi condizioni di salute non correlate all'epidemia;

   il report sulle attività svolte dal gruppo di lavoro del Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione impegnato nell'individuazione di soluzioni tecnologiche di teleassistenza medica, ferme restando le necessarie premesse di integrazione con le infrastrutture sanitarie esistenti e di valutazioni di impatto economico, ha ritenuto utile portare all'attenzione del decisore politico alcuni interessanti aspetti: «a) l'opportunità, per le regioni che abbiano adottato soluzioni di telemedicina specifiche per il COVID-19, di verificarne l'adeguatezza rispetto alle caratteristiche tecniche delle soluzioni identificate in questo documento; b) l'opportunità per le regioni di adottare un'unica infrastruttura tecnologica centralizzata, al servizio di tutte le aziende sanitarie territorialmente competenti; c) la necessità di garantire, ai fini della corretta identificazione degli assistiti e della scelta del Medico di medicina generale/Pediatra di libera scelta, l'integrazione e l'interoperabilità della soluzione con le infrastrutture e gli standard esistenti relativi alle anagrafi degli assistiti, istituite a livello regionale o provinciale, e con il Sistema Tessera Sanitaria; d) l'opportunità, per quanto riguarda la gestione delle credenziali e il controllo degli accessi sia dei cittadini che degli operatori, di integrare i diversi servizi esistenti di identity e access management, siano essi gestiti dalle infrastrutture nazionali (SPID, TS-CNS, CIE) o realizzati a livello regionale; e) l'opportunità di prediligere infrastrutture e servizi in cloud computing (qualificati AgID), nel rispetto di quanto raccomandato nel Piano Triennale 2019-2021 per l'informatica nella Pubblica Amministrazione e nel documento di indirizzo strategico “2025 Strategia per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese”; f) l'opportunità di consentire alle regioni che siano sprovviste di infrastrutture locali, la disponibilità di offrire servizi “in sussidiarietà”, erogati mediante una infrastruttura nazionale; ciò al fine di consentire una diffusione omogenea sul territorio nazionale delle soluzioni di teleassistenza per il COVID-19»;

   è necessario inoltre delineare, nell'ambito di tutti i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, anche ai fini del monitoraggio degli esiti e della rimborsabilità, quali prestazioni possono essere erogate in regime di telemedicina anche in previsione di una eventuale nuova esacerbazione dei casi di SARS COV2 –:

   se il Governo intenda valutare l'opportunità di promuovere, su tutto il territorio nazionale, un protocollo uniforme per la telemedicina, per la presa in carico e per la gestione dei pazienti con malattie croniche e degli eventuali nuovi casi di SARS COV2 con un monitoraggio degli esiti e della rimborsabilità.
(5-04547)


   SPENA. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   soprattutto in queste ultime settimane, con il rientro di tanti italiani dalle vacanze, un aspetto decisivo per contenere il contagio è certamente la tempestività nel poter fare i tamponi, strumento realmente sicuro e affidabile, e nell'avere i relativi risultati;

   i prevedibili focolai «di ritorno» delle infezioni da Covid-19, fanno emergere la necessità di assicurare, in tempi ed a costi contenuti, la diagnosi basata sulla ricerca, nel tampone rino-faringeo, dell'RNA virale con metodiche di biologia molecolare, ovvero quella rapida basata sulla sola ricerca dell'antigene, molto più che la diagnosi retrospettiva basata sulla ricerca degli anticorpi (test sierologico);

   è ragionevole ritenere che tale necessità troverà ulteriore conferma nella imminente ripresa delle attività lavorative e scolastiche; la riapertura dei confini ai viaggi di lavoro, potrà richiedere agli operatori di certificare, tramite diagnosi rapida alla vigilia della partenza, la negatività di infezioni in atto. E i viaggi di lavoro sono spesso programmati a brevissimo termine;

   su tutti i suddetti aspetti, le regioni hanno adottato disposizioni divergenti: talune consentono ai privati, almeno organizzati in nosocomi, di eseguire i test in questione, altre, come la regione Lazio, hanno posizioni pregiudizialmente contrarie. Diverse regioni prevedono la possibilità di effettuare i tamponi e i test sierologici anche per i laboratori privati, purché in possesso di tutti i requisiti necessari, al pari dei laboratori pubblici, definendo per tutti un percorso omogeneo da seguire, dal momento del prelievo a quello della refertazione;

   sotto questo aspetto risulterebbe invece decisiva e dovrebbe essere diffusa su tutto il territorio nazionale, la collaborazione tra il nostro sistema sanitario nazionale, le regioni e le strutture private (ambulatori e case di cura), al fine poter effettuare tutti i tamponi necessari, così come avvenuto per i test sierologici;

   se quindi molte regioni si sono già attivate nel coinvolgere anche i laboratori privati ai fini dell'effettuazione di tamponi e test sierologici, nel Lazio, la regione guidata da Nicola Zingaretti, si sta mettendo di fatto in atto una sorta di ostruzionismo ideologico verso queste strutture private. Un comportamento poco comprensibile, con il risultato di ritardi laddove il fattore tempo sarebbe invece determinante. Peraltro, a Fiumicino, i tamponi non vengono eseguiti h24. Se atterri tra le ore 9 e le 18 puoi effettuarlo in aeroporto, in caso contrario il tutto viene delegato al senso di responsabilità del viaggiatore, che si deve recare autonomamente in una struttura per poter fare il test –:

   se il Governo non ritenga necessario attivarsi, per quanto di competenza, nell'obiettivo di garantire che in tutte le regioni anche i laboratori e le strutture diagnostiche private in possesso di tutti i requisiti necessari, possano effettuare i test sierologici e soprattutto i tamponi quale strumento diagnostico effettivamente affidabile, al fine di consentire che i tamponi siano effettuati nel maggior numero e minor tempo possibile, a garanzia di una effettiva tempestività nel monitoraggio e nel controllo della diffusione della Sars-Cov2.
(5-04548)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   all'indirizzo https://youtu.be/3ONoo962EtE – «Coronastampa. Piacenza chiarisca IMMEDIATAMENTE» – è fortemente criticato, tanto che vengono ipotizzati elementi di rilevanza penale, un bando emanato dall'Ausl di Piacenza riguardante una selezione per studenti laureati o al secondo anno universitario, destinati ad avviare un servizio di triage telefonico all'interno del servizio di sorveglianza sanitaria;

   a parere dell'interrogante la vicenda, che non può che destare grande sconcerto, appare del tutto irrituale, quando non contro legge, atteso che con inusuale superficialità l'Ausl di Piacenza ha esteso, come detto, la partecipazione al bando agli iscritti al secondo anno o successivi dei corsi di laurea infermieristica, ostetricia, sanitaria riabilitativa, tecnico-sanitaria, tecnica della prevenzione, medicina e chirurgia, biologia, chimica, farmacia;

   appare all'interrogante priva di senso di responsabilità la tendenza diffusasi in ambito sanitario, in ragione dell'emergenza sanitaria da COVID-19, ad equiparare la laurea all'iscrizione ad un corso per conseguirla, la qual cosa, oltre a mirare di fatto ad un livellamento delle professionalità, tende ad affidare a persone oggettivamente prive di adeguate competenze, responsabilità e valutazioni, come nel caso di specie, anche solo di tipo diagnostico, che, invece e per contro, competono a coloro che hanno concluso almeno il corso di laurea –:

   se sia a conoscenza dei contenuti del bando emanato dall'Ausl di Piacenza e se non ritenga, per quanto di competenza, di assumere adeguate iniziative volte a scongiurare che iscritti a corsi di laurea ad indirizzo sanitario possano essere impiegati per finalità similari o identiche a quelle indicate nel sopra citato bando.
(4-06652)


   LOCATELLI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, DURIGON, FOSCOLO, GERARDI, LAZZARINI, SUTTO, TIRAMANI, ZICCHIERI, ZIELLO e DE ANGELIS. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione di giunta regionale 21 luglio 2020, n. 472, la regione Lazio, in vista della riapertura delle scuole e dei servizi educativi per l'infanzia, ha attivato un'indagine di sieroprevalenza nei riguardi «delle comunità educative, di istruzione e scolastiche [...] presenti sul territorio laziale, che possono rappresentare un rischio ai fini della diffusione del virus SARS-CoV-2»;

   la predetta deliberazione, nel disciplinare l'indagine sierologica in questione, ha previsto che i destinatari della stessa siano individuati nel personale in servizio presso le scuole e i servizi educativi per l'infanzia (docenti, educatori, operatori di sostegno, assistenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario), nonché nei «bambini e studenti disabili» frequentatori delle scuole e dei servizi stessi;

   in attuazione di tale deliberazione, i dirigenti delle scuole laziali, pur esprimendo pubblicamente il proprio dissenso rispetto alla decisione presa dai vertici regionali, si sono visti costretti ad inviare la seguente comunicazione alle famiglie degli studenti con disabilità: «si comunica che l'Asl ha inviato un progetto riguardante l'indagine sierologica per Sars-Cov-2, che coinvolge gli alunni con disabilità. [...] Pertanto si invitano i genitori interessati alla partecipazione del proprio figlio all'indagine, ad inviare una mail alla scuola, indicando la propria disponibilità ad aderire all'indagine sierologica. Si ringrazia per la collaborazione. Il Dirigente Scolastico»;

   ad avviso degli interroganti, la deliberazione in commento opera una distinzione ingiustificata tra gli studenti della regione Lazio, in quanto sottopone solamente gli studenti con disabilità – e solamente questi – ai relativi test sierologici, in assenza di ragioni medico scientifiche idonee a supportare tale decisione;

   sotto un primo punto di vista, infatti, va rammentato che la disabilità non è unica e uguale per tutti, ma è una condizione che può presentarsi in varie forme, alle quali non corrisponde necessariamente uno stato di immunodepressione e/o di malattia del soggetto; vi sono persone con disabilità che non versano nelle predette condizioni e per le quali, conseguentemente, la sottoposizione ad un'indagine sierologica ad hoc risulta priva di fondamento;

   inoltre, come ha rilevato il presidente dell'associazione prèsidi del Lazio, gli studenti con disabilità sono di norma meno esposti alle occasioni di contagio, in quanto non frequentano usualmente luoghi affollati e non hanno, quindi, ragione di essere considerati un «pericolo» per collettività e per la comunità scolastica;

   non si comprende, dunque, sulla base di quale criterio sia stata adottata la deliberazione regionale in questione;

   così come conformata, invero, la stessa rischia di tradursi nell'ennesimo fenomeno di discriminazione nei riguardi degli studenti con disabilità, già emarginati e penalizzati nei mesi di lockdown, a causa dei ritardi e delle lacune del sistema messo a punto dal Governo e dal Ministro competente –:

   quali iniziative intendano adottare, i Ministri interrogati per quanto di competenza, alla luce delle criticità sopra citate, rilevate nel territorio di cui in premessa;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza volte ad aggiornare le indicazioni e i protocolli attualmente in vigore, al fine di evitare fenomeni di discriminazione nell'applicazione delle misure di prevenzione che riguardano la tutela della salute degli studenti.
(4-06667)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il degrado nel centro storico di Vicenza, che l'interpellante ha denunciato attraverso diversi atti di sindacato ispettivo, non deriva soltanto dalla presenza di criminali, prevalentemente extracomunitari, ed accattoni molesti, ma anche da scelte di natura urbanistica, che, nel tempo lo hanno impoverito, portando al di fuori delle mura scaligere una assai significativa parte degli uffici e dei servizi pubblici;

   Il Giornale di Vicenza del 17 agosto 2020 annuncia il trasferimento in Viale Roma anche dell'ufficio delle poste centrali;

   peraltro, dal 2018 il servizio al pubblico è stato garantito solo da un container in Contrà Garibaldi;

   la struttura era stata allestita due anni fa con caratteristiche provvisorie, ma nel frattempo si è «stabilizzata»;

   i lavori di ristrutturazione dell'adiacente ex Regio Palazzo delle Poste, esempio di architettura razionalista, sono fermi (e lo resteranno per chissà quanto), bloccati da contenziosi legali e forse anche dal disinteresse dei privati proprietari;

   nel frattempo l'edificio è divenuto rifugio per sbandati e disadattati;

   si tratta dell'ennesimo buco nero di un centro storico, abbandonato a se stesso, senza alcuna pianificazione urbanistica, ove si consideri che è disciplinato ancora dal piano «Coppa», che iniziò il suo iter formativo nel 1963 e venne definitivamente approvato nel 1979;

   anche la sede delle Poste al Mercato Nuovo è oggi allestita in un container, costringendo l'utenza, composta per lo più da pensionati, a lunghe file all'aperto e sotto il sole durante la stagione estiva –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, nei confronti della partecipata e controllata Poste italiane, per garantire all'utenza della città di Vicenza un servizio postale efficiente, razionale e sufficientemente confortevole.
(2-00909) «Zanettin».

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2017, dispone l'avvio di un processo di graduale statizzazione e razionalizzazione delle Accademie di belle arti non statali e di una parte degli Istituti superiori di studi musicali non statali;

   la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, commi 652 e 656) ha previsto un incremento del fondo di 5 milioni di euro per il 2018, di 10 milioni di euro per il 2019 e di 35 milioni di euro dal 2020, per consentire la statizzazione degli Istituti superiori di studi musicali non statali;

   per la realizzazione del processo di statizzazione l'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, prevede l'emanazione di alcuni decreti attuativi;

   il decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, adottato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, definisce le modalità di avvio e di attuazione del processo di statizzazione. In particolare, le domande di statizzazione devono essere valutate da un'apposita commissione sulla base dei criteri indicati dall'articolo 2, comma 1, del decreto interministeriale;

   al termine della procedura di valutazione da parte della commissione, l'articolo 2, comma 5, del decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, prevede che: «La statizzazione viene disposta con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non oltre il 31 luglio 2020 e decorre dal 1° gennaio dell'anno successivo. Al predetto decreto sono allegati lo statuto, la convenzione di cui al comma 3, lettera a), e la tabella relativa alla dotazione organica di cui al comma 3, lettera b).»;

   nonostante il termine del 31 luglio 2020 sia scaduto, le procedure di statizzazione non risultano ancora concluse con decreto ministeriale;

   a oggi non risulta ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 2017, che dispone: «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti i criteri per la determinazione delle relative dotazioni organiche nei limiti massimi del personale in servizio presso le predette istituzioni, nonché per il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;

   il Ministero dell'università e della ricerca, in data 9 luglio 2020, interrogato sul punto in Commissione cultura, scienza e istruzione alla Camera dei deputati, ha affermato: «gli uffici del Ministero stanno procedendo, in questi giorni, inoltre, a dare nuovo impulso al processo di statizzazione e razionalizzazione delle Istituzioni non statali» –:

   quali iniziative si intendano porre in essere per portare a compimento il processo di statizzazione e razionalizzazione delle Accademie di belle arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali, anche attraverso l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 2017, e con quali tempistiche sarà comunicata la conclusione dei lavori dell'apposita commissione di statizzazione ai fini della definizione degli statuti e delle convenzioni dei singoli Istituti e dell'emanazione, prevista entro il 31 luglio 2020, dei rispettivi decreti di cui all'articolo 2, comma 5, del decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, in modo da poter rispettare il termine del 1° gennaio 2021.
(4-06636)


   DORI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2017, dispone l'avvio di un processo di graduale statizzazione e razionalizzazione delle Accademie di belle arti non statali e di una parte degli Istituti superiori di studi musicali non statali;

   la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, commi 652 e 656) ha previsto un incremento del fondo di 5 milioni di euro per il 2018, di 10 milioni di euro per il 2019 e di 35 milioni di euro dal 2020, per consentire la statizzazione degli Istituti superiori di studi musicali non statali;

   per la realizzazione del processo di statizzazione l'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, prevede l'emanazione di alcuni decreti attuativi;

   il decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, adottato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, definisce le modalità di avvio e di attuazione del processo di statizzazione. In particolare, le domande di statizzazione devono essere valutate da un'apposita commissione sulla base dei criteri indicati dall'articolo 2, comma 1, del decreto interministeriale;

   al termine della procedura di valutazione da parte della Commissione, l'articolo 2, comma 5, del decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, prevede che: «La statizzazione viene disposta con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non oltre il 31 luglio 2020 e decorre dal 1° gennaio dell'anno successivo. Al predetto decreto sono allegati lo statuto, la convenzione di cui al comma 3, lettera a), e la tabella relativa alla dotazione organica di cui al comma 3, lettera b)»;

   nonostante il termine del 31 luglio 2020 sia scaduto, le procedure di statizzazione non risultano ancora concluse con decreto ministeriale;

   a oggi non risulta ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 2017, che dispone: «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti i criteri per la determinazione delle relative dotazioni organiche nei limiti massimi del personale in servizio presso le predette istituzioni, nonché per il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;

   il Ministero dell'università e della ricerca, in data 9 luglio 2020, interrogato sul punto in Commissione cultura, scienza e istruzione alla Camera dei deputati, ha affermato: «gli uffici del Ministero stanno procedendo, in questi giorni, inoltre, a dare nuovo impulso al processo di statizzazione e razionalizzazione delle Istituzioni non statali» –:

   quali iniziative si intendano porre in essere per portare a compimento il processo di statizzazione e razionalizzazione delle Accademie di belle arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali, anche attraverso l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 2017, e con quali tempistiche sarà comunicata la conclusione dei lavori dell'apposita commissione di statizzazione ai fini della definizione degli statuti e delle convenzioni dei singoli Istituti e dell'emanazione, prevista entro il 31 luglio 2020, dei rispettivi decreti di cui all'articolo 2, comma 5, del decreto interministeriale 22 febbraio 2019, n. 121, in modo da poter rispettare il termine del 1° gennaio 2021.
(4-06641)


   MICELI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto stabilito dal Ministero dell'università e della ricerca, a partire dal 1° settembre si terranno i test d'ingresso ai corsi di laurea per i quali è disposto – a livello nazionale o di Ateneo – il cosiddetto «numero chiuso» o «accesso programmato»;

   ogni anno partecipano alle prove d'ingresso centinaia di migliaia di studenti che desiderano accedere a corsi di laurea tra i quali quelli in medicina, professioni sanitarie e scienze della formazione, che, in particolare nel periodo di emergenza Covid-19, si sono dimostrati tra i settori maggiormente necessari ed importanti per la nostra società;

   secondo i dati riportati dal Ministero dell'università e della ricerca, il numero degli iscritti al test di medicina 2020 è di oltre 66 mila studenti per poco più di 13 mila posti disponibili, mentre superano i 20 mila – oltre 5 mila in più rispetto allo scorso anno – gli iscritti alla prova di medicina in lingua inglese (Imat) e di veterinaria;

   non è escluso che una considerevole percentuale di studenti partecipanti alle selezioni possa essere impossibilitato allo svolgimento dei test per cause imputabili a provvedimenti di isolamento o quarantena da Covid-19, rendendo, pertanto, necessarie misure che vadano nella direzione di istituire una sessione di recupero per coloro i quali fossero in possesso di idonea certificazione sanitaria attestante il periodo di isolamento o quarantena dei candidati;

   ad avviso dell'interrogante è necessario garantire l'equo bilanciamento del diritto alla salute con quello all'istruzione –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di propria competenza intendano assumere sul tema, al fine di tutelare il diritto all'istruzione e la salute pubblica, se del caso, istituendo una sessione straordinaria di recupero delle prove d'ingresso.
(4-06651)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Magi e altri n. 1-00373, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Muroni.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Capitanio e altri n. 4-06632, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Centemero, Formentini.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Di Lauro n. 3-01636 del 24 giugno 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06664.