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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 31 luglio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARI, PANIZZUT, BAZZARO, CAFFARATTO, CAVANDOLI, FORMENTINI, GERARDI, GRIMOLDI, LUCCHINI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PATASSINI, COMAROLI e COLMELLERE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica di Cina (Taiwan) continua a rimanere esclusa dalla lista dei voli permessi in Europa e in Italia, anche in seguito alla pubblicazione dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 14 luglio 2020;

   ad avviso degli interroganti, l'esclusione in parola risulta ingiustificata e irragionevole sia da un punto di vista sanitario che da un punto di vista giuridico ed economico;

   quanto al primo profilo, in effetti, si sottolinea come nella Repubblica di Cina (Taiwan) si siano registrati meno di venti nuovi casi di COVID-19 negli ultimi 30 giorni, la maggior parte dei quali di importazione, e che da oltre due mesi a questa parte la trasmissione locale sia perfettamente sotto controllo;

   Taiwan può essere considerato un Paese sicuro anche prendendo in considerazione il tasso medio di notifica dei casi a 14 giorni, il quale si attesta su un valore di 0,2 ogni 100 mila abitanti, mentre in Europa e in Regno unito, solamente al 27 giugno 2020, il tasso in questione risultava ben più elevato e pari, segnatamente, a 14 contagi ogni 100 mila abitanti;

   si rammenta, altresì, che la Repubblica di Cina (Taiwan) è una libera e dinamica democrazia di quasi 24 milioni di cittadini in cui la popolazione gode di tutti i diritti politici, civili, religiosi e sociali;

   da un punto di vista economico e commerciale, inoltre, il Paese si colloca al 22° posto nel mondo e al 18° posto come volume di esportazioni;

   nel quadro antecedente la pandemia, il valore dell'interscambio tra Taiwan e i 27 (+1) Paesi membri dell'Unione europea superava i 45 miliardi di euro, il 10 per cento dei quali interessava direttamente l'Italia;

   i dati che precedono rendono evidente, ad avviso degli interroganti, la necessità di riaprire in regime di reciprocità la libera circolazione dei voli aerei da e verso la Repubblica di Cina (Taiwan);

   gli interroganti, anche in qualità di membri del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan, hanno già sottoposto la questione al Ministro della salute con lettera inviata in data 10 luglio 2020;

   per il momento, tuttavia, a tale lettera non è stato dato riscontro –:

   se non ritengano di adottare, con urgenza, iniziative per risolvere la problematica esposta in premessa e per includere nel rispetto del principio di reciprocità, la Repubblica di Cina (Taiwan) nella lista dei Paesi che beneficiano della riapertura delle frontiere esterne dell'area Schengen.
(5-04489)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, CARETTA, BUTTI e DEIDDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto emerso a mezzo stampa, il 26 luglio 2020 sarebbe terminata la procedura di consultazione avviata dal rappresentante del commercio degli Stati Uniti d'America (Ustr), finalizzata alla redazione di una nuova lista di prodotti da sottoporre a dazi a seguito della controversia aeronautica con Airbus;

   nell'ambito del contenzioso con Airbus, infatti, l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ha autorizzato gli Stati Uniti a applicare sanzioni per un limite massimo di 7,5 miliardi di euro all'Unione europea, dazi tuttavia adesso ritenuti dalla stessa Wto ingiustificati, a seguito della decisione del consorzio Airbus di rendere i sostegni economici ricevuti – oggetto del contendere – compatibili con la normativa Wto;

   sempre secondo la stampa gli Stati Uniti avrebbero intenzione di disporre un aumento dei dazi fino al 100 per cento in valore, e di estenderli ad altri prodotti, tra cui anche prodotti tipici del made in Italy, dopo l'entrata in vigore il 18 ottobre 2019 delle tariffe aggiuntive del 25 per cento che hanno già colpito prodotti tipici italiani come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina e Provolone, ma anche vari salumi, crostacei e liquori;

   nel solo 2019, il valore delle esportazioni del made in Italy agroalimentare negli Stati Uniti è risultato pari a 4,7 miliardi di euro, aggregato dove il vino ha primeggiato con esportazioni per oltre 1,5 miliardi di euro, diventando il prodotto italiano più venduto negli Usa, seguito da olio extravergine di oliva e pasta;

   secondo associazioni di categoria, a seguito di nuove misure di contrasto e blocco delle esportazioni sono stimate perdite per un valore di exportmade in Italy, equivalente ad almeno 3 miliardi di euro, per un contenzioso che riguarda i 2/3 delle spedizioni agroalimentari totali con gli Usa;

   al netto della crisi economica e di liquidità subita dal comparto agricolo e dal Paese, un'ulteriore perdita di ricchezza dovuta all'azione straniera conculca l'interesse nazionale italiano –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intendano predisporre per:

    a) difendere e garantire la tenuta dell'export agroalimentare italiano dai danni di eventuali dazi stranieri quali quelli della casistica di cui in premessa;

    b) allentare le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e richiedere una riduzione del regime di dazi commerciali sui prodotti italiani ad oggi in essere.
(4-06521)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il sito di interesse nazionale ai fini di bonifica (Sin) del bacino del fiume Sacco si estende per oltre 50 chilometri da Colleferro (Roma) fino a Ceprano (Frosinone) attraversando i territori di circa 20 comuni facenti parte dell'area metropolitana di Roma o della provincia di Frosinone;

   lo stato di emergenza ambientale della valle del fiume Sacco è stato dichiarato a causa dell'inquinamento da β-esaclorocicloesano con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 maggio 2005; con il decreto-legge n. 203 del 2005 convertito dalla legge n. 248 del 2005 è stato aggiunto all'elenco dei Sin di cui al comma 4 dell'articolo 1 della legge 9 dicembre 1998, n. 426;

   il 7 marzo 2019 è stato sottoscritto l'accordo di programma per il Sin dal Ministro dell'ambiente e dal presidente della regione Lazio. Tale Accordo ha previsto l'istituzione di un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e una serie di interventi da mettere in atto secondo uno specifico cronoprogramma;

   la cadenza degli incontri di detto comitato di indirizzo e controllo è, come da accordo di programma, almeno semestrale;

   il 18 ottobre 2019 si è tenuto il primo incontro del comitato di indirizzo e controllo, durante il quale è stata avanzata da parte del Ministero nei confronti della regione Lazio, la richiesta di una relazione circa l'espletamento delle procedure propedeutiche all'attuazione di quanto previsto dal citato cronoprogramma;

   con successiva istanza di accesso agli atti alla direzione bonifiche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prot. n. 25083/STA del 2019, è stato riscontrato con nota n. 26433 del 20 dicembre 2019 che tale relazione non era ancora pervenuta agli uffici del Ministero;

   risultano ad oggi avviati alcuni iter di caratterizzazione compresi nel cronoprogramma di cui al citato accordo, nonché l'approvazione del piano di monitoraggio delle acque e il programma di indagine epidemiologica. Non risultano all'interrogante invece affidati i piani di caratterizzazione per i siti inclusi nell'accordo, che da cronoprogramma dovevano essere alla data odierna redatti e in fase di affidamento esecutivo;

   con la modifica dell'organigramma del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la competenza per i Sin è passata alla direzione generale per il risanamento ambientale (Ria), e nello specifico la presidenza del comitato di indirizzo e controllo del Sin in questione è passata al nuovo direttore generale da gennaio 2020;

   nell'area bonifiche del sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non sembrano essere stati pubblicati nuovi aggiornamenti per il 2020 circa l'avanzamento del cronoprogramma di bonifica;

   le procedure relative all'aggiudicazione per attività relative all'accordo per il Sin sono state inserite nella determinazione dirigenziale n. 4196 del 14 aprile 2020 da parte della regione Lazio come procedimento amministrativi urgenti e strategico di cui all'articolo 103 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 –:

   quali siano gli aggiornamenti per l'anno 2020 del comitato di indirizzo e controllo di cui all'accordo di programma per il Sin in questione.
(5-04491)


   OCCHIONERO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la riserva naturale Montedimezzo è un'area naturale protetta situata nel comune di Vastogirardi, in provincia di Isernia. Istituita nel 1977, occupa una superficie di circa 300 ettari, e fin dall'inizio è stata classificata come riserva di importanza strategica inserita nel programma internazionale dell'Unesco Mab – Man and Biosphere (uomo e biosfera); l'area, poi estesasi, comprende altri 7 comuni, fra i quali San Pietro Avellana;

   da quanto risulta, di recente l'area picnic, che copre una superficie di circa un ettaro, attrezzata con tavoli, panche, punti fuoco e servizi igienici, è stata affidata in concessione a un privato per 6 anni;

   molte segnalazioni sono subito pervenute dagli utenti e dai camperisti, che hanno lamentato tariffe esose e uno stato dei servizi non soddisfacenti;

   il comune di San Pietro Avellana, in persona del suo sindaco, si è attivato per verificare le problematiche segnalate;

   anche alla luce del fatto che, sul sito della stazione appaltante (il Raggruppamento carabinieri biodiversità – reparto carabinieri biodiversità di Isernia), non risultano pubblicati gli atti e gli esiti della gara, fatta eccezione per il bando e per i modelli di domanda, il comune ha indirizzato una missiva, oltreché alla stazione appaltante, anche ai Ministri interrogati, al fine di ottenere chiarimenti su una serie di profili che appaiono centrali;

   vale a dire: si chiede perché la sola area picnic di Montedimezzo è stata oggetto di procedura di privatizzazione totale e non anche il nucleo di Collemeluccio; nel caso di affidamento a privati, se gli stessi hanno le competenze e l'esperienza per garantire i servizi adeguati che una riserva della biosfera Unesco deve offrire ai visitatori; nel caso di affidamento a privati, se la stessa sarà gratuita o a pagamento; nel caso di affidamento a privati, se sarà oggetto di immediato adeguamento infrastrutturale con segnaletica e dispositivi di monitoraggio, controllo e distanziamento sociale per ottemperare alle linee guida di contrasto al Covid-19; si chiede altresì di conoscere e rendere edotte le istituzioni coinvolte di eventuali ripensamenti, alla luce dell'epidemia da Covid-19, sulla gestione dell'area. Inoltre, considerato che all'interno della riserva si trova il primo percorso per disabili motori e sensoriali inaugurato in un bosco in Italia e la presenza di visitatori che rientrano nelle categorie protette è molto forte, è necessario accertare che siano state previste le opportune misure inclusive e garantiti i posti a sedere;

   a tali domande il comune di San Pietro Avellana e tutti gli utenti della riserva, non hanno avuto risposta –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire quali siano state le determinazioni che hanno condotto alla scelta di affidamento in concessione ai privati, quali siano le condizioni pattuite con l'affidatario, chi sia l'affidatario e quali risposte trovino i quesiti sopra delineati.
(5-04493)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le operazioni di svaso della diga di Pavana situata sul fiume Limentra, al confine fra la regione Toscana e l'Emilia-Romagna, rese necessarie per ottemperare all'ordine di adeguamento sismico richiesto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al gestore della diga, Enel Green Power, hanno cagionato, e purtroppo gli effetti devastanti non possono ritenersi esauriti dal momento che ad oggi risultano coinvolti dal fenomeno anche 20 chilometri del fiume Reno interessando i comuni dell'Alto Reno Terme (Bologna) e di Vergato (Bologna), un gravissimo danno ambientale di incalcolabili proporzioni e di inaudita portata a causa della fuoriuscita di tonnellate di fango sedimentate negli anni sul fondo del bacino che hanno invaso il fiume, provocando una moria di pesci e la distruzione di un intero ecosistema;

   la causa di quanto accaduto parrebbe riconducibile ad un cedimento durante la fase conclusiva dello svuotamento di materiale sovrastante limitrofo che avrebbe reso necessario il mantenimento della completa apertura dello scarico di fondo della diga con conseguente eccessiva fuoriuscita di sedimento lungo l'alveo a valle della diga;

   questo tratto fluviale non è nuovo a simili episodi ricordando che già negli anni 1993 e 1997 si verificarono, sempre a causa di simili operazioni, disastri di questo tipo con danni inestimabili al patrimonio floro-faunistico della zona;

   già nei mesi precedenti all'inizio dei lavori alla diga di Pavana anche le associazioni dei pescatori avevano lanciato l'allarme alle autorità competenti circa il potenziale rischio ambientale derivante dalle operazioni in questione e della necessità di attuare tutte le misure necessarie al fine di prevenire possibili danni alla fauna ittica presente nel bacino di Pavana e nel fiume Reno anche spostando i pesci in altri corsi d'acqua prima di aprire la diga, sottolineando la mancanza, contrariamente al passato, di una commissione ittica di zona che avrebbe potuto occuparsi della salvaguardia del fiume monitorando costantemente la situazione –:

   se intendano attivarsi urgentemente presso gli enti e le società competenti al fine di comprendere quanto prima le ragioni dell'accaduto ed accertare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità verificando se siano state preventivamente adottate tutte le misure necessarie a garantire la messa in sicurezza e la tutela ambientale dell'area interessata;

   nel caso venissero accertate delle responsabilità, come ritenga possa essere risarcito il danno causato all'intero ecosistema e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, nei confronti di chi, all'uopo preposto, non abbia assunto tutte le dovute precauzioni ambientali.
(4-06527)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   PERANTONI e PENNA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) – ente storico, morale, assistenziale e culturale – è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   si è sempre occupata, infatti, di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation;

   l'Italia, anche grazie ad (Aig), è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma, infatti, ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano da parte della maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig e della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps hanno espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   il valore, ex articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973, del patrimonio immobiliare dell'ente, a quanto consta agli interroganti, ammonta a oltre 21 milioni di euro e la stessa associazione – anche recentemente – è stata oggetto di lasciti testamentari;

   l'Ente si è opposto alla procedura fallimentare e, ad oggi, resta in attesa di una soluzione risolutiva e definitiva;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia quindi la definitiva chiusura;

   ciò oltre al fatto che la procedura fallimentare sta determinando il graduale licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie;

   non si possono non evidenziare, infine, le pesanti ricadute per l'indotto dovute alla messa in vendita dell'ingente patrimonio immobiliare dell'ente, nonché alla dismissione del suo importante brand nazionale ed internazionale;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera dei deputati ha impegnato il Governo ad adottare le misure necessarie a salvaguardia delle attività sociali e assistenziali portate avanti dall'Aig;

   la pandemia da Covid-19 ha senza dubbio aggravato la situazione e, pertanto, appare ancora più urgente un intervento mirato, anche al fine di adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e alle categorie più svantaggiate, tra cui giovani e cittadini a basso reddito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative siano state adottate o intenda adottare a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociali dell'Ente e se non ritenga opportuno adoperarsi al fine di salvaguardare le funzioni di un ente (e i relativi posti di lavoro) la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo, oltre ad essere opportunità di conoscenza del nostro Paese, a livello nazionale e internazionale, garantendone anche crescita e coesione sociale.
(4-06524)

DIFESA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nell'aprile del 2019, la trasmissione televisiva Report ha mandato in onda un'inchiesta con la quale denunciava come le aziende con sede in Italia che producono le divise delle forze dell'ordine italiane abbiano delocalizzato la confezione delle stesse in stabilimenti situati in Romania e Moldavia, che è addirittura fuori dall'Unione europea e permette di ridurre ancora i costi;

   questo comporta inevitabilmente una chiusura degli stabilimenti italiani e una perdita di diversi posti di lavoro; dato che gli operai tessili romeni guadagnano mediamente 290 euro e le aziende che delocalizzano possono approfittare delle vantaggiose imposte sulle società vigenti in quel Paese;

   nel febbraio 2019, il Governo aveva dichiarato che si sarebbe impegnato a investire circa 100 milioni di euro nel prossimo triennio per nuove divise e accessori per almeno 30 mila donne e uomini delle forze dell'ordine, oltre agli stanziamenti del «decreto sicurezza» e della legge di bilancio per le forze di polizia e i vigili del fuoco;

   questi stanziamenti andranno a beneficio delle stesse poche aziende italiane che producono in Romania o Moldavia come, secondo l'indagine condotta dalla trasmissione Report, Lovers S.r.l. che produce abbigliamento per le forze dell'ordine con una sede in Italia da 16 dipendenti e 300 nello stabilimento a Falticeni, in Romania;

   la ditta, secondo il calcolo di Report, venderebbe allo Stato divise che costerebbero 90 euro a 163 euro, con un rincaro dell'80 per cento per ogni capo. Al Governo basterebbe quindi pagarle al prezzo di un normale cliente per comprarne quasi 2 al costo di una, risolvendo il problema delle divise senza investire neanche un euro in più;

   il tema è ritornato di attualità il 9 luglio 2020, quando gli investigatori della squadra mobile di Roma – coordinati dalla procura della Repubblica della Capitale – hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Roma, nei confronti di 31 indagati, tra i quali pubblici ufficiali – appartenenti alle Forze armate con diverso grado – e imprenditori, accusati, tra l'altro, di frode nelle forniture, corruzione, turbativa d'asta ed altro negli appalti per gli approvvigionamenti delle Forze armate;

   sono state emesse 19 misure di divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche e impresa. Le indagini, durate quasi un anno, inizialmente hanno fatto emergere episodi di frode contrattuale ai danni delle amministrazioni dello Stato appaltanti da parte delle ditte aggiudicatarie della produzione dei nuovi distintivi di grado per le Forze armate. Nel prosieguo dell'attività investigativa è stato documentato uno specifico e ben collaudato sistema corruttivo tra imprenditori ed ufficiali delle forze armate, ricostruito grazie alle attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica supportata da servizi di osservazione e pedinamento, che vedono alcuni soggetti ripetutamente coinvolti in episodi di corruzione e turbata libertà degli incanti in vari settori;

   l'ordinanza dispone per 7 indagati gli arresti domiciliari, 5 misure interdittive di sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio, nonché 19 misure di divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare attività imprenditoriali e uffici direttivi di persone giuridiche e impresa. Le indagini, durate quasi un anno, inizialmente hanno fatto emergere episodi di frode contrattuale ai danni delle amministrazioni dello Stato appaltanti da parte delle ditte aggiudicatarie della produzione dei nuovi distintivi di grado per le Forze armate, nell'ambito del riordino dei ruoli e delle carriere previsto dal decreto legislativo che ha introdotto nuove qualifiche apicali. Nel prosieguo dell'attività investigativa è stato documentato uno specifico e ben collaudato sistema corruttivo tra imprenditori ed ufficiali delle forze armate, ricostruito grazie alle attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica supportata da servizi di osservazione e pedinamento, che vedono alcuni soggetti ripetutamente coinvolti in episodi di corruzione e turbata libertà degli incanti in vari settori;

   l'inchiesta ha permesso di stabilire che i gradi in velcro da appuntare sulla divisa di carabinieri e guardia di finanza, che avrebbero dovuto esser fabbricati in Italia, venivano fatti arrivare dal distretto industriale di Shenzen in Cina. Anche per i gradi metallici o i cosiddetti «tubolari» da appuntare sulle spalle ci si rivolgeva alla Cina. La stessa triangolazione era pronta anche per una gara di fornitura dei cappelli da Alpini che dalle ditte aggiudicatarie avrebbe portato alla fine in Oriente. Tutto questo con la compiacenza di funzionari e ufficiali infedeli, incaricati del compito di vigilare a cui non hanno mai adempiuto –:

   se sia vero che le divise indossate dalle nostre forze armate e di polizia sono prodotte e confezionate fuori dal territorio italiano e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per impedire la provenienza estera delle uniformi, allo scopo di favorire il rilancio del tessile italiano e bloccare i contributi indiretti a coloro che sfruttano le differenze salariali dei lavoratori per la minore presenza di tutele nei Paesi di produzione, arricchendosi sulle spalle dei lavoratori italiani.
(2-00891) «Delmastro Delle Vedove, Deidda, Ferro».

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Co.Ce.R. è un organo centrale, a carattere nazionale ed interforze, articolato in sezioni di Forza Armata o di Corpo armato e rappresenta unitariamente il personale dell'Esercito italiano, della Marina militare, dell'Aeronautica, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza e della Guardia costiera;

   le competenze del Co.Ce.R. riguardano la formulazione di pareri, di proposte e di richieste su tutte le materie che formano oggetto di norme legislative o regolamentari circa la condizione, il trattamento, la tutela di natura giuridica, economica, previdenziale, sanitaria, culturale e morale dei militari;

   con apposita delibera n. 08/XII del 10 ottobre 2018 approvata a maggioranza, il Co.Ce.R. ha affrontato la tematica relativa alle onorificenze per il personale graduati/appuntati del Comparto difesa e sicurezza a ordinamento militare;

   la delibera appena citata assume un ruolo strategico in considerazione della sostanziale disparità di trattamento per il personale dei vari ruoli delle Forze armate e Forze di polizia nell'attribuzione delle onorificenze, in particolare «Croce di anzianità per il servizio militare», «Medaglia mauriziana» e «Lungo comando»;

   a tal proposito, è stato deliberato di chiedere al Capo di Stato maggiore della difesa un autorevole intervento, al fine di assicurare al personale del ruolo graduati e appuntati di tutte le forze armate e forza di polizia parità di trattamento, rispetto al personale ufficiali e sottufficiali, nel riconoscimento delle onorificenze;

   nello specifico, attraverso la delibera citata per i graduati e gli appuntati delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare sono riconosciute le seguenti onorificenze: croce di servizio d'oro con stellette a 40 anni di servizio, croce di servizio d'oro con 25 anni di servizio, croce di servizio d'argento con 16 anni di servizio, medaglia mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare e medaglia di lungo comando;

   a parere dell'interrogante occorre garantire la parità di trattamento tra i ruoli nel riconoscimento delle onorificenze; sembrerebbe bensì una questione di carattere culturale il fatto di non accettare che i citati militari hanno un ruolo di professionisti nelle Forze armate;

   il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, il 4 novembre 2018, ha evidenziato, in merito alla tematica affrontata nella delibera citata, di aver incaricato il segretario generale della difesa, nonché il dipendente V Reparto dello Stato maggiore della Difesa, di effettuare un approfondimento sulle istanze espresse dal Consiglio centrale della Rappresentanza militare;

   allo stato attuale, da fonti pervenute all'interrogante, sembrerebbe che non sia pervenuto alcun riscontro in merito all'approfondimento appena citato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della disparità di trattamento nei riguardi del personale graduati/appuntati del comparto difesa e sicurezza ad ordinamento militare, con specifico riferimento all'attribuzione delle onorificenze;

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, non intenda adottare iniziative per valorizzare professionalmente e riconoscere il merito e il sacrificio del personale dei graduati e appuntati del comparto difesa e sicurezza ad ordinamento militare che, quotidianamente, mettono a serio rischio la propria vita per assolvere i compiti a loro attribuiti.
(4-06530)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 106 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», prevede l'istituzione di un fondo con una dotazione di 3,5 miliardi di euro per l'anno 2020, destinato ad assicurare ai comuni, alle province e alle città metropolitane, le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali in relazione alla possibile perdita di entrate locali connesse all'emergenza COVID-19;

   i criteri e le modalità di riparto delle risorse del fondo sopracitato, definiti dal decreto del Ministero dell'interno del 16 luglio 2020, si basano sugli effetti determinati dall'emergenza COVID-19 sui fabbisogni di spesa e sulle minori entrate, calcolate al netto delle minori spese e tenendo conto delle risorse assegnate a vario titolo ai fini del ristoro delle suddette minori entrate e maggiori spese;

   la norma sopramenzionata prevede, inoltre, una verifica a consuntivo della effettiva perdita di gettito e dell'andamento delle spese, da effettuare entro il 30 giugno 2021, ai fini dell'eventuale conseguente regolazione dei rapporti finanziari tra comuni e tra province e città metropolitane, con conseguente eventuale rimodulazione delle somme originariamente attribuite;

   tuttavia, si evidenzia che le difficoltà legate alla situazione emergenziale causata dalla pandemia da COVID-19 determinano la necessità di adottare iniziative in grado di garantire un sostegno economico alle amministrazioni locali non solo con riferimento al ristoro delle perdite subite, ma anche per un'adeguata ed efficace ripartenza economica –:

   quali iniziative si intendano adottare al fine di chiarire le modalità di rimodulazione delle somme originariamente attribuite di cui in premessa, nonché la possibilità che le eventuali risorse in avanzo possano rimanere nella disponibilità dei bilanci delle amministrazioni locali, consentendo così di garantire nel lungo periodo – date le attuali incertezze relative all'impatto economico della pandemia da COVID-19 sugli equilibri finanziari degli enti – una risposta efficace alle esigenze dei cittadini, e di aggiornare con maggiore specificità i criteri di calcolo delle entrate comunali relative all'addizionale comunale all'Irpef.
(4-06528)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo n. 155 del 2012 è stata decisa la soppressione del tribunale di Sala Consilina (Salerno) con il conseguente accorpamento con il tribunale di Lagonegro (Potenza): tale decisione – ad avviso dell'interrogante irragionevole – contrasta con l'applicazione di quei criteri oggettivi ed omogenei indicati e tipizzati dallo stesso legislatore nelle legge-delega n. 148 del 2011 e ha determinato una situazione grave e preoccupante;

   in particolare, la suddetta riorganizzazione contrasta, secondo l'interrogante, con i criteri e i princìpi direttivi specificati nelle lettera b) ed e) del comma 2 dell'articolo 1 della citata legge n. 148 del 2011;

   la riorganizzazione degli uffici giudiziari si è basata, infatti, su parametri obiettivi, quali il numero di abitanti, i carichi di lavoro, l'indice delle sopravvenienze degli uffici giudiziari; la lettura attenta di tutti questi criteri evidenziava come il tribunale di Sala Consilina – che serviva le popolazioni del Vallo di Diano, del Tanagro e del Bussento – versasse in una situazione più rilevante e consistente rispetto a quella, pur degna di attenzione, del tribunale di Lagonegro; al tribunale di Sala Consilina erano addetti 11 magistrati, mentre a Lagonegro ne erano assegnati 8. Alla luce dei dati Istat 2011, la popolazione residente nel circondario di Sala Consilina era di 89.648 unità, a fronte delle 79.374 del circondario di Lagonegro;

   i carichi di lavoro medio ammontavano, per il tribunale di Sala Consilina, a 11.830 affari a cui andavano aggiunti 1.300 affari per la sede distaccata di Sapri, per un totale di più di 13.000 affari; l'indice delle sopravvenienze medie, nel periodo 2006-2010, era pari per il tribunale di Sala Consilina a 4.147, mentre nel caso del tribunale di Lagonegro si fermava a 3.751;

   il tribunale di Sala Consilina, nel rispetto della complessa e articolata situazione geografica della provincia di Salerno, era altresì naturalmente preposto ad assicurare il riequilibrio fra gli uffici giudiziari salernitani e, in particolare, l'indispensabile alleggerimento del carico e del volume di affari e di contenzioso;

   tale riequilibrio delle competenze dei diversi uffici giudiziari è ancor più necessario in provincia di Salerno, nella quale insiste una popolazione di ben oltre 1 milione di abitanti, secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019: una popolazione così consistente da richiedere la conservazione dei previgenti 4 tribunali salernitani, fra i quali quello di Sala Consilina;

   del resto, l'accorpamento con il tribunale di Lagonegro è – secondo l'interrogante – irragionevole. Basti considerare, accanto ai dati già menzionati, che la popolazione della provincia di Potenza raggiunge 383.791 abitanti, appena 1/3 di quella della provincia di Salerno;

   il Vallo di Diano e il Golfo di Policastro, dunque, sono stati portati – immotivatamente – fuori regione e fuori corte di appello, in una struttura inadeguata e molto meno capiente di quella di Sala Consilina inaugurata nel 1991. Sala Consilina, infatti, è l'unico caso in Italia in cui il tribunale accorpante è più piccolo del tribunale accorpato, atteso che Sala Consilina disponeva di circa 5.500 metri quadrati di spazio mentre l'edificio a Lagonegro è di soli 3.800 metri quadrati;

   l'attuale emergenza sanitaria ha imposto la necessità di una differente organizzazione dei lavori che sta arrecando delle evidenti difficoltà funzionali all'interno dello stesso tribunale di Lagonegro, con rischi di notevoli ritardi nella trattazione delle cause assegnate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per riesaminare, alla luce dei dati obiettivi sopra evidenziati e di una nuova attenta istruttoria, la possibilità di ripristinare le funzioni del tribunale di Sala Consilina, ad avviso dell'interrogante ingiustificatamente soppresso ed accorpato con il tribunale di Lagonegro.
(5-04488)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOSS, TURRI, BELOTTI, GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, BISA, DI MURO, MARCHETTI, MORRONE, PAOLINI, POTENTI, TATEO, TOMASI, COLMELLERE, PATELLI e RACCHELLA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 avente ad oggetto «Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti», all'articolo 13, prevede, nel Titolo I e nei Capi I e II del Titolo II, che nell'albo professionale dell'ordine dei dottori agronomi e dottori forestali siano istituite la sezione A e la sezione B rispettivamente per possessori di laurea specialistica e di laurea; agli iscritti nella sezione A spetta il titolo di dottore agronomo e dottore forestale, mentre la sezione B è ripartita nei seguenti settori: a) agronomo e forestale, a cui spetta il titolo di agronomo e forestale junior; b) zoonomo, a cui spetta il titolo di zoonomo; c) biotecnologico agrario, a cui spetta il titolo di biotecnologo agrario;

   nello specifico settore zoonomo era prevista la possibilità di iscrizione all'albo per i laureati nella classe 40 di cui al decreto ministeriale n. 509 del 1999 e nella classe L38 di cui al decreto ministeriale n. 270 del 2004;

   la normativa prevede che l'accesso alla professione avvenga previo superamento di esame di Stato (abilitazione) e iscrizione al relativo albo professionale;

   l'istituzione del settore zoonomo è stata oggetto, nel 2003, di un ricorso al Tar del Lazio da parte della Federazione nazionale degli ordini dei veterinari italiani (Fnovi), che contestava l'attribuzione di alcune competenze – previste dall'articolo 11, comma 3, del suddetto decreto del Presidente della Repubblica –, quale ad esempio la riproduzione animale, comprendente le attività di inseminazione strumentale e di impianto embrionale in tutte le specie zootecniche e di sincronizzazione dei calori, ritenute di appartenenza alla propria categoria e l'individuazione di una nuova figura professionale, appunto quella di zoonomo;

   il Consiglio di Stato con la sentenza n. 1233 del 22 marzo 2005, accogliendo le contestazioni della Fnovi, ha annullato le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 relative alle attività professionali attribuite allo zoonomo, con soppressione della stessa figura professionale di zoonomo;

   a seguito della suddetta sentenza, con ordinanza del 9 giugno 2005, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha eliminato l'esame di Stato per l'abilitazione alla professione di zoonomo;

   pertanto, di fatto emerge un sostanziale vuoto di disciplina per i laureati in classe 40 e L38, cui è stato impedito uno sbocco nella libera professione;

   per la risoluzione di tale problematica veniva riunito un tavolo tecnico tra il Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf), la Federazione nazionale degli ordini dei veterinari italiani (Fnovi) e la Conferenza dei presidi della facoltà di agraria e di medicina veterinaria;

   il tavolo il 15 dicembre 2006 giungeva ad un'intesa che prevedeva la reintegrazione della figura dello zoonomo con l'attribuzione di specifiche competenze, concordate tra le parti;

   a distanza di anni dall'avvenuto annullamento giurisdizionale e dalle risultanze del tavolo tecnico, centinaia di laureati ancora non possono sostenere l'esame di abilitazione per poter svolgere la professione di zoonomo, pur avendo conseguito un titolo accademico riconosciuto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere affinché sia ripristinata la figura professionale dello zoonomo al fine di riconoscere un ruolo professionale ad una categoria di laureati in un settore di grande specializzazione e notevole sviluppo tecnologico.
(4-06526)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la viabilità della E45, sul tratto italiano, è un problema nazionale, in quanto riguarda il collegamento tra Nord e Sud del Paese;

   il tema della sicurezza dei viadotti su tale asse stradale è da anni all'attenzione pubblica, a maggior ragione dopo il disastro del Ponte di Genova dell'agosto 2018;

   l'alveo del fiume Savio che interseca il tracciato della E45 nel tratto Mercato Saraceno e Sarsina della strada statale 3 bis di competenza dell'Anas ospita anche in alcuni tratti basamenti e piloni, la cui situazione desta preoccupazione per il loro stato di deterioramento;

   infatti, il basamento dei piloni ormai notevolmente deteriorato ed eroso lascia scoperte le armature in ferro del basamento di fondazione su cui poggiano i piloni dei viadotti, indebolendo la resistenza della struttura portante;

   occorrerebbero, come minimo, verifiche e probabilmente seri interventi di manutenzione, se non veri e propri progetti di ripristino e manutenzione straordinaria per la sicurezza degli elementi strutturali dei viadotti della strada statale 3 bis nel tratto tra Mercato Saraceno e Sarsina –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per far fronte alle problematiche connesse alla sicurezza strutturale dei piloni dei viadotti della E45 sulla strada statale 3 bis nel tratto Mercato Saraceno e Sarsina e quale sia, ad oggi, lo stato di manutenzione, verifica e monitoraggio delle condizioni dei ponti e dei viadotti della strada statale 3 bis che rendono la situazione ormai insostenibile e fortemente penalizzante per cittadini e imprese.
(3-01711)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i consigli comunali sono fondamentali per la tenuta democratica, e regolano aspetti salienti della vita dei cittadini italiani, con autonomia regolamentare e rappresentano la prima istituzione territoriale;

   l'ordine e il rispetto dei lavori durante le sedute dei consigli comunali è demandata nei comuni sopra i 15 mila abitanti ai presidenti del consiglio, che svolgono un ruolo fondamentale e di terzietà nel rispetto dei regolamenti comunali;

   nella seduta del consiglio comunale di Fiumicino del 16 giugno 2020, come risulta dalla stampa locale e non solo, si è verificata una ingerenza ingiustificata della polizia municipale nei lavori d'aula, con un presunto atto intimidatorio nei confronti del consigliere Stefano Costa, durante la seduta d'Aula, mentre il consigliere era impegnato nell'esercizio della sua funzione istituzionale e nell'espressione del proprio parere sul provvedimento in discussione;

   l'articolo 338 del codice penale modificato con legge 3 luglio 2017, n. 105 disciplina che chiunque usa violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario, ai singoli componenti o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica autorità costituita in collegio o ai suoi singoli componenti, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l'attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda esposta in premessa, anche tenendo conto del riferito comportamento della polizia municipale, al fine di salvaguardare le prerogative dei consiglieri comunali e il regolare espletamento del loro mandato elettorale.
(4-06520)


   NOBILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 luglio 2020 a Roma nei pressi di viale Marconi in tarda notte, da quanto si apprende a mezzo stampa, una Fiat 500 XL con a bordo due poliziotti in borghese ha affiancato e tagliato la strada a due giovani ragazzi di ventitré anni che stavano tornando a casa in scooter;

   come ricostruito dalla testimonianza esclusiva per il quotidiano Leggo.it di Marco, uno dei due ragazzi, dai poliziotti sono partite alcune provocazioni e offese che sono degenerate in pochi minuti, secondo la narrazione di Marco, in un'aggressione per mano di uno dei due poliziotti che, solo dopo aver colpito sul volto Marco ha mostrato il tesserino del corpo di Polizia;

   dopo i ripetuti colpi subiti e le gravi minacce ricevute, Marco ha raccontato di aver chiamato con il volto pieno di sangue il numero di emergenza dei carabinieri per denunciare l'accaduto e che in quel momento il poliziotto che lo aveva aggredito ha provato a sottrargli il telefono;

   nel giro di pochi minuti è arrivata un'ambulanza e diverse volanti a sirene spiegate hanno raccolto le diverse versioni dei fatti;

   la sera stessa Marco è stato portato all'Ospedale Cto della Garbatella dove gli sono stati applicati 5 punti sul labbro;

   in data 26 luglio 2020 il giovane ha denunciato formalmente l'accaduto ai carabinieri della stazione di Porta Portese con accuse di lesioni aggravate e tentata rapina;

   ai sensi degli articoli 581 e 582 del codice penale, se quanto ricostruito dal ragazzo fosse confermato dall'indagine, la condotta dell'agente in borghese sarebbe un fatto molto grave e minerebbe la fiducia nelle istituzioni dei cittadini che dovrebbero essere protetti dalle forze dell'ordine e non vessati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia fatta luce quanto prima sulla vicenda e siano assicurati alla giustizia gli eventuali rei di condotte illecite, nonché al fine di evitare che simili condotte si ripetano nuovamente.
(4-06531)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Convitto nazionale di Stato «T. Campanella» è una storica istituzione scolastica della città di Reggio Calabria, le cui origini risalgono al XVI secolo, che riunisce una scuola primaria, una secondaria di I grado, un liceo classico e un liceo classico europeo;

   ha un'offerta formativa basata sulla semiconvittualità che amplia il tempo a scuola e consente lo svolgimento di significative esperienze didattiche per gli studenti; per questa ragione le famiglie degli alunni semiconvittori pagano una retta per i servizi di refezione scolastica e per le attività di tempo prolungato;

   come tutte le istituzioni scolastiche, durante il periodo del lockdown, anche il Convitto ha sospeso tutte le sue attività; in considerazione di ciò i genitori degli studenti in riferimento a quanto stabilito dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo, 9 marzo, 10 aprile, infine 17 maggio 2020, hanno prodotto istanza alla dirigenza del Convitto al fine di ottenere l'esenzione dal pagamento delle rette per i servizi di semiconvitto dal momento che questi non erano stati effettivamente fruiti dagli studenti;

   la dirigenza del Convitto «T. Campanella» con comunicazione del 21 luglio 2020 (prot. n. 0012746) ricordava che, ai sensi del decreto ministeriale 28 agosto 2018 n. 129 «la gestione amministrativo-contabile dei convitti è disciplinata dalla normativa vigente in materia di contabilità e finanza pubblica e da apposito regolamento, adottato con delibera del Consiglio di Amministrazione e sottoposto all'approvazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca», oltre che, ovviamente, «alle regole e ai meccanismi contabili stabiliti dal codice civile, con i registri e libri ausiliari che si rendono necessari» e che pertanto il consiglio di amministrazione non poteva adottare alcuna determinazione inerente al pagamento delle rette e all'eventuale ricalcolo;

   nella comunicazione, sopra citata, si metteva in evidenza l'impossibilità di ripartire matematicamente la retta annuale su nove mesi poiché non comprensiva solo del servizio mensa, ma anche di costi fissi che l'istituzione scolastica ha già sostenuto per garantire il funzionamento del semiconvitto e che tali costi non possono essere portati in detrazione. La stessa suddivisione della retta annuale in quattro/cinque rate (Cfr. circolare prot. n. 12100/C27 del 29 agosto 2019 pubblicata sul sito istituzionale della scuola) ha la sola finalità di aiutare le famiglie a sostenerne l'onere;

   infine, nella stessa comunicazione, si evidenziava che il Ministero dell'istruzione non ha ancora provveduto alla nomina del consiglio d'amministrazione del Convitto «T. Campanella» per il nuovo triennio e che solo a questo spettava la competenza per l'eventuale ricalcolo della retta per l'anno scolastico 2019/2020, invitando i genitori a corrispondere comunque le rate ancora dovute;

   è evidente che la grave crisi economica e sociale che ha colpito il Paese e, in particolare il Mezzogiorno e la Calabria, ha creato non poche difficoltà alle famiglie, a cui si è aggiunto il pagamento della retta scolastica decisamente, onerosa da sostenere –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi sui tempi previsti per la nomina del consiglio di amministrazione del convitto del prossimo triennio, competente ad adottare le suddette misure di ricalcolo;

   quali iniziative intenda adottare per risolvere l'annosa questione che si è venuta a creare per le tante famiglie che hanno una reale difficoltà a pagare le rette scolastiche, consentendo loro qualche agevolazione o esenzione, per quanto possibile, attraverso apposite direttive.
(5-04490)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la situazione occupazionale in Italia, stando a quanto riportano autorevoli organi di stampa nazionali di questi ultimi giorni, è sempre più drammatica;

   l'emergenza Coronavirus, in alcuni settori, come il turismo, rischia infatti di causare un vero cataclisma sui livelli occupazionali ad oggi impiegati, con una conta dei danni persino peggiore di quella del 2008;

   oltre al turismo, infatti, sono molti i settori storici della economia italiana, come la moda, l'edilizia, l'automotive, che hanno pagato un prezzo altissimo al lockdown;

   secondo alcune stime, in Italia sarebbero a rischio tra i 530 e i 650 mila posti di lavoro, che però potrebbero diventare fino a 850 mila se il Governo non dovesse prorogare il blocco dei licenziamenti e il finanziamento degli ammortizzatori sociali –:

   se non intenda dettagliare quali siano gli intendimenti del Governo e le iniziative che si ipotizza di mettere in campo al fine di salvaguardare i livelli occupazionali.
(4-06523)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Cannonau, il Semidano, il Girò di Cagliari, il Nuragus, il Nasco e altri vini locali sono, di fatto, uno dei simboli della Sardegna nel Mondo. Ben il 27 per cento della superficie vitata sarda è destinata alla produzione di Cannonau, il Nasco conta 147 ettari vitati e il Nuragus quasi 2.000 (di cui 1.492 nella sola provincia di Cagliari);

   la tutela del Cannonau e degli altri vini Dop della Sardegna è fondamentale sia a livello identitario che a livello economico. Il settore vinicolo, uno dei principali dell'isola, ha subìto fortemente la crisi da COVID-19 due mesi di lockdown hanno ridotto le vendite del 70 per cento con previsioni di diminuzione del 65 per cento;

   a questo momento di difficoltà per la viticoltura sarda si è aggiunta la prospettiva di modifica dell'attuale decreto nazionale sull'etichettatura, in applicazione del regolamento (Ue) n. 1308 del 2013, del regolamento (Ue) n. 33 del 2019 e della legge n. 238 del 2016, che elimina la protezione di alcuni vitigni di parte integrante di importanti denominazioni d'origine della Sardegna, e mette a rischio la tipicità e l'identità, fortemente collegate al territorio, dei vini sardi;

   l'adeguamento del decreto ministeriale del 13 agosto 2012 al regolamento (Ue) n. 33 del 2019 e alla legge n. 238 del 2016 e, in particolare, la modifica dell'allegato 1, che aveva il titolo «Elenco varietà di vite o sinonimi distintivi costituenti una DOP italiana ai sensi dell'articolo 93, paragrafo 2, del regolamento n. 1308 del 2013 e dell'articolo 19, paragrafo 3, del regolamento (articolo 6, comma 1, del decreto)» prevede la soppressione di questo allegato, togliendo di fatto la protezione che vincolava ad una sola denominazione l'uso del nome di determinati vitigni;

   pertanto, si configura l'eliminazione dell'allegato 1 comprendente ben 11 Dop tra cui 5 Dop sarde: Cannonau di Sardegna, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari, Girò di Cagliari e Sardegna Semidano. Queste Dop non saranno più blindate e i vitigni che ne fanno parte potranno essere utilizzati in altri territori e nelle indicazioni in etichetta dei vini prodotti in territori al di fuori della Sardegna;

  oltre al fattore economico, vedere i nomi dei vini sardi, che da sempre utilizzano la specificazione di questi vitigni, in etichette di altri territori non locali sarebbe un'enorme dolore e una perdita di identità, non solo per gli operatori del settore ma per tutto il popolo sardo. Anche i consumatori sarebbero indotti in inganno da vini che dovessero utilizzare in futuro i nomi di questi vitigni, universalmente conosciuti come esclusivi della regione Sardegna –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda tempestivamente assumere al fine di salvaguardare un settore economico fondamentale per l'isola e di trovare soluzioni alternative che permettano alle aziende vitivinicole isolane di tutelare queste denominazioni, proteggendo dei prodotti fortemente rappresentativi della Sardegna e dell'Italia all'estero.
(5-04492)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI, GALANTINO e LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Unirelab S.r.l. è una società unipersonale a responsabilità limitata in house, a capitale interamente pubblico, in capo al Ministero delle politiche agricole e forestali, a soggetta a controllo pubblico in base alla direttiva del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 31 gennaio 2018;

   Unirelab S.r.l. opera nell'ambito della medicina veterinaria per conto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, offrendo una serie di servizi diagnostici di laboratorio per l'ippica e per la medicina veterinaria ad enti pubblici e privati; si tratta di quindi di una società la cui mission è prettamente scientifico-diagnostica;

   in data 30 aprile 2019 è stato nominato, dall'allora Ministro Centinaio, amministratore unico di società Unirelab s.r.l. la dottoressa Barbara Maria Grazia Genala;

   confrontando il «Programma biennale degli acquisti di forniture e servizi» per il biennio 2019-2020, approvato con determinazione dell'amministratore unico n. 159 del 31 ottobre 2018, con quello per il biennio 2020-2021, approvato con determina dell'organo amministrativo n. 66 del 30 ottobre 2019, in materia di spese per consulenze, si evince un aumento della previsione di spesa per complessivi 300.000 euro, passando dal dato del documento 2019-20 di euro 220.000 al dato dell'ultimo documento di euro 520.000;

   durante i mesi del lockdown, mentre l'attività scientifica dell'ente era ferma, anche per il totale stop alle competizioni ippiche, venivano selezionati un dirigente amministrativo Cfo (il vincitore proviene da Infront, come l'amministratore di Unirelab) e un impiegato di livello C per lo svolgimento dell'incarico di assistente amministrativo;

   il 6 luglio 2020, inoltre, venivano bandite ulteriori tre posizioni di livello C, sempre per area amministrativa, che si aggiungono alla selezione per un ulteriore assistente amministrativo iscritto negli elenchi di cui all'articolo 8 della legge 12 dicembre 1999, n. 68 «Norme per il diritto al lavoro dei disabili»;

   il ruolo di responsabili unico del procedimento di reclutamento di tali 3 impiegati veniva conferito a un consulente, non inquadrato gerarchicamente nell'organico dell'azienda e privo di vincolo di subordinazione, nonostante tra i funzionari in servizio della società ci fosse personale in grado di svolgere tale ruolo;

   risulta un incarico di consulenza giuridica per l'adeguamento del Contratto collettivo nazionale di lavoro della società, scaduto il 10 giugno 2020, mentre le selezioni bandite fanno riferimento al vecchio Contratto collettivo nazionale di lavoro;

   in aggiunta alle selezioni in essere o già concluse, risulta in programma l'assunzione di un ulteriore dirigente, sempre di area amministrativa, con il ruolo di Coo (Chief Operating Officer), ruolo ricoperto, dal 10 dicembre al 7 luglio 2020, da consulente esterno, al costo di euro 35.000, come da determina dell'organo amministrativo n. 162 del 27 febbraio 2020 e come rappresentato anche nel nuovo organigramma pubblicato sul sito della stessa società –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno che, in una società in house e soggetta a «controllo analogo», che a fine dello scorso anno contava 37 dipendenti e che, di fatto, è il laboratorio diagnostico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in meno di un semestre, peraltro segnato dal lungo periodo di lockdown dettato dal contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, siano in fase di raddoppio i funzionari e i dirigenti amministrativi e i consulenti su materie giuridiche e fiscali, passati a ben 9 unità, e se intenda adottare iniziative al riguardo, considerato che per l'interrogante ciò non comporta una ingiustificata sovrapposizione di ruoli;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa gli atti dell'amministratore della società Unirelab, anche in relazione al ruolo di Rup affidato a un consulente privo del necessario inquadramento gerarchico;

   se la consulenza per l'adeguamento Contratto collettivo nazionale di lavoro sia stata pagata e se e quali risultati abbia prodotto.
(4-06525)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un articolo di stampa pubblicato in data 14 luglio 2020 dalla testata giornalistica Il Riformista che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, avrebbe partecipato ad un pranzo in un noto ristorante nel quartiere Chiaia a Napoli, in cui una cameriera, a sua insaputa, sarebbe successivamente risultata positiva al Coronavirus;

   sembrerebbe che la ragazza, dopo aver manifestato sintomi riconducibili al virus, si sarebbe sottoposta al tampone che avrebbe confermato la positività al Coronavirus;

   il governatore, avrebbe partecipato ad un pranzo con dirigenti e medici di una azienda ospedaliera napoletana, nel ristorante in questione, proprio mentre la donna prestava servizio;

   dai fatti descritti in premessa dovrebbe derivare, quale logica conseguenza, che il governatore campano, così come altri suoi colleghi in precedenza, nel rispetto delle disposizioni ministeriali afferenti i soggetti che sono entrati in «stretto contatto» con persone risultate positive al virus COVID-19, si ponesse in quarantena precauzionale;

   sta di fatto che, ad oggi, nonostante, la notizia de qua abbia avuto notevole eco mediatico, sembrerebbe che il presidente della regione Campania, a quanto consta all'interrogante, in maniera a dir poco negligente, non abbia adottato le dovute misure precauzionali;

   è nota la rigidità delle ordinanze emesse in questi mesi dalla giunta campana e ancor di più l'enfasi con cui il governatore, non poche volte, ha intimato i cittadini, anche con atteggiamenti per l'interrogante poco confacenti al suo ruolo istituzionale, al rispetto delle disposizioni di contenimento da COVID-19;

   è altresì notorio che il presidente della regione, in questo periodo, proceda nella campagna elettorale incontrando centinaia di cittadini campani e, pertanto, alla luce dell'episodio sopra riportato, ci si chiede, se per mera utilità elettorale, lo stesso governatore stia contravvenendo alla sua stessa rigidità, mettendo seriamente in pericolo la salute dei cittadini e rischiando una pericolosa ed incontrollata diffusione del virus –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di verificare se siano state rispettate tutte le misure precauzionali e se siano stati individuati e informati tutti i soggetti che sono entrati in contatto con la lavoratrice del ristorante partenopeo.
(4-06529)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO, DEIDDA, CARETTA e BUTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono oltre 1.200 i comuni nei quali si registrano difficoltà nella ricezione di segnale di rete, e dove, con almeno uno o più operatori effettuare telefonate, inviare messaggi di testo o connettersi ad internet mediante uno smartphone risulta difficoltoso se non impossibile;

   le misure di contenimento dell'emergenza da COVID-19 predisposte dal Governo hanno messo in luce tutte le inadeguatezze delle infrastrutture di rete digitale sul territorio nazionale, con interi territori rimasti impossibilitati dall'usufruire dei vari servizi messi a disposizione della cittadinanza in forma digitale;

   sono circa 3 milioni gli studenti tra i 6 ed i 17 anni che, per carenza di strumenti informatici in famiglia o per inadeguatezze infrastrutturali, sono stati esclusi dalla didattica a distanza; il 13 per cento degli studenti italiani non ha potuto usufruire della didattica a distanza;

   sono numerosi i comuni dove la velocità di connessione alla rete internet è totalmente inadeguata per far fronte alle sopravvenute necessità di connettività e di lavoro da remoto, o di banale accesso a moderni servizi per privati o della pubblica amministrazione;

   nonostante i vari obblighi di adozione ed utilizzo di strumenti digitali a carico di enti pubblici, imprese, artigiani e cittadini, solo il 40 per cento delle imprese italiane, secondo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), può contare su una connessione a banda ultralarga stabilmente utilizzata;

   nel 2015 il Governo ha predisposto il piano banda ultra larga (Bul) per colmare il divario digitale che divide le aree periferiche da quelle centrali in tutta Italia, ma ad oggi, nel 2020, la presente situazione di divario digitale persiste, colpendo in modo determinante più di 1.000 comuni italiani;

   nel solo Piemonte sono tuttavia 8 i comuni che si sono trovati esclusi dal piano nazionale Bul: Argentera, Bruino, Castelspina, Moiola, Molino dei Torti, Pietraporzio, Sambuco e Susa;

   secondo comunicazioni della regione Piemonte e Infratel, sulla base della revisione del programma Bul, recentemente redatta da OpenFiber, risulterebbe infatti che i predetti comuni siano stati esclusi in quanto «si è rivelato che la copertura dei privati nelle aree più densamente abitate superi il 95 per cento delle unità immobiliari in tali aree»;

   come evidenziato dall'Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem), la situazione descritta non corrisponde alla realtà, trattandosi anzi di aree particolarmente afflitte dal fenomeno del cosiddetto digital divide;

   la motivazione dell'esclusione è da ricondursi al fatto che tali aree siano considerate coperte da privati anche quando questi non hanno portato a termine la costruzione di alcuna infrastruttura di rete, con il risultato che questi comuni si trovano esclusi sia dalla copertura richiesta dal piano Bul che da quella che dovrebbe essere garantita dai privati;

   secondo il rapporto sullo stato di avanzamento del Piano Bul redatto dal Comitato Bul, in Italia sarebbero, ad oggi, 293 i comuni esclusi, poiché già coperti, numero che include anche i predetti casi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per:

    a) utilizzare il Piano Bul per raggiungere con tempi certi tutte le abitazioni sul territorio nazionale, inclusi i rifugi alpini, attraverso segnali su fibra o wireless entro il 2022;

    b) fornire il numero di comuni esclusi per motivazioni analoghe a quelle già esposte in premessa e favorire tutte le iniziative utili a garantire la totale copertura in termini di infrastrutture di rete, anche in quelle aree teoricamente coperte da operatori privati, in tempo utile;

    c) fornire tutti i dettagli relativi alle tempistiche di attuazione del Piano Bul, della costruzione delle infrastrutture di rete a banda larga ed, in generale, per garantire una piena attuazione del Piano entro il 2023, con misure sanzionatorie verso gli operatori inadempienti.
(4-06522)

ERRATA CORRIGE

  Mozione Magi e altri n. 1-00373 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 383 del 30 luglio 2020. Alla pagina 14250, seconda colonna, alla riga quarantaseiesima, deve leggersi: «Francesco Silvestri», e non come stampato.