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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19 sta mettendo e metterà a dura prova il nostro Paese, con pesanti riflessi, molti ancora da valutare nella loro entità e complessità, in campo economico e sociale;

    in particolare, il sistema dell'istruzione si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili fino a poche settimane fa, sia con la completa chiusura delle attività didattiche in presenza, sia, adesso, con la programmazione di una fase di ripartenza delle attività scolastiche a settembre prossimo con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare ogni ulteriore occasione di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento;

    il sistema scolastico italiano ha peraltro mostrato un'eccezionale capacità di impegno e di resilienza nell'affrontare l'emergenza, in modo da non far perdere agli studenti mesi di studio vista l'impossibilità di frequentare «in presenza» le scuole;

    famiglie, docenti e dirigenti scolastici in questo «tempo di quarantena» hanno compiuto uno sforzo prima impensabile per far fronte all'emergenza, offrendo una grande opportunità in termini di sperimentazione, ricerca didattica e flessibilità;

    la sospensione della attività scolastiche in presenza e i limiti della didattica a distanza rilevati in questi mesi chiedono con forza soluzioni che garantiscano la sicurezza sanitaria e, al tempo stesso, tengano in particolare considerazione alcuni obiettivi che questi mesi di emergenza hanno reso indifferibili: il contrasto alla diseguaglianza attraverso una scuola inclusiva che permetta lo sviluppo pieno delle potenzialità di ciascuno, la ricostruzione di ambienti di apprendimento che accompagnino gli studenti nel reinserimento in contesti a cui sentano di appartenere e in cui ricostruire la trama di relazioni che hanno lasciato prima del COVID-19;

    in vista del rientro a scuola a settembre è necessario rassicurare insegnanti, studenti e famiglie che il sistema scolastico si attrezzerà, con risorse adeguate stanziate dal Ministero, per porre le condizioni che garantiscano una formazione di qualità agli studenti e dando supporto al lavoro dei docenti;

    la proposta formativa che prevede l'utilizzo di spazi scolastici ed extra-scolastici necessita di essere integrata in una medesima cornice didattica;

    va rivolta una specifica attenzione educativa e didattica agli alunni con bisogni educativi speciali e a quelli che presentano un elevato rischio di dispersione;

    per insegnanti e dirigenti scolastici va previsto un piano di supporto operativo e di formazione elaborato in collaborazione con uffici scolastici regionali, università, associazioni professionali e terzo settore, che assicuri soluzioni in grado di formare, aggiornare e consolidare le competenze dei docenti e dei dirigenti scolastici, che li accompagni nell'impegno difficile e inedito che li attende, non solo un aggiornamento sulle tecnologie per la didattica a distanza, quanto piuttosto un supporto alle professionalità scolastiche alla luce di quanto è successo in questi mesi,

impegna il Governo

affinché il piano nazionale del rientro in sicurezza a scuola si concretizzi in azioni efficaci e mirate, ad adottare iniziative per:

   a) prevedere uno stanziamento economico adeguatamente dimensionato, non solo nei termini di potenziamento tecnologico, ma anche e soprattutto per la formazione del personale scolastico e per il coinvolgimento di operatori del terzo settore a supporto delle attività scolastiche ed extra-scolastiche, destinando l'aumento delle risorse anche attraverso progetti specifici, pianificati in base alle necessità dei singoli istituti, anche con reperimento e utilizzo di fondi europei (Pon e Por);

   b) mettere in sicurezza gli stabili e sanificare i locali interni;

   c) riorganizzare presidi sanitari in ogni istituto scolastico per garantire la salute;

   d) verificare la capienza per classe di ogni istituzione scolastica, in modo da prevedere, mantenendo il distanziamento previsto, il limite massimo di studenti;

   e) garantire la massima sicurezza sanitaria delle mense scolastiche per salvaguardare la loro valenza educativa, sociale e culturale;

   f) prevedere forme di detrazione fiscale per le spese educative effettuate dalle famiglie, attribuendo loro il valore di pubblica utilità;

   g) assicurare una stretta e proficua collaborazione con enti locali e terzo settore, allocando le risorse necessarie per la riprogettazione del tempo scuola;

   h) garantire per le famiglie servizi integrati all'attività scolastica;

   i) affermare il coordinamento tra scuole dell'infanzia statali e scuole dell'infanzia comunali;

   l) avviare tavoli di lavoro per individuare le agenzie culturali e le realtà del terzo settore che possono risultare più idonee a svolgere un'azione educativa sinergica rispetto alla scuola, sia rispetto alla tipologia di servizio offerto che alle competenze presenti fra i suoi operatori;

   m) avviare e potenziare la stipula di accordi con strutture e associazioni sociali, culturali e sportive con cui le scuole di diverso ordine e grado possano costruire un partenariato formativo virtuoso;

   n) innovare la didattica, superando i limiti di una scuola trasmissiva e schiacciata sui contenuti, messi in luce in modo evidente nell'esperienza della didattica a distanza, promuovendo stili di insegnamento, di lavoro e di studio «diversi e nuovi», ripensando i curricoli, le possibili modalità organizzative e i criteri e gli strumenti per la valutazione;

   o) investire nella flessibilità dell'autonomia scolastica, indispensabile per la ripresa della didattica scolastica «in presenza», adattando le diverse soluzioni alle nuove esigenze che l'emergenza ha evidenziato, che non consentiranno più di prevedere un'unica ipotesi organizzativa e metodologica, in considerazione della grande disomogeneità territoriale e locale, nonché della specificità di ogni «contesto scuola», in coerenza con le indicazioni generali del sistema nazionale di istruzione e nel rispetto della libertà di insegnamento, affinché si possano programmare, pianificare ed adottare misure adeguate alle attuali esigenze, ma all'interno di una precisa cornice d'azione definita dal Ministero a livello nazionale;

   p) prevedere la definizione di «patti educativi territoriali» o di comunità, che implichino una stretta e proficua collaborazione tra scuole, enti locali e terzo settore, al fine di definire delle più ampie comunità educanti che rispondano al bisogno di flessibilità ed ampliamento del tempo e dello spazio necessari per la ripartenza della scuola;

   q) prevedere un adeguato aumento delle risorse umane in termini di organico per riuscire a programmare tutte le attività didattiche previste, in previsione della possibilità di un aumento del numero delle classi a causa del numero massimo di alunni;

   r) sostenere il corpo docente nella riapertura della scuola a settembre, prevedendo uno stanziamento economico adeguatamente dimensionato non solo nei termini di potenziamento tecnologico, ma anche per predisporre un piano di formazione che assicuri agli insegnanti gli strumenti e le soluzioni tecnologiche utili alla ricerca di nuove strategie didattiche per l'erogazione della didattica in forma blended ove necessaria;

   s) prevedere una particolare attenzione nella predisposizione di ambienti, risorse e impianto organizzativo per i soggetti con disabilità e bisogni speciali attraverso la presenza di personale specializzato di supporto commisurata ai bisogni amplificati dal gap creato dall'emergenza COVID-19.
(7-00504) «Piccoli Nardelli, Ciampi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PAITA, FREGOLENT, NOBILI e D'ALESSANDRO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   la crisi economica causata dagli effetti del lockdown imposto dall'espansione del virus COVID-19 ha provocato un'inevitabile recessione, il ricorso massiccio alla cassa integrazione, la chiusura di numerose aziende e la mancata riapertura di migliaia di esercizi commerciali, un record di sussidi per sostenere le fasce più deboli e maggiormente colpite dalla crisi, l'aumento esponenziale del debito pubblico;

   a questa situazione si può rispondere soltanto facendo ripartire l'economia e, in particolare, dando nuovo slancio all'Italia, sbloccando i cantieri delle opere pubbliche, spesso fermi a causa di intoppi burocratici;

   velocizzare i procedimenti di autorizzazione, accelerare le gare d'appalto, rendere più fluide e veloci le modalità di realizzazione delle infrastrutture strategiche nazionali: questi i punti essenziali della proposta che Italia Viva ha presentato circa 7 mesi fa, denominato «Piano shock», che indica 120 miliardi di euro di risorse che possono essere sbloccate e contiene 6 articoli semplici e immediati utili a far ripartire l'economia;

   a tal fine è importante che il Governo individui, sulla base delle scelte strategiche per il Paese, interventi infrastrutturali prioritari per i quali disporre la nomina di commissari straordinari e che questi siano responsabili di tutto il processo che va dalla progettazione all'esecuzione sul modello del commissario di Genova, di Pompei e dell'Expo; così come prevedere una riforma dei livelli di progettazione, per garantire un iter più rapido delle opere;

   è fondamentale, inoltre, che si preveda il ripristino delle strutture di missione «Italia sicura», «Casa Italia» ed «Edilizia scolastica» che erano state istituite nel corso del Governo Renzi e che si avvii un processo di semplificazioni in materia di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica, spesso troppo lunghe e complicate; altrettanto importante la semplificazione per il settore portuale, dallo snellimento delle procedure per le operazioni di dragaggio ai processi di pianificazione, passando per lo sportello unico doganale –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per ridare slancio con immediatezza all'economia, anche tramite un complesso di norme che abbiano per obiettivo la crescita del prodotto interno lordo e l'ammodernamento del Paese, e per velocizzare e semplificare i procedimenti di autorizzazione e far ripartire al più presto le opere strategiche indispensabili, con particolare riguardo all'edilizia scolastica, alla sicurezza del territorio e al rafforzamento del piano delle opere stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.
(3-01640)


   EPIFANI, FORNARO e FRATOIANNI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   la crisi della siderurgia va avanti da anni in Europa e in Italia. Con la pandemia da COVID-19 la domanda di acciaio è ulteriormente diminuita del 50 per cento;

   secondo la World steel association, la differenza tra il primo quadrimestre del 2020 e quello del 2019 segna un calo del 12,5 per cento nell'Unione europea e del 22,4 per cento in Italia. Gli ordinativi sono in picchiata, con il crollo della domanda di settori trainanti come auto ed elettrodomestici: a marzo 2020 l'output è sceso del 40,2 per cento su base annua e ad aprile 2020 del 42,5 per cento. Il nostro Paese ha pagato un dazio molto più caro rispetto agli altri Paesi, visto che l'output a livello globale ad aprile 2020 è sceso del 13 per cento, mentre quello dell'Unione europea del 22,9 per cento;

   il settore siderurgico necessita di una reazione urgente. A Taranto ArcelorMittal ha presentato un piano che si allontana dall'accordo del 4 marzo 2020, prevedendo 3.200 esuberi, la riduzione della produzione e il rinvio degli investimenti. A Piombino Jindal, che nel 2018 ha acquistato gli impianti, si è impegnata nuovamente a presentare un piano industriale agli inizi di giugno 2020. Il gruppo indiano si è insediato con la promessa di investire sul forno elettrico, in modo da rendere autonomo lo stabilimento per tornare a produrre acciaio, ma ad oggi resta solo una promessa. A Terni il gruppo ThyssenKrupp conferma la volontà di cedere le acciaierie nell'ambito di un processo di riorganizzazione, che, ovviamente, provoca preoccupazione riguardo alla salvaguardia occupazionale ed industriale del sito;

   serve un piano strategico nazionale per la siderurgia che definisca il fabbisogno di acciaio in Italia e in Europa. È il momento di decidere che cosa si vuole produrre ed in che modo e la qualità degli investimenti che il Governo vuole mettere in campo. Risulta indispensabile, per dare una continuità d'impresa, bloccare i licenziamenti e prorogare gli ammortizzatori sociali, anche alla luce dell'interlocuzione aperta per il rinnovo del contratto nazionale. Gli stabilimenti siderurgici necessitano di investimenti: ambientali, di ammodernamento degli impianti, di innovazioni di prodotto e di attenzione alla sicurezza dei lavoratori –:

   se il Governo intenda predisporre urgentemente un piano per il rilancio del settore siderurgico che, coinvolgendo le parti sociali e le istituzioni interessate, stabilisca strategie e interventi da adottare.
(3-01641)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante la conferenza stampa del 21 giugno 2020, a chiusura degli «Stati generali dell'economia» tenutisi a Villa Doria Pamphilj, il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato con entusiasmo ed enfasi il taglio dell'Iva, dichiarando che: «Rimodulare l'Iva è solo un'ipotesi, è una misura costosa da studiare. C'è preoccupazione perché i consumi, comprensibilmente, non sono ripartiti. Non è ripartito quel clima di fiducia. Per il momento, però, non abbiamo preso decisioni. Questa settimana sarà decisiva per una prospettiva del genere»;

   ogni punto in meno dell'aliquota del 22 per cento, si ricorda, ha un costo di circa 4,5 miliardi di euro; ogni punto in meno dell'aliquota del 10 per cento vale 3,1 miliardi di euro, per cui, considerando che tra le ipotesi di fattibilità ci sarebbe anche un taglio di 10 punti percentuali dell'aliquota del 22 per cento per tutto il 2021 e il 2022, si tratterebbe di trovare copertura per circa 50 miliardi di euro;

   a smentire di fatto il Presidente del Consiglio dei ministri, segno di una maggioranza di governo tutt'altro che compatta sul tema della ripresa economica dell'Italia dalla crisi dovuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stato il Ministro dell'economia e delle finanze, per il quale «si tratta di una misura che va valutata attentamente»;

   sulla scia del Ministro Gualtieri appaiono anche le componenti di maggioranza Partito Democratico e Italia Viva, più propense ad un taglio del costo del lavoro invece che dell'Iva;

   in questo scenario si inserisce anche la diatriba intorno all'utilizzo del Mes, con una componente della maggioranza di governo che preme per l'utilizzo, ricorrendo anche allo strumento della lettera ad un quotidiano da parte del segretario di partito, quasi a voler lanciare dei messaggi all'Europa, ed il Presidente del Consiglio dei ministri, sotto pressing della forza politica che lo sostiene, che rinvia qualunque decisione a settembre 2020 –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga doveroso far chiarezza sul taglio dell'Iva, confermandone o meno l'intervento nella prossima legge di bilancio e, soprattutto, dettagliandone le modalità e le coperture, garantendo, altresì, che nessuna ipotesi di «accordo» e di «trattativa» porti all'utilizzo del Mes in cambio del taglio dell'Iva.
(3-01642)


   GELMINI, OCCHIUTO, MANDELLI, MARTINO, PRESTIGIACOMO, GIACOMONI, ANGELUCCI, BARATTO, CANNIZZARO, CATTANEO, D'ATTIS, D'ETTORE, GIACOMETTO, PELLA, PORCHIETTO e PAOLO RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2020, al termine degli «Stati generali dell'economia», il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, rispondendo a una sollecitazione di alcuni cittadini appartenenti ad alcune categorie produttive, ha dichiarato che sarebbe stata in corso una discussione in merito ad un ipotetico abbassamento delle aliquote dell'Iva, per incentivare la ripresa dei consumi a seguito dell'emergenza COVID-19;

   nel corso della conferenza stampa conclusiva del medesimo evento, proprio in relazione all'ipotesi di rivedere le aliquote dell'Iva, il Presidente del Consiglio dei ministri ha precisato che una decisione in tal senso non era stata ancora presa, confermando tuttavia la forte preoccupazione dell'Esecutivo per il permanere di un basso livello dei consumi e affermando che la settimana successiva sarebbe stata «decisiva per una prospettiva del genere»;

   l'intervento – che in altri Paesi dell'Unione europea come la Germania si è concretizzato a partire da oggi – non ha riscontrato pareri concordi all'interno della stessa maggioranza di governo. Lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, si è mostrato molto prudente, dichiarando che erano in corso di esame «tutte le varie opzioni» e che poi il Governo avrebbe preso «una posizione anche in base alla valutazione del quadro delle risorse e dell'andamento dell'economia», tanto che il 24 giugno 2020, nel corso dell'audizione tenutasi presso la Commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati, lo stesso Ministro, parlando della nuova richiesta di scostamento al Parlamento e delle ulteriori misure da adottare, non ha fatto alcun riferimento a tale argomento;

   i dati emergenti sul primo mese di cessazione del lockdown confermano il drastico calo dei consumi non alimentari e la debolezza della ripresa della domanda interna;

   le principali associazioni di categoria del mondo del commercio hanno espresso posizioni variegate ma complessivamente non sfavorevoli, a determinate condizioni, ad un taglio selettivo delle aliquote;

   l'indeterminatezza della posizione del Governo su questo argomento rischia di produrre comunque conseguenze negative a causa dell'effetto annuncio sulle scelte di acquisto dei cittadini;

   misure del genere possono rivelarsi efficaci per il rilancio dei consumi solo se assunte con rapidità, attraverso un intervento mirato e significativo, in particolare nei settori più penalizzati dal lockdown –:

   se sia nelle intenzioni del Governo procedere con un intervento specifico e mirato di abbassamento dell'Iva e, in caso affermativo, in quale misura, con quali tempistiche, per quali settori e per quale periodo di riferimento.
(3-01643)


   SCHULLIAN e LUPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2020 il limite all'utilizzo dei contanti passa da 3.000 a 2.000 euro, per abbassarsi a 1.000 euro a partire dal 1° gennaio 2022;

   sempre dal 1° luglio 2020 entra in vigore anche il credito d'imposta sulle commissioni pagate per l'utilizzo del pos da parte degli esercenti attività d'impresa, arti e professioni, con un valore pari al 30 per cento delle commissioni addebitate per le transazioni effettuate con pagamento da parte dei clienti mediante carte di credito, di debito o prepagate, come previsto dall'articolo 22 del decreto-legge n. 124 del 2019;

   il settore dei pagamenti elettronici, in modo particolare l'utilizzo del pos, è in forte crescita;

   a febbraio 2020, prima dell'emergenza epidemiologica in Italia, ai sensi dell'articolo 126-sexies del testo unico bancario il gruppo finanziario Nexi s.p.a., che fornisce servizi e infrastrutture per il pagamento digitale per banche, aziende, istituzioni e pubblica amministrazione, ha trasmesso alla propria clientela la proposta di modifica unilaterale concernente la variazione e la rimodulazione dei corrispettivi previsti da contratto con ogni cliente;

   le condizioni economiche applicate dal gruppo Nexi all'esercente relative ai metodi di pagamento per il servizio acquiring di Nexi payments s.p.a. registrano una diminuzione delle commissioni con i circuiti stranieri (UPI, JCB), dal 4,45 per cento al 2,29 per cento, ma un netto aumento di commissioni bancarie per i servizi normalmente utilizzati dagli italiani (Maestro, MasterCard, Visa, V pay) dallo 0,97 per cento all'1,24 per cento;

   inoltre, la comunicazione avvenuta per mezzo di posta elettronica informava la clientela che, entro una data stabilita, la proposta si riteneva accettata in assenza di un espresso rifiuto e, nel caso del rifiuto, il cliente avrebbe dovuto recedere immediatamente dal contratto;

   il gruppo Nexi s.p.a. comunicava che la rimodulazione dei corrispettivi era causata dall'evoluzione del contesto economico e finanziario;

   il costo del denaro, nello stesso periodo preso in considerazione da Nexi s.p.a., non ha registrato variazioni di rilievo, come conferma la Banca centrale europea;

   si è in presenza, ad avviso degli interroganti, di una vera e propria tassa per i commercianti che si vedono costretti a pagare il 30 per cento in più di commissioni, rendendo così inutile il credito d'imposta introdotto dal 1° luglio 2020 –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare per contrastare questi ingiustificati aumenti.
(3-01644)


   DAVIDE CRIPPA, RICCIARDI, SCERRA, ILARIA FONTANA, MARINO, SALAFIA, ALEMANNO, FEDERICO, PROVENZA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 sta attualmente manifestando i suoi effetti economici che evidenziano anche asimmetrie strutturali, a tutt'oggi irrisolte, tra cui rilevano le politiche fiscali, e che hanno evidenziato una capacità dissimile degli Stati membri dell'Unione europea di rispondere alla crisi in atto;

   per rispondere alla gravissima situazione in atto, la Commissione europea, su richiesta del Consiglio europeo, ha presentato la proposta di un piano di ripresa per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di Coronavirus, rilanciare la ripresa europea, proteggere l'occupazione e creare posti di lavoro: il piano d'azione prevede due elementi strettamente legati, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, rafforzato rispetto alle precedenti proposte con un nuovo strumento per la ripresa, il Recovery fund, rinominato «Next generation Eu»;

   la proposta della Commissione europea «Next generation Eu», con un valore complessivo di 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi destinati a sovvenzioni, mentre i restanti 250 miliardi messi a disposizione degli Stati membri sotto forma di prestiti, ha natura emergenziale, è limitata nel tempo ed è volta primariamente al sostegno degli Stati membri colpiti più duramente dalla pandemia. Il «Next generation Eu» è strettamente connesso al nuovo bilancio pluriennale dell'Unione europea proposto dalla Commissione europea, adattato alle esigenze della ripresa dalla crisi socio-economica post pandemia COVID-19, che prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione 2021-2027, una dotazione in impegni di spesa – a prezzi 2018 – di 1.100 miliardi di euro;

   la proposta della Commissione europea evidenzia come i fondi dovrebbero essere finalizzati a creare un'economia circolare intelligente, una vera e propria conversione verde, finanziamenti che vadano nella direzione di un ripensamento totale dei sistemi di trasporto e di produzione energetica;

   appare, dunque, assolutamente prioritario per il nostro Paese un significativo piano di investimenti che comprenda l'istruzione, la mobilità sostenibile, un Green new deal ambientale, nonché lo sviluppo della connettività, al fine del definitivo superamento del cosiddetto digital divide –:

   quali priorità negoziali intenda perseguire l'Italia nella definizione dell'accordo riguardante «Next generation Eu» nel quadro del bilancio finanziario pluriennale dell'Unione europea, al fine di rendere il pacchetto massimamente rispondente alle priorità socio-economiche del nostro Paese, anche in considerazione degli obiettivi programmatici del Governo.
(3-01645)


   DELRIO, PICCOLI NARDELLI, CIAMPI, DI GIORGI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il sistema dell'istruzione si è trovato ad affrontare situazioni imprevedibili fino a poche settimane fa, sia con la completa chiusura delle attività didattiche in presenza, sia, adesso, con la programmazione dell'avvio del prossimo anno scolastico, con tutte le cautele richieste dalla necessità di evitare ogni ulteriore occasione di diffusione del virus sulla base di dettagliati protocolli di comportamento;

   il sistema scolastico ha mostrato un'eccezionale capacità di impegno e di resilienza nell'affrontare l'emergenza;

   famiglie, docenti e dirigenti scolastici in questo «tempo di quarantena» hanno compiuto uno sforzo prima impensabile per far fronte all'emergenza, offrendo una grande opportunità in termini di sperimentazione, ricerca didattica e flessibilità;

   la sospensione della attività scolastiche e i limiti della didattica a distanza rilevati in questi mesi richiedono con forza soluzioni che garantiscano la sicurezza sanitaria e che, al tempo stesso, tengano in particolare considerazione alcuni obiettivi che questi mesi di emergenza hanno reso ulteriormente prioritari: il contrasto alla diseguaglianza, attraverso una scuola inclusiva che permetta lo sviluppo pieno delle potenzialità di ciascuno, e la ricostruzione di ambienti di apprendimento, che accompagnino gli studenti nel reinserimento in contesti a cui sentano di appartenere e in cui ricostruire la trama di relazioni che hanno lasciato prima del COVID-19;

   in vista del rientro a scuola a settembre 2020 è necessario rassicurare il personale scolastico, gli studenti e le famiglie che il sistema scolastico si attrezzerà, con risorse adeguate, per garantire strutture sicure, una formazione di qualità e un sostegno ai docenti;

   occorre prevedere un adeguato aumento delle risorse umane in termini di organico per riuscire a programmare tutte le attività didattiche previste, in previsione della possibilità di un aumento del numero delle classi a causa della diminuzione del numero massimo di alunni –:

   quali azioni urgenti e mirate il Governo intenda attuare al fine di garantire, in previsione dell'avvio del prossimo anno scolastico, un aumento delle risorse umane in termini di organico, strutture adeguate allo svolgimento della didattica e nella massima sicurezza sanitaria e un sostegno per la formazione dei docenti, anche attraverso interventi di potenziamento tecnologico utili alla ricerca di nuove strategie didattiche, con particolare attenzione per i soggetti più deboli.
(3-01646)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il 23 giugno 2020 la Corte costituzionale si è pronunciata su due questioni di legittimità costituzionale relative alle pensioni per invalidità civile, stabilendo che un assegno mensile di soli 285,66 euro sia manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i «mezzi necessari per vivere» e perciò violi il diritto riconosciuto dall'articolo 38 della Costituzione, secondo cui «ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale»;

   le questioni di legittimità erano state sollevate dalla corte d'appello di Torino per la violazione, tra gli altri, degli articoli 3 e 38 della Costituzione, il primo per «violazione del principio di uguaglianza, ponendo a confronto l'importo della pensione di inabilità, corrisposta agli inabili a lavoro di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e l'importo dell'assegno sociale corrisposto ai cittadini di età superiore a 66 anni in possesso di determinati requisiti reddituali, meno favorevoli di quelli di riferimento per il riconoscimento della pensione di inabilità» e il secondo con specifico riferimento all'importo, considerato «insufficiente a garantire il soddisfacimento delle elementari esigenze di vita»;

   la Corte costituzionale ha quindi stabilito che anche gli assegni spettanti agli invalidi civili totali maggiorenni, di cui all'articolo 12, primo comma, della legge n. 118 del 1971, debbano essere aumentati a 516,46 euro, come già riconosciuto per trattamenti pensionistici di altra natura;

   il tema dell'aumento degli assegni per invalidità civile è una battaglia che Fratelli d'Italia sostiene da anni nelle aule parlamentari e per la quale Fratelli d'Italia ha depositato emendamenti anche in occasione dell'esame delle diverse leggi di bilancio, ma non ha trovato sinora ascolto da parte del Governo;

   dopo la pronuncia della Corte costituzionale e considerata anche l'opportunità data dal «decreto rilancio», il Governo avrebbe già potuto adottare iniziative per pervenire all'adeguamento degli assegni;

   il Governo sta spendendo 80 miliardi di euro con i diversi provvedimenti adottati per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 anche per misure tutt'altro che emergenziali e poco rilevanti;

   la spesa per l'adeguamento degli assegni ammonterebbe a meno di 120 milioni di euro, un importo inferiore financo allo stanziamento previsto nel «decreto rilancio» per il cosiddetto bonus monopattino –:

   per quale ragione il Governo non abbia ancora adottato iniziative per l'aumento degli assegni di cui in premessa e quando intenda farlo.
(3-01647)

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della dichiarazione dell'emergenza epidemiologica legata al virus Covid-19, deliberata dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, sono stati disposti provvedimenti di natura finanziaria, volti a rafforzare le azioni di contrasto dell'emergenza, a beneficio del dipartimento della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;

   la citata delibera del Consiglio dei ministri prevedeva già una prima dotazione di cinque milioni di euro «per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento», dopo la quale, nel corso delle settimane successive, in relazione all'intensificarsi dell'emergenza, sono stati, di volta in volta, deliberati ulteriori stanziamenti;

   tra i provvedimenti che maggiormente hanno caratterizzato l'azione di Governo in questa fase, è il caso di ricordare le misure di finanziamento, per il potenziamento del servizio sanitario nazionale, della protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati sul fronte dell'emergenza, contenute nel decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il cosiddetto decreto «Cura Italia», poi convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

   con questo provvedimento il Governo avrebbe messo a disposizione ingenti risorse, pari a circa 3,2 miliardi di euro, per garantire la dotazione di personale, strumenti e mezzi al servizio sanitario, alla protezione civile e alle forze dell'ordine per assistere le persone colpite dalla malattia e per la prevenzione, la mitigazione e il contenimento dell'epidemia; di queste risorse, 1,65 miliardi vengono destinati al finanziamento del Fondo per le emergenze nazionali;

   a seguito della dichiarazione dell'emergenza, il dipartimento della protezione civile ha anche aperto due conti correnti bancari per due distinte raccolte volontarie di fondi: la prima, finalizzata all'acquisizione di dispositivi di protezione individuali e attrezzature sanitarie, avrebbe raccolto 166.528.185 euro; la seconda, a sostegno delle famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita a causa del Coronavirus, avrebbe raccolto 10.346.000 euro;

   l'impegno straordinario dello Stato, al quale si è aggiunto il contributo delle donazioni private, trova fondamento nella gravissima situazione in cui si è venuto a trovare il Paese per effetto di un'emergenza sanitaria senza precedenti;

   per la virulenza della pandemia, per il numero delle vittime colpite, per le ripercussioni sul tessuto sociale e produttivo, per la stessa impossibilità di formulare previsioni e, conseguentemente, di individuare e pianificare azioni efficaci sia per contrastare il virus sia per il ritorno alla normalità in sicurezza, il Covid-19 ha fatto emergere, con forza e drammaticità, anche l'inadeguatezza o i ritardi delle strutture nazionali sanitarie e di protezione civile;

   proprio per l'eccezionalità e l'imprevedibilità della pandemia, la prima e la seconda fase di contrasto dovrebbero rappresentare un importante punto di riferimento per pianificare nel migliore dei modi le fasi successive e ottimizzare le risorse disponibili per scongiurare una seconda sospensione della vita sociale e della attività produttive, viste, tra l'altro, le ipotesi formulate su un probabile aumento dei contagi nella stagione autunnale;

   sarebbe pertanto auspicabile, pianificare da subito una strategia di intervento, individuando le risorse necessarie, sulla base di quanto è stato speso sino ad oggi e delle misure di protezione civile adottate –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare un'attività di monitoraggio delle risorse destinate sino ad oggi al dipartimento della protezione civile, e delle modalità di spesa delle stesse, per le azioni di contrasto al Covid-19;

   quali iniziative intenda pianificare e quali risorse finanziarie intenda destinare, per quanto di competenza, per fronteggiare l'epidemia e per scongiurare nei prossimi mesi una seconda sospensione della vita sociale e delle attività produttive, considerate anche le ipotesi formulate su un probabile aumento dei contagi in autunno.
(3-01638)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TARTAGLIONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Governo intende promuovere la realizzazione di un ambizioso progetto, in corso di elaborazione da parte di InvestItalia, denominato «Diagonale del Mediterraneo per il Sud». Si tratta di una lunga rete ferroviaria, dalla doppia diramazione, che andrà a collegare la regione Puglia con la Calabria, passando per la Basilicata e per la Campania;

   l'idea che fa da base al piano è quella di far attraversare il Mezzogiorno da infrastrutture diagonali capaci di far collegare tre mari, cioè Ionio, Tirreno e Adriatico, bilanciando così un sistema ferroviario che oggi privilegia le dorsali, quella adriatica e quella tirrenica, lasciando isolate tantissime città, piccole e grandi, che si trovano all'interno. Per questo è in fase di ideazione anche una seconda diagonale, nel Centro Italia, che potrebbe collegare Pescara e Ancona a Roma;

   ciò che si evince da queste informazioni derivanti da un progetto allo stato embrionale, è che la regione Molise rischia ancora una volta di essere esclusa da un piano di sviluppo delle regioni del Centro-sud che potrebbe costituire una svolta epocale;

   questa piccola regione che affaccia sul mare Adriatico, con un enorme patrimonio storico, artistico e naturalistico, basti pensare al sito archeologico del Paleolitico «La Pineta» di Isernia, unico al mondo e risalente a circa 700.000 anni fa, è da sempre penalizzata dalle enormi carenze infrastrutturali che, inevitabilmente, condizionano in negativo non soltanto la semplice mobilità e i normali collegamenti quotidiani con le regioni limitrofe, ma, soprattutto, impediscono la programmazione e l'attuazione di un serio e lungimirante progetto di promozione turistica e di sviluppo economico;

   il flusso turistico porta con sé posti di lavoro, ripopolamento, imprenditoria e investimenti da parte dei privati, assistenza sanitaria, ricchezze delle quali il Molise si vede privare ogni giorno di più, una privazione che rischia di sfociare nella sparizione di un'intera regione con una forte identità;

   si manifesta quindi l'occasione per avviare un confronto che consenta di includere anche questo territorio regionale, collocato di fatto in una posizione geografica strategica, in questo progetto –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, per dare soluzione alle situazioni di cui in premessa e per disporre la rimodulazione della «Diagonale del Mediterraneo per il Sud», affinché questa idea di sviluppo si concretizzi davvero per l'intero Centro-sud Italia.
(5-04263)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9 della direttiva 2009/147/CE, cosiddetta «direttiva uccelli», prevede esplicitamente la possibilità per tutti gli Stati membri dell'Unione europea di applicare il regime di deroga, previsione comunitaria recepita dall'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157;

   l'articolo 19-bis della legge statale n. 157 del 1992 prevede che le regioni esercitino le deroghe previste dalla «direttiva uccelli» conformandosi alle prescrizioni dell'articolo 9 ed ai principi e finalità di cui agli articoli 1 e 2 della medesima direttiva;

   sempre il sopramenzionato articolo 19-bis prevede che le predette deroghe possano essere disposte da regioni e province autonome solo in assenza di altre soluzioni soddisfacenti, unicamente in via eccezionale, per periodi limitati e previa presentazione di un'analisi giustificativa e controfattuale, menzionando una serie di parametri che vanno dalle specie che formano oggetto della deroga, i mezzi, gli impianti, i metodi di prelievo autorizzati, le condizioni del rischio, circostanze di tempo e luogo del prelievo, il numero di capi complessivamente prelevabili nel periodo, i relativi controlli e forme di vigilanza cui il prelievo è soggetto;

   fatti salvi i predetti elementi, i soggetti abilitati al prelievo in deroga vengono individuati dalle regioni, le quali prevedono anche sistemi periodici di verifica per sospendere il provvedimento di deroga qualora sia accertato il raggiungimento del numero di capi autorizzato al prelievo o dello scopo, in data antecedente a quella originariamente prevista;

   le deroghe di cui sopra sono adottate sentito l'Ispra, che con parere obbligatorio, ma non vincolante, determina la designazione del numero di capi prelevabili per ciascuna specie annualmente, quantitativo poi ripartito tra le regioni interessate in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, cosiddette Conferenza Stato-regioni;

   le regioni italiane che vogliono usufruire del regime di deroga hanno regolarmente comunicato all'Ispra, entro il 30 aprile 2020, l'intenzione di adottare un provvedimento di deroga per la stagione venatoria 2020/2021, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 19-bis della legge statale n. 157 del 1992;

   con tale comunicazione le regioni italiane hanno già individuato le specie che ne dovrebbero formare oggetto, i mezzi, gli impianti e i metodi di prelievo autorizzati, le condizioni di rischio, le circostanze di tempo e di luogo del prelievo, i controlli e le particolari forme di vigilanza cui il prelievo è soggetto e gli organi incaricati della stessa, nonché i soggetti abilitati al prelievo in deroga;

   ad oggi le regioni italiane sono ancora in attesa di ricevere dalla Conferenza Stato-regioni la ripartizione tra le regioni interessate del numero di capi prelevabili per ciascuna specie, previo parere obbligatorio, ma non vincolante dell'Ispra, così come previsto dall'articolo 19-bis della legge statale n. 157 del 1992;

   sono ormai anni che non viene data la possibilità ai cacciatori italiani di usufruire di questo strumento di deroga messo a disposizione dalle normative europee a causa dell'inazione del Governo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda convocare la Conferenza Stato-regioni affinché provveda speditamente alla ripartizione tra le regioni interessate al prelievo in deroga del numero di capi prelevabili per ciascuna specie, ripartizione che, per l'articolo 19-bis della menzionata legge n. 157 del 1992, doveva essere effettuata entro il 10 giugno 2020.
(4-06164)


   MAMMÌ, SPORTIELLO, LAPIA, SAPIA, D'ARRANDO, LOREFICE, MASSIMO ENRICO BARONI, SARLI e NESCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Sars-CoV-2 (COVID-19) assieme ai medici ed agli infermieri, sono stati coinvolti in prima linea nel contrasto all'epidemia, anche gli operatori socio-sanitari, fondamentali figure di riferimento per garantire l'assistenza di base ai pazienti e, proprio per questo, maggiormente esposte al rischio di essere contagiate;

   l'operatore socio-sanitario è una figura professionale codificata dall'Accordo Stato-regioni del 22 febbraio 2001, la quale, a seguito del conseguimento dell'attestato di qualifica ottenuto al termine di un percorso di studi, è chiamata a svolgere un'attività indirizzata al soddisfacimento dei bisogni primari della persona;

   a fronte del decisivo contributo offerto da tali figure sanitarie, con professionalità e spirito di sacrificio, durante la pandemia, si constata la mancanza di un adeguato ed equo riconoscimento del valore di esse sul piano istituzionale;

   tuttavia, a livello regionale (in Liguria, Lombardia, Campania, Puglia e Sicilia) sono stati attuati alcuni provvedimenti che mirano ad offrire maggiori tutele alla categoria, tramite l'istituzione di un elenco telematico regionale degli operatori sociosanitari e degli enti accreditati per la formazione;

   in particolare, è importante evidenziare che il 16 giugno 2020, nel corso del consiglio regionale della Lombardia, è stata approvata all'unanimità una mozione riguardante l'istituzione dell'elenco telematico degli operatori socio-sanitari, integrato con quello degli enti di formazione accreditati dalla regione Lombardia. Con la stessa mozione si sono anche impegnati il presidente e la giunta regionale a rivedere la disciplina regionale riguardante la formazione e l'espletamento delle prove d'esame;

   il richiamato atto, assume particolare rilevanza poiché adottato nella regione più duramente colpita dall'epidemia di Sars-CoV-2, che ha messo a dura prova anche gli operatori socio-sanitari, i quali, in tale contesto emergenziale, hanno dimostrato e confermato di essere un asse portante del sistema sanitario;

   anche nelle altre regioni il contributo offerto da tali figure durante l'epidemia è stato di fondamentale importanza ed ha fatto emergere competenze e professionalità che meritano un adeguato riconoscimento, attuabile attraverso l'istituzione di un registro telematico nazionale, che potrebbe essere elaborato sulla base dei dati inviati da ciascuna regione, attraverso gli enti di formazione accreditati (previa acquisizione del consenso degli interessati);

   l'adozione di siffatto registro a livello nazionale consentirebbe, infatti, di implementare il sistema di monitoraggio dei diversi aspetti attinenti alla figura dell'operatore socio-sanitario, garantendo così la corretta applicazione delle pratiche assistenziali, nonché di uniformare le varie discipline regionali in ordine alla formazione e le modalità di espletamento delle prove d'esame;

   nonostante l'inquadramento di tale figura nelle professioni socio-sanitarie, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 3 del 2018, a livello contrattuale la stessa è ancora inquadrata nel ruolo tecnico;

   è auspicabile l'adozione di un elenco telematico nazionale degli operatori socio-sanitari e la garanzia di percorso formativo chiaro e uniforme, in ottemperanza a quanto stabilito dall'articolo 5 della legge n. 3 del 2018 –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per istituire un elenco telematico nazionale degli operatori socio-sanitari, invitando all'adozione di analoghi elenchi anche le regioni che ancora non vi abbiano provveduto e comunque adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché vi sia una disciplina omogenea sul territorio nazionale riguardante la formazione e l'espletamento delle prove d'esame per il riconoscimento di tale qualifica professionale, valutando al riguardo l'istituzione di un tavolo tecnico che coinvolga gli operatori socio-sanitari, medici e infermieri;

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per garantire un inquadramento contrattuale consono alle nuove funzioni esercitate dagli operatori socio-sanitari e per assicurare che tali figure professionali siano inquadrate nell'area delle professioni socio-sanitarie di cui all'articolo 5 della legge n. 3 del 2018.
(4-06173)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   PATELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la signora M. G. con la sua famiglia si trova in Egitto dalla fine del mese di dicembre 2019, per turismo e disbrigo di affari economici personali;

   il 20 marzo 2020, data prevista per il rientro in Italia, il volo da lei prenotato veniva annullato a causa del Covid-19 e della conseguente chiusura delle frontiere, vedendosi costretta a prolungare la sua permanenza nel Paese africano nonostante la volontà e la necessità di rientrare in Italia;

   nessuna assistenza, a quanto consta all'interrogante, le sarebbe stata fornita dalle rappresentanze diplomatiche italiane insistenti in Egitto, che siano esse ambasciata del Cairo o consolato italiano di Hurghada, luogo dove si trovava;

   alla fine del mese di marzo la signora M.G. si feriva fortuitamente ad una mano;

   la ferita riportata le provocava tre giorni di forte febbre tanto da causarle il ricovero presso il Nile Hospital di Hurghada;

   nonostante le cure, a pagamento, il suo stato di salute si aggravava provocandole gravi problemi respiratori, immobilità a tutti e quattro gli arti, disturbi funzionali al fegato tanto da essere trasferita nella terapia intensiva del nosocomio di Hurghada e posta in ventilazione forzata;

   la signora M.G. veniva sottoposta a tampone per valutare se fosse stata colpita dal virus Covid-19 risultando negativa;

   i sanitari egiziani ipotizzano una grave infezione al sangue di cui non sono riusciti ad accertare la causa e di conseguenza la cura giusta e adeguata;

   nonostante le ripetute richieste di aiuto al consolato e le e-mail inviate al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei ministri, non sarebbe giunta nessuna risposta in merito a una richiesta di urgente rientro in Italia attraverso un volo predisposto alla bisogna;

   con l'aggravarsi ulteriore della situazione sanitaria si è provveduto al trasferimento della signora M. G., in ambulanza, dal Nile Hospital di Hurghada presso l'Ospedale italiano Umberto I de Il Cairo per ulteriori e più approfonditi esami strumentali;

   un eventuale volo privato per il rientro della nostra concittadina ha un costo troppo elevato per le finanze della famiglia della signora M. G., che è quindi impossibilitata a provvedere;

   l'articolo 32 della Costituzione recita testualmente «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti» –:

   se i Ministri interrogati intendano valutare urgentemente, vista la gravità della situazione sanitaria della signora M. G., l'assunzione delle iniziative di competenza per il rimpatrio e l'invio della stessa presso adeguata struttura sanitaria nazionale.
(3-01649)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   MUSELLA. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le variazioni di bilancio previste dall'articolo 175, comma 4, del Tuel (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) possono essere adottate dall'organo esecutivo in via d'urgenza opportunamente motivata, salvo ratifica, a pena di decadenza, da parte dell'organo consiliare entro i sessanta giorni seguenti e comunque entro il 31 dicembre dell'anno in corso, qualora a tale data non sia scaduto il predetto termine. Il successivo comma 5 dispone che, in caso di mancata o parziale ratifica del provvedimento di variazione adottato dalla giunta, il consiglio è tenuto ad adottare nei successivi trenta giorni, e comunque sempre entro il 31 dicembre dell'esercizio in corso, i provvedimenti ritenuti necessari nei riguardi dei rapporti eventualmente sorti sulla base della deliberazione non ratificata o ratificata solo parzialmente;

   tra le novità apportate in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 18 del 2020, l'articolo 109 dello stesso decreto (convertito dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020) precisa che: «Per l'esercizio finanziario 2020, in deroga all'articolo 51 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118:

    a) le variazioni al bilancio di previsione possono essere adottate dall'organo esecutivo in via di urgenza opportunamente motivata, salva ratifica con legge, a pena di decadenza, da parte dell'organo consiliare entro i successivi novanta giorni e comunque entro il 31 dicembre dell'anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine;

    b) in caso di mancata o parziale ratifica del provvedimento di variazione adottato dall'organo esecutivo, l'organo consiliare è tenuto ad adottare con legge nei successivi trenta giorni, e comunque entro il 31 dicembre dell'esercizio in corso, i provvedimenti ritenuti necessari nei riguardi dei rapporti eventualmente sorti sulla base della deliberazione non ratificata»;

   intorno a questa norma si è accesa una discussione tra chi ritiene che la norma stessa sia applicabile anche agli enti locali e chi ritiene che, a causa del riferimento all'articolo 51 del decreto legislativo n. 118 del 2011, la norma sia applicabile alle sole regioni;

   l'Anci Toscana, per esempio, ritiene che: «il richiamo contenuto al comma 2-bis ad una parte della normativa generale di contabilità pubblica riguardante in specifico la contabilità regionale (l'articolo 51 del decreto legislativo n. 118/2011) non può che essere inteso quale riferimento all'assetto ordinario delle competenze fra organi esecutivi e organi assembleari di entrambi i sistemi istituzionali in materia di contabilità, che con la norma in esame viene per entrambi transitoriamente derogata» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per chiarire, in via definitiva, quale sia la corretta interpretazione della norma e se la disposizione sopra riportata (articolo 109, comma 2-bis, del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito dalla legge n. 27 del 2020) si riferisca solo alle regioni o anche agli enti locali.
(4-06159)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo Terna la Sardegna probabilmente dovrà aspettare qualche anno in più per uscire totalmente dall'uso del carbone e a patto che ci siano certe condizioni abilitanti al phase-out di questa fonte fossile, tra cui una maggiore spinta verso le rinnovabili e un'accelerazione delle autorizzazioni per la nuova dorsale elettrica Tyrrhenian Link;

   da quanto si è appreso da Terna, che ha tenuto un webinar sul Piano di sviluppo 2020 dove si è parlato in dettaglio del progetto Tyrrhenian Link, le tempistiche prevedono un'entrata in esercizio in diverse tappe, con il primo collegamento Campania-Sicilia da 500 megawatt nel 2025, per poi realizzare il secondo tronco dalla Sicilia alla Sardegna nel 2026;

   bisognerà attendere il 2027-2028 per completare il raddoppio a 1.000 megawatt del Tyrrhenian Link. Il progetto ha un costo stimato pari a 3,7 miliardi di euro, circa un miliardo in più rispetto al Piano di sviluppo 2018 a causa di diversi fattori, tra cui un aggiornamento tecnologico; la dorsale userà la tecnologia Hvdc-Vsc (high voltage direct current-voltage source converter) con due cavi biterminali e una stazione di conversione in più rispetto a quanto pianificato in origine;

   ma queste date, ha fatto sapere Terna, potranno essere rispettate solamente se dal Governo arriverà un «fast-track» per l'autorizzazione della nuova infrastruttura, cioè una corsia preferenziale (magari nel prossimo decreto-legge «semplificazioni») in modo da consentire al progetto di avanzare più velocemente senza rimanere impantanato nelle maglie dei procedimenti autorizzativi standard;

   il Tyrrhenian Link era entrato per la prima volta nel Piano di sviluppo 2018 di Terna, ma finora il Governo non ha dato il via libera. E poi Terna, a margine delle spiegazioni sul futuro collegamento elettrico, ha ribadito che l'uscita definitiva dal carbone sardo richiederà 400 megawatt di capacità aggiuntiva: insomma il cavo da solo non basterà e dovrà essere affiancato da altre soluzioni;

   in merito a quali saranno, il progetto del Tyrrhenian Link si lega a doppio filo alla partita, che resta apertissima, tra chi vorrebbe metanizzare l'isola con la nuova dorsale gas e chi invece vorrebbe puntare tutto su rinnovabili e sistemi per l'accumulo energetico;

   la seconda opzione consentirebbe una piena de-carbonizzazione della Sardegna che potrebbe rinunciare al carbone (quasi 1 gigawatt di capacità tra le centrali di Portovesme e Fiumesanto) senza vincolarsi a un'altra fonte fossile (il gas naturale);

   in attesa di vedere in quale direzione andranno gli investimenti, anche alla luce delle prossime decisioni del Governo, ricordando che il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) parla di un'uscita dal carbone nel 2025, ma per la Sardegna si è già perso molto tempo e la stessa giunta sarda di Christian Solinas punta a un abbandono più graduale del carbone al 2030, si ricorda che l'impegno per il phase out del carbone è uno dei più importanti impegni concreti del Pniec –:

   quali iniziative intendano assumere per evitare che questo ritardo tecnico e burocratico comprometta gli obiettivi di decarbonizzazione contenuti nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) indispensabili per rispettare gli obiettivi europei e gli impegni relativi agli Accordi di Parigi.
(5-04258)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con i commi da 743 a 745 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), si dettano le norme in materia di interventi per la riduzione delle emissioni di gas serra finanziati con l'utilizzo delle risorse del cosiddetto Fondo Kyoto;

   nell'ambito delle misure rivolte all'efficienza energetica degli edifici scolastici e universitari pubblici, i finanziamenti a tasso agevolato concessi ai soggetti pubblici competenti per tali edifici vengono estesi anche alla realizzazione di interventi di efficientamento e risparmio idrico, oltre che all'incremento della loro efficienza energetica negli usi finali dell'energia; viene inoltre allargata la platea dei beneficiari dei finanziamenti a tasso agevolato, anche ai soggetti pubblici per l'efficientamento energetico e idrico di impianti sportivi di proprietà pubblica (non inclusi nel previsto piano per la realizzazione di impianti sportivi nelle periferie urbane) e per l'efficientamento energetico e idrico di edifici di proprietà pubblica adibiti a ospedali, policlinici e a servizi socio-sanitari;

   inoltre, si stabiliva che entro il 31 marzo 2019, cioè entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019 doveva essere emanato un decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con il quale venivano individuati i criteri e le modalità di concessione dei finanziamenti a tasso agevolato;

   sono trascorsi quasi 15 mesi, ma ancora il suddetto decreto non è stato emanato;

   si evidenzia, inoltre, che il 10 dicembre 2019 è stato accolto un ordine del giorno 9/02267/004, a firma Fratoianni e Muroni, con il quale si impegna il Governo a «(...) prevedere nel primo provvedimento utile una modifica normativa che consenta alle amministrazioni interessate, nelle more della pubblicazione del decreto previsto dal comma 744 della legge 30 dicembre 2018 n. 145 di presentare comunque le domande di finanziamento secondo il vecchio meccanismo in vigore fino al 31 dicembre 2018 in modo da permettere alle amministrazioni interessate di presentare la domanda di accesso al meccanismo di incentivazione limitatamente ad immobili di proprietà pubblica adibiti all'istruzione scolastica e all'istruzione universitaria, nonché di edifici dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), al fine di realizzare interventi di incremento dell'efficienza energetica degli edifici scolastici, ivi inclusi gli asili nido, e universitari negli usi finali dell'energia secondo le previgenti normative»;

   sono trascorsi oltre 6 mesi dall'accoglimento del suddetto ordine del giorno, ma anche in questo caso è trascorso inutilmente altro tempo e inspiegabilmente nessun provvedimento è stato adottato;

   a tal proposito, si evidenzia che fino al 31 dicembre 2018 il Fondo ha consentito la riqualificazione energetica di 409 scuole di ogni ordine e grado stimolando investimenti per 119.525.929,35 euro relativi all'efficientamento di impianti e involucro nonché all'adeguamento sismico, alla messa a norma degli edifici e alla bonifica dell'amianto –:

   se si intenda adottare il decreto urgentemente e, comunque, entro le prossime settimane, perché, in caso contrario, sarà di fatto annullata per tutto il 2020 la possibilità di attivare interventi quanto mai necessari per il clima, l'ambiente e gli enti locali, bloccando sostanzialmente il meccanismo e quindi il rilascio dei finanziamenti ma soprattutto mettendo drammaticamente in ginocchio un comparto economico importante per il nostro Paese.
(5-04260)


   SARLI, SIRAGUSA, VILLANI, FLATI e PERANTONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il sito d'informazione «Il Patto Tradito» riporta la notizia, il 24 giugno 2020, dal titolo «Trentino vuole gestire orsi, ma anche lupi, con abbattimenti o catture». L'articolo tratta la notizia di un incontro avvenuto fra escursionisti e un orso, sul monte Peller in Val di Non, intorno alle sei di sera. Secondo quanto dichiarato da padre e figlio, l'orso sarebbe sbucato da un cespuglio travolgendo il figlio. Dopo l'intervento del padre, subito andato in soccorso del figlio, l'orso avrebbe rivolto a quest'ultimo le sue attenzioni procurandogli lievi ferite e una frattura. Secondo il governatore del Trentino, Maurizio Fugatti, l'orso responsabile va subito catturato o abbattuto;

   il sito d'informazione «Bz News 24» riporta la stessa notizia, in un articolo dal titolo «La dinamica, le ferite, le tracce: i tanti interrogativi dell'aggressione dell'orso a due cacciatori in Trentino». A riguardo si scrive che l'orso, probabilmente femmina, è stato descritto come inferocito, ma non è chiaro come, potendo arrivare a 2 metri di lunghezza e 150 chili, abbia perso tutta questa ferocia per la semplice reazione di un uomo. Si sarebbe «limitato» a mordere il polpaccio del padre graffiandolo per poi scappare via;

   la legge provinciale del Trentino 11 luglio 2018, n. 9, all'articolo 1, prevede che il presidente della provincia di Trento, acquisito il parere dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, limitatamente alle specie Ursus Arctos e Canis Lupus, possa autorizzare il prelievo, la cattura o l'uccisione, a condizione che non esista un'altra soluzione valida;

   la sentenza della Corte costituzionale del 15 luglio 2019, n. 215 stabilisce che i presidenti delle province autonome di Trento e di Bolzano possono autorizzare la cattura e l'uccisione degli esemplari delle specie protette (Ursus Arctos e Canis Lupus), previo parere dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e sempre che non sussistano altre soluzioni valide e non venga messa a rischio la conservazione della specie;

   il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 recante il testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino – Alto Adige, all'articolo 8, prevede che le province hanno la potestà di emanare norme legislative (...) nelle seguenti materie: punto 16) alpicoltura e parchi per la protezione della flora e della fauna;

   la legge n. 157 del 1992, all'articolo 1, stabilisce che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale;

   il decreto ministeriale del 21 maggio 2010, n. 123 stabilisce i compiti istituzionali dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale); l'articolo 2 prevede che l'istituto svolga attività di ricerca, consulenza strategica, assistenza tecnico-scientifica, sperimentazione e controllo, conoscitiva, di monitoraggio e valutazione anche per la tutela della natura e della fauna omeoterma –:

   se il Governo non ritenga di adottare un'iniziativa di competenza, in collaborazione con la provincia autonoma di Trento, per verificare quale sia stata l'effettiva dinamica dei fatti sopra menzionati;

   se non intenda, per difendere la fauna selvatica del nostro Paese, di assumere ogni utile iniziativa, avvalendosi della consulenza dell'Ispra per monitorare lo stato di tutela della fauna omeoterma nell'ecosistema delle zone di cui l'orso (Ursus Arctos) vive;

   se non ritenga, tenuto conto dei fatti sopra descritti, di assumere iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo e per una modifica costituzionale, affinché siano riviste le competenze della provincia autonoma di Trento rispetto all'alpicoltura e ai parchi per la protezione della flora e della fauna.
(5-04275)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Fondi ha un litorale, pochi chilometri di spiaggia splendida, tra Terracina e Sperlonga. Con il piano di qualche anno fa, tuttavia, sono state create alcune aree attrezzate, noleggi e stabilimenti balneari, occupando buona parte della spiaggia libera;

   il comune di Fondi con l'ordinanza n. 39 del 29 maggio 2020 ha stabilito le misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza da COVID-19 per le attività turistiche da affidare anche a cooperative sociali;

   l'ordinanza, secondo l'amministrazione, è stata emanata nel rispetto delle linee guida della regione Lazio per l'apertura degli stabilimenti balneari e delle spiagge libere;

   l'amministrazione si sarebbe impegnata a utilizzare nel migliore dei modi le risorse stanziate dalla regione per rendere fruibili i propri tratti di spiaggia libera – in base alle disposizioni vigenti oltre il 70 per cento delle spiagge del comune di Fondi deve essere libero – nel rispetto delle misure di prevenzione finalizzate a scongiurare il rischio di contagio da COVID-19;

   l'ordinanza comunale, inoltre, dovrebbe individuare le condizioni di accesso e di utilizzo degli arenili, sia per le aree in concessione a privati che per quelle libere, ai fini del mantenimento del distanziamento sociale. In modo particolare, le spiagge libere sono state suddivise in due tipologie: quelle non delimitate e quelle delimitate;

   in realtà, il comune, attraverso un avviso pubblico, ha realizzato una mappa con 14 nuove aree di noleggio, moltiplicando le aree affidate ai privati: l'aggiudicazione è stata fissata, in prima istanza, per il 29 maggio, data poi spostata al 4 giugno. Oltre a questo, le aree sono diventate 17 e sono state tutte assegnate;

   è vero che il bando introduce norme – dettate dall'emergenza sanitaria – come il distanziamento, il controllo sugli accessi, la sicurezza dei bagnanti, ma tutto questo è messo a rischio non solo dal fatto che le nuove aree sono proprio accanto agli stabilimenti e alle precedenti concessioni ma anche dal fatto che nel bando si parla dettagliatamente di ombrelloni, di bidoni per la raccolta dei rifiuti, del primo soccorso, ma poco della riduzione del rischio, per i frequentatori delle aree, di contagio da COVID-19 e per nulla della necessità della tutela dell'ambiente, e in particolare della bellissima duna naturale che si è riformata da qualche tempo;

   con delibera della giunta, la regione Lazio ha stanziato 6 milioni di euro, delegando ai comuni del litorale laziale l'onere di salvaguardare le spiagge libere individuando le misure necessarie per assicurare la salute pubblica. Il comune di Fondi ha fruito di 234 mila euro per il 2020, in astratto, per garantire sicurezza e lavoro stagionale, ma in realtà, ad avviso dell'interrogante, ha sottratto spiaggia libera e fatto spazio a concessioni private;

   tutto questo con la conseguenza che sul litorale, all'altezza di Borgo Sant'Antonio e di Rio Claro, sono stati impiegati trattori e caterpillar, che hanno spianato centinaia di metri lineari di spiaggia, aggredendo la duna. E, fatto grave, lo hanno fatto ancor prima dei risultati del bando;

   la situazione, a quanto risulta all'interrogante, è stata già segnalata alla regione e alla prefettura di Latina –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, nel caso, se intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica, anche di carattere tecnico, al fine di garantire, nel rispetto delle competenze specifiche del comune di Fondi, la compatibilità delle nuove concessioni balneari sia con la tutela dell'incolumità dei bagnati da eventuali contagi da COVID-19 sia con la condizione ambientale di un arenile che grazie all'utilizzo di fondi europei è stato riformato e sul quale negli anni è rinata una splendida duna ed è stata rigenerata la vegetazione, beni ambientali, questi ultimi, che potrebbero essere messi di nuovo in pericolo da queste nuove concessioni balneari.
(5-04276)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 426 del 1998 è stato istituito il sito di interesse nazionale (Sin) di Livorno perimetrato con il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 24 febbraio 2003. L'area del Sin interessa due comuni, Livorno e Collesalvetti, per una superficie complessiva di circa 20,247 chilometri quadrati, suddivisi in 14,331 chilometri quadrati marini e di acque interne e 5,916 chilometri quadrati continentali;

   nell'area di confine tra i comuni di Livorno e Collesalvetti è situato il sito della raffineria Eni, in località Stagno. All'interno di questo Sin sono compresi anche la centrale termoelettrica (ex Enipower), lo stabilimento di produzione lubrificanti (Stap) e le aree dismesse denominate stabilimento ex Italoil, ex deposito interno AgipPetroli e stabilimento GPL;

   l'area complessiva dell'insediamento produttivo è pari a circa 182 ettari. Nel territorio circostante al sito industriale è presente un fitto reticolo idrografico superficiale che circonda lo stabilimento;

   in data 5 luglio 2019 il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, ha annunciato l'intento di destinare i rifiuti urbani prodotti nei comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia, alla raffineria Eni di Stagno, prevedendo la costituzione di una raffineria per la produzione di bioetanolo;

   il 23 luglio 2019 è stata delineata la nuova legge sulla governance del servizio integrato dei rifiuti in Toscana e, con lo scopo di trovare «soluzioni alternative» al termovalorizzatore di Casa Passerini nella Piana fiorentina, al suo posto si è deciso di utilizzare la bioraffineria di Stagno, nella sede Eni già sito di interesse nazionale (Sin);

   in data 24 luglio 2019 il consiglio regionale della Toscana ha approvato la proposta della giunta poc'anzi descritta, sposando il progetto di sostituire il termovalorizzatore di Casa Passerini con la realizzazione presso la raffineria Eni di Livorno di un impianto in grado di gestire «combustibile solido secondario da rifiuti» («Css») e rifiuti plastici;

   da diversi anni i residenti, dove ha sede la Raffineria Eni, lamentano notevoli problemi dovuti alla presenza nell'aria di emissioni di polveri, particolato fine derivato da idrocarburi e benzene, presumibilmente generati dall'area industriale, le quali avrebbero causato gravi problemi di salute alla popolazione;

   Da Eni sono stati attivati interventi di messa in sicurezza della falda superficiale, mentre l'iter tecnico-procedurale di bonifica è iniziato dal 2004;

   a distanza di circa un anno dall'approvazione del progetto, nient'altro rispetto ad una prima presentazione di massima è stato aggiunto sugli ulteriori sviluppi che potrebbero essere stati approntati al progetto. Oggi, sarebbe opportuno, invece, aprire una fase di approfondimento, capire lo stato di avanzamento del progetto, le prospettive di Eni sul territorio, ma soprattutto le eventuali problematiche ambientali che potrebbero essere determinate da questo impianto;

   l'incertezza sulla progettualità di Eni sul territorio è alimentata, oltretutto, dalla preoccupazione per una forte riduzione dell'attività dell'indotto della raffineria Eni di Stagno, fatto che ha portato nella giornata di lunedì 15 giugno 2020 ad un incontro tra rappresentanti istituzionali e i sindacati. Dei circa 450 addetti che orbitano attorno alle attività dell'impianto livornese, attualmente soltanto il 20-25 per cento è al lavoro, mentre il 75 per cento circa è in cassa integrazione (a rotazione) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quale sia lo stato attuale della bonifica del Sin di Livorno istituito con la legge n. 426 del 1998;

   se i Ministri interrogati non reputino necessario procedere prioritariamente alla conclusione della bonifica del Sin di Livorno, prima di proseguire con il nuovo insediamento industriale Eni che prevede la costruzione di un nuovo impianto in grado di trasformare il combustibile solido secondario da rifiuti e i rifiuti plastici in etanolo attraverso un processo di gassificazione.
(4-06169)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZO, SIRAGUSA e VILLANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Napoli l'asse formato da via Caracciolo, via Partenope e via Nazario Sauro, in quanto bene di carattere paesaggistico-culturale deve essere tutelato necessariamente nel pieno rispetto dell'articolo 9 della Costituzione;

   vista la sussistenza di un cospicuo regime vincolistico di carattere sia paesaggistico sia monumentale gravante sull'asse stradale in questione e visto che trattasi di un bene patrimonio dell'Unesco, deve essere preservato e tutelato nel migliore dei modi;

   la giunta del comune di Napoli ha approvato il progetto definitivo di «Riqualificazione ciclopedonale del Lungomare di Napoli, tratto compreso tra Piazza Vittoria e il Molosiglio – componente Mobilità lenta» dell'importo complessivo di 13.200.000 euro, finanziato a valere sulle risorse del programma operativo complementare città metropolitane 2014-2020 (Poc Metro);

   tale progetto di riqualificazione del lungomare monumentale, la cui bellezza ha reso celebre la città in tutto il mondo, finirebbe, ad avviso degli interroganti, con il creare dei problemi in materia di sicurezza nei casi di emergenza, costituendo il lungomare stesso l'unica via di fuga in caso di emergenza in un'area a elevato rischio sismico. Si tratta, infatti, di un asse viario che si trova tra due zone a elevato rischio vulcanico (quella vesuviana e quella flegrea);

   sul piano architettonico il progetto di cui sopra determinerebbe, ad avviso degli interroganti, una disomogeneità nella visione del lungomare che, proprio in quanto bene patrimonio dell'Unesco, va preservato nella versione attuale realizzata secondo i progettisti Enrico Alvino e Gaetano Bruno, alla fine del XIX secolo;

   occorre inoltre custodire la piena godibilità del mare, lasciando intatto tutto il tratto, dato che essa costituisce la principale finalità dei vincoli presenti sul tratto stesso di lungomare –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di garantire una piena ed effettiva tutela di tale bene, nel rispetto della vocazione storica degli spazi in questione, e al fine di assicurare il rispetto delle norme di prevenzione in materia di sicurezza nell'ipotesi di situazioni emergenziali che potrebbero interessare tale area.
(5-04277)

DIFESA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro della giustizia, il Ministro per le politiche giovanili e lo sport per sapere – premesso che:

   la pratica dell'attività sportiva è un diritto dell'uomo universalmente riconosciuto ed è compito della Repubblica assicurare a ogni individuo la possibilità di praticare lo sport secondo le proprie esigenze e necessità;

   l'Italia, storicamente, ha saputo attribuire alla pratica sportiva un'importanza primaria e ha spesso operato con l'obiettivo di far crescere nel Paese l'intero movimento sportivo nazionale;

   in particolare, uno strumento di basilare importanza per la promozione dell'attività sportiva e la valorizzazione dei princìpi positivi connessi alla stessa è stato tradizionalmente individuato nella costituzione dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato;

   gli atleti dei gruppi sportivi sono inquadrati, dal punto di vista giuridico e amministrativo, quali membri appartenenti alla Forza armata o al corpo dello Stato presso il quale si allenano. L'inserimento in tali gruppi consente loro di allenarsi e di ricevere, contestualmente, uno stipendio;

   è del tutto evidente che il venir meno di un simile sostegno comporterebbe per molti atleti di livello l'impossibilità assoluta di reperire il tempo e le risorse anche economiche, per allenarsi e prepararsi adeguatamente alle competizioni sportive;

   secondo la normativa vigente, si diventa atleti militari o appartenenti ai corpi dello Stato attraverso un concorso predisposto ad hoc e bandito dagli enti interessati, a seconda delle esigenze del momento e rivolto agli atleti che hanno ottenuto risultati agonistici di livello nazionale regolarmente certificati dal Coni superato il concorso, agli atleti è offerto un contratto, in genere, come volontari in ferma prefissata;

   gli atleti hanno, in tal modo, la possibilità di allenarsi nei centri sportivi dei rispettivi corpi di appartenenza. Hanno grado e stipendio pari a quelli di chi è in servizio e hanno il compito di svolgere al meglio la propria attività di sportivi professionisti, con l'obiettivo di rappresentare non solo l'Italia, ma anche il corpo di appartenenza durante le competizioni nazionali e internazionali;

   periodicamente gli atleti sono sottoposti a controlli dai cui risultato dipende il rinnovo della loro appartenenza ai programmi atletici; in caso di esito negativo e venendo a mancare i requisiti richiesti per essere a pieno titolo atleti professionisti, possono scegliere di lasciare il corpo oppure ottenere un altro incarico al suo interno, a seconda delle disponibilità del momento e, di conseguenza, anche al di fuori del settore sportivo. Le stesse opzioni di scelta sono consentite anche al termine della carriera agonistica;

   i risultati positivi di questo modello sono evidenti: si pensi che oltre il 60 per cento delle medaglie conquistate dall'Italia alle Olimpiadi e in competizioni internazionali è merito di atleti che provengono da questi gruppi;

   tuttavia, occorre prendere atto di una profonda lacuna che attualmente presenta il sistema e che appare della massima urgenza colmare. Ad oggi, infatti, l'inquadramento di cui beneficiano gli atleti normodotati non è esteso, in termini di trattamento economico e di inquadramento amministrativo, agli atleti con disabilità fisica e sensoriale;

   è vero che, a partire dal 2007, sulla base di appositi protocolli d'intesa, stipulati con il Comitato italiano paralimpico, alcuni tra i principali gruppi sportivi delle Forze armate e dei corpi di polizia (tra i quali le Fiamme azzurre, le Fiamme gialle e le Fiamme oro) hanno inserito tra i propri rappresentanti atleti paralimpici con disabilità fisiche e sensoriali, fornendo loro, secondo differenti modulazioni, il supporto dei tecnici, l'utilizzo delle strutture e, talvolta, la concessione dei rimborsi delle spese per le trasferte;

   tuttavia, non può non rilevarsi come tali interventi, senza dubbio propositivi e lodevoli, siano frutto della particolare sensibilità e attenzione dei responsabili dei diversi gruppi sportivi e che trovino la propria fonte giuridica in protocolli d'intesa temporanei e il cui rinnovo non è automatico;

   dunque, i citati apprezzabili interventi sono privi di quei requisiti di completezza, stabilità e programmazione che soltanto un coinvolgimento pieno e indiscriminato degli atleti con disabilità fisiche e sensoriali può garantire, eliminando le disuguaglianze attualmente esistenti;

   ebbene, tale differenziazione di trattamento appare francamente iniqua e priva di qualsiasi ragionevole giustificazione, tradendo una prospettiva del tutto errata (e si spera involontaria) secondo cui il disabile potrebbe essere un carico, più che una risorsa, per l'amministrazione, una volta attenuatasi o venuta meno la sua attitudine sportiva;

   la differenziazione in parola, peraltro, si mostra in evidente contrasto con l'ottica inclusiva e promozionale che deve ispirare l'azione delle istituzioni, anche alla luce dei numerosi e significativi successi di cui gli atleti paralimpici si sono resi protagonisti in campo nazionale e internazionale, offrendo gran lustro ai nostri colori italiani;

   occorre evidenziare come i temi in questione siano già all'attenzione del Parlamento: l'A.C. 1721, presentato il 1° aprile 2019 (Disposizioni concernenti il reclutamento degli atleti paralimpici con disabilità fisiche e sensoriali nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato), assegnato alle Commissioni I e IV, è attualmente in attesa di esame;

   tale proposta, peraltro, al fine di soddisfare al meglio le delicate esigenze in campo, è stata il frutto della concertazione con tutte le istituzioni, i Ministeri per quanto di competenza e i protagonisti del settore, secondo un approccio di confronto e condivisione irrinunciabile in questo settore, specie per quanti abbiano a cuore lo scopo di adottare misure concrete ed efficaci, anziché semplici annunci o slogan;

   vale rammentare, da ultimo, come la delega al Governo per la riforma del settore sportivo di cui alla legge n. 86 del 2019, sia in procinto di scadere, e dunque è della massima urgenza valutare come il tema in questione possa trovare collocazione nei decreti attuativi di prossima adozione –:

   quali iniziative, anche e soprattutto a carattere normativo, intenda assumere, al fine di estendere agli atleti con disabilità fisiche e sensoriali il regime giuridico previsto dalle disposizioni vigenti per gli atleti normodotati dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato, per garantire loro pari opportunità e superare ogni tipo di discriminazione.
(2-00847) «Versace, Occhiuto».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   in data 30 aprile 2020 il Governo ha trasmesso alle Camere la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale n. 83 con il quale viene ripartito lo stanziamento, iscritto, nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'anno 2019, in favore delle associazioni combattentistiche e d'arma, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;

   la richiesta è stata quindi assegnata alla IV Commissione (Difesa) che ha espresso parere favorevole a condizione che si adotti, a partire dal prossimo schema di decreto, un criterio di ripartizione del contributo fisso che consenta l'assegnazione di importi omogenei fra tutte le associazioni proporzionalmente al numero degli iscritti, nonché un criterio di ripartizione della parte variabile che consenta l'attribuzione del contributo sulla base della meritevolezza dei progetti presentati;

   nel corso degli anni, per garantire il sostegno alle attività di promozione sociale svolte dalle associazioni combattentistiche sono stati approvati diversi provvedimenti legislativi diretti ad erogare a tali associazioni i necessari contributi finanziari;

   tra le associazioni beneficiarie di contributi figura l'Anpi, Associazione nazionale partigiani d'Italia, che ha potuto contare – solo per quanto attiene al periodo 2013/2019 – su trasferimenti pari ad euro 703.150;

   in questi anni l'Anpi di Roma si è resa responsabile dell'esclusione dei rappresentanti della Comunità ebraica e della Brigata ebraica dalle manifestazioni per il 25 aprile nonostante abbiano contribuito a liberare l'Italia dal nazifascismo accogliendo – al contempo – i responsabili delle associazioni palestinesi, al tempo alleati con la Germania nazista;

   in più di una occasione, da ultimo il 25 aprile dello scorso anno, nella Capitale d'Italia la giornata della Liberazione è stata celebrata con due distinti cortei, mostrando, ancora una volta, l'evidente spaccatura tra Anpi e Comunità ebraica di Roma;

   da parte dell'Anpi vi è dunque, ad avviso degli interpellanti, il chiaro intento di cancellare il contributo che la Comunità ebraica ha apportato alla Liberazione del nostro Paese;

   a ciò si aggiunga che nel corso degli anni le manifestazioni commemorative di uno dei periodi più cupi della storia nazionale, che si sono svolte nella Capitale d'Italia con la partecipazione di rappresentanti della Comunità ebraica, sono state accompagnate da aggressioni, insulti e sputi ai danni degli stessi;

   ad avviso degli interpellanti l'atteggiamento di chiusura da parte dell'Anpi di Roma nei confronti dei rappresentanti della Comunità ebraica è inaccettabile e, considerato che tra gli scopi associativi dell'associazione non risultano finalità di politica estera, ma di tutela della memoria dei partigiani e della lotta al nazifascismo;

   l'Anpi provinciale di Roma ha aderito alla manifestazione del 27 giugno 2020 promossa dalla Comunità palestinese in Italia contro l'annessione israeliana dei territori palestinesi e in protesta alle posizioni dello Stato d'Israele:

   da ultimo, un video postato sul web da Progetto Dreyfus riporta il presidente dell'Anpi Roma che invita a liberare i leader dell'intifada palestinese, ovvero responsabili di attentati che hanno massacrato civili, donne e bambini;

   peraltro, il 4 ottobre 2018, la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una mozione con cui il Governo pro tempore si è impegnato ad assumere iniziative per riconoscere e recepire la definizione operativa di antisemitismo proposta dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto e per garantirne l'attuazione in tutti gli ambiti al fine di sostenere le autorità giudiziarie e quelle preposte alle attività di contrasto nei loro sforzi volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite;

   lo Stato d'Israele è un alleato importante per l'Italia e rappresenta la sola democrazia presente nell'area mediorientale –:

   quali iniziative il Ministro interpellato abbia intrapreso al fine di vigilare sul rispetto delle disposizioni relative all'utilizzo dei fondi in favore delle associazioni combattentistiche e d'arma anche al fine di verificare l'eventuale uso di fondi per scopi diversi da quelli indicati dalla normativa di riferimento;

   se il Ministro interpellato, nei prossimi criteri di ripartizione del contributo in favore delle associazioni combattentistiche e d'arma, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, non intenda valutare la possibilità di prevedere, oltre alla meritevolezza dei progetti presentati, anche la congruenza dell'attività associativa con gli scopi enunciati dai rispettivi statuti delle associazioni combattentistiche e d'arma;

   se il Ministro non ritenga di tener conto, per i profili di sua competenza, della partecipazione dell'Anpi a manifestazioni di organizzazioni che non riconoscono il diritto all'esistenza dello Stato d'Israele e che promuovono il suo boicottaggio, nonché che promuovono pratiche antisemite secondo la definizione dell'Ihra recepita nel nostro ordinamento nella presente legislatura, in contrasto con la ragione sociale che ne legittima i contributi pubblici elencati in premessa.
(2-00848) «Orsini, Maria Tripodi, Battilocchio, Cannatelli, Cattaneo, Caon, Cassinelli, Dall'Osso, Della Frera, D'Ettore, Fatuzzo, Labriola, Marrocco, Mazzetti, Milanato, Musella, Napoli, Novelli, Palmieri, Pittalis, Polidori, Ripani, Rosso, Rotondi, Ruffino, Ruggieri, Saccani Jotti, Elvira Savino, Siracusano, Vietina, Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TONDO e MAGI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in via delle Baleniere a Ostia è sito un immobile dell'Aeronautica militare occupato abusivamente da molte settimane da Casapound;

   diversi organi di stampa fanno riferimento al sostegno assicurato da Roberto Spada alla formazione Casapound in occasione delle elezioni a Ostia;

   militanti di Casapound hanno anche aggredito il sindaco Raggi in occasione di una sua visita del quartiere;

   dalla stampa quotidiana risulta che l'occupazione sia stata possibile in ragione di possibile incuria dell'amministrazione della Difesa, tanto che la Corte dei conti ha aperto un fascicolo per danno erariale;

   è urgente porre fine all'occupazione abusiva –:

   se non intenda dar corso senza indugio allo sgombero dell'immobile in via di autotutela ai sensi dell'articolo 823 del codice civile, per il ripristino della legalità.
(5-04261)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PATASSINI, MARCHETTI, CAPARVI, D'ERAMO, BELLACHIOMA, ZICCHIERI, DURIGON, DE ANGELIS, SALTAMARTINI, GERARDI, LATINI e PAOLINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, nell'ambito del Titolo II dedicato al «Sostegno all'impresa e all'economia», ha introdotto, all'articolo 25, un contributo a fondo perduto, erogato direttamente dall'Agenzia delle entrate e destinato ai soggetti colpiti dall'emergenza epidemiologica «Covid-19»;

   anzidetto articolo prevede che sia riconosciuto «un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita IVA, di cui al testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, di seguito testo unico delle imposte sui redditi»;

   per ottenere l'erogazione del contributo a fondo perduto, inoltre, dovrà essere soddisfatto almeno uno tra i seguenti requisiti: ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell'analogo ammontare del mese di aprile 2019; inizio dell'attività a partire dal 1° gennaio 2019; domicilio fiscale o sede operativa situati nel territorio di comuni colpiti da eventi calamitosi (sisma, alluvione, crollo strutturale), i cui stati di emergenza erano in atto alla data del 31 gennaio 2020 (dichiarazione dello stato di emergenza da Coronavirus);

   con provvedimento del 10 giugno 2020, l'Agenzia delle entrate (Prot. n. 0230439/2020) ha definito il contenuto informativo, le modalità e i termini di presentazione dell'istanza per il riconoscimento del contributo di cui al decreto in premessa;

   in particolare, nelle «Istruzioni per la compilazione» allegate al predetto provvedimento, è riportata a titolo indicativo e non esaustivo la lista dei comuni colpiti da eventi calamitosi, i cui stati di emergenza erano in atto alla data del 31 gennaio 2020 (data della dichiarazione dello stato di emergenza da Coronavirus);

   pur tuttavia, nel riquadro riservato alle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, non vengono riportati tutti i comuni indicati negli allegati 1, 2 e 2-bis al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229 –:

   se non si ritenga opportuno procedere rapidamente, al fine di fugare ogni dubbio ed ambiguità, ad un elenco completo ed esaustivo dei comuni interessati, confermando quelli già indicati nelle istruzioni citate in premessa a titolo esemplificativo.
(4-06166)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalle anticipazioni relative al cosiddetto «decreto Semplificazioni» emerge una modifica alla disciplina dell'abuso d'ufficio;

   da notizie di stampa si apprende infatti come nella bozza del provvedimento sia presente una disposizione che definisce in maniera più circoscritta la condotta rilevante ai fini del reato di abuso di ufficio;

   il Governo avrebbe quindi intenzione di intervenire, attraverso la decretazione d'urgenza, sulla disciplina dettata dall'articolo 323 c.p., attribuendo rilevanza alla violazione da parte del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, nello svolgimento delle pubbliche funzioni, di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge, attribuendo al contempo rilevanza alla circostanza che da tali specifiche regole non residuino margini di discrezionalità per il soggetto, in luogo della vigente previsione che fa generico riferimento alla violazione di norme di legge o di regolamento;

   Forza Italia, da sempre, sostiene che la norma dell'abuso d'ufficio debba essere soppressa. È indeterminata e consente ai pubblici ministeri di entrare nelle valutazioni dei pubblici amministratori, facendo rientrare nella «violazione di legge» anche l'eccesso di potere e le violazioni dei principi di cui all'articolo 97 della Costituzione. A questo si aggiunga che è sufficiente una condanna di primo grado per far scattare la sospensione dell'amministratore locale;

   la modifica che sarebbe allo studio del Governo, a parere dell'interrogante, appare singolare, in quanto molto circoscritta e, all'apparenza, ritagliata «su misura» in relazione a situazioni specifiche e limitate, non provvedendo, tra l'altro, a correggere, se non in parte, le macroscopiche criticità dell'attuale formulazione dell'articolo 323 c.p. e le sue interpretazioni giurisprudenziali;

   tali modifiche specifiche, limitate e circoscritte, tuttavia potrebbero incidere sui processi in corso, posto che si applicherebbe la nuova disciplina, in quanto più favorevole –:

   se il Governo confermi l'intenzione di procedere con decreto-legge alla rimodulazione di una norma penale, ed in particolare dell'articolo 323 c.p.;

   con riferimento alla modifica annunciata sulla stampa in merito all'articolo 323 c.p. e riportata in premessa, quanti e quali siano i procedimenti ed i processi pendenti, nei i quali è contestato l'articolo 323 c.p. su cui la stessa andrebbe ad incidere.
(3-01648)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 luglio 2011 l'azienda OMS Fittings di Oggiona Santo Stefano (Varese) arriva al termine del giudizio di primo grado in merito ad una questione di servitù di passaggio;

   il tribunale di Busto Arsizio – sezione distaccata di Gallarate – emette la sentenza di accertamento n. 345/11, con la quale accerta l'esistenza di una servitù di passaggio a favore dell'azienda OMS Fittings, per il solo transito di pedoni e di autovetture;

   il 12 settembre 2011, sulla copia della sentenza, è stato apposto il timbro «rilasciata copia esecutiva»;

   in data 8 febbraio 2012 l'azienda OMS presenta esposto al tribunale di Busto Arsizio – sezione distaccata di Gallarate –, in merito all'apposizione del timbro «rilasciata copia esecutiva»;

   in data 11 maggio 2012 il presidente del tribunale di Busto Arsizio, dottor Antonino Mazzeo Rinaldi, risponde all'esposto, confermando che tale sentenza non conteneva statuizione di condanna e quindi non poteva avere efficacia esecutiva, e quindi, di fatto, il transito di «veicoli pesanti» dell'azienda OMS, che con la suddetta sentenza è stato riconosciuto non valido, non sarebbe configurabile come un abuso, non essendo prospettabile l'esecuzione della sentenza, e considerando che il timbro sopra citato era stato richiesto dall'avvocato di controparte al solo scopo di recuperare le spese della consulenza tecnica d'ufficio;

   la sentenza di primo grado viene impugnata davanti alla corte di appello di Milano dall'azienda OMS, la quale perde in giudizio, con sentenza n. 3229/14 del 20 maggio 2014, venendo condannata al pagamento delle spese legali;

   in data 26 giugno 2015, l'avvocato di controparte presenta atto di precetto nel quale indica che la sentenza di primo grado, confermata in appello, era munita di formula esecutiva in data 12 settembre 2011, e che in caso di inadempienza si sarebbe proceduto con l'esecuzione forzata dell'obbligo posto di divieto di transito nella porzione di terreno in questione di «mezzi pesanti» in capo all'azienda OMS;

   in data 3 settembre 2015, il giudice dell'esecuzione Citterio Maria Antonietta, dopo aver avviato la procedura esecutiva RGE n. 1521/2015, a seguito di atto di precetto dell'avvocato di controparte, convocava le parti in udienza iM3 novembre 2015;

   con ordinanza ex articolo 612 codice di procedura civile del 21 febbraio 2017, il giudice esecutivo assumeva che per assicurare il transito nell'area in questione alle sole automobili e persone la cui altezza fosse di media non superiore a 2 metri, fosse necessario far ricorso al posizionamento di un limitatore di altezza, a portale fisso, anziché apribile, con la disposizione di cordoli;

   a fronte di tale procedura esecutiva, l'azienda OMS è stata obbligata al pagamento di oltre 30.000 euro in esecuzione della sentenza d'appello sopra richiamata, che di fatto saranno utilizzati, a quanto consta all'interrogante, per le spese di installazione di una sbarra fissa che impedisce l'accesso alla proprietà ai titolari dell'azienda;

   l'azienda OMS presenta opposizione all'atto di precetto suddetto, per le ragioni sopra esposte, ovvero che la sentenza n. 345/11 non poteva dare luogo ad una procedura esecutiva;

   il 24 maggio 2018, con sentenza n. 948/2018 del tribunale di Busto Arsizio (RGN 3697/2017), il giudice unico dottor Limongelli, rigetta l'opposizione all'atto di precetto;

   in data 28 giugno 2018 l'azienda OMS ricorre in appello;

   in data 9 luglio 2018 l'azienda OMS presenta un esposto per chiedere chiarimenti in merito alla procedura esecutiva in questione;

   dalle informazioni a disposizione dell'interrogante l'apposizione del timbro «rilasciata copia esecutiva» genera questo tipo di fraintendimenti, causando a sua volta procedimenti esecutivi basati su sentenze che risulterebbero prive dell'obbligo del fare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di chiarire le procedure circa l'apposizione del timbro «rilasciata copia esecutiva» sulle sentenze, anche non contenenti obblighi del fare, anche al fine di evitare i possibili fraintendimenti di cui in premessa.
(4-06174)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14, detta anche «autostrada Adriatica», è il secondo asse meridiano della penisola italiana, collega Bologna a Taranto e rappresenta una direttrice costiera di rilevanza fondamentale per lo sviluppo economico e turistico delle regioni interessate;

   il tracciato dell'autostrada è costituito da sei corsie (tre corsie per senso di marcia) nelle tratte A1-interconnessione ramo Casalecchio, Bologna S. Lazzaro-Porto Sant'Elpidio e nei sei chilometri precedenti la barriera Taranto nord. Il resto del tracciato è per buona parte a due corsie per senso di marcia;

   si tratta di un'autostrada che è percorsa ogni giorno da un numero considerevole di mezzi pesanti ed è, purtroppo, anche scenario di numerosi incidenti stradali, spesso mortali, specie nel tratto a due corsie;

   negli ultimi anni il tratto caratterizzato dalle due corsie, risulta particolarmente interessato dalla presenza massiccia di cantieri che, occupando parzialmente la carreggiata per l'esecuzione dei lavori di manutenzione, obbligano gli automobilisti a percorrere decine di chilometri su una sola corsia per senso di marcia. Già dal quadro sin qui delineato emerge la non sostenibilità dell'attuale configurazione autostradale a due corsie;

   la frequenza dei cantieri, gli incidenti stradali e altri accadimenti anche di natura giudiziaria che hanno posto sotto sequestro alcuni tratti, creano lunghissime file e gravi disagi agli utenti che sono costretti a subire code che talvolta superano un'ora di attesa e sono spesso causa di incidenti stradali;

   non si può non ricordare l'evento del 23 agosto 2018, all'interno della galleria Castello al chilometro 300 nei pressi di Grottammare, dove un tir è andato a fuoco provocando diverse esplosioni e danneggiando la galleria stessa con il conseguente disagio alla circolazione per mesi e mesi; come non si può non ricordare il sequestro, da parte della procura di Avellino, di diversi chilometri di guardrail installati nella rete autostradale italiana a seguito della tragedia di Acqualonga che ha interessato anche il tratto dell'A14 tra le Marche e l'Abruzzo;

   quanto finora riportato si traduce quindi in gravi disagi agli utenti, disagi di «annosa» memoria che diventano sempre più forti a fronte di un pagamento del pedaggio autostradale cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, ma al quale non corrisponde un servizio adeguato e che anzi permane per molti versi scadente;

   vanno infine enumerati i possibili danni economici che colpiscono il sistema produttivo e turistico delle aree coinvolte dovuti all'assenza di una terza corsia di percorrenza e alla vetustà di alcune parti dell'infrastruttura viaria esistente (gallerie e viadotti);

   pur prendendo atto dei buoni propositi manifestati dal Presidente del Consiglio nel corso della recente iniziativa politica tenutasi a Villa Pamphilj, in riferimento ad un non meglio precisato piano di rilancio infrastrutturale denominato «Italia veloce» di 196 miliardi di euro, si deve sottolineare che nessun riferimento è stato dedicato al completamento della terza corsia dell'A14 che parte dal comune di Porto Sant'Elpidio (FM) e va verso il sud Italia o, meglio ancora, alla sua variante –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interpellato intenda porre in essere per il superamento delle criticità generate dai fatti sopra esposti e per l'immediata riduzione delle tariffe autostradali, nel tratto a due corsie, al fine di sanare almeno economicamente il disagio arrecato ai fruitori che lamentano tempi di viaggio e qualità della percorrenza inaccettabili;

   quali siano le iniziative che intende intraprendere per verificare se il concessionario stia portando avanti i lavori avviati nel rispetto dei termini in essere e dei cronoprogrammi e se tali interventi, numerosi e frequenti in questi ultimi anni, non siano di fatto conseguenza di una possibile mancata manutenzione ordinaria e straordinaria da parte del concessionario fin da quando ne è divenuto gestore;

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la rapida realizzazione della terza corsia dal comune di Porto Sant'Elpidio(FM) verso il sud Italia o ulteriori possibili varianti alternative atte al superamento delle criticità sopraesposte;

   quali iniziative siano state adottate per accelerare il completamento della Pedemontana Marche-Abruzzo-Molise così da dirottare, in tempi sicuramente più celeri, parte del traffico su questa arteria e avere un'alternativa in caso di eventuali criticità presenti e future che potrebbero verosimilmente interessare l'A14.
(2-00846) «Schullian, Rachele Silvestri, De Toma».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PAITA e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attività degli impianti a fune è soggetta alle regolamentazioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed alle relative prescrizioni tecniche in materia di sicurezza;

   gli impianti di trasporto a fune si sono sviluppati in inverno, ma oggi rispondono alle esigenze turistiche proprie anche della stagione estiva;

   nei territori alpini e appenninici operano un totale di 400 aziende con quasi 2.000 impianti di risalita. Il settore presenta circa 15.000 addetti con un fatturato di 1.100 milioni di euro annui:

   come tutti i settori, anche quello degli impianti a fune ha subìto gli effetti negativi delle misure di contenimento del contagio da COVID-19;

   tale comparto e l'indotto hanno quindi la necessità di riprendere l'attività, garantendo la sicurezza di lavoratori e utenza, per contenere gli effetti economici negativi ed utilizzando, inoltre, la fase estiva come banco di prova per gestire i più ampli afflussi della stagione invernale:

   il Governo, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020, ha decretato la ripresa delle attività produttive, e ha delineato specifiche indicazioni per il settore del trasporto pubblico funiviario;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le parti sociali hanno sottoscritto il 20 marzo 2020 il protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel settore del trasporto e della logistica contenuto nell'allegato 14 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopracitato;

   il settore ha proposto alcune modifiche alle misure individuate dal Ministero (da revisionare comunque periodicamente in base all'andamento dell'emergenza sanitaria) che siano realmente improntate ad una reale valutazione delle caratteristiche specifiche del servizio di trasporto funiviario. Le proposte delle associazioni di settore, tra cui Anfe, non ritengono infatti utile limitare il numero di utenti trasportati simultaneamente negli impianti anche per evitare pericolose file ed assembramenti. Tali proposte comprendono comunque l'obbligo del distanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone in tutte le fasi preparatorie al trasporto, l'obbligo di utilizzare mascherina e guanti per l'estate, l'obbligo di aerazione e igienizzazione nelle cabinovie e funivie;

   riaprire in sicurezza e con efficacia gli impianti, oltre a rappresentare un elemento fondamentale per la tenuta sociale, economica ed occupazionale dei territori montani promuove anche modelli di tempo libero e vacanze idonei alla attuale situazione epidemiologica –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per modificare le attuali linee guida specifiche per il trasporto pubblico degli impianti a fune, in relazione ai motivi esposti in premessa, e raccogliendo le indicazioni delle associazioni delle imprese.
(5-04268)


   SOZZANI e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il completamento della linea 1 e la realizzazione della linea 2 della metropolitana torinese sono state negli anni oggetto di annunci da parte di Governi nazionali e sindaci di Torino succedutisi nel tempo;

   i lavori per il prolungamento verso ovest della linea 1 della metropolitana di Torino, oltre la stazione Fermi nel comune di Collegno (Torino) e fino alla stazione «Cascine Vica» nel comune di Rivoli (Torino), rappresentano un'opera di estrema importanza per il trasporto pubblico della città di Torino e l'area metropolitana;

   a maggio 2019, la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha annunciato ancora una volta lo stanziamento dei fondi per il prolungamento della linea 1. Oltre 200 milioni di euro da erogare in sei anni, che erano già stati finanziati dal Governo precedente. In particolare, si tratta di quei 148 milioni di euro, per il prolungamento della Metro linea 1, e 75 milioni per acquistare nuovi tram;

   già nel 2017, il Governo Gentiloni aveva promesso un decreto per lo stanziamento dei 148 milioni di euro destinati al completamento della Metro linea 1;

   la giunta e il sindaco di Rivoli e il comitato nato del 2010 per portare i treni sotterranei nella cittadina alle porte di Torino da tempo chiedono al Governo di prolungare la linea 1, al centro città, fino all'ospedale e alla zona commerciale;

   ai fini di una sua reale fruibilità e funzionalità da parte degli utenti sarebbe, infatti, necessario proseguire il tracciato della linea 1, in modo che diventi punto di arrivo e di partenza per gli utenti della Valsusa. Questo sarebbe uno straordinario servizio per una intera area territoriale;

   è inoltre prevista la realizzazione del progetto della linea 2 della metropolitana. L'opera verrà suddivisa in lotti funzionali autonomi come era già stato fatto per la prima linea. La linea 2 sarà lunga 26,5 chilometri con ben 33 fermate, e attraverserà la città da nord a sud. L'impegno del Governo è di 828 milioni di euro dal 2020 al 2032. Il contributo pubblico dovrebbe dare il «via» a un cofinanziamento al 50 per cento dei privati. La linea 2 costerà, con i prolungamenti, 4 miliardi di euro –:

   quante siano le risorse effettivamente disponibili e se non ritenga utile adottare ogni iniziativa di competenza per consentire il prolungamento della linea 1 fino al centro della città, all'ospedale e alla zona commerciale, come chiesto da tempo dai cittadini e dal sindaco di Rivoli.
(5-04269)


   TASSO, GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il turismo costituisce uno dei settori in assoluto più colpiti dalla pandemia COVID-19;

   è noto il drastico calo delle presenze e delle prenotazioni, nelle località turistiche e nelle strutture ricettive italiane, sia di turisti italiani che stranieri;

   i territori del nostro Paese che vivono in modo consistente di turismo, a partire dalla Liguria, dalla Puglia, dalle altre regioni del Sud e dalle isole, rischiano di vedere irrimediabilmente compromesso il proprio tessuto socio-economico;

   il settore turistico merita misure di sostegno adeguate, e queste non possono prescindere dalla disponibilità di collegamenti diretti e veloci per raggiungere agevolmente le località turistiche;

   la possibilità, per una località, di usufruire di un collegamento aereo diretto rappresenta senza dubbio un importante incentivo allo sviluppo del settore turistico di quel territorio;

   è notizia recente che la compagnia aerea Alitalia abbia deciso di sopprimere alcuni collegamenti diretti, come ad esempio il Milano-Brindisi, e in generale di adottare una drastica riduzione di collegamenti;

   l'aeroporto di Brindisi, come anche quello di Genova, rappresentano scali aerei di riferimento per un bacino di utenza molto vasto e si trovano in posizione strategica rispetto ad ampie aree a vocazione turistica;

   sono previsti circa 3 miliardi di euro per la costituzione di una nuova società nel settore del trasporto aereo, che si presume rileverà gli asset di compagnie attualmente in amministrazione straordinaria, ex articolo 79, comma 4-bis, del decreto-legge n. 18 del 2020;

   il nuovo comma 4-ter dell'articolo 79 del decreto-legge n. 18 del 2020 prevede inoltre che, per la prestazione dei servizi pubblici essenziali di rilevanza sociale e di continuità territoriale, le società controllate o partecipate stipulino contratti di servizio con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche subentrando in quelli già stipulati per le medesime finalità;

   lo stanziamento di importanti risorse per il settore del trasporto aereo non deve essere fine a sé stesso, ma funzionale ad un effettivo rilancio economico dell'intero Paese;

   il taglio di collegamenti aerei diretti verso aree a forte vocazione turistica non sembra andare nella direzione giusta –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, considerate le risorse economiche già disponibili, per garantire che i collegamenti aerei verso i territori italiani a vocazione turistica siano immediatamente reintrodotti e garantiti, in quanto essenziali per la sopravvivenza del comparto turistico e per la salvaguardia dei livelli occupazionali del settore del trasporto aereo.
(5-04270)


   MACCANTI, RIXI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da molti mesi a questa parte la rete autostradale italiana è interessata da ispezioni e lavori di manutenzione dei viadotti e delle gallerie, a causa di eventi franosi che si sono susseguiti nel corso del tempo;

   i lavori di manutenzione sono causa di code e rallentamenti su tutta la rete viaria, con pesanti disagi per i cittadini soprattutto nelle ore di punta; il caso della Liguria è emblematico in tal senso: i lavori di manutenzione sulla Autostrada dei Fiori (A10) e sulla Autostrada dei Trafori (A26) sono causa di code giornaliere di oltre 20 chilometri che paralizzano del tutto la viabilità delle aree interessate;

   gravi disagi interessano anche gli altri mezzi di trasporto disponibili, a cominciare da quelli su ferro, specialmente a causa del sovraffollamento dei convogli e della mancanza di regole chiare ed univoche;

   ciascuna regione, nell'ambito delle proprie prerogative, ha fissato specifiche regole per quanto concerne il distanziamento fisico tra un sedile e l'altro sui mezzi di trasporto pubblico (treni o bus) per prevenire il contagio da Covid-19; ad esempio, in Veneto, in Friuli-Venezia Giulia, in Emilia-Romagna e in Liguria non sussiste alcuna distanza minima tra i viaggiatori, essendo sufficiente indossare la mascherina, laddove in Piemonte e in Lombardia vige l'obbligo di occupare i posti in modo sfalsato sui mezzi, così da garantire una distanza minima sulla carrozza o sul bus;

   la mancanza di regole chiare e omogenee su tutto il territorio nazionale ingenera confusione e disagi, tanto per i cittadini quanto per gli addetti al controllo, nell'ipotesi di collegamenti tra due o più regioni nelle quali vigano regole diverse, così esponendo gli stessi utenti al rischio di incorrere in sanzioni;

   con l'avvento della stagione estiva e l'incremento dei flussi provenienti dalle regioni interne e diretti verso le località di mare, tale situazione di disagio si acuisce: non a caso, nello scorso fine settimana, molti cittadini piemontesi e lombardi di ritorno dalla Liguria sono stati costretti a trasbordare in un altro convoglio ferroviario per ridurre l'assembramento –:

   se quali iniziative competenza intenda attivare affinché siano risolti una volta per tutte i problemi di viabilità che interessano l'area del Nord-ovest, sia per quanto concerne la rete autostradale che per quanto concerne quella ferroviaria.
(5-04271)


   GARIGLIO, ORLANDO, ANDREA ROMANO, BRUNO BOSSIO e CANTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sabato 27 giugno 2020 la nave Container Jps Levante, battente bandiera di Antigua & Barbuda, attracca al porto di La Spezia presso il terminal Lsct, per effettuare le operazioni portuali di carico e scarico di container;

   si apprende dai media che, nel corso di tale operazione, due operai marittimi, privi delle dotazioni di sicurezza sul lavoro, stavano effettuando alcuni interventi sospesi nel vuoto appoggiati ad un vecchio bilanciere, agganciato ad un bigo di bordo; contemporaneamente un'altra gru operava da terra sulla stessa nave;

   rispetto a tale vicenda le organizzazioni sindacali hanno chiesto una convocazione urgente del Comitato di igiene e sicurezza per chiarire quanto è avvenuto: «È intollerabile – hanno dichiarato – in un porto come il nostro assistere a scene di questo tipo. La vita dei marittimi vale quanto quella di ogni altro lavoratore e non è pensabile che venga chiesto loro di metterla a repentaglio, per di più per effettuare operazioni che non gli competono, come probabilmente stava avvenendo. Le operazioni portuali devono essere svolte dai portuali, formati ed organizzati per compierle in sicurezza. Non lasceremo che gli armatori scardinino il sistema di regole che ha consentito lo sviluppo degli scali italiani ricorrendo all'autoproduzione. La sicurezza dei lavoratori viene prima dei profitti»;

   anche per promuovere lo svolgimento delle operazioni portuali in piena sicurezza e legalità le segreterie nazionali dei sindacati dei trasporti hanno proceduto alla proclamazione di uno sciopero di 24 ore per il 24 luglio 2020;

   qualora venissero confermati gli eventi sopracitati sarebbero di una gravità inaudita, effettuati in evidente violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e in contrasto con la legge n. 84 del 94, con il decreto ministeriale n. 585 del 1995 e con il regolamento (UE) 2017/352 entrato in vigore in Italia dal 27 marzo 2019 –:

   se sia conoscenza dei fatti espressi in premessa e se conseguentemente siano state avviate iniziative, per quanto di competenza, per accertare se l'intervento sia stato effettuato in autoproduzione (quindi autorizzato dall'autorità portuale, previo controllo della posizione dei due operai marittimi coinvolti e dopo aver verificato l'idoneità e la sicurezza dei macchinari autorizzati) e per individuare le responsabilità dell'accaduto.
(5-04272)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Aero Club d'Italia (AeCI) è un ente di diritto pubblico, sottoposto alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero della difesa, del Ministero dell'economia e delle finanze, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell'interno. L'Aero Club d'Italia, in quanto esercita attività sportiva, è per gli sport aeronautici l'unica Federazione del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), ai sensi dell'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1986, n. 157, nonché del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242. A partire dal mese di febbraio 2018 è stata sotto gestione commissariale a seguito dei contenziosi instaurati dall'ex presidente in carica e conseguentemente non si sono tenute le elezioni per la nomina delle nuove cariche sociali. Scaduti i termini del più recente commissariamento, dai primi giorni di ottobre 2019, AeCi è senza un legale rappresentante e versa in una critica situazione gestionale;

   è noto all'interrogante che le priorità dell'ente sono tante, visti i notevoli impatti in campo industriale, culturale e sportivo:

    adeguamento al regolamento europeo 1139-2018 per ciò che attiene ai nuovi velivoli ultraleggeri;

    necessità di aggiornare vari dispositivi tecnici operativi inerenti alle manifestazioni aeree nazionali (OPV 19), di pertinenza esclusiva dell'AeCi (legge 29 maggio 1954 n. 340), proporre le modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 133 del 2010 che regolamenta il mondo del volo da diporto o sportivo;

    per la sicurezza del volo, si ricordi, che sul territorio italiano, vi sono oltre 12.000 velivoli «ultraleggeri», oltre ai traffici europei di pari categoria;

   da ultimo, un adeguamento statutario a nuove forme di aggregazione che implementino il numero di enti federati, protezione delle attività aeroscolastiche, allineamento alle disposizioni del Coni;

   l'attuale emergenza da COVID-19 e le necessarie limitazioni operative che hanno interessato anche il settore del trasporto aereo hanno reso ancor più critica la situazione di AeCi, che attualmente non in è grado di espletare le sue attività di promozione e supporto all'aviazione civile non commerciale. Mentre scuole di volo, costruttori, manutentori, servizi, aeroclub che ruotano intorno al comparto stanno, in questi giorni, drammaticamente collassando –:

   quali iniziative intenda porre in essere affinché l'Ente sia al riparo da condizioni che possano ulteriormente compromettere la sua funzione nel mondo degli sport aeronautici e del volo non commerciale diportistico, con il suo importante indotto sia di natura economica che industriale e di verifica e promozione della sicurezza del volo.
(5-04273)


   SILVESTRONI, MONTARULI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   tutti gli italiani hanno subito le conseguenze negative dell'emergenza coronavirus sia in termini economici che sociali; molte famiglie, in questi giorni d'inizio estate, hanno iniziato a spostarsi e frequentare le mete turistiche: un piccolo segnale positivo per la ripresa delle attività economiche;

   il traffico veicolare di questi giorni ha generato flussi intensi verso le località turistiche, lunghe code e forti disagi per gli automobilisti;

   le prime code da bollino nero hanno registrato diverse ore di attesa, facendo desistere molti cittadini dal raggiungere le località mete delle loro gite o vacanze, andando ulteriormente ad incidere negativamente sulle attività economiche degli imprenditori del turismo, settore già in crisi;

   tra le località più penalizzate vi sono i territori della regione Liguria, raggiungibili attraverso le reti autostradali A10 e A26, dove determinanti nel compromettere il flusso veicolare sono stati i numerosi cantieri e le ispezioni per la messa in sicurezza delle gallerie, che hanno rallentato pesantemente la circolazione: «Sei chilometri di coda sulla A10 Rapallo e Recco» (da Il Sole 24 ore); non esenti da problemi anche la A27 e la A4;

   l'ente concessionario dell'infrastruttura, Autostrade per l'Italia, si dichiara, in una nota stampa, dispiaciuto per l'inconveniente arrecato agli automobilisti;

   il piano manutenzioni di Autostrade per l'Italia ha procurato e continua a procurare ingenti danni all'economia locale delle mete turistiche, tant'è che alcune amministrazioni locali, tra cui quella di Rapallo, intendono procedere pervie legali;

   si rende necessario procedere ad una revisione del piano di lavori di manutenzione in corso nelle autostrade che sia compatibile con la messa in sicurezza della rete, ma anche con il diritto alla mobilità ed alla libertà di impresa;

   tale revisione risulta indispensabile anche alla luce delle notevoli difficoltà che si riscontrano nel raggiungere le predette mete attraverso l'utilizzo di mezzi pubblici, non sempre rapidi ed efficienti –:

   quali iniziative intenda adottare per assicurare il ripristino della viabilità alla luce di quanto evidenziato in premessa.
(5-04274)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i residenti delle valli Stura, Orba e Leira sono da tempo letteralmente intrappolati dai notevoli disagi dovuti alle difficoltà sia stradali che ferroviarie che interessano la zona;

   in particolare, la situazione della viabilità sulla strada statale SS45 si è fatta sempre più grave, con le frane in zona Gnocchetto che, in occasione di allerta meteorologico portano spesso della chiusura della strada;

   inoltre, la viabilità dell'autostrada A26 si è fatta sempre più complessa per problemi alle gallerie, ai viadotti e per le frane e i relativi interventi strutturali urgenti e la prolungata chiusura al traffico del casello di Masone, a causa della frana che insiste proprio sulla rampa di accesso all'autostrada A26;

   vi sono disagi sulla linea ferroviaria Genova-Ovada-Acqui Terme la cui offerta già limitata nel corso dell'emergenza COVID-19 verrà ulteriormente limitata nei mesi luglio-agosto e settembre a sole 7 coppie di treni con intervallo tra un servizio ed un altro anche di 7 ore;

   inoltre, dal 24 luglio al 10 settembre sono previsti lavori sulla linea ferroviaria Genova-Milano-Torino per il terzo valico (previsto nel 2023), a causa dei quali i treni merci saranno spostati sulla linea Acqui-Genova, sacrificando su questa linea i treni passeggeri con una sensibile riduzione dell'offerta di Trenitalia;

   dal 3 agosto al 31 agosto è previsto un intervento di adeguamento antisismico del ponte ferroviario di Visone con rimozione del binario per 70 metri e intervento dall'alto per consolidamento del ponte. Tale intervento è possibile solo con l'interruzione totale nel tratto interessato e, durante i lavori, il treno si attesterà a Prasco e la tratta Prasco-Acqui Terme sarà effettuata con bus sostitutivi;

   tutto ciò ha portato ad un pesante aggravio delle condizioni di vita della popolazione e dei pendolari che hanno visto raddoppiare i tempi di percorrenza;

   in questo quadro sarebbe possibile avanzare delle «soluzioni-tampone» al fine di attenuare i disagi degli utenti. Si potrebbe, per esempio, aumentare il numero dei treni passeggeri per arrivare ad una sospensione minore tra un treno e l'altro, permettendo ai pendolari di andare e tornare da lavoro in tempi accettabili, agevolare la mobilità turistica e permettere all'utenza del servizio sanitario nazionale, il cui Cup Liguria riaprirà a fine giugno, di raggiungere i presidi medici;

   altra soluzione sarebbe rappresentata dall'aggiunta di ulteriori bus Trenitalia, rispetto a quelli al momento previsti e sarebbe, infine, opportuno prevedere che l'abbonamento ferroviario mensile ed annuale sulla tratta Acqui Terme-Genova fosse valido anche sulla tratta Novi Ligure-Genova –:

   se non ritenga che, a fronte della situazione al momento presente nella regione Liguria, anche e soprattutto per il periodo estivo, le soluzioni riportate in premessa possano essere messe in atto con assoluta priorità.
(5-04264)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la circolazione stradale della Liguria sta attraversando un periodo di gravissima criticità;

   i controlli e le manutenzioni delle gallerie sull'intera tratta autostradale creano continui intasamenti e blocchi del traffico, sia lungo le autostrade che sulle strade statali, su cui si riversa inevitabilmente una parte di veicoli;

   molti sono gli appelli inviati al Ministro interrogato dal presidente della regione e dalle associazioni di categoria;

   questo congestionamento del traffico sta, infatti, creando gravissimi danni sia ai settori produttivi, i porti in primis, che al turismo, già molto compromesso a seguito dell'emergenza sanitaria, oltre che a tutti i cittadini liguri;

   alla generale difficile situazione di traffico delle autostrade si aggiungono, nel territorio della Spezia, le conseguenze del crollo del ponte di Albiano Magra sulla strada provinciale 70;

   nonostante la provincia della Spezia, al fine di agevolare lo scorrimento della circolazione, sia intervenuta prontamente su una delle arterie critiche dell'area, realizzando in 30 giorni il by-pass sulla strada provinciale 31 della Ripa, ora perfettamente percorribile, questo intervento straordinario non è stato purtroppo sufficiente a risolvere la problematica;

   Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Anas, a oltre due mesi di distanza dal crollo del ponte di Albiano, non si sono ancora attivati per risolvere il problema del traffico locale; nonostante l'urgenza di un intervento, nemmeno una pietra è ancora stata spostata;

   i cittadini che abitano nelle zone interessate, per raggiungere sia il comune capoluogo che la limitrofa area della Lunigiana, devono utilizzare ora strade non abituali, paralizzando così il traffico ordinario. Tra l'altro, sono costretti a percorrere brevi tratte autostradali sull'Autostrada A12 e sul tratto locale della AutoCisa, andando a generare ulteriori intasamenti delle strade a pedaggio, oltre a subire un aumento dei costi e dei tempi di percorrenza per gli spostamenti;

   è necessario perciò che il Ministro interrogato intervenga sulla viabilità delle autostrade della Liguria, individuando con i concessionari tutte le possibili soluzioni che attenuino gli attuali gravi disagi, e che imponga inoltre ad Anas l'immediato ripristino del collegamento stradale di Albiano Magra;

   in attesa del ritorno alla normalità viaria, è altresì doveroso accordare l'esenzione dai pedaggi autostradali per chi è obbligato a transitare sulle autostrade liguri a corsia unica di marcia e in condizioni di traffico precarie. Pare del tutto iniquo far sostenere il costo del servizio a soggetti che sono obbligati a percorre le strade a pedaggio e, oltretutto, non ne ottengono alcun vantaggio in termini temporali;

   l'intervento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è imprescindibile, poiché le disposizioni – che diverranno poi vincolanti per i concessionari – possono essere emanate solo dal Ministro interrogato e da Anas –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare per ripristinare una viabilità regolare sulle tratte autostradali e stradali liguri, compresa la provincia spezzina che è stata gravemente danneggiata dal crollo del viadotto Albiano Magra, e per garantire agli utenti che transitano sulle autostrade liguri e dell'AutoCisa l'esenzione dal pagamento dei pedaggi sino al completo ripristino della viabilità locale.
(4-06153)


   MOLTENI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli uffici delle motorizzazioni civili di tutta Italia soffrono da tempo una gravissima mancanza di personale, nel senso che il numero di funzionari per l'espletamento delle pratiche cui gli uffici sono preposti (patenti, revisioni, rinnovi, collaudi) non è sufficiente a coprire le richieste che provengono dal territorio e dalle autoscuole; su tale situazione di disagio – già ampiamente e ripetutamente significata al Ministro interrogato in numerosi atti parlamentari – si è innestato il fermo delle attività a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   il caso di Como è emblematico: alla fine di maggio 2020 qui i fogli rosa attivi (candidati che hanno superato l'esame di teoria e sono in attesa di sostenere l'esame di guida) sono circa 3.000 e le sedute di esami di guida assegnate alle scuole guida in base ai fogli rosa attivi e alle disponibilità degli esaminatori è del 16 per cento (se un'autoscuola ha 100 allievi pronti per fare l'esame di guida solo in 16 saranno prescelti per conseguire l'esame per il rilascio della patente di guida);

   dall'inizio del 2018 alla fine del 2019 i tempi medi di attesa in Lombardia sono passati da 2 a 4/5 mesi (in media) per gli esami di guida e fino a 6 mesi per l'emissione del duplicato della patente o per la revisione dei mezzi;

   nel 2019 in Lombardia sono stati effettuati circa 24.600 esami, la maggior parte dei quali effettuata fuori dal normale orario di lavoro (e quindi in straordinario, secondo la modalità cosiddetta delle «sedute in conto privato», a carico delle scuole guida), sulla base della disponibilità concessa dagli stessi esaminatori; considerata l'età media degli esaminatori (58 anni) e il rischio di contagio, è prevedibile che molti esaminatori si rifiuteranno di dare nuovamente la loro disponibilità oltre il normale orario di lavoro;

   nei mesi precedenti al diffondersi dell'epidemia, per sopperire alle descritte carenze di organico degli uffici delle motorizzazioni, si è operato attingendo al personale degli uffici delle motorizzazioni delle province confinanti; tale soluzione appare del tutto impraticabile all'indomani dell'emergenza sanitaria;

   i protocolli per la sicurezza, adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per quanto concerne lo svolgimento degli esami di guida durante la cosiddetta «fase 2» dell'emergenza sanitaria, renderanno sicuramente più lente le operazioni degli esaminatori con conseguenti e ulteriori ritardi per le autoscuole e per gli utenti finali;

   i ritardi accumulatisi nell'evasione delle pratiche presso gli uffici delle motorizzazioni civili si riflettono sulle autoscuole, le quali sono state già pesantemente colpite dalla sospensione delle attività dovuta al Covid-19 e hanno pertanto necessità di lavorare il numero più elevato possibile di pratiche per compensare i mancati introiti patiti nel periodo di chiusura forzata –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, con la massima sollecitudine, per porre fine ai disagi che interessano i cittadini, soprattutto quelli comaschi, che intendono usufruire dei servizi della Motorizzazione civile la cui erogazione è eccessivamente lenta o tardiva, a causa della cronica carenza di organico che affligge gli uffici della Motorizzazione medesima.
(4-06155)


   ZANICHELLI e SPADONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   situato nella fascia pedemontana tra le province di Modena e Reggio Emilia, il distretto ceramico è uno dei principali poli produttivi mondiali per la produzione di piastrelle in ceramica. Il comune di Casalgrande (Reggio Emilia) e il comune di Sassuolo (Modena), epicentro del distretto, sono fra loro collegati con due ponti che attraversano il fiume Secchia. Il ponte più recente è quello posto a nord, più distante dai centri, concepito esclusivamente per traffico commerciale, ed è privo completamente di attraversamento pedonale e ciclabile; quello storico, collega la Frazione di Veggia con Sassuolo;

   nel 2011, venne inaugurata una nuova passerella ciclopedonale, per collegare due percorsi naturalistici, posti sulle due opposte sponde, realizzata a sud del ponte in questione, più difficile da raggiungere per gli spostamenti quotidiani, concepita, per ammissione stessa di alcuni amministratori del tempo, per uso sportivo della bicicletta e per gli amanti delle passeggiate in luoghi naturali e pertanto non considerabile come risposta alle esigenze di mobilità richiamate negli anni da tanti cittadini;

   il Ponte vecchio di Veggia è stato, recentemente, oggetto di diverse perizie tecniche atte alla verifica dello stato di solidità, grazie alle segnalazioni di tanti cittadini che avevano notato crepe e sgretolamenti nella struttura;

   con la prima perizia fatta ad inizio 2017, alla presenza di tecnici di Sgp di Sassuolo, del comune di Casalgrande e della provincia di Modena, nonostante l'evidenza di sgretolamenti e crepe, si giunse alla conclusione che non vi era motivo di particolare preoccupazione in quanto non erano emersi problemi di natura statica del manufatto;

   in accordo i comuni di Casalgrande e Sassuolo, comproprietari del ponte, ritennero comunque necessario prevedere un intervento di manutenzione ordinaria dal costo di 300.000 euro;

   alla fine dello scorso anno, si è stabilita la necessità di eseguire ulteriori indagini tecniche, le cui conclusioni, molto differenti dalla precedente, hanno evidenziato il bisogno di un intervento molto più importante, per la messa in sicurezza del ponte, con un costo che varia da 1,5 milioni di euro, fino a 8 milioni a seconda della soluzione da intraprendere;

   i comuni di Casalgrande e Sassuolo, come dichiarato dai loro rispettivi sindaci, non sono in grado di far fronte da soli a questo nuovo e più oneroso investimento. In particolare a Casalgrande, l'amministrazione è stata più volte sollecitata a promuovere la progettazione e la realizzazione di un ciclopedonale agganciato al vecchio Ponte di Veggia, approfittando anche dei cantieri che dovranno essere allestiti per eseguire gli interventi di manutenzione e consolidamento del ponte, in modo da ridurre i costi complessivi;

   a seguito dell'ultima perizia tecnica, in forma precauzionale si è deciso di vietare il transito sul ponte a tutti i mezzi pesanti, compresi gli autobus di linea e per il trasporto scolastico, con conseguenze che, in particolare con la riapertura prossima delle scuole, si ripercuoteranno in modo preoccupante sulla viabilità già pesantemente congestionata –:

   se ritenga di assumere iniziative a sostegno dei comuni di Casalgrande e Sassuolo, comproprietari del vecchio Ponte di Veggia, che non sono in grado di sostenere, con le loro esigue risorse, i costi per gli interventi di messa in sicurezza e consolidamento, necessari per la messa in sicurezza della struttura in questione;

   quali iniziative di competenza intenda assumere, visto il contesto urbano densamente produttivo, in cui è evidente la mancanza di un collegamento ciclopedonale adeguato fra le due sponde del fiume Secchia all'altezza della Frazione di Veggia (Casalgrande) e la città di Sassuolo, al fine di favorire la realizzazione di un'istanza territoriale che, oltre al valore ecologico, risponderebbe ad esigenze di circolazione in condizioni di sicurezza.
(4-06175)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO e VILLANI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   la App per il contact tracing, cosiddetta «Immuni», disponibile gratuitamente da metà giugno 2020 su tutto il territorio nazionale, è stata scaricata da circa 2 milioni 780 mila cittadini; è necessario che buona parte della popolazione l'abbia installata sul proprio smartphone, poiché per poter funzionare davvero come argine di contenimento per il virus è altresì importante che tale applicazione possa essere scaricata da tutti affinché si possano ricostruire tutti i contatti avuti con coloro che sono risultati positivi al test – che è in forma completamente anonima – in modo che le autorità sanitarie possano rintracciare e avvertire, attraverso delle notifiche, chi è a rischio di contagio da Covid-19;

   la diffusione massiccia dell'App Immuni, fondamentale per la sua efficacia, è però messa a rischio dal fatto che non è compatibile con tutti i dispositivi cellulari e questo è verosimilmente dovuto all'elevato standard di sicurezza richiesto, non realizzabile tecnicamente sui dispositivi più vecchi, e molti utenti con smartphone neanche tanto datati resteranno esclusi da questo sistema che dovrebbe fare dell'inclusività la sua forza;

   risulta che l'App Immuni, disponibile gratuitamente negli store di Apple e Google, che serve agli utenti di telefoni cellulari per ricevere notifica di eventuali esposizioni al Covid-19, lascerà fuori migliaia di persone per un problema di compatibilità che gli sviluppatori di «Immuni» fanno sapere di non poter risolvere e, dal sito ufficiale della App Immuni, si apprende che non tutti gli smartphone saranno supportati se non rispetteranno i requisiti relativi al sistema operativo e, tuttavia, senza un cellulare compatibile a molti utenti non sarà consentito l'accesso a causa di alcuni limiti tecnici;

   a parere degli interroganti, è necessario che l'applicazione sia accessibile a tutti e su tutti gli smartphone, affinché si possa avere una reale diffusione di massa, ma purtroppo sono molti gli utenti che lamentano la non funzionalità dell'App Immuni sui propri smartphone, quali Huawei, Honor e alcuni modelli di iPhone anteriori al 2015 che sostanzialmente non supportano tale versione di sistema operativo; chi possiede un modello di cellulare meno evoluto o con versioni meno aggiornate è impossibilitato all'installazione dell'app e dunque escluso dalla funzione protettiva svolta dall'applicazione –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per la platea di utenti esclusi dall'App Immuni poiché in possesso di uno smartphone o altro dispositivo con versioni del sistema operativo obsolete o non aggiornate, al fine di garantire l'inclusione di tutti coloro che desiderano scaricare l'applicazione tecnologica, creata con funzione protettiva per contenere o arginare, attraverso la tracciabilità, gli eventuali contagi da Covid-19.
(4-06160)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARINO, PERANTONI, CABRAS, DEIANA, CADEDDU, BARBUTO, ALBERTO MANCA e TERMINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2020, all'interno del golfo di Olbia, un incendio partito dalla stiva di prua del traghetto Cruise Bonaria della compagnia Grimaldi Lines, in navigazione da Livorno verso il porto gallurese, ha messo a rischio la sicurezza dei 155 passeggeri e dei 70 membri dell'equipaggio. Per trarre in salvo passeggeri ed equipaggio e domare l'incendio sono intervenuti i vigili del fuoco di Olbia e di Arzachena con l'ausilio della capitaneria di porto e dei rimorchiatori presenti nel porto;

   quanto successo, ampiamente riportato da numerose fonti di stampa, mette in luce l'inadeguatezza dei sistemi di sicurezza all'interno del porto di Olbia, ancora privo di un distaccamento fisso dei vigili del fuoco quale presidio di sicurezza, vigilanza e prevenzione. Gli incidenti, come quello oggetto della presente interrogazione, costringono l'impiego delle forze presenti sul territorio che, al contempo, devono garantire la sicurezza e la copertura di un'area decisamente troppo vasta se rapportata all'organico esistente: la caserma dei vigili del fuoco di Olbia è ferma alla categoria SD4 con una dotazione organica di 46 unità;

   al porto di Olbia, indicato anche nei dati di Assoporti come tra i primi cinque porti italiani per traffico passeggeri e in assoluto tra gli scali più importanti nel Mediterraneo, non è ancora presente un distaccamento dei vigili del fuoco a presidio del medesimo. La complessità dei porti come zone ad alto rischio e alle quali è dedicata una specifica legislazione, che affida al Corpo nazionale dei vigili del fuoco la responsabilità del servizio antincendi in ambito portuale, rende indispensabile un adeguamento della classificazione degli scali ai fini della sicurezza antincendio ancora determinato dalla legge del 13 maggio 1940, n. 690 che, nonostante le successive normative in tema di riorganizzazione del sistema portuale, non tiene conto dell'evoluzione socio-economica di alcuni porti d'Italia, tra i quali quello di Olbia;

   va considerato che il Governo, in sede di esame alla Camera del disegno di legge di bilancio per il 2020, ha accolto l'ordine del giorno (9/02305/334) nel quale l'interrogante evidenziava la necessità di istituire un presidio fisso dei vigili del fuoco nel porto di Olbia e per i motivi espressi nel presente atto –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare iniziative volte a dare seguito a quanto stabilito nell'ordine del giorno sopra richiamato, accolto dal Governo, al fine di garantire un distaccamento portuale dei vigili del fuoco di Olbia.
(5-04265)


   MICELI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   «Il Seppellimento dipinta Lucia» – ampio oltre 12 metri quadrati e dalle delicatissime condizioni di conservazione – è un dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio, di inestimabile valore storico, religioso, artistico e culturale, il cui pregio attira ogni anno, nella chiesa di Santa Lucia alla Badia di Siracusa dove è conservato – nonostante il luogo storicamente deputato alla collocazione dell'opera fosse la chiesa di Santa Lucia al sepolcro –, migliaia di visitatori e turisti da tutto il mondo; la proprietà dell'opera è in capo al Fondo Edifici di Culto (Fec);

   il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart), a mezzo del presidente Vittorio Sgarbi, ha manifestato l'interesse ad esporre l'opera per una mostra, da tenersi nell'autunno prossimo, la cui principale attrazione fosse proprio l'opera del Caravaggio e tale volontà sia stata confermata durante una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi a Siracusa alla presenza, dello stesso Sgarbi, dell'assessore comunale Fabio Granata e dell'assessore regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana, Alberto Samonà;

   non è chiaro quale sia la posizione ufficiale del Mart; secondo discordanti notizie, per la concessione dell'opera, il Mart avrebbe offerto 350 mila euro, necessari per le operazioni di trasporto, per un intervento conservativo, per l'installazione di una teca climatizzata ed antieffrazione e per la realizzazione di una copia fedele del dipinto, ma, secondo altre indiscrezioni a mezzo stampa, l'opera necessiterebbe soltanto di piccoli interventi e la teca non sarebbe essenziale;

   in attesa dei pareri della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa e della Arcidiocesi di Siracusa, l'istituto centrale per il restauro (Icr) ha eseguito un primo sopralluogo da cui sarebbe emerso che «il quadro è trasportabile, che gode di uno stato di conservazione che è stato definito “discreto”, ma richiede manutenzione: questa manutenzione si dovrà fare nel laboratorio di restauro di Roma, perché solo lì sono presenti gli strumenti e le professionalità che consentono l'intervento»;

   recentemente, intellettuali, artisti, accademici, esperti d'arte ed esponenti della società civile siciliana hanno manifestato il dissenso allo spostamento a mezzo di una raccolta firme indirizzata ai Ministri interrogati, a causa della fragilità dell'opera «la cui integrità è severamente minacciata» e rilevando che la stessa, «negli ultimi cinquanta anni, è stata oggetto di peregrinazioni, viaggi continui per esposizioni varie, per restauri scientifici e cure manutentive» nel timore che possa, ancora una volta, essere «costretta a viaggiare come fosse una cesta di limoni, in casse e controcasse grandi, poste di traverso all'interno di un tir verosimilmente sprovvisto di climatizzazione adeguata. Il tutto per affrontare migliaia e migliaia di chilometri, su tracciati stradali di ogni genere, tra sobbalzi, vibrazioni e brusche variazioni di temperatura»; i firmatari hanno, inoltre, richiesto «di attivare tutte le iniziative necessarie alla musealizzazione del dipinto nel suo luogo deputato, nella città di Siracusa, vietando ogni forma di spostamento e di prestito». Al fine della definizione della proprietà hanno richiesto che «si metta in atto al più presto quanto previsto dalla Deliberazione del 3 luglio 2017 (n. 8/2017/G) della Corte dei conti»;

   ad avviso dell'interrogante, ferma la bontà della prassi del prestito delle opere d'arte al fine di una maggiore e migliore fruizione delle stesse, deve essere preventivamente e prioritariamente assicurata, con le necessarie garanzie, la salvaguardia dell'opera, scongiurando eventuali, possibili danneggiamenti che ne compromettano irrimediabilmente l'integrità ed il valore –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative urgenti di propria competenza intendano assumere per garantire la tutela dell'opera – se del caso impedendone il prestito e lo spostamento –, l'integrale restauro in loco e la definitiva collocazione presso la chiesa di Santa Lucia al sepolcro di Siracusa.
(5-04267)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'inchiesta pubblicata su «il Tacco d'Italia», l'intero ospedale Vito Fazzi e il Dea, dipartimento dell'emergenza, erogano ossigeno e aria medicale con impianto non a norma, senza certificato antincendio. Con la Scia, senza data e con documentazione errata o inesistente:

   l'impianto, si legge nell'intervista al comandante del comando provinciale dei vigili del fuoco, gestito da Air Liquide, eroga da cinque anni ossigeno e aria medicale senza essere stato collaudato dai vigili del fuoco;

   questo emerge dal documento che la redazione del giornale in cui è pubblicata l'intervista dichiara pubblicamente di aver ricevuto dal comandante stesso il 19 aprile 2020, dopo averlo recapitato al Suap-sportello unico attività produttive del comune di Lecce, al sindaco Salvemini, al direttore generale della Asl Rollo e per conoscenza alla prefetta Cucinotta;

   dal 19 aprile 2020 i diretti responsabili della salute pubblica e dell'ordine pubblico sono stati messi al corrente che l'intero impianto è senza certificazione dei vigili del fuoco;

   non solo, continua l'inchiesta, il tubo che collega il Fazzi col Dea, portando l'ossigeno dall'ospedale principale al nuovo dipartimento dell'emergenza, è stato realizzato senza che ci fosse un progetto approvato con determina o delibera della Asl e si è rotto dopo 15 giorni dalla sua realizzazione;

   quando finalmente è stato riparato e in parte sostituito, i lavori sono stati eseguiti da una ditta priva sia del contratto di subappalto, sia della certificazione Soa, obbligatoria per legge;

   dunque: un impianto con un tubo abusivo, collegato ad una centrale dei gas medicali priva di collaudo dei vigili del fuoco, è stato riparato da una ditta senza certificazione e senza contratto, individuata senza bando pubblico;

   inoltre: per collegare quel tubo abusivo alla centrale senza collaudo, il governatore Emiliano, che non ha delegato ad un assessore la competenza in materia di sanità, ha disposto, con propria ordinanza, di rimuovere dal Dea un serbatoio dell'ossigeno, che faceva parte dell'impianto del dipartimento per l'emergenza perfettamente funzionante e collaudato;

   questa scelta è stata giustificata, in diversi documenti ufficiali con l'emergenza dovuta al Coronavirus ma, da altri documenti protocollati, si evince che la ragione è un'altra;

   collegare il Dea alla centrale del Fazzi (quella senza certificato), ha consentito di evitare un bando pubblico per rifornire il Dea di ossigeno e far sì invece che il Dea, attraverso quel tubo abusivo, fosse rifornito dall'attuale fornitore di ossigeno e aria medicale del Fazzi: la Air Liquide:

   ed era proprio quello che voleva il direttore Rollo, che in una lettera del 6 dicembre 2019, protocollata, esprimeva la volontà di far rifornire il Dea da Air Liquide. Volontà confermata dalla direttrice amministrativa del Fazzi Anna Rita Dell'Anna, in un'altra lettera;

   peccato che, quando è stato realizzato il tubo abusivo e quando è scoppiata l'emergenza, Air Liquide non avesse il contratto perché scaduto il 31 dicembre 2019, prorogato dopo 78 giorni dalla scadenza;

   con il contratto di Air Liquide era scaduto anche quello della subappaltatrice IGS a cui negli ultimi cinque anni sono stati subappaltati vari servizi di manutenzione per un totale di 505.501,8 euro, cifra che supera il tetto di 150 mila euro, oltrepassato il quale è obbligatoria la certificazione di solidità finanziaria SOA, che la IGS non ha;

   in questo modo, «spezzettando» gli affidamenti ad IGS, la normativa della certificazione Soa viene elusa;

   inoltre, la Scia a firma di Rollo, relativa al tubo di collegamento con il Fazzi non riporta il riferimento del progetto approvato nel 2015 (ma ad oggi privo di certificato antincendio), ma ne indica uno del 2018, che non ha a che vedere con l'impianto dell'ossigeno –:

   quali iniziative di competenza intendano attuare i Ministri interrogati affinché venga fatta chiarezza su queste gravi irregolarità più volte denunciate dalla stampa, con particolare riferimento alla questione riguardante la mancata sussistenza delle certificazioni anti-incendio.
(4-06167)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di degrado e di anarchia presente in alcune zone della capitale, emersa dalla recente inchiesta del quotidiano «Il Messaggero» e denunciata da tempo da Fratelli d'Italia, si è estesa in aree ancora più vaste che vanno dalle periferie alle arterie del traffico in pieno centro, tutto ciò a discapito della sicurezza e della salute dei cittadini;

   da via Veneto verso Corso d'Italia è pericoloso accedere al sottovia Ignazio Guidi, dove è stata costruita una baraccopoli protetta da giovani che ne impediscono l'accesso;

   identica situazione di degrado, vale a dire stradone sotterraneo con uscite di sicurezza vietate si verifica nel sottovia Lungotevere in Sassia, che costeggia San Pietro, ora preda di sbandati che vivono in vere e proprie discariche sotterranee;

   da via di Porta Cavalleggeri verso l'uscita di emergenza c'è da rimanere traumatizzati: gradini pieni di rifiuti e bottiglie di birra e in fondo, per terra, persone che dormono. Questi contesti sono privi delle regole fondamentali di sicurezza. Nel caso di incendio o altro, nei due sottovia percorsi ogni giorno da migliaia di auto mentre le vie di fuga sono ostruite da tendopoli e montagne di immondizia, le conseguenze potrebbero essere drammatiche;

   le istituzioni preposte alla sicurezza dei cittadini sembrano non avere consapevolezza non solo del degrado, ma soprattutto dei rischi che si corrono a lasciare quei luoghi in preda a sbandati senza scrupoli;

   non si tratta solo di scempio del decoro; nell'esposto indirizzato a Virginia Raggi e alla prefettura dei vigili del fuoco firmato da Roberta Angelilli dell'esecutivo nazionale di FdI e da Stefano Erbaggi dell'esecutivo di Roma, si evidenzia che: «A parte il malfunzionamento degli impianti di ventilazione e l'assenza di estintori, la situazione più problematica riguarda l'impraticabilità delle uscite di sicurezza»;

   inoltre, «In base alla vigente legislazione il decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011 sono previste severe misure di sicurezza per le gallerie stradali superiori ai 500 metri di lunghezza» –:

   se sia a conoscenza delle situazioni di degrado descritte in premessa e che mettono in pericolo i cittadini e quali urgenti iniziative intenda adottare perché venga ripristinata la sicurezza e l'ordine in questi luoghi.
(4-06168)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Mondragone, in provincia di Caserta, in seguito alla rilevazione di un focolaio da Coronavirus tra i residenti dei palazzi ex Cirio, è stata istituita la cosiddetta «zona rossa» con divieto di ingresso e di uscita dall'area;

   secondo quanto si apprende da notizie di cronaca, il 25 giugno 2020, i residenti di etnia Rom hanno violato l'ordine di quarantena, uscendo in gruppo nelle strade e inscenando una protesta contro le restrizioni;

   le forze dell'ordine non sono potute intervenire, a causa della mancanza di mezzi e uomini da poter schierare, per evitare che la zona rossa venisse violata e, di conseguenza, che venisse messa in pericolo la salute pubblica di tutti i residenti di Mondragone;

   la protesta organizzata dai residenti di etnia Rom è durata a lungo e, sempre secondo le notizie riportate dai giornali, si è portata fin sotto il Municipio, dove soltanto dopo una lunga trattativa si è riusciti a far rientrare i suddetti nelle proprie abitazioni;

   la plateale violazione delle norme sanitarie ha innescato una reazione a catena tra gli altri residenti del comune di Mondragone che, spaventati da possibili conseguenze per la diffusione del virus e indispettiti dalla plateale violazione di quelle stesse regole che tutti hanno dovuto rispettare durante il periodo emergenziale, sono a loro volta scesi in strada per protestare;

   l'immagine che emerge dai fatti descritti è quella di uno Stato che non riesce a controllare il territorio e a far rispettare la legge;

   già in una precedente interrogazione, rimasta senza risposta, il sottoscritto aveva denunciato il differente trattamento riservato ai cittadini stranieri o extracomunitari, quasi sempre presenti sul territorio italiano in maniera irregolare, ai quali veniva in sostanza concesso di violare le restrizioni imposte durante la fase del cosiddetto lockdown e per i quali non si registravano interventi per far cessare immediatamente comportamenti illegittimi;

   a molti onesti cittadini, durante la fase emergenziale, sono state elevate sanzioni molto dure ad ogni minima violazione delle misure restrittive emanate, a volte anche quando la violazione era palesemente frutto di una errata interpretazione in buona fede;

   il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, dopo essersi messo in mostra in quelli che l'interrogante giudica show quotidiani sui media, aver minacciato di andare a sciogliere gli assembramenti con il lanciafiamme, ordinato inutili e costose manifestazioni di forza costringendo le forze dell'ordine ad intervenire con l'elicottero anche nel caso di un anziano che pescava su una, scogliera, di fronte a quanto avvenuto a Mondragone non ha avuto altre iniziative se non quella di chiedere il soccorso del Governo, lo stesso Governo che fino a ieri aveva insultato e accusato di incapacità nella gestione della crisi epidemiologica;

   l'impressione che questa diversità di trattamento genera nei cittadini, ad avviso dell'interrogante è quella di istituzioni forti con i deboli e deboli con i prepotenti –:

   se, in relazione a quanto esposto in premessa, il Governo intenda fornire elementi in maniera dettagliata in merito alle suddette vicende, chiarendo, in particolare, se gli autori delle violazioni siano stati identificati e se siano state elevate sanzioni.
(4-06170)


   DURIGON, ZICCHIERI e GERARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 giugno 2020 ha rassegnato le proprie dimissioni Alessio Lessio, assessore all'ambiente del comune di Latina. Le dimissioni sembrerebbero originare sostanzialmente dalle indebite pressioni esercitate sull'assessore da parte di alcuni consiglieri comunali appartenenti alla maggioranza consiliare per ottenere vantaggi personali;

   Latina è un comune italiano di 126.746 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia nel Lazio nonché la seconda città laziale per numero di abitanti, preceduta soltanto da Roma;

   l'amministratore ha rilasciato, il 18 giugno 2020, un'intervista alla testata online «il Caffè.tv» nella quale ha affermato di essere stato vittima di illegittime richieste volte ad ottenere – durante il periodo di sospensione delle attività a seguito della quarantena – la sistemazione prioritaria del verde pubblico nei quartieri abitati dai rappresentanti della maggioranza, sotto la costante minaccia che in caso contrario i consiglieri medesimi avrebbero fatto mancare il loro sostegno alla maggioranza in consiglio comunale;

   l'assessore Lessio ha inoltre affermato di essere stato oggetto di «imboscate squadriste» subite «nel mio ufficio e dentro luoghi istituzionali», nonché di promesse di vantaggi personali nel caso lo stesso avesse orientato le scelte dell'amministrazione verso la riapertura della discarica di Borgo Montello;

   le gravi affermazioni dell'assessore Lessio – ove comprovate – dimostrerebbero una condotta impropria e familistica nella gestione della città da parte di alcuni esponenti della maggioranza gettando un'ombra sull'intera amministrazione cittadina;

   le parole dell'amministratore hanno destato l'indignazione generale della comunità cittadina che ha subito denunciato il proprio sdegno anche tramite i social network;

   non risulta agli interroganti che il sindaco abbia ancora posto in essere le doverose attività di verifica di quanto dichiarato dal suo ex assessore circa le minacce ricevute;

   considerato che si riscontrano evidenti violazioni del decreto legislativo n. 267 del 2000, a parere degli interroganti, a fronte della situazione appena descritta, la mancata attivazione dell'amministrazione in presenza di quanto dichiarato dall'assessore Lessio, si potrebbe tradurre in un caso di inadempienza da parte del comune di Latina –:

   quali urgenti iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro intenda porre in essere con riguardo all'amministrazione comunale di Latina, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 141 del TUEL.
(4-06171)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRATE, VIZZINI, TRANO, BENEDETTI, ANGIOLA, APRILE e FIORAMONTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il parere del Consiglio di Stato, sezione II, n. 3813 dell'11 settembre 2013, ha riconosciuto l'illegittimità del decreto ministeriale n. 62 del 2011 nella parte in cui «non parifica ai docenti abilitati coloro che abbiano conseguito entro l'anno 2001/2002 il diploma magistrale, inserendoli nella III fascia della graduatoria di Istituto e non nella II fascia»;

   sulla base di tale parere, la sesta sezione del Consiglio di Stato, con la sentenza 16 aprile 2015, n. 1973, ha riconosciuto il carattere abilitante del diploma magistrale conseguito prima dell'istituzione della laurea in scienza della formazione, in base all'articolo 53 del regio decreto 6 maggio 1923, n. 1054, in combinato disposto con l'articolo 197, comma 1, del decreto legislativo n. 297 del 1994 e, a fronte dell'abrogazione di quest'ultimo, dell'articolo 15, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 323 del 23 luglio 1998;

   pertanto, il pronunciato carattere abilitante del diploma magistrale ha consentito una ricostruzione ex post della posizione dei docenti interessati, non dissimile da quella degli insegnanti a suo tempo inseriti nelle graduatorie permanenti e, all'atto della trasformazione delle stesse, nelle graduatorie ad esaurimento;

   tuttavia, il Consiglio di Stato in adunanza plenaria, con la sentenza n. 11 del 20 dicembre 2017, con enunciazione opposta e contraria, ha affermato che il solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002, non costituisce titolo sufficiente per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente. Orientamento, questo, confermato e ribadito dall'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con due sentenze gemelle, nn. 4 e 5 del 2019. Di conseguenza, oltre 3 mila docenti già di ruolo con riserva sono stati «depennati» dalle graduatorie e hanno perso il ruolo con la trasformazione del contratto a tempo indeterminato in supplenza fino al 30 giugno 2020, in forza di quanto disposto dal decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126;

   si fa altresì presente che il requisito delle due annualità di servizio prestato presso le sole scuole statali, come richiesto dal decreto-legge n. 87 del 2018 («Decreto Dignità»), ha determinato l'esclusione ulteriore di questi docenti i quali – benché in ruolo con l'anno di prova superato o in corso (decreto ministeriale n. 850 del 2015, articolo 14) e pur avendo maturato annualità di servizio nelle scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge n. 62 del 10 marzo 2000 – non hanno potuto partecipare alle procedure concorsuali;

   per tali docenti si prospetta, ad oggi, soltanto il licenziamento. Un vero dramma che stravolge la vita di migliaia di insegnanti che hanno svolto per anni il proprio lavoro e che oggi si vedono espulsi dal ciclo scolastico e – questo il sentire diffuso – abbandonati da quello Stato cui hanno dedicato la loro formazione e professionalità;

   meritano menzione, inoltre, la recente sentenza del tribunale di Pavia – con cui è stata disposta la reintegrazione nel posto di lavoro di una docente con diploma magistrale licenziata – e la recente ordinanza cautelare del Consiglio di Stato sulla questione del diritto all'inserimento nelle graduatorie dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante, «depennati» dalle graduatorie ad esaurimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e quali iniziative intenda assumere al riguardo per quanto di competenza.
(5-04278)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   dalla lettura dell'intervista a Giuseppe Durante, navigator campano, pubblicata il 29 giugno 2020 sul quotidiano Repubblica, si è appreso che egli ha percepito, oltre allo stipendio, in quanto titolare di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), per i mesi di marzo ed aprile 2020, anche l'indennità di 600 euro;

   lo considera un risarcimento parziale, perché alla fine lavorerà 17 mesi e non 21 e nel periodo del lockdown non gli sono stati versati 300 euro di trasferte;

   l'interpellante immagina si tratti di una evidente svista normativa;

   all''interpellante pare del tutto incongruo riconoscere tale indennità a chi, assunto solo nell'estate 2019, percepisce già uno stipendio di 27.339 euro lordi all'anno;

   il rimborso per le trasferte, infatti, non è certamente un reddito, ma il rimborso appunto di una spesa sostenuta –:

   se quanto esposto nell'articolo corrisponda al vero;

   quanti navigator abbiano avanzato la domanda dell'indennità per l'emergenza Covid-19 di 600 euro e con quale costo complessivo per lo Stato;

   se il Governo intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, per evitare il ripetersi questa apparente locupletazione.
(2-00845) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si prevede una stagione autunnale drammatica sul fronte occupazione, a Belluno e nella sua provincia, per l'alto rischio di licenziamenti. Ciò soprattutto rispetto al settore trainante dell'economia del territorio, che è l'industria degli occhiali;

   adesso le imprese stanno usufruendo della cassa integrazione e reclamano la necessità di ammortizzatori sociali fino alla fine dell'anno;

   con il venir meno della domanda di acquisto internazionale, in particolare, dagli Stati Uniti, è stato inferto un duro colpo a quelle aziende legate all'export. Basti pensare che la domanda dall'estero vale il 90 per cento del fatturato del settore;

   al riguardo, anche la difficoltà di affrontare viaggi, a causa dell'emergenza epidemiologica, presso i clienti esteri ha aumentato le difficoltà. A titolo di esempio, se prima ci si poteva spostare dalla Cina al Giappone in tre giorni per visitare i clienti, adesso con gli obblighi di quarantena questi viaggi sono diventati improponibili per i tempi che richiedono;

   si tratta di un periodo, dunque, difficile e delicato per questo comparto che fa temere che, con la scadenza della cassa integrazione, potrebbero essere sacrificati molti posti di lavoro;

   pertanto, sono necessari dei provvedimenti a sostegno del settore degli occhiali, la cui produzione sul territorio nazionale è concentrata soprattutto nel bellunese. Sul punto, si ritiene essenziale anche un aumento della detrazione fiscale per le spese sostenute per l'acquisto di occhiali da vista, dispositivo fondamentale per la salute dei cittadini –:

   se e quali iniziative intendano adottare per tutelare i livelli occupazionali del settore dell'occhialeria, anche prevedendo l'utilizzo di ammortizzatori sociali fino alla fine dell'anno; se e quali iniziative intendano porre in essere per rilanciare il comparto in questione e far ripartire la domanda di acquisto, anche provvedendo ad un aumento della detrazione fiscale per le spese sostenute per l'acquisto di occhiali da vista.
(5-04262)


   MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-03824 gli interroganti, richiamando l'attenzione del Governo sulle criticità in merito agli ammortizzatori sociali con causale COVID-19, promessi dal Governo e non pervenuti ai beneficiari, ponevano l'accento sulla polemica scoppiata in merito all'applicazione dell'articolo 19, comma 6, del decreto-legge «Cura Italia», ed alla richiesta di Fsba (fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato) di preventiva iscrizione e regolarizzazione posizione contributiva ai fini dell'accesso alla prestazione COVID-19;

   ciò, infatti, significa per migliaia di artigiani pagare l'equivalente di 36 mesi di iscrizione, per una cifra che si aggira intorno ai 5 mila euro, al fine di poter beneficiare dell'ammortizzatore sociale con causale COVID-19;

   gli interroganti, già nella predetta occasione, evidenziavano la necessità di buon senso e cioè di considerare i fondi di cui all'articolo 27 del decreto legislativo n. 148 del 2015 un canale già esistente per l'erogazione della prestazione e non già ritenere la norma di cui al decreto «Cura Italia» una strada per aumentare, in maniera subdola e coercitiva, il numero degli iscritti al Fondo;

   in sede di risposta, il Governo precisava che: «il fondo medesimo ha adottato una delibera in data 8 aprile in forza della quale i datori di lavoro artigiani regolari alla data del 23 febbraio 2020 possono pagare il contributo con riferimento al triennio precedente dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2023. La medesima delibera prevede anche che i datori di lavoro artigiani (...) inizieranno a versare quanto dovuto dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2023»;

   di fatto, il Governo in quella sede ha assunto consapevolezza che, nei riguardi degli artigiani, da un lato «dà» – avendo stanziato 80 milioni di euro con relativo trasferimento ai rispettivi Fondi, e dall'altro «toglie», ben conscio che molti artigiani si ritroveranno a dover sostenere un impegno finanziario ben oltre le proprie possibilità qualora volessero accedere alle prestazioni previste per sostegno alla chiusura dell'attività a causa della pandemia, oltre ad aver introdotto una norma che lede il requisito della volontarietà dell'iscrizione al Fsba –:

   se e quali iniziative di competenza intenda urgentemente adottare con riguardo a quanto esposto in premessa.
(5-04266)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZZARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Aviation Services è una società di handling italiana che opera sugli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino, Napoli, Catania e Bologna dal 1995 e nel 2018 ha assistito circa 85.000 partenze, riportando un fatturato di 73,5 milioni di euro e un utile di 6 milioni di euro;

   a partire dal 5 marzo 2019, Aviation Services effettua attività di assistenza anche a Venezia ai vettori Lufthansa, Swiss, El Al, Turkish e AirDolomiti;

   a causa della sospensione dei collegamenti aerei dovuta all'emergenza sanitaria da Covid-19, il 6 marzo 2020, Aviation Services ha dichiarato 462 esuberi, su oltre 1.700 dipendenti;

   le società di handling aeroportuale sono state escluse dall'ambito soggettivo di applicazione della cassa integrazione a spese dello Stato, disposta dal decreto-legge cosiddetto «Cura Italia», a causa dei differenti codici ateco, dovendo così anticipare i costi non senza difficoltà data l'attuale congiuntura economica assolutamente negativa che ne compromette la liquidità e la stessa continuità aziendale;

   l'azienda aveva già inviato nel mese di marzo 2020 una nota ufficiale al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e ai sindacati, ove preannunciava: «pur nell'oggettiva impossibilità di quantificare con esattezza l'entità della criticità aziendale, in termini di esuberi, atteso che gli effetti dell'emergenza sanitaria sulla cancellazione e sulla riduzione del volato negli scali aeroportuali si presentano come una componente variabile progressiva, voglia considerarsi con dose di prudenziale attendibilità una percentuale non inferiore al 31,8 per cento dell'intero organico aziendale»;

   le difficoltà economiche che sta vivendo Aviation Services hanno costretta la stessa ad avviare la procedura per lo stato di crisi: sono, dunque, a rischio i contratti di 25 dipendenti su 108 a Catania, 175 su 635 a Fiumicino, 27 su 167 a Ciampino, 30 su 103 a Bologna, 21 su 129 a Napoli, 85 su 288 a Venezia e 10 su 23 nella sede centrale –:

   quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda attivare per addivenire a una rapida risoluzione della crisi di impresa che vive Aviation Services, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali della stessa.
(4-06151)


   CENTEMERO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa specialistica del 25 giugno 2020 i vertici del gruppo Cnh Industrial hanno annunciato durante un incontro in videoconferenza con il Ministero dello sviluppo economico una pausa di riflessione sul piano di investimenti, un riesame del piano industriale per l'Italia e degli investimenti già programmati per gli stabilimenti di Brescia e Lecce che occupano all'incirca 2700 dipendenti;

   il 10 marzo 2020 Cnh Industrial aveva annunciato un primo piano di investimenti da 15 milioni di euro e un altro da 70 milioni di dollari dal 2020 al 2024 per portare a Brescia, da Bolzano, la produzione del Daily 4x4 e il via libera all'elettrificazione dei mezzi;

   per le sigle sindacali, «la presa di posizione aziendale è evidentemente molto grave poiché mette in discussione gli impegni presi con l'accordo quadro del 10 marzo e getta un'ombra sul futuro dello stabilimento di Brescia, con 2.000 dipendenti, e dello stabilimento di Lecce, con 700 dipendenti»; esse chiedono, di conseguenza, al Governo l'immediata convocazione di un tavolo di concertazione;

   Cnh Industrial, controllata del gruppo Exor, è un gruppo industriale italo-statunitense, di tipo globale che, attraverso i suoi marchi, progetta, produce e commercializza macchine per l'agricoltura e le costruzioni, veicoli industriali e commerciali, autobus e mezzi speciali, oltre ai relativi motori e trasmissioni e a propulsori per applicazioni marine; è una società di tipo multinazionale, di diritto olandese, con sede legale ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra (Inghilterra). È quotata sia al Nyse che nell'indice Ftse Mib della Borsa di Milano;

   negli stessi giorni il Ministero dell'economia e delle finanze ha autorizzato definitivamente la garanzia pubblica sui prestiti bancari richiesti da Fca Italy a Intesa Sanpaolo e, dopo il parere della Corte dei Conti del 24 giugno 2020, la concessione della garanzia è giunta come previsto dal Ministero, nell'ambito delle procedure stabilite dal «decreto liquidità», ovvero fornita da parte di Sace e copre l'80 per cento dell'importo di 6,3 miliardi di euro richiesto da Fca a Intesa Sanpaolo;

   il Ministro dell'economia e delle finanze ha affermato che trattasi di «un'operazione di sistema con la quale si punta a preservare e rafforzare la filiera automotive italiana e a rilanciare gli investimenti, l'innovazione e l'occupazione in un settore strategico per il futuro economico e industriale del Paese» confermando che «il governo verificherà l'attuazione degli impegni assunti da Fca Italy in questa direzione»;

   tra le condizioni per l'accesso al credito previste nel «decreto-liquidità» – si rammenta – figura l'impegno a «gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali» e l'utilizzo del denaro per sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi localizzati in Italia, ai quali Fca dovrà attenersi per ottenere la garanzia statale sul prestito;

   è indubbio, quindi, che una riduzione del personale di questa entità vanificherebbe completamente il senso dell'erogazione del prestito concesso a Fca;

   il comparto automobilistico in Italia – si evidenzia – occupa 252.000 persone, rappresentando ancora una spina dorsale della produzione industriale (7 per cento del manifatturiero), secondo in Europa per occupati nel settore; tuttavia, purtroppo si stima un crollo del 17 per cento della vendita di nuove vetture a livello mondiale e fino al 45 per cento in Italia;

   pur, quindi, condividendo la ratio del finanziamento, sussiste il fondato timore di una eventuale chiusura degli stabilimenti delle controllate, con evidenti ricadute negative sul tessuto economico-produttivo italiano e sull'occupazione –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, nell'ottica della salvaguardia del mantenimento degli stabilimenti di Brescia e di Lecce e, conseguentemente, dei relativi livelli occupazionali.
(4-06152)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Cup, ovvero il centro unificato di prenotazione, svolge un ruolo strategico nell'ambito della gestione delle prenotazioni sanitarie;

   negli ultimi anni si sono verificati molteplici episodi di esternalizzazione dei Cup delle strutture ospedaliere regionali toscane;

   in numerosi casi, il processo di esternalizzazione ha comportato una precarizzazione e la riduzione del personale, con un conseguente peggioramento del servizio offerto;

   organi di stampa regionali della Toscana di queste ultime settimane riportano la notizia di come la situazione più grave è quella che vede coinvolti i lavoratori del Cup di Massa-Carrara, dove un centinaio di addetti di una cooperativa rischiano il posto di lavoro a causa di una vertenza legale che vede interessata l'azienda per la quale sono impiegati e l'Asl regionale di zona –:

   se il Ministro interrogato non intenda approfondire la vicenda descritta ed assumere, ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, allo scopo di salvaguardare i livelli occupazionali coinvolti.
(4-06161)


   MURA, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane s.p.a. è una società per azioni, controllata per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti, la cui attività primaria è: servizi di posta, bancoposta e di telecomunicazione; servizi di telematica pubblica; operazioni di riscossione e pagamento; raccolta del risparmio postale;

   Poste Italiane possiede una vasta rete di presidio territoriale composta da circa 13.000 uffici postali e 16 centri di meccanizzazione, nei quali lavorano nel complesso circa 130.000 dipendenti;

   l'accordo sindacale raggiunto nel giugno 2018 prevede, a fronte di circa 15.000 pensionamenti nel triennio 2019-2021, la stabilizzazione di circa 6.000 unità di personale precario;

   nonostante l'accordo e il perdurare della situazione di emergenza epidemiologica presente nel nostro Paese, Poste Italiane s.p.a. ha deciso ancora una volta di non prorogare i contratti dei lavoratori a tempo determinato in scadenza a breve;

   si tratta di contratti di somministrazione di personale che non si è mai fermato in questi mesi di emergenza da Covid-19, essendo stato considerato dal Governo un servizio essenziale;

   fino ad oggi le politiche dell'azienda sono state sempre improntate alla precarietà e all'eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato, soprattutto nell'ambito delle attività di consegna e lavorazione della corrispondenza, date in appalto alle agenzie di recapito;

   il mancato rinnovo di questi contratti non dipende dalla mancanza di lavoro e quindi dalla chiusura della posizione lavorativa, ma semplicemente da un turn over di personale, che ogni volta deve essere formato e che poi, dopo lo stesso periodo di precariato, molto presumibilmente, subisce la stessa sorte;

   il «decreto dignità» (decreto-legge n. 87 del 2018), in merito al lavoro in somministrazione, prevede che i contratti non possano avere una durata superiore a 24 mesi;

   l'utilizzo continuo di centinaia di lavoratori in somministrazione per svolgere attività ordinarie rappresenta una distorsione della flessibilità consentita dal lavoro interinale, e un'azienda a maggioranza di capitale pubblico non dovrebbe partecipare a questa forma di precariato che mette in dubbio la stabilità economica di centinaia di famiglie, illudendo tutti i dipendenti a tempo determinato, dipendenti che nella maggior parte dei casi sono giovani che sperano in un possibile e atteso contratto a tempo indeterminato –:

   se, alla luce dei fatti sopra esposti, il Governo, vista anche la situazione di grave crisi economica in atto dovuta alla pandemia da Covid-19, non ritenga doveroso ed urgente adottare le iniziative di competenza affinché Poste Italiane spa dia continuità alle prestazioni lavorative in scadenza;

   se il Governo non ritenga necessario attivarsi al fine di promuovere modifiche normative per quanto attiene al lavoro in somministrazione rispetto a quanto contenuto nel «decreto dignità».
(4-06162)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Sintesi è un consorzio composto da quattro cooperative sociali distribuite tra Roma, Napoli e Palermo. Nasce nel 2001 come punto di incontro tra le esigenze delle aziende, le istituzioni e il bisogno di inclusione lavorativa e sociale di persone affette da disabilità fisiche, psichiatriche e, più in generale, a rischio di esclusione sociale;

   il decreto legislativo 276 del 2003 prevede la possibilità per le aziende di esternalizzare il lavoro svolto dai disabili per ottemperare al collocamento obbligatorio. Grazie a tale norma questo consorzio ha generato un percorso virtuoso che ha permesso l'integrazione e la stabilizzazione lavorativa di persone diversamente abili superando la logica dell'assistenzialismo;

   il consorzio Sintesi rappresenta, nel panorama italiano, un progetto unico sia per il numero di persone coinvolte sia per l'alta produttività;

   ciascuna cooperativa aderente a Sintesi ha un suo specifico ambito di attività e quella attiva a Palermo si occupa di call center;

   circa 10 anni fa nacque a Palermo un progetto di formazione professionale dedicato a lavoratori portatori di handicap che poi si costituirono nella cooperativa sociale «Call.it» e ottennero la commessa Wind per le attività di call center;

   la commessa dovrebbe essere rinnovata dal committente ogni tre anni, ma oggi questo rinnovo tarda ad arrivare tanto- che tra i circa 200 lavoratori di Palermo, l'80 per cento disabili, c'è molta preoccupazione per il loro futuro lavorativo;

   quella di Wind Tre per il call center Sintesi è la commessa principale ed è stata gestita sempre con ottimi risultati, tanto che i rinnovi dell'appalto sono sempre arrivati puntuali, ogni tre anni a differenza di questo ultimo rinnovo di cui non si comprendono le motivazioni del ritardo;

   la gara per il rinnovo della commessa Wind Tre scadrà il 31 dicembre 2020, ma ogni dubbio circa il suo rinnovo andrà sciolto quanto prima, trovando un accordo per salvaguardare i livelli occupazionali dei lavoratori del consorzio Sintesi e per garantire la continuità produttiva della cooperativa sociale «Call.it» che ha coinvolto in questi anni a Palermo centinaia di lavoratori diversamente abili, soggetti tra i più fragili del tessuto lavorativo del territorio palermitano;

   a parere dell'interrogante, un'eventuale perdita della commessa Wind Tre, con inevitabili licenziamenti conseguenti, arrecherebbe un danno gravissimo a tutta la platea di persone afflitte da deficit e disabilità gravi coinvolte sin dal 2001 in questo progetto e interromperebbe il percorso virtuoso della cooperativa che in questi anni ha accompagnato queste persone nell'inserimento del mercato del lavoro, attraverso un lavoro qualificato e altamente produttivo;

   per questi lavoratori e lavoratrici, infatti, qualsiasi ipotesi di ricollocamento sarebbe molto più difficile che per ogni altra categoria di lavoratori;

   in assenza del rinnovo della commessa da parte di Wind Tre si potrebbero rischiare fino a 150 esuberi su circa 200 lavoratori impegnati nell'attività di call center;

   Wind Tre non può non riconoscere la straordinarietà di questo impegno sociale e, per mero fine economico, non sostenerlo nel suo piano industriale, visti tra l'altro gli ottimi risultati conseguiti dalle lavoratrici e lavoratori di «Call.it» –:

   quali iniziative di competenza intendano promuovere a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori del consorzio Sintesi e della cooperativa sociale «Call.it», fortemente preoccupati dai possibili esuberi che l'eventuale perdita della commessa da parte di Wind Tre potrebbe determinare;

   se non intendano convocare un incontro urgente che coinvolga il consorzio Sintesi, la proprietà Wind Tre, le organizzazioni sindacali e gli enti locali, al fine di verificare l'intenzione di Wind Tre di rinnovare la commessa su Palermo alla cooperativa «Call.it», salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e un patrimonio così importante che altrimenti andrebbe disperso.
(4-06165)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto «Cura Italia», è stata data la possibilità ai lavoratori disabili e a chi assiste un familiare disabile di poter usufruire, in aggiunta ai 3 giorni mensili di permesso lavorativo stabiliti dall'articolo 33 della legge n. 104 del 1992, di ulteriori 12 giorni di permesso retribuito coperto da contribuzione figurativa, arrivando così a 18 giorni totali da utilizzare per i mesi di marzo e aprile 2020;

   con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto Rilancio», tra le misure previste per sostenere i cittadini nella «seconda fase» dell'emergenza Coronavirus, è stata data continuità al percorso di sostegno indicato con l'aggiunta, anche per i mesi di maggio e giugno 2020, per le persone che ne hanno diritto, di usufruire di ulteriori 12 giorni complessivi di permessi lavorativi;

   tale sostegno è fondamentale per tutelare la salute dei soggetti più fragili, che devono essere maggiormente protetti in questo momento critico, in quanto più esposti alle conseguenze negative di un eventuale contagio;

   la forma di sostegno indicata viene però temporalmente limitata al mese di giugno 2020: nulla viene disposto dopo tale data, nonostante permanga lo stato emergenziale. Sino a quando rimarranno in vigore le misure di sicurezza individuale anti-Covid questo aiuto deve essere comunque garantito ai soggetti con disabilità, che devono riprendere le proprie attività ordinarie in condizioni di massima sicurezza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire la massima tutela della salute dei soggetti beneficiari dei permessi di cui all'articolo 33 della legge n. 104 del 1992.
(4-06172)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia causata dal Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento poste in essere dal Governo al fine di arginare la diffusione del nuovo Coronavirus hanno determinato per molte settimane la sospensione di settori produttivi importanti e vitali per il nostro Paese, compresa la chiusura dell'intero sistema scolastico pubblico e privato;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 ha di fatto stabilito la sospensione delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi i servizi ludico-educativi e scolastici per i bambini dai 0 ai 6 anni;

   è opportuno rammentare che anche e soprattutto i servizi educativi erogati all'interno degli asili nido, pubblici e privati, svolgono un importante ruolo pedagogico, formativo e sociale, integrando l'opera della famiglia e assicurando ai bambini un equilibrato sviluppo psicofisico, altresì sostenendoli nella loro crescita e nel processo di acquisizione delle abilità essenziali allo sviluppo della propria personalità, degli affetti e delle relazioni con il contesto in cui essi sono inseriti;

   benché il cosiddetto decreto-legge «Cura Italia», all'articolo 48, abbia previsto la possibilità di prosieguo della didattica in modalità on line e dunque a distanza, per i suddetti servizi educativi rivolti ai bambini tra 0 e 6 anni talvolta risulta impossibile usufruire di questa possibilità: con la ripresa di molte attività lavorative, infatti, viene costantemente meno anche la presenza assidua dei loro genitori e/o tutori, i quali a loro volta riscontrano serie difficoltà nel condurre tutte le attività necessarie al sostentamento del nucleo familiare;

   lo stesso decreto «Cura Italia», all'articolo 48, ha previsto forme di tutela per i contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni, dunque assicurando liquidità ai gestori dei servizi pubblici in convenzione: non va dimenticato, tuttavia, che i gestori privati dei servizi di cui sopra rappresentano un'importante percentuale dell'intero servizio destinato ai bambini 0-6 anni;

   la problematica, dunque, assume anche una valenza di tipo economico e non solo organizzativo: molte famiglie hanno sottoscritto un contratto annuale con i gestori degli asili privati, versando il dovuto per un servizio che ad un certo punto - per le ovvie ragioni di cui sopra - non è più stato corrisposto. Ciò, da un lato, ha aggravato le difficoltà economiche delle famiglie stesse, già provate dalla sospensione delle attività lavorative, dall'altro sta mettendo a dura prova la sopravvivenza delle cooperative e/o delle società che gestiscono gli asili nido privati: a queste ultime, infatti, molti genitori si sono rivolti chiedendo il rimborso delle rette mensili per i servizi non usufruiti;

   l'ultimo rapporto sui consumi di Confcommercio e Censis, pubblicato sul quotidiano La Stampa, ha sottolineato come si stia concretizzando il rischio che un asilo nido su tre possa addirittura non riaprire più, con conseguente perdita di numerosi posti di lavoro a danno di molti educatori e operatori del non solo: il rischio che si corre è che nel prossimo futuro, con la ripresa delle attività scolastiche ed educative in generale, sui bambini, sulle loro famiglie e sulle piccole e medie imprese che gestiscono i nidi privati, si ritrovino a pesare importanti strascichi di una emergenza che, da sanitaria, si trasforma velocemente in emergenza economica e sociale –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di sostenere i comuni per la promozione dell'infanzia, mettendo in campo misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, in favore delle famiglie e delle attività educative e ludico-ricreative, al fine altresì di scongiurare drammatiche conseguenze come la loro definitiva chiusura.
(4-06156)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2020 è scoppiato il caso del focolaio di Coronavirus all'interno della ditta Bartolini a Bologna;

   in poche ore, i 45 casi iniziali sono saliti a 107 persone fra lavoratori e parenti, due sono i pazienti ricoverati e in totale quasi 400 persone sono sotto sorveglianza insieme alle relative famiglie;

   secondo fonti di stampa, il focolaio sarebbe partito da un reparto di stoccaggio dove lavorano i magazzinieri della ditta: l'area sarebbe stata poi sanificata e l'attività lavorativa ridotta, mentre alcuni dipendenti sono stati isolati per precauzione in attesa del test, esteso anche ad altri dipendenti dell'azienda e alle loro famiglie; per questo motivo il numero dei contagiati potrebbe aumentare notevolmente nei prossimi giorni;

   secondo quanto affermato dal sindacato S.I.Cobas, già il 15 giugno 2020 il predetto sindacato aveva informato regione, ditta Bartolini e prefettura che già sei persone presentavano sintomi eventualmente riconducibili al Coronavirus;

   mentre la prefettura non avrebbe risposto a tale informativa, la ditta avrebbe risposto affermando di applicare le norme in materia;

   il sindacato S.I.Cobas afferma inoltre che, a marzo 2020, all'inizio della diffusione della pandemia, al fine di salvaguardare la salute dei lavoratori, avrebbe «chiesto alle controparti di stilare dei protocolli con le misure da rispettare per garantire la sicurezza nei magazzini»;

   tale protocollo, firmato dalla ditta, secondo il sindacato non sarebbe stato rispettato: si sarebbero verificati, infatti, casi di mancato rispetto delle distanze, mancato uso delle mascherine, mascherine passate tra lavoratori entranti e uscenti al cambio turno, mentre l'alternanza per i turni non sarebbe mai stata applicata;

   inoltre, risulterebbe che il medico dell'azienda sarebbe stato contattato solo con grande ritardo, quando ormai il focolaio si era diffuso;

   sembrerebbe altresì che il rischio di focolaio, all'interno delle ditte di trasporti, sia ben diffuso nel bolognese: i S.I.Cobas denunciano casi di soggetti contagiati da Covid-19 nei magazzini Pallet Way, Dhl e Tnt;

   secondo l'interrogante, se non verranno presi provvedimenti urgenti e adeguati, vi è il serio rischio di una nuova impennata di casi di contagio da Covid-19, che potrebbe vanificare gli sforzi fatti finora dalle autorità pubbliche e dalla popolazione costretta a vivere nelle necessarie restrizioni, nel tentativo di contenere e contrastare l'avanzata del virus;

   verrebbero così vanificati anche gli esponenziali costi sociali ed economici che il nostro Paese ha sofferto, con l'ulteriore catastrofico rischio di dover nuovamente intervenire con ulteriori restrizioni, al fine di prevenire o contenere l'insorgere di una nuova ondata di contagi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di accertarsi delle misure adottate da parte delle ditte di trasporti, in particolare delle ditte e degli stabilimenti di cui in premessa, al fine di prevenire e contenere i contagi da Covid-19 nei luoghi di lavoro;

   se risulti l'appropriatezza delle misure adottate al fine di prevenire e contenere i contagi da Covid-19 nei luoghi di lavoro dalle suddette ditte e della loro effettiva applicazione.
(3-01639)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA, IANARO e FRATE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la fibrosi cistica (FC) è la malattia genetica grave più diffusa. È una patologia multiorgano cronica e degenerativa che colpisce soprattutto l'apparato respiratorio e quello digerente. L'alterazione del gene Cftr (cystic fibrosis transmembrane regulator) determina la produzione di muco eccessivamente denso che ostruisce i bronchi e il pancreas, portando a infezioni respiratorie ripetute e all'insufficienza pancreatica;

   per limitare la perdita progressiva della funzione polmonare e le ricorrenti infezioni polmonari, i pazienti hanno bisogno di seguire terapie quotidiane cui si sommano i frequenti cicli di terapia antibiotica che richiedono ricoveri ospedalieri spesso di lunga durata con ricadute sulla qualità della loro vita;

   nel nostro Paese la FC è oggetto della legge n. 23 dicembre 1993, n. 548, recante «Disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica». Questa legge definisce la FC una malattia «ad alto interesse sociale» e stabilisce gli interventi che le regioni e le province autonome devono attuare per favorire la prevenzione primaria: in particolare, oltre alla diagnosi precoce e prenatale della fibrosi cistica, alla cura e alla riabilitazione dei pazienti, si segnala la previsione che le regioni istituiscano, a livello ospedaliero e universitario, un centro specializzato di riferimento con funzioni di prevenzione, di diagnosi, di cura e di riabilitazione;

   le persone con FC sono seguite da équipe mediche dedicate che operano nei centri regionali di cura. In molte regioni, a causa della pandemia causata dal virus Sars-CoV-2, sono stati riconvertiti in ospedali Covid e, conseguentemente, sono stati sospesi i ricoveri e tutte le attività non urgenti per i pazienti;

   data la sintomatologia della malattia che coinvolge l'apparato respiratorio è evidente come i pazienti affetti da FC rientrino tra i soggetti più fragili e più a rischio rispetto al nuovo Coronavirus;

   la Lega italiana fibrosi cistica onlus (Life) – che lavora su tutto il territorio nazionale in collaborazione con i centri di cura regionali – dopo un'indagine sulle necessità dei Centri ha attivato e potenziato il progetto di telemedicina per il monitoraggio a distanza dei parametri dei pazienti per verificare che durante l'isolamento non venissero trascurate le terapie né fossero sottovalutati i segnali di riacutizzazione;

   secondo il recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità COVID-19 n. 12/2020 contenente le «Indicazioni ad interim per i servizi assistenziali di telemedicina durante l'emergenza sanitaria COVID-19», il servizio sanitario nazionale è chiamato a erogare servizi alle persone affette da patologie croniche, malattie rare e persone in condizioni di fragilità allo scopo di contribuire a contrastare la diffusione di COVID-19 e a garantire per quanto possibile la continuità della cura e dell'assistenza;

   l'articolo 3 della legge n. 548 del 1993 prevede, tra gli obblighi delle regioni, la fornitura di quanto ritenuto essenziale per la cura e la riabilitazione a domicilio dei malati di fibrosi cistica e all'articolo 5, commi 1 e 2, dispone che i centri provvedano alla cura e alla riabilitazione dei malati sia in regime ospedaliero, sia in regime ambulatoriale e di day-hospital, sia a domicilio;

   sebbene assistenza domiciliare integrata (Adi) e ospedalizzazione domiciliare siano previste dai Lea, ci sono regioni che tuttora non le prevedono nei loro piani sanitari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle disparità regionali nell'accesso alla cura per i pazienti con fibrosi cistica e se intenda avviare un programma di monitoraggio per valutare, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, la corretta applicazione della legge n. 548 del 1993, di quanto previsto dai livelli essenziali di assistenza (Lea) e di un percorso di presa in carico multidimensionale che consenta di uniformare le cure per le persone con fibrosi cistica.
(5-04259)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in piena emergenza occupazionale e Coronavirus, a cinque giorni dal rinnovo dei contratti, il Ministero della salute ha disposto lo «stop» della proroga per i lavoratori interinali dell'Aifa occupati anche in attività riguardanti il Covid-19;

   il contratto a scadenza, per una cinquantina di addetti ai lavori, avrebbe dovuto essere rinnovato il 30 giugno 2020. Si tratta dei lavoratori interinali dell'Agenzia italiana del farmaco, il cosiddetto personale «somministrato», ai quali il Ministro della salute ha deciso di chiudere il contratto comunicandolo attraverso una nota di poche righe;

   la nota trasmessa dal Ministero della salute sancisce la diffida per l'Agenzia dal proseguire con l'utilizzo dei contratti (di somministrazione), o dal prorogare quelli in essere, nonché a rimuovere eventuali atti conseguenti compiuti a valere sullo stesso;

   i lavoratori interinali coinvolti sono per lo più amministrativi ma anche biologi e farmacisti, impiegati in molti settori chiave dell'Aifa: dalle autorizzazioni di farmaci, ai registri di monitoraggio, all'immissione in commercio di nuovi farmaci, all'ufficio qualità del prodotto, quello che ha vigilato e vigila anche sulle sperimentazioni relative al Covid-19, oltre che sulle carenze dei medicinali per il trattamento negli ospedali;

   l'inaspettato provvedimento ha sorpreso anche Orienta, l'agenzia di somministrazione ai quali la comunicazione è arrivata la mattina del 25 giugno 2020 da Aifa, così come spiega ad Askanews Filippo Bruni, direttore della divisione sanità –:

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere per impedire che lavoratori occupati in settori chiave per la ricerca e il monitoraggio delle sperimentazioni relative al Covid-19 e citati in premessa perdano il posto di lavoro proprio in questo momento di emergenza sanitaria in cui potrebbe, al contrario, essere utile la proroga.
(4-06154)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   statistiche nazionali attestano che l'età media del primo contatto con la droga è 15 anni, ma già intorno ai 12 anni molti ragazzi cominciano a provare droghe e alcol. Droghe peraltro anche facilmente acquistabili attraverso canali on line;

   in previsione della Giornata mondiale della lotta alla droga del 26 giugno, l'osservatorio della Comunità di San Patrignano ha presentato l'indagine con i dati 2019 da cui emerge che un «innocuo» spinello spesso apre la porta alla successiva tossicodipendenza;

   solo lo scorso anno 30 minorenni hanno chiesto aiuto a San Patrignano per dipendenze da cocaina ed eroina, dopo aver fatto uso di cannabis;

   nemmeno il lockdown ha frenato l'uso di stupefacenti, ma ha piuttosto acuito i problemi di convivenza tra genitori e figli;

   con il primo weekend di apertura delle discoteche, dopo il lockdown, sono tornati in pista anche gli spacciatori;

   nelle località italiane di balneazione, con la ripresa della movida e l'apertura di alcune discoteche, come riportano numerose testimonianze di residenti e verbali delle forze dell'ordine, con gli assembramenti di giovanissimi si sono registrati importanti movimenti di spaccio stupefacenti e somministrazione di alcol a minori;

   in un tale contesto a parere dell'interrogante appare illogica e inopportuna qualunque apertura sul tema della cosiddetta «droga libera» –:

   quali iniziative si intendano assumere per contrastare e prevenire l'abuso di stupefacenti e alcol nei più giovani;

   in attesa della riapertura dell'anno scolastico, che dovrebbe essere prevista per il 14 settembre 2020, se siano in programma, in collaborazione con l'ufficio scolastico regionale, nuovi progetti didattici nelle scuole, proprio a partire dai giovanissimi, per conoscere e prevenire le dipendenze;

   a tal fine, se si intenda valutare di promuovere anche incontri nelle scuole con le comunità di recupero dei tossicodipendenti.
(4-06163)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'azienda Poste italiane non ha ancora riaperto, dopo l'emergenza Covid-19, lo sportello di Santo Pietro di Capannoli (Pi);

   viceversa, alcuni sportelli postali dei comuni limitrofi stanno riaprendo, nel rispetto delle normative;

   i servizi di prossimità, quali gli uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   lo sportello svolge, fra le altre cose, funzioni essenziali per la cittadinanza come quella di prelievo allo sportello e non di bancomat automatico e consulenza finanziaria;

   se confermata, la mancata riapertura dell'ufficio postale di Santo Pietro di Capannoli (Pi) provocherebbe disagi molto elevati per i residenti della zona, in particolare per le persone più anziane;

   questo perché gli uffici postali che resterebbero in servizio sono distanti e non facilmente raggiungibili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   per quale ragione lo sportello sia stato chiuso durante il periodo di lockdown, pur erogando, unico in zona, un servizio essenziale come quello di prelievo allo sportello e pagamento delle bollette;

   se sia a conoscenza se si tratti di definitiva chiusura o se sia nota una data di riapertura;

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire il servizio postale agli utenti di quel territorio.
(4-06157)


   RIXI, MACCANTI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZORDAN e RIBOLLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal maggio 2017, Alitalia si trova in amministrazione straordinaria e, da allora, ha percepito prestiti statali per un ammontare pari a 1,3 miliardi di euro;

   nel corso dell'audizione tenutasi presso la IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati il 23 giugno 2020, il Ministro interrogato ha dichiarato che Alitalia in amministrazione straordinaria, alla data del 30 maggio 2020, avrebbe ancora in cassa un importo pari a 230 milioni di euro;

   come noto, la stessa compagnia non ha ancora provveduto ad effettuare i rimborsi a migliaia di passeggeri per i voli cancellati a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   da notizie di stampa si è inoltre appreso della messa in vendita, da parte della stessa Alitalia, di tratte mai operate, tanto da parlare di veri e propri «voli fantasma» –:

   quale sia l'ammontare in euro dei biglietti da rimborsare;

   se la liquidità di cassa dichiarata dal Ministro interrogato sia stata generata dall'attività operativa della compagnia o se, diversamente, la stessa sia anche il risultato di operazioni riferite alla gestione straordinaria, quali prestiti o anticipi su crediti o smobilizzo di attività di qualunque tipo e natura (ad esempio, depositi correnti presso terzi a garanzia di prestazioni), e se di tali eventuali operazioni sia stato informato il giudice delegato presso il tribunale di Civitavecchia;

   quali siano i dati della gestione dall'erogazione dell'ultimo finanziamento di cui al decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, pari a 400 milioni di euro, ad oggi, con particolare riferimento alla posizione finanziaria netta dell'impresa.
(4-06158)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Varchi n. 4-06136, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Luca De Carlo n. 4-06144, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza urgente Lupi n. 2-00833 del 10 giugno 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Tondo n. 5-04133 del 10 giugno 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Zennaro n. 4-06115 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 361 del 24 giugno 2020. Alla pagina 13484, seconda colonna, dalla riga quattordicesima alla riga quindicesima, deve leggersi: «insieme alla concentrazione di centri scommesse illegali che, per la maggior parte dei casi», e non come stampato.