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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 25 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    con la sospensione della didattica dovuta a questa situazione di emergenza sanitaria nelle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia si è sentita la necessità di mantenere il contatto tra insegnanti e studenti anche «da remoto» iniziando, laddove possibile, ad attivare la didattica a distanza (Dad). Uno dei problemi più gravi dovuti all'introduzione di questo meccanismo è stata la difficoltà a valutare l'operato degli studenti;

    la valutazione fatta a distanza appare improbabile possa essere stata oggettiva, in quanto numerosi possono essere i fattori esterni tali da inficiare la validità della stessa; a ciò bisogna aggiungere le difficoltà che hanno avuto tanti studenti nel seguire la Dad per svariati motivi tra i quali la mancanza di un computer, l'assenza o difficoltà di connessione sopratutto per chi vive in contesti familiari con situazioni di grande difficoltà economica e sociale;

    i firmatari del presente atto ritengono quindi che sia necessaria una valutazione seria ed approfondita effettuata anche e soprattutto sulla base degli esiti dei corsi di recupero e potenziamento nella quale si auspica di poter tener conto del recepimento delle lezioni effettuate attraverso la Dad e, per superare queste difficoltà, sarebbe stato necessario considerare l'anno appena concluso come il primo di un percorso biennale unico al termine del quale si sarebbe proceduto ad una valutazione complessiva;

    la didattica a distanza serve nell'emergenza, ma non può sostituire la didattica ordinaria;

    la didattica a distanza soprattutto per i bambini delle primarie si è dimostrata una soluzione di pura emergenza. Risulta difficile costringere i bambini a stare per molto tempo davanti ad uno schermo e, oltretutto, nella fascia di età dai 6 ai 10 anni l'alunno ha bisogno del contatto con le maestre e di riacquisire il senso di socialità. Comunque in generale le lezioni da remoto acuiscono le differenze tra alunni benestanti e non, minando l'idea di scuola come ascensore sociale;

    nel mondo della scuola, gli studenti disabili sono sempre stati i più fragili ed eccessivamente penalizzati. L'emergenza legata al Covid-19 ha ulteriormente evidenziato questo divario, questi, sono infatti stati coloro che hanno pagato oltremisura l'isolamento;

    uno studio ha rilevato che oltre la metà dei docenti è dell'idea che gli alunni con disabilità, siano peggiorati in termini comportamentali, di autonomia, apprendimento e comunicazione;

    nessun dubbio quindi: per gli alunni con una disabilità importante, la didattica a distanza è inutile utopia. Qualsiasi tipo di formazione, per loro, passa necessariamente dalla relazione personale, senza la quale nulla può essergli insegnato. Tutto si trasforma, quindi, in una dannosa imposizione, tanto per il ragazzo, quanto per la famiglia;

    è necessaria una pianificazione seria per far ripartire le scuole a settembre, ma purtroppo non stanno arrivando segnali incoraggianti e tantomeno disposizioni precise sulle modalità di riapertura come dimostrano le audizioni in Commissione cultura alla Camera dei coordinatori del comitato tecnico-scientifico degli esperti che non sono stati in grado di fornire indicazioni precise, protocolli operativi e dettagliati sulle modalità di apertura delle scuole a settembre;

    uno degli aspetti più importanti da curare resta l'edilizia scolastica. È necessaria una revisione degli edifici e un controllo costante sull'adeguatezza degli ambienti. Inutile pensare a progetti grandiosi e irrealizzabili quando troppe scuole cadono a pezzi;

    per garantire l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2020/2021 e la riapertura delle scuole in condizioni di piena sicurezza in linea con le indicazioni fornite dalle autorità competenti, è necessario assicurare il distanziamento sociale attraverso la riorganizzazione degli spazi esistenti e la realizzazione di nuovi nonché l'adeguamento degli arredi e delle dotazioni, anche al fine di favorire e implementare le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative immediate per consentire una ripresa in sicurezza dell'attività delle scuole a settembre attraverso un coordinamento stretto e costante tra dirigenti scolastici ed enti locali competenti per procedere innanzitutto alla programmazione delle sanificazioni degli ambienti, alla riduzione degli alunni con lo sdoppiamento delle classi, all'utilizzo anche di nuovi spazi come palestre e laboratori all'interno della scuola o anche spazi esterni e alla organizzazione delle mense, prevedendo anche l'erogazione di fondi agli enti locali competenti che dovrebbero provvedere alle opere di adattamento e di reperimento degli spazi e talvolta anche alle affittanze esterne;

   ad adottare iniziative per prevedere che nel mese di settembre e ottobre dell'anno scolastico 2020/2021 sì svolga prevalentemente attività di recupero e potenziamento iniziando la didattica relativa al nuovo anno a partire dal mese di novembre 2020;

   a predisporre un piano per l'edilizia scolastica anche e soprattutto mirato, oltre a mettere in sicurezza gli istituti, ad individuare nuovi spazi, ad allestire palestre, laboratori ed ambienti da poter destinare anche alla didattica, a eseguire gli adeguamenti normativi e a predisporre le norme per i disabili, prevedendo i necessari ingenti investimenti con un piano nazionale per gli anni 2020 e 2021;

   ad adottare iniziative per ristabilire l'erogazione dei servizi essenziali, a partire dai pasti scolastici e dalle reti di protezione, e per potenziare il trasporto pubblico per gli studenti su tutto il territorio nazionale;

   ad adottare iniziative per provvedere all'incremento dell'organico dei docenti e del personale scolastico per far fronte all'aumento del numero delle classi e delle esigenze connesse all'emergenza come, tra le altre, la sanificazione degli ambienti;

   ad adottare iniziative per prevedere una riserva del 20 per cento di tutti i finanziamenti pubblici e di origine europea per misure a sostegno della scuola e all'infanzia;

   ad assumere iniziative per predisporre all'interno delle scuole il ripristino dell'infermeria con relativa assunzione dei medici scolastici e/o personale sanitario, presenti per tutto l'orario scolastico, in modo da tenere un costante monitoraggio della salute degli alunni, dei docenti e di tutto il personale e per adottare immediati provvedimenti ad un eventuale primo allarme;

   ad assumere iniziative per incrementare le ore dedicate all'educazione motoria da effettuarsi all'aperto e, fino a quando permane l'emergenza Covid-19, con lo svolgimento di sport senza contatto fisico;

   ad assumere iniziative per incrementare la formazione degli insegnati anche relativamente all'aggiornamento informatico, dotandoli di personal computer con connessioni rapide, anche per non disperdere le esperienze informatiche acquisite nel periodo della pandemia;

   ad assumere iniziative per incrementare l'organico degli insegnanti di sostegno indispensabile per assicurare una piena integrazione degli alunni con disabilità, tenendo conto che, in ossequio al disposto di cui alla legge n. 104 del 1992 e alla sentenza della Corte Costituzionale n. 80 del 2010, è necessario eliminare qualsiasi limite all'organico dei docenti di sostegno, la cui consistenza deve necessariamente essere adeguata alla popolazione degli studenti in situazione di disabilità e ricomprendere, senza eccezione alcuna, la deroga al rapporto 1:2 per tutte le situazioni certificate di grave disabilità;

   ad adottare iniziative per prevedere che il voto per le elezioni regionali amministrative e per il referendum, ove sia individuata una data che si collochi entro la fine del mese di settembre, avvenga in sedi diverse dalle scuole.
(7-00503) «Frassinetti, Bucalo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 luglio 2020 si prevede una cerimonia per la restituzione del Narodni dom di Trieste alla comunità slovena in Italia. Si tratta di un edificio che oggi è sede dell'Università di Trieste e, in particolare, ospita una prestigiosa scuola per interpreti, conosciuta a livello internazionale per la sua elevata professionalità;

   tale operazione di restituzione verrebbe riconosciuta a titolo di ulteriore risarcimento per i fatti storici avvenuti nel 1920. L'interrogante, di contro, ritiene che non vi si debba procedere per fondate ragioni di diversa natura;

   si fa presente che la legge 23 febbraio 2001, n. 38, «Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia», all'articolo 19, rubricato «Restituzione di beni immobili» prevede: «1. La casa di cultura “Narodni dom” di Trieste - rione San Giovanni, costituita da edificio e accessori, è trasferita alla regione Friuli-Venezia Giulia per essere utilizzata, a titolo gratuito, per le attività di istituzioni culturali e scientifiche di lingua slovena. Nell'edificio di Via Filzi 9 a Trieste, già “Narodni dom”, e nell'edificio di Corso Verdi, già “Trgovski dom”, di Gorizia trovano sede istituzioni culturali e scientifiche sia di lingua slovena (...) sia di lingua italiana compatibilmente con le funzioni attualmente ospitate nei medesimi edifici, previa intesa tra regione e università degli studi di Trieste per l'edificio di Via Filzi di Trieste, e tra regione e Ministero delle finanze per l'edificio di Corso Verdi di Gorizia ...omissis ...»;

   la regione Friuli-Venezia Giulia ha destinato, nel piano dei lavori pubblici sulle proprietà 2019-2021, euro 3.989.036,32 per i lavori di restauro, risanamento conservativo ed ampliamento del «Narodni Dom» di Trieste-San Giovanni;

   la comunità slovena ha già ricevuto il suo risarcimento, tra il 1957 ed il 1964, con l'elargizione di fondi per ben 500 milioni di lire, con i quali è stato costruito il Teatro Sloveno di via Petronio a Trieste. Pertanto, la questione storica posta rispetto all'immobile in questione è stata già ampiamente chiusa;

   la restituzione del «Narodni Dom» non ha alcuna ragione di merito e, tra l'altro, viene posta in un periodo di grave crisi economica, considerando che si tratta di un'articolata operazione immobiliare del valore di almeno 30 milioni euro, che comporta il trasloco di una sede universitaria di eccellenza;

   si vuole procedere ad un risarcimento non dovuto alla comunità slovena, mentre, restano irrisolte le questioni rimaste aperte con le Repubbliche di Slovenia e di Croazia che concernono i diritti negati degli esuli istriani, fiumani e dalmati e dei loro discendenti;

   al riguardo, anche il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, durante la cerimonia al Senato della Repubblica nel giorno del ricordo, del 10 febbraio 2020, ha sottolineato «il mancato risarcimento» dei beni abbandonati dagli esuli nelle terre annesse alla Jugoslavia, nazionalizzati e confiscati dal regime comunista;

   sicché, si ritiene interamente saldato il risarcimento verso le comunità slovene di Trieste, mentre restano aperte questioni che dovrebbero vedere risarciti gli italiani, con restituzioni che non concernono soltanto beni materiali ma altresì un patrimonio culturale fatto di opere artistiche e letterarie la cui paternità è stata sottratta dagli sloveni, come lamentano i cittadini italiani del comune di Resia –:

   quali siano gli orientamenti, per quanto di competenza, sulle questioni esposte in premessa e se non ritengano integralmente saldato il risarcimento verso le comunità slovene di Trieste, tanto da escludere la restituzione del Narodni dom;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per risolvere definitivamente le questioni rimaste aperte con le Repubbliche di Slovenia e di Croazia riguardanti i diritti negati degli esuli istriani, fiumani e dalmati e dei loro discendenti.
(5-04249)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 febbraio 2020, Intesa Sanpaolo S.p.A. ha comunicato al mercato di voler promuovere un'offerta pubblica di scambio volontaria, ai sensi degli articoli 102 e 106, comma 4, del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (Tuf), avente ad oggetto la totalità delle azioni ordinarie di Unione di banche italiane (Ubi) S.p.a.;

   l'operazione è subordinata al necessario iter autorizzativo in corso dinanzi alle autorità competenti a livello nazionale ed europeo, che si stanno pronunciando, ciascuna per la propria sfera di competenza;

   nell'ordinamento nazionale, l'articolo 104 del Tuf prevede, in coerenza con la normativa europea, la cosiddetta passivity rule, per la quale «Salvo autorizzazione dell'assemblea ordinaria o di quella straordinaria per le delibere di competenza, le società italiane quotate i cui titoli sono oggetto dell'offerta si astengono dal compiere atti od operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi dell'offerta»;

   la passivity rule tutela la contendibilità delle società quotate, impedendo che gli amministratori attuino «iniziative difensive» per impedire offerte e scalate esterne e lasciando che siano i soci a valutare liberamente se aderire o meno all'offerta pubblica di scambio;

   da notizie di stampa, si apprende che l'amministrazione di Ubi sta ponendo in essere una serie di condotte volte a minare la libertà dei soci di valutare la portata dell'offerta, incidendo altresì significativamente sull'andamento di mercato del titolo bancario;

   le indiscrezioni della stampa sono state recentemente confermate dallo stesso consiglio di amministrazione di Ubi, che, in un comunicato stampa del 26 maggio 2020, nonostante sia ancora in corso l'iter autorizzativo e sia pienamente in corso l'offerta pubblica di scambio, ha espressamente dichiarato che «gli effetti della Comunicazione del 17 febbraio 2020, effettuata da Intesa Sanpaolo ai sensi dell'articolo 102 del Testo Unico della Finanza, sono cessati, con tutte le relative conseguenze, incluso il venir meno della cosiddetta “passivity rule” in capo a UBI Banca» –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda, anche tramite la Consob, sulla base dell'articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, e in relazione all'esigenza di tutelare azionisti e risparmiatori.
(4-06149)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARÈ e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto italiano statale onnicomprensivo di Asmara (Eritrea) consta di 1.200 studenti ed è l'istituzione statale italiana più grande al mondo, fondata nel 1903, strumento chiave della cooperazione italiana in Eritrea;

   i rapporti sono regolati da un accordo bilaterale siglato nel 2012 in attesa di rinnovo. In data 25 marzo 2020, in piena fase di lockdown a causa della pandemia da Covid-19, è stata inviata dall'ufficio di presidenza del Governo eritreo una nota di revoca della licenza;

   il personale scolastico in sede è venuto a conoscenza di questa comunicazione solamente in data 9 giugno 2020 ed è naturalmente preoccupato, perché il rischio di non riapertura della scuola è molto serio;

   a tale scopo si sottolinea anche che lo stesso Ministero dell'educazione locale non ha autorizzato lo svolgimento degli esami conclusivi del secondo ciclo di istruzione agli studenti con cittadinanza eritrea;

   in questo contesto sarebbe doveroso avviare l'apertura immediata di un tavolo di confronto con il Governo eritreo per concordare ogni strategia necessaria, al fine di scongiurare la cessazione di una relazione proficua tra Italia ed Eritrea, anche tramite un autorevole intervento e un'azione più incisiva della rete diplomatica italiana, al fine di individuare le soluzioni più adeguate per giungere rapidamente a soluzioni condivise;

   sarebbe opportuna anche la revisione dell'accordo bilaterale scaduto nel 2017 in merito ai punti non rispettati dalla parte eritrea (visto multiplo, facilitazione delle procedure per gli accertamenti sanitari, e altro) e dell'arbitrarietà della sua applicazione da parte del Governo eritreo;

   inoltre, all'interno della scuola si è determinato il progressivo aggravio della situazione di disagio in merito alla carenza di acqua e all'estrema difficoltà nell'approvvigionamento; alle interruzioni quotidiane di erogazione dell'energia elettrica, all'aumento significativo del costo della vita; elementi, questi, che si sono aggiunti alla pandemia di Covid-19 che il Paese sta affrontando nonostante la penuria di strutture sanitarie adeguate –:

   quali iniziative intenda adottare tempestivamente affinché questa grande e importante istituzione scolastica all'estero continui a formare cittadini del futuro;

   se non ritenga di dover prendere in considerazione l'aumento del contingente 2020/2021 dello stesso numero di docenti i quali, nella malaugurata ipotesi di chiusura della scuola, dovrebbero essere necessariamente ricollocati in sedi diverse.
(5-04253)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE, DEL SESTO e BILOTTI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania, secondo i dati ufficiali pubblicati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, al 31 dicembre 2019 ha raggiunto un livello di spesa del 39,45 per cento dei Psr a fronte di un dato nazionale del 43,26 per cento e dunque posizionandosi tra le ultime regioni in Italia per capacità di spesa;

   per il periodo 2014-2020, la Campania è stata inserita, insieme ad altre regioni del Mezzogiorno, nuovamente nell'Obiettivo «regioni meno sviluppate», ovvero con un prodotto interno lordo pro capite inferiore al 75 per cento della media UE-27;

   da fonti unionali si apprende che, anche per la prossima programmazione pluriennale 2021-2028, la Campania resterà regione Obiettivo 1 dell'Unione europea, non avendo raggiunto gli obiettivi in termini reddito minimo pro capite prescritto dai target delle politiche di coesione;

   oltre al dato quantitativo della capacità di spesa, da fonti di stampa e da rapporti pubblici di associazioni di categoria, emerge una conclamata inefficienza da parte dell'ente regionale nel far fronte alle richieste degli agricoltori, nonostante la regione sia destinataria di una somma ingente di risorse destinate al piano di sviluppo rurale 2014/2020;

   le aperture dei bandi per periodi «indeterminati» a causa di proroghe continue che arrivano anche a 9 mesi (misura 4.1.1.) hanno prodotto non solo una mole di richieste ingestibile, ma, ancor più grave, un proliferare di Faq, chiarimenti, circolari, a bandi abbondantemente chiusi, pregiudicando il legittimo diritto di uguali opportunità per tutti i partecipanti;

   la colpevole concentrazione di migliaia di domande per un solo bando (progetto integrato giovani) ha determinato il prevedibile effetto della perdita dei requisiti di primo insediamento per migliaia di giovani agricoltori che non solo non hanno avuto accesso ai fondi, ma non potranno più farlo in futuro perdendo una chance irripetibile;

   a seguito di questa gestione confusionaria, numerose sono le denunce e gli esposti presentati alle autorità competenti sulle tempistiche di apertura dei bandi europei, sulle modalità di valutazione dei progetti passati per vari gradi di valutazione e sui ritardi cronici dei pagamenti;

   la mancanza di una governance chiara ed efficiente in regione Campania è confermata dall'assenza di un assessorato dedicato al settore rurale, in particolare alle misure principali di sviluppo, caso unico fra le regioni italiane –:

   se, alla luce dei negoziati attualmente in corso per la definizione del nuovo bilancio pluriennale 2021-2027, ritengano di sottoporre ad approfondimento quanto riportato in premessa, anche negli opportuni tavoli di discussione europei, al fine di assicurare, per il prossimo ciclo finanziario, il raggiungimento degli obiettivi delle politiche di coesione, con specifico riguardo alla regione Campania.
(4-06141)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'IPPOLITO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-05867, conseguente a una inchiesta giudiziaria su un'organizzazione dedita allo smaltimento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti dal Nord e alla realizzazione di discariche abusive, l'interrogante ricordava d'aver già presentato analogo atto di sindacato ispettivo, il 28 novembre 2019, nel quale sottolineava l'inadeguatezza delle nuove norme in materia di Albo nazionale gestori ambientali per evitare le infiltrazioni mafiose tra le ditte iscritte nel medesimo;

   nella seduta del 6 dicembre 2018 la sezione dell'Albo gestori ambientali della Calabria deliberava la cancellazione della ditta RD di R.D., per carenza del requisito previsto dall'articolo 10, comma 2, lettera f), del decreto ministeriale n. 120 del 2014 per il mantenimento dell'iscrizione all'Albo nelle Categorie 4F, 5E, 8F;

   la cancellazione veniva motivata dalla nota Pec, Prot. n. 0127608, del 10 ottobre 2018 della prefettura di Reggio Calabria con oggetto «comunicazione antimafia ex art. 89-bis del D.lgs. 159/2011», nei confronti dell'impresa individuale RD di R.D., nella quale si rappresentava che la ditta dal 6 luglio 2018 aveva trasferito la propria sede legale nella provincia di Catanzaro, e che, pertanto, la prefettura di Reggio Calabria non aveva più competenza territoriale all'emissione di certificazione antimafia, ma che nei confronti di società, a vario titolo riconducibili al sig. R.D., la prefettura di Reggio Calabria aveva emesso informazione antimafia interdittiva e che successivamente non era stata rilasciata nessuna certificazione liberatoria;

   in data 9 ottobre 2019, con sentenza n. 1827 del 2019 il Tar della Calabria, adito da R.D., dopo aver concesso la tutela cautelare, accoglieva il ricorso della ditta summenzionata, poiché dall'istruttoria si appurava che né la prefettura di Reggio Calabria, dichiaratasi incompetente dopo lo spostamento della sede di impresa a Catanzaro, né la prefettura del capoluogo di regione avevano emesso informazione interdittiva a carico del ricorrente, benché la prefettura reggina avesse comunicato che alcune società a lui riconducibili erano state sottoposte al provvedimento interdittivo;

   nell'ordinanza del Consiglio di Stato n. 6025 del 2018 si legge, a proposito di un caso relativo a relazioni con società interdette, che con riferimento a ciò, secondo la costante giurisprudenza dello stesso Consiglio, la presenza «(...) di un ampio tessuto di relazioni con società interdette integra secondo la costante giurisprudenza di questo Consiglio l'elemento della “più probabile che non” contaminazione mafiosa»;

   nell'ambito dell'operazione «Rinascita-Scott» della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dei carabinieri, il titolare della suddetta ditta, è, si legge in un articolo giornalistico, «accusato di essere vicino ai clan di Gioia Tauro Piromalli e Molè e, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale e sottrarsi quindi a provvedimenti ablativi di natura reale, avrebbe posto in essere le condotte di attribuzione fittizia delle quote di una società con sede a Palmi, successivamente ridenominata»; altra contestazione, prosegue l'articolo, si riferisce invece «all'ipotesi di reato di rivelazione di segreti d'ufficio, in concorso con l'avvocato Giancarlo Pittelli, con l'avvocato Giulio Calabretta e con il tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli (già comandante provinciale di Teramo)»: «Naselli, su richiesta di Pittelli, si sarebbe interessato – precisa l'articolo – della vicenda, esaminando una “pratica” relativa» a società dello stesso titolare di RD, «pendente in Prefettura a Teramo e la cui documentazione risultava altresì detenuta nel suo Ufficio, rivelando le criticità oggetto delle verifiche in corso coperte dal segreto istruttorio» –:

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, destinatario del provvedimento dei giudici amministrativi, abbia deciso di proporre l'impugnativa dello stesso, sulla scorta dell'orientamento espresso dal Consiglio di Stato;

   se il Governo non ritenga di intervenire, con urgenti iniziative di carattere normativo, al fine di impedire qualunque iscrizione all'Albo nazionale gestori ambientali di ditte in cui vi siano evidenze di potenziali collegamenti ad organizzazioni criminali, anche attraverso interposizione fittizia di società e cambi di sede legale.
(4-06135)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il tratto della costa vastese compreso tra il Monumento alla Bagnante e il trabocco «Concarerelle» conserva numerosi ed importanti resti archeologici risalenti a circa duemila anni fa, quando sulla collina dove oggi si trova Vasto sorgeva la città romana di Histonium. Alcuni resti sono visibili lungo la spiaggia, spesso mimetizzati o nascosti tra gli scogli, altri furono rinvenuti durante la costruzione della ferrovia (all'incirca tra il 1860 ed il 1870) ed altri ancora oggi si trovano sott'acqua, a pochi metri dalla riva;

   studi approfonditi sul sito in questione hanno evidenziato presenze archeologiche che indicano l'esistenza di un abitato costruito a diretto contatto con il mare; l'ipotesi più probabile è che si trattasse di un centro portuale, sorto in funzione dei traffici mercantili di Histonium e parzialmente sommerso dalle acque marine;

   la sezione del vastese della Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione Italia Nostra Onlus continua la ricerca scientifica sul sito in collaborazione con la Parsifal Società Cooperativa di Vasto ed organizza escursioni guidate, accessibili a chiunque sia in grado di usare maschera e boccaglio per poter ammirare i suggestivi resti archeologici sommersi che si trovano a una profondità massima di un paio di metri;

   personalmente l'interrogante ha avuto motivo di approfondire la conoscenza ed il valore culturale dell'area archeologica sottomarina partecipando alla prima escursione dell'estate 2020 organizzata dal consorzio «Vivere Vasto Marina» e «Italia Nostra», constatando l'enorme patrimonio a disposizione della città di Vasto e le potenzialità turistiche di questo importantissimo sito storico;

   non sono moltissime le marine che possono rivendicare la presenza di un tesoro così prezioso come quello scoperto nei fondali delle acque vastesi e la stessa rappresenterebbe una risorsa archeologica unica da segnalare in tutto il mare Adriatico;

   l'archeologia è a parere dell'interrogante, una chiave di estrema importanza per il dialogo tra le culture e per la riscoperta sostenibile del territorio ed è per questo fondamentale la valorizzazione dei siti archeologici grandi e piccoli del meridione d'Italia;

   all'estero, è noto come l'Italia sia da sempre percepita prima di tutto per le grandi città d'arte (35 per cento degli arrivi), poi per i monumenti e le opere d'arte, infine per il cibo e il vino –:

   di quali ulteriori elementi di competenza sia a conoscenza il Ministro interrogato e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di assicurare la promozione e la valorizzazione del sito in questione con lo scopo di incentivare il turismo archeologico, che in questa fase storica potrà contribuire in modo concreto alla ripartenza del nostro Paese.
(5-04252)

Interrogazione a risposta scritta:


   NITTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente del Consiglio ha firmato l'11 giugno 2020 il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che autorizza la ripresa di ulteriori attività, in particolare contenente disposizioni per la fruizione di spettacoli dal vivo e misure della cosiddetta Fase 3 dell'emergenza sanitaria Covid-19, in vigore dal 15 giugno al 14 luglio 2020;

   per gli spettacoli al chiuso, il numero massimo di spettatori consentito è di 200 persone, per quelli all'aperto è di 1.000 persone. Le regioni e le province autonome possono stabilire un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi;

   per quanto concerne la riapertura dei luoghi preposti alla fruizione di spettacoli dal vivo, le disposizioni all'articolo 1, comma 1, lettera m), statuiscono il mantenimento del distanziamento interpersonale di un metro, la misurazione della temperatura corporea e l'utilizzo obbligatorio di mascherine, la periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti chiusi anche tra un evento e l'altro nella stessa giornata, oltre all'obbligo di aerazione naturale, ricambio d'aria e al rispetto delle raccomandazioni sui sistemi di ventilazione e di condizionamento, nonché il divieto del consumo di cibo e bevande durante lo svolgimento degli spettacoli, la vendita dei biglietti preferibilmente online e se in biglietteria senza utilizzo dei contanti;

   all'articolo 1, comma 1, lettera m), è inoltre statuito che le regioni, in relazione all'andamento della situazione epidemiologica, possono derogare al numero massimo di spettatori consentito;

   per quel che concerne le regole per il trasporto aereo nella cosiddetta «Fase 3», esse sono statuite dal medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'11 giugno 2020;

   nell'allegato tecnico n. 15 al suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si legge che per il trasporto aereo «È consentito derogare al distanziamento interpersonale di un metro, a bordo degli aeromobili, nel caso in cui l'aria a bordo sia rinnovata ogni tre minuti, i flussi siano verticali e siano adottati i filtri EPE, in quanto tali precauzioni consentono una elevatissima purificazione dell'aria, nonché in caso in cui siano adottati specifici protocolli di sicurezza sanitaria, prevedendo in particolare la misurazione della temperatura prima dell'accesso all'aeromobile e vietando la salita a bordo in caso di temperatura superiore a 37,5 °C»;

   oltre alla deroga concessa dal succitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per il numero massimo dei passeggeri previsti per il trasporto aereo, diverse regioni hanno deciso autonomamente di aprire le discoteche prima della data del 15 luglio 2020, in virtù della facoltà loro concessa di anticipare queste aperture rispetto a quanto stabilito;

   non risultano invece particolari iniziative in merito agli stringenti vincoli di contingentamento del pubblico imposti agli altri settori della cultura e dello spettacolo;

   a fronte della previsione della drastica e indistinta riduzione delle capienze delle sale e dei luoghi destinati a manifestazioni artistiche e di spettacolo, sono state annunciate grandi criticità legate a questioni di sostenibilità economica delle produzioni e degli eventi;

   la possibilità di derogare al numero massimo di spettatori e alle norme di distanziamento nei luoghi della cultura e dello spettacolo spetta alle regioni in relazione all'andamento della situazione epidemiologica, mentre per altri settori come, ad esempio, per il trasporto aereo è ad oggi già consentita senza distinzioni legate all'andamento della curva dei contagi –:

   se, in virtù dei medesimi principi che hanno determinato la deroga concessa per il trasporto aereo, il Governo non ritenga opportuno, anche garantendo analoghi meccanismi di sicurezza igienico-sanitaria e in relazione alle effettive dimensioni e alle caratteristiche specifiche degli spazi al chiuso e all'aperto, adottare iniziative per estendere le stesse disposizioni anche ai luoghi della cultura e dello spettacolo dal vivo, al fine di consentire quanto prima una ripresa delle attività in modo ordinario e più sostenibile sotto il profilo economico.
(4-06137)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la Società Riscossione Sicilia s.p.a., incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate della regione siciliana, versa da tempo in una grave situazione economica e finanziaria;

   tale situazione è divenuta ancor più grave a seguito dell'emergenza Coronavirus che ha portato il Governo all'emanazione del decreto-legge n. 18 del 2020 «Cura Italia» che ha determinato di fatto l'integrale sospensione di tutte le attività caratteristiche della società in questione, privandola dell'unica fonte di autofinanziamento a sua disposizione e azzerando di fatto le entrate fino al 31 maggio 2020;

   le necessarie misure intraprese durante la crisi da Covid-19, unitamente al blocco delle linee di credito bancario da parte della Monte Paschi di Siena a causa del debito con essa contratto, ha comportato la totale paralisi finanziaria della società, posto che essa non gode di alcuno strumento di flessibilità di cassa;

   a causa delle suddette difficoltà economiche, il comma 2 dell'articolo 12 della legge regionale n. 9 del 12 maggio 2020 «Legge di stabilità regionale 2020-2022» ha stabilito che «l'Assessorato regionale dell'economia – Dipartimento regionale delle finanze – è autorizzato ad erogare a Riscossione Sicilia S.p.A., per l'anno 2020, nelle more delle operazioni di concentrazione con Agenzia delle entrate – Riscossione (ADER), la quota correlata alla notifica della cartella di pagamento che ha luogo secondo le modalità previste dall'articolo 17, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 112, e successive modifiche ed integrazioni, per un importo complessivo non superiore a 25.000 migliaia di euro, da destinare prioritariamente alle retribuzioni dovute ai dipendenti, a titolo di anticipazione e con obbligo per la società di procedere alla restituzione, in unica soluzione e senza interessi entro 90 giorni dalla chiusura dell'esercizio 2020. Riscossione Sicilia S.p.A. è autorizzata a riversare, con riversamenti decadali a decorrere dall'1° ottobre e fino al 30 novembre 2020, pro quota in relazione ai versamenti non effettuati nelle decadi di riferimento, senza applicazione di interessi, i riversamenti di cui all'articolo 22 del decreto legislativo n. 112 del 1999 e successive modifiche ed integrazioni, che scadono nel periodo compreso tra l'8 marzo 2020 e il 31 maggio 2020, con esclusivo riferimento alle sole entrate erariali di spettanza della Regione»;

   i tempi per la restituzione dello stanziamento previsti dalla norma regionale sono eccessivamente brevi, posto che la società non è, allo stato attuale, in grado di effettuare una programmazione finanziaria viste le difficoltà sopra prospettate, rendendo poco utile l'intervento previsto dall'articolo 12 della legge regionale n. 9 del 12 maggio 2020;

   la società non appare più in grado di far fronte agli impegni assunti nei confronti dei propri creditori e rischia di non poter provvedere al pagamento delle retribuzioni dei circa 600 dipendenti; in mancanza di adeguati provvedimenti, la società non potrà far altro che dichiarare il proprio stato di insolvenza;

   risultano in corso delle interlocuzioni con l'Agenzia delle entrate e con il Ministero per valutare soluzioni in linea con altre esperienze pregresse;

   risulta auspicabile la definizione di tali interlocuzioni con un accordo che consenta il passaggio di Riscossione Sicilia s.p.a. ad Agenzia delle entrate al fine di garantire in Sicilia servizi in linea con gli standard nazionali la salvaguardia dei livelli occupazionali –:

   quali iniziative di competenza, e in che tempi, intenda promuovere in merito alla questione sopra prospettata, anche al fine di salvaguardare i lavoratori della società in questione e la società stessa;

   quale sia lo stato di avanzamento delle interlocuzioni relative al progetto di passaggio della Società Riscossione Sicilia spa ad Agenzia delle entrate.
(2-00843) «Varrica».

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 147 del 2013, prevede l'adozione di misure di razionalizzazione e revisione della spesa tali da determinare una riduzione della spesa stessa;

   la legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) contiene varie misure volte a ridurre e razionalizzare la spesa pubblica, rivolte a enti ed organismi pubblici, che prevedono specifiche limitazioni per varie tipologie di spesa, come ad esempio in materia di spese per il personale;

   il comune di Albano Laziale, con deliberazione di giunta comunale n. 80 del 8 giugno 2020, pubblicata il 15 giugno 2020, dal titolo «Comando Arch. Rosanna Galanti dipendente del Comune di Artena», ha deciso di impegnare l'amministrazione fino a giugno 2021, nonostante la scadenza del mandato politico a settembre 2020, per «avvalersi della collaborazione dell'architetto Rosanna Galanti, dipendente a tempo indeterminato del comune di Artena, istruttore direttivo, cat.D,pos.ec.D1, per un periodo di mesi dodici a decorrere dal 16 giugno 2020, salvo eventuale proroga;» e di «impegnare la spesa complessiva presunta di €35.000,00 sul cap.U4490 del Bilancio esercizio 2020 al fine di sopperire alla situazione di emergenza venutasi a creare presso il Settore V tecnico-LL.PP» e richiamando la determinazione del servizio risorse umane n. 194 del 03 febbraio 2020 con la quale si è preso atto delle dimissioni volontarie presentate dall'architetto G.B., con il profilo professionale di funzionario tecnico D3;

   la dipendente del comune di Albano Laziale dal 1999, l'architetto Michela Pucci, con il profilo professionale di funzionario tecnico D3, già titolare di posizione organizzativa dal 2000 al 2012, nei settori edilizia privata, urbanistica, ambiente, lavori pubblici manutenzioni, oltre che dirigente per tre anni del settore V, lavori pubblici manutenzioni del comune di Albano Laziale, trasferita dal 2017 al Servizio patrimonio con direzione di giunta comunale n. 142 del 20 luglio 2017 «per competenze tecniche adeguate» dove era già presente un funzionario D3 e dove la figura del D3 tecnico non era neanche prevista in dotazione organica ha richiesto, fin dal 2017, prima verbalmente, poi con ben n° 8 missive protocollate (prot. 30017 del 28 maggio 2018, prot. 53308 del 18 settembre 2018, prot. 57088 dell'8 gennaio 2018, prot. 73116 del 28 dicembre 2019 prot. 29384 del 20 maggio 2019, prot. 54488 del 29 settembre 2019, prot. 72832 del 16 dicembre 2019 e ultima prot. 28638 del 12 giugno 2020) al sindaco e all'amministrazione tutta, di essere impiegata per la funzione per la quale è stata assunta e quindi di lavorare nei settori tecnici, e nello specifico al settore V tecnico-lavori pubblici;

   in data 29 novembre 2019 l'architetto Michela Pucci ha anche superato il concorso per dirigente tecnico in altro comune (Det. Dir. comune di Marino n° 1084 del 296 settembre 2019);

   l'architetto Michela Pucci si è resa disponibile ad assumere l'incarico di responsabile unico di procedimenti tecnici, che, invece, sono stati prontamente assegnati alla dipendente arrivata in comando con determinazioni n° 1019, 1020, 1041 del 16 giugno 2020, a firma del dirigente settore IV-V;

   la sostituzione del funzionario tecnico doveva avvenire secondo l'interrogante, in via prioritaria con un altro funzionario tecnico di pari livello già presente in organico dell'ente e non con un istruttore direttivo proveniente dall'esterno –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano di valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive per quanto di competenza, al fine di avviare accurate verifiche sull'accaduto e un attento monitoraggio delle procedure e delle attività delle pubbliche amministrazioni per il raggiungimento degli obiettivi di razionalizzazione della spesa pubblica.
(4-06144)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che è in atto una energica protesta nella città Vasto per il progetto di trasferire nella Casa lavoro di Torre Sinello i detenuti di tutta la regione Abruzzo che devono affrontare la quarantena COVID-19 nell'ambito delle disposizioni per il contenimento del Coronavirus;

   il personale della Casa lavoro di Vasto ha un deficit di organico del 30 per cento ed è già in affanno da tempo, anche perché chi viene recluso nella Casa lavoro è stato dichiarato socialmente pericoloso. Un altro problema risulterebbe essere l'accompagnamento dei detenuti in tribunale. L'organico del nucleo traduzioni sarebbe composto da 6 unità, un numero non idoneo a coprire tutte le attività necessarie;

   andrebbe garantita la sicurezza dell'intero personale dell'amministrazione dell'istituto, degli agenti di polizia e dei detenuti nonché il corretto espletamento del servizio delle traduzioni dei detenuti e degli internati;

   è conseguentemente necessario adottare le opportune misure con lo scopo di sollevare gli addetti dal carico di lavoro da cui sono già impegnati nella gestione quotidiana in un contesto di situazioni rischiose e di emergenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se essi risultano veritieri e di quali aggiornamenti disponga in merito;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire, nei limiti delle dotazioni organiche, e per tutto il periodo della sussistenza della sezione COVID-19 presso l'istituto vastese, l'implementazione di agenti di polizia penitenziaria e di personale sanitario, nonché ulteriori forniture di dispositivi di protezione individuale e l'applicazione di ogni prescrizione suggerita per contrastare il contagio.
(5-04248)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 e il conseguente lockdown hanno costretto alla sospensione di quasi tutto il traffico aereo civile;

   l'interruzione dei trasporti aerei ha provocato pesanti perdite economiche alle compagnie aree. Al fine di riacquistare liquidità e limitare le perdite i vettori hanno deciso di sostituire il rimborso con dei voucher;

   sulla questione è intervenuto il decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18, che all'articolo 88-bis stabilisce come il vettore, ai sensi dell'articolo 1463 del codice civile, per i contratti di trasporto aereo, abbia il diritto di recesso, previa comunicazione tempestiva all'acquirente, ma solo quando le prestazioni non possono essere eseguite in ragione di provvedimenti adottati dalle autorità nazionali, internazionali o di Stati esteri, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. In tali casi le compagnie devono dare tempestiva comunicazione all'acquirente ed, entro i successivi trenta giorni, procedere al rimborso del corrispettivo versato per il titolo di viaggio oppure all'emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall'emissione;

   dal 3 giugno 2020 sono state rimosse le restrizioni alla circolazione delle persone fisiche all'interno del territorio nazionale e nell'area europea Schengen, Regno Unito e Irlanda del Nord;

   a seguito di ciò, il traffico aereo nazionale ed internazionale, anche se non con i livelli pre-crisi sanitaria, è ricominciato nel rispetto delle misure di sicurezza;

   l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), con una comunicazione ai vettori operanti in Italia del 18 giugno 2020, ha richiamato le compagnie invitandole al rispetto del regolamento comunitario n. 261 del 2004, che tutela i passeggeri nei casi di ritardi, cancellazioni, overbooking e mancata informativa;

   quest'ultima ha confermato che, qualora le cancellazioni non siano connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ossia se non ci siano notizie di focolai attivi e restrizioni, i vettori devono rimborsare gli utenti per la cancellazione del volo e non offrire voucher;

   le associazioni dei consumatori e gli stessi viaggiatori hanno denunciato come continuino prassi lesive, come ad esempio la programmazione di voli e l'apertura degli acquisti, che poco dopo vengono, senza specifico motivo, cancellati;

   a seguito delle suddette cancellazioni, le compagnie offrono buoni da spendere entro un anno al posto del rimborso in denaro;

   ciò produce un duplice danno in capo al consumatore, poiché, da un lato, impedisce all'utente lo spostamento e, dall'altro, blocca, senza ricevere il servizio nel tempo e nel modo utile, il capitale investito per l'acquisto del biglietto –:

   quali iniziative di competenza, anche di urgenza, il Ministro interrogato intenda porre in essere per assicurare il corretto funzionamento del mercato, assicurare la mobilità dei cittadini e tutelare gli interessi dei consumatori.
(4-06138)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per effetto di quanto da ultimo disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020, i passeggeri dei voli aerei sono obbligati a presentare, al momento dell'imbarco a pena di diniego dello stesso, un'autocertificazione che attesti l'essenza di sintomi da COVID-19 e di contatti a rischio nei due giorni precedenti al viaggio; i passeggeri devono anche impegnarsi a comunicare, al vettore e all'autorità sanitaria territoriale competente, la comparsa di sintomatologia da COVID-19 entro otto giorni dallo sbarco dall'aeromobile;

   alcune regioni, come ad esempio la regione autonoma della Sardegna, hanno già attivato delle piattaforme online o degli applicativi cui ciascun soggetto in ingresso nel territorio regionale è obbligato ad iscriversi, compilando anche un questionario sul proprio stato di salute;

   agli interroganti giungono numerose segnalazioni in merito all'assenza di dispenser di soluzioni igienizzanti nei servizi igienici degli aeromobili –:

   se non sia il caso di adottare iniziative per prevedere delle specifiche deroghe al vigente obbligo di autocertificazione gravante sui passeggeri dei voli aerei, nel caso l'aeroporto di partenza o di destinazione si trovi in una delle regioni — come la regione autonoma della Sardegna — che ha già attivato una piattaforma di registrazione dei soggetti in ingresso o in transito;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda attivare affinché i vettori aerei provvedano all'installazione di dispenser di soluzioni igienizzanti nei servizi igienici degli aeromobili o, in alternativa, alla fornitura di salviettine igienizzanti.
(4-06139)


   GALLO, PERANTONI, DEL SESTO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti europea, in quanto revisore esterno indipendente dell'Unione, tutela gli interessi dei contribuenti, opera per migliorare la gestione del bilancio dell'Unione da parte della Commissione europea e riferisce sullo stato delle finanze;

   tale istituzione che controlla, dunque, il modo in cui vengono utilizzati i fondi dell'Unione europea, ha pubblicato un rapporto sui principali progetti di trasporto transfrontalieri, da cui in una prima analisi relativa ai diversi Paesi coinvolti è emerso che tra otto progetti, ben sei non saranno in funzione entro l'anno 2030, come previsto inizialmente;

   con riferimento all'opera relativa alla tratta Torino-Lione, dal rapporto si evince la presenza di rilevanti anomalie, a partire dai costi. I fondi inizialmente stanziati dall'Unione ammontano a 1,2 miliardi di euro, su un totale del costo stimato di 5,2 miliardi di euro;

   nel corso del tempo, il progetto ha subito notevoli modifiche, tra cui la decisione di raddoppiare le gallerie per le linee ferroviarie, generando così un notevole incremento dei costi previsti pari all'85 per cento, stimabili in una somma pari a circa 9,6 miliardi di euro;

   nel rapporto della Corte dei conti sono stati evidenziati, inoltre, dubbi in merito alla sostenibilità economica del progetto, sottolineando che sulla base del numero dei passeggeri attesi e del potenziale traffico, la popolazione complessiva che vive nel bacino di utenza è troppo poco numerosa per assicurare una sostenibilità economica a lungo termine. Previsioni eccessivamente ottimistiche riguardano il traffico ferroviario, stimando 24 milioni di tonnellate di merci per il 2035 a fronte di soli 4 milioni di tonnellate trasportate ad oggi sulle linee esistenti;

   secondo la Corte, questione maggiormente rilevante è che vi possa essere il forte rischio che gli effetti positivi ambientali siano stati anch'essi sovrastimati. La Corte, infatti, ha evidenziato che i benefici in termini di emissioni si avranno solo dopo 25 anni dalla effettiva entrata in servizio dell'opera e non, come indicato dalla Francia, a partire dal venticinquesimo anno dall'inizio dei lavori. Tale stima è necessaria per comprendere le tempistiche relative alla riduzione dell'impatto derivante da dieci milioni di tonnellate di CO2 prodotte dai lavori di realizzazione;

   le stime indicate nel rapporto potrebbero subire un'ulteriore modifica se i livelli di traffico previsti dovessero essere in realtà inferiori, richiedendo fino al doppio del tempo necessario, dunque 50 anni, per riscontrare concreti benefici in termini di riduzione di emissioni –:

   se il Ministro interrogato, a seguito delle osservazioni pubblicate dalla Corte dei conti europea, intenda adottare iniziative volte a utilizzare le risorse necessarie per il completamento dell'opera relativa al collegamento ferroviario Torino-Lione in altre opere utili a tutto il territorio nazionale, partendo dalle zone non ancora raggiunte dalla rete ferroviaria ad alta velocità.
(4-06140)


   PALMISANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con una nota ufficiale diffusa l'11 giugno 2020 la compagnia di bandiera Alitalia annunciava la messa in vendita, dal 1° luglio 2020, di biglietti per voli diretti e giornalieri, andata e ritorno, tra l'aeroporto di Milano Malpensa e lo scalo «Papola Casale» di Brindisi, con un programma che prevedeva che il primo aereo a decollare dall'aeroporto di Brindisi sarebbe stato quello diretto allo scalo di Malpensa, mentre, sulla tratta inversa, il primo aereo sarebbe decollato da Milano alle ore 14.00 con arrivo a Brindisi alle ore 15.40;

   nelle stesse ore, sul sito ufficiale di Alitalia, venivano messi in vendita i biglietti per le suddette tratte, a partire da un prezzo di 178 euro per un volo di sola andata mentre, successivamente, agli acquirenti si è presentata un'amara sorpresa, poiché sullo stesso sito non vi era più traccia del volo relativo al biglietto comprato, che era stato invece annullato e sostituito con altre due proposte di viaggio: il Milano Malpensa-Brindisi delle 15.10 con scalo a Roma Fiumicino e atterraggio previsto per le ore 18.35 (con una durata pari a 3 ore e mezza) o il Malpensa-Brindisi delle ore 11.05, con scalo a Roma Fiumicino e atterraggio a Brindisi per le ore 18.35 (con una durata di 7 ore e mezzo, per una tratta che normalmente è raggiungibile in circa un'ora e mezza con un collegamento diretto) al prezzo, piuttosto elevato, di 360 euro, almeno nella prima settimana di luglio 2020;

   successivamente, come riportato da notizie di stampa recenti (www.quotidianodipuglia.it del 23 giugno 2020), nella mattinata del 22 giugno 2020 sono ritornati ad essere prenotabili e acquistabili, attraverso il sito, soltanto i biglietti relativi alla tratta diretta Milano Malpensa-Brindisi, dopo l'improvvisa cancellazione del giorno precedente, mentre nessun rimborso sarebbe previsto per coloro che avevano acquistato regolarmente i titoli di viaggio;

   la vicenda aggrava la posizione dello scalo brindisino che, con soltanto tre collegamenti giornalieri garantiti da Alitalia, da e per l'aeroporto, in aggiunta alle cancellazioni legate alla emergenza sanitaria da Covid-19, necessita di una immediata ripresa delle rotte cancellate a fine febbraio 2020 e il ripristino del collegamento diretto con lo scalo milanese;

   a tal proposito, con una nota del 22 giugno 2020 inviata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono intervenuti il presidente di Upi Puglia, nonché della provincia di Lecce, Stefano Minerva e i vertici regionali di Anci, Domenico Vitto e Gianni Stefano, i quali hanno ribadito le difficoltà per un territorio, a vocazione turistica, come quello del Salento, in cui le centinaia di imprese e aziende che hanno investito, con molti sacrifici, proprio in questo settore, sarebbero del tutto penalizzate dalla inefficienza dei collegamenti e dalla carenza dei trasporti;

   è stata inoltre evidenziata la necessità che Alitalia, che sarà risanata con 3 miliardi di euro di fondi pubblici, possa ritornare a garantire uno scambio regolare nel trasporto aereo tra gli scali italiani, anche al fine di consentire la ripresa di un'economia già sofferente –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga opportuno chiarire le ragioni del mancato rimborso relativo ai voli annullati e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire il futuro del sistema economico del territorio salentino in particolare e di quello pugliese in generale, già messi duramente alla prova dalle misure di contenimento legate al Covid-19 e che necessitano, soprattutto nel periodo legato alle vacanze estive, di una immediata ripartenza dei collegamenti con il resto d'Italia.
(4-06142)


   CORDA, PERANTONI, SCANU, CABRAS, DEIANA e CADEDDU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   per la Sardegna è vigente un sistema di continuità territoriale aerea sovvenzionato da ingenti risorse pubbliche ed aggiudicato, a seguito di gara e relative proroghe, alla società Alitalia s.p.a.;

   a seguito delle restrizioni dovute alle normative «anti Covid», i voli da e per la Sardegna sono stati ridotti al minimo e sulle sole tratte per Cagliari/Roma e Milano, così rendendo difficoltoso (se non quasi impossibile) la mobilità per i soggetti obbligati a svolgere le proprie attività professionale sul continente o nell'isola;

   recentemente, a seguito della pressoché totale riapertura della attività e della cessazioni dei divieti di spostamento all'interno del territorio nazionale, sono stati riaperti diversi aeroporti e sono state ripristinate alcune tratte aeree, ma sempre con modalità non sufficiente, rispetto alle esigenze della popolazione residente nelle isole o per coloro che vogliono raggiungere tali luoghi per turismo, lavoro, affetti e altro;

   in particolare, senza alcuna apparente motivazione, sulle tratte onerate da continuità territoriale per la Sardegna, il numero dei voli giornalieri «ripristinati» dalla società Alitalia è decisamente inferiore rispetto a quello previsto per contratto. Ad esempio sulla tratta Cagliari/Roma i voli disponibili sono solo 4 giornalieri (rispetto agli 8 previsti) e su quella per Milano appena 3 giornalieri;

   inoltre, il presidente della regione Sardegna, con ordinanza n. 27 del 2 giugno 2020, senza alcuna concreta e reale giustificazione, ha disposto che: «Tutti i soggetti che intendono imbarcarsi su linee aeree o marittime dirette in Sardegna ... sono tenuti a registrarsi prima dell'imbarco utilizzando l'apposito modello ... da compilare ed inviare esclusivamente per via telematica» e che «ciascun passeggero dovrà presentare copia della ricevuta di avvenuta registrazione unitamente alla carta d'imbarco e ad un documento d'identità in corso di validità»;

   disposizione che – stante anche la difficoltà di utilizzo telematico (scarsamente accessibile per alcuni strumenti informatici e per coloro che non li usano con dimestichezza) – rende molto lungo e complesso l'espletamento delle formalità di arrivo nell'isola;

   ciò senza considerare che l'obiettivo di conoscere lo spostamento di coloro che fanno ingresso in Sardegna, poteva essere raggiunto attraverso la semplice trasmissione dei relativi dati da parte delle compagnie di trasporto o con l'utilizzo della app «Immuni», già adottata sul territorio nazionale;

   tale situazione sta creando enormi difficoltà (nonché file ed assembramenti negli aeroporti) alla libera mobilità sul territorio nazionale, che è tutelata sotto il profilo costituzionale, nonché una forte limitazione al normale svolgimento delle attività professionali di coloro che sono costretti a spostarsi da o per la Sardegna –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per quanto di competenza, in ordine al rispetto de principi costituzionali di libertà di movimento di tutti i cittadini con riguardo alla citata disposizione di cui alla citata ordinanza del presidente della regione Sardegna n. 27 e se abbia trasmesso una nota alla suddetta autorità regionale per promuovere la relativa modifica;

   se sia legittimo che la società Alitalia, che ha in corso un contratto di servizio remunerato con risorse pubbliche per l'espletamento del servizio di continuità territoriale aerea da e per la Sardegna, nonostante la cessazione dei divieti stabiliti dalle note norme di contenimento dell'epidemia Covid-19, continui ad offrire un servizio ridotto rispetto agli impegni contrattuali, così – di fatto – isolando il territorio sardo dal resto del Paese e limitando tanto la normale mobilità interna, quanto le attività professionali ed economiche, già fortemente penalizzate nei mesi scorsi, in un territorio che – di fatto – ha ingiustificatamente patito limitazioni e chiusure dovute principalmente alla enorme diffusione del virus nelle aeree del centro e nord Italia;

   quali siano gli strumenti con i quali si intenda porre rimedio, per quanto di competenza, alle criticità di cui in premessa.
(4-06148)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa la notizia, riportata da fonti di stampa nazionale, dei 28 migranti, salvati in acque internazionali dalla nave Sea Watch e imbarcati sulla nave-quarantena Moby Zazà, in rada a Porto Empedocle (Agrigento), risultati positivi al COVID-19;

   appena poche ore prima era stato reso noto che uno dei 211 migranti sbarcati era stato ricoverato presso il reparto di malattie infettive dell'ospedale «Sant'Elia» di Caltanissetta per sospetta tubercolosi, sul quale ha poi fatto chiarezza l'esito del tampone risultato positivo;

   già da mesi vengono chieste a gran voce una soluzione ai flussi migratori che, nonostante l'emergenza pandemica in corso, non hanno accennato ad arrestarsi, nonché l'adozione di provvedimenti sanitari precauzionali per scongiurare il rischio di nuovi focolai, ma ogni richiesta sembra essere caduta nel vuoto;

   anche un singolo sbarco rischia di mettere in difficoltà, non solo sotto il profilo sanitario, ma anche sotto il profilo logistico e della sicurezza, forze dell'ordine e soccorritori;

   mentre si chiedono grandi sacrifici ai cittadini per evitare il diffondersi del virus, si continua ad assistere a continui sbarchi con soluzioni improvvisate per accogliere i migranti, spesso utilizzando luoghi non idonei –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per gestire la situazione dei migranti risultati positivi al COVID-19.
(4-06136)


   TATEO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, cosiddetto decreto sicurezza, all'articolo 23- bis, ha riscritto la disciplina del sequestro amministrativo del veicolo prevista dal codice della strada, una misura cautelare con la quale si sottrae la disponibilità del bene all'avente diritto e lo si pone a disposizione dell'autorità amministrativa per i provvedimenti di propria competenza, come la confisca amministrativa;

   quando si verifica il caso in cui i veicoli debbano essere dati in custodia, gli stessi vanno a soggetti convenzionati con il Ministero dell'interno e con l'Agenzia del demanio, i custodi-acquirenti previsti dall'articolo 214-bis del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, che hanno l'onere di custodia e l'eventuale obbligo di acquistarne successivamente la proprietà;

   il nuovo articolo 215-bis del codice della strada impone ai prefetti di provvedere al censimento, con cadenza semestrale, dei veicoli giacenti da oltre sei mesi presso le depositerie a seguito dell'applicazione di misure di sequestro e di fermo, nonché per effetto di provvedimenti amministrativi di confisca non ancora definitivi e di dissequestro, di tali veicoli giacenti e deve, inoltre, essere redatto un elenco da pubblicare sul sito della prefettura;

   entro 30 giorni dalla pubblicazione dell'elenco, il proprietario può assumere la custodia del veicolo, provvedendo nel contempo al pagamento delle somme dovute alla depositeria, altrimenti i veicoli devono ritenersi «abbandonati» o «confiscati», nel caso di veicoli sottoposti a confisca non ancora definitiva, e la somma ricavata dalla vendita viene depositata in un autonomo conto fruttifero presso la tesoreria dello Stato fino alla definizione del procedimento in relazione al quale è stato disposto il sequestro o il fermo –:

   se intenda vigilare affinché i prefetti si adoperino tempestivamente per il censimento dei veicoli giacenti da oltre sei mesi presso le depositerie, dal momento che la norma è stata pensata al fine di ridurre i rilevanti oneri economici che gravano sull'Erario in conseguenza dei lunghi tempi di giacenza dei veicoli.
(4-06143)


   TRANO, APRILE e FRATE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come sottolineato recentemente dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho gli affari delle mafie in Italia sono stimati in 420 miliardi di euro l'anno, 60 dei quali per i traffici di droga, 20 per l'abusivismo edilizio e 9 per le estorsioni, con i clan che arrivano a introitare 17 milioni di euro all'ora;

   con la crisi economica generata dall'emergenza coronavirus, le organizzazioni mafiose stanno cercando di mettere le mani sulle aziende sane a corto di liquidità, in particolare su quelle del settore turistico, e sugli stessi prestiti garantiti dallo Stato;

   su tali inquietanti manovre sono stati lanciati numerosi allarmi da parte della magistratura, delle organizzazioni maggiormente rappresentative delle categorie produttive, di associazioni antimafia come Libera e dello stesso Viminale;

   un emendamento al «Decreto Liquidità» presentato dall'interrogante, finalizzato a garantire sia la celere erogazione dei prestiti garantiti che a far confluire alla Direzione nazionale antimafia tutte le informazioni utili per effettuare i necessari controlli ed evitare che quelle risorse finiscano alle mafie, è stato bocciato prima in Commissione Finanze e poi, trasformato nell'ordine del giorno 9/2461-AR/49 (Trano), in Assemblea;

   nella relazione presentata dal Ministero dell'interno a questa Camera sull'attività svolta dalle commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamenti di tipo mafioso nel 2019, viene evidenziato che gli enti sciolti per mafia, più facilmente «esposti» a ingerenze esterne e asserviti alle pressioni delle organizzazioni criminali, versano in precarie condizioni finanziarie e che tale situazione accresce i rischi di vulnerabilità rispetto ai tentativi di infiltrazione mafiosa;

   nella stessa relazione viene sottolineato come il 28,6 per cento dei comuni sciolti per infiltrazione/condizionamento di tipo mafioso versa in condizioni di deficit finanziario e quindi ha dichiarato il dissesto o si è avvalso della procedura di riequilibrio pluriennale, indicando tale dato come particolarmente significativo considerando che a livello nazionale, su 7.904 comuni, quelli risultati nel 2019 in dissesto o riequilibrio finanziario pluriennale rappresentano il 4,7 per cento –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, affinché gli enti locali con maggiori difficoltà finanziarie e che chiedono per tale ragione maggiori sacrifici ai cittadini, costretti a pagare i tributi nella misura massima, non finiscano preda dei clan;

   se non si ritenga opportuno assumere iniziative di competenza, anche normative, volte a predisporre strumenti adeguati e trovare delle soluzioni affinché possano essere compiuti da parte della Direzione nazionale antimafia i necessari controlli volti a scongiurare il rischio che i prestiti garantiti dallo Stato, determinanti per la ripartenza, finiscano nelle mani delle organizzazioni mafiose.
(4-06146)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato tecnico-scientifico il 28 maggio 2020 ha emanato il documento relativo alle misure di contenimento del contagio da Covid, nell'ambito del settore scuola ai fini dell'apertura del prossimo anno scolastico; nelle misure organizzative generali contenute nello stesso documento risulta prioritario il principio del distanziamento fisico per evitare concentrazioni;

   per effetto del distanziamento fisico, utile a combattere il contagio da coronavirus, i rapporti fra numero di alunni e superficie dell'aula devono necessariamente cambiare;

   nel mese di aprile 2020 il ministro interrogato definiva le «classi pollaio» «un ostacolo non solo, per la didattica ma anche per la sicurezza»;

   i tempi per vedere realizzata la riduzione di alunni già a settembre non potrà essere garantita per mancanza di fondi e infrastrutture, come già riconosciuto dallo stesso Ministro interrogato, che ha al riguardo dichiarato: «per ridurre il numero di alunni nelle classi servono fondi e tempo: per farlo useremo il Recovery fund dell'Unione europea» ma «per settembre non si farà in tempo»;

   il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009 n. 81, all'articolo 5, comma 2, stabilisce «le classi iniziali che accolgono alunni con disabilità di ogni ordine e grado..., sono costituite con un massimo 20 alunni» allo scopo di migliorare la qualità didattica anche in rapporto alle esigenze formative degli alunni con disabilità garantendo loro un diritto individuale e sociale, dal momento, che l'istruzione rappresenta uno dei fattori maggiormente incidenti strapparti dell'individuo e sulle sue possibilità di affermazione personale e professionale;

   la normativa vigente riportata anche dalla nota del Ministero dell'istruzione n. 487 del 10 aprile 2020 (Dotazioni organiche del personale, docente per l'anno scolastico 2020/21) relativamente alle classi intermedie, ribadisce che esse sono costituite in numero pari a quello delle classi di provenienza, degli alunni, con numero, medio di alunni non inferiore a 22, solo allora si procede alla loro ricomposizione;

   nello specifico, al liceo «Vittorio Emanuele III» di Patti (Messina), sono state autorizzate le formazioni di due classi prime, con disabili gravi, da 28 alunni;

   al liceo Lucio Piccolo di Capo d'Orlando (Messina), sono state autorizzate le formazioni di due prime classi con disabili gravi, da 26 e 29 alunni; accorpando le seconde classi, dove risulta una classe con 29 alunni;

   all'Istituto tecnico-tecnologico – Liceo scientifico opzione «Scienze applicate» (Itt-Lsa) «Copernico» di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), sono state autorizzate le formazioni di due seconde classi di liceo anziché tre, con la presenza di due alunni disabili, di cui uno con gravità per un totale di 49 alunni;

   pertanto, in riferimento a quanto sopra è evidente la necessità urgente di prevedere interventi adeguati per evitare le «classi-pollaio» e garantire l'integrazione degli alunni disabili –:

   quali siano le reali e documentabili risorse disponibili per evitare le «classi pollaio» nell'anno scolastico 2020/2021;

   se intenda chiarire le disposizioni che verranno prese per evitare accorpamenti di classi che mettano a rischio le misure di distanziamento nelle aule dove si svolgeranno le lezioni in presenza, e, nello specifico, quali iniziative urgenti intenda adottare per il Liceo «Vittorio Emanuele III» di Patti (Messina), il liceo Lucio Piccolo di Capo d'Orlando (Messina) e Itt-Lssa «Copernico» di Barcellona Pozzo di Gotto, al fine di poter applicare per il prossimo anno scolastico 2020/2021, il distanziamento sociale e i parametri di sicurezza previsti dalla normativa vigente e attuare l'integrazione degli alunni disabili così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009 n. 81, all'articolo 5 comma 2.
(5-04255)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il servizio di accoglienza, assistenza e accompagnamento della clientela, nonché altre prestazioni accessorie da svolgersi sulle vetture in composizione ai treni notte gestiti da Trenitalia (ovvero carrozze letti e cuccette sui treni intercity notte) furono affidati a Manutencoop dal 15 settembre 2017;

   si applicava il Ccnl AF e il lavoro sul treno era gestito con un agente di accudienza notte ogni 2 carrozze, sebbene inquadrato nei livelli generici (liv. E), e il coordinatore, unico ad avere la qualifica con declatoria relativa alle mansioni specifiche del lavoro svolto: livello D per l'accompagnamento notte;

   il 2 luglio 2018 Manutencoop Facility Management diventò ufficialmente Rekeep s.p.a., formalmente alle stesse condizioni;

   un recente comunicato della Confederazione Unitaria di Base (Cub) Trasporti, riepiloga le intese al ribasso per i lavoratori che, senza consultazione degli stessi, in data 11 luglio 2018 fecero nascere l'agente polivalente (assistente e pulitore viaggiante) e in data 30 novembre 2018 determinarono la differenza tra alta e bassa stagione con diversi fabbisogni, accordi siglati non rispettando il capitolato tecnico operativo fissato dal committente e non prevedendo ammortizzatori sulla gestione del personale in bassa stagione;

   in data 15 maggio 2019 Trenitalia indisse un nuovo bando di gara, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 2019, nel quale la committente escluse la parola assistenza sostituendola con sicurezza e si aumentarono gli stanziamenti portandoli a 130.596.619,35 euro, ma, nonostante «l'incremento finanziario», l'accordo sottoscritto il 30 novembre 2018 (con l'alta e la bassa stagione) venne prorogato in data 28 marzo 2019; di conseguenza, gli agenti su alcuni servizi diventarono 2, di cui uno avente la mansione anche di pulitore, e in alcuni treni, decurtati di carrozze, lo stesso coordinatore (il livello D che spetterebbe a tutti) rimaneva da solo con il pulitore, con notevole difficoltà di gestione;

   in data 30 settembre 2019 Uil Trasporti e Ugl/Taf, ritirano la loro firma sugli accordi precedenti, precisando che «tali accordi avevano permesso alla società Rekeep forti risparmi economici con un peggioramento delle mansioni/attività dei lavoratori»;

   in data 23 gennaio 2020, nonostante il nuovo appalto sia stato vinto da Polaris, controllata dalla società Elior Ristorazione spa, gli accordi precedenti sono stati mantenuti;

   a seguito del lockdown emergenziale, conseguente al Covid-19, i treni sospendono il servizio e i lavoratori vanno in cassa integrazione e in data 7 maggio 2020, con un nuovo accordo per la polivalenza totale, gli accudienti diventano anche pulitori;

   in data 15 giugno 2020 le segreterie regionali rappresentano anomalie di servizio e organizzazione;

   tra le varie criticità evidenziate dai lavoratori risulta la netta contaminazione tra le attività dei dipendenti di Trenitalia e quelle degli addetti delle società appaltatrici e il grave demansionamento degli stessi; la figura dell'operatore qualificato, originariamente identificato con il livello G del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) delle attività ferroviarie, avrebbe subito un progressivo demansionamento, ovvero a pulitore viaggiante, di livello H; agli operatori qualificati sarebbero state richieste anche le prestazioni di pulizia, con detrimento evidente della professionalità acquisita nel tempo a diretto contatto con l'utenza;

   successivamente all'ultimo affidamento, si apprende di un ulteriore demansionamento derivato dalla scelta di Trenitalia s.p.a. di porre l'attenzione sull'importanza dei pulitori di bordo come figure necessarie per svolgere servizi di sanificazione e pulizia lungo i treni;

   in questo modo, la Elior s.p.a. (aggiudicataria dell'appalto dei servizi) ha congiunto l'emergenza epidemiologica con gli esuberi degli addetti di bordo, demansionando questi ultimi a pulitori viaggianti. Criterio applicato valutando solo le eccedenze del personale dedito all'assistenza (AdB), senza considerare il passaggio a livelli superiori;

   per quanto risulta, le operazioni di demansionamento avrebbero interessato anche lavoratori con più di 10 anni di servizio;

   ciò che si evince da quanto illustrato, e quindi dal susseguirsi delle scelte adottate negli anni in merito alla gestione del servizio, oltre al demansionamento lavorativo, è un progressivo sovraccarico di lavoro per chi fornisce assistenza a bordo treno, con il rischio di garantire con enorme difficoltà la qualità del servizio offerto agli utenti;

   tale situazione, oltre a creare disagio ai lavoratori coinvolti, potrebbe avere ricadute sulla qualità del servizio e sulla sicurezza dei viaggiatori –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza ritenga necessario adottare per ridare dignità lavorativa ai dipendenti che sono stati continuamente demansionati e ridotti;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per tutelare i diritti e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e, al contempo, garantire le condizioni di sicurezza e la qualità del servizio per i viaggiatori;

   se i Ministri interpellati non ritengano di dover verificare la sussistenza dei presupposti giuridici e normativi per adottare iniziative che consentano a detto personale il processo di stabilizzazione in Trenitalia e Rfi.
(2-00844) «Papiro».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, GIACOMELLI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi organi di informazione, il marchio della moda «Roberto Cavalli» ha deciso la chiusura dello storico stabilimento di Sesto Fiorentino, per trasferire le attività, a partire dal mese di settembre 2020, a Milano;

   tale decisione ha costretto i 170 dipendenti, per il 65 per cento costituito da donne – per lo più mamme – a dover prendere la grave decisione di accettare il trasferimento nel capoluogo lombardo, con tutte le incognite e i costi che una scelta del genere può comportare, o di dover sottoscrivere la lettera di licenziamento. Solo 54 lavoratori e lavoratrici hanno accettato il trasferimento, mentre per la gran parte delle maestranze si apre la difficile pagina della disoccupazione, nella fase di forte recessione che investe tutto il Paese;

   come denunciato dalle sigle sindacali Femca Cisl e Filctem Cgil di Firenze, con la scomparsa della storica sede fiorentina «si perde un enorme patrimonio professionale e umano, oltre a una risorsa per il territorio»;

   il marchio «Roberto Cavalli» è detenuto dal fondo di sviluppo immobiliare Pramac Properties del Dubai, di proprietà del magnate Hussain Sajwani;

   lo stesso profilo immobiliare della proprietà potrebbe non essere estraneo alla decisione che sta mettendo in estrema difficoltà i 170 dipendenti della «Roberto Cavalli», tenuto conto che gli impianti che si intendano abbandonare, consistenti in un impianto di produzione e due palazzine dove si gestiscono il design, l'organizzazione e la commercializzazione, incidono su una superficie di 25 mila metri quadrati di proprietà;

   non sono bastati l'impegno e le iniziative messe in campo dalla amministrazione del comune di Sesto Fiorentino e della regione Toscana per far recedere la proprietà dalla decisione della delocalizzazione;

   a parere degli interroganti, tali iniziative, di fatto, aggirano la disciplina prevista dal decreto «Cura Italia» e prorogata dal successivo decreto-legge «Rilancio», in materia di blocco dei licenziamenti collettivi per cinque mesi dall'inizio dell'emergenza epidemiologica;

   è necessario un intervento normativo finalizzato a scongiurare tali iniziative elusive delle richiamate disposizioni in materia di licenziamenti collettivi, estendendone l'efficacia anche alle operazioni di delocalizzazione –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di tutelare la condizione dei lavoratori della «Roberto Cavalli» e la continuità lavorativa delle imprese dell'indotto del territorio fiorentino, nonché per rivedere l'attuale disciplina in materia di blocco dei licenziamenti, integrandone l'efficacia anche alle ipotesi di delocalizzazione sul territorio nazionale.
(5-04254)


   FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che l'azienda Usl Toscana Centro avrebbe licenziato un suo dipendente, sindacalista della Cisl, dopo una intervista al Tg2 andata in onda in forma anonima il 17 aprile 2020 sulla gestione dell'emergenza Covid all'ospedale San Giovanni di Dio di Torregalli;

   secondo l'Usl, la persona di spalle che parlava con voce camuffata era identificabile nel sindacalista della funzione pubblica Cisl e il licenziamento sarebbe, quindi, motivato dal fatto che le frasi pronunciate nell'intervista sarebbero lesive del decoro e del prestigio aziendale;

   l'avvocato che assiste il sindacalista riferisce che nell'intervista veniva contestato ai dirigenti Usl di non essere stati all'altezza della situazione e ha annunciato il deposito del ricorso d'urgenza per il reintegro immediato sul posto di lavoro, contestando la legittimità del licenziamento;

   la Cisl regionale, con il segretario Riccardo Cerza, parla di «azione spropositata, atteggiamento a tratti persecutorio nei confronti di un sindacalista “scomodo”» e pretende anche le scuse dall'Usl. «È vergognoso – aggiunge la Cisl – che in piena emergenza Covid, mentre il nostro delegato era impegnato nei turni in ospedale, l'Asl abbia impegnato risorse umane ed economiche per una attività istruttoria abnorme senza peraltro arrivare a una sicura identificazione»;

   sempre notizie di stampa riportano che, prima del licenziamento, la Usl aveva già avanzato due contestazioni disciplinari nei confronti del sindacalista, una nel 2018, poi finita con l'archiviazione, la seconda nel dicembre 2019 conclusasi con un richiamo formale;

   al centro delle accuse ci sarebbero sempre le dichiarazioni rilasciate pubblicamente dal sindacalista, nell'ambito della sua attività sindacale, relative all'organizzazione del lavoro, ritenute offensive;

   la contestazione del dicembre 2019 era già stata impugnata dalla Cisl e andrà in giudizio a metà ottobre. Ma le contestazioni disciplinari fatte dall'Usl sono al centro anche di un ricorso della Cisl toscana per comportamento antisindacale, in base all'articolo 28 dello statuto dei lavoratori, che andrà in udienza a metà luglio;

   sempre secondo quanto riportato dall'avvocato del sindacalista, per cercare di identificare l'intervistato, l'Usl avrebbe incaricato anche due periti fonici, ma l'esito della perizia sulla voce non offrirebbe alcuna certezza –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non si ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per l'invio di ispettori del lavoro in relazione a prospettati comportamenti antisindacali.
(5-04256)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono migliaia i lavoratori che aspettano, oramai da più di due mesi, l'erogazione della cassa integrazione richiesta dalle aziende per contrastare la crisi economica causata dal Covid-19;

   tra questi vi sono dipendenti degli appalti ferroviari del Salento, che lavorano in società di pulizie a terra e a bordo treno, ristorazione, accompagnamento notte, logistica, pulizia stazioni e assistenza ai disabili, in particolare i dipendenti di Dussmann Service e Boni spa, che hanno diritto alla cassa integrazione ministeriale in deroga, e i lavoratori ferrotranvieri della ditta Tundo, che aspettano i versamenti del Fondo integrazione salariale (Fis). Senza ammortizzatori sociali l'occupazione di questo settore rischia un vero e proprio collasso;

   già la scorsa settimana istituzioni, rappresentanti delle forze dell'ordine, sindacati e organizzazioni datoriali del territorio, come riportano diversi articoli di stampa, si sono dati appuntamento per discutere delle conseguenze del mancato pagamento degli ammortizzatori dei prestiti alle imprese, con l'obiettivo di scongiurare il ricorso a canali di finanziamento illegali, evitando che si creino condizioni di disagio che possano favorire organizzazioni criminali e usurai. Sulle spalle di queste centinaia di lavoratori pugliesi gravano infatti impegni finanziari, mutui e il sostentamento delle rispettive famiglie;

   da notizie riportate dalla stampa sembra sia stato richiesto un intervento del prefetto di Lecce per sbloccare l'erogazione della cassa integrazione ai suddetti dipendenti –:

   se il Ministro interrogato sia stato informato dei fatti esposti in premessa al fine di adottare iniziative per garantire gli ammortizzatori sociali ai lavoratori.
(4-06145)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le conseguenze economiche della diffusione del COVID-19 non saranno limitate esclusivamente al periodo strettamente emergenziale, ma, per alcuni settori, e, in particolare, anche per quello agroalimentare, ricadranno sul medio e lungo periodo;

   i provvedimenti adottati dal Governo hanno previsto, a giudizio dell'interrogante, interventi assolutamente inadeguati per il sostegno del settore, in particolare avuto riguardo all'incidenza che lo stesso ha sull'economia nazionale;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha promosso un bando da cinquanta milioni di euro per favorire la ripresa post pandemia del settore in questione e, allo stesso tempo, per aiutare le famiglie indigenti: in particolare, il Governo ha previsto l'acquisto di prodotti agroalimentari inclusi in un determinato paniere per destinarli ad enti caritatevoli che, a loro volta, dovranno consegnarli alle famiglie indigenti;

   recentemente, dalla stampa si è appresa l'esclusione, dal citato paniere, delle Dop sarde a latte di pecora, vale a dire, Pecorino romano, Pecorino sardo e Fiore sardo;

   appare incomprensibile l'esclusione dei prodotti in questione, tenuto conto che gli stessi sono stati parimenti interessati dalle gravi ripercussioni economiche conseguenti all'emergenza epidemiologica in atto –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di includere le Dop sarde a latte di pecora, vale a dire, Pecorino romano, Pecorino sardo e Fiore sardo, nel paniere relativo al bando in questione.
(5-04251)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato nei giorni scorsi dalla stampa nazionale, Silvia Saltamartini, funzionario della Unirelab – società a totale partecipazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che opera nell'ambito della medicina veterinaria offrendo servizi diagnostici di laboratorio per l'ippica – è stata accusata di aver indebitamente intascato nel corso di 5 anni somme per un importo complessivo pari a 160 mila euro;

   il funzionario, dipendente della società a responsabilità limitata fino allo scorso anno, avrebbe percepito da gennaio 2015 a novembre 2019 somme forfettarie, indennità di mansioni e superminimi non dovuti; compensi, benefit e retribuzioni per i quali il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo, confermato anche in sede di riesame;

   all'ex funzionario, responsabile dell'ufficio del personale e delle buste paga, viene contestato il reato di truffa aggravata: stando alla ricostruzione della Guardia di finanza alla quale sono state affidate le indagini, la Saltamartini avrebbe beneficiato delle indennità sulla base di documenti contraffatti –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire chiarimenti sui fatti esposti in premessa e se intenda, al contempo, verificare, per quanto di competenza e sul piano amministrativo, il contesto complessivo che avrebbe consentito all'ex funzionario di operare dal 2015 al 2019 in modo indisturbato.
(4-06150)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ARESTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemica da Covid-19 ha palesato gli errori compiuti negli ultimi 15 anni dai diversi Governi, che hanno portato a ridimensionare pesantemente l'offerta ospedaliera del servizio sanitario nazionale;

   si sono registrati: chiusura o declassamento di ospedali collocati in zone considerate periferiche o minori, drastica riduzione dei posti letto, accentramento verso nosocomi provinciali se non addirittura regionali di funzioni e capacità d'intervento, depotenziamento complessivo della medicina di territorio e del sistema sanitario pubblico, scarsi investimenti nella medicina preventiva o in campagne di sensibilizzazione sociale al fine di prevenire l'insorgere di determinate malattie. Questi sono stati i risultati di una politica di taglio delle spese per la sanità, contratte in un decennio di circa 36 miliardi di euro;

   tale politica ha avuto una fortissima incidenza specialmente nel Mezzogiorno, dove il sistema sanitario era già storicamente più debole e deficitario. Il cosiddetto «turismo sanitario» di tanti cittadini e cittadine del Sud del Paese verso gli ospedali del Nord è in molti casi una scelta indotta dalla scarsa qualità e robustezza – con alcune lodevoli eccezioni – degli istituti ospedalieri meridionali o dalle lunghissime liste di attesa;

   nella sola provincia di Brindisi in Puglia sono stati declassati nel tempo ad ospedali di comunità o semplici presidi territoriali di assistenza il San Camillo de Lellis di Mesagne e quelli di Fasano, Cisternino e Ceglie Messapica. Questo drastico ridimensionamento delle capacità di assistenza ospedaliera ha comportato la congestione dell'ospedale «Antonio Perrino» del capoluogo, con lunghe liste di attesa e l'impossibilità di soddisfare tutte le richieste;

   l'ospedale «San Camillo de Lellis» di Mesagne e quelli di Fasano, Cisternino e Ceglie Messapica, si sono dimostrati fondamentali per la popolazione in questa emergenza ed appare una proposta di buonsenso auspicare una loro presenza stabile nel sistema sanitario provinciale;

   nei giorni scorsi è partita nella città di Mesagne e nei comuni limitrofi la raccolta di firme per una «petizione popolare» indirizzata alla regione Puglia, promossa da un Comitato civico «trasversale» che propone, tra l'altro: il superamento della definizione di Pta (presidio territoriale di assistenza) per ridare all'ospedale di Mesagne la dignità di struttura ospedaliera da configurare come continuità del presidio ospedaliero «Perrino» (Po Perrino – polo di Mesagne) con 60-80 posti letto organizzati per intensità di cura (area intensiva, sub-intensiva, degenza ordinaria, Dh e lungodegenza riabilitativa) e che assicuri attività H24 per il pronto soccorso, per alcune aree specialistiche e per attività chirurgica a basso rischio;

   con i decreti-legge «Cura Italia» e «Rilancio» sono state allocate importanti risorse per la sanità. L'adeguamento dei piani sanitari regionali al nuovo indirizzo basato sul rafforzamento del servizio sanitario pubblico, sul recupero dei posti letto inopinatamente tagliati, sul rafforzamento della rete ospedaliera decentrata e della medicina di territorio, merita, nel rispetto dell'autonomia regionale prevista dalla Costituzione, anche l'emanazione da parte del Ministero della salute di alcune linee guida che aiutino la revisione dei piani stessi –:

   se il Governo intenda contribuire alla stesura dei nuovi Piani sanitari regionali anche elaborando alcune linee generali per il potenziamento e il rafforzamento della rete ospedaliera e della medicina di territorio anche e non solo alla luce dell'istituzione della figura dell'infermiere di quartiere o di comunità presente nel decreto-legge «Rilancio»;

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, in favore di un alleggerimento dei carichi di lavoro degli ospedali «centrali» (vedasi la fattispecie dell'ospedale Perrino di Brindisi) valorizzando la rete ospedaliera già esistente nel territorio provinciale di riferimento, anche in considerazione del particolare afflusso turistico che in estate caratterizza in modo importante la richiesta di cure sanitarie.
(4-06147)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'audizione svolta presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati il 23 giugno 2020, il Ministro interrogato, in un passaggio della sua relazione, ha comunicato che la disponibilità di cassa di Alitalia è di 232 milioni di euro, al fine di sottolineare la bontà e l'oculatezza della gestione da parte dell'amministrazione straordinaria attualmente in carica;

   il dato fornito non è passato inosservato e ha attirato l'attenzione di numerosi organi di stampa con valutazioni tra loro discordanti;

   il sito Avionews.com riporta che la disponibilità di cassa comunicata dal ministro interrogato sarebbe dovuta all'erogazione anticipata delle risorse del fondo di cui al comma 7 dell'articolo 79 del decreto-legge 18 del 2020, come novellato dall'articolo 202 del decreto-legge 34 del 2020, anziché ai risultati della gestione del commissario straordinario;

   il Sole 24 ore, invece, sostiene che la disponibilità di cassa comunicata sarebbe «drogata dalla vendita anticipata dei biglietti, i prepagati, oltre che dai soldi incassati per i voli cancellati a causa del Coronavirus. Dal 13 marzo Alitalia non rimborsa i clienti ma dà dei voucher. Senza questi fondi, la cassa sarebbe negativa»;

   entrambe le versioni, però, concordano nel rimproverare al Ministro interrogato un difetto di comunicazione e un conseguente deficit di chiarezza nel fornire il dato sulla disponibilità di cassa ai deputati della Commissione trasporti –:

   quali siano, anche alla luce di quanto riportato in premessa, i dati economici concreti che hanno consentito ad Alitalia di poter avere alla data del 23 giugno 2020 una disponibilità di cassa pari a 232 milioni di euro.
(5-04250)


   NOVELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 11 gennaio 2018, n. 5 ha modificato le norme in materia del così detto telemarketing ed in particolare ha ampliato la possibilità di accesso al registro delle opposizioni di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, anche all'utenza telefonica mobile, oltre che alle utenze telefoniche non riportate sugli appositi elenchi telefonici;

   il comma 15 dell'articolo 1 della legge n. 5 del 2018 demandava ad un apposito decreto del Presidente della Repubblica, da adottare entro novanta giorni dall'entrata in vigore della legge, il compito di apportare le opportune modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti che disciplinano le modalità di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni;

   nel Consiglio dei ministri n. 23, svoltosi in data 17 gennaio 2020, a quanto si apprende dal relativo comunicato stampa ufficiale, è stato approvato in esame preliminare un regolamento, da adottarsi con decreto del Presidente della Repubblica, che sostituisce il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, ai sensi dell'articolo 1, comma 15, della legge 11 gennaio 2018, n. 5, recante disposizioni in materia di istituzione e funzionamento del registro pubblico dei contraenti che si oppongono all'utilizzo dei propri dati personali e del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali;

   ad oggi, non si è più avuta alcuna notizia in merito allo schema di decreto del Presidente della Repubblica attuativo dell'articolo 1, comma 15, della legge n. 5 del 2018, né lo schema di tale decreto risulta depositato presso le Camere al fine dell'espressione del parere da parte delle competenti commissioni parlamentari;

   dare piena attuazione alla legge n. 5 del 2018, in particolare per quanto riguarda la possibilità da parte dei cittadini-utenti di poter opporre il proprio diniego alla possibilità di ricevere chiamate di natura commerciale sulle utenze di telefonia mobile è di grande importanza, sia perché il numero di chiamate commerciali che un utente riceve è molto elevato ed invasivo – si stima che ogni utente riceva in media circa undici chiamate indesiderate al mese –, sia perché, non essendo i numeri degli operatori di telemarketing immediatamente individuabili, molti utenti, al fine di non rispondere a chiamate che ritengono indesiderate, rischiano di non rispondere a comunicazioni importanti provenienti da enti della pubblica amministrazione, del servizio sanitario o da altri soggetti comunque diversi dagli operatori commerciali –:

   se il Governo non intenda procedere per pervenire all'approvazione definitiva del regolamento attuativo dell'articolo 1, comma 15, della legge n. 5 del 2018, anche alla luce dell'approvazione in esame preliminare avvenuta nel corso dei Consiglio dei ministri del 17 gennaio 2020.
(5-04257)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Raffa e Barbuto n. 2-00839, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grippa.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in commissione Currò n. 5-04241, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Giuliodori, Zanichelli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza n. 2-00819 Emanuela Rossini del 28 maggio 2020;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Giannone n. 5-04243 del 24 giugno 2020.