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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 12 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'assistenza domiciliare integrata è un sistema di interventi e servizi sanitari offerti a domicilio, intendendo per domicilio l'abitazione del paziente, e si caratterizza per l'integrazione delle prestazioni offerte, legate alla natura e ai bisogni a cui si rivolge. Si basa anche sulla concordia degli interventi progettati e gestiti da figure professionali multidisciplinari. La continuità assistenziale offerta dal concorso progettuale degli organi professionali coinvolti garantisce la condivisione degli obiettivi e delle responsabilità e stabilisce i mezzi e le risorse necessarie per il raggiungimento dei risultati di salute;

    l'assistenza domiciliare, componente del welfare regionale e locale, è comprensiva di diverse tipologie di assistenza che si articolano in vari livelli, diversificati in base alla loro maggiore o minore intensità assistenziale, al numero e alla competenza professionale specifica degli operatori coinvolti, al profilo della persona a cui si rivolgono, alla modalità di lavoro degli operatori e, infine, al livello operativo territoriale e integrato coinvolto;

    l'ospedalizzazione, oltre ad essere gravosa in termini economici, comporta una situazione traumatica per l'anziano, che si trova spesso disorientato e non confortato dalla famiglia; ergo, il sistema degli interventi e dei servizi domiciliari risulta un'alternativa valida, in quanto può soddisfare le esigenze, in maggior parte di carattere sanitario, degli anziani, dei disabili e dei pazienti affetti da malattie cronico degenerative in fase stabilizzata o aventi vari gradi di non auto-sufficienza,

impegna il Governo

1) a valutare concretamente l'adozione delle iniziative di competenza per garantire l'assistenza domiciliare sia ai disabili con almeno il 70 per cento di disabilità sia ai soggetti che abbiano compiuto l'80esimo anno di età.
(1-00356) «Dall'Osso, Gelmini, Versace».


   La Camera,

   premesso che:

    sono sempre maggiori le difficoltà per il servizio sanitario nazionale (Ssn) a garantire il fondamentale diritto alla salute e quell'universalità ed equità che hanno sempre caratterizzato la nostra sanità pubblica fin dalla sua istituzione (legge n. 833 del 1978);

    a un sostanziale sottofinanziamento del Ssn, si somma il grave e costante invecchiamento della popolazione e l'aumento delle malattie croniche;

    nonostante questo, l'Italia ha speso meno dello 0,6 per cento del prodotto interno lordo per l'assistenza a lungo termine nel 2017 e, sebbene il numero sia in aumento, l'Italia ha il quinto più basso numero di letti per lungodegenza;

    l'invecchiamento della popolazione mette ancora una volta di più in evidenza la scarsità del personale medico e sanitario, aggravata peraltro dal sostanziale blocco per tanti anni del turnover, che ha di fatto impedito la sostituzione del personale sanitario in uscita, causando una carenza di personale e un progressivo suo invecchiamento;

    la carenza di personale incide pesantemente sulle stesse condizioni lavorative, con turni di guardia spesso pesantissimi. Peraltro la normativa europea sull'organizzazione dell'orario di lavoro, recepita dalla legge n. 161 del 2014, imporrebbe non più di 48 ore di lavoro. La realtà nel nostro Paese è invece quella dove troppi medici e infermieri, sono «costretti» a turni straordinari pur di coprire le esigenze degli ospedali;

    l'attuale situazione critica sconta molto le politiche degli anni passati che dal 2010 in poi hanno stretto la cinghia del personale del servizio sanitario pubblico, ridotto in dieci anni di oltre 45 mila unità di cui quasi 8 mila medici e oltre 12 mila infermieri, le figure che oggi sono in prima linea per affrontare l'epidemia COVID-19;

    ad oggi, sembra che lentamente si stia superando finalmente l'«ondata di piena» drammatica delle settimane scorse con morti e ricoverati nelle terapie intensive per il dilagare della pandemia;

    è evidente che la pandemia in atto ha messo a nudo le fragilità della rete territoriale sanitaria. L'emergenza Coronavirus dovrà rappresentare l'occasione per ripensare l'offerta sanitaria del nostro Paese e rendere gli infermieri centrali per l'assistenza sanitaria;

    in questi lunghi mesi di emergenza Covid-19, il personale sanitario, mentre i contagi tra medici e infermieri crescevano giorno per giorno, ha lottato in prima linea contro il virus, lasciando sul campo un numero altissimo di morti tra il personale sanitario e sociosanitario;

    intollerabile è stata la carenza o totale mancanza per troppe settimane dei dispositivi di protezione individuale (Dpi), occhiali o visiere, tute, guanti, calzari, copricapo, adeguati e adatti al lavoro svolto dai sanitari;

    come peraltro discutibile è stata la previsione normativa introdotta dal decreto-legge n. 14 del 2020, con cui si è escluso il personale sanitario dal dovere dell'isolamento fiduciario in caso di esposizione non protetta a Covid-19. Il personale sanitario, anche se venuto a contatto con un paziente poi scoperto positivo, deve per legge continuare a lavorare se non presenta sintomi, senza essere sottoposto obbligatoriamente a tamponi, diventando lui stesso diffusore del virus. In pratica, si è voluto limitare la procedura diagnostica ai soli sanitari con evidenti sintomi respiratori, a causa della carenza dei tamponi e dei reagenti;

    si è assistito e si sta ancora assistendo a un'emergenza sanitaria di fronte alla quale nessun professionista della salute si è tirato indietro, in particolare gli infermieri che ci sono e svolgono un ruolo essenziale su tutti i fronti, dal triage in ospedale al 118, dai setting ospedalieri a bassa ed alta complessità, dall'assistenza domiciliare al dipartimento di prevenzione;

    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha proclamato il 2020 anno internazionale dell'infermiere e dell'ostetrica, figure professionali che rappresentano quasi il 50 per cento della forza lavoro sanitaria globale;

    secondo l'Oms una forza lavoro infermieristica forte è la chiave per il raggiungimento della copertura sanitaria universale;

    in Italia la carenza calcolata della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) è di almeno 53mila infermieri di cui la maggior parte (almeno 30mila) sono quelli mancanti sul territorio, dove la soluzione ideale è quella dell'infermiere di famiglia/comunità scritta nel Patto per la salute 2019-2021. Una carenza di infermieri che, con gli effetti prodotti da «quota 100», potrebbe superare i 70mila;

    in base agli ultimi dati disponibili sono 267.523 gli infermieri assunti presso il servizio sanitario nazionale, a cui si aggiungono circa 124.550 liberi professionisti, dipendenti da strutture private o da altri enti. La realtà è che su tutto il territorio italiano gli infermieri in più dovrebbero essere almeno 20mila negli ospedali e almeno 32mila sul territorio;

    questi sono i numeri per poter garantire in ospedale il rispetto della normativa dell'Unione europea sull'orario di lavoro e sul territorio un'assistenza in linea con la mutata epidemiologia della popolazione, che invecchia sempre di più e presenta patologie croniche e non autosufficienza;

    in Italia ci sono molto meno infermieri della media Ocse (5,4 per mille abitanti contro la media di 9), in particolare se rapportato al numero dei medici;

    ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo 6 pazienti per ridurre del 20 per cento la mortalità, mentre attualmente ne assiste in media 11. Nelle regioni dove la carenza è minore, ne assiste 8-9, dove è maggiore si arriva anche ad assistere 17 pazienti;

    la Fnopi, la Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche, ha di recente indirizzato una lettera a Governo e regioni, con alcune richieste specifiche, delle quali si tiene ampiamente conto negli impegni del presente atto di indirizzo,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative di competenza necessarie a prevedere, un'area contrattuale infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41 per cento delle forze del servizio sanitario nazionale oltre il 61 per cento degli organici delle professioni sanitarie;

2) ad adottare iniziative per prevedere una indennità infermieristica che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, non «una tantum» e riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, sempre esistite, ma rese evidenti proprio dall'emergenza Covid-19;

3) ad adottare iniziative per garantire l'adeguamento dei fondi contrattuali e la possibilità di un loro utilizzo per un'indennità specifica e congrua per tutti i professionisti che assistono pazienti con un rischio infettivo;

4) ad adottare le opportune iniziative normative volte al riconoscimento della malattia professionale in caso di infezione con o senza esiti temporanei o permanenti;

5) ad assumere iniziative volte a prevedere quanto prima un adeguamento delle dotazioni organiche con l'aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari;

6) ad adottare iniziative per aggiornare la normativa sull'accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona;

7) ad avviare le opportune iniziative al fine di superare il vincolo di esclusività e consentire anche agli infermieri pubblici un'intramoenia infermieristica che consenta loro di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (Rsa, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative), anche per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di queste strutture.
(1-00357) «Labriola, Bagnasco, Novelli, D'Attis, Maria Tripodi, Cassinelli, Mulè, Rossello, Vietina, Cannatelli, Fiorini, Siracusano, Dall'Osso, Marin, Cristina, Orsini, Aprea, Saccani Jotti, Spena, Ferraioli, Caon, Ripani, Pettarin, Torromino, Giacometto, Fitzgerald Nissoli, Pittalis, Fasano, Rotondi, Pentangelo, Polidori, Nevi, Ruffino, Napoli, Mugnai, Rosso, Sozzani, Casino, Palmieri, Occhiuto».


   La Camera,

   premesso che:

    il beneficio dell'esenzione dal bollo auto si applica ai veicoli, sia condotti dai disabili sia utilizzati per il loro accompagnamento, con limitazione di cilindrata fino a 2000 cc, se con motore a benzina e fino a 2800 cc, se con motore diesel;

    una persona è a carico del familiare quando possiede un reddito annuo non superiore a 2.840,51 euro, tenendo conto che le pensioni, gli assegni e le indennità corrisposte agli invalidi civili «concorrono-fanno reddito» ai fini Irpef (articolo 12 e SS. del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917);

    l'esenzione spetta per un solo veicolo, scelto dal disabile stesso nel caso in cui possieda più veicoli e, per ottenere l'esenzione bisogna presentare, una domanda, mentre per le regioni convenzionate con Aci la domanda può essere presentata presso gli uffici provinciali dell'Aci medesima oppure presso le delegazioni dell'Automobile Club;

    è possibile ottenere nuovamente l'agevolazione per un secondo veicolo solo se il primo, per il quale si è già beneficiato dell'agevolazione, viene venduto o cancellato dal pubblico registro automobilistico (Pra);

    in assenza di tale cancellazione, si dovrà corrispondere la relativa tassa automobilistica entro il mese successivo alla data in cui si verifica l'evento ed il veicolo dovrà essere intestato direttamente al disabile o, in alternativa, al familiare che lo ha fiscalmente a carico;

    le spese per le visite mediche, gli accertamenti strumentali e di laboratorio richiesti dalla Commissione medica locale sono totalmente a carico del disabile, non essendo previste dal servizio sanitario nazionale (articolo 330 del regolamento di esecuzione del Codice della strada);

    l'esenzione dall'imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà (con esclusione solo di non vedenti e sordi) è limitata solo all'imposta di trascrizione al Pra in occasione della registrazione dei passaggi di proprietà;

    il beneficio compete sia in occasione della prima iscrizione di un'auto nuova, sia nel caso di trascrizione di un passaggio riguardante un'auto usata;

    in caso di minorazioni agli arti e alla colonna vertebrale, la cui funzione sia vicariata o assistita con l'adozione di adeguati mezzi protesici od ortesici o tramite adattamenti particolari ai veicoli da guidare, la Commissione medica locale deve anche verificare (articolo 327 regolamento di esecuzione del Codice della strada): o la funzionalità delle protesi e delle ortesi, attestata dal costruttore con apposita certificazione da esibire alla stessa Commissione medica locale, e/o l'individuazione degli adattamenti la cui efficienza verrà verificata successivamente al momento del collaudo del veicolo presso l'ufficio della Motorizzazione civile provinciale di competenza (Umc);

    per la guida dei motocicli, questa valutazione e verifica della Commissione medica locale sull'efficienza degli arti assume maggiore rilevanza in considerazione delle imprescindibili funzioni di stabilità e manovrabilità del veicolo;

    in caso di minorazioni a tre o quattro arti la Commissione medica locale, per formulare il giudizio di idoneità/non idoneità, dovrà individuare le effettive capacità della persona alla guida al fine di verificare la possibilità di azionamento in maniera efficace e sicura dei comandi ed eventualmente prescriverà gli adattamenti da installare sul veicolo;

    se la Commissione medica locale non può formulare il giudizio di idoneità in base ai soli accertamenti clinici e documentali, in quanto tali valutazioni cliniche e analisi dei certificati anamnestici fanno sorgere dubbi circa l'idoneità alla guida della persona, si dovrà sostenere una prova pratica di guida su un veicolo adattato in relazione alle particolari patologie (articolo 119, comma 4, del Codice della strada);

    non sono esentabili gli autocaravan, benché siano purtroppo presenti patologie che prevedono la mobilitazione del paziente in aree più idonee, ed il costo dell'autocaravan è sicuramente inferiore alla locazione di un immobile,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per rivedere tutte le norme in essere a maggiore beneficio del disabile e dei suoi familiari;

2) a porre in essere iniziative per prevedere la gratuità della visita per il rilascio della patente per il disabile e, in forma ridotta, per i suoi familiari, sulla base del modello Isee, totalmente se il reddito complessivo dovesse risultare inferiore a 30000,00 euro (lordi) per nucleo familiare;

3) ad adottare iniziative per prevedere l'esenzione del bollo auto per tutti i mezzi afferenti ad un nucleo familiare con disabili in famiglia, purché gli automezzi non rientrino nella categoria di lusso;

4) ad adottare iniziative per prevedere l'esenzione del bollo per autocaravan per quelle disabilità che obbligano a spostamenti, per brevi o lunghi periodi, sia per consentire le cure del disabile, sia per agevolarne una migliore qualità della salute;

5) ad adottare iniziative per permettere l'erogazione del carburante con la possibilità dello sgravio fiscale in sede di dichiarazione dei redditi pari al 35 per cento delle spese annuali sostenute per lo stesso, sia chi esso venga acquistato nelle regioni dove il prezzo è agevolato, sia nei casi in cui il costo rispetti le indicazioni nazionali, sempre sulla base del modello Isee, ove il reddito risulti inferiore a 30.000,00 euro lordi;

6) ad adottare iniziative per esentare dal pagamento del bollo per la patente tutti i disabili.
(1-00358) «Dall'Osso, Gelmini, Versace».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e IX,

   premesso che:

    la Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, certificazione e tenuta della guardia per i marittimi, 1978 (d'ora in avanti riferita come «la Convenzione» o la «Stcw») è finalizzata ad assicurare che i marittimi arruolati siano qualificati e idonei per lo svolgimento dei loro compiti;

    le riforme attuate nel corso degli anni, tra cui l'ultima realizzata nel 2008 (di cui al decreto-legge n. 137 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 169 del 2008), hanno generato una vera e propria perdita di valore delle funzioni e delle finalità didattiche e formative degli istituti nautici, aggravata dalla mancanza di laboratori didattici e di corsi di formazione e aggiornamento per i docenti:

    il decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, recante attuazione della direttiva 2012/35/UE, che modifica la direttiva 2008/106/CE (d'ora in poi, il «Decreto»), nel disciplinare i requisiti minimi di formazione della gente di mare precisa, ai sensi dell'articolo 4, che «le autorità competenti, ciascuna per le parti di propria competenza, assicurano che i lavoratori marittimi ricevano una formazione conforme ai requisiti della Convenzione STCW [...]» e che gli stessi siano «in possesso di un certificato di competenza o di un certificato di addestramento di cui all'articolo 2, comma 1, lettere uu) e vv) e delle prove documentali di cui all'articolo 2, comma 1, lettera zz)» del decreto;

    l'articolo 13, comma 1, del decreto condiziona il rinnovo del certificato di competenza alla dimostrazione della permanenza in capo al marittimo dei requisiti di idoneità fisica di cui all'articolo 11, comma 1, lettera b), e della competenza professionale necessaria all'assolvimento delle funzioni relative al certificato di competenza o al certificato di addestramento da rinnovare;

    tale previsione ha trovato attuazione con il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 1° marzo 2016 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2016 (d'ora in poi, «D.M.») che disciplina le procedure di rinnovo dei certificati di competenza, di addestramento e delle prove documentali avuto conto delle innovazioni introdotte dagli emendamenti di Manila 2010 alla convenzione Stcw;

    sempre nel 2016, sono stati adeguati gli ordinamenti del corso di laurea alle previsioni della convenzione di Manila, inserendo nel corso un anno di navigazione in modo da trasformare il corso in una laurea professionalizzante. Attualmente, in Italia, sono attivi quattro corsi universitari professionalizzanti sulla navigazione classe L-28 (Napoli Parthenope, Università di Bari sede di Taranto, Genova e Messina);

    l'European Qualifications Framework (Eqf) è il quadro europeo di riferimento per l'apprendimento permanente che consente di confrontare le qualifiche professionali dei cittadini dei Paesi europei al fine di favorire il riconoscimento reciproco delle qualifiche e dei titoli e quindi la mobilità transnazionale dei giovani e dei lavoratori;

    è necessario chiarire quali saranno le differenze di carriera fra: i lavoratori la cui formazione si basa su corsi professionalizzanti per conduzione mezzo navale (CMN) o per conduzione di apparati e impianti marittimi (Caim); laureati presso università che offrono specifici corsi per lavoratori del settore; diplomati presso un Istituto Tecnico trasporti e Logistica (Ittl). Tale chiarimento è da considerarsi essenziale, in quanto, al momento, i livelli dell'Eqf corrispondenti risulterebbero identici; in materia di rinnovo del certificato di competenza, l'articolo 4 del decreto prevede che il marittimo, debba avere effettuato specifici periodi di navigazione svolgendo «le funzioni della certificazione» posseduta, da intendersi le funzioni svolte nel livello consentito dalla certificazione posseduta (direttivo, operativo, di supporto). In mancanza del «requisito di navigazione», l'articolo 6 del decreto ministeriale prescrive che la certificazione possa essere rinnovata a coloro che: a) hanno svolto funzioni equivalenti (come definite all'articolo 7), ovvero b) hanno sostenuto l'esame richiesto per l'abilitazione posseduta di cui all'articolo 5, comma 3, lettera a), del decreto;

    la previsione di cui all'articolo 6 del decreto ministeriale, lettera b), ammette il rinnovo a coloro che «hanno sostenuto nuovamente l'esame richiesto per la certificazione posseduta, e dimostrino l'aggiornamento degli addestramenti e/o il superamento degli addestramenti di nuova istituzione, richiesti per il conseguimento della certificazione stessa» (cfr. circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 17 marzo 2016 n. 35);

    tale previsione, nella parte in cui ammette il rinnovo per coloro che «hanno sostenuto nuovamente l'esame richiesto per la certificazione posseduta» non tiene in alcun conto l'esperienza maturata dai lavoratori marittimi;

    il codice Stcw Sezione A-1/11 «Riconvalida dei certificati» richiede che la competenza professionale continua venga effettuata tramite un test appropriato o tramite il completamento di un corso o corsi approvati di addestramento;

    condizionare il rinnovo della certificazione di competenza al nuovo superamento dell'esame di abilitazione parrebbe essere eccessivamente penalizzante per i lavoratori marittimi;

    tale condizione non trova corrispondenza in altri ordinamenti pur legati al medesimo quadro internazionale ed euro-unitario nonché con una tradizione marittima ed un'attenzione alla sicurezza nella navigazione equivalenti a quelle italiane. In tal senso, va ricordato innanzitutto il sistema adottato nel Regno Unito, che prevede specificamente soluzioni per il rinnovo dei certificati per ambiti temporali particolarmente ampi, anche dopo la scadenza (cfr. MSN 1861, § 9). Al di là del Regno Unito, soluzioni meno rigide di quella italiana si rinvengono in vari altri ordinamenti dell'Unione europea. Fra quelli con tradizione più vicina all'Italia, si ricordano Francia (cfr. Arrêté du 24 juillet 2013 relatif à la revalidation des titres de formation professionnelle maritime, article 10, comma 1, punti 3 e 4) e Spagna (Real Decreto 973/2009, de 12 de junio, por el que se regulan las titulaciones profesionales de la marina mercante, Artículo 28, comma 1, lettera b, punto 1°);

   il limite minimo di trenta mesi nei cinque anni di validità del certificato richiesto per lo svolgimento delle funzioni equivalenti ai fini del rinnovo del certificato di competenza, di cui all'articolo 7 del decreto ministeriale del 1° marzo 2016, può essere computato anche in via non continuativa, in quanto diversamente, ne deriverebbe un pregiudizio per i lavoratori con occupazione stagionale, precaria o comunque non caratterizzata da un contratto a tempo indeterminato;

   la normativa europea è recentemente cambiata e l'Italia dovrà procedere al recepimento della nuova direttiva 2019/1159, che modifica il quadro in relazione alla formazione e alle qualifiche della gente di mare che presta servizio a bordo di navi da passeggeri e di navi che incrociano nelle acque polari, entro il termine del 2 agosto 2021,

impegnano il Governo:

   a prevedere un tavolo di coordinamento tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell'istruzione, il Ministero dell'università e della ricerca, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l'obiettivo di: a) garantire allo studente di poter conseguire un titolo di studio che permetta di scegliere se intraprendere l'attività professionale marittima o se arricchire la propria formazione con gli studi accademici, aggiungendo ulteriori competenze; b) coordinare i diversi ordinamenti dei percorsi di studio pubblici per la scuola superiore di II grado e per l'università in modo da garantire agli studenti che terminano il percorso formativo professionalizzante l'accesso diretto all'attività professionale marittima nel rispetto dei requisiti previsti dalle norme internazionali e dal diritto dell'Unione europea;

   ad adottare iniziative per incentivare la creazione di altri corsi di laurea professionalizzanti nel settore marittimo in modo da garantire una maggiore diffusione su tutto il territorio nazionale;

   in materia di rinnovo delle certificazioni di competenza, ad adottare iniziative per predisporre specifici percorsi, anche semplificati, per attestare la permanenza dei requisiti di professionalità, facendo sì che gli stessi tengano conto adeguatamente dell'esperienza professionale pregressa di quei lavoratori marittimi che abbiano mantenuto i necessari requisiti fisici, ma non possano provare i requisiti minimi di navigazione richiesti o lo svolgimento di funzioni ritenute equivalenti;

   sempre in materia di rinnovo delle certificazioni di competenza, ad adottare iniziative per prevedere che il periodo richiesto per lo svolgimento delle funzioni equivalenti ai fini del rinnovo non debba necessariamente essere caratterizzato da continuità, in quanto ciò danneggerebbe i lavoratori con occupazione stagionale, precaria o comunque non caratterizzata da un contratto a tempo indeterminato.
(7-00496) «Gallo, Raffa, Barzotti».


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'accordo programmatico per la nascita del nuovo Governo di emergenza nazionale in Israele – fondato sulla coalizione tra il Primo Ministro Binyamin Netanyahu leader del Likud e il partito «Blu e Bianco» guidato da Benny Gantz, entrato in carica il 17 maggio 2020 – prevede che dal 1° luglio 2020 potrà essere avviato il percorso di modifica legislativa finalizzato ad estendere la sovranità israeliana sugli insediamenti in Cisgiordania;

    la modifica legislativa per l'annessione di parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano, adottata nel solco dell'iniziativa sul Medio Oriente presentata dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il 28 gennaio 2020, sarà deliberata dal gabinetto presieduto dal premier Netanyahu e sarà sottoposta alla Knesset il prossimo 1° luglio;

    all'annuncio di Netanyahu è subito seguita la dichiarazione del Presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen secondo cui «l'Organizzazione per la liberazione della Palestina e lo Stato della Palestina sono liberi da tutti gli accordi e le intese con i governi degli Stati Uniti e di Israele e da tutti gli obblighi basati su tali intese e accordi, compresi quelli sulla sicurezza»;

    sulla prospettiva di annessione della Cisgiordania sono intervenuti in chiave critica il segretario generale dell'Onu António Guterres, la Lega Araba e diversi Governi europei, compreso quello italiano, con dichiarazioni come quella del Vice Ministro Marina Sereni, che stigmatizzano quanto la decisione del Governo israeliano si ponga in aperta e grave violazione del diritto internazionale, in particolare delle risoluzioni delle Nazioni Unite, con ripercussioni esiziali sul processo di pace in Medio Oriente e per la prospettiva dei due popoli e dei due Stati;

    in sede Onu l'inviato speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, nel corso di una riunione virtuale del Consiglio di sicurezza, ha invitato Israele ad abbandonare i piani per annettere parti dei territori occupati in Cisgiordania e ha al contempo anche chiesto ai palestinesi di riprendere i colloqui con il Quartetto per il Medio Oriente, di cui fanno parte Stati Uniti, Russia, Unione europea e Nazioni Unite;

    i Paesi membri dell'Unione europea che siedono attualmente in Consiglio di sicurezza (Belgio, Francia, Germania, Polonia ed Estonia) hanno unanimemente chiesto ad Israele di non assumere decisioni unilaterali che possano condurre all'annessione di qualsiasi territorio palestinese occupato in violazione del diritto internazionale, esortando il nuovo esecutivo israeliano a rispettare i confini tracciati dopo la guerra del 1967 e a riprendere i negoziati per attuare la cosiddetta «soluzione dei due Stati»;

    l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell Fontelles, nel ribadire quanto Israele sia un partner chiave per l'Unione europea, considerata tanto più l'esigenza di rafforzare le alleanze internazionali nella comune lotta contro la pandemia da COVID-19, ha da un lato dichiarato il fermo impegno ad intavolare subito contatti con il nuovo governo israeliano per il rilancio del processo di pace in Medio Oriente; dall'altro lato, Borrell ha ribadito: che l'Unione europea e gli Stati membri non riconosceranno nessuna modifica dei confini del 1967 che non si fondi sull'accordo tra israeliani e palestinesi; che la formula dei due Stati con capitale Gerusalemme rappresenta l'unica via per assicurare pace sostenibile e stabilità regionale; e che Israele deve desistere da ogni decisione unilaterale sull'annessione, che si porrebbe in grave contrasto con il diritto internazionale;

    anche Mons. Paul Gallagher, della segreteria di Stato vaticana, ha ricordato che la Santa Sede ribadisce il rispetto del diritto internazionale ed esprime «preoccupazione per eventuali atti che possano compromettere ulteriormente il dialogo» tra israeliani e palestinesi;

    anche l'ex Presidente della Knesset Avraham Burg, è intervenuto lanciando un appello ai parlamentari degli Stati europei e ribadendo che l'acquisizione di territori mediante l'uso della forza è esplicitamente vietata dal diritto internazionale;

    diversi Paesi europei, tra cui Italia, Francia e Germania, stanno preparando un'azione comune per tentare di rilanciare i negoziati tra Israele e i palestinesi ed elaborare una risposta in caso di annessione di alcuni territori in Cisgiordania, nell'obiettivo di riportare tutti al tavolo dei negoziati;

    in risposta alle dichiarazioni di Abu Mazen il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, si è limitato ad auspicare che la collaborazione con l'Anp possa proseguire nell'interesse del popolo palestinese;

    la popolazione di coloni nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, è aumentata dai 125.600 del 1993, anno degli accordi di Oslo, agli oltre 630.000 di oggi, che vivono in 143 insediamenti e in 113 avamposti;

    secondo dati delle Nazioni Unite, riportati dal quotidiano Haaretz, nel 2019 le autorità israeliane hanno aumentato del 45 per cento le confische di terre e beni e le demolizioni di case rispetto al 2018;

    l'annessione di alcuni territori della Cisgiordania minerebbe ogni possibile rilancio del processo di pace in Medio Oriente e la prospettiva di due popoli e due Stati, di cui l'Italia è ferma sostenitrice, e arrecherebbe un danno irreparabile ai già precari equilibri geopolitici non solo nella regione mediorientale e mediterranea ma anche a livello globale;

    l'annunciata annessione oltre a essere contraria al diritto internazionale e ledere i diritti dei palestinesi, mette a rischio la stessa sicurezza di Israele, come dimostrano le recenti manifestazioni di Tel Aviv, perché potrebbe essere un alibi usato dai nemici di Israele per giustificare eventuali azioni offensive,

impegna il Governo:

   a proporre prima della data del 1° luglio 2020, in tutte le sedi europee ed internazionali, una iniziativa per scongiurare un'annessione formale da parte di Israele di parte della Cisgiordania e della Valle del Giordano e ad attivarsi per mettere in atto azioni immediate e decisive a dimostrazione del proprio non riconoscimento dell'annessione israeliana di aree del Territorio palestinese occupato nell'interesse della pace e della stabilità della regione mediorientale, garantendo il pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario;

   ad avviare con urgenza una iniziativa, concordata assieme ai partner europei ed internazionali, per indurre il Governo israeliano a porre fine alla costruzione degli insediamenti illegali, in coerente perseguimento delle decisioni del Consiglio europeo e in linea con la risoluzione n. 2334 del 2016 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

   ad intraprendere, in cooperazione con i partner europei ed internazionali, ogni altra iniziativa utile per garantire la tutela della popolazione palestinese attraverso l'applicazione dello Stato di diritto, senza discriminazioni o eccezioni, in merito alle violenze commesse da coloni israeliani ai danni dei Palestinesi, delle loro proprietà e dei loro mezzi di sostentamento, garantendo allo stesso tempo una giustizia che sia imparziale e trasparente;

   ad adoperarsi perché si addivenga alla soluzione «due popoli due Stati» da sempre sostenuta dall'Italia, e di fatto non più praticabile con l'annessione della Cisgiordania.
(7-00497) «Ehm, Berti, Alberto Manca, Sabrina De Carlo, D'Orso, Sarli, Olgiati, Perantoni, Lombardo, Romaniello, Martinciglio, Villani, Flati, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Ascari, Baldino, Massimo Enrico Baroni, Barzotti, Battelli, Bella, Berardini, Bilotti, Brescia, Bruno, Buompane, Cabras, Cadeddu, Carabetta, Cassese, Cataldi, Corda, Corneli, D'Arrando, De Girolamo, Deiana, Del Grosso, De Lorenzo, Del Sesto, Dieni, Di Stasio, Emiliozzi, Federico, Frusone, Gagnarli, Galizia, Gallo, Giuliodori, Grillo, Grimaldi, Grippa, Invidia, Iorio, Lapia, Licatini, Lorefice, Lovecchio, Macina, Maglione, Maniero, Maraia, Marzana, Nappi, Nesci, Papiro, Parentela, Paxia, Perconti, Provenza, Raduzzi, Ricciardi, Rizzone, Giovanni Russo, Saitta, Scagliusi, Scanu, Segneri, Serritella, Siragusa, Sodano, Spadoni, Spessotto, Sportiello, Suriano, Sut, Termini, Terzoni, Torto, Tripiedi, Elisa Tripodi, Trizzino, Tucci, Vacca, Valente, Varrica, Vianello, Leda Volpi, Zanichelli, Zolezzi, Fassina, D'Ippolito».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, LUCA DE CARLO e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il dilagare dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 il Governo ha adottato vari provvedimenti normativi atti a contenere la diffusione dell'emergenza in tutto il Paese, prevedendo anche forti limitazioni alle libertà individuali dei cittadini;

   come denunciato dal Presidente della Fondazione Casa di Riposo Santo Spirito di Limone Piemonte (CN), l'intero settore delle case di riposo è stato trascurato dalle misure predisposte dal Governo;

   le varie case di riposo hanno infatti riscontrato, come altre strutture affini, varie criticità nel rifornirsi di dispositivi di protezione individuali o troppo costosi o totalmente irreperibili;

   secondo le evidenze degli operatori del settore, a tali criticità si affianca un progressivo incremento dei costi da sostenere per le strutture, dovuto sia ai costi sopravvenuti per le sanificazioni, che ai protocolli di sicurezza che hanno incrementato il monte ore a carico del personale ed il quantitativo di documentazioni burocratiche da produrre e monitorare, che alla sopravvenuta mancanza di personale;

   le recenti necessità logistiche hanno infatti comportato un incremento delle chiamate in servizio sul territorio di personale sanitario, svuotando le strutture di operatori socio-sanitari ed infermieri, situazione ulteriormente aggravata dal temporaneo divieto di impiego di personale volontario;

   come conseguenza di queste carenze in materia di risorse umane, il personale rimasto in servizio nelle case di riposo si trova nelle condizioni di dover sopperire al lavoro che veniva svolto gratuitamente dai volontari (quali, ad esempio, lavaggio dei piatti, allestimento delle stoviglie, animazione) e da tutto il personale di assistenza sanitaria, ora assente;

   avendo proseguito le case di riposo il proprio operato anche nel mezzo della crisi, si sono trovate escluse da gran parte delle misure indennitarie previste dalle normative emergenziali emanate dal Governo;

   tale situazione di crescenti oneri a carico del personale impiegato nelle case di riposo ha comportato inevitabilmente delle ripercussioni sul piano economico, in quanto, a causa della crisi economica derivante dal Covid-19, numerose famiglie si sono trovate in forte difficoltà a sostenere il pagamento delle rette mensili, comportando sopravvenute mancanze di liquidità anche a danno delle case di riposo stesse le quali, si ricorda, sono basate su fondazioni non a scopo di lucro;

   le predette contingenze, affiancate anche, come nel caso della suddetta casa di riposo di Limone Piemonte, da enormi difficoltà logistiche dovute alla posizione in territorio montano e rurale, comportano un inevitabile tracollo per queste strutture di accoglienza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) istituire specifiche misure indennitarie indirizzate alle case di riposo, anche alla luce delle evidenze di cui in premessa ed estendendo l'accesso alle misure sinora predisposte anche al settore delle case di riposo stesse;

    b) prevedere misure di sostegno al pagamento delle rette per la permanenza nelle strutture per i meno abbienti.
(4-05991)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la liberazione di Silvia Romano, la giovane volontaria dell'organizzazione Africa Milele Onlus di Fano rapita il 20 novembre 2018 in Kenya, ha rappresentato una bellissima notizia per tutti noi, ma ci pone anche davanti ad alcuni interrogativi;

   la prima ricostruzione dei fatti, fornita dalla stessa volontaria ai magistrati, asserirebbe che Silvia sia stata «mandata allo sbaraglio», lasciata sola in un avamposto nella savana, dove probabilmente nessun'altra organizzazione avrebbe mandato uno dei propri volontari, come espressamente dichiarato da Cattai, presidente di Focsiv, federazione di 87 onlus;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, peraltro, Africa Milele avrebbe disapplicato i protocolli di sicurezza della Farnesina, indotto Silvia Romano ad operare in una zona considerata ad alto rischio, non avrebbe comunicato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale la presenza in loco di una propria operatrice e non avrebbe fatto seguire alla volontaria un corso di formazione, né si sarebbe premurata di assicurarla per gli infortuni e le malattie;

   tale vicenda, però, oltre ai legittimi dubbi sulle responsabilità dirette della onlus, su cui sarà compito della magistratura indagare, ha riacceso i riflettori sul sistema delle Ong e, più in generale, sul mondo del volontariato internazionale: un sistema già molto indebolito economicamente, quale conseguenza diretta del disimpegno delle istituzioni, cominciato quando si pensò di introdurre finanziamenti privati nell'ambito dello sviluppo;

   l'approvazione della legge n. 125 del 2014, che doveva rappresentare il rilancio della Cooperazione italiana allo sviluppo, tanto da rinominare il Ministero degli esteri, in Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e da prevedere la figura istituzionale del vice ministro con delega alla cooperazione internazionale allo sviluppo, è rimasta solo nelle intenzioni, come, emerge dai numeri: tra il 2017 e il 2018 si è passati da 5,19 miliardi a 4,15 miliardi di euro di investimenti e l'ultima legge di bilancio non ha invertito la rotta;

   la cooperazione internazionale è «parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia» (articolo 1 della legge n. 125 del 2014), nonché uno strumento ineludibile per affrontare le sfide del nostro tempo, a iniziare dalla gestione e dal contenimento dei fenomeni migratori legati a povertà, indigenza, disperazione sociale, emergenze sanitarie che devono essere combattute anche con adeguate politiche di alfabetizzazione, assistenza socio-sanitaria e sviluppo;

   le organizzazioni riconosciute dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dovrebbero essere sottoposte, ogni tre anni, a una serie di controlli severi e seguire precise regole e misure di sicurezza, mentre non altrettanto accade per realtà non registrate che pure si muovono spesso in maniera spregiudicata al di fuori dei confini nazionali –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire adeguata tutela e formazione ai tanti giovani che decidono legittimamente di impegnarsi per la costruzione del bene comune, anche nel caso di Ong non riconosciute;

   quali specifiche iniziative intenda assumere per dare un forte segnale di discontinuità rispetto alla grave situazione di stallo e di disimpegno istituzionale nel settore della cooperazione internazionale.
(4-05996)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di emergenza e di caos generale che ognuno e ogni Paese è stato chiamato a vivere, malgrado non vi sia stata alcuna libera scelta, è sicuramente difficile, affannosa e certamente nuova senza alcun antecedente storico cui paragonarla;

   l'Italia è un teatro naturale, un palcoscenico formidabile che regala ad artisti di tutto il mondo l'opportunità di esibirsi in luoghi incantevoli in tutto il periodo estivo, offrendo la possibilità di unire musica, arte, cultura e natura d'emblée;

   il turismo collegato alla partecipazione ai concerti sparsi nella Penisola italiana consente sia ai turisti nazionali sia a utenti oltre confine di prendere parte alle esibizioni degli «idoli» e allo stesso tempo di spendere qualche giorno a visitare i luoghi d'Italia;

   la situazione attuale ha costretto a pensare a nuove e diverse soluzioni;

   nelle ultime ore anche un cantante di fama universale quale Sir Paul McCartney si è espresso duramente nei confronti delle scelte del Governo italiano;

   il 7 maggio 2020 è stato annunciato che, a causa della pandemia globale del COVID-19, il tour estivo di Paul McCartney sarebbe stato cancellato e la cancellazione è stata fatta sul presupposto che a tutti coloro che avevano acquistato un biglietto per gli spettacoli sarebbe stato offerto un rimborso totale del prezzo del biglietto pagato:

   il Governo, con la condivisione di Assomusica (l'Associazione italiana di promotori di musica dal vivo), ha approvato un decreto che autorizza tutti i possessori dei biglietti in precedenza acquistati per gli spettacoli dal vivo a richiedere un «voucher» di pari valore a quello indicato sul biglietto;

   i fondi provenienti dalla vendita dei biglietti in Italia sono trattenuti dai promoter locali comportando che gli spettatori debbano utilizzare il voucher rilasciato per assistere ad uno spettacolo diverso da quello per il quale hanno pagato;

   è stato affermato che Paul McCartney e lo staff fossero a conoscenza di tale formula di rimborso ai fan –:

   quali chiarimenti intenda fornire il Governo in relazione a quanto espresso in premessa, e in primo luogo per quale ragione il Governo abbia optato per tale scelta;

   secondo quale principio si sia preferito tutelare una parte e scontentarne un'altra, che tuttavia è il motore per cui i concerti possono avvenire.
(4-06005)


   EVA LORENZONI, CECCHETTI e GRIMOLDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, in Lombardia, sulla base delle ultime previsioni delle associazioni di categoria, si prospetta una perdita di risorse pari a 80 miliardi di euro nel biennio 2020-2021, stima che, secondo gli scenari più pessimistici, arriverebbe oltre i 180 miliardi di euro e che potrebbe peggiorare se non si ricorre a strumenti di mitigazione;

   nel periodo emergenziale, l'ammontare delle spese sostenute da regione Lombardia per l'acquisto dei dispositivi di protezione e per gli altri strumenti di individuazione e contrasto al Covid-19 ha superato l'importo di 25 milioni di euro a settimana;

   i dati previsionali della Commissione europea indicano per l'Italia un calo del prodotto interno lordo del 9,5 per cento nel 2020, seguito da un rimbalzo del 6,5 per cento per il 2021;

   il minor gettito sulle entrate di competenza delle regioni e province autonome ha messo a rischio gli equilibri di bilancio ed il finanziamento sia dei livelli essenziali delle prestazioni che delle funzioni proprie regionali;

   le regioni e le province autonome, infatti, hanno stimato un fabbisogno finanziario di circa 5 miliardi di euro, derivanti da minori entrate per le regioni a statuto ordinario per circa 2,5 miliardi e 3,17 miliardi di euro per le regioni a statuto speciale e le province autonome;

   si evidenzia che, ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione, gli enti territoriali non possono finanziare spesa corrente con debito e sono tenuti al rispetto dell'equilibrio di bilancio previsto dall'articolo 9 della legge n. 243 del 2012;

   gli enti territoriali sono l'unico comparto della pubblica amministrazione che, oltre a dover rispettare gli equilibri di bilancio previsti, contribuisce in modo reale agli obiettivi di finanza pubblica; le regioni a statuto ordinario contribuiscono per 13,8 miliardi e sono tenute addirittura a conseguire un avanzo (oltre al pareggio) pari a 837,8 milioni di euro; le regioni a statuto speciale contribuiscono con 3,17 miliardi di euro di accantonamenti sulle compartecipazioni ai tributi erariali;

   pertanto, emerge l'esigenza di utilizzare le risorse derivanti dal maggior indebitamento per realizzare interventi di potenziamento anche per le amministrazioni pubbliche, chiamate a dare un'efficace risposta alla situazione emergenziale e considerato l'effetto controproducente che si verificherebbe adottando misure restrittive di politica fiscale –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare – atteso che lo stanziamento pari a 1,5 miliardi di euro, a fronte di 5,6 miliardi di stima di perdite di gettito risulta insufficiente – al fine di predisporre un sistema di riconoscimento finanziario che garantisca i mancati gettiti regionali conseguenti all'emergenza epidemiologica da Covid-19, stante i vincoli finanziari attualmente in vigore per la componente delle spese per la parte corrente del bilancio regionale, nonché i livelli essenziali delle prestazioni del sistema regionale e la copertura delle spese sostenute da regione Lombardia durante l'emergenza pandemica in corso.
(4-06013)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO e MARCO DI MAIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica di San Marino versa da tempo in condizioni economico-finanziarie difficili;

   nell'ultimo report del Fondo monetario internazionale (Fmi) si rilevano poi note criticità del sistema bancario sanmarinese. Il Fmi segnala che il sistema bancario è soggetto ad alti rischi e vulnerabilità ed il limitato livello di liquidità dello Stato e della Banca centrale di San Marino è il principale rischio. Valutazione che, anche e specialmente alla luce della nuova crisi dovuta alla pandemia da COVID-19 che si sta vivendo, potrebbe peggiorare;

   si ritiene altresì che la conclusione dell'accordo di associazione con l'Unione europea sia di primaria importanza e che potrà semplificare le procedure e l'operatività delle imprese nazionali e il sostegno alla loro espansione in nuovi mercati;

   si assiste anche ad un rapido calo delle riserve dello Stato e del sistema bancario a causa di significativi deflussi di depositi bancari e dell'utilizzo delle riserve dello Stato a supporto del sistema stesso, mentre nella gestione delle sofferenze il Fmi ha dato atto che la Repubblica di San Marino aveva imboccato la giusta direzione con la liberalizzazione del mercato immobiliare, la rimozione dei vincoli alla deducibilità per gli accantonamenti per perdite degli istituti bancari e lo sviluppo di decisive strategie di riduzione ed efficiente gestione delle sofferenze; strategie che comprendevano anche la possibile vendita degli stessi per poter garantire la liquidità del sistema;

   cresce, inoltre, la preoccupazione per la gestione del debito pubblico della Repubblica, destinato ad aumentare data la volontà del nuovo Esecutivo di emettere un'obbligazione da 500 milioni di euro sul mercato, una condizione che accomuna il Titano alla Repubblica Italiana;

   sono oltre 14 mila cittadini italiani che vivono nella Serenissima Repubblica e in momenti di crisi è importante che l'Italia offra sostegno e solidarietà a una Repubblica «sorella» e ai suoi abitanti, i 33 mila sammarinesi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se siano in corso colloqui tra i Governi italiano e sanmarinese per scongiurare l'aggravarsi della crisi finanziaria già descritta;

   se non si ritenga altresì di fornire il sostegno dell'Italia alla richiesta d'aiuto del Governo del Titano al Fmi, considerando anche prestiti bilaterali.
(4-06004)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il 7 e l'8 giugno 1970 si tennero le prime elezioni dei consigli delle regioni a statuto ordinario, dando così una prima attuazione alla Costituzione del 1948;

   nel 2020 si festeggia il cinquantesimo anniversario dell'istituzione delle regioni a statuto ordinario, un anniversario importante per delle istituzioni, che nella recente epidemia da Covid-19, sono state in prima linea a fronteggiare l'emergenza;

   il regionalismo italiano affonda le radici nel Risorgimento, con grandi pensatori, come Cattaneo, che immaginavano un'Italia, sì libera ed indipendente, sì unita, ma federale, riconoscendo e valorizzando la diversità dei territori. Concetti poi ripresi nella Carta di Chivasso, firmata nel 1943 da antifascisti di diversi orientamenti politici, che fu poi alla base dell'autonomia della Valle d'Aosta;

   la Costituzione, all'articolo 114, modificato dalla riforma del 2001, enuncia il principio che la Repubblica, nel suo insieme, è costituita, oltre che dallo Stato, dalle regioni e dagli altri enti locali, riprendendo i principi enunciati all'articolo 5 della nostra Legge Fondamentale, che pur ribadendo l'indivisibilità della Repubblica, promuove le autonomie locali, ispirandosi ai principi di autonomia e di decentramento;

   dal 22 ottobre 2017, data dei referendum per ottenere l'autonomia differenziata, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, in Lombardia e Veneto, terminati con un esito nettamente favorevole alla devoluzione di nuove competenze, ben 8 regioni hanno presentato formale richiesta in merito ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, ed altre 5 hanno avviato una riflessione interna sull'argomento;

   ben 5 regioni in Italia sono a statuto speciale, segno che esiste già in essere un regionalismo differenziato –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'istituzione delle regioni, anche alla luce delle richieste, sempre più pressanti, di attribuzione di ulteriori competenze ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione e quali iniziative di competenza intenda assumere per portare a conclusione il negoziato di cui sopra.
(4-05988)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera 28 febbraio 2018 il Cipe ha approvato il progetto definitivo del primo stralcio da Magenta a Vigevano del collegamento tra la strada provinciale ex strada statale (S.S.) 11 «Padana Superiore» a Magenta e la Tangenziale ovest di Milano;

   come già rilevato in precedente interrogazione, il progetto di nuova viabilità riguarda un'opera concepita a fine secolo scorso, entro un quadro di programmazione delle opere pubbliche differente da quello attuale che prevedeva, a fronte della progettata realizzazione di una terza pista dell'aeroporto di Malpensa – oggi scomparsa da qualsiasi prospettazione – una nuova viabilità d'accesso all'aerostazione innestata sulla tangenziale ovest di Milano. Nel tempo il progetto si è modificato senza un chiaro filo conduttore, tanto che lo stralcio approvato non contempla il presupposto collegamento con la tangenziale ovest, mantenendone i già segnalati aspetti di ridondanza infrastrutturale e di impatto ambientale, senza che, ad oggi, siano emerse soluzioni per i reali problemi di mobilità del territorio interessato, relativamente al miglioramento della esistente viabilità di collegamento con il capoluogo lombardo, nonché alla realizzazione del servizio ferroviario suburbano attraverso il raddoppio di una breve tratta ferroviaria tra le stazioni di Albairate e Abbiategrasso;

   nella risposta al question time n. 5-01046, presentata dall'interrogante, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ripercorreva l'iter procedurale senza esporre elementi a supporto delle motivazioni sostanziali atte a giustificare la persistenza di benefici adeguati, in rapporto a costi e impatti, a proseguire con la progettazione e l'esecuzione dell'opera già da tempo oggetto di contestazioni e ricorsi;

   in particolare, avverso la delibera Cipe di approvazione, due dei comuni maggiormente interessati dall'opera (Albairate e Cassinetta di Lugagnano) avevano ricorso presso il Tar della Lombardia chiedendone l'annullamento; altri ricorsi erano depositati dall'ente parco del Ticino, dalla città metropolitana di Milano (gestore del parco agricolo Sud Milano), dai comitati e dalle associazioni ambientaliste contrarie, a ragione dei severi impatti sulle aree naturali protette attraversate;

   a gennaio 2020 il Tar della Lombardia ha emesso sentenza favorevole ai ricorrenti, riscontrando la mancata ottemperanza alle prescrizioni di una valutazione di impatto ambientale, peraltro superata in quanto risalente ad oltre 15 anni fa, a fronte di intervenute modifiche sostanziali al progetto a suo tempo sottoposto a valutazione, disponendo l'annullamento della delibera Cipe; ad analoga conclusione era pervenuta la commissione per le petizioni del Parlamento europeo la quale, nell'audizione dell'11 ottobre 2017, esaminando la petizione presentata da centinaia di cittadini, affermava che se il progetto «fosse portato a termine sulla base di una VIA obsoleta, potrebbe contribuire a una decisione età parte della Commissione di deferire di nuovo l'Italia alla Corte di giustizia»;

   ad aprile 2020, nonostante la sentenza del Tar, Anas ha inviato a sindaci ed enti il medesimo progetto, con richiesta di espletamento delle procedure di autorizzazione a Ministeri competenti e regione Lombardia, di fatto riattivando l'iter per l'approvazione del Cipe nella speranza di superare le ragioni di annullamento –:

   se, considerati i molti anni trascorsi dalle valutazioni relative al progetto, siano stati realizzati nuovi studi e rilevamenti atti a supportare l'investimento di ingenti risorse pubbliche, entro un chiaro bilanciamento benefici/costi, o se si ritenga di procedere con una riapprovazione, affrontando il rischio di un conflitto con la sopracitata sentenza del Tar e con il pronunciamento della commissione per le petizioni del Parlamento europeo;

   se non si ritenga utile, anche alla luce delle incognite legate allo scenario post-crisi COVID relativamente ai traffici aeroportuali, annullare il progetto e dirottare il previsto finanziamento sulla riqualificazione della rete stradale esistente e sul completamento del raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara.
(5-04161)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MACCANTI e CAPITANIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   lo «stop» imposto al turismo dalla pandemia da coronavirus ha colpito duramente le agenzie di viaggio. Tra cancellazioni e mancanza di nuove prenotazioni, le agenzie hanno già perso circa il 60 per cento del fatturato annuale e non si vedono ancora segnali di recupero;

   infine, quando si analizza l'importanza sociale delle agenzie di viaggio, non va dimenticato che queste rappresentano una parte rilevante dell'economia italiana: 8.340 punti vendita che aiutano anche a presidiare il territorio, ingenti flussi monetari, incidenza sul prodotto interno lordo del 3 per cento e occupazione garantita a molti lavoratori, con circa 9.000 addetti;

   il personale rappresenta, infatti, più della metà dei costi annuali delle agenzie di viaggi, ai quali si aggiungono affitti, utenze e una serie di costi fissi che le aziende stanno continuando a pagare nonostante due mesi senza ricavi;

   Astoi Confindustria viaggi (associazione che rappresenta i tour operator italiani) ha rilevato che per i tour operator e le agenzie di viaggio si prevede una ripresa parziale delle attività tra fine estate/autunno e un ritorno progressivo alla normalità solo nel 2021, con una perdita di fatturato che va dal 35 al 70 per cento circa. È l'effetto del Coronavirus che in tre mesi ha di fatto cancellato oltre mezzo secolo di turismo italiano e il 2020 si chiuderà con livelli di arrivi e presenze che si registravano a fine anni '60. In un solo mese in Italia, infatti, sono svaniti 10,5 milioni di viaggiatori e 3,3 miliardi di consumi turistici;

   Federalberghi ritiene addirittura che il 2020 sia un anno completamente perduto, la previsione del calo del 50 per cento dei loro fatturati era inizialmente ottimistica e ogni giorno che passa la situazione peggiora;

   il settore era già in crisi prima del diffondersi del virus: infatti, ai primi casi di Coronavirus in Italia, i Paesi stranieri hanno reagito chiudendo l'accesso agli italiani e i clienti hanno annullato tutti i viaggi già prenotati da tempo, mandando così letteralmente «in fumo» almeno 6 mesi del lavoro pregresso;

   paradossalmente durante l'emergenza le agenzie di viaggio hanno lavorato a pieno regime (anzi, doppiamente se si considera il tempo successivo dedicato alle procedure di rimborso), sostenendo costi pieni senza ottenere alcun guadagno, trovandosi per di più esposti a seri problemi di liquidità a causa del monte rimborsi da effettuare;

   malgrado tutto non si sono tirati indietro davanti all'emergenza, ma hanno contribuito gratuitamente ad aiutare la Farnesina al rimpatrio dei nostri connazionali;

   a differenza degli altri settori, quello turistico non è ripartito con la riapertura delle attività e sembra destinato ad essere tra gli ultimi a riprendersi;

   non è quindi possibile intervenire su questo settore in modo lineare, con le medesime leve utilizzate per le altre professioni, ma è necessario un intervento ad hoc, commisurato alle reali e drammatiche problematiche presenti e soprattutto future –:

   quali urgenti iniziative a sostegno degli operatori delle agenzie di viaggio e turismo siano allo studio del Governo.
(4-06001)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRARI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza provocata dalla pandemia cinese da COVID-19 ha visto la partecipazione attiva ed in prima linea del Ministero della difesa;

   le iniziative vanno dalla realizzazione del Covid Hospital presso il Policlinico Militare Celio di Roma ad interventi nel campo della sanità militare, nella produzione di mascherine, disinfettanti e farmaci, ma anche di controllo del territorio, sanificazione di aree pubbliche e logistica;

   durante l'audizione informale, svoltasi il 13 maggio 2020 nelle Commissioni difesa di Camera e Senato in videoconferenza, il Ministro ha evidenziato come la Difesa abbia messo in campo: 3.300 mezzi di vario tipo, oltre 130 missioni di volo militari con aerei ed elicotteri sul territorio nazionale e 15 missioni di volo concorsuali internazionali per il rientro dei nostri connazionali dall'estero, per il trasporto di personale civile e militare e per il trasporto di materiale sanitario e derrate alimentari; 13 missioni di volo nazionali e internazionali in bio-contenimento, 470 tra ufficiali medici, sottufficiali infermieri e operatori tecnici sanitari impiegati nelle strutture sanitarie militari e civili di tutta Italia, 71 posti letto di terapia intensiva e 5 di sub-intensiva forniti e 314 di degenza –:

   quali siano state le iniziative e le risorse economiche investite dal Ministero della difesa al fine di sostenere la popolazione civile dal punto di vista logistico e, in particolare, a quanto ammontino i costi sostenuti per allestire ciascun ospedale da campo, quante persone siano state curate in ciascuna struttura, quale e quanto personale vi abbia operato.
(5-04163)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRETTO, FERRARI, BONIARDI, CASTIELLO, FANTUZ, PICCOLO e RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della difesa disponeva di un convoglio di pronto intervento, ovvero di un treno speciale in dotazione al reggimento Genio ferrovieri dell'Esercito italiano, impiegabile anche nel contesto di emergenze di natura sanitaria come quella che il nostro Paese sta sperimentando con la pandemia da SARS-CoV-2;

   il convoglio di pronto intervento era composto da dodici carrozze, una delle quali «decisionale», e due cisterne, ed aveva una mensa in grado di erogare 150 pasti all'ora, 90 posti letto, un potabilizzatore, due serbatoi per l'acqua ed una infermeria;

   il convoglio di pronto intervento è stato utilizzato dal reggimento Genio ferrovieri durante le missioni in Bosnia e in Kosovo, oltre che in diverse situazioni di necessità o di emergenza verificatesi sul territorio italiano, riscuotendo sempre vasti apprezzamenti –:

   se il Governo non ritenga opportuno valutare la restituzione alla condizione di piena operatività del convoglio di pronto intervento del reggimento Genio ferrovieri, predisponendo altresì le necessarie risorse economiche.
(4-06002)


   FIORAMONTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende della vendita da parte dell'Italia di due fregate Fremm all'Egitto, all'indomani della telefonata tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Presidente della Repubblica egiziana Abdel Fattah al-Sisi in merito al dossier libico e all'ancora irrisolta vicenda del caso Regeni;

   la scelta della vendita sembra essere stata condivisa con i vertici di Fincantieri, i quali erano già in trattativa con Il Cairo e attendevano l'autorizzazione all'esportazione delle due navi, la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi, per un valore di circa 1,2 miliardi di euro;

   l'accordo riguarda le due fregate multiruolo Fremm sopramenzionate in origine destinate alla Marina militare italiana e dunque già costruite e finanziate con fondi pubblici italiani. Non essendo state ancora iscritte al registro navale militare, tali navi verrebbero «dirottate verso» un destinatario estero, con conseguente modifica delle previsioni di dotazione delle Forze amate italiane in assenza di chiarezza sugli eventuali rimpiazzi e relativi costi;

   violazioni sistematiche dei diritti umani continuano a contraddistinguere la gestione del potere del presidente al-Sisi; inoltre, manca ancora un vero sostegno al Governo italiano nella ricerca di verità per l'uccisione di Giulio Regeni, e si continua a trattenere in carcere lo studente egiziano dell'università di Bologna, Patrick George Zaki;

   nonostante tutto ciò, l'Egitto continua a godere dello status di principale acquirente di armi italiane, con un volume di affari, derivante da nuove autorizzazioni, da 871 milioni di euro solo nel 2019. La notizia della trattativa si colloca pertanto all'interno di dinamiche poco istituzionali, che, ad avviso dell'interrogante, lasciano sospettare una sorta di compravendita tra giustizia e mercato, al prezzo della verità sottaciuta;

   tale accordo, secondo l'interrogante, violerebbe la legge n. 185 del 9 luglio 1990 che regola l'export di materiali d'armamento e ne vieta le esportazioni verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate «violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani» oltre che «Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite» come risulta essere lo stesso Egitto sia per quanto riguarda il conflitto in Yemen che il conflitto in Libia –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di fare chiarezza sulla vicenda di cui in premessa, considerando il danno politico e l'imbarazzo che una tale decisione suscita nei cittadini italiani, soprattutto se avallata da parte di un Governo progressista, che dovrebbe invece impegnarsi per sospendere l'esportazione delle armi in quei Paesi che continuano a perpetrare violazioni dei diritti umani, svolgendo anche le necessarie valutazioni sull'impatto di questa vendita riguardo alle dotazioni della Marina militare.
(4-06006)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO, DEL SESTO, MAGLIONE e VILLANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia determinata dal Covid-19 ha comportato drammatiche conseguenze in tutti i settori del Paese. Tra questi, a risentirne in modo considerevole, sono stati gli istituti penitenziari. Inoltre, con le rivolte nelle carceri di molte città italiane, sono morti diversi detenuti e sono rimasti feriti numerosi agenti; il 9 marzo 2020, nel carcere di Foggia i detenuti hanno incendiato materassi e lenzuola, hanno tentato di raggiungere la direttrice del carcere, sono saliti sul tetto per protesta ed altri addirittura sono riusciti ad evadere, ben 72 persone. Dai diversi video pubblicati sui social la situazione sembrava assolutamente fuori controllo. I danni ammonterebbero a circa 600.000 euro; il corpo della polizia penitenziaria, ormai da diversi anni, soffre di una carenza di personale che conseguentemente crea problemi gravissimi di sicurezza nelle carceri. Ovviamente, questi problemi, se si pensa agli episodi succitati si ripercuotono anche sulla sicurezza generale dei cittadini. Gli sconvolgenti eventi che si sono verificati negli istituti penitenziari di tutta Italia hanno messo in luce le criticità dell'intero sistema; le problematiche sopra elencate sono strettamente collegate alla mancanza di personale che non riesce a sorvegliare e gestire i detenuti e che si trova a lavorare in condizioni caratterizzate da estrema difficoltà. I turni, inoltre, sono sfiancanti e mettono in pericolo il personale stesso. L'inconsistenza numerica, infatti, non consente agli agenti delle strutture di agire tempestivamente e sedare eventuali rivolte. Inoltre, è bene ricordare che la gravità degli eventi accaduti a marzo, che ha portato ad un interessamento imponente della stampa, ha fatto sì che siano emersi problemi che però anche prima erano all'ordine del giorno; l'età media del personale penitenziario inoltre è di 50 anni e dunque in avvicinamento all'età pensionabile (difatti circa 1000/1200 agenti andranno in pensione). Inoltre, il turn over del 2019 ha prodotto una carenza di organico rilevante. Le nuove assunzioni previste potrebbero, però, non essere sufficienti e gli iter concorsuali, inoltre, hanno subito una battuta di arresto a causa della pandemia. Le nuove assunzioni potrebbero essere velocizzate, in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo in questo momento, attingendo alle graduatorie relative agli ultimi concorsi; gli agenti della polizia penitenziaria hanno un ruolo importantissimo. Oltre a vigilare i detenuti all'interno delle carceri, garantendo l'ordine e la sicurezza all'interno degli istituti di detenzione, hanno un ruolo fondamentale nella rieducazione dei condannati al fine di consentire il loro reinserimento nella società –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire la sicurezza delle carceri di tutta Italia e al contempo tutelare gli agenti del corpo della polizia penitenziaria che, ad oggi, si trovano a lavorare in condizione di estrema pericolosità a causa della carenza di personale.
(4-05994)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 22 maggio 2020, il ponte nuovo di Alpignano (Torino) sul fiume Dora, è stato chiuso al traffico a seguito del sopralluogo dei tecnici della città metropolitana, constatato lo stato del ponte;

   si tratta di una chiusura che ha fin da subito prodotto forti problemi di traffico, con incolonnamenti da entrambi i lati sia quello verso Rivoli, sia quello verso Val Ceronda;

   una chiusura attesa da tempo stante lo stato di degrado del viadotto, peraltro segnalato da anni. Come ha ricordato l'ex sindaco di Alpignano, Andrea Oliva «mi dispiace che lo Stato abbia stanziato due milioni di euro e di questi già 403 mila euro nel 2019 e invece siano passati altri mesi senza far nulla, e poi erano previsti 667 mila euro nel 2020 e 930 mila nel 2021. Questo perché il nostro ponte era a priorità elevata»;

   alcuni giorni fa, 19 sindaci dei comuni limitrofi hanno scritto a Chiara Appendino, presidente della città metropolitana, al prefetto di Torino Claudio Palomba, al presidente della regione Alberto Cirio, al Ministro interrogato e per conoscenza al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al commissario prefettizio di Alpignano, per esprimere la forte preoccupazione per le gravi conseguenze sul traffico nella Bassa Valle di Susa e nella zona ovest di Torino, conseguenti alla chiusura del Ponte a seguito di accertamenti tecnici che ne hanno evidenziato problemi strutturali;

   i medesimi amministratori sono peraltro giustamente preoccupati dal fatto che a settembre, con la riapertura delle scuole, il problema si aggraverà ulteriormente. Inoltre, chiedono ai destinatari, ognuno per la propria competenza, di stanziare fondi e di accelerare le procedure per «consentire un rapido ripristino» della circolazione. E infine chiedono, almeno per questo periodo di chiusura del ponte e per evitare caos e smog nelle loro città, di evitare il pedaggio al casello di Bruere –:

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda adottare quanto prima per consentire un rapido ripristino del viadotto e comunque della circolazione, dando soluzione ai forti problemi di traffico conseguenti alla chiusura del ponte;

   se non si ritenga di adottare iniziative per stanziare le necessarie risorse per consentire la messa in sicurezza del ponte;

   se non intenda attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di valutare, perlomeno in questo periodo di chiusura del ponte e per evitare caos e smog nelle città limitrofe, iniziative volte a evitare il pedaggio al casello di Bruere.
(5-04165)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   dopo le polemiche scatenate dalle tariffe inaccessibili e dai voli ridotti in tutti gli scali siciliani, che stanno rendendo difficoltosi, se non impossibili, i collegamenti con l'isola, un ulteriore grave danno per la Sicilia arriva dalla notizia che Alitalia avrebbe deciso di lasciare l'aeroporto di Trapani;

   a pochi giorni dalla riapertura ufficiale dell'aeroporto di Trapani Birgi dopo il lockdown, la compagnia aerea di bandiera, attraverso una conference call con la dirigenza di Airgest, società di gestione dello scalo, ha infatti improvvisamente e unilateralmente comunicato di voler cancellare dal mese di luglio 2020, proprio nel pieno della stagione estiva, le proprie rotte da Trapani verso Roma Fiumicino e Milano Linate, nonostante i biglietti già venduti;

   secondo la denuncia del presidente di Airgest, Salvatore Ombra, «non siamo in grado di guadagnarci e allora andiamo via. Con queste poche parole ci hanno liquidati»;

   tale decisione si somma all'incomprensibile scelta di Alitalia, nonostante i numerosi solleciti da parte della regione, di non firmare con il comune di Marsala il contratto che le avrebbe garantito oltre un milione e 600 mila euro grazie alla legge regionale n. 24 del 2016;

   l'aeroporto e il territorio della provincia di Trapani meritano una prospettiva di stabilità dopo anni trascorsi nell'incertezza, come denuncia il presidente di Unioncamere Sicilia, nonché presidente della camera di commercio di Trapani, Pino Pace, secondo il quale «Il danno creato dall'addio di Alitalia avrà un impatto devastante sulle imprese dell'intera provincia, già messe a dura prova dalla crisi economica causata dall'emergenza Covid-19. Il tutto considerando che Alitalia, nel 2016, aveva impugnato il bando che avrebbe consentito a Ryanair di portare nuove rotte su Trapani, aggiudicandosi il successivo avviso del 2018, mai sottoscritto e mai realmente attivato dalla compagnia di bandiera»;

   se confermata, quella di Alitalia è una scelta che avrà gravi ripercussioni sul rilancio economico di tutto il territorio, perché pregiudica il futuro di Trapani Birgi e dei suoi lavoratori, ma anche dei settori produttivi trainanti per la zona come il turismo, quando, invece, la posizione strategica dello scalo trapanese avrebbe dovuto piuttosto incentivare investimenti e manifestazioni di interesse da parte della compagnia aerea;

   il territorio trapanese negli ultimi anni ha registrato una riconversione significativa del tessuto imprenditoriale e commerciale verso il turismo; le isole Egadi e altre località che negli anni hanno dimostrato grandi capacità ricettive meritano un intervento decisivo –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per scongiurare l'abbandono da parte di Alitalia dell'aeroporto Birgi di Trapani, anche in considerazione dei limiti legati all'insularità della regione, al fine di preservare il futuro del sistema economico dell'intera provincia, già messo seriamente a rischio dalle recenti misure di contenimento del contagio da Covid-19.
(4-05990)


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Rfi (rete ferroviaria italiana) ha presentato presso la IV commissione permanente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, in data 23 aprile 2020, lo studio di fattibilità per il «Potenziamento e velocizzazione del collegamento Venezia Mestre-Trieste»;

   il progetto presentato da Rfi si sviluppa su due linee di intervento: la prima, di carattere tecnologico, realizzabile anche sulla linea esistente, la seconda, strutturale, che prevede la realizzazione della variante di Latisana, oltre 4 chilometri di un nuovo tracciato, la metà dei quali su viadotto, nonché altri interventi di minor rilevanza sulla tratta Venezia Mestre - Trieste;

   agli interventi sulla tratta ferroviaria si aggiungerebbero anche quelli viabilistici, dovuti alla necessità di raccordare gli ambiti interclusi a causa del nuovo tracciato ferroviario, interventi che lo studio di fattibilità non esplicita, che aggiungono devastazione a devastazione, per il territorio e per le persone che lo abitano;

   l'ipotesi di variante ferroviaria e il conseguente adeguamento della viabilità avrebbero quindi un forte impatto su una vasta area abitata, di recentissima realizzazione, con il rischio di smembrare il tessuto urbano, con interventi dall'altissimo impatto fisico, acustico e visivo, che comprometterebbero le scelte di sviluppo urbanistico di Latisana, quello delle attività economiche e produttive esistenti, anche a causa del permanere dei cantieri necessari per realizzare l'opera;

   il progetto di variante rischia di essere un mostruoso spreco di denaro pubblico assolutamente immotivato, alla luce dei risibili risparmi sui tempi di percorrenza dei treni in transito e addirittura nulli o quasi per quelli che prevedono soste a Latisana o per il trasporto merci –:

   se il Governo sia a conoscenza del progetto riportato in premessa;

   se il Governo ritenga utile il progetto inerente alla variante di Latisana;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza affinché Rfi produca soluzioni alternative meno impattanti e che meglio si integrino con le criticità idrogeologiche e viabilistiche del territorio, senza intaccarne le potenzialità turistiche;

   se il governo non ritenga di assumere iniziative affinché, nel caso in cui il progetto prenda avvio, siano previsti immediati ristori e indennizzi per gli abitanti di Latisana.
(4-05992)


   SIRACUSANO, PRESTIGIACOMO e BARTOLOZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il quadro dei collegamenti, tra la Sicilia e il resto d'Italia, ha assunto ormai i caratteri di conclamata emergenza: tariffe insostenibili e frequenti disagi rendono la condizione di insularità una vera e propria prigione;

   a pochi giorni dalla riapertura dell'aeroporto di Trapani Birgi, dopo il lockdown, la compagnia aerea Alitalia, attraverso una conference call con la dirigenza di Airgest, società di gestione dello scalo, ha improvvisamente e unilateralmente comunicato la cancellazione dal mese di luglio 2020 delle proprie rotte quotidiane da Trapani Birgi verso e da Roma Fiumicino e Milano Linate, nonostante i biglietti già venduti;

   la compagnia di bandiera, in una nota, ha specificato che «l'aeroporto non ha ritenuto di favorire una più equa distribuzione dello sforzo economico, pertanto Alitalia ha ritenuto inevitabile concentrare i propri servizi sull'aeroporto di Palermo»;

   a tal proposito, il Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Giancarlo Cancelleri in seguito alla decisione di Alitalia di interrompere le tratte da e per l'aeroporto di Trapani ha specificato che «purtroppo Alitalia è stata costretta a ripensare piani e strategie» e che «è ingiusto raccontarlo come un problema esclusivamente siciliano»;

   ad avviso dell'interrogante le dichiarazioni rilasciate dal Sottosegretario risultano del tutto insufficienti e soprattutto non forniscono un'adeguata motivazione alla decisione assunta dalla compagnia di bandiera;

   a ciò si aggiunga che è sempre presente in modo inesorabile il problema del caro voli per l'isola: le «tariffe speciali» annunciate dal Governo ed in particolar modo dal Sottosegretario Cancelleri sono tuttora bloccate;

   peraltro, ad avviso dell'interrogante, le misure intraprese dal Governo come gli sconti dal 30 al 50 per cento soltanto a quattro categorie sociali particolarmente svantaggiate (studenti fuori sede, lavoratori fuori sede e soggetti con disabilità) escludono migliaia di giovani e lavoratori che vogliono tornare in Sicilia per il periodo estivo –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di evitare il perpetrarsi del blocco dei voli da e per l'aeroporto di Trapani;

   quali iniziative intenda adottare al fine di evitare che i viaggiatori siano costretti a sopportare costi insostenibili per le tratte aeree da e per la Sicilia;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di garantire una sostanziale continuità territoriale per la regione Sicilia, anche in considerazione della necessità di tutelare il diritto alla mobilità.
(4-05993)


   DI MURO e FOSCOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'intervista alla televisione francese, il presidente della camera di commercio e industria di Nizza, Jean-Pierre Savarino, ha annunciato che il terminal 1 dell'aeroporto di Nizza – cioè il terminal da cui partono i voli per le principali destinazioni nel modo diverse da quelle francesi o europee – non riaprirà prima del mese di marzo 2021; tale eventualità è stata confermata dall'ufficio relazione esterne dello scalo aeroportuale, che ha altresì annunciato il rinvio dei lavori di estensione del terminal 2 dello stesso aeroporto;

   la chiusura del terminal 1 dello scalo nizzardo è dovuta ai bassi volumi di traffico dopo il lockdown;

   a fronte di circa 130 destinazioni complessive (voli stagionali compresi), risultano attivi soltanto 19 collegamento;

   l'aeroporto di Nizza, pur trovandosi in territorio francese, è uno scalo di notevole importanza per la Liguria ed in particolare per la Riviera dei Fiori, in termini di collegamenti per i cittadini residenti e di afflussi turistici da tutto il mondo –:

   se e quali iniziative di competenza intendano attivare, di concerto con le autorità francesi, per pervenire alla riapertura a pieno regime dell'aeroporto di Nizza, vista la sua strategicità per i territori italiani confinanti da esso serviti.
(4-06003)


   VIVIANI, RIXI e ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   martedì 12 maggio 2020 intorno alle 03.30, il peschereccio «Nuova Iside» usciva con il suo equipaggio, composto da tre pescatori particolarmente esperti (Vito Lo Iacono, Matteo Lo Iacono, Giuseppe Lo Iacono), dal porto di Cinisi-Terrasini (PA) per una battuta di pesca con il palangaro;

   la mattina del 12 maggio, dopo aver salpato il palangaro, con scarsi risultati, i membri dell'equipaggio, avendo ancora esca a disposizione, decidevano di continuare la pesca ed avvisavano le famiglie che sarebbero ritornati il giorno dopo verso ora di pranzo;

   intorno alle ore 18 di martedì 12 maggio uno dei membri dell'equipaggio (Vito Lo Iacono) riferiva alla fidanzata della decisione di non rientrare e proseguire la pesca; analoghe comunicazioni venivano rese dagli altri membri dell'equipaggio ad altri familiari;

   alle ore 22.33 del 12 maggio la moglie di uno dei membri dell'equipaggio (Giuseppe Lo Iacono) inviava al marito un messaggio che veniva ricevuto ma non letto; alle 00.10 del 13 maggio la medesima inviava un ulteriore messaggio al marito che questa volta non veniva ricevuto dal telefono perché non connesso alla rete; analogamente, poco prima, e cioè alle 23.52 del 12 maggio, la fidanzata di un altro membro dell'equipaggio (Vito Lo Iacono) inviava a quest'ultimo un messaggio su Whatsapp che però non è mai stato ricevuto dal destinatario; il blue box, cioè lo strumento che segnala la posizione della barca ogni due ore, alle 23:45 non inviava il consueto segnale;

   non vedendo rientrare il peschereccio e non avendo più notizie dai membri dell'equipaggio, i familiari di quest'ultimo hanno lanciato l'allarme;

   nei giorni successivi sono stati recuperati nelle acque a nord della costa palermitana i corpi senza vita due dei tre marinai del «Nuova Iside» (Giuseppe e Matteo Lo Iacono), mentre non vi è ancora traccia di Vito Lo Iacono, l'ultimo dei tre componenti dell'equipaggio;

   non è da escludersi che il peschereccio possa essere stato speronato da un altro natante nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 maggio, ed in particolare si presume che l'affondamento del peschereccio possa essere avvenuto nel lasso di tempo compreso fra le ore 22.33 (ultimo messaggio ricevuto dal telefonino di Giuseppe Lo Iacono) e le 23.45 (mancato invio del nuovo segnale dalla blue box), pur in presenza di condizioni meteo e di mare ottimali, o comunque difficilmente pregiudizievoli per un peschereccio di lunghezza pari a 16 metri;

   a suffragio dell'ipotesi dello speronamento (o di causa diversa dal naufragio per condizioni avverse) vi sono il ritrovamento del palangaro perfettamente integro, dell'àncora di bordo galleggiante, del tendalino dell'imbarcazione e di un galleggiante, avvenuto nella mattina di mercoledì 13 maggio al largo di San Vito Lo Capo, in costanza di condizioni meteorologiche e di mare serene, nonché il fatto che nel tratto di mare dove si trovava il peschereccio transitano regolarmente diverse imbarcazioni di grossa stazza (mercantili e petroliere), e ciò è avvenuto anche nella notte fra il 12 ed il 13 maggio 2020 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, abbia attivato o intenda attivare il Ministro interrogato per far luce sulla vicenda esposta in premessa al fine di pervenire celermente all'individuazione ed al recupero del corpo ancora disperso di Vito Lo Iacono, uno dei membri dell'equipaggio del motopeschereccio «Nuova Iside», nonché dei resti dello stesso natante, così da contribuire all'individuazione delle cause stesse dell'incidente.
(4-06007)


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori per il raddoppio delle corsie della E78 Grosseto-Fano sono tuttora in corso dal momento che manca il completamento dei lotti 4 e 9, il cui adeguamento è stato già approvato con delibera del Cipe;

   la superstrada, ideata negli anni '60 con l'obiettivo di collegare la costa tirrenica a quella adriatica trasversalmente alle vie di scorrimento longitudinali, e su suolo toscano per il 65 per cento del tracciato;

   il drastico crollo del turismo dall'estero conseguente alla crisi sanitaria che si sta vivendo rende quanto mai necessaria l'accelerazione per la realizzazione finale di un'opera considerata strategica e che consentirebbe di agevolare la mobilità verso il territorio senese, grossetano e la costa tirrenica in generale;

   la straordinaria tempistica – per i tempi a cui si è abituati generalmente – con cui è stata completata la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova ha mostrato a tutti i vantaggi che, in una situazione emergenziale, può assumere una procedura semplificata e, dunque, la via dei commissari con poteri in deroga al codice degli appalti, mantenendo però gli obblighi del codice antimafia –:

   se sia a conoscenza dell'appello rivolto dal sindaco di Siena, avvocato De Mossi, diretto a richiedere, per il completamento degli ultimi due lotti della E78, la possibilità di usufruire delle agevolazioni del cosiddetto «modello Genova»;

   se non ritenga che, a fronte della grave crisi economica conseguente a quella sanitaria che rischia di paralizzare l'economia della zona senese e tirrenica incentrata sul turismo, si stiano verificando quelle «condizioni irripetibili» cui ha accennato recentemente in un'intervista a «La Stampa» parlando della ricostruzione del Ponte Morandi, che consentirebbero l'adozione di procedure in deroga ai vincoli esistenti – con l'eccezione di quelli comunitari e di quelli antimafia – anche per il completamento di un'infrastruttura strategica come la E78.
(4-06008)


   VINCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 4 giugno 2018 è stata sfiorata una possibile tragedia presso la stazione alta velocità Mediopadana di Reggio Emilia a causa del distacco di una delle lastre di vetro che formano la dinamica forma di copertura della stazione, creata dall'architetto Calatrava;

   la lastra di vetro, ampia alcuni metri quadrati, era caduta sulla banchina numero quattro nell'imminenza dell'arrivo di un treno dell'alta velocità diretto Roma ed in presenza di circa venti viaggiatori che si erano spostati per disporsi a salire sul proprio convoglio;

   a seguito dell'incidente Rete ferroviaria italiana aveva comunicato che avrebbe eseguito approfondimenti per capire le ragioni del crollo e prevenire episodi analoghi;

   la struttura di copertura della stazione dell'alta velocità di Reggio Emilia può essere considerata un'installazione rilevante ai fini della sicurezza delle persone e come tale dovrebbe essere oggetto di specifiche prescrizioni tecniche volte ad assicurarne l'integrità e l'agibilità, ovvero l'operabilità. Dette prescrizioni dovrebbero essere correlate da pertinenti norme e procedure di sorveglianza da eseguirsi con controlli periodici e sistematici avallati da registrazioni sugli esiti e sulle anomalie riscontrate –:

   quali interventi e verifiche siano stati eseguiti sulle strutture della stazione dell'alta velocità di Reggio Emilia a seguito dell'incidente del 4 giugno 2018 richiamato in premessa e se, in particolare, si sia provveduto anche ad una nuova verifica progettuale dell'opera stessa, accertando l'effettiva corrispondenza delle pannellature di copertura alle norme antisismiche, dal momento che in caso di terremoto altre lastre potrebbero ulteriormente distaccarsi, oltre che agli stress a fatica, statica e dinamica, ed alle deformazioni indotte da condizioni climatiche avverse o ad ogni modo particolari.
(4-06009)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COMENCINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto-legge n. 345 del 1991 ha istituito la direzione investigativa antimafia nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza, con il compito di assicurare lo svolgimento, in forma coordinata, delle attività di investigazione preventiva attinenti alla criminalità organizzata, nonché di effettuare indagini di polizia giudiziaria relative esclusivamente a delitti di associazione di tipo mafioso o comunque ricollegabili all'associazione medesima;

   alla D.i.a. spettano le funzioni di analisi dei fenomeni criminali di stampo mafioso, nonché di studio e approfondimento dei relativi processi evolutivi al fine di orientare tempestivamente le investigazioni giudiziarie in modo da contrastare più efficacemente la criminalità mafiosa e, tra i suoi principali obiettivi, risulta di particolare importanza la lotta economico-finanziaria, perseguita attraverso l'aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, i quali, dopo essere stati opportunamente individuati e sottoposti a confisca, vengono successivamente restituiti a tutta la collettività;

   la D.i.a. è articolata su tutto il territorio nazionale in dodici centri operativi (Torino, Milano, Genova, Padova, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Caltanissetta) e nove sezioni distaccate (Trieste, Salerno, Lecce, Agrigento, Messina, Catanzaro, Trapani, Bologna e Brescia), le cui funzioni e compiti sono opportunamente ripartiti per assicurare un'efficiente copertura operativa ed un ampio raggio dell'azione investigativa, in stretta collaborazione con le altre forze di polizia;

   il 31 marzo 2015 la Commissione parlamentare cosiddetta antimafia, con il fine di assumere informazioni utili ad ottenere un quadro generale relativo alle infiltrazioni mafiose nel territorio veronese, ha visitato la città di Verona e ha indicato la città come «un punto di fragilità nella Regione Veneto dal punto di vista delle infiltrazioni» e ha ricordato come la provincia di Verona non sia nuova a notizie sul sempre maggiore attecchimento della criminalità organizzata nel proprio tessuto economico e sociale;

   negli ultimi anni il prefetto di Verona ha adottato diversi provvedimenti di interdittiva antimafia, ovvero i provvedimenti che escludono un'azienda da qualsiasi rapporto con la pubblica amministrazione;

   alla luce di quanto su esposto, è necessaria la predisposizione di misure ancora più efficaci al contrasto del fenomeno mafioso nella provincia di Verona, sia con riferimento alle indagini penali sia a quelle patrimoniali, assicurando così le necessarie condizioni di sicurezza e libero sviluppo del territorio;

   i centri operativi sono organizzati su 3 settori riconducibili alle investigazioni preventive, investigazioni giudiziarie, affari generali e gestione delle risorse umane e strumentali e tali settori possono essere, altresì, articolati in una o più sezioni, ubicate in località diversa da quella in cui ha sede il centro operativo dal quale dipendono, con provvedimento del direttore della D.i.a.;

   l'istituzione di una sezione operativa della D.i.a. renderebbe l'apparato investigativo e di sicurezza della provincia di Verona maggiormente efficace e completo così come creerebbe un supporto ulteriore alla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia;

   l'interrogante aveva già segnalato, a ottobre 2019, con atto di sindacato ispettivo la problematicità della situazione in cui versa Verona con riguardo all'incremento del fenomeno di infiltrazione mafiosa ed è notizia di questi giorni che la polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di misure cautelari per 26 indagati, riconducibili alla 'ndrangheta della potente cosca degli «Arena-Nicoscia» di Isola Capo Rizzuto, operante a Verona e provincia, responsabili di traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione, trasferimento fraudolento di beni, emissione di false fatturazioni per operazioni inesistenti, truffa, corruzione e turbata libertà degli incanti, aggravati dall'associazione mafiose –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per istituire una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia (D.i.a.), con una dotazione organica adeguata, presso la città di Verona.
(5-04158)


   GEMMATO, GALANTINO, LUCASELLI e MANTOVANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa e dalle note congiunta dei sindacati Siup, Sap, Siap e Fsp inviate, tra gli altri, al Ministro dell'interno, al Capo della polizia, al prefetto e al questore di Taranto, apparirebbero evidenti alcune gravi criticità in ordine all'attuale stato dell'hotspot di Taranto, struttura che in questo periodo è coinvolta anche in operazioni di contenimento dell'epidemia determinata dalla diffusione del virus SARS-COV-2, all'indomani del trasferimento al suo interno di 120 tunisini clandestini sbarcati in Sicilia;

   intanto, si osserva che la struttura pugliese è originariamente deputata all'accoglienza degli immigrati per un tempo limite di 72 ore finalizzata a svolgere procedure operative standard (Sop) che consentono una rapida identificazione dei soggetti ospiti, con relativa registrazione, fotosegnalamento e raccolta delle impronte digitali. Attualmente, invece, pare che, a seguito di disposizioni del Ministero dell'interno, l'hotspot risulterebbe anche utilizzato per ospitare gli immigrati per un tempo più lungo ovvero per i 14 giorni necessari a concludere il periodo di isolamento per la quarantena obbligatoria;

   le criticità rilevate dai sindacati nel corso di alcuni recenti sopralluoghi sembrerebbero essere afferenti a problematiche diverse;

   al riguardo, infatti, e con riferimento a problematiche di tipo strutturale, i sindacati evidenziano che l'hotspot di Taranto, composto da moduli prefabbricati e tensostrutture, non apparirebbe idoneo ad accogliere gli immigrati per un tempo così lungo, poiché non sembra essere dotato di tutti i servizi essenziali a garantirne l'adeguata ospitalità. Il perimetro della struttura, inoltre, è protetto da una recinzione troppo bassa e facilmente valicabile e ciò non escluderebbe fughe dei soggetti ospitati e obbligati alla quarantena;

   con riferimento, invece, alle problematiche rilevate in ordine alla sorveglianza epidemiologica e alla rilevazione di eventuali soggetti positivi al SARS-COV-2, i sindacati osservano che sarebbero quantomeno dubbie almeno le condizioni sanitarie degli immigrati giunti di recente nell'hotspot poiché pare che sul luogo dello sbarco in Sicilia, nell'ambito delle operazioni di screening sanitario a loro riservato, non sarebbero stati effettuati i tamponi per escludere o confermare la presenza di eventuali soggetti affetti da COVID-19;

   appare evidente, dunque, che le evidenziate problematiche di tipo strutturale unite a quelle di tipo sanitario legate alla rilevazione di eventuali soggetti COVID-19 positivi e alla loro lunga permanenza nell'hotspot di Taranto, potrebbero essere determinanti nel non garantire le necessarie condizioni di sicurezza e di tutela della salute delle forze di polizia attualmente impiegate nella struttura pugliese;

   pare che, per garantire la salute di tutti gli ospiti della struttura e del personale delle forze di polizia impiegato, i sindacati abbiano chiesto al prefetto di Taranto l'intervento del dipartimento della salute e di prevenzione dell'Asl di Taranto ed un presidio medico permanente al suo interno –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo:

    a) se le attuali e citate condizioni dell'hotspot di Taranto e le relative problematiche evidenziate siano tali da garantire il rispetto delle disposizioni vigenti in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81;

    b) se non intenda porre in essere iniziative di competenza volte a garantire maggiormente la tutela della salute per gli operatori delle forze di polizia impiegati nell'hotspot di Taranto e degli immigrati ospitati, in particolar modo favorendo le condizioni per ospitare un presidio medico permanente al suo interno che possa provvedere ad operazioni di sorveglianza epidemiologica e al contenimento della diffusione del virus SARS-COV-2.
(5-04166)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i campionati di calcio di Serie A e Serie B riprenderanno il prossimo 20 giugno 2020 con le partite a porte chiuse;

   il protocollo stabilito dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, in accordo con il Governo e le autorità sanitarie prevede un numero massimo di 300 persone ammesse allo stadio tra giocatori, staff tecnico, medici, dirigenti, giornalisti, fotografi, operatori tv, personale di sicurezza;

   la presenza del pubblico è quindi esclusa;

   alcuni tifosi sottoposti a daspo hanno l'obbligo di firma presso la questura o una stazione dei carabinieri in occasione delle gare della propria squadra prima, durante e dopo la partita;

   non essendoci presenza di pubblico il deterrente dell'obbligo di firma diventa superfluo;

   i provvedimenti «anticovid» prevedono il distanziamento e cercano di evitare inutili assembramenti che, in questo caso, si potrebbero verificare presso le questure;

   il calendario delle ultima parte del campionato prevede che le partite si giocheranno anche ogni tre giorni, durante la settimana, quindi anche in giorni feriali;

   la Corte di Cassazione, ma ancor prima la legge (articolo 6, commi 2 della legge n. 401 del 1989), hanno stabilito che il questore debba inevitabilmente tenere in considerazione le esigenze lavorative dei prevenuto che non devono essere ostacolate o compresse dall'obbligo di presentazione;

   il Gip di Brescia, dopo istanza di un soggetto sottoposto a «daspo», ha esonerato dall'obbligo di firma per le partite a porte chiuse;

   prima dell'interruzione dei campionati diverse questure, tra cui Brescia, Catania, Verona, Livorno, avevano sospeso temporaneamente l'obbligo di firma proprio in ragione dell'emergenza COVID-19 nonché in relazione dell'assenza di pericolo anche solo potenziale per l'ordine pubblico –:

   se il Governo non consideri opportuno adottare le iniziative di competenza affinché i soggetti sottoposti a «Daspo» vengano esonerati dall'obbligo di firma in occasione delle partite della propria squadra a porte chiuse, al fine di evitare una palese contraddizione con le norme «anticovid», vista l'inutilità del deterrente della firma in questura per i tifosi diffidati, e per uniformare il criterio in tutto il Paese.
(4-05989)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 7 giugno 2020 durante la trasmissione televisiva «Non è l'Arena» è stato trasmesso un servizio relativo alla detenzione domiciliare di Vincenzino Iannazzo, detto «U Moretto», ritenuto il capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta, attiva nel territorio di Lamezia Terme;

   in particolare, Iannazzo era detenuto nel carcere di Spoleto in regime 41-bis, finché per ragioni di salute legate all'emergenza COVID-19 che, secondo i suoi legali, rendevano incompatibile il suo stato di salute con la detenzione in carcere, nei primi giorni del mese di aprile è stato scarcerato e posto ai domiciliari presso la propria abitazione sita proprio a Lamezia Terme (CZ);

   come noto, durante l'esecuzione il soggetto deve ovviamente essere sottoposto a diversi controlli da parte delle forze dell'ordine, tesi a verificare il rispetto degli obblighi e delle prescrizioni imposte dal giudice con il provvedimento che dispone la misura;

   difatti, anche durante il servizio andato in onda, era visibile una postazione di vigilanza fissa fuori dall'abitazione di Vincenzino Iannazzo, che deve essere garantita h24 dalle forze di polizia;

   oltre a ciò va considerata la necessità di garantire, soprattutto per soggetti a così alta pericolosità, anche controlli domiciliari de visu per verificarne la presenza e l'impiego di varie pattuglie in servizio sul territorio lametino (carabinieri, Guardia di finanza e polizia di Stato) che dovevano effettuare frequenti pattugliamenti e la vigilanza anche nei pressi dell'abitazione;

   se si considera poi che Iannazzo è solo uno dei 376 detenuti per reati di mafia, sottoposti al regime speciale di detenzione di cui all'articolo 41-bis o inseriti nei reparti di «Alta sicurezza» di livello 3 destinati agli internati ritenuti molto pericolosi, che sono stati scarcerati e posti in detenzione domiciliare nei mesi scorsi, è di tutta evidenza che tali attività di vigilanza abbiano comportato complessivamente un notevole impiego di risorse e personale delle forze dell'ordine, già con costanti problemi di organico, che invece avrebbero potuto essere impiegate in attività di prevenzione e controllo del territorio a favore della collettività e dei cittadini;

   successivamente, in data 5 giugno 2020, a Iannazzo Vincenzino sarebbero stati revocati i domiciliari e sarebbe stato riportato in carcere –:

   quale sia stato complessivamente l'impiego del personale e dei mezzi delle forze di polizia per assicurare i controlli di cui in premessa con riguardo alla detenzione domiciliare disposta, in particolare, per i detenuti già sottoposti al regime di «41-bis» o inseriti nei reparti di «Alta sicurezza» di livello 3 e i relativi costi.
(4-06011)


   FOGLIANI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, sulle numerose testate giornalistiche anche a carattere nazionale e sul canale televisivo Rete 4, è stato dato risalto al caso di Luca Buttarello, un agente di polizia in forza alla questura di Padova, che, da quasi trent'anni, sta vivendo una tragedia umana e giudiziaria;

   il 31 marzo 1992 la polizia fermò un uomo in una stazione della metropolitana di Milano e Buttarello era lì presente ad eventuale supporto delle operazioni dei colleghi quando uno di questi sferrò una ginocchiata, verosimilmente sulle parti genitali, contro la persona fermata che in seguito denunciò, separatamente, sia i poliziotti che materialmente operarono, che quelli solo presenti al fatto, sostenendo che quel gesto lo aveva danneggiato costringendolo a subire un'operazione di orchiectomia ad un testicolo, procurandogli un'invalidità permanente;

   la pattuglia della polizia ha subìto un processo penale e i poliziotti dapprima furono condannati tutti e quattro mentre in appello uno risulta poi essere stato assolto e Luca Buttarello, in particolare, è stato condannato a otto mesi di reclusione per non aver impedito che il collega, artefice del gesto incriminato, sferrasse la ginocchiata;

   anni dopo, a seguito di un'ulteriore sentenza della Corte dei conti, il dipartimento della polizia di Stato gli ha chiesto 310.175,00 euro di danni da risarcire entro 30 giorni al Ministero dell'interno per quella lontana vicenda, che sta pagando in solitaria, con la cessione del quinto dello stipendio e con l'ipoteca dell'immobile intestatogli dal padre novantaduenne poiché, in base ad un principio solidaristico, gli altri condannati non risulterebbero solvibili;

   nel 2018, alcuni mesi dopo la notifica del dovuto pagamento, Buttarello si è ammalato di un raro tumore cerebrale che sta combattendo con tutte le sue forze, sostenendo ingenti spese mediche con le poche risorse economiche che gli restano dallo stipendio di poliziotto;

   nel giugno 2019 le organizzazioni sindacali di polizia Fsp, Sar, Siulp, Cgil e Coisp hanno fatto un appello al Ministero dell'interno e al capo della polizia che però è rimasto privo di riscontro;

   stante il perdurante silenzio, la Federazione sindacale di polizia ha deciso di occuparsi in maniera ancora più pressante del caso e ha aperto un'interlocuzione tutt'ora in atto con il Ministero dell'interno e con il capo della polizia, prefetto Gabrielli, ma ancora, ad oggi non si hanno risposte di sorta –:

   se sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se ritenga di intervenire almeno con riguardo al risarcimento chiesto dal Ministero dell'interno solo a Luca Buttarello, colpevole di non aver saputo impedire un gesto inaspettato commesso da un suo collega.
(4-06014)


   CECCHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente si è appreso dalla stampa che la procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro cittadini stranieri, due somali di 23 e 30 anni e due etiopi di 23 anni, con l'accusa di «finanziamento di condotte con finalità di terrorismo e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina»;

   in particolare, agli stessi sarebbe stato contestato di aver raccolto e inviato in Somalia soldi destinati a comprare armi e munizioni per i gruppi terroristici Onlf (Ogaden national liberation front) e Al-Shabaab, la stessa organizzazione ritenuta responsabile del rapimento di Silvia Romano, e gli stessi avrebbero inviato denaro agli jihadisti in concorso con altri soggetti «non identificati»;

   secondo quanto emerso dalla trasmissione «Fuori dal Coro», andata in onda sull'emittente Rete 4 il 9 giugno 2020, gli arrestati vivevano tutti a Milano e nella sua provincia;

   difatti, uno di essi, Isidiin Ahmed fino al momento dell'arresto risultava avere la residenza presso l'associazione Progetto Arca di via San Giovanni alla Paglia a Milano, sebbene, secondo quanto dichiarato al giornalista da un operatore del centro, non abbia mai vissuto nella struttura e nessuno sapesse dove fosse in realtà, mentre un altro, Dubad Rashid, che «in Italia raccoglieva fondi per l'acquisto di armi e munizioni destinate ai terroristi in Somalia», abitava con altri invece in uno scantinato a Cinisello Balsamo;

   dall'inchiesta giornalistica sembra, dunque, emergere l'esistenza a Milano di una vera e propria rete a sostegno dei terroristi islamici, non del tutto debellata che, in tutti questi mesi, ha potuto operare indisturbata nel nostro Paese;

   solo grazie all'impegno delle forze dell'ordine si è potuto giungere all'individuazione e all'arresto dei componenti della cellula che operava nella provincia di Milano;

   tuttavia uno degli arrestati, Osman Cabdiqani, che «favoriva l'immigrazione clandestina nell'ambito di una rete a sostegno di gruppi jihadisti», si trova attualmente agli arresti domiciliari ad Arese, ospite di una famiglia, e dunque, alla luce delle considerazioni sopra svolte, dopo averne appreso la notizia dal servizio andato in onda, ciò ha destato notevole e legittima preoccupazione tra la cittadinanza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere o abbia eventualmente già assunto, anche nel quadro delle attività di prevenzione e di controllo del territorio, al fine di garantire adeguate misure in rapporto agli arresti domiciliari di uno degli arrestati, stante anche il concorso con altri soggetti non ancora identificati, e a favore dei cittadini di Arese legittimamente preoccupati, in particolare sotto il profilo dell'ordine pubblico.
(4-06015)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MARAIA e GALLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «Scuola» reca misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, nonché in materia di procedure concorsuali e di abilitazione e per la continuità della gestione accademica;

   inoltre, il decreto-legge «Rilancio», recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, prevede al Titolo VIII, capo VIII, misure in materia di istruzione. Tra queste, in particolare, misure per sicurezza e protezione nelle istituzioni scolastiche statali e per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell'anno scolastico 2020/2021;

   in Campania sussiste un'anomalia, rappresentata dal caso della provincia di Avellino, la quale rimane inspiegabilmente indietro rispetto al resto della regione. Infatti, a capo del Provveditorato agli studi permane tuttora, come dirigente ad interim, un dirigente dell'ufficio scolastico regionale, a differenza di quanto avvenuto a Salerno, dove è stato scelto un nuovo provveditore. Ebbene, nonostante l'emanazione del decreto-legge «Scuola», che dispone misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, e nonostante le altre misure previste dal decreto-legge «Rilancio», la ripartenza delle scuole in Irpinia deve fare i conti con un grave vuoto ai vertici del provveditorato;

   di fatto, è impossibile che si possa garantire lo svolgimento degli esami, la nomina dei commissari, e la stessa ripartenza delle scuole a settembre 2020 senza un provveditore, compromettendo nella prassi il diritto ad un'istruzione di qualità per migliaia di alunni. Senza considerare gli innumerevoli ostacoli e le difficoltà per dirigenti scolastici, docenti e personale Ata nello svolgimento delle loro funzioni in una fase già caratterizzata dalle problematiche legate all'emergenza COVID-19. Si deve purtroppo constatare che ciò che sta avvenendo è un ennesimo segno della disattenzione verso i bisogni delle aree interne, con conseguente accentuazione delle disparità territoriali –:

   se, anche al fine di garantire l'effettiva applicazione delle succitate normative, valuti di adottare iniziative per assicurare la nomina di un provveditore agli studi della provincia di Avellino.
(4-06012)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la categoria dei bagnini, pur essendo lavoratori stagionali a tutti gli effetti si troverebbe in una situazione drammatica, essendo esclusa finora dalle misure messe in campo dal Governo, in particolare per quanto riguarda l'accesso ai cosiddetti bonus stagionali;

   da comunicati stampa di organizzazioni sindacali e in particolare della Filcams Cgil Teramo si apprende che finora non c'è stata nessuna indennità per i circa 200 bagnini della costa teramana, pur essendo lavoratori stagionali a tutti gli effetti. Le cooperative di cui sono dipendenti, infatti, non hanno i settori ateco di riferimento previsti dalla circolare dell'Inps n. 49 del 2020, la circolare che definiva quali lavoratori avevano il diritto di percepire il bonus stagionali;

   si è dunque creata situazione paradossale che mette in crisi lavoratori che devono affrontare una stagione anomala tra incertezze e responsabilità raddoppiate, non avendo ancora una data di inizio per la stagione;

   fino alla passata stagione dal 1° giugno tutti i bagnini entravano in servizio, mentre per quanto riguarda la stagione attuale si parla, forse, di un inizio della ripresa delle attività lavorative per il 15 o 20 giugno –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per sanare questa situazione, includendo nell'accesso al «bonus» questi lavoratori che hanno una caratterizzazione inequivocabile di stagionalità, e quali iniziative intenda adottare per assicurare la presenza della figura del bagnino, vista l'importanza del suo ruolo per la tutela e la sicurezza di chi vive le spiagge durante l'estate.
(5-04159)


   BUCALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'epidemia da COVID-19 ha provocato una grave crisi economica, determinando il blocco totale di molte attività;

   il settore di installazione delle luminarie risulta essere uno dei più colpiti con fa sospensione delle feste patronali, a causa dei provvedimenti dovuti al Coronavirus;

   per detto settore, le feste patronali costituiscono la fonte principale di introiti;

   la mancanza di certezze sulla ripresa dei lavori è dovuta al fatto che, nei luoghi e contesti sociali dove opera il settore installazioni luminarie, si manifestano sicuri assembramenti;

   gli installatori di luminarie di fatto non hanno una connotazione contrattuale precisa, non risulta un codice Ateco specifico per la categoria, vengono equiparati agli installatori di impianti elettrici, quindi usufruiscono di agevolazioni e procedure appartenenti a questo settore;

   si evidenzia dunque la necessità di un sostegno specifico per questa categoria di lavoratori la cui attività è inevitabilmente legata alla ripresa del settore;

   a tal riguardo sarebbero auspicabili, per la ripresa del settore, interventi mirati, come finanziamenti a fondo perduto o agevolazioni dirette per l'accesso al credito con prestiti garantiti –:

   quali urgenti iniziative intenda attuare per garantire la tutela dei lavoratori citati in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative per assicurare loro il mantenimento della cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre 2020, come ulteriore misura rispetto a quelle già adottate al fine di non costringere le imprese a licenziare i propri lavoratori rischiando di disperdere le professionalità acquisite.
(5-04160)


   LEGNAIOLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa nazionali (Il Sole 24 ore dell'11 giugno 2020) riportano la notizia secondo la quale, secondo anche le stime più ottimistiche, ci sarebbe quasi un milione di posti di lavoro a rischio in Italia nei prossimi mesi;

   le proiezioni più negative, tuttavia, valutate da Istat e Banca d'Italia, portano tale valore a 1,5 milioni di posti;

   qualora tali stime trovassero conferma, si aprirebbe un dramma per il mondo del lavoro italiano, già fortemente provato dalla emergenza coronavirus;

   le misure finora messe in campo dal Governo sono risultate insufficienti a tamponare la crisi economica-occupazionale scaturente dalla emergenza epidemiologica da COVID-19 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare da qui in futuro per garantire la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e favorirne la crescita.
(5-04162)


   BELOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 se, da un lato, ha indotto il Governo a disporre la sospensione di molte attività economiche e produttive, non ritenute indispensabili, dall'altro ha messo in seria difficoltà moltissimi imprenditori titolari delle medesime;

   gli aiuti disposti dal Governo ed erogati nelle ultime settimane hanno la finalità di attenuare l'impatto negativo che la crisi economica, conseguente all'emergenza epidemiologica ed alle misure di contenimento predisposte, ha prodotto nel sistema economico e produttivo;

   precondizione indispensabile, però, è che gli aiuti vadano ad agevolare le imprese e gli imprenditori, poiché, in caso contrario, finirebbero per tradursi paradossalmente in inutili appesantimenti burocratici o andrebbero a creare ulteriori difficoltà alle attività già stremate dalla crisi;

   un esempio del genere si riscontra proprio nel caso di un'azienda artigiana della provincia di Bergamo, che ha usufruito della sospensione dei pagamenti contributivi, prevista ai sensi dell'articolo 61 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante Misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, cosiddetto decreto «Cura Italia», il quale dispone appunto la sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria, dal 2 marzo 2020 al 30 aprile 2020, in favore di una serie di enti ed imprese;

   la medesima azienda, produttrice di alberi agitatori e miscelatori, ha sospeso le attività dal 13 marzo al 4 maggio 2020, ed alla riapertura si è trovata a fatturare le lavorazioni effettuate nei confronti di un cliente, il quale ha richiesto di allegare il documento unico di regolarità contributiva (Durc) aggiornato;

   paradossalmente, a quanto consta all'interrogante, la richiesta di emissione del Durc non sarebbe stata accettata dalla sede Inps di Bergamo, che avrebbe altresì emesso un invito a regolarizzare la posizione, in quanto l'azienda risulterebbe inadempiente per 443 euro, cioè per i versamenti non effettuati ai sensi della sospensione disposta dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

   l'azienda sarebbe stata quindi costretta ad avviare prontamente il pagamento dei contributi previdenziali sospesi, per non dover aggiungere al danno della crisi in corso anche la beffa di non poter presentare al cliente le necessarie credenziali per il normale incasso del credito;

   la vicenda a parere dell'interrogante assume contorni ancora più paradossali e grotteschi se si tiene conto che l'articolo 103, comma 2, del medesimo decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, prevede espressamente che i documenti unici di regolarità contributiva (Durc) in scadenza tra il 31 gennaio 2020 ed il 15 aprile 2020 conservano validità sino al 15 giugno 2020;

   non è ben chiaro come possa l'Inps negare una certificazione di regolarità contributiva ad un'azienda, alla quale si imputa di non aver effettuato un versamento che, per legge, è temporaneamente sospeso –:

   come si configuri, ai fini Durc, la posizione contributiva delle aziende che hanno usufruito della sospensione dei pagamenti contributivi, prevista dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare che analoghe vicende possano penalizzare ulteriormente le attività economiche e produttive del nostro Paese, peraltro in applicazione di norme che dovrebbero, per contro, sostenere le medesime.
(5-04164)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende 12 letturisti che lavorano da anni attraverso ditte terze per Vus (Valle Umbra Servizi) si ritroverebbero senza occupazione e senza ammortizzatori sociali perché l'azienda che si è aggiudicata l'appalto non starebbe rispettando la clausola sociale espressamente prevista nel capitolato d'appalto e si rifiuterebbe di assumere l'intero personale in forza alla data di aggiudicazione dell'appalto;

   il 5 marzo 2020, infatti, vi è stata la nuova assegnazione dell'appalto per la lettura dei contatori acqua e gas e ordini di intervento per la Valle Umbra Servizi ad AeG Riscossioni Spa di Lucca che ha proposto ai lavoratori un contratto di prova di un mese al termine del quale solo 5 di loro sarebbero stati assunti con contratti a termine. Sostanzialmente, sono stati posti di fronte a una scelta drammatica: mettersi l'uno contro l'altro per conservare il posto di lavoro, oppure rifiutarsi e venire semplicemente rimpiazzati con altri lavoratori;

   poco dopo l'aggiudicazione dell'appalto, il servizio è stato interrotto a causa del Coronavirus e i lavoratori si sono ritrovati senza contratto, in scadenza al 31 marzo 2020 con l'azienda cessante e senza ulteriori notizie riguardo al cambio di appalto;

   si sottolinea che, nonostante il servizio fosse stato sospeso a causa del lockdown che ha interessato l'intero territorio nazionale, lo stesso è comunque proseguito fino al 31 marzo solo per tre lavoratori sui 12 totali, sia per le letture dei contatori, che per gli ordini di intervento;

   la maggior parte del personale in questione lavora ininterrottamente per conto di Vus da quando il servizio è stato esternalizzato, ovvero dal 2004. Quasi 16 anni di precariato durante i quali tutte le aziende alle quali sono stati affidati i servizi nel corso degli anni hanno azzerato anzianità, diminuito le tutele, privato i lavoratori della possibilità di costruirsi una carriera lavorativa certa;

   gli unici lavoratori che continuano a prestare la loro attività sarebbero peraltro quei pochi non iscritti alla Cgil e tale comportamento da parte dell'azienda appare all'interrogante come una palese volontà di colpire i lavoratori che provano ad organizzarsi e una evidente violazione dei diritti e della libertà sindacale;

   nel capitolato d'appalto era espressamente richiamata la clausola sociale volta a garantire la continuità lavorativa a tutti i letturisti dell'azienda committente, cioè Valle Umbria servizi;

   a parere dell'interrogante Valle Umbria Servizi non può consentire ad un'azienda a cui ha affidato un appalto di non rispettare né gli accordi sottoscritti, né la stessa dignità dei lavoratori –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere affinché le aziende subentranti in un appalto rispettino effettivamente quanto previsto dalla cosiddetta «clausola sociale», garantendo continuità occupazionale ai dipendenti in forza al momento della aggiudicazione dello stesso, così da evitare che possano continuare a verificarsi casi come quello esposto in premessa in cui l'azienda subentrante scelga deliberatamente di disattendere sia le norme che gli impegni sottoscritti, rifiutandosi di riassorbire l'intero personale dall'azienda cessante l'appalto.
(4-05998)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   all'articolo 3, comma 3, del decreto ministeriale 3 aprile 2020, ai sensi dell'articolo 1, comma 508, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, che istituisce il fondo per la competitività delle filiere, si interviene a favore della filiera delle carni ovine;

   la presentazione della domanda relativa a interventi emergenziali per il COVID-19 – filiera delle carni ovine volta a ottenere l'aiuto, in considerazione della particolare natura degli interventi in questione ed al fine di agevolare al massimo gli adempimenti in carico agli allevatori, è fissata per il giorno 15 giugno;

   le modalità previste implicano un modulo precompilato sulla base delle informazioni già presenti nella banca dati nazionale del Ministero della salute, delle informazioni fornite dagli organismi di etichettatura Igp e dei dati aziendali presenti nel fascicolo aziendale del Sian;

   il contributo per gli allevatori sugli agnelli macellati nel periodo 1° marzo-30 aprile 2019, è di 9 euro a capo macellato Igp e 6 euro a capo macellato non Igp;

   allo stato attuale, a quanto consta all'interrogante, risulta impossibile presentare correttamente le domande sul portale Sian per le aziende agricole toscane i cui agnelli sono stati destinati in mattatoi del Lazio, in quanto non risultano, ad oggi, effettuati gli scarichi dalla Bdn Banca dati nazionale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per una urgente proroga dell'attuale scadenza del bando, fissata per il 15 giugno 2020, affinché si possa consentire ai mattatoi di procedere al corretto aggiornamento della Banca dati nazionale dalla quale poi il Sian attinge per il corretto calcolo dei capi a premio.
(4-06010)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARIANI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria provocata dal COVID-19 ha generato un forte calo dell'attività sportiva, con conseguenze non solo sull'indotto economico che da lavoro a decine di migliaia di operatori, ma anche e soprattutto sulla salute psicofisica dei cittadini;

   i centri sportivi sono ormai chiusi da più di due mesi e le entrate su cui si sostiene lo sport, prevalentemente istituzionali, derivanti da quote sociali o di tesseramento, non consentono di superare facilmente questo drammatico momento, pesando inoltre sui bilanci delle famiglie già aggravati dalla crisi;

   l'avvio della Fase 2 ha solo parzialmente risolto il problema, in quanto molte associazioni e società sportive non sono riuscite a riprendere l'attività normalmente, a causa sia delle limitazioni nell'uso degli spazi, sia delle modifiche strutturali necessarie per l'adeguamento alle norme di sicurezza che richiedono progettazione e iter autorizzativi con tempi troppo lunghi ed il più delle volte con costi assai elevati;

   al fine di scongiurare la chiusura e il fallimento di migliaia di società, con le inevitabili ricadute sociali ed economiche, si potrebbe consentire al sindaco, di concerto con le società sportive del territorio, di identificare aree verdi e spazi all'aperto, comunque denominati, da destinare gratuitamente, in uso esclusivo o con turnazione oraria, alle associazioni sportive dilettantistiche, che altrimenti difficilmente potrebbero far fronte alle ottemperanze richieste dalla legge;

   un uso più corretto delle aree verdi porterebbe anche ad una maggiore consapevolezza del patrimonio ambientale da parte dei cittadini ed una formazione di coscienza civica in tal senso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione espressa in premessa e, in considerazione delle strette contingenze temporali, nonché degli interessi coinvolti, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di incentivare l'utilizzo del patrimonio verde in uso esclusivo o con turnazione oraria, alle associazioni sportive dilettantistiche.
(4-05995)


   ALAIMO, D'ORSO, MARTINCIGLIO e GIARRIZZO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 216, comma 4, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 consente il rimborso per gli abbonamenti relativi all'accesso a impianti sportivi a causa della sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta alla sospensione delle attività sportive disposta dalle misure di contenimento del virus COVID-19;

   in particolare, secondo quanto stabilito dalla disposizione sopra richiamata, i soggetti acquirenti possono presentare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, istanza di rimborso del corrispettivo già versato per tali periodi di sospensione dell'attività sportiva, allegando il relativo titolo di acquisto o la prova del versamento effettuato. Il gestore dell'impianto sportivo, entro trenta giorni dalla presentazione dell'istanza, in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell'attività sportiva;

   fermo restando che occorre attendere la conversione del provvedimento in legge per la decorrenza dei trenta giorni ai fini della presentazione della richiesta di rimborso, nel corso delle ultime settimane, si sono registrate molte segnalazioni e reclami che hanno investito il mondo delle palestre, centri fitness e centri sportivi;

   in particolare, l'interrogante è venuta a conoscenza di una serie di atteggiamenti vessatori da parte di note palestre nei confronti dei propri abbonati: nello specifico, sembrerebbe che le palestre, nonostante la loro riapertura preveda numerosi limiti che di fatto rendono la nuova prestazione offerta ben diversa da quella sottoscritta, non permettano in alcun modo non solo di rescindere dal contratto firmato in epoca pre-covid-19, ma anche di modificare eventualmente il prezzo delle restanti quote dell'abbonamento;

   per effetto delle restrizioni disposte, c'è stata una radicale difformità dei servizi resi dalle palestre rispetto a quelli originariamente acquistati dagli abbonati; come ad esempio il vincolo per il cliente di trattenersi al massimo 90 minuti all'interno dei centri sportivi o la chiusura di piscine, saune e altri servizi accessori che hanno senz'altro comportato una limitazione delle attività offerte;

   pur in presenza di tali difformità e dunque di riduzione dei servizi resi con la sottoscrizione dell'abbonamento, la maggior parte delle palestre rifiutano il legittimo diritto del consumatore di recedere dal contratto di abbonamento per la parte residua e per di più pretendono che il cliente prosegua nella fruizione ovvero nel pagamento dei mesi mancanti allo spirare dell'abbonamento;

   a ciò si aggiunge anche che alcune palestre hanno comunicato ai propri clienti che la spendibilità del voucher, così come previsto dal «decreto Rilancio», sarà condizionata eventualmente all'attivazione di un nuovo abbonamento;

   ad avviso dell'interrogante, è del tutto evidente che tali pratiche adottate sono da considerarsi scorrette in quanto il consumatore potrebbe non essere interessato a proseguire nella fruizione dell'abbonamento sia per ragioni di tutela della propria salute che per la riduzione dei servizi offerti dalla palestra;

   al contrario, sembrerebbe che nessun operatore consenta al consumatore di considerare le mutate condizioni di fruizione del servizio come giusta causa di recesso dall'abbonamento o come ragione valida per ottenere una riduzione del prezzo dell'abbonamento;

   va considerato che le pratiche segnalate rischierebbero di frustare anche la tutela prevista dall'articolo 216, comma 4, del suddetto decreto con conseguente danno per i clienti abbonati, i quali stanno subendo una evidente riduzione della tutela dei loro diritti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di tutelare i diritti e gli interessi dei consumatori ed evitare che i danni e disagi dell'emergenza sanitaria ricadano sui privati cittadini.
(4-05999)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   Dentix Italia è una società controllata dal colosso Dentix Spagna di proprietà del dentista Angel Lorenzo Muriel, e tale gruppo spagnolo possiede più di 350 centri a conduzione diretta tra Italia, Spagna, Regno Unito, Messico, Colombia e Portogallo. In Italia Dentix dal dicembre 2014 ad oggi ha aperto 57 ambulatori-centri odontoiatrici. Il 2018, alla base degli ultimi dati disponibili, si era chiuso con ricavi per 298,78 milioni e un utile di 15 milioni di euro;

   il gruppo fondato da Angel Lorenzo Muriel, riporta Cinco Dias, il giornale economico che fa riferimento a El Pais, ha riaperto più di 60 centri sui 217 che ha in Spagna e sperava di terminare la settimana con oltre il 90 per cento delle cliniche attive, ma già prima della pandemia aveva fatto ricorso alla cassa integrazione per quasi tutti i suoi 3.200 impiegati in Spagna e ora, secondo il quotidiano, prevede di estenderla per 6 mesi per il 50 per cento dei dipendenti. A marzo 2020, Dentix aveva presentato la richiesta di un concordato preventivo, ha venduto le cliniche in Portogallo e messo in vendita, ma senza ancora trovare un acquirente, quelle italiane;

   a lanciare l'allarme, sulla mancata ripartenza dell'azienda, che conta oltre 57 studi dentistici in Italia (presenti in 12 regioni) e che, da marzo 2020, ha chiuso i battenti, sono i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. I numeri parlano chiaro, e raccontano di una crisi davvero imponente: migliaia di pazienti abbandonati, curati a metà per lo stop dell'attività aziendale, e 400 posti di lavoro a rischio;

   Dentix, nel suo sito internet, si rivolge al paziente chiedendo scusa e pazienza in questi giorni, ma i dubbi per una possibile non riapertura restano, così come i finanziamenti accesi per cure dentali fornite da un ambulatorio che, dopo l'emergenza pandemia, non ha riaperto;

   come appreso dalla stampa nazionale, in molte città da Busto Arsizio a Cremona, da Alessandria a Rovigo, sono già partite le denunce;

   sono moltissimi in tutta Italia i clienti che si trovano ad aver pagato interventi costosi, spesso accedendo a forme di finanziamento, senza che questi siano mai stati eseguiti o lo siano stati solo in parte. Queste persone rischiano adesso di dover pagare le rate residue per un lavoro che non sarà mai eseguito;

   denunciano sempre i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. «È fortissima la preoccupazione per il futuro dei lavoratori e dei pazienti di Dentix Italia». «I lavoratori, preoccupati sia per il loro impiego che per la salute dei clienti, sono stati lasciati da settimane senza notizie certe su una possibile riapertura, nonostante la ripartenza di alcune aziende concorrenti»;

   l'Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi) ribadisce nuovamente «che la salute della bocca non può essere lasciata nelle mani di modelli organizzativi che facciano capo a “società di capitale” e che il ripetersi di fatti di cronaca che evidenziano il mancato rispetto per il cittadino ed i lavoratori richiedano interventi concreti da parte dei legislatori»;

   a preoccupare lavoratori e sindacati è la data del 21 giugno 2020, quando scadranno le ulteriori 5 settimane di cassa integrazione in deroga, terminate le quali si dovranno verificare le possibilità per poter accedere ad ulteriori ammortizzatori sociali –:

   quali siano le iniziative del Governo, per quanto di competenza, per tutelare in Italia tutti i pazienti danneggiati dalla «Dentix», che ad oggi si trovano con molti soldi anticipati e senza aver risolto neanche i propri problemi di salute;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per proteggere le centinaia di lavoratori della Dentix che rischiano di restare senza lavoro improvvisamente, come annunciato dai sindacati di categoria.
(4-05997)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI e LOLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 10 giugno 2020 la Sottosegretaria allo sviluppo economico, Alessia Morani ha effettuato una visita presso lo stabilimento JSW di Piombino, accompagnata dal presidente della regione Toscana, Enrico Rossi e dal consigliere regionale, Gianni Anselmi;

   nel corso della visita, già programmata dal 3 giugno 2020, la Sottosegretaria ha avuto modo di aggiornare i sindacati sull'esito del confronto con JSW Italy in merito al futuro dello stabilimento siderurgico ma – nonostante la disponibilità inoltrata e reiterata dal comune di Piombino all'indirizzo della segreteria della sottosegretario – non ha incontrato il sindaco della città;

   l'incertezza sulla futura ripresa delle attività produttive presso il sito siderurgico preoccupa l'intera comunità cittadina dal momento che esso dà lavoro direttamente a quasi 2 mila persone radicate – in molti casi con le rispettive famiglie – nel territorio piombinese;

   l'episodio del mancato incontro con il sindaco arriva dopo l'assenza della sottosegretaria Morani al tavolo sul sito siderurgico che ha avuto luogo il 18 febbraio 2020 al Ministero dello sviluppo economico e durante il quale i rappresentanti di Jindal Italia hanno dichiarato di voler continuare ad investire sul rilancio dello stabilimento ma senza che ci sia stata la presentazione di un piano industriale o la dichiarazione dei tempi entro i quali verrà fatta –:

   quali siano i motivi per cui, a fronte della disponibilità dichiarata, la sottosegretaria non abbia ritenuto di dover incontrare il sindaco di Piombino nel corso della visita del 10 giugno 2020;

   se il Governo intenda effettivamente procedere – così come sembrerebbe aver dichiarato la Sottosegretaria Morani ai rappresentanti sindacali presenti alla visita – all'ingresso di Cassa depositi e prestiti nel capitale sociale della JSW Steel Italy Piombino nel caso in cui la Jindal non rispettasse l'impegno di presentare un piano industriale di rilancio;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative immediate per preservare da incertezze e rinvii un impianto strategicamente fondamentale come quello di Piombino, unico polo nazionale per la produzione di rotaie per ferrovia.
(3-01601)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI MURO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel quadro dell'Agenda digitale europea, l'Italia ha sviluppato l'Agenda digitale italiana, una strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Agenda europea;

   il 3 marzo 2015 il Governo, per soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», che avrebbe previsto la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari o superiori a 100 Mbps, garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l'accesso ad internet ad almeno 30Mbp;

   gli obiettivi 2020 sulla fibra sono stati completamente mancati. A cinque anni dal via libera alla Strategia italiana per la banda ultra larga Open Fiber ancora nella fase di sviluppo dei primi due bandi (con base d'asta a 1,265 e a 1,2 miliardi assegnati rispettivamente a 608 milioni e 726 milioni di euro. Per il terzo bando (assegnato per 93 milioni ad aprile 2019), l'azienda deve ancora iniziare le operazioni di scavo. Di conseguenza, visti i ritardi, circa la metà dei fondi pubblici disponibili non è stata ancora utilizzata;

   in Italia si calcola che il digital divide coinvolga circa 7-8 milioni di persone, che non possono accedere alla rete né utilizzando i network fissi, né quelli mobili. Una porzione di popolazione residente soprattutto (ma non solo) nelle aree montane;

   secondo una ricerca dell'università di Padova, il 42,3 per cento degli italiani sarebbe disposto a lasciare il proprio Paese per cercare nuove opportunità lavorative, per avere servizi per il tempo libero e i consumi allineati con il livello europeo e per disporre di una migliore connettività e accessibilità a internet. In particolare, nelle aree non raggiunte dai collegamenti internet «ultra veloci» ci sono imprese più piccole, un maggior numero di disoccupati e un tasso di mortalità delle aziende superiore alla media nazionale; la pandemia di COVID-19 ha reso necessario un cambiamento globale nel modo in cui le persone vivono, lavorano e socializzano; con l'aumento della disoccupazione e le misure di isolamento, un livello base di inclusione digitale è diventato quasi universalmente essenziale;

   nei comuni area bianca tra il 2011 e il 2018, la popolazione è diminuita di 118 mila persone pari a un calo dell'1,1 per cento. La popolazione dei comuni coperti è aumentata invece del 2,8 per cento per un totale di 902 mila persone in più durante gli ultimi 7 anni. Il 54 per cento degli addetti che lavorano in comuni area bianca sono occupati in unità locali con meno di 10 addetti, percentuale che arriva al 79 per cento se si contano tutte le aziende con meno di 50 addetti. Nei comuni coperti, invece, i lavoratori di aziende con meno di 50 addetti sono circa il 70 per cento;

   nelle aree montane, il telelavoro è pressoché impossibile – come lo sono lo scontrino elettronico, l'home banking e altre soluzioni digitali – senza una buona connessione. Oggi in oltre metà dell'Italia lavorare da casa è impedito dalla presenza di reti obsolete, in rame, in attesa dell'arrivo di una fibra che di certo può rivoluzionare spazi e distanze. Così i cittadini sono costretti a rinunciare alle opportunità offerte dal futuro tecnologico se le reti per il trasferimento dati non verranno al più presto modernizzate –:

   se, alla luce del forte ritardo accumulato dal concessionario nella realizzazione della rete pubblica a banda ultralarga, intenda intraprendere iniziative volte ad accelerare l'esecuzione dei lavori, anche al fine di consentire il raggiungimento degli obiettivi – oggi molto lontani – della «Strategia italiana per la banda ultralarga» entro il 2020 nonché predisporre la mappatura di copertura del territorio nazionale.
(4-06000)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Comencini n. 4-03839 del 16 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Billi n. 5-03152 del 19 novembre 2019.