Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 giugno 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, LUCA DE CARLO e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'adozione delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, il traffico aeroportuale su tutto il territorio nazionale è stato contenuto mediante la chiusura degli aeroporti italiani;

   a causa del carattere urgente ed improvviso dell'emergenza, numerosi veicoli sono stati lasciati all'interno dei relativi parcheggi aeroportuali, comportando per i titolari delle varie attività di gestione degli stessi l'urgenza di mantenere aperta in ogni caso la propria attività, sia per consentire ai proprietari di ritirare i propri veicoli, sia per poter custodire gli stessi e garantirne la sicurezza;

   in risultanza di questa prosecuzione delle attività, non tutte le attività di parking aeroportuale sul territorio nazionale hanno potuto usufruire della totalità degli strumenti di sostegno al reddito ed alla liquidità messi a disposizione della normativa emergenziale emanata dal Governo;

   il dato di crisi risulta ulteriormente compromesso alla luce del fatto che gli aeroporti italiani, che avevano stimato per il 2020 il superamento dei 200 milioni in termini di traffico di passeggeri, avranno invece una perdita stimata di circa 130 milioni di passeggeri, con riduzione del fatturato del comparto di oltre 1 miliardo di euro, senza considerare tutti i danni nei confronti dell'indotto, di cui fanno parte anche appunto i servizi di parcheggio e custodia dei veicoli –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga opportuno, se del caso, adottare iniziative per prevedere l'accesso alle misure indennitarie e di sostegno alla liquidità anche per i comparti che hanno dovuto proseguire le proprie attività per ragioni di necessità e sicurezza, come nel caso di cui in premessa.
(4-05978)


   VARCHI e BUCALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dal presidente della regione Sicilia, l'Anas è drammaticamente inadempiente nei confronti della Sicilia, posto che le opere affidatele nella realizzazione diretta o indiretta rimangono ferme da decenni, anche quando si tratta di infrastrutture di interesse strategico, come l'autostrada A19 Palermo-Catania;

   analoga situazione si registra nei cantieri Caltanissetta-Agrigento e Palermo-Agrigento, per l'autostrada A-19 Palermo-Catania, per il viadotto Himera e i viadotti Akragas di Agrigento, affidati all'Anas che, nonostante le ripetute sollecitazioni della regione, continua a disattendere gli impegni contrattuali;

   come annunciato in conferenza stampa da Musumeci, la regione Sicilia ha affidato ad un gruppo di avvocati il compito di redigere una relazione per quantificare i danni economici e di immagine che l'Anas ha procurato all'isola;

   da quando le province sono state commissariate nel 2014, ad oggi, oltre il 50 per cento delle strade provinciali è chiusa al traffico e la parte aperta si presenta in condizioni di assoluta insicurezza;

   tali dati sarebbero confermati anche dall'elenco fornito dalla Uil sulle «incompiute» siciliane, secondo cui sono appena 34 le opere completate oltre il 50 per cento: poco più di una su cinque;

   circa 20 mesi fa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore in visita istituzionale sull'isola, aveva riconosciuto che «La Sicilia è ben oltre l'emergenza, io propongo un commissario straordinario come previsto nel modello Genova, con le misure ordinarie non si va avanti» e, da quel giorno, è stato suggerito anche il nome di un commissario, l'ingegnere Gianluca Ievolella, ma ad oggi nulla è stato risolto, mentre le strade rischiano di non poter più garantire la mobilità in sicurezza, sia di persone che di merci;

   è necessario rilanciare tutti i cantieri, sia quelli in corso di esecuzione, come, ad esempio, quelli relativi al miglioramento dell'autostrada A19 Palermo-Catania, al completamento del Viadotto Himera e all'ammodernamento della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta e della strada statale 121 Palermo-Agrigento, che quelli di futura programmazione per l'intera rete viaria siciliana –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per nominare un commissario straordinario al fine di garantire tempi certi per il completamento dei cantieri stradali in Sicilia, anche di carattere strategico.
(4-05982)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CE) N. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale ha sostituito i previgenti con un nuovo sistema di coordinamento dei regimi nazionali, privilegiando il principio della lex loci laboris;

   l'articolo 11 del citato Regolamento prevede che il cittadino che esercita un'attività subordinata in uno Stato membro sia soggetto alla legislazione in materia di sicurezza sociale di tale Stato, superando quanto previsto dalla previgente normativa europea che prevedeva per il lavoratore il diritto di optare per il sistema di sicurezza sociale maggiormente vantaggioso;

   tale norma, la cui attuazione decorre dal 1° maggio 2020, si configura come una reformatio in peius per gli impiegati a contratto della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di cui all'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in ragione del coatto passaggio dal sistema previdenziale retributivo italiano, per il quale gli impiegati a contratto avevano optato, a quello del Paese di residenza: sotto il profilo della spettanza pensionistica questa è decurtata in media di 700 euro mensili e, in ragione dell'onere dei contributi previdenziali locali maggiori rispetto a quelli versati all'Inps la retribuzione subisce una contrazione mensile tra i 380 e i 580 euro;

   l'articolo 16 del citato regolamento ha previsto la possibilità in capo a due o più Stati membri, di accordarsi, nell'interesse di una categoria, su specifiche deroghe, al momento raggiunte per buona parte dei Paesi rientranti negli ambiti applicativi del regolamento medesimo; soltanto in Belgio, Olanda e Danimarca non si è giunti ad un accordo, con il paradosso che i circa 30 impiegati a contratto di nazionalità italiana, operanti nei citati Paesi, sebbene si trovino a pochi anni dall'acquisizione dei requisiti per accedere alla pensione, sono collocati in una sorta di «limbo previdenziale», per il coatto transito al sistema locale, con stravolgimento dei diritti acquisiti e la creazione di una nuova categoria di «esodati», nella completa inerzia della pubblica amministrazione;

   l'assenza di deroghe per i 30 impiegati legittima una sperequazione di trattamento che viola il principio di parità di condizioni in termini assicurativi-contributivi; tale disparità potrebbe essere oggetto di ricorso in sede amministrativa, esponendo l'amministrazione ad oneri significativi sul medio periodo;

   ai sensi dell'articolo 11, il comma 3, lettera b) del citato regolamento, un «pubblico dipendente è soggetto alla legislazione dello Stato membro al quale appartiene l'amministrazione da cui egli dipende»; pertanto, in assenza di un accordo derogatorio bilaterale, l'Amministrazione potrebbe ricorrere a siffatta deroga diretta almeno per quanto attiene la disciplina previdenziale, al fine di colmare l'attuale vulnus per i suddetti esodati amministrativi;

   è auspicabile considerare gli impiegati a contratto di nazionalità italiana come assimilati allo status di pubblico dipendente, di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d) del regolamento (CE) n. 883/2004, almeno per quanto attiene alla disciplina previdenziale prevista dal regolamento, anche in ragione della specificità contrattuale che caratterizza i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:

   se il Governo non ritenga di intervenire per quanto di competenza e nelle opportune sedi anche nazionali, al fine di prevedere l'assimilazione degli impiegati a contratto di nazionalità italiana allo status di pubblico dipendente, di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d), del regolamento (CE) n. 883/2004, almeno per quanto attiene alla disciplina previdenziale in esso prevista, in ragione della specificità contrattuale dei dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, il Governo intenda intraprendere per salvaguardare i diritti previdenziali dei trenta impiegati a contratto di cui in premessa, acquisiti e compromessi con effetto retroattivo per scelta, a giudizio dell'interrogante di dubbia legittimità, dall'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 883/2004.
(4-05986)


   LATTANZIO, TRIZZINO, DE LORENZO, SURIANO, SIRAGUSA, EHM e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2020 è stata trasmessa al Parlamento la Relazione governativa annuale sull'export di armamenti, così come richiesto dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, che regola la vendita estera dei sistemi militari italiani, vieta le esportazioni di armamenti «verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani», e prescrive che l'esportazione di materiale di armamento e la cessione della relative licenze di produzione «devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia»;

   si evidenzia che i dati della Relazione riportano che la tendenza degli ultimi anni è quella di un forte aumento dell'export di armamenti da parte del nostro Paese (si parla di un aumento di circa +80 per cento dal 2014), facendo aumentare in maniera consistente le commesse per l'industria militare italiana, con ben 84 Paesi destinatari;

   in questo scenario, la Rete italiana per il disarmo e dalla rete della pace, a seguito della lettura dei dati aggregati dell'export militare contenuti nel capitolo introduttivo della relazione annuale del Governo, ha posto l'attenzione sul fatto che il Paese destinatario del maggior numero di autorizzazioni per nuove licenze sarebbe l'Egitto, con 871,7 milioni di euro. Nel dettaglio, secondo quanto riportato già a febbraio 2020 dal quotidiano panarabo The Arab Weekly e ripreso da Il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2020, l'intera commessa relativa alla vendita di forniture militari all'Egitto comprenderebbe un numero consistente: 6 fregate Fremm (di cui 2 da consegnare immediatamente), 20 pattugliatori d'altura, 24 caccia EurofighterTyphoon, 20 velivoli da addestramento M346 e un satellite da osservazione, per un totale fra i 9 e gli 11 miliardi di euro;

   in relazione agli ultimi rilevanti sviluppi in ordine alle relazioni bilaterali italo-egiziane – in cui l'Egitto continua a rifiutare ogni collaborazione politica e giudiziaria con il nostro Paese sull'omicidio di Giulio Regeni e da ultimo l'arresto forzato del giovane studente Patrick Zaki – si ritiene un grave errore sostenere una vendita così consistente di armi al Paese;

   nella recente telefonata intercorsa tra il Presidente del Consiglio dei ministri Conte e il presidente egiziano Al-Sisi si sono discussi i seguenti argomenti: la stabilizzazione della Libia (dove però l'Egitto si pone come alleato di Haftar), con particolare riferimento alla necessità di un rapido cessate il fuoco e di un ritorno al tavolo negoziale; ma anche «la collaborazione bilaterale, da quella industriale a quella giudiziaria, con particolare riferimento al caso Regeni»;

   in tale quadro l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della commissione parlamentare d'inchiesta sulla morie di Giulio Regeni ha richiesto all'unanimità di procedere ad audire urgentemente il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte anche in relazione alla sua recente interlocuzione diretta con il Presidente della Repubblica Araba d'Egitto Abdel Fattah Al-Sisi, ed al fine di comprendere effettivamente quale sia la natura dei rapporti commerciali con l'Egitto –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione anche del fatto che la legge n. 185 del 1990 esplicita il divieto di esportazioni di armi verso Paesi in guerra o che violino apertamente i diritti umani, non intenda adottare iniziative per modificare la politica adottata in merito all'export di armamenti, riconsiderando in particolar modo la direttrice commerciale verso l'Egitto.
(4-05987)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO e VILLANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la riapertura di molte attività produttive, contemplata dalla cosiddetta «Fase due» dell'emergenza Covid-19, ha immediatamente riportato all'attenzione un grave problema relativo all'inquinamento, ormai cronico, del fiume Sarno;

   durante il periodo di lockdown, le acque di alcuni affluenti sono tornate a scorrere limpide, lo stesso fiume Sarno non era più caratterizzato dall'odore acre dovuto evidentemente all'alta presenza di sostanze chimiche in sospensione. Una condizione di abbattimento degli inquinanti rilevata anche dalle popolazioni residenti nei territori attraversati dal fiume e confermata dalle analisi operate dagli uomini delle forze dell'ordine e dalle Agenzie per l'ambiente;

   tale circostanza ha evidenziato le due condizioni di base che provocano l'inquinamento del fiume Sarno: lo sversamento incontrollato delle acque fognarie urbane non trattate attraverso impianti di depurazione e lo sversamento di scarichi industriali, abusivi, non trattati e nocivi alla sopravvivenza di qualsiasi essere organico o vegetale;

   si tratta di uno stato di inquinamento grave che produce devastanti effetti negativi sull'ambiente circostante, un territorio vastissimo che comprende 42 comuni, le tre province di Napoli, Salerno ed Avellino, e si estende per circa 500 chilometri quadrati, dai Monti Picentini ai Monti Lattari ad est e a sud, dai Monti Lauro e dal complesso Somma-Vesuvio a nord;

   in questa vasta area della regione Campania vivono quasi un milione di persone, la cui salute è messa a rischio ogni giorno dall'inquinamento del fiume Sarno –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di ridurre la condizione di inquinamento in cui versa il fiume Sarno e per salvaguardare l'ambiente circostante e soprattutto tutelare la salute dei cittadini di quest'area.
(3-01599)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERANTONI, MANZO, ALBERTO MANCA, SCANU, DEIANA, CADEDDU, CABRAS e LAPIA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   gli effetti dell'epidemia da COVID-19 sul tessuto economico e produttivo rischiano di provocare esiti drammatici e permanenti: all'emergenza sanitaria, infatti, si è fin da subito affiancata quella economica, che certamente avrà conseguenze più durature;

   vi sono realtà del Paese che già da anni soffrono la crisi e sono in difficoltà a causa del gravissimo impoverimento economico, sociale e culturale. La Sardegna, nello specifico, patisce l'emigrazione, gravi fenomeni di abbandono scolastico ed un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50 per cento; le sue zone interne soffrono il massiccio spopolamento dovuto a denatalità e mancanza di lavoro;

   un tentativo per cercare di invertire la tendenza e far ripartire il ciclo economico in una direzione duratura e sostenibile non può che passare per investimenti diretti alla realizzazione di progetti per la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale diffuso sul territorio, troppo spesso trascurato nonostante rappresenti in potenza una costante e produttiva fonte di lavoro (e quindi di reddito), sviluppo e crescita economico-culturale per il Paese e per le singole realtà territoriali, attesa la capacità di contribuire alle dinamiche complessive di formazione del reddito e di sviluppo economico;

   i beni culturali rappresentano, infatti, un elemento di caratterizzazione territoriale e partecipano alla capacità dei territori di attirare visitatori, contrastare il grave fenomeno dello spopolamento, generando esternalità sul comparto turistico e sulle varie filiere connesse (dall'enogastronomia alle produzioni tipiche, dalle produzioni artigiane all'edilizia di riqualificazione), comprese le cooperative sociali e gli enti del terzo settore operanti nell'ambito dei beni e delle attività culturali;

   è indiscutibile che l'Italia possiede il patrimonio culturale più importante al mondo ed è altrettanto indiscutibile che in Sardegna è presente il patrimonio più numeroso e rilevante di beni culturali e monumenti risalenti dal Neolitico all'Età del ferro, quello nuragico e pre-nuragico, capillarmente diffuso su tutto il territorio regionale;

   investire su tale patrimonio significa, da un lato, affermare la presenza dello Stato sul territorio in termini positivi e di attenzione per le comunità locali; dall'altro, creare un rapporto virtuoso tra cultura ed economia, volano di crescita economica durevole in un'ottica di sostenibilità, senza ulteriore consumo di suolo, a vantaggio delle comunità locali, a partire dalla filiera turistica, declinata in tutte le sue manifestazioni;

   in questa direzione sono stati accolti dal Governo:

    l'ordine del giorno 9/2305/205 alla legge di bilancio, con cui la Camera ha impegnato il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di destinare stanziamenti alle finalità di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, con specifico riguardo al patrimonio culturale sardo e, in particolare, a quello nuragico e pre-nuragico, in tal modo incentivando la realizzazione di progetti di tutela, salvaguardia, valorizzazione, promozione e acquisizione dello stesso, prevedendo altresì che a tali risorse economiche possano accedere i comuni che presentino progetti per le finalità richiamate, ovvero volti alla miglior fruizione dei siti archeologici stessi;

    l'ordine del giorno al decreto «liquidità» 9/02461-AR/054, con cui la Camera ha impegnato il Governo a valutare l'opportunità di istituire nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo un fondo destinato al finanziamento di progetti comunali finalizzati alla tutela, salvaguardia, valorizzazione, promozione del patrimonio culturale archeologico nazionale preistorico e preclassico, e specificamente del patrimonio nuragico e pre-nuragico, ovvero interventi volti alla miglior fruizione dei siti archeologici stessi o all'acquisizione di beni culturali al patrimonio comune;

    dare seguito agli impegni assunti è indice di un approccio politico e culturale diverso e concreto nel concepire lo sviluppo economico, una vera alternativa al ricatto occupazionale della politica cementificatrice e di consumo del territorio, portata avanti da certi amministratori miopi ed asfittici. Fatti concreti che priverebbero di argomenti e alibi gli speculatori ed i loro sodali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di dare seguito e attuazione agli impegni di cui agli ordini del giorno 9/2305/205 e 9/02461-AR/054 per tutelare, promuovere e valorizzare il patrimonio nuragico e pre-nuragico in Sardegna, anche al fine di contrastare le conseguenze negative sull'economia dell'isola dovute all'emergenza epidemiologica.
(5-04151)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TRIZZINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da settimane alcuni quotidiani pubblicano stralci di atti depositati presso la procura della Repubblica di Perugia nel procedimento nei confronti, tra gli altri, del dottor Luca Palamara, magistrato in atto sospeso dalle funzioni e già componente il Csm;

   nelle numerose pubblicazioni finora avvenute compaiono ripetutamente i nomi, oltre che del vicepresidente del Csm Onorevole David Ermini in relazione ad una cena di poco anteriore alla sua elezione a casa e con la partecipazione di estranei all'organo tra i quali anche uomini politici, di 2 componenti in carica del Csm, entrambi membri titolari della sezione disciplinare;

   in relazione ad entrambi vengono fatti specifici riferimenti: a) ad intercessioni nella carriera universitaria ottenute dal figlio di uno di essi; b) ad interventi effettuati dal medesimo consigliere presso il dottor Palamara, all'epoca componente l'organo, al fine di agevolare talune nomine presso uffici giudiziari laziali, anche in vista di scadenze elettorali; c) a pressanti richieste e proteste del medesimo consigliere con riguardo ad inviti a cena presso l'abitazione di una ex componente il Csm; d) alle modalità di nomina ad ufficio semidirettivo requirente dell'altro consigliere, con speciale riguardo alle ragioni della revoca della domanda di altro concorrente; e) alle circostanze del ricollocamento in ruolo di uno stretto parente dello stesso consigliere; f) alle pressioni esercitate da quest'ultimo presso il dottor Palamara volte al suo intervento verso conduttori televisivi allo scopo di limitare la presenza mediatica di altro candidato, al pari del consigliere, alle elezioni del Csm nel 2018; g) all'accesso di stretto parente del medesimo consigliere a manifestazioni sportive per il tramite dell'ente pubblico Comitato olimpico nazionale italiano, accesso che in effetti, a quanto consta all'interrogante sarebbe avvenuto;

   se e quando la procura di Perugia abbia trasmesso al Ministro della giustizia in tutto o in parte gli atti del procedimento penale prima indicato;

   se siano state avviate iniziative ispettive, con particolare riguardo alle ipotesi di indebito approfittamento, con spendita implicita, della qualità di magistrato;

   se siano state formulate richieste di provvedimenti cautelari di sospensione dalle funzioni giudiziarie nei confronti dei due consiglieri in questione.
(5-04156)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giudizi di separazione, di divorzio o di regolamentazione della separazione di una coppia di fatto, vi sono spesso situazioni critiche che riguardano l'affidamento dei figli minori. Il codice civile all'articolo 315-bis, riconosce il diritto del fanciullo – che abbia compiuto i dodici anni, o anche di età inferiore se capace di discernimento - ad essere ascoltato in tutte le questioni che lo riguardano. L'articolo 336-bis, a sua volta, stabilisce che il minore è ascoltato dal presidente del tribunale o dal giudice delegato nell'ambito dei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano;

   la Convenzione di Strasburgo stabilisce nel combinato disposto degli articoli 3 e 6, il diritto del minore ad essere informato e di esprimere la propria opinione nei procedimenti che lo riguardano, imponendo all'autorità giudiziaria di permettere al minore di esprimere la propria opinione e tenerla in debito conto;

   la sua audizione è infatti utilissima, tanto sotto il profilo dell'affidamento è noto, ad esempio, il principio giurisprudenziale secondo il quale il rifiuto ostinato del figlio minore a frequentare un genitore legittimi l'affido esclusivo all'altro, in quanto rispondente all'interesse del minore stesso (cfr. Corte di cassazione 15 settembre 2011 n. 18867) - quanto, soprattutto, per la collocazione ed il regime di incontri con il genitore non collocatario;

   secondo quanto riportato dall'Agenzia Dire, un bambino di 9 anni, allontanato con la forza dalla madre, chiede da mesi di essere ascoltato e di tornare da lei;

   Davide, ha raccontato la mamma nell'intervista, ha vissuto molto male il distacco e il collocamento esclusivo presso il padre, scrivendo diverse lettere per chiedere aiuto;

   «Quel giovedì mi hanno portato via - scrive il bambino - erano tanti e mi hanno caricato in una macchina. Cara mamma ti voglio tanto bene»;

   la mamma, decaduta dalla responsabilità genitoriale solo perché accusata, ha spiegato insieme ai suoi avvocati, di essere «iperprotettiva», non vede il figlio da circa due anni;

   l'affidamento è stato dato al padre, uomo che, sostiene la madre su paeseroma.it, ha usato la violenza su di lei e sul minore stesso, causandogli in passato una corsa in ospedale con danni alla mano e un disagio psichico reattivo certificato dal pronto soccorso;

   una decisione contraddittoria, si legge, viste le risultanze peritali delle Consulenze Tecniche (CTU) che deponevano per un affido esclusivo materno –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare tutte le iniziative di competenza per garantire che l'interesse del minore sia effettivamente realizzato in casi come quello richiamato in conformità alle più recenti pronunce giurisprudenziali.
(4-05979)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZO e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per gli abitanti di Castellammare di Stabia l'efficiente funzionamento della tratta ferroviaria Castellammare di Stabia-Torre Annunziata è di fondamentale importanza per poter raggiungere la città Napoli;

   le linee ferroviarie regionali sono del tutto inadeguate ad assolvere le esigenze dell'utenza stabiese, perché in alcuni casi, come per la circumvesuviana, sono servite da vetture ormai non più al passo con i tempi e con le misure di distanziamento sociale imposte dall'emergenza COVID-19 risultano ora ancora più inefficienti; nel caso del direttissimo Sorrento-Napoli di Eav, quando arriva alla stazione di Castellammare di Stabia, è già al limite della capienza;

   a fronte di questa situazione già critica in condizioni ordinarie e che ora diventa insostenibile per gli stabiesi che debbono raggiungere Napoli per motivi di lavoro, la linea Castellammare di Stabia-Torre Annunziata è soggetta a frequenti sospensioni e comunque non è servita da un numero di corse adeguato, mentre la tratta Castellammare-Gragnano risulta sospesa da tempo –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative ci competenza finalizzate a prevedere da parte di Ferrovie dello Stato italiane un potenziamento delle corse sulla tratta Castellammare di Stabia-Torre Annunziata e la riapertura della tratta Castellammare-Gragnano, al fine di fornire risposte adeguate all'utenza stabiese.
(5-04152)


   PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per l'anno 2020, con i commi 866 e successivi dell'articolo 1 ha previsto disposizioni volte a dare attuazione all'Accordo sottoscritto il 7 novembre 2019 tra lo Stato e la regione Sardegna, a chiusura della vertenza entrate del bilancio dello Stato;

   il punto 10 dell'Accordo prevede l'individuazione di strumenti idonei a garantire la continuità territoriale, marittima e aerea in favore della regione Sardegna a cagione della sua condizione di insularità;

   il comma 867 prevede la successiva definizione dei costi relativi all'insularità nell'ambito di apposito tavolo;

   l'articolo 53 dello statuto speciale sardo che stabilisce: «la Regione è rappresentata nella elaborazione delle tariffe ferroviarie e della regolamentazione dei servizi nazionali di comunicazione e trasporti terrestri marittimi e aerei che possano direttamente interessarla»;

   la crisi prodotta dall'epidemia da Covid-19, prima con l'imposizione di rigide misure di lockdown e successivamente con le misure di distanziamento sociale, ha reso particolarmente difficoltoso garantire la continuità aerea e marina tra la Sardegna e il resto dell'Italia;

   in particolare, per quanto riguarda il settore aereo si è registrata una considerevole riduzione dei voli garantiti da Alitalia nelle tratte per Milano e Roma, e su questa situazione si è innestata la crisi che riguarda la compagnia Air Italy con circa 1400 lavoratori che rischiano il posto di lavoro;

   anche per quanto riguarda la continuità territoriale marittima, seppure la relativa convenzione sia stata rinnovata fino al 18 luglio 2021 dall'articolo 205 del decreto-legge n. 34 del 2020, i viaggiatori sono costretti a sostenere tariffe eccessivamente elevate –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di garantire pienamente il diritto alla mobilità dei cittadini sardi, alla luce delle criticità riportate in premessa;

   se, nell'ambito del salvataggio di Alitalia, per cui nel decreto-legge n. 34 del 2020 sono stati stanziati 3 miliardi di euro, verrà ricompresa anche la compagnia Air Italy, attualmente in liquidazione, ed in particolare il suo personale.
(5-04155)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO e LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 giugno 2020, sulla strada statale 28 del Colle di Nava, una delle principali arterie di collegamento tra Liguria e Piemonte, nel tratto di strada che attraversa il centro di Bagnasco (CN), si è verificato un tamponamento tra due auto; l'episodio sarebbe solo il quarto incidente in soli venti giorni;

   nell'estate 2019 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Gipe) ha approvato il contratto di programma Anas, il quale prevede, tra l'altro, importanti investimenti nel tratto stradale che collega i comuni di Ceva, Nucetto, Bagnasco, Priola, Garessio e Ormea, in provincia di Cuneo;

   tale programma, per passare alla fase di attuazione, necessita di numerosi adempimenti di natura burocratica e progettuale, tra cui tre particolari interventi: il primo riguarda il tratto Ceva-Ormea tra Mombrignone e Nucetto per 20.472.167 euro, il secondo il tratto tra Ceva e Ormea, per 9.500.000 euro circa, ed il terzo intervento di consolidamento fa riferimento al tratto tra Ceva e Ormea dal chilometro 68 al chilometro 60.500;

   i predetti interventi fanno già parte di una serie di indicazioni e progetti risalenti al 1998-99 e sono ormai venti anni che attendono una messa in opera –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, se del caso, quali iniziative abbia intenzione di intraprendere per incrementare sicurezza e viabilità della strada statale 28 e con quali tempistiche i lavori di cui in premessa avranno termine.
(4-05977)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DAVIDE AIELLO, LICATINI, PERCONTI, SARTI, PENNA, PIERA AIELLO, ALAIMO, SODANO, MIGLIORINO, CASO e CHIAZZESE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 dicembre 2019 venivano arrestati dall'Arma dei carabinieri il sindaco del comune di Casteldaccia (PA) Giovanni Di Giacinto, il vice sindaco Giuseppe Montesanto, l'assessore Marilena Tomasello; una dirigente del comune e altri soggetti, a seguito di un'indagine condotta dalla procura di Termini Imerese. I reati contestati sono: corruzione, abuso d'ufficio, falso materiale e ideologico;

   a seguito di tale arresto la prefettura di Palermo in data 6 dicembre 2019 emetteva nei confronti del sindaco di Casteldaccia provvedimento di sospensione dalla carica di sindaco;

   in data 12 marzo 2020 l'assessorato delle autonomie locali e delle funzioni pubbliche – dipartimento delle autonomie locali – regione siciliana, con decreto assessoriale n. 60, prendeva atto che, a seguito dei provvedimenti prefettizi n. 1799790, n. 1799791, n. 1799792 del 6 dicembre 2019, nonché delle successive dimissioni da parte dei componenti della giunta rimasti in carica, il comune di Casteldaccia (PA) risultava sprovvisto delle figure del sindaco, del vice sindaco e della giunta comunale; nominava in conseguenza, ai sensi dell'articolo 55-bis dell'O.R.EE.LL., introdotto con l'articolo 4 della legge regionale 3 marzo 2020, n. 6, il dottor Antonio Garofalo, funzionario del dipartimento autonomie locali, commissario straordinario del comune di Casteldaccia, per il periodo di sospensione del sindaco;

   dopo tale nomina il sindaco ottiene la revoca degli arresti domiciliari, nonostante permanessero nei suoi confronti gravi indizi di colpevolezza;

   la revoca della misura cautelare tiene conto del fatto che la nomina del commissario straordinario, dottor Antonio Garofalo, esclude qualsivoglia ipotetica ingerenza nella cosa pubblica da parte dell'indagato;

   in data 25 marzo 2020 la prefettura di Palermo dichiara cessati gli effetti del decreto di sospensione dalla carica di sindaco di Casteldaccia emesso in data 6 dicembre 2019;

   per effetto di tale revoca, il signor Giovanni Di Giacinto si insedia nuovamente nella carica di sindaco di Casteldaccia così come da verbale del segretario comunale;

   il comune di Casteldaccia ricade in un territorio ad alta infiltrazione mafiosa e in passato diversi boss palermitani appartenenti all'associazione mafiosa denominata «Cosa Nostra» hanno dimorato in tale territorio;

   Bernardo Provenzano, uno dei principali capi dell'associazione mafiosa denominata «Cosa Nostra», trascorse alcuni anni della propria latitanza nel territorio di Casteldaccia potendo contare su una solida rete di favoreggiamento;

   il territorio è stato oggetto, negli ultimi vent'anni, di una vasta attività di speculazione edilizia e nonostante questa espansione, che avrebbe dovuto portare ricchezza alle casse comunali l'ente locale, si trova in una fase di dissesto economico e finanziario non ancora risanata;

   è indispensabile intervenire per ripristinare la legalità in un territorio dove prevale l'illegalità, l'abusivismo, il ricatto, la prevaricazione, il voto di scambio, il clientelismo, l'omertà –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se e quali iniziative di controllo abbia adottato o intenda adottare, per quanto di competenza in merito al nuovo insediamento nella carica di sindaco del signor Giovanni Di Giacinto;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare per evitare il ripetersi di situazioni simili in futuro, anche finalizzate al contrasto del fenomeno mafioso, al controllo del territorio e alla salvaguardia dell'ente locale, in merito alle vicende del comune di Casteldaccia.
(4-05983)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che il 3 giugno 2020, alla stazione marittima di Napoli si è tenuta una riunione, convocata dal vicepresidente della regione Campania, Fulvio Bonavitacola, con i rappresentanti dei partiti di centrosinistra, al fine di costruire una coalizione coesa a sostegno della riconferma del presidente della regione De Luca;

   all'incontro, avrebbero preso parte i rappresentanti delle forze politiche e civiche che intenderebbero sostenere la conferma del presidente De Luca alla guida della regione; e tali partecipanti, dopo ampia discussione, avrebbero sottoscritto una dichiarazione di pieno, unitario e convinto sostegno per la conferma di Vincenzo De Luca a presidente della regione Campania;

   sembrerebbe che alla riunione, tra i rappresentanti delle 16 liste a sostegno del presidente, sarebbe figurato anche il presidente del Consorzio Asi della provincia di Napoli, Giosy Romano;

   tale Consorzio per l'area di sviluppo industriale della provincia di Napoli è un ente pubblico economico il cui scopo è favorire il sorgere di nuove iniziative industriali nella circoscrizione provinciale, in particolare nell'ambito del comprensorio consortile che raccoglie 67 comuni della provincia di Napoli, e ha pertanto un ruolo strategico sia per le evidenti ricadute di natura socio-economico che l'azione dell'ente ha sul territorio della provincia di Napoli sia per i rilevanti fondi pubblici di cui dispone per il perseguimento dei suddetti scopi;

   il presidente del Consorzio ha, evidentemente, il compito di garantire l'efficacia e l'efficienza dell'ente stesso e nel suo ruolo di rappresentanza ha il dovere di agire in modo imparziale e paritario nei confronti di tutti i consorziati e cioè dei comuni partecipanti, a prescindere dal colore politico delle relative giunte, e di tutti i cittadini;

   se, come si legge dagli organi di stampa, il presidente dell'Asi della provincia di Napoli, dovesse essere il promotore di una lista della coalizione di centrosinistra a sostegno dell'attuale governatore della Campania ci si troverebbe al cospetto di comportamenti che, ad avviso dell'interrogante, travalicano i limiti dell'opportunità, tradendo il ruolo di rappresentante super partes dell'Ente stesso, in quanto un rappresentante di un ente pubblico non solo deve essere imparziale per il bene comune di tutti i cittadini, ma lo deve anche apparire, proprio per il ruolo di massima rappresentanza e responsabilità gestionale che riveste;

   ne consegue, secondo l'interrogante, che, qualora subentrassero in capo ad un massimo esponente di un ente pubblico ambizioni di partecipazione all'agone politico, emergerebbero profili non solo di inopportunità ma finanche di incompatibilità con il ruolo istituzionale ricoperto;

   pertanto, a fronte di una tal dinamica, rassegnare le dimissioni apparirebbe doveroso al fine di sgombrare quantomeno il sospetto, in capo al cittadino, che possa utilizzarsi la carica di presidente di un ente pubblico e la visibilità da essa derivante per scopi elettorali, politici e ad ogni modo di parte –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare, per assicurare la piena correttezza delle campagne elettorali, alla luce delle problematiche segnalate in premessa.
(4-05985)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «Officine Meccaniche Cerutti», è una società per azioni nata nel 1922 a Casale Monferrato; l'azienda è specializzata nella produzione di macchine rotocalco e flexografica ed è considerabile un marchio storico del made in Italy; il gruppo ha fatto la storia della stampa dei maggiori gruppi editoriali italiani e vanta collaborazioni con importanti zecche di Stato straniere;

   dopo aver raggiunto l'apice della presenza globale e dei livelli occupazionali a cavallo fra gli anni '90 e 2000, per l'azienda è iniziato un percorso di difficoltà dato anche dai cambiamenti tecnologici nel settore dell'editoria, che ha portato nell'ultimo decennio alla riduzione dei livelli occupazionali da 625 lavoratori ai circa 300 dipendenti attuali fra gli stabilimenti di Vercelli e Casale;

   a marzo 2020, l'azienda annunciava un affitto di ramo d'azienda per lo stabilimento di Vercelli e il mantenimento di uffici tecnici, amministrativi e commerciali nello stabilimento di Casale Monferrato, con l'ingresso di altri soci nella società per azioni della famiglia Cerutti e la nascita di una nuova società per il rilancio del marchio sul mercato; l'operazione avrebbe comportato circa 130 esuberi;

  nella prima settimana di giugno 2020, l'azienda ha annunciato forti cambiamenti nel piano di ristrutturazione causati dalla pandemia del COVID-19. Ai sindacati sono stati annunciati la chiusura definitiva dello stabilimento di Vercelli e l'apertura di una nuova compagnia presso Casale Monferrato. Per la Società Officine Meccaniche Giovanni Cerutti s.p.a. e Cerutti Packaging Equipment s.p.a. verrà presentata una procedura di pre-concordato al competente tribunale di Vercelli, che comporterà 173 esuberi;

  la forte crisi economica causata dalla pandemia globale metterà fortemente a rischio la possibilità di trovare una nuova collocazione per quei lavoratori in esubero che non potranno accedere a meccanismi di avvicinamento alla pensione, in un territorio già fortemente colpito dalla chiusura di attività manifatturiere;

  l'articolo 43 del «decreto rilancio», denominato «Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa», mette a disposizione dei marchi storici italiani un fondo di 100 milioni di euro per ridurre gli impatti occupazionali, favorire la riorganizzazione o l'acquisizione anche da parte dei dipendenti di aziende storiche come la Officine Meccaniche Cerutti –:

  quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare il marchio storico italiano delle Officine Meccaniche Cerutti e i livelli occupazionali degli stabilimenti di Vercelli e Casale Monferrato, anche attivando iniziative di riorganizzazione e rilancio dell'impresa attraverso le misure previste dal «decreto rilancio».
(5-04154)


   ANGIOLA, NITTI e VIZZINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono passate quasi tre settimane dalla pubblicazione del decreto «Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020) e l'Inps ha già disposto il pagamento di circa 67 mila redditi di emergenza (Rem), il sussidio relativo alle famiglie più in difficoltà che non abbiano già ottenuto altre provvidenze come il reddito di cittadinanza;

   si apprende dall'Inps che le domande presentate sono molto poche (n. 244.355), a fronte di una platea piuttosto ampia che sarebbe costituita da circa 420.000 «nuovi» nuclei che non soddisfano i requisiti del Reddito di cittadinanza (RdC) e di circa 440.000 nuclei che, al contrario, pur avendo diritto alla percezione del Reddito di cittadinanza, non ne hanno fatto richiesta. Il costo stimato dal Governo è di 954 milioni di euro, in relazione all'erogazione di un beneficio una tantum mensile, per due mesi, di 800 euro, che lievitano a 840 euro fa parte della famiglia un disabile;

   tra le n. 244.355 domande presentate, circa n. 147 mila sono in fase istruttoria, mentre circa 39 mila sono state respinte. Il motivo principale della mancata accettazione è da ricondursi a mancata presentazione di una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) valida;

   è stato posto come termine il 30 giugno 2020 per la presentazione delle domande. Escludendo una improbabile corsa alla presentazione delle domande negli ultimi giorni che ancora mancano fino al 30 giugno, si preannuncia un drammatico fallimento della misura. Probabilmente, ciò è dovuto al fatto che la misura mal si raccorda con altre provvidenze come il Reddito di cittadinanza, che occorre presentare una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), che l'Isee non deve essere superiore ai 15 mila euro e che il patrimonio mobiliare deve essere inferiore ai 10-20 mila euro a seconda del numero dei componenti familiari;

   per cittadini meno avvezzi all'uso di strumenti informatici o che non dispongono di attrezzature informatiche idonee, a poco è servita la possibilità offerta dall'Inps di scaricare l'Isee precompilato dal sito –:

   se non ritenga il Governo, per evitare il preannuncio drammatico fallimento, di intervenire per rimediare alla citata sovrapposizione di platee (bassa domanda di sussidio per la percezione del Reddito di cittadinanza, di avviare una idonea campagna informativa che spieghi a chi è rivolto il Reddito di emergenza e cosa fare per presentare la domanda.
(5-04157)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   IANARO, D'ARRANDO, SARLI, NAPPI, MENGA, LOREFICE, MASSIMO ENRICO BARONI e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la XII Commissione affari sociali ha svolto in data 4 giugno 2020 un'audizione in merito allo stato delle sperimentazioni in atto per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, ed in particolare del trattamento con trasfusione di plasma iperimmune prelevato da soggetti negativizzati, oltre alle altre sperimentazioni in corso;

   sul piano internazionale, risulta esservi una revisione sistematica pubblicata il 17 aprile 2020 con dati riferiti a 25 pazienti trattati in Cina; oltre al più recente studio del 27 maggio 2020 su 25 pazienti condotto negli Usa che conclude per la assenza di eventi avversi. Infine il 3 giugno 2020 sulla autorevole rivista «Jama» è stato pubblicato uno studio clinico randomizzato su 101 pazienti che conclude che il plasma iperimmune può essere somministrato senza particolari eventi avversi, ma che dal punto di vista dell'efficacia, sebbene sia stata dimostrata la sicurezza, ed un certo miglioramento del tempo di degenza, la sperimentazione non ha raggiunto una significatività statistica tale da poter accertare l'evidenza di efficacia scientifica superiore rispetto ad altri trattamenti standard;

   anche sul piano nazionale, le sperimentazioni non hanno potuto, stante l'alta emergenza in corso, organizzare l'attivazione di gruppi scientifici di controllo e confronto o trial clinici randomizzati, senza quindi la conseguente raccolta di un sufficiente grado di evidenza scientifica;

   sebbene tali sperimentazioni già avviate non siano solo da considerarsi utili ma anche necessarie, tesaurizzando i dati e le esperienze già disponibili per disegnare protocolli di indagine rigorosi ed in rete, nell'immediato – essendo in fase più quiescente l'espressione patologica – è permesso programmare l'urgenza di raccolta del plasma iperimmune, ora risorsa altamente insufficiente al bisogno, anche verificando l'eventuale appropriatezza di poter ottenere dai soggetti cosiddetti «asintomatici» congrui volumi di plasma iperimmune, oltre a quello offerto dai soggetti negativizzati;

   il trattamento del «plasma» richiede protocolli e processi metodologici di prelievo esperti, definiti e rigorosi già in uso per altre applicazioni, con tempistiche non comprimibili, attuabili nell'ambito della capillare organizzazione dei centri trasfusionali;

   la raccolta del plasma risulta necessaria, non potendosi allo stato delle conoscenze scientifiche escludere altri focolai o ritorni di Covid-19 nell'ambito nazionale, per sopperire a carenze o per finalità diversificate, quali il trattamento per la mutazione della domanda;

   allo stato attuale, la raccolta di plasma su larga scala risulta complessa e di difficile attuazione, stante la progressiva diminuzione di pazienti negativizzati, la preliminare necessità di effettuare screening sierologici per accertare la presenza di anticorpi neutralizzanti sui soggetti asintomatici;

   l'Italia risulta dotata di condizioni ambientali e strutturali favorevoli, quali l'elevato livello qualitativo della ricerca di base, l'elevata sensibilità e professionalità diffusa, dimostrata, in un sistema sanitario universalistico;

   tuttavia, tali valori vanno sostenuti e rafforzati nel più breve termine per consentire la neutralizzazione delle dinamiche ostative all'attivazione di una rete sinergica e coordinata, impiegando i centri trasfusionali nazionali e gli enti sinergici necessari agli obiettivi di salute pubblica –:

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno che vadano attuate delle iniziative a supporto infrastrutturale ed organizzativo, volte all'implementazione dei centri trasfusionali del territorio nazionale, favorendo le iniziative in rete di funzioni sinergiche e coordinate con le autorità competenti nella gestione dell'emergenza Covid-19, con azioni tese agli obiettivi necessari, coerenti con la realizzazione di una riserva di plasma iperimmune necessaria alla tutela della salute pubblica per rispondere alle denegate ma non escluse possibilità di ritorno allo stato di emergenza terapeutica Covid-19.
(3-01600)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZUCCONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a partire da dicembre 2014 la società Dentix Italia, succursale della società Dentix Spagna, ha aperto 57 studi dentistici sul territorio nazionale, coprendo 12 regioni (5 solo in Toscana: Empoli, Lucca, Prato, Viareggio e Massa);

   l'azienda possiede più di 350 centri a conduzione diretta tra Spagna, Regno Unito, Messico, Colombia e Portogallo. Nel 2018, sulla base degli ultimi dati disponibili, la società ha chiuso con dei ricavi pari a 298,78 milioni di euro e un utile di 15 milioni di euro;

   a seguito del lockdown nessuno dei centri presenti sul territorio nazionale ha riaperto i battenti, lasciando migliaia di pazienti senza cure, ma soprattutto con pesanti finanziamenti attivati da pagare;

   in data 21 maggio 2020 Dentix con un comunicato ufficiale ha dichiarato: «nella prima fase di lockdown abbiamo garantito solo i trattamenti urgenti e non differibili, successivamente abbiamo deciso di chiudere ogni centro, nell'attesa di poter adempiere al nuovo protocollo ed implementare tutte le misure tecniche-organizzative richieste». Nonostante ciò, ad oggi, i centri risultano ancora chiusi;

   ad accrescere la preoccupazione dei pazienti in attesa vi è il fatto che tutto ciò sta avvenendo mentre in Spagna la società a cui fa riferimento «Dentix Italia» ha già fatto richiesta in tribunale di istanza pre-fallimentare;

   secondo il giornale economico Cinco Dias, che fa riferimento a El Pais, il gruppo fondato da Angel Lorenzo Muriel recentemente ha riaperto più di 60 centri sui 217 che ha in Spagna, ma già prima della pandemia aveva fatto ricorso alla cassa integrazione per quasi tutti i suoi 3.200 impiegati in Spagna e prevedeva di estenderla per 6 mesi per il 50 per cento dei dipendenti. Inoltre a marzo 2020 Dentix aveva presentato la richiesta di un concordato preventivo, ha venduto le cliniche in Portogallo e messo in vendita (senza trovare ancora un acquirente) quelle italiane;

   la totale incertezza sul futuro di Dentix Italia è solo l'ultima di tante notizie che hanno contraddistinto questa azienda nel passato recente. Sono tantissime, infatti, le denunce (riprese anche da Federconsumatori) che evidenziavano episodi di malasanità (anche in Toscana), procedure lente, continui rimandi ed interventi sanitari pare non necessari e inappropriati;

   la «vicenda Dentix» è solo l'ennesimo episodio che ha contraddistinto il settore odontoiatrico privato negli ultimi anni a danno di migliaia di pazienti e consumatori italiani. Sono molte le catene del settore che hanno chiuso nell'ultimo periodo lasciando molti pazienti senza cure e con molti debiti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti precedentemente esposti;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per fare chiarezza sulla «vicenda Dentix Italia» e tutelare i consumatori che attualmente hanno un finanziamento attivato per servizi mai ricevuti o solo in parte;

   se intenda adottare iniziative per una riforma del settore odontoiatrico che preveda, da un lato, maggiori investimenti statali e, dall'altro, una maggiore regolazione del settore privato, oggi sempre più «sotto scacco» di aziende poco affidabili.
(4-05980)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale 14 luglio 1999, articolo 1, dispone quanto segue: «I medicinali antiblastici iniettabili [...] possono essere erogati [...] soltanto mediante la loro somministrazione presso le strutture ospedaliere o le altre strutture accreditate, in regime di ricovero o day-hospital o trattamento ambulatoriale»;

   la raccomandazione n. 14 del 2012 emanata dal Ministero della salute, inoltre, al punto 4.8 prevede che «in accordo con il decreto ministeriale 14 luglio 1999, la somministrazione per via parenterale dei farmaci antineoplastici può avvenire nei seguenti setting assistenziali: ospedale, in regime ambulatoriale, di ricovero ordinario o di day-hospital»;

   nell'accordo recante Nuove linee guida organizzative e raccomandazioni per la rete oncologica ospedale-territorio raggiunto il 17 aprile 2019 nella Conferenza Stato-regioni, viene sottolineata la necessità di garantire, su tutto il territorio nazionale, l'equità di accesso alle cure e il superamento della frammentarietà dei percorsi terapeutici;

   non vi è dubbio che la sicurezza del paziente oncologico, come quella del personale sanitario impiegato nei protocolli di cura per le terapie antiblastiche, sia caposaldo essenziale dal quale partire per fornire chiarezza ai pazienti stessi in tema di equità di accesso alle terapie e continuità assistenziale;

   risulta all'interrogante che non sempre sia adeguatamente garantita la possibilità di erogare terapie antiblastiche per via endovenosa anche nelle strutture ambulatoriali, com'è ad esempio il caso della Sardegna dove gli addetti del servizio prevenzione e protezione dell'Ats hanno disposto per taluni ambulatori la sospensione immediata dell'attività di preparazione, o addirittura dell'attività di erogazione, dei farmaci antiblastici, rimettendo la gestione del servizio al trasporto quotidiano dei farmaci (si vedano comunicazioni prot. NP/2020/4324; n. 4327 e n. 4333 del 28 gennaio 2020; determina n. 1031 del 25 febbraio 2020 dell'Ats Sardegna; nota prot. NP/2020/9460 del 25 febbraio 2020 (Assl di Nuoro);

   risulta altresì opportuno, a maggior ragione in questo momento di emergenza sanitaria da diffusione del virus COVID-19, che gli spostamenti dei pazienti oncologici per i quali non sia stata prevista la sospensione delle cure in ragione delle restrizioni momentaneamente adottate, vengano limitate al minimo essenziale, garantendo ad essi la possibilità di sottoporsi alle cure nella struttura più prossima al loro domicilio –:

   se le decisioni assunte dall'Assl di Nuoro – tenuto conto del decreto ministeriale 14 luglio 1999, della raccomandazione n. 14 del 2012 e del caso citato in premessa – nell'escludere l'utilizzo di strutture ambulatoriali al fine di erogare terapie antiblastiche per via endovenosa, risultino conformi alla normativa citata in premessa;

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative per meglio chiarire la normativa che regola le modalità di erogazione delle terapie antiblastiche per via endovenosa nelle strutture ambulatoriali, risolvendo possibili problematiche di interpretazione della norma da parte delle aziende sanitarie locali.
(4-05981)


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia contagiosa e infettiva che colpisce il maiale domestico e il cinghiale ed è presente in Europa fin dal 1950, mentre in Italia solo la Sardegna è interessata da questo morbo fin dal 1978 e, allo stato attuale, non esiste ancora una cura o un vaccino in grado di evitarne la diffusione;

   per prevenire la diffusione di tale morbo, la Commissione europea ha imposto il cosiddetto embargo commerciale a danno delle produzioni suinicole provenienti dalla Sardegna;

   per tali motivi la Sardegna è stata interessata da numerose iniziative volte all'eradicazione dell'epidemia di Psa al fine di recuperare le quote di mercato perse a causa dell'embargo commerciale; infatti, fin dal settembre 2018 non si sono registrati casi di Psa negli allevamenti e nessun caso è stato registrato da aprile 2019 tra i cinghiali. Tali risultati, molto favorevoli, hanno nutrito aspettative concrete verso la fine del blocco della commercializzazione dei prodotti suinicoli sardi, che fin ora sono stati destinati esclusivamente al mercato interno della Sardegna;

   lo scoppio della pandemia del COVID-19 ha determinato una grave battuta d'arresto del percorso avviato alla fine del 2014 attraverso l'istituzione, da parte della precedente giunta regionale sarda, della «Unità di Progetto per la eradicazione della peste suina africana». E questo a causa del lockdown e delle incertezze economiche che ne sono derivate, che colpendo anche le aziende turistiche, hanno di fatto ridotto drasticamente anche il mercato interno dei predetti prodotti suinicoli, generalmente destinati alla ristorazione, alle strutture ricettive e in parte residuale al commercio al dettaglio, con una riduzione dei fatturati che, ad oggi, impedisce agli allevatori di coprire finanche le spese dei mangimi;

   il quadro, così come delineato, evidenzia ancor di più la necessità di giungere quanto prima ad una definitiva rimozione del blocco della commercializzazione dei prodotti suinicoli imposto, al fine di aprire nuovi mercati agli allevatori sardi;

   tuttavia, ad aggravare ancor di più la dura realtà degli allevatori sardi sono state le dimissioni del direttore generale dell'unità di progetto per l'eradicazione della Psa, il dottor Alessandro De Martini e del direttore generale dell'Istituto zooprofilattico della Sardegna, dottor Alberto Laddomada, i quali negli anni hanno offerto un prezioso contributo che è stato fondamentale per il lavoro coordinato dell'unità di progetto, del personale sanitario, delle forze dell'ordine e degli allevatori che hanno collaborato per la completa eradicazione del predetto morbo e per riacquisire la credibilità con la Commissione europea necessaria ad interrompere l'embargo commerciale attualmente in vigore;

   le dimissioni dei suddetti rappresentano un pericoloso arresto di tutti i progressi fatti fin ora per debellare dalla Sardegna la Psa e quindi riconquistare i mercati dei prodotti suinicoli, nazionali ed internazionali e sarebbe opportuno che la regione Sardegna richieda, ai due professionisti, il ritiro delle dimissioni;

   ad oggi, circa l'80 per cento dei prodotti suinicoli che giungono sopra le tavole degli italiani proviene dell'estero, mentre il mercato potrebbe tornare ad essere fiorente, per gli italiani ed in particolare per gli allevatori sardi che oggi sono in sofferenza, perché rimasti fuori da qualsiasi contesto economico a causa della diffusione del COVID-19, da un lato, e del blocco commerciale dei prodotti suinicoli, dall'altro –:

   se i Ministri interrogati, siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali siano le iniziative che i Ministri interrogati intendono adottare, con la regione Sardegna, al fine di valorizzare tutti gli strumenti utili per giungere ad una completa eradicazione della Psa e conseguentemente alla revoca del blocco della commercializzazione dei prodotti suinicoli sardi.
(4-05984)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è di pochi giorni fa l'annuncio di Airgest, società di gestione dell'aeroporto «Vincenzo Florio» di Trapani-Birgi, secondo cui Alitalia avrebbe improvvisamente e unilateralmente comunicato di cancellare da luglio 2020 le proprie rotte quotidiana da Trapani-Birgi verso Roma Fiumicino e Milano Linate per ragioni asseritamente dovute a logiche commerciali, ossia alla non redditività dello scalo siciliano e, dunque, alla antieconomicità del mantenimento del servizio presso di esso;

   in una nota la compagnia aerea avrebbe comunicato che la decisione sarebbe intervenuta a fronte di una richiesta formulata, e disattesa, all'aeroporto trapanese di un sostegno attraverso una più equa distribuzione dello sforzo economico per mantenere nel periodo estivo i voli Trapani-Roma e Trapani-Milano, la cui redditività risulterebbe fortemente penalizzata dalla riduzione del traffico a seguito degli effetti del Covid-19 per come dimostrerebbe il forte calo del numero di prenotazioni dei voli da e per Trapani per luglio e agosto «inferiore del 60 per cento rispetto all'anno precedente, nonostante la vendita dei voli a tariffe particolarmente favorevoli (a partire da 61 euro a tratta, tasse aeroportuali incluse)»;

   la posizione assunta da Alitalia, ove mantenuta, rappresenterebbe senza dubbio un grave colpo per tutta l'area trapanese servita dall'aeroporto «Florio», oltre ad essere ingiusta soprattutto a fronte dei lauti aiuti statali di cui la compagnia ha beneficiato nel corso degli anni e che, peraltro, si appresta a ricevere nuovamente attraverso un finanziamento di oltre 3 miliardi di euro recentemente destinatole dal Governo in carica;

   la gravità della determinazione della compagnia aerea è certamente amplificata dalla circostanza che interviene in un momento già molto difficile e pesante per l'economia siciliana, messa letteralmente in ginocchio dall'emergenza sanitaria Covid-19 e le cui ricadute saranno notevoli sia per il tessuto sociale (passeggeri lavoratori, studenti, pazienti) che economico siciliano, con particolare riferimento al comparto turistico – vero traino dell'economia trapanese – che risulterà quello verosimilmente il più danneggiato;

   non sono noti gli accordi contrattuali siglati fra l'Alitalia e la dirigenza di Airgest, e dunque i vincoli contrattuali fra di esse intercorrenti, né appare chiaro dalle dichiarazioni rese dalla compagnia se la decisione di cancellare le tratte dello scalo trapanese sia temporanea e limitata ai mesi estivi di luglio e agosto – e, dunque, determinata dalla necessità, a causa degli effetti del lockdown, di ripensare piani e strategie imprenditoriali volti a riattivare una percentuale minore di tratte individuate in base alla maggiore richiesta di traffico aereo – oppure definitiva e permanente;

   è evidente l'urgenza di un'interlocuzione costruttiva fra tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti, non solo per trovare soluzioni alternative che garantiscano un servizio essenziale, ma anche – in un'ottica di serio rilancio dello scalo di Birgi – per sfruttare la sua posizione strategica, incentivando investimenti che potenzino le tratte turistiche di Alitalia e di altre compagnie aeree verso una destinazione «covid free», quale quella trapanese –:

   se il Governo sia a conoscenza degli accordi siglati tra Alitalia e la società Airgest e, nel dettaglio, dell'assenza di vincoli contrattuali che impongano ad Alitalia di mantenere la sua presenza sullo scalo di Birgi nonché se sia a conoscenza del carattere temporaneo o permanente della decisione della compagnia aerea;

   se Alitalia, dal 2016 ad oggi per effettuare voli da Trapani per Roma e Milano abbia ricevuto compensi e, in caso affermativo, sulla base di quali accordi;

   se non si ritenga opportuno concertare un'azione fra tutti i livelli istituzionali coinvolti volta a ripristinare i collegamenti con lo scalo siciliano e rilanciare l'aeroporto Trapani-Birgi in una prospettiva di reale sviluppo e concreta stabilità dell'intera area trapanese.
(5-04153)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

  La mozione Meloni e altri n. 1-00274, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maschio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Noja n. 5-04003, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Rostan.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-05791, pubblicata all'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Versace n. 2-00822, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 349 del 28 maggio 2020.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le politiche giovanili e lo sport, per sapere – premesso che:

   lo stato di emergenza adottato per il contenimento del contagio da COVID-19 ha messo in ginocchio il mondo dello sport inteso sia come attività svolta a livello agonistico professionistico e dilettantistico che, soprattutto, come attività svolta a livello amatoriale;

   la chiusura degli impianti sportivi, delle palestre, delle piscine ha determinato gravi ripercussioni di natura economica per le società e le associazioni sportive dilettantistiche e per gli enti di promozione sportiva anche alla luce della incerta previsione di una possibile riapertura che, per alcune tipologie di impianti, ha potuto aver luogo in questi giorni;

   appare quanto mai indispensabile contenere l'impatto negativo sul comparto dello sport adottando un approccio multidisciplinare in grado di coniugare l'aspetto economico della crisi con la necessità di prestare particolare attenzione alla salute dei cittadini e al loro benessere psico-fisico, perseguibile mediante una sana e costante pratica sportiva;

   in questo contesto non sfugge la rilevanza che assumono gli impianti sportivi, strutture diffuse capillarmente sul territorio che costituiscono un valore economico, sociale e di prevenzione di fondamentale importanza;

   non sfugge, a tal proposito, che le difficoltà motorie o sensoriali, non devono costituire un ostacolo alla possibilità di praticare un'attività sportiva;

   è questo il momento di piegare l'emergenza e trasformarla in occasione da cogliere per introdurre nel sistema sportivo, soprattutto per quanto riguarda l'abbattimento delle barriere architettoniche, una maggiore attenzione e una rivoluzione culturale che trovi espressione, innanzitutto, negli spazi che dovranno accogliere cittadini di qualsiasi età e in qualsiasi condizione fisica non solo dal punto di vista normativo ma nel concreto della vita delle persone;

   cogliere l'occasione e piegare in positivo un momento di crisi vuol dire quindi prevedere interventi strutturali sugli impianti sportivi al fine di renderli realmente accessibili a tutti e a tutte, e quindi fruibili anche ai cittadini con disabilità che vogliono praticare un'attività sportiva a qualsiasi livello;

   se gli impianti sono più accessibili e riqualificati in tal senso sarà maggiore, per le società dilettantistiche e le federazioni, lo stimolo ad organizzare meeting ed eventi nazionali e internazionali che porteranno risorse all'economia italiana e potranno rilanciare il turismo sportivo, rappresentando in tal modo una grande opportunità per lo sport di base soprattutto in questo delicato momento di crisi;

   gli impianti riqualificati potranno diventare strumenti preziosi anche per incrementare i campi estivi in cui bambini e ragazzi possono socializzare e svolgere attività ludico-motorie, che è una pratica importante ancora di più per coloro che hanno una disabilità;

   l'utilizzo crescente di strumenti informatici e la tecnologia stanno spingendo sempre più ad assumere stili di vita sedentari e l'attività sportiva assume, quindi, un importante ruolo sociale ed educativo e dispiega i suoi benefici sulla salute anche come prevenzione –:

   se non ritenga urgente e necessario adottare iniziative volte a destinare risorse per interventi specifici negli impianti sportivi finalizzati al riammodernamento delle strutture, con particolare attenzione per l'abbattimento delle barriere architettoniche, al fine di permettere realmente ai cittadini di poter praticare un'attività sportiva, per favorire la diffusione dello sport di base, affinché possa essere garantita l'accessibilità per tutti, anche per rilanciare un'immagine nuova degli impianti, affinché lo sport sia realmente per tutti e per assicurare un futuro allo sport italiano;

   se non consideri a tal fine rilevante adottare iniziative affinché sia realizzata un'armonizzazione della normativa in materia di concessioni degli impianti sportivi da parte degli enti territoriali in modo da prevedere periodi di concessione degli impianti coerenti con eventuali finanziamenti concessi dall'ics (Istituto per il credito sportivo) e, in questi casi, se non sia opportuno prevedere la possibilità che sia la garanzia dello Stato ad assistere gli eventuali finanziamenti concessi al fine dello sviluppo infrastrutturale dall'ics stesso e velocizzare e semplificare le procedure burocratiche.
(2-00822) «Versace, Aprea, Casciello, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina, Barelli, Pella, Angelucci, Bartolozzi, Battilocchio, Biancofiore, Bond, Brambilla, Calabria, Cannizzaro, Carfagna, Costa, Dall'Osso, Marrocco, Milanato, Novelli, Rotondi, Ruffino, Ruggieri, Paolo Russo, Sarro, Sandra Savino, Cosimo Sibilia, Siracusano, Sisto, Spena».