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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 22 maggio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 18 maggio 2020 la ThyssenKrupp (TK), proprietaria della Acciai Speciali di Terni (AST), ha comunicato l'intenzione di cedere lo stabilimento ternano, nell'ambito di «percorso di (...) rifocalizzazione del proprio core business»;

   la proprietà avrebbe adottato questa decisione a seguito di un calo della produzione, dovuto essenzialmente all'epidemia generata dal COVID-19, pari al 30 per cento in Europa e Nord America e al 40 per cento in Italia. TK – secondo la stampa tedesca – starebbe valutando la cessione agli indiani di Tata Steel, con la quale ha già fuso parte delle sue attività in Europa, oltre che trattando con la svedese Ssab e il colosso cinese Baosteel;

   l'operazione, affidata ad una banca d'affari, rischia, secondo quanto riferito dall'amministratore delegato di Ast di avere profili esclusivamente finanziari. Uno dei timori è che riprenda vigore l'ipotesi «spezzettamento» già sventata nel 2014 con l'ingresso di TK;

   nel dicembre 2014 era stato sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico un accordo basato su due cardini: 2.350 occupati diretti e un milione di tonnellate l'anno di acciaio fuso. Il Governo si impegnava ad adottare misure per contenere il costo dell'energia. Impegno poi parzialmente disatteso;

   già dall'autunno 2018 i sindacati delle acciaierie di Terni, segnalavano la lavorazione di semilavorati prodotti da aziende cinesi in Indonesia o «triangolati» dalla Cina in quel Paese, precisando che, con tale modalità operativa, l'acciaieria non solo non avrebbe raggiunto i parametri produttivi, ma avrebbe potuto fare a meno dei forni, con ricadute occupazionali pesantissime;

   nel marzo 2019 il presidente del Parlamento europeo, Tajani è intervenuto presso il presidente della Commissione europea, Juncker, sul dumping derivante dal massiccio aumento dell'importazione di acciaio a basso costo. A sostegno dell'iniziativa di Tajani, più volte questa parte politica ha fatto presente, con atti di sindacato ispettivo, i rischi derivanti dall'inerzia dell'Unione;

   solo il 1° ottobre 2019 l'Indonesia è stata inserita dall'Unione europea nell'elenco dei Paesi soggetti alle misure antidumping sui prodotti siderurgici. Il grave ritardo ha generato fenomeni di accaparramento di acciaio da parte degli importatori, con ulteriori danni alla produzione europea;

   nonostante tali problematiche, l'accordo sul piano industriale 2019-20 sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico nel giugno 2019, ha previsto circa 60 milioni di euro di investimenti, il mantenimento dei livelli occupazionali, ma soprattutto ha confermato la strategicità del sito di Terni per TK;

   tuttavia, dal settembre 2019 è partita la cassa integrazione presso la Ast, che è proseguita nell'autunno inverno 2019-2020 per decine di settimane. La crisi degli ordinativi, secondo la stessa azienda, va imputata alla concorrenza scorretta dei produttori asiatici;

   il 5 febbraio 2020 ascoltato alla Camera l'amministratore delegato di Ast ha dichiarato che l'azienda non è in crisi strutturale, è stata in grado di chiudere in pareggio di bilancio il 2019 e che dai 6 mila esuberi previsti dal piano di ristrutturazione mondiale di TK l'Italia è toccata «in maniera più che marginale». Di tutt'altro tenore sono le dichiarazioni rese nella stessa sede, pochi giorni prima, dai sindacati operanti presso l'Ast, che hanno chiesto al Governo di attivarsi per conoscere le vere intenzioni di TK;

   il 12 febbraio 2020 la giunta dell'Umbria avvia la programmata realizzazione della bretella di collegamento dello stabilimento con la Terni-Rieti. Il 24 marzo la Ast decide di fermare la produzione fino al 3 aprile, sulla base delle decisioni del Governo. Il 4 aprile riprende l'attività, limitata al 55 per cento delle capacità. L'11 maggio 2020 l'azienda annuncia la fermata temporanea delle attività;

   il 30 aprile 2020 viene pubblicata la relazione annuale della Commissione sulle attività antidumping dell'Unione europea nel 2019. Si rileva che le misure adottate nel 2019 avrebbero aumentato di 23.000 unità i lavoratori tutelati dalle difese commerciale, portando a 343.000 il totale dei lavoratori protetti;

   di fatto, la ritardata operatività degli strumenti di difesa dell'Unione europea e la crisi del COVID-19 hanno indotto la TK a liberarsi di un'azienda strutturalmente sana e tecnologicamente all'avanguardia, a giudizio degli interpellanti disattendendo gli impegni adottati, che peraltro hanno comportato oneri di finanza pubblica, e ignorando gli impatti sociali di tale decisione;

   le acciaierie di Terni rappresentano oltre il 15 per cento del prodotto interno lordo dell'Umbria, regione nella quale sono la prima azienda per fatturato totale (1,8 miliardi) e numero di addetti diretti, cui vanno aggiunti i 150 lavoratori interinali e le migliaia di soggetti operanti nell'indotto. Ast è l'unico stabilimento in Italia che produce acciaio inossidabile di ottima qualità. La sua funzione strategica è innegabile –:

   se non ritengano:

    a) inderogabile un'iniziativa del Governo volta a riaffermare la strategicità dell'Ast nel panorama produttivo nazionale;

    b) opportuno costituire uno specifico tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico volto ad individuare le soluzioni migliori per il rilancio della Acciai Speciali di Terni (Ast);

    c) necessario definire una strategia che affronti la crisi complessiva della filiera dell'acciaio nel nostro Paese.
(2-00812) «Nevi, Porchietto, Polidori, D'Attis, Giacometto, Fiorini, Squeri, D'Ettore, Labriola».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come noto il cosiddetto decreto Liquidità, n. 23 del 2020, ha previsto la possibilità per le imprese in difficoltà di chiedere, alle banche o alle finanziarie, prestiti a condizioni di favore e garantiti dallo Stato per 750 miliardi di euro. Tuttavia, molti di questi enti stanno ponendo stringenti paletti per elargire i prestiti. Pertanto, i titolari d'impresa si stanno scontrando con lungaggini e ulteriori problematiche nel vedersi riconoscere tali finanziamenti;

   a quanto è dato sapere, le imprese che stanno riscontrando più difficoltà nell'ottenere il prestito sono le piccole aziende;

   la procedura prevista per ottenere la garanzia del 100 per cento, per i prestiti fino a 25.000 euro, prevede la richiesta del fondo di garanzia da parte dell'impresa con un modulo predisposto ad hoc da inoltrare, con allegato il documento di riconoscimento del richiedente, alla banca o all'intermediario finanziario che chiedono la garanzia del Fondo per concedere il prestito;

   sebbene sia stata predisposta una procedura semplice per richiedere il prestito, come predetto, non è altrettanto agevole ottenerlo, poiché gli enti bancari e creditizi pongono ulteriori condizioni e, in alcuni casi, addirittura il prestito viene negato;

   in loro difesa, alcuni esponenti del settore bancario hanno affermato che per la concessione dei finanziamenti le banche non fanno altro che applicare la normativa in materia, per la quale il Governo non ha previsto deroghe nel «decreto Liquidità». Al riguardo, è stato fatto presente che la concessione di prestiti, in assenza di una preventiva valutazione sull'opportunità di riconoscerli, può esporre gli enti bancari e creditizi a delle responsabilità, come nel caso di concorso in bancarotta;

   si ritiene che il Governo debba dare delle spiegazioni a quanto sta accadendo e, soprattutto, porre in essere tutte le iniziative necessarie affinché le imprese non siano costrette ad affrontare tempi lunghi e iter complessi per ottenere i prestiti –:

   quali siano gli orientamenti, per quanto di competenza, sulle problematiche esposte in premessa e se e quali iniziative intendano adottare, affinché le imprese riescano ad ottenere agevolmente i prestiti garantiti dallo Stato;

   per quali motivi il Governo non abbia deciso di erogare direttamente risorse finanziarie alle imprese, utilizzando le banche solo come tramite ed escludendo, dunque, un loro potere decisionale sulla concessione del prestito.
(5-04023)


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   già dall'inizio dell'epidemia da Covid-19, la Slovenia ha assunto drastiche misure nei confronti dei cittadini italiani, per impedirne il transito sul proprio territorio;

   sono poi state disposte iniziative che autorizzavano temporanee entrate sul territorio sloveno, con l'obbligo di uscita entro le 24 ore;

   si apprende che le autorità slovene hanno annunciato che aumenteranno le pattuglie di controllo per evitare lo sconfinamento degli italiani sul Carso, lamentando il fatto che molte persone accedono attraverso l'ex frontiera nei boschi e tra i campi, a piedi o muniti di veicoli a due ruote. A quanto riferisce la Protezione civile slovena, si tratterebbe di centinaia di casi che fanno preoccupare la popolazione per i possibili contagi;

   pertanto, tali misure sarebbero adottate per salvaguardare la Slovenia che, ad oggi, ha registrato solo 1468 casi e 104 vittime;

   si ritiene che le autorità slovene stiano adottando iniziative non legittime in danno dei cittadini italiani. Le tutele e le misure di sicurezza per evitare i contagi possono essere assunte senza predisporre misure limitative della circolazione che discriminano la popolazione italiana –:

   se e quali siano gli orientamenti sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere, affinché i cittadini italiani non siano vittime di discriminazioni e limitazioni a giudizio dell'interrogante illegittime della libertà di circolazione, rispetto ai provvedimenti assunti dalle autorità slovene.
(5-04024)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato il 21 aprile 2020 sul quotidiano «La Verità» si sostiene che alcuni migranti siano in possesso dei numeri di telefono di alcuni legali di riferimento già prima della partenza dei barconi dalla Libia;

   tale notizia è stata poi ripresa anche dal sito on line de «Il Giornale»;

   a sostegno di tale tesi viene citato il caso di due giovani a bordo di una piccola imbarcazione rimasta, nei giorni a cavallo della Pasqua, in avaria nel Mediterraneo centrale che sarebbero riusciti a contattare un legale per far partire un ricorso presso la Corte europea dei diritti umani contro Italia e Malta, quando ancora la loro situazione legata al salvataggio non era risolta e il loro barcone era ancora in balìa del mare;

   i due migranti si sarebbero rivolti al legale fornendo tutti gli elementi utili che stanno alla base del ricorso;

   avrebbero affermato di essere partiti da Al Khoms, in Libia, durante la notte tra l'8 e il 9 aprile 2020 e di trovarsi a bordo di un gommone bianco e grigio;

   secondo le testimonianze dei due migranti a bordo vi erano almeno 47 passeggeri e alcuni migranti a bordo avrebbero accusato dei malori e l'avaria ha costretto il gommone a rimanere in balia delle onde per giorni;

   la pubblicazione dei nomi e cognomi dei ricorrenti da parte del quotidiano La Verità ha evidentemente e pericolosamente esposto mediaticamente i due richiedenti asilo, mettendone a rischio la sicurezza, ha creato un pericoloso precedente anche per chi, in futuro, intenderà rivolgersi alla Corte europea con questo strumento delle misure d'urgenza, previsto proprio per tutelare i diritti inviolabili delle persone;

   a parere dell'interrogante, soggetti vulnerabili e bisognosi di protezione come i migranti e i richiedenti asilo andrebbero maggiormente tutelati innanzitutto preservando i loro dati sensibili che, come accaduto, possono essere utilizzati per montare ad arte pericolose campagne mediatiche;

   per gli autori degli articoli tale episodio dimostrerebbe come i migranti siano nelle condizioni di conoscere legali di riferimento già prima della partenza dalle coste libiche, circostanza che si riterrebbe sospetta e che in sostanza sarebbe segnalata come indice di presunta connivenza;

   a parere dell'interrogante tale rappresentazione è pretestuosa, perché tende ad infangare l'operato degli avvocati che hanno il diritto e il dovere di consentire a qualunque individuo di esercitare il legittimo diritto ad essere difeso;

   nei citati articoli viene riportato il nome dell'avvocata autrice del ricorso e referente per il Lazio dell'Asgi, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, di fatto la sede dello studio legale in cui esercita la professione e su «La Verità» anche la foto della stessa e i nomi dei ricorrenti, in violazione delle normative sulla privacy;

   l'articolo sembra insinuare che l'operato di tanti professionisti che in modo volontario difendono i diritti dei migranti non sia limpido e corretto e aver pubblicato nome e foto dell'avvocata ha posto la stessa e, di conseguenza quanti operano a difesa dei diritti dei migranti, al centro di una campagna diffamatoria –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché i dati sensibili e le identità dei migranti e richiedenti asilo, come anche di coloro che operano in loro difesa vengano maggiormente protette, al fine di evitare pericolose esposizioni mediatiche come accaduto nel caso dei ricorrenti presso la Corte europea dei diritti dell'uomo;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare la dovuta e necessaria protezione ai due ricorrenti e richiedenti asilo, nonché al loro legale, ad avviso degli interroganti esposti a seri rischi.
(4-05808)


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato tecnico-scientifico istituito con decreto del Capo del dipartimento della protezione civile n. 371 del 5 febbraio 2020 e composto da 15 elementi, di cui nove componenti di base, integrati con sei «qualificati esperti del settore»;

   il 18 marzo 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha nominato il dottor Domenico Arcuri come Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19;

   a seguito della nomina del commissario straordinario, Massimo Paolucci, attualmente Capo della segreteria politica del Ministro della salute, Roberto Speranza, è stato nominato vice commissario nazionale per l'emergenza COVID-19;

   con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 è stata istituita la task force di Vittorio Colao per la «fase 2», che rappresenta un Comitato di esperti in materia economica e sociale, composta, oltre a Colao da 17 esperti, con Arcuri e Borrelli componenti di diritto;

   il Sottosegretario per la salute Pierpaolo Sileri in una intervista al quotidiano «La verità» concessa il 15 maggio 2020 ha formulato delle critiche rispetto alla scarsa trasparenza nella gestione delle informazioni da parte del Comitato tecnico-scientifico;

   secondo quanto riportato nell'ordinanza 7/2020 datata 10 aprile 2020, il commissario Arcuri è stato dotato di una corposa struttura di supporto per coordinare al meglio le azioni di gestione dell'emergenza; la squadra, in cui l'amministratore delegato di Invitalia ha coinvolto diversi manager della holding del Ministero dell'economia e delle finanze, opera alle sue dirette dipendenze ed è stata individuata di concerto con il direttore del dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, che ha deciso quali risorse umane impiegare per fornire il supporto tecnico e amministrativo;

   vari sono i gruppi di lavoro che realizzano le attività legate alla struttura tecnica di gestione dell'emergenza, chiamati a coordinarsi tra di loro e a scambiarsi le informazioni necessarie; in tutto ne fanno parte circa 21 persone;

   da ricostruzioni giornalistiche risulta anche la costituzione della cabina di regia tra Governo, enti locali e parti sociali, che si sarebbe riunita finora in videoconferenza alla presenza del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, nonché la task force emergenze del Ministero dell'istruzione, già attiva ma ripensata per l'emergenza Covid, che si è riunita il 24 febbraio dalla Ministra Azzolina con dirigenti, rappresentanti della Protezione civile, pediatri, referenti territoriali del Ministero e degli studenti;

   da 35 componenti è composta la task force liquidità per il sistema bancario, istituita dal decreto «Cura Italia» tra Ministero dell'economia e delle finanze, Ministero dello sviluppo economico, Banca d'Italia, Abi, Mediocredito centrale e Sace;

   la task force «dati» istituita della Ministra Pisano conta 76 componenti, divisi in otto sottogruppi;

   la task force contro le fake news è stata istituita dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria Andrea Martella;

   nove sono i componenti del gruppo di lavoro sulla finanza sostenibile per agevolare l'accesso delle imprese green al credito, che fa capo al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa;

   la Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ha un suo team di «donne per un nuovo rinascimento», sono in 13;

   la struttura di supporto al commissario Arcuri ha 40 componenti, quella del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il dopo emergenza 15 componenti, quella per le carceri 40 componenti e quella per la giustizia altri 20 –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   se non ritengano di garantire la piena trasparenza in merito sia alla professionalità delle figure individuate, sia in merito agli emolumenti di tutti i soggetti impegnati nelle strutture emergenziali create per contrastare il COVID-19, attraverso la pubblicazione delle relative informazioni;

   se siano state rispettate tutte le normative vigenti nella selezione del personale per le posizioni lavorative di cui in premessa.
(4-05809)


   ROSPI, NITTI e ZENNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   a causa del diffondersi dell'epidemia da COVID-19 nel nostro Paese, sono stati emanati diversi decreti da parte del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di individuare le cosiddette «zone rosse» dove applicare limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite con lo scopo di contenere il diffondersi dell'epidemia;

   tra le zone rosse individuate dai vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati e da altri provvedimenti, circa 106 comuni su tutto il territorio nazionale, vi erano molti comuni della Basilicata e dell'Abruzzo, risultati focolai dell'epidemia da COVID-19;

   è necessario stanziare risorse economiche per tutti i comuni indicati quali zone rosse, ivi compresi i comuni lucani ed abruzzesi che si trovano a fronteggiare una grave emergenza sanitaria ed economica;

   secondo gli interroganti, l'eventuale esclusione di alcuni i comuni, individuati quali zone rosse, dalla fruizione di benefici economici risulterebbe essere una grave discriminazione verso tutti i cittadini di quei territori che hanno dovuto affrontare e sconfiggere l'emergenza epidemiologica e significherebbe abbandonarli in vista della grave crisi economica che seguirà quella sanitaria –:

   quali iniziative normative intenda adottare al fine di prevedere benefìci economici per tutti i comuni indicati nelle zone rosse, ivi compresi i comuni lucani ed abruzzesi, al fine di fronteggiare la crisi sanitaria ed economica.
(4-05812)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BINELLI, VANESSA CATTOI, SUTTO, LOSS, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COMENCINI, FORMENTINI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 379 del 14 dicembre 2000 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 19 dicembre 2000, n. 295) reca «Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all'impero austro-ungarico e ai loro discendenti», riferendosi quindi al Trentino Alto Adige e alla ex Jugoslavia;

   la legge succitata è rimasta in vigore per dieci anni, durante i quali si poteva avanzare la richiesta di cittadinanza italiana su tale base;

   pare siano rimaste inevase, a quanto risulta all'interrogante, molte pratiche di cittadinanza in quanto mancanti dei pareri del Ministero dell'interno; d'altra parte, il Ministero dell'interno sostiene che molte pratiche non risultino agli atti e debbano essere richieste ai consolati di Curitiba, San Paolo, Rio de Janeiro e Recife;

   si tratta di pratiche di cittadinanza di trentini che sono rimaste inevase o delle quali si sono perse le tracce, sia al Ministero dell'interno, sia nelle rappresentanze consolari in Brasile;

   molti trentini in Brasile, a quanto consta all'interrogante, hanno chiesto di accedere alle pratiche di cittadinanza che li riguardano, ai sensi dell'articolo 25 della legge n. 241 del 1990 e, in particolare, in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 2006, che prevede che il diritto di accesso agli atti sia esercitabile nei confronti di tutti i soggetti pubblici e di tutti quei soggetti privati coinvolti in attività di pubblico interesse, limitatamente a tale attività, ma, poiché la pubblica amministrazione non è tenuta ad elaborare dati in suo possesso al fine di soddisfare le richieste di accesso, tali tentativi sono risultati infruttuosi –:

   quante pratiche vertenti su richiesta di cittadinanza italiana, avanzate da trentini ex lege n. 379 del 2000, siano state evase;

   in particolare, quante di tali pratiche giacciano ancora presso le rappresentanze italiane in Brasile, quante ne siano state trasmesse al Ministero dell'interno e quante di queste richieste abbiano ottenuto il nulla osta.
(4-05806)


   EHM, SIRAGUSA, COLLETTI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta del quotidiano Avvenire a firma Nello Scavo, pubblicata anche sul The Guardian, emerge che Malta dirotterebbe migranti verso il nostro Paese nel silenzio generale. Le imbarcazioni infatti, sarebbero state più volte avvicinate in acque maltesi, ma mai soccorse;

   dall'inchiesta risulta che: 101 migranti sono arrivati incolumi a Pozzallo nel weekend tra il 9 e il 12 aprile 2020, a bordo di un gommone che difficilmente riesce a reggere i 500 chilometri di distanza dalla Libia. Il gommone faceva parte del gruppo imbarcazioni poi finite nella cosiddetta «strage di Pasquetta», respinte dai pescherecci fantasma per cui a Malta sono indagati il Premier Abela e i vertici delle forze armate;

   il gommone è arrivato a Malta dopo tre giorni di navigazione. Dalle testimonianze risulta che la motovedetta maltese abbia approcciato il gommone, si sia fatto consegnare il telefono satellitare, ed abbia programmato la rotta verso Nord, verso l'Italia. Alla segnalazione di avaria del motore, ne è stato installato uno nuovo, al fine di raggiungere le coste italiane, il giorno dopo, a Pasqua. La prova del cambio motore è confermata grazie alle immagini consegnate da alcuni superstiti alla Alarmphone, dove risulta esserci inizialmente un motore cinese «Parsun Power» da 60 hp a bordo, mentre all'arrivo di Pozzallo, il motore montato era uno Yamaha da 40hp;

   ai migranti sarebbe stato intimato di allontanarsi da una nave militare, senza poter sbarcare a Malta. Ai migranti che per disperazione si sono lanciati in mare pur di essere recuperati, è stato così intimato dalle Forze militari maltesi di risalire a bordo con la minaccia di essere riportati in Libia. Queste testimonianze sono supportate da video ed immagini che mostrano i fatti avvenuti a poca distanza dalle coste maltesi;

   i quattro natanti in questione erano stati avvistati dagli aerei di Frontex, che avevano avvisato tutti i competenti centri nazionali di coordinamento per il salvataggio marittimo (Mrcc): Roma, La Valletta, e probabilmente per vie indirette anche la Guardia costiera libica;

   Malta è legata agli stessi obblighi internazionali di soccorso in mare, ma a cui risulta non abbia adempiuto. Se le immagini fossero veritiere, Malta avrebbe di fatto omesso di soccorrere e se il Mrcc di Roma fosse a conoscenza dell'imbarcazione in difficoltà, l'omissione sarebbe doppia. Mentre l'alto commissariato Onu denuncia che tutti i migranti potevano essere salvati, la stessa Frontex scarica le responsabilità sui singoli Stati che erano stati allertati;

   secondo molte testate giornalistiche, Malta avrebbe dichiarato di uscire dalla missione Irini: «la missione navale europea attualmente a guida italiana per il controllo dell'embargo sulle armi in Libia perde già il sostegno di Malta»;

   al ritiro di Malta, l'alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea Josep Borrell, ha replicato sottolineando l'importanza della missione e alludendo a un circolo vizioso: «Limitare l'operatività della nostra missione navale non può che ritardare la stabilizzazione in Libia, necessaria a ridurre i flussi migratori verso l'Europa» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei respingimenti illegali operati da Malta;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché Malta rispetti il diritto internazionale di soccorso in mare delle persone in difficoltà soprattutto se si tratta di natanti in cattive condizioni e, ancor di più, dopo che la stessa Frontex ha lanciato la richiesta di soccorso;

   se la rinuncia alla missione Irini fosse confermata da La Valletta, quali iniziative si intendano intraprendere o portare all'attenzione dell'Unione europea.
(4-05807)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 19 del documento approvato dall'Eurogruppo in data 9 aprile 2020 e dal successivo Consiglio europeo si è dato il primo via libera al cosiddetto Recovery fund, salvo poi rimandare a fasi successive la definizione in sede europea dello stesso;

   il Governo per il tramite soprattutto del Presidente Conte, ha dichiarato di considerare tale fondo una vittoria italiana e lo strumento principale tramite il quale la nostra Nazione dovrebbe reperire le risorse necessarie per affrontare l'emergenza Coronavirus e le sue conseguenze negative in termini economici e sociali;

   la definizione del fondo ha visto un'accelerata nell'incontro tra il Presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Merkel, i quali si sono detti favorevoli ad uno stanziamento da 500 miliardi di euro. Tuttavia, numerose divergenze vi sono sulla natura dell'assegnazione delle risorse, non essendo unanimità tra i Paesi membri sul fatto se concedere le stesse a fondo perduto o a titolo di prestito né circa le tempistiche di accesso al fondo;

   in data 19 maggio 2020 il Vice Presidente della Commissione europea. Valdis Dombrovskis, ha comunque chiarito che nel «recovery instrument ci sarà un chiaro legame con le riforme. (...) Finanzieremo pacchetti di riforme e investimenti degli Stati membri e il semestre europeo e le raccomandazioni faranno da guida nel preparare i piani di ripresa» (dal quotidiano La Repubblica);

   di fatto l'assegnazione dei fondi è soggetta a condizione e vi e il rischio che l'Italia sia costretta non soltanto ad attenersi alle modalità prescritte da Bruxelles, ma a concordare la politica economica futura;

   il 27 maggio 2020 è prevista la riunione della Commissione europea sul Recovery fund e sul piano per la ripresa –:

   se fosse a conoscenza del vincolo imposto dalla Commissione all'uso del Recovery fund e se intenda fornire ogni chiarimento circa la posizione del Governo sull'accesso al fondo legato a riforme raccomandate dall'Unione europea.
(5-04027)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

   come riportato da Leccecronaca.it, un gruppo di mamme «No Tap» ha chiesto l'intervento della procura in relazione a dei lavori effettuati da Tap nei pressi del fitodepuratore. Detti lavori ricadrebbero in aree protette, perché iscritte nel catasto incendi e sembrerebbero non essere stati sottoposti a verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (Via) e a variante paesaggistica;

   già in passato, si legge nel comunicato pubblicato, la procura ebbe modo di evidenziare la illeicità di alcuni lavori, ciò nonostante ancora oggi si assiste al perpetuarsi di attività lavorative che sembrerebbero non conformi alle autorizzazioni a suo tempo concesse dagli organi competenti;

   secondo un'inchiesta pubblicata da AgoràVox.it qualche mese fa, infatti, mentre su tap pendono esposti e inchieste, in sordina sono partiti i lavori di interconnessione con la rete Snam. Ciò comporta la prosecuzione del gasdotto da Melendugno a Mesagne (Brindisi). Il tragitto porta a Minerbio (Bologna), hub europeo del gas, avvalendosi in parte di gasdotti pre-esistenti ed in parte di nuovi gasdotti, i quali attraverseranno zone altamente sismiche, come Foligno, Sulmona, Norcia. Su questo progetto complessivo non è stata effettuata la valutazione d'impatto climatico, l'analisi costi-benefici, l'analisi degli «effetti cumulativi» della Via, e la verifica della resilienza «climatica», nonostante l'obbligo a provvedervi, l'inderogabilità e la non discrezionalità di tali adempimenti richiesti sia in sede europea che nazionale. Per questo motivo è in corso un'altra azione legale da parte di un team di avvocati congiuntamente a numerose associazioni, movimenti, comitati e cittadini attivi: a mezzo di una formale istanza si invita ad ogni effetto di legge la società Snam Rete Gas a sospendere l'avvio delle attività, ad attendere l'esito dei procedimenti penali pendenti a carico di Tap e a richiedere alle autorità amministrative competenti e a Tap l'integrazione delle valutazioni ambientali con quelle climatiche;

   l'imposizione dell'opera e la presenza dei cantieri stanno producendo degli impatti anche dal punto di vista sociale. Gli alberi di ulivo, alcuni di essi secolari, sono parte integrante del paesaggio salentino: la loro eradicazione ha rappresentato un trauma per la popolazione locale. Alcune modificazioni del territorio non saranno temporanee: il terminale di ricezione è permanente e sarà ben visibile. I cantieri interferiscono con tragitti quotidiani e hanno alterato il patrimonio archeologico locale (siti funerari, la via Francigena, muretti a secco dichiarati patrimonio Unesco). A causa di recinzioni e zone di interdizione la circolazione delle persone sta subendo delle limitazioni. Una volta attivo il gasdotto, sarà interdetto permanentemente l'accesso in località San Foca a 600 chilometri di spiaggia, comprensivo di 3 attività commerciali. Sulla componente di popolazione più attiva nella protesta si è dispiegata una macchina repressiva spropositata che ne compromette il movimento e il reddito: 25 fogli di via da Melendugno a carico di cittadini di paesi limitrofi, 70 multe di diverse migliaia di euro ciascuno, numerosi fermi, controlli. Molti cittadini percepiscono un clima di intimidazione e di limitazione della loro libertà, mai sperimentato in precedenza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, per quanto di competenza, non intenda avviare urgentemente attività ispettive, anche tramite il Comando dai carabinieri per la tutela dell'ambiente, presso il cantiere, affinché vengano verificate le presunte irregolarità di cui in premessa.
(4-05802)


   MATURI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Gais in Valle Aurina ha suscitato molte polemiche l'abbattimento di un'aquila reale che stava covando nel suo nido;

   un guardiacaccia stava seguendo una coppia di aquila reale per vedere il suo sviluppo e la sua nidiata; dopo due giorni che vedeva un esemplare della coppia immobile nel nido ha verificato da vicino il suo stato e ha riscontrato che era morta;

   dalla verifica sul corpo ha accertato che l'aquila reale era stata uccisa da un colpo di fucile e ha avvisato l'ufficio caccia e pesca della provincia autonoma di Bolzano, per sporgere denuncia contro ignoti alla procura della Repubblica allo scopo di individuare il responsabile;

   l'aquila reale appartiene ad una delle ottanta specie protette, da una legge internazionale, recepita dall'Italia: nel nostro Paese, un centinaio di coppie di aquile reali si trovano nelle Alpi, mentre sull'Appennino non superano una decina di esemplari;

   di fatto, tra le cause di morte di questi poveri animali, la maggior parte sono legate all'uomo, soprattutto per bracconaggio, mediante l'utilizzo di esche avvelenate e fili della corrente elettrica;

   la protezione della fauna e della flora rappresenta una responsabilità e una sfida sovra-nazionale;

   proprio per specie come l'aquila reale, che hanno «home range» molto ampi, è necessaria una collaborazione internazionale per sviluppare e realizzare efficienti strategie di tutela;

   grazie al lavoro meticoloso dei guardiacaccia, è possibile limitare temporalmente questi gravi episodi ed avere buone possibilità di identificare l'autore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti avvenuti in Valle Aurina nella provincia autonoma di Bolzano in Trentino Alto Adige, e quali iniziative di competenza intenda mettere in opera per tutelare una specie protetta come l'aquila reale.
(4-05805)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRUSONE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Villaggio Azzurro, sito al 263 di via delle Baleniere ad Ostia, è composto da prefabbricati costruiti negli anni Cinquanta di proprietà del Ministero della difesa e gestiti dall'Aeronautica militare;

   in data 29 gennaio 2020 è stata approvata in IV Commissione la risoluzione n. 8-00062 con la quale, tra le altre questioni, si impegna il Governo a valutare il patrimonio abitativo della Difesa che necessita di ristrutturazione con la ratio di rispondere al problema della carenza di alloggi di servizio militari;

   solo a Roma, nell'ultimo quadrimestre, sono state presentate cento cinquanta richieste di alloggio di servizio delle quali solo due hanno avuto esito positivo;

   nella giornata del 30 aprile 2020 vi è stata un'occupazione da parte di militanti del movimento neofascista di CasaPound Italia tanto di allacci abusivi – degli stabili del Villaggio Azzurro, atto aggravato, ad avviso dell'interrogante, dalla completa violazione delle norme avverso la diffusione del Covid-19;

   a rendere la situazione più preoccupante è il fatto che risulti atta anche a creare luoghi di aggregazione, poiché la maggior parte dei prefabbricati sono in lamiera ed in pessime condizioni, quindi se abitate sarebbero rischiose per la salute;

   i locali del Villaggio Azzurro costituiscono una risorsa da recuperare potendo rientrare in un'ottica di valorizzazione del patrimonio della Difesa e quindi rientrare nella strategia per una risposta complessiva all'annoso problema della carenza di alloggi specialmente nell'area della Capitale;

   negli ultimi anni, la mala gestio dell'amministrazione non ha permesso il recupero e la valorizzazione del Villaggio Azzurro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per il recupero dell'area Villaggio Azzurro, anche alla luce della risoluzione di cui in premessa, nonché quali iniziative intenda porre in essere per assicurare il corretto utilizzo degli alloggi di servizio per il personale militare, al fine di tutelare al meglio il patrimonio pubblico e le esigenze dei membri delle Forze armate.
(5-04026)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in un momento di crisi come quello che sta attraversando il nostro Paese, sono numerose le politiche previste dal Governo per impedire il collasso economico e mantenere invariati i livelli di occupazione;

   emerge pertanto con particolare contraddittorietà la vicenda appresa da organi di stampa del prestito previsto di 6 miliardi di euro a Fiat Chrysler Automobiles N.V. (Fca) concordato tra azienda, Governo, Sace e Banca Intesa. Tra le condizioni per l'accesso al credito previste nel decreto-liquidità figurano lo «stop» ai dividendi e al riacquisto di azioni proprie per un anno, l'impegno a «gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali» e l'utilizzo del denaro per sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi localizzati in Italia, ai quali Fca dovrà attenersi per ottenere la garanzia statale sul prestito;

   tra le criticità connesse allo stanziamento del prestito emerge il dislocamento della sede legale di Fca in Olanda e della sua sede fiscale in Inghilterra, che doterebbe la holding di un regime di tassazione agevolato rispetto alle altre imprese con sede fiscale sul suolo italiano, senza escludere i benefici addotti a tutte le partecipate estere di, Fca Italia in Europa e nel mondo del prestito a garanzia statale; inoltre, in seguito alle dichiarazioni di John Elkann, rimane confermato il maxi-dividendo, straordinario di 5,5 miliardi di euro alla holding Exor previsto nell'intesa per la fusione con Psa. Tale condizione non garantirebbe la destinazione esclusiva a Fca Italia del prestito statale da investire in politiche di sostentamento e sviluppo, data la ormai certa futura gestione a guida francese, caratterizzata dalla compresenza del Governo francese — in quanto detentrice di quote in conto capitale in Peugeot —, dimenticando i numerosi interventi normativi e fiscali che lo Stato italiano aveva disposto in passato per sostenere l'ex impianto Fiat;

   la garanzia del prestito consentirebbe dunque a Fca Italia il pagamento dei fornitori e la continuità occupazionale, ma al tempo stesso farebbe venire meno la certezza nella destinazione del prestito sul tracciato precedentemente avviato nell'ottica di trasformare l'Italia in un polo della mobilità elettrica, favorendo così la transizione ecologica e sostenibile dell'auto, integrata a un'idea di sviluppo della città –:

   quali iniziative normative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire la massima fruibilità del prestito alla sede italiana volto all'adozione di politiche ambientali per lo sviluppo e la ripresa economica dell'impresa.
(4-05810)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a causa dei vari decreti legati al Coronavirus molti uffici pubblici in Lombardia sono stati chiusi dal 21 marzo 2020;

   con la «fase 2», nei giorni scorsi la maggior parte ha riaperto al pubblico in base ai protocolli di sicurezza anticontagio;

   la conservatoria di Bergamo, dal 18 maggio 2020 risulta invece aperta solo un giorno a settimana fino alla fine del mese;

   a limitare fortemente l'apertura è la mancanza del direttore provinciale ad interim dell'Agenzia delle entrate di Bergamo che, ricoprendo altri incarichi a Milano e Lodi, può garantire la sua presenza solo un giorno a settimana;

   stando a quanto si apprende dalla stampa, la motivazione della limitata apertura sarebbe riconducibile al fatto che dovrebbe essere il direttore in persona a rilevare la temperatura corporea dei dipendenti, che nel caso della conservatoria di Bergamo sono dieci; dopo quasi tre mesi di inattività è fondamentale prevedere una ripartenza di tutte le attività economiche e il settore immobiliare è fondamentale;

   a causa dei disagi della conservatoria le transazioni immobiliari e la concessione di mutui è bloccata;

   negli altri uffici pubblici non risulta esservi il problema della rilevazione della temperatura dei dipendenti;

   nei comuni non è certo il sindaco che la rileva e, nel caso di assenza del responsabile del personale, viene delegato un sostituto;

   è intollerabile che un intero settore economico come quello immobiliare di una delle più importanti province italiane che ha sofferto duramente per l'epidemia debba restare bloccato, perché non si può rilevare la temperatura corporea a 10 dipendenti –:

   se non ritenga di dare immediatamente indicazioni alla direzione dell'Agenzia delle entrate di Bergamo affinché venga ripristinata la normale attività della conservatoria;

   se non si ritenga di nominare al più presto un direttore all'Agenzia delle entrate di Bergamo.
(4-05811)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 21 settembre 1987, n. 387, convertito dalla legge n. 472 in data 20 novembre 1987, recante «copertura finanziaria del decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 1987, n. 150, di attuazione dell'accordo contrattuale triennale relativo al personale della polizia di Stato ed estensione agli altri Corpi di polizia», disciplina le situazioni di cessazione dal servizio per gli agenti che operano nelle forze di polizia di ordinamento civile;

   l'articolo 6-bis, comma 1, del suddetto decreto recita: «Al personale della Polizia di Stato appartenente ai ruoli dei commissari, ispettori, sovrintendenti, assistenti e agenti, al personale appartenente ai corrispondenti ruoli professionali dei sanitari e del personale della Polizia di Stato che espleta attività tecnico-scientifica o tecnica ed al personale delle forze di polizia con qualifiche equiparate, che cessa dal servizio per età o perché divenuto permanentemente inabile al servizio o perché deceduto, sono attribuiti ai fini del calcolo della base pensionabile e della liquidazione dell'indennità di buonuscita, e in aggiunta a qualsiasi altro beneficio spettante, sei scatti ciascuno del 2,50 per cento, da calcolarsi sull'ultimo stipendio ivi compresi la retribuzione individuale di anzianità e i benefici stipendiali di cui agli articoli 30 e 44 della legge 10 ottobre 1986, n. 668, all'articolo 2, commi 5, 6, 10 e all'articolo 3, commi 3 e 6 del presente decreto»;

   tuttavia, l'articolo 6-bis, al comma 5, recita anche: «al personale della Polizia di Stato, nonché a quello del Corpo forestale dello Stato in possesso delle qualifiche di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, ai soli fini dell'acquisizione del diritto al trattamento di pensione normale, si applica l'articolo 52 del testo unico approvato con D.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092». Tali disposizioni negli anni avrebbero fornito elementi di confronto e interpretazioni controverse;

   le controversie interpretative riguarderebbero l'effettiva data di decorrenza e di entrata in vigore delle disposizioni previste dalla normativa e l'ampiezza della platea di coloro che possono effettivamente beneficiare del trattamento pensionistico disciplinato dalla normativa stessa;

   in data 27 giugno 2019 il Consiglio di Stato ha adottato il parere n. 1906 a seguito di quesiti posti dal Ministero dell'interno in ordine al beneficio consistente nell'applicazione di sei scatti di stipendio ai fini di pensione al personale della carriera prefettizia e dirigenziale del Ministero. Per il Consiglio di Stato non si è in presenza di un regime previdenziale e assistenziale su base volontaria, ma di un regime di tipo obbligatorio, vigendo il principio dell'indisponibilità e dell'irrinunciabilità dei diritti sociali fondamentali, e dunque non vi può essere una richiesta di esonero dal versamento del relativo contributo previdenziale, con conseguente rinuncia al beneficio degli scatti –:

   se si intendano assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a rendere maggiormente chiara la disciplina di cui in premessa, superando dunque le criticità di carattere interpretativo e permettendo di individuare con chiarezza i beneficiari del trattamento pensionistico delle disposizioni in questione.
(4-05799)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato, nonostante l'incomprensibile scelta del precedente Governo di cancellare l'unità di missione per l'edilizia scolastica, per poter intervenire tempestivamente in questo ambito, ha ancora a disposizione numerosi strumenti ideati o rafforzati durante il Governo Renzi, quali tra gli altri: la programmazione unica triennale nazionale degli interventi di edilizia scolastica; la pubblicazione dei dati dell'anagrafe dell'edilizia scolastica, garantendo in tal modo l'accesso e la riutilizzabilità degli stessi; l'Osservatorio per l'edilizia scolastica, che, con la legge 107 del 2015 (articolo 1, comma 159), si è visto attribuire anche compiti di indirizzo, di programmazione degli interventi in materia di edilizia scolastica, nonché di diffusione della cultura della sicurezza; l'avvio da parte dell'Agenzia per la coesione territoriale di un'attività di presidio ed affiancamento agli enti locali con una specifica task force;

   la programmazione unica per il triennio 2018-2020, avviata con decreto-legge del 3 gennaio 2018, predisposta con decreto ministeriale 12 settembre 2018, n. 615, e rettificata con decreto ministeriale 10 dicembre 2018, n. 849, prevede richieste di finanziamento da parte delle regioni per un ammontare complessivo superiore ai 10 miliardi di euro;

   il Fondo unico per l'edilizia scolastica, che è stato istituito nello stato di previsione del Miur dal decreto-legge n. 179 del 2012, ha previsto che vi confluiscano tutte le risorse iscritte nel bilancio dello Stato comunque destinate a finanziare interventi di edilizia scolastica e il decreto-legge n. 124 del 2019 (convertito dalla legge n. 157 del 2019: articolo 58-octies) ha istituito un'apposita sezione del suddetto Fondo le cui risorse – pari a 5 milioni di euro per il 2019 e a 10 milioni di euro annui dal 2020 al 2025 – sono destinate a finanziare le esigenze urgenti e indifferibili di messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici scolastici pubblici;

   la legge di bilancio 2017 (legge 232 del 2016: art. 1, comma 140), nell'istituire nello stato di previsione del Mef, fino al 2032, un nuovo Fondo per il finanziamento di investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, ha inserito fra le finalità dello stesso gli interventi in materia di edilizia pubblica, compresa quella scolastica e di prevenzione del rischio sismico e, in seguito, il decreto-legge 50 del 2017 (convertito dalla legge 96 del 2017: articolo 25, comma 1) ha disposto che una specifica quota del Fondo, per un importo pari a 64 milioni di euro per il 2017, 118 milioni di euro per il 2018, 80 milioni di euro per il 2019 e 44,1 milioni di euro per il 2020 fosse attribuita dall'allora Miur alle province e alle città metropolitane per il finanziamento degli interventi in materia di edilizia scolastica e che tali risorse potessero essere destinate anche all'attuazione degli interventi di adeguamento alla normativa in materia di sicurezza antincendio;

   il termine per procedere all'aggiudicazione da parte degli enti locali delle risorse di cui al comma 140 dell'articolo 1 della legge 232 del 2016 (più di 1 miliardo di euro, già ripartito tra le regioni con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 luglio 2017) è attualmente fissato al 31 ottobre 2020;

   il 5 maggio 2020 il Ministro interrogato ha ufficializzato l'approvazione di un piano da 400 milioni di euro per potenziare la connettività delle scuole portando negli istituti la banda ultra larga e nel «decreto rilancio», tra le misure di sostegno all'edilizia scolastica, è prevista la proroga per il 2020 di taluni dei termini per la stabilizzazione dei contributi a favore dei comuni per il potenziamento degli investimenti di messa in sicurezza di scuole –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire i dati relativi alla quantificazione dell'impegno economico effettivo a favore dell'edilizia scolastica a fronte del cospicuo piano triennale richiamato in premessa e al numero dei cantieri aperti dall'approvazione dello stesso e se ritenga di quantificare quanti di tali interventi saranno portati a termine entro il 1° settembre 2020.
(4-05798)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2019 ha previsto che, dal 1° gennaio 2020, termine successivamente prorogato al 1° marzo, i servizi di pulizia nelle scuole non siano più svolti dai lavoratori delle ditte esterne, con conseguente stabilizzazione dei predetti lavoratori nel profilo di collaboratore scolastico sui posti accantonati;

   la Dusman, l'azienda capofila fino al 1° marzo 2020 dell'appalto delle attività di pulizia nelle scuole della Toscana, ha oggi in carico gli addetti (tutte lavoratrici) esclusi dall'operazione che, da dati diffusi dai sindacati, sarebbero 264 unità;

   i problemi dei lavoratori che ancora lavorano per la Dusman sono stati al centro dell'incontro, convocato il 20 maggio 2020, in video conferenza, al quale hanno partecipato l'assessore all'istruzione formazione e lavoro Cristina Grieco, il consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini, le organizzazioni sindacali regionali di categoria, l'ufficio scolastico regionale della Toscana e i rappresentanti dell'azienda;

   c'è apprensione per la sorte di queste lavoratrici, che sono attualmente in cassa integrazione per Covid-19 e, in particolare, per il rischio che queste, insieme a circa altri 4.000, a livello nazionale, perdano il lavoro;

   l'azienda ha espresso preoccupazione per la situazione di incertezza anche per quanto riguarda i passaggi tecnici per una eventuale proroga degli ammortizzatori sociali, sottolineando la volontà di evitare procedure di licenziamento, ma anche ammettendo l'impossibilità a proseguire un rapporto di lavoro al termine delle misure emergenziali, se non ci saranno novità –:

   dal momento che si tratta di una vertenza di valenza nazionale, quali iniziative intenda adottare il Governo affinché si trovino soluzioni rapide volte ad evitare la perdita del lavoro per queste lavoratrici, ma anche di tanti altri addetti alle pulizie nella medesima situazione, predisponendo politiche attive con l'obiettivo, considerato irrinunciabile, di salvaguardare l'occupazione.
(4-05800)


   GIANNONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   diversi articoli di stampa, tra cui Huffingtonpost, riportano la vicenda della piccola Beatrice una bambina di dieci anni, che frequenta la quarta classe presso una scuola primaria di Milano ed è affetta da una grave forma di epilessia farmacoresistente che ne ha compromesso anche le capacità cognitive;

   da quando è iniziata l'emergenza coronavirus non ha più visto un insegnante, per questo la madre chiede, attraverso un appello ripreso anche dal Corriere della Sera, che la figlia venga bocciata;

   «La sua scuola l'ha abbandonata, si legge, se viene promossa in quinta elementare non riuscirà a recuperare le lacune accumulate»;

   la piccola usufruisce di un piano educativo individuale (Pei), ha un insegnante di sostegno in classe e un'educatrice per aiutarla nelle autonomia personali: la scuola non ha mai contattato la mamma per fare modifiche al piano educativo, dato l'isolamento ancora in corso;

   i predetti organi di stampa riportano: «ci sono state inviate dall'insegnante di sostegno delle schede che abbiamo cercato di far compilare a Beatrice, ma che non ci è mai stato chiesto di restituire sia per compensare la bambina dell'impegno che, nel contempo, per offrire ai suoi insegnanti un qualche elemento di valutazione. Anzi a mia esplicita richiesta, mi è stato detto che non era necessario restituirle. Beatrice lo ha capito che quel lavoro non interessava ai suoi insegnanti e non ha più voluto farlo. A nulla sono valse le richieste che ho rivolto all'insegnante di sostegno per sollecitare un contatto tra Beatrice e i suoi insegnanti curriculari. E a nulla sono valsi i tentativi di affrontare la questione con il dirigente scolastico che ha sempre rifiutato di darmi le informazioni che mi sono dovute e, in particolare, sulla base di quali criteri e rispetto a quali obiettivi Beatrice avrebbe dovuto essere valutata»;

   in sintesi, secondo la madre, «Beatrice è stata abbandonata. Del resto – aggiunge – questo è il destino dei più deboli quando la strada si fa impervia. Un fatto è certo: quest'anno scolastico per Beatrice si è concluso il 21 febbraio». Per questo chiede una bocciatura programmata;

   essere bocciata è quello che le serve, perché, a causa della sua disabilità, Beatrice non ha una capacità di recupero paragonabile a quella degli altri bambini e, nelle sue condizioni, non avrebbe la possibilità di affrontare la quinta classe e coprire le distanze che la separano dal raggiungimento degli obiettivi del Pei;

   una promozione in questa situazione sarebbe un danno oltre che una beffa per una bambina che, priva delle competenze che avrebbe dovuto acquisire nel corrente anno, dovrebbe recuperare quelle e, contemporaneamente, affrontare l'acquisizione delle nuove senza possedere gli strumenti per fare né l'una cosa né l'altra;

   al momento, si apprende dalla stampa, la richiesta è stata respinta dal dirigente che ha comunicato che il decreto n. 22 dell'8 aprile 2020 stabilisce la promozione di tutti gli alunni, anche in presenza di insufficienze. Una decisione presa nell'interesse di tutti gli alunni. Ma se l'interesse di Beatrice è quello di non essere promossa – si domanda la mamma – perché non dovrebbe essere preso in considerazione –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere misure correttive in relazione a quanto emerge dal caso in questione, tenendo conto della diversità delle casistiche che possono verificarsi in concreto, prevedendo la bocciatura in via d'eccezione; se non intenda valutare l'invio di ispettori ministeriali, anche in relazione alla richiesta del genitore della giovane alunna, che evidenzia tra l'altro formalismi che mal si adattano a casi straordinari come quello riportato.
(4-05803)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Gkn è una multinazionale britannica che realizza componentistica per i settori automobilistico e aerospaziale; nel 2018 presentava un fatturato di 4,8 miliardi di sterline con 29.000 dipendenti e 54 stabilimenti nel mondo; nello stesso anno l'azienda è stata acquisita dal fondo finanziario Melrose, con l'obiettivo dichiarato di una ristrutturazione aziendale su scala internazionale;

   in Italia lo stabilimento Gkn Driveline spa di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, produce semiassi per diverse case automobilistiche e occupa circa quattrocentoventi dipendenti fissi, più venti dipendenti in contratto di staff leasing;

   nel corso del 2019 l'azienda è stata interessata da una vertenza sindacale a causa dell'intenzione di procedere a decine di esuberi; il 14 febbraio 2020, un incontro fra i vertici aziendali, la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) aziendale, i rappresentati del comune di Campi Bisenzio, della Fiom e di Confindustria Firenze, si è concluso con la sottoscrizione di un accordo che impegnava l'azienda a: garantire i livelli occupazionali; utilizzare lo staff leasing solo dopo un accordo con le Rsu, assorbire la manodopera in staff leasing presso l'azienda a tempo indeterminato con diritto di precedenza;

   a causa dell'emergenza Covid-19, l'azienda ha sospeso le attività dal 16 marzo 2020 e ha attivato gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione guadagni ordinaria Cigo e trattamento di integrazione salariale Tis) per i lavoratori; per i venti dipendenti in staff leasing invece, l'azienda ha inviato il 26 marzo la disdetta del contratto commerciale con Apl Umana Spa, dandone convocazione solo tramite mail senza aggiornare il tavolo regionale né convocando la Rsu; in questo modo i venti lavoratori il 26 maggio 2020 torneranno nella disponibilità dell'agenzia interinale, poiché le norme emanate dal Governo sulla sospensione dei licenziamenti non valgono per l'interruzione dei rapporti di staff leasing;

   il mantenimento del posto di lavoro presso l'agenzia interinale è soltanto formale e temporaneo, poiché data la crisi dovuta all'emergenza si troveranno nella concreta impossibilità di ritrovare un impiego nel settore dal quale sono stati espulsi;

   la decisione di Gkn risulta in contrasto con quanto stabilito dall'accordo sopra citato e desta preoccupazione sulle prospettive dello stabilimento e sul destino di tutti gli oltre 400 lavoratori, anche in vista della ripresa delle attività dopo la chiusura –:

   quali iniziative intenda adottare per estendere la sospensione dei licenziamenti alla disdetta dei contratti di staff leasing, nonché per salvaguardare la tenuta occupazionale dello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio e di tutto il comparto automotive dell'industria italiana, duramente colpito dall'emergenza Covid-19.
(5-04025)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista diffusa il 19 maggio 2020 dal network Nos, il Ministro olandese dell'agricoltura, Carola Schouten, ha parlato dei focolai di Covid-19 individuati in quattro allevamenti di visoni del Paese, affermando, sulla base di un'indagine condotta da esperti, che «è plausibile che un visone abbia infettato i dipendenti di una azienda». Tale conclusione è stata ribadita nella comunicazione ufficiale trasmessa al Parlamento. Se confermato, quello rilevato in un allevamento di visioni sarebbe il primo caso di passaggio del virus dall'animale all'uomo;

   mentre vari Stati europei – tra cui la stessa Olanda, il Regno Unito, l'Austria, la Slovenia, la Croazia, la Bosnia ed Erzegovina, alcune regioni del Belgio e la Germania – hanno con diverse scadenze temporali legiferato per vietare o limitare l'allevamento di animali «da pelliccia», in Italia la legge consente di allevare oltre 200.000 visoni ogni anno nelle ultime strutture attive, dove questi animali, selvatici e territoriali, vivono ammassati in pessime condizioni igieniche, continuamente a contatto tra loro e con gli operatori dello stabilimento;

   si tratta, com'è evidente, di condizioni assai simili a quelle dei famigerati «wet market» dell'Estremo Oriente, da cui, secondo i più recenti studi, sarebbe partita la diffusione della pandemia di Covid-19. Nel caso olandese le autorità sanitarie hanno rilevato la presenza del virus nell'aria e sul terreno all'interno degli stabilimenti;

   è fondamentale ricordare che le sofferenze inflitte agli animali non hanno alcuna giustificazione etica, a maggior ragione se servono ad alimentare un'industria voluttuaria e palesemente in declino. Non è nemmeno pensabile, ad avviso dell'interrogante, che, ogni anno, centinaia di migliaia di animali soffrano e vengano uccisi per essere trasformati in capi d'abbigliamento che nessuna persona di buonsenso e buongusto acquisterebbe mai –:

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per chiudere le 13 strutture italiane tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Abruzzo, dove sono ancora allevati visoni o quantomeno avviare approfonditi accertamenti e promuovere una normativa che vieti l'allevamento e il commercio di animali per la produzione di pellicce.
(4-05801)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, D'ORSO, MARTINCIGLIO, GIARRIZZO, CHIAZZESE, CASA e LICATINI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è un Paese contraddistinto da un'organizzazione spaziale policentrica, caratterizzata da una rete di centri urbani, città medie, comuni estremamente fitta e differenziata;

   in questo quadro le «aree interne» sono quei territori caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva) e da una disponibilità elevata d'importanti risorse ambientali (risorse idriche, paesaggi naturali) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, musei);

   in Italia, le aree interne rappresentano il 53 per cento dei comuni, ospitano il 23 per cento della popolazione e occupano una porzione del territorio che supera il 60 per cento della superficie nazionale;

   una quota rilevante delle aree interne ha subìto, dal secondo dopoguerra a oggi, un processo di marginalizzazione caratterizzato dal calo della popolazione, dalla riduzione dell'occupazione e da una diminuzione nell'offerta locale di servizi pubblici e privati;

   dal 2012 è stata avviata la costruzione di una Strategia nazionale per lo sviluppo delle Aree interne che ha il duplice obiettivo di adeguare la quantità e qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità e di promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree;

   con riferimento alla regione siciliana, il ciclo di programmazione 2014/2020 assegna un ruolo centrale allo sviluppo locale e alle politiche territoriali nel cui rispetto il Po Fesr 2014-2020 della regione ha incluso, tra le sue opzioni strategiche, la Strategia nazionale per le aree interne, una strategia specificatamente dedicata a quelle aree dell'isola che si caratterizzano per un elevato grado di marginalità e svantaggio;

   le cinque aree interne siciliane sono le seguenti: Terre Sicane, Calatino, Nebrodi, Madonie, Simeto Etna; le suddette aree aggregano comuni definiti intermedi, periferici e ultra periferici per la loro elevata distanza dai centri erogatori di servizi, sulla base della classificazione operata dal Comitato tecnico nazionale aree interne;

   ad avviso dell'interrogante, nell'individuazione dei comuni rientranti nelle aree interne sopra menzionate, sono stati esclusi i comuni che, per le loro peculiari caratteristiche come la distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali e la difficoltà nel raggiungimento degli stessi a causa delle condizioni delle strade siciliane e per il fatto di essere zone economicamente depresse, potrebbero essere inserite in una nuova area interna. In particolare, si tratta di comuni più prossimi ai Monti Sicani tra cui rientrano Palazzo Adriano, Prizzi, Chiusa Sclafani, Bisacquino, Giuliana, Campofiorito, Corleone, Contessa Entellina, Roccamena, Lercada Friddi, Alia Roccopalumba, Vicari, Castronovo Di Sicilia, San Giovanni Gemini, Cammarata, Campofelice di Fitalia, Mezzojuso, Ciminna, Baucina, Villafrati, Godrano, Cefala Diana, Marineo, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gena, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Camporeale;

   va tenuto conto che le aree sopra segnalate presentano difficoltà nel garantire i diritti di «cittadinanza» dei loro residenti, oltre ad elevate criticità di carattere territoriale (dissesto idrogeologico) e demografico (spopolamento);

   l'articolo 243 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha incrementato il fondo di sostegno alle attività economiche nelle aree interne di cui all'articolo 1, comma 65-ter, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, rispettivamente di euro 60 milioni per l'anno 2020, 30 milioni per l'anno 2021 e di 30 milioni per l'anno 2022 al fine di consentire ai comuni presenti nelle aree interne di far fronte alle maggiori necessità di sostegno del settore artigianale e commerciale conseguenti al manifestarsi dell'epidemia da Covid-19 –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza per procedere all'individuazione di una nuova area interna nella regione siciliana comprensiva dei comuni sopra elencati al fine di attuare anche in queste zone azioni finalizzate all'innalzamento quantitativo e qualitativo dei servizi essenziali ed innescare nuovi percorsi di crescita e di sviluppo.
(4-05796)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI, FERRO, LUCA DE CARLO, ZUCCONI e MANTOVANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sono drammatiche le ricadute economiche dell'emergenza sanitaria da Covid-19 in ogni settore del tessuto produttivo nazionale;

   in particolare, uno dei comparti maggiormente colpiti dalla crisi, a rischio di estinzione definitiva secondo il Financial Times, è quello del «cibo di strada», il cosiddetto street food, rappresentato da 25 mila operatori — cuochi, chef, pizzaioli, artigiani e professionisti del gusto — che da anni portano nelle piazze italiane l'eccellenza del made in Italy, accostandola a un'idea di comunità e di sano intrattenimento all'aria aperta; operatori che da marzo 2020 ad oggi hanno perso quasi 800 milioni di euro, oltre all'ulteriore danno di milioni di euro di merce invenduta, prossima alla scadenza e gli incassi degli ultimi mesi quasi azzerati;

   si tratta di operatori che rientrano nella categoria degli ambulanti, ma con la peculiarità di essere stagionali e di lavorare solo all'interno di manifestazioni programmate, come il «Festival internazionale dello street food», previsto in 100 piazze italiane con oltre 600 operatori a rotazione; è necessario scongiurare la chiusura di questo settore, che può conoscere in una nazione squisitamente mediterranea la sua consacrazione: la perdita di posti di lavoro e il fallimento di tante piccole imprese della ristorazione produrrebbero un rallentamento nello sviluppo di questa novità del cibo di strada di qualità che è cresciuto a dismisura in pochi anni –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la sopravvivenza del settore del cibo da strada, attivando contributi a fondo perduto per gli operatori, l'azzeramento degli oneri fiscali per l'anno in corso e misure per snellire gli adempimenti burocratici;

   se non ritenga di adottare iniziative per aiutare le eccellenze enogastronomiche italiane a ripartire, autorizzando il progetto virtuoso dell'«International street foodaway», mercato temporaneo sul cibo di strada da 7 ai 10 giorni in una o più aree delle città, attraverso la predisposizione di idonei protocolli di sicurezza e linee guida per gli operatori e gli utenti.
(4-05804)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI, PEDRAZZINI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia di COVID-19 in corso sta comportando un grande sforzo per tutto il personale sanitario e ha consentito di far emergere la grande importanza di tutti coloro che, con diversi ruoli, operano nell'ambito delle strutture e del sistema di cura;

   in particolare, è risultato particolarmente degno di nota l'apporto degli infermieri, che hanno prestato la loro attività in un contesto estremamente difficile e con ritmi estenuanti;

   gli infermieri sono professionisti sanitari responsabili dell'assistenza generale infermieristica, che è di natura tecnica, relazionale, educativa;

   nel contesto emergenziale è emersa chiaramente la necessità che il personale infermieristico sia adeguatamente formato in relazione alle circostanze, anche impreviste ed eccezionali, che possono accadere nell'ambito delle strutture e dei servizi deputati alla tutela della salute;

   un'adeguata formazione non può che includere un'esperienza sul campo e non può che essere impartita da soggetti che conoscono a fondo la realtà pratica del lavoro;

   la formazione degli infermieri, infatti, avviene in specifici corsi di laurea che prevedono l'alternanza di lezioni, seminari, studio individuale, laboratori, esercitazioni e tirocinio clinico, in relazione a specifici obiettivi formativi;

   a fronte di ciò, il decreto del Ministro dell'Università e della ricerca n. 82 del 14 maggio 2020, all'articolo 2, ha previsto la riduzione da 5 a 3 dei docenti di riferimento dei corsi di laurea in infermieristica e la possibilità, per gli atenei, di compensare tale riduzione con l'individuazione di «almeno due medici ospedalieri da indicare come personale medico di riferimento coinvolto per ogni corso di laurea in infermieristica»;

   tale ultima previsione appare in contrasto con l'opportunità, quando non la necessità, che l'attività formativa degli infermieri abbia quali punti di riferimento docenti in grado di trasmettere agli studenti nozioni realmente utili ad affrontare questo delicato lavoro –:

   se il Ministro dell'università e della ricerca abbia valutato l'opportunità e le implicazioni sul percorso formativo derivanti dalla possibilità di affidare il ruolo di docente di riferimento dei corsi di laurea in infermieristica a personale non infermieristico e se tale scelta sia stata condivisa con il Ministro della salute;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per garantire che il percorso formativo degli infermieri continui ad essere adeguato alla delicatezza del ruolo ed a fornire una preparazione utile ad addestrare personale in grado di affrontare le molteplici circostanze, anche impreviste ed eccezionali, che possono accadere nell'ambito delle strutture e dei servizi deputati alla tutela della salute.
(4-05797)