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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 16 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    in questo particolare momento storico, la circolazione di notizie non basate su fonti attendibili rappresenta un grave pericolo anche per l'incolumità dei cittadini italiani. Attraverso le piattaforme social, i canali di comunicazione telematici e i siti internet è infatti possibile diffondere in modo rapido e incontrollato diverse notizie false, che finiscono con l'avere tale risonanza da poter essere difficilmente smentite. A tal proposito, si potrebbero citare numerosi esempi, come i suggerimenti riguardo all'utilizzo di prodotti chimici per la prevenzione della diffusione del Covid-19 o farmaci non certificati né autorizzati dall'Agenzia italiana del farmaco, la circolazione di notizie false riguardo a presunte zone di bio-contenimento, la presunta correlazione tra la tecnologia 5G e i picchi di contagio e altre notizie assolutamente non attendibili;

    la possibilità di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione è un diritto sancito dall'articolo 21 della Costituzione. Tuttavia, appare evidente che la diffusione massiva di informazioni pone i cittadini in condizioni di ambiguità, accrescendo la difficoltà nel distinguere le notizie vere da quelle false e risulta altresì arduo poterne controllare gli effetti sui social network e i canali privati di comunicazione. Ne deriva che gli strumenti di prevenzione risultano spesso insufficienti, perché non in grado di coprire a 360 gradi il vasto campo delle telecomunicazioni;

    per queste ragioni, oltre a interventi mirati alla verifica delle notizie e al contrasto alla diffusione delle fake news, è necessario programmare misure per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza nel recepimento delle informazioni, investendo sul potenziamento della cosiddetta media literacy l'educazione all'utilizzo dei media di comunicazione di massa, e assegnando un ruolo preminente alla scuola. La costruzione di competenze di media literacy richiede approcci trasversali e multidisciplinari nonché un lungo percorso di elaborazione che può essere costruito fin dalla scuola primaria e giungere a maturazione al termine della scuola secondaria di secondo grado;

    appare, pertanto, opportuno valutare la possibilità di elaborare linee-guida per la media literacy per tutte le scuole di ogni ordine e grado, affinché possano essere elaborati percorsi sistemici e individuati correttamente pre-requisiti, obiettivi, conoscenze, abilità e competenze per la corretta decodifica delle informazioni;

    l'obiettivo della scuola è quello di formare una cittadinanza consapevole, cosciente e attiva; delineare programmi per approcci educativi all'informazione rientra, dunque, pienamente nelle finalità del sistema di istruzione nazionale e può rappresentare una concreta risposta a una delle maggiori sfide del terzo millennio,

impegna il Governo:

   a promuovere iniziative per il potenziamento della media literacy nelle scuole di ogni ordine e grado;

   a definire delle linee guida per la media literacy per le scuole di ogni ordine e grado.
(7-00443) «Casa, Carbonaro, Lattanzio, Testamento, Vacca».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, «Misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria», è stato convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale 1° luglio 2019, n. 152;

   all'attenzione del Governo erano già state poste questioni rilevanti circa il già drammatico quadro assistenziale della regione Calabria con l'interpellanza n. 2-00454, presentata nella seduta n. 207 del 12 luglio 2019;

   alla data del 7 aprile 2020 in Calabria, su 14.072 tamponi effettuati, sono risultati positivi al coronavirus 833 soggetti, di cui attualmente 169 ricoverati con sintomi, 14 in terapia intensiva, 550 in isolamento domiciliare, 40 dimessi e 60 deceduti;

   nonostante il numero attualmente limitato dei contagi, non si può ancora escludere che la diffusione del Covid-19 possa raggiungere livelli critici per la tenuta del servizio sanitario regionale calabrese;

   durante la diretta televisiva del noto programma «Non è l'Arena» del 29 marzo 2020 il commissario straordinario per la sanità calabrese generale dottor Saverio Cotticelli ha rilevato che il decreto del capo del dipartimento della protezione civile del 27 febbraio 2020 ha individuato quale soggetto attuatore la regione Calabria per la gestione dell'emergenza Covid-19;

   lo stesso commissario ad acta, nella trasmissione di cui sopra, ha pubblicamente affermato di non avere prodotto alcun decreto commissariale relativo al contrasto all'emergenza Covid-19, in quanto ritiene tale incombenza propria del soggetto attuatore;

   ad aggravare ulteriormente la situazione nella provincia di Reggio Calabria, la commissione straordinaria dell'Asp nominata dal prefetto di Reggio Calabria il 12 marzo 2019, con deliberazione n. 147 del 16 marzo 2020, ha disposto che per tutto il periodo di vigenza dell'emergenza sanitaria potranno essere sottoscritti atti anche disgiuntamente da un solo commissario e che le comunicazioni tra i componenti della direzione strategica potranno avvenire anche in modalità telematica a distanza, concedendosi così la possibilità di non presidiare fisicamente il posto di comando dell'Asp;

   la situazione generale sopra delineata, ad avviso degli interpellanti, evidenzia, a diversi livelli, un grave vuoto di potere nella gestione della emergenza sanitaria in Calabria, con il rischio ulteriore che le organizzazioni mafiose possano facilmente approfittarne per trasformare la crisi in opportunità di malaffare;

   a seguito dei decreti del commissario ad acta n. 57 del 26 febbraio 2020 e n. 65 del 10 marzo 2020 è stato approvato il «Programma operativo 2019/2021», lasciando sostanzialmente invariata, rispetto al precedente, la riorganizzazione della rete ospedaliera e della rete territoriale, che oggi, inoltre, ad avviso degli interpellanti, risultano del tutto inadeguate a contrastare l'intervenuta emergenza sanitaria da Covid-19;

   da più parti, sociali e istituzionali si denuncia la mancanza di dispositivi di protezione del personale;

   i vincoli imposti dal piano di rientro non consentono la realizzazione di rapide misure di contrasto fondamentali per gestire l'emergenza, tra le quali, in via prioritaria, l'urgente reclutamento di personale sanitario;

   l'attivazione della clausola di salvaguardia del patto di stabilità e crescita (Psc) permette ora di spendere in deroga al patto stesso –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza volte a ridefinire la linea di comando per la gestione dell'emergenza nella regione Calabria e a reclutare immediatamente il personale sanitario occorrente, anche superando in via definitiva — nella fattispecie con opportune iniziative di carattere normativo atte a garantire, nel rispetto del secondo comma dell'articolo 120 della Costituzione, la fondamentale tutela del diritto alla salute nelle regioni obbligate a restrizioni circa la spesa sanitaria a causa del rientro dal disavanzo nello specifico settore — oppure sospendendo in via temporanea il regime del piano di rientro dal disavanzo nel settore sanitario, pure per le altre regioni al medesimo sottoposte;

   quali altre iniziative intenda adottare per far fronte alla improvvisa pandemia al fine di scongiurare uno scenario prevedibilmente drammatico sulla base delle esperienze di altre regioni.
(2-00744) «Nesci, Sarli, Sapia, D'Ippolito, Lapia, Nappi, Menga, Massimo Enrico Baroni, Ianaro, D'Arrando».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Servizio sanitario nazionale è stato sistematicamente smantellato con una vertiginosa diminuzione dei posti letto, con conseguenze tragiche: nel 1998 vi erano 311 mila posti letto, calati nel 2017 a 191 mila, con una diminuzione da 5,8 posti letto ogni mille abitanti nel 1998, a 3,6 nel 2017; drammatica è la progressiva privatizzazione della sanità: nel 1998 si contavano 1.381 istituti, di cui 61,3 per cento pubblici e il 38,7 per cento privati accreditati, mentre nel 2017 gli istituti erano 1.000 di cui 51,80 per cento pubblici e 48,20 per cento privati accreditati;

   in Campania, secondo gli OpenData del Ministero della salute dal 2010 al 2018 si è passati da 20.200 posti letto a 18.106, diminuendo di oltre il 10 per cento; la programmazione dei posti letto, disposta dal decreto n. 103 del 2018 del commissario ad acta per il rientro dal disavanzo sanitario della regione Campania, De Luca, indicava 545 posti letto pubblici di terapia intensiva, 316 di pneumologia, 314 di malattie infettive e tropicali; la ricognizione dei posti letto pubblici effettivi pubblicata il 17 marzo 2020 dalla regione Campania e dalla Protezione civile indicava invece 335 unità di terapia intensiva, 199 pneumologia, 192 malattie infettive e tropicali; gli OpenData ministeriali relativi al 2018 mostrano invece dati ancora diversi;

   secondo un articolo de Linkiesta del 27 marzo 2020, i posti di terapia intensiva effettivi in Campania erano solo 163, mentre la regione risulta averne indicati di più e non sono chiari i motivi per cui i dati sui pazienti affetti da Covid-19 ricoverati in terapia intensiva forniti dalla regione siano in numero maggiore;

   il servizio «Vedi Napoli» di Report Rai3 del 6 aprile 2020 ha dimostrato l'esistenza di gravissime criticità nel sistema sanitario campano;

   la regione Campania ha ricevuto diverse tende per il pre-triage al fine di creare un percorso alternativo negli ospedali, da collocare prima dell'accesso al pronto soccorso;

   all'ospedale San Giovanni Bosco queste tende sono state collocate 200 metri oltre il pronto soccorso, sul lato opposto all'interno dell'ospedale, vi sono stati messi macchinari all'interno e sono stati spesi 40 mila euro per preparare l'area: ciononostante, le tende non sono mai state utilizzate, sprecando tempo, denaro e strumentazione, oltre a potenziali infezioni che si sarebbero potute evitare;

   all'ospedale San Gennaro la tenda di pre-triage è posizionata ben oltre l'ingresso e sembrerebbe essere inutilizzata;

   all'ospedale del Mare le tende sono state utilizzate per un breve periodo per fare tamponi al personale ospedaliero, prima di essere dismesse; al personale non è stato fornito alcun dispositivo di protezione individuale adatto all'emergenza: sarebbero state fornite mascherine senza funzioni filtranti, quindi totalmente inutili, donate da una società che si occupa di abbigliamento e accessori per cucina, la quale non ha specificato che fossero destinate al personale sanitario, come è avvenuto; al personale sanitario è stato detto che questi dispositivi di protezione individuali fossero lavabili, mentre la stessa società lo ha smentito;

   la zona sud della Campania sarebbe quella più critica: le terapie intensive sarebbero tra 40 e 50; dall'articolo sopra citato si evince una chiara mancanza di tamponi, anche per il personale sanitario, il quale, nonostante casi di sospetto contagio, è costretto a continuare a lavorare, in attesa di risultati che tardano anche 10 giorni;

   è avvenuto anche che i risultati dei tamponi arrivassero quando i pazienti erano già deceduti;

   dal servizio emerge che la gran parte dei tamponi dell'area napoletana confluisce all'ospedale San Paolo dove c'è una sola macchina che non riesce a processarne oltre 70 al giorno;

   la Campania è ultima tra le regioni per il numero di tamponi effettuati pro capite;

   il bando pubblico di So.Re.Sa., società strumentale della regione Campania, per l'analisi dei tamponi, durato meno di 22 ore, sarebbe oggetto di indagine giudiziaria;

   in Campania vi sono numerosi ospedali dismessi che potrebbero essere reimpiegati per ospitare pazienti positivi in quarantena, degenza, terapia sub-intensiva e intensiva, con evidenti risparmi di spesa pubblica;

   dopo la diffusione dei virus aviaria e Sars, come richiesto dall'Oms, gli Stati si sarebbero dovuti dotare di piani dedicati al contrasto e al contenimento di pandemie, da aggiornare periodicamente, che sarebbero stati utili per fronteggiare anche l'attuale crisi, tramite la creazione di accessi diversificati presso le strutture ospedaliere, dotazione di DPI, creazione di scorte, tamponi e diagnostica rapida: si rileva che il piano della Campania in materia risale al 2006 –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, per quanto di competenza, per garantire la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi medici nei presidi ospedalieri campani, nonché per supportare il sistema sanitario campano nell'incrementare il numero di tamponi processati quotidianamente;

   se si intendano inviare ispettori del Ministero della salute al fine di verificare, per quanto di competenza, le situazioni descritte in premessa nei presidi ospedalieri;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza, anche mediante l'invio di ispettori, per procedere a una verifica della regolarità della gestione amministrativo-contabile delle strutture sanitarie sopra citate, in relazione all'acquisto di beni e servizi legati all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   se si intendano chiarire, per quanto di competenza, i motivi della discordanza tra i dati dei posti letto di terapia intensiva, pneumologia e malattie infettive e tropicali effettivi sopraindicati e quelli comunicati dalla regione Campania.
(2-00745) «Di Lauro, Nappi, Sarli, Villani».

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 è stato istituito un Comitato di esperti in materia economica e sociale ed è stato stabilito che a presiedere il Comitato sarà il dottor Vittorio Colao; il Comitato avrà il compito di elaborare e proporre al Presidente del Consiglio dei ministri misure necessarie per fronteggiare l'emergenza epidemiologica Covid-19, nonché per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, anche attraverso l'individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell'emergenza;

   nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra menzionato, all'articolo 2, tra i compiti del presidente del Comitato si evince, al comma 1, lettera c), che lo stesso, cura i rapporti con gli organi istituzionali interessati all'attività del Comitato, e, alla lettera e), che ha facoltà di promuovere audizioni, anche con l'utilizzo di strumenti telematici, sulle materie di competenza del comitato;

   all'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si definisce l'organizzazione dei lavori del Comitato, tra i quali vi è il compito di riferire costantemente al Presidente del Consiglio dei ministri, anche inviando relazioni periodiche aventi ad oggetto l'esito dei suoi lavori e le proposte formulate, ma in nessuno dei punti contenuti all'articolo 3 si descrive quali debbano essere i rapporti del comitato con il Parlamento;

   tra i compiti del Comitato appare evidente quello di suggerire la riorganizzazione degli spostamenti, di suggerire la regolamentazione e le modalità di utilizzo dei mezzi pubblici, di suggerire nuovi modelli e forme di trasporto pubblico e privato senza che in questa fase risultino in alcun modo coinvolte le commissioni parlamentari competenti;

   ad avviso dell'interrogante le proposte, per la ricostruzione economica nazionale più importante dal secondo dopoguerra, devono arrivare prioritariamente dal Parlamento e dalle commissioni parlamentari, tramite indispensabili confronti serrati e audizioni continue con i massimi esperti nei settori di pertinenza delle commissioni parlamentari;

   nell'emergenza che si sta vivendo a causa del Covid-19 si è dovuto operare tempestivamente e scrupolosamente per legge in stato di necessità; di conseguenza le regole democratiche e costituzionali devono essere saldamente mantenute ed esercitate con rigore, perseguendo la trasparenza tra le istituzioni e con i cittadini –:

   se il Governo ritenga adeguati i compiti del presidente del Comitato dottor Vittorio Colao, se non ritenga che i membri dello stesso debbano essere integrati con ulteriori personalità individuate dalle opposizioni e se non ritenga che, sin da questa fase, sia necessario prevedere adeguati meccanismi di informazione e di coinvolgimento delle competenti commissioni parlamentari.
(3-01463)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, MASCHIO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, TRANCASSINI, DONZELLI e FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e 9 marzo 2020 è stata prevista l'estensione, all'intero territorio nazionale, del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero per motivi di salute: limitazione da ultimo prorogata fino al 3 maggio 2020; i citati provvedimenti hanno espressamente consentito l'apertura dei luoghi di culto, a condizione che i responsabili adottino misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, in particolare tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di un metro;

   il sito del Ministero dell'interno, nella pagina dedicata alle precisazioni relative alle suindicate misure restrittive, prevede espressamente che l'accesso ai luoghi di culto è consentito, purché si evitino assembramenti e si assicuri tra i frequentatori la distanza non inferiore a un metro. È possibile raggiungere il luogo di culto più vicino a casa, intendendo tale spostamento, per quanto possibile, nelle prossimità della propria abitazione. Possono essere altresì raggiunti i luoghi di culto in occasione degli spostamenti comunque consentiti, cioè quelli determinati da comprovate esigenze lavorative o da necessità, e che si trovino lungo il percorso già previsto, in modo che, in caso di controllo da parte delle forze dell'ordine, si possa esibire o rendere la prevista autodichiarazione;

   da notizie recentemente apprese, risulta all'interrogante che alcuni cittadini — in più occasioni e ambiti territoriali differenti — sarebbero stati invitati dalle forze di polizia, all'atto di un controllo posto in essere per il rispetto delle misure, a far ritorno presso la propria abitazione, in quanto lo spostamento dal domicilio verso il luogo di culto non sarebbe incluso tra quelli consentiti dalla normativa suindicata;

   tale singolare interpretazione, oltre che in contrasto con la normativa suindicata, appare all'interrogante lesiva di un diritto costituzionalmente garantito, neppure compresso dalla normativa emergenziale in questione e le differenti interpretazioni delle singole forze di polizia, in parti diverse del territorio nazionale, appaiono, altresì, lesive del principio di uguaglianza;

   appare necessaria l'emanazione di una circolare, indirizzata a tutti i corpi di polizia, nonché ai prefetti e ai sindaci, al fine di evitare che tali episodi abbiano a ripetersi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire, sull'intero territorio nazionale, l'esercizio individuale della libertà di culto, se del caso, anche con l'emanazione di una circolare esplicativa indirizzata a tutti i soggetti istituzionali interessati.
(4-05243)


   LUCASELLI, ZUCCONI, GALANTINO, CIABURRO, BUTTI, CARETTA, FERRO, MANTOVANI e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «Cura Italia» ha istituito una nuova cassa integrazione in deroga a favore datori di lavoro del settore privato «per i quali non trovino applicazione le tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione di orario, in costanza di rapporto di lavoro»;

   in particolare, l'articolo 22 del citato decreto-legge ha previsto la possibilità di concedere la cassa integrazione in deroga per la sospensione o la riduzione dell'orario di lavoro in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   il trattamento è concesso dalle regioni e dalle province autonome, previo accordo con le «organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale per i datori di lavoro», salvo che per i datori di lavoro che occupano fino a cinque dipendenti;

   tali disposizioni hanno sollevato fin da subito incertezze tra i professionisti che gestiscono gli adempimenti in materia di lavoro, poiché rischiano di risultare eccessivamente farraginose;

   in particolare, nell'ambito tecnico-procedurale è emblematica la ridondanza dell'adempimento connesso alla firma digitale: è evidente, infatti, che i professionisti all'atto della presentazione della domanda, operano all'interno del portale dei servizi per il lavoro delle proprie regioni e sono quindi già identificati;

   come denunciato dal presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, Alessi, si tratta di «una mole di deleghe e soggetti che creano solo confusione. Se un consulente è già accreditato, a che serve poi la firma digitale?», cui fa eco l'opinione di Patinella, presidente regionale dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro: «Con queste procedure, che sono tutto il contrario della semplificazione, la data del 15 aprile è impossibile da rispettare. Di questo passo i lavoratori rischiano di ricevere i soldi a fine maggio. Mi auguro di essere smentito»;

   la presentazione delle domande, peraltro, è il secondo step di una procedura che prevede poi l'approvazione da parte della regione degli elenchi, che dovranno essere inviati entro 48 ore dagli uffici stessi all'Inps, che li approverà a sua volta. Infine, i consulenti dovranno mandare nuovamente all'istituto di previdenza gli elenchi approvati dalla regione e già precedentemente inviati alla stessa Inps, che finalmente potrà erogare i fondi;

   i risvolti economico-sociali legati alla gravissima situazione in cui versa l'Italia a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19 devono ancora apparire in tutta la loro drammaticità e già oggi la cassa integrazione in deroga presenta un valore primario per fronteggiare la preoccupante crisi reddituale di lavoratori spesso privati di tutele fondamentali;

   se tale ammortizzatore sociale, come gli altri previsti dal Governo, non si tradurrà in un immediato aiuto finanziario, rischia di non produrre alcun sostegno utile;

   a fronte della situazione di straordinaria necessità e delle connesse difficoltà degli apparati amministrativi, occorre proporre modelli organizzativi alternativi che possano semplificare le procedure e assicurare un tempestivo supporto reddituale –:

   se quanto denunciato dall'Associazione nazionale consulenti del lavoro della regione Sicilia sia riscontrabile su tutto il territorio nazionale;

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per snellire l'iter di approvazione delle domande di accesso alla cassa integrazione in deroga e procedere alla conseguente liquidazione delle somme in tempi brevi sulla base della mera domanda avanzata dall'interessato, riservando, ad un momento successivo, gli eventuali controlli di merito;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare l'automatismo tra richiesta e decreto autorizzatorio nel caso di datori di lavoro al di sotto dei cinque dipendenti o datori di lavoro al di sopra della soglia dei cinque dipendenti la cui l'attività, a causa dell'emergenza sanitaria, sia stata totalmente sospesa;

   se non si ritenga di convocare immediatamente la Conferenza Stato-regioni affinché siano adottate le medesime modalità di accoglimento delle istanze in tutte le regioni.
(4-05244)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 8 e 9 marzo 2020 e successive modificazioni e integrazioni, ha previsto l'estensione all'intero perimetro nazionale del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, fatte salve le necessità lavorative o situazioni emergenziali quali lo spostamento per motivi di salute;

   con decreto del Presidente del consiglio dei ministri 10 aprile 2020, l'applicazione delle predette misure straordinarie di contenimento è stata prorogata fino al 3 maggio 2020;

   l'attuale impianto normativo permette gli spostamenti, in via del tutto eccezionale, al di fuori del proprio domicilio per comprovate ragioni di urgenza e necessità, alle quali sono assimilabili le visite mediche;

   sul portale informatico del Ministero dell'interno e tra le circolari attualmente emanate dallo stesso non risultano tuttavia definizioni chiare sul margine di libertà concesso ai cittadini negli spostamenti per necessità mediche; non sono quindi delineati i tipi di visita medica che possono rientrare tra le ragioni di «comprovata urgenza e necessità» e nemmeno se è data al cittadino la facoltà di transitare da un comune all'altro per le predette visite;

   si apprende quindi a mezzo stampa, e non solo, che alcuni cittadini sono stati multati dalle forze dell'ordine per essere usciti dal proprio domicilio per recarsi dal proprio medico di fiducia;

   è evidente che la scelta di un medico non è facilmente sostituibile quanto quella di punti vendita al pubblico, in quanto il medico di fiducia dispone di informazioni necessarie a un corretto trattamento dei propri pazienti, nonché sempre con esso l'assistito instaura un rapporto di fiducia essenziale per la somministrazione delle prestazioni sanitarie;

   sebbene la recente emergenza epidemiologica da Covid-19 abbia ristretto e di fatto «sospeso» alcune guarentigie costituzionali, l'articolo 32 della Costituzione ribadisce il diritto dei cittadini a ricevere assistenza medica, diritto fondamentale e difficilmente applicabile a «diverse velocità » come parrebbe nel caso di cittadini impossibilitati a recarsi presso il proprio medico di fiducia; è chiaro come antinomie di questo tipo rendano quanto più evidente la necessità di emanare circolari che evitino il ripetersi e il presentarsi di questi episodi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per garantire ai cittadini gli spostamenti sul territorio nazionale, anche da un comune all'altro, con il fine di visitare il proprio medico di fiducia, se del caso anche mediante l'emanazione di un'apposita circolare esplicativa indirizzata a tutti i soggetti istituzionali interessati.
(4-05248)


   MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Liguria, nel mese di dicembre 2019, è stata interessata da una forte alluvione che ha provocato ingenti danni al territorio e alle infrastrutture;

   le forti precipitazioni hanno determinato innalzamenti significativi dei livelli idrometrici dei corsi d'acqua con associate criticità diffuse su tutto il territorio regionale;

   le forti raffiche di vento, registrate fino a 145 chilometri l'ora, hanno provocato mareggiate intense sulle coste, rivi esondati e frane che hanno costretto decine di famiglie a lasciare le loro abitazioni soprattutto nella zona del Ponente: in Valle Armea, nell'imperiese, il corso d'acqua Armea è esondato nella zona di Ponte Savio, mentre a Sanremo ha raggiunto il livello massimo; i comuni di Taggia e Badalucco sono rimasti isolati per ore e nel comune di Ceriana si sono registrati danni ingenti alle abitazioni e ai collegamenti;

   l'alluvione registrata nel mese di dicembre 2019 si è abbattuta su un territorio – quello ligure – già colpito dalla pioggia incessante del 23 e 24 novembre 2019 che ha provocato numerose frane con conseguente interruzione dei collegamenti e delle strade in tutta la regione, lasciando isolate centinaia di persone;

   al verificarsi di emergenze ambientali derivanti da avversità atmosferiche di qualsiasi natura, quali fenomeni alluvionali, con conseguenti movimenti franosi o dissesti idrogeologici, trombe d'aria ed eccezionali ondate di maltempo, la normativa vigente prevede l'attivazione di mezzi di intervento;

   nello specifico, l'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018 prevede che il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, formulata anche su richiesta del presidente della regione interessata e comunque acquisitane l'intesa, delibera lo stato d'emergenza, fissandone la durata e determinandone l'estensione territoriale, con specifico riferimento alla natura e alla qualità degli eventi e disponendo in ordine all'esercizio del potere di ordinanza;

   l'articolo citato specifica, altresì, che la delibera individua le risorse finanziarie destinate ai primi interventi di emergenza nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi fabbisogni –:

   se il Governo intenda deliberare tempestivamente lo stato di emergenza e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di destinare ai comuni liguri maggiormente colpiti dal fenomeno alluvionale le risorse necessarie per fare fronte ai danni subiti;

   se il Governo non intenda istituire un tavolo di confronto permanente per la Liguria nell'ambito del quale discutere un serio piano di investimenti per la messa in sicurezza del territorio.
(4-05249)


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza da Covid-19 ha avuto notevole impatto anche sulla normale gestione del condominio;

   di conseguenza, è sostanzialmente bloccata l'attività delle assemblee, dal momento che, allo stato attuale, le norme non ne consentono lo svolgimento a distanza, e l'amministratore di condominio ha subito forti limitazioni nella sua attività, già a seguito dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020;

   lo stesso accesso all'attività di amministratore condominiale, nonché la possibilità per gli amministratori stessi in attività di adempiere compiutamente agli obblighi di aggiornamento, sono bloccati per l'impossibilità di sostenere esami in sede, come previsto dall'articolo 5 del decreto ministeriale 13 agosto 2014, n. 140;

   per molte altre attività collettive, quali assemblee di associazioni e società, il decreto cosiddetto «Cura Italia» ha previsto modalità di svolgimento e partecipazione a distanza (on-line o tramite il voto per corrispondenza);

   per gli esami di maturità, nonché per le sedute di laurea ed altre attività di didattica, è prevista la possibilità di tenere verifiche e discussioni a distanza –:

   quali siano, allo stato attuale, gli intendimenti del Governo rispetto alla possibilità di adottare iniziative normative in questo settore, in particolare in relazione alla presentazione dei rendiconti condominiali e all'auto-validazione mediante apposita certificazione, introducendo norme ad hoc per i debiti dei condòmini e del condominio verso i fornitori e per lo snellimento delle procedure di recupero del credito, nonché per l'incentivazione della partecipazione a distanza e delle deleghe a partecipare all'assemblea condominiale, con eliminazione di ogni limite, per tutta la durata dell'emergenza al fine di evitare assembramenti;

   se il Governo intenda valutare l'adozione di iniziative normative per conferire poteri eccezionali all'amministratore condominiale in relazione alla gestione ordinaria, che sostituiscano quelli assembleari in relazione all'approvazione dei preventivi di bilancio per tutta la fase dell'emergenza, al fine di garantire la migliore gestione delle parti comuni di un edificio.
(4-05253)


   CENTEMERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2012 è stato sottoscritto il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes – European Stability Mechanism), in una versione diversa che superava quella sottoscritta l'11 luglio 2011, contrariamente a quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri in conferenza stampa unificata il 10 aprile 2020;

   l'Italia, quale Stato membro firmatario, ha sottoscritto il capitale del Meccanismo europeo di stabilità per un importo di 125,3 miliardi di euro, versandone oltre 14 miliardi;

   tuttavia, la possibilità di usufruire del suddetto contributo, al fine di contrastare l'attuale situazione di emergenza derivante dalla pandemia di Covid-19, è vincolata all'attivazione del Mes; sembrerebbe, cioè, che, se l'Italia non utilizzerà il Fondo «salva-Stati», i 14 miliardi di euro versati saranno irrecuperabili;

   l'esito della riunione dell'Eurogruppo tenutasi in data 9 aprile 2020 esclude sostanzialmente l'utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità senza il rispetto delle condizionalità per gli aiuti economici, fatte salve solo le spese sanitarie;

   partita chiusa sembra, peraltro, l'ipotesi di emissione di buoni del Tesoro comunitari per il finanziamento dell'economia degli Stati membri nell'attuale periodo di emergenza;

   all'appuntamento del prossimo Eurogruppo previsto per il 23 aprile 2020 non è ancora chiara la posizione che il Governo intende portare avanti, con una parte della sua compagine che appoggia l'attivazione del Mes e un'altra che, invece, continua a dichiarare che non vi farà ricorso –:

   se il Governo non ritenga doveroso far luce sui propri intendimenti e, in particolare, se e in che termini intenda recuperare i 14 miliardi di euro citati in premessa per una immediata e concreta iniezione di liquidità alle imprese italiane senza il ricorso obbligatorio al Mes.
(4-05257)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione italiana degli editori di giornali (Fieg) ha recentemente chiesto all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) un provvedimento urgente contro la diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma «Telegram», a seguito di un incremento del traffico digitale;

   la Fieg, in particolare, sta monitorando dieci canali della piattaforma dedicati alla diffusione illecita dei giornali: gli utenti sarebbero complessivamente 580 mila (+46 per cento di iscritti negli ultimi tre mesi), mentre l'incremento delle testate diffuse è stato dell'88 per cento;

   la stima delle perdite parlerebbe di 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro l'anno. Pertanto, la Fieg chiede un intervento deciso dell'Autorità per fermare il consolidamento di una pratica illecita e a salvaguardia del lavoro dei giornalisti e degli investimenti di editori e proprietari di testate giornalistiche, nonché a tutela di tutta la filiera produttiva costituita da poligrafici, distributori ed edicolanti –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, in relazione alla tematica esposta in premessa.
(4-05258)


   ERMELLINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a settembre 2019, sia la Global Preparedness Monitoring Board che la Johns Hopkins University producono due studi dedicati al pericolo e all'impatto sul mondo di una pandemia derivante da un agente patogeno che colpisce le vie respiratorie;

   il 4 gennaio 2020 il sito agcnews.eu pubblica a firma di Maddalena Ingrao la notizia, da fonti cinesi di Hong Kong, di casi di polmonite virale simili alla Sars;

   il 9 gennaio 2020, in un documento a firma del dottor Francesco Paolo Maraglino, in qualità di direttore dell'ufficio 5 – prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale del Ministero della salute, si legge: «Il 31 dicembre 2019, l'Ufficio paese dell'OMS in Cina è stato informato che erano stati individuati casi di polmonite di eziologia sconosciuta nella città di Wuhan, provincia di Hubei, Cina. Al 3 gennaio 2020, sono stati segnalati all'Organizzazione mondiale della sanità 44 pazienti [...] Secondo le informazioni diffuse dai media, il 1° gennaio 2020 è stato chiuso il mercato interessato di Wuhan per disinfezione e sanificazione ambientale»;

   nei giorni 13, 17, 20 e 23 gennaio 2020, ancora a firma del dirigente suddetto, vengono resi altri aggiornamenti che segnalano il diffondersi del virus al di fuori dei confini cinesi (Giappone e Corea del Sud);

   in data 6 marzo 2020, sulle pagine di un blog a diffusione nazionale viene riportata la notizia che nei giorni dal 16 al 20 gennaio 2020 presso la Fiera di Rimini (al «Sigep», fiera alimentare internazionale) è presente uno stand di Wuhan e centinaia di buyer della stessa città. All'evento partecipano complessivamente oltre 100 mila persone. A quanto risulta all'interrogante, nel padiglione B3 vi sono anche stand di Codogno e delle province di Bergamo e Brescia;

   il 23 gennaio il Governo cinese blocca ogni accesso a Wuhan;

   il 27 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità diffonde le linee guida per la gestione dei voli civili e il 30 gennaio un nuovo rapporto innalza ulteriormente il livello di allarme a causa del timore di pandemia globale; in Italia il Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 dichiara lo stato di emergenza, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° febbraio 2020;

   nella «Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2019» a opera del comparto intelligence italiano, e negli «Highlight» della suddetta «Relazione», inviata ai membri del Parlamento accompagnata da una lettera a firma del direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) Gennaro Vecchione il 29 febbraio 2020, non vi è alcuna menzione della grave pandemia in atto;

   fonti giornalistiche nazionali, a partire dal 19 marzo 2020, rilanciano un articolo di Fox News secondo cui un «esperto di sicurezza che fa base a Roma» sostiene che «rapporti di intelligence allertarono il governo [italiano] della potenziale pandemia pochi giorni dopo che questa si infiltrò in Cina alla fine dello scorso anno. Ma passarono settimane prima che qualsiasi azione seria venisse presa a Roma»;

   a parere dell'interrogante, la predetta relazione avrebbe ben potuto costituire un valido supporto se avesse presentato delle valutazioni predittive, mentre al contrario il documento risulta in sostanza per l'interrogante inutile e al limite del provocatorio, e v'è da chiedersi se ciò non sia dovuto a condotta negligente, imperita o colpevole –:

   se al Presidente del Consiglio dei ministri, in qualità di autorità di direzione e vigilanza per i servizi d'informazione e sicurezza, risulti per quali motivazioni la relazione e gli «highlights» di cui in premessa fossero privi di qualsivoglia riferimento al rischio pandemico;

   se corrisponda al vero che l'intelligence americana avesse informato quella italiana;

   quali siano le ragioni del mancato rilievo della notevole presenza di persone provenienti da Wuhan alla Fiera di Rimini proprio nei giorni della chiusura della medesima regione da parte del Governo cinese.
(4-05259)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIANCHI. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea presenterà una nuova bozza di accordo Mff (Multiannual financial framework) a fine mese, per provare ad avere un accordo al Consiglio europeo di giugno 2020. Qualora non venga raggiunto, sarebbe auspicabile l'estensione di un anno dell'attuale quadro finanziario pluriennale (Qpf) sino ad accordo raggiunto, secondo le normali procedure previste dai trattati, e, in subordine, pervenire a una formula di estensione annuale con cambiamenti rispetto alla ripartizione attuale per affrontare l'emergenza;

   la crisi da coronavirus coincide, quindi, con il momento di transizione tra la programmazione 2014-2020 e quella 2021-2027. È facile prevedere che la situazione che si sta vivendo amplificherà ulteriormente la crisi del sistema che storicamente caratterizza la fase di passaggio tra un programma da concludere e uno che va a iniziare. Di conseguenza, le amministrazioni non potranno preparare il nuovo periodo di programmazione, dovendosi già concentrare sul recupero del tempo perduto, anche a fronte di proroghe. Nel corso del 2020, e ragionevolmente anche del 2021, le autorità di gestione saranno peraltro impegnate nel finanziamento dei progetti straordinari dedicati alla risposta all'emergenza;

   la crisi dovuta al coronavirus porterà a una recessione economica che colpirà, in particolar modo, molti dei territori marginali o periferici dell'Unione europea che si erano ripresi solo in parte dalla crisi finanziaria del 2007-2008: bisogna dunque pensare a come rilanciare gli investimenti e sostenere la ripresa, in particolare in chiave di sviluppo sostenibile. Al di là delle disposizioni emergenziali, le iniezioni di risorse e liquidità rischiano di raggiungere in maniera asimmetrica i territori: è molto probabile che tali risorse raggiungano solo in minor misura le autorità regionali e locali, le piccole imprese e gli attori del terzo settore e ciò non potrà non impattare sulla coesione economica e sociale dell'intera Unione;

   soprattutto sarebbe opportuno cogliere l'opportunità della proposta di regolamento presentata dalla Commissione, volta a modificare i regolamenti (Ue) n. 1303 del 2013 e (Ue) n. 1301 del 2013, per quanto riguarda misure specifiche atte a offrire flessibilità eccezionale nell'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta alla pandemia di Covid-19 (COM(2020) 138 final) –:

   se sia a conoscenza della situazione e se non intenda adottare iniziative, nelle competenti sedi europee, affinché si provveda al semplice prolungamento dell'attuale periodo di programmazione con il rifinanziamento degli attuali programmi e la riprogrammazione degli stessi per adeguarli all'emergenza, evitando il rallentamento degli investimenti supportati dai fondi strutturali che si realizza puntualmente nella fase di transizione tra i cicli di programmazione, che così aggiornati potrebbero continuare a utilizzare tutti i dispositivi amministrativi esistenti in materia di fondi strutturali e di investimento europei (Sie), sfruttando le strutture di governance e gestione già esistenti.
(4-05242)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2020 sarà convocata l'assemblea dei soci della Banca di Asti (ex Cassa di Risparmio di Asti) per il rinnovo degli organi statutari (consiglio di amministrazione e presidente);

   il socio di maggioranza relativa è la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti; purtroppo, da molti anni a questa parte la Fondazione e di conseguenza la Banca di Asti, ad avviso dell'interrogante sono terreno di rigida lottizzazione partitica in cui il Centro-destra la fa da padrone, in un contesto di occupazione di poltrone dettato da un ristretto giro di persone;

   in data 3 aprile 2020, con il «bando» ancora aperto, curato dalla Fondazione, per la ricezione dei curriculum dei possibili candidati, è uscito l'articolo online del periodico Lo Spiffero, in cui si prospetta la scelta del presidente nella figura di Giorgio Galvagno, che prevarrebbe su Ercole Zuccaro;

   l'articolo continua narrando come l'attuale sindaco della città di Asti Maurizio Rasero (già vicepresidente della Banca di Asti) avrebbe «piazzato» un suo fedele seguace tal Stefano Sesia (già mandatario di Rasero quando si candidò a sindaco, nonché finanziatore della sua campagna elettorale) prima come membro del collegio sindacale della Fondazione, poi come presidente della società Pitagora spa (gruppo Banca di Asti) ed ancora come presidente del collegio sindacale della Banca di Asti. Inoltre, vorrebbe sistemare nel consiglio di amministrazione della Banca di Asti tal Leonardo Falduto, già consulente del comune di Asti;

   se tali indiscrezioni fossero fondate, sarebbe evidente la gravità di tale situazione con quelle che all'interrogante paiono ingerenze indebite, conflitti di interesse e mercimonio di incarichi; e ancora, in un periodo in cui, anche a livello bancario, dovrebbero essere premiate persone con specifiche competenze di settore (laurea nel settore bancario, master e altro), se le previsioni (riportate anche dal quotidiano La Stampa) fossero corrette, questo «sistema» proporrebbe l'alternativa tra due persone Giorgio Gavagno ed Ercole Zuccaro, il primo già professore di educazione fisica e gravato in passato da sentenza penale patteggiata per abuso d'ufficio, omissione in atti di ufficio, falso ideologico, favoreggiamento personale ed altro, il secondo agronomo;

   si tenga altresì presente che l'attuale presidente Aldo Pia e l'amministratore delegato e direttore generale Carlo Demartini, sono destinatari di notifica ex articolo 415-bis c.p.p. per il reato di false comunicazioni sociali;

   ove quanto sopra espresso corrisponda al vero, ci si troverebbe di fronte a quella che appare all'interrogante una vera e propria manipolazione e ingerenza indebita nelle nomine del consiglio di amministrazione di un istituto bancario;

   non è ammissibile la nomina a presidente di soggetti, a giudizio dell'interrogante, senza alcuna competenza specifica –:

   se, nell'ambito delle specifiche competenze del Ministero dell'economia e delle finanze in materia di vigilanza sulle fondazioni bancarie, si intenda richiedere l'acquisizione di tutti i curriculum presentati alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti;

   se vi siano state o si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e nel rispetto della reciproca autonomia, per mettere al corrente la Banca d'Italia della situazione.
(3-01461)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dalla stampa nazionale, dal quotidiano «Il Sole 24 ore» in particolare, nel prossimo decreto-legge cosiddetto «decreto di aprile» si dovrebbe prevedere la sospensione di talune imposte come l'imu, la tari e altri tributi di carattere locale fino al 30 novembre 2020;

   per quanto risulta, nelle bozze del testo del suddetto decreto-legge sarebbe previsto che a decidere della questione siano i singoli enti, consentendo contestualmente la compensazione della liquidità differita attraverso un intervento alla Cassa depositi e prestiti in favore dei soggetti impositori;

   quanto precede, ove corrispondente a verità, susciterebbe seria preoccupazione nella considerazione evidente che a quel punto opererebbe un regime di favore riservato unicamente con riferimento alla tari-tributo e non anche alla tariffa puntuale sui rifiuti che, non avendo natura tributaria ma di corrispettivo riscosso dal gestore, ne risulterebbe completamente esclusa;

   sotto tale profilo si evidenzia come ciò possa determinare una reale discriminazione tra territori, in quanto alcuni godrebbero del beneficio ed altri no;

   le misure che il Governo dovrà approvare nell'ambito del cosiddetto «decreto di aprile» dovrebbero, invece, garantire a tutti i cittadini lo stesso trattamento, indipendentemente dalla natura formale dell'entrata riferita ai rifiuti;

   i singoli comuni stanno già spostando le scadenze vicine, specialmente per la tari, in attesa che il Governo dia le direttive sulla possibilità di diluire ulteriormente tempi e pagamenti;

   si evidenzia, altresì, che è compito dello Stato, in questo particolare momento storico caratterizzato dall'emergenza epidemiologica su tutto il territorio nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19, adottare tempestivamente ogni iniziativa di competenza finalizzata a sostenere le aziende costrette a chiudere e i cittadini in difficoltà nell'affrontare l'onere di corrispondere costi fissi come quello della tari, senza gravare sui comuni che, a loro volta, non hanno la forza economica di affrontare la situazione;

   da questo punto di vista non è certamente pensabile riuscire a risolvere il problema solo consentendo di approvare le tariffe relative all'anno precedente –:

   se corrisponda al vero quanto evidenziato in premessa e quali iniziative normative il Governo intenda assumere al riguardo, tenendo conto delle problematiche sopra indicate;

   quali iniziative normative concretamente efficaci intenda adottare il Governo con riferimento alle problematiche suesposte relative alla sospensione dei tributi locali, così da sostenere i cittadini e le imprese nell'affrontare gli effetti devastanti che l'emergenza sanitaria in corso sta provocando in ogni settore economico.
(4-05241)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   FICARA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas) è stato costituito nel 1997 dalla unificazione (articolo 16, secondo comma, lettera b), della legge n. 531 del 1982) dei tre distinti Consorzi concessionari di Anas operanti in Sicilia per la costruzione e gestione delle autostrade Messina-Catania, Messina-Palermo e Siracusa-Gela. Il Cas è attualmente concessionario, con convenzione stipulata il 27 novembre 2000 con scadenza il 31 dicembre 2030, dell'autostrada A20, Messina-Palermo, e della A18, Catania-Messina e Siracusa-Gela, ancora in costruzione, facente parte dell'asse viario europeo E45;

   tra i 25 gestori della rete autostradale, il Cas è il terzo per lunghezza di chilometri in gestione, 298,4 chilometri, dopo Autostrade per l'Italia (2.857,5 chilometri) e Autostrada del Brennero (314 chilometri), mentre Anas ha in gestione 953,8 chilometri di autostrade;

   a carico del Consorzio sono stati riscontrati negli ultimi anni numerosi inadempimenti solo in parte sanati e l'ente concessionario è da tempo sottoposto a indagini penali e contabili a causa di presunti sprechi di denaro pubblico e per la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza e di manutenzione nei tratti autostradali da esso direttamente gestiti;

   in particolare, è stata rilevata un'inadeguata manutenzione delle infrastrutture in concessione, una inidonea capacità tecnica, organizzativa e gestionale delle emergenze, una mancata o tardiva comunicazione delle informazioni al concedente sulle attività di gestione;

   ad oggi, nonostante le numerose sollecitazioni effettuate, il Consorzio per le autostrade siciliane continua a omettere, se non per interventi marginali, l'esecuzione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie necessarie all'urgente e indifferibile messa in sicurezza di numerosi tratti autostradali;

   risulterebbero all'interrogante criticità anche relativamente al mancato rinnovo da diversi anni delle sub-concessioni (articolo 3, comma 1, lettera d), della convenzione), come ad esempio quelle di gran parte delle aree di servizio presenti nella rete autostradale in gestione;

   sono di dominio pubblico le criticità di carattere finanziario, funzionale e gestionale del concessionario che ovviamente si riflettono nella gestione degli investimenti in manutenzione e nelle nuove opere;

   da notizie di stampa dell'8 aprile 2020, si apprende che il giudice per le indagini preliminari di Messina ha posto sotto sequestro due cavalcavia dell'autostrada A-20, Messina-Palermo, perché a rischio di crollo. Da quanto risulta, pare che l'organo di vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, già dal 2014, avesse segnalato il degrado dei due cavalcavia e aveva richiesto al Consorzio per le autostrade siciliane di provvedere al monitoraggio delle condizioni delle opere e alla loro manutenzione. Il Cas però, ad oggi, non avrebbe mai adempiuto;

   l'articolo 12 della convenzione prevede che il piano finanziario sia aggiornato con periodicità quinquennale ed è facoltà del concedente (articolo 12, comma 3, della convenzione), per cause di forza maggiore, richiedere al concessionario di presentare un nuovo piano finanziario e una revisione dei rapporti concessori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se intenda verificare la sussistenza di eventuali inadempienze o ritardi da parte del Cas nell'adempimento degli obblighi di concessionario e quali iniziative di competenza, nel caso di accertata inadempienza, intenda assumere, anche nell'ottica di un eventuale aggiornamento del rapporto concessorio, affinché sia garantito nel più breve tempo possibile il livello di sicurezza imposto dalle norme di legge.
(4-05251)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   BALDINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo scenario di «lockdown» che condiziona il Paese dagli inizi di marzo 2020 è stato prorogato con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 che ha esteso l'efficacia fino al 3 maggio 2020 delle misure previste per il contenimento del contagio da Covid-19 disposte dal decreto stesso e che riprendono quanto già tracciato nei precedenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8, 9, 11 e 22 marzo, e del 1° aprile 2020;

   come noto, tra le citate misure di contenimento si collocano i divieti spostamento, in particolare delle persone fisiche con mezzi pubblici e privati, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute, e le misure di distanziamento sociale;

   anche sul fronte della mobilità e dei trasporti sono stati prorogati fino al 3 maggio 2020 i provvedimenti adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: nello specifico è stato firmato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero della salute, il decreto che prolunga l'efficacia di talune misure finalizzate alla limitazione della mobilità delle persone sul territorio italiano e del trasporto dei passeggeri attraverso i singoli vettori e armatori;

   le suddette misure che si stanno protraendo sul territorio nazionale da oltre un mese restituiscono immagini di «desertificazione» sociale e urbana, dove la mobilità è consentita a pochi cittadini le cui attività rientrano tra quelle in deroga e alle forze dell'ordine;

   stando ai dati tracciati nel report sulla delittuosità in Italia elaborato dalla direzione centrale della polizia criminale del dipartimento della pubblica sicurezza, le misure di contenimento epidemiologico hanno notevolmente influito sulla percentuale della delittuosità; da tali dati emerge, nel periodo dal 1° al 22 marzo 2020, una palese contrazione del trend nazionale con 52.596 delitti nel 2020 a fronte dei 146.762 registrati nel 2019;

   appare evidente che tra i reati che hanno subito una riduzione si registrano i furti in genere, ridotti del 67,4 per cento rispetto all'anno precedente;

   malgrado sia evidente la contrazione dei reati predatori in ragione della scarsa mobilità dei cittadini e della costante presenza di essa presso i domicili, sta emergendo il paradosso di una sempre più ridotta sicurezza di quei cittadini costretti per lavoro o per inderogabili esigenze, a ricorrere ai mezzi di trasporto pubblici per gli spostamenti quotidiani, talvolta completamente soli in vagoni di treni o in bus completamente vuoti;

   risulta all'interrogante che siano operativi, nei tratti della rete ferroviaria nazionale, segnatamente sui treni regionali, bande di borseggiatori che agiscono in gruppi di 2/3 profili, tra l'altro in spregio alle norme di distanziamento sociale, indisturbati in ragione dell'assenza di controlli e di presidi delle forze dell'ordine presso le stazioni, in particolare dei piccoli centri;

   il fenomeno rischia di configurarsi come «un'emergenza nell'emergenza», poiché l'assenza di controlli e il quasi totale isolamento nei mezzi di trasporto dei pochi cittadini costretti a spostarsi per lavoro rischiano di rendere sistematici l'esposizione a reati predatori e il senso di impunità dell'autore del reato –:

   quali siano le iniziative predisposte al fine di salvaguardare l'incolumità dei cittadini costretti alla mobilità per ragioni inderogabili e legittimate dai provvedimenti di cui in premessa e se non si ritenga opportuno eventualmente intensificare i controlli presso le stazioni ferroviarie secondarie, anche prevedendo l'inasprimento dei meccanismi di controllo dei titoli autorizzativi per l'accesso alle banchine, anche nella prospettiva di verificare la legittimità degli spostamenti degli utenti e l'eventuale violazione delle misure di contenimento.
(3-01460)


   ASCARI, SABRINA DE CARLO, NESCI, SARLI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro per le pari opportunità e la famiglia ha evidenziato gli effetti che le indispensabili, rigorose misure introdotte dal Governo per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 stanno producendo sull'operatività di servizi aventi grandissima importanza sul piano sociale, come i centri antiviolenza e le case rifugio, che costituiscono il fulcro della rete territoriale per la presa in carico delle vittime;

   in particolare, l'obbligo di rispettare le disposizioni normative in materia di distanziamento sociale si sta rivelando, di fatto, elemento che ostacola l'accoglienza delle vittime;

   a ciò va aggiunta una chiara ulteriore difficoltà per le vittime di denunciare il proprio aggressore in una situazione di coabitazione forzata;

   a tale scopo, la circolare n. 15350/117(2) del 21 marzo 2020 del gabinetto del Ministero dell'interno, ha invitato i prefetti «ad esplorare — anche con il coinvolgimento dei Sindaci e degli enti e delle associazioni che operano nel settore — la possibilità di reperire sistemazioni alloggiative ulteriori, rispetto a quelle già offerte dai territori. Si precisa che, come segnalato dal Ministro Bonetti, i relativi oneri potrebbero essere sostenuti dal Dipartimento per le pari opportunità, mediante l'utilizzo di risorse già appostate sul bilancio 2020. Da ultimo, si ritiene di richiamare l'eventuale ricorso — ai sensi del comma 7 dell'articolo 6 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 — alle requisizioni in uso, anche temporaneo di strutture alberghiere ovvero altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare, nei casi in cui le misure stesse non possano essere attuate presso il domicilio della persona interessata»;

   inoltre, la circolare n. MI-123-U-C—3-2-2020-25 del 27 marzo 2020 del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, indirizzata ai comandi generali dei carabinieri e della guardia di finanza, alla direzione centrale anticrimine della polizia di Stato e ai questori ha disposto che «dovrà essere realizzato, d'intesa con le Prefetture, un costante monitoraggio delle ulteriori soluzioni alloggiative, individuate in relazione alla necessità di garantire nelle strutture già esistenti il rispetto delle disposizioni tese a limitare le forme di contagio, ove consentire l'accoglienza delle donne vittime di violenza domestica, alle quali in ogni circostanza andranno offerte utili informazioni sulle reti di sostegno presenti sul territorio»;

   al fine di evitare il rischio in contagio in strutture protette, è necessario e urgente che tali «ulteriori soluzioni alloggiative» vengano predisposte immediatamente e che della loro collocazione siano informate le operatrici dei centri antiviolenza, il personale del 1522 e tutti gli operatori delle forze dell'ordine, onde poter offrire subito accoglienza a chi ne abbia bisogno –:

   quali iniziative si intendano adottare o siano già state adottate in relazione alla possibilità di accoglienza immediata di donne e minori che si trovassero nella necessità di essere ospitati per essersi dovuti allontanare da una situazione di violenza;

   quali strutture siano state reperite in considerazione della necessaria urgenza di adottare la soluzione alloggiativa, non potendosi lasciare madri e minori sprovviste di idonea accoglienza;

   quali iniziative siano state predisposte per l'accudimento di donne e bambini che verranno accolti nelle strutture di quarantena prima dell'ingresso nelle case rifugio;

   quali enti si occuperanno di certificare il rispetto delle norme sanitarie vigenti e certificare quindi la possibilità di ingresso nelle case rifugio senza rischio di contagio delle ospiti e dei loro figli, già presenti.
(3-01462)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COMENCINI, BILLI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GIORGETTI, GRIMOLDI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   diversi sindaci dei comuni a vocazione turistica del lago di Garda e della zona delle Dolomiti hanno denunciato la presenza di villeggianti stranieri che, già quando l'Austria aveva chiuso i propri confini, si sono spostati nelle loro seconde case in Italia;

   i sindaci dei comuni interessati sono stati costretti a intervenire per gestire l'arrivo incontrollato di turisti nelle loro seconde case: il sindaco di Limone sul Garda, per esempio, ha emesso un'ordinanza il 13 marzo 2020 con la quale ha chiesto alle persone interessate di autodenunciarsi e sono emersi ben 227 turisti ai quali è stato imposto per quindici giorni l'autoisolamento; mentre i sindaci dei comuni di Auronzo di Cadore, Cortina d'Ampezzo, Dobbiaco e Sappada hanno scritto una lettera alle autorità competenti denunciando la presenza di turisti nei propri comuni, affinché facessero i necessari controlli, e hanno pubblicato un avviso in cui ricordavano agli interessati le misure di contenimento adottate dal Governo con le relative sanzioni;

   dai fatti illustrati è evidente che il Governo avrebbe dovuto decidere di chiudere i confini fin dall'inizio dell'epidemia da Covid-19, come del resto hanno fatto subito gli Stati europei del Nord-est, a partire dall'Austria, mentre l'Italia si trova ora a gestire turisti stranieri in quarantena nelle loro seconde case e agli italiani, al contrario, è stato poi vietato di recarsi nelle loro seconde case sul territorio nazionale con l'ordinanza del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'interno, del 22 marzo 2020;

   queste differenze di trattamento possono solo contribuire a incrementare il malumore nella cittadinanza e potrebbero sfociare in ulteriori problemi di ordine pubblico nei comuni interessati –:

   se si stia provvedendo agli opportuni controlli richiesti dai sindaci dei comuni a vocazione turistica e se il Ministro interrogato intenda fornire dati sui controlli effettuati nelle zone citate in premessa e chiarire se anche l'Italia stia procedendo ai controlli in entrata.
(4-05245)


   ROTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'esplosione della pandemia e la modifica delle abitudini dei cittadini, anche i servizi alla persona hanno subito trasformazioni;

   nell'ambito dei servizi di sicurezza privata, nei giorni successivi al lockdown, è emersa la richiesta di operatori assegnati alla gestione dei flussi dei supermercati della grande distribuzione, richiesta alla quale non ha fatto seguito, nella maggior parte dei casi, l'impiego di personale specializzato nei servizi di sicurezza, quali guardie giurate o addetti alla vigilanza;

   questo ha fatto sì che siano avvenuti numerosi episodi di violenza – l'ultimo il 9 aprile 2020, davanti a un supermercato di Pescara, finito con il ferimento con un coltello del soggetto addetto a vigilare sugli ingressi da parte di un cittadino senegalese che non voleva indossare la mascherina per accedere al supermercato – degenerati proprio a causa della scarsa preparazione del personale impiegato nell'affrontare situazioni di emergenza e violenza;

   il settore della sicurezza privata, seppur normato, lascia spazi a interpretazioni in relazione a quale tipo di personale possa svolgere determinate mansioni e spesso il personale utilizzato non ha titoli o competenze necessarie allo svolgimento degli incarichi previsti;

   ne consegue che la committenza, dovendo garantire l'applicazione delle norme previste dal Governo in materia di sicurezza, in mancanza della richiesta di specifici requisiti, si rivolge a un mercato non professionalizzato, invece di utilizzare quello delle guardie particolari giurate o degli addetti ai servizi di controllo, impiegando persone o aziende sprovviste di una formazione specifica –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per dare indicazioni specifiche in merito al personale da impiegare nei servizi di sicurezza privata, affinché questo sia preparato alla gestione dei flussi e alle situazioni di conflitto e in grado di assumere comportamenti con finalità di controllo, nel rispetto della normativa in materia di ordine e sicurezza pubblica, nonché di operare in sicurezza con nozioni di primo soccorso, prevenzione incendi e tecniche di intermediazione, comportamenti idonei ad assicurare la tutela della salute e adatti, sulla base dell'utilizzo di adeguate tecniche di comunicazione, per gestire le situazioni a rischio.
(4-05250)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, per decisione del sindaco e del presidente del consiglio comunale, il consiglio comunale di Terlizzi non sarebbe mai stato convocato da quando in Italia vigono le restrizioni per arginare la diffusione della pandemia da Covid-19, se si eccettua la convocazione delle commissioni consiliari nei primi giorni dell'emergenza;

   i consiglieri di minoranza dello stesso consiglio comunale di Terlizzi hanno stigmatizzato tale modalità di gestione dell'emergenza coronavirus da parte del sindaco e del presidente del consiglio comunale e hanno denunciato di «non essere convocati neanche per poter offrire un minimo contributo sulle decisioni da prendere nei momenti importanti dell'emergenza sociosanitaria ed economica in corso»;

   i consiglieri di minoranza hanno dapprima richiesto al presidente del consiglio comunale che lo stesso venisse convocato e successivamente, il 2 aprile 2020, hanno inviato una diffida allo stesso presidente, inviata per conoscenza anche alla prefettura di Bari, richiedendo la convocazione urgente del consiglio comunale, in base al regolamento consiliare e in conformità di quanto disposto dall'articolo 39 del Tuel, con all'ordine del giorno la gestione della fase emergenziale in corso;

   il 6 aprile 2020 gli stessi consiglieri di opposizione hanno scritto al prefetto di Bari per segnalare quello che per loro rappresenta l'ennesimo episodio di tracotanza da parte del sindaco, del presidente del consiglio comunale e delle forze di maggioranza in consiglio comunale che di fatto ha reso «inagibili» gli organi istituzionali, facendoli sprofondare in uno stato di «democrazia sospesa»;

   il presidente del consiglio e quindi anche il sindaco sarebbero stati sollecitati, anche per le vie brevi e informali, a riprendere le attività istituzionali, anche ricorrendo alle nuove tecnologie, come i sistemi di videoconferenza, per tenere le sedute necessarie delle commissioni consiliari permanenti e dei consigli comunali, visti i divieti di assembramenti e l'obbligo di mantenimento delle distanze interpersonali in vigore;

   purtroppo, sembra che il sindaco, con l'acquiescenza del presidente del consiglio comunale, voglia governare i processi di emergenza in totale autonomia e solitudine, non ritenendo necessario trattare l'argomento in questione nella massima assise cittadina;

   il 14 aprile 2020 gli stessi consiglieri di minoranza hanno ufficialmente chiesto al prefetto di intervenire nei confronti del presidente del consiglio comunale affinché convochi con estrema urgenza apposita seduta consiliare e, in alternativa, hanno invitato lo stesso prefetto ad applicare i poteri sostitutivi previsti dall'articolo 39 del Tuel, visto che a parere del presidente del consiglio comunale non ricorrono i motivi di urgenza né i presupposti per la convocazione del consiglio comunale stesso, come si legge in una sua lettera del 9 aprile 2020 inviata ai consiglieri di minoranza e per conoscenza al prefetto di Bari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza se il prefetto di Bari, verificata la sussistenza di tutte le condizioni previste, intenda esercitare i poteri sostitutivi previsti dalla legge e procedere quindi, previa diffida, alla convocazione del consiglio comunale di Terlizzi, garantendo così il diritto delle opposizioni e il pieno esercizio della democrazia all'interno dell'organismo più rappresentativo della città.
(4-05252)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO, GALANTINO, ROTELLI, DEIDDA, LUCASELLI, FERRO, DONZELLI, BUTTI, BIGNAMI, PRISCO, LUCA DE CARLO, CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalla nota inviata dalla Fnomceo, «(...) con nota n. 3816 del 9 aprile 2020 la Sezione Regionale della Protezione Civile ha autorizzato l'utilizzo di indumenti di lavoro, modello IWODE PROTECTION, al personale Sanitario impegnato nelle unità di assistenza diretta COVID-19 sia nelle strutture ospedaliere che nelle attività territoriali non conformi agli standard previsti per il rischio biologico...»;

   la predetta nota riporta la comunicazione dell'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Bari che, con nota prot. n. 254/2020 del 10 aprile 2020, evidenzia che le caratteristiche tecniche delle tute modello Iwode Protection, distribuite in particolare al personale infermieristico, medico e di supporto operante nelle unità di cura dell'area Covid-19 dell'Azienda ospedaliera universitaria Policlinico di Bari e della Asl BA, sono «(...) utilizzabili esclusivamente per la protezione meccanica e non già, com'è in obbligo, per la protezione da rischi di contaminazione biologica»;

   secondo l'Opi, la non idoneità delle predette tute si evince dalle caratteristiche tecniche presenti sulle confezioni che evidenziano, con riferimento alle stesse tute, che «È severamente proibito l'utilizzo in luoghi con stretto controllo di tasso di microbiologicità in area di isolamento per il controllo di pazienti con gravi patologie (...)»;

   secondo quanto si evince dalla nota prot. A00026/09/04/20 n. 3816, pare che la regione Puglia — presidenza della giunta regionale — sezione protezione civile, abbia disposto l'immediata distribuzione della tuta modello Iwode Protection, poiché avrebbe rilevato in ogni caso «l'assenza di disponibilità» di altre tute protettive, nonché «(...) l'assoluta necessità di fronteggiare (...) i rischi legati all'esposizione professionale del personale del settore sanitario (...)» e l'impossibilità di salvaguardare la salute dei pazienti in tutte le strutture sanitarie; la stessa avrebbe rilevato altresì «(...) la necessità di contenere la propagazione dell'epidemia, cosa che può essere assicurata esclusivamente attraverso meccanismi di barriera e protezione»;

   nella predetta nota si evidenzia anche che l'utilizzo delle citate tute «non può che ridurre i rischi innanzi richiamati, mentre il non utilizzo di alcuna barriera meccanica di protezione espone a rischio certo»;

   dalla predetta nota si evince che l'utilizzo delle tute sarebbe oggetto di un iter formale di riconoscimento dell'attestazione da parte dell'Inail;

   secondo quanto si evince dal comunicato stampa redatto dalla regione Puglia e pubblicato in data 14 aprile 2020, l'Inail avrebbe attestato che il Dpi «modello Iwode Protection presenta requisiti tecnici corrispondenti a quelli previsti dalla norma. (...) Tale dichiarazione rientra nell'ambito dell'attuazione dell'articolo 15 comma 3 decreto-legge 17 marzo 2020»;

   da quanto si evince dalla nota protocollo n. 255 /Uff.Leg Bari 14 aprile 2020, pare che l'Opi abbia individuato, oltre alla tuta Iwode Protection, altre 3 diverse tipologie di tute distribuite nonché già in uso nelle unità operative ospedaliere intensive e semi intensive dedicate alle cure del Covid-19 e del Seu 118;

   con la predetta nota, pare che l'Opi abbia richiesto l'accesso agli atti alla regione Puglia per avere copia delle istanze di validazione di ogni modello e specificamente di Iwode Protection cod. fh37001-3 made in Cina, Ajsia modello B-TEX A02300 light, Dromex modello Promax e Eve Fashion Made 100070 made in Cina –:

   se l'Inail, secondo quanto disposto dall'articolo 15 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, abbia esaminato le istanze inviate dalla regione Puglia relative alle tute modello Iwode Protection cod. fh37001-3 made in Cina, Ajsia modello B-TEX A02300 light, Dromex modello Promax e Eve Fashion Made 100070 made in Cina e se gli stessi dispositivi di protezione individuale siano stati validati come conformi alle norme vigenti.
(5-03838)

Interrogazione a risposta scritta:


   RACITI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 il Governo ha decretato la sospensione delle attività produttive commerciali e industriali non essenziali con alcune eccezioni tra le quali quelle indicate nell'allegato al decreto, quelle che scelgano la modalità del lavoro agile è le attività degli impianti di produzione a ciclo continuo;

   il 23 marzo 2020 le rappresentanze sindacali di Fiom e Uilm dello stabilimento STMicroelectronic di Catania scrivevano al prefetto di Catania che, a loro parere, l'azienda non aveva i presupposti per proseguire l'attività produttiva lamentando i rischi di contagio connessi alla gestione degli spazi comuni come locali mensa, servizi igienici, sale di vestizione e svestizione per l'accesso alle sale di produzione;

   il 26 marzo 2020 il prefetto di Catania, nel corso dell'incontro tra sindacati e azienda, affida al dipartimento prevenzione dell'Asp di Catania il compito di «formalizzare una procedura specifica per Covid-19, avendo cura di consultare preventivamente e tempestivamente i RR.LL.SS., in ordine alle procedure attuate per il contenimento, assicurandone ampia diffusione al personale, che comprenda quanto disposto dalle normative nazionali e regionali», secondo quanto riportato dalla relazione del suddetto dipartimento firmata dal dottor Antonio Leonardi il 31 marzo 2020;

   il 31 marzo 2020 le rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza (Rls) di Fiom e Uilm, nel corso del confronto con l'azienda, contestano l'efficacia delle disposizioni prescritte dall'Asp di Catania, chiedendo azioni ulteriori a tutela dalla salute dei lavoratori dello stabilimento;

   il 4 aprile 2020 viene data notizia, oltre ai tre casi già risultati positivi al Covid-19, di un quarto dipendente dell'azienda ricoverato in terapia intensiva presso l'ospedale Umberto I di Siracusa, con i sintomi di una polmonite grave anche se non ancora sottoposto a tampone –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza, alla luce di un aumento dei casi che può essere collegato al proseguimento delle attività lavorative, volte alla sospensione di tali attività.
(4-05247)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GASTALDI, LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 169 del 1989 disciplina il trattamento della commercializzazione del latte alimentare vaccino, dove definisce cosa si intende per «latte fresco», «latte fresco pastorizzato» e «latte fresco pastorizzato di alta qualità», mentre il decreto-legge n. 157 del 2004 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 204 del 2004 reca disposizioni per l'etichettatura di alcuni prodotti agroalimentari e stabilisce, all'articolo 1, comma 1, che «La data di scadenza del “latte fresco pastorizzato” e del “latte fresco pastorizzato di alta qualità” è determinata nel sesto giorno successivo a quello del trattamento termico, salvo che il produttore non indichi un termine inferiore. L'uso del termine “fresco” nelle denominazioni di vendita del latte vaccino destinato al consumo umano è riservato ai prodotti la cui durabilità non eccede quella di sei giorni successivi alla data del trattamento termico»;

   a causa dell'emergenza Covid-19, in Italia la vendita del latte fresco è diminuita considerevolmente, si stima intorno al 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita di circa 15 mila tonnellate al mese. Questo calo è dovuto soprattutto alla chiusura di attività del canale Ho.re.ca. come i bar, ristoranti, hotel e pizzerie e anche per le modificate abitudini dei consumatori che stanno privilegiando, in questo momento, l'acquisto di generi alimentari a lunga conservazione o a lunga scadenza;

   questa situazione potrebbe avere effetti sui prezzi, con inevitabile ricadute sul prezzo conferito agli allevatori. Alcuni produttori stanno convertendo il latte fresco in altri prodotti, dal latte uht, alle mozzarelle allo yoghurt;

   in Italia la scadenza dei prodotti alimentari è determinata da produttori e confezionatori, tranne che per uova e latte, per i quali esistono norme che ne fissano la data di scadenza. In nessun altro Paese europeo, purtroppo, c'è una legge che dispone una data di scadenza per il latte alimentare;

   sembra che alcuni grandi gruppi industriali stiano pensando di allungare la scadenza del latte fresco oltre i 6 giorni, cosa che permetterebbe, a loro dire, non solo di evitare gli sprechi, ma di salvaguardare un prodotto come il latte fresco, comportando un maggior valore aggiunto per i produttori e un maggior valore organolettico per i consumatori;

   a parere degli interroganti, questo allungamento della scadenza del latte fresco comporterebbe invece un aumento delle importazioni dall'estero, oggi fortunatamente frenate proprio dal fatto che entro i 6 giorni dalla lavorazione il latte deve essere trasportato, confezionato e messo in vendita, il tutto in tempo utile per essere consumato;

   considerando questo momento di contrazione dei prezzi del latte alla stalla, dovuto sembra a un surplus di latte di circa il 15 per cento, non giova certamente un aumento incontrollato di latte proveniente dall'estero, di bassa qualità e a prezzi inferiori, il che manderebbe ancora di più in sofferenza il prezzo del latte accordato agli allevatori italiani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa, quali iniziative urgenti intenda mettere in atto e come intenda vigilare, per quanto di competenza, affinché i produttori non possano allungare oltre i sei giorni la data di scadenza del latte fresco, al fine di salvaguardare il prezzo del latte e il relativo reddito degli allevatori, nonché la salute dei consumatori.
(4-05254)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BALDINI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, ZUCCONI, BOND, DALL'OSSO e FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la stampa ha dato rilievo a uno screening condotto dall'Associazione volontari italiani del sangue (Avis), in collaborazione con le università di Pavia e Lodi che ha previsto il tampone su alcuni donatori di sangue di Castiglione d'Adda, in provincia di Lodi, dunque rientranti nella prima zona rossa, dal quale sarebbe emerso che il 70 per cento di essi risultava positivo al Covid-19;

   stando ai dati di cui sopra, su 60 donatari 40 sono risultati positivi, sebbene asintomatici; pertanto, pur sviluppando la patologia da Covid-19, questa non si è palesata nelle degenerazioni infiammatorie, ma avrebbe condotto alla produzione degli anticorpi;

   appare notorio che la maggiore criticità correlata all'emergenza epidemiologica da Covid-19 si colloca nell'assenza di una piena conoscenza scientifica del virus e nella correlata assenza di strumenti terapeutici conclamati: pertanto, al momento sono molteplici le sperimentazioni in corso che prevedono la somministrazione del plasma con presenza di anticorpi da Covid-19 ai malati, in particolare quelli gravi, e che hanno condotto ai primi esiti di successo;

   la sperimentazione dovrebbe condurre alla produzione di farmaci plasmaderivati in grado di rappresentare una terapia fattiva e adeguata per i malati Covid-19;

   per quanto attiene al versante dei test diagnostici, risulta da fonti stampa che siano stati completati presso il Policlinico San Matteo di Pavia gli studi propedeutici al lancio di un nuovo test sierologico ad alto volume di processamento per rilevare la presenza di anticorpi nei pazienti infettati;

   l'adeguato utilizzo dei cosiddetti test sierologici nella diagnostica della malattia da coronavirus, rappresenterebbe una conquista significativa per l'analisi epidemiologica e quindi per l'elaborazione della strategia preventiva nei confronti della patologia;

   sul versante dei test diagnostici sierologici esiste, però, molta confusione alimentata dalla propagazione sui social di informazioni errate e di offerte di prodotti dalla dubbia certificazione, per lo più provenienti dall'estero, a cui sempre più cittadini si affidano, al fine di verificare la presenza o meno di propri anticorpi;

   nello specifico si evidenzia anche tra gli addetti ai lavori una sorta di dispersione di kit proposti, ognuno dei quali è caratterizzato da un percorso di validazione e certificazione forzatamente ridotto, vista la pressante necessità di utilizzo, con la conseguenza che si va ad attuare una sorta di validazione in corso di uso, dettato dalla contingenza, ma che comunque rappresenta un percorso utile e interessante;

   risulta all'interrogante che nell'utilizzo dei citati kit, segnatamente nelle prime fasi, emerge una difficoltà interpretativa soprattutto delle eventuali positività per la presenza di IgM;

   la circolare del Ministero della salute del 3 aprile 2020 in merito ai test sierologici ha evidenziato che sono «molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale. Diversamente, come attualmente anche l'OMS raccomanda, per il loro uso nell'attività diagnostica d'infezione in atto da SARS-CoV-2, necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa. In particolare, i test rapidi basati sull'identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, secondo il parere espresso dal CTS, non possono, allo stato attuale dell'evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull'identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dall'OMS»;

   la medesima circolare evidenzia ulteriormente che «il risultato qualitativo ottenuto su un singolo campione di siero non è sufficientemente attendibile per una valutazione diagnostica, in quanto la rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l'utilizzo dei test rapidi non è comunque indicativa di un'infezione acuta in atto, e quindi della presenza di virus nel paziente e rischio associato a una sua diffusione nella comunità»;

   lo screening di Castiglione d'Adda è l'esempio eloquente di quanto la percentuale di asintomatici da Covid-19 sia particolarmente elevata, segnatamente nelle aree dove la densità patologica è stata, ed è, più elevata e solleva anche l'urgenza di individuare gli strumenti opportuni per estendere le procedure di screening a porzioni sempre più vaste di popolazione;

   anche alla luce delle evidenze emerse in merito al suesposto caso di studio, sarebbe auspicabile vincolare le procedure trasfusionali allo screening della presenza anticorpale del Covid-19, non solo per le citate potenzialità terapeutiche, ma anche ai fini della mappatura della popolazione come auspicato da più parti;

   emerge ulteriormente la necessità di insistere in maniera tempestiva sulla necessità di certificazioni e, ove possibile, garantire l'armonizzazione delle metodiche analitiche in modo da consentire migliori prospettive per usi clinici –:

   quale sia la posizione ufficiale del Ministero della salute, aggiornata alle ultime evidenze scientifiche, in merito all'efficacia dei test sierologici e quali siano le iniziative condotte in merito, nella prospettiva di razionalizzare al massimo i tempi di sperimentazione, di certificazione e di armonizzazione delle metodiche analitiche dei test;

   se non si ritenga prioritario promuovere e supportare sull'intero territorio nazionale un programma di screening sierologico che consenta di garantire un adeguato approvvigionamento di sangue anche per le finalità terapeutiche correlate alla gestione delle patologie da Covid-19 e, nel contempo, operare una mappatura della popolazione, elemento indispensabile per superare l'attuale impasse sanitaria e socio-economica.
(3-01459)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSTAN, DE FILIPPO e NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'influenza è una malattia molto contagiosa provocata da virus che infettano le vie aeree e colpisce ogni anno in media l'8 per cento della popolazione italiana con una curva epidemica che generalmente raggiunge il picco nel mese di febbraio;

   i casi severi e le complicanze dell'influenza sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni con condizioni di rischio, come il diabete è le malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche;

   i dati della sorveglianza dell'influenza 2019-2020 confermano 169 casi gravi (tra cui 35 decessi); l'età mediana dei casi segnalati è di 61 anni e il 78 per cento ha più di 50 anni. L'82 per cento dei casi gravi e il 97 per cento dei decessi da influenza presentano almeno una patologia cronica preesistente. Tutte caratteristiche che si sovrappongono con l'infezione da Covid-19;

   ogni anno il Ministero della salute predispone una circolare con indicazioni di prevenzione e controllo dell'influenza; in essa sono indicate anche le categorie a cui è raccomandata e offerta gratuitamente la vaccinazione, oltre che il periodo di inizio e le caratteristiche della campagna;

   la vaccinazione è il mezzo più efficace per prevenire l'influenza e ridurne le complicanze;

   il periodo per le campagne di vaccinazione antinfluenzale è, generalmente, quello autunnale, dalla metà di ottobre a fine dicembre;

   l'emergenza sanitaria in corso a causa del virus Sars-Cov 2 rende ancora più necessario organizzare in modo capillare e con un largo anticipo la campagna vaccinale 2020-2021 sull'influenza;

   l'emergenza coronavirus sta già spingendo diversi Paesi, in particolare quelli dell'emisfero australe che stagionalmente hanno l'epidemia anticipatamente rispetto alle nostre aree, a richiedere maggiori scorte di vaccini, anche perché intendono allargarne la copertura di popolazione rispetto agli anni precedenti;

   l'Italia non ha una sua capacità autonoma di produzione dei vaccini antinfluenzali e deve necessariamente rivolgersi a multinazionali estere per gli approvvigionamenti;

   viste le difficoltà evidenziate nelle forniture di dispositivi di protezione individuale, ventilatori o attrezzature sanitarie in genere, sarebbe opportuno muoversi per tempo e organizzare con largo anticipo la campagna vaccinale relativa all'influenza e, ove possibile, verificare anche lo stimolo a una produzione vaccinale autonoma del Paese da parte di aziende farmaceutiche italiane –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per anticipare la campagna vaccinale 2020/2021 contro l'influenza, per allargare la quota generazionale, abbassando il limite di età, e per ripristinare la somministrazione in ospedale per operatori sanitari e quali iniziative intenda assumere per garantire un numero adeguato di vaccini.
(5-03837)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il perdurare delle misure restrittive, conseguenti all'emergenza epidemiologica derivante dalla diffusione del virus Covid-19, colpisce gravemente l'economia del nostro Paese e, in assenza di tempestive e idonee misure atte a sostenere una rapida ripresa delle attività lavorative, potrebbe determinare un disastro economico;

   la strategia del Governo, ad avviso dell'interrogante, implica tempi di risoluzione non sostenibili per le imprese e per i lavoratori;

   nell'ottica della ripresa delle attività produttive e lavorative, il Governo ha già imposto alla popolazione l'obbligo della distanza personale di un metro e l'utilizzo degli specifici dispositivi sanitari;

   l'interrogante ritiene che, al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza per la salute pubblica, sia necessario eseguire sui lavoratori i test sierologici per la valutazione delle Igg e Igm;

   tali test sierologici certificano l'immunità al virus, individuando le persone che lo hanno contratto e che, conseguentemente, hanno un sufficiente numero di anticorpi, tale da garantire l'immunità dell'individuo alla malattia;

   è di fondamentale importanza che i test siano somministrati, indistintamente, a tutti i cittadini, consentendo l'individuazione di quanti abbiano l'infezione in corso, ivi inclusi gli asintomatici o paucosintomatici, con conseguente applicazione del regime della quarantena;

   i test estesi a tutta la popolazione sono in grado di individuare chi possa o meno uscire e lavorare, limitando i contagi e permettendo, al contempo, una rapida e sicura apertura della così detta fase 2 della gestione dell'epidemia da Covid-19 –:

   se il Governo, al fine di favorire una ripresa economica più veloce e sicura, non intenda adottare le necessarie e urgenti iniziative atte a estendere la somministrazione dei test sierologici su tutto il territorio nazionale.
(4-05255)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da numerosi articoli di stampa pubblicati l'11 aprile 2020 si apprende che la giunta regionale del Piemonte, il 20 marzo 2020, nell'ambito delle «misure emergenziali per far fronte all'epidemia di Covid-19», avrebbe approvato una delibera che, se non disponeva direttamente, quantomeno consigliava il ricovero di pazienti positivi al Covid-19 nelle Rsa del territorio;

   nel testo della delibera si legge infatti che «le Aziende Sanitarie Locali potranno reperire, nell'ambito di Rsa autorizzate, posti letto dedicati a pazienti Covid positivo con bisogni sanitari compatibili con l'assistenza in Rsa»;

   la scelta di liberare posti letto negli ospedali, trasferendo i malati meno gravi anche nelle residenze per anziani attrezzate, potrebbe essere all'origine dell'altissimo tasso di decessi che si sono registrati in queste settimane;

   nonostante la delibera sia stata pubblicata sul bollettino regionale il 10 aprile 2020 sembrerebbe che la stessa sia stata operativa già dal 20 marzo, dal momento che il testo era comunque arrivato alle Ats (Agenzie per la tutela della salute che hanno sostituito le Asl) e alle Rsa;

   le linee guida dettate dal Ministero della salute parlavano di «strutture dedicate» ai pazienti Covid-19 positivi, il che significa separate dall'esterno e senza pazienti di altro tipo;

   in Piemonte, invece, la scelta, a giudizio dell'interrogante incomprensibile, sarebbe stata quella di tenere pazienti sani e affetti da coronavirus all'interno delle stesse strutture, rischiando di veicolare un contagio già molto diffuso nelle case di risposo;

   le Rsa non sono ospedali con reparti blindati e gli incroci tra personale sono quasi scontati, così come gli scambi risultano troppo semplici, con il rischio di creare nuovi focolai;

   solo a Torino, da marzo alla data dell'11 aprile 2020, sono oltre 150 gli ospiti nelle Rsa deceduti e oltre 400 in tutto il Piemonte, dati che superano il tasso di mortalità considerato fisiologico;

   strutture e dipendenti, inoltre, sarebbero preoccupati rispetto alle dotazioni dei dispositivi di protezione che scarseggerebbero ovunque;

   la Cgil nell'ultimo mese avrebbe inviato in prefettura oltre 60 esposti sulle Rsa e le case di riposo del torinese nonché su alcune realtà della sanità privata, per denunciare la mancanza dei dispositivi di protezione e problemi di organizzazione delle strutture, che in molti casi non prevedevano percorsi separati per i positivi al Covid-19;

   Gabriele Gilotto, segretario della funzione pubblica della Cgil, su la Repubblica di Torino dell'11 aprile, in merito al protocollo per la gestione dell'emergenza nelle Rsa della regione Piemonte dichiara testualmente: «Un protocollo fatto in fretta e furia (...) nel merito non dà indicazioni chiare» e prosegue: «C'è poi un punto relativo ai tamponi che diverge rispetto alle indicazioni dell'Istituto superiore di sanità che dice che agli operatori della Rsa si deve fare il tampone, mentre la regione dice che si potrà fare, come ipotesi e non come impegno»;

   a parere dell'interrogante la delibera della regione Piemonte che invita le Rsa piemontesi a ospitare pazienti positivi al Covid-19 contiene un'idea pericolosissima per gli effetti sulla diffusione del contagio fra soggetti a rischio, così come appare dubbia la gestione dell'emergenza sanitaria che, particolare nelle residenze per gli anziani, si sta pagando con un prezzo in vite umane altissimo –:

   se il Ministro interrogato non intenda, per quanto di competenza, attivare tutte le necessarie iniziative ispettive sui troppi aspetti poco chiari e sulle vicende denunciate dalle organizzazioni sindacali, dai medici e dalle famiglie delle vittime, al fine di contribuire a fare chiarezza in ordine alla gestione dell'emergenza sanitaria Covid-19 in Piemonte.
(4-05256)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni è stato pubblicato sul sito del Fondo centrale di garanzia e su quello del Ministero dello sviluppo economico il modulo relativo alla garanzia del 100 per cento su prestiti fino a un massimo di 25 mila euro:

   la misura rientra tra le disposizioni finalizzate a sostenere la ripresa economica del Paese dopo l'emergenza coronavirus;

   l'attesa per la definizione di questa iniziativa era tale che il sito del Fondo centrale di garanzia è andato rapidamente in tilt per i troppi accessi, così come riportato a mezzo stampa da numerosi organi di stampa nazionali di questi giorni;

   in ragione dello stanziamento attualmente previsto e considerando un prestito medio di 25 mila euro, è stimato che potranno essere accolte circa 200 mila richieste, un numero sicuramente e nettamente inferiore rispetto non solo alla domanda, ma anche alle reali esigenze del sistema produttivo del Paese –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per sostenere tutte le imprese che abbisognano di un prestito per riprendere l'attività bloccata dall'emergenza coronavirus, precisando altresì quale sia il lasso di tempo medio intercorrente tra la presentazione della domanda e la sua accettazione.
(4-05246)