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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 9 aprile 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni V e XIV,

   premesso che:

    il trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è stato firmato il 2 febbraio 2012 ed è entrato in vigore l'8 ottobre 2012; si tratta di un meccanismo istituito ai sensi dell'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

    il Mes è dunque un'organizzazione intergovernativa di diritto pubblico internazionale che trova tuttavia il suo fondamento giuridico nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

    sono attualmente membri del Mes 19 Stati tra cui l'Italia;

    ai sensi dell'articolo 3 del citato trattato istitutivo: «L'obiettivo del MES è quello di mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità, secondo condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto, a beneficio dei membri del MES che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari, se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e quella dei suoi Stati membri. A questo scopo è conferito al MES il potere di raccogliere fondi con l'emissione di strumenti finanziari o la conclusione di intese o accordi finanziari o di altro tipo con i propri membri, istituzioni finanziarie o terzi». Il capitale sottoscritto totale del Mes è di circa 704 miliardi di euro, mentre è di 80 miliardi di euro il capitale versato dagli Stati contraenti;

    l'Italia è il terzo Stato per contributo al capitale del Mes, pari a 125,3 miliardi di euro, di cui 14,3 miliardi già versati;

    gli articoli 12 e 13 del trattato istitutivo del Mes recano i principi e la procedura per la consegna del sostegno alla stabilità ad un membro del Mes;

    l'accesso al Mes su istanza di uno Stato contraente viene fornito nelle ipotesi in cui dalla situazione finanziaria del medesimo derivi una minaccia alla stabilità dell'intera zona euro e degli altri Stati; è sottoposto a condizioni rigorose commisurate al tipo di strumento finanziario attivato e che sono adottate con apposito memorandum previa valutazione della sostenibilità del debito pubblico dello Stato interessato;

    anche dopo il termine del periodo di assistenza finanziaria, la Commissione europea e la Banca centrale europea (Bce) attivano controlli post programma al fine di verificare se lo Stato interessato adotti politiche tali da permettere la restituzione dei prestiti ricevuti;

    in data 20 novembre 2019 i principali quotidiani nazionali hanno riportato lo scetticismo in merito alle «Cacs» da parte del presidente Abi, Antonio Patuelli, il quale ha dichiarato che «se le condizioni relative al debito pubblico cambiano, è chiaro che le banche italiane sottoscriveranno meno debito pubblico. E non saranno mica solo le banche», lanciando quindi un importante segnale rispetto alle cosiddette «single-limb cacs», che verrebbero introdotte nei contratti di vendita dei bond dal 2022;

    in un'intervista al Financial Times il 20 marzo 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ha invitato tutti i Paesi dell'Unione europea ad utilizzare il Mes per fronteggiare la crisi economica derivante dall'emergenza Coronavirus, ipotesi condivisa dal Commissario per gli affari monetari Paolo Gentiloni;

    la Germania aveva inizialmente sostenuto di non essere disposta a concedere l'attivazione del Mes senza condizionalità, con la conseguenza che, in caso di accesso al fondo, l'Italia sarebbe sostanzialmente commissariata, sottoposta a misure di austerità in un momento in cui, invece, necessita di essere supportata con maggiore liquidità e flessibilità, nonché agevolata nella possibilità di investire sui suoi asset strategici;

    nell'ultimo Consiglio europeo non sono emerse politiche di sostegno utili all'Italia e si è in attesa di un nuovo incontro che, presumibilmente, risulterà ancora deludente per la nostra Nazione, mentre ogni giorno aumenta la necessità di misure strutturali capaci di far fronte alla crisi economica che il Paese sta attraversando e che si protrarrà anche successivamente all'emergenza coronavirus,

impegnano il Governo

ad attivarsi in tutte le competenti sedi europee al fine della liquidazione del Meccanismo europeo di stabilità, con la restituzione delle rispettive somme versate.
(7-00440) «Montaruli, Trancassini».


   La III Commissione,

   premesso che:

    nonostante al termine del suo primo mandato sia stato sopraffatto da contestazioni di piazza per via della situazione interna di assoluta mancanza di libertà e per via del baratro economico in cui ha condotto il Paese e nonostante fosse accusato di aver gravemente violato i diritti umani del popolo venezuelano, il 10 gennaio 2019 il dittatore Maduro ha assunto il secondo mandato presindenziale in Venezuela;

    a far data dal nuovo ed illegittimo insediamento di Maduro, migliaia di persone sono state arrestate, perché parte o anche solo sospettate di far parte dell'opposizione;

    numerosi arrestati sono stati sottoposti ad abusi e violenze durante la detenzione e alcuni, addirittura, sono rimasti infortunati o uccisi;

    il 27 settembre 2018, la Corte penale internazionale ha ricevuto anche una segnalazione contro il Venezuela ai sensi dell'articolo 14 dello statuto di Roma da parte di numerose Nazioni; la seconda elezione di Maduro è stata ritenuta illegittima sia dalla comunità venezuelana che da quella internazionale;

    in una escalation antidemocratica, anticostituzionale e repressiva in data 21 gennaio 2019 il Tribunale supremo di giustizia, a giudizio dei firmatari del presente atto prono alle volontà di Maduro, ha gravemente dichiarato nulli tutti gli atti della Assemblea Nazionale e del Presidente Juan Guaidò, ancorché eletto nella cornice della più trasparente legalità, determinando una irreversibile crisi istituzionale; il 23 gennaio 2019 Juan Guaidò si è proclamato «Presidente ad interim» al fine di indire nuove e finalmente libere elezioni, a seguito di pacifiche, spontanee e oceaniche manifestazioni di piazza nel Venezuela;

    l'Europa con risoluzione del 31 gennaio 2019 ha riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela;

    il 5 gennaio si è svolta la nuova elezione del presidente dell'Assemblea nazionale del Venezuela; Maduro ha tentato un nuovo golpe parlamentare, impedendo al presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò e a numerosi parlamentari, con l'utilizzo dell'esercito, di presiedere e prendere parte alla sessione;

    in quel contesto di illegalità e violazione dei diritti parlamentari, per quanto risulta ai firmatari del presente atto, un gruppo marginale di parlamentari filo governativi ha nominato Luis Parra alla testa di un nuovo Ufficio di presidenza; l'elezione, nelle predette circostanze di illegalità e sopraffazioni soverchie, è stata dunque ritenuta nulla dalla comunità internazionale e dalla stessa Europa;

    alcune ore dopo il tentato golpe di Maduro, la stragrande maggioranza dei parlamentari ha tenuto una riunione straordinaria presso la sede del quotidiano El Nacional, in conformità dell'articolo 221 della Costituzione venezuelana e del regolamento dell'Assemblea nazionale, che consentono lo svolgimento di sessioni al di fuori dei locali regolamentari, eleggendo nuovamente Juan Guaidò; il dittatore Maduro, medio tempore e consapevole del fatto che il suo potere ormai è traballante perché sempre più sfiduciato nella libera società venezuelana, ha ingaggiato contractor esteri per «puntellare» un regime che resiste solo per il tramite dell'esercizio del terrore, con ciò aggravando ulteriormente la situazione interna sotto il profilo dei diritti umani, politici e sociali del popolo venezuelano;

    nel frattempo, la crisi politica, economica, istituzionale, sociale e umanitaria multidimensionale del paese è notevolmente peggiorata ed è ormai catastrofica;

    il Parlamento europeo, con risoluzione 2020/2057 RSP del 16 gennaio 2020, ha riconosciuto formalmente Juan Guaidò presidente ad interim del Venezuela;

    sempre con la predetta risoluzione il Parlamento europeo ha sollecitato gli Stati membri che non l'avessero ancora fatto a riconoscere il legittimo mandato del presidente Guaidò;

    l'Italia, nonostante numerose interrogazioni del sottoscritto e una mozione sottoscritta da tutto il gruppo di Fratelli d'Italia e pubblicata il 5 febbraio 2020, non ha ancora riconosciuto Guaidò, a parere dei firmatari del presente atto in virtù del fatto che ampi settori della maggioranza appaiono a favore di Maduro;

    la diffusione del coronavirus rischia, nella attuale situazione emergenziale anche sotto il profilo sanitario del Venezuela ove manca acqua corrente, sapone e ove il sistema sanitario nazionale è al collasso da anni per la spaventosa crisi economica, di assumere dimensioni catastrofiche;

    è, quindi, improcrastinabile una soluzione politica che consenta al Venezuela di fronteggiare la diffusione del coronavirus;

    in data 31 marzo 2020 è stata avanzata dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America una proposta di transizione democratica del Venezuela per consentire una soluzione pacifica che scongiuri la catastrofe umanitaria e il collasso politico istituzionale che prevede, fra l'altro, il rientro di tutti i membri dell'Assemblea nazionale e il ripristino della legalità costituzionale, la liberazione di tutti i detenuti politici e l'immediato abbandono del Paese di tutte le forze straniere, la elezione, per il tramite di un meccanismo partecipato e allargato di un presidente ad interim, al fine di indire libere elezioni e la revoca delle sanzioni americane ed europee;

    l'Europa, per via dell'Alto Rappresentante Borrell, rilevati i rischi determinati dalla pandemia da coronavirus, nel contesto della già grave situazione sul piano economico, sociale e umanitario del Venezuela, ha espresso condivisione e apprezzamento per la proposta dagli Stati Uniti d'America con nota del 3 aprile 2020;

    la predetta proposta è già stata accolta favorevolmente da Germania, Australia, Austria, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Croazia, Ecuador, Slovenia, Estonia, Francia, Georgia, Guatemala, Honduras, Ungheria, Lettonia, Lituania, Macedonia del Nord, Montenegro, Paesi Bassi, Panama, Paraguay, Perú, Portogallo, Regno Unito, oltre che dal Gruppo di contatto,

impegna il Governo:

   ad aderire alla proposta del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America del 31 marzo 2020, a sottoscriverla e a comunicare tale sottoscrizione al Gruppo internazionale di contatto;

   a dichiarare il pieno sostegno all'Assemblea nazionale, quale unico organo democratico legittimamente eletto del Venezuela;

   a insistere sul fatto che una soluzione pacifica e politica può essere raggiunta solo nel pieno rispetto delle prerogative costituzionali dell'Assemblea nazionale e previo ripristino delle garanzie costituzionali;

   a condannare recisamente la presenza di contractor stranieri in Venezuela.
(7-00442) «Delmastro Delle Vedove, Galantino, Caretta, Donzelli, Bignami, Deidda, Ferro, Lucaselli, Prisco».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la crisi del Covid-19 o Coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà il sistema sanitario, la coesione sociale e l'economia;

    a seguito delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti la sospensione delle manifestazioni, degli eventi e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, così come da decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020, si è verificato un drastico calo di ricavi nel settore dell'industria culturale;

    il suddetto ha riguardato le vendite di prodotti culturali, libri, musica e dvd, la cancellazione di concerti, di spettacoli teatrali, la disdetta di mostre e visite culturali con presenze nei musei che non raggiungono il 20 per cento di quelle normalmente registrate, l'annullamento di festival ed eventi fieristici, la chiusura delle sale cinematografiche, la sospensione delle produzioni audiovisive nazionali e internazionali e, in generale, il congelamento di attività o iniziative già programmate. Tali circostanze stanno comportando danni economici rilevanti su tutto il territorio nazionale, stravolgendo investimenti e sviluppo dell'industria culturale, con rischi per la situazione occupazionale di migliaia di lavoratori dello spettacolo, come denunciato dall'Associazione generale italiana dello spettacolo;

    la perdita per gli spettacoli teatrali ammonta a decine di milioni di euro secondo le stime della Siae;

    gli incassi cinematografici registrano un crollo del 95 per cento, secondo i numeri rilasciati da Confindustria Cultura, tanto che, già a partire dalle prime ordinanze del 24 febbraio 2020, e sino alla chiusura definitiva delle sale di domenica 8 marzo 2020, il mercato cinematografico ha registrato una perdita di incassi e presenze dell'81 per cento circa, pari a 16,3 milioni di euro e 2,5 milioni di spettatori;

    Assomusica registra per il comparto degli spettacoli musicali una perdita di 12,7 milioni di euro a causa della cancellazione o del rinvio di concerti di musica popolare contemporanea. Fino al 3 aprile 2020, infatti, data della fine dei primi provvedimenti, sono stati sospesi circa tremila concerti, di cui il 60 per cento è stato riprogrammato e il 17 per cento annullato, registrando una perdita di circa 40 milioni di euro. Con la proroga delle misure restrittive si stima che, a fine maggio, il totale di eventi saltati ammonterà a 4.200, con una ulteriore perdita di 23 milioni di euro, raggiungendo 63 milioni di euro per il solo settore dei live;

    l'industria discografica italiana, secondo le proiezioni di Artist First, ipotizza una perdita pari a 200 milioni di euro. In particolare, la Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi) sottolinea come i cali sul segmento fisico (CD e vinili) siano già di oltre il 60 per cento, sui diritti connessi di oltre il 70 per cento (dovuta alla chiusura di esercizi commerciali e all'assenza di eventi) e sulle sincronizzazioni in grave sofferenza;

    come indicato da Confcultura, il settore museale sta registrando perdite per oltre 20 milioni di euro al mese. Ai danni diretti, inoltre, si aggiungono quelli indiretti, derivanti dalla contrazione della fruizione dei servizi ausiliari integranti l'offerta museale, erogati dai concessionari, come bookshop e servizi di ristorazione;

    in generale, si tratta di diminuzioni di incassi e fatturati che vanno dal 20 al 70 per cento, mentre a livello di consumi, si potrebbe determinare una perdita di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative, stimando nel prossimo semestre una diminuzione del 20 per cento dei consumi nel settore;

    per quanto attiene allo sport, secondo la Fipe, le perdite derivate dalla cancellazione della manifestazioni sportive sono di decine di milioni di euro al mese;

    l'Osservatorio dell'Associazione italiana editori (Aie), principale associazione di categoria dell'editoria libraria, rileva che, già al 20 marzo 2020, gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020 e hanno ridotto del 25 per cento le novità in uscita, con un calo di 18.600 titoli pubblicati in un anno, di 39,3 milioni di copie che non verranno stampate e di 2.500 titoli che non saranno tradotti. Attualmente, la vendita di libri fa segnare già un -75 per cento di vendite rispetto al 2019. La chiusura delle librerie fisiche ha, inoltre, privato gli editori del canale principale di vendita e le difficoltà di approvvigionamento delle librerie online stanno ulteriormente aggravando questa situazione;

    il settore editoriale (stampa quotidiana e periodica e servizio radiofonico), già in difficoltà a causa di una generale diminuzione dei ricavi nello scorso decennio, sta subendo gli effetti della contrazione economica derivanti dall'emergenza epidemiologica, con tagli rilevanti degli investimenti pubblicitari, prevalente fonte di ricavi per le aziende del settore, con cancellazioni delle campagne già pianificate, in particolare di eventi, fiere e concerti già programmati. La Federazione concessionarie pubblicità (Fcp) stima per il mercato pubblicitario una perdita per il primo semestre del 2020 di circa 450 milioni di euro, pari al 15 per cento degli investimenti complessivi. Specificatamente, le stime sul mezzo stampa sono di una perdita del 25 per cento sui quotidiani e del 25 per cento sui periodici, mentre per il settore radiofonico la perdita è pari al 18 per cento;

    il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha calcolato che l'introito perso per quanto riguarda i beni culturali materiali statali nell'ordine di 20 milioni di euro al mese;

    in assenza di immediati interventi, la tenuta finanziaria ed economica delle imprese dell'industria culturale, dell'editoria giornalistica e libraria, del settore sportivo, sarà messa a rischio;

    autorevoli esponenti del mondo della cultura, a mezzo stampa, hanno chiesto strumenti straordinari, sottolineando le ragioni che sottostanno alla generale crisi del settore culturale e a una crescente precarietà per i lavoratori dello spettacolo,

impegna il Governo:

   per il settore culturale, sportivo, editoriale, in generale:

    a) ad adottare tutte le iniziative utili a ristorare i lavoratori autonomi del comparto dello spettacolo, ivi compresi operatori della lirica, della prosa, delle orchestre, della danza, dei circhi, dello spettacolo viaggiante e della formazione artistica per le perdite subite a causa dell'adozione delle misure di contenimento del Covid-19;

    b) tenendo conto del fatto che, in un'ottica complessiva e generale, la promozione ed il sostegno della cultura rappresentano un elemento di attrattiva per risorse economiche ed investimenti, ad attivare campagne mediatiche finalizzate alla promozione dei beni culturali, del teatro e degli altri luoghi della cultura dopo la fine della sospensione delle attività conseguente all'adozione delle misure di contenimento del Covid-19;

    c) ad adottare iniziative volte ad inserire i beni di consumo culturali in formato fisico nella lista dei beni di prima necessità e quindi reperibili almeno attraverso le spedizioni via corriere fino al termine dell'emergenza sanitaria;

    d) ad adottare iniziative volte ad introdurre misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell'emergenza, come la detrazione a fini fiscali dei consumi di cultura (libri, dvd, biglietti, giornali e altro) e la riduzione dell'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti culturali al 4 per cento;

    e) al fine di rendere organiche ed omogenee le politiche pubbliche di contrasto agli effetti economici negativi delle misure di contenimento del Covid-19 sul settore culturale, ad assumere iniziative per la consultazione di esperti del settore, coinvolgendo gli attori dell'intera filiera dell'industria culturale e dello spettacolo ed esperti di analisi di scenario in una sede istituzionalizzata, così come avvenuto con operatori di altri settori strategici come il digitale;

    f) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza per valorizzare l'impatto virtuoso dell'ecologia culturale su tutta la Nazione;

    g) a considerare la possibilità, a fronte delle richieste e degli appelli del mondo culturale, di realizzare un Fondo nazionale per la cultura, coinvolgendo i principali attori del sistema produttivo e creditizio italiano, come Cassa depositi e prestiti;

    h) ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi almeno fino a dicembre 2020;

    i) ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini della cassa integrazione e degli strumenti di ammortizzatori sociali almeno fino a dicembre 2020, garantendone l'accesso anche ai lavoratori dello spettacolo;

    l) al fine di garantire le imprese del settore culturale, ad adottare iniziative per garantire il blocco degli sfratti relativi ai contratti di locazione dei luoghi dello spettacolo e per introdurre una moratoria sui mutui, capitale e interessi, con slittamento di almeno 6 mesi dei piani di ammortamento;

    m) ad adottare iniziative per estendere il perimetro di accesso al Fondo, di cui all'articolo 89 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, per le emergenze dello spettacolo, della cultura e dell'audiovisivo alle imprese dell'editoria libraria, dell'industria fonografica, della produzione discografica, ai servizi museali, alle mostre temporanee, alle imprese culturali e creative, alle attività circensi;

    n) a intraprendere tutte le iniziative possibili in sede europea per superare il sotto-finanziamento riservato alla cultura nei quadri finanziari pluriennali dell'Unione europea;

   per quanto attiene il settore teatrale e dello spettacolo dal vivo:

    a) ad adottare iniziative per la revisione dei parametri e criteri che regolano il funzionamento del Fondo unico per lo spettacolo (Fus), prendendo in considerazione le criticità e le eventuali proposte di modifica dei criteri di riparto del medesimo Fondo, attraverso il confronto con le diverse realtà operanti nel settore;

    b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi rientranti nella categoria catastale D/3;

    c) ad adottare iniziative per estendere la validità dei voucher di cui all'articolo 88 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 a diciotto mesi, così da permettere la miglior riprogrammazione possibile del calendario 2020 ed evitare affollamento di date per il pubblico;

   per il settore cinematografico:

    a) ad adottare iniziative, con urgenza, per lo sblocco delle risorse previste dalla legge sul cinema e l'audiovisivo (legge n. 220 del 2016);

    b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo vettore normativo utile, un contributo straordinario a fondo perduto a sostegno degli operatori del settore, a seguito della chiusura delle attività e nel periodo di crisi, in atto dal 24 febbraio 2020 e per tutta la durata dell'emergenza sanitaria;

    c) a valutare di adottare iniziative per l'istituzione di un Fondo di garanzia, presso Cassa depositi e prestiti, per sostenere le imprese del settore, anche attraverso la possibilità di cedere i crediti di imposta vantati nei confronti dello Stato in favore di intermediari finanziari;

    d) a valutare di adottare iniziative normative per l'introduzione della definizione delle limitazioni per la diffusione del Covid-19 come causa di forza maggiore per ogni inadempimento economico degli operatori del settore;

    e) ad adottare iniziative volte a posporre i termini di fine lavori per un periodo di almeno 6 mesi, o non inferiore alla durata dell'emergenza sanitaria, per tutti gli investimenti riconosciuti, con domanda preventiva, agli articoli 17 e 26 della legge n. 220 del 2016, in virtù delle difficoltà operative del momento;

    f) a porre in essere iniziative per l'accelerazione dell'apertura delle finestre di tax credit per il 2020;

   in relazione all'editoria giornalistica, ad adottare iniziative per prevedere nel prossimo provvedimento utile:

    a) per l'anno 2020, alle imprese editrici di quotidiani e di periodici, un credito d'imposta pari al 10 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto della carta utilizzata per la stampa;

    b) per l'anno 2020, un regime fiscale straordinario per il commercio di quotidiani e di periodici, in deroga al regime vigente, con l'applicazione, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, di una forfettizzazione della resa del 100 per cento delle copie consegnate o spedite, in luogo dell'80 per cento oggi previsto;

    c) una modifica della disciplina della pubblicità delle aste giudiziarie, con l'obbligo – in luogo della mera facoltà – di pubblicazione degli avvisi d'asta, anche sui quotidiani nazionali e locali;

    d) per l'anno 2020, un credito d'imposta del 50 per cento per le spese sostenute dalle imprese radiofoniche per t'utilizzo di energia elettrica;

   specificatamente, per l'editoria libraria:

    a) ad adottare iniziative, nel primo provvedimento utile, per introdurre misure straordinarie volte all'istituzione di un Fondo dedicato alla filiera editoriale libraria con congrua dotazione;

    b) ad adottare iniziative per procedere all'estensione, per l'anno 2020, delle misure contenute nella legge n. 350 del 24 dicembre 2003 per le imprese editrici di libri e per quelle della stampa utilizzata per la stampa di libri;

   con riguardo alle attività culturali private, come quelle realizzate nelle dimore storiche, nelle gallerie d'arte, nelle pinacoteche e nei musei:

    a) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge diffusione della cultura nazionale, come dimore storiche, gallerie d'arte, pinacoteche e musei, rientranti nelle categorie catastali A/9 e B/6;

    b) ad adottare iniziative per garantire l'incasso totale dei servizi di bigliettazione e aggio;

   per quanto riguarda il settore sportivo:

    a) ad adottare iniziative volte a prevedere la possibilità di compensazioni fiscali per tutti i gestori di attività sportive, professionistiche e amatoriali che utilizzino a pagamento, attraverso convenzioni e simili, strutture pubbliche per lo svolgimento delle proprie attività caratteristiche;

    b) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile, per l'anno 2020, un credito d'imposta del 100 per cento dell'ammontare del canone di locazione per luoghi dove si svolge attività sportiva rientranti nella categoria catastale D/6;

    c) ad adottare tutte le iniziative possibili per l'istituzione di un fondo di garanzia presso l'istituto per il credito sportivo, in modo da favorire l'accesso al credito per tutte le imprese sportive in stato di necessità.
(7-00441) «Mollicone, Frassinetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 19 marzo 2020 Consip, la centrale acquisti dello Stato, ha bandito una gara per sopperire alla carenza di mascherine provocata dall'emergenza coronavirus. Fra i soggetti aggiudicatari del «lotto 1» c'è la cooperativa sociale Indaco Service per euro 4.554.000 per la fornitura di 7.100.000 di mascherine chirurgiche, come rivelato da uno dei soci, Salvatore Micelli, in un servizio della trasmissione «Piazzapulita» di La7. Il succitato Micelli è un imprenditore con gravi accuse sulle spalle: poco più di un anno fa è stato arrestato con l'accusa di associazione a delinquere e truffa aggravata ai danni dello Stato. È stato tre mesi in carcere e la procura ha chiesto per lui il processo. La sua cooperativa Indaco Service, a quanto risulta all'interrogante, ha nella sua attività prevalente quella di accoglienza e assistenza a cittadini stranieri richiedenti asilo. Le mascherine a tutt'oggi, per quanto consta all'interrogante, non sono ancora arrivate e la mancanza si prolunga, in un momento di così stretta necessità per proteggere le persone, su tutti medici e operatori sanitari. Nel 2015 Salvatore Micelli è salito sul palco della Leopolda, la kermesse organizzata dalla fondazione Open, nata per finanziare le iniziative di Matteo Renzi. La stessa Consip è da tempo al centro di una bufera giudiziaria che coinvolge proprio il cerchio intorno a Renzi: dal presidente della fondazione Bianchi, che guida il consiglio di amministrazione di Open, fino al padre di Matteo Renzi, Tiziano –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   secondo quali criteri la cooperativa sociale «Indaco Service», che ha come attività prevalente quella dell'accoglienza migranti, sia stata ammessa alla gara e risulti fra i vincitori;

   se nella suddetta gara, con importo di aggiudicazione di euro 14.914.500, siano stati operati gli accertamenti antimafia, anticorruzione e antiriciclaggio e a quali esiti abbiano portato.
(3-01444)


   ZICCHIERI, DURIGON, BASINI, DE ANGELIS, GERARDI e SALTAMARTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato su Il fattoquotidiano.it la regione Lazio sembra abbia speso 35,9 milioni di euro per avere una maxifornitura di mascherine entro il 18 marzo 2020, ma a tutt'oggi ancora nulla è arrivato;

   il fallito approvvigionamento di Dpi da parte della regione Lazio, per il tramite della protezione civile laziale, è finito, sempre secondo la notizia stampa, in procura e all'Autorità nazionale anticorruzione;

   la fornitura riguardava quasi 10 milioni di mascherine professionali (Ffp2 e Ffp3), ordinate «per le vie brevi», a metà marzo 2020, dalla regione Lazio e commissionate a una piccola società italo- cinese, con sede a Roma, che solitamente si occupa di forniture elettriche (lampadine e altro); l'approvvigionamento doveva interessare circa 300 operatori fra medici e infermieri, molti dei quali nel mentre hanno contratto il coronavirus negli ospedali dell’hinterland capitolino; per tale approvvigionamento la regione ha anticipato una somma totale di 11,7 milioni di euro;

   stando alla ricostruzione giornalistica, l'operazione si basa su tre determine, le prime due datate 16 marzo e l'ultima 20 marzo, contenenti gli affidamenti in deroga alla società Eco.Tech. srl, con sede a Frascati, specializzata in lampade Led di design, con capitale sociale di 10 mila euro e partecipata al 51 per cento da una società a responsabilità limitata dei Castelli romani e al 49 per cento da Pan Hongyi, cittadino cinese residente nella città di Ningbo; l'individuazione della Eco.Tech quale fornitore risiederebbe nei tempi di consegna quasi immediati che la stessa garantiva, ovvero 3 giorni;

   nello specifico, il 16 marzo 2020 sono partiti i primi due ordini di 1,5 milioni di mascherine Ffp2 al prezzo di 3,60 euro l'una ed un milione di mascherine Ffp3 al costo di 3,90 euro al pezzo, cui ha fatto seguito il secondo ordine, per un milione di Ffp2 ed un altro milione di Ffp3 al medesimo prezzo, oltre a 2 milioni di mascherine «triplo strato» a 0,58 euro l'una;

   tali dispositivi sarebbero dovuti arrivare entro il 18 marzo 2020 e, nonostante il ritardo, è partito comunque il terzo ordine, datato 20 marzo, con ulteriori un milione di Ffp2 e due milioni di Ffp3 sempre al medesimo prezzo;

   finora la protezione civile regionale ha provveduto a revocare due atti su tre, ma sembra sia attesa anche la terza disdetta non essendo stata rispettata neanche la consegna prevista al 6 aprile 2020;

   la regione Lazio ha precisato che «gli affidamenti in deroga sono avvenuti in base alle normative straordinarie, previsti dai decreti governativi» e che «la società selezionata era una società accreditata» –:

   se, data la gravità della vicenda, il Governo non ritenga urgente, fatte salve le indagini della procura, acquisire elementi in merito, con particolare riguardo alla correlazione tra le 300 unità di medici e infermieri contagiati ed i ritardi nell'approvvigionamento, adottando altresì iniziative, per quanto di competenza, volte a definire procedure efficaci per l'approvvigionamento dei richiamati presidi di sicurezza.
(3-01446)


   ASCARI e IOVINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 29 luglio 2019 è stata approvata in via definitiva la legge n. 69, cosiddetta «Codice rosso», recante norme volte a contrastare la violenza di genere, tra cui anche un nuovo reato, inserito all'articolo 612-ter del codice penale, rubricato «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», cioè il più comunemente noto «revenge porn», il quale punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti o ricevuti da terzi, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000»;

   il fenomeno del «revenge porn» è relativamente recente, sviluppatosi con l'avanzare della tecnologia digitale ed esploso negli ultimi anni: viene perpetrato soprattutto da uomini, di ogni età, in danno soprattutto delle ex partner, anche se, nei canali di diffusione di questi materiali, sono spesso presenti materiali pedopornografici;

   il report di Amnesty International sull'Italia parla chiaramente: almeno una donna su cinque ha subito molestie e minacce online, con un gravissimo impatto psicologico, anche di lunga durata; secondo quanto emerso dall'inchiesta del giornale onlineWired, esiste all'interno dell'App di messaggistica Telegram, un canale creato il 19 gennaio 2020, con oltre 43 mila iscritti di tutte le età, inclusi padri di famiglia, spesso coperti dall'anonimato, raggiunti in due mesi, con 21 canali tematici collegati e con un volume di conversazioni che si aggira sui 30 mila messaggi ogni giorno, che è diventato in breve «il più grande network italiano di revenge porn»: «un'enorme chat accessibile a tutti, contenente foto e video di atti erotici e sessuali pubblicati senza il consenso o la consapevolezza delle vittime», numeri di telefono, recapiti social, indirizzi, utilizzati per mettere in scena il rito dello stupro virtuale di gruppo;

   è stata riscontrata anche la pubblicazione di materiale pedopornografico, con video di minori, anche di 8 anni, ma anche richieste sconcertanti di utenti che chiedono come poter stuprare la propria figlia minorenne senza farla piangere;

   questo sistema è ormai collaudato da anni: il gruppo nasce, raggiunge il picco di utenti e viene infine cancellato da Telegram perché «utilizzato per diffondere contenuti pornografici»; tuttavia, un messaggio fissato nella parte superiore della chat reindirizza a un «gruppo di riserva», quello da ripopolare in caso di cancellazione, tramandando un'eredità condivisa fatta di foto e video privati canali Telegram;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   il suddetto canale Telegram, ad esempio, è costato il lavoro a una professionista bresciana di 40 anni, sposata e con due figli: a seguito della pubblicazione di video, con nome, cognome e numero di telefono, e delle conseguenti molestie telefoniche, la donna è stata licenziata;

   Telegram non è l'unico strumento utilizzato per perpetrare il revenge porn ed altre App di messaggistica e social sarebbero coinvolte –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intendano intraprendere al fine di contrastare in maniera più efficace il fenomeno del revenge porn, anche tramite l'inasprimento delle pene, la creazione o il rafforzamento di strumenti di tutela psicologica ed economica per le vittime e l'organizzazione di campagne informative volte a sensibilizzare la popolazione sul revenge porn e sulle sue conseguenze;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di concertare con gli amministratori di Telegram, nonché di altre piattaforme di messaggistica e social, soluzioni al fine di pervenire a una strategia condivisa di contrasto al «revenge porn».
(3-01447)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA, ROTELLI, PRISCO e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il comparto delle aziende balneari conta più di 30.000 aziende, con oltre 100.000 addetti (considerando l'intero indotto si arriva anche a un milione) per un'attrattività annuale di circa 70 milioni di turisti nel periodo stagionale di operatività, rappresentando quindi una risorsa preziosa nei confronti di tutti i comuni turistici di località balneari, nonché una voce importante in termini di prodotto lordo derivato dal turismo;

   la legge di bilancio per il 2019, legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha introdotto alcune disposizioni relative al tema delle concessioni demaniali marittime, con la finalità di «tutelare, valorizzare e promuovere il bene demaniale delle coste italiane», prevedendo nel dettaglio l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a fissare termini e modalità per la revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime;

   il comma 682 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019 ha disposto, nelle more della revisione, la proroga di quindici anni, fino al 2033, delle concessioni demaniali marittime, altrimenti in scadenza nel 2020;

   tale proroga agisce a tutela di un comparto che è stato colpito, in tutto il territorio nazionale, da numerose criticità di ordine economico, vieppiù accentuate in seguito all'entrata in vigore della direttiva 2006/123/CE, conosciuta come direttiva Bolkestein, la quale rischia di pregiudicare numerosi investimenti posti in essere dall'intero comparto in termini di capitale economico e capitale umano; nonostante la proroga fino al 2033 e le altre disposizioni siano ormai da tempo legge dello Stato, non vi è alcuna chiarezza sulle loro applicazioni, oltre al fatto che non si è ancora provveduto all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di revisione delle concessioni, che doveva avvenire entro il 30 aprile 2019, come stabilito dalla legge;

   in data 19 dicembre 2019, una circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti avrebbe evidenziato l'incompatibilità della proroga fino al 2033 con le disposizioni europee, provocando ulteriore confusione tra tutti gli operatori del settore, salvo poi una smentita da parte del Ministro stesso nel mese di gennaio 2020, che ha garantito la proroga;

   la crisi epidemiologica da Covid-19 ha messo in ginocchio l'intero comparto balneare nazionale che, come riportato dalle associazioni di categoria, ha stimato una perdita dell'80 per cento delle prenotazioni per la stagione in corso, a detrimento non solo del comparto balneare, ma anche di tutto il comparto turistico delle località marittime italiane;

   la stagione 2020 è stata completamente compromessa dalla pandemia da Covid-19, pregiudicando non solo la capacità degli operatori di mantenere strutture e dipendenti, ma anche di investire nelle proprie attività, date le stime di 50 milioni di turisti in meno, nonché una perdita di 12 miliardi di euro di indotto turistico rispetto al 2019 –:

   se non si ritenga necessario provvedere con urgenza all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa e quali iniziative il Governo intenda predisporre per:

    a) garantire la piena attuazione della proroga delle concessioni demaniali marittime fino al 2033, prendendo in considerazione l'impossibilità per gli operatori del settore di programmare investimenti di alcun tipo a causa dell'emergenza sopravvenuta da Covid-19;

    b) dare attuazione a manovre straordinarie a tutela del comparto turistico nazionale, anche prevedendo la rimodulazione straordinaria e la riduzione del valore del gettito derivante dai canoni concessori, anche con una riduzione del 100 per cento in caso di mancato o parziale avvio della stagione turistica;

    c) istituire un fondo nazionale per l'emergenza connessa al turismo, di concerto con le associazioni di categoria e le regioni, a sostegno dell'intero comparto.
(4-05159)


   CARETTA e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, il Governo ha varato, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, misure straordinarie di contenimento, ponendo in essere anche la sospensione di numerose attività produttive su tutto il territorio nazionale;

   sono numerosi, sul territorio nazionale, operatori di settori duramente colpiti dalla crisi economica derivata dalle misure di contenimento e di chiusura delle attività produttive, che sono attivi anche nel settore della pesca amatoriale;

   a seguito della sopravvenuta mancanza di liquidità per grande parte dei cittadini italiani, è essenziale che lo Stato ponga in essere tutte le misure necessarie per ridurre gli oneri in capo alla cittadinanza;

   sono numerose le località sul territorio nazionale, quale ad esempio la Laguna di Venezia, che permettono l'esercizio della pesca amatoriale per il reperimento di risorse ittiche di prima necessità –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) autorizzare l'esercizio delle attività di pesca amatoriale-dilettantistica per consentire un più agevole approvvigionamento di risorse alimentari da parte dei cittadini italiani, in particolar modo quelli in particolari condizioni di indigenza economica, consentendo, nel caso della pesca da riva praticata nello stesso comune di residenza di mantenere almeno 10 metri di distanza tra pescatori;

    b) rimodulare gli obblighi di sicurezza per il settore della pesca, permettendo l'accesso alla propria imbarcazione, purché ormeggiata già nello spazio acqueo di proprietà e nel comune di residenza, senza quindi accedere a cantieri per alaggi e vari, disponendo in ogni caso un limite inderogabile di una persona per imbarcazione fino a 5 metri e due persone per imbarcazioni oltre i 5 metri e una distanza di almeno 15 metri da un'imbarcazione all'altra.
(4-05161)


   FORMENTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la gravità dell'emergenza prodottasi in Italia in conseguenza del coinvolgimento del nostro Paese nella pandemia da Sars-CoV-2 è all'origine di un consistente flusso di aiuti provenienti dall'estero; sono giunti in questo contesto materiali e personale da diversi Paesi, spesso anche esterni all'ambito delle tradizionali alleanze di cui l'Italia è parte;

   tra gli Stati che hanno fatto pervenire personale tecnico e materiali da impiegare nel contenimento dell'epidemia da Covid-19 vi è anche la Repubblica Popolare Cinese;

   spesso presentati come aiuti gratuiti distribuiti in segno di riconoscenza per quanto fatto dal nostro Paese nelle fasi in cui era proprio la Repubblica Popolare Cinese a soffrire maggiormente gli effetti dell'epidemia di Covid-19, si è poi saputo che parte di questi sostegni è giunta in Italia non a titolo gratuito, ovvero di dono, ma dietro corresponsione di denaro;

   fonti estere, peraltro prontamente smentite da fonti non ben identificate del Governo italiano, hanno addirittura insinuato che arrivassero dalla Cina a titolo oneroso persino dei beni precedentemente inviati dall'Italia in Cina per aiutarne gli sforzi contro il Covid-19;

   è nota e apprezzabile l'intensa attività svolta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per procurare al nostro Paese tutti i beni di cui ha bisogno per fronteggiare l'epidemia e proteggere al meglio la sua popolazione;

   nel sostenere la causa dell'Italia a Pechino sono risultate particolarmente attive alcune società cinesi di particolare rilevanza strategica come Huawei, Zte, Alibaba e Xiaomi, che hanno interessi di notevole rilevanza nel nostro Paese –:

   a quanto ammontino esattamente gli oneri finanziari finora sostenuti dal nostro Paese per ottenere dalla Repubblica Popolare Cinese i beni necessari alla gestione e al contenimento dell'epidemia da Sars-CoV-2 finora giunti;

   se i prezzi eventualmente sostenuti per accedere alle forniture cinesi corrispondano a quelli prevalenti sul mercato internazionale;

   se, nel contesto della contrattazione per ottenere gli aiuti cinesi, il Governo abbia accettato degli elementi di condizionalità in relazione a dossier di grande delicatezza per la sicurezza nazionale.
(4-05165)


   FIORINI, PEREGO DI CREMNAGO, SQUERI, POLIDORI, DELLA FRERA, BARELLI, PORCHIETTO e CARRARA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in attesa di soluzioni definitive per debellare il coronavirus che peraltro colpisce alcuni territori molto più di altri, sembra ormai imminente una fase due dell'emergenza, già anticipata dal Governo;

   molti settori strettamente affini e centrali nell'economia del nostro Paese, tra cui design e ceramica sperano di poter riprendere il proprio lavoro il prima possibile, nel rispetto di tutte le normative stabilite a tutela della salute. 100 mila imprese hanno già chiesto di riaprire in deroga al blocco del Governo;

   si tratta di settori strategici e comparti fondamentali, fiori all'occhiello dell'eccellenza italiane e, quindi, del made in Italy che devono tornare a essere una grande risorsa per l'economia italiana, poiché rappresentano una voce importante del prodotto interno lordo su cui bisogna puntare per tornare a crescere;

   per il settore del design si parla di 30 mila imprese e 50 mila lavoratori, settore già pesantemente penalizzato per l'annullamento del Salone del mobile che era previsto per aprile 2020;

   a queste si aggiungono anche le imprese che producono ceramica sanitaria, stoviglie, ceramica artistica e materiali refrattari con 228 aziende, 28 mila addetti e un fatturato che ammonta a 7 miliardi di euro;

   molte di queste aziende hanno già pronti ordini da evadere per i prossimi mesi su cui gravano pesantemente possibili annullamenti, senza dimenticare che molti competitor stranieri, già dalla prossima settimana, torneranno a essere operativi e a produrre, sottraendo spazi agli operatori italiani. Confindustria Ceramica calcola una perdita di ordinativi già del 25 per cento;

   soprattutto per le piccole e medie imprese continuare con la chiusura sarebbe un colpo mortale, perché gli annullamenti andrebbero a sommarsi alla perdita di fatturato e difficilmente molte riuscirebbero a sopravvivere;

   i tempi di ripresa non saranno brevi e, poiché si calcola che è stato perso già circa il 10 per cento del prodotto interno lordo (6 per cento su base annua), c'è bisogno che i guariti, gli immuni e gli immunizzati possano tornare a lavorare e quindi serve un procedimento per individuarli, serve consentire alle imprese di dotarsi dei kit di controllo e dei dispositivi di protezione individuali necessari;

   dunque, preme trovare rapidamente un punto di equilibrio per far partire la ripresa dell'attività produttiva ed evitare che il dramma sanitario si trasformi in dramma economico, a cui si aggiungerebbe anche un carico di tensioni sociali. Se non si mandano a lavorare i sani tra un po’ non si potranno più curare i malati;

   l'articolo 64 del decreto-legge n. 18 del 2020 prevede un credito d'imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro, misura che il decreto-legge n. 23 appena pubblicato estende all'acquisto dei dispositivi di protezione dei lavoratori e di altri dispositivi di sicurezza atti a proteggere i lavoratori dall'esposizione accidentale ad agenti biologici e a garantire la distanza di sicurezza interpersonale. Si tratta di 50 milioni di euro i cui criteri e modalità di applicazione e di fruizione sono demandati ad un decreto che doveva essere emanato entro il 17 aprile 2020 –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per consentire il riavvio del lavoro per le imprese del settore ceramico, già dal 14 aprile 2020, anche in considerazione del fatto che per molte lavorazioni gli addetti sono dotati di strumenti altamente protettivi e sono distanziati tra loro di molti metri;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per anticipare l'operatività dell'articolo 64 del decreto-legge n. 18 del 2020, rafforzandone la dotazione finanziaria e consentendo alle imprese di dotarsi sin da subito dei dispositivi di protezione individuali necessari e di individuare percorsi idonei a individuare i soggetti non a rischio da riavviare al lavoro;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per individuare ulteriori strumenti per indennizzare tutte le attività produttive che hanno subito danni a causa del mancato guadagno procurato dalle stringenti misure restrittive approvate dal Governo.
(4-05166)


   MANTOVANI, DEIDDA, ROTELLI, PRISCO, GALANTINO, CARETTA, BUTTI, LUCA DE CARLO, MONTARULI e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 marzo 2020, il Copasir, come risulta dalle pagine del quotidiano «Il Sole 24 Ore», ha sollecitato il Governo a varare «provvedimenti con le migliori risposte e risorse possibili», al fine di tutelare le realtà finanziarie e industriali strategiche;

   le performance dei titoli quotati nel listino Titoli Ftse Mib hanno portato quest'ultimo a soffrire, nell'ultimo mese, una consistente perdita percentuale a causa dell'instabilità dettata dall'emergenza Covid-19;

   il generale deprezzamento dei titoli presenti nel listino comporta una maggiore vulnerabilità di aziende strategiche, da cui può derivare un pregiudizio rispetto alla stabilità e all'autonomia di tutto il sistema Paese;

   al fine di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale, con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 dell'11 maggio 2012), cosiddetto golden power, è stata disciplinata la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti, delle comunicazioni;

   il decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 20 maggio 2019 ), ha introdotto, nel decreto-legge n. 21 del 2012, l'articolo 1-bis, che disciplina l'esercizio dei poteri speciali inerenti alle reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia 5G;

   il 25 marzo 2020 la Commissione europea ha pubblicato degli orientamenti utili a garantire un approccio deciso, a livello di Unione europea, per quanto riguarda il controllo degli investimenti esteri in un periodo di crisi per la salute pubblica e di conseguente vulnerabilità economica;

   la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha dichiarato quanto segue: «il diritto europeo e quello nazionale ci danno gli strumenti per affrontare questa situazione e intendo sollecitare gli Stati membri ad avvalersene appieno»;

   il 2 aprile 2020 il Ministro dello sviluppo economico durante la trasmissione «Sono le venti» ha dichiarato, in merito al rischio scalata da parte di fondi esteri rispetto alle società quotate e delle imprese di Stato, che: «il Governo sta valutando tutte le misure necessarie» –:

   in che modo il Governo intenda procedere alla mappatura degli asset strategici minacciati da possibili «scalate» e di quali parametri intenda avvalersi per valutare il rischio di acquisizione da parte di gruppi stranieri rispetto ai settori attualmente esclusi dalla «golden power».
(4-05169)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2020 l'Oms ha dichiarato il Covid-19 un’«emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale». In Italia, il giorno successivo, una delibera del Consiglio dei ministri (dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili – 20A00737 – Gazzetta Ufficiale serie generale n. 26 del 1° febbraio 2020) proclamava per sei mesi lo «stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

   il decreto-legge del 23 febbraio 2020, n. 6, ha stabilito che i provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento del virus siano prese con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Dopo il decreto-legge n. 6, contenente «Misure urgenti di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19», si sono susseguiti diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, decreti ministeriali e una pletora di interventi regionali e comunali in nome dell'emergenza che introducevano, ad avviso dell'interrogante in palese violazione della riserva di legge, misure che sospendono diritti costituzionali fondamentali. Tra questi: il diritto di muoversi e viaggiare, articolo 16 della Costituzione; il diritto di lavorare, articoli 1-4-35 della Costituzione; il diritto di iniziativa economica, articolo 41 della Costituzione; il diritto a una vita familiare completa e soddisfacente, articoli 29 e 31 della Costituzione; il diritto all'istruzione pubblica e gratuita, articoli 3, 33, 34 della Costituzione; il diritto alla casa, articolo 3 della Costituzione; il diritto alla solidarietà, attiva e passiva, articolo 2 della Costituzione; il diritto alla riservatezza (eliminata dalla prospettiva «cinese» di controllare i movimenti di ciascun singolo cittadino), articolo 14 della Costituzione; il diritto di riunirsi liberamente tra cittadini, articolo 17 della Costituzione; infine lo stesso diritto alla salute fisica e psichica per aspetti diversi da quelli connessi all'epidemia (praticare uno sport, passeggiare all'aria aperta, mangiare sano), articoli 3 e 32 della Costituzione;

   il 19 marzo 2020 l'Agcom interviene con un comunicato stampa annunciando di voler impedire «la diffusione in rete e in particolare sui social media di informazioni relative al Coronavirus non corrette o comunque diffuse da fonti non scientificamente accreditate» con misure che devono «prevedere sistemi efficaci di individuazione e segnalazione degli illeciti e dei loro responsabili». Sembrerebbe, quindi, che solo tale presunta verità ufficiale, in violazione del principio pluralista, legittimerebbe il diritto di espressione del pensiero (articolo 21 della Costituzione);

   per la prima volta dal dopoguerra si è in presenza, ad avviso dell'interrogante, di una sovranità globale degli apparati medici dell'Oms, che determinano il regime di «governamentalità» globale, delegando il potere a commissari speciali e alla Protezione civile di cui le istituzioni costituzionalmente legittime sembrano il portavoce;

   lo stato di emergenza non è espressamente disciplinato dall'ordinamento costituzionale. La Costituzione prevede quali strumenti atti a limitare le libertà fondamentali unicamente il decreto-legge di cui all'articolo 77 della Costituzione e i decreti extra ordinem, in caso di guerra, che tuttavia trovano il loro fondamento nell'articolo 78 della Costituzione e nella deliberazione del Parlamento;

   il presente regime emergenziale a giudizio dell'interrogante risulta ai confini del principio di legalità e della Costituzione, intesa innanzitutto quale limite al potere, trova arbitrariamente il proprio fondamento in situazioni di fatto che non presentano una copertura costituzionale, né normativa di rango primario;

   l'Italia è una Repubblica parlamentare. Il potere esecutivo appartiene al Governo collegialmente; le fonti secondarie o addirittura sub-secondarie, non possono mai comprimere i diritti costituzionali fondamentali –:

   quale sia l'orientamento del Governo al riguardo e quali iniziative intenda adottare per salvaguardare una piena normalità costituzionale attraverso il rispetto assoluto delle sue forme, considerato che nel diritto la forma è sostanza;

   se e come il Governo intenda agire per far fronte ai rischi di derive autoritarie derivanti da un uso estensivo di strumenti di natura tecnologica invasivi e incontrollabili.
(4-05171)


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le misure stringenti per il contenimento del contagio da coronavirus, che costringe ormai da un mese gli italiani a rimanere in casa per la sicurezza di tutti, e in spregio al decreto che ha dichiarato l'Italia un porto non più sicuro per tutta la durata dell'emergenza da Covid-19, in Sicilia continuano ad arrivare, indisturbati, decine di migranti;

   il ritorno degli sbarchi sull'isola sta creando una situazione ingestibile: in queste ore, nel silenzio generale, a quanto consta all'interrogante, sono sbarcati circa 80 migranti e l'Alan Kurdi, la nave della ong Sea Eye battente bandiera tedesca, è pronta ad accompagnarne altri 150;

   nel pomeriggio del 6 aprile 2020 erano sbarcati a Lampedusa altri 36 migranti, in prevalenza di nazionalità subsahariana, trasferiti in quarantena nell’hotspot dell'isola, dove il numero dei migranti sta diventando troppo alto e non consente di mettere i nuovi arrivati in condizioni di isolamento; Malta aveva fatto presente alla Germania, di cui la nave batte bandiera, che non consentirà lo sbarco dei migranti per la situazione epidemica in corso e anche Berlino aveva chiesto alla nave di «non intraprendere alcun viaggio, alla luce dell'attuale quadro», ma l'Alan Kurdi continua le operazioni nel Mediterraneo;

   la nave, secondo quanto riferito dalle coordinate indicate da Sergio Scandura, di Radio Radicale, è adesso a poco meno di «25 miglia SSE» da Lampedusa, «in attesa dell'assegnazione di un Place of Safety di sbarco» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per negare l'assegnazione di un place of safety di sbarco nel porto di Lampedusa e in tutti i porti italiani;

   per quale motivo continuino gli sbarchi sull'isola di Lampedusa se l'Italia è stata dichiarata porto non sicuro per tutta la durata dell'emergenza;

   se e dove stiano trascorrendo la quarantena gli ottanta migranti già sbarcati;

   quanti siano i migranti sbarcati in Italia dall'inizio dell'emergenza epidemica da coronavirus.
(4-05173)


   FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, ZUCCONI, GALANTINO, ROTELLI, DEIDDA, CIABURRO e MANTOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   arriva come una doccia fredda in piena emergenza sanitaria da Covid-19 la notizia, riportata dai principali organi di stampa, che la Protezione civile non parteciperà alle spese sostenute dalle regioni;

   l'allarme arriva dall'assessore al bilancio della regione Lombardia, Davide Caparini, secondo cui «Oggi abbiamo appreso la pessima notizia per cui la Protezione civile, per bocca del suo capo Borrelli ci comunica che lo Stato non intende corrispondere le spese sostenute dalle regioni per l'approvvigionamento dei dispositivi e delle apparecchiature medicali, ciò che noi abbiamo acquistato ce lo dobbiamo pagare, questo è il messaggio che c'è stato dato in una delle tante conferenze tecniche, non abbiamo avuto ancora comunicazioni politiche in merito ma esclusivamente tecniche»;

   per la regione Lombardia, la più colpita dalla pandemia in corso e una delle prime zone rosse dell'Italia, significa un esborso di diverse centinaia di milioni di euro, cifre che si avvicinano ai 400 milioni di euro;

   sempre secondo Caparini, le indicazioni iniziali fornite alle regioni, erano che la Protezione civile si sarebbe fatta carico, attraverso il fondo nazionale della Protezione civile, fino ad un miliardo e 650 milioni di euro per le spese straordinarie, e, invece, oggi, le disposizioni vanno in una direzione diametralmente opposta;

   tale notizia rischia di mettere le regioni, soprattutto quelle con scarsa capacità di spesa o con piani di rientro già in corso, in ginocchio e nelle condizioni di non poter far fronte all'emergenza, vera priorità dell'Italia in questo momento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire la compartecipazione alla spesa sanitaria regionale per far fronte all'emergenza sanitaria da Covid-19;

   per quali motivazioni la Protezione civile non intenda dare seguito agli impegni presi all'inizio della pandemia, attingendo al fondo nazionale per la copertura delle spese straordinarie sostenute dalle regioni per l'approvvigionamento dei dispositivi e delle apparecchiature medicali, fondamentali per combattere la battaglia contro il coronavirus.
(4-05177)


   OCCHIONERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come a tutti noto, negli scorsi giorni una notizia a dir poco spiacevole e grottesca si è diffusa fra le fonti di stampa italiane e straniere, gettando peraltro sul nostro Paese un velo di discredito che francamente l'Italia non merita, a maggior ragione in questa congiuntura che si sta affrontando con orgoglio e determinazione, facendo da modello e apripista per molti partner internazionali;

   ci si riferisce, ovviamente, alla vicenda delle mascherine, prima donate dall'Italia alla Cina, e poi rivendute da questa all'Italia, raccontata sulle colonne del britannico The Spectator: non certo un giornale di second'ordine, vista la sua ampia diffusione e la sua consolidata tradizione;

   in un articolo dell'edizione del 4 aprile 2020, a firma di Amber Athey (corrispondente a Washington del giornale e vicina all'Amministrazione americana, dalla quale avrebbe ricevuto la segnalazione della questione) la Cina avrebbe costretto l'Italia a riacquistare la fornitura di dispositivi di protezione individuale che avevamo donato alla Cina stessa nella fase iniziale del contagio. In altre parole, prima che il virus colpisse l'Europa, l'Italia ha inviato tonnellate di dispositivi di protezione individuale in Cina per aiutare il Paese a proteggere la propria popolazione. Successivamente, calati i contagi sul proprio territorio, la Cina avrebbe quindi rispedito i dispositivi di protezione individuale italiani in Italia, alcuni, nemmeno tutti, riaddebitandoli, e fregiandosi per di più della sua benevolenza nell'aiutare il nostro Paese;

   ora, il Governo – da quanto si apprende dai giornali – ha prontamente smentito la notizia, bollandola come una fake news. Data la gravità della questione, però, si ritiene opportuno che una simile rassicurazione – sulla quale, ci si augura davvero, non vi sia motivo di dubitare – venga offerta anche al Parlamento;

   peraltro, si auspica che, cogliendo l'occasione, il Governo voglia illustrare in modo analitico e circostanziato alle Camere lo «stato dell'arte» rispetto ai dispositivi di protezione individuale e agli altri strumenti medico-sanitari necessari per affrontare l'emergenza Covid-19, a cominciare dai respiratori, dai ventilatori e dalle postazioni di terapia intensiva. Allo stesso modo, sarebbe opportuno conoscere quali procedure o programmi siano stati attivati, per incrementare l'approvvigionamento: alla nomina di un commissario ad hoc, l'interrogante vorrebbe che si sommasse l'autorizzazione a effettuare i lavori, nonché ad acquistare le forniture e i servizi necessari, con procedure eccezionali, in deroga a tutte le norme vigenti, eccetto quelle penali, europee e costituzionali (come fatto per la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova). Si ricorda peraltro che, in questa prospettiva, con la comunicazione 2020/C 108 I/01 del 1° aprile 2020 la Commissione europea ha invitato i Paesi membri a sfruttare appieno le risorse di flessibilità della normativa eurounitaria in materia di appalti, indicando diversi accorgimenti per semplificare, deformalizzare e velocizzare le procedure di evidenza pubblica, e legittimando il ricorso alla procedura negoziata senza bando –:

   se e in quali termini sia fondata la notizia di cui in premessa diffusa dal giornale britannico The Spectator;

   quali e quanti siano i dispositivi di protezione individuale, i respiratori, i ventilatori, i posti di terapia intensiva e gli altri ausili medico-sanitari necessari a contrastare l'emergenza Covid-19 nel nostro Paese;

   dove siano disponibili e tramite quali procedure si stia provvedendo al loro approvvigionamento.
(4-05180)


   BELLUCCI, GALANTINO, ROTELLI, RAMPELLI, FERRO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, LUCA DE CARLO, MELONI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BALDINI, BIGNAMI, BUCALO, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, MANTOVANI, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è noto che le mascherine per proteggersi dal contagio da Covid-19 sono diventate un caso, non solo per la loro drammatica carenza e le difficoltà di approvvigionamento, che si fa sempre più urgente, ma anche per i prezzi saliti di almeno 10 volte e le numerose truffe sventate dalla Guardia di finanza;

   in particolare, sta facendo discutere il singolare caso, riportato dai principali organi di stampa, della commessa da 35,8 milioni di euro affidata dalla regione Lazio a un negozio di lampadine led per l'acquisto di mascherine;

   la maxifornitura sarebbe stata affidata dalla regione, attraverso il Dipartimento protezione civile, senza gara e senza confronto con altri operatori, alla Eco.Tech Srl con sede in un negozio di via Po a Roma, una società, come risulta dalla visura camerale, specializzata in vendita di lampadine led, col 51 per cento delle quote intestato a una srl semplificata, la Propter Hominen e il restante 49 per cento a tale Pan Hongyi, un cittadino cinese residente a Ningbo, nella provincia delle Zhejiang, l'affaccio sul mare della regione di Wuhan;

   non è chiaro quali siano state le motivazioni che hanno portato la Protezione civile del Lazio a scegliere la Eco.Tech per acquistare le mascherine e firmare il 16 marzo 2020 la determina G02801 di acquisto, con la quale in affidamento diretto, ha prenotato dispositivi per 11,3 milioni di euro;

   sempre del 16 marzo 2020 è una nuova determina di spesa G02802, questa volta da 10 milioni e 565 mila euro e solo quattro giorni dopo, probabilmente sull'onda dei disperati appelli da parte degli operatori sanitari per denunciare la scarsa dotazione dei presidi di protezione individuale, necessari per permettere ai professionisti di lavorare in sicurezza, sarebbe stato firmato un altro atto di spesa G03089 per un valore di 13,9 milioni di euro, per un totale, appunto, di 35,8 milioni di euro;

   i problemi sarebbero sorti dopo il versamento di due anticipi alla società di lampadine, per un totale di 11,3 milioni di euro, ai quali sarebbero seguiti continui rinvii della consegna, sino a comunicare il numero di un volo aereo con il quale la merce sarebbe dovuta arrivare ma che, invece, non era presente sul volo indicato;

   in data 27 marzo e in data 30 marzo 2020, quando erano previste rispettivamente la prima e la seconda distribuzione, nessuna consegna è stata eseguita dalla Eco.Tech, che è sparita nel nulla;

   nel testo dell'interrogazione urgente presentata dalla consigliera regionale Colosimo si legge, peraltro: «Dagli atti in esame, inoltre, emerge che la ECO.TECH srl fissa il prezzo delle mascherine tipologia FFP2 al costo di euro 3,60 oltre IVA, mentre quello delle mascherine tipologia FFP3 al costo di euro 3,90 oltre IVA. Dalla lettura della Determinazione G03690 del 2 aprile 2020, che affida ad altra società la fornitura delle mascherine FFP2, si evince che le stesse hanno un costo unitario pari a euro 2,60 (invece del prezzo unitario di 3,60 della ECO.TECH)»;

   dietro la fornitura, non solo si potrebbe nascondere una vera e propria truffa, ma anche un acquisto, quanto meno, incauto da parte della regione che avrebbe ordinato le mascherine a prezzi fuori mercato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano protocolli in materia di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e, in particolare, delle mascherine sul territorio nazionale;

   considerato che la Protezione civile ha provveduto ad affidamenti simili con importi più bassi, se non intendano porre in essere iniziative volte a coordinare la spesa relativa all'approvvigionamento di mascherine nei diversi ambiti territoriali in base al prezzo unitario ritenuto congruo per l'intero territorio nazionale;

   quali iniziative di competenza siano state adottate per prevenire e contrastare pratiche anticoncorrenziali e ingannevoli, truffe e frodi legate, in particolare, al mercato delle mascherine, che rischia di trasformarsi in una emergenza nell'emergenza.
(4-05184)


   MARCHETTI, LOSS, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO, PATASSINI e VIVIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 ha introdotto ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 applicabili sull'intero territorio nazionale. In particolare, ha disciplinato la sospensione di tutte le attività produttive industriali e commerciali ad eccezione di quelle indicate nell'allegato 1, come modificato dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 25 marzo 2020;

   dall'allegato risultano escluse le attività silvicolturali funzionali alla continuità di tutte le altre per le quali non è prevista la chiusura;

   il suddetto allegato ammette che sia condotta l'attività di «commercio all'ingrosso di combustibili solidi per riscaldamento» (cod. Ateco 46.71); inoltre, stabilisce che «sono comunque consentite le attività che erogano servizi di pubblica utilità, nonché servizi essenziali di cui alla legge 12 giugno 1990, n. 146. (...)». In virtù di questa disposizione sono quindi consentite, a titolo esemplificativo e non esaustivo, anche le attività di «approvvigionamento di energie, prodotti energetici, risorse naturali e beni di prima necessità, nonché la gestione e la manutenzione dei relativi impianti, limitatamente a quanto attiene alla sicurezza degli stessi»;

   diversamente dai casi richiamati in precedenza, l'allegato 1 del decreto del Ministro dello sviluppo economico, non ammette le attività di fabbricazione di prodotti in legno (cod. Ateco 16) – pur prevedendo la fabbricazione di imballaggi in legno (cod. Ateco 16.24) – che includono la produzione di ciocchi preparati per il fuoco e pellet in legno pressato o materiali simili, nonché la conservazione, taglio ed essiccazione del legname. Non sono ammesse neppure le attività silvicolturali (cod. Ateco 02), che includono la produzione di legna da ardere;

   in sostanza, i provvedimenti per l'emergenza coronavirus vietano i lavori agroforestali, in particolare, il taglio della legna e il suo recupero nel bosco da parte delle imprese forestali e agricole che in molti territori montani è un servizio essenziale, essendo molti sistemi di riscaldamento alimentati a legna; questo sta arrecando incertezze e danni agli operatori del settore, vista la stagionalità delle operazioni, con ripercussioni negative, anche sulla disponibilità di legna per il prossimo inverno, come fonte combustibile;

   è necessario inserire le attività di silvicoltura tra quelle agricole non sospese, perché si parla di attività che in prevalenza si svolgono in boschi e foreste, luoghi dove è possibile molto facilmente mantenere le distanze tra gli operatori, potendo così rispettate in tutta sicurezza le disposizioni previste dalle norme in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   è importante che le imprese forestali e agricole possano riprendere l'attività anche per portare a conclusione le operazioni di raccolta della legna nei boschi, già avviate al tempo del decreto ministeriale. Riprendere l'attività significa anche evitare un incremento della quota di materiale di importazione;

   i boschi, gestiti in modo sostenibile, hanno l'importante funzione di prevenzione dalle frane e dalle alluvioni. Le aziende agroforestali preservano i territori dall'abbandono, mantenendo un patrimonio naturale con un'importante valenza turistica e ambientale;

   la silvicoltura è a tutti gli effetti attività agricola e merita, dunque, di essere sostenuta e lasciata libera di operare;

   al Senato in Commissione bilancio durante l'esame del decreto-legge n. 18 del 2020 cosiddetto «Cura Italia» è stato accolto dal Governo un ordine del giorno (G/1766/24/5 (testo 2)) a firma del gruppo parlamentare della Lega che va proprio nella direzione auspicata dagli interroganti –:

   se si intenda riconsiderare il fermo produttivo della selvicoltura e dell'utilizzo di aree forestali (codice ATECO 02), perché fermare il taglio della legna e il suo successivo recupero dai boschi comporta alle comunità costi in termini economici e sociali, soprattutto per quelle realtà più isolate e composte da persone anziane che utilizzano sistemi di riscaldamento alimentati a legna.
(4-05189)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza di un caso di due cittadini italiani minorenni attualmente trattenuti in Tunisia dai parenti del padre tunisino, deceduto, contro la volontà dalla madre italiana; i due bambini, il primo nato nel 2011 e la seconda nata nel 2013, si trovano e dimorano con la famiglia paterna a Kairouan sud-Khadra;

   la madre è stata vittima di violenze fisiche e psicologiche da parte del padre e si è recata più volte presso un centro antiviolenza e ha sporto anche successive denunce all'autorità giudiziaria;

   gli episodi di violenza e percosse sono avvenuti anche successivamente alla fine del loro matrimonio, in quanto la donna ha mantenuto contatti con l'ex marito per vedere i propri figli e cercare di riportarli in Italia;

   la donna si è recata più volte in Tunisia con il marito e i propri figli per visitare i nonni paterni. Anche in queste occasioni è stata oggetto di ripetute violenze, psicologiche e fisiche, perpetrate anche davanti ai bambini e ai parenti dell'uomo. La donna ha raccontato in successive denunce di essere stata legata con fil di ferro e rinchiusa in camera in Tunisia per non farla uscire con i bambini;

   al fine di evitare l'espatrio e manifestando la propria volontà di non far tornare più i bambini in Italia, l'uomo ha strappato il passaporto della donna che, fortunatamente, è riuscita comunque a rientrare in Italia attraverso una carta d'identità valida per l'espatrio;

   l'uomo, nel 2016, ha anche denunciato presso un giudice tunisino che qualora i bambini fossero ritornati in Italia sarebbero stati sottratti alla famiglia ed affidati ad altre persone. Tale circostanza è stata smentita da un'informativa dei servizi sociali del comune di Viareggio indirizzata al tribunale familiare del Kairouan, con la quale si smentisce l'esistenza di un provvedimento di allontanamento dei minori in questione e la conferma che la donna ha la piena potestà genitoriale, ritenendo altresì opportuno il ritorno in Italia dei due minori, dove sono nati e risultano ben inseriti;

   giova ricordare che i due bambini sono cittadini italiani in quanto figli di cittadina italiana e che l'ordinamento italiano prevede l'istituto della responsabilità genitoriale, ossia l'attribuzione ai genitori del potere di proteggere, educare e istruire il minore e di curarne gli interessi;

   i titolari della responsabilità genitoriale agiscono come rappresentanti legali del minore, che è privo della capacità di agire sino alla maggiore età. La responsabilità genitoriale è esercitata di regola congiuntamente da entrambi i genitori, tranne ipotesi eccezionali, in cui è esercitata in maniera esclusiva da uno solo, circostanza esclusa nel caso in questione da parte dei servizi sociali del comune di Viareggio;

   vale la pena ricordare, inoltre, che in caso di contrasto tra i genitori o di conflitto di interessi tra di essi, ciascuno di loro può chiedere l'intervento del giudice, che può anche nominare un curatore speciale dei figli;

   la responsabilità genitoriale comporta una serie di doveri nei confronti dei figli, come custodirli destinando il proprio domicilio al minore, allevarli fornendo il necessario per vivere e crescere, educarli, istruirli –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di intraprendere le opportune iniziative diplomatiche con la Repubblica Tunisina al fine di favorire il rimpatrio dei due cittadini italiani minorenni attualmente trattenuti in loco dai parenti del padre, deceduto, contro la volontà della madre.
(4-05168)


   BILLI, ZOFFILI, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale unitario dei brevetti (Tub), in via di definizione, avrà tre sedi principali a Monaco, Parigi e Londra e fungerà da istanza giurisdizionale competente in via esclusiva per le controversie in materia di brevetti europei; il Tub è stato istituito da un accordo stipulato tra 24 Paesi dell'Unione europea, pur non essendo un'istituzione della stessa;

   affinché l'accordo entri in vigore e si proceda alla reale definizione delle sedi del Tub era necessario aspettare che la Corte costituzionale tedesca si pronunciasse, perché il Parlamento non lo aveva ratificato con la prevista maggioranza dei due terzi;

   tale pronuncia, sfavorevole alla ratifica dell'accordo sul Tub, è giunta il 20 marzo 2020, ma il Ministro della giustizia tedesco, Christine Lambrecht, ha affermato, il 26 marzo 2020, che il Governo vuole portare comunque avanti il progetto il più velocemente possibile e che avrebbe comunque valutato attentamente la decisione della Corte suprema tedesca;

   il Regno Unito, dal canto suo, uscirà dall'accordo a causa della Brexit, come più volte dichiarato dalle autorità britanniche;

   il Gruppo parlamentare della Lega chiede da tempo che il Governo si adoperi affinché una sede sia assegnata all'Italia, sin dalla risoluzione in Commissione n. 7-01076 presentata nelle Commissioni III e X nella XVII legislatura, continuando con una serie di atti di indirizzo politico e di sindacato ispettivo degli interroganti, passando anche per la mozione n. 1-00157 Molinari approvata dall'Assemblea nell'aprile 2019;

   lo spostamento della sede di Londra è oggetto di contesa da parte di molti Paesi europei aderenti, anche perché l'indotto generato da questa sede nella città che la accoglierà è stimato in più di 100 milioni di euro all'anno –:

   se e quali iniziative, alla luce della situazione esposta in premessa, intenda adottare per assicurare che la sede attualmente prevista a Londra venga trasferita in Italia, in modo da cogliere questa importante opportunità di crescita per il nostro Paese, finita la drammatica emergenza del coronavirus, e in modo che l'Italia non debba perdere anche questa occasione, come già successo con l'Agenzia del farmaco, assegnata all'Olanda durante il mandato dei Governi di centro-sinistra.
(4-05176)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANTOVANI, GALANTINO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCASELLI, ROTELLI, CIABURRO, LUCA DE CARLO, BUTTI e PRISCO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° aprile 2020 il viceministro dello sviluppo economico Stefano Buffagni denuncia che «in piena emergenza coronavirus, in piena pandemia mondiale, mentre l'Italia piange oltre 10 mila morti, la Germania non solo fa muro da settimane sugli aiuti all'Italia, ma ora secondo l'autorevole agenzia internazionale Bloomberg ci attacca anche direttamente invitando a vendere i titoli di Stato italiani tramite la seconda banca di Germania, la Commerzbank, posseduta al 15 per cento proprio dallo Stato tedesco»;

   nel prosieguo del contenuto pubblicato sulla piattaforma social, il viceministro Stefano Buffagni avverte: «questa notizia può provocare danni economici giganteschi, il governo tedesco intervenga subito per bloccare questa follia. L'Europa e gli Stati europei devono essere solidali. Tutti e con tutti. Nessuno si salva da solo. Non è questa – conclude – l'Europa che ci meritiamo»;

   il pacchetto azionario di Commerzbank AG è composto, come descritto nell'area dedicata del suo sito internet, da Repubblica Federale Tedesca per il 15 per cento, fondo Cerberus poco sopra il 5 per cento, Capital Group sotto al 5 per cento, BlackRock e Norges Bank 3 per cento a cui si aggiunge un ulteriore 51 per cento di azioni detenute da investitori istituzionali e un 20 per cento di investitori privati residente, per la maggior parte, in Germania;

   come si apprende dalle agenzie del 2 aprile 2020, il responsabile per i tassi d'interesse della banca tedesca, Michael Lester, ha dichiarato che: «il taglio a junk, spazzatura, dei titoli di Stato italiani sembra quasi una certezza»;

   secondo un report, dedicato ai titoli di Stato, e pubblicato in data 1° aprile 2020 dallo stesso istituto di credito: «i rendimenti più alti sembrano anche necessari per superare le resistenze politiche di chi si oppone a un intervento europeo condizionato a misure di finanza pubblica». Tali dichiarazioni costituiscono, ad avviso degli interroganti, un forte strumento di pressione finanziaria e politica nei confronti del nostro Paese che, dopo i tagli degli ultimi anni da parte delle agenzie internazionali immette dei titoli di poco sopra alla soglia della speculazione: Baa3 per Moodys, BBB per altre tre Standard & Poors, Fitch e Dagong –:

   quale tipo di iniziative il Governo intenda mettere in atto, all'interno delle istituzioni europee, per approfondire la posizione della Repubblica federale tedesca rispetto alle destabilizzanti dichiarazioni di un dirigente dell'istituto di credito del quale detiene una considerevole quota azionaria.
(4-05167)


   MAGGIONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il 7 aprile 2020 si è appreso delle dimissioni del presidente del Consiglio europeo della ricerca (Cer), l'italiano Mauro Ferrari, con la motivazione di non essere riuscito a convincere Bruxelles a istituire un programma scientifico coordinato e su larga scala contro la pandemia di coronavirus;

   risulta che all'origine delle dimissioni vi sia il voto contrario dell'ente di governo del Cer, in maniera unanime e inappellabile, alla proposta di fornire ai migliori scienziati gli strumenti e le risorse per combattere questa pandemia con nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi metodi diagnostici e nuove teorie scientificamente solide sulle dinamiche di comportamento sociale, a supporto delle strategie di contenimento pandemico, che per ora si basano intuizioni spesso solo istintive delle autorità competenti, il tutto senza neppure accettare di discutere o sviluppare insieme un programma antiCovid;

   il voto contrario alla mozione è stato basato sul fatto che il Cer finanzia progetti basati sul principio di spontaneità scientifica (il cosiddetto «bottom-up»), ovvero senza privilegiare aree di priorità di ricerca. È vero che la Commissione europea possiede anche altri programmi che sono invece «top-down», e che diversi di questi sono stati in parte diretti su iniziative collegate alla pandemia, purtroppo però questi formano un insieme di attività senza una vera cabina di regia e con una componente limitata di scienza di frontiera. Il Cer ha un budget di circa due miliardi di euro all'anno; nel campo della ricerca europea, tuttavia, in questi mesi è mancato completamente uno sforzo rapido e coordinato, un'iniziativa forte che mettesse in campo i migliori ricercatori e i migliori ricercatori europei, offrendo finanziamenti mirati e supporto organizzativo per non disperdere le energie in un momento così critico. Anche in questo campo, dunque, l'Unione europea, ad avviso dell'interrogante, rifiuta il principio che in situazioni eccezionali servano iniziative eccezionali e che il rispetto delle regole e delle procedure sia il criterio fondamentale da seguire –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non intenda adottare iniziative per acquisire ogni utile elemento in ordine a quanto affermato dal professor Ferrari, uno dei più importanti luminari nella ricerca a livello mondiale, nonché se non intenda adoperarsi al fine di scongiurare l'ennesima conferma dell'assoluta insussistenza e capacità reattiva immediata degli enti europei nelle emergenze, e altresì al fine di appurare che non vi sia stata una difesa corporativa di alcuni ambiti scientifici che abbia vanificato la possibilità di dotare gli scienziati di risorse e opportunità per combattere la pandemia.
(4-05172)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lazio, con nota del 26 marzo 2020, ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri di annullare la deliberazione del 7 marzo 2019 del Consiglio dei ministri, con la quale si vincolava l'autorizzazione alla sopraelevazione della discarica di Cerreto a un fattore temporale, 14 mesi, e dimensionale, 10 metri lordi. Quel limite era stato introdotto come parziale accoglimento delle osservazioni presentate in quell'occasione dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   oggi non risulta comprensibile come mai la regione Lazio abbia richiesto tale rimozione, in quanto sul territorio regionale è presente una discarica pubblica con una volumetria ancora disponibile, sita a Colleferro;

   la proprietà della discarica di Roccasecca è la medesima della discarica di Civitavecchia. Inoltre, la società New Green Roma, detentrice del sito di Monte Carnevale, sede individuata dal comune di Roma per una nuova discarica, appartiene alla stessa proprietà. Il quadro estremamente preoccupante che emerge, ad avviso dell'interrogante, è quello della costruzione di un monopolio privato nel ciclo regionale dei rifiuti;

   dal marzo 2019 ad oggi, sono emersi importanti dati sul sito in esame. L'Ispra-Cnr, nella relazione conclusiva del settembre 2019 evidenziava ripetuti superamenti delle Csc (concentrazioni soglia di contaminazione), tra i quali si segnalano: manganese, ferro, arsenico, benzene, cloroformio, dicloropropano 1,2, dicloroetilene trans e 1,2 dicloroetilene cis;

   a seguito di questo grave quadro ambientale, la provincia di Frosinone, con deliberazione n. 3/2019, del 6 dicembre 2019, riteneva il sito potenzialmente contaminato ed evidenziava la presenza di una fonte attiva di contaminazione, la quale costituisce circostanza di «elevata pericolosità», per la salute umana e per l'ambiente, contribuendo alla progressiva contaminazione delle matrici ambientali circostanti. Per tale motivo l'ente provinciale diffidava la società Mad S.r.l., a provvedere a eseguire i necessari interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dello sito, entro 30 giorni dalla notifica dell'ordinanza. È vero che tale ordinanza risulta impugnata innanzi al T.a.r. Lazio – Sez. Latina, ma è pur vero che ad oggi ancora non si hanno a disposizione altri studi che smentiscano quanto accertato dall'Irsa-Cnr nella citata relazione, da cui emergono gravi rischi per la salute. Si ricorda, inoltre, che la A.s.l. Frosinone non ha ancora concesso il suo nulla-osta, perché si è ancora in attesa di una valutazione dello stato di salute delle popolazioni circostanti e alla data attuale non sussiste alcuno studio epidemiologico sulle popolazioni limitrofe all'impianto;

   sul sito in questione, infine, permangono vincoli paesaggistici come confermato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo con nota del 27 febbraio 2020 alla regione Lazio, n. 0175477. Si evidenzia un vincolo ricognitivo di piano da individuarsi in relazione della Piana dei fiumi Liri, Gari e Sacco e si evince che l'area è parzialmente sottoposta a tutela paesaggistica per il vincolo ricognitivo di legge riguardante le aree boscate. La sopraelevazione attualmente richiesta dalla regione, si colloca nella tipologia degli interventi di trasformazione del territorio come «recupero e ampliamenti» che consente in tali ambiti la sola prosecuzione dell'attività già autorizzata; non è consentito, invece, l’«ampliamento delle discariche», intendendosi per esso sia la sopraelevazione della discarica, sia l'esercizio della stessa per un periodo di tempo non autorizzato;

   si evidenzia che l'interrogante ha già depositato una interrogazione, n. 5-03103, sulla stessa vicenda a cui non è stata data ancora risposta –:

   quali iniziative concrete e immediate, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere, promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione allo stato della discarica, anche alla luce di eventuali richieste di ampliamento o proroga;

   se non si ritenga di realizzare, tramite l'Istituto superiore di sanità, un monitoraggio epidemiologico sugli eventuali rischi sanitari della popolazione e del territorio.
(5-03819)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il mondo intero è in sincera apprensione per la vita del Premier inglese Boris Johnson;

   si registrano diversi messaggi di solidarietà e di incoraggiamento, ma al contempo bande di veri e propri delatori e/o «odiaton» dilagano sul web;

   tra questi ultimi, con un post di inaudita violenza sul noto social networkFacebook, spicca il pensiero di Giuseppe Priore, attuale commissario del Parco nazionale della Val d'Agri, ente pubblico vigilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di straordinaria importanza sia naturalistica che economica;

   il Priore, naturalista, è stato nominato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ad avviso dell'interrogante a discapito della maggioranza dei cittadini elettori del territorio della Val d'Agri, posto che è necessario, ai sensi di legge, il parere della regione Basilicata sulla nomina del presidente del Parco;

   la portata del gesto sconsiderato di tale personaggio, che agisce sotto la vigilanza del Ministro interrogato, è gravissima non solo tenuto conto degli storici rapporti tra Italia e Gran Bretagna, ma anche perché proprio con il Governo Johnson fino all'altro ieri il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare lavorava per organizzare la Cop 26 sul clima di Glasgow e gli eventi preliminari, come la Cop 26 dei giovani di Milano;

   il suo comportamento pubblico, ad avviso dell'interrogante indecoroso, non è consono alla carica ricoperta, recando danno e nocumento all'Ente Parco, al Ministero vigilante e al Paese tutto nell'ambito di una drammatica crisi internazionale;

   peraltro, giova ricordare che Johnson si è quasi certamente contagiato andando in giro per ospedali e andando a trovare gli ammalati da Covid-19, diversamente da quanto fatto dal Presidente del Consiglio dei ministri italiano e dagli altri membri di Governo, ad avviso dell'interrogante totalmente assenti nelle regioni più colpite –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare se sussistono i presupposti per adottare con urgenza le iniziative di competenza volte alla revoca di Giuseppe Priore dalla carica di commissario straordinario del Parco nazionale della Val d'Agri.
(4-05170)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO, SUT, NAPPI, LOMBARDO e RIZZO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   a fronte dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, l'economia del nostro Paese ha subito un brusco rallentamento nella quasi sua totalità;

   nel breve periodo, il settore balneare con circa 70 milioni di turisti, sarà quello maggiormente colpito. Ogni anno, la stagione estiva crea migliaia di posti di lavoro di durata pari o superiore ai sei mesi che quest'anno rischiano di venire spazzati via qualora l'evolversi dell'epidemia non si arrestasse;

   è notizia nota che, a causa della pandemia globale, molti villeggianti hanno già disdetto le prenotazioni nelle località di mare italiane, intimoriti dalle incerte condizioni in cui riversa gran parte del nostro Paese;

   a far fronte a quella che sembra essere una inarrestabile débacle economica, sono intervenuti i sindaci del G20s (le destinazioni balneari più visitate d'Italia), proponendo diverse soluzioni a sostegno della promozione turistica opportunamente inviate ai rappresentanti del Governo;

   chiedono allo Stato di farsi carico di un'azione forte e propulsiva per difendere e promuovere l'immagine del turismo italiano. Tra le diverse ipotesi messe sul tavolo, pare ci sia quella di valorizzare il turismo balneare premiando, al contempo, chi opera nell'emergenza Covid-19 attraverso l'erogazione di buoni vacanza;

   l'assessore alle attività produttive e al turismo del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, avviando un recente tavolo di confronto con i sindaci di Ugnano e Grado, ha evidenziato che la strada della promozione e della fidelizzazione è quella giusta;

   una strada che di fatto potrebbe coinvolgere non solo il comparto balneare del Friuli Venezia Giulia ma l'intero Paese –:

   se sia a conoscenza delle misure di promozione proposte dai sindaci del G20s;

   se da parte del Governo ci sarà un impegno chiaro e preciso, entro l'estate, per la promozione del turismo balneare.
(4-05183)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2020 ha attraccato nel porto di Piombino la nave da crociera Costa Diadema con a bordo le circa 1.250 persone. Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, ne ha autorizzato lo scalo su richiesta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli. Tutti i passeggeri risultano essere stati sottoposti a screening, sbarcati in sicurezza e distribuiti in varie strutture del territorio toscano per il periodo di quarantena;

   questa nave, con a bordo sospetti infetti da Covid-19, poi risultati positivi, ha navigato per ben 17 giorni in cerca di approdi, dopo che Gioia Tauro l'ha respinta. Poi si è diretta verso Civitavecchia che a quel punto sembrava la destinazione finale e dove è rimasta invano in attesa fuori dal porto. La nave si è quindi diretta verso Marsiglia. Da qui varie ipotesi di scalo che hanno condotto a scegliere per lo scalo piombinese;

   la struttura del porto di Piombino, che non aveva mai accolto, per la lunghezza di oltre 300 metri, una simile imbarcazione, pare infatti essere stata una necessaria ultima possibilità, dopo che erano stati esclusi altri scali, anche di diversa capienza e capacità infrastrutturale ma, soprattutto, per un più immediato e rapido accesso verso tutte le vie di comunicazione per l'entroterra –:

   se e quali siano i criteri di ricerca adottati dal Ministro interrogato per individuare un porto di scalo per la nave Costa Diadema; se intenda chiarire sulla base di quali valutazioni si sia scelto di non optare per l'approdo presso scali portuali di maggiori dimensioni e accessibilità, come il vicino porto di Livorno o quello di La Spezia.
(4-05181)


   POLIDORI, PORCHIETTO, MAZZETTI e MUGNAI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella mattina dell'8 aprile 2020 è crollato il ponte di Caprigliola, un importante viadotto che collega La Spezia e Massa;

   il ponte stradale crollato sul fiume Magra, con 300 metri di asfalto collassati, è al confine tra Liguria e Toscana, in località Albiano Magra (Massa Carrara), lungo una strada provinciale che collega la bassa Val di Vara con la Val di Magra (La Spezia);

   il blocco della circolazione imposto per l'emergenza coronavirus ha fortunatamente evitato una tragedia, visto che il tratto è solitamente molto trafficato. L'infrastruttura negli ultimi mesi era stata al centro di polemiche dopo che, nel mese di novembre 2019, in seguito a un'ondata di maltempo, si era formata una crepa notata anche da molti automobilisti. Ma, dopo un intervento di riparazione e dopo il sopralluogo dei tecnici di Anas, era stato dato il via libera alla circolazione senza limiti al traffico;

   la lettera dei tecnici dell'Anas del 9 agosto 2019 riportava che «il viadotto di Albiano non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica»;

   a seguito del crollo, la procura di Massa Carrara ha aperto un'inchiesta per disastro colposo;

   il presidente dell'Upi, Michele de Pascale, ha dichiarato: «deve essere chiaro, ancora una volta che quando le Province dicono a gran voce, e dati alla mano, che il Paese ha bisogno urgente di manutenzione non è per fare allarmismo ma perché la presenza sul territorio ci consente di avere un quadro chiaro delle necessità»;

   questo ulteriore ennesimo crollo dimostra drammaticamente ancora una volta, che la manutenzione delle infrastrutture del nostro Paese è ormai una vera e propria emergenza;

   strade, ponti, ferrovie, gallerie, reti idriche, fognature: da anni si assiste alla devastazione della rete infrastrutturale italiana, come fosse un castello di carta pesta –:

   quali iniziative urgenti si intendano avviare, per quanto di competenza, affinché sia fatta immediatamente chiarezza circa le cause del disastro e le eventuali responsabilità sul piano amministrativo;

   se il Ministro interrogato non ritenga che lo stato di degrado delle infrastrutture imponga iniziative urgenti e l'adozione di un piano straordinario di messa in sicurezza del patrimonio infrastrutturale.
(4-05186)


   RIXI, ZIELLO, LEGNAIOLI, LOLINI, POTENTI, LUCCHINI, BITONCI, BENVENUTO, BADOLE, GOBBATO, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, BILLI e PICCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, nelle prime ore del mattino dell'8 aprile 2020, è crollato il ponte sulla strada statale 70, in località Albiano Magra, coinvolgendo due furgoni precipitati sul letto del fiume e rimasti sopra la carreggiata collassata;

   uno degli autisti rimasto ferito è stato trasportato in codice giallo in ospedale; sembra che il secondo sia rimasto illeso ma sotto forte shock;

   da notizie su web sembra si tratti di una tragedia già annunciata, in quanto le crepe sulla struttura erano già segnalate dalla popolazione, e di un disastro evitato per puro caso, vista la esigua presenza di vetture di passaggio al momento del crollo;

   si apprende dai media che nel mese di agosto 2019, in una nota inviata al comune di Aulla e alla provincia di Massa Carrara, Anas, che gestisce il viadotto Albiano, spiegava che il ponte era «già attenzionato e sorvegliato da personale Anas» e che, al momento, non presentava «criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica» e pertanto non erano giustificati provvedimenti emergenziali per il viadotto stesso;

   negli ultimi mesi il ponte era stato al centro di ulteriori polemiche, dopo che, nel novembre 2019, in seguito a un'ondata di maltempo, si era formata una crepa notata anche da molti automobilisti; tuttavia, dopo un intervento di riparazione e dopo il sopralluogo dei tecnici dell'Anas, era stato dato il via libera alla circolazione senza limiti al traffico;

   il ponte di Albiano sul Magra rappresenta una infrastruttura importantissima per la popolazione dell'alta Lunigiana, quale punto di collegamento tra la Liguria e la Toscana; si apprende dalle informazioni sul web che Anas ha avviato gli opportuni accertamenti, su richiesta del Ministro, e che provvederà a fornire tutte le informazioni conseguenti sulla viabilità;

   il crollo del ponte, che mette in disagio il traffico dell'intera zona, avviene in un momento di gravissima difficoltà per tutto il Paese e non solo incide sulle attività degli artigianali e degli abitanti della provincia di Massa Carrara, ma tocca direttamente tutta la rete dei collegamenti del territorio nazionale;

   l'ennesimo crollo di un viadotto della rete viaria evidenzia la vetustà delle strutture, la mancanza di manutenzione straordinaria e il peggioramento di una situazione ormai cronica; nonostante le promesse, la continua elaborazione di norme e di elenchi di interventi urgenti, non si vede ancora l'apertura dei cantieri;

   la situazione è tragica, ma il Governo, ad avviso degli interroganti, non ha ancora affrontato con serietà e con le indispensabili risorse il tema delle infrastrutture –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per accertare eventuali responsabilità amministrative, porre rimedio alla tragica situazione dei collegamenti locali a seguito del crollo del ponte di Albiano sul Magra e, soprattutto, per affrontare con serietà e con le indispensabili risorse il tema delle infrastrutture per evitare ulteriori crolli e tragedie automobilistiche sul territorio nazionale.
(4-05187)


   FORNARO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 10,20 di mercoledì 8 aprile 2020 è crollato il ponte sul fiume Magra, che collegava Santo Stefano Magra (in provincia di La Spezia) con Albiano (in provincia di Massa Carrara). Nel crollo sono rimasti coinvolti due furgoni e uno dei due conducenti è rimasto ferito;

   per fortuna, a causa delle restrizioni agli spostamenti dovute all'emergenza Covid-19, sul ponte non c'era il solito traffico quotidiano, altrimenti poteva esserci una strage;

   quanto accaduto evidenzia l'urgenza di attuare un piano straordinario di verifica e di manutenzione alle infrastrutture del nostro Paese;

   la vicenda in questione appare ancora più grave, perché già nell'agosto del 2019 il comune di Aulla e la provincia di Massa Carrara avevano segnalato criticità all'Anas che, con una comunicazione del responsabile area compartimentale del 12 agosto 2019, precisava che il viadotto Albiano, già attenzionato e sorvegliato dal personale Anas, non presentava criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica e che, di conseguenza, non erano giustificati provvedimenti emergenziali;

   successivamente, il ponte era finito sotto osservazione nel mese di novembre 2019 per una crepa che si era formata sull'asfalto, poi riparata, a seguito di una forte ondata di maltempo che si abbatté in gran parte della Lunigiana. Allora per il ponte di Albiano Magra si moltiplicarono le segnalazioni da parte della cittadinanza e di molti automobilisti, che indicavano alcune criticità fra cui una crepa sul manto stradale. Gli esperti intervenuti spiegarono tuttavia che la situazione era sotto controllo, così come la stabilità dell'infrastruttura. Ci furono anche rilievi dei tecnici dell'Anas, ma tutti gli esperti chiamati esclusero qualsiasi situazione di pericolosità e, dopo un intervento di riparazione, fu dato il via libera alla circolazione;

   tenuto conto delle limitazioni alla mobilità degli italiani stabilite dal Governo a causa dell'emergenza sanitaria in atto, questo potrebbe essere un buon periodo per effettuare un monitoraggio attento e puntuale di ponti e strade, a partire dalle segnalazioni già pervenute alle autorità competenti –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere o abbia assunto, per quanto di competenza, per accertare al più presto le responsabilità amministrative di quanto accaduto e quali iniziative intenda mettere in campo, di concerto con gli enti interessati, per evitare che avvengano eventi come quello descritto in premessa;

   se non ritenga necessario predisporre, di concerto con le amministrazioni locali, un piano straordinario di controllo e di messa in sicurezza delle infrastrutture del territorio nazionale e, in particolare, dei territori fortemente colpiti da eventi alluvionali.
(4-05188)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020, noto con lo slogan «iorestoacasa», al fine di evitare il diffondersi dell'epidemia da Covid-19, il Governo, anche su istanza delle regioni maggiormente colpite, Lombardia e Veneto, ha disposto il divieto di spostamento delle persone fisiche «salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute»;

   tali restrizioni, confermate anche da successivi provvedimenti governativi, sono state intese come norme di precauzione per le quali tutti i cittadini sono stati chiamati a sacrificarsi, temporaneamente, per contrastare la crisi epidemiologica in atto e fondamentali si sono rivelati l'azione e l'impegno delle forze dell'ordine preposte al controllo del rispetto delle misure limitative degli spostamenti personali;

   di contro, pare che, nonostante il grande impegno delle forze dell'ordine nei limiti delle disponibilità di organico, nelle grandi città i controlli sarebbero concentrati soltanto in alcune zone, tanto che stanno circolando in rete molti filmati che riprendono alcuni cittadini extracomunitari nel quartiere Vasto di Napoli che bivaccano in giro per le città, in particolare nelle periferie, formando assembramenti e violando ogni disposizione sanitaria;

   ancora sempre a Napoli recentemente i cittadini sono insorti, perché i controlli sarebbero tutti concentrati nella zona di Chiaia, mentre alcuni quartieri della città, come l'ormai noto quartiere Vasto colonizzato da extracomunitari, sarebbero lasciati alla completa anarchia;

   tali comportamenti rischiano seriamente di compromettere la salute di tutti e vanificare gli sforzi che tutti gli italiani stanno facendo ormai da settimane –:

   se il Ministro interrogato, in relazione a quanto esposto in premessa, sia a conoscenza di ciò che sta accadendo in alcune zone della città di Napoli e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di intensificare i controlli sul territorio, in particolare nelle zone più problematiche e controllate da extracomunitari come quella di Vasto e Chiaia, anche per procedere a una ricognizione degli stranieri colti a trasgredire le misure contenitive adottate dal Governo, per verificare chi di essi effettivamente abbia i requisiti per il soggiorno in territorio italiano e per adottare gli opportuni provvedimenti sia relativamente al rispetto delle restrizioni previste per contrastare l'emergenza sanitaria in atto sia per il trattenimento degli stessi stranieri ai fini del rimpatrio.
(4-05158)


   LUCA DE CARLO, DEIDDA, ROTELLI, CIABURRO, MOLLICONE, GALANTINO e MANTOVANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 aprile 2020 la trasmissione televisiva «Striscia la notizia» di Canale 5 mandava in onda un servizio girato dall'inviato Vittorio Brumotti in cui è evidente che in alcune strade di Padova, nonostante i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati per il contenimento del contagio da coronavirus, vi sono numerosi spacciatori atti a svolgere l'attività illecita senza alcun disturbo. Quanto emerso dal servizio è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che da anni si consuma in alcune zone della città, presidio costante di spacciatori di sostanze stupefacenti. Piazzale della stazione, via Tiziano Aspetti davanti al locale «Bingo», via Annibale Da Bassano, angolo via Dalmazia, gli argini del Piovego, piazza de Gasperi, i Giardini dell'Arena, il Portello, piazza Cavour e il duomo rappresentano dei centri nevralgici per il commercio di sostanze stupefacenti destinate all'intero territorio veneto. La situazione è già nota alle forze dell'ordine e all'amministrazione comunale, grazie al contributo delle tante denunce e segnalazioni di violenze subite da parte dei cittadini;

   in data 13 gennaio 2020 il consiglio comunale di Padova approvava con voti favorevoli n. 18, astenuti n. 4, non votanti n. 2 su 24 presenti, una mozione di Fratelli d'Italia in cui il comune si impegna a: «ad attivare il percorso istituzionale idoneo affinché venga organizzato un Convegno nazionale con i maggiori esperti forensi e di fenomeni mafiosi per dibattere sulle mafie presenti nel nostro territorio al fine di implementare anche nella nostra città maggiori forze di Intelligence, una giornata che sia al contempo occasione di riflessione e studio sull'aumento della criminalità organizzata, nonché ad individuare un momento di ricordo collettivo per tutte le vittime innocenti delle mafie»;

   il numero elevato di spacciatori in città denota un copioso quantitativo di sostanze stupefacenti che circola nel territorio per un mercato attivo rivolto prevalentemente a una popolazione giovane, come indicato dai dati dell'Istat secondo i quali i maggiori consumatori di sostanze stupefacenti in Italia sono i ragazzi tra i 15 e 35 anni;

   Padova è una città universitaria con una cospicua presenza di giovani; al fine di tutelare la salute pubblica oltre che l'ordine pubblico, notevole è stata l'azione di contrasto alla droga che si è sviluppata in molte operazioni di servizio da parte delle forze dell'ordine. La più recente è stata nel febbraio 2020 con un importante sequestro di sostanze stupefacenti e di denaro contante;

   le grandi quantità di droga che giungono in città sono in mano a una piazza di spaccio a prevalenza extracomunitaria, nella maggior parte dei casi di nazionalità nigeriana e vi è riscontro del fatto che per ogni spacciatore arrestato ne entra in campo immediatamente un altro della medesima nazionalità; si potrebbe pensare che il sistema sia ben strutturato su due piani organizzativi: uno legato alla commercializzazione del prodotto e l'altro legato all'approvvigionamento delle merce e al riciclo del denaro contante frutto dell'attività di cui non si conosce la destinazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di ciò che avviene nella città di Padova, che è specchio di tante altre città italiane, ossia dell'attività di traffico delle sostanze stupefacenti, dell'organizzazione territoriale degli spacciatori e del rapporto tra mafie nazionali e la mafia nigeriana;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di un'attività illecita dovuta al riciclaggio di ingenti somme di denaro derivanti dal traffico delle sostanze stupefacenti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per ripristinare la legalità nei vari punti della città controllati dagli spacciatori.
(4-05162)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI e BELLUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   di recente alcune associazioni, tra cui Agevolando, Cnca, Cismai, Sos Villaggi, hanno richiesto al Governo la realizzazione di una «task force» unitamente a un «decreto minori» per mettere in campo misure straordinarie di protezione dei minori durante l'emergenza sanitaria Covid-19;

   secondo queste associazioni, durante l'emergenza sanitaria i bambini che vivono in condizioni di degrado, maltrattamento e abuso grave sono impossibilitati a chiedere aiuto, mancando la possibilità di andare a scuola ed essendo privati di altri contatti sociali;

   altre associazioni, circa una quarantina, hanno invece manifestato preoccupazione per una simile richiesta, scrivendo al Governo per segnalare il rischio di veder aumentare il tasso di arbitrarietà nella gestione dei minori appartenenti a famiglie disagiate. Ciò soprattutto in considerazione della necessità di una reale riforma dei servizi sociali in relazione alla gestione dei minori, a seguito di quanto emerso con le note inchieste sui fatti di Bibbiano e del Forteto (per citare alcuni esempi) –:

   quale sia l'orientamento del Governo in merito a quanto esposto in premessa;

   se il Governo intenda adottare iniziative per avviare una reale riforma dei servizi sociali in relazione alla gestione dei minori, anche a seguito delle enormi criticità emerse nelle recenti inchieste, prima di accogliere qualunque richiesta di interventi normativi che possa determinare maggiore arbitrarietà nella sottrazione di minori alle rispettive famiglie.
(4-05175)


   GALANTINO, ROTELLI, MOLLICONE, VARCHI, MANTOVANI, LUCASELLI, TRANCASSINI, LUCA DE CARLO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si è appreso che il Governo, nell'ambito dei decreti emanati per far fronte alla crisi sanitaria in corso, si sarebbe dimenticato di tantissimi lavoratori, molti dei quali dipendenti dell'indotto di Termini Imerese dell'Honeywell, azienda internazionale con decine di migliaia di ingegneri al suo servizio ed ex OM;

   in particolare, il Governo non avrebbe contemplato nei provvedimenti per far fronte all'emergenza da Covid-19 la posizione di tali lavoratori che, dal mese di novembre 2019, dalla pubblicazione di una circolare da parte dell'Inps, a tutt'oggi, ancora non vedono riconoscersi l'indennità di mobilità in deroga;

   molti lavoratori non rientrerebbero in nessuna delle misure di sostegno attuate dal Governo, vivono una vertenza da 9 anni, non percepiscono nessun reddito dal mese di giugno 2019 e, come tutti gli italiani, stanno osservando le restrizioni imposte senza percepire redditi e, dulcis in fundo, stanno ricevendo, sempre da parte dell'Inps, delle richieste di restituzione di somme a seguito di controlli sugli anni precedenti –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare a tutela dei lavoratori di cui in premessa discriminati e dimenticati anche dai provvedimenti per far fronte alla pandemia da Covid-19 e se sia intenzione del Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza per prevedere l'elargizione della mobilità in deroga con una erogazione dignitosa per i lavoratori.
(4-05178)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA, CIABURRO, ROTELLI, LUCA DE CARLO, MANTOVANI e PRISCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi epidemiologica da Covid-19 ha messo in ginocchio l'intero comparto ittico nazionale, con le marinerie ferme a terra, il tracollo della domanda di pesce dovuto alle misure di chiusura totale di numerose attività produttive sul territorio nazionale, misure che peraltro hanno colpito in uno dei periodi più produttivi dell'anno;

   ogni anno, con criteri determinati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, viene stabilito un periodo di fermo biologico, noto anche come «fermo pesca», nel quale, per tutti gli operatori, l'attività di pesca è temporaneamente sospesa, salvo poi riprendere erogando degli appositi indennizzi a tutti gli operatori colpiti dalla misura;

   a mezzo stampa si apprende che numerosi operatori del settore ittico lamentano il mancato versamento relativi ai fermi relativi alle annualità 2018 e 2019;

   il versamento della liquidità relativa alle predette annualità costituisce un diritto acquisito da parte degli operatori del settore; al più, essendo le somme da erogare già iscritte a bilancio, devono solo essere versate;

   oltre che essere un impegno che lo Stato si è assunto nei confronti degli operatori e al quale sta immancabilmente venendo meno, l'indennizzo costituisce ora più che mai una boccata di ossigeno e un'iniezione di liquidità in uno dei settori più colpiti dalla crisi epidemiologica da Covid-19;

   secondo quanto emerso da fonti stampa, i ritardi nell'erogazione dell'indennità sono dovute a lungaggini burocratico-amministrative da imputare alla direzione generale per la pesca dell'Unione europea, aggravate da ulteriori controlli in capo ad Agea –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) garantire l'erogazione delle indennità relative al fermo biologico per le annualità non evase di cui sopra a tutti gli operatori del settore ittico alla prima occasione utile, considerando anche la particolare necessità di liquidità dovuta alla crisi epidemiologica da Covid-19;

    b) alleggerire tutti quegli oneri burocratico-amministrativi che in modo strutturale vanno puntualmente a ritardare l'erogazione di contributi già iscritti a bilancio e, quindi, unicamente da erogare agli operatori del settore ittico;

    c) introdurre nuove misure a tutela degli operatori del settore ittico, le cui criticità, imputabili al blocco dovuto all'emergenza epidemiologica da Covid-19, sono state aggravate dalla mancata erogazione di una liquidità per essi tanto necessaria quanto garantita.
(4-05160)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il lockdown imposto per affrontare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha portato a un crollo della produzione di carne suina, nonostante il boom della domanda alimentare presso supermercati e negozi;

   il volume di affari è sceso di circa il 20 per cento, anche a causa del blocco delle esportazioni, con gravi ricadute su tutta la filiera, facendo emergere tentativi di speculazione che hanno acuito le difficoltà in cui già versava il settore;

   da notizie pervenute, sembrerebbe che alcuni macelli, che a causa della diffusione dell'epidemia stanno lavorando a regime ridotto, stiano prospettando un abbassamento dei prezzi agli allevatori nonostante questi continuino a garantire, se pur con difficoltà, la produzione;

   queste strategie stanno di fatto aprendo l'ingresso alle importazioni di carne suina, con il rischio che venga a ridursi la qualità dei prodotti, a danno in primo luogo della salute dei consumatori, sui quali ricadono gli effetti dell'aumento del costo delle materie prime, in rialzo del 5 per cento; inoltre, il calo della domanda di coscia di maiale sta provocando uno stallo nel circuito della macellazione, con un rallentamento della produzione di prosciutti e altri tagli di stagionatura; con la capacità di lavorazione che cala, i macelli sono costretti ad acquistare meno capi e di fronte a una domanda che resta alta, calano anche le quotazioni. Gli animali finiscono col restare più a lungo nelle stalle e molte partite destinate al circuito Dop finiscono «fuori peso», subendo un ulteriore deprezzamento;

   il lockdown ha cancellato un quinto di tutto il fatturato delle aziende che lavorano nella trasformazione della carne –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative per definire misure straordinarie a sostegno delle imprese volte a far fronte a questa emergenza, anche prevedendo un aiuto diretto alla produzione di prosciutti e altri tagli di stagionatura, e per far sì che gli operatori dell'intera filiera adottino comportamenti virtuosi per un giusto riparto dei costi e dei ricavi, al fine di continuare a fornire al consumatore un prodotto di qualità a un giusto prezzo;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario, al fine di scongiurare le speculazioni sui prezzi, mettere in campo iniziative che riportino le macellazioni a ritmi pressoché ordinari e che inducano la trasformazione a prediligere il prodotto nazionale rispetto a quello estero.
(4-05179)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nelle residenze sanitarie assistite (Rsa), dove persone con disabilità, con gravi patologie neurologiche e/o anziane vivono a stretto contatto tra loro e con il personale, gli effetti dell'emergenza sanitaria da Covid-19 possono essere particolarmente gravi;

   per monitorare la situazione, dal 24 marzo 2020, l'Istituto superiore di sanità ha avviato un'indagine specifica (Survey nazionale sul contagio Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie);

   secondo il Gnpl National Register (banca dati del Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture socio-sanitarie assistenziali sul territorio italiano) le Rsa nel nostro Paese sono 4.629, ospitano 300 mila persone che hanno in media 85 anni e il 60 per cento soffre di una demenza;

   fra le strutture censite, solo circa 250 in tutta Italia, si sono verificati dal 1° febbraio 2020 ad oggi in totale 1.845 decessi di cui il 39,2 per cento con riscontro di infezione da Sars-CoV-2 o con manifestazioni simil-influenzali. Il tasso di mortalità fra i residenti (residenti al 1° febbraio e nuovi ingressi dal 1° marzo), considerando i decessi di persone risultate positive o con sintomi simil-influenzali, è del 3,7 per cento, ma sale fino al 9,6 per cento in Lombardia;

   esaminando più nel dettaglio i drammatici numeri lombardi, si apprende che su 1.130 decessi il 49,8 per cento era Covid-19 positivo o con sintomi simil-influenzali. Inoltre, tutti gli ospedalizzati (85 persone ospedalizzate su 70 strutture che hanno risposto al quesito, per un rapporto di 1,2) presentavano sintomi o positività al Covid-19;

   la proiezione dei dati sul totale delle Rsa (ha risposto all'indagine solo il 14 per cento delle strutture contattate) potrebbe portare a un riscontro di migliaia di morti;

   in merito alle difficoltà riscontrate nella gestione dell'epidemia, delle 235 strutture che hanno risposto alla domanda, l'86,8 per cento ha riportato la mancanza di dispositivi di protezione individuale, mentre il 22,5 per cento ha riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure per contenere l'infezione. Inoltre, il 36,2 per cento segnala l'assenza di personale sanitario;

   nonostante le reiterate richieste di chiusura ai visitatori da parte di molte Rsa e di sospensione dei servizi semiresidenziali già ai primi esordi di casi anomali di infezione, in alcune province, le autorità competenti comunicavano il diniego e l'avvertimento di eventuali accertamenti da parte dei servizi di vigilanza, oltre «alla messa in discussione» degli accreditamenti, diversamente da quanto operato nelle regioni più coinvolte dall'epidemia;

   a dispetto del crescente numero delle infezioni dei ricoverati nelle Rsa e i numerosi casi di malattia degli operatori, non veniva predisposto alcun accertamento tramite tampone al personale sanitario o socio-sanitario, spesso privo di dispositivi di protezione per difficoltà a reperirli sul mercato, difficoltà registrate da tutte le istituzioni competenti, con il rischio di diventare «vettori» del virus;

   la deliberazione della regione Lombardia n. XI/2906 dell'8 marzo 2020 con la quale si è chiesto alle Rsa, di ampliare «la ricettività dei pazienti» per ospitare i casi meno gravi di persone infettate e liberare così alcuni posti letto negli ospedali è apparsa quanto mai inadeguata e imprudente, nonostante le rassicurazioni dell'assessore al welfare della Lombardia, Giulio Gallera;

   parallelamente all'emergenza ospedaliera bisognava infatti sostenere e controllare le strutture, senza rimandare a circolari burocratiche che si limitavano a dire che bisogna seguire i protocolli: si ritiene infatti che se le Rsa devono accogliere i pazienti Covid-19 o devono curare i propri pazienti Covid-19 già presenti senza poterli ospedalizzare; allora, devono essere dotate di personale medico e assistenziale, dispositivi di protezione individuale e attrezzature terapeutiche, farmaci adeguati a pazienti fragili e con grave comorbilità;

   anche le procure hanno aperto fascicoli contro ignoti sulla base di denunce dei lavoratori. Per quanto riguarda Milano, le denunce per mancata prevenzione del contagio si stanno ampliando e probabilmente non saranno limitate ai casi più noti come quelli della Fondazione Don Gnocchi e del Pio Albergo Trivulzio;

   il 30 marzo 2020 il Forum del terzo settore in Lombardia, con Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative italiane-welfare Lombardia, ha definito «strage degli innocenti» la mancanza di presa in carico, da parte della sanità lombarda, dei pazienti più fragili che vengono contagiati dal Covid-19;

   il presidente dell'Uneba in Lombardia, ha lanciato un durissimo «J'accuse», dichiarando che «Si è deciso, senza dirlo, che non tutti hanno diritto alle cure», e parla di «scelte politiche molto forti», che sono state prese «senza dirlo e senza rappresentarlo fino in fondo». Una scelta che, a giudizio degli interpellanti, deliberatamente precluda, seppur non in modo espresso, l'accesso alle cure per persone particolarmente vulnerabili, è inaccettabile;

   il quadro che si registra è desolante, con la contabilità dei decessi che aumenta di giorno in giorno e con il rischio che tali strutture si trasformino (e in alcune è già successo) in focolai dell'epidemia, mettendo a rischio, non solo chi vi risiede e chi vi lavora, ma la salute pubblica in generale –:

   quali siano i dati in possesso del Ministro interpellato circa il numero di contagiati da Covid-19, dei decessi per Covid-19 e patologie simil-influenzali tra gli ospiti e il personale delle strutture Rsa della regione Lombardia e quali siano le proiezioni numeriche di tali dati, se disponibili, sul totale della popolazione residente presso le medesime strutture;

   se vi siano state verifiche in ordine alla congruità delle indicazioni fornite alle Rsa da parte della regione Lombardia o dalle rispettive Ats rispetto alle gravi condizioni epidemiche nelle Rsa e nei servizi semiresidenziali e quali verifiche intenda attuare, per quanto di competenza, nei confronti dell'attività di prevenzione, vigilanza e di indirizzo effettuata;

   se vi siano state verifiche dal punto di vista della tutela della salute pubblica, circa la decisione adottata dalla regione Lombardia di chiedere alle Rsa di ampliare la loro ricettività in modo da ospitare, in funzione deflattiva sugli ospedali, i casi meno gravi di pazienti contagiati da coronavirus;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere, nel rispetto delle competenze territoriali in materia, per verificare se siano state fornite tempestive indicazioni e adottate adeguate misure precauzionali per evitare il contagio all'interno delle Rsa e per garantire l'universalità della tutela del diritto alla salute, facendo sì che anche i soggetti più vulnerabili vengano adeguatamente assistiti.
(2-00734) «Carnevali, Bazoli, Berlinghieri, Braga, Fiano, Fragomeli, Martina, Pollastrini, Quartapelle Procopio».

Interrogazione a risposta orale:


   RACITI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese sta affrontando l'epidemia da Covid-19, attraverso una strategia di distanziamento sociale e di riorganizzazione del sistema sanitario volta a evitare che gli ospedali possano diventare centri di contagio e diffusione del virus;

   a questo scopo ciascuna azienda sanitaria provinciale è chiamata a fondamentali misure precauzionali volte ad individuare, dal momento in cui ci siano casi sospetti di Covid-19, percorsi ad hoc che rendano impossibile il contatto con gli altri pazienti e misure di sicurezza speciali a tutela del personale medico;

   l'Asp di Siracusa, con particolare riferimento al nosocomio Umberto I, ha manifestato da subito quella che appare all'interrogante palese incapacità nel dare seguito a tali misure, pur avendo il tempo necessario a provvedere. Tale incapacità è stata resa manifesta dai numerosissimi casi di contagio che hanno riguardato il personale medico della struttura, pur in presenza di un limitatissimo numero di casi risultati positivi al Covid-19, almeno fino alla prima metà di marzo 2020;

   il 16 marzo 2020 la segreteria confederale della Cgil di Siracusa si rivolgeva al prefetto, a seguito di un numero sospetto di corsi di contagio riguardanti operatori sanitari del nosocomio Umberto I, chiedendo un rapido intervento a difesa del personale della struttura e degli stessi pazienti;

   il 26 marzo 2020 il direttore sanitario dell'Umberto I diramava una disposizione sul trattamento dei casi sospetti di Covid-19 che stabiliva, in attesa degli esiti del tampone, solo che «il paziente definito caso suggestivo [...] sarà posto a distanza di due metri dagli altri pazienti e, ove possibile, diviso da un paravento», creando così, ad avviso dell'interrogante, le condizioni perché positivi al Covid-19 ed altri pazienti non affetti dal virus entrassero in contatto;

   il 29 marzo 2020 l'interrogante, insieme con altre figure istituzionali della provincia di Siracusa, scriveva alla presidenza della regione siciliana, all'assessorato regionale alla salute e al direttore generale dell'Asp di Siracusa, segnalando lo stato di disorganizzazione del servizio ospedaliero dell'Umberto I, con particolare riferimento al pre-triage del pronto soccorso e al successivo passaggio al ricovero ospedaliero, sollecitando un'ispezione;

   il 30 marzo 2020 l'assessorato alla salute della regione siciliana, dopo un vertice in prefettura, insediava a Siracusa un team composto dai dottori Cristoforo Pomara, Bruno Cacopardo e Paolo Murabito con il compito di aiutare la struttura ospedaliera dell'Umberto I a individuare forme organizzative adatte a fronteggiare l'emergenza da Covid-19;

   il 31 marzo 2020 il segretario generale della Cgil di Siracusa, nell'ambito di un esposto alla procura della Repubblica di Siracusa, denunciava, sempre presso l'Umberto I, la scarsità di presidi medici di protezione individuale, la presenza di una sola ambulanza per casi sospetti di Covid-19, l'inadeguatezza della procedura di panificazione del pronto soccorso dello stesso ospedale e, soprattutto, l'assenza di procedure atte a garantire il distanziamento tra i pazienti che si recavano al pronto soccorso per sospetto contagio da Covid-19 e le altre tipologie di pazienti;

   il 6 aprile 2020 la trasmissione d'inchiesta Report, in onda su Rai 3, porta alla luce ulteriori carenze gestionali, tra cui l'esistenza di una circolare rivolta al personale emanata dal direttore sanitario dell'Umberto I volta a vietare severamente di indossare le mascherine se non nei casi opportuni al fine di evitare di generare ulteriore allarmismo datata 7 marzo 2020 –:

   se, alla luce delle gravissime inadempienze fin qui emerse e del numero di contagi che hanno investito il personale medico dell'Umberto I e tanti cittadini che per varie ragioni erano ospiti della struttura ospedaliera già citata, il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative ispettive con riguardo all'ASP di Siracusa.
(3-01445)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il Gnpl National Register – la banca dati realizzata dal Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture socio-sanitarie assistenziali sul territorio italiano – le Residenze sociali per anziani (Rsa) nel nostro Paese sono 4.629 e includono sia quelle pubbliche che quelle convenzionate con il pubblico e quelle private;

   nelle residenze sanitarie per anziani, secondo quanto si legge nel secondo rapporto sulle strutture Rsa dell'Istituto superiore di sanità, il 37,4 per cento dei decessi tra i residenti, pari a 1.443 su 3.859 deceduti (dal 1° febbraio 2020), ha interessato residenti con riscontro di infezione da Sars-CoV-2 o con manifestazioni simil-influenzali. In particolare, dei 3.859 soggetti deceduti, 133 erano risultati positivi al tampone e 1.310 avevano presentato sintomi simil-influenzali;

   i predetti dati si riferiscono a 576 Rsa sulle 2.166 coinvolte che hanno finora risposto al questionario dell'Istituto superiore di sanità, in ragione dell'indagine dallo stesso avviata a partire dal 24 marzo 2020;

   dai risultati del detto questionario, allo stato, nelle Rsa dell'Emilia-Romagna risulterebbero registrati dal – 1° febbraio 2020 – 358 decessi di cui 24 da Covid-19 (in ragione del riscontro positivo del tampone effettuato) e 152 con sintomi simil-influenzali, la cui somma è pari al 50 per cento dei deceduti totali;

   appare evidente – è il caso quanto meno delle Rsa in provincia di Piacenza – che l'irrisorio numero di tamponi effettuato sugli ospiti delle stesse altera del tutto un esame corretto dei dati di cui si dovrebbe disporre per scientificamente valutare la diffusione del virus nelle dette Rsa, le ragioni dell'accaduto e quali iniziative assumere per evitare all'interno delle stesse un aggravamento della situazione;

   sempre con riferimento alle Rsa attive in provincia di Piacenza, si tenga anche conto che sia il personale amministrativo che quello medico operante in dette strutture, a quanto consta all'interrogante, ha in più occasioni denunciato di non avere mai avuto dall'Ausl di Piacenza alcuna indicazione su come far fronte alla situazione –:

   se i fatti siano noti al Ministro interrogato e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, adeguate iniziative al riguardo, avviando un'ispezione quanto meno per il territorio della provincia di Piacenza, al fine di verificare le cause e le eventuali connesse responsabilità di quanto evidenziato nel presente atto.
(5-03820)


   GEMMATO, MELONI, ROTELLI, DEIDDA, CIABURRO, MOLLICONE, GALANTINO e TRANCASSINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dagli organi di stampa, sembrerebbe che medici e operatori del reparto di rianimazione dell'azienda ospedaliero universitaria «Ospedali riuniti di Foggia» abbiano evidenziato alcune gravi problematiche che potrebbero determinare un pericoloso e rilevante aumento dei contagi da virus Sars-Cov-2 all'interno della struttura ospedaliera;

   in particolare, i sanitari avrebbero evidenziato la mancanza di adeguate misure di prevenzione della diffusione del virus;

   con riferimento ai test per la rilevazione di eventuali contagi, alcuni medici e operatori della struttura avrebbero dichiarato alla stampa di non essere sottoposti periodicamente a queste procedure di sicurezza, aumentando di fatto la probabilità di incrementare il numero degli affetti dalla malattia Covid-19;

   con riferimento al controllo della temperatura corporea, invece, i sanitari dell'ospedale avrebbero lamentato la mancanza di questa procedura all'ingresso della struttura sanitaria. Al contempo, e al riguardo, avrebbero altresì evidenziato la mancanza dell'attivazione di procedure di sicurezza e di controllo a seguito del caso di una infermiera posta in malattia per sintomi febbrili. I medici hanno specificato, infatti, che, a seguito della febbre contratta dall'infermiera, nessun altro sanitario è mai stato sottoposto a test per la rilevazione di eventuali contagi da Sars-Cov-2;

   al riguardo, si evidenzia che la circolare del Ministero della salute 0007865-25/03/2020-DGPROGS-MDS-P, con riferimento alle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza Covid-19, raccomanda quanto segue: «È fondamentale perseguire l'obiettivo volto alla massima tutela possibile del personale, dotandolo di dispositivi di protezione individuale (DPI), di efficienza modulata rispetto al rischio professionale a cui viene esposto. Allo stesso modo, è corretto che il personale sanitario esposto venga sottoposto a indagini (tampone rino-faringeo) mirate a valutare l'eventuale positività per SARS-CoV-2. Questa misura, oltre a costituire una tutela per il personale sanitario, è rilevante anche per i soggetti che vengono a contatto con il personale medesimo e, in questa prospettiva, lo stesso tipo di approccio va rivolto agli operatori tutti, sanitari e non, che operano nelle RSA, ove si concentra un alto numero di soggetti che, soprattutto per età, ma anche per presenza di comorbilità, sono particolarmente fragili ed esposti al rischio di forme severe o addirittura fatali di COVID-19»;

   ancora, al riguardo, si evidenzia che la circolare del Ministero della salute 0011715-03/04/2020-DGPRE-DGPRE-P, avrebbe raccomandato quanto segue: «In caso di necessità, ad esempio per accumularsi di campioni da analizzare con ritardi nella risposta, carenza di reagenti, impossibilità di stoccaggio dei campioni in modo sicuro, sovraccarico lavorativo del personale di laboratorio, si raccomanda di applicare, nell'effettuazione dei test diagnostici, i criteri di priorità di seguito riportati, raccomandati dall'OMS e dalla EUCOMM e adattati alla situazione italiana: pazienti ospedalizzati con infezione acuta respiratoria grave (SARI) (...); tutti i casi di infezione respiratoria acuta ospedalizzati o ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali e nelle altre strutture di lunga degenza (...); operatori sanitari esposti a maggior rischio (...); persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia (...); primi individui sintomatici all'interno di comunità chiuse (...)» –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, in raccordo con la regione, al fine di garantire a tutti gli operatori sanitari dell'azienda ospedaliero-universitaria «Ospedali Riuniti di Foggia» condizioni di lavoro con elevati livelli di sicurezza e periodiche, costanti e adeguate misure di prevenzione della diffusione del virus Sars-Cov-2 all'interno della struttura sanitaria, così come indicato dalle circolari del Ministero della salute.
(5-03822)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell'Istituto superiore di sanità (Iss) è stato istituito nel 2003 con l'obiettivo di controllare l'insorgenza e l'evoluzione di eventuali epidemie, di raccoglierne i dati e di elaborare misure di contrasto alle epidemie stesse, coordinando l'azione delle regioni;

   gli epidemiologi del Centro disponevano, per la raccolta dei dati attraverso cui monitorare e stimare l'evoluzione di un'epidemia, di una rete di oltre duemila operatori sanitari formati ad hoc; la raccolta dei dati era inoltre centralizzata e uniformata;

   nel luglio 2014 l'Istituto superiore di sanità è stato commissariato. Il riordino dell'Ente è stato perciò delegato esclusivamente al commissario straordinario Gualtiero Ricciardi, in assenza degli organi statutari dell'Iss, cioè il presidente, il consiglio di amministrazione e il comitato scientifico;

   il fatto che la procedura di riordino fosse accentrata su una sola persona rappresentava una delle tre forti criticità evidenziate in una lettera aperta di 87 tra ricercatori, tecnici e amministrativi di ricerca del Cnesps: il commissario Ricciardi, nominato per risanare il bilancio dell'Iss, ha potuto operare senza dover rispondere ad alcun organismo di indirizzo gestionale o scientifico;

   la seconda criticità rilevata nella lettera era che il risanamento comportasse la necessità di finanziamenti aggiuntivi esterni, anche di natura privata, con il rischio di privilegiare attività non in linea con le priorità del servizio sanitario nazionale e di minare la terzietà e la credibilità istituzionale dell'Istituto superiore di sanità;

   la terza criticità veniva individuata nell'assenza di una valutazione ampia e condivisa delle implicazioni positive e negative di tale riordino, che comportava il rischio di disperdere un enorme patrimonio di competenze maturato negli anni, senza per contro avere certezza di un effettivo vantaggio: quest'ultima criticità risulta ora evidente nel contesto pandemico dovuto alla diffusione del Sars-CoV2;

   se infatti con il Cnesps sarebbe stata possibile l'individuazione dei primi contagi e l'acquisizione dei dati tramite una rete capillare e coordinata per determinare le curve epidemiche, in questa pandemia tali operazioni sono state svolte dalla Protezione civile e dal comitato tecnico scientifico che supporta il Governo, senza però avere a disposizione uniformità di dati da parte delle regioni e un protocollo comune: è mancata la funzione di raccordo costituita dal Cnesps;

   gli epidemiologi che costituivano la rete di controllo del Cnesps a livello locale sono per lo più andati in pensione senza che nessuno ne prendesse in eredità ruolo e competenze; va da sé che in una situazione di pandemia l'importanza dell'epidemiologia risulta evidente e non può più essere considerata una disciplina marginale, qual è stata relegata dopo il riordino dell'Iss –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per ripristinare un organismo di coordinamento in materia di outbreak pandemici che, attraverso un raccordo capillare dei dati nelle differenti gestioni regionali della sanità, possa elaborare un quadro omogeneo, facilitando così la comprensione della situazione epidemiologica e, conseguentemente, l'individuazione degli interventi da mettere in campo.
(4-05157)


   FOTI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, è previsto il pagamento di un ticket per l'accesso al pronto soccorso per quelle prestazioni che comunemente vengono definite ipotesi di minore gravità, quando cioè al paziente che vi si reca viene assegnato un codice non corrispondente a situazioni di necessità e urgenza. Proprio a tal fine quasi tutte le regioni, spesso con modalità e importi diversi, hanno previsto il pagamento del ticket per l'accesso al pronto soccorso nelle ipotesi di cui sopra;

   appare tuttavia clamoroso che in Emilia-Romagna, a fronte di esami radiologici volti ad attestare la presenza di polmonite interstiziale, non rientrando l'accesso al pronto soccorso per la prestazione avente tale finalità nelle categorie di esenzione previste dalla delibera della giunta regionale n. 389/91, al paziente sia richiesta, a quanto consta all'interrogante, la partecipazione alla spesa sanitaria nella misura di 79,59 euro;

   non vi è dubbio che la richiesta dell'esame radiologico summenzionato è volta ad accertare la presenza o meno della infezione da nuovo coronavirus –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, i Ministri interrogati intendano assumere le immediate iniziative di competenza, anche promuovendo un accordo nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, al fine di prevedere l'esenzione, per i casi identici a quello sopra riferito, dal pagamento del preteso ticket per l'accesso al pronto soccorso.
(4-05163)


   LATTANZIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza che si sta vivendo sta rappresentando un enorme sforzo per il sistema sanitario nazionale, mettendo a dura prova il nostro Paese e ridefinendo in maniera strutturale il quadro delle priorità assistenziali a livello medico. Il grande dispiego di personale infermieristico e medico sulla lotta al contrasto del Covid-19 e le stringenti misure di contenimento imposte pongono non poche difficoltà anche per le donne in stato di gravidanza;

   le donne incinte sono costrette in casa, senza possibilità di fare attività fisica – consigliata nel loro stato – o semplicemente di seguire un corso pre-parto; sono costrette a visite mediche senza poter essere accompagnate, sono da sole anche nel momento del travaglio ed è previsto un immediato ritorno a casa subito dopo il parto. Innegabilmente tali condizioni creano ansie e paure, inficiando uno stato emotivo che dovrebbe essere invece caratterizzato da positività e serenità, al fine di evitare eventuali complicazioni;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato che «tutte le donne in gravidanza, comprese quelle con infezioni COVID-19 confermate o sospette, hanno diritto a cure di alta qualità prima, durante e dopo il parto», includendo dunque l'assistenza prenatale, neonatale, postnatale, intrapartum, finanche il sostegno psicologico. Si sottolinea che un'esperienza di parto sicura e positiva include senza dubbio: l'essere trattati con rispetto e dignità; la presenza di un compagno di scelta durante il parto; una comunicazione chiara da parte del personale addetto alla maternità; strategie adeguate per alleviare il dolore;

   si tratta, sotto molti punti di vista, di indicazioni disattese, così come evidenziano le associazioni attive nella tutela delle donne in gravidanza. Se gli ospedali non rappresentano, al momento, un luogo sicuro per il parto, bisognerebbe pensare a strutture diverse e dedicate, come «dimore per il parto», se non addirittura assicurare l'assistenza per il parto in casa in sicurezza, nonché garantire maggiori tutele sanitarie anche nella fase successiva al parto –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, il Ministro interrogato intenda promuovere specifici percorsi dedicati alla tutela delle donne in gravidanza nonché adottare iniziative per aumentare il numero di assunzioni di personale ostetrico.
(4-05164)


   ASCARI, SPADONI, DE GIROLAMO e ZANICHELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo alcune inchieste giornalistiche, quanto è avvenuto presso le cliniche private Sant'Antonino e Casa Piacenza, site in Piacenza, accreditate con il servizio sanitario e dirette dal direttore sanitario Mario Sanna, avrebbe favorito la diffusione del Covid-19 e il decesso di alcune persone, in un territorio già duramente messo alla prova, con gravi ricadute per il sistema sanitario;

   a metà febbraio 2020, quando il coronavirus sembrava non essere ancora arrivato in Italia, un paziente ricoverato alla Sant'Antonino si sente male con febbre costante; dopo alcuni giorni viene trovato positivo al coronavirus e portato via; alcuni giorni dopo, uno dei pazienti ricoverati accanto, è deceduto;

   il 16 marzo 2020, Monica Rossi, una donna delle pulizie di Casa Piacenza, viene trovata morta in casa e positiva al coronavirus;

   il 24 febbraio si scopre che un medico che svolgeva operazioni presso la Sant'Antonino, è stato ricoverato a Tenerife mentre si trovava in vacanza perché positivo al coronavirus;

   un operatore socio-sanitario della Sant'Antonino racconta: «Qui ci sono decine e decine di persone positive da più di un mese, si sono ammalati anche altri medici, infermieri, fisioterapisti, Oss, inservienti»; un altro operatore ha dichiarato «se avessero fatto il tampone a tutti, avrebbero chiuso perché sarebbero rimasti senza personale»; inoltre, pazienti infetti e sani sarebbero stati lasciati negli stessi ambienti a lungo;

   nonostante il diffondersi del coronavirus all'interno della struttura, nonostante i contagi accertati e i decessi, non è stata effettuata alcuna comunicazione ufficiale da parte della proprietà e della dirigenza alle famiglie, ai pazienti o al personale;

   secondo quanto riportato dalla stampa i pazienti positivi al coronavirus sarebbero stati spostati tutti alla Sant'Antonino, perché a Casa Piacenza c'è una sala operatoria e la dirigenza avrebbe potuto continuare ad operare e fare profitti;

   la mancanza di comunicazioni e la mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale potrebbero aver favorito il diffondersi del coronavirus presso le strutture e anche al di fuori, aggravando la situazione generale dell'area piacentina e dell'interno Paese;

   secondo quanto riportato da un dipendente, sembrerebbe che la comunicazione delle cliniche con l'Ausl piacentina sia stata parziale e mistificatoria: «Il servizio di igiene dell'ospedale mi ha a metà marzo e aveva una lista di dipendenti parziale (...) Non avevano vari nomi di alcuni dipendenti malati o delle zone rosse che dovevano rimanere a casa»;

   i dipendenti, a seguito di rimostranze per quanto stava tragicamente avvenendo nelle strutture e per le informazioni trapelate sulla stampa, sono stati minacciati di licenziamento;

   secondo quanto riportato, una paziente è stata ricoverata dal 1° febbraio 2020 alla Sant'Antonino per riabilitazione fino al 25 febbraio: durante quel periodo avrebbero contratto il coronavirus la paziente, suo figlio e la badante;

   il 6 marzo, a seguito della richiesta di chiarimenti dalla giornalista Lucarelli, la clinica tace su tutto dicendo di chiedere alla Ausl; il direttore della Ausl di Piacenza Luca Baldino ha comunicato che quello che succede lì non gli interessa; il 13 marzo la Ausl di Piacenza annunciato che il Sant'Antonino diventava clinica specializzata Covid e ringraziava la clinica per la sua «sensibilità» in un comunicato ufficiale;

   quanto sopra esposto, se confermato, rappresenterebbe una pericolosa condotta criminale che ha attivamente contribuito a diffondere il coronavirus, ad avviso dell'interrogante con dirette responsabilità sui decessi che sono stati accertati;

   il caso descritto non sembra essere isolato e si registrano casi simili nel resto del Paese –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa;

   se si intendano inviare ispettori ministeriali per verificare, per quanto di competenza, quanto descritto in premessa.
(4-05174)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO, BOLDRINI, APRILE, ASCARI, BARBUTO, BENEDETTI, BRUNO BOSSIO, CANCELLERI, CARNEVALI, CASA, CENNI, CIAMPI, DEIANA, DE LORENZO, EHM, FRATE, GIANNONE, INCERTI, MARTINCIGLIO, MURONI, PEZZOPANE, PINI, SCHIRÒ, SIRAGUSA e ELISA TRIPODI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel quadro della crisi sanitaria da Covid-19, la revisione delle prassi ospedaliere ha causato in molte province italiane, specie nelle regioni settentrionali e più colpite dall'epidemia, gravi problemi nell'esercizio del diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, che rischia di non poter essere svolta in sicurezza o non rispettando i tempi previsti dalla legge n. 194 del 1978;

   tale problema risulta essere una conseguenza della riorganizzazione di molte strutture ospedaliere, che spesso prevedono la conversione in reparti dedicati al Covid-19 di aree altrimenti destinate ad altre procedure mediche, o della riduzione degli accessi alle strutture ospedaliere ai soli casi di assoluta urgenza, al fine di ridurre il rischio di contagio;

   ne consegue dunque che è così leso il diritto delle donne a interrompere volontariamente la propria gravidanza, poiché le interruzioni volontarie di gravidanza, a differenza di altre procedure mediche-chirurgiche, non possono essere posticipate –:

   se il Ministro interrogato stia valutando delle soluzioni tempestive che garantiscano il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza e, nello specifico, se sia allo studio un piano esecutivo che rafforzi la rete dei consultori e agevoli il ricorso, ove possibile, all'interruzione farmacologica e a protocolli che riducano al minimo le ospedalizzazioni;

   se il Ministro interrogato stia considerando l'introduzione di procedure che consentano alle donne che abbiano fatto richiesta di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) di eseguire un tampone per Covid-19 tra i prelievi pre-Ivg chirurgica, di modo che chi risulti positiva possa accedere ad un percorso dedicato;

   se il Ministro interrogato sia orientato a consentire l'ammissione al trattamento di donne in gravidanza con amenorrea fino a sessantatré giorni, invece che fino a quarantanove giorni.
(4-05182)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 31 marzo 2020 sul «The Journal of Infectious Diseases» è stato pubblicato un articolo scientifico dal titolo «Human challenge studies to accelerate coronavirus vaccine licensure»;

   dall’abstract si evince che, tramite gli human challenge trials dei vaccini candidati contro il Sars-Cov-2, al fine di accelerare il processo di controllo e di eventuale distribuzione dei vaccini efficaci, i soggetti volontari rischiano di subire una grave malattia e possibilmente anche il decesso, a seguito dei test;

   le caratteristiche del soggetto adatto per la sperimentazione dei vaccini sono descritte nell'articolo sopracitato;

   è fortemente dubbia la legittimità costituzionale di una sperimentazione clinica su soggetti in condizioni fisiche ottimali come quelli descritti dall'articolo, dovendo prevalere, nel bilanciamento tra gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, da un lato, e gli articoli 33 e 41 della Costituzione, dall'altro lato, la tutela della persona nella sua libertà di scelta e nel diritto alla salute come principio fondamentale dell'ordinamento rispetto a quella del principio di libertà di ricerca scientifica e della libertà d'impresa;

   la sperimentazione deve ragionevolmente essere rivolta all'arruolamento di soggetti già affetti dalla patologia che scelgano consapevolmente la cura sperimentale;

   l'ordinamento non legittima una sproporzione tra vantaggi e rischi a carico del soggetto che si sottopone alla sperimentazione clinica;

   l'ordinamento, ad avviso dell'interrogante, nega la sufficienza della sottoscrizione del consenso informato per legittimare la sperimentazione;

   peraltro, il comitato etico, sotto la propria responsabilità anche penale, deve dichiarare di avere rispettato il principio di precauzione con correlata prova della prevalenza del beneficio rispetto ai rischi tenuto conto che è espressamente previsto il rischio di morte a seguito della sperimentazione;

   alla luce di quanto sopra, i militari italiani, secondo l'interrogante, rappresentano il profilo più idoneo, in quanto sottopopolazione più sana tra la popolazione media giovane presente nel Paese, poiché subiscono un rigido processo di selezione, e sono quella più pronta ad accettare il rischio di morire, considerata l'accettazione dei rischi al momento dell'arruolamento, anche da un punto di vista sanitario e della profilassi vaccinale;

   è forte la preoccupazione dell'interrogante circa il fatto che il Governo possa ipotizzare di utilizzare le coorti di militari per testare il vaccino contro il Sars-Cov-2;

   il regolamento (UE) n. 536 del 2014, all'articolo 34, prevede ulteriori tutele per soggetti che si trovano in posizione di debolezza rispetto al possibile rilascio di un consenso alla sperimentazione, ivi comprendendo anche il caso dei militari;

   spesso, oltre la difesa della Patria, vi sono necessità economiche alla base della scelta dell'arruolamento;

   la fiducia del militare, come sostanzialmente rilevato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito della scorsa legislatura, viene tradita al momento del risarcimento del danno da vaccino –:

   se il Governo stia ipotizzando di promuovere una sperimentazione di vaccini, utilizzando coorti di militari volontari, al fine di accelerare il processo di autorizzazione e immissione in commercio di vaccini contro il Sars-Cov-2, evenienza, questa, che secondo l'interrogante andrebbe esclusa, con una presa di posizione netta e ufficiale, rifiutando altresì l'acquisto o comunque l'approvvigionamento gratuito di vaccini testati con tali modalità su qualsiasi essere umano, essendo esse fortemente lesive della dignità umana e contrarie ai principi costituzionali dell'ordinamento italiano.
(4-05185)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELICCHIO e VILLANI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   vista la gravità della situazione sanitaria nel Paese, causata dalla diffusione del Covid-19, il Governo ha già previsto, con il decreto-legge «Cura Italia», di ovviare alle particolari condizioni di sofferenza in cui versa il Servizio sanitario nazionale (Ssn), adottando norme per disporre tempestivamente di medici i quali potranno, con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41, essere abilitati all'esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità;

   i farmacisti italiani stanno facendo un grande lavoro di informazione e rassicurazione durante questa emergenza. In un momento difficilissimo, in cui c'è carenza di medici, molte sono le operazioni che si svolgono in farmacia ed è grande il numero di persone che non sono arrivate in pronto soccorso, perché fermate e filtrate dai farmacisti;

   anche questo mestiere è fortemente a rischio a causa della frequente vicinanza ai contagiati. I farmacisti sono in prima linea e stanno facendo il possibile, ma ormai non si contano più i positivi al coronavirus e in troppi hanno già manifestato i sintomi e sono in quarantena. Qualcuno, purtroppo, è morto;

   la situazione è ormai a limite e sono già diverse le farmacie, soprattutto nei comuni più interni, che sono state costrette a chiudere e senza un aiuto con cui sostituire gli operatori ammalati, potrebbe non essere più garantito il servizio in tutto il territorio nazionale –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, non si intendano adottare iniziative per rendere abilitante all'esercizio della professione di farmacista il conseguimento della laurea magistrale in farmacia e farmacia industriale – classe LM/13, così da affrontare l'emergenza, dando un aiuto quanto mai necessario a tutto il Sistema sanitario nazionale, così duramente impegnato in questi giorni così difficili.
(5-03821)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza Bartolozzi n. 2-00726, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Prestigiacomo, Germanà, Scoma, Siracusano.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Zoffili e altri n. 4-05149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comencini, Grimoldi, Giorgetti.

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza urgente Gelmini e altri n. 2-00711 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 324 dell'8 aprile 2020. Alla pagina 11792, prima colonna, dalla riga trentunesima alla riga trentatreesima, deve leggersi: «(2-00711) «Gelmini, Aprea, Spena, Palmieri, Casciello, Marin, Saccani Jotti, Bagnasco».» e non come stampato.