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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 31 marzo 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   in data 26 marzo 2020 è apparsa un'inquietante intervista del Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Ivan Scalfarotto su Il Foglio relativa alla sottoscrizione del memorandum della cosiddetta Via della Seta;

   nella predetta intervista il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale testualmente afferma: «mettere in relazione quel memorandum con gli aiuti sanitari arrivati da Pechino è assurdo, vista la successione temporale degli eventi. Ma sarebbe ancor più grave pensare di aver siglato quell'accordo in cambio di un futuribile sostegno umanitario. Confermerebbe quel che gli osservatori internazionali hanno sempre sospettato, e cioè che dietro la facciata di un accordo commerciale si nascondesse un tentativo di connubio diplomatico. Una sorta di genuflessione al Dragone, un assoggettamento politico che, per esempio, ti porta a dire com'è purtroppo accaduto, che sulla repressione dei manifestanti di Hong Kong da parte del governo cinese noi non ci intromettiamo»;

   tali affermazioni, condivise peraltro dagli interpellanti, sono gravissime, poiché attesterebbero, ove confermate e ove frutto della privilegiata conoscenza di dossier governativi da parte del Sottosegretario, una consapevole «sottomissione al Dragone», un «connubio politico» che ha condotto l'Italia a non avere una politica estera autonoma;

   in particolare, il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, nella predetta intervista, a giudizio degli interpellanti non esita a lasciare intendere che l'Italia avrebbe assunto una posizione anodina sulle repressioni dei manifestanti di Hong Kong perché «sottomessa al Dragone»;

   tali affermazioni sono condivise dagli interpellanti che, però, non sono membri del Governo e non hanno accesso a tutti i dossier governativi e a quella rete di rapporti diplomatici sotterranei che ogni Governo coltiva;

   ancora, il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, sempre nella predetta intervista, afferma categoricamente che «ci stiamo prestando ad una operazione di propaganda davvero rischiosa»;

   in ultimo, il Sottosegretario Ivan Scalfarotto così conclude: «resto convinto che la ripartizione delle deleghe da parte del ministro Di Maio sia stato un gesto di slealtà istituzionale, e soprattutto un gesto che rischia di indebolire il comparto del commercio estero italiano»;

   il quadro complessivo rappresentato dal Sottosegretario Scalfarotto, forse con eccessivo candore, ad avviso degli interpellanti è drammaticamente inquietante, lambendo ipotesi di infedeltà e di attentato alla indipendenza dello Stato italiano;

   è necessario comprendere se le propalazioni del Sottosegretario siano frutto di considerazioni politiche in libertà – che in ogni caso, secondo gli interpellanti, segnerebbero una frattura insanabile nella maggioranza di Governo e nella conduzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – o siano, viceversa, frutto dell'acquisizione di documenti e conoscenze privilegiati e determinati dall'ufficio ricoperto –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga opportuno vagliare con attenzione le dichiarazioni del Sottosegretario Ivan Scalfarotto per scongiurare l'ipotesi di una «sottomissione al Dragone» dell'Italia che ne menomerebbe l'indipendenza nella politica estera, al fine di verificarne la fondatezza e assumere ogni conseguente decisione per tutelare l'indipendenza e la sovranità italiana;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di una situazione qualificata dallo stesso Sottosegretario sopracitato di «slealtà istituzionale» del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, qualora fondata, se tale slealtà non possa ripercuotersi negativamente sulla conduzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, in tal caso, quali iniziative intenda assumere nell'ambito dei propri poteri di direzione e coordinamento della politica del Governo;

   se il Presidente del Consiglio dei ministri consideri fondato il rischio denunciato dal Sottosegretario Ivan Scalfarotto in ordine all’«indebolimento del comparto del commercio estero italiano» e, in tal caso, quali urgenti iniziative intenda assumere per tutelare «il comparto del commercio estero italiano».
(2-00696) «Delmastro Delle Vedove, Deidda, Prisco, Rotelli, Ferro, Lucaselli, Mollicone, Bellucci, Butti, Varchi, Rampelli, Trancassini, Galantino, Ciaburro, Zucconi, Mantovani, Donzelli, Bignami, Caretta, Rizzetto, Bucalo, Montaruli, Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Caiata, Luca De Carlo, Foti, Frassinetti, Gemmato, Maschio, Osnato, Silvestroni».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il nuovo coronavirus, Sars-CoV-2, è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona infetta;

   la corretta applicazione di misure preventive può ridurre notevolmente il rischio d'infezione e di contagio come da Allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020;

   in data 14 marzo 2020 è stato sottoscritto da Governo e sindacati il Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento del virus Covid-19 per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori;

   ai sensi dell'articolo 13 del Protocollo, è costituito in azienda un comitato per l'applicazione e la verifica delle regole condivise con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e degli RLS;

   in generale, la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è attribuita all'azienda sanitaria locale competente per territorio e, per quanto di competenza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 81 del 2008, e ai Comitati regionali di coordinamento di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008;

   non in tutte le aziende risultano essere costituite rappresentanze sindacali che possano vigilare sul rispetto delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus Covid-19;

   a causa dell'emergenza da coronavirus il sistema sanitario è in grave sofferenza e, conseguentemente, difficilmente potrà essere predisposta l'attività di prevenzione e vigilanza;

   l'articolo 13, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di «Vigilanza» prevede che il personale ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali può vigilare sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in relazione ad attività «comportanti rischi particolarmente elevati, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri del lavoro (...) e della salute (...) informandone preventivamente il servizio di prevenzione e sicurezza dell'Azienda sanitaria competente per territorio» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per rendere effettiva l'applicazione della succitata disposizione recata dall'articolo 13, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di consentire al personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro di coadiuvare l'attività di controllo a carico delle aziende sanitarie territoriali (Ats) già in sofferenza per l'emergenza sanitaria in corso.
(2-00698) «Barzotti, Siragusa, Segneri, Pallini, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Invidia, Tucci, Tripiedi, Villani, Federico».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   a seguito dell'ordinanza del commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 n. 1-02020, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli può disporre la requisizione presso soggetti pubblici o privati di presidi sanitari e medico-chirurgici e di beni mobili necessari per fronteggiare l'emergenza sanitaria;

   con successiva ordinanza del 28 marzo 2020, n. 6-02020, è stato altresì disposto che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli «tramite le proprie articolazioni territoriali, effettua un controllo sulle merci al fine di individuare quelle che possono essere svincolate ai soggetti indicati»;

   a causa dell'ingiustificato ritardo nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali (Dpi), nonché della mancanza di coordinamento da parte del Governo centrale nella distribuzione degli stessi, alcuni presidenti di regioni hanno dovuto ordinare e acquistare autonomamente quanto necessario per far fronte all'emergenza in essere, ivi incluse le strumentazioni per le unità operative di terapia intensiva organizzate presso in centri polifunzionali;

   le procedure e le tipologie di controlli ai quali sono sottoposte le scorte variano a seconda della loro origine e provenienza, oltre che della modalità di trasporto; qualora, infatti, si tratti di dispositivi provenienti da Paesi comunitari, questi sono sottoposti a controlli a campione, mentre quelli provenienti da Paesi terzi possono entrare previo lunghe procedure di sdoganamento;

   agli interpellanti risultano ingenti ordini acquistati da Paesi esteri (ad esempio, Russia, Romania e India) ma requisiti da altri Paesi durante il transito; ancor più gravi sono i casi delle azioni requisitorie di merce sia presso gli scali aeroportuali che nelle piattaforme doganali portuali italiane in attesa di essere destinate alla protezione civile e, quindi, alle regioni;

   predette denunce di ritardo, blocco e sdoganamento merci sono state manifestate proprio dalle regioni maggiormente provate dall'emergenza sanitaria: in Emilia-Romagna, il presidente della regione ha dichiarato come le consegne dalla Protezione civile nazionale siano ancora «insufficienti, incostanti e incerte», inoltre le forniture acquistate direttamente dalla regione all'estero «sono ferme in scali aeroportuali»;

   la regione Lombardia ha dovuto subire un ingiustificato blocco di merce in arrivo dall'Egitto e contenente 900.000 mascherine presso l'aeroporto di Malpensa. La restituzione, avvenuta con 24 ore di ritardo, è stata poi ingiustamente definita come atto donativo della Protezione civile;

   i ritardi e gli inconvenienti registrati rendono ancora più difficile la fase cautelativa nel rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   inoltre, sempre a causa del mancato coordinamento nell'approvvigionamento, ad alcune aziende nelle Marche sono state requisite le materie prime per creare i dispositivi di protezione individuali (DPI);

   il 26 marzo 2020 il presidente nazionale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO), a nome di tutti gli Ordini dei medici italiani, ha dichiarato «per consentire di far fronte all'epidemia e una ripresa almeno parziale dell'erogazione delle prestazioni essenziali almeno ai soggetti più vulnerabili occorre sbloccare immediatamente e senza ritardi le forniture di dispositivi di protezione individuale»;

   il 30 marzo 2020, a quanto consta agli interpellanti, anche il coordinamento della commissione speciale Protezione civile, a seguito di una riunione tecnica con le regioni, ha evidenziato carenze logistiche e operative; in particolare, un'insufficiente identificazione dell'uso e della destinazione del prodotto consegnato, indefinite tempistiche circa l'arrivo dei rifornimenti per ottimizzare al meglio la ripartizione finale, una mancata tracciabilità e registrazione di ciò che effettivamente viene consegnato e quanto atteso, nonché una puntuale certificazione di accompagnamento dei DPI/materiali scaricati, utile soprattutto per sapere se possono essere destinati ad usi medicosanitari o meno;

   ai sensi degli articoli 6 e 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è stato attribuito al capo del dipartimento della protezione civile e al commissario straordinario – ovvero, all'Agenzia delle dogane e dei monopoli – il potere di disporre la requisizione in uso o in proprietà, tra i vari beni, di presidi sanitari e medico-chirurgici e di beni mobili necessari per fronteggiare l'emergenza sanitaria;

   l'urgenza della questione è difficilmente discutibile: è oramai necessaria, doverosa e improcrastinabile una ricognizione, catalogazione e pronta consegna della merce già sdoganata per l'eventuale trasferimento alle strutture disponenti;

   la crisi determinatasi suggerisce di valutare, inoltre, accanto alle soluzioni immediate e tempestive, anche quelle di controllo e di ispezione, con un sistema che impedisca non solo il sovrapprezzo del prodotto ma anche la verosimile maggiorazione effettuata dai corrieri espressi per le importazioni registrate –:

   se non si ritenga che la procedura finora in essere abbia provocato pregiudizio nell'approvvigionamento delle forniture acquistate direttamente dalle regioni all'estero;

   se, a tal fine, non sia necessario istituire un ponte aereo quotidiano operante per le prossime tre settimane con i principali aeroporti cinesi, in considerazione del maggior flusso di ordini già recapitati;

   se siano in grado di fornire la stima dei beni ad oggi requisiti, nonché di indicare le modalità di consegna della merce al momento importata;

   se e quali iniziative intendano intraprendere al fine di consentire la piena operatività delle procedure di sdoganamento, garantendo, al contempo, più efficienti azioni di coordinamento e assegnazione delle forniture in arrivo.
(2-00700) «Bordonali, Locatelli, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   la Regione Sicilia, come tutte le regioni del sud, ha una situazione sanitaria deficitaria cronica e il coronavirus fa ancora più paura quando non si hanno mezzi e strumenti per fronteggiare un probabile aumento dei contagi: sono pochi i posti in terapia intensiva e i respiratori a disposizione. Il tema è anche quello, più generale, della sostenibilità stessa del comparto sanitario, alle prese con il flagello del Covid-19;

   tra le province siciliane, Messina è quella potenzialmente più esposta all'emergenza, essendo provincia di frontiera; il territorio messinese è stato infatti interessato da un vero e proprio esodo (dovuto anche agli annunci notturni di nuovi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri con annesse restrizioni) e da migliaia di sbarchi di autoveicoli provenienti da altre regioni d'Italia dove il contagio era più diffuso. Solo grazie alla maturità dei cittadini, che hanno osservato con rigore le norme restrittive, e all'abnegazione del sindaco Cateno De Luca, che ha posto in essere numerose determine per rendere ancora più stringenti queste norme, i casi di contagio sembrano ancora sotto controllo;

   risultano però insufficienti le dotazioni di posti letto, soprattutto di terapia intensiva, nella provincia di Messina, così come preoccupante è la carenza di attrezzature mediche e di dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari;

   la città di Messina ha inoltre insediamenti profondamente degradati e assolutamente peculiari. Si tratta delle baraccopoli, nelle quali è praticamente impossibile (proprio per ragioni strutturali degli insediamenti) dare seguito alle misure restrittive di distanziamento. In tali agglomerati, a causa della documentata numerosità di patologie respiratorie conseguenti all'esposizione all'eternit, gli eventuali casi di contagio da Covid-19 avrebbero effetti disastrosi;

   nella città di Messina insiste il dipartimento militare di medicina legale: si tratta di un ospedale militare che dispone di plessi non utilizzati, che potrebbe essere rapidamente e utilmente convertito per reparti Covid-19;

   Forza Italia ha proposto, infatti, la temporanea riconfigurazione di tre locali non utilizzati del dipartimento militare di medicina legale di Messina in struttura di quarantena, isolamento e trattamento di casi lievi e moderati –:

   quanti siano effettivamente i nuovi posti letto – soprattutto di terapia intensiva – attivati nelle scorse settimane;

   se le aziende sanitarie della provincia di Messina o l'assessorato regionale alla sanità abbiano richiesto nuove attrezzature e dispositivi di protezione individuali, e quanti di questi siano stati già conferiti alle strutture sanitarie della provincia di Messina;

   quale sia l'intendimento del Governo in ordine alla possibile riconversione dell'ospedale militare di Messina e quali siano i tempi necessari;

   quali iniziative speciali si ritengano necessarie per aumentare gli standard di sicurezza nelle zone delle baraccopoli.
(2-00699) «Siracusano, Gelmini, Germanà».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   una parte consistente della comunità scientifica italiana, degli Ircss e dei principali istituti di ricerca biomedica, il 24 marzo 2020 si è rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri e ai presidenti delle regioni con un appello sottoscritto da 300 scienziati e ricercatori;

   è evidente la necessità di avvalersi di tutte le infrastrutture e le competenze di alta tecnologia attualmente disponibili sul territorio per contrastare la diffusione del SARS-CoV2 in Italia. In molti altri Paesi (tra i quali, Cina, Francia, Austria e Germania) laboratori accademici con elevate competenze sono stati cooptati, al fine di fornire apparecchiature e personale per la estensione dei test diagnostici;

   come riportato nella lettera, analisi matematiche dell'andamento dell'epidemia indicano l'esistenza di una percentuale di soggetti asintomatici o pauci-sintomatici con capacità di trasmettere il contagio superiore all'80 per cento del totale degli infetti. Pertanto, i soggetti non sintomatici o lievemente sintomatici di fatto rappresentano la sorgente principale di disseminazione del virus nella popolazione;

   pertanto, le attuali strategie di contenimento basate sulla identificazione dei soli soggetti sintomatici non sono sufficienti alla riduzione rapida della estensione del contagio nelle popolazioni affette; d'altra parte, l'estensione a tappeto dei test diagnostici non è una strategia percorribile al momento attuale a causa dell'ampiezza della popolazione interessata, della limitata disponibilità di kit diagnostici prontamente utilizzabili e della limitata disponibilità di laboratori attrezzati per l'esecuzione del test;

   questo limite impone la necessità di mappare laboratori e aziende biotecnologiche adeguatamente attrezzati sul territorio nazionale da coinvolgere da subito per la messa a punto e l'esecuzione dei test sulle categorie ad alto rischio di infezione e alto numero di contatti: tutto il personale sanitario (medici, infermieri, personale di supporto ospedaliero, personale delle ambulanze, farmacisti, addetti alle pompe funebri); tutto il personale con ampia esposizione al pubblico e parte di servizi essenziali (personale di tutti i servizi commerciali aperti quali forniture alimentari, edicole, poste; autisti di mezzi pubblici e taxi; addetti alla pubblica sicurezza e a filiere produttive essenziali);

   come affermato dagli scienziati, tecnologie commerciali e non commerciali ad alta processività per l'estensione del numero dei test sono disponibili da poche settimane e possono essere valutate, validate e implementate su ampia scala in tempi ragionevolmente rapidi; tecnologie più avanzate per una diagnosi rapida possono essere sviluppate e rese e disponibili per le fasi successive dell'epidemia;

   la lettera è corredata da un documento tecnico che offre al Governo e al Paese una strada da percorrere subito, grazie a un sistema di laboratori a rete diffuso in maniera capillare sul territorio e a costo di personale e attrezzature pari a zero;

   il distanziamento sociale messo in atto serve a guadagnare tempo per diluire l'impatto sul sistema ospedaliero, ma deve servire, al contempo, a mettere a punto una strategia per affrontare l'emergenza e per dare al Paese una prospettiva di uscita da essa, mobilitando tutte le risorse e le competenze scientifiche per fortuna presenti ai massimi livelli nel nostro Paese –:

   se il Governo intenda procedere nella direzione indicata nell'appello citato in premessa e se stia lavorando alla predisposizione di un piano nazionale anti-contagio basato sul coordinamento della rete di laboratori a livello nazionale che hanno manifestato la loro disponibilità a collaborare, al fine di realizzare test ripetuti sulle categorie a rischio.
(2-00705) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza Covid-19 continua ad obbligare gli italiani a rispettare stringenti limitazioni dei movimenti, con il divieto di uscire di casa se non per motivate necessità lavorative, mediche o di approvvigionamento;

   all'interno di questo quadro, più volte dalle istituzioni e dal mondo sanitario sono stati rivolti appelli a non recarsi in ospedale, se non per questioni di estrema necessità;

   in un momento di così grande stress e preoccupazione sia per la salute che per le ricadute economiche dell'emergenza coronavirus, i neogenitori rischiano di essere assaliti dal panico in caso di pianti o altri comportamenti del neonato;

   pure in una situazione ordinaria gesti irrazionali dei genitori dettati per lo più da stress rischiano di compromettere la salute e la vita di neonato;

   ancor più in una situazione così compromessa come quella che si sta vivendo il genitore può essere inconsapevolmente portato a gesti dettati dal panico e rischiosi;

   la sindrome da bambino scosso, in un momento particolare come questo, con persone in forte stress per confinamento in casa e in apprensione per il proprio futuro lavorativo, rischia di crescere nel numero dei casi;

   è dovere dello Stato tutelare la salute pubblica, sia essa quella dei neonati o quella psicologica dei neogenitori –:

   se il Governo non intenda avviare una campagna di informazione e sensibilizzazione indirizzata ai neogenitori, attivando anche un numero antipanico con pediatri e psicologi e diffondendo spot tramite televisione e social network, al fine anche di combattere la sindrome da bambino scosso.
(3-01415)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria da coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema sanitario nazionale e, in particolare, quello piemontese. La regione Piemonte è infatti tra le più colpite in Italia per casi positivi, vittime e ricoveri in terapia intensiva, nonostante i tamponi effettuati siano minori rispetto ad altri territori;

   tra le misure varate per potenziare l'offerta di posti letto della sanità piemontese la giunta regionale ha deciso (con le due delibere 14-1150 del 20 marzo e 4-1141 del 20 marzo) la possibilità di trasferimenti da ospedali verso le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) della regione Piemonte di pazienti affetti da Covid-19 o provenienti da ospedali in cui sono trattati casi connessi al Covid-19;

   com'è noto, le Rsa sono luoghi di degenza di anziani malati cronici non autosufficienti polipatologici. Tali individui sono quindi i soggetti più a rischio di conseguenze letali da contagio da coronavirus o Covid-19;

   sono attualmente circa 25 mila gli ospiti delle circa 600 Rsa del Piemonte. Si tratta perlopiù di persone malate polipatologiche, in molti casi colpite da demenza, incapaci di svolgere quindi le funzioni elementari della vita;

   appare quindi evidente che disporre, nella attuale situazione, il trasferimento in Rsa di malati per Covid-19 o provenienti da ospedali in cui vengono trattati i casi di Covid-19 (e dei quali non si è accertata la negatività ai tamponi), significa non solo forzare gli opportuni blocchi ad accessi di esterni disposti dai direttori delle Rsa fin dai primi decreti governativi per il contenimento del coronavirus, ma anche creare le condizioni per una potenziale e letale possibilità di contagio verso soggetti maggiormente vulnerabili e indifesi –:

   se e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, per quanto di competenza e d'intesa con la regione, per tutelare il diritto alla salute degli ospiti delle residenze sanitarie, diritto garantito in eguale misura dalla Costituzione a tutti i cittadini, ed evitare nuove occasioni di contagio a seguito dello spostamento di pazienti positivi al coronavirus.
(5-03791)


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da un comunicato pubblicato il 20 marzo 2020 sul sito della Nato Support and Vrocurement Agency, sembrerebbe che il Governo del Lussemburgo abbia richiesto all'Agenzia di supporto e approvvigionamento della Nato (Nspa) strutture e strumentazioni sanitarie per integrare le proprie strutture ospedaliere e per affrontare l'emergenza determinata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2;

   in particolare e secondo fonti di stampa italiane, si tratterebbe di «...un ospedale da campo in grado di ospitare circa 200 letti, di cui 100 dotati di preziosi respiratori per la terapia intensiva...». Le strutture sarebbero state fornite dalla Nspa presente a Taranto, in Puglia;

   secondo quanto si evince dal predetto comunicato, «...le forniture richieste sono destinate al Centre Hospitalier du Luxembourg (CHL)... L'NSPA ha preparato, supportato e coordinato il trasporto e la costruzione della struttura e ne garantirà la manutenzione. Quindici esperti NSPA stanno collaborando con l'esercito lussemburghese per il progetto... L'apparecchiatura ha iniziato a essere caricata su velivoli CargoLux venerdì 20 marzo con i primi container in arrivo all'aeroporto di Findel lo stesso giorno... In totale, Cargolux trasporterà 54 container attraverso sei voli tra il 19 e il 21 marzo. NSPA ha fornito attrezzature per una capacità totale di 300 posti letto. Il team mira a completare la costruzione delle strutture in circa una settimana...»;

   un rappresentante del Chl ha così affermato in ordine all'utilizzo delle forniture: «...Queste strutture aggiuntive ci consentiranno di adattare notevolmente l'area di triage per i pazienti con una zona adiacente per i test di laboratorio e un'area a raggi X.»;

   in ordine alle tempistiche di completamento della costruzione della struttura sanitaria di supporto, si evince dal comunicato che «...NSPA è stata in grado di rispondere a questa urgente richiesta di mobilitazione dell'attrezzatura in meno di 24 ore, un'operazione che normalmente richiede cinque giorni. Il team mira a completare la costruzione delle strutture in circa una settimana...»;

   se le notizie riportate dalla stampa italiana e citate in premessa corrispondano al vero;

   se il Governo abbia già richiesto alla Nspa un supporto in termini di strutture, uomini e strumentazioni per poter affrontare al meglio l'emergenza determinata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2 su tutto il territorio italiano.
(5-03792)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche locali si apprende la notizia che il comune de L'Aquila ha messo a disposizione dell'Asl 1 l'Hotel Cristallo a Campo Imperatore per dare ospitalità ai cittadini guariti dal coronavirus che hanno necessità di essere monitorati dopo le dimissioni dall'ospedale San Salvatore, dove, al contempo, si liberano così posti letto utili a coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria e cure costanti;

   l'Hotel Cristallo a Campo Imperatore è una struttura montana, lontana dall'ospedale, sicuramente non idonea ad alloggiare delle persone dopo che queste siano state dimesse dal nosocomio de L'Aquila;

   in particolare, due cittadine di Collarmele, comune in provincia de L'Aquila, positive al Covid-19, dimesse dopo 15 giorni dall'ospedale de L'Aquila, sono state portate all'Hotel Cristallo a Campo Imperatore e alloggiate in una stanza all'ultimo piano, l'unico con il riscaldamento, da sole, senza ricevere alcuna istruzione né assistenza di nessun genere, tanto meno sanitaria;

   lo stesso sindaco di Collarmele ha denunciato che le pazienti sono state lasciate sole, senza un minimo di cura a partire dalle 21,30/22,00 fino alle 14,00 del giorno successivo con gravi conseguenze fisiche e psicologiche, sporgendo, quindi, denuncia alla procura della Repubblica; è una condizione inaccettabile che persone debilitate da una malattia così grave e in via di guarigione siano trattate con tale superficialità e trasferite in piena notte in un albergo di montagna, ben distante da L'Aquila e dal suo ospedale, senza alcun supporto sanitario e di assistenza, senza neanche un numero di telefono al quale rivolgersi in caso di malore e di necessità –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti sopra riportati e se non ritenga di dover adottare ogni iniziativa di competenza, in stretto raccordo con le regioni, per tutelare il diritto alla salute così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, in particolare in questa situazione di emergenza, ed evitare che si ripetano casi analoghi.
(5-03794)


   GAVINO MANCA, MURA, FRAILIS e GARIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di oggi che la Compagnia italiana di navigazione (Cin) ha bloccato con decorrenza immediata tutte le corse programmate dalla Tirrenia sulle linee in convenzione con la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti;

   una nota della Compagnia afferma che i commissari della vecchia società Tirrenia (quella che un tempo era la compagnia pubblica di navigazione) hanno avviato un sequestro conservativo della Cin, la new company creata al momento dell'alienazione da parte dello Stato e poi acquisita dall'armatore napoletano Vincenzo Onorato, proprietario delle navi Moby;

   la medesima nota precisa che «la società è liquida ma il blocco dei conti correnti ne impedisce l'operatività, in seguito a questa decisione il servizio di continuità territoriale via mare per le Isole è stato paralizzato. Pertanto, con decorrenza immediata, sarà impossibile continuare lo svolgimento di detto servizio e già le corse programmate per oggi su tutte le linee in convenzione con la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti non verranno effettuate»;

   in un momento così drammatico per tutto il Paese, da oggi nelle isole si rischia un pericoloso isolamento con grossi problemi per la popolazione, perché i traghetti, oltre a consentire l'arrivo di persone autorizzate agli spostamenti, assicurano soprattutto l'approvvigionamento delle merci e dei medicinali –:

   se il Governo intenda convocare tutte le parti interessate e adoperarsi, in sinergia con i commissari di Tirrenia, per sbloccare nelle prossime 24 ore la situazione, al fine di evitare il blocco dei collegamenti in questione e garantire un costante approvvigionamento di merci, cibo e medicinali alle isole che altrimenti rischierebbero un drammatico isolamento.
(5-03795)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Castiglione Messer Raimondo, piccolo paese di 2200 abitanti collocato nella Val Fino, all'interno dell'Abruzzo, è stato dichiarato zona rossa con apposita ordinanza, visto che i casi positivi sono 56, numero destinato ad aumentare, e che i morti, in un solo giorno, sono stati quattro, portando così a 12 il totale delle vittime;

   il giovane sindaco, purtroppo anche lui positivo e in isolamento, Vincenzo D'Ercole, ha ripetutamente chiesto aiuto e sostegno alla regione Abruzzo;

   in particolare, il sindaco ha chiesto che come a Vo’, in Veneto, vengano effettuati tamponi a tutti i cittadini, ma fino ad ora è rimasto inascoltato e la situazione si sta aggravando;

   sempre secondo il sindaco, ci sono stati anche altri decessi di cittadini con influenza a cui non è stato fatto il tampone e «il timore è che i casi positivi siano molti di più di quelli accertati»; purtroppo, gli ultimi dati della zona rossa sono complessivamente allarmanti, sia a Castiglione Messer Raimondo che negli altri centri;

   le zone rosse, come sostiene il direttore del reparto di malattie infettive di Pescara, Giustino Parruti, della task force della regione, «sono fondamentali perché non devono travasare nuovi focolai. Servono ad evitare ulteriori esportazioni»; allora è necessario dover intervenire in quelle aree a supporto dei sindaci lasciati soli;

   inoltre, da settimane il sindaco chiede un presidio sanitario territoriale, poiché quello previsto a Bisenti ancora non è aperto –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale grave situazione, ancor più grave se si considera che l'Abruzzo era una regione a «contagio zero» e che, ad avviso dell'interrogante, le inadempienze e le superficialità di gestione della sanità regionale e nella provincia di Teramo hanno sicuramente contribuito a tale situazione emergenziale;

   se il Governo non ritenga doveroso acquisire un quadro aggiornato della situazione per verificare le misure adottate e i protocolli attuati nella zona rossa di cui in premessa, anche valutando se sussistano i presupposti per l'esercizio di poteri sostitutivi.
(5-03796)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni di epidemia da Covid-19 la situazione all'interno della regione Abruzzo è gravissima, nonostante all'inizio fosse una zona franca con pochissimi casi e non autoctoni;

   infatti, nonostante i numerosi solleciti fatti, ad oggi, non sono stati rispettati e definiti i giusti protocolli per prevenire e contenere l'ondata massiccia di casi da coronavirus, per cui ora, negli ospedali si registra il maggior punto di crisi;

   è eclatante la situazione dell'ospedale de L'Aquila dove non c'era nessun caso autoctono, mentre ora, a causa della mancanza di protocolli e strumenti di protezione per medici e operatori sanitari, la situazione sta rapidamente degenerando con il contagio soprattutto dei medesimi operatori sanitari e medici; la stessa situazione riguarda i medici di base e i pediatri di libera scelta, anche se la situazione più grave è sicuramente la mancanza di tamponi per verificare la positività o meno del personale ospedaliero, non solo di quello de L'Aquila ma anche delle altre città abruzzesi;

   per quanto riguarda la carenza di presidi di sicurezza e di tamponi, già negli scorsi giorni una diffida della Confederazione italiana medici ospedalieri (Cimo) Abruzzo, è stata inviata ai direttori generali delle quattro Asl, al presidente della regione Marco Marsilio, e ai quattro prefetti abruzzesi de L'Aquila, Teramo, Pescara e Chieti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti sopra riportati e se non ritenga necessario e doveroso adottare iniziative per chiarire, per quanto di competenza e in collaborazione con la regione, se vi siano state criticità legate alla distribuzione dei necessari presidi di sicurezza e se vi sia stata una corretta applicazione dei protocolli medici all'interno delle strutture ospedaliere e sanitarie di cui in premessa.
(5-03797)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI, DEIDDA, FERRO, LUCASELLI, MANTOVANI, DONZELLI, CIABURRO, PRISCO, CARETTA, VARCHI, RAMPELLI, BUCALO, ROTELLI, GALANTINO, TRANCASSINI, GEMMATO, MELONI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BALDINI, BIGNAMI, BUTTI, CAIATA, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FOTI, FRASSINETTI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, RIZZETTO, SILVESTRONI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni in cui l'emergenza coronavirus ha costretto tutti a cambiare radicalmente le proprie abitudini di vita, è fondamentale non dimenticare le esigenze di categorie particolarmente fragili;

   le disposizioni emergenziali adottate dal Governo allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 hanno determinato per tutti la drastica restrizione della libertà personale e l'interruzione delle attività abituali;

   a questo quadro drammatico, per le persone che presentano grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico e problematiche psichiatriche e comportamentali a elevata necessità di supporto, si aggiungono l'interruzione dei quotidiani rapporti con i contesti di cura socio-sanitari e di tutti quegli interventi «informali» che incidono positivamente sulla loro salute;

   il rischio è un aumento considerevole della condizione di vulnerabilità, posto che molte manifestazioni del disagio, proprie di tali quadri diagnostici e aggravate dalla situazione attuale, diventano scarsamente gestibili nell'esclusivo spazio del domicilio in una condizione di restrizione assoluta dei movimenti;

   in particolare, i minori che soffrono di tali patologie hanno specifiche necessità e la permanenza all'interno delle proprie case, dettata certamente da condivisibili esigenze di tutela della salute pubblica, può costituire per loro un ostacolo insormontabile;

   in una lettera accorata al sindaco di Milano, la mamma di un bimbo autistico di cinque anni ha spiegato: «Le famiglie di questi bambini, nella migliore delle ipotesi, hanno faticato anni per poter costruire loro una routine quotidiana che potesse rassicurarli. Hanno lottato contro l'esclusione sociale, contro il sistema scolastico che non garantisce un sostegno adeguato, contro le comorbilità che questa sindrome può portare con sé, contro le difficoltà economiche che si è costretti ad affrontare non avendo un sufficiente servizio terapeutico di natura statale. Il coronavirus sta certamente creando sconforto, morte, disperazione, difficoltà economiche per tanti di noi ma per queste famiglie è davvero una sfida inaffrontabile. Tenere questi bambini chiusi nelle nostre case, allontanarli dalla natura che è spesso la loro unica fonte di serenità, far scomparire improvvisamente la loro routine fatta di terapie, scuola, famiglia, li rende talmente vulnerabili e persi da mettere a rischio la loro salute. Molti di loro sono iperattivi e non hanno la capacità cognitiva di comprendere la situazione. Le loro crisi, in mancanza di giornate strutturate e uscite all'aperto, sono rischiose per la loro salute»;

   è necessario, e quanto mai doveroso, in tale fase emergenziale, consentire, per i quadri clinici che lo richiedono, eventuali uscite dall'ambiente domestico come indispensabile azione di prevenzione e gestione delle crisi comportamentali connesse alle relative condizioni psicopatologiche;

   molte regioni, autonomamente, stanno prestando massima attenzione a tali problematiche, mettendo in campo misure per rispondere alle esigenze di intervento domiciliare permanente e continuativo;

   altre, come Lazio, Liguria e Trentino Alto-Adige, con circolari interpretative delle disposizioni in vigore, hanno ritenuto di concedere permessi alle famiglie con figli autistici o con altre disabilità per uscire di casa con tutte le cautele del caso, ma occorre una deroga governativa per garantire uniformità di applicazione a livello nazionale e assicurare parità di diritti a tutti i cittadini, dal Nord al Sud Italia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per prevedere misure meno restrittive nei confronti dei nuclei famigliari con figli autistici o disabilità intellettive e relazionali o con disturbi psichiatrici, al fine di garantire a queste persone particolarmente fragili l'assistenza domiciliare e/o la consulenza a distanza on line e la possibilità di brevi uscite dall'ambiente domestico, indispensabili per la prevenzione e gestione delle crisi comportamentali.
(4-05055)


   LUCA DE CARLO, DEIDDA, TRANCASSINI, MOLLICONE, GALANTINO, CIABURRO e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020 estende all'intero territorio nazionale le misure di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020;

   il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020, alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 1, limita gli spostamenti «delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza»;

   alla lettera b) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020 «è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute»;

   in Italia, in particolare nelle aree rurali, sono molteplici le famiglie che posseggono terreni da semina nei quali sono coltivati gli orti che fruttano loro il necessario per il sostentamento e che non rappresentano né reddito né attività professionale; pertanto, è vietato l'esercizio di tali attività dal 9 marzo 2020;

   tali produzioni ortofrutticole a consumo personale possono rappresentare un valore aggiunto in un periodo economicamente critico e consentirne la raccolta limiterebbe ulteriormente le aggregazioni di persone presso le attività commerciali, mentre l'esercizio di manutenzione degli orti non comporta la presenza di altre persone oltre che del proprietario;

   tale attività non rientra fra quelle consentite alla lettera b) dell'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, poiché non professionale e il suo esercizio non rappresenta una situazione di necessità, ma risulta essere utile anche alla collettività;

   la regolare manutenzione dei terreni agricoli da semina è indispensabile per la prevenzione degli incendi boschivi e l'abbandono comporterebbe seri rischi alla collettività nonché il pericolo di dover affrontare nuove emergenze future di tipo ambientale;

   molte delle attività di produzione agricola familiare risiedono anche fuori dai comuni di domicilio, residenza o di temporanea abitazione, spesso in comuni confinanti o a distanza di pochi chilometri –:

   se il Governo sia al corrente di tale situazione, se abbia valutato la possibilità di consentire l'esercizio delle suddette attività nei limiti del contenimento del diffondersi del virus Covid-19 e, qualora fosse possibile, quali iniziative intenda assumere a tal fine.
(4-05056)


   CABRAS, BIGNAMI, SABRINA DE CARLO e PERANTONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 marzo 2020 la Banca centrale europea (Bce) ha attivato con la Federal Reserve degli Stati Uniti due linee di credito per 112,09 miliardi di dollari: la prima ammonta a 75,82 miliardi di dollari, con una scadenza a 84 giorni (su base settimanale) e un tasso dello 0,38 per cento, mentre la seconda è pari a 36,27 miliardi di dollari, con scadenza a 7 giorni (su base giornaliera) e un tasso dello 0,48 per cento. Si tratta della più grossa operazione effettuata tramite linea di swap in valuta dalla crisi del 2008;

   in una nota ufficiale del 20 marzo la Bce ha sottolineato che l'aumento del ritmo delle operazioni swap a 7 giorni rimarrà in vigore dal 23 aprile e «per tutto il tempo necessario a sostenere il regolare funzionamento dei mercati di finanziamento in dollari»;

   tuttavia, a oggi non è ancora chiaro se, nella ripartizione della somma, siano stati rispettati i criteri di capital key che alcuni Paesi appartenenti all'area euro pretendono vengano rispettati quando la Bce acquista titoli di Stato dei singoli Paesi dell'Eurozona nelle operazioni di quantitative easing poste in essere nel corso degli anni;

   nel caso in cui su queste operazioni di indebitamento della Bce in valuta estera non sia stata rispettata la ripartizione secondo i criteri di capital key, ci si troverebbe di fronte a una anormale asimmetria. La questione è di alto rilievo politico, perché, se la Bce si fosse indebitata in valuta estera con un'altra banca centrale senza tenere conto del suddetto criterio di ripartizione dei rischi, questo si verrebbe a scontrare con la consolidata prassi per cui, nel caso di acquisto di titoli di Stato dei Paesi dell'Eurozona da parte della Bce, si pretende il rispetto di vincoli precisi con la motivazione di non rischiare una minima perdita, anche se solo teorica;

   se tale asimmetria fosse confermata, ci si troverebbe di fronte a un'operazione che, nei fatti, ha il risultato di chiudere le posizioni in dollari a Wall Street di alcune banche tedesche e olandesi attraverso un'azione senza vincoli della Bce che avrebbe così impegnato anche i Paesi, come l'Italia, che hanno un sistema bancario non incentrato sulla speculazione finanziaria;

   se confermato, si tratterebbe di un fatto ancora più grave dal momento che quegli stessi Paesi pretendono il rispetto pedissequo di vincoli e limiti che non consentono alla Bce di svolgere la propria funzione in termini di utilità pubblica, sociale e all'economia reale, soprattutto quando è richiesto un impegno per salvare le finanze pubbliche di un Paese dell'Eurozona –:

   di quali elementi disponga circa quanto esposto in premessa;

   quale sia l'ammontare delle due linee di credito di cui hanno beneficiato le banche italiane e quale sia l'ammontare di cui hanno beneficiato le singole banche degli altri Paesi;

   se il Governo, nell'ipotesi che il fatto sia confermato, non intenda intraprendere le iniziative di competenza affinché sia assicurato il rispetto degli stessi vincoli valevoli per l'acquisto dei titoli di Stato anche per le operazioni di swap in valuta estera.
(4-05057)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:

   i pazienti morti con coronavirus che «presentavano zero patologie», secondo dati aggiornati al 20 marzo 2020, sono 6. Nell'88 per cento dei casi è segnalata almeno una co-morbidità (patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche). Questo induce a pensare, ad avviso dell'interrogante, che il coronavirus sia un co-fattore e quindi indicatore di altre criticità;

   secondo diversi pareri scientifici un elevato numero di pazienti con coronavirus è deceduto perché l'infezione virale – al pari di qualsiasi altra infezione virale o batterica – ha portato a scompensare a livello cardio-respiratorio persone già ammalate e a rischio di morte in caso di scompenso. Il motivo per cui i pazienti con cardiopatia ischemica, ipertensiva e diabete mellito sono più a rischio è legato a un danno miocardico importante che si associa al danno dell'interstizio polmonare. Anche l'abuso di farmaci (per inquinamento iatrogeno l'Italia è ai primi posti in Europa) può essere concausa di diverse patologie;

   dal 24 dicembre 2019 fino a gennaio, quasi 34 mila persone sono state vaccinate contro il meningococco C, «con punte del 70 per cento del target». I comuni della provincia di Bergamo sono stati interessati da un piano straordinario di vaccinazione che ha riguardato 21.331 cittadini. Nel bresciano i vaccinati sono stati 12.2001. Nelle stesse zone, da novembre 2019, c'è stata la vaccinazione anti-influenzale, ancor più di massa (oltre 185 mila dosi somministrate a categorie a rischio);

   uno studio relativo alla stagione influenzale 2017-18 ha mostrato che la vaccinazione anti-influenzale aumenta il rischio di essere infettati da coronavirus del 36 per cento a causa di un fenomeno imprevisto di interferenza virale: «Le persone vaccinate vedono aumentare il rischio di altri virus respiratori perché non hanno acquisito l'immunità genetica, non specifica, verso gli altri virus ambientali nella stagione influenzale»;

   l'ambiente può influire, direttamente o indirettamente, sulla salute anche favorendo la circolazione di agenti patogeni e fattori biologici. In un Position Paper circa «l'effetto dell'inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione» è stata evidenziata «una correlazione tra la presenza di particolato e la diffusione del coronavirus»;

   diverse evidenze scientifiche hanno correlato inquinamento dell'aria con la mortalità e con effetti dannosi a carico dell'apparato respiratorio. Il Pm10 causa molti disturbi collegati all'apparato respiratorio. Lo Iarc ha classificato l'inquinamento dell'aria tra i fattori cancerogeni per l'uomo. Ad oggi le regioni più colpite dal coronavirus sono anche quelle che presentano più alti livelli di inquinamento dovuti all'impiego per uso agronomico dei fanghi di depurazione –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per verificare quanto esposto, indagando se il virus possa essere un indicatore di altre criticità, già denunciate dalla comunità scientifica e se la patologia possa essere sintomo di diverse concause;

   se non si reputi urgente adottare iniziative per l'istituzione di una commissione di verifica di scienziati indipendenti, al fine di valutare le connessioni tra coronavirus e vaccinazioni, coronavirus e 5G, nonché coronavirus e inquinamento;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per avviare una campagna informativa sull'importanza della prevenzione, in termini di corretta alimentazione e benessere psico-fisico.
(4-05058)


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il CRS4 – Centro di ricerca, con sede in Sardegna – sviluppa e applica soluzioni innovative in svariati settori e, in particolare, avuto riguardo all'area biomedica, ha sviluppato procedure sperimentali e informatiche in grado di gestire il flusso di dati generati dalla nuova generazione di sequenziatori; in particolare, al riguardo, è stata sviluppata dal medesimo centro la piattaforma di sequenziamento NEXT, tra le più rilevanti in ambito nazionale, e, da anni, il CRS4 rappresenta una guida nel contesto nazionale in ordine all'applicazione del Next Generation Sequencing (NGS), con la produzione di studi su larga scala;

   l'infrastruttura del CRS4, basata su una combinazione unica di ricerca e sviluppo, di tecnologie sperimentali e risorse computazionali, integra le risorse di calcolo e di data Storage (stoccaggio di dati) del Centro, con la strumentazione presente nella piattaforma di sequenziamento, consentendo l'accesso ai ricercatori e agli operatori del settore sanitario, a tutte le competenze multidisciplinari e alle capacità computazionali dedicate, specificamente, alla ricerca biomedicale;

   il citato centro di ricerca – attivo da 30 anni nell'attività di ricerca su tecnologie digitali e in particolare sulle bioscienze – in occasione della crisi epidemiologica in atto, ha messo a disposizione della comunità scientifica internazionale la citata piattaforma: e ciò, al fine di agevolare gli studi relativi al Covid-19;

   la suindicata piattaforma sarà, dunque, a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo, consentendo lo svolgimento di esperimenti utili a studiare e a sviluppare nuove metodologie diagnostiche, nuove terapie, nonché a effettuare studi di sequenza per lo sviluppo di vaccini, individuando i migliori trattamenti per la cura della malattia e supportando il monitoraggio epidemiologico, anche al fine di modulare l'impatto degli interventi di salute pubblica;

   l'attività del Centro di ricerca deve essere, dunque, adeguatamente sostenuta e sovvenzionata, anche con la previsione di investimenti pubblici specifici per la ricerca di soluzioni utili al superamento dell'emergenza epidemiologica in atto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il giusto supporto, anche di carattere economico, alle attività del Centro di ricerca in esame, avuto riguardo, in particolare, a quelle concernenti l'emergenza sanitaria in atto.
(4-05059)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le rappresentanze sindacali della polizia penitenziaria lamentano la scarsa qualità delle mascherine anti coronavirus consegnate agli agenti della stessa polizia penitenziaria;

   alcune rappresentanze hanno letteralmente dichiarato che «ci hanno spedito le mascherine di carta che avevano rifiutato le Regioni»;

   è evidente l'alto rischio di contagio della polizia penitenziaria intrinsecamente connesso all'attività svolta ed è altrettanto evidente il rischio di contagio anche dei detenuti;

   le segnalazioni in ordine alla scarsa qualità delle mascherine ricevute provengono da diverse case circondariali italiane;

   il problema è ulteriormente alimentato dall'infausta disposizione relativa alle scarcerazioni prevista dal decreto «Cura Italia» e dalle relative esecuzioni a cura degli agenti della polizia penitenziaria;

   le mascherine consegnate non sarebbero adatte e per nulla sicure, secondo la denuncia delle organizzazioni sindacali;

   a mero titolo esemplificativo, si segnala la più che eloquente tipologia di mascherina recentemente consegnata, a quanto consta all'interrogante, ad agenti della polizia penitenziaria in forza nella regione Piemonte –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra denunciata e se intenda adottare, con urgenza, iniziative a tutela della salute degli agenti della polizia penitenziaria e in quali termini;

   se il Governo abbia effettivamente destinato alla polizia penitenziaria le mascherine rifiutate dalle regioni, come denunciato dalle organizzazioni sindacali;

   se non ritengano opportuno dotare immediatamente tutti gli agenti della polizia penitenziaria di un numero congruo di mascherine cosiddette ffp2 e per quale motivo, ad oggi, buona parte della polizia penitenziaria abbia in dotazione dispositivi di protezione individuale che non corrispondono alle caratteristiche dei dispositivi ffp2.
(4-05061)


   CIABURRO, CARETTA, FERRO, LUCASELLI, DEIDDA e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la recente crisi epidemiologica da Covid-19 ha comportato l'assunzione da parte del Governo di numerose misure di ordine restrittivo, che hanno disposto il confinamento dei cittadini nelle proprie abitazioni, salvo casi di necessità, e la chiusura di una serie di attività produttive considerate come «non essenziali», così come disposto, in particolare, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020;

   come riportato da numerose associazioni di categoria, le misure restrittive adottate dal Governo hanno comportato numerose difficoltà logistiche nella gestione degli ordinativi nel settore lattiero-caseario, con particolare riguardo al contesto economico della regione Piemonte;

   tale situazione di disagio si è tradotta nell'emersione di varie pratiche sleali tra gli operatori del settore, come l'abbassamento del prezzo pagato agli allevatori per quanto attiene al latte da importazione, comportando un crescente incremento delle importazioni di latte straniero da parte delle industrie di trasformazione nazionali, a detrimento della produzione del territorio;

   queste difficoltà sono state riscontrate, in Piemonte, anche nel settore suinicolo, dove alcuni macelli hanno paventato l'abbassamento dei prezzi agli allevatori, nonostante l'incremento della spesa alimentare nei supermercati;

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) consentire, per quanto riguarda la filiera del latte alimentare e da destinare alla trasformazione, ad allevamenti e impianti di condizionamento e trasformazione di continuare a operare, nei limiti imposti dalla situazione socio-sanitaria attuale, anche predisponendo tavoli di confronto con le associazioni di categoria con il fine di rivedere la normativa emergenziale vigente;

    b) prevedere interventi specifici per favorire la distribuzione gratuita di alimenti a indigenti che promuovano i prodotti della filiera locale, coinvolgendo gli operatori del settore lattiero-caseario e suinicolo;

    c) prevedere un potenziamento straordinario del Fondo indigenti e un utilizzo dello stesso per varare bandi per l'acquisto di prodotti lattiero-caseari e suinicoli D.o.p. destinati alla distribuzione gratuita;

    d) coinvolgere le associazioni di categoria per varare misure straordinarie di indennizzo a tutela di tutto il settore suinicolo e lattiero-caseario ed evitare l'emersione di nuove e più dannose pratiche di concorrenza sleale tra gli operatori;

    e) rinviare l'applicazione dell'imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego, o plastic tax, e dell'imposta sul consumo delle bevande prodotte con l'aggiunta di dolcificanti, o sugar tax, almeno per un periodo di sei mesi, in modo da alleggerire il peso dell'imposizione fiscale a carico delle attività produttive nazionali.
(4-05066)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CABRAS, CARELLI, COLLETTI, SABRINA DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, GRANDE, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO, SIRAGUSA e SURIANO. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   a seguito della drammatica crisi epidemiologica causata dal diffondersi del virus COVID-19 sono aumentate esponenzialmente le necessità del Sistema sanitario nazionale di dotarsi delle necessarie forniture medico-sanitarie;

   in particolare, è urgente reperire mascherine protettive ffp2, ffp3 e chirurgiche, nonché ventilatori polmonari per la respirazione assistita, anche a fonte dell'esponenziale aumento dei ricoveri in terapia intensiva, in particolare nelle zone più colpite del Nord Italia;

   come evidenziato dal rapido esaurimento presso supermercati, farmacie e altri fornitori delle scorte di mascherine e di gel disinfettante, acquistati in grandi quantità dalla popolazione, il mercato nazionale non è ancora attrezzato a un simile aumento della domanda interna e si è, dunque, reso necessario reperire il materiale medico-sanitario, in particolare sui mercati esteri;

   a seguito dell'aggravarsi dell'emergenza epidemiologica nel resto d'Europa, negli Stati Uniti e in Asia, la domanda globale di forniture medico-sanitarie è cresciuta notevolmente nelle ultime settimane, per cui le mascherine e gli altri materiali a noi necessari sono diventati ormai merce rara, preziosa e contesa;

   si è, dunque, assistito a restrizioni alle esportazioni imposte dalle autorità competenti, incluse quelle di Paesi membri dell'Unione europea, indipendentemente dalla circostanza che fossero materiali di emergenza venduti al Dipartimento della Protezione civile;

   in alcuni casi le forniture di materiale medico-sanitario già acquistate all'estero dal Dipartimento della Protezione civile o da altri enti pubblici o privati italiani sono state sottoposte a ingiustificate restrizioni di movimento e transito in Paesi terzi, talvolta in esplicita violazione delle norme europee sulla libera circolazione delle merci;

   per far fronte alle necessità nazionali e ovviare alle difficoltà riscontrate nell'acquisto di prodotti sui mercati internazionali, il Dipartimento della Protezione civile ha richiesto il sostegno del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale affinché, tramite la rete diplomatico-consolare, fossero individuati possibili fornitori internazionali –:

   quali iniziative siano state intraprese dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per supportare il Dipartimento della Protezione civile e l'Ufficio del Commissario straordinario all'emergenza COVID-19 nel reperimento del materiale medico-sanitario sul mercato internazionale.
(3-01410)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, VARCHI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da alcuni quotidiani e dai social, ma soprattutto da un post successivamente cancellato sulla pagina Facebook ufficiale dell'ambasciata italiana in Tunisia, l'Italia, tramite la Cassa depositi e prestiti, ha versato 50 milioni di euro a titolo di credito a favore della Banca centrale della Tunisia;

   in piena emergenza Coronavirus questa somma, da come si apprende dal post, sarebbe destinata a sostenere le imprese tunisine, supportando le misure messe in campo dal Governo tunisino stesso;

   se fosse vera la notizia, si tratterebbe di una misura quanto meno singolare in un momento di grave crisi economico-sociale per l'Italia;

   nonostante la gravissima situazione italiana, in data 15 marzo 2020 il giornale El Mundo e diversi altri organi di stampa hanno riportato la notizia che l'Italia ha erogato 21,5 milioni di euro, come riferito dal capo della cooperazione italiana in Bolivia, Angelo Benincasa;

   in atti di sindacato ispettivo depositati da deputati del Gruppo di Fratelli d'Italia in data 26 marzo 2020, è stato evidenziato il carattere paradossale dei provvedimenti, atteso che le misure di sostegno alle imprese italiane rappresentano la parte più debole dei provvedimenti assunti per affrontare l'emergenza anche economica del Coronavirus;

   in piena emergenza da COVID-19, con più di 8 mila decessi, con carenza di materiale essenziale come mascherine (persino per medici e operatori sanitari), ma anche di terapie intensive e apparecchiature mediche e soprattutto in previsione di una recessione economica di proporzioni enormi, a parere degli interroganti è del tutto inappropriato il versamento di denaro in casse di altri Paesi;

   servono risorse economiche concrete a favore delle imprese italiane colpite dall'emergenza COVID-19 e costrette a chiudere e misure immediate a vantaggio dei cittadini, duramente colpiti dalla chiusura di diverse attività produttive –:

   per quali motivi il Governo italiano, in piena emergenza Coronavirus, abbia deciso di destinare milioni di euro ad altri Paesi e se il Ministro interrogato e il Governo non ritengano prioritario destinare ogni risorsa economica all'emergenza nazionale.
(3-01411)

Interrogazione a risposta orale:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sicurezza nei luoghi di lavoro risulta essere un problema estremamente serio, che deve costituire un'assoluta priorità, come ricordato anche recentemente ai più alti livelli istituzionali;

   sul tema si è registrato un accordo tra Governo, sindacati e imprese il 14 marzo 2020 finalizzato alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori impegnati in particolare nelle filiere strategiche produttive che restano aperte nel corso dell'emergenza coronavirus;

   sulla base di quell'accordo le imprese si sono impegnate ad adottare nei luoghi di lavoro tutte le misure necessarie alla garanzia della sicurezza dei loro dipendenti e alla profilassi per il contenimento della diffusione della pandemia;

   si pone il problema di come vengano garantiti in tal senso i lavoratori italiani occupati all'estero;

   da tempo sindacati, comitati e singoli cittadini denunciano, in particolare, una carenza di rispetto della prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro nella vicina Confederazione elvetica, specialmente nel Canton Vallese, nonostante le rassicurazioni verbali fornite dal governo federale al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano –:

   come intendano adoperarsi, per quanto di competenza, affinché sia assicurato, soprattutto in questa fase di emergenza e poi nella fase di riavvio di tutte le attività, il rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza coronavirus anche nei territori esteri confinanti con l'Italia che vedono un largo coinvolgimento di lavoratori italiani frontalieri.
(3-01414)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta immediata:


   DE LUCA, BERLINGHIERI, DELRIO, INCERTI, ROTTA, SENSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il 26 marzo 2020 i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea hanno adottato una Dichiarazione comune sulla risposta europea al COVID-19, sottolineando come la pandemia rappresenti una sfida senza precedenti, non solo per l'Europa ma per il mondo intero;

   la Dichiarazione si articola nelle seguenti azioni: limitare la diffusione del virus; garantire le forniture di attrezzature mediche; promuovere la ricerca; affrontare le conseguenze socio-economiche; rimpatriare i cittadini bloccati in Stati terzi;

   sin dal Consiglio straordinario Epsco (parte Salute) del 13 febbraio 2020, l'Unione europea ha adottato azioni per la tutela della salute e il contenimento della pandemia;

   mentre proseguono le azioni di contrasto dell'infezione, è già consapevolezza comune che l'Europa sarà chiamata a gestire, a stretto giro, le gravi conseguenze economiche innescate dalla pandemia, che sta comportando – oltre ai già ingenti costi diretti – la temporanea chiusura di numerose attività economiche, le cui conseguenze in termini di perdita di prodotto interno lordo e posti di lavoro, pur non ancora esattamente quantificabili, saranno sicuramente di enorme rilevanza, tali da innescare una spirale recessiva probabilmente peggiore di quella vissuta in occasione della crisi finanziaria globale del 2008;

   l'Unione europea ha adottato importanti decisioni per fronteggiare tale impatto economico, in particolare: il ricorso alla clausola di salvaguardia generale prevista dal Patto di stabilità e crescita; l'adozione, da parte della Commissione europea, del quadro di riferimento temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia; la creazione del Crii (Coronavirus response investment initiative) per promuovere investimenti con i fondi strutturali e di investimento europei disponibili per un totale di 37 miliardi di euro; il programma di acquisto per l'emergenza pandemica (PEPP) della Banca centrale europea, con una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro; la protezione del funzionamento del mercato unico sulla base degli orientamenti della Commissione europea; garanzie dedicate dalla Banca europea per gli investimenti alle piccole e medie imprese che potranno mobilizzare fino a 40 miliardi di euro di finanziamenti;

   appare, tuttavia, necessario rassicurare ulteriormente l'opinione pubblica sul fatto che l'azione comune europea sarà all'altezza della gravità delle conseguenze che la pandemia sta – già oggi – arrecando, anche sulle prospettive di tenuta economica a breve e medio termine –:

   quale sia la posizione del Governo italiano sulle iniziative già intraprese da parte delle istituzioni europee e quali eventuali ulteriori misure a sostegno della tenuta e della ripresa economica il Governo ritenga di dover sostenere in ambito di Unione europea.
(3-01409)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e di quelli speciali, anche pericolosi è definito dalla legge n. 146 del 1990 servizio pubblico essenziale e, come tale, non è stato soggetto ad alcuna misura di interruzione sul territorio nazionale;

   l'emergenza sanitaria connessa all'epidemia da Covid-19 ha imposto progressivamente l'adozione di misure precauzionali, al fine di garantire la salute dei soggetti impegnati nella raccolta, nel trattamento e nello smaltimento dei rifiuti, così come ha richiesto ai cittadini condotte diverse rispetto alle ordinarie in relazione alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani;

   si rileva, tuttavia, che a fronte dell'emergenza nazionale sanitaria la risposta è stata affidata prevalentemente a circolari, raccomandazioni e indicazioni tecniche da parte di istituti tecnici, agenzie ed enti locali;

   in riferimento a questi ultimi, talune regioni sono ricorse all'istituto delle ordinanze contingibili e urgenti ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti nel rispetto anche della circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 5982/2016;

   l'Istituto superiore di sanità (Iss), con il rapporto Iss Covid-19 n. 3 del 2020 intitolato «Indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell'infezione da virus SARS-COV-2», consiglia di adottare specifiche misure per il trattamento dei rifiuti provenienti da abitazioni in cui risiedono soggetti positivi al tampone o persone in quarantena, indicando di fatto l'interruzione della raccolta differenziata presso tali utenze e, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, consiglia che venga privilegiato l'incenerimento dell'indifferenziato;

   il presidente della regione Lazio, con ordinanza n. 15 del 24 marzo 2020, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prendendo atto delle linee guida del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa) e dell'Iss, ha disposto la possibilità da parte dell'inceneritore di San Vittore del Lazio (FR) di incenerire fino a 30 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati non trattati (tal quale) provenienti da abitazioni nelle quali risiedono persone positive al tampone per Covid-19 o in quarantena obbligatoria;

   il presidente della regione Emilia-Romagna, con ordinanza n. 43 del 20 marzo 2020 ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, ha disposto il riconoscimento come rifiuti indifferenziati di tutte le frazioni di rifiuti prodotte separatamente presso abitazioni in cui risiedono positivi al tampone per infezione da Covid-19 e di soggetti in quarantena, la modifica dei flussi di rifiuti indifferenziati negli ambiti regionali, la modifica delle autorizzazioni per impianti di discarica, consentendo loro di ricevere scarti derivanti da lavorazione dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, l'incremento delle capacità di stoccaggio dei rifiuti fino al 20 per cento di quanto autorizzato, l'adeguamento delle capacità di termovalorizzazione;

   i comuni, o chi per essi gestisce il servizio di raccolta rifiuti urbani, non hanno la possibilità di tracciare e identificare le utenze per le quali attuare le disposizioni previste dalle linee guida dell'Iss e richiamate nelle ordinanze regionali;

   per i motivi sopra citati, gli impianti di trattamento meccanico della frazione secca indifferenziata proveniente da raccolta separata dei rifiuti urbani, non avendo fasi di biostabilizzazione dei rifiuti e non garantendo quindi di norma «l'igienizzazione del rifiuto nel corso del trattamento biologico (bioessicazione o stabilizzazione) e la protezione degli addetti dal rischio biologico» consigliato dal Snpa, non possono ricevere rifiuti provenienti da abitazioni nelle quali risiedono soggetti positivi al tampone o in regime di quarantena;

   il presidente della regione Lazio con ordinanza n. 14 del 24 marzo 2020 ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prendendo atto della nota del gestore del servizio idrico integrato di Acea Ato 2, nella quale venivano rappresentate criticità connesse alla gestione dei fanghi da depurazione a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 e alla conseguente chiusura dei conferimenti per tutti i fanghi provenienti dall'Italia da parte di un impianto ubicato in Spagna, ha disposto di derogare alla durata dei depositi temporanei dei rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi;

   come noto, a livello nazionale è in vigore dal 28 marzo il decreto-legge n. 18 del 2020, conosciuto come decreto «Cura Italia», che prevede un fondo per la sanificazione degli ambienti di province, città metropolitane e comuni;

   è necessario coordinare la disposizione citata con il documento di indirizzo redatto da Ispra il 18 marzo 2020, dove è scritto che «l'uso di ipoclorito di sodio [...] per la disinfezione delle strade è associabile ad un aumento di sostanze pericolose per l'ambiente, con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali [...] in grado di nuocere alla qualità delle acque superficiali arrecando anche un danno alla vita negli ambienti acquatici, nonché alla qualità delle acque sotterranee», nelle aree non servite di reti fognarie, e che nelle aree servite da impianti di depurazione quantità eccessive possono avere un impatto «sulla funzionalità degli impianti biologici di trattamento delle acque», a dimostrazione della necessaria e uniforme predisposizione della norma d'intesa con gli organi tecnici –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di uniformare le azioni di contrasto alla diffusione del Covid-19 nella gestione dei rifiuti;

   se, per la durata dello stato di emergenza sanitaria deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020 in relazione al Covid-19, ritenga di attivare presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un coordinamento per la gestione dei rifiuti urbani e speciali, con la partecipazione anche di rappresentanti dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle regioni e degli istituti tecnici e di ricerca nazionali, che possa eventualmente indicare iniziative di carattere normativo da assumere o proporre i contenuti delle circolari da adottare per chiarire l'applicazione della normativa vigente.
(2-00695) «Ilaria Fontana, Deiana, Daga, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Pignatone, Raduzzi, Raffa, Romaniello, Paolo Nicolò Romano, Roberto Rossini, Ruggiero, Giovanni Russo, Scagliusi, Scerra, Serritella, Sodano, Spadoni, Spessotto, Sut, Termini, Torto».

Interrogazione a risposta scritta:


   RACCHELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i giardini zoologici e gli acquari italiani sono fra le strutture maggiormente colpite dal grave stato di emergenza dovuto alla diffusione del Covid-19;

   come noto i giardini zoologici e gli acquari, che custodiscono un patrimonio fatto di animali per lo più appartenenti a specie in via di estinzione, non sono solo parchi dedicati al tempo libero, ma sono centri scientifici e culturali di alto rilievo, che hanno anche il compito di salvaguardare la biodiversità e che possono quindi essere considerati come vere e proprie task force al servizio della conservazione della natura;

   gli zoo e acquari italiani sono sotto il controllo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (decreto legislativo n. 73 del 2005) che, di concerto con il Ministero della salute, monitora le condizioni di benessere degli animali e verifica i progressi scientifici e culturali che i parchi zoologici devono condurre per poter tutelare e conservare la biodiversità;

   i giardini zoologici si trovano a sostenere costi ingenti, finalizzati in gran parte alla formazione e all'impiego di personale specializzato, nonché a garantire il benessere degli animali, offrendo loro le migliori condizioni di vita;

   anche in questo periodo gli operatori di zoo e acquari stanno continuando con costanza ed attenzione a prendersi cura degli animali. Non solo, stanno portando avanti, utilizzando le piattaforme web e i social network, un'altra importante opera quella di insegnare, soprattutto ai bambini, ad avere rispetto per la natura, come conservarla e proteggerla;

   come si sa zoo e acquari non usufruiscono di finanziamenti pubblici, ma si sostentano solo con l'incasso che deriva dalla vendita di biglietti per milioni di visitatori che ogni anno si recano presso queste strutture. La loro principale preoccupazione è quella relativa al tempo per il quale possono ancora fronteggiare questa straordinaria situazione determinata dal Covid-19 e a quanto ancora possono riuscire a mantenere il benessere dei loro animali. Nonostante abbiano adottato ogni accortezza atta a superare eventuali momenti di difficoltà, l'emergenza Covid-19 è, come si sa, così straordinaria da superare qualsiasi possibilità di previsione;

   non potendo più contare sui flussi turistici, sulle gite e sulle attività scolastiche, soprattutto in un periodo come quello primaverile che costituisce la loro fonte di sostentamento per l'intero anno, queste strutture si trovano davanti a una crisi dai risvolti preoccupanti, come l'eventuale perdita del posto di lavoro per migliaia di addetti e l'impossibilità di mantenere adeguatamente, in condizioni di sicurezza e benessere, gli animali ospitati;

   la chiusura anche di un solo parco zoologico rappresenta un fatto unico e assolutamente con conseguenze per il benessere degli animali ospitati che impongono attenta riflessione e massima attenzione;

   per salvaguardare animali e posti di lavoro magari si potrebbero prevedere misure economiche che garantiscano un'adeguata assistenza da parte dello Stato, attraverso erogazioni che non concorrano alla formazione del reddito imponibile e non siano soggette a ritenuta ex articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, nella copertura retributiva, oltre che contributiva, del personale addetto alla cura degli animali e nelle spese di mantenimento degli animali stessi –:

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per il periodo di chiusura delle strutture, al fine di tutelare e garantire un'assistenza adeguata alle stesse e agli addetti del settore, dai quali dipende il benessere degli animali ospitati nei giardini zoologici e negli acquari italiani, nella consapevolezza che, nel giro di poche settimane, potrebbe determinarsi il collasso delle medesime strutture, che rappresentano uno strumento fondamentale di sensibilizzazione e di educazione alla conservazione della biodiversità e alla tutela dell'ambiente, valori questi riconosciuti dalla stessa Costituzione del nostro Paese.
(4-05064)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO e PICCOLI NARDELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   sulle pagine de «Il Corriere della Sera» è apparso un appello per la costituzione di un Fondo per la cultura – declinabile, però, come prestito nazionale per la cultura o come «cultura bond» – attraverso cui i risparmiatori italiani possano contribuire al sostegno di uno degli asset più peculiari del panorama economico italiano;

   si è consapevoli che lo stato emergenziale ha determinato un duro colpo per l'intero settore culturale del Paese: spettacoli teatrali, mostre, concerti annullati; attori e musicisti fermi; librerie, biblioteche, musei e poli culturali chiusi. Il mondo della cultura risulta essere completamente fermo, con l'eccezione delle iniziative digitali poste in essere che mettono a disposizione – gratuitamente – patrimoni d'archivio, visite virtuali, cataloghi di pubblicazioni;

   ciò che maggiormente spaventa è il «dopo», la possibilità che «al ritorno alla normalità» l'impatto negativo della crisi possa rappresentare un peso troppo grande per il mondo della cultura, non permettendone un adeguato rilancio e una ripresa. L'idea, dunque, di incentivare una forma di investimento privato – un prestito, se si vuole – diventa auspicabile laddove le prospettive future non sono tra le più rosee;

   guardando all’Art bonus – il credito d'imposta istituito con il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83 – è possibile sostenere che già in passato è stato incentivato – con successo – l'inserimento di una forma di investimento privato sotto forma di sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale. Ragionare su ulteriori forme di sostegno e coinvolgere il singolo cittadino in un nuovo «strumento di salvataggio» sarebbe la prova di uno sforzo collettivo di orgoglio rispetto alla immensa e multiforme cultura italiana –:

   se il Ministro interrogato intenda prendere in considerazione la possibilità di porre in essere iniziative volte a creare forme di investimento privato nella cultura, finalizzate al rilancio e al sostegno economico al mondo della cultura stessa, asset che contraddistingue in maniera unica l'economia del nostro Paese.
(4-05065)

DIFESA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   nella gestione dell'emergenza sanitaria del Covid-19, le Forze armate hanno messo a disposizione tutte le risorse e le capacità disponibili per supportare i cittadini e il sistema Paese nella gestione di questa grave crisi;

   il comparto della difesa rappresenta uno dei settori più importanti e strategici per l'Italia: l'industria dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza registra un fatturato di circa 14 miliardi di euro – significativamente per quasi il 70 per cento destinato all’export – che si traduce in 4,5 miliardi di euro di valore aggiunto diretto e nell'occupazione di circa 16.000 addetti, lungo l'intera filiera produttiva;

   l'importanza dell'industria della difesa si evidenzia soprattutto sul piano qualitativo, poiché quello delle tecnologie avanzate è uno dei settori che il nostro Paese presidia con risultati eccellenti: nel comparto sono investiti annualmente circa 1,4 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, pari all'11 per cento circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane;

   per fronteggiare la situazione emergenziale causata dal Covid-19, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, la business unit più importante dell'Agenzia industrie difesa (Aid), sta operando al servizio dei cittadini producendo disinfettanti e sostanze ad attività germicida e battericida che in questo momento sono difficilmente reperibili sul mercato;

   a ciò si aggiunga che Leonardo, eccellenza italiana nonché primo gruppo industriale in aerospazio, difesa e sicurezza, ha intrapreso una serie di iniziative solidali per sostenere lo sforzo di tutti coloro che stanno garantendo con il loro impegno quotidiano le attività per il contenimento del contagio da Covid-19, nonché l'assistenza ai malati e alle loro famiglie. Nello specifico, la divisione velivoli ha messo a disposizione due aerei da trasporto (un C-27J e un Atr 72) per assicurare il trasporto di materiale medico, garantendo in tal modo autonomia e flessibilità operativa e significative capacità di carico; la divisione aerostrutture, presso lo stabilimento pugliese di Grottaglie, ha avviato la produzione tramite stampa 3D di valvole che supporteranno l'iniziativa dell'azienda Isinnova di Brescia e la divisione cyber, dal 6 aprile 2020, offrirà gratuitamente per due mesi un servizio di «Threat intelligence» specificatamente progettato per supportare le aziende a migliorare la propria difesa cibernetica;

   quanto appena riportato si aggiunge al lavoro quotidiano svolto nello stabilimento di Cameri, cuore tecnologico dell'Aeronautica italiana e della difesa aerea nazionale, in cui si continua a lavorare, in favore della sicurezza nazionale, per la produzione dell'ala completa degli F-35 e l'assemblaggio finale dei caccia;

   quanto appena riportato mostra come il comparto dell'industria della difesa sia un settore strategico, soprattutto in una prospettiva di rilancio del sistema Paese al termine dell'emergenza sanitaria;

   per questo motivo, ad avviso degli interpellanti, risulta essenziale difendere gli asset strategici del nostro Paese, anche rafforzando la normativa sulla golden power, e presidiare eventuali scalate estere alle aziende italiane, autentiche eccellenze mondiali –:

   se il Ministro interpellato, in considerazione dell'emergenza in corso, non intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di prevedere un piano straordinario di investimenti – quantificabile in 5 miliardi di euro – per il comparto industriale della difesa per riconvertire alcuni asset strategici del nostro Paese (innovazione, droni, nuove tecnologie, cyber-sicurezza) e contribuire, in questo modo, alla ricostruzione post-emergenziale, rilanciando il sistema Paese.
(2-00702) «Maria Tripodi, Gelmini, Fascina, Gregorio Fontana, Dall'Osso, Perego Di Cremnago, Ripani, Vito, Bartolozzi, Biancofiore, Calabria, Cannatelli, D'Ettore, Fatuzzo, Martino, Napoli, Orsini, Palmieri, Polverini, Paolo Russo, Rotondi, Ruggieri, Siracusano, Tartaglione, Valentini, Sisto, Squeri, Versace, Zangrillo, Zanettin».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   gli interpellanti hanno appreso dalla stampa estera e nazionale che una struttura logistico-sanitaria militare della Nato è partita il 19 marzo 2020 dalla base Nato di Taranto alla volta del Lussemburgo. Si tratta di un complesso di circa 50 container comprendente tende, docce, bagni campali e generatori con capacità ricettiva di 300 posti letto. Il Lussemburgo ha organizzato, con la compagnia Cargolux, un ponte aereo sull'aeroporto civile di Bari per il trasporto rapido dei materiali, mentre ha affiancato al personale Nato di Taranto una cospicua forza lavoro con personale civile lussemburghese per l'allestimento nei pressi del Centro ospedaliero lussemburghese (Chl);

   il Lussemburgo non versa in stato emergenziale, al contrario dell'Italia la cui situazione è tristemente nota;

   i vertici militari che fanno riferimento al Ministro interpellato, ad avviso degli interpellanti, non potevano non essere a conoscenza della disponibilità sul suolo italiano di detti preziosi assetti Nato –:

   come mai non si sia pensato di chiedere la disponibilità di tali importanti capacità Nato, alla luce del fatto che vi sono una pluralità di spese sostenute per far fronte all'emergenza Covid-19, come nel caso della regione Lombardia, che ha dovuto prendere in affitto strutture private come alberghi e spazi commerciali per poter porre persone in quarantena;

   se il Ministro interpellato sia stato messo a conoscenza della situazione e abbia dato disposizioni ai vertici militari su come procedere;

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, dopo aver accertato le dinamiche di dettaglio, porre in essere iniziative volte a verificare perché in ambito Nato, Alleanza nella quale il contributo militare italiano è tra i più alti in termini assoluti, la questione italiana non sia stata presa in considerazione, nonostante gli assetti fossero già prontamente disponibili sul suolo italiano.
(2-00703) «Battilocchio, Aprea, Barelli, Anna Lisa Baroni, Bond, Brambilla, Brunetta, Caon, Carrara, Casciello, Costa, Cristina, Della Frera, Fasano, Fiorini, Fitzgerald Nissoli, Mandelli, Marin, Milanato, Mugnai, Musella, Nevi, Novelli, Occhiuto, Pittalis, Polidori, Saccani Jotti, Sarro, Elvira Savino, Scoma, Spena».

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2020 il Corpo militare volontario della Croce rossa italiana ha diramato una nota stampa con l'intento di fare chiarezza in merito alla presenza di personale non utilizzato e richiamabile in servizio;

   all'interno della nota si fa riferimento a un ospedale da campo del Corpo militare che «è già pronto per essere dispiegato»;

   in questi giorni sono stati dispiegati in tempi record alcuni ospedali da campo, come quello dell'Associazione nazionale alpini con 140 posti letto di cui 72 di terapia intensiva, e altri sono in fase di arrivo come quello della Marina militare con 40 posti letto e 4 letti di terapia intensiva;

   a quanto risulta all'interrogante, il Corpo dispone di un ospedale da campo rol 2 composto da varie tipologie di tende e tunnel di collegamento, per circa 200 posti letto con armadietti, uguali a quelli degli ospedali;

   accanto alle tende è possibile installare container con le specializzazioni in farmacia, odontoiatria, laboratorio analisi e chirurgia;

   vi sarebbero anche un container C.V.S. Corpi senza vita, con riconoscimento delle salme tramite schermo per i famigliari, e 3 tende di bio-contenimento con barella per il trasporto del paziente in sicurezza; inoltre, a Marina di Massa, a quanto consta all'interrogante, sarebbero stati abilitati ulteriori 22 operatori per unità di bio-contenimento per il successivo impiego nell'ambito dell'ex operazione Mare Nostrum –:

   quanti e quali siano gli ospedali da campo in possesso del Corpo militare volontario della Croce rossa italiana e quali siano le ragioni del mancato dispiegamento alla data odierna dell'ospedale da campo pronto per essere utilizzato;

   dove e come siano utilizzate le strutture di cui sopra;

   se risponda al vero che siano stati abilitati 22 operatori per unità di bio-contenimento, se questi siano attualmente già impiegati e presso quali sedi.
(4-05062)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BARELLI, GELMINI, OCCHIUTO, GIACOMONI, MARTINO, CATTANEO, BARATTO, ANGELUCCI, PORCHIETTO e GIACOMETTO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   a seguito delle recenti crisi bancarie le normative comunitarie e di contabilità internazionale sono particolarmente stringenti sui requisiti di capitalizzazione delle banche. In particolare, norme molto severe si applicano in relazione al «deterioramento dei crediti»;

   in particolare, al capitolo 5 del Principio IFRS 9 è prevista la correlazione tra le perdite rilevate o attese sul valore (fair value) dei crediti. Pertanto, gli oneri finanziari o le sorti capitali, che le imprese e i cittadini non riescono a pagare al sistema bancario in questo momento di fermo produttivo imposto, ne attingono il capitale in pari misura, pregiudicando la capacità delle banche di finanziare sia chi non riesce a pagare e mantenere il relativo merito creditizio, sia chi il merito creditizio lo raggiunge ma si trova nell'impossibilità di essere finanziato perché le banche hanno «consumato» capitale e non hanno più i requisiti patrimoniali per prestare denaro;

   la Banca centrale europea – con comunicato del 20 marzo 2020 nel quale ha annunciato più flessibilità alle banche sul trattamento dei crediti deteriorati (npl) – e l'Autorità bancaria europea hanno emesso raccomandazioni al fine di applicare il Principio IFRS 9 con «flessibilità», chiarendo che «la Banca centrale europea supporta le iniziative volte a cercare soluzioni sostenibili per debitori in temporanea crisi nel contesto dell'attuale situazione»;

   in condizione di recessione – le stime del Fondo monetario internazionale indicano una recessione del prodotto interno lordo mondiale di 2 punti per ogni mese di fermo produttivo, il che significa un multiplo nell'economia nazionale – si deve ritenere che, se non urgentemente curato, il problema possa metastatizzarsi sui bilanci di banche anche grandi e in condizione di «non stress». Inoltre, questo potrebbe divenire un ulteriore punto di debolezza per le imprese strategiche italiane che sarebbero maggiormente esposte a scalate ostili o ad acquisizioni opportunistiche;

   la legge di bilancio per il 2019 è intervenuta in ambito di Principi internazionali IAS/IFRS (articolo 1, commi 1070–1071). In particolare, il legislatore è intervenuto – attraverso la legge di bilancio per il 2019 – inserendo il nuovo articolo 2-bis nel decreto legislativo n. 38 del 2005 («Esercizio delle opzioni previste dall'articolo 5 del regolamento (CE) n. 1606/2002 in materia di principi contabili internazionali»);

   in tale ambito, acquisito il parere della Banca d'Italia, appare urgente adottare misure di facilitazione dell'erogazione del credito mediante idonei strumenti di controgaranzia dello Stato e di società a controllo statale –:

   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative volte all'immediata disapplicazione del Principio IFRS 9, al fine di facilitare l'erogazione del credito a famiglie e imprese in difficoltà come già sostanzialmente indicato dalla Banca centrale europea il 20 marzo 2020.
(3-01404)


   FASSINA e FORNARO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   la pandemia Coronavirus ha determinato e determina un ingente aumento delle spese pubbliche per la sanità e, contestualmente, drammatiche conseguenze economiche e sociali. Il «dopo guerra» necessita di un ingente impegno finanziario per la ricostruzione e una profonda correzione della regolazione dei mercati, a cominciare dal mercato unico europeo, dominati dal dumping sociale e fiscale;

   la portata delle esigenze di finanza pubblica, l'impennata dei debiti pubblici in rapporto al reddito prodotto, le condizioni delle principali banche europee, innanzitutto tedesche e francesi sovraccariche di titoli derivati e di asset di livello 2 e 3, possono essere sostenibili per l'Italia e per l'eurozona soltanto se la Banca centrale europea, superando i limiti auto-impostasi del quantitative easing, si comporta da prestatore di ultima istanza, come la Fed, la Bank of England, la Banca centrale del Giappone e altre banche centrali;

   la Commissione europea opera una partita di giro con le esigue risorse a disposizione, qualche centesimo di punto percentuale sopra l'1 per cento del reddito lordo nazionale dell'Unione europea, e può nel migliore dei casi riallocarle tra programmi di spesa;

   la Banca europea per investimenti può dare un modesto contributo per la ricostruzione, dati i mezzi finanziari a disposizione, le necessità diffuse e l'oggettiva impraticabilità finanziaria e politica di ulteriori versamenti dagli Stati membri;

   il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è contraddittorio con le caratteristiche e la portata di uno shock esterno e simmetrico come il Coronavirus. Ha, innanzitutto, risorse inadeguate (35 miliardi di euro per l'Italia) per interventi diretti, poiché è stato costruito per affrontare eventi asimmetrici e come «chiave di policy» per l'accesso all’Outright monetary transaction della Banca centrale europea. Inoltre, come ha sottolineato ieri il suo direttore, Klaus Regling, può funzionare soltanto attraverso una delle linee di credito esistenti: quindi, a prescindere dall'intensità delle condizioni, implica l'impegno a un programma di aggiustamenti macroeconomici e strutturali;

   gli eurobonds o Coronabonds presuppongono una solidarietà fiscale ad oggi esclusa dai Trattati europei;

   non si possono perdere altri preziosissimi giorni per soccorrere famiglie e imprese allo stremo –:

   dato quanto richiamato, se il Governo non ritenga necessario concentrare il capitale politico dei 9 leader firmatari della lettera del 25 marzo 2020 al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel per dare «legittimazione politica» alla Banca centrale europea ad intervenire per riportare gli spread al minimo, rendere sostenibili i debiti pubblici di tutti gli Stati membri e salvaguardarne il sistema bancario.
(3-01405)


   MOLINARI, GARAVAGLIA, DURIGON, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è stato sottoscritto il 30 marzo 2020 l'accordo tra Abi e parti sociali per le anticipazioni dei trattamenti di integrazione salariale ordinaria e in deroga per eventi riconducibili all'emergenza epidemiologica da COVID-19, in attuazione degli articoli da 19 a 22 del cosiddetto decreto-legge «Cura Italia» n. 18 del 2020;

   in base alla predetta convenzione, le banche, che intendono sostenere attivamente l'iniziativa, provvedono all'anticipazione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni salariale ordinaria e in deroga a favore dei/delle lavoratori/trici (anche soci lavoratori, lavoratori agricoli e della pesca) destinatari dell'indennità prevista a norma di legge, tramite l'apertura di credito in un conto corrente apposito;

   la procedura prevede che i/le lavoratori/trici interessati/e debbano presentare la domanda ad una delle banche che ne danno applicazione, corredata dalla relativa documentazione, nonché secondo le procedure in uso presso la medesima banca interessata;

   pur condividendo la scelta di accelerare l'erogazione dei trattamenti di cassa integrazione guadagni salariale ordinaria e in deroga, come richiesto a gran voce dalla Lega, il meccanismo prescelto dall'attuale Governo prevede, per milioni di lavoratori, l'apertura di appositi conti correnti bancari, con relativo spostamento fisico presso le filiali in una fase ancora di emergenza e di contenimento degli spostamenti;

   inoltre, sempre la convenzione contempla l'ipotesi che l'apertura di credito in conto corrente possa terminare in caso di esito negativo della domanda anche per indisponibilità di risorse, il che significa obbligare milioni di lavoratori/trici ad adempimenti burocratici dall'esito incerto per mancanza di risorse;

   è, altresì, vergognoso che a garanzia dei siffatti prestiti, come richiesto dalle banche, siano utilizzati gli emolumenti e tutte le componenti retributive spettante al lavoratore, che il datore di lavoro sarà obbligato a versare sul conto corrente in caso di inadempimento del lavoratore e – quindi – una responsabilità in solido delle aziende; di fatto il Governo non mette alcuna risorsa in tale operazione;

   parimenti si esprime preoccupazione in merito al passaggio della convenzione che fa salva la facoltà delle banche «di procedere all'apertura di credito previa istruttoria di merito creditizio (...) in piena autonomia e discrezionalità (...) in materia di assunzione del rischio» –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza affinché sia rivista la convezione di cui in premessa, al fine di superare le criticità espresse, e, in particolare, se non ritenga doveroso prevedere che sia lo Stato ad accollarsi sia la garanzia delle anticipazioni che gli eventuali costi di apertura e gestione dei conti correnti, nonché attuare ogni utile misura atta a contenere lo spostamento di milioni di lavoratori/trici presso centinaia di filiali.
(3-01406)


   FREGOLENT, D'ALESSANDRO, DEL BARBA e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la perdita di vita umane, le misure restrittive imposte alla popolazione sull'intero territorio nazionale a causa dell'emergenza COVID-19 hanno prodotto una situazione emergenziale inedita alla quale il Governo ha risposto tramite un maggiore sostegno al reddito e il potenziamento del Sistema sanitario nazionale; il Patto di stabilità è stato sospeso in pochi giorni e la Banca centrale europea ha corretto l'iniziale errata presa di posizione; la Commissione europea, anche su insistenza del nostro Paese, ha iniziato comprendere la necessità di un maggiore ricorso al debito pubblico;

   l'emergenza derivante dal COVID-19, purtroppo, non troverà una soluzione definitiva a breve termine e ciò avrà inevitabilmente ripercussioni pesanti sul sistema economico-produttivo, con una perdita del prodotto interno lordo che si stima tra il meno 10 e il meno 15 per cento; le aziende di ogni settore devono far fronte alla perdita di introiti derivanti dall'imposizione lockdown e molte di esse stanno già riducendo la loro operatività, licenziando i lavoratori;

   l'ex Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto con chiarezza che la priorità non può essere solo quella di offrire un reddito di base a chi perde il lavoro, ma è indispensabile tutelare le persone dalla perdita del lavoro. Di qui appare urgente fornire agli operatori economici (imprese, partite Iva, liberi professionisti, cooperative, terzo settore) un sostegno immediato alla liquidità per la rapida ripresa delle attività nel rispetto delle disposizioni di sicurezza socio-sanitaria;

   il 92 per cento dei Paesi Ocse è intervenuto per sostenere la liquidità delle imprese con strumenti di prestito specifici e molti Governi (ad esempio la Svizzera) hanno già introdotto misure idonee a incanalare tali risorse verso le aziende in difficoltà tramite prestiti solidali erogati dalle banche;

   tali prestiti coprono fino al 20 per cento del fatturato incassato nel 2019 dagli operatori economici sopra indicati e potrebbero essere erogati immediatamente dalle banche, attraverso la garanzia dello Stato al 100 per cento utilizzando le risorse del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese del Ministero dello sviluppo economico, la Cassa depositi e prestiti o altro soggetto posto in grado di svolgere la medesima funzione: una linea di credito per le imprese a tasso zero, da restituire in 100 rate a partire da gennaio 2022 –:

   se non ritenga di dover adottare le iniziative di cui in premessa per salvaguardare le attività produttive ed i posti di lavoro, fornendo loro le risorse necessarie per una riapertura immediata in osservanza delle regole di sicurezza socio-sanitaria.
(3-01407)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   uno degli strumenti per far fronte all'emergenza coronavirus è l'utilizzo dello smart working, le attività dei tribunali sono ridotte al minimo al fine di evitare la diffusione del contagio;

   vi sarebbero attività che potrebbero essere svolte in smart working, come ad esempio la possibilità di svolgere da casa alcune attività d'ufficio da parte dei magistrati onorari su fascicoli assegnati nominativamente;

   permettere ai magistrati onorari di lavorare in maniera agile sui fascicoli da casa garantirebbe continuità alla giustizia. Ad oggi i magistrati onorari possono contare solo sul contributo di 600 euro previsto dal decreto-legge «Cura Italia» e verosimilmente non potranno ritornare in udienza prima di giugno 2020 se la situazione sanitaria non migliora;

   ciò consentirebbe anche di non lasciare ai singoli procuratori l'onere di disporre le modalità di lavoro, con il rischio che esse siano definite a macchia di leopardo –:

   quali siano gli intendimenti del Governo, per quanto di competenza, in merito alla possibilità di far lavorare i magistrati onorari in smart working al fine di garantire continuità alla giustizia;

   se vi siano procure in cui tale modalità di lavoro è stata attuata.
(3-01413)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, contenente ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, prevede che – ai fini del monitoraggio sull'attuazione delle misure – il prefetto si avvalga, dove occorra, anche delle forze di polizia;

   nel novero delle forze di polizia chiamate ad assicurare l'esecuzione delle prescrizioni rientrano anche i corpi di polizia municipale;

   le direttive impartite alla polizia municipale sotto tale profilo sono equiparabili in concreto a funzioni di ordine pubblico, al pari di quanto svolto da altri corpi di polizia, carabinieri e Guardia di finanza;

   tuttavia, a differenza di quanto avviene per gli altri corpi di polizia, agli agenti di polizia municipale non è stata riconosciuta – né dal decreto-legge n. 6 del 2020, né dai successivi provvedimenti – alcuna indennità per lo svolgimento di funzioni di ordine pubblico;

   un simile riconoscimento economico equiparabile ad una indennità di funzione di ordine pubblico non è neanche contemplato a livello di contrattazione collettiva nazionale della Funzione pubblica;

   in tale contesto di emergenza, considerati l'esposizione al contagio e i rischi connessi allo svolgimento di tali funzioni, il mancato riconoscimento di un trattamento economico aggiuntivo anche nei confronti degli agenti di polizia municipale potrebbe rappresentare una ingiustificata disparità di trattamento, in ragione delle mansioni ulteriori e dell'impegno profuso in prima linea –:

   se il Ministro interpellato non ritenga di valutare l'adozione di iniziative per riconoscere agli agenti di polizia municipale, nella contingenza impegnati a svolgere anche operazioni di ordine pubblico, la relativa indennità, adeguando il loro trattamento economico alle mansioni e ai compiti dagli stessi concretamente svolti;

   se intenda adottare iniziative per riconoscere ulteriori emolumenti, anche diversi da specifiche indennità di funzione, a favore degli agenti di polizia municipale effettivamente impegnati nell'attività di monitoraggio delle misure di contenimento dell'emergenza da Covid-19.
(2-00692) «Macina, Baldino, Alaimo, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, Dieni, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Colletti, Corda, Costanzo, Currò, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Donno, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Ficara, Flati, Frusone, Galizia».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOLLOBRIGIDA e FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   risultano convocate per domenica 17 maggio 2020 – dalle ore 8.00 alle ore 21.30 – le elezioni per il rinnovo degli organi statutari della Fondazione Enpam;

   l'Enpam, Ente previdenziale dei medici e degli odontoiatri, è il maggiore degli enti previdenziali associati ad Adepp, Associazione degli enti previdenziali privati;

   in data 11 marzo 2020 il presidente di Adepp dottor Alberto Oliveti ha richiesto ai Ministeri che esercitano la vigilanza sulle attività oggetto dell'azione di Enpam, segnatamente quello del lavoro e delle politiche sociali e quello dell'economia e delle finanze, il rinvio delle elezioni per il rinnovo degli organi statutari di Enpam, stante la grave situazione epidemiologica legata al proliferare del virus Covid-19;

   alla data odierna, rispetto alla richiesta del dottor Oliveti, non risulta agli interroganti pervenuta risposta alcuna;

   il rinvio delle elezioni per il rinnovo degli organi statutari della Fondazione Enpam, se deciso in modo arbitrario e senza il nulla osta dei Ministeri vigilanti, costituirebbe una scelta difficile, ove non rischiosa, ponendogli organi statutari in proroga nella difficile situazione di esposizione a complessi contenziosi giuridici con riferimento a una qualsiasi deliberazione assunta nel regime di proroga;

   l'espletamento delle operazioni elettorali in sicurezza e nel rispetto delle regole, in questo particolare momento di diffusione del Covid-19, anche a parere di numerosi presidenti provinciali dell'Ordine dei medici e degli odontoiatri, risulta estremamente complesso ove non impossibile –:

   se sia intenzione dei Ministri interrogati accogliere la condivisibile richiesta di rinvio delle elezioni previste per il 17 maggio 2020, nelle forme e nei modi opportuni, avanzata dal presidente di Adepp.
(5-03793)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta immediata:


   EMANUELA ROSSINI. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   in questo momento di emergenza sanitaria anche la vita dei bambini è ristretta tra le sole mura di casa;

   la quarantena risulta particolarmente gravosa per le moltissime famiglie che non hanno case con giardini o spazi aperti. In condizioni socioeconomiche svantaggiate, la convivenza in appartamenti piccoli, condivisi con tanti familiari, porta i bambini all'esposizione a situazioni di disagio e stress e questo, in tempi prolungati, può compromettere la loro salute mentale e fisica, come evidenziato già da pediatri e psicologi;

   diventa anche necessario sostenere il gravoso compito dei genitori che sono stati lasciati soli: si pensi ai casi di bambini iperattivi, per i quali sarebbe opportuno fornire indicazioni ai genitori per gestire l'emergenza con i propri figli;

   nessuno può minimizzare la gravità della situazione e l'importanza di promuovere comportamenti responsabili, rispettando le indicazioni delle autorità sanitarie, ma, da più parti, si chiede più attenzione ai bisogni dei bambini. I pediatri dalla rivista Uppa dichiarano che le situazioni di isolamento prolungato «compromettono la salute e il benessere dei più piccoli, tra cui alterazioni nel ritmo sonno/veglia, scorrette abitudini alimentari, abuso di tecnologie (...) i bambini, esposti a situazioni di stress prolungato, rischiano di pagare un prezzo altissimo sul piano della salute mentale»;

   a Firenze 130 genitori, sostenuti dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Toscana, hanno scritto al sindaco chiedendo un piccolo svago all'aperto perché «in situazioni di disagio, povertà e violenza, l'impossibilità di uscire di casa per tanto tempo può rappresentare un'esperienza dolorosa, devastante e forse irreparabile»;

   da Milano l'appello firmato da genitori, psicologi, educatori chiede di garantire ciò che vale per gli adulti, i quali possono uscire individualmente nei pressi dell'abitazione, ma ovviamente i bimbi non possono uscire soli. L'Organizzazione mondiale della sanità stessa consiglia in questo periodo pandemico: «almeno un'ora all'aria aperta per i bambini»;

   l'articolo 3 della Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sottolinea che per uno Stato assicurare le cure necessarie al benessere del fanciullo, in ogni ambito, famiglia, scuola e tempo libero, deve essere una considerazione preminente;

   i bambini in Italia sono pochi, appena 8 milioni, e nei provvedimenti emessi non si fa riferimento ai loro bisogni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover avviare un confronto con le istituzioni sanitarie per venire incontro a questi bisogni dei bambini e per fornire indicazioni alle famiglie, nel pieno rispetto delle indicazioni delle autorità sanitarie.
(3-01408)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   come tutte le ricerche e i dati oggettivi dimostrano, i più esposti alla minaccia del Covid-19 sono gli anziani d'Italia: circa il 60 per cento dei malati ha un'età superiore a 60 anni. Inoltre, il 99 per cento dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie di base multiple;

   in Italia un anziano su dieci è ricoverato in una residenza sanitaria assistenziale (pubblica o privata e accreditata) o è ospitato in case di cura;

   in questi giorni moltissime di queste residenze per anziani, da Nord a Sud del Paese, si stanno trasformando in focolai e piccoli lazzaretti;

   a Nerola, ad esempio, non si entra e non si esce da oltre 24 giorni, perché qui, nella casa di riposo Santissima Maria Immacolata, 16 operatori su 40 sono risultati positivi al coronavirus e con loro anche 56 degenti sui 63 ospitati dalla struttura. Ma non è un caso isolato, da Milano, Lecco, Brescia, Bergamo, Roma a Messina, passando per Cremona, Foggia, Lecce, Civitavecchia, Rieti, Cingoli, Pesaro: tante sono le residenze sanitarie assistenziali o le case di riposo che stanno registrando un'impennata di contagi. A Torino ieri è deceduto un medico di famiglia (il 18esimo su scala nazionale) che era in pensione, ma prestava servizio in una casa di riposo;

   «Siamo presidenti, direttori, coordinatori, operatori sanitari e assistenziali delle case di residenza per anziani. Siamo quelli in trincea a combattere una battaglia senza dispositivi. Ne abbiamo un disperato bisogno. Da ormai tre settimane abbiamo scritto alla Regione, all'Asl di Bologna, al Comune e alla Protezione Civile per segnalare l'urgente necessità». Questo è l'accorato appello lanciato dall'Associazione nazionale strutture terza età per reperire mascherine chirurgiche monouso o di qualsiasi altro tipo e camici monouso;

   come dice Papa Francesco, citando le parole di Benedetto XVI: «La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune» –:

   quali iniziative intenda assumere affinché questa drammatica situazione nelle residenze per anziani venga affrontata con strumenti adeguati per arginare questa sorte di «deriva fatalista» in cui sembra che l'anziano non abbia lo stesso diritto alla salute di tutti i cittadini.
(2-00693) «Lupi, Colucci, Tondo, Sangregorio, Benigni, Gagliardi, Pedrazzini, Sgarbi, Silli, Sorte, Schullian».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l'epidemia da Covid-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale e, con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, l'Italia ha dichiarato, per 6 mesi, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

   il nostro Paese sta affrontando un'emergenza sanitaria impegnativa. Una pandemia dalle caratteristiche cruente e che, per tanti aspetti «scientifici», non era forse immaginabile e prevedibile; in Italia, questa pandemia ha travolto duramente il servizio sanitario e gli operatori che vi lavorano, molti dei quali sono morti;

   tra i numerosi provvedimenti emergenziali, il decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, recante disposizioni urgenti per il potenziamento del servizio sanitario nazionale in relazione all'emergenza Covid-19, all'articolo 8, in relazione al potenziamento delle reti assistenziali, dispone che, per la durata dell'emergenza ed entro dieci giorni dall'entrata in vigore del decreto, le regioni istituiscano, presso una sede di continuità assistenziale già esistente, una unità speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. L'unità è attiva sette giorni su sette, dalle 8,00 alle 20,00, e ciascun medico di medicina generale o pediatra di libera scelta comunica all'unità, a seguito del triage telefonico, il nominativo e l'indirizzo dei pazienti affetti da Covid-19. I medici dell'unità devono essere dotati di ricettario del servizio sanitario nazionale e di idonei dispositivi di protezione individuale e seguire tutte le procedure già all'uopo prescritte; non è prevista per tali unità alcuna dotazione tecnologica che consenta ai medici di garantire la continuità delle cure, contenendo al contempo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari ed evitando il più possibile gli spostamenti;

   ogni emergenza, inclusa una pandemia, richiede che ciascun Paese del mondo sia dotato, già in tempi di non emergenza, di un piano nazionale di preparazione e risposta, piano di cui l'Italia si è dotata già nel 2005;

   eppure nel citato piano del 2005, c'è un vulnus incomprensibile: manca totalmente l'ausilio e il supporto della tecnologia che pure in questi giorni si sta dimostrando un fattore importantissimo per la risoluzione di tante e rilevanti problematiche; eppure, la tecnologia a distanza, applicata alla medicina, appare oggi lo strumento fondamentale, ancorché mancante, per arginare, contenere e affrontare questa pandemia;

   in questo contesto emergenziale appare più che mai necessario mantenere la continuità delle cure, contenendo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari, evitando il più possibile gli spostamenti; in tal senso, strumenti tecnologici innovativi, come, ad esempio, il sistema di videoconsulto, possono sicuramente fornire un considerevole supporto;

   la fase iniziale della patologia è importantissima e, forse, la si sta sottovalutando, visto che non si riesce ad agire tempestivamente, laddove si può ridurre il danno ed evitare ai pazienti di andare in terapia intensiva;

   per la gestione domiciliare dei casi di Covid-19, per il monitoraggio degli asintomatici a quelli paucisintomatici e con presentazioni cliniche di bassa e media gravità, sono già disponibili sul mercato strumenti di monitoraggio dello stato di salute delle persone di rapido utilizzo sia per medici sia per i pazienti, strumenti che consentono la rilevazione a distanza dei sintomi dei pazienti;

   tali innovazioni tecnologiche consentono di gestire rapidamente sia un monitoraggio manuale ma strutturato delle misurazioni fatte a domicilio dal paziente o anche dal paziente supportato a domicilio da caregiver o personale di assistenza domiciliare sia il telemonitoraggio, attraverso device integrabili, come ad esempio saturimetri, Ecg, misuratori della pressione;

   questi sistemi sono configurati per generare alert e messaggi automatici in presenza di valori alterati o critici, circoscrivendo il più possibile le occasioni di contatto tra medico e paziente e quelle tra paziente e 112, consentendo di veicolare in caso di criticità, in modo istantaneo, il paziente ad andare dal medico o a rivolgersi al 112; questi sistemi consentono l'integrazione tra diversi professionisti che, dotati delle protezioni idonee, potranno recarsi, in caso di necessità, al domicilio dei pazienti per una valutazione clinica diretta a cui potrà seguire, in modo coordinato e programmato, un ricovero in strutture idonee identificate;

   i fatti di questi giorni rivelano, o meglio confermano in maniera drammatica, un dato fondamentale del servizio sanitario nazionale: l'impossibile sostenibilità del sistema sanitario a fronte dell'invecchiamento della popolazione e del progressivo aumento delle patologie croniche; al riguardo, proprio la telemedicina può rappresentare un utile strumento per la gestione delle malattie croniche non trasmissibili, in pediatria, nell'adulto e nell'anziano fragile e durante la riabilitazione, che ancor più in situazioni emergenziali come quella che si sta vivendo, rappresentano la principale debolezza del sistema sanitario nazionale;

   secondo uno studio del dipartimento per la salute del Governo britannico, l'introduzione della telemedicina e la teleassistenza nel sistema sanitario andrebbe a ridurre ben del 45 per cento il tasso di mortalità proprio per le patologie croniche e questo perché consente di ridurre il tasso di aggravamento grazie al monitoraggio. Le malattie croniche consentono al paziente di continuare a vivere nella propria abitazione ma senza adeguata protezione da rischi e complicanze; la telemedicina e la teleassistenza fornirebbero proprio la protezione da tali rischi e complicanze;

   è necessario, oggi, avere l'immediata disponibilità di tali tecnologie e strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del Covid-19 e che, secondo una visione di più lungo periodo, rendano permanentemente sostenibile e meglio gestibile il servizio sanitario nazionale –:

   se, per l'emergenza sanitaria da Covid-19, siano stati attivati gli opportuni percorsi di acquisizione per dotare le unità assistenziali speciali delle tecnologie e degli strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo, anche a distanza, contenendo al contempo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari e per i loro pazienti;

   se ritenga opportuno adoperarsi per garantire permanentemente il monitoraggio, la prevenzione e il controllo anche a distanza, attraverso una capillare diffusione degli strumenti della telemedicina, della teleassistenza e del teleconsulto presso tutti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale.
(2-00697) «Provenza, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Alemanno».

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'Italia, così come la quasi totalità della comunità internazionale, sta faticosamente contrastando la drammatica pandemia legata alla diffusione del virus Covid-19;

   attualmente il nostro Paese ha purtroppo il triste primato per il maggior numero di contagi e per numero di morti che è superiore a quello della Cina;

   a contrastare questa epidemia sono da settimane in prima linea i medici, compresi quelli di famiglia, e il personale sanitario degli ospedali e dei presìdi sanitari che operano sul territorio;

   si tratta di personale chiamato ad affrontare situazioni di emergenza in condizioni estremamente difficili, senza le necessarie tutele e non adeguatamente protetto. Non è un caso che di tutti i contagiati da Covid-19, circa il 10 per cento, siano medici e operatori sanitari. In Val di Scalve, nel bergamasco, si sono ammalati tutti i medici di famiglia e si è dovuto ricorrere ai medici militari per sostituirli;

   di fronte a una diffusione dilagante dell'infezione, in Italia in questi lunghi giorni si sta continuando a mandare «in trincea» i medici e gli operatori sanitari, seppure in evidente carenza di dispositivi di protezione, esponendo i sanitari stessi a un inaccettabile rischio per la propria salute e a farsi involontariamente strumenti di diffusione del contagio alla popolazione stessa. Gli operatori sanitari infetti contribuiscono così, inconsapevolmente, alla diffusione del contagio in ospedali, residenze assistenziali e domicilio di pazienti;

   secondo i recenti dati diffusi dall'Istituto superiore di sanità (Iss), nel nostro Paese dall'inizio dell'epidemia sono 4.824 i professionisti sanitari che hanno contratto un'infezione da coronavirus, pari al 9 per cento del totale delle persone contagiate. Una percentuale troppo elevata e più che doppia di quella rilevata tra gli operatori sanitari cinesi;

   peraltro, anche in conseguenza della mancata esecuzione dei tamponi a tutti i professionisti e gli operatori sanitari, il numero ufficiale fornito dall'Iss è certamente sottostimato;

   ad aggravare il rischio di contagio, è infatti la constatazione che per il personale sanitario e per i medici, compresi quelli di medicina generale, non è prevista l'effettuazione del tampone per testare l'eventuale positività al virus. I tamponi sono determinanti peraltro per continuare a garantire l'assistenza, per la protezione stessa dei pazienti che accedono agli studi medici e di quelli più fragili che necessitano di visita a domicilio;

   a preoccupare ancora di più, è che non vengono effettuati i tamponi agli stessi operatori sanitari che sono stati a contatto con i soggetti Covid-19, finché non mostrano i sintomi;

   gli operatori sanitari sono quelli che, in queste settimane, stanno pagando il prezzo più elevato, e questo anche perché non possono mettersi in isolamento né essere sostituiti;

   troppi medici e sanitari, invece delle mascherine Ffp2 e Ffp3 a maggiore protezione, continuano a venire dotati di mascherine chirurgiche, che non proteggono adeguatamente questi professionisti qualora entrino in contatto con un soggetto infetto;

   i medici di famiglia continuano a fare il proprio lavoro negli ambulatori e visitano i pazienti nelle loro abitazioni, troppo spesso senza mascherine, senza guanti e senza i dispositivi di protezione individuale;

   chi sta combattendo in prima linea contro il Coronavirus dovrebbe, invece, avere tutte le necessarie tutele e tutti gli strumenti a disposizione per poter vincere questa «guerra». Medici, infermieri, operatori sanitari, ma anche forze dell'ordine, Forze armate, donne e uomini della Protezione civile, devono avere i dispositivi di protezione adeguati (mascherine, guanti, camici professionali) per salvaguardare la propria e l'altrui salute –:

   quali iniziative urgenti e improcrastinabili si intendano adottare, a tutela della salute degli operatori e della popolazione, per dotare tutto il suddetto personale non solo sanitario, impegnato nel contrasto alla diffusione del Covid-19, di tutti i dispositivi di protezione individuale più adeguati e, in particolare, per garantire la dotazione delle mascherine Ffp2 e Ffp3 a tutti i medici, compresi quelli di medicina generale, e agli operatori sanitari impegnati quotidianamente sul territorio con soggetti infetti o ad alto rischio di infezione;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per estendere i tamponi a tutto il personale sanitario impegnato sul territorio, e non solamente agli operatori sanitari con sintomi, per proteggere al meglio il personale esistente e ridurre sensibilmente il rischio di contagio nella popolazione.
(2-00691) «Gelmini, Bagnasco».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'Italia, è in prima linea nella lotta contro la drammatica pandemia legata alla diffusione del virus Covid-19;

   attualmente il nostro Paese è quello che si trova a gestire il picco del contagio, adottando modelli sanitari e di contenimento della diffusione peraltro replicati in altri Paesi raggiunti dal virus;

   la situazione contingente, però, oltre ad evidenziare che il contrasto all'epidemia necessiti del previsto potenziamento degli ospedali, di medici e operatore sanitari, registra anche l'estremo bisogno di rafforzare le attività di vigilanza, di controllo igienico-sanitario e profilassi nei principali porti e aeroporti italiani, proprio al fine di ridurre le fonti esterne di contagio;

   le attività indicate richiedono l'intervento di figure professionali come fisici, chimici e biologi specializzati e competenti nell'organizzazione e nella programmazione di procedure di sanificazione, disinfezione e monitoraggio in ambito di strutture complesse, quali appunto porti e aeroporti;

   oggi il numero esiguo, in particolare di personale sanitario chimico, all'interno delle strutture del servizio sanitario, non consente una copertura adeguata a questa emergenza, in ambiti (chimico clinico, analitico, disinfezione, sanificazione, radioisotopi, chimica applicata alla medicina nucleare) fondamentali al contrasto dell'attuale picco, ma anche funzionali alla prevenzione di un possibile contagio di ritorno;

   la contingente emergenza sanitaria di portata internazionale invita a una profonda riflessione sulle minacce batteriologiche e chimiche che il nostro Paese è chiamato ad affrontare e alle quali non può farsi trovare impreparato e a cui non può far fronte soltanto con l'ausilio di professionalità mediche;

   in un'ottica di generale rafforzamento delle difese del nostro sistema Paese, sarebbe necessario potenziare l'attività di ricerca e di laboratorio proprio per individuare tempestivamente i pericoli derivanti da virus e, conseguentemente, combatterli con i relativi vaccini –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per procedere, quanto prima, all'assunzione di chimici, fisici e biologi, al fine di assicurare un'adeguata attività di vigilanza, controllo igienico-sanitario e profilassi, in particolare nei principali porti e aeroporti, nonché un potenziamento delle attività di ricerca e di laboratorio finalizzate al contrasto delle minacce batteriologiche.
(2-00704) «D'Uva».

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento della diffusione del coronavirus hanno portato a un drastico crollo del traffico aereo nei cieli;

   nella giornata del 29 marzo 2020 hanno volato appena 3.352 velivoli, l'88 per cento in meno rispetto a un anno fa, oltre 24 mila voli in meno secondo quanto annunciato su twitter da Eamonn Brennan, direttore generale di Eurocontrol, l'organizzazione intergovernativa che coordina il controllo del traffico aereo a livello europeo;

   in una settimana, i voli nei cieli europei sono calati da 7.536 a 3.352, con una diminuzione rispetto a un anno fa che è scivolata di oltre 15 punti percentuali, dal 71,7 per cento all'88 per cento. Brennan ha fornito un aggiornamento anche sul traffico aereo da e per gli Stati uniti. Il 29 marzo il calo è stato del 73 per cento, ma fra i voli rimanenti sono contati anche i cargo per il trasporto merci;

   oltre alle conseguenze economiche derivanti dalla riduzione dei guadagni per le compagnie aeree e per i gestori dei servizi di terra, è necessario porre l'attenzione sulle tipologie di controlli da effettuare per evitare che dal 12 per cento di traffico aereo ancora operante derivi una diffusione del contagio o una reviviscenza del numero di nuove infezioni come contagio «da ritorno»;

   all'interrogante giungono segnalazioni di passeggeri provenienti da voli internazionali a lungo raggio sottoposti all'unico controllo della misurazione della temperatura;

   poiché agli italiani è richiesto di stare in casa, pena salatissime sanzioni, appare necessario che restino a casa anche coloro i quali atterrano sul territorio nazionale dall'estero –:

   quali siano le misure di prevenzione adottate nei confronti dei passeggeri provenienti da voli intercontinentali e se vi sia un obbligo di quarantena e un relativo sistema di monitoraggio dell'effettivo rispetto di tale obbligo.
(4-05060)


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il servizio sanitario di emergenza con elicottero (Hems) realizzato dall'Areus ha come obiettivo quello di soccorrere con tempestività pazienti le cui condizioni di salute richiedano il trasporto in condizioni di piena sicurezza presso l'ospedale più idoneo, previa stabilizzazione del paziente critico nella sede dell'evento;

   in Sardegna il servizio copre l'intero territorio regionale nei 365 giorni dell'anno e per 24 ore al giorno, attraverso tre elicotteri destinati esclusivamente a tale servizio presenti nelle basi di Olbia, Cagliari Elmas e Alghero. Il servizio è organizzato attraverso i due elicotteri EC 145 T2 dislocati nelle basi di Alghero e d i Cagliari Elmas che sono operativi alba/tramonto (fino ad un massimo di 12 ore diurne) mentre l'elicottero AW 139 di stanza a Olbia è attivo h24, per il volo diurno e notturno;

   il servizio di elisoccorso fa parte della rete dell'emergenza urgenza territoriale e viene attivato dalle centrali operative del 118 di Sassari e Cagliari a integrazione del sistema di soccorso a terra con ambulanze. Con riferimento all'elisoccorso di Olbia, esso è necessario a garantire la salute dei cittadini del centro e del nord Sardegna. Da notizie apparse sulla stampa locale, si è appreso che il 12 marzo 2020 è stato sospeso il servizio di elisoccorso della base di Olbia, ripristinato solo il 27 marzo esclusivamente per le ore notturne. Infatti, l'emergenza coronavirus rende difficile l'operatività per la struttura, visto che gli stessi medici impegnati con l'elisoccorso sono poi impegnati anche in ospedale, che in queste ore deve fronteggiare l'allarme dei possibili contagi, poiché il servizio di elisoccorso sardo non dispone di personale medico operante in via esclusiva nelle suddette basi. La chiusura della base di Olbia, inizialmente era stata decisa quando un addetto, rientrato dalla Lombardia, era risultato positivo ai tamponi ed era stato ricoverato all'ospedale di Cagliari. La società, l'Airgreen, ha provveduto fin da subito a mettere in sicurezza i suoi dipendenti, seguendo le regole sanitarie impartite dal Governo e spostando l'AW139 Leonardo ad Alghero, dove è rimasto fino al 27 marzo 2020, con la conseguente interruzione di servizio per l'area nord della Sardegna. L'interruzione, è stata determinata non da una carenza della società elicotteristica che opera nel nord Sardegna, ma dall'indisponibilità del personale medico da parte dell'azienda sanitaria e ciò che appare estremamente grave è che l'assessore regionale alla sanità, Nieddu, dichiarava di non essere a conoscenza di tale situazione. Solo negli ultimi giorni è stato garantito nuovamente il servizio di elisoccorso da Olbia ma solo durante la notte. Durante il giorno, quindi, il territorio del centro e nord Sardegna resta carente di un servizio essenziale alla salute pubblica, in quanto il presidio aereo presente ad Alghero ha un territorio vastissimo da ricoprire –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se ritenga opportuno attivare, per quanto di competenza, una interlocuzione con la regione Sardegna, al fine di garantire l'immediato ripristino del servizio di elisoccorso 24 h per l'area centro e nord della Sardegna, anche in considerazione dell'emergenza epidemiologica in atto.
(4-05063)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'emergenza coronavirus, come apparso sulla stampa nazionale, porta alle aziende nuovi rischi industriali: come quello di dover chiudere l'intero stabilimento, o alcuni reparti di esso, perché un lavoratore si ammala di Covid-19, perdendo la commessa a vantaggio di aziende concorrenti. La conseguenza potrebbe essere drammatica: vedersi «soffiare» quel cliente per sempre, mettendo in forte crisi chi è costretto a sospendere l'attività a causa del virus. E dunque rischiando di perdere un «pezzo» della filiera produttiva italiana;

   come dichiarato da Confartigianato Imprese, «l'Italia è il primo produttore di moda del lusso al mondo e il primo produttore di moda in Europa, ed in questo scenario l'eccellenza artigiana ne è protagonista che, tuttavia, sta soffocando a causa della chiusura dei mercati.». «Si può affermare, a buon diritto, che tale settore è sicuramente tra i maggiormente danneggiati dall'emergenza dell'epidemia Covid-19. Per resistere a tutto ciò, salvaguardando il fulcro portante del Made in Italy in termini di prodotto e di maestranze, è fondamentale evitare il default delle aziende»;

   Confindustria Moda è una federazione che rappresenta oltre 65 mila aziende del tessile, pelle, pelletteria, abbigliamento, calzature e dei settori collegati, un'industria questa da oltre 90 miliardi di euro di fatturato e che dà lavoro, direttamente, a più di 620 mila persone e da molti anni è trainata dall’export, che nel 2019 è cresciuto del 6,2 per cento a 71,5 miliardi di euro;

   da un mese ormai arrivano le disdette di ordini dall'estero verso le aziende italiane e la maggior parte delle imprese della filiera sono piccole o medie, possono quindi reggere con le loro forze un paio di mesi, poi diventerà necessario, per farle sopravvivere, un intervento pubblico urgente;

   si tratta di un settore, quello tessile, in profonda crisi; secondo in Italia, con sessantaseimila imprese e ricavi per 95 miliardi di euro. Nel giro di pochi mesi dallo scoppio della pandemia Covid-19, sembra una discesa vorticosa negli inferi. Si teme il collasso. Come registrato dai dati diramati da Camera nazionale della moda italiana, in soli due mesi dall'inizio del 2020 si sono registrate perdite per 1,8 per cento;

   il presidente di Confindustria Moda e Pitti Immagine Claudio Marenzi, in una intervista sulla stampa nazionale, dichiarava apertamente «Questo ramo dell'industria italiana – il secondo per produttività, va detto – si trova in un momento storico di profonda crisi che non si registrava dal 2009». Marenzi inoltre, parla di una lunga filiera, dislocata in tutto il territorio nazionale, in grave pericolo nel caso in cui non si riesca a mettere in campo misure idonee e tempestive in grado di arginare la crisi;

   un'altra tegola è caduta inesorabilmente sulla produttività italiana, quale il blocco dell’import cinese causato da una cessata, seppur temporanea, chiusura delle attività produttive in atto nel «Regno di mezzo» –:

   se i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative per prevedere il blocco dei pagamenti di tutte le scadenze nei confronti della pubblica amministrazione fino ai due mesi successivi alla dichiarazione della fine dello stato di emergenza e la possibilità di rateizzare tali scadenze in due anni;

   se i Ministri interpellati non ritengano utile adottare iniziative di competenza per la sospensione totale del pagamento delle rate per mutui e finanziamenti per almeno 12 mesi dalla dichiarazione della fine dello stato di emergenza con piani di rientro estensibili di almeno 24 mesi, senza comportare alcuna penalizzazione sugli indici di valutazione aziendali da parte del sistema creditizio (rating);

   se non ravvisino l'utilità di adottare iniziative di competenza volte ad attivare nuove misure per fornire liquidità a tutte le imprese, che siano esse in attività, in sospensione volontaria o sospese tassativamente per effetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, per rispondere ad ogni tipo di esigenza (pagamento di dipendenti, pagamento di materie prime, pagamento di subfornitura, pagamento di scadenze e altro) con modalità semplificate e accelerate, con tassi agevolati e con piani di rientro a lungo termine, definendo in pratica un programma straordinario per fornire liquidità alle imprese con controgaranzia dello Stato (Cassa depositi e prestiti), al fine di sostenere i pagamenti delle forniture direttamente necessarie legate al prodotto e alla produzione, comprese riparazioni e manutenzione ordinaria di macchinari.
(2-00701) «Mazzetti, Gelmini».

Interrogazione a risposta orale:


   CENTEMERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in un momento di emergenza economico-sanitaria per il Paese, risulta ancora pendente presso il Ministero dell'economia e delle finanze il decreto in grado di dare attuazione ad alcune previsioni del decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019 (cosiddetto decreto crescita);

   in particolare, non risulta ancora cedibile la garanzia concessa dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese in caso di vendita ad altro investitore dei minibond durante la sua vita: ne consegue che, se oggi un soggetto richiede la garanzia al Fondo di garanzia ai sensi del decreto legislativo n. 662 del 23 dicembre 1996 e poi cede lo strumento garantito, l'acquirente perde la suddetta garanzia;

   ulteriore previsione riguarda la possibilità di realizzare una delibera preventiva da parte del Fondo (a istanza dell'emittente o del suo advisor) sull'intero valore nominale dell'emissione considerata, permettendo agli investitori di ritrovarsi la garanzia già concedibile a semplice richiesta, in modo tale da evitare la duplicazione delle richieste istruttorie, man mano che gli investitori dovessero richiedere la garanzia;

   la suddetta pre-delibera implicherebbe di considerare l'emissione come un unicum ex ante (lato emittente) e non come tanti interventi parziali ex post (lato investitori), allorquando gli investitori uno ad uno dovessero richiedere al Fondo di essere coperti dalla garanzia sulla sola quota parte dell'emissione che intendessero sottoscrivere;

   infine, sarebbe anche importante che la garanzia, in caso di cessione a terzi a seguito di vendita del titolo sul mercato secondario, restasse in vita anche nei confronti di qualsiasi altro investitore, anche privato, purché legittimato all'acquisto dal regolamento Consob (n. 8592/13): in questo particolare momento storico sarebbe assai prezioso ricorrere anche allo stock di risparmio delle famiglie italiane per finanziare le imprese e la garanzia domestica (o una garanzia europea) potrebbe fare la differenza –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di procedere all'adozione del suddetto decreto ministeriale, così rendendo più flessibili le condizioni di funzionamento del Fondo di garanzia, facilitandone il ricorso da parte degli emittenti di minibond, sia a supporto del debito bancario sia a supporto del debito di mercato, e, in ultimo, consentendo la mitigazione del rischio anche a soggetti diversi dagli investitori professionali che investano in minibond delle imprese italiane.
(3-01412)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza coronavirus, cui ha seguito la sospensione delle attività didattiche universitarie, si stanno generando in diversi atenei del Paese situazioni problematiche per gli studenti, per la tutela dell'alta formazione e, in generale, del diritto allo studio;

   la sospensione delle attività didattiche comporta a livello universitario molteplici difficoltà riguardanti non solo le ordinarie lezioni ma anche le sessioni d'esame e di laurea, compensate solo in parte dalla modalità online, oltre che disagi inevitabili nei servizi indirettamente collegati, quali laboratori, biblioteche, tirocini e molti altri ancora, in un momento coincidente proprio con il pagamento della terza rata della tassa universitaria;

   l'autonomia dei singoli atenei e le inevitabili peculiarità territoriali nonché la competenza largamente regionale in termini di diritto allo studio complicano il quadro in vista di una risposta unitaria a una situazione emergenziale nazionale, determinando perplessità e incertezze in merito a possibili differenti modalità di rispondere a studenti di un ateneo o di una regione rispetto ad altri –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) sostenere gli studenti lavoratori, gli studenti fuorisede con contratti di locazione e quelli con Isee basso, ma non percettori di borsa, i quali vivono disagi socio-economici già per la situazione di emergenza, a cui si sommerebbe il pagamento della tassazione universitaria per servizi non pienamente ricevuti, rischiando senza proroghe o esenzioni almeno parziali di non poterli sostenere;

    b) promuovere e sostenere l'alta formazione, in particolare i dottorandi in corso e in conclusione di ciclo (dal 32esimo al 35esimo), nonché i dottorati industriali, che senza una proroga facoltativa di almeno di 6 mesi alle rispettive scadenze rischiano di non poter ottemperare ai propri obblighi formativi e di ricerca;

    c) garantire a studenti e neo-laureati, tra cui psicologi e giuristi, che necessitano di svolgere tirocini, praticantati e abilitazioni, un percorso quanto più stabile e chiaro per la loro carriera, prorogando scadenze quando necessario e facilitando invece processi più snelli, ove possibile, anche, ad esempio, esonerando gli studenti palesemente impossibilitati a frequentare i tirocini prima della laurea, convalidando i tirocini rimasti in sospeso o prorogando i termini entro i quali svolgerli;

    d) tutelare massimamente, attraverso specifiche iniziative, gli studenti che nel corrente anno accademico, a causa dell'emergenza da Covid-19, rischiano di non terminare gli esami in tempo, andando fuori corso e inficiando così il proprio personale percorso;

    e) rispondere uniformemente, sull'intero territorio nazionale, alle difficoltà derivanti dall'emergenza Covid-19 espresse in premessa, accogliendo le richieste delle principali rappresentanze studentesche, il Consiglio nazionale degli studenti universitari in primis, volte a tutelare l'alta formazione e il diritto allo studio universitario.
(2-00694) «Iovino, Melicchio, Vacca, Gallo, Acunzo, Villani, Bella, Carbonaro, Casa, Lattanzio, Mariani, Testamento, Tuzi, Valente, Giarrizzo, Giordano, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Grippa, Gubitosa, Iorio, Gabriele Lorenzoni, Marino, Martinciglio, Marzana, Manzo, Migliorino, Misiti, Olgiati, Papiro, Parentela, Paxia, Penna, Perconti».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Lattanzio n. 4-05009, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Martinciglio.

  L'interrogazione a risposta scritta Bellucci e altri n. 4-05022, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 marzo 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Foti, Frassinetti, Gemmato, Maschio, Rizzetto, Silvestroni, Trancassini, Zucconi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguente documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Interpellanza urgente Gelmini n. 2-00684 del 25 marzo 2020;

   Interrogazione a risposta scritta Battilocchio n. 4-05032 del 30 marzo 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in commissione Delmastro Delle Vedove e altri n. 5-03790 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 320 del 30 marzo 2020. Alla pagina 11598, prima colonna, dalla riga trentaseiesima alla riga quarantatreesima, deve leggersi: «per ora, a differenza di quanto accaduto con il profilo dell'ambasciata d'Italia a Tunisi, il post non è ancora stato rimosso (e comunque l'interrogante ne ha conservato traccia) –:», e non come stampato.