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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 18 marzo 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni V e XIV,

   premesso che:

    giovedì 12 marzo 2020 si è tenuta la riunione del board della Banca centrale europea (Bce), al fine di determinare misure per far fronte ai risvolti sui mercati dell'emergenza Coronavirus, alla luce anche della decisione della Federal Reserve (Fed) e di Bank of England di tagliare i tassi d'interesse;

    in questa occasione, la Bce ha disposto l'acquisto di titoli entro l'anno per 120 miliardi di euro e nuove aste di liquidità a lungo termine; non ha invece ridotto i tassi. Quando le misure sono state comunicate, le borse, già negative, hanno subito ulteriori perdite;

    in particolare, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha dichiarato ai media internazionali che «non è compito della Banca Centrale Europea ridurre gli spread» e di «non voler essere ricordata per un altro whatever it takes»;

    tale dichiarazione ha generato un panico incontrollato nelle borse europee e contribuito a mettere ancora più in difficoltà l'Italia, in prima linea nell'affrontare problematiche che presto si estenderanno in molti altri Paesi; anziché garantire stabilità, ha fortemente compromesso i mercati;

    l'espressione «chiudere lo spread» vuol dire tenere sotto controllo il rendimento dei titoli di Stato, in modo che il costo del debito non esploda per un Paese con le finanze pubbliche fragili;

    la Lagarde ha assunto una posizione opposta al «Whatever it takes» di Mario Draghi che, nel 2012, si impegnò a fare «qualunque cosa serva» per preservare l'euro nel momento in cui il mercato puntava contro Italia e Spagna nell'aspettativa che la moneta unica sarebbe andata in pezzi;

    in data 10 marzo 2020 la Federal Reserve, tramite il presidente Jerome Hayden Powell, ha dichiarato voler iniettare nel sistema americano liquidità pari a 1.5 trilioni di Usd, tagliando anche i tassi al fine di calmierare gli effetti negativi del Covid-19 sull'economia americana;

    il 12 marzo, i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono esplosi dall'1,22 per cento sulle scadenze decennali delle 14:42, prima che la presidente Lagarde iniziasse a rispondere alle domande dei giornalisti, fino a un picco dell'1,88 per cento alla fine della conferenza stampa; miliardi di euro bruciati a seguito di quelle dichiarazioni;

    il Ftse Mib ha ceduto il 16,92 per cento a 14894 punti, segnando la peggiore giornata della storia della borsa italiana; lo spread, che aveva aperto a 205 punti, ha chiuso in rialzo a 251, toccando il picco a 266;

    a Piazza Affari, solo nel paniere Ftse Mib dei gruppi maggiori, sono andati persi 68 miliardi di euro di capitalizzazione in poche ore;

    quanto avvenuto espone l'Italia ad un grave e concreto rischio di speculazione, proprio mentre l'intera Nazione sta affrontando la più grande emergenza sanitaria di sempre, richiedendo agli italiani sacrifici e impegni,

impegnano il Governo

ad adottare immediatamente iniziative, nelle competenti sedi europee, per stigmatizzare le dichiarazioni della presidente della BCE, che ad avviso dei firmatari del presente atto ha manifestato una grave inadeguatezza, nonché al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per invitarla a rassegnare le proprie dimissioni.
(7-00432) «Montaruli, Trancassini, Mantovani».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 13 marzo 2020 l'Agenzia Dire ha segnalato la presenza di circa 300 connazionali bloccati alle Canarie dall'emergenza Coronavirus;

    gli italiani intervistati lamentano di essere abbandonati a sé stessi e di non aver ricevuto alcun supporto delle autorità consolari, dopo che compagnie aeree come Ryanair, che avevano garantito i voli di ritorno, hanno poi optato per la cancellazione degli stessi;

    secondo quanto riportato dall'articolo, la situazione sarebbe ancora più critica in virtù del fatto che sull'arcipelago scarseggiano i posti in terapia intensiva. A Fuertventura, ad esempio, ci sarebbero solo due posti;

    quel che appare ancora più assurdo è che l'ambasciata Italiana in Spagna ha impostato un messaggio automatico di risposta alle richieste dei nostri connazionali, invitandoli a provvedere da soli a ricercare informazioni per rientrare in Italia, rivolgendosi ai più comuni motori di ricerca specializzati disponibili su internet;

    l'articolo riporta che una signora, che era riuscita a mettersi in contatto con la Farnesina, abbia ricevuto come risposta l'invito ad avvicinarsi il più possibile all'Italia e che, qualora gli interessati fossero stati bloccati, si sarebbe visto che soluzione adottare;

    infatti, secondo quanto riportato da Dire, molti connazionali hanno già iniziato a partire «per viaggi della speranza», via Lisbona, Lione, Barcellona, Londra, Nizza, Tolosa, Basilea per sperare poi di trovare un mezzo da quelle città. Tale indicazione delle autorità consolari italiane appare illogica nella misura in cui si chiede a tutto il mondo di limitare i viaggi per limitare le possibilità di contagio;

    appare evidente come una risposta del genere rappresenti, per i firmatari del presente atto, la resa dello Stato alla sua disorganizzazione, elemento ancor più inaccettabile da parte di un'unità di crisi che – per definizione – dovrebbe avere sotto controllo persone e movimenti per individuare la miglior soluzione da adottare;

    il Governo continua a pagare Alitalia con «prestiti ponte» affinché non fallisca. Attualmente, i voli di Alitalia sono fermi e la compagnia, in accordo con le regole europee, dovrà in futuro ripagare il prestito per non violare la normativa sugli aiuti di Stato,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per definire un piano che preveda l'acquisto di voli charter da Alitalia per il rimpatrio di tutti gli italiani bloccati nel mondo che ne facciano richiesta, prevedendo inoltre che i costi di tali voli siano compensati in sede di rimborso dei «prestiti ponte» concessi ad Alitalia.
(7-00431) «Delmastro Delle Vedove, Rotelli, Donzelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   dal 21 febbraio 2020 l'epidemia coronavirus Covid-19 si è diffusa a macchia d'olio in Italia, diventata in pochi giorni il terzo Paese al mondo per contagi;

   il Governo è intervenuto prioritariamente con l'obiettivo di proteggere la salute dei cittadini e arrestare la diffusione del virus, potenziando le capacità di risposta del sistema sanitario nazionale, sottoposto a forte stress;

   se, da un lato, è certamente condivisibile l'esigenza di contenimento dell'emergenza sanitaria, dall'altro non è accettabile l'improvvisazione e l'imprudenza con cui, ad avviso dell'interpellante, si sta gestendo la definizione di tutte le altre misure emergenziali, con il rincorrersi di bozze e indiscrezioni che hanno creato disinformazione e allarme tra i cittadini e il mondo imprenditoriale;

   sicuramente ci si trova di fronte a una perturbazione finanziaria sconosciuta, per il quale non esiste un modello di riferimento, ma le istituzioni hanno il dovere di tutelare anche le ragioni dell'economia;

   sulla base dei primi calcoli della Cgia di Mestre, si è stimato che solo le «zone rosse» di Treviso, Venezia e Padova potrebbero ridurre del 5 per cento l'intero prodotto interno lordo nazionale, pari a 77 miliardi di euro in meno;

   pur valutando positivamente l'annuncio di portare fino a 25 miliardi di euro lo stanziamento per le misure economiche, gli interventi che verranno messi in campo e di cui si ha notizia ad oggi sono rivolti a contenere la crisi, mentre nulla è stato previsto per «aggredire» la recessione economica ormai alle porte: stanno crollando i mercati finanziari, la produzione, l'export, il prodotto interno lordo, l'occupazione; saliranno le spese assistenziali e sanitarie, mentre diminuiranno le entrate tributarie;

   per ricostruire un tessuto imprenditoriale che crea occupazione, reddito, prodotto interno lordo e che costituisce fonte di entrate per lo Stato ci vorranno probabilmente decenni se non si adotteranno le misure di stimolo indispensabili;

   il Paese ha uno straordinario tessuto industriale, costituito da piccole, medie e grandi aziende che lo rende unico e che tuttavia presenta delle vulnerabilità che vanno tutelate;

   serve trasparenza nell'assumere i provvedimenti che, per quanto appaiano necessari, sono molto invasivi, valutando ex ante le conseguenze di ciò che si decide; così come serve garantire e favorire la libera circolazione delle merci in entrata e in uscita dalle vaste aree interdette in cui si originano quote decisive del prodotto interno lordo, del lavoro e dell’export italiano;

   in particolare, dal punto di vista dell'economia italiana, la crisi sta attraversando diverse fasi: dall'insorgere dell'epidemia in Cina, con il suo impatto diretto sul commercio bilaterale fra Italia e Cina e indiretto sul commercio mondiale e quindi anche sulle esportazioni italiane verso Paesi terzi e il forte calo previsto degli afflussi di turisti orientali in Italia, all'espandersi dell'epidemia in Italia, con la caduta della produzione industriale interna;

   le aziende che hanno sospeso o ridotto il personale in azienda per adottare le misure di contenimento imposte dal Governo e quelle che hanno subito un rallentamento degli ordini o della fornitura si trovano davanti a un duplice rischio: da un lato, la perdita della liquidità dovuta alla necessità di corrispondere quanto dovuto al proprio personale senza magari poter contare su flussi di ricavo adeguati e, dall'altro, la possibilità di vedersi sottratta una fetta del proprio mercato, con i clienti impossibilitati a mantenere un rapporto di lavoro e spinti per ciò ad attivare nuovi fornitori;

   la previsione ufficiale di crescita del prodotto interno lordo per il 2020 formulata a settembre, in occasione della nota d'aggiornamento del Def 2019, poneva la crescita in termini reali di quest'anno allo 0,6 per cento, ma, di recente, l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha rivisto la previsione 2020 allo 0,2 per cento, ma si tratta di un dato non veritiero, poiché non incorpora ancora gli effetti legati alla fase eccezionale che l'economia sta attraversando;

   anche dopo il graduale ritorno alla normalità, la diffusione dell'epidemia a livello internazionale potrebbe impattare sulle esportazioni italiane di beni e servizi, compresi gli afflussi di turisti esteri in Italia;

   secondo gli esperti, c'è il rischio di un calo del prodotto interno lordo fino al 3 per cento, il che significherebbe una perdita produttiva di 50 miliardi di euro –:

   quali immediate e radicali iniziative il Governo intenda adottare per scongiurare il rischio che l'emergenza sanitaria si trasformi in una pandemia economica con la distruzione del tessuto socio-economico nazionale, nonché per salvaguardare il principio della libera circolazione delle merci;

   a quanto si stimi l'ammontare del minor gettito per le casse dello Stato legato alla situazione eccezionale che sta mettendo a dura prova la tenuta del tessuto economico nazionale;

   quale sia la previsione di crescita del prodotto interno lordo che incorpori gli effetti legati all'emergenza sanitaria che l'Italia sta vivendo, anche in considerazione del rischio di un superamento dell'epidemia più graduale, alla luce della diffusione del virus a livello mondiale.
(2-00675) «Lucaselli».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   con l'aggravarsi del pericolo di contagio dal Virus Covid19, uno dei primi provvedimenti adottati dal Governo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2020 è stata la sospensione delle attività didattiche e dei servizi educativi nelle scuole di ogni ordine e grado, inizialmente fino al 15 marzo e, subito dopo, prorogata al 3 aprile, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020;

   ancor prima, alcune regioni avevano deciso di sospendere le attività didattiche, come, ad esempio, in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige, nelle Marche e Friuli Venezia Giulia;

   le scelte imposte a livello nazionale, seppur condivisibili, sono però ricadute pesantemente sulle famiglie, costrette oggi a dover bilanciare l'esigenza di continuare a lavorare con la necessità di accudire i figli;

   non tutte le famiglie, infatti, hanno la fortuna di avere i nonni a disposizione per periodi prolungati e non tutti possono permettersi di pagare una babysitter per un mese, nella migliore delle ipotesi, e tutti questi genitori oggi sono costretti a organizzarsi, prendendo ferie o permessi;

   in alcuni casi, le mamme che hanno bambini ancora piccoli sono state costrette a usufruire della maternità facoltativa, pagata al 30 per cento e chi, invece, come i liberi professionisti, non ha la possibilità di chiedere preventivamente ferie o permessi, «semplicemente» non lavora e non guadagna;

   il Governo ha annunciato misure di sostegno economico per le famiglie, che, secondo le dichiarazioni rilasciate dalla Ministra per il lavoro e le politiche sociali, Nunzia Catalfo, dovrebbero sostanziarsi in «un congedo parentale speciale che dovrebbe durare dai 12 ai 15 giorni da usare in alternativa la mamma o il papà» o, in alternativa, «si potrà prendere un voucher baby sitter che dovrebbe essere di 600 euro»;

   situazione a parte, ignorata dalle istituzioni, è quella in cui si trovano le famiglie che hanno iscritto i figli, per scelte condivise, ma spesso per necessità, alle scuole pubbliche paritarie, con particolare riferimento ai nidi;

   con marcate differenze territoriali, soprattutto per quanto riguarda la spesa media sostenuta dai comuni, anche l'ultimo censimento realizzato dall'istituto nazionale di statistica conferma, infatti, che i posti disponibili nelle strutture pubbliche e convenzionate riescono a coprire ancora poco più del 20 per cento delle richieste: in Italia solo un bambino su dieci ha accesso all'asilo nido pubblico;

   secondo l'Eurostat, settima in Europa per spesa sociale, l'Italia destina solo il 5,4 per cento del prodotto interno lordo alle politiche per la famiglia, ancora lontana dal cosiddetto «obiettivo Lisbona», fissato dall'Unione europea, che prevede che almeno il 33 per cento dei bambini residenti, da zero a tre anni, possa accedere al nido e usufruire dei servizi integrativi per l'infanzia;

   le scuole pubbliche paritarie, spesso, sopperiscono alle criticità della scuola pubblica statale: è innegabile che il numero di alunni per classe delle scuole pubbliche statali renda più difficile il lavoro dell'insegnante e impossibile la reale inclusione di allievi con disabilità o difficoltà linguistiche, ragioni che hanno supportato varie proposte per risolvere il problema delle «classi pollaio»;

   un altro fattore decisivo nella scelta della scuola per le famiglie poi è sicuramente la maggiore disponibilità di orari prolungati e tempo pieno, più favorevoli ai genitori che lavorano;

   in molti casi, quindi, è una scelta quasi obbligata quella che fa propendere per gli istituti della scuola pubblica paritaria, i quali sopperiscono alle lacune sociali lasciate dallo Stato;

   lo Stato, inoltre, grazie alle scuole private risparmia, dato che ogni studente di scuola statale gli costa mediamente circa 10mila euro annui, cifra che invece nella scuola privata è pagata in gran parte dalle famiglie degli alunni, attraverso la retta;

   a fronte della situazione di emergenza sanitaria da coronavirus e dei necessari provvedimenti adottati dal Governo, in alcuni comuni le scuole pubbliche paritarie autonomamente hanno deciso di concedere un rimborso della retta alle famiglie; in altri casi, invece, gli istituti scolastici, di fronte alle richieste avanzate dai genitori in difficoltà, hanno risposto che «è decisivo conoscere quale effettivo sostegno il Governo intende dare, sia in termini di estensione degli ammortizzatori sociali, sia in ragione degli aiuti diretti alle scuole ed alla famiglie»;

   la previsione di un contributo a sostegno anche delle famiglie che optano per scuole pubbliche paritarie di ogni ordine e grado e, in particolare, per i nidi, rappresenterebbe una scelta di equità, volta a sostenere le famiglie nella libera scelta del percorso educativo dei propri figli, come riconosciuto dalla legge 10 marzo 2000, n. 62, che promuove la parità scolastica, che deve essere necessariamente anche parità economica per essere completa –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per sostenere le 12mila scuole paritarie, i 900mila allievi e i 100mila dipendenti e, soprattutto, le tante famiglie in difficoltà, attraverso la previsione di un «bonus scuola» a parziale rimborso delle spese sostenute per il pagamento delle rette scolastiche.
(2-00678) «Rampelli».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'Italia si trova oggi davanti alla drammatica emergenza provocata dal diffondersi del Covid-19;

   alla data di presentazione della presente risoluzione, il numero dei contagi in territorio italiano ufficialmente è significativamente superiore rispetto a quello di qualsiasi altro Paese europeo;

   peraltro, stando ai dati ufficiali forniti dagli Stati membri dell'Unione europea, l'Italia risulterebbe essere la prima nazione del vecchio continente ove si è isolato un focolaio;

   per quanto sopra riportato, la nostra Nazione ha subito oltraggi senza pari che si ripercuotono nella nostra economia, dalle esportazioni del made in Italy, al settore turistico;

   nella narrazione internazionale l'Italia è diventata, ingiustamente, «l'untrice» d'Europa;

   tuttavia, secondo la mappa genetica pubblicata dal sito Netxstrain, il primo caso europeo sarebbe riconducibile ad un contagio di un cittadino tedesco;

   il 5 marzo 2020, il New England Journal of Medicine pubblicava una lettera di medici tedeschi che confermava tale notizia, specificando che un cittadino tedesco originario di Kaufering avrebbe accusato febbre e sintomi respiratori già il 24 gennaio, entrando in contatto con la dipendente cinese dell'azienda per cui lavora, la Webasto;

   la notizia, prima di questo momento, non era mai stata resa nota da parte del Governo tedesco;

   ciò nonostante, il numero di contagi in Germania e negli altri Paesi europei è significativamente inferiore a quello italiano, un dato improbabile se non impossibile;

   stando ai modelli elaborati sulla base del caso italiano da eminenti studiosi quali il Prof. Enrico M. Bucci – Shro, Temple University – Philadelphia e il Prof. Enzo Marinari, dipartimento di fisica, Università «La Sapienza» – Roma, l'evoluzione nel tempo del numero di individui in gravi condizioni è approssimata al meglio da una curva esponenziale, con un tempo di raddoppio vicino ai 2,6 giorni;

   allo stato attuale, l'Unione europea non prevede alcun un protocollo sanitario unico per affrontare, attraverso misure omogenee, l'eventualità di un'emergenza sanitaria capace di coinvolgere gli Stati membri,

   come sta accadendo in queste settimane; l'assenza di un modus operandi comune all'interno dell'Unione europea rende difficoltoso avere contezza del livello di diffusione del contagio;

   al 6 marzo 2020, in Germania, risultavano solo 670 casi ufficiali di Covid-19 e zero decessi;

   il Governo tedesco non ha mai fornito il numero di tamponi effettuati, sostenendo che ciò sarebbe impedito dalla legge sulla privacy dell'ordinamento interno –:

   se il Governo non intenda urgentemente attivarsi presso le competenti sedi europee affinché si ottengano e vengano diffusi i reali numeri dei contagiati da Coronavirus negli Stati membri, senza ambiguità sul numero di test effettuati e modalità di registrazione delle cause di decesso.
(2-00680) «Montaruli, Mantovani».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dello sviluppo economico – per sapere premesso che:

   il presidente di Huawei Italia ha spiegato che «in questi giorni drammatici per la vita del Paese» l'azienda sta «mettendo sul piatto, oltre alla donazione di una serie di apparati di protezione, la possibilità di collegare in cloud gli ospedali italiani tra di loro, comunicando con le unità di crisi»;

   inoltre, Huawei Italia ha annunciato che fornirà dispositivi di protezione e soluzioni tecnologiche per far fronte alla situazione di emergenza causata dalle infezioni da Covid-19;

   secondo il politologo e presidente di Eurasia Group Ian Bremmer, l'operazione di sensibilizzazione cinese dell'Italia e dell'Europa nel corso dell'emergenza Covid-19 renderà gli Stati europei «molto più dipendenti dalla Cina, e più propensi a resistere agli Stati Uniti su questioni come la concessione del 5G a Huawei»;

   al marzo 2019 erano già tredici i Paesi dell'Unione europea ad aver firmato un memorandum di intesa con il Governo cinese sull'adesione alla Bri – Belt and Road Initiative – strategia economica e geopolitica che progetta una serie di investimenti di massa nell'ambito delle infrastrutture di collegamento tra Eurasia e Cina;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio ha recentemente affermato, dopo l'acquisto di aiuti sanitari cinesi da parte dello Stato italiano, che «ci ricorderemo di chi ci ha aiutato come ha fatto la Cina»;

   il 14 novembre 2019 il Ceo di Huawei Italia ha pronunciato il discorso di apertura dell'evento «Smart company» organizzato a Milano dalla Casaleggio associati, la società di Davide Casaleggio che, in quanto presidente, tesoriere e amministratore unico dell'Associazione Rousseau, gestisce la piattaforma informatica e incassa ogni mese trecento euro da ogni parlamentare del Movimento 5 Stelle;

   ad ottobre 2019, in occasione della inaugurazione dei nuovi uffici romani di Huawei erano presenti alcuni esponenti di governo del Movimento 5 Stelle;

   l'apertura alle aziende hi-tech cinesi presenti nel mercato italiano delle telecomunicazioni, pronte a contribuire alla fornitura della rete 5G, significherebbe creare una rete di telecomunicazioni interoperabile con quella cinese, cioè permettere un «travaso» di dati che metterebbe potenzialmente a rischio la sicurezza e la privacy delle comunicazioni;

   ciò avverrebbe in base al principio contenuto nell'articolo 7 della legge cinese sull’intelligence emanata nel 2007, secondo cui tutte le aziende hanno l'obbligo di fornire ai servizi segreti di Pechino qualsiasi informazione ottenuta nell'esercizio del proprio lavoro all'estero;

   il documento conclusivo dei lavori dell'indagine sulla sicurezza delle telecomunicazioni del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica spiegava: «È stato posto in rilievo che in Cina gli organi dello Stato e le stesse strutture di intelligence possono fare pieno affidamento sulla collaborazione di cittadini e imprese, e ciò sulla base di specifiche disposizioni legislative»;

   va considerato, inoltre, che l'affidabilità delle aziende cinesi nell'area delle telecomunicazioni è messa in discussione dalla caratteristica della rete di nuova generazione in grado di collegare centinaia di dispositivi contemporaneamente, andando senza dubbio ad aumentare le vulnerabilità degli stessi;

   i costi per la violazione dei dati sanitari degli utenti oscillano, nelle perdite subite dal sistema sanitario nel 2019, secondo un report Ibm, da 40 a 450 milioni di euro;

   secondo il rapporto Clusit 2019, la sanità è il campo più bersagliato dagli attacchi informatici;

   come citato da Cybersecurity360 il singolo colpo messo a segno da un criminale digitale vale 150 dollari, mentre se il bersaglio è in ambito sanitario la cifra sale sopra i 400 dollari;

   a livello di direzione centrale di Asl e ospedali, solo il 4,3 per cento del budget informatico è destinato alla sicurezza; inoltre, la spending review del 2018 ha effettuato un taglio della spesa informatica per la sanità di circa 160 milioni di euro in 3 anni;

   quasi il 20 per cento delle strutture sanitarie non avrebbe le capacità di rispondere velocemente a un attacco hacker –:

   se si intenda valutare l'adozione di iniziative per l'esclusione, dalla gestione delle reti e dei dati in ambito sanitario, di operatori i cui legami, più o meno indiretti, con gli organi di governo della rispettiva nazione di provenienza appaiono evidenti, al fine di salvaguardare la sovranità digitale italiana;

   quali iniziative intendano intraprendere per tutelare le reti dal furto, dalla perdita o dalla corruzione dei dati clinici dei pazienti, evitare l'interruzione dei servizi di assistenza sanitaria, migliorare il controllo di dispositivi medici utilizzati dai pazienti, evitare il furto o l'inquinamento dei risultati della ricerca scientifica, evitare la perdita della reputazione e della credibilità delle strutture sanitarie;

   quali iniziative intendano adottare per aumentare la consapevolezza di medici, infermieri e «personale IT» delle strutture sanitarie, incrementare la quantità e la qualità delle risorse deputate alla sicurezza cibernetica in ambito sanitario e reperire figure professionali qualificate, in grado di prevenire, identificare e rispondere in tempi brevi alle minacce cibernetiche.
(2-00681) «Mollicone».

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dell'8 marzo 2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, sono state assunte diverse misure;

   la principale misura assunta è quella di proibire ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai predetti territori, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute;

   militi dei carabinieri, agenti della Polizia di Stato e della Guardia di finanza sono delegati evidentemente ai controlli e sono in prima linea per gestire ordinatamente il momento di crisi e per far rispettare i provvedimenti assunti, fra cui quello del divieto di spostamento, salvi comprovati motivi di lavoro, di salute o per casi dettati da necessità –:

   se i militi dei carabinieri, gli agenti della Polizia di Stato e gli agenti della Guardia di finanza siano stati dotati di un numero congruo di guanti, di mascherine e di disinfettante e se siano state approntate regole per la loro profilassi.
(3-01370)


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   solo grazie all'impegno di quattro regioni – Piemonte Abruzzo Toscana e Campania – i sordi possono contattare i numeri preposti per l'emergenza coronavirus;

   in tali regioni, infatti, sono stati attivati i servizi ComunicaEns;

   con il ComunicaEns i sordi possono mettersi in contatto con il 1500;

   se tuttavia il sordo risiede in una città non appartenente alle quattro regioni sopra indicate, il servizio ponte non può contattare per loro il numero di emergenza preposto per quel territorio;

   l'unità di crisi deve attivare un servizio nazionale che sia da ponte tra tutti i sordi italiani e il numero 1500 e gli altri numeri d'emergenza;

   in Italia vivono 250 mila sordi profondi o gravi e alla gran parte di questi è precluso l'accesso ai numeri di emergenza;

   peraltro, non è garantito l'interprete né nel primo soccorso né nel percorso di ospedalizzazione né nel rapporto con il medico di base e le asl;

   per fronteggiare l'emergenza coronavirus negli ospedali o in quarantena è precluso l'incontro con personale non sanitario;

   a causa del mancato riconoscimento della Lis il personale qualificato non è mai stato preparato a una simile problematica;

   il sordo quindi rimane, non solo, in isolamento fisico, ma totalmente non in grado di comunicare in assenza di provvedimenti urgenti del Governo –:

   come mai non si sia provveduto a garantire un servizio ponte tra i sordi e i numeri di emergenza e il servizio di interpretariato negli ospedali impegnati nella emergenza coronavirus.
(3-01372)


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Adriano Panzironi, che con il suo metodo «Life 120» a parere dell'interrogante lucra sulla disperazione della lente millantando guarigioni attraverso un sistema che non ha alcun riscontro scientifico, è già stato sanzionato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), oltre che rinviato a giudizio dalla procura di Roma per esercizio abusivo della professione medica. La gravità della situazione e già stata portata all'attenzione con le interrogazioni nn. 3-00017 e 3-00990 (con relative risposte) e 4-01282, 3-00341, 3-00660, 3-00788, 4-03185 e 3-01314. Panzironi ha fatto credere a migliaia di persone di poter combattere malattie anche gravi come i tumori e il diabete grazie alle pillole che vende e alla dieta che consiglia in un libro che gli hanno fatto guadagnare milioni di euro. Adesso tenta di lucrare anche sul coronavirus sfruttando le paure delle persone. Durante un'intervista rilasciata alla tv locale «Video Lazio 24» ha affermato la possibilità di combattere il virus «Covid-19» assumendo la vitamina D, elemento alla base di integratori che egli stesso vende. Intervista e discussione rilanciata anche dalla trasmissione di La7 «Non è L'Arena». Inoltre, nel video dell'intervista, postato anche su YouTube dal canale di Panzironi «Life 120», appare in calce il logo del Ministero della salute in relazione all'emergenza coronavirus;

   inoltre, nella trasmissione televisiva il «cerca Salute» di Panzironi, mandata in onda dall'emittente Life 120, lo stesso fornisce informazioni, a giudizio dell'interrogante, inesatte e fuorvianti sul Coronavirus –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare la diffusione di informazioni scientificamente infondate;

   quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda adottare per evitare le pericolose conseguenze dei comportamenti di cui in premessa;

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per la rimozione del logo sopra citato dalle trasmissioni di cui in premessa.
(3-01375)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   presso Sondalo, in provincia di Sondrio, dal 1932 al 1940 fu creato il Villaggio Sanatoriale Morelli, il più grande sanatorio europeo per la cura e la ricerca in tema di tubercolosi, dotato di ben 9 padiglioni, ciascuno in grado di ospitare fino a 300 malati;

   i padiglioni del Morelli sono stati sin dall'origine concepiti per dare una risposta sanitaria concreta e strutturata all'emergenza sanitaria della Tubercolosi;

   l'ex sanatorio, attualmente di competenza della Asst Valtellina e dell'Alto Lario, è stato riconvertito successivamente in Ospedale, con un utilizzo soltanto parziale dei padiglioni originariamente operativi;

   in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, in data 11 marzo 2020, il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri ha dichiarato che — nell'ambito delle misure per il contrasto dell'epidemia da CoViD-19, sarà «potenziata la rete di assistenza territoriale, per aumentare, a livello regionale, del 50 per cento il numero dei posti letto in terapia intensiva e del 100 per cento il numero dei posti letto nelle unità operative di pneumologia e di malattie infettive, da allestire con la dotazione per il supporto ventilatorio»;

   tale volontà del Governo potrebbe declinarsi, nel caso specifico — alla luce dell'attuale emergenza sanitaria, anche con particolare riferimento alla regione Lombardia, così duramente colpita — in un investimento straordinario volto a garantire che l'Ospedale in questione sia interessato da un recupero funzionale dei padiglioni dismessi;

   tali padiglioni, in tal modo, potrebbero essere oggetto di un celere riadattamento, al fine di divenire un presidio fondamentale per il contrasto dell'epidemia da CoViD-19, mediante opportuni ammodernamenti tecnologici e strutturali –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se intenda valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza, d'intesa con la regione, per provvedere a un utilizzo dei padiglioni dell'Ospedale di Sondalo ad oggi dismessi per l'apertura di unità di terapia intensiva.
(5-03767)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si sono succedute insistentemente voci e propalazioni di stampa che lasciavano supporre che la Cina fosse in procinto di aiutare l'Italia con dotazioni e personale per affrontare l'emergenza coronavirus;

   lo stesso Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, nella nota trasmissione «la vita in diretta» del 10 marzo 2020 ha testualmente affermato: «Voglio ringraziare il governo cinese che sta ricambiando la solidarietà. Avremo nelle prossime settimane 1.000 respiratori supplementari»;

   non difforme è stata la dichiarazione del Viceministro della salute Pierpaolo Sileri che, intervenendo nel noto programma «Chi l'ha visto?», ha testualmente dichiarato: «E dalla Cina nelle prossime ore arriveranno mascherine e ventilatori respiratori, oltre ad otto medici che hanno combattuto il Covid-19 e che ci daranno consigli preziosi»;

   ancora, alla luce dell'invio da parte della Cina di 1.000 ventilatori polmonari diverse fonti giornalistiche riportano che i ventilatori non sarebbero frutto di un dono dello Stato cinese, ma della filantropia privata di un gruppo bancario che avrebbe acquistato dalla Cina i ventilatori per donarli alla sanità italiana;

   è evidente che, per l'ipotesi che la Cina abbia ceduto dietro corrispettivo mascherine, ventilatori ed altri prodotti biomedicali per affrontare l'emergenza coronavirus, non vi sarebbe alcun motivo per ringraziare pomposamente ed «urbi et orbi» la Cina;

   altrettanto evidente è che, sempre per la denegata ipotesi che la Cina abbia ceduto dietro corrispettivo i predetti prodotti, i ringraziamenti ottenuti dal Governo italiano suonerebbero, ad avviso dell'interrogante, come una sorta di operazione di «ripulitura gratuita dell'immagine internazionale della Cina» –:

   se lo Stato cinese abbia donato, alla data dell'11 marzo 2020, mascherine, ventilatori polmonari e altri prodotti biomedicali all'Italia per affrontare l'emergenza coronavirus e, in tal caso, quali e quanti prodotti abbia donato e quale sia il loro controvalore economico;

   per la denegata ipotesi che non vi siano state donazioni o, per lo meno donazioni significative, quali siano i motivi che hanno indotto il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e altri esponenti del Governo a «ringraziare» la Cina.
(5-03772)


   CENNI, CECCANTI, ANDREA ROMANO, DE LUCA, NARDI, DI GIORGI e SIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono attualmente numerosi gli italiani che si trovano all'estero, per motivi di studio, lavoro o vacanza, che hanno difficoltà a rientrare nel nostro Paese in seguito alle restrizioni sui collegamenti internazionali per pandemia da Covid19;

   molti parlamentari, compresi gli interroganti, sono stati e sono tuttora sommersi di richieste di informazioni dai familiari o dagli stessi concittadini in difficoltà per il rientro. Tutti, come da indicazioni istituzionali, hanno assunto informazioni tramite i Ministeri interessati, veicolando i numeri di riferimento dell'unità di crisi della Farnesina, come dichiarato dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   sono note le restrizioni in vigore per gli spostamenti e gli assembramenti stabilite con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 marzo 2020 per evitare occasioni di contagio;

   alcuni organi di stampa hanno riportato che alcuni esponenti della Lega tra cui l'eurodeputata Susanna Ceccardi, il senatore Gian Marco Centinaio, l'assessore del comune di Pisa Gianna Gambaccini, avrebbero noleggiato, sabato 14 marzo 2020, un autobus per recarsi a Barcellona con l'obiettivo di recuperare circa 50 turisti italiani bloccati alle Canarie;

   tali informazioni sono confermate dai profili social dei parlamentari interessati. L'autobus, partito dalla Toscana, sarebbe quindi transitato per la Liguria e per alcune regioni della Francia, e oggi sarebbe già di rientro con a bordo i turisti interessati, i parlamentari e gli autisti;

   risulterebbe, tra l'altro che, come confermato da sito dell'ambasciata, da Barcellona sia attivo ogni sera, dal lunedì al sabato un collegamento con Civitavecchia, che avrebbe reso possibile comunque il rientro dei connazionali;

   è emerso che sarebbero stati inoltre organizzati voli commerciali, in accordo con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dalle isole Canarie (in particolare da Fuerteventura e Tenerife) per Fiumicino;

   è, per l'interrogante, del tutto evidente che la vicenda rappresenti un precedente molto grave e una azione del tutto strumentale politicamente. La presenza sull'autobus dei tre politici, ad avviso dell'interrogante, avrebbe infatti palesemente violato, a differenza degli autisti che erano nell'esercizio del loro lavoro, le disposizioni previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020. Le regole, le norme valgono infatti per tutti, tanto più per i rappresentanti della Repubblica e delle istituzioni;

   a giudizio dell'interrogante, la condotta degli esponenti della Lega, oltre ad aver violato le leggi dello Stato e un principio fondamentale, appare pericolosa, controproducente e del tutto inutile, come dannoso appare l'aver sottratto in questo momento di assoluta emergenza un medico da altra funzione –:

   se il Governo abbia autorizzato il viaggio organizzato riportato in premessa e, qualora non vi sia stata alcuna deroga alla legislazione vigente relativa alla limitazione degli spostamenti attiva sul territorio nazionale, quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere al fine di adottare ogni strumento utile ad evitare che vengano messe in campo altre «imprese» similari e di garantire il completo rispetto delle norme e la tutela della salute pubblica, nonché il godimento del medesimo diritto al rientro di tutti i cittadini attualmente ancora all'estero attraverso gli stessi canali;

   se la prefettura di Pisa sia stata informata dell'iniziativa di cui in premessa e quali iniziative abbia comunque promosso per garantire la sicurezza e la salute pubblica in concomitanza del rientro dell'autobus.
(5-03773)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza coronavirus ha messo in luce la necessità di ricorrere quanto più possibile allo smartworking per consentire a un cospicuo numero di lavoratori e impiegati di poter continuare a lavorare da casa, limitando al massimo gli spostamenti;

   giungono all'interrogante segnalazioni su alcune aziende italiane di telefonia, che, in alcune sedi, non avrebbero ancora attivato lo smartworking per i dipendenti o comunque lo avrebbero attivato solo per determinati settori. A tal proposito, e data la peculiarità di tali aziende, si ritiene che tale pratica debba essere incentivata al massimo e comunque per i dipendenti che ne facciano richiesta e che diano la propria disponibilità –:

   se si intendano avviare le verifiche di competenza sull'intero territorio nazionale in relazione a quanto esposto in premessa;

   se si intendano adottare iniziative a tutela dei lavoratori;

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano assumere per favorire e incentivare al massimo l'uso dello smart working non solo in questa fase di emergenza sanitaria, ma anche in futuro, al fine di snellire ulteriormente le modalità operative di settori particolari come quelli di cui in premessa.
(4-04950)


   DEIDDA, GALANTINO, VARCHI, PRISCO, MONTARULI, DONZELLI, ROTELLI, MASCHIO, OSNATO, MANTOVANI, FERRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e 9 marzo 2020 è stato previsto, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19, per l'intero territorio nazionale, l'assoluto divieto di mobilità, dalla propria abitazione o dimora, per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena, ovvero risultati positivi al virus;

   l'articolo 3, comma 1, lettera m), del citato decreto del Presidente del Consiglio dell'8 marzo, ha previsto, altresì che, chiunque, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del medesimo decreto, abbia fatto ingresso in Italia, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall'Organizzazione mondiale della sanità, debba comunicare tale circostanza al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per territorio, nonché al proprio medico di medicina generale ovvero al pediatra di libera scelta;

   analoghe misure sono state assunte dalle regioni, per quanto concerne gli ambiti di rispettiva competenza;

   da quel che risulta agli interroganti, i dati suindicati non vengono comunicati alle forze di polizia impegnate nella repressione delle violazioni alle citate disposizioni di legge e, tale mancata comunicazione, determina l'impossibilità di accertare tempestivamente eventuali comportamenti illeciti, nonché di prevenire i medesimi comportamenti con un controllo specifico dei soggetti obbligati alla permanenza domiciliare;

   i dati in questione dovrebbero essere, altresì, comunicati al sindaco del comune interessato che, nelle realtà più piccole, spesso interessate dai tagli ai presidi delle forze di polizia, risulta essere l'unico soggetto in grado di garantire il rispetto della normativa in questione –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere affinché i dati in questione vengano tempestivamente comunicati, oltre che all'autorità sanitaria competente, anche alle forze di polizia impegnate nel territorio, nonché ai sindaci dei comuni interessati.
(4-04952)


   DI SARNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, sono state previste ulteriori disposizioni, recanti misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale;

   sin dall'inizio dell'epidemia è stata disposta la sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche, onde evitare il propagarsi del contagio da coronavirus;

   di tali provvedimenti hanno beneficiato in primis studenti e docenti che, per fronteggiare le esigenze di continuità dell'insegnamento, stanno sperimentando modelli didattici da remoto, mediante l'utilizzo di piattaforme digitali;

   ciononostante gli istituti scolastici sono ancora aperti ed il personale amministrativo, tecnico e ausiliario è tutt'oggi in servizio, mandando avanti gli uffici attraverso l'adozione di modelli organizzativi spesso inefficaci, come la turnazione, il congedo o il godimento di ferie residue, costituenti solo un effimero rimedio contro il rischio di contagio da coronavirus;

   la situazione è ulteriormente aggravata dalle precarie condizioni igieniche in cui versano molte scuole, che non hanno ancora provveduto ad effettuate la sanificazione prescritta dalle direttive governative e dalla Protezione civile, esponendo la salute degli operatori a serio pericolo;

   alla luce della proroga relativa all'interruzione delle lezioni, non si comprende la necessità di lasciare in servizio dirigenti, personale amministrativo e ausiliario, esposto continuamente al rischio di contagio in virtù degli spostamenti per recarsi sul luogo di lavoro, dove non sempre è garantita la distanza minima di sicurezza tra il personale;

   è evidente la disparità di trattamento tra insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario, dipendenti del medesimo comparto ministeriale, a giudizio dell'interrogante con palese violazione del principio di imparzialità che permea di sé l'azione amministrativa, in virtù dell'articolo 97 della Costituzione;

   anche per tale personale devono essere favorite modalità di lavoro agile, potenziando lo smart working e tutte quelle forme di impiego compatibili con il momento critico che il Paese attualmente sta affrontando –:

   se, alla luce di quanto illustrato in premessa, il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per disporre la chiusura definitiva dei plessi scolastici;

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine prevenire l'ulteriore diffusione della pandemia da Covid-19 tra il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata).
(4-04958)


   FERRO, DEIDDA, MOLLICONE, ROTELLI, VARCHI e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo «Il Messaggero» sono centinaia le persone partite nella notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo 2020 dall'autostazione Tibus della Tiburtina, a Roma, dirette al Sud e, in particolare, Calabria, Puglia e Sicilia, nonostante le stringenti misure adottate per il contenimento dell'emergenza sanitaria Covid-19;

   in particolare, secondo quanto riportato dal quotidiano romano, la quasi totalità dei viaggiatori era sprovvista della necessaria autocertificazione per muoversi tra le regioni e le città dell'Italia, così come previsto dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato il 9 marzo 2020 per cercare di contenere la diffusione a macchia d'olio dell'epidemia;

   centinaia di pendolari sono partiti per raggiungere i familiari e le loro abitazioni in altre regioni, mettendo a rischio la salute dei propri cari, noncuranti di divieti e prescrizioni;

   tale esodo si sta registrando, di fatto, ogni fine settimana, quando ondate di persone ammassate nelle principali stazioni ferroviarie decidono di spostarsi dal Nord al Sud Italia e con loro arrivano migliaia di possibilità di contagio in più, con il rischio di alimentare anche nelle regioni del sud focolai di contagio, che potrebbero trasformarsi in vere calamità;

   anche se le persone a bordo vengono controllate, così come previsto dalla legge al loro passaggio in stazione, per verificare che siano muniti di biglietto e di autocertificazione nella quale si attesta il motivo dello spostamento, i controlli per verificare la veridicità delle autocertificazioni verranno fatti solo successivamente e forse allora sarà troppo tardi;

   sono ancora troppe le persone che continuano a spostarsi su tutto il territorio nazionale anche in seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per combattere la diffusione del coronavirus che impone forti misure restrittive proprio in merito agli spostamenti che devono avvenire solo se necessari;

   è recente la preoccupante notizia, riportata da fonti di stampa, che domenica 15 marzo, durante le verifiche dei sanitari del 118 di Salerno a bordo del treno 561 proveniente da Roma e diretto a Reggio Calabria, il medico Massimo Manzi, durante la sua ispezione si è reso conto che a bordo c'erano 9 passeggeri con febbre oltre i 37,5 gradi e forte tosse;

   non è chiaro come sia possibile garantire le necessarie misure di sicurezza e le raccomandazioni sanitarie nelle stazioni ferroviarie o negli aeroporti se vengono consentiti spostamenti di massa, difficilmente gestibili anche per le forze dell'ordine –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per disporre capillari controlli nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti italiani e nelle autostazioni, anche al fine di accertare l'adozione delle necessarie misure di sicurezza imposte dai provvedimenti emergenziali;

   quali siano i dati nazionali disponibili in merito al numero dei cittadini che si sono spostati dalle regioni del Nord al Sud Italia.
(4-04959)


   PENNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2019, n. 160 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022), contiene rilevanti misure in tema di politiche sociali, tra cui alcune riconducibili alla disabilità, come l'istituzione di un nuovo fondo a carattere strutturale denominato «Fondo per la disabilità e la non autosufficienza», destinato all'attuazione di interventi di riordino e sistematizzazione delle politiche di sostegno in materia, il rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze, l'incremento della dotazione del Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (cosiddetto «Dopo di noi») e del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, nonché l'incremento del contributo destinato alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità;

   negli ultimi anni sono state avanzate numerose istanze da parte di movimenti e di associazioni per i diritti delle persone con disabilità per favorire l'integrazione lavorativa dei disabili gravi nell'ambito del personale in servizio presso gli enti locali e, più in particolare, di quello in servizio presso la regione siciliana;

   a tal fine, sono pervenute diverse segnalazioni all'ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità (già struttura di missione) della Presidenza del Consiglio dei ministri in merito al concorso bandito dall'assessorato regionale dei beni culturali e dell'identità siciliana, in relazione alla mancata assegnazione dei posti a riserva per persona con disabilità gravi, come nel concorso pubblico per soli titoli per complessivi n. 20 posti di dirigente-tecnico antropologo del ruolo dei beni culturali, di cui alla tabella A della legge regionale n. 8 del 1999, bandito dalla regione siciliana con decreto assessoriale del 29 marzo 2000 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana del 14 aprile 2000 serie speciale concorsi, n. 4;

   in una procedura concorsuale selettiva per soli titoli la mancata assegnazione delle riserve concorsuali, in contrasto con le disposizioni normative vigenti in materia di obbligo di espletamento delle suddette riserve, costituisce ad avviso dell'interrogante grave violazione di diritti costituzionalmente garantiti –:

   di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite dell'ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative normative, con il coinvolgimento delle regioni, per assicurare l'integrazione lavorativa delle persone con disabilità grave e il rispetto, a tal fine, della riserva dei posti nei pubblici concorsi.
(4-04963)


   DI SARNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, il Governo ha esteso a tutto il territorio nazionale le misure per il contenimento e il contrasto del virus Covid-19 stabilite all'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio 8 marzo 2020, in vigore fino al 3 aprile 2020;

   sulla scorta di tale provvedimento è vietata qualsiasi forma di assembramento, essendo necessario mantenere una distanza di almeno un metro tra le persone, al fine di evitare il contagio;

   in virtù di tali disposizioni, è stata stabilita la chiusura di scuole, esercizi commerciali, palestre, piscine, discoteche, musei, biblioteche, centri benessere, tutti luoghi considerati a rischio, in quanto affollati;

   l'emergenza epidemiologica ha reso necessario lo stanziamento straordinario di 25 miliardi di euro, destinati anche alle imprese e ai lavoratori, allargando gli ammortizzatori sociali, nonché istituendo un fondo di integrazione salariale;

   la situazione è particolarmente gravosa per i lavoratori dipendenti di grandi imprese in cui la produzione non è stata sospesa, nonostante le condizioni di lavoro non sempre consentano di rispettare gli obblighi imposti dalla normativa, la quale prescrive di lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi;

   in condizioni precarie si trova anche l'azienda aeronautica Avio Aero di Pomigliano, in provincia di Napoli, con 1.100 addetti, che produce componenti per velivoli militari e civili, dove è stato registrato il primo caso di coronavirus in un grande stabilimento, che ha reso necessario mettere in quarantena l'ufficio ove l'impiegato prestava servizio;

   i lavoratori sono preoccupati per la loro salute e i sindacati di categoria evidenziano che non ci sono più le condizioni per poter proseguire l'attività senza rischi per l'incolumità dei dipendenti;

   alla notizia del primo caso positivo al tampone, gli operai si sono riversati davanti ai cancelli e nessuno entra in fabbrica, per timore di contrarre il virus potenzialmente letale –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione attualmente esistente presso lo stabilimento Avio Aero di Pomigliano, in provincia di Napoli, suscettibile di compromettere la salute pubblica;

   in che modo si intenda agire e quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di prevenire la diffusione del virus Covid-19 tra i lavoratori.
(4-04964)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da una settimana tutte le città di Italia sono semiblindate per le misure di contenimento dell'emergenza sanitaria Covid19: ingressi nei negozi scaglionati, distanze di sicurezza, autocertificazioni per spostarsi, che è possibile solo in caso di comprovate necessità per motivi di salute o di lavoro;

   ciò nonostante, c'è qualcuno per cui le regole contenute nell'ultimo decreto sembrano non valere;

   il materiale video e fotografico che sta circolando sui social, come denuncia il consigliere municipale di Roma, Nicola Franco, mostra gruppi di ragazzi stranieri, provenienti dal vicino Sprar (servizio di protezione richiedenti asilo e rifugiati), che in spregio il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha «recluso» in casa tutti i cittadini per ragioni di salute, incuranti di divieti, norme e restrizioni, si incamminano verso un negozio di alimentari multietnico che funge da bar, senza indossare i presidi di sicurezza personale e senza rispettare le fondamentali distanze di sicurezza;

   non si tratterebbe, peraltro, di un fatto isolato, ma di episodi che si verificano quotidianamente, in molti quartieri di Roma e nel resto d'Italia;

   tale circostanza sarebbe stata confermata anche dai dati forniti dagli agenti di polizia, impegnati a far rispettare divieti e disposizioni a tutela della salute pubblica, secondo cui un'alta percentuale dei fermi effettuati in questi giorni, almeno nella città di Roma, sarebbero di persone uscite senza motivo dai centri Sprar;

   anche alcune testate giornalistiche hanno mostrato come a piazza Venezia, nel centro della Capitale, gli immigrati bivaccano ammassati sui gradini della piazza e si assembrano nelle aree verdi della Capitale;

   come denunciato da Franco, peraltro, non è chiaro come mai aumentano le segnalazioni della presenza di gruppi di stranieri che si assembrano davanti a pseudo-alimentari, anch'essi gestiti da stranieri, che in realtà vendono birra;

   gli ospiti degli Sprar, peraltro, non avrebbero necessità di uscire, posto che gli alimenti e i farmaci sono forniti dal centro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire un presidio costante dei centri Sprar, permettendo agli ospiti uscite contingentate e in gruppi ristretti, tali da garantire il rispetto delle misure di contingentamento imposte dalle istituzioni per tutelare la salute pubblica nazionale;

   quale sia il dato nazionale disponibile in merito al fenomeno descritto in premessa, ovvero quanti siano gli ospiti dei servizi di protezione richiedenti asilo e rifugiati fermati per il mancato rispetto delle misure di contenimento dell'emergenza sanitaria Covid19.
(4-04970)


   LUCASELLI e RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   spinto dall'urgenza di intervenire tempestivamente, il Governo ha adottato misure eccezionali percorrere ai ripari e arginare la diffusione a macchia d'olio del contagio da Coronavirus, che rischia di far saltare il sistema sanitario nazionale, e per sostenere il tessuto produttivo e la tutela dei livelli occupazionali;

   i problemi connessi alla mancanza di una strategia nazionale su come affrontare l'epidemia in corso sono emersi in modo sempre più evidente fin dai primi giorni che hanno seguito la chiusura delle due aree in Lombardia e Piemonte ritenute focolai dell'epidemia di Covid-19;

   in particolare, ad oggi non è chiaro cosa sia stato disposto in merito al pagamento dei diritti doganali, ossia le imposte (dazio e Iva) che vengono riscosse all'importazione di beni provenienti da paesi/territori extra Unione europea;

   le aziende di spedizione anticipano, per conto dei clienti, il pagamento dei diritti doganali allo scopo di garantire una consegna più celere possibile e questo, ad oggi, potrebbe diventare un problema per la perdita della liquidità dovuta alla necessità di corrispondere quanto dovuto al proprio personale senza magari poter contare su flussi di ricavo adeguati;

   tra le fonti di finanziamento dell'Unione europea, peraltro, figurano proprio i dazi all'importazione sui prodotti provenienti dall'esterno dell'Unione –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la sospensione dei pagamenti dei citati diritti doganali, analogamente a quanto disposto con riferimento alla sospensione dei versamenti delle imposte, delle ritenute e degli adempimenti tributari, quale misura necessaria per ridurre l'impatto economico dell'emergenza sanitaria di interesse internazionale.
(4-04971)


   MONTARULI, FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   sono ancora frequenti, purtroppo, gli episodi in cui si registra il tentativo di non celebrare la giornata del ricordo il 10 febbraio, di negare la tragedia delle foibe e dell'esodo, o di raccontare gli eventi in modo non rispondente alla realtà dei fatti;

   tra gli eventi più rilevanti in questo senso si ricordano alcuni convegni svoltisi nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla giornata del 10 febbraio, nei quali, i fatti di quel drammatico periodo storico sono stati, a giudizio degli interroganti «reinterpretati» a piacimento degli organizzatori e relatori, tra i quali, segnatamente, diversi convegni con la partecipazione di Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi, sostenitrici della teoria per la quale «l'esercito di liberazione jugoslavo non ha mai infoibato nessuno» e per cui «quei fatti nella maggioranza dei casi sono stati frutto di vendette personali»;

   in diverse parti d'Italia, tra cui Casale Monferrato, Sassari, Pomezia, si sono verificati episodi di profanazione o devastazione delle lapidi commemorative dei martiri delle foibe, a Lecco sono stati attaccati sui muri della città centinaia di volantini con la scritta «10/2 giorno del falso, non del ricordo», a Trieste e Biella sono addirittura state organizzate manifestazioni contro le celebrazioni del Giorno del ricordo, mentre i comuni di Chieri e di Druento, entrambi in provincia di Torino, hanno respinto la richiesta di apporre una targa in memoria di Norma Cossetto;

   proprio la figura di Norma Cossetto, giovane martire delle foibe uccisa dopo indicibili violenze, è stata oggetto delle più incredibili accuse, da quella di martire solo «presunta», mossale dall'Anpi di Lecce, all'accusa di essere fascista, rivoltale da «La Repubblica»; inoltre, la presentazione della mostra tratta dal fumetto «Foiba Rossa. Norma Cossetto: storia di un'italiana» ha dato luogo a polemiche in diverse città;

   in un'intervista rilasciata a «La Repubblica» in data 12 febbraio 2020, Carla Nespolo, presidente nazionale dell'Associazione partigiani ha affermato: «Credo che parlare di pulizia etnica nei confronti degli italiani in quelle zone non sia corretto. Non li hanno uccisi perché italiani, ma perché erano fascisti, perché erano spie»;

   appena una settimana prima, il 4 febbraio, in seguito alle polemiche scoppiate per il seminario su «Il fascismo di confine e il dramma delle foibe» a Roma, dall'Anpi nazionale e dal Coordinamento del Friuli Venezia Giulia e definito «dal chiaro obiettivo negazionista», Anna Cocchi, presidente dell'Anpi di Bologna, ha dichiarato: «Bisogna fare una ricostruzione politica e storica, cosa che l'ANPI ha fatto con una ricerca approfondita. Purtroppo abbiamo potuto constatare attraverso questo studio che i dati raccolti che appartengono alla storia sconfessano i numeri dei morti sostenuti dalla parte politica di destra che risultano gonfiati» –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare e rinnovare il ricordo e la corretta rappresentazione della tragedia delle foibe e dell'esodo di centinaia di migliaia di italiani, anche in considerazione degli episodi di negazionismo o giustificazionismo come quelli evidenziati in premessa.
(4-04974)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la nave Costa Magica, della flotta della compagnia di navigazione Costa Crociere, è attualmente localizzata alla fonda della baia di Philipsburg, nelle Leewrd Islands, ferma da giorni, perché è stato negato l'attracco dalle autorità locali;

   a bordo della nave si trovano diversi italiani, soprattutto parte dell'equipaggio, che tristemente presentano i sintomi del Covid-19;

   la nave da giorni vaga inaccettabilmente in quarantena, essendogli stato rifiutato l'attracco da diversi porti;

   anche l'assistenza sanitaria è decisamente inadeguata, atteso che, ad oggi, vengono somministrati esclusivamente antipiretici;

   l'equipaggio è composto da 930 persone e 70 persone sono attualmente in isolamento sulla nave, senza alcuna notizia dalle autorità locali, da Costa Crociere e dalle autorità italiane su un piano di evacuazione e/o di emergenza;

   la situazione sotto il profilo sanitario è dunque sull'orlo del precipizio;

   l'eventuale navigazione verso Tenerife è ipotesi altamente pericolosa, sia perché non vi sono certezze in ordine al fatto che finalmente la nave potrà attraccare, sia perché è necessario provvedere al rimpatrio e alla cura degli italiani al più presto possibile con un volo charter;

   l'interrogante ha già presentato un'interrogazione per un piano di emergenza eccezionale che coinvolga Alitalia nel recupero degli italiani nel mondo per il tramite di acquisto di voli charter che potrebbero essere compensati in sede di rimborso dei numerosi «prestiti ponte» concessi alla compagnia –:

   se il Governo sia a conoscenza della denunciata situazione e quali urgenti iniziative stia assumendo al riguardo;

   se l'ambasciata e il consolato italiani competenti stiano interloquendo con le autorità locali per la risoluzione del caso e per quale motivo non abbiano interlocuzioni costanti con l'equipaggio della nave;

   se il Governo ritenga necessario e opportuno, per il tramite di Alitalia o di voli militari, recuperare gli italiani a bordo della Costa Magica nel più breve tempo possibile.
(3-01371)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 13 marzo 2020 l'Agenzia Dire ha segnalato la presenza di circa 300 connazionali bloccati alle Canarie dall'emergenza Coronavirus;

   gli italiani intervistati lamentano di essere abbandonati a sé stessi e di non aver ricevuto alcun supporto delle autorità consolari dopo che compagnie aeree come Ryanair, che avevano garantito i voli di ritorno, poi hanno optato per la cancellazione degli stessi;

   secondo quanto riportato dall'articolo, la situazione sarebbe ancora più critica in virtù del fatto che sull'arcipelago scarseggiano i posti in terapia intensiva. A Fuertventura, ad esempio, ci sarebbero solo due posti;

   quel che appare ancora più assurdo è che l'ambasciata italiana in Spagna ha impostato un messaggio automatico di risposta alle richieste dei nostri connazionali, invitandoli a provvedere da soli a ricercare informazioni per rientrare in Italia rivolgendosi ai più comuni motori di ricerca specializzati disponibili su internet;

   l'articolo riporta che una signora che era riuscita a mettersi in contatto con la Farnesina abbia ricevuto come risposta l'invito ad avvicinarsi il più possibile all'Italia e che, qualora fossero stati bloccati, avrebbero visto che soluzione adottare;

   infatti, secondo quanto riportato da Dire, molti connazionali hanno già iniziato a partire «per viaggi della speranza» via Lisbona, Lione, Barcellona, Londra, Nizza, Tolosa, Basilea per sperare poi di trovare un mezzo da quelle città. Tale indicazione delle autorità consolari italiane appare illogica nella misura in cui si chiede a tutto il mondo di limitare i viaggi per limitare le possibilità di contagio;

   appare evidente come una risposta del genere rappresenti la resa dello Stato alla sua disorganizzazione, elemento, ad avviso dell'interrogante, ancor più inaccettabile da parte di un'unità di crisi che – per definizione – dovrebbe avere sotto controllo persone e movimenti per individuare la miglior soluzione da adottare –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle operazioni di rientro degli italiani bloccati nel mondo a causa dell'emergenza coronavirus;

   se intenda avviare, per quanto di competenza, un'ispezione interna per verificare eventuali responsabilità in merito alle indicazioni date dall'ambasciata e ai pericoli di diffusione del contagio che da queste ne possano derivare.
(4-04953)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dello scoppio dell'emergenza coronavirus, numerosi italiani sono rimasti bloccati all'estero in virtù di repentine restrizioni sui mezzi di trasporto, adottate anche laddove il viaggio di ritorno risultava garantito;

   tra le persone bloccate non vi sono solo turisti. Molti, infatti, hanno sono partiti dall'Italia per questioni lavorative o per far visita alla propria famiglia lontana;

   mentre sulla stampa si moltiplicano gli appelli degli italiani che non riescono a tornare in Italia, appare ancora più increscioso leggere dai loro racconti la mancanza di aiuto da parte delle autorità consolari. Ad esempio, l'interrogante ha avuto modo di raccogliere in prima persona le doglianze di italiani che hanno provato a contattare consolati e ambasciate in Ecuador e in Spagna senza ricevere risposta alcuna o che, come accaduto in Spagna, si sono visti recapitare un messaggio automatico di risposta che invitava a viaggiare in maniera autonoma e con triangolazioni internazionali, a tutto detrimento degli sforzi per il contenimento della pandemia in corso;

   la mancanza di risposte da parte delle autorità consolari in merito alle possibilità e modalità di rientro in Italia, che generano nei cittadini un senso di abbandono da parte dello Stato nella loro ora più buia, appaiono ancora più gravi davanti al dinamismo del privato;

   secondo quanto stimato dalla Astoi, l'organizzazione di Confindustria che raccoglie la quasi totalità dei touroperator in Italia, da quando è scoppiata l'emergenza coronavirus al 14 marzo 2020 12.000 italiani sono stati riportati in Italia con l'invio di voli charter vuoti, con 48 rotazioni e su 134 tratte aeree. A questi si aggiungono altri 10.000 connazionali che sono stati gestiti attraverso riprotezioni su voli di linea;

   secondo Astoi le situazioni più gravi si stanno per determinare soprattutto agli antipodi, in Australia e nelle Americhe, dove ci sono migliaia di Italiani tra Brasile, Argentina, Cile, Ecuador e Messico, che rischiano di rimanere isolati per lungo tempo dall'altra parte dell'Oceano;

   poiché il supporto dato dalla maggior parte delle ambasciate e dai consolati, a quanto consta all'interrogante, è stato praticamente nullo, è possibile affermare che la rete diplomatica si è dimostrata impreparata, distante e certamente di poco aiuto nell'emergenza –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla previsione di un piano generale per il rimpatrio degli italiani bloccati nel mondo che ne facciano richiesta;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla convocazione di un tavolo di coordinamento tra operatori pubblici e privati per la gestione dei suddetti rimpatri.
(4-04955)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio del 4 marzo 2020 sono state sospese, sull'intero territorio nazionale, le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché quelle delle università, fino al 15 marzo 2020; termine successivamente prorogato al 3 aprile 2020;

   con nota dell'11 marzo 2020, il Comando delle scuole dell'Aeronautica militare ha disposto la sospensione delle attività didattiche in presenza;

   in particolare, con la citata nota, è stato altresì previsto che il personale allievo possa essere inviato al proprio domicilio (luogo di residenza), in licenza per interruzione dell'attività didattica;

   l'interrogante ha già richiesto al Governo di fornire elementi in merito a quanto sopra esposto;

   da quel che risulta all'interrogante, allo stato, i medesimi allievi sono stati bloccati presso le strutture accademiche, senza, dunque, che tale, suindicata possibilità sia stata concessa –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere, al fine di consentire il ritorno immediato degli allievi o del personale frequentante i corsi dalle proprie famiglie nelle rispettive residenze.
(4-04967)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FARO, MENGA, LOVECCHIO e GIULIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   La Leonardo S.p.a. è una azienda italiana leader nel settore aerospaziale, con oltre 46.000 dipendenti, il cui azionista di maggioranza è il Ministero dell'economia e delle finanze, con il 30,2 per cento delle azioni; con 70 siti solo in Italia, di cui 38 produttivi, è presente in 15 regioni;

   in Puglia, la Leonardo S.p.a. ha uno stabilimento a Foggia che rappresenta una realtà lavorativa estremamente importante per la città e l'intera Capitanata, contando circa 986 lavoratori, di cui 700 operai, con una rappresentanza sindacale che, secondo quanto riportato da fonti di stampa raccoglie circa l'80 per cento dei lavoratori, con 12 Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu), di cui 6 alla Cisl, 5 alla Uil e 1 alla Fim-Cigl;

   lo stabilimento della Leonardo S.p.a. di Foggia, recentemente, è finito al centro di una polemica riguardante le assunzioni di alcuni lavoratori che sarebbero parenti delle Rsu espressione delle sigle sindacali più rappresentative (Cisl e Uil);

   si è appreso da fonti di stampa che un gruppo di lavoratori dello stabilimento di Foggia, tra cui tanti non iscritti ad alcuna sigla sindacale, hanno descritto un clima estremamente pesante all'interno dello stabilimento, dovuto, in primo luogo, ai criteri selettivi del personale che vedrebbero avvantaggiati i parenti di alcuni rappresentanti sindacali scelti, a dire dei predetti lavoratori, senza alcun criterio meritocratico ed, in secondo luogo, alle distribuzioni del benefit e delle trasferte che, anche in questo caso, avrebbero privilegiato i tesserati ai sindacati più rappresentativi:

   stando a quanto affermato alla stampa da alcuni di questi lavoratori, auto definitosi «coraggiosi» perché contro ciò che da loro viene definita come una sorta di «mafia sindacale», anche gli scatti di carriera non seguirebbero i dettami della contrattazione collettiva di riferimento, ma sarebbero riservati a coloro che sono iscritti alle predette sigle sindacali;

   tale quadro, così come riportato alla stampa da questo gruppo di lavoratori e ripreso da numerosi articoli della stampa locale, se confermato, costituirebbe una grave lesione dei diritti dei lavoratori che sono costituzionalmente garantiti, nonché tutelati dalla legge n. 300 del 1970 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e in tal caso, se abbia già adottato iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare i fatti così come denunciati dai lavoratori dello stabilimento di Foggia attraverso la stampa;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il rispetto di tutti i criteri meritocratici, nonché di quelli previsti dalla contrattazione collettiva nazionale anche in relazione alle agevolazioni previste dalla legge n. 104 del 1992 e dalla legge n. 53 del 2000, nonché a tutela di ciascun lavoratore della Leonardo S.p.a.
(4-04966)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la sera del 7 marzo 2020 in 27 carceri italiane sono scoppiate rivolte e proteste in seguito alle misure restrittive adottate dal Governo al fine di contrastare l'epidemia da Covid-19;

   la protesta, partita dal carcere di Salerno ben presto ha interessato molti altri istituti penitenziari della penisola; infatti, ci sono state rivolte a Salerno, Modena, Roma, Napoli, Milano, Foggia e alcuni disordini si sono verificati anche nel carcere di Teramo, dove al momento sono detenuti circa 430 carcerati su di una capienza massima di 250;

   i detenuti hanno protestato principalmente contro le restrizioni imposte dal Governo in merito agli incontri con i famigliari e hanno chiesto interventi per fermare il contagio da Covid-19 visto il sovraffollamento delle carceri italiane;

   da un primo bilancio si evince che durante o in seguito alle proteste esplose il 7 marzo sono morti 12 detenuti, vittime riconducibili ad abuso di farmaci sottratti alle infermerie durante i disordini, sono rimasti feriti 41 agenti della polizia penitenziaria, sono evasi circa 70 detenuti dal carcere di Foggia, ad oggi quasi tutti rintracciati, sono stati distrutti circa 600 posti letto, sono stati sottratti psicofarmaci per un valore di circa 150 mila euro e le strutture carcerarie hanno subito danni per oltre 35 milioni di euro;

   con le rivolte scoppiate il 7 marzo si è evidenziata in maniera eclatante la carenza organica della polizia penitenziaria, che ha il gravoso compito di tutelare e garantire la legalità e l'ordine all'interno degli istituti penitenziari italiani; il numero degli agenti penitenziari risulta inoltre insufficiente sia a far fronte al sovraffollamento delle carceri che ad arginare in sicurezza rivolte come quella dell'8 marzo;

   le rivolte iniziate il 7 marzo hanno evidenziato, inoltre, la carenza degli equipaggiamenti in dotazione alla polizia penitenziaria; infatti, in alcuni casi questi si sono trovati sprovvisti degli equipaggiamenti necessari ad affrontare i rivoltosi, quali, ginocchiere, parastinchi, giubbini da ordine pubblico, guanti rinforzati, caschi u-boot, pistola taser e sfollagente e sono stati costretti a fronteggiare e sedare le rivolte a mani nude;

   in data 12 marzo 2020 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) del Ministero della giustizia ha emanato la circolare n. 86119 relativa al nuovo piano di mobilità e all'assegnazione di nuovi agenti di polizia penitenziaria negli istituti italiani;

   come si evince dal documento stesso il numero dei nuovi agenti penitenziari risulta comunque insufficiente a colmare le carenze organiche dei vari istituti; ad esempio, nel carcere di Teramo a fronte di una richiesta di circa 68 unità sono soltanto 3 le unità destinate all'istituto;

   in data 13 marzo 2020 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia informava i direttori degli istituti penitenziari di Lazio, Abruzzo e Molise della possibilità di nuove rivolte negli istituti di queste tre regioni;

   in data 13 marzo 2020 il Dap con la nota n. 87186 ha comunicato a tutto il personale della polizia penitenziaria che questo rientra a tutti gli effetti nel personale dei servizi pubblici essenziali e in quanto tale ad esso non si applicano le misure previste all'articolo 1, comma 2, lettera h), del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6; pertanto, gli operatori di polizia penitenziaria devono continuare a prestare servizio anche nel caso in cui abbiano avuto contatti con persone contagiate o che si sospetti siano state contagiate;

   solo in seguito alle rivolte il Dap ha provveduto a inviare i dispositivi di protezione individuale, circa 100 mila mascherine e guanti, già tutti esauriti e non sufficienti a coprire tutto il personale della polizia penitenziaria, che quindi ad oggi si trova sprovvisto di mascherine ffp2, guanti, gel disinfettante e ogni altro dispositivo di protezione personale necessario per fronteggiare il diffondersi dell'epidemia da Covid-19;

   l'adozione della circolare n. 87186 ha portato il Sappe, Sindacato autonomo amministrazione penitenziaria a diffidare il capo del Dap per violazione al principio di correttezza e buona fede e dell'articolo 32 della Costituzione;

   l'adozione della circolare in questione ha portato a uno stato di agitazione nel personale di polizia penitenziaria che, se da un lato deve svolgere il proprio compito in quanto rientrante nei lavoratori essenziali, dall'altro non vede assunta alcuna misura a tutela della salute dello stesso, delle relative famiglie e dei detenuti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di dotare la polizia penitenziaria dei dispositivi di protezione personale necessari per far fronte all'emergenza sanitaria da Covid-19;

   se ritenga necessario l'invio di ulteriori unità aggiuntive, al fine di porre rimedio alla carenza di organico della polizia penitenziaria;

   se ritenga necessario adottare iniziative per aumentare la dotazione dei dispositivi di sicurezza e degli equipaggiamenti in dotazione alla polizia penitenziaria, quali, ginocchiere, parastinchi, giubbini da ordine pubblico, guanti rinforzati, caschi u-boot, pistola taser e sfollagente, al fine di poter contrastare le possibili nuove rivolte in relazione al sovraffollamento delle carceri.
(2-00679) «Corneli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2020 la sezione locale del Coordinamento nazionale polizia penitenziaria ha inviato una lettera alla direzione dell'istituto penale per minorenni «Ferrante Aporti» di Torino per chiedere che vengano applicate le necessarie misure di contenimento del Coronavirus a tutela degli agenti della polizia penitenziaria;

   tra le richieste avanzate dalla organizzazione sindacale compaiono la sanificazione dei locali, il controllo della temperatura in entrata per i dipendenti e la dotazione massiva dei dispositivi di protezione individuale richiesti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2020;

   inoltre, l'organizzazione sindacale chiede la possibilità di valutare il prelievo di tamponi in sede;

   gli agenti della polizia penitenziaria rappresentano la spina dorsale del sistema carcerario; senza di loro l'emergenza coronavirus si trasformerebbe in caos. Ancora più rilevante è la posizione degli agenti impiegati negli istituti penali minorili, in virtù della delicatezza della fascia di popolazione carceraria sotto la loro custodia –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'adozione di iniziative per l'erogazione di contributi ad hoc per la sicurezza degli operatori di polizia penitenziaria impiegati negli istituti penali minorili.
(4-04954)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto n. 2 del 2020 della Corte d'appello di Roma, che ricalca i principi stabiliti dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 13274 del 16 maggio 2019, stabilisce che la bigenitorialità, desunta dalla legge sull'affido condiviso, n. 54 del 2006, non è un principio astratto e normativo, ma un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato ai tempi e al benessere del minore stesso;

   la convenzione di Strasburgo stabilisce, nel combinato disposto degli articoli 3 e 6, il diritto del minore ad essere informato e di esprimere la propria opinione nei procedimenti che lo riguardano, imponendo all'autorità giudiziaria di tenerne debito conto;

   l'intervista video pubblicata dall'agenzia Dire, parla di Anna, una mamma che rischia di perdere la figlia riconosciuta legalmente solo da lei e non dal padre biologico;

   la sua bambina è ancora con lei perché al momento è riconosciuta solo dalla madre. Rimasta incinta, il padre decise di sparire perché la donna si rifiutò di abortire. Il suo calvario iniziò quando il padre decise, ben oltre la nascita della bambina, di reclamarne la paternità. Anna riferisce: «Siamo ancora in assenza di un decreto di riconoscimento; c'è un solo genitore – per la legge – ma si parla già di modalità di affido. Quest'uomo aveva già esercitato violenza su di me e quando ricompare ...» ricomincia «con minacce, appostamenti sotto casa, una serie di cose che mi mettono in allarme e mi spingono ad affidarmi ad un legale». L'uomo si rivolse al tribunale per chiedere il riconoscimento della bambina ed il giudice dispose ben due consulenze tecniche d'ufficio (Ctu). La prima durò più di un anno e la bambina fu costretta da subito a conoscere il papà, senza alcuna gradualità e Sara mostrò subito segni di grandissima insofferenza;

   la minore riferisce di botte, castighi e grande sofferenza. Nonostante ciò, la prima consulenza si è conclusa con un verdetto di «madre ostativa e inadeguata». La stessa è stata poi annullata, e il giudice ha disposto una nuova consulenza, che però non è andata diversamente dalla prima;

   la controparte ha chiesto l'allontanamento dalla madre e la Ctu, pur non arrivando a questa conclusione, parla comunque di conflitto di lealtà e chiede l'affido condiviso e tempi paritetici. Il tutto senza tenere conto delle condizioni della bambina e del modo in cui l'uomo si relaziona a lei;

   esistono registrazioni di due ore in cui questo padre urla contro la bambina. Sara si fa la pipì addosso per la paura e anche le sue maestre riferiscono la stessa cosa. Viene riferito che «è troppo piccola per essere creduta»;

   «l'elemento ricorrente in storie come quelle di Anna – sottolinea la psicologa e psicoterapeuta Bruna Rucci – è che il bambino non viene creduto. [...] C'è il famosissimo concetto, oggi abusato, delle false accuse, che è semplicemente una modalità per chiudere la bocca ai bambini. Anche le mamme non sono credute, per cui sono sempre loro le artefici della problematica del bambino nei confronti del padre»;

   «I casi di alienazione – dice l'avvocato Michela Nacca – sono aumentati. I primi che abbiamo visionato quando ancora non eravamo costituite in associazione [...] erano rari. Dalla legge 54/2006 sono andati aumentando [...]. Laddove c'è la denuncia di violenza»;

   l'alienazione parentale (Ap), chiamata in origine Pas, non è riconosciuta come un disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica, ma spesso viene utilizzata nelle consulenze tecniche d'ufficio, come pretesto, talvolta unico, per allontanare minori dalle madri, definendole alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici –:

   se intenda adottare iniziative normative affinché sia escluso il riconoscimento dell'alienazione parentale che, come spiegato in premessa, è priva di validità e affidabilità scientifica;

   se intenda adottare iniziative di carattere ispettivo in relazione al caso rappresentato in premessa.
(4-04977)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 61, comma 1, del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, stabilisce che la larghezza massima dei veicoli, ivi compresi i rimorchi, non deve eccedere la larghezza di 2,55 metri;

   la circolare del Ministero dei trasporti n. 1417/4184(0) del 25 maggio 1990 limita l'utilizzo di rimorchi con larghezza maggiore dell'autocarro ai casi in cui tale autocarro (cat. N) esista anche nella versione autovettura (cat. M) e per il quale sia stata riconosciuta una larghezza rimorchiabile maggiore di quella della motrice in sede di omologazione (articolo 53 t.u.) o in sede di visita di prova (articolo 54 t.u.);

   la circolare sopra citata non tiene conto del fatto che negli anni successivi sono stati immessi nel mercato italiano autoveicoli (ad esempio, pick up) che vengono immatricolati esclusivamente come autocarri e per i quali non esiste quindi la versione autovettura. Per questi veicoli l'applicazione della circolare prevede che la larghezza dei rimorchi debba essere pari a quella del veicolo trainante;

   inoltre, l'articolo 56, comma 2, del codice della strada prevede le seguenti categorie di rimorchi:

    rimorchi per trasporto di persone;

    rimorchi per trasporto di cose;

    rimorchi per trasporti specifici;

    rimorchi ad uso speciale;

    caravan, ovvero rimorchi posti a distanza non superiore ad un metro, con speciale carrozzeria e attrezzati per essere adibiti ad alloggio esclusivamente a veicolo fermo;

    infine, i cosiddetti Tats, rimorchi posti a distanza non superiore a un metro, muniti di specifica attrezzatura atta al trasporto di attrezzature turistiche e sportive, quali imbarcazioni, alianti od altre;

   non si ravvede pertanto fondamento giuridico nella limitazione che alcune sedi della Motorizzazione hanno posto in sede di aggiornamento della carta di circolazione di un autocarro a seguito di installazione del gancio di traino per i soli rimorchi indicati alle lettere e) e f) del suddetto articolo del codice della strada;

   per i veicoli adibiti al servizio di protezione civile impiegati in attività istituzionali la normativa nazionale o regionale dispone diversi regimi speciali, con riferimento, a titolo esemplificativo, all'esenzione dal pagamento del bollo auto ovvero alla previsione della possibilità di utilizzare dispositivi acustici supplementari di allarme e segnalazione visiva per l'espletamento di servizi urgenti –:

   se ritenga opportuno porre in essere iniziative, anche di natura normativa, finalizzate ad aggiornare le regole relative al traino dei rimorchi e a chiarire le criticità menzionate in relazione all'interpretazione dell'articolo 61 del codice della strada, tenendo anche conto della necessità di evitare nella pratica l'esclusione di alcune tipologie di rimorchio e di superare restrizioni sulla categoria di veicolo;

   se ritenga opportuno, nell'ambito delle iniziative normative di cui sopra, prevedere specifiche deroghe in materia, per veicoli che effettuano servizi di pubblico interesse, quali a titolo semplificativo quelli della protezione civile.
(5-03768)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 113 del 2018, convertito dalla legge n. 132 del 2018 (cosiddetto «decreto sicurezza») ha introdotto alcune modifiche al codice della strada, in particolar modo agli articoli 93 e 132 in materia di circolazione nonché di disposizioni sanzionatorie per i veicoli immatricolati all'estero, con l'obiettivo di contrastare nel territorio nazionale, il fenomeno della cosiddetta esterovestizione, ossia l'intestazione fittizia dei veicoli immatricolati fuori dal nostro Paese;

   in particolare, l'articolo 93, comma 1-bis e successivi, pone un radicale divieto di «circolare con un veicolo immatricolato all'estero» per chi abbia «stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni» per la violazione di tale disposizione, il comma 7-bis, prevede una sanzione amministrativa da 712 a 2.848 euro;

   tuttavia, pur avendo introdotto il suddetto divieto, il comma 1-ter dell'articolo 93 della legge in questione ha lasciato qualche eccezione dando la possibilità di guidare il veicolo in leasing o in noleggio presso società costituite all'estero in un altro Stato dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo, senza sede secondaria o effettiva in Italia, veicolo dato in comodato da un'impresa Ue o See (che non ha in Italia sedi secondarie o effettive) al suo lavoratore o collaboratore;

   da notizie di stampa, si apprende che in diversi territori sono emerse alcune criticità evidenziatesi nella fase di applicazione della normativa, criticità che ad oggi creano difficoltà a imprese e a una serie di categorie di lavoratori che quotidianamente transitano in territorio italiano, poiché, fermo restando l'obiettivo di colpire le condotte elusive degli obblighi di legge, vi sono soggetti residenti anagraficamente in altro Stato membro dell'Unione europea che si trovano in Italia per svolgere attività lavorative stagionali e che conducono i veicoli nella loro disponibilità immatricolati all'estero; vi sono altresì lavoratori frontalieri residenti in Italia che prestano un'attività di lavoro dipendente, in via esclusiva e continuativa, a favore di un datore di lavoro estero e che si recano all'estero in Paesi confinanti, in quanto l'Italia è interessata da ben sei frontiere — si pensi a Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto — nonché lavoratori, privati cittadini e studenti delle regioni situate nelle zone di confine che quotidianamente si recano nella vicina Francia, in Svizzera, in Austria, in Slovenia, oltre all'enclave di San Marino e Città del Vaticano all'interno del territorio italiano;

   attualmente, nel nostro Paese è in vigore il divieto assoluto, per i residenti in Italia, di circolare con veicoli stranieri ad eccezione di quelli presi a noleggio presso società operanti all'estero; l'introduzione del divieto di circolazione dei veicoli con targhe estere interessa, altresì, numerosi cittadini italiani residenti in Italia, ma non appartenenti all'Unione europea, come la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano, la Confederazione Svizzera, obbligati, per motivi di lavoro, di studio o familiari, a circolare anche nel nostro Paese con un veicolo immatricolato all'estero e che, in base alle nuove norme, rischiano sanzioni molto pesanti se trovati alla guida del veicolo;

   tale modifica normativa causa non poche difficoltà nel mercato del lavoro che si ripercuotono sia sulle imprese che hanno le sedi in aree di confine, sia sui lavoratori e sui privati cittadini, costretti per diverse ragioni a lasciare condurre i propri mezzi di trasporto da chi risulti residente in territorio italiano –:

   se il Governo intenda adottare iniziative al fine di superare il vulnus derivante dalla citata normativa che ad oggi penalizza soprattutto le imprese ricadenti nelle aree di cui in premessa nonché i lavoratori delle stesse aziende che, per lavoro, quotidianamente transitano in territorio italiano con veicoli stranieri e che attualmente rientrano nell'ambito dell'applicazione del divieto di circolazione.
(4-04949)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 9 e 10 marzo 2020 l'interrogante ha appreso dalla stampa, locale e nazionale, tra cui le testate «Il Messaggero» e «il Corriere di Viterbo», che vi è la possibilità che sia nominato un commissario ad hoc per il completamento della superstrada Civitavecchia-Orte, opera bloccata da mesi a causa di ricorsi e decisioni di organi amministrativi e giudiziari a vario titolo;

   il completamento della superstrada Orte-Civitavecchia rappresenta un presupposto infrastrutturale imprescindibile per lo sviluppo del territorio locale e della regione, a detta degli esperti si tratta di un'opera indispensabile per concretizzare le enormi potenzialità del porto di Civitavecchia e del litorale nord del Lazio;

   nei mesi scorsi, con il parere favorevole del Governo, sono stati tra l'altro approvati ordini del giorno a prima firma dell'interrogante per ribadire l'importanza strategica dell'opera –:

   se il Ministro interrogato possa confermare la notizia appresa dagli organi di stampa e quale linea di indirizzo intenda seguire in merito al completamento dell'opera;

   se non ritenga opportuno, qualora la notizia fosse confermata, porre in essere iniziative atte a favorire un dialogo proficuo tra il futuro Commissario e gli enti locali interessati dalla superstrada.
(4-04961)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   consta all'interrogante, sulla base di molteplici segnalazioni da parte di cittadini, che si rileva la presenza di immigrati privi di protezione per diverse ore nei pressi degli ingressi dei supermercati e dei centri commerciali e dediti ad accattonaggio o spaccio, attività che autonomamente integra fattispecie delittuosa;

   su tutto il territorio nazionale sono in vigore le misure prese dal Governo per il contenimento del virus Covid-19, con divieto di assembramenti e restrizioni alla circolazione la cui violazione costituisce reato;

   l'accattonaggio e ancor meno lo spaccio non possono in nessun caso giustificare la presenza di assembramenti –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per procedere al controllo capillare del territorio, al fine di evitare assembramenti e condotte costituenti reato a tutela della salute pubblica, oltre che della legalità.
(3-01373)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Torino, presso il civico n. 45 di corso Giulio Cesare, da più di dieci anni uno stabile privato risulta occupato. Fatto che, oltre al danno rappresentato per i proprietari dell'immobile, comporta anche un costante degrado con schiamazzi e imbrattamenti ad opera degli «occupanti»;

   tale stabile era stato oggetto di un primo sgombero nel 2011, ma in data 12 giugno 2014 era stato occupato da elementi della galassia anarchica che vi esponevano striscioni riportanti le seguenti scritte: «Contro gli sfratti resistenza — Organizziamoci contro padroni, ufficiali e polizia» e «Sfratti sgomberi e retate, libertà per chi resiste». Occupazione ad oggi, a quanto consta all'interrogante, ancora in essere;

   a seguito di denuncia da parte della proprietà dello stabile, in data 18 dicembre 2019, veniva disposto dall'autorità giudiziaria il sequestro preventivo dell'immobile sito in Corso Giulio Cesare 45, ma ad oggi non si registra alcuna esecuzione del provvedimento;

   in data 20 giugno 2018, la sottoscritta aveva presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro dell'interno, avente come oggetto la situazione dei centri sociali torinesi Askatasuna e Asilo Occupato, avendo modo di citare anche l'occupazione dello stabile di Corso Giulio Cesare 45 e sottolineando la pesante situazione vissuta dall'intero settore urbano di Torino Nord, oltre alle minacce subite dal capogruppo di Fratelli d'Italia in circoscrizione 7 Patrizia Alessi, da anni nel mirino della galassia anarchica per la sua lotta alle occupazioni abusive –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, il Ministro interrogato per pervenire presto allo sgombero dello stabile di corso Giulio Cesare 45, così che questo possa essere restituito ai legittimi proprietari che da tempo attendono un intervento risolutivo da parte dello Stato.
(5-03770)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCANTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei primi giorni di vigenza generalizzata sul territorio nazionale delle normative relative agli spostamenti, nonostante la chiarezza delle norme stesse e fermo restando l'obbligo di fare dichiarazioni veritiere, persistono delle incertezze relative alle modalità dell'autodichiarazione che possono tradursi in difficoltà per i cittadini, su cui si ricevono segnalazioni di varia natura –:

   se non ritenga utile dare maggiore divulgazione, con tutti gli strumenti disponibili, in particolare al fatto che i cittadini non sono in alcun modo obbligati a portare con sé i moduli prestampati e a compilarli in precedenza e che, invece, le forze di polizia statali e locali li hanno con sé a disposizione e che possono essere compilati anche al momento del controllo.
(4-04951)


   DI SARNO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'epidemia da Covid-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020, sono state previste ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale;

   le forze dell'ordine di ogni ordine e grado sono chiamate a gestire l'emergenza epidemiologica, effettuando costantemente controlli sul rispetto delle misure da parte della popolazione, essendo continuamente esposti al rischio di contagio;

   nonostante l'esistenza di un preciso obbligo normativo, non sono state fornite disposizioni operative al personale, non è stato previsto un contingentamento dell'ingresso del pubblico negli uffici, non sono stati forniti idonei dispositivi di protezione agli operatori, né si è proceduto a uno screening dei dipendenti con patologie pregresse, ai quali deve essere consentito di poter andare in congedo;

   la distribuzione di dispositivi di protezione, tra cui mascherine, guanti e gel igienizzanti, allo stato risulta insufficiente e pone in serio rischio la salute di tutto il personale, visto il diffondersi di casi di coronavirus anche tra gli operatori ed in alcune caserme;

   i sindacati di categoria hanno evidenziato la necessità di adottare misure precauzionali ed organizzative che consentano alle forze dell'ordine di poter eseguire in sicurezza i compiti loro demandati, che il più delle volte comportano un contatto interpersonale;

   questa inerzia desta ancor maggiore preoccupazione alla luce della tipologia di servizi espletati dalle forze di polizia e di sicurezza, in considerazione della delicatissima funzione da svolgersi anche in contesti di crisi ed emergenziali, come quello attuale –:

   se i Ministri interrogati siano pienamente a conoscenza della situazione emergenziale che sta interessando tutte le forze dell'ordine impiegate nella gestione dell'emergenza da Covid-19;

   in che modo intendano agire e quali iniziative intendano adottare al fine di rafforzare le tutele per la salute degli operatori.
(4-04956)


   DI SARNO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19 ha reso necessario adottare, sull'intero territorio nazionale, ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica, tra cui la chiusura delle aree di servizio, il rafforzamento dei posti di blocco e dei controlli lungo la rete stradale;

   in Italia, secondo Paese manifatturiero europeo, il trasporto di merci su strada è pari all'86,4 per cento, rappresentando una componente fondamentale dell'economia nazionale che, mai come in questo frangente, è seriamente compromessa;

   con enormi sacrifici gli autotrasportatori e i conducenti stanno assicurando quotidianamente derrate alimentari, farmaci, apparecchiature sanitarie e tutti gli approvvigionamenti necessari a consentire al Paese e ai cittadini di fronteggiare l'emergenza da coronavirus;

   tutta la categoria è seriamente esposta al rischio di contagio e la situazione è aggravata dalle condizioni in cui attualmente si trovano i centri di carico è scarico, che non consentono la discesa dal mezzo né la fruizione dei servizi igienici ai conducenti, che spesso arrivano a destinazione dopo lunghe ore di guida;

   la chiusura delle aree di servizio alle 18:00 ha peggiorato ulteriormente lo stato in cui lavorano gli autisti, ai quali vengono negati un pasto caldo e i servizi minimi di igiene, costringendoli a condizioni disumane che compromettono ulteriormente la loro salute;

   la Confartigianato e le associazioni di categoria hanno sollecitato l'adozione di maggiori precauzioni a beneficio di aziende e camionisti, affinché vengano assicurati i requisiti minimi per proseguire nella loro attività, la cui sospensione determinerebbe un impasse per l'intero sistema produttivo italiano;

   oltre al trasporto merci, si rendono necessari maggiori controlli sulla rete autostradale anche in merito alla circolazione di autobus dal Nord e diretti verso il Sud del Paese, in spregio alle indicazioni governative, che tendono a evitare gli spostamenti tra aree contagiate;

   è di queste ore la notizia dell'arrivo a Pompei di un bus con a bordo una ventina di passeggeri provenienti dalla Toscana e residenti in vari comuni campani (Castellammare di Stabia, Gragnano, Vico Equense e Torre Annunziata), i quali sono riusciti ad arrivare a destinazione senza incappare in alcun posto di blocco lungo il percorso, né è stato dato alcun preavviso o comunicazione alle autorità competenti, circa il loro rientro;

   la denuncia via social dei cittadini ha fatto scattare gli accertamenti da parte delle forze dell'ordine, che stanno provvedendo ad acquisire le prescritte autocertificazioni dai passeggeri, deferiti alle Asl di competenza, nonché a verificare l'eventuale sussistenza di profili di responsabilità in capo alla ditta che percorre la linea Prato-Pompei e dell'autista;

   tale episodio ha fatto emergere le falle nel sistema di controlli azionato per arginare la diffusione del Covid-19, con ricadute negative sulla gestione della pandemia, posto che comportamenti sconsiderati e contra legem pongono in serio rischio la tenuta dello stesso servizio sanitario nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle gravi condizioni in cui sono costretti a operare gli addetti del settore autotrasporti, nonché delle inefficienze del sistema di controlli lungo la rete stradale;

   in che modo intendano agire e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di prevenire l'ulteriore diffusione della pandemia da Covid-19.
(4-04957)


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni il comune di Palermo è stato travolto da una preoccupante inchiesta giudiziaria, rafforzata dalle rivelazioni di un collaboratore di giustizia, che ha portato all'arresto di sette persone, due consiglieri comunali, due funzionari comunali, un professionista e due imprenditori, oggi ai domiciliari per corruzione;

   secondo quanto sta emergendo, nel capoluogo siciliano, ci sarebbe stato un «comitato d'affari», composto da consiglieri comunali, funzionari del comune, professionisti e imprenditori, che avrebbe gestito irregolarmente pratiche edilizie;

   tale quadro indiziario è stato confermato anche dal colonnello Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, secondo cui «Le indagini hanno fatto emergere numerose cointeressenze economiche nel settore dell'edilizia. C'era un comitato d'affari in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali. L'area tecnica del Comune era di fatto una sorte di punto di osservazione privilegiato dal quale individuare le speculazioni edilizie più redditizie per poi pilotare i connessi procedimenti amministrativi»;

   a svelare ai magistrati circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali è stato il pentito Filippo Bisconti, architetto e imprenditore edile arrestato dai carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre 2018 nell'inchiesta Cupola 2.0, e ritenuto a capo del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, due grandi comuni in provincia di Palermo;

   l'indagine, condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e dal nucleo investigativo dei Carabinieri, ha ricostruito alcune delle operazioni speculative che tale «comitato d'affari» coltivava nella città di Palermo, con il coinvolgimento di liberi professionisti e dirigenti del comune stesso, in materia di edilizia sociale residenziale convenzionata;

   da quanto comunicato dall'autorità giudiziaria anche agli organi di stampa locali, sarebbero numerose le pratiche nelle quali si è registrato il coinvolgimento, nelle qualità di volta in volta rivestite all'interno dell'amministrazione comunale, dell'architetto Mario Li Castri, per un periodo anche a capo dell'area tecnica del comune, anche lui arrestato nell'indagine de qua;

   vieppiù, Li Castri ha ricoperto anche il ruolo di presidente della commissione aggiudicatrice dei lavori per la fase 2 del tram a Palermo, appalto il cui costo, a quanto consta all'interrogante sarebbe considerevolmente lievitato rispetto alle previsioni iniziali;

   alcuni dei protagonisti dell'indagine in corso, erano già stati condannati in primo grado con la sentenza n. 1840 del 22 marzo 2018, emessa dal tribunale di Palermo e, tra questi, figura anche Loredana Velardi, moglie di Li Castri e che, in quegli anni, figurava tra i sedici referenti dell'Anticorruzione del comune di Palermo, ossia i soggetti preposti a vigilare sull'attività condotta dai diversi settori dell'amministrazione e riferire sull'attuazione delle norme anticorruzione –:

   se il Governo ritenga di valutare se sussistono i presupposti per l'invio di una commissione di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, alla luce degli elementi sopra rappresentati che interessano il comune di Palermo;

   se si intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, con particolare riguardo ai profili connessi alla realizzazione del tram di Palermo.
(4-04965)


   VILLANI, MARIANI, BARBUTO, MANZO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio nazionale molti sono i comuni in «predissesto» con personale ridottissimo;

   tali comuni in riequilibrio pluriennale possono procedere alle assunzioni di personale previa autorizzazione di una commissione ad hoc del Ministero dell'interno;

   il meccanismo, prevede che ogni anno l'ente comune approvi in previsione, il fabbisogno di personale per l'anno e per il triennio;

   alla luce del drammatico momento storico che la nostra Nazione sta vivendo è necessario che i comuni in predissesto possano procedere subito all'assunzione di personale per servizi essenziali in quanto funzionali alla situazione di emergenza (ad esempio, polizia locale), purché rispettino i parametri e limiti di spesa almeno dell'anno a consuntivo e coincidente col fabbisogno di personale e con i numeri del piano delle assunzioni annuale/triennale già approvato l'anno precedente;

   ad esempio, in molti comuni campani come quelli di Nocera Inferiore e altri, in provincia di Salerno, si vive una grave carenza di personale, nello specifico di vigili urbani: lo stesso comune ha a disposizione degli stagionali che ad oggi non hanno ancora l'autorizzazione ministeriale richiesta per le assunzioni;

   per ogni singolo anno la commissione ministeriale, per i comuni in «riequilibrio pluriennale» deve autorizzare il numero di unità di personale da assumere effettivamente in quell'anno e in mancanza di autorizzazione, non possono procedere ad alcuna assunzione;

   per arrivare però ad assumere materialmente e quindi avere il personale in servizio, sono necessari:

    a) l'approvazione del consuntivo dell'anno precedente;

    b) che la commissione ministeriale dia il via libera al piano assunzioni dell'anno in corso;

   in concreto e ritornando a titolo esemplificativo al comune di Nocera Inferiore (Salerno), benché lo stesso abbia approvato la programmazione del personale per il triennio 2019 2020 e 2021, nel corso del 2019 ha potuto assumere solo quelli dell'anno in corso e solo previa autorizzazione della commissione ministeriale; si precisa che si tratta di agenti di polizia locale semestrali e non a tempo indeterminato;

   la medesima situazione si riscontra in tanti altri comuni del territorio nazionale;

   Anci Campania, a metà febbraio 2020, ha rappresentato che la Conferenza Stato-Città il 30 gennaio 2020 ha deciso che la nuova disciplina sulla determinazione delle facoltà assunzionali per i comuni avrà decorrenza 20 aprile 2020;

   si è ancora in attesa di una circolare interpretativa congiunta al fine di dettare indirizzi applicativi chiari agli enti interessati da parte dei Ministeri competenti, come chiesto dalla Conferenza;

   per assumere il personale del 2020 sebbene in numero invariato rispetto a quanto già programmato, necessita sempre, salvo diverse disposizioni, una nuova autorizzazione;

   data l'emergenza in atto e considerati il rallentamento e/o la sospensione delle attività amministrative, sarebbe opportuno procedere ad assumere in via immediata il personale essenziale delle categorie più urgenti previsto per quest'anno senza attendere l'autorizzazione del Ministero e salvo successiva autorizzazione o ratifica del Ministero preposto alla verifica di coerenza economico-finanziaria;

   i comuni, in tal caso, dovrebbero attenersi allo stesso numero di unità di personale della programmazione annuale triennale già approvata l'anno precedente e che quindi non comporterebbe variazioni all'anno precedente, per il quale vi era già stata autorizzazione ministeriale e ovviamente rispettando i parametri finanziari già autorizzati;

   l'urgenza di assunzione di polizia locale in disponibilità è ancor più urgente in questa fase in cui tra pensionamenti ordinari e «quota 100» i comuni sono carenti per far fronte al controllo del territorio in un momento così grave per il Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere con riferimento ai cosiddetti comuni in riequilibrio, al fine di risolvere, in emergenza, la situazione rappresentata in premessa.
(4-04968)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MUGNAI e D'ETTORE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la sospensione dell'attività didattica nelle scuole e le restrizioni imposte a causa del diffondersi dell'epidemia di Covid-19 hanno reso necessaria l'adozione di urgenti misure volte ad attivare sistemi di didattica a distanza;

   il Ministro interrogato, a tal fine, ha dovuto prevedere strumenti, quali piattaforme per l'insegnamento a distanza, webinar di formazione e contenuti digitali, al fine di garantire la continuità dell'attività didattica;

   le istituzioni scolastiche hanno cercato di rispondere alle nuove esigenze con le risorse disponibili ma la situazione si mostra tale per cui la tecnologia messa a disposizione non sembra all'altezza di sostenere questa speciale contingenza;

   gli strumenti informatici delle scuole appaiono infatti fatiscenti su quasi tutto il territorio nazionale: in particolare, non ci sono linee dedicate da utilizzare in situazioni di emergenza per lo svolgimento di attività didattiche a distanza tali da assicurare la massima riservatezza dei dati e delle immagini;

   la situazione emergenziale, la mancata formazione della maggior parte dei docenti alla didattica digitale e la necessità di pervenire a soluzioni in tempi ristretti rischiano di determinare errori di rilevante importanza: si pensi agli strumenti di profilazione e alla valutazione dei rischi in termini di privacy e protezione dati;

   in un contesto in cui, dal punto di vista generale, si cerca di valutare tutti gli aspetti di tutela e di violazione della privacy e si parla di educazione per i ragazzi alla cittadinanza digitale, sopratutto in merito a questo aspetto, si sta di fatto lasciando le scuole, anzi i singoli docenti, a fronteggiare nodi e difficoltà soltanto affidandosi a sé stessi;

   alcuni insegnanti hanno potuto lavorare su registri elettronici che prevedevano la modalità di svolgimento di lezioni in classi virtuali ma altri sono stati reindirizzati dagli stessi registri su piattaforme esterne, mentre altri si sono arrangiati utilizzando piattaforme o canali più noti ma privati;

   alcune piattaforme messe a disposizione delle grandi aziende della Big Tech o canali di maggiore diffusione – ma privati – sono notoriamente considerati poco discreti, così che una ingente massa di informazioni, immagini, voci e dati di varia natura sono stati riversati su canali poco sicuri cui una persona con competenze informatiche appena al di sopra della media può tranquillamente accedere e da cui può attingere –:

   se non ritenga di dover adottare misure urgenti affinché sia garantita a tutte le scuole la possibilità di svolgere il proprio lavoro, di non interrompere l'erogazione di un servizio fondamentale quale quello scolastico, in condizioni di permanente e massima sicurezza.
(4-04962)


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 è stata disposta la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. La misura, necessaria a contenere la diffusione del virus Covid-19, rappresenta una sfida importante per il sistema scolastico, ponendolo di fronte alla necessità di un suo ripensamento e di una trasformazione, anche in senso digitale;

   il sistema italiano, a oltre due settimane dall'applicazione della disposizione, sta rispondendo in maniera perlopiù positiva al bisogno di portare avanti l'attività didattica, sebbene siano presenti ancora molte disparità tra le istituzioni scolastiche, soprattutto tra il Nord ed il Sud del Paese;

   oltre che a problemi di natura meramente organizzativa e gestionale, la chiusura delle scuole porta ad una riflessione relativa al rischio di aumentare in maniera rilevante l'esclusione sociale di bambini e ragazzi che, privati della routine legata alla giornata scolastica, non hanno accesso alle più basilari opportunità di inclusione sociale, vedendo impattati in senso negativo i loro diritti e le opportunità future;

   tale questione è stata rilevata il 10 marzo 2020 dalle reti Investing in Children e Alleanza per l'infanzia, attraverso un comunicato stampa indirizzato al Governo, in cui hanno presentato la loro proposta diretta a insegnanti ed educatori sociali per garantire in maniera equa un adeguato livello di didattica per i bambini e ragazzi in povertà;

   sono proprio i minori appartenenti alle fasce di popolazione più povere a risentire grandemente della chiusura degli istituti scolastici: spesso è proprio a scuola che fruiscono dell'unico pasto quotidiano e l'accesso all'istruzione rimane l'unica alternativa alla strada. La fragilità dei nuclei familiari di appartenenza può inoltre rendere complessa la gestione dei minori durante l'inattività delle strutture scolastiche e particolarmente difficile il loro sostegno nello studio domestico da remoto, a causa sia dell'assenza di strumenti (connessione internet, computer portatile) che di figure di guida e di supporto. Rileva, inoltre, l'impossibilità di considerare il supporto di una comunità educante, a causa del fermo che caratterizza tutte le attività del territorio nazionale;

   si rileva, inoltre, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 non include alcuna attenzione specifica rispetto alla situazione dei minori: sono presenti deroghe per sportivi ed animali domestici, ma non vi sono riferimenti alla possibilità di una uscita all'aria aperta per bambini e ragazzi, chiusi in casa da lungo tempo. Bisogna, inoltre, tenere in considerazione che alcuni bambini sono costretti a convivere in casa con genitori violenti o tossicodipendenti in crisi d'astinenza; altri vivono in case dove non arriva la luce del sole, non hanno la televisione e giocattoli, vivono in case senza riscaldamento o con i vetri delle finestre rotti e tappati con il cartone. La casistica è, ovviamente, ancora più ampia e scoraggiante;

   il rischio è quello di generare un trauma profondo che rischia di impattare un'intera generazione e che prevedibilmente allargherà ancora di più la forbice sociale;

   risulta urgente, dunque, ragionare su azioni volte a sostenere le famiglie con problemi economici o che vivono in aree dove la dispersione scolastica è a livelli altissimi e che possano accompagnare la misura della chiusura delle scuole –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere al fine di sostenere i minori in situazioni particolarmente problematiche e caratterizzate da povertà economica;

   quali interventi strutturati e di natura pedagogica intenda promuovere per la salvaguardia della sfera emozionale dei minori.
(4-04976)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 69 del 19 luglio 2019, all'articolo 10, ha introdotto l'articolo 612-ter del codice penale, chiamato più comunemente «revenge porn», consistente nella sottrazione e diffusione illecita e senza consenso delle persone rappresentate di immagini o video a contenuti sessualmente espliciti e destinati a rimanere privati. Tale comportamento illecito è punito con la reclusione da uno a sei anni e la sanzione da 5 mila a 15 mila euro; pena, quest'ultima, che si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli interessati. La fattispecie è aggravata se i fatti sono commessi nell'ambito di una relazione affettiva, anche cessata, ovvero mediante l'impiego di strumenti informatici;

   l'introduzione di tale nuova fattispecie di reato si è resa necessaria a fronte della sua preoccupante espansione, spesso ai danni di donne e minori, e come frequente misura di ritorsione nei confronti di un ex partner, comportando pesanti ricadute sulle vittime conseguenti all'esposizione di momenti intimi in maniera virale, incontrollata e illegale;

   alcune testate nazionali («Sky Tg24», in data 19 febbraio 2020) hanno riportato la notizia secondo la quale una donna bresciana di 40 anni, vittima di revenge porn, sia stata licenziata dal suo datore di lavoro per un presunto danno di immagine all'azienda legato alla diffusione dei video oggetto della denuncia medesima da parte della donna. Dopo la denuncia della 40enne, la procura di Brescia avrebbe iscritto tre persone nel registro degli indagati;

   per far fronte ai cosiddetti reati informatici, che hanno implicazioni sovranazionali, è senz'altro necessaria una convergenza da parte dei Paesi a livello internazionale;

   risulta necessario affrontare con urgenza alcune ineludibili questioni, come, ad esempio, il ruolo delle piattaforme e degli strumenti di trasmissione digitali e informatici rispetto alla diffusione delle immagini sessualmente esplicite pubblicate senza il consenso degli interessati, piuttosto che la definizione di specifici programmi, con particolare riferimento ai giovani, di educazione digitale ed educazione alla affettività –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra menzionati e se intendano avviare, per quanto di competenza, un monitoraggio per accertare eventuali casi analoghi a quello descritto in premessa, anche al fine di assumere iniziative normative per evitare che le vittime del cosiddetto revenge porn possano subire danni sul piano lavorativo;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche normative e in sinergia con i gestori di siti internet e delle piattaforme dei social network, volte a prevedere – per contrastare i reati commessi per mezzo di strumenti informatici e telematici attraverso i quali il contenuto lesivo di alcune immagini è destinato a propagarsi con virulenza nell'immediatezza della prima pubblicazione – il blocco immediato di tali contenuti, con oscuramento e rimozione delle immagini diffuse, così come ad esempio previsto per il cosiddetto reato di cyber bullismo, ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 71 del 2017;

   quali ulteriori iniziative si intendano adottare per contrastare tali comportamenti lesivi e persecutori e prevenirne la diffusione.
(5-03771)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in una recente audizione presso la Camera dei deputati, l'Istituto nazionale di statistica (Istat) ha diffuso i dati statistici risultanti da un'indagine condotta in materia di partecipazione femminile al mercato del lavoro e di conciliazione dei tempi di vita familiare e professionale;

   quest'indagine ha preso in considerazione le varie fasi del ruolo delle donne nel mercato del lavoro, dall'istruzione, all'inserimento, alla retribuzione e ne è uscito un quadro estremamente scoraggiante che evidenzia, non solo, lo scarso utilizzo del capitale umano femminile, ma anche la marcata difficoltà per le donne a trovare una posizione lavorativa e retributiva adeguata ai livelli di istruzione raggiunti;

   dai dati emersi permane, inoltre, la grande disparità di genere nell'ambito degli incarichi apicali, particolarmente in alcuni settori della pubblica amministrazione - università e sanità, dove, invece, grande è la presenza di lavoratrici;

   il dato più preoccupante riguarda il peggioramento complessivo della qualità del lavoro delle donne, con un incremento della precarietà dei rapporti di lavoro e della crescita del cosiddetto part time involontario; quest'ultimo favorisce la flessibilità dal lato delle imprese piuttosto che quella delle lavoratrici;

   inoltre, il considerevole incremento del part time femminile involontario ha investito anche il lavoro a termine, tanto che nella media dei primi tre trimestri 2019 il 43,5 per cento delle lavoratrici a tempo determinato ha un lavoro part time, sperimentando così una condizione di doppia vulnerabilità, in una realtà in cui la donna lavoratrice si trova spesso costretta a scegliere un impiego a tempo determinato part time a causa dei carichi familiari e della difficoltà di conciliare i tempi di lavoro con quelli di vita familiare;

   molte sono state le misure di carattere normativo introdotte negli ultimi anni in tema di sgravi contributivi, per far fronte al costante calo dell'occupazione e incentivare le assunzioni in particolare dei giovani e delle donne, sia su tutto il territorio nazionale che nello specifico nel Mezzogiorno d'Italia; in particolare, sono stati previsti nelle passate leggi di bilancio e nel «decreto dignità» importanti incentivi per favorire la stipula di contratti a tempo indeterminato; inoltre, l'articolo 4 della legge n. 92 del 2012 prevede che, al fine di favorire l'assunzione di donne, tutti i datori di lavoro, con esclusione dei datori di lavoro domestico, possano accedere a importanti sgravi contributivi, più precisamente in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato;

   tuttavia, dai dati che sono stati diffusi si evince che questi incentivi non sono sufficientemente utilizzati; spesso addirittura alcune di queste misure sono rimaste sulla carta a causa della mancanza dei provvedimenti attuativi, causando dunque il perdurare del divario di genere e la precarietà del lavoro femminile in Italia che rimangono tra i più alti in Europa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se intenda adottare iniziative organiche volte a superare il divario tra occupazione maschile e femminile, anche attraverso una maggiore promozione degli incentivi previsti a legislazione vigente, al fine di favorire altresì l'assunzione stabile delle donne.
(4-04948)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i ricercatori dell'Università americana Johns Hopkins, in un articolo pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, hanno rilevato che i primi sintomi del coronavirus, a fine incubazione, iniziano in media circa dopo 5,1 giorni dalla prima esposizione al virus;

   in pochissimi casi si sono manifestati oltre i due giorni dopo; nella maggior parte dei casi si manifestano dopo undici giorni: il valore medio è dunque stimato intorno ai 5 giorni;

   gli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health indicano che il periodo di 14 giorni di quarantena usato, per esempio, nei centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie per individui potenzialmente esposti da coronavirus è un «periodo di tempo ragionevole per monitorare gli individui e lo sviluppo della malattia»;

   in sostanza, due settimane sono quelle necessarie (anche se ci può essere qualche caso extra, che va dunque oltre questo lasso di tempo) per rendersi conto di un possibile contagio;

   conclusivamente, è ormai indubbio che anche i pazienti asintomatici da Covid-19 siano in grado di trasmettere inconsapevolmente il nuovo coronavirus ai loro vicini contatti, provocando un inquinamento virale con le cosiddette «goccioline di Flügge» che prendono il nome dal professore Carl Georg Friedrich Wilhelm Flügge noto soprattutto per le ricerche sulla diffusione in ambiente dei microrganismi della cavità orale tramite tosse e starnuto;

   le «goccioline di Flügge» sono micro gocce di saliva (vapore acqueo) in grado di rimanere sospese in aria e di veicolare, dispersi in aerosol, agenti infettivi di malattie come il coronavirus;

   il pericolo maggiore dal punto di vista epidemiologico sono soprattutto i soggetti asintomatici che trasmettono inconsapevolmente il coronavirus attraverso le goccioline di Flügge e non solo con gli starnuti e i colpi di tosse e questi soggetti facilmente circolano per motivi di lavoro e/o nonostante l'invito a rimanere nelle proprie case esteso a tutta la popolazione;

   l'uso di mascherine o, in mancanza, di foulard o altri mezzi di contenzione respiratori anche banali, può contenere efficacemente la dispersione delle goccioline di Flügge di questi infettati asintomatici riducendo drasticamente quindi la carica virale presente nell'ambiente –:

   se ritenga di assumere le iniziative di competenza, anche a carattere normativo, per imporre l'utilizzo di strumenti di «contenzione» (mascherine o similari) a tutta la popolazione presente sul territorio italiano, quando esce da casa, e non solo ai pazienti sintomatici e a chi li assiste, che necessitano invece di protezioni di alto livello con mascherine filtranti o con scafandri.
(2-00677) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalla comunicazione del Ministero della salute, prot. 2627-P del 1° marzo 2020, trasmessa, tra gli altri, agli assessorati alla sanità delle regioni a statuto ordinario e speciali, la direzione generale della programmazione sanitaria, facendo seguito alla circolare prot. Gab 2619 del 29 febbraio 2020, che contiene le linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da Covid-19, ha fornito alle regioni e alle pubbliche amministrazioni le indicazioni relative alla necessità di incremento della disponibilità per le discipline terapia intensiva, malattie infettive e tropicali, pneumologia e ulteriori indicazioni relative alla gestione dell'emergenza Covid-19;

   in particolare, dalla predetta comunicazione si evince che «alla luce di quanto verificatosi negli ultimi giorni negli ospedali della Regione Lombardia, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) del Dipartimento della Protezione Civile, allargata agli esperti, ritiene necessario che, nel minor tempo possibile, in strutture pubbliche e in strutture private accreditate, sia: (...) b) attivato a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilità di posti letto come segue: 1) del 50 per cento del numero di posti letto in terapia intensiva (TI); 2) del 100 per cento del numero di posti letto in unità operative di pneumologia e in unità operative di malattie infettive (...)»;

   secondo quanto si evince dalla nota prot. n. 53642/1 avente ad oggetto «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 — Struttura sanitaria di Terlizzi — Disposizioni», sembrerebbe che, contrariamente a quanto indicato dalla predetta comunicazione del Ministero della salute, la direzione generale dell'Asl di Bari abbia disposto: la cessazione delle attività di pronto soccorso presso l'ospedale «Sarcone» di Terlizzi, con contestuale attivazione di una ulteriore postazione di tipologia medicalizzata, mobile in ragione dell'emergenza sanitaria Covid-19 fissa — 118, h24 a partire dalle ore 8 del 16 marzo 2020; l'utilizzazione degli attuali posti letto di medicina come posti letto di lungodegenza post-acuzie (n. 20); l'utilizzazione dei posti letto di pneumologia come posti letto di riabilitazione pneumologica fino ad un massimo di n. 20 posti letto; il mantenimento delle attività di riabilitazione cardiologica con n. 10 posti letto;

   appare evidente e paradossale, dunque, che mentre da un lato l'ospedale «Sarcone» di Terlizzi è in grado, dal punto di vista strutturale e strumentale, di accogliere e curare pazienti affetti dalla malattia Covid-19, dall'altro, secondo quanto disposto da precedenti provvedimenti della regione Puglia, di fatto si preferisce accogliere pazienti in fase di riabilitazione, cessando tutte le attività connesse alle unità operative di pronto soccorso, pneumologia e medicina e destinando allo scopo i relativi posti letto a servizi di riabilitazione e post-acuzie;

   in data 11 marzo 2020, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che la malattia «Covid-19 può essere caratterizzata come una pandemia» in ragione del numero di casi in forte aumento al di fuori della Cina, aumentato di 13 volte, e del numero di Paesi colpiti che risulta triplicato. L'Oms ha altresì evidenziato che ci sono più di 118.000 casi in 114 Paesi e 4.291 deceduti e che, nei giorni e nelle settimane a venire, è previsto l'aumento del numero di casi, del numero di decessi e del numero di Paesi colpiti –:

   se non intenda adottare le iniziative urgenti di competenza, in sinergia con la regione Puglia, per garantire, in caso di alta diffusione anche nel nord barese del virus «Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2» (SARS-CoV-2), un'adeguata erogazione dei livelli essenziali di assistenza e, in particolar modo, l'assistenza a un alto numero di possibili pazienti affetti da Covid-19 presso l'ospedale «Sarcone» di Terlizzi, tenuto conto del fatto che la struttura sanitaria è già in grado, dal punto di vista strutturale e strumentale, di accogliere e curare pazienti affetti dalla predetta malattia.
(5-03769)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAPIA, D'ARRANDO e DEIANA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in queste ore una importante emergenza sanitaria legata alla diffusione del virus Covid-19 sta interessando l'intero territorio nazionale, con difficoltà notevoli per l'intero sistema sanitario;

   particolari gravità si registrano presso l'ospedale San Francesco di Nuoro, dove è tuttora in servizio personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e altro) venuto a contatto nei giorni scorsi con altri colleghi già risultati positivi al tampone e attualmente in stato di quarantena. Nonostante il personale continui a contattare, invano, sia l'Ufficio igiene del presidio che la direzione generale, per potersi sottoporre al tampone e verificare il proprio stato di salute, tali appelli continuano a rimanere inascoltati;

   esistono, dunque, reali possibilità che tra il personale in servizio vi siano operatori che abbiano contratto il virus e che, obbligati a prestare servizio per fronteggiare l'emergenza, stiano mettendo a rischio la loro salute e quella dei pazienti;

   presso il suddetto presidio, come in molti ospedali dell'isola, vi è altresì forte carenza (e in alcuni casi totale assenza) di dispositivi di protezione individuale (Dpi) come mascherine, tute e occhiali, necessari per schermare il personale sanitario ed evitare ulteriori contagi;

   dopo svariate missive inviate agli organi competenti da parte dell'interrogante, tra cui la regione autonoma Sardegna e l'Ats Sardegna e la direzione dell'Assl di Nuoro, in data 10 marzo 2020 la sottoscritta ha provveduto a inviare una nuova comunicazione urgente per richiedere all'assessore regionale alla sanità, dottor Mario Nieddu, la chiusura immediata di tutto l'ospedale San Francesco per procedere alla bonifica di tutta la struttura, con contestuale richiesta di sottoporre tutto il personale sanitario in servizio a tamponi per scongiurare ipotesi di positività al virus Covid-19;

   nonostante le continue richieste, al momento non sembrano essere state adottate le dovute e necessarie misure;

   la salute del personale sanitario in servizio presso il presidio nuorese — e di tutti coloro che stanno operando in tutti gli ospedali del territorio nazionale — ha un valore inestimabile al pari di quella di ogni cittadino e come tale deve essere assolutamente tutelata, fornendo a medici, infermieri e tutto il personale, ogni strumento possibile per fronteggiare l'emergenza sanitaria senza rischi per la vita, sia degli operatori che dei pazienti stessi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto per assicurare la regolare attività degli ospedali, tenuto conto del caso esposto in premessa, garantendo la massima tutela del personale sanitario e, al contempo, quella di tutti i pazienti.
(4-04960)


   VILLANI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i medici dell'emergenza sanitaria territoriale 118 che operano sui mezzi di soccorso avanzato, nelle centrali operative 118, nei presidi territoriali di emergenza e nei pronto soccorso ospedalieri svolgono una funzione fondamentale nella gestione dei pazienti critici a partire dal domicilio del paziente o laddove si è verificato l'evento patologico;

   nonostante questo, molteplici aziende sanitarie presenti in varie aree del territorio nazionale (ad esempio, Campania, Calabria) hanno sospeso il pagamento dell'indennità regionale prevista ai sensi e per gli effetti degli accordi integrativi regionali (A.i.r.) per i medici convenzionati dell'emergenza sanitaria territoriale;

   il sistema di emergenza aziendale con questo provvedimento iniquo rischia un ulteriore danno, oltre all'epidemia: i medici aderenti alle organizzazioni sindacali FP CGIL Medici, FISMU, FIMMG, SMI e SNAMI del settore emergenza sanitaria proclamano lo stato di agitazione e la messa in atto di tutte le azioni previste, fino allo sciopero generale, necessarie alla risoluzione dell'attuale situazione critica, in segno di protesta nei confronti di un provvedimento abnorme nell'applicazione del proprio contratto di lavoro;

   nella attuale peculiare congiuntura epidemiologica da cosiddetto coronavirus, è indubbiamente necessario e urgente scongiurare ogni ulteriore motivo di distonia di un sistema dell'emergenza territoriale 118, che a tutt'oggi non garantisce standard organizzativi uniformi e dotazione organica adeguata dei mezzi di soccorso avanzati (Msa);

   l'emergenza sanitaria che si sta vivendo focalizza, altresì, l'attenzione su un importante aspetto che fonda la propria ratio su tutte le recenti disposizioni straordinarie per la gestione di tutte le segnalazioni di sospetta infezione al 118, dalla cui efficienza dipende l'efficacia di tutte le misure di contenimento dell'epidemia, non ultimo l'accesso improprio e pericoloso di tutti i casi sospetti di infezione ai pronto soccorso regionali;

   la necessità di dover garantire la sicurezza e la salvaguardia della salute dei cittadini impone che il servizio non venga compromesso dall'assenza della figura medica e dalla riduzione delle risorse impegnate;

   è necessario prestare la massima attenzione sulle ragioni della protesta e delle agitazioni dei medici succitati nei confronti di decisioni che mettono a dura prova la stabilità del sistema sanitario dell'emergenza sanitaria territoriale 118 sull'intero territorio nazionale –:

   di quale elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo al fine di:

    a) disincentivare le defezioni dei medici attualmente impegnati nell'emergenza e urgenza;

    b) potenziare presidi, equipaggi, mezzi e protocolli per consentire che i servizi di emergenza-urgenza (Seu) territoriali siano messi in condizione di affrontare con efficacia ed efficienza la sfida del contenimento dell'epidemia in atto.
(4-04969)


   MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come risulta da una lettera inviata al presidente della regione Campania il 16 marzo 2020 dai medici del presidio ospedaliero San Giovanni Bosco di Napoli, si registra una situazione gravissima al pronto soccorso di tale ospedale;

   circa venti giorni fa sono state realizzate due tende all'esterno dell'ospedale, con lo scopo di evitare che i pazienti Covid-19 possano entrare in contatto con altri pazienti e con personale medico e paramedico, nessuno dotato dei necessari dispositivi di protezione individuale (Dpi), con evidenti rischi di contagio;

   la decisione si inquadra nell'ambito della generale politica di tutela adottata dalle autorità sanitarie nazionali; tuttavia risulta all'interrogante che le tende in questione non siano poi state dotate di alcuno strumento idoneo ad apprestare il primo soccorso ai pazienti con sospetta infezione (lettino, farmaci, ossigeno e altro) e siano rimaste prive di personale sanitario, e siano quindi inutilizzate;

   pertanto, i pazienti che giungono all'ospedale con sintomi che possono essere riferiti all'infezione da Covid-19 vengono inopinatamente fatti transitare all'interno del pronto soccorso, poiché non sono stati individuati percorsi dedicati e protetti;

   il 12 marzo 2020, una paziente con sintomi e anamnesi fortemente indicativi della positività al Covid 19, ha stazionato per circa 2 ore nei locali del pronto soccorso, con medici che l'hanno assistita a stretto contatto senza dispositivi di protezione individuale adeguati. La paziente è stata successivamente ricoverata in rianimazione per crisi respiratoria acuta, dove di lì a qualche ora è, purtroppo deceduta;

   i risultati del tampone si sono avuti solo il 15 marzo, e fino a quel momento non è stata eseguita alcuna sanificazione degli ambienti, nonostante le ripetute richieste del personale medico e infermieristico, il personale medico e sanitario entrato in contatto con la paziente è stato posto in quarantena solo dopo tre giorni, continuando per quel periodo di tempo a prestare servizio, oltre che ad andare e venire dal proprio domicilio;

   allo stato, le procedure di accettazione al pronto soccorso dell'ospedale S.G. Bosco continuano ad essere immutate, nonostante il numero di accessi di pazienti con sintomi Covid-19 stia considerevolmente aumentando;

   risulta all'interrogante che della situazione sopra esposta sia stata data ripetutamente notizia al responsabile del pronto soccorso e alla direzione sanitaria, nonché al direttore generale Asl Na, affinché si garantisse la funzionalità delle tende, o quanto meno fossero istituiti quei protocolli di accesso per i pazienti con sospetto Covid-19, all'evidente fine di evitare e limitare la diffusione del virus, per evitare di ripetere ciò che avvenne a Codogno con il cosiddetto paziente uno, e che l'ospedale diventi esso stesso un bacino di diffusione amplificato della malattia;

   tuttavia, non risulta che tali sollecitazioni abbiano avuto alcun effetto;

   a parere dell'interrogante, la situazione del pronto soccorso del San Giovanni Bosco è in palese contraddizione con la politica generale di contenimento adottata dal Governo e rischia di diventare una pericolosa falla nel sistema sanitario nazionale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, in raccordo con la regione, per consentire, senza indugio, il corretto funzionamento delle strutture menzionate dell'ospedale San Giovanni Bosco, nonché per implementare le procedure necessarie per far fronte all'emergenza.
(4-04973)


   PAOLO RUSSO, D'ATTIS, PITTALIS, POLVERINI, PELLA, VIETINA, NAPOLI, ELVIRA SAVINO, BAGNASCO, MILANATO, CASSINELLI, SQUERI, MARIA TRIPODI, RIPANI, BERGAMINI, LABRIOLA, ORSINI, PALMIERI, RUFFINO, CASCIELLO, GIACOMONI, CARFAGNA, NEVI, ROSSO e FERRAIOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 marzo 2020 al consueto appuntamento quotidiano dei vertici della Protezione civile nazionale delle ore 18 con la stampa hanno partecipato il dottor Angelo Borrelli, Capo del dipartimento della Protezione Civile ed il dottor Fortunato Paolo D'Ancona, in rappresentanza dell'Istituto Superiore di Sanità;

   dall'inizio dell'epidemia di Covid-19 la categoria professionale più esposta è sicuramente quella del personale sanitario e di quanti operano e lavorano nell'ambito di attività e servizi sanitari di pubblica utilità;

   considerando, in largo difetto, che oltre 2.000 sono i medici, biologi, tecnici, farmacisti, infermieri che sono risultati positivi al contagio con il Covid-19;

   migliaia invece sono stati gli operatori sanitari in quarantena per aver avuto stretti contatti con pazienti risultati positivi al Covid-19;

   ormai si contano a decine i medici, sanitari, infermieri e farmacisti che cadono sul campo di una battaglia combattuta al fronte e senza risparmio di abnegazione e di dedizione;

   la Federazione dei Medici di Medicina Generale, nella persona del presidente ha denunciato (nel corso del programma «Coffee break» del 12 marzo 2020 in onda su La7) a più riprese che proprio i medici di Medicina generale sono del tutto privi di dispositivi di tutela individuale (mascherine, guanti e altro) e che questa «è una vera vergogna italiana»;

   si moltiplicano in queste giornate gli allarmi e gli appelli di direttori sanitari, responsabili sindacali, direttori generali di aziende sanitarie, assessori regionali e presidenti delle Regioni per chiedere con forza un numero adeguato di mascherine e DPI utili proprio a quel personale sanitario che è al fronte di questa battaglia senza sosta;

   proprio in occasione della suddetta conferenza stampa del 14 marzo il dottor D'Ancona, in rappresentanza dell'Istituto Superiore di Sanità, ha sostenuto come fosse «da capire se il grande numero di operatori sanitari che si sono contagiati avesse contratto il virus in ambiente di lavoro o fuori». Si tratta di affermazioni imbarazzanti sul piano etico, sbagliate sul piano tecnico ed offensive sul piano professionale per le decine di migliaia di operatori che ancor oggi senza tutele continuano ad affrontare e sostenere i rischi sanitari;

   la gravità delle dichiarazioni di D'Ancona è stata sottolineata da un comunicato congiunto (cosa che a memoria non si ricorda nella storia delle relazioni sindacali italiane) di oltre 20 sigle sindacali del comparto: ROI-EMAC – ANAAO ASSOMED – CIMO FESMED – CISL MEDICI – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – FIMMG – FIMP – FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SANITARI – FVM Federazione Veterinari e Medici – SMI – SNAMI – SUMAI ASSOPROF – UIL FPL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE AREE CONTRATTUALI MEDICA, VETERINARIA SANITARIA. Sindacati medici che si sono interrogati su questo aspetto: «Sicuri che la Protezione civile sia civile?»;

   l'improvvida sortita del dottor D'Ancona rischia di gettare una pesante ombra di discredito non tanto nei confronti del personale sanitario gratificato dalla molteplicità di flash mob che l'Italia civile sta loro dedicando, ma nei confronti dell'ISS, massima istituzione scientifica di sanità italiana, macchiandone l'affidabilità ed il valore scientifico –:

   quali iniziative si intenda adottare a tutela degli operatori sanitari che, mettendo a rischio la loro salute, sono da settimane in prima linea nella cura delle persone contagiate e nel contrastare la diffusione del virus, e se non intenda stigmatizzare e prendere le opportune iniziative di competenza a fronte delle gravissime affermazioni del rappresentante dell'ISS di cui in premessa, che ledono la dignità stessa dei suddetti operatori sanitari.
(4-04975)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con il PO Fesr (fondo europeo di sviluppo regionale) 2007-2013 è stata cofinanziata con oltre 137 milioni di euro la «Costruzione di tre linee tramviarie nel Comune di Palermo»; tali lavori sono stati oggetto della delibera dell'Anac CP-5 del 30 settembre 2014 dalla quale emerge che i lavori sono stati appaltati nel giugno 2006 e che il collaudo e la messa in funzione sono avvenuti tra fine 2015 e inizio 2016;

   il 30 aprile 2016 il Presidente del Consiglio e il sindaco di Palermo hanno stipulato il Patto per Palermo; nel suddetto patto (presa d'atto della giunta comunale con delibera n. 89 del 9 maggio 2016) risulta individuato il «sistema tram di Palermo – II fase», prevedendo oltre 198 milioni di euro per la realizzazione di ulteriori tratte denominate A, B e C; con la medesima deliberazione della giunta è stato nominato come rappresentante del comune nel comitato di indirizzo e controllo previsto all'articolo 5 del Patto, l'architetto Mario Li Castri;

   la delibera di giunta comunale n. 67 del 4 aprile 2017 ha stabilito le procedure di affidamento del servizio di progettazione e appalto del sopracitato intervento, prevedendo un concorso di progettazione per la predisposizione della progettazione definitiva delle tratte A, B e C; il dirigente proponente di tale atto deliberativo è Li Castri;

   con determina sindacale n. 83 del 10 luglio 2017, Li Castri è stato nominato presidente della commissione giudicatrice del concorso di progettazione; si evidenzia che la nomina appare in contrasto con l'articolo 107, comma 3, lettera a), del decreto legislativo n. 267 del 2000, per cui le presidenze delle commissioni di gara e di concorso sono attribuite esclusivamente ai dirigenti sulla base dei regolamenti dell'ente; l'articolo 12 del regolamento del comune di Palermo sull'ordinamento degli uffici, all'articolo 12, comma 14, statuisce che «La presidenza delle gare [...] è di norma attribuita ai Dirigenti dei servizi competenti per materia. [...] Il Segretario generale può nominare altro dirigente in servizio c/o l'Amministrazione comunale, applicando il criterio della rotazione»; la nomina di Li Castri appare di dubbia legittimità, in quanto effettuata dal sindaco (e non dal segretario generale); inoltre, andrebbe valutata la piena conformità alla normativa della permanenza di Li Castri nel ruolo di presidente della commissione, anche alla luce del fatto che lo stesso era titolare di un incarico dirigenziale a tempo determinato;

   il progetto definitivo delle linee A, B e C del tram, a seguito del concorso di progettazione, prevede lo smantellamento di un terminal, la rimozione delle barriere e delle catenarie, lo spostamento di binari e la modifica tecnologica delle vetture, comportando una modifica rilevante e sostanziale di un intervento collaudato a fine 2015 e ponendo la necessità di una valutazione della durabilità dell'investimento, anche ai sensi dell'articolo 57 del regolamento (CE) n. 1083/2006;

   l'architetto Mario Li Castri è stato arrestato il 29 febbraio 2020 con l'accusa di corruzione nella sua qualità di funzionario del comune di Palermo; lo stesso Li Castri era già stato condannato in primo grado dal tribunale di Palermo per una lottizzazione abusiva con sentenza n. 1840 del 22 marzo 2018;

   risultano pendenti due ricorsi presso il Tribunale amministrativo presentati da Confcommercio e da un comitato di cittadini che sollevano argomentazioni che si intendono qui integralmente richiamate;

   con nota n. 2612 del 14 gennaio 2019 l'assessorato regionale dell'ambiente, in quanto autorità competente ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, ha chiesto al comune di Palermo di presentare una istanza per un procedimento di valutazione ambientale strategica di uno strumento di pianificazione organica del sistema tramviario (individuato nel cosiddetto piano urbano per la mobilità sostenibile (p.u.m.s.), al fine di poter effettuare una valutazione ambientale strategica complessiva;

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2017 stabilisce che la valutazione ambientale strategica (vas), in linea con la normativa europea e nazionale, venga completata prima dell'adozione e dell'approvazione del piano urbano della mobilità sostenibile; ciò non è avvenuto nel caso di Palermo, in quanto il piano è stato adottato con delibera della giunta n. 121 del 3 luglio 2019, contestualmente all'istanza per l'avvio della Vas; alla data odierna, a quanto consta all'interpellante, non risulta ancora definito il rapporto ambientale previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e che «accompagna l'intero processo di elaborazione e approvazione» del piano;

   risulta prioritario finanziare la realizzazione della linea C che consentirebbe di chiudere e ottimizzare il circuito oggi esistente; la realizzazione delle tratte A e B è alla base delle criticità sollevate da cittadini e associazioni di categoria;

   sussistono, ad avviso dell'interpellante, preoccupanti ombre relative all'iter amministrativo di tale progetto inserito nel Patto per Palermo –:

   se il Governo sia a conoscenza delle informazioni sopra riportate e se, alla luce delle risorse statali destinate all'opera, intenda promuovere, per quanto di competenza, un'approfondita istruttoria tesa a una rivalutazione dell'intervento «Sistema tram Palermo – Fase II» e a verificare la possibilità di una revisione e riprogrammazione che tengano in considerazione quanto citato in premessa.
(2-00676) «Varrica».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE, DELMASTRO DELLE VEDOVE, VARCHI e FERRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la crisi del Covid-19 o Coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà il sistema sanitario, la coesione sociale e l'economia;

   la Presidenza del Consiglio dei ministri ha adottato diverse misure al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, disponendo la sospensione delle manifestazioni, degli eventi e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, così come da decreto del 4 marzo 2020;

   il drastico calo di vendite di prodotti culturali, libri, musica e dvd, la cancellazione di concerti, di spettacoli teatrali, la disdetta di mostre e visite culturali con presenze nei musei che non raggiungono il 20 per cento di quelle normalmente registrate, l'annullamento di festival ed eventi fieristici, la chiusura delle sale cinematografiche, la sospensione delle produzioni audiovisive nazionali e internazionali e, in generale, il congelamento di attività o iniziative già programmate stanno generando danni economici rilevanti su tutto il territorio nazionale, stravolgendo investimenti e sviluppo dell'industria culturale, con rischi per la situazione occupazionale di migliaia di lavoratori dello spettacolo, come denunciato dall'Associazione generale italiana dello spettacolo;

   secondo le stime della Siae, ammonta a 7,3 milioni di euro la perdita per gli spettacoli teatrali;

   gli incassi cinematografici hanno subito un crollo del 75 per cento, secondo le ultime stime;

   Assomusica registra una perdita di 12,7 milioni di euro a causa della cancellazione o del rinvio di concerti di musica popolare contemporanea;

   si tratta di diminuzioni di incassi e fatturati che vanno dal 20 per cento al 70 per cento a seconda delle realtà e che, anche se sono più evidenti in Piemonte, Lombardia, Veneto, si estendono in tutto il territorio nazionale, come rilevato da Federculture;

   ai danni diretti si aggiungono quelli indiretti, derivanti dalla contrazione della fruizione dei servizi ausiliari integranti l'offerta museale, erogati dai concessionari, come bookshop e servizi di ristorazione;

   a livello di consumi, indica Federculture, si potrebbe determinare una perdita di circa 3 miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative, stimando nel prossimo semestre una diminuzione del 20 per cento dei consumi nel settore;

   secondo la Fipe, le perdite derivate dalla cancellazione della manifestazioni sportive è pari a 50 milioni di euro al giorno, con una prima stima pari a 4 miliardi di euro nel primo trimestre –:

   quali iniziative intendano porre in essere per garantire sostegno finanziario a tutti gli organismi teatrali, sia finanziati dal Fondo unico dello spettacolo che fuori dal contributo Fondo medesimo, alle imprese cinematografiche, agli spettacoli viaggianti, alle attività circensi, agli intermediari turistici e alberghieri, alle società sportive e ai luna park, che con il decreto del Presidente del Consiglio del 4 marzo 2020 e i nuovi obblighi sanitari, hanno subito gravi danni economici e se, a fronte della necessità del rilancio di domanda e offerta di cultura, non ritengano necessario adottare iniziative per varare misure straordinarie per garantire liquidità alle imprese culturali, con immediato stanziamento di risorse per facilitare l'accesso al credito, per fondi straordinari per le imprese, per azzerare le rate dei mutui, per istituire un credito d'imposta per gli investimenti, per abbattere tutte le imposte locali, regionali e nazionali, snellire gli adempimenti burocratici, assicurare in maniera tempestiva i pagamenti della pubblica amministrazione, tutelare i lavoratori dello spettacolo, istituendo un reddito di emergenza nazionale, e garantire benefici fiscali per i consumi culturali.
(3-01374)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso dalla stampa un esposto sulla gara del Trasporto pubblico locale in Toscana – la più importante d'Europa in termini economici, del valore di 4 miliardi di euro – è stato presentato alla magistratura; la gara è stata oggetto di ricorsi, ignorati dalla regione Toscana che ha deciso comunque di affidare la gestione ad Autolinee toscane (del gruppo francese Ratp), nonostante ancora oggi si attendano decisioni della magistratura. Presidente e responsabile unico della gara è stato nominato nel 2015 l'ingegnere Saverio Montella, già dirigente del settore mobilità e trasporto pubblico locale della regione Toscana. Al suo pensionamento è stato sostituito con l'ingegnere Riccardo Buffoni, anch'egli dirigente del trasporto pubblico della regione: precedentemente aveva ricoperto incarico simile in provincia di Arezzo guidata dall'attuale assessore ai trasporti della regione Vincenzo Ceccarelli. Fra i membri, poi, sono stati nominati: Stefano Pozzoli, che su articoli apparsi sulla stampa si definisce uomo d'area di Rossi, già nominato dalla stessa regione commissario del Carnevale di Viareggio, incarico che ha ricoperto per 19 mesi percependo una somma di circa 100 mila euro oltre rimborsi spese. Lo stesso Pozzoli è stato sindaco revisore di Alexa s.p.a. società il cui socio di maggioranza è Ratp, veicolo per la partecipazione a gare sul Trasporto pubblico locale, di cui era presidente l'ingegnere Bruno Lombardi attualmente presidente di Autolinee Toscane (gruppo Ratp); Mario Sebastiani, professore universitario che ha collaborato alla stesura di un libro dal titolo «Società pubbliche e servizi locali», edito da Maggioli, scritto dall'avvocato Massimiliano Lombardo, uno degli avvocati della Ratp in Italia;

   fra i personaggi con un ruolo molteplice nella vicenda ci sono anche: l'ingegnere Marco Gorelli, attualmente consulente per Ratp, che tra il 2006-2008 ha assunto incarichi per 80.000 euro dalla regione Toscana, «per la definizione del suddetto Programma Regionale dei Servizi di Trasporto Pubblico Locale con particolare riguardo all'integrazione ed aggiornamento del quadro conoscitivo e delle condizioni tecnico-economiche della produzione del servizio di trasporto pubblico locale su gomma in Toscana»;

   l'ex portavoce del presidente della regione Enrico Rossi, Remo Fattorini, che una volta pensionato ha iniziato a collaborare con l'ufficio stampa di Gest-Ratp;

   la figlia Sara Fattorini che è consulente legale di Autolinee Toscane e ha effettuato sopralluoghi tecnici per Autolinee Toscane insieme al succitato Gorelli. Il consigliere di Stato che ha redatto la sentenza del dicembre 2019 che ha annullato la sospensiva decisa dal Tar, inoltre, è il dottor Stefano Fantini, componente dell'organismo che ha il compito di dirimere eventuali controversie per lo svolgimento della procedura per la realizzazione della Tav fra l'Italia e la Francia. Gest (Ratp), infine, ha sponsorizzato nel 2015 (anno di assegnazione della gara) la festa de l'Unità del Pd di Firenze;

   a parere dell'interrogante dagli elementi suddetti emerge un quadro di non sufficiente terzietà, tale da turbare la concorrenza, la correttezza e trasparenza nella gara –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se non si intendano adottare le iniziative di competenza, in particolare per il tramite dei Servizi Ispettivi di finanza pubblica, in relazione a tutti gli elementi segnalati in premessa.
(4-04978)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza coronavirus ha messo a nudo le carenze di organico negli ospedali, vittime predilette dei tagli voluti dai programmi di spending review di matrice europea;

   oggi negli ospedali mancano medici specialisti, perché mancano le borse di specializzazione per farli formare. Il Governo, con le dichiarazioni del Ministro Manfredi, aveva promesso di dare una prima risposta al problema di quei circa 20.000 medici che non possono specializzarsi perché non ci sono abbastanza posti in specialità;

   secondo le principali associazioni di categoria, i posti disponibili sarebbero solo circa 8.000. Il Ministro Manfredi, nei giorni scorsi, aveva promesso un incremento delle borse di studio nell'ambito di questa emergenza, disponibili già a partire dal concorso di luglio 2020;

   ad oggi non è stato emanato nulla. Con tale silenzio, ad avviso dell'interrogante, il Governo mortifica migliaia di persone, le stesse che stanno lavorando a pieno ritmo e senza soluzione di continuità nell'ora più buia dell'emergenza;

   quelli che chiamiamo «i nostri eroi» non vedono riconosciute le giuste pretese che andrebbero premiate anche con punteggi aggiuntivi da intendersi come titoli di preferenza per chi è stato direttamente impegnato a rendere servizio alla Nazione –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito allo stanziamento relativo alle borse di studio per i medici specializzandi pubblicamente annunciate;

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di prevedere punteggi aggiuntivi come titoli di preferenza nei concorsi pubblici per gli operatori direttamente impiegati nell'emergenza coronavirus.
(4-04972)