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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 11 marzo 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    i comuni di Contessa Entellina, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana e Campofiorito, con singole delibere consiliari, si sono espressi a favore dell'accorpamento dei territori dei propri comuni al circondario del tribunale di Sciacca;

    come ormai noto, la riforma della geografia giudiziaria ha portato alla completa eliminazione di importanti presidi giudiziari, prevedendo la cancellazione di 31 tribunali, 31 procure, di tutte le 220 sezioni distaccate dei tribunali centrali e i 667 uffici del giudice di pace;

    tale scellerata revisione, giustificata dalla dichiarata necessità di migliorare l'efficienza del sistema giustizia, oltre che dalla, sempre valida, riduzione della spesa pubblica, ha, di fatto, reso più difficile l'accesso alla giustizia per tutti e allungato i tempi dei processi;

    con la soppressione della sezione distaccata di Corleone, i comuni di Contessa Entellina, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana e Campofiorito sono rientrati nella competenza territoriale del tribunale di Termini Imerese e del giudice di pace di Corleone, sedi molto più difficili da raggiungere rispetto al tribunale di Sciacca;

    la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepe) del Consiglio d'Europa in più occasioni ha ribadito che le riforme della geografia giudiziaria realizzate nei vari Stati membri devono tenere conto di tutti gli elementi di criticità che possano limitare l'accesso dei cittadini a un sistema giudiziario di qualità;

    la Commissione, in particolare, nel dettare le proprie linee guida, riconosce il valore della vicinanza degli uffici giudiziari ai cittadini come elemento utile a favorirne l'accesso alla giustizia e sottolinea che «dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresenta una situazione problematica che può influire sul diritto di equo accesso alla giustizia»;

    tutti i comuni istanti hanno evidenziato le enormi difficoltà nel raggiungere Termini Imerese a causa di diversi fattori, dalla distanza alle condizioni disastrose della viabilità e, non da ultimo, alla mancanza di collegamenti pubblici;

    il territorio interessato, infatti, sconta una situazione di disagio legata a vie di collegamento stradale di proprietà della vecchia provincia che, oggi, versano in condizioni precarie, rendendo, pertanto, la viabilità non idonea e sicura;

    la provincia di Agrigento e, in particolare, la zona occidentale del capoluogo di provincia è priva di autostrade e di ferrovie; è servita da vie di collegamento interurbane vetuste e carenti di manutenzione e, come tali, pericolose per l'incolumità di coloro che sono costretti per varie ragioni a percorrerle; le vecchie stazioni ferroviarie dismesse da decenni sono in totale stato di abbandono o sono state cedute a privati e le strade ferrate, se non abbandonate, sono state riconvertite in percorsi naturalistici e/o piste ciclabili;

    Sciacca, per la sua posizione centrale, risulta comodamente raggiungibile sia in auto che attraverso i collegamenti delle autolinee pubbliche e private;

    gli uffici del presidio giudiziario di Sciacca, inoltre, dal 1992 ad oggi, hanno la loro collazione all'interno di un palazzo di giustizia moderno, dotato di tutte le attrezzature necessarie e idonee a fornire agli utenti un proficuo e funzionale servizio giustizia;

    la città di Sciacca costituisce certamente il baricentro intorno al quale ruotano gli interessi economico-culturali e sociali dei comuni della parte occidentale della provincia di Agrigento, ma anche di quei comuni che, pur appartenendo alla città metropolitana di Palermo, di fatto, trovano, per vicinanza culturale ed economico-progettuale, nella città di Sciacca il loro quotidiano interlocutore;

    l'esigenza di assicurare la «prossimità geografica» degli uffici giudiziari è tanto maggiore sia con riguardo alla necessità pratica di consentire alla cittadinanza la possibilità di fruire di un servizio agilmente raggiungibile sul piano territoriale, sia per offrire alla stessa popolazione un presidio tangibile di legalità attiva;

    il tribunale di Termini Imerese che riveste, ad oggi, la competenza giudiziaria di questi territori non può, per l'enorme carico di procedimenti, dovuto anche alla rimodulazione della «geografia giudiziaria», assicurare una risposta ottimale ai cittadini e alla richiesta di giustizia;

    occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria, con l'obiettivo di riportare tribunali, procure e uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese,

impegna il Governo

a valutare la necessità di adottare iniziative normative per ampliare la competenza territoriale del tribunale di Sciacca, appartenente al distretto della corte di appello di Palermo, includendo nella giurisdizione dello stesso il contenzioso relativo ai comuni di Contessa Entellina, Bisacquino, Giuliana, Chiusa Sclafani e Campofiorito, che in tal senso hanno espresso specifica richiesta con delibere consiliari.
(7-00430) «Varchi, Maschio».


   La VI Commissione,

   premesso che:

    il Governo ha dichiarato, in occasione della predisposizione della manovra per il 2020, di mettere in campo un'efficace strategia di contrasto all'evasione, da condurre con strumenti innovativi e un ampio ricorso alla digitalizzazione;

    in effetti secondo i dati della Commissione europea, l'Italia risulta essere ancora la prima in Europa per evasione dell'Iva;

    in questo contesto, il Governo ha puntato maggiormente sull'utilizzo delle tecnologie, sulla digitalizzazione, incrociando archivi e banche dati, sia in funzione di prevenzione, sia per intercettare in anticipo possibili anomalie e segnalare ai contribuenti errori-omissioni da correggere prima dell'accertamento vero e proprio, favorendo in questo modo l'adempimento spontaneo (compliance);

    con il decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, il legislatore ha inteso attuare specifici interventi di semplificazione fiscale e di contrasto alla frode e all'evasione;

    in chiave di semplificazione fiscale l'articolo 16-bis del citato decreto-legge n. 124 del 2019, prevede un complessivo riordino dei termini di presentazione della dichiarazione fiscale e dell'assistenza fiscale e più in dettaglio: differisce dal 23 luglio al 30 settembre il termine per la presentazione del Modello 730; rimodula i termini entro cui i Caf-dipendenti, i professionisti abilitati e i sostituti d'imposta devono effettuare le comunicazioni ai contribuenti e all'Agenzia delle entrate; introduce un termine mobile per effettuare il conguaglio d'imposta;

    la disposizione è volta a semplificare gli adempimenti dichiarativi, razionalizzando organicamente i termini di presentazione del modello 730, quelli di trasmissione all'Agenzia delle entrate delle certificazioni uniche da parte del sostituto e degli altri dati da parte di soggetti terzi necessari ai fini della predisposizione della dichiarazione precompilata;

    è opportuno valutare, in termini di semplificazione per il contribuente, l'ampliamento della platea di coloro che possono ottemperare agli adempimenti fiscali utilizzando il modello 730 precompilato; infatti, allo stato attuale, possono adempiere agli obblighi dichiarativi semplificati unicamente i lavoratori dipendenti e i pensionati ed è pertanto necessario estendere la possibilità anche ai titolari di redditi assimilati a quello di lavoro dipendente senza limitazioni e ai titolari di redditi di lavoro autonomo, con l'esclusione di quelli derivanti dall'esercizio di arti e professioni e di impresa non occasionali;

    in particolare, l'ampliamento proposto riguarderebbe redditi che erano già dichiarabili nel modello 730, ma solo in copresenza di redditi di lavoro dipendente o di pensione; con tale modificazione potrebbero usufruire dell'assistenza fiscale e presentare il modello 730 anche soggetti che non hanno percepito redditi di lavoro dipendente o di pensione come ad esempio, i beneficiari di redditi fondiari o di redditi da lavoro autonomo occasionale;

    in chiave antievasione il citato decreto-legge n. 124 del 2019 prevede un potenziamento dei metodi basati sul contrasto tra l'interesse di chi vende e di chi compra beni o servizi, già introdotti dalla legge di bilancio 2017 – con la legge 11 dicembre 2016, n. 232 – attraverso l'istituzione della lotteria nazionale, cui partecipano i contribuenti che effettuano acquisti di beni o servizi presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi;

    il citato decreto-legge n. 124 del 2019 in particolare sposta al 1° luglio 2020 la partenza della cosiddetta lotteria degli scontrini, introduce premi aggiuntivi ove siano utilizzati strumenti di pagamento elettronici da parte dei consumatori e prevede, inoltre, che il consumatore possa segnalare nella sezione dedicata dell'apposito Portale Lotteria la mancata acquisizione del codice lotteria, specificando che le segnalazioni sono utilizzate per le analisi del rischio di evasione;

    sempre in materia di tracciabilità dei pagamenti, la legge di bilancio 2020 – legge 27 dicembre 2019, n. 160 – all'articolo 1, commi 679 e 680 dispone che dal 1° gennaio 2020 la detrazione Irpef del 19 per cento prevista dall'articolo 15 del Testo unico delle imposte ai redditi (Tuir) spetta a condizione che l'onere sia sostenuto mediante sistemi di pagamento tracciabili, ferma restando la possibilità di pagare in contanti, senza perdere il diritto alla detrazione, i medicinali e i dispositivi medici, nonché le prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale;

    tra le spese detraibili dall'Irpef a norma dell'articolo 15 del Tuir rientrano, oltre a quelle sanitarie, le spese per interessi su mutui ipotecari per acquisto immobili; per istruzione; le spese funebri; per l'assistenza personale; per attività sportive dei ragazzi; per intermediazione immobiliare; per canoni di locazione sostenute da studenti universitari fuori sede; le erogazioni liberali; le spese veterinarie; i premi per assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni; le spese sostenute per l'acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale;

    numerose tipologie di pagamenti dovranno pertanto prevedere il pagamento tracciabile e tale procedura rischia di invalidare, ai fini delle detrazioni fiscali, spese per le quali non sia dimostrabile tale pagamento per mezzo dello scontrino emesso dal POS, al contempo inficiando il meccanismo della dichiarazione precompilata che, fino ad oggi, ha prodotto ottimi risultati in termini di semplificazione dichiarativa per i contribuenti,

impegna il Governo:

   al fine di semplificare gli adempimenti legati alla dichiarazione dei redditi precompilata e di incentivare, in ottica antievasione, la partecipazione alla cosiddetta lotteria degli scontrini:

    a) ad adottare iniziative volte ad estendere la possibilità già prevista per i lavoratori dipendenti e i pensionati di ottemperare agli adempimenti fiscali mediante la dichiarazione con il modello 730 e usufruire dell'assistenza fiscale, anche ai titolari di redditi assimilati a quello di lavoro dipendente, senza limitazioni, e ai titolari di redditi di lavoro autonomo occasionale;

    b) ad adottare iniziative per introdurre un meccanismo che, attraverso la generazione di un codice univoco, collegato al codice fiscale del contribuente, trasferisca le spese detraibili, effettuate con pagamenti tracciabili, direttamente al sistema di dichiarazione precompilata, facilitando così il cittadino che eviterà la conservazione delle ricevute del bancomat per dimostrarne il pagamento elettronico, anche prevedendo una sperimentazione a partire dal mese di aprile 2020, in attesa dell'entrata in vigore, a luglio 2020 della cosiddetta lotteria dello scontrino.
(7-00429) «Fragomeli, Buratti, Mancini, Mura, Rotta, Topo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nell'ambito della emergenza sanitaria che ha visto l'Italia terzo Paese al mondo per contagi da Coronavirus, costringendo ad elevare il livello di allerta e rafforzare le misure di protezione su tutto il territorio nazionale, sta emergendo, ad avviso degli interpellanti, in tutta la sua drammaticità l'impreparazione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Governo a fronteggiare le criticità e le emergenze segnalate negli istituti penitenziari;

   nelle carceri la situazione sta esplodendo e se non si interverrà tempestivamente il rischio è che imploda in una emergenza sociale;

   gli agenti della polizia penitenziaria sono stati esposti alla mercè di rivolte dei detenuti, subendo inaccettabili aggressioni;

   i detenuti protestano soprattutto per le forti limitazioni agli incontri con i familiari a causa delle norme di contenimento del coronavirus, chiedendo garanzie contro il contagio e interventi per ridurre il sovraffollamento;

   dopo la rivolta nel carcere di Modena, le proteste sono divampate in altri istituti penitenziari italiani, 27 secondo il sindacato di polizia penitenziaria;

   la rivolta scoppiata a Modena, nel carcere di Sant'Anna, ha causato sei morti, tre all'interno delle mura del carcere in sommossa e tre durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità;

   la procura ha aperto un'inchiesta per accertare le cause dei decessi, che, secondo le prime informazioni, sarebbero legate all'assunzione di farmaci dall'infermeria, di cui i detenuti si sono impadroniti durante la rivolta;

   anche a Verona ed Alessandria due detenuti sarebbero morti per overdose da psicofarmaci, sottratti dalle infermerie durante le proteste;

   è stata durissima la rivolta anche a Pavia, dove i detenuti della casa circondariale di Torre del Gallo hanno preso in ostaggio due agenti di polizia penitenziaria, picchiati violentemente;

   sommosse e momenti di tensione si sono registrati anche nelle carceri romane di Regina Coeli e Rebibbia e nel carcere di Foggia dove sarebbero stati oltre 50 i detenuti evasi, tra i quali anche esponenti della mafia garganica, di cui solo una parte rientrata nelle celle;

   protestano i detenuti anche negli istituti penitenziari di Trani, di Secondigliano, di Poggioreale, di Bologna, Rieti e Prato, nelle case circondariali di Santa Maria Capua Vetere e San Vittore a Milano; un tentativo di evasione è avvenuto anche nel carcere dell'Ucciardone a Palermo;

   l'ultimo episodio di cui si ha notizia, in ordine di tempo, a Melfi (Potenza), dove alcuni detenuti hanno sequestrato cinque agenti della penitenziaria e cinque sanitari, liberati solo nella notte, dopo dieci ore di proteste;

   di fronte a quella che si sta profilando come un'emergenza nell'emergenza, sta esplodendo in tutta la sua drammaticità la carenza organica della polizia penitenziaria, che, oggi, nell'indifferenza delle istituzioni,sta vivendo momenti di tensione all'interno delle carceri italiane; come denunciato in numerose occasioni, ma rimasto finora inascoltato, nonostante il gravoso compito loro assegnato di tutelare e garantire la legalità all'interno degli istituti penitenziari, il numero degli agenti è insufficiente a fronte di un cronico sovraffollamento carcerario e non consente loro di arginare in sicurezza le rivolte che sempre più spesso si verificano all'interno delle strutture; l'Amministrazione penitenziaria e le istituzioni competenti avrebbero dovuto adottare un piano straordinario per far fronte all'emergenza in un ambiente particolare, come quello carcerario, cercando di trovare il giusto bilanciamento tra la necessità di scongiurare il rischio di diffusione del virus all'interno delle strutture e la necessità di non lasciare le persone detenute e i loro familiari nell'abbandono e nella paura;

   tale situazione, già preoccupante, sta poi prestando il fianco a strumentalizzazioni volte ad ottenere provvedimenti clemenziali, che poco hanno a che fare con le proteste e l'emergenza sanitaria in corso –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per arginare le rivolte dei detenuti ed evitare che richieste di tutela e promozione dei diritti degli stessi possano essere strumentalizzate da facinorosi e violenti, nonché per evitare strumentalizzazioni volte ad ottenere provvedimenti clemenziali;

   se intenda adottare iniziative volte a rivedere le misure emergenziali adottate all'interno delle strutture carcerarie, aumentando, ad esempio, i permessi per l'uso dei telefoni o consentendo sistemi di videotelefonate; quali sano i dati della rivolta e, siano in particolare, a quanto ammontino i danni arrecati ai beni dello Stato, quanti i soggetti coinvolti e identificati e quanti agenti abbiano riportato danni fisici;

   se non s'intenda verificare se vi siano profili di gravi responsabilità in capo al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per la gestione della comunicazione delle prescrizioni emergenziali adottate all'interno degli istituti penitenziari;

   quali immediate iniziative e misure il Governo intenda adottare al fine di potenziare l'apparato delle carceri italiane, dall'aumento degli organici di polizia, anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie ad oggi vigenti, a un incremento degli stanziamenti per l'ammodernamento delle strutture, fino a iniziative, anche di carattere normativo, per garantire una risposta forte dello Stato di fronte alle continue aggressioni ai danni della polizia penitenziaria.
(2-00673) «Maschio, Varchi».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'emergenza migratoria al confine tra Turchia, Grecia e Bulgaria sta diventando sempre più grave, dopo che il presidente turco Erdogan, a giudizio degli interpellanti, nel tentativo di forzare la mano con l'Unione europea per ottenere maggiore supporto in Siria e con quella che appare una cinica predeterminazione, ha riaperto i confini del Paese ai migranti - circa 3,6 milioni - intenzionati a raggiungere l'Europa, facendo così venir meno l'accordo siglato nel 2016 con l'Unione europea per il quale Ankara ha accettato di bloccare il flusso di rifugiati e migranti verso l'Europa in cambio di miliardi di euro di aiuti;

   la decisione di Erdogan è arrivata dopo che 36 soldati turchi erano stati uccisi vicino a Idlib, l'unica zona della Siria ancora sotto il controllo dei ribelli, dove la Turchia sta cercando di fermare l'avanzata del regime siriano e del suo principale alleato, la Russia. La Turchia, nei giorni scorsi aveva chiesto un sostegno di tipo militare alla Nato, senza successo;

   al momento, la portata del flusso migratorio non è ancora chiara; il Ministro dell'interno turco ha parlato di circa 120.000 persone; una cifra, che parrebbe, dieci volte superiore a quella riferita dalle autorità di Atene e dalle ong internazionali;

   la Grecia, intanto, ha affermato di aver respinto oltre 4 mila migranti che cercavano di varcare la frontiera. Difatti, il Primo ministro greco ha sospeso l'esame delle richieste di protezione dei migranti in arrivo dalla Turchia, invocando il comma 3 dell'articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, anche se non è stato chiarito se la Grecia possa appellarsi o meno a questo articolo per sospendere l'esame delle richieste d'asilo, poiché il diritto d'asilo e di non respingimento è protetto da diverse altre leggi internazionali;

   l'emergenza umanitaria sta diventando gravissima: in territorio turco, vicino al confine, sono accampati migranti principalmente profughi della guerra siriana, senza energia elettrica e cibo e con temperature molto fredde;

   inoltre, da giorni, si registrano scontri anche violenti tra migranti e forze di polizia greca. Secondo la stampa, le forze dell'ordine greche hanno sparato sui migranti uccidendone uno, anche se il Governo greco ha smentito la notizia;

   la situazione è molto tesa anche sull'isola di Lesbo, dove i centri per i migranti sono al collasso e una parte degli abitanti sta protestando anche in maniera violenta. Inoltre, anche gli uomini di Alba Dorata, il partito ellenico di estrema destra, hanno compiuto delle vere e proprie operazioni di caccia ai migranti che hanno varcato la frontiera, apparentemente agendo indisturbate o nella sostanziale indifferenza delle forze dell'ordine;

   si è consapevoli, dunque, delle difficoltà del Governo greco, che sta gestendo una pressione migratoria importante e anche delle inquietudini del suo popolo, soprattutto nella regione di Evros e nelle isole, ma si è fortemente contrari e preoccupati per l'uso eccessivo della forza contro civili da parte sia delle forze armate greche, che di Alba Dorata e, soprattutto, del fatto che l'emergenza umanitaria che sta nascendo è il dramma più urgente e reale;

   l'Unione europea ha annunciato un piano di aiuti per il Paese ellenico; ma, difatti, essa, ora più che mai, è chiamata, in primis, a riconoscere l'emergenza che sta vivendo la Grecia e che, altre volte, in maniera diversa, ha vissuto anche l'Italia, come una questione europea da affrontare in maniera il più possibile equa da parte di tutti i Paesi dell'unione ed evitare così, che la Grecia, lasciata sola, possa comportarsi in modo, a giudizio degli interpellanti, brutale. Non di meno, deve agire in modo risoluto verso la Turchia, che appare agli interpellanti attiva in modo spregiudicato in Siria e cinica nel suo ricatto con i migranti;

   la Commissaria europea agli aiuti umanitari Ylva Johannson ha affermato che «dobbiamo proteggere i confini ma nel pieno rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo» –:

   quale sia la posizione italiana, in sede europea, sul percorso di sostegno alla Grecia e se si abbia intenzione di sostenere la strategia di una equa ridistribuzione dei migranti tra gli Stati membri e, in tal caso, se sia già stata data la disponibilità dell'Italia e in che misura.
(2-00674) «Quartapelle Procopio, Di Giorgi, Pezzopane, Berlinghieri, Martina, Schirò, Sensi».

Interrogazioni a risposta orale:


   MURELLI, CAVANDOLI, MORRONE, RAFFAELLI, TOMASI e TOMBOLATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il numero dei contagi da Coronavirus (Covid-19) è aumentato notevolmente negli ultimi giorni, dando luogo a una situazione di grave emergenza sanitaria;

   per contrastare efficacemente la diffusione dell'epidemia e mantenere l'erogazione dei servizi essenziali bisogna garantire la sicurezza dei medici, degli infermieri e del personale sanitario impegnato nella gestione dell'emergenza, assicurando nei loro confronti la fornitura di tutti i presidi necessari, a partire naturalmente dai dispositivi di protezione individuale (Dpi) in grado di salvaguardare l'utilizzatore dal rischio di esposizione ad agenti biologici (mascherine, guanti, visiere di protezione, tute di protezione e camici impermeabili);

   è indispensabile anche la fornitura dei tamponi faringei, per individuare tempestivamente la presenza del Coronavirus e intercettare i contagi sul nascere, limitandone la diffusione nel territorio nazionale;

   nella regione Emilia-Romagna, a quanto consta, si registrano ritardi consistenti nella catena di approvvigionamento, sia per quanto riguarda la fornitura dei dispositivi di protezione individuale da destinare al personale sanitario impegnato negli ospedali e nel territorio, sia per quanto riguarda la fornitura dei tamponi faringei da utilizzare in fase diagnostica;

   in Emilia-Romagna il numero di casi positivi registrati al 3 marzo 2020 sono 420: 256 a Piacenza, 84 a Parma, 14 a Reggio Emilia, 33 a Modena, 6 a Bologna, 24 a Rimini, 1 a Forlì-Cesena e 2 a Ravenna; è aumentato anche il numero dei decessi, salito complessivamente a 18;

   la situazione è particolarmente delicata nell'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza oramai al collasso: medici, infermieri e operatori sanitari necessitano con urgenza dei dispositivi di protezione;

   i tempi di arrivo dei risultati dei tamponi sono sempre più latenti; prima si parlava di 48 ore, poi di 72 ore; ora per i pazienti il risultato del tampone arriva in 5 giorni; invece, quello del personale sanitario anche in una settimana, quando non viene perso e deve essere rifatto. Questo purtroppo anche per il sovraccarico del laboratorio analisi di Bologna;

   peraltro, il personale è stato addestrato troppo tardi per l'esecuzione dei tamponi e l'utilizzo dei Dpi (dispositivi di protezione individuali) iniziati la giornata stessa della diffusione del virus in Lombardia, quando si sapeva che a livello mondiale, il virus, era già presente da mesi;

   i ritardi registrati nelle forniture rischiano di compromettere l'efficacia delle misure attuate ai fini del contenimento dell'epidemia da Covid-19. Il mancato approvvigionamento dei presidi di protezione individuale pregiudica la sicurezza dei medici e degli operatori in servizio e, conseguentemente, mette in pericolo la tenuta stessa del sistema di gestione dell'emergenza che proprio sul fondamentale apporto degli stessi si fonda integralmente –:

   quali siano le tipologie e i quantitativi dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) che il Governo, tramite il dipartimento della protezione civile, ha messo a disposizione della regione Emilia-Romagna e, in particolare, dell'ospedale di Piacenza;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di soddisfare il fabbisogno straordinario dei dispositivi di protezione individuale e dei tamponi faringei che si registra nella suddetta regione e negli altri territori interessati dalla diffusione del virus –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di tutelare i medici, gli infermieri e il personale sanitario impegnato tutti i giorni.
(3-01360)


   PAOLINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 marzo 2020 n. 11 (Misure straordinarie ed urgenti per contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19) prevede, agli articoli 1, 2, 3 e 4 misure urgenti in materia di giustizia civile, penale, minorile, tributaria, amministrativa e militare, tra le quali il differimento delle udienze e la sospensione di termini;

   nulla risulta sia statuito, invece, in merito alle attività di esecuzione, in particolare notifiche a mani, sfratti e pignoramenti mobiliari, che andrebbero differite o sospese in modo parallelo rispetto alle udienze e ai termini sopra menzionati, almeno nelle zone cosiddette «rosse» – già istituite o istituende;

   tanto per intuibili ed evidenti ragioni di coerenza logica di sistema, ma, soprattutto, sanitarie, a tutela del personale degli uffici notificazioni, esecuzioni e protesti (Unep) – che, inevitabilmente, è costretto ad entrare in contatto fisico con persone ed ambienti potenzialmente infetti, ma anche – simmetricamente ed involontariamente – rischiare di essere, esso stesso, vettore domiciliare del «Coronavirus» –:

   se il Governo sia informato della segnalata criticità e quali iniziative intenda intraprendere per scongiurare quanto prima i rischi segnalati.
(3-01362)


   FERRARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è notizia riportata su Il giornale.it quella di un parroco ultraottantenne denunciato per aver celebrato la messa, nonostante i divieti conseguenti all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   il fatto è accaduto a Castello d'Agogna, piccolo comune di 1.145 abitanti in provincia di Pavia;

   Don Antonio Lunghi, 88 anni tra pochi giorni, avrebbe celebrato la Santa Messa domenicale, in violazione dell'ordinanza che vieta cerimonie religiose in Lombardia e Veneto per effetto del contenimento Coronavirus;

   ad attirare l'attenzione sull'episodio è stato il suono delle campane, che ha richiamato l'interesse dei compaesani;

   sebbene alla funzione fossero presenti soltanto otto fedeli, i carabinieri cui è stato segnalato l'accaduto, non hanno potuto fare altro che informare la procura;

   l'anziano sacerdote si sarebbe giustificato dicendo di avere poca dimestichezza con internet e, di conseguenza, di non avere aperto la mail con la quale la diocesi illustrava le misure da osservare per prevenire il contagio;

   da tempo in pensione, don Antonio continua a dare una mano agli altri preti, celebrando spesso le funzioni religiose nel paese dove è stato parroco dal 1973 fino al collocamento a riposo;

   il buon senso lascerebbe pensare che il parroco abbia agito in totale e assoluta buona fede, non avendo alcuna volontà di mettere a repentaglio la salute dei suoi concittadini, anche in considerazione dell'esiguo numero di presenti, bensì con l'intenzione di celebrare il proprio ufficio domenicale a vantaggio dei fedeli, come sempre avvenuto nella sua vita sacerdotale –:

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, per chiarire la portata applicativa delle disposizioni emanate, affinché non diano luogo ad esiti paradossali.
(3-01363)


   SPENA, MARROCCO, VERSACE, ROSSELLO, BATTILOCCHIO e PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa il dramma delle migliaia di profughi ai confini tra Turchia e Grecia, in fuga dalla Siria, devastata da anni di guerra, anche da Idlib, e ora in seguito all'apertura delle frontiere da parte di Erdogan;

   le gravi conseguenze dello scontro tra Erdogan e Assad, sostenuto dalla Russia, e dei ricatti di Erdogan verso l'Unione europea, nonostante l'accordo siglato nel 2015, sono resi evidenti dall'emergenza umanitaria, da tempo denunciata dall'Oim e dall'Unhcr per le condizioni nelle isole greche di Samos e Lesbo, ed ora dalla in fuga di profughi verso la rotta balcanica che sta causando una bomba umanitaria, le cui vittime sono i soggetti più fragili: i bambini;

   un numero crescente di persone, tra cui migliaia di minori, bloccate sulla rotta tra la Turchia e la Grecia, sono esposti a temperature gelide e senza possibilità di ricevere adeguata protezione. Gli arrivi via mare aumentano in modo esponenziale, con pressioni sui campi già sovraffollati. Attualmente, più di 40 mila persone – di cui quasi 4 su 10 sono bambini – sono nei campi sulle isole dell'Egeo, esposte a condizioni disumane e all'aggravarsi della salute sia fisica che mentale;

   a Lesbo, lunedì 2 marzo 2020, è morto un bambino siriano di quattro anni, annegato mentre attraversava il mare con la famiglia e altre 48 persone a bordo di un gommone affondato; il presidente turco minaccia di spingere le migliaia di rifugiati che ospita (3,7 milioni di profughi siriani) verso l'Unione europe se non si troverà un accordo per una tregua a Idlib, dove i bombardamenti hanno provocato 900.000 sfollati;

   sulle isole greche sono arrivate 1.300 persone via mare, solo a Lesbo ne sono arrivate seicento; 9.877 persone, respinte dalle motovedette della guardia costiera greca, che ha sparato contro i gommoni e picchiato i naufraghi con bastoni;

   il rischio è che a rifugiati e a richiedenti asilo non sia assicurata la protezione garantita dal diritto umanitario internazionale:

   in seguito alla missione europea del 3 marzo 2020, promossa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, per incontrare il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis, insieme al Presidente del Consiglio Ue Charles Michel e al Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, sono state annunciate alcune misure: stanziamento di 700 milioni di euro alla Grecia per affrontare la crisi dei migranti, rafforzamento di Frontex, mobilitazione del meccanismo europeo di protezione civile;

   in attesa di tali misure, si ritiene necessario attivarsi tempestivamente per scongiurare esiti peggiori della nuova crisi umanitaria;

   il nostro Paese è stato il primo in Europa ad aver aperto corridoi umanitari, grazie alla collaborazione di associazioni laiche e religiose (Federazione delle Chiese evangeliche, Comunità di Sant'Egidio, e altro). Occorre far tesoro di tali progetti pilota, canali protetti per rifugiati e in linea con le esigenze di sicurezza del Governo, attivati mediante protocolli d'intesa siglati tra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Viminale e le associazioni interessate ad accogliere. Occorre agire tempestivamente con tali strumenti per accogliere minori e donne in pericolo ai confini tra Grecia e Turchia e nelle isole greche di primo sbarco –:

   se il Governo non ritenga di dover agire con urgenza al fine di adottare iniziative per attivare corridoi umanitari atti a salvare le vite di coloro che versano in situazioni di maggiore vulnerabilità, i minori e in particolare quelli non accompagnati;

   se non ritenga di doversi attivare, nell'ambito delle sedi europee competenti, a partire dai prossimi vertici dell'Unione europea di marzo 2020, al fine di concordare un'azione comune, procedere ad un'equa redistribuzione fra gli Stati membri per l'accoglienza dei minori in fuga dai teatri di guerra, attraverso l'adozione di un modello già sperimentato con i corridoi legali umanitari.
(3-01364)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO e VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane è obiettivo dichiarato di ogni Governo nazionale italiano;

   a favore delle zone montane si sono succeduti diversi interventi legislativi;

   ultimo intervento legislativo, in ordine cronologico, è quello della legge n. 158 del 2017 recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni»;

   l'articolo 174 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea dispone, tra le altre cose, che «l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

   diverse risoluzioni del Parlamento europeo sono intervenute sulla strategicità delle aree interne, rurali e montane nelle politiche di sviluppo dell'Unione europea;

   le zone montane costituiscono il 55 per cento del territorio italiano;

   nonostante le dichiarazioni di intenti, ancora oggi un quarto della popolazione delle zone rurali, montane e interne del Paese non ha accesso a Internet ad alta velocità, oltre a non avere accesso integrale ai servizi televisivi, con tutto ciò che ne comporta in tema di ulteriore spopolamento delle nostre zone montane;

   è sempre più indifferibile ed urgente una politica di reale attenzione e sostegno alle zone montane per invertire la negativa tendenza allo spopolamento;

   la nuova programmazione dei Fondi per la coesione 2021-2027 dell'Europa costituisce una importante occasione per dar concretezza alla manifestata sensibilità nei confronti delle zone montane e rurali, anche al fine di contrastarne lo spopolamento e la polverizzazione dei servizi –:

   se il Governo intenda assumere le necessarie iniziative in ambito europeo per la creazione, nel nuovo periodo di programmazione dei Fondi di coesione 2021-2027, di un Fondo per il finanziamento di politiche specifiche per le aree montane, sul modello di quanto già fatto per le aree urbane e metropolitane.
(3-01365)


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'epidemia Covid-19 ha ormai determinato una situazione di emergenza non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche sul piano economico, tanto da paventare il rischio di portare l'Italia in una fase di recessione;

   a seguito della recente emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale, dopo aver isolato dapprima la regione Lombardia e altre 14 province del Nord, è stata poi estesa la cosiddetta «zona rossa» all'intero territorio italiano fino al 3 aprile, le conseguenze per i mercati finanziari risultano ancor più gravi: dopo una perdita del 15 per cento da parte della Borsa italiana nell'ultimo mese, emerge una forte difficoltà nell'apertura delle contrattazioni e moltissime blue chip segnano perdite teoriche intorno al 20 per cento. Il Ftse Mib, principale indice del mercato azionario italiano, registra una perdita del 10,20 per cento, alla quale si aggiunge l'ulteriore problema del crollo delle quotazioni del petrolio;

   pertanto, l'avvio delle contrattazioni della Borsa di Milano, particolarmente drammatico, rende imperativo attivarsi contro le azioni di vendita allo scoperto sugli asset italiani. Diviene, dunque, necessario anche l'intervento della Banca centrale europea, sul modello di quello che fece la Federal Reserve nel corso della crisi finanziaria del 2008;

   peraltro, la situazione di totale crisi dei mercati finanziari e di successivo blocco temporaneo delle contrattazioni, quale rimedio necessario in un momento di drammatica e imprevedibile emergenza, trova due importanti precedenti: nel 2001, a seguito dell'attentato terroristico alle Torri Gemelle dell'11 settembre, e nel 2012, per l'arrivo dell'uragano Sandy, la borsa di New York sospese temporaneamente le contrattazioni;

   il rischio, nel caso in cui non venga temporaneamente chiusa la Borsa italiana, ovvero attivato il divieto di vendite allo scoperto e di program trading, è quello di determinare un forte incremento delle volatilità e delle speculazioni finanziarie in piena crisi Covid-19, così mancando di assicurare i rimedi necessari nella fase successiva a quella di contrasto all'emergenza sanitaria –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, affinché sia vietato o, perlomeno, sospeso il cosiddetto «short selling» (vendite allo scoperto dei titoli), per evitare speculazioni al ribasso a danno dei risparmi degli italiani.
(3-01368)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BAZZARO, ANDREUZZA, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da quanto riportato su «il gazzettino.it» del 5 marzo 2020, si apprende che l'Italia non abbia chiesto l'anticipo del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per l'emergenza acqua alta di novembre 2019 che ha colpito Venezia;

   il Fondo di solidarietà dell'Unione europea, istituito con regolamento (CE) n. 2012/2002, dell'11 novembre 2002, integra i fondi pubblici stanziati dallo Stato beneficiario e permette all'Unione europea di sostenere finanziariamente i propri membri, in caso di gravi catastrofi naturali;

   la domanda di intervento del Fondo, insieme alla stima dei danni, deve essere presentata alla Commissione europea entro al massimo dodici settimane dalla data in cui si sono verificati i primi danni provocati dalla catastrofe; la riforma del 2014 ha introdotto la possibilità per gli Stati membri di chiedere il versamento di un anticipo, che non può superare il 10 per cento dell'importo totale del contributo finanziario previsto a titolo del Fondo; la concessione dell'anticipo viene decisa dalla Commissione dopo aver verificato la disponibilità delle risorse;

   tale anticipo non sembra essere chiesto dal Governo italiano alla Commissione europea, nonostante i gravi danni subiti dal patrimonio immobiliare storico-culturale dei comuni della laguna di Venezia e nonostante la messa in sicurezza e la tutela del patrimonio culturale colpito dal fenomeno calamitoso rappresentino uno degli interventi urgenti fondamentali ammessi al Fondo;

   in questo modo, l'Italia ha perso l'occasione di ottenere immediatamente una somma di risorse da aggiungere a quelle già impegnate nel proprio bilancio;

   da quanto si apprende dal giornale, l'Italia avrebbe stimato i danni diretti totali in circa 5,6 miliardi di euro e, attualmente, la Commissione europea sta valutando il soddisfacimento delle condizioni della domanda, da sottoporre successivamente al Parlamento europeo e al Consiglio, secondo la procedura ordinaria;

   secondo gli interroganti, la mancata richiesta dell'anticipo da parte del Governo rischia di costare cara al nostro Paese e soprattutto a Venezia che tuttora con grande coraggio cerca di sollevarsi dagli ingenti danni patiti, in quanto prima arriveranno le risorse prima la città potrà far fronte alle attività necessarie a restituire integrità al proprio patrimonio culturale per i veneziani e per il mondo intero –:

   quali siano i motivi per i quali il Governo italiano non abbia chiesto alla Commissione europea il versamento immediato dell'anticipo del Fondo di solidarietà dell'Unione europea, visto che era legittimato a farlo, e quali siano gli intenti del Governo in merito a quanto riportato in premessa.
(4-04917)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 158 del 2017 cosiddetta «salva borghi» o «piccoli comuni» è entrata in vigore in data 17 novembre 2017 a seguito di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;

   la legge ha istituito un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni fino a 5000 abitanti con uno stanziamento complessivo di 100 milioni di euro;

   da allora ad oggi non sono ancora stati assunti i decreti attuativi e, quindi, gli ambiziosi obiettivi della legge sono rimasti lettera morta; contrastare lo spopolamento e l'invecchiamento della popolazione residente, affrontare la polverizzazione delle attività economiche, avversare l'isolamento infrastrutturale e digitale e la complessiva ed inesorabile perdita di servizi; le risorse, per essere spese, necessitano dei decreti attuativi, al fine di individuare i parametri necessari per determinare le tipologie di comuni che possono accedere ai finanziamenti;

   i comuni italiani con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti sono 5.564 (pari a quasi il 70 per cento del totale) ed in essi risiedono circa 10 milioni di abitanti, circa il 16,5 per cento della popolazione nazionale;

   tra gli interventi principali vi è l'istituzione di un fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all'insediamento di nuove attività produttive

   con riferimento particolare ai centri storici, la legge prevede altresì la possibilità per i piccoli comuni di individuare, all'interno dei centri storici, le zone di particolare pregio dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, da riqualificare mediante interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana;

   inoltre è prevista la possibilità, al fine di aumentare l'accoglienza nel pieno rispetto ambientale e storico, per borghi antichi e per centri storici abbandonati o parzialmente spopolati, di promuovere la realizzazione di alberghi diffusi;

   era prevista ancora la possibilità di istituire centri multifunzionali per i servizi, anche stipulando convenzioni per i servizi postali, oltre che lo sviluppo della banda larga, assolutamente essenziale e strategica per contrastare lo spopolamento ed erogare servizi, ed infine la promozione di mercati di prodotti locali per incentivare il consumo responsabile e l'economia locale;

   tutti gli obiettivi ambiziosi della legge sono «al palo», nonostante gli entusiasmi iniziali dei rappresentanti degli enti locali e delle comunità locali per la mancanza dei decreti attuativi;

   la approvazione di leggi e la successiva inattività relativamente all'adozione dei necessari decreti attuativi, secondo l'interrogante, è ormai una malsana ed inaccettabile prassi che rappresenta plasticamente una politica più attenta all'aspetto comunicativo che sostanziale delle scelte legislative –:

   quali e quanti decreti attuativi debbano ancora essere assunti per l'integrale attuazione della legge n. 158 del 2017;

   entro quali tempi sia prevista l'attuazione della legge n. 158 del 2017 tramite l'adozione integrale dei decreti attuativi;

   se il Governo intenda considerare prioritaria l'adozione dei predetti decreti per dare finalmente integrale attuazione alla legge n. 158 del 2017 nel corso del 2020.
(4-04918)


   ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle strutture sanitarie delle regioni in cui si sono verificati il maggior numero di contagi da Covid 19, come ad esempio in Lombardia, il personale sanitario, al fine di garantire la piena funzionalità delle medesime strutture e adeguata assistenza ai malati ospitati e a chi chiede di essere visitato, sta svolgendo turni molto estesi, che in molte occasioni superano il monte ordinario di ore lavorative;

   tale situazione, anche alla luce del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020, con il quale sono state adottate ulteriori misure speciali riguardanti specificatamente la regione Lombardia e ulteriori 14 province situate nelle regioni Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, è probabilmente destinata a perdurare per diverse settimane, se non ad intensificarsi ulteriormente;

   detto personale, come risulta da alcune petizioni pubbliche lanciate su Change.org, ed in particolare il personale infermieristico, in alcune città ove le strutture sanitarie sono site in zone in cui sono previsti parcheggi a pagamento, è costretto inevitabilmente a sostenere costi aggiuntivi per un monte di ore giornaliero che in alcuni casi può arrivare anche a dieci o più ore;

   a prescindere dalla grande responsabilità e dal senso del dovere mostrato dal personale sanitario, la necessità di dover permanere in servizio senza soluzione di continuità per un gran numero di ore potrebbe divenire ancora più impellente nel caso in cui, infermieri, medici e altro personale sanitario dovessero rimanere a loro volta vittime di contagio e, quindi, fossero costretti ad abbandonare il servizio;

   il decreto-legge n. 6 del 2020 recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 ha posto la cornice normativa di rango primario che ha successivamente consentito l'adozione di una serie di misure e disposizioni speciali riguardanti le zone rosse, le amministrazioni locali e le regioni dei territori interessati dai contagi o limitrofi ad essi, nonché misure inerenti all'intero territorio nazionale tramite lo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri –:

   se il Governo, alla luce di quanto riportato in premessa e in considerazione delle condizioni in cui il personale sanitario delle strutture ubicate nelle regioni più colpite dai contagi da Covid-19 è costretto a svolgere il proprio servizio, non ritenga di prevedere iniziative, all'interno della cornice normativa emergenziale posta dal decreto-legge n. 6 del 2020, volte a prevedere che gli enti locali possano adottare misure di portata straordinaria e contingente finalizzate a facilitare l'attività di tutto il personale sanitario, come la concessione di permessi per l'accesso a zone a traffico limitato o per l'uso gratuito di parcheggi a pagamento.
(4-04919)


   D'ATTIS, BARELLI, FITZGERALD NISSOLI, VERSACE, ROSSELLO, FIORINI, SISTO, DALL'OSSO, PALMIERI, BAGNASCO, SACCANI JOTTI, ANNA LISA BARONI, FERRAIOLI, GIACOMETTO, ROSSO, MAZZETTI, SPENA, RAVETTO, PAOLO RUSSO, PETTARIN, TARTAGLIONE, CANNIZZARO, RUFFINO, ROTONDI, ELVIRA SAVINO, NOVELLI, BERGAMINI, CAPPELLACCI, SCOMA, POLIDORI, CANNATELLI, MARIA TRIPODI e PELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante la sera del 7 marzo 2020 tutti i mezzi di informazione hanno dato anticipazioni di una bozza di decreto (Dpcm) riguardo alle nuove disposizioni circa l'emergenza da coronavirus; in particolare, è stata indicata la creazione di una zona rossa di divieto della circolazione da e per la Lombardia e in altre 11 province italiane;

   queste informazioni di massima importanza sono state propalate dai mezzi di informazione anche su carta intestata del Presidente del Consiglio dei ministri creando ulteriore panico tra i cittadini. In tale situazione e senza che fosse realmente emanato tale decreto ed eventualmente aver prima organizzato un cordone di forze di sicurezza, è stata conseguentemente favorita la fuga folle, irresponsabile e pericolosa di cittadini già provati dall'emergenza;

   l'aver fornito ai giornalisti tali informazioni riservate e non ancora definitive, da parte di chi nel Governo ne era in possesso, è un atto di grave irresponsabilità, che ad avviso degli interroganti andrebbe valutato anche sul piano della responsabilità penale perché il panico e la conseguente «fuga» incontrollata di cittadini rischia di provocare l'ulteriore diffondersi dell'epidemia e quindi di generare un'onda potenzialmente contagiosa –:

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Presidente del Consiglio dei ministri per individuare gli attori di un atto grave e irresponsabile in un momento cruciale per il Paese che obbliga a comportamenti sensati conseguenti;

   se non sia opportuno rivedere i ruoli di chi gestisce, ad avviso degli interroganti, in maniera così irresponsabile, la comunicazione del Governo.
(4-04920)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, — Per sapere – premesso che:

   il propalarsi incontrollato del coronavirus costituisce oggi una chiara emergenza sanitaria nazionale;

   il Governo ha assunto provvedimenti volti al contenimento del coronavirus che, fatalmente, riverberano effetti drammatici sull'economia nazionale;

   è necessario, pur assegnando priorità assoluta all'emergenza sanitaria, immaginare strumenti per la ricostruzione economica del tessuto imprenditoriale italiano, fortemente provato dalle misure di contenimento della diffusione del coronavirus;

   particolare sofferenza è stata registrata nel settore del Made in Italy e delle esportazioni;

   sono state annullate decine e decine di manifestazioni fieristiche legate al Made in Italy;

   come ricordato dal Presidente per l'istituto per la tutela dei produttori italiani Professor Walter Martini, nel «manifesto dei produttori italiani», inviato al Governo e al Parlamento, gli imprenditori italiani si stanno impegnando per mantenere inalterato il tasso occupazionale, nonostante gli effetti involontariamente perversi e pregiudizievoli dei provvedimenti volti al contenimento della diffusione del coronavirus;

   nel predetto manifesto dei produttori viene suggerito il finanziamento di showroom permanenti dei produttori italiani nelle maggiori metropoli del mondo per ricostruire la nostra immagine e rilanciare l’export del Made in Italy;

   il suggerimento scaturisce anche dalla amara considerazione che, in alcuni casi, le manifestazioni fieristiche si svolgono in ambienti equivoci che, prima di promuovere la diffusione del Made in Italy, agevolano, alimentano e sollecitano la delocalizzazione della produzione, facendo leva sul vantaggio competitivo costituito dal minor costo della manodopera;

   una rete di showroom permanenti del Made in Italy, frutto di un patto fra produttori e Governo potrebbe, viceversa, alimentare la vera tutela del Made in Italy e la vera promozione del Made in Italy –:

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative volte a promuovere e sostenere una rete permanente di showroom nel mondo per la promozione del Made in Italy.
(4-04921)


   VANESSA CATTOI, MOLINARI, LOCATELLI, MURELLI, BINELLI, LOSS, MATURI, PICCOLO e SUTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è nota a tutti la situazione di grave emergenza sanitaria correlata alla diffusione dell'epidemia da coronavirus (COVID-19);

   a partire dal 21 febbraio 2019, giorno della scoperta del «paziente 1», le informazioni diffuse dai media, dagli esponenti del Governo, dai tecnici e dagli infettivologi sono risultate molte volte in contrasto tra loro e poco chiare per i cittadini e per gli operatori sanitari alle prese con la diffusione del virus: tra allarmismo e previsioni più tranquillizzanti – che, purtroppo, giorno dopo giorno, si sono rilevate sempre meno aderenti alla realtà – si è generata una situazione di confusione generalizzata che sicuramente non giova e, anzi, risulta controproducente ai fini della gestione e del contenimento dell'epidemia;

   un dato certo, sul quale vi è comunanza di vedute, è quello relativo alla pericolosità e all'alta mortalità del virus nei confronti degli anziani e delle persone con patologie pregresse. Il 5 marzo 2020, l'Istituto superiore di sanità ha reso noto l’identikit dei pazienti italiani deceduti e risultati positivi all'infezione da coronavirus, rilevando su un campione di 105 decessi, un'età media di 81 anni. In più di due terzi dei casi, i morti con il Covid-19 avevano tre o più patologie preesistenti;

   in questo quadro, appare particolarmente delicata la situazione relativa ai pazienti oncologici per i quali vi sono già i primi studi che confermano «un rischio più alto di ammalarsi rispetto agli altri» e un «decorso dell'infezione più grave» (così il presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica, commentando i risultati di uno studio condotto su malati oncologici residenti nelle province cinesi nelle quali si è sviluppato il focolaio);

   secondo gli ultimi rapporti disponibili, riferiti all'anno 2019, gli italiani che convivono con una diagnosi di tumore sono quasi 3 milioni e mezzo, il 5,3 per cento dell'intera popolazione. Nella delicata situazione sanitaria che si è venuta a creare nelle ultime settimane, i pazienti oncologici si sono improvvisamente trovati a fare i conti, oltre che con la propria malattia, anche con la paura di contrarre il Covid-19, sviluppando in alcuni casi – spesso a causa dell'errata comunicazione dei media – il timore di recarsi in ospedale per sottoporsi alle terapie;

   in questi giorni, le associazioni più rappresentative dei pazienti oncologici hanno inviato una lettera al Ministro della salute per sottoporre alla sua attenzione la problematica relativa alla gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici presso le strutture sanitarie nazionali, a fronte della diffusione del coronavirus in Italia;

   analoghe problematiche si riscontrano per i pazienti immunodepressi, per i malati cronici e, in generale, per i soggetti affetti da patologie che comportano un indebolimento delle difese immunitarie, per i quali è parimenti sussistente un rischio accentuato di contrarre l'infezione e di sviluppare le conseguenze più gravi ad essa correlate –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di tutelare, da un punto di vista non solo sanitario, ma anche mediatico e informativo, la posizione delle fasce più a rischio della popolazione e, tra queste, dei pazienti oncologici, onco-ematologici, dei malati cronici e, in generale, dei soggetti immunodepressi, a fronte della situazione di emergenza sanitaria correlata alla diffusione del Covid-19;

   se, tra le altre misure in programma, il Ministro della salute non ritenga opportuno diramare linee guida urgenti al fine di istituire un percorso dedicato e protetto atto a tutelare adeguatamente le esigenze, la salute e la sicurezza delle categorie di pazienti sopra indicate.
(4-04922)


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la rapida diffusione a macchia d'olio dell'epidemia sanitaria legata al coronavirus ha imposto all'Italia, diventata il terzo Paese al mondo per numero di contagi, di elevare il livello di allerta e rafforzare le misure di protezione su tutto il territorio nazionale;

   la chiusura della base navale di Favignana, ha, di fatto, soppresso un importante presidio di sicurezza nel contesto ambientale dell'isola di Favignana ed indispensabile strumento per le traduzioni dei detenuti da e per la casa di reclusione, facendo ricadere tutto il peso di tale scelta sugli agenti di polizia penitenziaria;

   l'utilizzo della motovedetta del corpo di polizia penitenziaria riveste un'importanza particolare per le traduzioni dei detenuti, che sono costretti a viaggiare con i mezzi di linea, con ovvie ricadute soprattutto in termini di ordine e sicurezza pubblica;

   alla luce del particolare contesto che si sta vivendo, la situazione potrebbe diventare devastante sotto ogni profilo, non solo per la sicurezza del sistema carcerario, ma soprattutto per la garanzia del diritto alla salute per il personale di polizia e le persone detenute;

   i mezzi di linea giornalmente sono, infatti, affollati e sicuramente rappresentano un concreto rischio di contagio per gli agenti di polizia penitenziaria e i detenuti;

   la traduzione dei detenuti con i mezzi di linea, peraltro, stride fortemente con tutte le disposizioni emergenziali adottate per il contenimento del contagio, atte, in particolare, ad evitare luoghi affollati e il rispetto delle norme igieniche;

   durissime rivolte e momenti di tensione si stanno registrando in questi giorni negli istituti penitenziari di tutta Italia e nulla esclude che la rabbia possa esplodere anche nel carcere di Favignana, anch'esso «isolato» per motivi sanitari, con conseguente grave difficoltà degli agenti di contenere la sommossa, se solo si considera che l'isola di Favignana dalle ore 20:00 alle ore 7:00 del giorno dopo è completamente isolata;

   con ordine di servizio n. 15 del 3 marzo 2020 il Ministero della giustizia-dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha disposto l'istituzione nel porticciolo di Marina di Campo (isola d'Elba) e nel porticciolo dell'isola di Pianosa di una sezione navale del Corpo di polizia penitenziaria quale sezione distaccata della base navale di Livorno –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire il dislocamento presso il porto di Trapani di una motovedetta del Corpo di polizia penitenziaria.
(4-04927)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, applicabili sull'intero territorio nazionale», ha esteso all'intero territorio nazionale le misure previste dall'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020;

   tra queste rientra, in particolare, quella che stabilisce di «evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza»;

   misure ancora più restrittive sono previste in ordine agli spostamenti dei «soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C)», fino al «divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus»;

   prima ancora che fosse emanato il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo, nella regione Lazio era stata emanata l'ordinanza del presidente della regione volta a estendere l'applicazione al territorio regionale delle misure di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, nonché la chiusura di piscine e palestre;

   nonostante i provvedimenti sin qui richiamati dispongano sanzioni nei confronti di chi viola le disposizioni in esso contenute, a quanto consta all'interrogante nella regione Lazio non ci sarebbe nessun controllo sugli spostamenti dei cittadini, neanche tra comuni, le procedure delle Asl per verificare chi è in autoisolamento non sarebbero attive e il numero verde cui dovrebbero innanzitutto rivolgersi i cittadini rientrati dalle zone rosse per segnalare la propria presenza sul territorio regionale è impossibile da contattare, fatto che determina l'impossibilità di effettuare i necessari controlli sanitari, mettendo in pericolo l'intera cittadinanza –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di garantire l'immediata applicazione delle misure restrittive disposte dai provvedimenti di cui in premessa nel territorio della regione Lazio e sull'intero territorio nazionale.
(4-04934)


   MOLTENI, LOCATELLI e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa, il Comitato della Croce Rossa di Como, che comprende oltre alla città anche altri centri tra cui Lipomo, Valsoda e la Valle d'Intelvi, è stato recentemente commissariato a causa della gravissima situazione finanziaria dell'ente e della sua conseguente mancanza di liquidità;

   già il 7 novembre 2019 con una nota inviata al direttivo nazionale della Croce Rossa il Comitato regionale lombardo aveva sollecitato un intervento urgente «per porre fine ai danni economici causati ai Comitati della provincia di Como nonché al danno di immagine cagionato all'associazione tutta»;

   in una comunicazione formale trasmessa ai vertici nazionali della Croce Rossa, lo stesso aveva chiesto «di prendere azioni legali, disciplinari e associative nei confronti del presidente del Comitato di Como», e solo due mesi più tardi, il 7 febbraio, è stato, dunque, adottato un provvedimento per proporre formalmente commissariamento del Comitato, «ravvisate condizioni di pregiudizio grave e immediato» per la Croce Rossa;

   secondo quanto emerso ad oggi da un'inchiesta giornalistica, i comitati provinciali comaschi della Croce Rossa avrebbero addirittura contestato alla sede di Como di aver trattenuto negli ultimi anni centinaia di migliaia di euro ricevuti da Areu per i servizi sanitari gestiti su mandato della centrale operativa del 118 (1 milione e 850 mila euro solo per il 2018) e di non averli mai trasferiti, oppure di averlo fatto con molto ritardo, e ciò sarebbe accaduto a partire dal 2015;

   ad oggi sarebbe stato nominato un commissario per ricostruire i bilanci del Comitato e per capire le ragioni che hanno portato al suo dissesto finanziario, tuttavia dall'inchiesta giornalistica in corso si è appreso che lo scorso anno sarebbero stati emessi dal tribunale diversi decreti ingiuntivi nei confronti del Comitato comasco e che nell'elenco dei creditori dello stesso vi sarebbe anche la Camst, un'azienda di ristorazione specializzata in appalti per servizio mense;

   tale azienda aveva ricevuto l'incarico dal Comitato di Como di fornire i pasti agli immigrati nel centro di permanenza temporanea in via Regina Teodolinda, realizzato dalla prefettura nel settembre 2016 e dato in gestione mediante convenzione allo stesso Comitato, e avrebbe contestato a quest'ultimo il mancato pagamento del servizio per una cifra, pare, molto superiore ai centomila euro;

   sebbene non siano ancora state chiarite le cause che hanno condotto il Comitato di Como alla gravissima situazione finanziaria e alla crisi di liquidità in cui si trova oggi, secondo quanto riportato dalla stampa, lo stesso, invece, negli ultimi anni avrebbe effettuato numerosi e cospicui investimenti immobiliari e avrebbe ricevuto dal 2016 al 2019 ingenti somme dalla prefettura per la gestione del centro di permanenza di via Regina (solo nel 2018 oltre un milione e seicentomila euro);

   dunque, nonostante la prefettura abbia già a suo tempo corrisposto al Comitato di Como le somme per coprire i costi del servizio di accoglienza, comprensive della fornitura dei pasti, ancora oggi e dopo mesi dalla fine della convenzione, risulta che lo stesso non abbia invece a sua volta versato alla Camst l'importo dovuto per il servizio di ristorazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se quanto riportato dalla stampa corrisponda al vero; quali iniziative intenda eventualmente assumere, per quanto di competenza, data la gravità di quanto emerso dall'inchiesta giornalistica, relativamente all'utilizzo delle risorse pubbliche, in particolar per la gestione del centro di permanenza per i migranti di cui in premessa, anche alla luce dei conseguenti effetti negativi sul mondo del volontariato a Como e nella sua provincia.
(4-04936)


   LUCASELLI e OSNATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Borsa Italiana ha perso il 15 per cento in un mese, ma alla riapertura dei mercati, nel primo lunedì dopo il decreto del Governo che ha isolato la Lombardia e 14 province del Nord fino al 3 aprile 2020, Piazza Affari ha ceduto il 10,81 per cento, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi sfiora i 220 punti base;

   il mondo degli imprenditori chiede di sospendere le contrattazioni, ma, nonostante i numerosi appelli alla chiusura, l'amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ha negato ci siano motivi per bloccare l'attività consueta, sostenendo: «C'è un panico ingiustificato. Borsa Italiana ha un business continuity plan che ci permette di lavorare anche in caso di attacco nucleare. Le misure prese dal governo italiano sono per scongiurare un sovraccarico dei nostri ospedali e un collasso del sistema sanitario. Questo è tutto»;

   per evitare un tale impatto negativo, in altri Paesi sono state vietate le vendite allo scoperto, quelle cioè che forniscono il contesto più favorevole alla speculazione, in modo da tutelare tanti azionisti;

   ancora una volta si è persa l'occasione di vigilare e dimostrare che ci si muove anche a tutela dei consumatori –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo affinché cessino le attività di speculazione sulla Borsa di Milano, come le vendite allo scoperto, e siano predisposte tutte le opportune misure volte a tutelare la stabilità dei mercati e il risparmio dei cittadini.
(4-04937)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   mentre il Governo, tra proclami e provvedimenti d'urgenza, sta adottando misure eccezionali per correre ai ripari e arginare la diffusione a macchia d'olio del contagio da Coronavirus, che rischia di far saltare il sistema sanitario nazionale, sostenere il tessuto produttivo nazionale e la tutela dei livelli occupazionali, il settore giustizia è nel caos;

   solo pochi giorni fa, con decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, il Governo ha disposto l'introduzione di misure urgenti in materia di sospensione dei termini e rinvio d'ufficio al 31 marzo 2020 delle udienze nei procedimenti civili e penali e della giustizia amministrativa nei comuni di cui all'allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2020, ossia nella sola «zona rossa» delle regioni Lombardia e Veneto;

   inizialmente l'impatto della epidemia sulle attività giudiziarie è stato affrontato con provvedimenti disorganici adottati nei singoli tribunali, quando, invece, andrebbe fronteggiato in modo omogeneo in tutti gli uffici giudiziari, anche a partire dal 23 marzo 2020;

   sono numerosissimi i provvedimenti assunti in modo disorganico e disomogeneo nelle varie sedi giudiziarie e ancor più numerose le prassi adottate per ridurre l'afflusso alle sole aule di udienza, con grave penalizzazione degli avvocati e delle parti private dei processi, ammassate in ambienti angusti in attesa della chiamata dei rispettivi procedimenti;

   lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prescrive che le attività quotidiane possono svolgersi in «luoghi non sovraffollati, dove possa rispettarsi la distanza di almeno un metro e le superfici siano sanificate»;

   nel silenzio delle istituzioni, gli avvocati italiani hanno proclamato due settimane di astensione a tutela del diritto alla salute per loro stessi, magistrati, personale amministrativo, forze dell'ordine, testimoni, consulenti e tutte le centinaia di migliaia di persone che ogni giorno sono costrette a frequentare le aule di giustizia;

   il lavoro dell'avvocatura comporta, infatti, attività svolte in diversi luoghi, in alcuni casi con la presenza di diverse persone in spazi molto ristretti, contravvenendo, in questo modo, alle normali regole di buonsenso e sicurezza diffusi in questi giorni dalle autorità per scongiurare il diffondersi del coronavirus;

   ai fini del contenimento della diffusione del contagio da Coronavirus, non si comprende quale differenza vi sia tra uno stadio, un'aula scolastica, una sala cinematografica, per i quali è stata disposta la chiusura, e un tribunale, le cui attività, parzialmente sospese sino al 22 marzo 2020 dovrebbero riprendere regolarmente;

   nel comparto «giustizia» operano centinaia di migliaia di professionisti, avvocati, consulenti, periti trascrittori, interpreti e traduttori e, come è noto, il materiale pagamento delle loro spettanze, maturate anche in regime di patrocinio gratuito a spese dello Stato per i propri assistiti, arriva dopo 2-3 anni dalla liquidazione e, in questo periodo di inevitabile crisi, ciò non fa che aggravare la posizione dei titolari di partita iva –:

   quali immediate iniziative di competenza intenda adottare il Governo per assumere iniziative organiche e uniformi di tutela di tutti coloro che frequentano gli uffici giudiziari, atte a garantire adeguati livelli di sicurezza in tutti gli ambienti degli uffici e non solo negli spazi dedicati alla celebrazione delle udienze, in considerazione della potenziale ripresa delle attività dal 23 marzo 2020 in poi;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per velocizzare le procedure di liquidazione dei compensi maturati da chi opera nel comparto «giustizia», in attesa di pagamento.
(4-04938)


   TURRI, MORRONE, TONELLI, BISA, BONIARDI, CANTALAMESSA, DI MURO, MARCHETTI, TATEO, PAOLINI, POTENTI, PRETTO e ZIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'emergenza sanitaria provocata dal coronavirus si fa sempre più drammatica la situazione nelle carceri nelle quali i detenuti stanno violentemente e irresponsabilmente protestando: rivolte, anche molto violente in ben 27 diversi istituti penitenziali, evasioni, morti e feriti;

   la situazione emergenziale degli istituti penitenziari, perdurando da molti anni, risale a ben prima del manifestarsi del nuovo coronavirus, e si caratterizza principalmente per sovrappopolamento delle strutture, inadeguata manutenzione e, non di rado, fatiscenza degli edifici, condizioni di pulizia, igiene e, in generale, salubrità insufficienti, promiscuità, e altro. A ciò si sommano le ristrettezze economiche e le insufficienze organiche degli operatori, del Corpo di polizia penitenziaria e non solo, e – non ultime – le gravi carenze organizzative e gestionali che possono rinvenirsi, in misura più o meno accentuata, in ogni sede. Tutte contingenze queste, che certamente non aiutano il contenimento dei rischi di contagio nelle carceri, specie se si considera l'elevatissimo numero di figure che, a vario titolo quotidianamente vi accedono e vi transitano;

   agli interroganti non risultano essere stati assunti come primi urgenti provvedimenti, proprio negli istituti che maggiormente hanno rivolto l'attenzione alla mera chiusura agli esterni, misure relative alla sanificazione degli ambienti, alla diffusione di norme igieniche, all'autodichiarazione di non aver avuto contatti possibilmente a rischio da parte del personale che entra in istituto, alla predisposizione di strumenti che possano rilevare la temperatura corporea di tutte le persone che, per qualsiasi ragione, entrano nell'istituto stesso;

   negli innumerevoli atti di sindacato ispettivo, il gruppo della Lega ha, da sempre, e con forza, denunciato e descritto la drammatica situazione che vede il numero di detenuti molto al di sopra della capienza regolamentare; e inoltre ha sempre denunciato la situazione degli agenti di polizia penitenziaria, in cronico sotto organico, costretti a lavorare con turni massacranti, rischiando l'incolumità fisica tutti i giorni;

   il numero degli agenti è insufficiente a fronte di un sovraffollamento, tale da non consentire loro di fronteggiare in sicurezza le rivolte che possono verificarsi all'interno delle strutture. In tal senso, è vergognoso il disinteresse che il Governo ha dimostrato nei confronti delle forze di polizia penitenziaria, cui è assegnato il gravoso compito di tutelare e garantire la legalità nelle carceri; l'Associazione nazionale dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria ritiene opportuno che «tutti gli attori istituzionali coinvolti nel mondo carcere si facciano promotori di una corretta campagna di comunicazione, evitando strumentalizzazioni volte ad ottenere provvedimenti clemenziali»;

   le note dei sindacati di polizia penitenziaria denunciano «La contemporaneità delle rivolte all'interno delle carceri italiane lascia pensare che ciò a cui stiamo assistendo sia tutt'altro che un fenomeno spontaneo. C'è il rischio che dietro le rivolte possa esserci la criminalità organizzata» –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per procedere alle seguenti misure eccezionali:

    a) nomina di un commissario straordinario al fine dell'adozione di provvedimenti immediati, che prevedano, se necessario, l'intervento dell'esercito;

    b) limitare al massimo ogni movimento di detenuti (sospensione del sistema fondato su celle aperte e sorveglianza dinamica) e disporre il divieto delle visite e degli accessi non strettamente necessari;

    c) non prevedere in alcun modo misure che possano anticipare il fine pena ai detenuti e/o la trasformazione della pena detentiva in misure alternative premiali da scontare fuori dal carcere.
(4-04941)


   PATASSINI, D'ERAMO, BELLACHIOMA, BASINI, CAPARVI, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI, LATINI, MARCHETTI, PAOLINI, SALTAMARTINI e ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle provvidenze e agevolazioni previste dal decreto-legge n. 189 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 229 del 2016, e successive modificazioni, per i territori dei comuni interessati dalle ripetute scosse sismiche che hanno colpito il centro Italia, come elencati negli allegati 1, 2 e 2-bis, il comma 2 dell'articolo 48 del citato decreto-legge ha previsto la sospensione temporanea dei termini di pagamento delle fatture emesse o da emettere per le utenze «dell'energia elettrica, dell'acqua e del gas, ivi inclusi i gas diversi dal gas naturale distribuiti a mezzo di reti canalizzate, nonché per i settori delle assicurazioni e della telefonia»;

   la norma ha autorizzato l'autorità di regolazione a disciplinare, con propri provvedimenti, le modalità di rateizzazione delle fatture i cui pagamenti sono stati sospesi e a introdurre agevolazioni, anche di natura tariffaria;

   il decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 dicembre 2019, n. 156, ha disposto, con l'articolo 8, comma 1-ter, che «Le autorità di regolazione competenti prorogano fino al 31 dicembre 2020 le agevolazioni, anche di natura tariffaria, previste dall'articolo 48, comma 2, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, a favore dei titolari delle utenze relative a immobili inagibili in seguito al sisma situati nei comuni di cui agli allegati 1, 2 e 2-bis al medesimo decreto-legge n. 189 del 2016»;

   pertanto, la proroga concessa per il pagamento delle bollette sospese ha riguardato esclusivamente i fabbricati dichiarati inagibili e non quelli con danni lievi;

   l'Autorità di regolazione per reti, energia e ambiente (Arera), con delibera n. 587/2018/r/com, ha previsto la ripresa entro il 31 marzo 2020 della fatturazione sospesa a seguito degli eventi sismici del 24 agosto e 26 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017, con l'applicazione di una rateizzazione di 36 mesi;

   tuttavia, è lampante che l'importo di tutte le utenze sospese sarà troppo alto da pagare e che le famiglie, imprese e professionisti, ancora in crisi per un'economia tormentata e per la ricostruzione che ancora stenta a partire, non potrebbero sopportare una rateizzazione di 36 mesi, come prevede l'Arera, perché le rate si dimostrerebbero insostenibili per il proprio reddito –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare le opportune iniziative di competenza, sul piano normativo, affinché l'Arera sia autorizzata a disciplinare con propri provvedimenti le modalità di rateizzazione delle fatture emesse o da emettere per le utenze dell'energia elettrica, dell'acqua e del gas, relative ai fabbricati ricadenti nei territori dei comuni colpiti dal terremoto del Centro Italia non dichiarati inagibili, i cui pagamenti sono stati sospesi ai sensi del decreto-legge n. 189 del 2016 e successive modificazioni, prevedendo una rateizzazione più lunga, per un minimo di 60 mensilità.
(4-04942)


   CAPPELLACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19», il Governo ha introdotto nuove misure per contenere la diffusione del coronavirus nel territorio nazionale;

   tutti i casi di contagio avvenuti in Sardegna derivano dall'arrivo di soggetti, residenti e non, che si trovavano al di fuori del territorio regionale;

   per la sua condizione geografica insulare, la Sardegna si presta a scelte politiche che consentano di limitare la diffusione del virus;

   mantenere o ripristinare la normale vita collettiva in questa parte significativa del territorio nazionale significherebbe non solo tutelare il diritto alla salute di numerosi cittadini ma altresì scongiurare ulteriori conseguenze dell'emergenza sull'economia regionale e nazionale;

   in seguito all'allarme per il coronavirus numerosi cittadini residenti nella Penisola hanno deciso di riparare presso le seconde case in Sardegna;

   tali flussi sono aumentati in seguito all'inspiegabile fuga di notizie avvenuta prima dell'adozione del decreto 8 marzo 2020, che ha introdotto ulteriori misure per le regioni più colpite dai contagi;

   la regione Sardegna ha richiesto al Governo una modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra citato, finalizzata a vietare fino al 3 aprile 2020, salvo casi urgenti e indifferibili, ogni spostamento in ingresso e in uscita a bordo di navi passeggeri e aerei di linea;

   in maniera inspiegabile il Governo si è opposto;

   l'arrivo di migliaia di persone nel territorio regionale favorisce la diffusione del virus in una regione dove non ci sono focolai e rappresenta una palese contraddizione rispetto alle misure restrittive applicate anche nell'isola, come la chiusura delle scuole e delle università –:

   quale sia l'indirizzo politico del Governo in ordine a quanto esposto in premessa, per limitare la diffusione del coronavirus in Sardegna e nelle isole in generale;

   se non ritenga opportuno rivedere il diniego alla chiusura temporanea dei porti e degli aeroporti della Sardegna, al fine di limitare drasticamente l'incidenza del virus in una regione finora non interessata da focolai;

   se, in subordine, il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per istituire la quarantena obbligatoria per tutti i cittadini che, a prescindere dal luogo di residenza, entrano nel territorio delle regioni insulari;

   se il Governo intenda attivare una ricognizione e una quarantena obbligatoria per tutti coloro i quali negli ultimi 20 giorni hanno fatto ingresso nelle regioni insulari.
(4-04943)


   VALBUSA, COMENCINI, LORENZO FONTANA, PATERNOSTER e TURRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, recante «ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6», è il sesto decreto adottato in ordine di tempo in materia di gestione e contenimento dell'epidemia da Covid-19; segue i precedenti decreti del 23 febbraio 2020, del 25 febbraio 2020, del 1° marzo 2020, del 4 marzo 2020 e dell'8 marzo 2020;

   con tale ultimo provvedimento sono state estese all'intero territorio nazionale le misure di contenimento dell'epidemia previste dall'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e, tra queste, la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia, delle scuole di ogni ordine e grado e delle università;

   analogo provvedimento di sospensione non è stato adottato con riguardo alle attività lavorative e commerciali; attività che in gran parte potrebbero essere sospese, se non essenziali, e che invece rimangano aperte nell'incertezza più assoluta, in balìa dei provvedimenti che si susseguono giorno dopo giorno. Sono rimaste inascoltate, per il momento, le istanze di medici, sindaci e lavoratori che per ragioni di ordine sanitario ed economico invocano il superamento della situazione di incertezza che si è venuta a determinare per effetto dei decreti sopra citati, attraverso l'adozione di misure sì drastiche, ma per un tempo certo e limitato;

   in questo agglomerato di decreti, sospensioni e mancate sospensioni non si è pensato alle esigenze dei genitori italiani che, da un lato, devono continuare a lavorare e, dall'altro, non possono più contare sul supporto fondamentale delle scuole, dei servizi educativi per l'infanzia e degli altri servizi che parimenti sono stati sospesi in ottemperanza ai decreti sopra citati –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di sostenere economicamente i genitori italiani che, nella situazione di grave emergenza sanitaria in atto, si trovano in difficoltà a causa della chiusura temporanea delle scuole e dei servizi educativi per l'infanzia.
(4-04944)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sul sito «Viaggiare sicuri» della Farnesina è apparso un aggiornamento in merito alle nuove politiche aggiornate dagli Stati Uniti d'America. Tale aggiornamento rende conto di come le autorità locali stiano fronteggiando l'afflusso di passeggeri dall'Italia;

   si legge che «All'arrivo, per i passeggeri sintomatici sarà disposto l'isolamento, mentre per i viaggiatori, anche italiani, che non presentino alcun sintomo e che abbiano quindi superato tutti i controlli e siano entrati nel Paese, il CDC (Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie), consiglia a titolo precauzionale, tra le altre cose, una quarantena domiciliare volontaria di 14 giorni. Si raccomanda di seguire le indicazioni delle autorità di frontiera.»;

   in realtà, dal sito del Cdc appare poco chiaro se le misure indicate si applichino alla generalità delle persone in transito negli Stati Uniti oppure se siano rivolte quelle persone che lasciano gli Usa con l'obiettivo di farne ritorno. Nel sito non c'è nessun riferimento diretto agli italiani e si utilizza solo la parola «travelers»;

   poiché in questi ultimi giorni il Governo ha avuto serie difficoltà di gestione della comunicazione e della diffusione di informazioni rilevanti per la vita degli italiani nell'emergenza coronavirus, appare necessario chiarire quali possano essere le conseguenze per i viaggiatori italiani verso gli Usa, al fine di essere preparati e non ritrovarsi in un Paese straniero con amare sorprese –:

   se il Governo intenda acquisire chiarimenti dal Governo statunitense in merito alle modalità di applicazione delle indicazioni in questione ai cittadini italiani in viaggio verso gli Stati Uniti per diverse ragioni come turismo occasionale, lavoro, soggiorno di lungo periodo oppure come transito verso altre destinazioni.
(5-03755)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   la frontiera greca è sotto pressione a seguito dell'atto ostile del Governo turco che ha autorizzato la movimentazione di centinaia di migliaia di profughi con l'intento di farli entrare in Europa;

   se tale atto ostile può essere coerente con linee di politica estera di uno stato non aderente all'Unione europea, altrettanto non può dirsi per quanto accaduto ad opera della Marina Militare della Danimarca;

   dopo aver soccorso un gommone con 33 migranti partito dalla Turchia, i militari di Copenaghen si sono rifiutati di eseguire gli ordini via radio degli ufficiali di Frontex, l'agenzia europea di guardia costiera, che chiedevano di riportare indietro l'imbarcazione;

   secondo quanto racconta il giornale danese Dr, la nave danese si trovava nel mar Egeo in quanto impegnata proprio nell'operazione Poseidon, che sulla carta dovrebbe attenersi alle regole sancite a livello internazionale sui soccorsi in mare. Jens Moller, il capo dell'unità danese che partecipa all'operazione, ha dichiarato a Dr che, dopo aver comunicato il salvataggio, il suo equipaggio ha ricevuto un ordine radio dal quartier generale dell'operazione Poseidon per rimettere i migranti sul gommone e rimorchiarlo fino alle acque turche;

   l'equipaggio ha rifiutato l'ordine, sostenendo che avrebbe messo in pericolo la vita dei migranti. «Il comandante ha ritenuto che l'ordine non fosse giustificabile», ha detto Moller. Alla fine, i danesi l'hanno spuntata e i migranti salvati sono stati portati sull'isola greca di Kos;

   la ministra della difesa danese Trine Bramsen ha dichiarato a Dr di essere soddisfatta di come Moller e Niegsch abbiano gestito l'incidente: «Hanno svolto il compito in base al mandato che gli è stato assegnato, dato che i respingimenti in mare dei migranti sono illegali ai sensi del diritto internazionale»;

   tale atteggiamento non può essere giustificato quando l'operazione avviene sotto la comune egida europea e quando uno dei Paesi aderenti è in evidente difficoltà per un attacco esterno –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di sollevare il caso nelle competenti sedi europee per chiedere che siano adottate sanzioni nei confronti della Danimarca a seguito del comportamento nella gestione della crisi dei migranti in Grecia.
(5-03756)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo del 10 dicembre 2019 apparso su Il Foglio, a firma Francesco Maselli e titolato «Perché Di Maio non si decide a dare le deleghe al ministero degli Esteri», viene sollevato qualche dubbio sui reali motivi della mancata assegnazione delle deleghe alla Farnesina, una questione che ai più potrebbe sembrare solo tecnica e senza particolari conseguenze ma che comporta un problema amministrativo e uno politico;

   Luigi Di Maio è Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale dal 5 settembre 2019 e il suo primo atto politico è stato quello di promuovere il trasferimento al suo nuovo Ministero della competenza per il commercio estero, fino a quel momento allo sviluppo economico;

   il Ministro Di Maio non ha ancora assegnato le deleghe ai suoi sottosegretari, benché queste fossero già state decise quando fu siglato l'accordo sulla composizione del Governo;

   la mancata assegnazione delle deleghe comporta due problemi concreti. Il primo è amministrativo: in assenza di competenze predeterminate tutti i dossier che deve trattare la Farnesina arrivano al gabinetto del Ministro, che di volta in volta li smista ai sottosegretari. Un processo che, ad avviso dell'interrogante, fa lavorare tutti male e rende impossibile pianificare le partecipazioni ai summit internazionali di medio livello che non prevedono la presenza del Ministro e la conseguente difesa degli interessi nazionali;

   per chi arriva a Roma dall'estero, inoltre, si pone il problema del non conoscere di cosa si occupano i suoi interlocutori che in questo modo sono anche meno credibili;

   il secondo problema è politico. Ogni sottosegretario ha delle «mire» politiche e, ad avviso dell'interrogante, si muove autonomamente come se avesse le deleghe, senza coordinarsi con gli altri, in una sorta di concorrenza spesso poco sana;

   questa sovrapposizione o mancanza di chiarezza nella linea politica si acuisce per quei settori dove gli interlocutori sono in contrasto: il Sud America, i dossier di sicurezza, il commercio estero;

   a seguito di tale indecisione, il 28 febbraio 2020, il sottosegretario Scalfarotto è stato a un passo dall'annunciare di voler lasciare il Governo. Scalfarotto ha reso noto che sarebbe spettato a lui la delega al commercio estero e che il Ministro Di Maio sarebbe orientato per uno spacchettamento della delega in modo da assegnare al Sottosegretario Di Stefano i settori finanziariamente più rilevanti;

   sull'America Latina, invece, confliggono le linee politiche del Sottosegretario Sereni e quelle del Sottosegretario Merlo del Movimento associativo italiani all'estero;

   tale incertezza lascia la politica estera italiana in balia degli eventi e senza alcuna politica di ampio respiro, come evidenziato a seguito dei casi inerenti alla gestione dei flussi migratori e al mancato riconoscimento di Juan Guaidò come Presidente ad interim del Venezuela –:

   quali siano gli intendimenti del Governo e le tempistiche previste in merito all'attribuzione delle deleghe ai Sottosegretari per gli affari esteri e la cooperazione internazionale.
(5-03766)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 5 marzo 2020 ha avuto luogo a Parigi la riunione della Commissione permanente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

   il presidente della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea si è visto negare la possibilità di partecipare ai lavori da un provvedimento preso dal Parlamento francese sulla base delle nuove disposizioni adottate in Francia relative alla limitazione della circolazione delle persone che provengono da zone ad alto rischio di contagio da coronavirus;

   risulta evidente che, negando l'ingresso al Presidente della delegazione italiana, si impedisce alla nostra Nazione la possibilità di partecipare ai lavori, violando i più elementari principi di partecipazione democratica;

   l'esclusione del presidente della delegazione italiana appare all'interrogante un atto del tutto arbitrario, posto che lo stesso né proveniva dalla zona rossa, né presentava alcun sintomo della malattia –:

   quali opportune iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, nei rapporti con la Francia in relazione a quanto esposto in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative affinché, in Europa e in ambito internazionale, siano adottati protocolli uniformi per quanto attiene alla prevenzione della diffusione del coronavirus e affinché gli stessi protocolli siano applicati in modo indifferenziato.
(4-04925)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in Italia secondo la banca dati Istat la mortalità per polmoniti è in aumento dal 2008 al 2017 (ultimi dati disponibili), essendo passata da 6.905 a 13.516 (aumento del 195 per cento, pressoché raddoppiate in 10 anni), con impennata dopo il 2014. Per ciascun decesso si possono stimare oltre 10 casi non mortali ospedalizzati (fra polmoniti acquisite in comunità e in ospedale durante un ricovero) e molti altri casi più lievi (in recenti lezioni universitarie si parla di 700 mila casi totali all'anno in Italia);

   la precisione dei dati di incidenza di polmoniti e dei singoli agenti patogeni non è elevata per il mancato obbligo di notifica di tutte le polmoniti, tanto più se non viene individuato l'agente patogeno (nel 75 per cento dei casi circa non viene individuato);

   una delle infezioni soggette a notifica, la legionellosi, è in forte crescita in Italia, salita del 249 per cento dal 2008 al 2018, dai 1.189 casi notificati al registro nazionale della legionellosi nel 2008 ai 2964 del 2018;

   il 77,8 per cento dei casi del 2018 è stato notificato da 6 regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte); in Emilia-Romagna le notifiche di legionellosi sono salite del 400 per cento dal 2008 e nel 2018 sono stati individuati 492 casi. Si tipizza (anche per gli altri germi, non solo per la legionella) circa un caso su 4 e si può sospettare che vi siano stati in Emilia-Romagna circa 2000 casi di legionellosi nel 2018, la mortalità è del 10 per cento circa;

   nel settembre 2018 una importante epidemia di polmonite si è verificata fra Alto Mantovano e Bassa Bresciana, 873 ospedalizzazioni per polmonite e 103 positività a legionella di sierotipo 2-15. In quell'area è noto lo spandimento di oltre 360 mila tonnellate di fanghi di depurazione all'anno trasformati in gessi di defecazione; campioni ottenuti dal fiume Chiese e dalle falde superficiali limitrofe furono positivi per lo stesso sierotipo di legionella;

   l'ordine del giorno 9/2402-A/18 presentato dall'interpellante e altri deputati e accolto dal Governo alla Camera il 26 febbraio 2020 impegna il Governo medesimo a valutare l'opportunità di apportare le necessarie modifiche al decreto ministeriale 15 dicembre 1990 sul sistema informativo delle malattie infettive e diffusive, al fine di inserire tra le malattie di cui alla classe terza dell'allegato al medesimo decreto, le polmoniti a genesi infettiva non già comprese in detto sistema;

   la legge 29 approvata il 22 marzo 2019 prevede l'istituzione del referto epidemiologico della popolazione ed è in fase di attuazione;

   lo studio di Mehta pubblicato su Air Quality Atm Health nel 2013 (metanalisi su 11 studi) riporta un 12 per cento in media di incremento pelle infezioni delle basse vie respiratorie (polmoniti) legato all'incremento del PM2.5 su scala annuale; lo studio di Xiaolin Xia pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health nel 2017, The Association between Air Pollution and Population Health Risk for Respiratory Infection: A Case Studv of Shenzhen, Cina, mostra un incremento del 40 per cento delle polmoniti anche dopo l'esposizione a breve termine a valori elevati di PM2.5;

   lo studio negli Usa di Benjamin D. Horne, pubblicato nel 2018 su American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine mostra l'incremento del 19 per cento di polmoniti dopo 27 giorni di superamento del PM2.5 (con parametri più restrittivi di quelli italiani);

   lo studio di Liu pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2019 su 652 città del mondo fra il 1986 e il 2015 documenta l'incremento della mortalità respiratoria dello 0,68 per cento anche dopo soli due giorni di PM2.5 incrementato di microprogrammi per metro cubo; si parla in generale di patologie respiratorie e non solo di polmoniti;

   alla data dell'8 marzo 2020 ore 18 (bollettino della protezione civile) risultano 6387 persone positive, 622 persone guarite, 366 deceduti cioè un totale di 7375 persone, in totale risultate positive per nuovo Coronavirus in Italia; su molti casi manca la conferma dell'Istituto superiore di sanità, ma da questi dati si stima una mortalità del 3,96 per cento un importante impegno del Servizio sanitario nazionale anche per l'intensa occupazione dei posti in terapia intensiva (ICU) in particolare in regione Lombardia dove si sta verificando la maggioranza dei casi –:

   se il Ministro della salute intenda adottare le iniziative di competenza per attuare l'ordine del giorno citato e rendere obbligatoria la notifica per tutti i casi di polmonite;

   quali studi siano stati eseguiti o siano previsti per comprendere le cause dell'incremento della mortalità per polmonite in Italia, in particolare da legionella e a quali esiti abbiano eventualmente portato;

   se i Ministri interrogati intendano promuovere ulteriori studi su un possibile ruolo ambientale nella genesi e nell'aggravamento delle polmoniti in generale e in relazione al nuovo Coronavirus.
(2-00670) «Zolezzi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, TRANCASSINI, LUCASELLI, CARETTA e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con determinazione del 26 settembre 2019, n. 106, la Corte dei conti ha reso pubblica la relazione con la quale riferisce il risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria degli enti Parco relativa all'esercizio finanziario 2017;

   nella suddetta relazione la Corte dei conti ha ritenuto di stigmatizzare la situazione che interessa la governance del Parco nazionale della Sila;

   con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 231 del 7 agosto 2019 è stato nominato il nuovo organo di vertice, a decorrere dalla data di nomina del nuovo consiglio direttivo che, cessato dal 13 ottobre 2014, è stato ricostituito solo nei giorni scorsi;

   secondo quanto previsto dall'articolo 9, comma 11, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, «il Direttore del parco è nominato, con decreto, dal Ministro dell'ambiente, scelto in una rosa di tre candidati proposti dal consiglio direttivo tra soggetti iscritti ad un albo di idonei all'esercizio dell'attività di direttore di parco istituito presso il Ministero dell'ambiente, al quale si accede mediante procedura concorsuale per titoli. Il presidente del parco provvede a stipulare con il direttore nominato un apposito contratto di diritto privato per una durata non superiore a cinque anni»;

   con deliberazione commissariale n. 1 del 2017, l'Ente Parco nazionale della Sila ha conferito le funzioni di direzione, «per compiti specifici non prevalenti della qualifica di Direttore del Parco» ad un dipendente, il dottor Giuseppe Luzzi, inquadrato nell'area C, posizione economica C2, fino al 15 aprile 2017;

   detto incarico è stato poi reiteratamente, prorogato, fino al 18 ottobre 2018 (deliberazione commissariale del 19 aprile 2018). Con successiva delibera del commissario straordinario n. 24 del 20 novembre 2018, l'incarico medesimo è stato ulteriormente prorogato a decorrere dal 20 novembre 2018 fino al 20 novembre 2019 e comunque non oltre la nomina del nuovo direttore ex articolo 9, comma 11, della legge n. 394 del 1991;

   dal sito internet istituzionale risulta che, ancorché non si rinvenga la relativa delibera, l'incarico del dottor Luzzi sarebbe cessato e il direttore facente funzioni sarebbe, attualmente l'ingegnere Domenico Cerminara;

   dall'Albo pretorio si apprende che, in data 10 dicembre 2019, sarebbe stata adottata una delibera per «l'individuazione di una rosa di tre nominativi iscritti all'albo di idonei all'esercizio delle funzioni di Direttore di Parco da sottoporre al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare», che purtroppo, a quanto consta agli interroganti, non risulterebbe pubblicata sul sito internet istituzionale –:

   se sia stata avviata la procedura per l'individuazione della terna di nominativi per l'incarico di direttore prima dell'insediamento del consiglio direttivo, avvenuto in data 27 febbraio 2020;

   come si giustifichi il conferimento di un incarico di direttore facente funzioni per tre anni e se il Governo non consideri opportuno disporre una verifica urgente, anche per il tramite dell'ispettorato per la funzione pubblica, presso il parco nazionale della Sila, al fine di verificare la correttezza delle procedure amministrative poste in essere.
(4-04912)


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la commissione per il supporto tecnico-scientifico nelle valutazioni di impatto ambientale e nelle valutazioni ambientali strategiche è istituita ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 172 del 2006 (testo unico delle norme in materia ambientale);

   l'ultimo atto di nomina dei membri della commissione è del 2008 e la carica dei componenti sarebbe dovuta concludersi nel 2014;

   il 7 maggio 2015 è stato pubblicato un bando per la nomina dei nuovi membri della commissione Via-Vas;

   la Corte dei Conti – sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo – e delle amministrazioni dello Stato con parere acquisito al protocollo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 9164/AGP del 18 agosto 2016, ha sollevato criticità in merito ai criteri di selezione dei candidati bocciando il decreto di nomina;

   con un nuovo bando denominato «Avviso pubblico per la manifestazione d'interesse alla nomina a componente della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS, di cui all'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, così come modificato dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 104 del 16 giugno 2017» è stata avviata con atto protocollo n. 15524/AGP del 19 novembre 2018, la selezione dei nuovi componenti della commissione Via-Vas;

   con decreto n. 241 del 20 agosto 2019, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha nominato i nuovi 40 membri della Commissione, che rimarranno in carica per 4 anni;

   a seguito del decreto di nomina dei nuovi commissari sono state svolte attività di verifica circa eventuali conflitti di interessi con incarichi ricevuti da privati nel corso degli ultimi anni, nonché sui casellari giudiziali;

   ad oggi, il decreto di nomina non risulta essere ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, rendendo di fatto i nuovi membri di commissione non ancora operativi –:

   quali siano le ragioni che, ad oggi, non consentono di addivenire, in tempi brevi, all'insediamento dei nuovi membri della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via-Vas;

   in quali tempistiche avverrà l'insediamento dei nuovi commissari.
(4-04915)


   LICATINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono circa 240.500 – di cui 17.863 in Sicilia – le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte nel 2018, come si evince dal report predisposto da Ecopneus, società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici fuori uso (Pfu);

   le norme che disciplinano la gestione e smaltimento dei pneumatici fuori uso sono l'articolo 228 del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 – codice ambiente – e il relativo regolamento attuativo, ovvero il decreto ministeriale dell'11 aprile 2011, n. 82 che, nello specifico, all'articolo 4, comma 2, relativo alle «strutture operative associate», quindi ai consorzi di cui al comma 1, ai quali produttori e importatori aderenti comunicano i dati – di cui all'articolo 3, comma 2 dello stesso decreto –, si dispone il trasferimento del contributo ambientale per la gestione dei Pfu di cui all'articolo 228, comma 2, del predetto decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'articolo 179 del decreto legislativo n. 152 del 2006, recante «Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti», definisce la gerarchia inerente alla gestione dei rifiuti, che nel dettaglio è individuata nel seguente ordine di priorità: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento;

   l'articolo 6 del sopra citato decreto ministeriale dell'11 aprile 2011, n. 82, prevede un sistema di sanzioni nei confronti di produttori, importatori di pneumatici o alle loro eventuali forme associate –:

   se il Governo intenda chiarire se vi siano dei limiti, in termini di quantità, rispetto agli accordi che i consorzi, di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto ministeriale n. 82 del 2011, stipulano con le aziende autorizzate al recupero di rifiuti speciali non pericolosi o se la scelta di tali imprese sia a totale discrezione delle strutture operative di cui sopra;

   se siano poste in essere – o si intendano intraprendere – delle verifiche per rilevare se nel territorio italiano, a partire dalla Sicilia, vi sia la presenza di aziende che abbiano la capacità di lavorazione dei Pfu fino alla fase che consente l'ottenimento del cosiddetto ciabattato o cippato di gomma, quindi l'effettivo riciclo del materiale e, di conseguenza, non solo la frantumazione dello stesso ciabattato, nonché il solo recupero energetico (penultimo obiettivo nella gerarchia di gestione dei rifiuti);

   se il Governo, al fine di fotografare lo status quo, nonché la filiera presente in Italia e in particolare in Sicilia, ritenga opportuno adottare iniziative per procedere ad una mappatura delle imprese operanti nel settore di recupero dei Pneumatici fuori uso (Pfu) nonché per avviare un'analisi degli accordi posti in essere fra consorzi e aziende anche con lo scopo rilevare eventuali anomalie;

   se sia disponibile un report rispetto alle sanzioni di cui all'articolo 6 del decreto ministeriale sopra menzionato, in particolar modo in riferimento alla Sicilia.
(4-04924)


   FERRO e LUCASELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un'operazione compiuta dai militari del comando provinciale di Cosenza e del gruppo carabinieri forestale, ribattezzata «Arsenico», ha rilevato concentrazioni di inquinanti nei prelievi effettuati nell'acqua del fiume Mucone anche oltre 40 mila volte rispetto al limite di legge;

   le misure cautelari, emesse dal Gip presso il tribunale di Cosenza, hanno portato al sequestro dell'impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale ubicati nel comune di Bisignano;

   secondo l'attività investigativa, l'amministratore e il direttore generale della Consuleco srl, società affidataria anche della gestione dell'impianto comunale di Bisignano, raggiunti da due misure cautelari di obbligo di dimora per il reato di «inquinamento ambientale», avrebbero fornito illecite direttive ai dipendenti della stessa ditta, resisi responsabili dello sversamento reiterato nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria e reflui fognari non correttamente trattati e depurati, causando la compromissione ed il deterioramento delle acque e del relativo ecosistema, con alterazione della composizione chimica, fisica e batteriologica;

   la ditta privata, che fatturava milioni e milioni di euro, sversava i reflui che avrebbero dovuto essere pretrattati dal suo impianto privato, nel depuratore comunale che la stessa gestiva, trovandosi così nelle condizioni di essere controllore e controllato;

   i rifiuti speciali erano conferiti nell'impianto di trattamento della Consuleco che avrebbe dovuto trattarli per ridurre il livello di elementi inquinanti entro i limiti previsti per poi conferirli in testa all'impianto di depurazione comunale di Bisignano, dove avrebbero dovuto proseguire il trattamento previsto;

   questo processo, però, non avveniva, in quanto gli approfondimenti investigativi, corroborati dai prelievi effettuati sul fiume Mucone, hanno dimostrato che gli indagati, tramite una condotta di bypass, utilizzata esclusivamente nelle ore notturne, scaricavano ingenti quantitativi di rifiuti liquidi, senza sottoporli a trattamento, direttamente nella condotta fognaria di scarico e quindi nelle acque del fiume;

   scorie e rifiuti tossici giunti da varie parti d'Italia, persino dall'Ilva di Taranto, si riversavano nel fiume Mucone attraverso un sistema che consentiva di evitare costosi processi depurativi con conseguente incasso di profitti per milioni di euro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, se non ritenga di adottare iniziative normative per evitare conflitti di interessi nella gestione degli impianti di depurazione come nel caso richiamato del comune di Bisignano;

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per potenziare le attività di controllo del territorio e di contrasto dell'inquinamento ambientale, anche a tutela della incolumità pubblica.
(4-04926)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da organi di stampa, che presso il comune di Villa San Giovanni (RC), la società «Iliad S.p.A.», avrebbe presentato un programma di massima per la localizzazione, nel quartiere di Ferrito in primis e nell'intero territorio comunale, di ben sei antenne – tipo stazione radio base tecnologia 5G;

   tale programma, presentato dalla predetta società sembrerebbe in contrasto con il regolamento comunale deliberato il 28 novembre 2013 per le stazioni radio base che – ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge n. 36 del 2001 («Legge quadro sulla protezione delle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici») – avrebbe inteso disciplinare la localizzazione e la distribuzione su tutto il territorio del comune di Villa San Giovanni delle infrastrutture di comunicazione elettronica, al fine di tutelare la salute umana, l'ambiente ed il paesaggio, quali beni primari;

   ebbene, la proposta presentata dalla prefata società richiedente sembrerebbe porsi in contrasto con il predetto regolamento, non solo da un punto di vista formale (mancato rispetto dei termini per la presentazione e assenza di documentazione necessaria richiesta), ma anche e soprattutto da un punto di vista sostanziale, in quanto non in linea con i dettami normativi sanciti dal regolamento sopra richiamato (distanza delle stazioni radio base da aree sensibili, quali asili, scuole di ogni ordine e grado, case di cura, parchi giochi, luoghi di aggregazione);

   a quanto appena dedotto aggiungasi che nel quartiere di Ferrito da qualche anno sarebbero state riattivate strutture scolastiche ed altre strutture private adibite ad asili nido e che nel quartiere di Cannitiello, confinante con quello di Ferrito, sarebbero situati una struttura ospedaliera di riabilitazione, un museo marinaro, aree ludiche per bambini;

   sicché, a quanto consta all'interrogante sembrerebbe che, nonostante le anomalie, lo sportello unico delle attività produttive, acquisendo solo il parere favorevole dell'Arpacal, avrebbe ugualmente autorizzato l'installazione della stazione radio in prossimità delle cosiddette aree sensibili;

   tale installazione avrebbe chiaramente incontrato la ferma opposizione dei residenti, i quali, preoccupati per i rischi legati all'inquinamento elettromagnetico, avrebbero chiesto l'intervento del sindaco di Villa San Giovanni che avrebbe sospeso i procedimenti di installazione per consentire al nucleo di valutazione ambientale di svolgere gli opportuni controlli e l'eventuale attuazione di un piano di localizzazione di eventuali nuovi impianti in siti lontani da quelli «sensibili»;

   sta di fatto che a seguito di eventi giudiziari che hanno coinvolto il sindaco e altri dipendenti del comune, è stata presentata comunicazione di inizio dei lavori per installare l'impianto;

   poi, solo a seguito di una segnalazione di una residente che denunciava le proprie condizioni di salute e la possibile interferenza delle onde 5G con l'impianto valvolare meccanico inpiantatole, il sindaco facente funzioni, dottoressa Mariagrazia Richichi, avrebbe emanato una ordinanza sindacale di immediata sospensione dei lavori sino al 31 marzo 2020 per gli accertamenti medici del caso, senza però fare riferimento alla necessità di redigere un piano di localizzazione dei nuovi impianti;

   se quanto dedotto corrispondesse al vero, sarebbe necessario che tutte le istituzioni, di ogni grado, attenzionassero la vicenda in questione – come quelle similari – in considerazione della circostanza secondo la quale la salute dei cittadini è un bene primario tutelato dalla Costituzione, e del fatto che, pertanto, non può essere subordinato a interessi commerciali e/o di ammodernamento;

   invero, in tema di sicurezza ambientale, benché non siano ancora disponibili dati in quantità e di qualità sufficienti con riferimento al valore complessivo delle emissioni elettromagnetiche, sia 5G che di tutte quelle altre già presenti o in via di emissione, il «principio di precauzione» (di cui all'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) impone di monitorare e vigilare sugli effetti delle frequenze e di regolamentare le relative installazioni, tenendo conto, in particolar modo, delle aree sensibili e della popolazione più a rischio quali bambini, disabili, donne in gravidanza e portatori di apparecchi elettromedicali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per promuovere una verifica di parte del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, nonché un programma di studio e monitoraggio ambientale per il rilievo delle emissioni dei nuovi impianti 5G, per avere una completa conoscenza della situazione e per consentire l'adozione di una posizione univoca a livello nazionale, condivisa con regioni e comuni, con particolare riferimento alla tutela dei luoghi sensibili.
(4-04930)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   MARTINCIGLIO e CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Tari – acronimo di «Tassa sui Rifiuti» – introdotta con la legge di stabilità del 2014, è l'imposta destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi;

   in quanto componente dell'imposta unica comunale (Iuc) – insieme con l'imposta municipale propria (Imu) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi) – spetta al singolo comune determinarne la propria tariffa commisurando la tassa al costo del servizio e alla quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie;

   risulta all'interrogante che alcuni comuni si avvarrebbero, per la riscossione della Tari, di un cosiddetto «calcolatore», ossia di un dispositivo con dei parametri pre-impostati, che consentirebbe al cittadino di calcolare autonomamente, mediante il mero inserimento dei dati catastali dell'immobile, l'importo da pagare;

   in questi comuni, dunque, non ricevendo più il cittadino il bollettino precompilato, accadrebbe che il calcolo del quatum da corrispondere a titolo di Tari sia unicamente rimesso all'onere di autoliquidazione del cittadino, con tutto ciò che ne deriva in termini di probabilità di errore, sia a favore, che a danno del contribuente;

   i comuni interessati ancorerebbero l'operatività di questi «calcolatori» alle disposizioni prescritte dalla legge di stabilità 2014 che, in più passaggi, prevede che i comuni assicurino «la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all'invio degli stessi modelli»;

   a parere dell'interrogante, e contrariamente alla interpretazione data dalle amministrazioni comunali interessate, gli strumenti di semplificazione offerti dalla legge di stabilità 2014 hanno lo scopo di offrire un supporto ai contribuenti ai soli fini del controllo dell'importo dovuto e liquidato dall'ente, non già di autorizzare un'inversione di onere di liquidazione a suo carico;

   ciò è ancor più vero se si considera che il calcolo della Tari è dato da una serie di valori che tengono conto, oltre che dei dati catastali dell'immobile, anche di ulteriori fattori quali, ad esempio, il numero degli occupanti l'immobile in base alla residenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, in particolare, ritenga di adottare iniziative per chiarire la corretta interpretazione della legge di stabilità 2014 in materia di Tari posto che, come evidenziato in premessa, il suo obiettivo di semplificazione è stato invocato da alcune amministrazioni comunali, a giudizio degli interroganti erroneamente, per giustificare l'attribuzione al contribuente dell'onere dell'autoliquidazione della Tari, avvalendosi di un calcolatore con parametri pre-impostati.
(3-01358)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la recente manovra di bilancio il Governo ha introdotto due nuove imposte denominate giornalisticamente «plastic tax» e «sugar tax»;

   in un contesto di crisi produttiva generalizzata, plastica, acque minerali e bibite gassate rappresentano un mercato e un indotto importante, che funziona;

   già prima di questa situazione è stata rappresentata l'assurdità e la non proporzionalità di queste imposte, ma oggi, con l'emergenza coronavirus, quello che prima poteva essere oggetto di discussione diventa un'emergenza inderogabile, ossia la difesa delle realtà produttive italiane, dei lavoratori e delle loro famiglie;

   uno dei modi per farlo sarebbe congelare, per tutto il 2020, queste due imposte «ammazza imprese»;

   in Piemonte vengono imbottigliati circa 2,8 miliardi di litri di acqua minerale all'anno con 27 concessioni attive. Si tratta di un movimento che rappresenta un terzo dell'intero mercato italiano e di un settore che vale oltre 500 milioni di euro e un giro d'affari altrettanto importante per l'indotto, occupando oltre 1000 lavoratori diretti e altri 4000 tra indotto e stagionali;

   Mineracqua e Assobibe, le due principali associazioni di categoria, stimano intorno al 20 per cento il potenziale calo di fatturato provocato da «plastic tax» e «sugar tax». Una vera e propria stangata, soprattutto in tempo di coronavirus, che già causa una significativa contrazione dei consumi;

   per capirne la portata, basti pensare che il gruppo San Benedetto, che fattura circa 700 milioni di euro, ha dichiarato che subirà, un aumento di spesa di 105 milioni di euro;

   in questo momento si ha bisogno di mettere da parte ideologie di ogni sorta e pensare soltanto a tutelare le imprese italiane, i lavoratori e le loro famiglie –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'adozione d'iniziative volte all'abolizione della «sugar tax» e della «plastic tax», al fine di alleviare gli effetti sull'economia dell'emergenza coronavirus.
(3-01361)


   GELMINI, BAGNASCO, OCCHIUTO, ANGELUCCI, APREA, BALDELLI, BARATTO, BARELLI, ANNA LISA BARONI, BARTOLOZZI, BATTILOCCHIO, BERGAMINI, BIANCOFIORE, BOND, BRAMBILLA, BRUNETTA, CALABRIA, CANNATELLI, CANNIZZARO, CAON, CAPPELLACCI, CARFAGNA, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, CASSINELLI, CATTANEO, CORTELAZZO, COSTA, CRISTINA, DALL'OSSO, D'ATTIS, DELLA FRERA, D'ETTORE, FASANO, FASCINA, FATUZZO, FERRAIOLI, FIORINI, FITZGERALD NISSOLI, GREGORIO FONTANA, GERMANÀ, GIACOMETTO, GIACOMONI, LABRIOLA, MANDELLI, MARIN, MARROCCO, MARTINO, MAZZETTI, MILANATO, MUGNAI, MULÈ, MUSELLA, NAPOLI, NEVI, NOVELLI, ORSINI, PALMIERI, PELLA, PENTANGELO, PEREGO DI CREMNAGO, PETTARIN, PITTALIS, POLIDORI, POLVERINI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, ROSSO, ROTONDI, RUFFINO, RUGGIERI, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, SANTELLI, SARRO, ELVIRA SAVINO, SANDRA SAVINO, SCOMA, COSIMO SIBILIA, SIRACUSANO, SISTO, SOZZANI, SPENA, SQUERI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VALENTINI, VERSACE, VIETINA, VITO, ZANELLA e ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 20 febbraio 2020, il nostro Paese sta cercando di fronteggiare la gravissima diffusione dell'epidemia da Coronavirus (Covid-19);

   gli ultimi dati parlano di 463 persone decedute e oltre 8.000 contagiati e si sta purtroppo assistendo ad un'accelerazione nel numero di nuovi casi;

   a provare a contrastare questa vera e propria emergenza sanitaria sono in prima linea i medici e il personale sanitario degli ospedali e dei presìdi sanitari che operano sul territorio. A questi si aggiungano i ricercatori e le forze dell'ordine impegnate sul territorio;

   nei presìdi sanitari soprattutto del Nord la situazione è a rischio collasso e i reparti di terapia intensiva e le apparecchiature necessarie cominciano a non essere più sufficienti a gestire quello che molti medici hanno definito uno «tsunami». Così come scarseggiano i dispositivi di protezione individuale;

   una condizione pesantissima, quella del personale medico e sanitario, aggravata ulteriormente dalla situazione critica in cui versa la sanità italiana, oggetto da troppi anni di tagli e da una gravissima carenza di personale. Da tempo i medici avevano messo in allerta sulla carenza e inadeguatezza delle strutture sanitarie a fronteggiare questa emergenza sanitaria;

   il report del Global health security 2019, sulla capacità per un Paese di affrontare un'eventuale pandemia sul proprio territorio, ci colloca diciottesimi in Europa (su 28 membri);

   il decreto-legge n. 14 del 2020, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, interviene con misure straordinarie per cercare di far fronte all'emergenza sanitaria attraverso interventi sul reclutamento di personale medico e sanitario, nonché sull'assistenza e per l'acquisto delle necessarie apparecchiature;

   nel testo del decreto-legge non è più presente un articolo contenuto in una prima bozza del decreto che prevedeva finalmente un finanziamento aggiuntivo per garantire incentivi e premialità in favore del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale da settimane in trincea nel contrasto alla diffusione del virus;

   sempre in tema di risorse, il decreto-legge n. 14 del 2020 stanzia 660 milioni di euro per il reclutamento di personale, a valere sulle risorse complessive assegnate al Servizio sanitario nazionale, già attualmente del tutto insufficienti;

   il rapporto della Fondazione Gimbe ci ricorda, infatti, che solo nel periodo 2015-2019 il finanziamento pubblico alla sanità è stato decurtato di circa 12 miliardi di euro –:

   se non si ritenga di adottare ulteriori iniziative volte a prevedere un finanziamento per garantire incentivi e premialità per il personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, implementare le sale di terapia intensiva nonché provvedere al reintegro del Fsn per le risorse tagliate dal decreto-legge n. 14 del 2020.
(3-01367)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARATTO, MARTINO, GIACOMONI, CATTANEO, ANGELUCCI, PORCHIETTO, GIACOMETTO, D'ETTORE e BOND. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018, come novellata dalla legge n. 58 del 2019 e integrata dalla legge di bilancio 2020, ha istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), chiamato ad indennizzare i risparmiatori che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e controllate con sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018;

   in virtù delle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2020 la domanda di indennizzo attualmente può essere presentata entro il 18 aprile 2020;

   nel caso in cui si tratti di azioni, l'indennizzo è determinato nella misura del 30 per cento del costo di acquisto delle azioni, ivi inclusi gli oneri fiscali, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun avente diritto; diversamente, nel caso in cui si tratti di obbligazioni subordinate, detto indennizzo è determinato nella misura del 95 per cento del costo di acquisto delle stesse, ivi inclusi gli oneri fiscali, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun avente diritto;

   per quanto risulta, la suesposta normativa in sede di attuazione pratica ha rivelato evidenti e pesanti criticità sia dal punto di vista interpretativo che applicativo;

   nonostante il termine per la presentazione della domanda di indennizzo sia stato prorogato al 18 aprile 2020, ad oggi, a quanto consta agli interroganti, si contano ancora moltissimi risparmiatori che, pur avendo fatto richiesta da mesi, attendono il rilascio della necessaria documentazione da parte di Banca Intesa-San Paolo;

   tale situazione aumenta la già pesante condizione di disagio economico e psicofisico di numerosissime persone private dei loro risparmi che dovrebbero essere già state indennizzate da tempo;

   molti risparmiatori, soprattutto veneti, sono state lasciati soli dalle istituzioni per molto, troppo tempo;

   alle difficoltà interpretative e applicative della normativa sul Fir, alla criticità riscontrate nell'utilizzo della piattaforma Consap e ai citati ritardi della Banca Intesa-San Paolo nel recapitare la documentazione necessaria per la presentazione della domanda di indennizzo, si è ora aggiunta l'emergenza da Covid-19 che ha portato alla chiusura di diversi sportelli e servizi a supporto dei risparmiatori, aggravando ulteriormente la situazione di ritardo nella compilazione ed invio della modulistica –:

   se il Governo non intenda adottare, con urgenza, ogni iniziativa di competenza finalizzata a rimuovere le gravi criticità esposte in premessa, prorogando a giugno 2020 i termini per la presentazione della domanda di indennizzo al Fondo indennizzi risparmiatori.
(5-03754)


   NOVELLI, GIACOMONI, MARTINO, BARATTO, CATTANEO, ANGELUCCI, PORCHIETTO, GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere, – premesso che:

   la tassa sui rifiuti (Tari) applicata dai comuni, alla luce della disciplina normativa, deve assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti;

   il costo complessivo del servizio deve essere totalmente ripartito tra gli utenti;

   il tributo corrisposto dai cittadini per questo servizio costituisce in molti casi un onere che grava in modo importante sul bilancio familiare;

   il forte spopolamento che caratterizza i comuni montani può determinare di anno in anno un continuo ricalcolo al rialzo del tributo individuale, dato che i costi fissi del servizio sono ripartiti su sempre meno utenze, sia domestiche sia non domestiche;

   i costi fissi di tale servizio rappresentano una voce rilevante della tariffa in quei territori, caratterizzati da forte frammentazione demografica (ad esempio lunghi tratti di percorrenza per poche utenze), andando anche ad inficiare i benefici derivanti dall'attuazione di sistemi di raccolta differenziata e dagli sforzi profusi in tal senso sia dalle amministrazioni, sia dai cittadini;

   gli incrementi del tributo, inoltre, risultano ancor più pesanti in seguito agli aumenti dei costi di raccolta e smaltimento applicati dagli enti gestori del servizio;

   il carico fiscale sostenuto nei territori montani, già pesantemente svantaggiati per la mancanza o la scarsità di servizi di base, contribuisce inevitabilmente al trend di desertificazione socio-economica e costituisce pure un forte rischio di proliferazione dei casi di tributi non pagati;

   l'obiettivo primario, ad avviso degli interroganti e per quanta risulta, dovrebbe essere quello di ridurre gli oneri per chi risiede o conduce un'attività imprenditoriale nei territori montani;

   si ritiene, infatti, che si tratti di una misura di giustizia sociale e di salvaguardia di un servizio fondamentale che, seppur riscontrando elevati livelli di efficienza, rischia di andare incontro a tagli consistenti per il contenimento della spesa per i cittadini –:

   se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, tesa a disciplinare la possibilità per i comuni montani di compartecipare con fondi del proprio bilancio alla copertura di una quota dei costi derivanti servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, al fine di alleggerire il tributo finale corrisposto dalle utenze domestiche e non domestiche, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
(5-03758)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del concorso all'Agenzia delle dogane e dei monopoli – area dogane, per 69 dirigenti di seconda fascia, bandito il 16 dicembre 2011 e terminato a luglio 2014, 80 candidati, collocati utilmente in un elenco di idonei, si trovano ancora oggi in attesa della approvazione e pubblicazione della graduatoria;

   gli esiti della procedura concorsuale non sono mai stati formalizzati in ragione del complesso contenzioso amministrativo e civile apertosi già all'indomani della pubblicazione degli esiti delle prove scritte (contenzioso amministrativo) e, poi, estesosi al piano civile (querele di falso riguardanti alcuni verbali redatti dalla commissione esaminatrice);

   al contenzioso amministrativo e civile, si è sovrapposto l'avvio di indagini penali, conseguenti a un esposto riguardante vicende correlate allo svolgimento delle prove scritte, che hanno inizialmente riguardato tre componenti della Commissione esaminatrice e trenta candidati, portando alla richiesta di rinvio a giudizio per due componenti della medesima commissione e per nove candidati;

   sono state emesse ben otto pronunce del Consiglio di Stato, pubblicate il 18 gennaio 2019, e l'esito del percorso amministrativo appare dunque molto chiaro, confermando che si deve procedere al riesame dei soli elaborati precedentemente corretti in violazione del principio di collegialità, una volta ripristinato l'anonimato dei compiti – secondo le puntuali indicazioni dello stesso Consiglio di Stato – a cura di un'apposita «struttura collegiale» nominata dall'Agenzia delle dogane;

   in risposta all'interrogazione n. 5-01953 del 17 aprile 2019, in Commissione finanze alla Camera, l'Agenzia ha dichiarato di aver condotto l'approfondimento utile a individuare, con immediatezza, le azioni da intraprendere e riferisce che le azioni esecutive delle pronunce del Consiglio di Stato sono già state avviate; l'Agenzia ha, inoltre, avviato un confronto con l'Avvocatura Generale dello Stato per compiere un'attenta analisi comparativa relativa alle soluzioni da adottare in ordine alla definizione della procedura concorsuale in argomento;

   trascorso più di un anno dalle pronunce del Consiglio di Stato, coloro che si trovano ad oggi utilmente in un elenco di idonei, vedano i propri diritti lesi ingiustificatamente –:

   quali siano i tempi per la definizione delle procedure concorsuali di cui in premessa, ottemperando così alle pronunce del Consiglio di Stato e affinché si concluda il contenzioso in essere emerso in merito al concorso all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, interrompendo così quella che appare all'interrogante una ingiustificata lesione dei diritti dei candidati collocati utilmente in graduatoria, allo stato ancora in attesa di approvazione e pubblicazione della graduatoria definitiva.
(5-03759)


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 16 dicembre 2011 è stato bandito un concorso per 69 posti da dirigente di seconda fascia dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

   il concorso è terminato nel luglio 2014, con 80 candidati utilmente posizionati nell'elenco degli idonei;

   tali candidati, ad oggi, attendono ancora la pubblicazione della graduatoria definitiva;

   al termine del concorso, sono stati proposti alcuni ricorsi al Tar del Lazio per contestare la correzione delle prove;

   il Consiglio di Stato con sentenze 1446 e 1447 del 13 aprile 2016 ha dichiarato la procedura parzialmente viziata;

   in particolare, il Consiglio di Stato ha stabilito che, al fine di rispettare il principio di collegialità nella correzione, la valutazione di una parte degli elaborati andasse ripetuta, facendo comunque salva la posizione dei candidati riconosciuti idonei alle prove orali;

   successivamente, sono state avviate indagini dalla procura della Repubblica di Roma, in relazione all'esistenza di temi «preconfezionati»;

   la vicenda penale riguarda solo alcuni candidati, su cui la giustizia deve giustamente fare il proprio corso, accertando, se riscontrati i fatti, eventuali responsabilità, escludendo nel caso definitivamente questi soggetti;

   tali accertamenti, i cui tempi non sono peraltro definiti e prevedibili, non possono però pregiudicare la posizione di coloro che hanno superato le prove concorsuali e sono estranei ad ogni contestazione e che, da tempo, chiedono di poter ottenere di conoscere la graduatoria definitiva;

   le agenzie fiscali versano in una situazione di carenza di figure dirigenziali, sussiste quindi la necessità di inserire nuovo personale;

   attualmente, risulta che continuino ad essere assegnati incarichi dirigenziali a personale esterno alle pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   è opportuno che la procedura in questione sia portata a compimento, per coloro che non sono minimamente coinvolti nelle indagini penali, e che hanno superato regolarmente le prove concorsuali, e che, se del caso, si congelino le posizioni di chi rimane in attesa delle risultanze processuali;

   per quanto riguarda infatti i candidati che hanno superato le prove e non sono coinvolti in alcuna indagine, qualsiasi ipotesi di annullamento sarebbe per l'interrogante in contrasto con il giudicato amministrativo;

   l'annullamento della procedura determinerebbe, altresì, un cospicuo spreco di risorse pubbliche e gravi danni per i vincitori con richieste collettive di risarcimento;

   nell'aprile 2019 è stata presentata, a prima firma dell'onorevole Fregolent, un'interrogazione parlamentare avente ad oggetto lo stesso concorso;

   nonostante ciò, gli esiti della procedura concorsuale non sono ancora – ad oggi – stati formalizzati;

   coloro che hanno partecipato e legalmente superato la selezione vedono lesi i propri diritti;

   occorre valorizzare l'impegno e le aspettative dei candidati che hanno superato legittimamente le prove –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché sia portata compimento l'intera procedura concorsuale, con la conseguente assunzione dei candidati che hanno superato legittimamente le prove.
(5-03764)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura del decreto-legge n. 11 del 2020 sulle misure straordinarie per lo svolgimento dell'attività giudiziaria, i termini di impugnazione degli atti tributari quali accertamenti, cartelle, irrogazione di sanzioni, avvisi di liquidazione eccetera non sembrerebbero sospesi;

   il condizionale è d'obbligo, in quanto risulterebbe veramente singolare che in una simile situazione il Governo non abbia inteso prorogare i termini di scadenza degli atti tributari;

   l'articolo 1 del decreto-legge prevede che sino al 22 marzo 2020 le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti presso gli uffici giudiziari siano rinviati d'ufficio a data successiva al 22 marzo 2020;

   il comma 2 sospende il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti indicati al comma 1;

   il comma 4 estende tali previsioni al processo tributario, ma non si chiarisce se riguardino o meno anche gli atti tributari in scadenza in questi giorni;

   la relazione illustrativa del decreto non chiarisce nulla al riguardo e quindi appare ulteriormente fondata l'ipotesi che da queste disposizioni, per quanto interpretabili in modo ampio, non si possa dedurre la proroga dei termini di impugnazione degli atti tributari in scadenza;

   va da sé che, in considerazione di questi dubbi, sarebbe auspicabile un tempestivo chiarimento, anche perché si rischia di danneggiare seriamente contribuenti e imprese –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in materia e se ritenga opportuno fornire specifiche indicazioni agli operatori del diritto in merito ai rilievi segnalati in premessa.
(4-04940)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a decorrere dal 1° gennaio 2020, a quanto consta all'interrogante, è andato in pensione il dirigente amministrativo che ricopriva l'incarico di funzionario delegato per le spese di giustizia del distretto della corte d'appello di Cagliari – sezione distaccata di Sassari;

   da quel momento risulterebbe che siano rimasti bloccati i pagamenti delle fatture relative al patrocinio a spese dello Stato e ciò accade nonostante l'avvenuto accreditamento delle somme necessarie;

   numerose e reiterate richieste sono state avanzate dai professionisti, dalle rappresentanze istituzionali dell'Avvocatura (a cominciare dall'Ordine degli avvocati di Nuoro) e anche dall'ufficio territoriale competente, affinché si procedesse con urgenza alla nomina del nuovo funzionario delegato;

   tali istanze, però, ad oggi risulterebbero, non solo inevase, ma prive di qualunque riscontro;

   le legittime istanze degli interessati sono ormai pressanti e indifferibili: gli stessi attendono da mesi il pagamento delle rispettive competenze –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione a quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di provvedere con la massima urgenza alla nomina del nuovo dirigente e, in ogni caso, al fine di consentire di evadere le pratiche in attesa di definizione.
(5-03761)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la disoccupazione, in particolar modo quella giovanile, continua ad essere un problema irrisolto del nostro Paese e molti sono i giovani che per fronteggiare questa annosa situazione con sacrificio affidano le proprie aspettative lavorative al superamento di concorsi pubblici;

   tuttavia, tali speranze sovente vengono disattese da scelte politiche incomprensibili ed immotivate;

   è ormai dal 2012 che circa 170 giovani risultati idonei al concorso allievo agente di polizia penitenziaria «375+80» attendono di poter affrontare le visite psico-attitiudinali propedeutiche all'accesso al corpo;

   a fronte di tale situazione incresciosa, protrattasi negli anni, il Governo piuttosto che continuare con lo scorrimento della graduatoria del medesimo concorso ha inopinatamente ritenuto, per la copertura delle relative carenze di organico, di procedere con l'indizione di nuove procedure concorsuali, ed infatti ad aprile 2020 uscirà un nuovo concorso per la polizia penitenziaria per la copertura di 1.300 posti;

   sulla questione, l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato del 28 luglio 2011, n. 14, ha imposto alle pubbliche amministrazioni di «tenere nel massimo rilievo la circostanza che l'ordinamento attuale afferma un generale favore per l'utilizzazione delle graduatorie degli idonei, che recede solo in presenza di speciali discipline di settore o di particolari circostanze di fatto o di ragioni di interesse pubblico prevalenti, che devono, comunque, essere puntualmente enucleate nel provvedimento di indizione del nuovo concorso»;

   ed ancora, il Consiglio di Stato con le recentissime sentenze n. 3407 del 4 luglio 2014 e n. 4119 del 10 agosto 2014 ha ribadito che, in presenza di graduatorie valide ed efficaci per l'assunzione di nuovo personale, l'amministrazione deve provvedere attraverso lo scorrimento delle stesse. In tale situazione, la possibilità di bandire un nuovo concorso costituisce ipotesi eccezionale, considerata con sfavore dal legislatore più recente, in quanto contraria ai principi di economicità ed efficacia dell'azione amministrativa;

   inoltre, come osserva la giurisprudenza amministrativa, le norme susseguitesi nel tempo in tema di scorrimento di graduatorie «sul piano sistematico, ne hanno rafforzato il ruolo di modalità ordinaria di provvista del personale, tanto più giustificata in relazione alla finalità primaria di ridurre i costi gravanti sulla amministrazione per gestione delle procedure selettive»;

   aspetto quest'ultimo oltremodo pregnante rispetto al pubblico concorso che inevitabilmente richiede l'impiego di risorse erariali per i costi connessi alla procedura in questione;

   infatti, il blocco delle graduatorie, a livello nazionale, comportando un grande spreco di denaro pubblico, va nella direzione opposta alla politica dei tagli nella pubblica amministrazione attuata dal Governo, quando, invece, la soluzione più semplice, che permetterebbe un reale risparmio per il cittadino, è data proprio dallo scorrimento di tutte le graduatorie incomprensibilmente bloccate, garantendo, altresì, quell'iniezione di gioventù davvero indispensabile in un settore come quello della difesa;

   è proprio l'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che, prevedendo l'efficacia delle graduatorie dei concorsi in tre anni, risponde all'evidente esigenza di riduzione dei costi connessi all'espletamento di dette procedure, senza, tuttavia, svilire la funzione assolta dai concorsi;

   a giudizio dell'interrogante l'amministrazione, in assenza di una disciplina derogatoria, non può decidere sic et simpliciter di bandire un concorso, prescindendo dalla vigenza di una graduatoria di idonei, violando palesemente i principi di economicità, efficacia ed imparzialità cui deve essere spirata l'azione della pubblica amministrazione;

   il prezzo da pagare per tale inefficienza è peraltro enorme, sia dal punto di vista prettamente economico, sia dal punto di vista della sicurezza garantita al cittadino che ormai non può più contare su organici sufficientemente corposi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali opportune iniziative intenda adottare per procedere allo scorrimento della graduatoria pubblicata sul bollettino ufficiale n. 7 del 15 aprile 2013 del sopracitato concorso per allievi agenti di polizia penitenziaria.
(4-04916)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da «Il Tirreno» di Pisa del 22 gennaio 2020, nel mese di settembre 2019, la società autostradale Salt, divisione Tronco Ligure Toscano, ha dato l'annuncio della conclusione della gara d'appalto per la costruzione dell'opera «Riqualificazione dell'intersezione tra la Strada provinciale 22 ed il collegamento autostradale a San Piero a Grado», con un importo dell'appalto di euro 702.012,70 iva esclusa, di cui euro 19.630,37 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso;

   la gara si è svolta con l'invito a partecipare di 30 ditte, ricevendo 7 offerte dichiarate ammissibili;

   la prima classificata della gara, società Ati Mga Italia Srl-Divisione Cantieri Stradali Srl, è stata esclusa, in quanto non ha presentato nel termine indicato alcuna spiegazione e/o documento giustificativo in merito al ribasso percentuale del 29,297 applicato sull'elenco prezzi posto a base di gara;

   pertanto, l'aggiudicazione è risultata in favore della seconda classificata, l'impresa Edilzeta Srl di Modica (Ragusa), che ha presentato un'offerta con un ribasso pari al 22,383 per cento, già sottoposta a verifica sulla congruità, serietà, sostenibilità e realizzabilità;

   tuttavia, nonostante il tempo trascorso, i cittadini e l'amministrazione comunale attendono ancora il «via libera» per l'apertura del cantiere;

   l'opera consiste nella realizzazione della rotatoria di San Piero a Grado, attesa da anni, che risolve una problematica molto sentita in città; l'infrastruttura, ripetutamente chiesta, da istituzioni, comitati locali e cittadini è infatti indispensabile per la sicurezza stradale, anche alla luce di una lunghissima serie di incidenti, alcuni mortali, che si sono verificati nel tempo nei pressi dello svincolo;

   l'assegnazione dei lavori, annunciata nello scorso autunno, sembrava aver finalmente risolto la questione e ha dato speranza ai cittadini per l'incremento dei livelli di sicurezza stradale; tuttavia, ancora non si hanno certezze sull'apertura del cantiere –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per la conclusione delle procedure amministrative che bloccano l'inizio dei lavori della rotatoria di San Piero a Grado, assicurando alla cittadinanza tempi certi per la realizzazione di un'opera indispensabile per l'incremento dei livelli di sicurezza di un incrocio ormai da anni scenario di una lunghissima serie di incidenti, anche mortali.
(4-04931)


   ZIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dall'edizione dell'11 marzo 2020 del quotidiano il Corriere della Sera si apprende che l'aeroporto Galileo Galilei di Pisa rischia la chiusura a seguito della cancellazione dei voli delle compagnie low cost, in particolare di Ryanair che portano a un calo del 90 per cento del traffico dello scalo;

   Ryanair – tra le principali low cost in Italia – ha deciso di sospendere tutti i propri voli nel Paese (domestici e internazionali) dopo le misure messe in atto dal Governo per contenere la diffusione del coronavirus. Lo ha annunciato la compagnia aerea, citata dal Guardian. I passeggeri che devono tornare a casa potranno utilizzare i voli operativi fino al termine della giornata di venerdì. «Ryanair si scusa sinceramente con tutti i clienti per queste interruzioni del programma causate dalle restrizioni del Governo nazionale e dall'ultima decisione del Governo italiano di bloccare l'intero Paese per combattere il Covid-19», ha dichiarato un portavoce;

   l'aeroporto intercontinentale di Pisa-San Giusto, conosciuto con il nome commerciale di Galileo Galilei, è il principale scalo della Toscana e, anche nel 2018, si è confermato undicesimo aeroporto italiano per traffico passeggeri. L'infrastruttura è di proprietà dell'Aeronautica militare ed è gestita da Toscana Aeroporti s.p.a.;

   l'aeroporto dispone di due terminal, di cui uno solo attivo per partenze e arrivi, di 16 gate divisi in due moli (A e B), e di due ampie piste di atterraggio che ne permettono l'uso da parte di aerei di qualsiasi dimensione, per il trasporto sia di passeggeri che di merci;

   Toscana Aeroporti s.p.a. sembrerebbe intenzionata a chiedere la chiusura dello scalo a seguito della insostenibilità economica della situazione;

   i danni al tessuto socio-economico della città sono gravissimi andando a incidere inevitabilmente sui lavoratori. In particolare, sarà impossibile assumere lavoratori stagionali e ridurre drasticamente i dipendenti interinali, ricordando che nei trasporti aerei non è prevista la cassa integrazione –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo il Governo intenda porre in essere per mantenere intatta l'operatività dell'aeroporto di Pisa almeno fino alla primavera, contando su un calo delle infezioni e coinvolgendo l'aeronautica militare proprietaria dello scalo.
(4-04932)


   PRESTIGIACOMO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto di Catania è gestito dalla Sac s.p.a., società detenuta per il 61,22 per cento dalla camera di commercio del Sud Est, per il 2,04 per cento dal comune di Catania, per una quota di pari valore del 12,24 per cento dalla città metropolitana di Catania, dal Libero consorzio comunale di Siracusa e dall'Irsap Palermo;

   come riportato da fonti di stampa sembrerebbe che dal 1° febbraio 2018 al 29 gennaio 2020, in appena 23 mesi, la società pubblica Sac abbia conferito incarichi ad unico avvocato per complessivi 614.868 euro e che soltanto tra il 16 ed il 29 gennaio, al medesimo avvocato, siano stati conferiti consulenze legali per 75.762 euro, compensi professionali per 42.404 euro e rimborsi spese per trasferte;

   nel medesimo arco temporale – da febbraio 2018 a gennaio 2020 – sembrerebbe che siano stati conferiti incarichi diretti, per un importo di 213 mila euro, al commercialista Salvatore Nicotra, già assessore e consulente al comune di Acireale, e allo studio Drr Nicotra & Sciacca associati;

   in 24 mesi la Sac avrebbe registrato una spesa di oltre 620 mila euro per noleggio a lungo termine di auto, 38 mila euro per un noleggio a lungo termine di un solo dirigente e 900 euro per il noleggio di un fax;

   a ciò si aggiunga la procedura selettiva piuttosto singolare operata dalla Sac riguardo alla posizione di accountable manager; sulla base di un bando pubblico che non prevedeva tra i requisiti un titolo di studio, la scelta sarebbe ricaduta su un ex dipendente degli Aeroporti di Puglia, peraltro indagato, e che senza il titolo di laurea avrebbe conseguito quello di master;

   riguardo agli incarichi citati si rileva come in merito agli stessi non vi sia alcuna traccia di selezioni comparative, ciò contravvenendo, dunque, ai principi di trasparenza e pubblicità a cui dovrebbe sottostare la stessa società aeroportuale come previsto dal decreto legislativo n. 50 del 2016 (codice dei contratti pubblici) nonché da alcune deliberazioni della Corte dei Conti (deliberazione 15 ottobre 2015, n. 135, sezione regionale di controllo Emilia-Romagna);

   la normativa vigente detta una disciplina chiara e non soggetta a diverse interpretazioni riguardo alla gestione del personale delle società pubbliche; a tal proposito, l'articolo 22 del decreto legislativo n. 175 del 2016 prevede che «le società a controllo pubblico assicurano il massimo livello di trasparenza sull'uso delle proprie risorse e sui risultati ottenuti, secondo le previsioni del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33» –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare, anche di natura normativa, al fine di assicurare trasparenza e correttezza in merito alla gestione di uno scalo aeroportuale di estrema rilevanza sul piano nazionale come quello di Catania, anche alla luce delle criticità riportate in premessa concernenti le procedure di affidamento di incarichi relativi a consulenze e collaborazioni da parte della SAC Spa.
(4-04947)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   negli anni 2016-2017, le tre città metropolitane e i sei liberi consorzi della regione siciliana sono stati coinvolti in una crisi finanziaria che ha compromesso l'erogazione dei servizi all'utenza, la gestione della rete stradale di competenza, i servizi per i disabili, il supporto alle scuole di secondo grado e l'edilizia scolastica e ha messo in discussione la continuità del rapporto di lavoro dei dipendenti;

   tra i fattori che hanno contribuito a renderne disastrosa la situazione finanziaria rientrano la riduzione e/o azzeramento dei trasferimenti statali e il cosiddetto prelievo forzoso operato dallo Stato attraverso il contributo di finanza pubblica, in particolare, l'incremento annuale per il periodo 2015-2017, previsto dai commi 418 e 419 dell'articolo 1 della legge 190 del 2014. Inoltre, il contributo delle ex province e città metropolitane alla riduzione della spesa pubblica è stato prorogato dall'articolo 16, comma 2, del decreto-legge n. 50 del 2017 per l'anno 2018 e successivi;

   in Sicilia, il diverso disegno strategico del legislatore, a differenza di quanto previsto a livello nazionale, ove è prevalsa una riallocazione presso altri livelli di governo, ha teso al mantenimento, addirittura all'implementazione delle funzioni precedentemente assegnate agli enti intermedi;

   a fronte di tale prelievo forzoso, lo Stato, ai sensi del comma 754 della legge 208 del 2015 ha assegnato un contributo in favore delle regioni a statuto ordinario (495 milioni di euro nel 2016, 470 milioni per ciascuno degli anni dal 2017 al 2020 e 400 milioni annui a decorrere dall'anno 2021) finalizzato al finanziamento delle spese connesse alle funzioni relative alla viabilità e all'edilizia scolastica;

   inizialmente, non si era intervenuto a favore degli enti di area vasta delle regioni a statuto speciale, comunque obbligati a fornire il contributo per la finanza pubblica;

   in seguito all'accordo Stato-regione Siciliana del 20 giugno 2016, il presidente della regione rinunciava ai ricorsi innanzi la Corte Costituzionale (delibera giunta regionale 232 del 2016) e si impegnava ad istituire un tavolo di negoziazione per pervenire all'intesa prevista nell'accordo succitato in materia di obiettivi di contenimento della spesa per l'anno 2016. Tale accordo non è mai stato raggiunto;

   l'articolo 1, comma 883 della legge, in attuazione dell'intesa Stato-regione Siciliana del 19 dicembre 2018 (punto 9), attribuiva alla regione l'importo complessivo di euro 540 milioni da destinare ai liberi consorzi e alle città metropolitane per spese di manutenzione straordinaria di strade e scuole, per gli anni dal 2019 al 2025;

   l'articolo 38-quater, comma 3, decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, ha modificato l'articolo 1 della legge 145 del 2018, in base all'accordo raggiunto tra il Governo e la regione siciliana in data 15 maggio 2019, destinando ulteriori 100 milioni di euro per l'anno 2019 a favore dei liberi consorzi e delle città metropolitane;

   l'articolo 1, comma 875, della legge 160 del 2019, ha attribuito alle ex province siciliane 80 milioni di euro annui a decorrere dal 2020, come riduzione del concorso alla finanza pubblica richiesto alle stesse dalla legge 190 del 2014;

   l'articolo 1, comma 418 della legge 190 del 2014 ha previsto l'esclusione del versamento del contributo alla finanza pubblica per le province che risultavano in dissesto al 15 ottobre 2014. Correttamente, il legislatore aveva previsto che, per un ente in dissesto, è necessario avere entrate proprie e certe nel tempo per poter pianificare un piano di rientro dal dissesto;

   con deliberazione del Commissario straordinario n. 15 dell'11 maggio 2018 veniva dichiarato il dissesto finanziario del Libero consorzio comunale di Siracusa, il quale con diverse note al Ministero dell'interno direzione finanza locale, chiedeva indicazioni su come ovviare all'impossibilità di predisporre un'ipotesi di bilancio di previsione stabilmente riequilibrato ex articolo 259, comma 1 del Tuel;

   ad oggi, a quanto riferisce l'ex provincia, è stato impossibile rispettare quest'obbligo, a causa del fatto che è stata negli anni, per via dei diversi interventi legislativi statali, delle entrate proprie (quota Rc auto e Ipt) e i trasferimenti regionali e statali degli ultimi anni, basati solo all'annualità di riferimento, hanno reso impossibile predisporre un bilancio stabilmente riequilibrato nel tempo;

   paradossalmente, l'ex provincia di Siracusa non osserva quanto previsto dal Tuel (articolo 259 comma 1, a causa di altre disposizioni di legge (decreto-legge n. 190 del 2014);

   pertanto, appare chiara la situazione critica in cui versa il Libero consorzio di Siracusa, nei confronti del quale servirebbe un intervento apposito, al fine di permettere la predisposizione di un'ipotesi di bilancio di previsione stabilmente riequilibrato ex articolo 259, comma 1, del Tuel e impedire che si dichiari il «dissesto del dissesto» ed evitare conseguenze catastrofiche per tutto il territorio –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, in materia di prelievo forzoso nei riguardi delle ex province in situazione di pre-dissesto o che abbiano dichiarato dissesto finanziario e addirittura si trovino nella stessa situazione dell'ex provincia di Siracusa.
(2-00672) «Ficara».

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 2, della legge 23 novembre 1998, n. 407, «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata», ha previsto il diritto al collocamento obbligatorio a favore delle vittime, rappresentanti delle istituzioni o semplici cittadini, del terrorismo, del dovere e delle altre categorie ad esse equiparate, nonché dei familiari (coniuge e figli superstiti, ovvero fratelli conviventi e a carico qualora siano gli unici superstiti) dei soggetti deceduti;

   tale collocamento obbligatorio opera con precedenza assoluta rispetto al collocamento obbligatorio di altre categorie protette e con preferenza a parità di titoli, e prescindere dal fatto che i beneficiari già svolgano un'attività lavorativa, come ricordato dalla sentenza di legittimità costituzionale n. 175 del 21 giugno - 14 luglio 2016;

   tale obbligo è stato successivamente specificato dall'articolo 18, comma 2, della legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», con cui è stata prevista, limitatamente alle aziende con più di 50 dipendenti, una quota di riserva pari all'1 per cento dei lavoratori impiegati;

   il collocamento obbligatorio riguarda anche le pubbliche amministrazioni: per il personale di tutte le amministrazioni pubbliche, fino al quinto livello retributivo, le assunzioni obbligatorie avvengono mediante chiamata diretta nominativa, mentre per il solo «comparto Ministeri», la norma statale estende le assunzioni per chiamata diretta fino all'ottavo livello retributivo; per gli inquadramenti dal sesto all'ottavo livello retributivo, la legge richiede il superamento di una prova di idoneità non comparativa e pone il limite del 10 per cento dell'organico vacante;

   tuttavia, sembrerebbe che esistano alcuni casi di famigliari di vittime delle categorie sopra elencate che risultano iscritti da numerosi anni nei relativi elenchi, in attesa di assunzione secondo le modalità previste dalla legge, senza aver ricevuto le premesse offerte assunzionali;

   in particolare, il caso di Stefania Tramonte, figlia di Francesco Tramonte, netturbino ucciso barbaramente per mano mafiosa insieme al collega Pasquale Cristiano;

   se tali notizie fossero confermate, vanificherebbero gli sforzi messi in atto dallo Stato per garantire un futuro alle famiglie delle vittime, e per mostrare che lo Stato può realmente mettere in atto politiche per fronteggiare la violenza mafiosa e mostrare concretamente la propria vicinanza e il proprio sostegno alle vittime –:

   se il Governo disponga di informazioni e dati riguardanti l'assunzione di vittime, rappresentanti le istituzioni o comuni cittadini, della mafia e del terrorismo, e loro famigliari, all'interno delle pubbliche amministrazioni;

   se non intenda adottare iniziative nelle sedi opportune e per quanto di competenza, al fine di garantire una gestione rapida ed efficiente delle domande di assunzione delle vittime di mafia e terrorismo, e dei loro famigliari, assicurando un'adeguata dotazione di risorse finanziarie;

   se quanto esposto in premessa in merito alla signora Stefania Tramonte corrisponde al vero.
(3-01359)


   MOLLICONE e VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel parco di Colle Oppio è sita la sezione «Colle Oppio» di Fratelli d'Italia, in via delle Terme di Traiano n. 15/A, già appartenuta al Movimento Sociale Italiano e ad Alleanza Nazionale, che venne fondata nel 1946 da un gruppo di profughi istriani e dalmati, i quali a seguito della occupazione dei comunisti titini dovettero lasciare le proprie terre e rifugiarsi a Roma;

   da anni il parco di Colle Oppio a Roma vive una situazione di degrado senza precedenti, trasformatosi in una tendopoli a cielo aperto, nella quale oltre un centinaio di immigrati bivaccano all'interno di un'area di alto pregio architettonico e paesaggistico, a due passi dal Colosseo e dalla Domus aurea;

   il circolo di Colle Oppio è stato un centro culturale attivo e rimane un simbolo della destra italiana;

   il 31 ottobre 2017 il circolo è stato chiuso e sequestrato per morosità; sono stati messi i sigilli al circolo ed è stata cambiata la serratura;

   come specificato da fonti di stampa all'epoca dei fatti, Fratelli d'Italia rispose che «la morosità non esiste e siamo anzi nella fase di sottoscrizione di un nuovo contratto, come richiesto ufficialmente con lettera senza risposta mesi fa»;

   il 19 settembre 2019 il gruppo Sicurezza sociale e urbana della polizia locale di Roma Capitale ha dato esecuzione al decreto di dissequestro e contestuale restituzione a favore di Roma Capitale dell'immobile del circolo;

   nel corso delle operazioni è stata comunicata dai legali rappresentanti del circolo di Colle Oppio la presenza di documenti privati ed elementi di proprietà o pertinenza di altri soggetti dell'onorevole Fabio Rampelli, che vede posizionata la sede della propria segreteria parlamentare nell'immobile del circolo;

   è in corso presso la Giunta delle autorizzazioni a procedere l'esame della legittimità a procedere in tal senso;

   il 10 marzo 2020 è stata data esecuzione forzata sul contenuto presente nell'immobile, fra cui i documenti dell'onorevole Fabio Rampelli, in cui sono state impegnate più di 30 persone, nonostante l'emergenza del Covid-19, fra forze dell'ordine, impiegati dell'amministrazione capitolina e cooperative private;

   nel solo centro storico di Roma ci sono quasi 600 immobili pubblici in situazione di morosità, con casi di occupazioni abusive come lo Spin Time Labs, situato a pochi metri dal circolo di Colle Oppio –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, per quanto di competenza, non ritenga di avviare accertamenti in ordine alle modalità con le quali, sia pure in presenza delle restrizioni previste per l'emergenza coronavirus, si sia ritenuto comunque di disporre l'impiego della forza pubblica.
(3-01369)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVINO MANCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ormai da alcune settimane vari episodi di violenza hanno avuto luogo in Sardegna;

   gli ultimi attentati in ordine cronologico, nell'anno 2020, riguardano un atto intimidatorio contro il caseificio F.lli Pinna di Thiesi con un ordigno rudimentale, fortunatamente inesploso, che è stato trovato da un dipendente nel cortile dello stabilimento; il caseificio è stato già al centro della cronaca nera nel dicembre 2019 quando un altro ordigno, ad alto potenziale, è stato fatto esplodere a Torralba, davanti alla casa di Giovanni Murru, dipendente del caseificio. Un altro atto intimidatorio è stato compiuto contro il Consorzio industriale provinciale in Ogliastra con due fucilate a pallettoni calibro 12 contro le due finestre dell'ufficio tecnico. A Bolotana invece hanno dato alle fiamme l'auto di proprietà del comandante della stazione di Benetutti. Due fucilate sono state esplose contro la caserma forestale di Seui, tra il Sud Sardegna e il Nuorese: il Corpo forestale è stato vittima, quindi, di due attentati in tre giorni. Infine, è stata data alle fiamme l'auto del vicesindaco di Burgos (Sassari), Tonino Nieddu, il cui incendio ha interessato anche la vettura della moglie;

   in merito a quest'ultimo atto si segnala che la Sardegna ha avuto il primato degli attentati agli amministratori locali. Le statistiche del Ministero dell'interno dicono che nel 2018 nessun'altra regione ha dovuto affrontare una simile ondata di atti intimidatori. In un anno sono stati 78. Nella triste classifica di questi vili atti, solo la Lombardia, con oltre dieci milioni di abitanti e 1.516 comuni, quattro volte quelli sardi, tiene testa all'isola con 73 attentati. Seguono la Puglia (65), la Calabria (59), la Sicilia (57). Nella classifica finale del 2019, se non dovesse essere confermato il primato, la regione Sardegna, purtroppo, sarebbe comunque sul podio –:

   se il Ministro interrogato sia intenzionato a intensificare la presenza delle forze dell'ordine nel nostro territorio, con eventuali specifiche misure di sicurezza per garantire ogni possibile protezione dei cittadini sardi, delle imprese e degli amministratori locali;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attivare una specifica attività di collaborazione tra le forze di polizia, la guardia forestale e le polizie locali per svolgere, specificatamente, la necessaria attività di prevenzione e di sorveglianza;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare anche iniziative straordinarie di sensibilizzazione della popolazione per permettere la massima collaborazione dei cittadini sardi e le forze di sicurezza;

   se il Governo intenda convocare in Sardegna, ai sensi degli articoli 18, 19 e 20 della legge 1° aprile 1981, n. 121, un Comitato al fine di esaminare ogni questione di carattere generale relativa alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
(4-04913)


   TONELLI, IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI e VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 febbraio 2020 il prefetto Gabrielli ha partecipato a un seminario organizzato dal sindacato Coisp e, durante il suo intervento, ha affrontato la delicata questione della riorganizzazione dei presidi della polizia di Stato, con toni sconvenienti, sgradevoli e non confacenti al ruolo che in quel momento stava ricoprendo in qualità di capo della polizia nei confronti del precedente Ministro dell'interno, attuale leader della Lega;

   il tutto è stato documentato con un video pubblicato sulla pagina Facebook del Coisp Roma del quale il prefetto si è scusato, giustificandosi che si trattava di «frasi rubate in un contesto privato» e di «polemica strumentalmente creata»;

   è bene evidenziare, in questa sede, che il video, poi rimosso dal sindacato stesso, probabilmente per le pressioni subite dai vertici della polizia, ad avviso degli interroganti, non è stato certamente rubato da alcuno, al contrario di quanto ha affermato il capo della polizia;

   è risaputo che il tema del piano delle chiusure dei presidi di polizia, disposte dal Viminale, è delicato e scottante sia per i sindacati del comparto che per la Lega, i quali sono fortemente contrari;

   durante i 14 mesi in cui la Lega è stata al Governo, infatti, al Ministero dell'interno è stato predisposto un piano decennale di assunzioni straordinarie che, a quanto consta agli interroganti, sarebbe stato pari a 2 miliardi di euro, con assunzioni per 4.500 poliziotti, dei quali oltre il 20 per cento nelle specialità (stradale, postale, ferroviaria, frontiera) ed è stato inoltre bloccato il piano di tagli degli uffici di polizia al fine di scongiurare tutte le misure precedentemente disposte con la politica dei tagli sulla sicurezza, previsti dalla legge cosiddetta Madia;

   il silenzio sulla sgradevole vicenda anche da parte del Governo e dello stesso Ministro interrogato, va letto nello stesso senso in cui è stata letta la risposta che il dipartimento di pubblica sicurezza, durante la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale in Emilia-Romagna, ha fornito al presidente Bonaccini, con riguardo alla chiusura del distaccamento della polizia stradale di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna, in cui si precisava che «la questione è inserita da tempo nel piano di razionalizzazione ed ottimizzazione dei presidi di polizia. Tuttavia, è in atto una rivisitazione complessiva del piano, avendo ottenuto, grazie all'impegno del Ministro dell'interno, l'implementazione di 1.600 unità da destinare agli organici della Polizia di Stato», specificando che, all'epoca, il provvedimento di soppressione del distaccamento della polizia stradale di Casalecchio di Reno non fosse da considerarsi operativo, con ciò, ad avviso degli interroganti prendendo parte, di fatto e in maniera totalmente scorretta e inopportuna, nella competizione elettorale –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quanto è accaduto al seminario del Coisp del 24 febbraio 2020 e se intenda intervenire affinché il dipartimento di pubblica sicurezza, e il capo della polizia in prima istanza, agiscano nel pieno rispetto del principio di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, a garanzia di tutti e non solo di una parte politica.
(4-04923)


   ROSPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 gennaio 2020 l'interrogante ha presentato l'interrogazione n. 4-04512, attraverso la quale chiedeva al Ministro di attivare quanto prima, in uno dei comuni del Metapontino, una sezione operativa della direzione investigativa antimafia, al fine di presidiare tutta la fascia ionica e tutelare maggiormente i cittadini, in quanto l'area litoranea della fascia ionica, compresa tra Policoro e Metaponto, risulta interessata da fenomeni criminali legati al traffico di sostanze stupefacenti nonché, in particolar modo a partire dal 2012, da diversi atti incendiari e di danneggiamento ai danni di opifici, aziende agricole ed attività agroalimentari;

   visto il recente aumento delle attività criminali nella costa ionica, l'interrogante in data 18 febbraio 2020 presentava presso la I Commissione – Affari costituzionali della Camera dei deputati, anche la risoluzione n. 7-00414, volta a impegnare il Governo ad attivare presso uno dei comuni del metapontino una sezione operativa della direzione investigativa antimafia;

   le misure adottate ad oggi risultano purtroppo inadeguate per fronteggiare l'aumento della criminalità organizzata sul territorio come dimostrano gli ultimi atti intimidatori perpetrati nei comuni di Policoro e di Scanzano Jonico, dove nelle scorse notti sono state date alle fiamme le automobili di due imprenditori locali;

   l'interrogante da inizio anno ha richiesto più volte un incontro con il Ministro interrogato al fine di avviare un tavolo tecnico con tutte le parti in causa per poter contrastare con maggiore efficacia la criminalità organizzata presente sul territorio, ma ad oggi non è stato dato alcun riscontro alla richiesta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda avviare, per quanto di competenza, un tavolo tecnico con tutti gli attori preposti, al fine di contrastare in maniera efficace e risolutiva la criminalità organizzata presente nel Metapontino;

   se il Ministro intenda prendere in considerazione la possibilità di adottare le iniziative di competenza per attivare al più presto in uno dei comuni del Metapontino una sezione operativa della direzione investigativa antimafia, per meglio presidiare tutto l'arco dell'alto Jonio.
(4-04929)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il presidente dell'Associazione nazionale piccoli comuni Franca Biglio, a seguito della grave situazione seguita alla diffusione dell'epidemia di Covid 19, ha richiesto al Ministro interrogato di porre un ulteriore correttivo alla disciplina di bilancio dei comuni;

   il Governo ha già determinato lo slittamento del termine di approvazione del bilancio preventivo al 30 aprile 2020, ma l'Anpci ritiene conseguenziale che si debba procedere anche allo slittamento del termine di approvazione del conto consuntivo 2019, poiché andrebbe a coincidere con il nuovo termine stabilito per l'approvazione del bilancio preventivo (30 aprile 2020);

   l'Anpci individua come nuova possibile scadenza il termine del 30 giugno 2020;

   l'estensione di molte misure di prevenzione all'intero territorio nazionale e l'indicazione di riduzione in servizio del personale verosimilmente non consentiranno il rispetto dei termini imposti per l'approvazione del più complesso documento contabile –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla proposta dell'Anpci concernente lo slittamento dei termini di approvazione del conto consuntivo 2019 al 30 giugno 2020.
(4-04939)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mattina di domenica 8 marzo 2020, il presidente della regione Sardegna, Christian Solinas, ha chiesto al Presidente del Consiglio Conte un confronto immediato, con la massima urgenza, insieme al Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Liguria, Sicilia, Abruzzo, Umbria e Province autonome di Trento e Bolzano, in relazione alle ultime disposizioni, adottate nella notte in materia di coronavirus;

   la chiusura, infatti, della Lombardia e di altre 14 province, ha gettato parecchio scompiglio in tutta Italia la cui conseguenza più grave è stata la fuga dalle zone rosse dei fuori sede verso le altre regioni con il rischio di spostare i focolai nelle regioni ancora immuni;

   la richiesta al Governo che riguardava la Sardegna, in particolare, era di interrompere per 20 giorni i collegamenti con l'isola, motivata dall'esigenza di contrastare meglio la diffusione del virus e prevenire una possibile eccessiva pressione sulle strutture sanitarie regionali, ma la proposta, in quel momento, ha avuto un esito negativo;

   a quel punto, il presidente Solinas, come molti altri presidenti delle regioni, soprattutto del centro-sud, ha emanato un'ordinanza regionale con la quale imponeva l'isolamento fiduciario domiciliare per 14 giorni a tutti coloro che erano rientrati sull'isola dalle zone rosse con l'obbligo di comunicare tale circostanza al proprio medico di base e rimanere reperibili per ogni eventuale attività di sorveglianza;

   peraltro, in Sardegna non sono rientrati solo i residenti, ma sono arrivati anche i proprietari delle seconde case di vacanza per scappare dalle restrizioni imposte agli abitanti delle zone rosse;

   in tale situazione di massima allerta, il prefetto di Oristano, massimo rappresentante territoriale del Governo, avrebbe convocato informalmente in un corridoio della provincia numerosi sindaci, seppure in tre gruppi, per discutere dell'ordinanza regionale appena adottata dal presidente Solinas, in sostanza contravvenendo così al divieto già vigente di assembramento, predisposto fin dall'inizio dal Presidente dei Consiglio come misura di contenimento del virus, creando una possibile situazione di contagio;

   peraltro, a distanza delle successive ventiquattro ore, è intervenuto il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 marzo 2020 che ha, infine, esteso le misure di contenimento previste per le zone rosse a tutta Italia, dimostrando quindi che il provvedimento regionale adottato dal presidente della regione Sardegna fosse assolutamente in linea con i provvedimenti governativi –:

   di quali elementi disponga circa i fatti illustrati in premessa e, ove confermati, se non si ravvisi nel comportamento del prefetto di Oristano un fatto grave da stigmatizzare, eventualmente valutando anche i presupposti per assumere iniziative disciplinari.
(4-04945)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   SASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 il Governo ha varato alcune misure per contenere il diffondersi del Covid 19 o coronavirus;

   tra le misure adottate vi è anche la sospensione dell'attività didattica nelle scuole e nelle università di tutta Italia fino al 15 marzo 2020;

   a causa del protrarsi della gravità della situazione, il Governo ha ritenuto di dover emanare un ulteriore decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 8 marzo 2020;

   quest'ultimo prevede, tra le altre misure, la sospensione, fino al 3 aprile 2020 delle attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore;

   tuttavia, a detta dell'interrogante, vi sono alcune scuole che disattenderebbero tali disposizioni;

   uno di questi è il Convitto nazionale «Marco Foscarini» di Venezia, città considerata dal decreto citato tra le più a rischio contagio;

   tale istituto ospita, tra gli studenti convittori anche studenti stranieri;

   questi partecipano al progetto il Milione, progetto operante dai primi anni 2000 al fine di implementare le relazioni culturali e socio-economiche tra il Veneto e la Repubblica popolare cinese;

   proprio a causa delle particolari condizioni del Convitto che ospita anche studenti stranieri minorenni, non rimpatriabili, il dirigente scolastico ha disposto l'apertura della scuola anche al personale educativo, contravvenendo in tal modo alla norma di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri data 8 marzo 2020 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, ritenga utile adottare nei confronti dell'Istituto citato in premessa e quali misure si intendano attuare per preservare la salute del personale educativo ivi operante.
(4-04946)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   MARTINCIGLIO, CANCELLERI, D'ORSO, VILLANI e CABRAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019, convertito dalla legge n. 26 del 2019, ha istituito il Reddito di cittadinanza (Rdc), misura economica volta a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l'esclusione sociale;

   l'articolo 5 del citato decreto prevede che il beneficio sia erogato attraverso la cosiddetta «Carta Rdc», ossia una carta elettronica utilizzabile dal titolare, oltre che per l'acquisto tramite POS di beni (generi alimentari, beni acquistabili in farmacia, parafarmacia e nella grande distribuzione) e per il pagamento di servizi (tra cui il pagamento delle utenze di casa), anche per disporre mensilmente un bonifico per il pagamento del mutuo o del canone di locazione e per prelevare contanti entro un limite di importo predefinito dalla legge;

   il decreto ministeriale n. 116 del 2019 fornisce una serie di chiarimenti relativi alle spese ammesse e quelle vietate stabilendo, più in particolare, che la Carta RdC possa essere utilizzata per soddisfare le esigenze già previste per la Carta acquisti, oltre a tutte le altre dei beneficiari medesimi, ad eccezione di quelle legate all'acquisto dei beni e servizi vietati ed espressamente elencati nell'articolo 2, comma 1, del citato decreto;

   ancorché nel citato elenco non rientrino le spese condominiali, sono molti i casi in cui cittadini beneficiari del Rdc e al contempo proprietari di immobili (in alcuni casi ereditati) segnalano di avere difficoltà a pagare gli oneri condominiali, non potendo a ciò provvedere né a mezzo bonifico – ammesso dalla legge solo nella misura di uno e limitatamente al pagamento del canone di locazione o di mutuo – né in contanti, stante il limite d'importo previsto al prelievo mensile che è di circa 100 euro per singolo individuo;

   il dubbio interpretativo sulla possibilità di utilizzare la carta del Rdc per procedere al pagamento delle spese condominiali emergerebbe anche da una proposta dell'Anammi – Associazione Nazional-europea AMMinistratori d'Immobili – che, tenuto conto della natura di queste voci di spesa, che di certo non possono essere considerate come un «lusso», ha formalmente richiesto che si intervenga al fine di autorizzare in maniera esplicita l'uso della carta del Rdc per compensare eventuali debiti per le spese del condominio e regolarizzare situazioni pendenti di morosità; ciò sia nell'interesse del condominio a non accumulare crediti, che nell'interesse del singolo condomino moroso a non essere esposto ad una riscossione forzata a mezzo decreto ingiuntivo –:

   se il Governo sia a conoscenza della criticità segnalata e quali iniziative intenda assumere per porre rimedio a questo dubbio interpretativo;

   se, in particolare, ritenga opportuno adottare iniziative volte ad accogliere la proposta dell'Anammi di autorizzare l'utilizzo della Carta del Rdc anche per regolarizzare il pagamento degli oneri condominiali.
(3-01357)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIGLIO VIGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende come i principali operatori di trasporto sia pubblico che privato abbiano attivato «procedure particolari per garantire la gestione di situazioni riconducibili a possibili casi» di coronavirus. Sono previsti, in generale, anche un potenziamento delle attività di pulizia disinfettanti a bordo dei mezzi utilizzati e diffusione del vademecum del Ministero della salute ai passeggeri;

   le procedure dei gestori ferroviari sono previste a bordo sia dei treni a media e lunga percorrenza (Frecce, InterCity, InterCity Notte) sia dei treni regionali, e sono in ottemperanza alle misure approvate dal Consiglio dei ministri di sabato 22 febbraio 2020, in cui è stato varato il decreto-legge in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-2019;

   Trenitalia, ad esempio, ha diffuso un protocollo al personale a contatto con i viaggiatori e ha disposto: l'installazione a bordo treno di dispenser di disinfettante per mani; la consegna al personale di apposito equipaggiamento protettivo (mascherine con filtro, guanti monouso); il potenziamento delle attività di pulizia disinfettanti a bordo dei treni della flotta di Trenitalia (Frecce, InterCity, InterCity Notte e regionali); la diffusione del vademecum del Ministero della salute attraverso pieghevoli illustrativi e sui monitor dei treni regionali e delle Frecce; laddove non sono presenti monitor, è prevista la diffusione a bordo treno di annunci ai passeggeri;

   il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, per ridurre al minimo la probabilità di esposizione al contagio, «oltre a consigliare il proprio personale, come ottimale procedura comportamentale, di consultare un medico e rimanere a casa se affetti da sintomi influenzali, ha diramato, in via precauzionale e fino al permanere dello stato di emergenza sanitaria, disposizioni particolari e di dettaglio al personale dipendente»;

   di converso, il personale viaggiante di Alitalia chiede con urgenza la possibilità di indossare guanti, mascherina e occhiali dal momento in cui salgono in aereo, dal ricevimento dei passeggeri fino a quando sbarca. Inoltre, è necessario sia avere a bordo il disinfettante per le mani sia impegnare la compagnia una maggiore pulizia per gli aerei –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire affinché i protocolli ministeriali previsti siano applicati anche da Alitalia per una piena tutela della salute sia dei passeggeri sia soprattutto del personale viaggiante che ha un ruolo importante nella sicurezza dei voli.
(4-04933)


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   trentasei rifugiati etiopi ed eritrei sono in sciopero da circa una settimana allo stabilimento della Peroni a Roma. Si tratta di facchini che, per la maggior parte, lavorano da dieci anni per la cooperativa Masterjob e che si occupano del confezionamento delle casse di bottiglie da destinare ai supermercati, dei container da spedire e dei fusti per i locali;

   i lavoratori chiedono il rispetto del contratto collettivo nazionale della logistica, un'organizzazione dei turni che non sia «a chiamata tramite sms», come invece accade regolarmente, e il rispetto dell'anzianità per la convocazione degli addetti con contratti a tempo determinato. Circa la metà poi temono il licenziamento, già annunciato dalla cooperativa;

   Masterjob, dal canto suo, replica che i lavoratori «sono impiegati regolarmente nel rispetto delle esigenze della produzione» e che, nonostante la pubblicazione da parte dei suoi dipendenti di fiumi di messaggini di servizio via WhatsApp, «non sono mai stati trattati come lavoratori a chiamata e/o convocati via sms, ma assumono lo status di socio, con ulteriore rapporto di lavoro subordinato, con applicazione del contratto collettivo nazionale della logistica»;

   la Peroni è intervenuta con una nota ufficiale sottolineando che tutti gli eventuali problemi contrattuali di questi lavoratori dipendono solo e unicamente dalla cooperativa Masterjob. Nello specifico, i lavoratori si sono riuniti per manifestare il proprio dissenso a seguito dell'annuncio ai sindacati firmatari degli accordi nazionali dell'invio di una lettera di licenziamento per alcuni di loro da parte del loro datore di lavoro. La decisione in merito a tale iniziativa e alle modalità attuative è esclusivamente in capo alla Cooperativa stessa. Per quanto li riguarda, Birra Peroni ha siglato un accordo di servizio con la Cooperativa Masterjob per il 2020 in base alle proprie necessità organizzative interne legate al lavoro temporaneo ed alle esigenze di produzione dello stabilimento. Lo stabilimento produttivo impiega dipendenti diretti ma si avvale inoltre di numerose ditte e cooperative esterne tra cui la Masterjob con le quali sigla accordi di servizi in base alle proprie necessità produttive;

   da fonti di stampa si apprende che la cooperativa, nei giorni scorsi, aveva tentato di far firmare ai soci, lavoratori, senza il sindacato, uno «stato di crisi» in cui si prevedeva di poter lavorare in deroga ai contratti. Addirittura vi era scritto: «Il piano di intervento potrà prevedere forme di apporto economico, anche sotto forma di riduzione del trattamento economico e/o imputazione a capitale sociale di una quota delle retribuzioni, nonché in forma di lavoro gratuito». Tentativo respinto dai lavoratori nella assemblea dei soci. La particolare condizione di rifugiati non vale per tutti i lavoratori. E il licenziamento mette a rischio alcuni di loro: almeno sei lavoratori hanno un permesso per ragioni umanitarie e non potranno rinnovarlo senza il contratto di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché ai lavoratori della Masterjob sia garantito il rispetto del contratto collettivo nazionale della logistica e affinché vengano salvaguardati i livelli occupazionali.
(4-04935)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   l'Unione europea sostiene la produzione agricola dei Paesi dell'Unione attraverso l'erogazione, ai produttori, di aiuti, contributi e premi. Tali erogazioni, finanziate dal Feaga (Fondo europeo agricolo di garanzia) e Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), vengano gestite degli Stati membri, attraverso gli organismi pagatori, istituiti ai sensi del Reg. (CE) n. 885 del 2006 (articolo 18);

   con decreto legislativo n. 74 del 2018, come modificato dal decreto legislativo n. 116 del 2019, è stata riformata l'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per lo svolgimento delle funzioni di organismo di coordinamento e di organismo pagatore;

   l'Agea è l'organismo pagatore nazionale ed ha competenza per l'erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari, nonché per la gestione degli ammassi pubblici, dei programmi di miglioramento della qualità dei prodotti agricoli per gli aiuti alimentari e per la cooperazione economica con altri Paesi. Rappresenta l'Italia nei confronti dell'Unione europea ed, altresì, coordina l'attività dei dieci Opr-Organismi pagatori regionali attualmente esistenti;

   nell'espletamento della sua missione istituzionale, ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, del regolamento (Ue) n. 1306 del 2013, Agea può, con apposita convenzione, incaricare particolari strutture (di natura privatistica), denominati Caa – Centri di assistenza agricola, ad effettuare, la predisposizione e l'invio delle domande di ammissione a contributi europei e nazionali. I requisiti minimi di garanzia e di funzionamento per le attività dei Caa sono stati definiti con il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 27 marzo 2008;

   il decreto legislativo n. 74 del 2018 prevede che i Caa possano essere istituiti sia dalle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative che da associazioni di liberi professionisti (articolo 6, comma 3);

  la normativa contenuta nelle disposizioni antecedenti al decreto legislativo n. 74 del 2018 (decreto legislativo n. 165 del 1999, come modificato dal decreto legislativo n. 188 del 2000), aveva stabilito che l'attività dei Caa venisse inizialmente riservata «alle sole organizzazioni presenti da dieci anni nel CNEL». Tale previsione fu oggetto di intervento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, con la decisione AS200 dell'8 giugno 2000, censurò l'ipotesi di riservare alle sole organizzazioni professionali di categoria, la possibilità di svolgere l'attività del Caa, imponendo così la riscrittura del decreto legislativo n. 188 del 2000 in senso conforme a canoni di correttezza, non discriminazione e concorrenza;

   di analogo tenore la successiva segnalazione S1443 del 29 marzo 2012, nella quale l'Autorità, nel richiamare il precedente parere del 2000, ha censurato la deliberazione della regione Sicilia n. 254 del 2011 (in materia di Caa) in quanto contenente requisiti restrittivi e non necessari tali da produrre effetti anticoncorrenziali, non risultandone spiegate o comprensibili le motivazioni;

   nonostante il quadro normativo sopra riportato ed i puntuali interventi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel gennaio 2020, il direttore di Agea ha fatto circolare, tra gli operatori del settore, uno schema di convenzione per lo svolgimento delle attività delegate ai Caa, per l'anno 2020, nella quale è previsto, all'articolo 4, rubricato «I requisiti di capacità operativa», che «Entro il 30 settembre 2020 tutti gli operatori abilitati ad accedere ed operare nei sistemi in formativi dell'Organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del Caa o delle società con esso convenzionate»;

   la predetta clausola, che impone il divieto ai liberi professionisti di lavorare come titolari di sportello Caa, si pone per l'interpellante in contrasto con il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 27 marzo 2008, articolo 7, comma 1, che indica i requisiti oggettivi obbligatori per un Caa, prevedendo che debba «...essere garantita la presenza di un numero di dipendenti o collaboratori tale da assicurare la correttezza dei rapporti con gli organismi pagatori e con le altre pubbliche amministrazioni. Per l'esercizio delle proprie attività il Caa e le società di cui esso si avvale devono operare attraverso dipendenti o collaboratori con comprovata esperienza ed affidabilità nella prestazione di attività di consulenza in materia agricola...». Questa previsione consente l'esistenza di Caa di soli liberi professionisti oppure Caa «misti» che cioè si servono sia di dipendenti, che di liberi professionisti;

   ove tale clausola velasse validata, si avrebbe l'effetto di comportare la chiusura e la messa in liquidazione dei Caa dei liberi professioni, nonché l'interruzione dei rapporti lavorativi dei professionisti che collaborano con i restanti Caa –:

   se il Ministro interpellato non intenda adottare le iniziative di competenza affinché Agea proceda nel rispetto delle norme vigenti e delle indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato citate in premessa, anche al fine di evitare, di fatto, un «blocco» delle attività dei Centri di assistenza agricola e dell'Agea stessa, in conseguenza dei vari ricorsi che potrebbero essere presentati, con grave nocumento nei confronti dei produttori italiani.
(2-00669) «Spena».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con un comunicato apparso sul sito del Ministero e sulle principali agenzie è stata annunciata la firma del decreto attuativo dell'articolo 48 della legge n. 238 del 2016 di riforma del settore vino, riguardante i contrassegni da applicare ai vini Docg, Doc e Igt. Il decreto stabilisce le caratteristiche, le modalità per la fabbricazione, il controllo e il costo di tali contrassegni, nonché le modalità applicative dei sistemi di controllo e tracciabilità alternativi;

   il provvedimento è stato oggetto di ampio dibattito all'interno della filiera e nei vari tavoli tenutisi presso il Ministero sull'argomento, ove si consideri che il costo dei contrassegni è pari a circa un terzo del costo dei controlli di qualità, certificazione e tracciatura a carico della filiera vino, un onere superiore a 20 milioni di euro l'anno;

   il decreto, nonostante alcuni miglioramenti, ha deluso le aspettative e le organizzazioni vinicole che ritengono il testo proposto insufficiente per i seguenti motivi:

    a) limitata riduzione del costo di acquisto a carico dei produttori di vino dello «speciale contrassegno» (o fascetta) prodotto dal Poligrafico dello Stato;

    b) sostanziale esclusione della produzione del suddetto contrassegno da parte delle tipografie autorizzate, come espressamente detto dal comma 6 dall'articolo 48 della legge n. 238 del 2016, in quanto è previsto (articolo 1, comma 1, lettera d) del decreto ministeriale firmato) che il Poligrafico possa fare ricorso a tali tipografie «in funzione della propria capacità produttiva aziendale». Tali tipografie agirebbero come «contoterziste» per il Poligrafico, ipotesi che la legge non prevede;

    c) permanere di talune rigidità delle tempistiche (ad onta delle esigenze di mercato, gli ordinativi delle fascette devono pervenire entro il mese di marzo dell'anno precedente alla loro consegna) e sul piano produttivo (diverse sono le segnalazioni della scarsa qualità e persino della falsificabilità del contrassegno), derivanti dal perdurare del regime di monopolio di fatto che il decreto garantisce al Poligrafico, quanto meno sui vini Docg e probabilmente sui vini Doc che già utilizzano le fascette, per le difficoltà di uscire da tale sistema;

    d) ulteriore rinvio della possibilità per i vini Doc e Igt di avvalersi di un sistema telematico di controllo e tracciabilità alternativo (l'articolo 48, comma 8, della legge n. 238 del 2016), in quanto l'articolo 10 del decreto prevede che le specifiche siano definite da un documento tecnico che sarà pubblicato successivamente sul sito del Ministero;

   nell'ottobre 2017 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con riferimento alla produzione dei bollini farmaceutici, ha inviato una segnalazione al Ministero dell'economia e delle finanze, alla Presidenza del Consiglio e a Camera e Senato, che sottolineava gli aspetti problematici del regime di sostanziale monopolio affidato al Poligrafico dello Stato, che appariva, e appare, non sorretto da alcuna norma di legge sostanziale e si configura come violazione delle regole della concorrenza previste dall'Unione europea;

   uno dei punti qualificanti della riforma del settore vino è stato quello di liberalizzare un mercato monopolistico sui sistemi di tracciatura, a condizione che le nuove metodologie e i nuovi produttori fossero in grado di garantire gli stessi standard di tecnologia e sicurezza, con il fine di ridurre i costi e adeguare tali metodologie alle esigenze della filiera produttiva. Tale istanza è stata alla base del dialogo fra la filiera e il Parlamento nel corso dell'approvazione della legge n. 238 del 2016 –:

   se non ritenga opportuno valutare gli aspetti pragmatici del decreto applicativo dell'articolo 48 della legge n. 238 del 2016, esposti in premessa, il quale aveva l'obiettivo di ridurre i costi e le rigidità dei sistemi di tracciatura e certificazione di qualità dei vini Docg, Doc e Ict (posto che così sembrano essere state introdotte delle tasse), anche al fine di evitare contenziosi in sede amministrativa.
(5-03763)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, sull'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), sono state introdotte sostanziali e importanti modifiche al nomenclatore della specialistica ambulatorie che contiene gli elenchi delle prestazioni e delle tipologie di dispositivi erogabili dal servizio sanitario nazionale;

   l'aggiornamento del nomenclatore avrebbe colmato un grave ritardo, visto che il precedente documento, datato 1999, non avrebbe potuto contemplare l'insieme di prestazioni e di ausili altamente innovativi resi possibili solo negli anni successivi dallo sviluppo tecnologico, con particolare riguardo alle tecnologie digitali e all'impiego di nuovi materiali;

   si rileva che, per quanto riguarda l'assistenza protesica (articoli 17, 18, 19), sarebbero state introdotte alcune prestazioni innovative, a favore dei disabili con gravissime limitazioni funzionali, grazie alle nuove applicazioni sviluppate dal settore delle tecnologie informatiche e di comunicazione, come, ad esempio, i cosiddetti ausili Ict (Information Comunication Technologies) e gli apparecchi acustici a tecnologia digitale;

   nel complesso, il provvedimento riformulerebbe l'elenco delle protesi e ortesi «su misura» (elenco 1) e l'elenco degli ausili «di serie» (elenco 2A e 2B); la nomenclatura sarebbe stata aggiornata in base alle innovazioni cliniche e tecnologiche intervenute negli anni e sarebbero stati ridefiniti «di serie» alcuni ausili sino ad oggi erogati «su misura» (carrozzine, protesi acustiche e altro);

   nei fatti, però, buona parte del provvedimento sarebbe rimasta sulla carta per effetto della mancata attuazione delle previsioni dell'articolo 64, comma 3, che rinvierebbe la definizione delle tariffe massime delle prestazioni per l'erogazione di dispositivi protesici inclusi nell'elenco 1 di cui al comma 3, lettera a), dell'articolo 17, alla pubblicazione di un decreto attuativo del Ministro della salute, decreto che, a distanza di tre anni dall'approvazione del nuovo nomenclatore, non sarebbe stato ancora emanato;

   questa circostanza avrebbe causato alle amministrazioni regionali forti ritardi e numerose limitazioni nel recepimento del nuovo nomenclatore che, soprattutto per quanto attiene all'assistenza protesica, salvo alcune eccezioni, e limitatamente agli alcune parti, sarebbe nel complesso tuttora disatteso, con la conseguenza che le regioni continuerebbero ad applicare, nelle more dell'emanazione del citato decreto ministeriale, il nomenclatore del 1999, nonostante sia inadeguato per tariffe e tecnologie previste;

   da questo stato di cose ne conseguirebbe una palese violazione del diritto costituzionalmente garantito alla salute, visto che configurerebbe una grave disparità di trattamento tra cittadini in merito all'accesso alle prestazioni sanitarie, con particolare riguardo alla possibilità di usufruire dei dispositivi e ausili protesici di ultima concezione che, non essendo presenti nel nomenclatore del 1999, non posso essere erogati a carico del servizio sanitario nazionale, ma unicamente a carico del paziente;

   il settore ortoprotesico si caratterizzerebbe per l'alto contenuto tecnologico e per la forte spinta innovatrice, caratteristiche che avrebbero avuto una forte accelerazione nell'ultimo decennio per effetto dell'applicazione di numerose discipline scientifiche, tecnologie, informatiche;

   il risultato di questo processo innovativo è la disponibilità crescente di un'ampia gamma di dispositivi e ausili protesici, impensabili sino a pochi anni fa, che migliorerebbero significativamente la qualità della vita a pazienti anche con gravissime disabilità;

   la mancata definizione delle tariffe del nuovo nomenclatore, come detto, impedirebbe la fornitura a carico del servizio sanitario nazionale dei dispositivi e ausili protesici a tecnologia avanzata e di ultima generazione, escludendo, di fatto, numerosi pazienti dalla possibilità di farvi ricorso, visti gli alti costi di cui non potrebbero farsi carico –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per accelerare l'adozione del decreto ministeriale di cui all'articolo 64, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017;

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza in materia di verifica del rispetto dei Lea di cui al nuovo nomenclatore.
(3-01366)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LAPIA, VALLASCAS, D'ARRANDO e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale 14 luglio 1999, all'articolo 1, dispone quanto segue: «I medicinali antiblastici iniettabili [...] possono essere erogati [...] soltanto mediante la loro somministrazione presso le strutture ospedaliere o le altre strutture accreditate, in regime di ricovero o day-hospital o trattamento ambulatoriale»;

   la raccomandazione n. 14 del 2012 emanata dal Ministero della salute, inoltre, al punto 4.8, prevede che «in accordo con il D.M. 14 luglio 1999, la somministrazione per via parenterale dei farmaci antineoplastici può avvenire nei seguenti setting assistenziali: ospedale, in regime ambulatoriale, di ricovero ordinario o di Day-Hospital»;

   nell'accordo «"Nuove linee guida organizzative e raccomandazioni per la rete oncologica ospedale-territorio», ratificato il 17 aprile 2019 nella Conferenza Stato regioni, viene sottolineata la necessità di garantire, su tutto il territorio nazionale, l'equità di accesso alle cure e il superamento della frammentarietà dei percorsi terapeutici;

   con comunicazioni prot. NP/2020O/4324, 4327 e 4333 del 28 gennaio 2020, gli addetti del servizio prevenzione e protezione di Ats Sardegna hanno disposto, per l'ambulatorio di oncologia di Siniscola, Macomer e quello afferente all'unità operativa di medicina dell'ospedale di Sorgono, la sospensione immediata dell'attività di preparazione dei farmaci antiblastici. L'Ats Sardegna, con determina n. 1031 del 25 febbraio 2020, ha dunque affidato la gestione del servizio di trasporto quotidiano dei farmaci dal presidio ospedaliero unitario di Nuoro verso le tre sedi citate;

   contestualmente, con nota prot. NP/2020/9460 del 25 febbraio 2020 a firma della direttrice dell'Assl di Nuoro, presso l'ambulatorio di oncologia di Siniscola, è stata disposta la sospensione dell'erogazione – oltre che della preparazione – dei farmaci antiblastici per via endovenosa;

   non vi è dubbio che la sicurezza del paziente oncologico, come quella del personale sanitario impiegato nei protocolli di cura per le terapie antiblastiche, sia caposaldo essenziale dal quale partire per fornire chiarezza ai pazienti stessi in tema di equità di accesso alle terapie e continuità assistenziale –:

   come si concilino le comunicazioni citate in premessa con il decreto ministeriale 14 luglio 1999 e la raccomandazione n. 14 del 2012 del Ministero della salute e se si intendano adottare iniziative di competenza per assicurare su tutto il territorio nazionale equità nell'accesso alle cure e l'utilizzo delle strutture ambulatoriali al fine di erogare terapie antiblastiche per via endovenosa, a maggior ragione laddove non siano stati chiaramente evidenziati reali motivi di sicurezza per i pazienti e gli operatori sanitari, rispettando di fatto la suddetta normativa.
(5-03760)


   PITTALIS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 20 febbraio 2020 il nostro Paese sta cercando di fronteggiare la gravissima diffusione dell'epidemia da coronavirus (Covid-19). Ad oggi sono oltre 8.500 le persone contagiate;

   a provare a contrastare questa vera e propria emergenza sanitaria sono in prima linea i medici e il personale sanitario degli ospedali e dei presìdi sanitari che operano sul territorio, troppo spesso in condizioni estreme;

   è indispensabile e prioritario che le aziende sanitarie che lavorano quotidianamente per cercare di contrastare la diffusione del virus, operino in condizione di massima sicurezza;

   in Sardegna, l'ospedale di Nuoro è in difficoltà dopo la scoperta di quindici casi positivi;

   come riportato anche dal sito de La Nuova Sardegna dell'11 marzo 2020, con una lettera interna alla direttrice della Asl di Nuoro, Grazia Cattina, e alla direttrice sanitaria del presidio ospedaliero Antonella Tatti, dieci primari dell'Ospedale San Francesco di Nuoro hanno chiesto la chiusura di tutte le attività dell'ospedale, comprese le urgenze, se non sarà dato loro conto della lista dei quindici operatori sanitari risultati positivi al tampone del coronavirus;

   una presa di posizione che arriva in una situazione di pressoché totale mancanza di informazioni da parte dei vertici della Assl. Peraltro, gli stessi primari chiedono che vengano immediatamente forniti gli strumenti di protezione (mascherine regolamentari ffp2-ffp3, occhiali di protezione e altro);

   i quindici tamponi positivi al virus rilevati all'ospedale San Francesco di Nuoro, potrebbero essere la punta di un iceberg, visto che nulla trapela dall'Ats-Assl di Nuoro sul numero di persone attualmente sotto osservazione, su quante si trovino in quarantena, né sulle misure adottate per rendere la struttura sicura per i lavoratori e gli utenti –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza e in sinergia con la regione Sardegna, si intendano adottare rispetto alle forti criticità esposte in premessa, al fine di garantire la massima tutela del personale medico e sanitario dell'ospedale San Francesco di Nuoro.
(5-03762)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il difetto congenito della sintesi degli acidi biliari tipo 1 (Orpha:79168) è l'anomalia più comune della sintesi degli acidi biliari, caratterizzata da epatopatia colestatica progressiva e malassorbimento dei grassi di grado variabile;

   il suddetto deficit di sintesi di acidi biliari (Orpha:79168) ha un'incidenza non meglio definita che si aggira intorno a 1-9 pazienti ogni milione di persone. La prognosi dipende dal tipo di difetto. In tutti i casi con difetti del nucleo steroideo delle molecole degli acidi biliari, in assenza di trattamento, può svilupparsi un'epatopatia progressiva; in alternativa, la riduzione degli acidi biliari intestinali può provocare grave morbilità o mortalità;

   relativamente alla cura della citata malattia, esiste una terapia sostitutiva legata all'acido colico. Il farmaco, l'acido colico, è un prodotto di derivazione animale, da bile di bue o pecora. Attualmente in Italia esiste una ditta, la PCA Italy, con sede a Basaluzzo, in provincia di Alessandria, in grado di produrre la molecola;

   ad oggi esistono in commercio, per importazione, tre specialità medicinali: Cholbam®, Kolbam®, Orphacol®. Quest'ultimo registrato anche in Italia. Si tratta di capsule eventualmente apribili; prima della commercializzazione del suddetto farmaco Orphacol, in Europa c'era qualche integratore a base di acido colico in commercio, ma ad oggi non è più reperibile sul mercato;

   prima che venisse registrato l'Orphacol le farmacie potevano allestire una soluzione o una sospensione per uso orale. Da qualche anno, a quanto consta all'interrogante, non possono più approvvigionarsi del principio attivo presso la PCA Italy (oggi ICE Italy), non perché non lo producano più (resta tra gli API presenti sul sito web della ditta) ma perché, sembra, non ci sia interesse a venderlo;

   non c'è copertura brevettuale sul principio attivo, perché l'efficacia dell'acido colico è documentata da almeno trent'anni e ad oggi vi sono migliaia di articoli a supporto;

   fino a qualche tempo fa il costo di questo integratore (o farmaco a seconda dei punti di vista), era di circa tre euro per 7,5 grammi, che corrispondono alla quantità totale di una confezione di Orphacol (30 capsule da 250 milligrammi); però ad oggi, non trovandosi più la polvere come principio attivo, la specialità medicinale viene a costare 6.954,75 euro + Iva (prezzo da gara regionale e non da listino); oppure, per la stessa quantità ma in capsule da 50 milligrammi (quindi 150 capsule corrispondono a 7,5 grammi) il prezzo totale sarebbe di 10.023,75 euro + Iva. Vale la pena segnalare che un adulto può arrivare ad assumere fino a due capsule da 250 milligrammi al giorno, con una spesa a paziente di 13.909,5 euro + Iva ogni 30 giorni, a vita;

   questa situazione sembra sovrapponibile a quella dell'acido chenodesossicolico, che viene utilizzato per la xantomatosi cerebrotendinea, per il quale non c'è alcuna possibilità di approvvigionamento presso la medesima ditta che continua ad averlo a listino –:

   per quali ragioni sia stato consentito che, in breve tempo, per i pazienti affetti dal suddetto deficit di sintesi di acidi biliari (Orpha:79168) l'accesso alla terapia diventasse così oneroso per il servizio sanitario e da quali soggetti siano state eventualmente assunte tali decisioni;

   come si spieghi che il servizio sanitario nazionale paghi così tanto per qualcosa che fino a qualche tempo fa, costava pochissimo;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per evitare casi come quello descritto in cui una ditta italiana, che produce la sostanza, possa decidere di non venderla a un ospedale.
(5-03765)

Interrogazione a risposta scritta:


   FUSACCHIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il numero di tagli cesarei in Italia è drammaticamente alto. L'Italia è fra i primi Paesi europei nel rapporto tra cesarei e numero di nascite – secondo i dati Ocse risultano 338 casi ogni 1000 nascite (dati 2019) – mentre resta uno dei fanalini di coda per l'offerta di analgesia in travaglio di parto, utilizzata invece in metà dei parti negli Stati Uniti, in Francia e in Spagna;

   la partoanalgesia, con tecnica epidurale o combinata spinale/epidurale, è riconosciuta come la tecnica farmacologica più sicura ed efficace non solo per lenire il dolore da travaglio e parto, ma perché può anche contribuire a ridurre il numero di cesarei;

   la Conferenza Stato-regioni del 16 dicembre 2010 ha riconosciuto la necessità di riorganizzare i punti nascita con standard di sicurezza che prevedano negli ospedali con più di 1000 parti l'anno un'assistenza anestesiologica 24 ore su 24 e ha istituito il Comitato Percorso nascita nazionale (CPNn) che aveva, tra i suoi obiettivi, proprio la riduzione del ricorso al cesareo nelle strutture ospedaliere;

   ad oggi, nonostante sia stato introdotto anche nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, supplemento ordinario n. 15), si stima che in Italia possano realmente usufruire della partoanalgesia, in maniera gratuita e istituzionalmente garantita, solo il 20 per cento delle donne; tutto questo per più cause, tra cui una seria carenza di medici anestesisti/rianimatori e la mancanza di un codice Drg specifico che identifichi la procedura;

   i parti cesarei risultano più convenienti per gli ospedali italiani: il taglio cesareo ha, di fatto, un costo e un impegno organizzativo minore di un parto vaginale, che supera ampiamente il valore che viene rimborsato dalle regioni; il sistema pubblico ha quindi col tempo costruito un sistema che incoraggia i parti cesarei;

   esistono esempi virtuosi, come quello lombardo, che ha istituito un rimborso superiore (equivalente a un premio di produttività) per gli ospedali che raggiungono una quota di analgesie epidurali in travaglio sopra una soglia prefissata –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per combattere la scarsa diffusione della partoanalgesia al fine di garantire il diritto al parto senza dolore ove richiesto e di ridurre il numero di parti cesarei in Italia.
(4-04914)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   mentre secondo l'accordo siglato da Poste Telecomunicazioni era stato comunque garantito il mantenimento degli uffici nei comuni più isolati, di fatto sarebbe stata invece decisa la chiusura di uffici in tutto il territorio, tra cui anche un ufficio dei Lidi Nord Ravenna, precisamente Porto Corsini;

   Ravenna è il secondo comune più esteso d'Italia e ingloba il territorio dei Lidi Nord che per densità demografica e distanza dalla città potrebbe essere paragonato a un vero e proprio piccolo comune;

   Porto Corsini, paese stanziale, è punto di riferimento per le comunità di Porto Corsini e Marina Romea, che complessivamente contano più di 2650 abitanti residenti, ai quali nel periodo estivo vanno aggiunte alcune migliaia di turisti e proprietari di secondo alloggio;

   i paesi suddetti vantano alcune decine di stabilimenti balneari, un centinaio di attività commerciali, un attracco crocieristico, un'area per la sosta di camper da 160 posti, un campo sportivo, un maneggio e diverse scuole e farmacie;

   a Porto Corsini c'è anche la sede regionale della Capitaneria di porto che per le proprie attività (si veda, ad esempio rilascio, patenti nautiche) ha certamente bisogno di un servizio postale;

   lungo la strada di accesso a Porto Corsini Via Baiona ci sono anche decine di aziende, tra cui Centrale Enel, Marcegaglia, Bunge, Cabot, Alma petroli;

   inoltre, va evidenziato che nei prossimi 5 anni il territorio vivrà un vero e proprio sconvolgimento positivo grazie ai piani di riqualificazione della area dei lidi nord e il piano per il potenziamento del porto di Ravenna che ammontano a centinaia di milioni di euro, in gran parte già finanziati, che vedranno l'inizio dei lavori nell'estate 2020 e che, conseguentemente porteranno sul luogo decine di lavoratori che senza dubbio avranno bisogno di tutti i servizi;

   invece, l'azienda Poste italiane ha deciso che le comunità di Porto Corsini e Marina Romea (cap. 48123) debbano servirsi dell'ufficio postale di Marina di Ravenna (cap. 48122), essendo esso a circa un chilometro di distanza aerea, sebbene in mezzo ci sia il canale di entrata del porto marittimo e per attraversarlo si debba utilizzare un traghetto che ha dei costi e tempi (mediamente dai trenta ai quaranta minuti ad attraversata, sempre che non ci siano una o più navi in transito; in quel caso, il tutto si allunga;

   inoltre, l'avvio dei lavori del piano portuale prevede lo scavo dei fondali del canale per svariati mesi all'anno in cui il traghetto non funziona, da cui consegue che in tali periodi la distanza dall'ufficio postale indicato si allungherà e sarà di circa 25 chilometri;

   pertanto, se per ritirare una raccomandata un abitante dovrà sobbarcarsi costi aggiuntivi e perdere alcune ore del suo tempo, tale decisione comporterebbe evidenti disagi e difficoltà per i cittadini della comunità locale, in particolare quelli più anziani o con più difficoltà a spostarsi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda eventualmente adottare, al fine di evitare i notevoli disagi alla popolazione che inevitabilmente comporterebbe la chiusura dell'ufficio postale dei Lidi Nord di Ravenna a Porto Corsini.
(2-00671) «Tonelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Alitalia S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A. sono società con sede in Italia operanti nel settore del trasporto aereo, entrambe ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003 n. 347, convertito con modificazioni dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, con decreti del Ministero dello sviluppo economico rispettivamente in data 2 maggio 2017 e 12 maggio 2017 e dichiarate insolventi con sentenze del Tribunale di Civitavecchia rispettivamente in data 11 maggio 2017 e 29 maggio 2017;

   il decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge 30 gennaio 2020, n. 2 ha previsto l'attribuzione di un nuovo prestito alle società del gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria pari a 400 milioni di euro della durata di sei mesi ed ha attribuito al Commissario straordinario anche il compito di integrare il programma della procedura dell'amministrazione straordinaria con un piano avente ad oggetto le iniziative e gli interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali delle società in questione;

   è stato pubblicato sul sito della compagnia in amministrazione straordinaria il bando, firmato dal commissario straordinario Giuseppe Leogrande, con l'invito a manifestare interesse per l'acquisizione delle attività aziendali che fanno capo ad Alitalia-Sai e Alitalia Cityliner;

   per quanto concerne i rapporti di lavoro del personale attualmente alle dipendenze delle società Alitalia S.p.A. e Alitalia Cityliner S.p.A. troveranno applicazione, conformemente a quanto previsto dall'articolo 63, comma 4, del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, le norme applicabili alle cessioni aziendali realizzate nell'ambito delle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza nonché quanto previsto dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 2 dicembre 2019, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge 30 gennaio 2020, n. 2;

   in sede di esame del disegno di legge di conversione del suddetto decreto Alitalia, su proposta di Fratelli d'Italia, è stato approvato l'emendamento 1.5, grazie al quale al comma 3, primo periodo, dall'articolo 1, del citato decreto, sono state aggiunte in fine le seguenti parole: «, tenendo conto dei livelli occupazionali e dell'unità operativa dei complessi aziendali» –:

   se sia a conoscenza delle iniziative di acquisizione di cui in premessa e se il Governo intenda adottare iniziative di competenza finalizzate a garantire la tutela dei livelli occupazionali e dell'unità operativa dei complessi aziendali, considerati anche i prestiti statali concessi alla compagnia aerea nazionale Alitalia.
(5-03757)

Interrogazione a risposta scritta:


   LATINI, ANDREUZZA, DARA e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 49 del decreto-legge n. 34 del 2019 (cosiddetto Decreto Crescita) ha introdotto per il solo periodo d'imposta in corso al 1° maggio 2019 – data di entrata in vigore del decreto – un credito d'imposta in favore delle piccole e medie imprese per la partecipazione a fiere di settore a valenza internazionale, organizzate nel territorio dello Stato o all'estero, con l'obiettivo di migliorare il livello e la qualità di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane;

   per il periodo d'imposta 2019 la misura non è mai diventata operativa, mancando ancora oggi il decreto attuativo che il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, avrebbe dovuto emanare entro il 30 giugno 2019;

   la legge di bilancio 2020 ha, pertanto, disposto la proroga del credito in favore delle piccole e medie imprese per la partecipazione a manifestazioni internazionali di settore e il raddoppio delle risorse finanziarie stanziate per il periodo d'imposta 2019;

   in particolare, con le modifiche apportate dalla legge di bilancio 2020, il credito d'imposta è quantificato in misura pari al 30 per cento delle spese ammissibili, entro il limite massimo di 60.000 euro, da assegnarsi con una procedura basata sull'ordine cronologico di presentazione delle relative domande, le cui modalità saranno oggetto del decreto attuativo, fino ad esaurimento risorse. Restano invariati gli ambiti applicativi soggettivo e oggettivo dell'agevolazione fiscale, nonché le modalità di determinazione del credito d'imposta;

   l'esatta individuazione delle tipologie di spese ammesse al beneficio tra quelle elencate dall'articolo 49, comma 2, del decreto-legge n. 34 del 2019 – inerenti in particolare all'affitto e all'allestimento degli spazi espositivi e alle spese per le attività pubblicitarie, di promozione e di comunicazione connesse alla partecipazione – nonché l'elenco delle manifestazioni fieristiche internazionali di settore per cui si applica il credito d'imposta sono sempre demandati al decreto attuativo di cui al successivo comma 4 dello stesso articolo, ad oggi purtroppo non ancora emanato –:

   quali motivazioni abbiano finora impedito l'emanazione del decreto attuativo di cui in premessa e quali siano i tempi previsti per l'auspicata prossima adozione del medesimo.
(4-04928)