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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 24 febbraio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le azioni di Autostrade meridionali spa sono quotate al mercato telematico azionario (Mta) gestito da Borsa italiana;

   il 27 gennaio 2020 la predetta società ha comunicato al mercato di aver ricevuto il 24 gennaio 2020 una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con la quale, tra l'altro, viene specificato che: «Per le società nei cui confronti è intervenuta la scadenza della concessione, nelle more del perfezionamento del Piano Economico Finanziario Transitorio regolato dalla delibera CIPE 38/2019, si ritiene prudenzialmente, di dover escludere la ripartizione di dividendi o comunque la distribuzione di quote di capitale»;

   all'Mta gestito da Borsa italiana, dalla chiusura del 24 gennaio 2020 fino alla chiusura del 21 febbraio 2020, le azioni di Sam hanno perduto il 6,95 per cento del loro valore, nel mentre la capogruppo Atlantia, che ha molta parte dei propri attivi nel settore autostradale, nel medesimo periodo ha guadagnato il 7,21 per cento. Non pare in alcun modo dubitabile, ad avviso dell'interrogante, e la clamorosa divergenza nei corsi tra le azioni Sam e Atlantia lo conferma, che la nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia pesantemente influenzato il corso delle quotazioni e cagionato gravi perdite agli azionisti di minoranza;

   all'interrogante non è dato di comprendere nell'esercizio di quale potere il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia assunto tale iniziativa e, in particolare, se essa costituisca espressione di poteri autoritativi del concedente o abbia natura negoziale;

   neppure è dato di comprendere come essa si concilii con il fatto che il concedente ha quantificato il valore di subentro al 31 dicembre 2017 in 407,846 milioni di euro e tale valore sia stato mantenuto a base della procedura negoziata per il nuovo affidamento della concessione delle Autostrade meridionali con l'effetto – anche in considerazione del criterio di cui punto 4 della delibera del CIPE n. 68 del 2018 – che appare quanto meno incongrua la richiesta di un'adozione spontanea di una limitazione nella distribuzione dei dividendi e addirittura di quote di capitale quando assai più efficacemente gli importi eventualmente pretesi potevano essere direttamente dedotti dal valore di subentro;

   inoltre, la procedura per il rinnovo della concessione, avviata nel 2015, non prefigurava in alcun modo l'applicazione dei criteri indicati nella nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, se davvero tali criteri dovessero trovare applicazione, la procedura di selezione del concessionario, a giudizio dell'interrogante, sarebbe ab origine viziata da una artificiosa eccessiva determinazione del valore di subentro, con l'effetto che è stata così ridotta la partecipazione alla gara a tutto detrimento della convenienza per il concedente e del diritto alla partecipazione dei potenziali concorrenti;

   il carattere assolutamente indeterminato della iniziativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti crea una grave situazione di incertezza rispetto alle situazioni giuridiche delle Autostrade meridionali spa, compromettendone non soltanto l'apprezzamento da parte degli investitori, ma anche la possibilità di operare correttamente, non essendovi dubbio che l'accesso al credito sarà parimenti compromesso, così come la capacità di investimento;

   l'interrogante ritiene che tale atto, di natura giuridica incerta, privo di adeguata motivazione, contraddittorio rispetto a precedenti provvedimenti sia amministrativi che giurisdizionali abbia determinato e continui a determinare un grave nocumento sul mercato –:

   se la nota 24 gennaio 2020 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia carattere provvedimentale o negoziale;

   se, in sede di adozione della suddetta nota, sia stato tenuto conto dell'esigenza di tutelare i diritti e le aspettative degli azionisti, anche di minoranza, di Autostrade meridionali spa.
(3-01330)


   MADIA, BAZOLI, BENAMATI, BERLINGHIERI, BOLDRINI, BONOMO, BORDO, ENRICO BORGHI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CAPPELLANI, CARNEVALI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, CRITELLI, DAL MORO, DE LUCA, DE MARIA, DE MENECH, DEL BASSO DE CARO, DELRIO, DI GIORGI, FASSINO, FIANO, FRAGOMELI, FRAILIS, GARIGLIO, GIACOMELLI, GRIBAUDO, INCERTI, LA MARCA, LACARRA, LEPRI, LOSACCO, LOTTI, LORENZIN, GAVINO MANCA, MANCINI, MARTINA, MELILLI, MICELI, MINNITI, MORGONI, MURA, NARDI, NAVARRA, ORFINI, ORLANDO, PADOAN, PAGANI, UBALDO PAGANO, PELLICANI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, PIZZETTI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, RACITI, RIZZO NERVO, ANDREA ROMANO, ROSSI, ROTTA, SCHIRÒ, SENSI, SERRACCHIANI, SIANI, SOVERINI, TOPO, VAZIO, VERINI, VISCOMI, ZAN e ZARDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa e associazioni dei consumatori segnalano che nelle ultime 48 ore, dopo la notizia dell'esplosione del focolaio del coronavirus in Lombardia e in Veneto, si sta assistendo in varie zone del Paese ad un fenomeno speculativo relativo al vertiginoso aumento dei prezzi di alcuni prodotti igienico-sanitari, come liquidi e gel per la disinfezione e la pulizia delle mani e mascherine di protezione;

   a causa dell'esaurimento delle scorte di farmacie e supermercati, sono aumentate moltissimo le richieste relative al commercio online dove i prezzi sono schizzati fino a raggiungere cifre assurde, anche di alcune centinaia di euro: non si tratta di libero mercato ma di una vergognosa speculazione che va fermata immediatamente –:

   quali siano le iniziative che il Governo intende porre in essere per impedire che vendite al rialzo come quelle riferite in premessa vengano poste in essere e se non ritenga urgente definire, con le opportune iniziative normative le modalità di approvvigionamento e distribuzione di prodotti necessari per il contenimento del contagio in essere, anzitutto a tutela dei soggetti più fragili perché affetti da patologie che richiedono una grande attenzione alla protezione sul piano dell'igiene.
(3-01331)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2006 con la decisione assunta dal tavolo istituzionale di Palazzo Chigi del 10 dicembre 2005, l'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione è la sede tecnica di confronto di tutte le istanze interessate alla realizzazione della nuova linea Torino-Lione, con l'analisi delle criticità e l'istruzione di soluzioni per i decisori politico-istituzionali;

   l'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione ha accompagnato l'intero percorso di definizione, condivisione e realizzazione degli interventi di adeguamento dell'asse ferroviario Torino-Lione;

   l'Osservatorio ha quindi rappresentato un'esperienza di confronto unica e straordinaria nel panorama italiano che ha visto l'impegno comune e il confronto continuo dei diversi enti e istituzioni interessati prima alle diverse ipotesi di tracciato della linea ferroviaria, poi alla definizione dei progetti e alla loro compiuta realizzazione;

   il precedente Governo, dopo aver bloccato la realizzazione della Tav per oltre un anno, non ha sciolto l'Osservatorio che è in carica e nel pieno dei suoi poteri, ma non ha confermato o nominato il nuovo commissario che lo deve presiedere e convocare, il quale incarico è scaduto formalmente il 15 febbraio 2019;

   per garantire in questi mesi la prosecuzione delle attività dell'Osservatorio, composto da 22 sindaci, da regione Piemonte e città metropolitana di Torino, il commissario uscente ha accettato la designazione dell'assemblea di rimanere in carica fino alla nomina del nuovo commissario;

   con il Governo in carica è stata ribadita la volontà di realizzare la Tav;

   è quindi necessaria una contestuale, piena ed efficace ripresa delle attività dell'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione, anche al fine di monitorare l'iter dell'opera e dare il via libera alla realizzazione delle opere compensative previste (per un valore di quasi cento milioni di euro, di cui 32 già finanziati e altri 60 da definire);

   in una lettera del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 22 gennaio 2020, inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, viene riportato «l'intendimento del ministro di proporre il prefetto Palomba per tale carica, in considerazione della professionalità e competenza al ruolo rivestito e necessaria per potere sovraintendere, tra l'altro, alle azioni compensative dell'impatto territoriale e sociale dell'opera»;

   ad oggi, dopo oltre un mese, non è stata ancora ufficializzata la nomina del nuovo commissario dell'Osservatorio Tav –:

   in quali tempi si intendano adottare le iniziative di competenza per la nomina del nuovo commissario che dovrà presiedere l'Osservatorio per l'asse ferroviario Torino-Lione.
(5-03662)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI, GRIBAUDO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PEZZOPANE, SCHIRÒ, CENNI, CIAMPI, ROTTA, SERRACCHIANI, FRATE, CARNEVALI, BOLDRINI, DI GIORGI, GIANNONE, CASA, MADIA, SPORTIELLO, MARTINCIGLIO, ASCARI, SARLI e DEIANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   otto giornalisti (su 22 della redazione romana), di cui 6 donne, stanno per essere trasferiti da Roma a Torino senza alcuna comunicazione o contatto preventivo rispetto all'annuncio ufficiale. Si tratta di una decisione senza precedenti presa dell'editore Gedi/Gnn e dal direttore del quotidiano La Stampa che, per l'ennesima volta, scarica sulle donne (in larga parte madri o figlie con genitori anziani a cui prestare assistenza) il prezzo più caro della crisi;

   questa vicenda è ben descritta in un articolo pubblicato sul sito online de La Stampa il 17 febbraio 2020;

   nell'articolo si legge che l'assemblea dei redattori de La Stampa esprime la sua ferma contrarietà alla decisione della direzione e dell'azienda di trasferire otto colleghi dalla redazione di Roma a quella di Torino nell'ambito della riorganizzazione del lavoro in vista della partenza del «Progetto Digital First» fissata ai primi di marzo;

   la mancata comunicazione ai singoli, l'assenza di un confronto sulle problematiche personali e professionali, rappresentano un fatto unico nella storia di un giornale come La Stampa, che ha messo sempre al centro della produzione i suoi giornalisti, le loro doti e le loro capacità professionali e umane;

   l'azienda nell'incontro con il comitato di redazione ha annunciato un sostanzioso taglio della foliazione, pericoloso per la qualità e gli orizzonti industriali del giornale, ha ribadito di essere interessata a perseguire la strada dei prepensionamenti (con conseguente eliminazione degli straordinari), a un pesante taglio dei compensi relativi al lavoro domenicale, ipotesi più volte respinte dalla redazione;

   per questi motivi l'assemblea, esprimendo solidarietà ai colleghi della redazione romana – ed auspicando un cambiamento della linea e della strategia intrapresa da azienda e direzione, ha respinto il piano prospettato e ha attuato due giornate di sciopero nell'ambito di un pacchetto complessivo di cinque;

   contestualmente è annunciato lo sciopero delle firme a tempo indeterminato sia sulla carta sia sul web;

   a sostegno della vertenza si sono schierati: rappresentanza sindacale La Stampa, Associazione Stampa romana, esecutivo Usigrai, sindacato giornalisti Rai, Comitati pari opportunità di Fnsi, Usigrai e Associazione stampa romana, Comitati di redazione di tutte le testate del gruppo Gedi e Gnn a cui appartiene la Stampa (Repubblica, Secolo XIX, le testate locali, Huffpost e Radio Capital) e di tutti i principali organi di informazione del Paese (quotidiani, agenzie di stampa e testate tv);

   in particolare le commissioni pari opportunità Fnsi e Usigrai hanno denunciato che: «... Colleghe e colleghi non sono pacchi postali da spostare senza spiegazioni, obbligando a cambiamenti radicali, con pesanti ripercussioni a livello personale, senza possibilità di trovare soluzioni condivise. Imposizioni non più ammissibili, per donne e uomini (...) Il rispetto del lavoro delle donne e degli uomini, dentro e fuori delle redazioni, è un diritto irrinunciabile...»;

   è del tutto evidente che, a pagare maggiormente le conseguenze di questa sciagurata decisione, sono le donne che, come spesso accade, sono le prime ad essere colpite dai tagli drastici agli organici, dal contenimento del costo del lavoro e dall'aumento della precarietà. Il tutto a discapito della tanto sbandierata «pari opportunità». A tal proposito si evidenzia che, nel nuovo assetto del giornale, il direttore, i vicedirettori e tutti i capi servizio, ad eccezione di una donna, a quanto consta agli interroganti, sarebbero tutti e solo uomini –:

   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare la salvaguardia degli attuali posti di lavoro, anche attraverso l'avvio immediato di un tavolo istituzionale nel quale siano presenti anche tutte le rappresentanze sindacali sia nazionali che regionali interessate.
(4-04803)


   MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:

   l'Eni azienda energetica a prevalente capitale pubblico, nel 2018, mentre in tutto il mondo si parla di cambiamenti climatici, di obiettivi di decarbonizzazione, di come sviluppare urgenti azioni di adattamento e mitigazione al surriscaldamento globale, stabilisce un nuovo record di produzione con 1,9 milioni di barili/giorno, la più alta mai registrata dalla compagnia, facendo registrare un incremento del 5 per cento nella produzione rispetto al 2017 e incrementando, nell'ultimo anno, il portafoglio di titoli minerari attraverso l'acquisizione di nuovi 29.300 chilometri quadrati di titoli esplorativi distribuiti tra Messico, Libano, Alaska, Indonesia e Marocco;

   nei prossimi anni l'Italia, l'Europa e il mondo dovranno ridurre i consumi di petrolio e gas. Con l'entrata in vigore dell'accordo di Parigi sul clima è stato fissato un chiaro impegno internazionale per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali e quella dell'uscita dalle fossili è una condizione non più negoziabile. Invece, ancora oggi l'Eni appare tutta proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di petrolio e gas, lasciando solo le briciole degli investimenti alle fonti rinnovabili;

   anche nel piano 2018-2021 l'Eni ha previsto, invece, investimenti nelle fonti rinnovabili per 1,2 miliardi di euro (solo il 4 per cento del totale) per la realizzazione di 1 Gw di potenza. Secondo i piani di sviluppo di dovrebbe arrivare a 5 Gw entro il 2025;

   l'Eni dovrebbe, al contrario, immediatamente accelerare l'abbandono di tutte le fonti fossili e investire nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica e dovrebbe farlo attraverso il confronto con le comunità, gli enti locali, le imprese e i sindacati, per fare in modo che la transizione permetta di costruire le condizioni per rilanciare i territori coinvolti dalle dismissioni e garantire e rilanciare il lavoro;

   a tal proposito, si ricordano le parole del Presidente del Consiglio dei ministri agli Stati generali della transizione energetica: «L'evento di oggi mi permette anche di tornare su un aspetto fondamentale e prioritario, del quale ho avuto occasione di parlare in diverse sedi, in Italia e all'estero: costruire un'Italia più verde, più inclusiva e più equa è l'obiettivo al quale è indirizzata l'intera azione del nostro governo; non rappresenta affatto un costo, né un vincolo, ma costituisce, per il nostro Paese, imperdibile occasione di crescita, di sviluppo e di innovazione»;

   questo cambiamento passa anche nelle scelte dei nuovi vertici. A tal proposito si riporta un articolo di Stefano Feltri pubblicato sul «Il Fatto Quotidiano» il 23 febbraio 2020 che ricorda che l'attuale amministratore delegato di Eni è in attesa del verdetto di primo grado nel processo che vede Shell ed Eni accusati di corruzione internazionale. È il caso Opl 245: una presunta tangente da 1,092 miliardi di dollari pagata dalle aziende agli uomini dell'allora presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, per aggiudicarsi la licenza esplorativa di uno dei giacimenti di petrolio più promettenti del Paese; così come resta da chiarire come mai la Petro Service, che sarebbe stata controllata attraverso una rete societaria dalla moglie di Descalzi, abbia fornito servizi per 300 milioni di euro ad Eni Congo;

   il Governo, nel fare le nomine, deve prima chiedersi se vuole davvero promuovere trasparenza nell'Eni e una politica in Africa che aiuti a ridurre il fenomeno migratorio attraverso un reale sostegno allo sviluppo locale –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative, attraverso scelte coerenti e trasparenti dei nuovi vertici dell'Eni, per orientare il processo produttivo italiano verso pratiche virtuose sul piano ambientale e sociale, indirizzando gli investimenti pubblici verso la conversione ecologica, con particolare attenzione alla transizione energetica.
(4-04805)


   VARRICA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 dello statuto della regione siciliana prevede che «I beni di demanio dello Stato, comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione, sono assegnati alla Regione, eccetto quelli che interessano la difesa dello Stato o servizi di carattere nazionale», l'articolo 33 aggiunge che «Sono altresì assegnati alla Regione e costituiscono il suo patrimonio, i beni dello Stato oggi esistenti nel territorio della Regione e che non sono della specie di quelli indicati nell'articolo precedente» e l'articolo 43 stabilisce che «Una Commissione paritetica di quattro membri nominati dall'Alto Commissario della Sicilia e dal Governo dello Stato, determinerà le norme transitorie relative al passaggio degli uffici e del personale dello Stato alla Regione, nonché le norme per l'attuazione del presente Statuto»;

   in data 17 ottobre 2018, tramite decreto del Ministero per gli affari regionali e le autonomie, venivano nominati i membri per la prima Commissione paritetica. Tale Commissione si riuniva in data 22 gennaio 2019 ed esprimeva parere favorevole a un «rinnovo istruttorio concernente il trasferimento alla Regione di beni immobili di interesse storico-artistico appartenenti al demanio statale», contenuti in due allegati e identificati quali beni la cui tutela e valorizzazione e, in massima parte, la concreta gestione risultano già curate dalla regione siciliana;

   in data 29 gennaio 2019 la Presidenza del Consiglio dei ministri scriveva dunque all'Agenzia del demanio chiedendo l'espressione del proprio parere di competenza in ordine all'assenza di motivi preclusivi al trasferimento dei beni, di cui agli allegati elenchi;

   in data 6 febbraio 2020 l'Agenzia del demanio riscontrava tale nota, informando che la decisione definitiva in merito ai beni ricompresi negli elenchi allegati dovranno essere assunte dal Ministero per i beni e le attività culturali, come di norma, e dalle amministrazioni interessate; l'Agenzia del demanio ricordava anche che i 36 immobili compresi nel primo elenco erano già stati verificati dall'Agenzia stessa e approvati in Commissione paritetica in data 5 giugno 2012, con i pareri favorevoli di tutte le amministrazioni e che non vi erano osservazioni da formulare rispetto al parere formulato all'epoca; per quanto concerne, invece, i n. 11 immobili ricompresi nel secondo elenco, la direzione regionale Sicilia non aveva riscontrato elementi ostativi o motivi preclusivi al loro trasferimento, non essendo «risultati di interesse per la difesa dello Stato o per servizi di carattere nazionale»;

   la mancata definizione di tale transito comporta un aggravio costi a carico dello Stato, oltre a concrete difficoltà operative nella valorizzazione di alcuni di questi immobili (si veda il caso di Palazzo delle finanze a Palermo) –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell’iter per la definizione del trasferimento degli immobili appartenenti al demanio statale alla regione siciliana, anche in un'ottica di riduzione della spesa, oltre che in considerazione dell'impossibilità di un effettivo utilizzo e valorizzazione di tali beni.
(4-04807)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   MARCHETTI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 novembre 2019, la signora Patrizia Besio, cittadina italiana di 46 anni originaria della Valtellina, è stata uccisa nella sua casa a Negril, località turistica in Giamaica, insieme al marito Osbourne Richards, 49enne, probabilmente durante una rapina sfociata in un duplice omicidio;

   Patrizia Besio, che lavorava da sempre nel settore turistico, potrebbe essere stata vittima di un agguato teso dai malviventi al coniuge che era un conosciuto uomo d'affari del posto: le modalità dell'assassinio avvalorerebbero anche la tesi di un feroce delitto per ragioni, forse, legate all'attività imprenditoriale dell'uomo e al tentativo di depistaggio nell'indagine, visto che si parla solo del furto di un frigorifero e di un televisore con apparati elettronici;

   l'ambasciata italiana ha informato la Farnesina che, a sua volta, ha fatto sapere alle autorità di polizia in Valtellina quanto accaduto e, nelle ore quasi immediatamente successive al duplice delitto, sono stati informati i familiari della donna originaria di Poggiridenti (Sondrio);

   la settimana successiva all'omicidio, Patrizia Besio è stata sottoposta ad autopsia;

   contravvenendo alle disposizioni dei familiari della vittima il corpo della defunta veniva preso in carico dalla figlia di Osbourne Richards e solo l'intervento del fratello di Patrizia ha evitato che venisse seppellita in suolo giamaicano;

   anche dopo svariate richieste scritte da parte dei familiari, la polizia giamaicana non ha fornito informazioni ufficiali riguardo alle indagini in corso e nemmeno le generalità dei presunti colpevoli, che, al momento, a quanto consta agli interroganti sarebbero tre –:

   se il Governo sia informato dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti delle autorità giamaicane in merito al caso, al fine di pervenire quanto prima ad un chiarimento della dinamica dell'omicidio, con la trasmissione alla famiglia di una nota che riporti lo stato delle indagini e le informazioni circa la generalità degli indagati e/o arrestati per il crimine, nonché alla restituzione del feretro di Patrizia Besio ai suoi cari;

   se il Governo non ritenga utile, viste le circostanze poco chiare in cui è avvenuto l'omicidio, adottare le iniziative di competenza volte ad attivare l'Interpol per coadiuvare le indagini.
(3-01332)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il divieto di importazione di carne di maiale, decisa dal Governo di Taiwan, è entrato in vigore il 20 febbraio 2020 e sarebbe motivato dalla decisione dell'agenzia locale responsabile per il controllo sanitario degli animali (BAPHIQ);

   questa Agenzia sostiene che il bando e dovuto al diffondersi della peste suina africana in Sardegna. Le multe per chi importa dall'Italia suini e carne di maiale vanno da un minimo di 6 mila a un massimo di 30 mila euro;

   da vari mass media è stata avanzata l'ipotesi che questa decisione sia nata quale ritorsione alla sospensione, da parte dell'Italia, dei collegamenti aerei da e verso Taiwan per contrastare la diffusione del coronavirus di Wuhan (COVID-19);

   le autorità di Taiwan negano questa ipotesi e continuano a motivare in relazione al diffondersi della peste suina in Sardegna e in Italia;

   tale decisione è totalmente infondata e priva della minima attendibilità oggettiva, considerato che non tiene conto dell'esistente embargo delle autorità europee verso qualsiasi tipo di commercio e transito di carni suine provenienti da allevamenti in Sardegna verso l'Italia o il resto del mondo;

   la decisione non tiene conto dei continui abbattimenti di suini non registrati e allo stato brado, dimostrazione dei sacrifici portati avanti dalla popolazione sarda e dai suoi allevatori unitamente alle istituzioni locali e agli operatori sanitari e forestali;

   il lavoro di eradicazione della peste suina è quasi giunto al suo obbiettivo, tanto che in una delle sue visite un commissario europeo ha testimoniato che entro il corrente anno potrebbe essere revocato l'embargo;

   è da notare che l'organizzazione mondiale per la salute degli animali non classifica l'Italia come un Paese a rischio per la propagazione di questa malattia. I casi finora registrati nella penisola sono 45 nel 2017, 90 nel 2018 e 27 nella prima metà del 2019;

   tali numeri smentiscono quanto affermato dalle autorità di Taiwan e rendono totalmente immotivato il divieto di importazione;

   il provvedimento delle autorità di Taiwan non solo è infondato, ma, così motivato, a giudizio dell'interrogante è altamente pregiudizievole nei confronti degli allevatori suinicoli e getta discredito su un settore altamente qualificato e dai controlli efficienti –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intendano intraprendere a tutela del settore suinicolo italiano contro notizie false e pregiudizievoli in relazione alle quali sorge il legittimo dubbio che siano state diffuse come ritorsione per decisioni assunte dal Governo italiano.
(4-04801)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   sono in corso due procedure di infrazione nei riguardi dell'Italia per la non corretta applicazione della direttiva 2008/50/CE in riferimento al superamento continuo e di lungo periodo dei valori limite del materiale particolato Pm10 (causa C-644/18, ricorso ex articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e del biossido di azoto (causa C-573/19, ricorso ex articolo 258 del Tfue;

   risulta all'interpellante che la sentenza per l'infrazione relativa al Pm10 sia prossima, visto anche che non è stato richiesto il parere dell'Avvocato generale, visti i casi di altri Stati membri oggetto della medesima procedura, visto il peggioramento emissivo nazionale e visto il peggioramento dei giorni con superamento del Pm10 a inizio 2020 in molti centri urbani e in Pianura Padana. Va rilevato il peggioramento dei giorni con aria inquinata in Italia in particolare (sommatoria di giorni con Pm10 superiore a 50 microgrammi/m3 e ozono superiore a 120 microgrammi/m3) con oltre 180 giorni nel 2019 in molti centri della Pianura Padana, quasi un giorno su 2 con incremento dell'ozono anche in valore assoluto (è stato superato in molti centri il limite di 240 microgrammi/m3 e sono stati diramati allarmi per la salute anche delle persone sane);

   il Governo ha iniziato ad affrontare il problema con il «decreto clima» e con la legge di bilancio 2020;

   le emissioni in atmosfera in Italia sono in aumento dal 2014 secondo l'Ispra;

   in particolare, sono in aumento dal 2019, tra aprile e giugno 2019 l'aumento sarebbe dello 0,8 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2018;

   fattori meteorologici e climatici risultano implicati nel peggioramento del quadro di ristagno emissivo; gli anticicloni, secondo il meteorologo Claudio Cassardo stanno peggiorando nel Nord Italia. Confrontando il clima del vecchio trentennio di riferimento (il periodo 1961-1990, che per anni è stato il riferimento usato per tutti gli studi climatici) con il clima dell'ultimo trentennio (1990-2019) valutando l'altezza di geopotenziale a 500 hPa, grossolanamente assimilabile alla quota alla quale la pressione assume il valore di 500 Hp (database NCAR/NCEP1), si nota come proprio nel nord Italia sia presente una fascia di valori nettamente positivi. In realtà, i valori sono aumentati ovunque, ma in quelle zone in modo particolare. Si conferma, pertanto, l'ipotesi che la nostra nazione risenta, in modo particolare, della variazione delle configurazioni bariche, e c'è un forte indizio che questa variazione sia da attribuire al cambiamento del clima;

   per fermare questo circolo vizioso è necessario analizzare le emissioni e ridurle. Secondo L'Ispra il particolato (primario e secondario) in Emilia-Romagna è generato per il 21 per cento dal trasporto di merci su strada, per il 19 per cento dall'agrozootecnia, per il 17 per cento dal riscaldamento da biomasse, per il 16 per cento dall'industria, per il 13 per cento alla mobilità privata, per il 3 per cento al riscaldamento non a legna, il 3 per cento dalla produzione di energia non da biomasse. La gestione dei rifiuti non è ben quantificata, perché non vengono conteggiate le emissioni da trasporti e in caso di coincenerimento le emissioni vengono conteggiate insieme a quelle industriali. A livello nazionale l'Ispra ascrive alla combustione di rifiuti (6,6 milioni di tonnellate) il 3,6 per cento delle emissioni serra che arrivano circa al 5 per cento conteggiando i trasporti dei rifiuti stessi (oltre 1,2 miliardi di chilometri percorsi), conteggiando le 3,3 milioni di tonnellate coincenerite si arriva a circa il 7,7 per cento delle emissioni totali;

   Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea a Madrid al Cop 25, ha affermato che il tema biocombustibili deve essere affrontato con grande attenzione;

   la combustione delle biomasse genera più emissioni Pm2.5 del carbone per unità di energia prodotta anche secondo Ispra il 150 per cento di CO2 in più rispetto al carbone e il 300 per cento in più rispetto al gas naturale. Tali dati emissivi sono concordi con le autorizzazioni rilasciate agli impianti bioenergetici che vedono concentrazioni di NOx superiori un ordine di grandezza alle emissioni delle corrispondenti fonti fossili; in molti controlli dell'Arpa agli impianti sono stati rilevati valori doppi rispetto all'autorizzato. Le emissioni da biomasse nel 2017 sono in aumento in Italia del 9,4 per cento rispetto al 2016;

   a Mantova l'Arpa riporta 29 superamenti del Pm10 al 16 febbraio e una media superiore a 40 per il Pm2.5;

   il Pm2.5 è più dannoso del Pm10 e non esiste ancora un'indicazione comunitaria di limite di superamenti annui, pur essendo sempre più puntuale la letteratura che conferma l'incremento di mortalità per ogni punto di aumento medio annuo di Pm2.5;

   a Mantova il Pm2.5 medio ha superato i 21 nel 2018, a Roma è stato inferiore a 14. Il decreto legislativo n. 155 del 2010 prevede una media annua massima di Pm2.5 20 microgrammi/m3 dal 1° gennaio 2020 –:

   se i Ministri interpellati intendano adottare iniziative, con il coinvolgimento delle regioni, per il contenimento delle emissioni in base ai valori del Pm2.5 e non solo del Pm10;

   se intendano adottare iniziative per valutare l'impatto delle emissioni in atmosfera da fonti incentivate (come quelle da incenerimento dei rifiuti e le bioenergie), anche in ottica di strategicità delle stesse, e di emissioni per unità di energia prodotta e per rivedere gli incentivi in base alle emissioni in atmosfera e alla filiera di approvvigionamento per non incentivare l'ulteriore incremento emissivo e il turismo dei rifiuti almeno per i comuni e per le aree interessate da procedure di infrazione europea per la qualità dell'aria;

   se intendano studiare soluzioni a ridotte emissioni per le infrastrutture pubbliche, in particolare ferroviarie e fluviali, di trasporto delle merci.
(2-00655) «Zolezzi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 giugno 2019, l'associazione «Rombo Team», ha chiesto di organizzare una manifestazione sportiva denominata «Gara automobilistica nazionale di abilità Slalom» nel territorio di Ottaviano (Napoli), con tracciato fissato lungo la strada provinciale 259 fino al piazzale antistante alla delimitazione della Zona 1 individuata dal decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995, che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio;

   in data 27 agosto 2019 la città metropolitana di Napoli ha espresso parere tecnico favorevole allo svolgimento di detta manifestazione;

   in data 6 settembre 2019 il comando di polizia municipale di Ottaviano ha trasmesso il proprio nulla osta ai fini della viabilità, e la prefettura di Napoli, con nota prot. n. 264522 del 18 settembre 2019, ha ordinato la sospensione temporanea della circolazione per il giorno 29 settembre 2019 relativamente alla strada interessata dalla suddetta manifestazione automobilistica;

   in data 20 settembre 2019, con nota prot. n. U-0004835, l'ente Parco nazionale del Vesuvio richiedeva al settore «Affari Sociali e Sport» del comune di Ottaviano l'istanza del preventivo nullaosta finalizzato alla verifica della conformità dell'evento con le disposizioni della legge quadro n. 394 del 1991, e del decreto istitutivo del Piano del Parco;

   in data 23 settembre 2019 il sindaco del comune di Ottaviano, avvocato Luca Capasso e l'assessore allo sport, comunicavano all'Ente Parco Vesuvio, e per conoscenza al reparto dei Carabinieri per il parco nazionale del Vesuvio, che, alla luce della normativa vigente, ed in particolare dell'articolo 13 della legge quadro n. 394 del 1991, non era necessaria alcuna preventiva richiesta di nullaosta, mentre in virtù del punto 5, comma 1, dell'Allegato del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio, non è vietato lo svolgimento di «attività sportive con veicoli a motore» nella zona 2 del Parco nazionale del Vesuvio;

   con nota prot. n. 0026023 del 25 settembre 2019, l'associazione Legambiente Campania, chiedeva delucidazioni circa lo svolgimento della gara automobilistica in assenza di nullaosta dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio;

   con nota 0026222 del 26 settembre 2019, il comune di Ottaviano, ripercorrendo tutto l’excursus dei fatti fino a quel momento verificatisi, precisava ulteriormente che non era necessaria la richiesta del preventivo nullaosta;

   la suddetta manifestazione si è quindi svolta regolarmente il 29 settembre 2019;

   trattandosi nella fattispecie di un evento sportivo, è evidente che tale evento non necessitasse di alcun preventivo nullaosta, in quanto non rientrante tra le «concessioni o autorizzazioni relative ad interventi impianti ed opere all'interno del parco (...)», quindi nel pieno rispetto dell'articolo 13 della citata legge n. 394 del 1991;

   inoltre il decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995 che ha istituito l'Ente Parco nazionale del Vesuvio, al punto 4 del suo Allegato prevede testualmente: «Nelle aree di Zona 1, di cui al precedente articolo 1, vigono i seguenti ulteriori divieti: a) Lo svolgimento di attività sportive e con veicoli a motore (...)». In questo caso, essendo la manifestazione svoltasi in zona 2 del Parco, tale divieto non risulta applicabile all'evento suesposto;

   peraltro la manifestazione in questione non rientra nemmeno nell'ambito di applicazione della direttiva 92/43/CEE «Habitat» che richiama la direttiva 85/337/CEE in quanto non incide in alcun modo con il territorio visto che non è stata realizzata una pista stabile e sono stati utilizzati birilli amovibili per delimitare Il percorso –:

   se non intenda confermare, alla luce di quanto suesposto, che la manifestazione automobilistica di cui in premessa si è svolta nel pieno rispetto della normativa nazionale e comunitaria in particolare in materia di gestione delle aree naturali protette, e che quindi per eventi di tal genere non è necessario il preventivo nullaosta da parte dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio.
(5-03656)


   FERRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   le tematiche concernenti tutela ambientale e sostegno a iniziative di economia circolare risultano di fondamentale importanza e attualità;

   le esigenze legate alla tutela delle attività produttive impongono un necessario bilanciamento tra sviluppo economico e salvaguardia dell'ambiente;

   nel nostro Paese sono numerose le imprese che si occupano di raccolta, trattamento, smaltimento dei rifiuti e recupero dei materiali, svolgendo una necessaria funzione per la comunità;

   in particolare, in provincia di Massa Carrara, opera l'impresa Costa Mauro s.r.l., con sede operativa nel comune di Aulla località Albiano Magra, costituita nel 1999;

   la Costa Mauro s.r.l. esercita attività di trattamento, stoccaggio e intermediazione di rifiuti urbani e speciali, finalizzata al recupero e alla valorizzazione del rifiuto, per ottenerne materie prime seconde (Mps);

   con determinazione n. 2112 dell'8 novembre 2017 la provincia di Massa Carrara ha espresso pronuncia favorevole di valutazione di impatto ambientale prescrivendo per la Costa Mauro, tra gli altri adempimenti, la presentazione alla regione Toscana di apposita istanza per l'ottenimento dell'autorizzazione integrata ambientale, ai sensi della parte II, titolo III-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006; Costa Mauro s.r.l. nel marzo 2018 ha presentato istanza per il rilascio ex articolo 29-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 dell'autorizzazione integrata ambientale, al settore bonifiche e autorizzazione rifiuti della regione Toscana;

   la regione Toscana, direzione ambiente ed energia, settore bonifiche e autorizzazione rifiuti, con decreto dirigenziale R.T. n. 12.433 del 24 luglio 2019 ha rilasciato alla Costa Mauro s.r.l. l'autorizzazione integrata ambientale (A.i.a.);

   in passato, l'azienda aveva la possibilità di lavorare un quantitativo di rifiuti che non poteva superare le 90.000 tonnellate annue;

   la quantità di rifiuti precedentemente lavorata era un limite che permetteva di garantire un giusto bilanciamento tra tutela dell'attività produttiva e tutela dell'ambiente circostante;

   a seguito dell'ottenimento dell'Aia è stata concessa all'azienda la possibilità di lavorare sino a 142.000 tonnellate annue totali di rifiuti;

   negli anni, all'interno degli stabilimenti dell'azienda si sono generati alcuni incendi, in particolare in due occasioni questi hanno rischiato di ripercuotersi sulla comunità;

   nella fase istruttoria svolta attraverso la conferenza di servizi si è stabilito che la Costa Mauro s.r.l. si deve attenere a un piano triennale di condizioni e prescrizioni per esercitare l'attività;

   è necessario che la regione Toscana sia coinvolta nei controlli riguardo al rispetto delle prescrizioni da parte di Costa Mauro s.r.l., mediante verifiche a ogni scadenza;

   occorre trovare un punto di equilibrio tra tutela dell'attività produttiva e protezione dell'ambiente –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente in ordine allo stato dei luoghi.
(5-03663)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GALANTINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa, l'interrogante ha appreso che è salito a 229 il numero degli italiani che sono risultati positivi al coronavirus;

   in Lombardia, sono stati contagiati dal COVID-19 89 pazienti, a cui si aggiungono 25 casi in Veneto, 2 in Emilia-Romagna e un paziente certo in Piemonte;

   i due turisti cinesi ricoverati all'istituto Spallanzani Roma, invece, sono in via di guarigione. Tuttavia, il numero dei pazienti contagiati risulta essere provvisorio e, con ogni probabilità, destinato ad aumentare;

   al fine di contenere la diffusione del virus, sono state adottate misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-2019;

   nulla è stato previsto in ordine alla tutela dei militari impegnati nelle operazioni «Strade sicure», che prestano il loro servizio nelle stazioni metropolitane e in altri luoghi di notevole passeggio;

   tali condizioni li espongono fortemente al rischio di contagio e a ulteriori rischi di diffusione del coronavirus –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare a tutela dei militari impiegati nell'operazione Strade sicure.
(4-04802)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GASTALDI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e VIVIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 del decreto-legge n. 124 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, introduce alcune disposizioni di modifica al testo unico accise - Tua di cui al decreto legislativo n. 504 del 1995, volte nel complesso a prevenire e reprimere le frodi nel settore delle accise; in particolare, vengono modificate le disposizioni in materia di depositi dei prodotti energetici assoggettati ad accisa;

   l'esigenza degli operatori economici di disporre di strutture dove custodire le merci senza che le stesse siano sottoposte alla relativa imposizione tributaria, in attesa di procedere all'attribuzione della destinazione finale, è assicurata dalle vigenti disposizioni nazionali e comunitarie attraverso gli istituti del deposito, in particolare dal deposito fiscale, per i prodotti nazionali e comunitari in sospensione da accisa;

   le modifiche operate dal decreto-legge cosiddetto decreto fiscale abbassano il limite di capacità previsto per i depositi per uso privato, agricolo e industriale (da 25 a 10 metri cubi) nonché di quello previsto per i serbatoi cui sono collegati gli apparecchi di distribuzione automatica di carburanti per usi privati, agricoli ed industriali (da 10 a 5 metri cubi), ai fini dell'obbligo di denuncia e di acquisizione della relativa licenza; di conseguenza, gli operatori che gestiscono tali depositi, a seguito della predetta modifica, sono tenuti a munirsi di licenza fiscale e a tenere la contabilità prescritta dal Tua;

   la disposizione aveva come unico obiettivo di effettuare un censimento dei soggetti privati che hanno a disposizione dei serbatoi di prodotti energetici, ma di contro onera questi ultimi di una serie di adempimenti (quali il possesso della licenza fiscale e la tenuta dei registri di carico e scarico del gasolio stoccato nei serbatoi) che sarebbero difficilmente gestibili senza una struttura amministrativa dedicata, risultando nei fatti, un ulteriore appesantimento burocratico;

   il Governo ha inteso con questa disposizione contrastare le evasioni di accise, preoccupazione assolutamente condivisibile per i depositi carburanti ad accisa piena, ma per il gasolio agricolo già sussiste un complesso iter burocratico per documentare e tracciare capillarmente gli impieghi del prodotto;

   sono circa 150/200 mila le imprese agricole ed agromeccaniche in tutta Italia che sono interessate da questa disposizione; vanno evitati ulteriori balzelli e oneri burocratici, in quanto le imprese agricole sono già sottoposte a complesse procedure per il rilascio e la gestione degli oli minerali e in particolare, per il gasolio agricolo;

   è necessario intervenire per correggere le norme introdotte dal «decreto fiscale» perché queste non tengono conto di quanto già previsto in materia dal decreto ministeriale 454 del 2001 in relazione agli oli minerali impiegati nei lavori agricoli, orticoli, in allevamento, silvicoltura, piscicoltura e attività florovivaistiche;

   il decreto ministeriale 454 del 2001 prevede, infatti, la contabilizzazione del carburante in un apposito registro di carico e scarico con l'indicazione dell'ubicazione del deposito. In molti casi, inoltre, tale procedura è informatizzata e gli enti preposti possono verificare la situazione di ogni soggetto che accede all'agevolazione –:

   quali iniziative di competenza intendano mettere in atto per correggere le disposizioni in materia di accise sui depositi commerciali di prodotti energetici previste nel cosiddetto «decreto fiscale» al fine di evitare alle imprese agricole ulteriori adempimenti burocratici con i relativi costi, a fronte di una normativa che già prevede specifiche disposizioni sulle verifiche e sui controlli.
(5-03661)

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i dipendenti delle rappresentanze diplomatiche in Italia, da anni non sono stati messi nella condizione di versare integralmente l'Irpef dovuta, in quanto, come è noto, non vi è obbligo da parte delle rappresentanze diplomatiche a essere sostituti di imposte. A questo, si sarebbero aggiunte discordanti interpretazioni della normativa vigente;

   l'Agenzia delle entrate dal 2018 starebbe emettendo, anche se non in tutte le Agenzie del territorio, avvisi di accertamento nei confronti di impiegati e funzionari delle ambasciate e dei consolati degli Stati esteri presenti in Italia, in modo da recuperare le imposte evase in assenza dei requisiti per beneficiare dell'esenzione dei relativi redditi. I contribuenti interessati dalle attività di controllo sarebbero fiscalmente residenti in Italia e non avrebbero la qualifica di rappresentanti dello Stato estero;

   l'Agenzia delle entrate starebbe provvedendo a richiedere a circa 1.600 dipendenti delle legazioni estere, il versamento dell'Irpef non corrisposta a partire dall'anno 2012;

   le retribuzioni corrisposte sono sempre state considerate esenti da imposizione fiscale, in virtù dell'articolo 49 della Convenzione di Vienna del 24 aprile 1963 e in precedenza l'Amministrazione fiscale non ha mai manifestato alcuna pretesa nei confronti di questi soggetti le cui retribuzioni sono da sempre sottoposte alla sola ritenuta previdenziale;

   in questo momento, pare che l'Agenzia delle entrate stia chiedendo di recuperare le imposte accertate per gli anni 2012-2018 di queste persone che, di regola, percepiscono retribuzioni tra i 20.000 e i 30.000 euro lordi annuali soggetti, da sempre, alla sola ritenuta previdenziale. Gli importi quindi non sarebbero di lieve entità e sarebbero di difficile restituzione, soprattutto se in termini brevi e in un'unica rata;

   ad oggi non sembrerebbero essere state individuate le opportune e concrete soluzioni per alleviare gli effetti di tali rimborsi su lavoratori che, peraltro, senza aver commesso alcuna azione dolosa, non possono nemmeno rivalersi sui propri datori di lavoro, in ragione della immunità all'esecuzione forzata di cui al decreto-legge n. 132 del 2014 –:

   se quanto espresso in premessa corrisponda al vero e, in tal caso, quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per risolvere la situazione dei dipendenti delle legazioni estere richiamate in premessa;

   al fine di tutelare i succitati lavoratori, se non si ritenga opportuno adottare iniziative per concedere una rateizzazione, o, in alternativa, adottare iniziative a carattere normativo per attribuire alle rappresentanze diplomatiche il ruolo di sostituto d'imposta;

   se non ritengano opportuno avviare al riguardo dei tavoli di concertazione.
(4-04804)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con la nota del provveditore per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria del 22 gennaio 2020 trasmessa al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale edilizia statale ed interventi speciali – div. II, si chiede il finanziamento di interventi a valere sul capitolo di bilancio dello Stato 7219 Pg 01 «Interventi di completamento di beni immobiliari demaniali»;

   tra gli interventi per i quali è richiesto il finanziamento vi sono: lavori di manutenzione e rifunzionalizzazione dell'immobile sito in via Sampolo n. 3 Palermo confiscato a «Domenico e Gaspare Caravello», da destinare ad uffici di gestione dei procedimenti sanzionatori depenalizzanti della prefettura di Palermo in sostituzione dell'immobile di via del Bersagliere/via dei Leoni (814.000 euro), comando provinciale carabinieri Palermo - lavori di manutenzione e rifunzionalizzazione della stazione dei carabinieri Acqua dei Corsari (440.000 euro), comando provinciale Carabinieri Palermo - lavori di manutenzione e rifunzionalizzazione della stazione dei carabinieri di Brancaccio (449.000 euro), Guardia di finanza - nucleo di polizia tributaria di Palermo - lavori di manutenzione e rifunzionalizzazione della caserma «Fin. M.A.V.M. Vincenzo Mazzarella» - via F. Crispi, 226 (339.000 euro), questura di Palermo - caserma della polizia di Stato «Boris Giuliano» - Palermo - lavori di adeguamento dell'impianto elettrico e potenziamento di impianti e opere per la protezione attiva e passiva (440.000 euro); questura di Palermo - caserma della polizia di Stato «Pietro Lungaro» - Palermo - lavori di messa in sicurezza del piazzale d'armi e rifacimento degli impianti elettrici, antincendio ed estrazioni fumi della autorimessa (550.000 euro), questura di Palermo - commissariato Palermo Brancaccio (440.000 euro);

   trattasi di interventi cantierabili e riguardanti importanti presìdi di sicurezza e legalità nei quartieri di Palermo –:

   se intenda adottare le iniziaitive di competenza per finanziare i sopracitati interventi, fornendo un positivo riscontro alla richiesta del provveditorato per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria.
(2-00656) «Varrica».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lungo la strada statale 115 al chilometro 392+450 (tratto Avola-Cassibile) insiste il cosiddetto ponte di Cassibile, costruito nel 1932, infrastruttura che riveste una notevole valenza storica, poiché consentì il passaggio dei mezzi corazzati dell'Arma britannica sbarcata in Sicilia nel luglio del 1943. In quei luoghi, l'8 settembre 1943, non molto lontano dal ponte, fu firmato l'armistizio di Cassibile;

   nel settembre del 2014 l'Anas decideva di intervenire con un progetto di demolizione e ricostruzione del ponte, predisponendo la chiusura del tratto stradale;

   nel mese di ottobre 2014 interveniva la Soprintendenza di Siracusa, che, ritenendolo un esempio di ingegneria tipica dell'era del fascismo, ne bloccava la demolizione;

   il ponte restava chiuso al traffico per diversi mesi, tra le proteste degli abitanti, degli agricoltori e di tutte le categorie produttive, private di un asse viario importantissimo, sino a quando, nel luglio del 2015 l'Anas lo riapriva alla circolazione, con il transito dei veicoli a senso unico alternato;

   nell'agosto del 2016, la Soprintendenza autorizzava l'intervento di risanamento conservativo del ponte da parte di Anas;

   risalirebbero al novembre 2018, le indagini strutturali finalizzate alla progettazione dell'intervento di restauro conservativo, per un investimento di 3 milioni di euro;

   nel settembre 2019 il progetto è stato trasmesso alla direzione generale dell'Anas, dopo una lunga trafila di autorizzazioni da parte degli enti competenti, Soprintendenza, Autorità di bacino, Riserva naturale Cavagrande del Cassibile, per le ultime integrazioni e alcune valutazioni di tipo tecnico;

   tuttavia, ad oggi, non sono stati ancora avviati i lavori, il ponte versa in condizioni precarie da anni e vige ancora il senso unico alternato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suddetta situazione, quali elementi intenda fornire circa l'effettiva tempistica dell'approvazione del progetto e dell'avvio dei lavori e quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere per accelerarne l’iter, al fine di scongiurare problemi legati alle precarie condizioni strutturali del ponte de quo e considerata anche l'importanza strategica dell'asse viario interessato.
(5-03658)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è stato costituito un comitato civico per proporre la realizzazione della bretella ferroviaria Eboli-Contursi Terme-Calitri, ovvero il collegamento su ferro che replica il percorso della strada a scorrimento veloce Lioni-Grottaminarda;

   a farsi portavoce dell'iniziativa è Giacomo Rosa, convinto, come altri, che la ferrovia sia di vitale importanza per i territori interessati, anche in funzione della prossima apertura dell'aeroporto «Salerno-Costa d'Amalfi»;

   la linea, di appena 35 chilometri, aprirebbe una via ferroviaria al mare per le aree interne ricomprese tra l'Alta Irpinia, la Basilicata e la Puglia, strappandole all'isolamento, e sarebbe fondamentale per arginare lo spopolamento e rafforzare l'incremento turistico, anche in vista della Ciclovia dell'acqua da Caposele ai templi di Paestum, ma soprattutto avere una strada ferrata per le merci;

   si tratta di un antico progetto, elaborato nell'Italia post-unitaria, prima di essere ripreso più volte, l'ultima intorno al 1970 e oggi riscoperto e rilanciato sull'onda delle direttive dell'Unione europea;

   i lavori della ferrovia Eboli-Calitri iniziarono addirittura nel 1800, e come documentano i promotori del movimento cittadino di Contursi, ancora oggi è possibile scorgere i binari coperti dalla vegetazione che dalla stazione di Contursi Terme si addentrano per due chilometri prima di terminare nei pressi delle terme Forlenza;

   il progetto di questa importante infrastruttura è nato e si è sviluppato per arrivare a compimento direttamente per volontà dei cittadini attraverso una petizione che ha raccolto cinquemila firme;

   l'istanza è stata raccolta da 20 sindaci ed è stato redatto un documento unitario «Ferrovia Eboli Calitri», un protocollo d'intesa per combattere lo spopolamento delle aree interne;

   tutte le forze sane della società, sindaci, rappresentanti delle istituzioni della provincia di Salerno, dell'alta Irpinia e della Basilicata, associazioni e comitati si sono ritrovati compatti e uniti per la realizzazione di questo progetto ferroviario che rilanci e faccia rivivere questi territori;

   deve essere, dunque, definito il percorso per riuscire a portare concretamente a compimento l'opera nel più breve tempo possibile –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, finalizzate all'avvio degli studi preliminari di fattibilità dell'opera, anche al fine di un suo inserimento nel contratto di programma tra lo Stato e Rete ferroviaria italiana.
(4-04796)


   MURELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quando il 6 febbraio 2020 si è verificato il tragico incidente ferroviario lungo la linea Alta velocità Milano-Bologna nei pressi di Ospedaletto Lodigiano (Lodi), i treni che viaggiano sulla tratta Piacenza- Milano sono interessati da disagi, ritardi e cancellazioni;

   tali disagi sono ovviamente dovuti dagli accertamenti sull'infrastruttura ferroviaria che sta compiendo l'autorità giudiziaria, che incidono negativamente sul regolare traffico ferroviario Alta velocità e non, già ampiamente sofferente per la saturazione delle linee;

   i pendolari piacentini si trovano ogni giorno a subire disagi inenarrabili, non sapendo mai a che ora partiranno o arriveranno nei luoghi di destinazione, o se potranno prendere un treno;

   il futuro della convenzione stipulata dalla regione Emilia-Romagna con Trenitalia per consentire ai cittadini pendolari dell'Emilia-Romagna di usufruire di tariffe vantaggiose, mediante l'abbonamento cosiddetto «Mi Muovo Tutto Treno», è incerto: non si ha alcuna notizia circa la validità di tale convenzione a partire da aprile 2020 e, nelle more di un rinnovo o della proroga di tale convenzione, i pendolari sono costretti a sottoscrivere un nuovo abbonamento a tariffa intera –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, con sollecitudine, per porre fine ai gravissimi disagi che affliggono i pendolari piacentini che utilizzano giornalmente i collegamenti ferroviari tra Piacenza e Milano;

   di quali elementi disponga circa il rinnovo della convenzione per l'abbonamento cosiddetto «MiMuovo».
(4-04799)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE GIROLAMO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della presentazione del «piano di razionalizzazione degli uffici della specialità Polizia stradale sul territorio» da parte del Ministero dell'interno e da seguenti notizie di stampa, risulta che i distaccamenti della polizia stradale di Rocca San Casciano e Lugo sarebbero prossimi alla chiusura;

   la decisione sarebbe apparentemente motivata dal fatto che tali distaccamenti risulterebbero ubicati «in aree in cui la viabilità non riveste più interesse strategico per la Polizia stradale»;

   il distaccamento di Rocca San Casciano dista 30 chilometri dalla sezione di polizia stradale di Forlì ed è collocato in un'importante arteria come la strada statale 67, principale arteria che collega la Romagna con Firenze, conosciuta e famosa in tutta Italia per essere pellegrinaggio di migliaia di motociclisti che raggiungono il «passo del Muraglione»;

   la soppressione del distaccamento di Rocca San Casciano rappresenta un grave danno per la prevenzione della sicurezza stradale in tutta la vallata del Montone, soprattutto in un momento storico dove gli incidenti con esiti mortali sono tornati ad aumentare;

   i reparti della polizia stradale di Rocca San Casciano e Lugo rappresentano importanti presidi irrinunciabili per garantire la sicurezza stradale durante il periodo invernale a causa della neve e durante tutto l'anno per mantenere il controllo del territorio e contrastare la microcriminalità grazie ai pattugliamenti lungo la strada statale 67 nel tratto di loro competenza e nei comuni circostanti;

   per mantenere il distaccamento della polizia stradale a Rocca San Casciano, negli ultimi anni l'amministrazione comunale si è impegnata a trovare una sede senza costi a carico dello Stato e dal giugno 2019 il comune ha concesso un locale in comodato d'uso gratuito, firmando una convenzione con la prefettura di Forlì-Cesena;

   il consiglio comunale di Lugo ha approvato all'unanimità una mozione a difesa del presidio di polizia stradale, ricevendo il sostegno trasversale di tutte le forze politiche, economiche, sindacali e sociali del territorio; analogamente è stato fatto dal consiglio comunale di Rocca San Casciano e da molti comuni dell'Unione dei comuni della Romagna forlivese tra cui Forlì, città capoluogo, per il mantenimento del distaccamento di Rocca San Casciano;

   a difesa del presidio di Rocca San Casciano è sorto negli scorsi giorni un comitato civico trasversale di amministratori, rappresentanti di forze socio-economiche, cittadini e motociclisti, per la predisposizione di una raccolta firme e l'organizzazione di manifestazioni pubbliche di supporto;

   durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto cosiddetto Milleproroghe il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno che impegnano a valutare l'opportunità di prorogare l'adozione definitiva del piano di razionalizzazione –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per mantenere i presidi di polizia stradale oggi esistenti a Rocca San Casciano e Lugo a tutela della sicurezza stradale e pubblica, non solo, del comprensorio forlivese, ma di tutta la Romagna.
(5-03659)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 7, della legge n. 107 del 13 luglio 2015, disponeva alla lettera g), il potenziamento delle discipline motorie e lo sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all'alimentazione, all'educazione fisica e allo sport, e pone l'attenzione sulla tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva agonistica quale uno degli obiettivi formativi prioritari;

   con il decreto ministeriale n. 377 del 9 giugno 2016 veniva istituito il tavolo tecnico per ridefinire le nuove linee guida contenenti le indicazioni per le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, al fine di procedere a una riorganizzazione delle iniziative da intraprendere per migliorare le azioni inerenti all'attività motoria, fisica e sportiva;

   in data 7 dicembre 2017 veniva stipulata una convenzione per l'anno scolastico 2017/201 tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la Federazione italiana-sport invernali (Fisi) concernente progetto denominato «Quando la neve fa scuola», rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado di tutto il territorio nazionale; tale iniziativa, che già nell'anno scolastico 2014/2015 aveva avuto origine con un progetto pilota, era stata ideata per promuovere la pratica degli sport invernali quale strumento formativo di eccellenza, ricevendo oltretutto il patrocinio del Ministero per lo sport e del Coni nonché il sostegno dei gruppi sportivi militari;

   tale progetto poneva l'attenzione su temi di grande rilevanza come la corretta pratica motoria e sportiva, la sostenibilità e il rispetto dell'ambiente, avvicinando gli studenti e le loro famiglie a una soddisfacente conoscenza delle buone pratiche sportive e delle misure di sicurezza in montagna;

   il programma si articolava essenzialmente attraverso l'esecuzione di tre azioni:

    la prima dedicata a incontri informativi volti a diffondere la cultura degli sport invernali presso sessanta scuole dislocate su tutto il territorio nazionale;

    la seconda incentrata nella predisposizione di un concorso fotografico rivolto alle classi delle scuole secondarie di primo grado sui temi legati ai valori formativi e agli ideali educativi dello sport;

    la terza mirava alla formazione e all'aggiornamento dei docenti di educazione fisica degli istituti scolastici;

   alla luce dell'articolo 9 della recente legge 8 agosto 2019, n. 86, che prevede una delega al Governo in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali al fine di garantire livelli di sicurezza più elevati attraverso la revisione della disciplina concernente gli impianti sciistici, l'estensione dell'obbligo di utilizzo del casco anche a coloro che hanno superato i quattordici anni, nella pratica dello sci alpino e dello snowboard, in tutte le aree anche fuori pista e la revisione delle norme volte a favorire la più ampia partecipazione alle discipline sportive invernali, anche delle persone con disabilità, sarebbe auspicabile una riattivazione del suindicato progetto che si è rivelato assai efficace sia nell'anno di sperimentazione che nell'anno effettivo di esecuzione –:

   considerato che favorire un'esperienza motoria sportiva di così alto valore educativo rappresenta un utile strumento di conoscenza del rispetto dell'ambiente e delle buone pratiche per vivere la montagna in sicurezza e stante l'importante funzione che l'educazione motoria riveste nel complesso della programmazione educativo-didattica della scuola, se non si ritenga opportuno adottare iniziative volte a ripristinare il suindicato efficiente progetto ministeriale, di concerto con la federazione sportiva nazionale.
(5-03664)

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come lamentano le organizzazioni sindacali della scuola, così come le numerose comunità di italiani all'estero, specialmente in Europa, su 167 posizioni sulle quali il Ministero dell'istruzione è chiamato ad assicurare l'avvicendamento, al 10 febbraio 2020, solo 83 risultano essere effettivamente coperte;

   risultano quindi essere evidenti le gravi criticità risultanti dalle recenti procedure concorsuali avviate dal Ministero dell'istruzione relative alla selezione del personale dirigente scolastico, docente e Ata di ruolo da destinare alle scuole Italia da destinare alle scuole italiane all'estero;

   si tratta di una modifica che ha trasformato l'istituto dell'insegnamento all'estero in un vero «reclutamento» introdotto dalla legge n. 107 del 2015. Purtroppo il «sinergico coordinamento» tra Ministero dell'istruzione e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha prodotto il risultato che a 4 mesi dall'inizio delle lezioni le scuole all'estero sono ancora prive del personale e presentano numerosi scoperti con riduzione di ore e corsi;

   per la prima volta dall'istituzione delle scuole italiane all'estero si rischia la chiusura di scuole che rappresentano l'immagine migliore dell'Italia all'estero;

   l'abolizione delle supplenze, la previsione della stipula di contratti locali, l'obbligo di prestazioni eccedenti per i docenti in servizio hanno prodotto ritardi e disfunzioni, con le proteste delle famiglie alle quali non viene garantito il servizio scolastico. In qualche caso, come a Parigi, i genitori lamentano l'utilizzo dei loro contributi volontari, non per il miglioramento dell'offerta formativa, ma per sopperire alla mancanza dei docenti –:

   quali iniziative urgenti intendano mettere in campo i Ministri interrogati al fine di sopperire con la massima celerità alla mancanza di personale scolastico negli istituti italiani all'estero, valutando di riportare integralmente nel nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro tutte quelle materie supplenze, mobilità, retribuzione, organizzazione del lavoro, contrattazione integrativa che sono state ad esso sottratte con l'intervento della legge n. 107 del 2015 e del decreto delegato 64 del 2017, affinché il prossimo anno scolastico 2020-2021 non si verifichino le medesime gravi criticità.
(4-04798)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO, VILLANI e CASA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi dieci anni, il costo da sostenere per l'acquisto di un biglietto per poter assistere ad una partita di calcio in uno stadio italiano è aumentato vertiginosamente. In Europa, così come in Italia, si consideri che dal 2011 ad oggi vi è stato un aumento del 13 per cento;

   tra gli stadi italiani che hanno registrato un costante ed eccessivo aumento dei prezzi dei biglietti per poter assistere ad una partita, vi è lo stadio San Paolo di Napoli. Al riguardo, si prenda ad esempio la partita di Uefa Champions League che si terrà a febbraio, in merito alla quale il presidente del Napoli A. De Laurentiis ha dichiarato che, per poter acquistare un biglietto, il prezzo partirà da euro 70 fino ad un massimo di 250. Tale scelta ha generato forti proteste da parte di coloro che vorranno partecipare all'incontro, disapprovazione condivisibile se si pensa all'ingente costo che famiglie e giovani dovranno sostenere anche per settori popolari, il cui costo dovrebbe essere più accessibile;

   in questo modo, non solo si esclude un gran numero di tifosi delle proprie squadre o persone che vogliono semplicemente divertirsi ad un evento sportivo, ma si priva il calcio del suo ruolo centrale di formidabile collante sociale;

   è necessario che vi sia una specifica regolamentazione del prezzo dei biglietti per l'ingresso negli stadi, la cui definizione avviene, ad oggi, attraverso scelte attuate esclusivamente dai club. La scelta del prezzo avviene, quindi, valutando i soli interessi economici delle società, senza considerare le ripercussioni su un gran numero di persone escluse, le precarie condizioni degli stadi e lo scarso livello di servizi offerti ai visitatori, spesso tenuti ad assistere agli incontri in settori popolari la cui visibilità è minima;

   un'iniziativa da valutare è stata proposta dalla Lega calcio francese, che intende stabilire un prezzo fisso unico del biglietto per tutti i settori «ospiti» degli stadi. In particolare, la proposta prevede un costo fisso pari a 10 euro per i settori ospiti in Ligue 1 (serie A francese) e 5 euro per il biglietto in Ligue 2 (serie B) –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza anche normative, volte a favorire la riduzione dei prezzi per la partecipazione ad eventi sportivi, anche valutando la possibilità di una diretta regolamentazione relativa al prezzo dei biglietti di ingresso negli stadi e valutando interventi atti a fissare il prezzo a livelli più contenuti nei settori popolari, come nel caso citato della Francia.
(5-03657)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALENTE. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la legge 24 dicembre 2003 n. 363, concernente «Norme in materia di sicurezza nella pratica, degli sport invernali da discesa e da fondo», rappresenta la prima legge italiana di regolamentazione degli sport sulla neve all'interno di aree sciabili attrezzate; si tratta di un intervento normativo volto a introdurre un insieme di misure in materia di prevenzione e di sicurezza obbligatorie per i gestori degli impianti e per i loro utenti, allo scopo di fronteggiare il considerevole aumento di incidenti (talvolta mortali) nelle piste da sci;

   in particolare, l'articolo 3 della legge prevede che i gestori debbano fornire «annualmente all'ente regionale competente in materia l'elenco analitico degli infortuni verificatasi sulle piste da sci, indicando, ove possibile, anche la dinamica degli incidenti stessi. I dati raccolti dalle regioni sono trasmessi annualmente al Ministero della salute a fini scientifici e di studio»;

   ad oggi, però, tale adempimento è rispettato da poche regioni e i dati trasmessi non sono sufficienti ad ottenere un quadro più dettagliato degli infortuni sulle aree sciabili;

   nel 2003, grazie al fattivo lavoro del dipartimento di ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto superiore di sanità, nasceva il sistema Simon per la sorveglianza degli incidenti in montagna in grado di rilevare costantemente il livello di incidentalità sulle piste da sci sull'intero territorio nazionale;

   i dati di soccorso venivano rilevati dal Centro addestramento alpino della polizia, dal Centro carabinieri addestramento alpino e soprattutto dalle società di gestione degli impianti e confluivano ogni mese all'Istituto superiore di sanità che ne gestiva la fase di elaborazione e di analisi statistica;

   attivo dal 2003 al 2006, Simon è stato riconosciuto a livello europeo un sistema di sorveglianza valevole, ma ha subito una battuta d'arresto a causa del suo mancato rifinanziamento;

   considerato che la prevenzione degli incidenti che accadono nelle aree sciabili è l'obiettivo che riveste particolare priorità alla luce dello spirito della legge n. 363 del 2003 e soprattutto alla luce della recente legge 8 agosto 2019, n. 86, concernente «Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione», che all'articolo 9 conferisce al Governo una specifica delega in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali, è necessario promuovere un'attività di sensibilizzazione che miri a responsabilizzare operatori del settore nonché i fruitori attraverso campagne informative volte ad incoraggiare una corretta condotta sulle piste da sci in modo da ridurne gli infortuni –:

   in ragione del fatto che la pratica dello sci alpino si caratterizza, attualmente, anche nel nostro Paese, come una disciplina molto diffusa, in quanto praticata da circa due milioni e mezzo di italiani, se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per riavviare, sul piano giuridico e finanziario, il complesso di misure e di attività concernenti il ripristino del sistema di monitoraggio Simon, al fine di ottenere una completezza e una capillarità dei dati su tutto il territorio nazionale e di garantire la sicurezza degli utenti e il migliore utilizzo degli impianti, fornendo un valido supporto alle attività di prevenzione che le vigenti disposizioni demandano al servizio sanitario nazionale;

   se non si ritenga opportuno avviare parallelamente i lavori per la costituzione di un gruppo di lavoro presso il Ministero della salute, formato dai rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Coordinamento tecnico interregionale, dell'Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), del Ministero dell'interno e del Ministero della difesa al fine di riattivare il prezioso progetto di monitoraggio e di individuare la tipologia e lo standard di informazioni più efficaci da trasmettere.
(5-03655)


   VIZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati forniti dal consolato generale cinese in Italia, confermati dalle parole del presidente della regione Toscana Enrico Rossi, in questi giorni starebbero rientrando in Italia, nonostante il blocco dei voli da e per la Cina, circa 2.500 persone, principalmente dalla provincia dello Zhejiang, quarto focolaio di diffusione per numero di casi accertati di Coronavirus, ad oggi 1162;

   da mercoledì 19 febbraio 2020 è stato attivato nella zona dell'Osmannoro, nel comune di Sesto Fiorentino, un ambulatorio dedicato al virus COVID-19, ossia il Coronavirus. L'ambulatorio, realizzato in collaborazione con il consolato cinese, è un luogo pensato soprattutto per le persone di rientro dalla Cina e dalle aree a rischio, che abbiano dubbi sul proprio stato di salute, in modo da evitare promiscuità in studi medici, ambulatori e pronto soccorso;

   nel primo giorno di funzionamento dell'ambulatorio è giunta ai sanitari una sola telefonata da parte di un cittadino italiano rientrato dalla Cina. Appare chiaro come questa soluzione di controllo su base volontaria non sia valida, anche alla luce del primo caso di cittadino italiano contagiato in Lombardia;

   non è stato previsto dalla regione Toscana alcun ulteriore protocollo di quarantena per queste persone provenienti dalla Cina se non su base volontaria. Inoltre, tutti i minori hanno la possibilità di rientrare a scuola sin da subito. Anche in questo caso la permanenza a casa, con monitoraggio della Asl, è su base volontaria;

   anche il noto virologo Roberto Burioni, ha manifestato la propria perplessità nei confronti delle azioni messe in campo dalla regione Toscana affermando la necessità di un periodo di quarantena, anche presso la propria abitazione, che possa però salvaguardare l'intera popolazione dall'infezione con poco disagio per le persone sotto osservazione, preservando, al contempo, tutti gli sforzi organizzativi fatti nelle ultime settimane dalle istituzioni nazionali –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra citati;

   se il protocollo sanitario adottato nella regione Toscana sia, conforme agli standard applicati nei casi di malattie altamente infettive e o con un tasso di mortalità elevato, come il COVID-19.
(5-03660)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Santa Maria della Pietà di Nola rappresenta il presidio ospedaliero dell'azienda sanitaria Locale Napoli 4; la struttura eroga prestazioni ambulatoriali specialistiche nonché all'interno dei vari dipartimenti sanitari;

   dopo la chiusura dell'ospedale di Pollena, il nosocomio di Nola costituisce l'unica struttura di riferimento per l'intera area, raccogliendo una utenza che si aggira intorno a seicentomila cittadini residenti in circa settanta comuni;

   tuttavia, occorre purtroppo ricordare come l'ospedale in questione sia più volte balzato alla cronaca a causa di episodi legati a disservizi e malasanità; basti pensare, ad esempio, all'incendio divampato al reparto di ginecologia dell'11 giugno 2019, dove si è sfiorata una tragedia e sui cui fatti non solo procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta, ma anche la direzione sanitaria che ha avviato una indagine interna al fine di far luce sulle cause che hanno provocato l'incendio notturno e appurare eventuali responsabilità dolose nel rogo; da non sottovalutare nemmeno quanto accaduto al pronto soccorso dell'ospedale agli inizi del 2017, quando in assenza di alcuni posti letto e di barelle, diversi pazienti furono soccorsi dal personale sul pavimento, ciò facendo emergere numerose criticità e mancanza di protocolli necessari a fronteggiare una situazione emergenziale;

   oggi, a quanto risulta dall'interrogante, disfunzioni igienico-sanitarie si accompagnerebbero a carenza di operatori sanitari, con conseguente scarsa sanificazione dei locali; la dotazione di posti letto realmente attivati corrisponderebbe al cinquanta per cento di quelli previsti, con un pronto soccorso che sarebbe sprovvisto di un numero sufficiente di barelle; alcuni reparti risulterebbero interdetti a causa di crolli e lesioni strutturali. Tutto ciò comporta un uso inappropriato delle risorse strutturali e causa profonda insicurezza nei pazienti;

   il quadro che emerge, quindi, è quello di un ospedale che non riesce a prestare servizi adeguati all'utenza, con scene che non sono degne del sistema sanitario nazionale, mettendo in luce evidenti criticità nella gestione dell'emergenza;

   ne deriva come sia di fondamentale priorità mettere in atto una serie di misure che mettano medici e operatori sanitari nelle condizioni di poter lavorare in assoluta sicurezza, con apparecchiature mediche efficienti e all'avanguardia per poter garantire sempre la migliore assistenza ai pazienti –:

   stante il degrado della struttura nonché le numerose difficoltà a cui sono sottoposti quotidianamente medici e operatori sanitari, di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa le ragioni che hanno portato a questa intollerabile condizione;

   se non ritenga opportuno valutare se sussistono i presupposti per una verifica da parte del Comando carabinieri per la tutela della salute presso la struttura ospedaliera, allo scopo di acquisire un quadro dello stato e del funzionamento dei reparti in modo da accertare se siano pienamente garantiti i livelli essenziali di assistenza.
(4-04800)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'atto aziendale della Asl di Oristano del 2012, aggiornato al 2013, prevedeva l'istituzione di una «Struttura complessa di oncologia ed onco-ematologia» presso il presidio ospedaliero «San Martino» di Oristano: tuttavia tale atto non risulta essere stato mai approvato dalla regione autonoma Sardegna;

   con richiesta 21 luglio 2016, a firma dell'allora referente aziendale del reparto di onco-ematologia dell'ospedale «San Martino» di Oristano, veniva sottoposta al direttore dell'Asl 5 la richiesta di inserimento di «onco ematologia – San Martino» tra i centri prescrittori dei farmaci innovativi per i pazienti sottoposti a regimi di chemioterapia presso la medesima struttura;

   inoltre, con richiesta 13 dicembre 2016 a firma del commissario straordinario di Ats Sardegna, veniva richiesto l'inserimento della struttura semplice dipartimentale di oncologia ed onco-ematologia del presidio ospedaliero «San Martino» di Oristano, tra i centri di riferimento abilitati alla formulazione delle diagnosi e del piano terapeutico per i principi attivi di medicinali innovativi ed essenziali alla cura di importanti patologie afferenti l'ambito onco-ematologico;

   in data 11 gennaio 2017 la direzione generale della sanità, tramite lettera indirizzata al direttore generale di Ats Sardegna, ha comunicato diniego all'istanza in premessa del 13 dicembre 2016, con le seguenti motivazioni: «non risulta che presso il presidio ospedaliero “San Martino” di Oristano sia stata autorizzata una U.O. di Onco-Ematologia». Per tali ragioni la richiesta non venne accolta;

   quanto sopra è stato ribadito il 13 febbraio 2020, in audizione presso la Commissione sanità della regione Sardegna, durante la quale il direttore generale dell'assessorato igiene e sanità ha chiarito che il presidio non dispone delle autorizzazioni necessarie per prescrivere e somministrare i suddetti farmaci;

   la problematica descritta sta seriamente preoccupando i pazienti in cura presso il presidio ospedaliero, così come le loro famiglie, poiché se l'impossibilità di somministrazione delle cure innovative sarà definitiva, tutto ciò costringerà gli utenti ad intraprendere viaggi molto lunghi verso altre strutture della regione (come, ad esempio, Cagliari e Nuoro) o, addirittura, fuori regione;

   risultano note le problematiche legate alla morfologia del territorio sardo, accentuate altresì dalla condizione di insularità della regione, per cui percorrere lunghe distanza comporta tempi molto elevati e viaggi estenuanti sia per i pazienti che per le loro famiglie: viaggi che non avrebbero ragione di esistere, considerato che il San Martino di Oristano è tra i maggiori presidi ospedalieri a servizio di un'area vasta;

   prendendo in esame l'ultimo triennio, stando ai dati forniti dal reparto di onco-ematologia della struttura in questione, nel secondo semestre del 2017 ci sono stati 675 trattamenti chemioterapici; 1054 nel 2018; 953 nel 2019. Tuttavia, l'impossibilità di prescrivere farmaci innovativi, ha costretto il personale ad indirizzare i pazienti in altre strutture della regione;

   tutto ciò dimostra la necessità di evitare, ricercando soluzioni in tempi rapidi, il diniego alla prescrizione e somministrazione dei farmaci salvavita per la cura delle malattie onco-ematologiche presso l'ospedale «San Martino». Non è da meno conto rammentare che presso il citato presidio operino professionisti di alto livello, con adeguati profili utili allo svolgimento delle terapie salva-vita, ed il tutto si svolge in ambienti pienamente confacenti all'attività svolta;

   la direzione qualità dei servizi e Governo in merito dell'assessorato alla sanità della regione Sardegna ad oggi preclude lo svolgimento di questo importante servizio, a causa della mancata autorizzazione della regione di una struttura onco-ematologica presso la Assl di Oristano risalente al 2013 –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa; se il Governo intenda adottare iniziative normative, previo coinvolgimento delle regioni, per l'individuazione di un soddisfacente sistema di presidi sanitari dedicati alle cure innovative in modo da fornire ai pazienti oncoematologici le terapie salva-vita nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, evitando casi come quello di cui in premessa in aree geograficamente già disagiate, anche in ragione dell'insularità.
(4-04806)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Bolzano Novarese in provincia di Novara è presente la società M&Z Rubinetteria, una importante realtà industriale che vede occupati circa 130 lavoratori;

   nel mese di maggio 2019 la società, a causa di importanti difficoltà economiche, ha provveduto ad attivare il contratto di solidarietà per i dipendenti con una importante riduzione dell'orario lavorativo;

   a partire dal mese di ottobre 2019 è stata approntata una ulteriore riduzione dell'orario lavorativo dei dipendenti sino a prevedere due giornate lavorative alla settimana;

   nel mese di dicembre 2019 l'azienda aveva chiesto al tribunale di Novara di poter accedere al concordato e di appoggiarsi a un partner commerciale per evadere gli ordini delle commesse industriali acquisite e garantire così il mantenimento dell'occupazione;

   i richiamati provvedimenti non hanno garantito la soluzione delle problematiche gestionali ed economiche della società che, ancora oggi, versa in condizioni di preoccupante crisi;

   si è tenuta l'assemblea dei dipendenti della società in data 19 febbraio 2020 all'interno della quale i vertici societari hanno comunicato ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali la volontà di rinunciare alla procedura di concordato inizialmente richiesta al tribunale di Novara;

   le prospettive future della società appaiono ad oggi assai critiche, con la concreta possibilità del fallimento della stessa;

   i 130 dipendenti attualmente in forza alla società hanno gli ammortizzatori sociali in scadenza il 12 marzo 2020 e lamentano, inoltre, gravose difficoltà riscontrate nei mesi precedenti per quanto riguarda le spettanze del contratto di solidarietà dovute agli stessi;

   la Rubinetteria M&Z risulta essere la principale e più importante realtà produttiva del comune di Bolzano Novarese e un eventuale suo fallimento rappresenterebbe un indubbio grave disagio, oltre che per le 130 persone ad oggi occupate, anche per l'intero territorio di riferimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della richiamata crisi industriale e quali iniziative di competenza intenda adottare per monitorare l'evolversi della situazione e per garantire l'occupazione delle 130 persone ad oggi interessate.
(4-04797)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 febbraio 2020 l'università La Sapienza di Roma ospiterà il relatore Herman Escarrà, membro dell'illegittima Assemblea nazionale costituente del dittatore Nicolas Maduro;

   Escarrà, collaboratore stretto di Maduro, e già sanzionato dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti per complicità in crimini nei confronti del popolo venezuelano;

   Escarrà relazionerà ad un convegno dal titolo «Stato e Costituzione nella Repubblica Bolivariana del Venezuela»;

   Escarrà è, in verità, quale stretto collaboratore di Maduro, uno degli elementi più in vista del brutale regime che ad avviso dell'interrogante ha calpestato ogni forma di legalità costituzionale venezuelana, come più volte precisato dallo stesso Parlamento europeo per il tramite di diverse risoluzioni;

   il Parlamento europeo e l'Europa non riconoscono l'illegittima Assemblea nazionale costituente del dittatore Maduro di cui è membro Escarrà;

   la presenza di Escarrà, quale libero pensatore e rappresentante della illegittima Assemblea nazionale costituente all'università La Sapienza è un'operazione, a giudizio dell'interrogante, decisamente imbarazzante per la tradizione liberale delle nostre università;

   ancor più clamoroso per l'interrogante è il fatto che non sia previsto alcun contraddittorio, consentendo così al regime di Maduro, per il tramite della relazione di Escarrà, di poter effettuare indisturbato una operazione di propaganda, più che di approfondimento della costituzione venezuelana in relazione alla grave crisi istituzionale che ha investito la nazione;

   a giudizio dell'interrogante non è ammissibile che nelle università italiane possano intervenire funzionari di brutali e sanguinari regimi, senza la previsione di alcun contraddittorio –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa l'evento di cui in premessa e la partecipazione di Herman Escarrà;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, prassi volte al pluralismo informativo con riguardo ad eventi che si svolgono in seno alle Università, al fine di evitare il rischio che le Università stesse possano trasformarsi in strumenti di propaganda di brutali regimi che reprimono qualsivoglia fondamentale diritto umano e politico.
(4-04808)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-03510, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Deidda.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Paolo Russo n. 4-03981 del 30 ottobre 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03656.