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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 7 febbraio 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   paradossale per l'interrogante è il titolo del seminario «Il fascismo di confine e il dramma delle foibe» che l'Associazione nazionale partigiani d'Italia ha presentato il 4 febbraio 2020, a distanza di pochi giorni dalla giornata nazionale di celebrazione del Giorno del Ricordo;

   la legge 30 marzo 2004, n. 92 ha, infatti, istituito il Giorno del Ricordo, giornata nazionale celebrata il 10 febbraio di ogni anno e volta a «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale»;

   in particolare, tale giornata è dedicata alla celebrazione ed alla memoria del martirio degli italiani infoibati, del loro assassinio di massa organizzato dalle bande comuniste del maresciallo Tito e consumato in terre teatro di uno storico e tragico scontro di nazionalismi che durò fino al 1948, provocando l'esilio forzato di 350 mila italiani dall'Istria, da Fiume e da tutta la Dalmazia;

   nonostante ogni anno vengano organizzate numerose iniziative istituzionali a cui partecipano i più alti esponenti del Governo e dello Stato italiano, tra cui il Presidente della Repubblica, purtroppo continuano a esistere sacche di giustificazionismo e riduzionismo volte a infangare il ricordo delle tragedie occorse nella regione nord;

   da ultimo, ma solo in ordine di tempo, l'Anpi ha organizzato quello che appare all'interrogante come un provocatorio «seminario» di evidente stampo giustificazionista, comprovato dai nomi di alcuni relatori invitati, e dal fatto che non sia previsto né l'intervento di un testimone, né il contraddittorio, né un dibattito;

   peraltro, come si evince dalla stessa locandina, l'accesso è stato previsto rigorosamente soltanto su invito e per riceverlo era necessario scrivere alla segreteria nazionale dell'Anpi che non è chiaro sulla base di quali parametri abbia valutato l'ammissibilità della richiesta;

   tra gli interventi dei relatori, ve ne è uno su «I crimini dei fascisti (1919-1945)», un excursus storico che sembra giustificare la reazione dei partigiani e dei titini; quasi a sottintendere, secondo l'interrogante, che, dopo tanti crimini perpetrati dai fascisti, c'è stata, per reazione, la tragedia delle Foibe;

   ancora una volta la memoria degli italiani infoibati risulta a parere dell'interrogante infangata da una versione partitica dei fatti e il tutto avviene proprio a distanza di pochi giorni da una solennità nazionale che celebra una delle pagine più dolorose e sanguinose della guerra civile –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, a tutela di una memoria condivisa e faticosamente raggiunta nella storia nazionale italiana e in sintonia con quanto disposto dalla legge 30 marzo 2004, n. 92.
(4-04671)


   SANDRA SAVINO, GELMINI, PETTARIN, NOVELLI, ANGELUCCI, APREA, BAGNASCO, BALDELLI, BARATTO, BARELLI, ANNA LISA BARONI, BARTOLOZZI, BATTILOCCHIO, BERGAMINI, BIANCOFIORE, BOND, BRAMBILLA, BRUNETTA, CALABRIA, CANNATELLI, CANNIZZARO, CAON, CAPPELLACCI, CARFAGNA, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, CASSINELLI, CATTANEO, CORTELAZZO, COSTA, CRISTINA, DALL'OSSO, D'ATTIS, DELLA FRERA, D'ETTORE, FASANO, FASCINA, FATUZZO, FERRAIOLI, FIORINI, FITZGERALD NISSOLI, GREGORIO FONTANA, GERMANÀ, GIACOMETTO, GIACOMONI, LABRIOLA, MANDELLI, MARIN, MARROCCO, MARTINO, MAZZETTI, MILANATO, MUGNAI, MULÈ, MUSELLA, NAPOLI, NEVI, OCCHIUTO, ORSINI, PALMIERI, PELLA, PENTANGELO, PEREGO DI CREMNAGO, PITTALIS, POLIDORI, POLVERINI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, ROSSO, ROTONDI, RUFFINO, RUGGIERI, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, SANTELLI, SARRO, ELVIRA SAVINO, SCOMA, SIBILIA, SIRACUSANO, SISTO, SOZZANI, SPENA, SQUERI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VALENTINI, VERSACE, VIETINA, VITO, ZANELLA, ZANETTIN e ZANGRILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, fonti di stampa, hanno riportato le polemiche per il convegno dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, dal titolo «Il fascismo di confine e il dramma delle foibe», organizzato il 4 febbraio 2020 in vista del «Giorno del ricordo» del 10 febbraio;

   Donatella Schürzel, presidente Anvgd (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) di Roma e vicepresidente nazionale ha parlato di un «attacco subdolo e negazionista» sul tema delle foibe, rimarcando che negare «la storia drammatica del mondo giuliano-dalmata, che è storia d'Italia, è ignobile e disdicevole»;

   nel parterre dei relatori del citato convegno, consta agli interroganti non sia stato presente alcun rappresentante degli esuli giuliano-dalmati;

   durante il convegno, la relazione sul «dramma delle foibe» è stata affidata a Franco Cecotti, già presidente dell'Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea nel Friuli-Venezia Giulia, ma anche segretario della sezione Anpi di Trieste sul cui sito compaiono foto di veterani con copricapo filo-titino;

   nel corso dell'evento, il presidente provinciale dell'Anpi Udine ha dichiarato che bisogna «smontare il mito della pulizia etnica da parte di Tito» e che la fine degli infoibati «non dipendeva dall'etnia, ma dal fatto che erano nemici della patria»;

   in più occasioni le diramazioni locali dell'Anpi si sono distinte per prese di posizioni di parte, che appaiono agli interroganti evidentemente lesive della verità storica, viziate dall'appartenenza ideologica;

   nel gennaio del 2019, per esempio, sul sito della sezione Anpi di Rovigo è apparsa una dichiarazione che è stata focolaio di polemiche per la sua portata negazionista: «sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica, Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza»;

   dal 2004 la Repubblica italiana «riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”» –:

   come il Governo intenda adoperarsi affinché sia favorita la diffusione di una memoria storica condivisa rispetto ad eventi così tragici della storia nazionale italiana e vi sia il pieno rispetto delle effettive finalità della legge n. 92 del 2004 con riferimento alle iniziative poste in essere in occasione del «Giorno del ricordo».
(4-04673)


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, PANIZZUT e VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10 febbraio 2020 proprio nel Giorno del Ricordo, a Parma, presso il cinema Astra, si terrà – come purtroppo è avvenuto anche nel 2019 – un evento che appare di stampo sostanzialmente negazionista sulle foibe, organizzato dall'Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti e da un fantomatico «Comitato antifascista antimperialista per la memoria storica» che in precedenza aveva già organizzato una petizione per abolire la legge 30 marzo 2004, n. 92, istitutiva del Giorno del ricordo;

   dalla locandina che pubblicizza l'evento secondo gli interroganti si evince chiaramente l'intento negazionista della conferenza, là dove si definisce l'esodo istriano come una «questione complessa» e si annuncia la proiezione di un video per affermare che la Foiba di Basovizza sia stata «un falso storico» (il dibattito che ne seguirà sembra concentrarsi sull'Italia fascista e sul «periodo slavo»);

   è evidente per gli interroganti che questa conferenza sia in palese contrasto con lo spirito e la ratio della legge 30 marzo 2004, n. 92, la quale, istituendo ufficialmente il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo», ha inteso espressamente conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale;

   la Foiba di Basovizza fu dichiarata monumento nazionale nel 1992 dal Presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scàlfaro, a testimonianza del fatto che, nel maggio 1945, fu teatro di esecuzioni di civili e di militari italiani, arrestati dalle truppe jugoslave d'occupazione; oggi è divenuta il principale memoriale, simbolo per i familiari degli infoibati e deportati deceduti nei campi di concentramento in Jugoslavia e delle associazioni degli italiani esuli dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, che qui ricordano le vittime delle violenze del 1943-1945;

   tale evento, ad avviso degli interroganti, assume poi una maggiore rilevanza dopo i recenti fatti di cronaca che hanno riportato come, alcuni giorni fa, a Udine, dei vandali abbiano imbrattato la targa in memoria dei martiri delle foibe –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e se ritenga di adottare ogni utile iniziativa di competenza affinché il Giorno del ricordo non si trasformi annualmente in un'occasione per negare quanto accaduto nell'autunno del 1943 e nella primavera del 1945, ma per rinnovare, invece, la memoria di una grande tragedia italiana.
(4-04674)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Governo italiano ha già condannato l'irruenta e scomposta invasione turca della Siria;

   in questi giorni il Governo siriano ha ottenuto un nuovo successo militare giungendo sino alle porte di Iblid;

   Erdogan ha già inviato nuovi rinforzi militari e, segnatamente, 40 veicoli militari corazzati e blindati hanno attraversato la frontiera, alcuni elicotteri hanno sorvolato il Nord di Iblid provenendo da Ankara;

   la città di Iblid è passata sotto il controllo delle forze di opposizione nel 2015;

   in particolare, la città è governata sia da jihadisti, sia da oppositori del regime, anche se questi sempre meno rilevanti in termini militari;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio, in intervista al Corriere della Sera del 6 dicembre 2019, testualmente ha precisato che occorre «dare maggiore impulso anche al dialogo con Damasco»;

   qualora non si fosse trattato solo di una intervista fine a se stessa, la predetta posizione del Ministro sarebbe decisamente condivisibile anche alla luce della necessità di pacificare l'area, sconfiggere definitivamente l'Isis e garantire il pluralismo religioso che ha contraddistinto la Siria prima del sanguinario ingresso dell'integralismo islamico;

   a seguito della predetta dichiarazione, all'interrogante consta che nulla sia accaduto di significativo, nemmeno sul versante della riapertura della ambasciata d'Italia in Siria –:

   quali passi concreti abbia già intrapreso e quali intenda intraprendere il Ministro interrogato nella direzione del preannunciato «dialogo con Damasco».
(5-03510)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'ambasciata d'Italia in Siria è ormai chiusa dal 2012;

   dopo la chiusura, la valutazione sui tempi di riapertura sembrava subordinata alla normalizzazione della situazione in Siria;

   oggi il Governo siriano, nonostante l'improvvida e violenta irruzione sullo scacchiere della Turchia, pare avere ripreso sotto la sua autorità la stragrande maggioranza del territorio;

   a ciò si aggiunga che l'inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria Geir Pedersen è riuscito nella titanica impresa di costituire il «comitato costituzionale siriano», composto da 150 membri, di cui 50 rappresentanti filo governativi, 50 rappresentanti delle opposizioni e 50 rappresentanti della società civile;

   la costituzione del comitato costituzionale siriano, che ha già iniziato i suoi lavori a Ginevra, è occasione ulteriore per riaprire i canali della diplomazia in Siria;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio, in intervista al Corriere della Sera del 6 dicembre 2019, testualmente ha precisato che occorre «dare maggiore impulso anche al dialogo con la Siria»;

   vale la pena sottolineare che la riapertura aiuterebbe senza dubbio lo sviluppo degli affari delle imprese italiane impegnate nella ricostruzione e contribuirebbe a rilanciare l'azione internazionale dell'Italia verso tutti gli Stati mediorientali;

   è necessario precisare che la riapertura della ambasciata consentirebbe all'Italia di giocare un ruolo importante anche nella ricostruzione del tessuto sociale della Siria, a partire dalla tutela dei cristiani che hanno sempre vissuto in un contesto caratterizzato dal pluralismo religioso, prima che l'orda integralista islamica si abbattesse su di loro –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla riapertura dell'ambasciata d'Italia in Siria e quali siano le eventuali tempistiche.
(5-03511)


   BUTTI, OSNATO, CAIATA e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per cercare di contenere nuove infezioni da coronavirus le autorità italiane hanno sospeso i collegamenti con la Cina;

   su disposizione del Ministro della salute, l'Enac ha provveduto a sospendere tutti i collegamenti aerei tra l'Italia e la Cina fino a nuove comunicazioni;

   l'Enac ha esteso, a giudizio dell'interrogante, arbitrariamente, tale divieto anche alla Repubblica di Cina (Taiwan), non avendo il Ministro della salute fatto comunicazione in merito e nella consapevolezza che Taiwan è una entità territoriale con propria personalità giuridica internazionale diversa dalla Repubblica Popolare Cinese come ebbe anche a dire con una sua nota, nell'ottobre 2009, il capo dell'unità per il contenzioso Diplomatico;

   dal 2011 i cittadini taiwanesi entrano nei Paesi dell'Unione europea senza visto, per soggiorni entro i 90 giorni e tale esenzione vale anche per i cittadini dei Paesi dell'Unione europea che si recano a Taiwan e, inoltre, si aggiunge che il passaporto taiwanese è esentato dal visto da oltre 140 Paesi del mondo a differenza di quello della Cina continentale che è esentato solamente da 70 Paesi;

   dal 2012 anche gli Stati Uniti d'America hanno abolito il visto d'ingresso per i cittadini di Taiwan, che è divenuto così il quinto Paese asiatico a cui Washington ha concesso questa importante liberalizzazione;

   tale provvedimento è assunto verso Taiwan, che presenta, ad oggi, solo un caso in più della Germania o di altri Paesi europei; mentre per altri Paesi limitrofi alla Cina continentale, con casi accertati di contagiati dal coronavirus molto superiori, non è stata presa nessuna precauzione;

   Taiwan, come noto, è una libera e dinamica democrazia di quasi 24 milioni di cittadini che godono di tutti i diritti politici, civili, religiosi e sociali. A livello economico il Paese si colloca al 22° posto nel mondo e al 18° posto come volume di esportazioni. Nel quadro europeo il valore dell'interscambio tra Taiwan e i 27 (+1) Paesi membri della Unione europea ha superato i 45 miliardi di euro dei quali circa il 10 per cento con l'Italia, che si colloca al 5° posto. Con il blocco aereo si rischia di far saltare l'inaugurazione della rotta Milano-Taipei di Eva Air e di chiudere, anche se temporaneamente, quella della China Airlines Roma-Taipei, con una conseguenza negativa non indifferente sulla già fragile economia italiana –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda assumere, in base a quanto esposto in premessa, con riferimento a quella che appare un'assurda decisione di interrompere anche ogni collegamento da e per Taiwan, presa a giudizio dell'interrogante arbitrariamente dall'Enac, in particolare alla luce delle politiche pro Pechino della stessa Icao (Organizzazione Onu diretta da un cinese).
(5-03518)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tub è disciplinato dall'Accordo istitutivo del Tribunale unificato europeo dei brevetti, (regolamento n. 1257/2012 e regolamento n. 1260 del 2012, entrambi adottati dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea il 17 dicembre 2012), il quale è stato ratificato dall'Italia con la legge n. 214 del 3 novembre 2016. La legge n. 201 del 4 dicembre 2017 ha inoltre ratificato il protocollo sui privilegi e le immunità del tribunale unificato dei brevetti, necessario per conferire uno status giuridico al Tribunale unificato dei brevetti in territorio italiano;

   il Tub non rientra nell'architettura istituzionale dell'Unione europea: è un organismo definito da un accordo intergovernativo tra 25 Stati membri dell'Unione, ma, ad oggi, non ha ancora iniziato a funzionare, perché mancante della ratifica da parte della Germania; per l'entrata in vigore dell'accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, cioè Germania, Francia e Regno Unito. Nel testo dell'accordo, inoltre, che determina anche le varie sedi del Tub, è menzionata esplicitamente la capitale britannica; di conseguenza, il futuro della sezione di Londra richiede una revisione dell'accordo stesso, all'unanimità;

   l'Italia, dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, sarebbe la sede più naturale del Tub, visto che è il terzo Paese europeo per brevetti depositati, dopo Germania e Francia che ospitano le altre due sedi del Tub e la sola la città di Milano registra il 32 per cento dei brevetti nazionali depositati. Inoltre, Milano è già stata proposta, nelle trattative svoltasi tra i Governi, come sede della divisione locale del tribunale, con una sede prestigiosa in via Barnaba di circa 850 metri quadrati;

   il 9 aprile 2019 è stata votata in Parlamento una mozione proposta dall'allora maggioranza parlamentare «giallo-verde» in cui si impegnava il Governo pro tempore a sostenere la candidatura italiana per una delle sedi del Tub, in sostituzione di Londra, ma senza specificare il luogo di destinazione e «bocciando» invece, le tre mozioni di minoranza (di Fdi, Pd e Fi) che citavano esplicitamente Milano come destinazione di una delle sedi del Tribunale;

   appare all'interrogante quantomeno discutibile che in questi giorni esponenti della Lega chiedano, ora, sostegno alla città di Milano per la sua candidatura;

   va considerato che proprio qualche giorno fa parrebbe essersi svolto un incontro a Milano, che aveva l'obiettivo di fare il punto sullo stato dell'arte e ridare impulso al percorso di candidatura che prenderà avvio formale dopo la Brexit –:

   a che punto sia il dossier sulla sede del Tribunale unificato dei brevetti che sostituirà quella inizialmente designata di Londra e se l'Italia, e, in particolare, Milano, sia in lizza per l'assegnazione.
(5-03526)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente il settimanale Panorama ha pubblicato un'inchiesta giornalistica nella quale si è dato conto di una vera e propria truffa con cui un'organizzazione, ramificata tra Italia e Brasile, tramite falsi consulenti, documenti contraffatti e residenze fittizie, ha garantito e fatto ottenere la cittadinanza italiana iure sanguinis, di cui all'articolo 9, comma 1, lettera a) della legge n. 91 del 1992, a migliaia di cittadini brasiliani, per un giro di affari, si stima, di circa 250 milioni di euro;

   secondo quanto emerso anche dalle operazioni «Super Santos» e «Carioca», condotte dalla polizia tra Lombardia e il Piemonte, grazie alle quali si è potuto sventare tale organizzazione e procedere a numerosi arresti e a migliaia di denunce, la truffa ha coinvolto centinaia di piccoli e medi comuni italiani;

   tuttavia, secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal sindaco di Val di Zoldo, in provincia di Belluno, che ha denunciato al settimanale Panorama la vicenda dell'iscrizione anagrafica in massa di brasiliani nel suo comune e il metodo di alcuni intermediari che falsificavano i documenti, il problema non sarebbe da ricondurre solo all'esistenza di tale organizzazione, bensì risalirebbe anche ad alcune circolari del Ministero dell'interno pro tempore;

   in particolare, il sindaco cita la circolare n. 32 del 13 giugno 2007, recante «Soppressione del permesso di soggiorno per turismo. Iscrizione anagrafica dei discendenti di cittadini italiani per nascita», la quale stabilisce che la ricevuta della dichiarazione di presenza per soggiorni brevi per turismo, ossia fino a tre mesi, resa alla frontiera o in questura, costituisce titolo utile ai fini dell'iscrizione anagrafica di coloro che intendono avviare in Italia il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis e ciò sarebbe «in palese conflitto con le norme che prevedono per l'iscrizione anagrafica il requisito della dimora abituale. È infatti lapalissiano che una persona che soggiorna per un periodo massimo di tre mesi non dimori abitualmente in Italia»;

   già nella bozza del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 era stata prevista la limitazione alla possibilità di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza in linea retta di secondo grado;

   sempre secondo quanto riportato dalla stampa, «fonti» del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale avrebbero precisato che «la nostra rete diplomatico-consolare, in particolare in Brasile, sta promuovendo con la massima determinazione misure di contrasto a tali fenomeni. I nostro consolati sono inoltre da tempo attivi per la segnalazione degli episodi di illegalità» –:

   quali iniziative i Ministri interrogati abbiano già assunto o intendano assumere, anche normative per quanto di competenza, con riguardi alle disposizioni di cui alla circolare n. 32 del 13 giugno 2007 per i rilievi esposti in premessa e avuto riguardo a quanto emerso a seguito delle operazioni «Super Santos» e «Carioca», sia in merito alle misure già adottate o da adottarsi per contrastare la preoccupante diffusione di attività di intermediazione di dubbia legittimità volte alla concessione della cittadinanza iure sanguinis.
(4-04662)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CE) N. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale ha sostituito la previgente normativa in materia privilegiando il principio della lex loci laboris;

   l'entrata in vigore delle disposizioni del suddetto regolamento, a decorre dal 1° maggio 2020, rappresenta una reformatio in pejus per la categoria degli impiegati a contratto a legge locale della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di cui all'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in ragione del transito obbligatorio dal sistema previdenziale retributivo italiano, per il quale gli impiegati a contratto avevano optato, a quello del Paese presso il quale detengono la residenza;

   lo scenario risulta particolarmente critico per gli impiegati a contratto operativi presso le strutture diplomatico-consolari in Germania, nonché per gli impiegati operativi in Belgio, Svizzera, Olanda e Danimarca, tutti assunti prima del 2010, anno di entrata in vigore del citato regolamento, e dunque soggiacenti alla previgente disciplina. In questi cinque Paesi, dove in totale operano 98 lavoratori coinvolti, non è stata definita alcuna forma di accordo di tutela;

   in data 17 gennaio 2020 si è svolto a Berlino un incontro tra i rappresentanti dell'ambasciata italiana e i funzionari del Bundesministerium für Arbeit und Soziales avente ad oggetto l'annosa questione relativa agli effetti sul personale a contratto a legge locale dell'entrata in vigore, a decorrere dal 1° maggio 2020, del regolamento la cui applicazione produrrà una decurtazione dello stipendio tra il 10 ed il 15 per cento;

   gli esiti del suddetto incontro non hanno condotto alla definizione di una deroga in capo ai 40 impiegati operativi in Germania per quanto riguarda l'inevitabile applicazione dei vincoli del regolamento comunitario, sebbene questa sia contemplata dalla citata normativa ai sensi dell'articolo 16 che dispone la possibilità in capo a due o più Stati membri, di prevedere, nell'interesse di una categoria, delle specifiche deroghe;

   la definizione bilaterale delle deroghe ai sensi dell'articolo 16 prevede un meccanismo politico tra gli Stati, nonché uno tecnico di notifica agli enti assicuratori locali, mediante l'Inps, per la copertura previdenziale dei lavoratori;

   inoltre, si evidenzia che ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera b) del regolamento un pubblico dipendente è soggetto alla legislazione dello Stato dell'amministrazione da cui egli dipende; pertanto, la categoria degli impiegati a contratto a legge locale, in quanto fattispecie di dipendenti statali presso il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale rientrerebbe per analogia anche nella categoria destinataria della cosiddetta deroga diretta;

   risulta all'interrogante che i motivi ostativi sul fronte istituzionale tedesco al pieno riconoscimento di una deroga siano di natura meramente economica, trovando l'ipotesi della deroga la totale opposizione dell'Associazione delle casse mutue tedesche favorevoli al transito verso il sistema tedesco degli impiegati finora soggiacenti al sistema italiano in ragione di un evidente calcolo di opportunità finanziaria;

   la consapevolezza di un'analisi strategica di tale natura, che sebbene ipotizzata, assume un valore molto più complesso se apertamente confermata in sede di confronto diplomatico, mostra tratti di evidente criticità segnatamente in ragione dei riverberi politico-istituzionali che dovrebbe innescare, nella prospettiva, auspicata, di condurre il Governo tedesco a un ragionamento incentrato più sullo spirito di condivisione europeo che su un proprio beneficio economico;

   a poche settimane dall'effettiva entrata in vigore delle disposizioni di cui al suddetto regolamento, sarebbe auspicabile operare un intervento in sede bilaterale con la Germania orientato al superamento dell’impasse tratteggiata presso il Ministero del lavoro tedesco e alla risoluzione della questione direttamente sul piano governativo al fine di tutelare i lavoratori italiani –:

   se il Governo intenda operare in sede politica bilaterale nella prospettiva di superare le criticità menzionate e mediare, nelle opportune sedi, una legittima deroga per il personale di cui in premessa, ai sensi dell'articolo 16 del regolamento suindicato.
(4-04666)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in merito all'elevato rischio di compromissione definitiva del patrimonio storico, artistico, culturale, militare, naturale e paesaggistico presente sull'isola Palmaria, correlato al masterplan di recente approvazione il Comitato «Palmaria Si Masterplan No» ha inviato un documento al Ministro interpellato;

   l'isola Palmaria è al centro di un progetto di valorizzazione, avviato nel marzo 2016, recentemente tradotto in un masterplan, che appare recare contenuti superficiali, incompleti dal punto di vista storico e culturale;

   il progetto di valorizzazione a giudizio del Comitato «Palmaria Sì Masterplan No» si pone in contrasto con il rispetto della normativa inerente alla tutela dei beni culturali e storici, applicabile alla maggioranza, se non alla totalità, dei beni immobili presenti sull'isola stessa;

   l'isola Palmaria, nel golfo della Spezia, costituiva uno dei cardini del complessissimo e articolato sistema difensivo dell'Arsenale della Regia marina; questo sistema, realizzato sotto il regno di Umberto I, non ha eguali in tutta Italia, trattandosi di un complesso di 42 forti e batterie costruiti tra il 1860 e i primi del 900 essi sono ancora in uso alle Forze Armate;

   l'isola Palmaria possiede un numero di fortificazioni, differenti tra di loro per tipologie e periodi storici che rapportate alla superficie del suo territorio pari a 1,89 Km/q rappresentano un unicum nel panorama mondiale;

   l'isola Palmaria è oggi al centro di un programma di valorizzazione ad alto impatto, avviato il 14 marzo 2016 con la firma del protocollo d'intesa tra Agenzia del demanio, Ministero della difesa – Marina militare, regione Liguria e comune di Portovenere e confluito nell'approvazione del masterplan il 10 maggio 2019, nello «Scenario 5 bis»;

   il percorso del masterplan è stato definito da una cabina di regia e un tavolo tecnico, coadiuvati dallo studio Land di Milano, incaricato dalla regione per la redazione del progetto; l'attività propedeutica alla stesura del masterplan definitivo si è articolata nella redazione di tre documenti principali; nessuno di questi documenti, a quanto consta all'interpellante, è stato sottoposto ad alcuna forma di contraddittorio o valutazione da parte di soggetti esterni ed estranei rispetto a cabina di regia e tavolo tecnico;

   il consiglio regionale, a quanto risulta, non ha mai deliberato su alcuna questione inerente all'esame e all'approvazione del masterplan;

   i documenti riportano dati riguardanti le fortificazioni, che ad avviso dell'interpellante, presentano numerose lacune e imprecisioni nonché gravi omissioni;

   tale documentazione, seppur incompleta e superficiale, è stata utilizzata dalla Soprintendenza, presente all'interno di cabina di regia e di tavolo tecnico, per formulare i propri giudizi circa la sussistenza del valore e dell'interesse culturale sugli immobili presenti sull'isola Palmaria e interessati dalla valorizzazione;

   tra gli immobili presenti sull'isola, sembra che solo tre siano sottoposti a vincolo di interesse culturale;

   l'accertabile incompletezza della documentazione messa a disposizione della Soprintendenza fa sorgere il legittimo interrogativo circa la correttezza del giudizio formulato dalla stessa in merito all'insussistenza dell'interesse storico degli immobili;

   l'imponente complesso di fortificazioni presente sull'isola Palmaria costituisce un patrimonio di inestimabile valore storico e culturale, il quale dovrebbe godere non solo delle forme di tutela previste e descritte dal codice dei beni culturali, ma delle ulteriori forme di protezione previste dalla legge n. 28 del 2001, la quale specifica che «gli interventi di alterazione delle caratteristiche materiali e storiche delle cose di cui all'articolo 1, comma 2, sono vietati»;

   essendo documentato l'utilizzo del sistema difensivo dell'isola Palmaria durante il primo conflitto mondiale, sarebbe, stato doveroso un riferimento a tale circostanza storica, in realtà omessa, e alla normativa, considerando che l'autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per gli interventi sulle cose è richiesta quando si tratti di cose assoggettate alla tutela di cui al titolo I del testo unico, restando ferme le competenze in materia di tutela paesistica, nonché le competenze del Ministero della difesa e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   nella documentazione non vi è traccia di riferimento alla normativa, nonostante si preveda che le regioni dovrebbero promuovere e coordinare gli interventi, svolti da privati ed enti locali, tenendo conto delle priorità, favorendo la creazione e gestione di percorsi storico-didattici e lo svolgimento di attività formative e didattiche;

   l'intero complesso difensivo dell'isola Palmaria grava in un drammatico stato di abbandono e di totale chiusura al pubblico. Si rischia di compromettere in modo irreparabile e definitivo il patrimonio storico e culturale dell'isola Palmaria –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;

   se trovi conferma il fatto che tra gli immobili presenti sull'isola Palmaria solo tre siano sottoposti a vincolo di interesse culturale;

   se non si intendano assumere iniziative finalizzate a salvaguardare il patrimonio storico, artistico, culturale, militare, naturale e paesaggistico presente sull'isola Palmaria oggi interessato dal programma di valorizzazione ad alto impatto che rischia di far perdere un patrimonio di grandissimo valore;

   se non si ritenga necessario incontrare l'Associazione «Palmaria SI – Aps/Movimento Palmaria Si Masterplan No».
(2-00635) «Fornaro».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la galleria dell'Accademia di Firenze è il quarto museo d'Italia per visitatori;

   il giorno 4 gennaio 2020 il quotidiano Corriere Fiorentino-Corriere della Sera in un articolo intitolato: «Rischio fibre di vetro nell'aria. Spento l'impianto dell'Accademia, stop dopo la relazione dei tecnici. Timori in vista dell'estate. I sindacati: cosa abbiamo respirato?» racconta di una relazione interna agli uffici consegnata il 23 gennaio 2020, che avrebbe portato alla chiusura dell'impianto di aerazione della galleria dell'Accademia;

   il progetto esecutivo per i nuovi impianti è pronto, dopo decenni di blocchi, ritardi e investimenti quasi inesistenti, infatti, e grazie anche all'autonomia dell'Accademia, sono stati svolti progetti, studi, oltre ad essere stato destinato un investimento. Prima di procedere ai lavori, la direttrice dell'ufficio tecnico, avrebbe chiesto una verifica dell'impianto attuale, su disposizione dello stesso direttore dell'Accademia, oltre che degli Uffizi, Schmidt;

   la relazione sarebbe arrivata per primo al direttore Eike Schimdt, che avrebbe deciso la chiusura dell'impianto, per eliminare altri rischi, il 23 gennaio 2020;

   una relazione che, a leggere gli articoli, sarebbe rimasta riservata, gli unici a conoscerla erano i lavoratori, oltre lo stesso direttore, ma niente sembra sapessero i vertici del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo che il 5 febbraio 2020 ha deciso di inviare propri ispettori;

   il risultato delle verifiche avrebbe individuato la presenza di fibre di lana di vetro che potrebbero potenzialmente finire nell'aria. La relazione sarebbe, quindi, stata inviata alle autorità competenti arrivando alla chiusura dell'impianto per annullare il rischio per la salute;

   sarebbe già stata avviata la procedura per lavori di somma urgenza, ma anche con questa formula rischia di essere impossibile avere il nuovo impianto pronto prima della prossima estate;

   nell'estate del 2016 o in quella del 2018, quando l'impianto ebbe problemi si verificarono malori tra lavoratori e turisti per il caldo eccessivo –:

   quali iniziative abbia intenzione di assumere il Ministro interrogato per scongiurare la chiusura, anche temporanea, del quarto museo d'Italia.
(5-03516)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il bonus cultura, «18App», funziona come dimostrano i dati forniti dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. La percentuale di adesione è infatti andata aumentando di anno in anno: nella prima edizione, i ragazzi partecipanti sono stati 356.273, nella seconda 416.799 e nella terza di 429.739, su una platea complessiva di circa 500.000 potenziali beneficiari;

   ad oggi per i nati nel 2001 che hanno usufruito del bonus cultura nell'anno 2019, non essendo ancora stati emanati i decreti attuativi, non è stata data possibilità di spendere il bonus loro spettante;

   come confermano anche i dati 2019, i ragazzi hanno ben compreso l'utilità dello strumento; oltre il 70 per cento viene speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni, ovvero l'85 per cento nel 2019 hanno attivato lo strumento e lo hanno utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati. Si tratta di uno strumento utile per i ragazzi, le famiglie ma anche per gli esercizi commerciali e tutta la filiera che si occupa di cultura, editoria, musei, spettacoli dal vivo e teatro. Nei precedenti tre anni la cifra destinata al bonus è stata di 240 milioni di euro l'anno per una platea di 500 mila ragazzi;

   come confermato dalla risposta a una precedente interrogazione del 16 ottobre 2019 il Governo si è impegnato di recuperare anche per il 2020 la stessa cifra degli anni precedenti: «il Ministro Franceschini, lo scorso 1° ottobre, nell'ambito delle proposte avanzate per la manovra di bilancio, ha richiesto di confermare la misura del bonus cultura, rendendola permanente»;

   va tenuto conto dei dati che dimostrano la scarsa lettura da parte dei giovani di quotidiani –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare iniziative per sbloccare la «18App» per i nati nel 2001 che stanno aspettando da troppo tempo, aumentare i fondi della «18App» per i nati nel 2002 consentendo di arrivare alla cifra di 500 euro e allargare l'utilizzo della 18App anche alle versioni premium per l'acquisto dei quotidiani digitali.
(5-03519)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la prefettura di Firenze in data 22 maggio 2017 pubblicava un bando per la ricerca di un immobile in locazione da adibire a caserma della compagnia dei carabinieri di Empoli;

   in esito a tale avviso pubblico, il 19 giugno 2017 perveniva alla prefettura la proposta della azienda Manf sas Immobiliare per la realizzazione di un nuovo immobile ad Empoli, in via Giuntini, a un canone annuale proposto di 129.000 euro;

   valutata da parte degli organismi dei carabinieri la conformità del progetto ai requisiti richiesti, la legione carabinieri Toscana, con nota 669/16-77-2005 del 9 giugno 2018, comunicava che «il Comando Generale dell'Arma ha approvato l'iniziativa infrastrutturale» e in seguito la prefettura di Firenze trasmetteva la pratica all'Agenzia del demanio per la valutazione riguardo alla congruità del canone locativo richiesto, nonché per ricevere il previsto nulla osta alla locazione;

   la direzione regionale Toscana dell'Agenzia del demanio, con nota del 17 ottobre 2018, precisava l'impossibilità a rilasciare provvedimenti di nulla osta alla stipula di contratti di locazione relativi a beni non ancora edificati;

   tale diniego veniva poi specificato dalla prefettura in data 1° luglio 2019, rifacendosi alla sentenza della Corte di giustizia del 10 luglio 2014 che ha rilevato «come un negozio giuridico avente per oggetto una locazione di cosa futura tra la pubblica amministrazione e un soggetto privato debba essere qualificato come appalto di lavori»;

   nel frattempo il comune di Empoli, in data 19 novembre 2018, approvava la variante urbanistica per l'area di Pontorme, prevedendo appunto la realizzazione della caserma dei carabinieri di via Giuntini;

   al fine di superare l’empasse e riuscire a mettere a disposizione della comunità empolese una nuova e moderna caserma dei carabinieri, a quanto risulta all'interrogante la società Manf sas, in data 5 luglio 2019 proponeva all'Agenzia del demanio e alla prefettura di Firenze di realizzare lo scheletro dell'edificio (completo di fondazioni, pilastri, solette, copertura, solai) senza alcun obbligo per l'amministrazione pubblica, al fine poi di sottoscrivere un contratto di locazione in modo di avere le garanzie che una volta ultimato l'immobile possa avere una destinazione certa –:

   quali siano i programmi riguardo alla nuova caserma della compagnia carabinieri di Empoli;

   se, intenda chiarire se nel caso sopra descritto, sia possibile sottoscrivere un contratto di locazione in base alle normative che regolano la stipula di atti relativi a immobili già realizzati da sottoporre a lavori di ristrutturazione (con clausole che impongano alla proprietà l'esecuzione dei previsti interventi e la produzione, entro termini certi, delle conseguenti certificazioni/dichiarazioni, nonché una clausola risolutiva in caso di inadempimenti).
(4-04675)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 28 gennaio 2020 il Ministro interrogato ha svolto alla Camera dei deputati la Relazione annuale sull'amministrazione della giustizia;

   con particolare riferimento allo stato dell'arte delle «Cittadelle giudiziarie» il Ministro ha dichiarato: «Per progetti d'investimento di medio e lungo periodo, il Ministero — individuando come proprio interlocutore istituzionale l'Agenzia del demanio — ha promosso la realizzazione in alcune città di poli della giustizia (le cosiddette cittadelle giudiziarie), attraverso la rifunzionalizzazione di immobili demaniali dismessi o in cattivo stato di manutenzione. In alcuni casi, come per la città di Lecce, il polo della giustizia interesserà beni immobili sequestrati alla criminalità organizzata, che verranno quindi asserviti all'esercizio delle funzioni giudiziarie. Proseguono allora i progetti relativi alle cittadelle giudiziarie di Roma, Bari, Perugia, Lecce, Vercelli, Trani, Messina, Catania, Milano, Velletri, Venezia, Bologna, Catanzaro, Sassari e Udine; prossimi alla sottoscrizione dei protocolli sono anche Taranto e Foggia»;

   le dichiarazioni del Ministro circa la prosecuzione dei progetti, con particolare riferimento alla Cittadella giudiziaria di Perugia, suonano tutt'altro che rassicuranti, dal momento che lo scorso anno, sempre nella relazione al Parlamento sull'amministrazione della giustizia, aveva espresso la medesima volontà, confermando addirittura, nei giorni successivi, la disponibilità immediata delle risorse per lo studio di fattibilità e tutte le indagini connesse, come quelle sulla vulnerabilità sismica, al fine di dare seguito al protocollo siglato nel 2018: con il Ministro pro-tempore Orlando;

   il progetto per il comune capoluogo dell'Umbria prevede una spesa stimata di 29,3 milioni di euro, dei quali 16,2 milioni per la sezione maschile e 13,1 milioni per quella femminile, per ammodernare circa 24 mila metri quadrati, in base ai documenti dell'Agenzia del Demanio;

   in particolare, l'operazione consentirebbe di trasferire nell'ex casa circondariale nove uffici finora spezzettati nei vari quartieri della città: via Simonucci, via XIV Settembre, piazza Matteotti, via Baldo, via Baglioni, via Bartolo, via Mario Angeloni, via delle Streghe, via Martiri dei Lager –:

   quale sia il cronoprogramma degli interventi necessari alla realizzazione e ultimazione del progetto relativo alla Cittadella giudiziaria di Perugia.
(5-03514)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   dai dati elaborati dal Ministero della giustizia, confermati anche nella relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2019, per il settore civile risulta una tendenziale flessione delle pendenze dinanzi a tutte le magistrature di merito;

   in particolare, per i tribunali vi è stata una riduzione delle nuove iscrizioni (diminuite a 1.970.010 rispetto alle 2.003.793 dell'anno precedente), ad eccezione degli accertamenti tecnici preventivi, così come per le corti di appello in cui le nuove iscrizioni sono 116.854 rispetto alle 127.464 del periodo precedente, mentre per il giudice di pace si riscontra un leggero incremento (996.725 iscrizioni nel 2018/2019, rispetto a 991.872 nel 2017/2018);

   presso le corti di appello persiste un costante incremento delle controversie aventi ad oggetto l'equa riparazione (passate da 16.263 a 19.432);

   con riguardo ai tribunali, invece, si registra la diminuzione delle controversie in alcuni settori, quali quelli del lavoro e della previdenza, mentre sono aumentati i procedimenti esecutivi mobiliari e quelli di volontaria giurisdizione;

   chiunque voglia iscrivere una causa civile, ad eccezione delle cause giudiziarie in materia di persone e famiglia, amministrativa (per le cause previdenziali e di lavoro il contributo è dovuto solo se ricorrono determinati presupposti) e tributaria deve versare nelle casse dello Stato il «contributo unificato di iscrizione a ruolo»;

   il contributo unificato è un tributo introdotto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia», che ha sostituito le imposte di bollo sugli atti, la tassa d'iscrizione a ruolo, i diritti di cancelleria e quelli di chiamata in causa dell'ufficiale giudiziario;

   l'importo di questa forma di tassazione varia a seconda del valore della controversia e, qualora non sia determinabile, lo Stato applica un importo forfettario stabilito per legge –:

   quanto abbia incassato lo Stato a titolo di spese di lite dal 2018 ad oggi.
(5-03517)


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per l'epidemia da nuovo coronavirus. La decisione è stata assunta subito dopo che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale;

   in Italia, nel pomeriggio del 30 gennaio, sono stati confermati i primi due casi di contagio. Si tratta di due turisti cinesi, attualmente ricoverati presso il Centro di riferimento Lazzaro Spallanzani di Roma in regime di isolamento;

   negli altri Paesi europei i casi confermati sono cinque in Francia, uno in Finlandia e quattro in Germania e, in totale, nel mondo, sono stati confermati 7.818 casi, di cui 7.736 in Cina (report n. 10 dell'Oms);

   nonostante la situazione particolarmente delicata e le rassicurazioni del Ministro della salute circa il livello di vigilanza nazionale che, a suo dire, sarebbe il più alto in Europa, i giudici di pace continuano ad esercitare le loro funzioni in assenza di qualunque precauzione e assistenza sanitaria;

   in particolare, in una missiva indirizzata ai Ministri competenti e, per conoscenza, al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, l'Unione nazionale giudici di pace ha denunciato la mancanza di sicurezza degli ambienti di lavoro dei magistrati che, nelle funzioni di giudici competenti per materia, tengono udienza per le convalide di espulsione o di trattenimento nei centri di permanenza e rimpatri degli immigrati clandestini;

   nonostante ciò, come si legge nella istanza, «i giudici di pace sono tuttora privi delle più elementari tutele sanitarie e assistenziali, pur fornendo un servizio pubblico che non può essere interrotto né differito, riguardando l'amministrazione della giustizia e la regolare e puntuale celebrazione delle udienze tabellari, anche nella materia della immigrazione clandestina» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per definire il protocollo da attuare nei tribunali a tutela della salute dei giudici che prestano servizio, soprattutto nella materia delle convalide di espulsione e di trattenimento nei centri di permanenza degli immigrati clandestini, con riferimento sia all'attuale emergenza sanitaria, sia alle altre malattie facilmente trasmissibili, come tubercolosi, colera, vaiolo, ebola ed epatite e se non ritenga di dotare il personale giudiziario di mascherine di protezione per arginare il rischio di contagi;

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per attivare immediatamente, anche per i giudici di pace e i magistrati onorari, le tutele relative alle indennità di malattia e di rischio.
(5-03521)


   PALMISANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2020 il quotidiano La Verità denunciava un grave episodio che ha avuto tra i protagonisti Luca Palamara, già presidente dell'Anm e membro togato del precedente Csm, nonché rappresentante di Unicost, finito al centro di una bufera giudiziaria per cui, nel dicembre 2018, è stato indagato per corruzione;

   il caso riportato dall'articolo di stampa si riferisce al contenuto di alcune intercettazioni, rientranti in un'inchiesta più ampia che ha coinvolto anche altri esponenti della magistratura, disposte nei confronti di Palamara da parte della procura di Perugia, secondo cui lo stesso sarebbe intervenuto, grazie ad una conoscenza personale, presso l'Università cattolica del Buon Consiglio di Tirana, convenzionata con l'Università Tor Vergata di Roma, per avallare l'ammissione, poi avvenuta, al test di ingresso alla facoltà di medicina di Enrico Maria Mancinetti, figlio di Marco Mancinetti, magistrato togato del Csm, che in un analogo test sostenuto presso l'Università Cattolica di Milano si era classificato soltanto al 3820° posto;

   la vicenda sopra citata rappresenta un fatto molto grave, che getta ombre sulla magistratura italiana e sulla credibilità della stessa nei confronti dei cittadini, anche in considerazione della posizione di spicco del giudice Mancinetti all'interno del Csm –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, anche ispettive, al fine di fare chiarezza sulla vicenda descritta in premessa, a tutela della trasparenza dell'operato dei magistrati, anche con l'obiettivo di ridare ai cittadini fiducia verso tale categoria.
(5-03525)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da una missiva del sindacato di polizia penitenziaria che il segretario generale della prefata associazione, Aldo Di Giacomo, avrebbe ricevuto presso la sua abitazione una lettera anonima contenente due proiettili di arma da fuoco e un messaggio di minacce dirette a lui e alla sua famiglia;

   tale gravissimo atto intimidatorio rappresenterebbe solo l'ennesimo di una lunga serie;

   invero, le minacce nei confronti del segretario perdurerebbero ormai da anni; a titolo esemplificativo, vale la pena ricordare le numerose lettere e-mail dal chiaro contenuto minatorio e, ancor più grave, un pacco bomba fatto pervenire presso la sua abitazione;

   tali azioni potrebbero essere ricondotte all'operato del Di Giacomo che da tempo si fa portavoce della legalità, denunciando attività illecite «gestite» dai detenuti all'interno delle carceri;

   come riscontrato dal sindacalista, infatti, la presenza della criminalità organizzata, dei clan mafiosi, di ’ndrangheta, camorra e da ultimi della mafia nigeriana, all'interno degli istituti penitenziari avrebbe determinato un arretramento dello Stato rispetto all'intollerabile e sempre meno controllabile potere dei criminali che popolano le carceri;

   situazioni analoghe a quelle denunciate da Di Giacomo, sono state più volte segnalate anche dallo stesso interrogante che ha sottoposto, tra le altre, all'attenzione del Ministro competente le criticità riscontrate nel penitenziario salernitano, ove si segnalava il rinvenimento di droga e di cellulari;

   la costanza e l'analogia con cui questi eventi continuano a ripetersi nei vari istituti penitenziari sul territorio nazionale, non fa altro che conclamare la gravosa situazione in cui riversano le carceri italiane, sempre più affollate (al 30 novembre 2019 erano infatti 61.174, circa 1.500 in più della fine del 2018 e 3.500 in più del 2017) e sempre meno controllate a causa della insufficienza di mezzi idonei e della carenza di personale;

   a tal proposito, è doveroso in questa sede rimarcare l'encomiabile lavoro che la polizia penitenziaria continua a svolgere con onore e sacrificio, malgrado le intimidazioni, le difficoltà e le condizioni precarie in cui operano;

   a parere dell'interrogante, se quanto in premessa corrispondesse al vero vi sarebbe di fronte a una grave violazione della libertà di azione e di determinazione delle istituzioni nell'espletamento delle proprie funzioni, ma anche e soprattutto dinnanzi a una grave minaccia per l'incolumità del segretario e della sua famiglia;

   lo Stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini il diritto di sentirsi sicuri, e, a maggior ragione, tale diritto deve essere assicurato a un sindacalista rappresentante e portavoce dei diritti degli appartenenti alla polizia penitenziaria che quotidianamente rischiano la propria vita, trovandosi a contatto con detenuti di conclamata pericolosità sociale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire l'incolumità del segretario e della sua famiglia; se non si intendano adottare iniziative per potenziare il personale della polizia penitenziaria, dotandolo degli strumenti idonei e necessari per permettere agli uomini dello Stato di riprendere il totale controllo delle strutture carcerarie.
(4-04667)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i sindaci dei comuni delle provincie di Roma nell'area dei Castelli Romani di Velletri, Ariccia, Lanuvio, Castel Gandolfo, Genzano di Roma, Lariano, Nemi, Artena e Albano Laziale, hanno fatto presente che in nessuno dei distaccamenti dei vigili del fuoco del loro territorio risulta essere assegnata un'autoscala;

   questo automezzo ad elevazione risulta necessario e insostituibile per non compromettere il lavoro dei vigili del fuoco, in quanto il suo utilizzo è fondamentale in gran parte degli interventi che non riguardano solo incendi, ma anche i soccorsi nelle abitazioni;

   l'assenza di tale automezzo non può garantire, per evidenti ragioni di sicurezza, tempi di intervento compatibili con gli standard auspicabili penalizzando un intero quadrato della provincia di Roma;

   la sede di Velletri è considerata la più idonea sia per la sua posizione strategica e baricentrica rispetto all'indotto di popolazione attualmente meno servito, sia perché — essendo il comando dei vigili del fuoco in nuova costruzione — risulterebbe provvista di ampi spazi adatti ad ospitare il suddetto automezzo e l'eventuale personale specializzato per il suo utilizzo;

   il territorio dei Castelli Romani, oltre al suo rilevante valore storico e paesaggistico, ivi compresa la presenza al suo interno del parco regionale dei Castelli Romani, è caratterizzato da importanti insediamenti urbani e industriali con un bacino di utenza di circa 300.000 abitanti;

   a parere dell'interrogante occorrono nuovi ed urgenti investimenti da parte del Governo per garantire l'adeguata dotazione di mezzi e strumenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e non ritenga necessario, assegnare stabilmente al distaccamento dei vigili del fuoco di Velletri un'autoscala al fine di garantire la linearità nello svolgimento delle attività e se intenda adottare iniziative affinché sia garantita al Corpo nazionale dei vigili del fuoco una maggiore dotazione di mezzi e risorse.
(3-01290)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ottavo reparto mobile della polizia di Stato «Sardegna» ha sede nella caserma «Carlo Alberto» di Cagliari, struttura sita nel viale Buon Cammino;

   l'edificio, sicuramente di alto pregio storico e artistico, mostra limiti oggettivi relativi agli spazi e all'agibilità che un reparto mobile dovrebbe avere per operare con serenità e piena soddisfazione del personale;

   dai parcheggi interni agli spogliatoi, dagli uffici amministrativi a una sala magazzino, dall'armeria alla sala per il personale, sono molteplici le difficoltà riscontrate dal personale nel convivere con i problemi logistici dovuti alla struttura, senza, peraltro, che questo influisca sull'impegno e la professionalità dello stesso;

   sulle condizioni della struttura influiscono, inoltre, le difficoltà inerenti alla viabilità stradale della zona;

   nell'edificio convivono, inoltre, altri servizi fondamentali della polizia di Stato che avrebbero beneficio se l'unità mobile trovasse una nuova e adatta sede;

   i limiti strutturali della caserma Carlo Alberto non permettono il completamento della pianta organica, che dovrebbe essere, come indicato anni fa, di 250 persone;

   come verificato personalmente, sono incontestabili l'impegno e la volontà della dirigenza nel trovare una soluzione alternativa, sicuramente non semplice, ma necessaria e urgente;

   sono ingenti i finanziamenti spesi in questi anni per adeguare il più possibile i locali alla funzionalità richiesta;

   sono diversi gli uffici demaniali o delle forze armate che potrebbero avere la disponibilità di locali adatti alle esigenze dell'unità mobile, prendendo in considerazione l'ipotesi di accorpare o avvicinare altri servizi dell'amministrazione –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda intraprendere per trovare una più adeguata sede all'unità mobile «Sardegna» della polizia di Stato.
(4-04665)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   come si è appreso da recenti articoli di stampa, Tommy C. è un ragazzo tetraplegico di 25 anni di Terlizzi che frequenta l'università. Senza ripercorrere la sua triste vicenda dalla nascita, il ragazzo ha frequentato con profitto il liceo classico fino ad ottenere la maturità classica e si è iscritto all'università, alla facoltà di filosofia;

   ma il sogno di completare il ciclo di studi per il giovane è irto di gravi difficoltà (ha frequentato diverse università, Bari, Bologna, Siena e Modena, con gravi e frequenti disagi). Infatti, dapprima si è iscritto alla facoltà di lettere e filosofia di Bari, dove ha superato diversi esami con il massimo dei voti. Ma il sistema di tutoraggio offerto dall'università per i disabili si è rivelato gravemente carente. Quindi, vi sono state difficoltà enormi sia da un punto di vista logistico che organizzativo. I treni, infatti, non sono abilitati per gli spostamenti degli studenti con disabilità. Per poter arrivare all'università di Bari, Tommy C. doveva avvertire la stazione di Bari nord almeno una settimana prima. Anche l'assistenza di un tutor si è rivelata carente sotto tutti i profili;

   la storia dello studente continua tra moltissime vicissitudini, senza che gli vengano garantiti presso le università che ha frequentato quelle dovute tutele di cui avrebbe avuto bisogno vista la condizione in cui si trovava. Ha, infatti, vinto una borsa di studio presso l'università di Bologna, ma il suo percorso di studio (tra l'altro ottimo) è stato frequentemente, come detto, interrotto dalla mancanza di supporti da parte degli istituti universitari, veramente in grave affanno – per usare un eufemismo – sotto il profilo organizzativo;

   il diritto allo studio è uno dei diritti più importanti che dovrebbe essere sempre garantito soprattutto per studenti meritevoli come questo ragazzo che si trova in condizioni di disabilità e che, tra l'altro, frequenta l'università con particolare profitto;

   gli studenti con disabilità hanno diritto quindi di frequentare l'università e seguire il percorso di studi più confacente alle loro attitudini e devono essere integrati nel migliore dei modi in tutte le fasi della vita universitaria, perché la loro vita di relazione non subisca ingiustificate e ingiuste discriminazioni. Compito dell'università deve essere, pertanto, quello di promuovere e garantire l'integrazione degli studenti disabili, istituendo servizi e iniziative per migliorare la qualità dell'accesso dei suddetti studenti a tutte le attività;

   i servizi di sostegno dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale e da tutte le sedi universitarie del Paese ed attivati in modo tale da evitare le gravi e palesi discriminazioni avvenute come nel fatto accennato in premessa –:

   se il Governo sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare per rendere effettivo il diritto allo studio delle persone disabili che frequentano gli istituti universitari;

   se non ritengano di assumere iniziative, per quanto di competenza, per promuovere l'integrazione delle persone con disabilità nel sistema scolastico e universitario ed eliminare quelle «barriere» che si frappongono all'esercizio effettivo del diritto allo studio, anche attraverso una costante attività di monitoraggio;

   se non intendano adottare iniziative, anche normative, dirette al miglioramento della fruibilità delle attività scolastiche e universitarie per gli studenti disabili.
(5-03524)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   sorprende l'esito favorevole del ricorso presentato al tribunale ordinario di Roma sezione per il riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale, dagli avvocati Nicodemo Gentile e Gianfranco Carluccio, difensori delle due maestre di Fiumicino accusate di presunti maltrattamenti a danno di piccoli alunni della scuola dell'infanzia «Isola dei tesori»;

   le due maestre erano state sospese dal servizio, in seguito all'attività investigativa della IV Sezione della Squadra Mobile conseguente alla denuncia dei genitori di un piccolo alunno che avevano notato nel figlio, da alcuni mesi, chiari segni di disagio, legati alla paura di andare a scuola, a scatti d'ira, pianto e aggressività;

   dall'attività investigativa era emerso che alcuni bambini sarebbero stati isolati dal contesto della classe e «confinati» dietro la cattedra, mentre in altre occasioni una delle maestre avrebbe usato le mani di un bambino per colpirne un altro, incitandolo a colpire «più forte» come esempio di reazione «occhio per occhio, dente per dente»;

   i piccoli da quanto risultava dalle indagini, sarebbero stati minacciati con urla continue e punizioni, come quella di rimanere a lungo immobili, in silenzio e seduti con la testa poggiata sul banco;

   la conclusione delle indagini ha portato il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia, nel mese di giugno 2019, a disporre il provvedimento cautelare con il quale le due maestre accusate di maltrattamenti sono state sospese per un anno dal servizio;

   nonostante le presunte gravi azioni commesse a scapito di minori, le maestre potranno tornare oggi nella stessa scuola, dal momento che il tribunale per il riesame di Roma, oltre che a revocare la misura interdittiva a loro carico, ha anche derubricato il reato contestato dal giudice per le indagini preliminari che le accusava, in concorso tra loro, di maltrattamenti fisici e psicologici;

   i giudici hanno ritenuto valide le relazioni stilate dai consulenti di parte e corredate di testimonianze ed accertamenti tecnico-scientifici, disponendo l'immediato rientro a scuola delle due donne –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere in relazione alle gravi criticità esposte in premessa per garantire condizioni di serenità per gli alunni e i loro genitori e più in generale quali iniziative di competenza intenda assumere per contenere i drammatici episodi di maltrattamento fisico e psicologico sui bambini nelle scuole e se non ritenga necessario adottare iniziative, anche normative, per garantire con ogni mezzo le migliori condizioni pedagogiche di fiducia, condivisione e collaborazione nel patto educativo tra istituzioni e famiglie.
(4-04661)


   ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata annunciata l'imminente firma del protocollo di intesa tra comune di Verona, l'azienda Ulss 9 Scaligera e l'ufficio scolastico, per l'introduzione di un programma di Drug Test sulla popolazione scolastica al fine di creare «un deterrente all'uso di droghe e poter individuare precocemente eventuali situazioni problematiche per intervenire con cure appropriate e più precoci»;

   il test è rivolto agli studenti minori degli istituti di secondo grado che potranno essere sottoposti all'esame dopo il pre-consenso fornito da entrambi i genitori alla scuola e alla struttura Aulss che eseguirà il test;

   il test è volontario, tuttavia, in caso di rifiuto da parte dello studente, si avviseranno i genitori e, come dichiarato dal responsabile del progetto dottor Giovanni Serpelloni, se rifiuta il ragazzo, la famiglia viene informata, se rifiuta anche la famiglia, e legittimo «farsi una certa idea»;

   da queste affermazioni si deduce per l'interrogante l’«etichettatura» sociale di chi, legittimamente, decide di non sottoporsi all'esame;

   in tal senso, per come sono stati presentati e illustrati, i test sembrano non garantire né l'anonimato, né l'adesione su base volontaria. Soprattutto, per quanto riguarda l'anonimato, esso scompare nel momento in cui vengono chiesti il nome e il cognome e catalogati i referti;

   l'effetto di tale campagna appare controproducente, poiché potrebbe provocare l'allontanamento dalla scuola degli studenti che hanno problemi con le sostanze stupefacenti, e non, certamente, un sostegno al loro percorso;

   inoltre, si deresponsabilizza il ruolo dei genitori che in nessun modo possono delegare i propri compiti attraverso la firma di una liberatoria;

   si tratta per l'interrogante di una inaccettabile invasione nel rapporto tra studenti, scuola e famiglie, perché si attaccano i principi su cui si fondano gli istituti partecipativi della scuola e il patto educativo;

   la scuola non può essere usata come uno strumento di propaganda politica, soprattutto, su un tema così complesso che imporrebbe soluzioni condivise che tengano in considerazione il benessere degli studenti i quali non possono essere trattati come dei criminali;

   nelle scuole dovrebbero essere istituiti programmi di prevenzione e informazione e luoghi di ascolto dove gli studenti possano comprendere gli effetti nefasti dell'utilizzo delle sostanze stupefacenti e dell'alcol –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per salvaguardare gli studenti.
(4-04668)


   PATELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto Comprensivo Biella III raggruppa in un'unica identità scolastica numerose scuole comprese nel perimetro sud della città di Biella, conta 1300 alunni e 160 docenti e gli ordini di scuola comprendono: la scuola d'infanzia nei plessi Cerruti, Don Sturzo, Villaggio sportivo, la scuola primaria, nei plessi Collodi, Borgonuovo, Villaggio Lamarmora e la scuola secondaria di I grado, con le sedi Salvemini e Marconi;

   facendo riferimento alla scuola primaria «Villaggio Lamarmora», all'interrogante è stato segnalato un episodio estremamente increscioso il cui protagonista è un rappresentante del corpo docente di questo istituto;

   nelle ore immediatamente successive alle elezioni regionali in Emilia Romagna, Roberto Pietrobon, attraverso il suo profilo Facebook, commentava con parole estremamente volgari l'esito del voto e, in particolare, apostrofava con espressioni ingiuriose l'ex Ministro dell'interno, Matteo Salvini;

   tale comportamento – specie pubblicizzato attraverso il proprio profilo accessibile a tutti gli iscritti al social network – risulta essere estremamente grave di per sé e ha raccolto il biasimo di alcuni genitori i cui alunni frequentano la «Villaggio Lamarmora», in virtù del delicato compito di educatore che un maestro di scuola primaria deve adempiere e in relazione all'età delle bambine e dei bambini con cui il maestro ha quotidianamente a che fare;

   le frasi ingiuriose sono, al momento del deposito del presente atto, ancora presenti sul profilo del Pietrobon, pertanto sono verificabili, dall'interrogante verificate e perciò a disposizione del Ministro interrogato;

   il comportamento del maestro Pietrobon appare all'interrogante del tutto inopportuno da molteplici punti di vista: quello del comportamento individuale, quello in un certo senso di «rappresentante» del Ministero dell'istruzione, quindi dello Stato italiano, e – infine – quello di educatore;

   le preoccupazioni dei genitori, delle alunne e degli alunni della scuola «Villaggio Lamarmora», in merito a questo ultimo punto appaiono pertanto condivisibili e, secondo l'interrogante, meritano una netta presa di posizione del Ministro interrogato, propedeutica a provvedimenti di tipo almeno sospensivo nei confronti del docente in questione –:

   se non ritenga estremamente grave il linguaggio utilizzato sui social network dal maestro Pietrobon;

   se ritenga che il comportamento del docente sia consono al ruolo e alle finalità della sua professione;

   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere urgentemente iniziative di competenza a fronte del comportamento pubblico del maestro, che a parere dell'interrogante potrebbe anche comportare la sospensione dall'insegnamento e finanche il licenziamento del docente.
(4-04672)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 30 dicembre 2018, articolo 1, commi 283 e 284) la Lega al Governo ha reso strutturale l'indennizzo per cessazione attività commerciali in crisi con decorrenza 1° gennaio 2020;

   una circolare restrittiva dell'Inps, la n. 77 del 24 maggio 2019, ha incluso – del tutto arbitrariamente rispetto alla volontà del legislatore, a parere degli interroganti – tra i requisiti per accedere al beneficio, la cessazione dell'attività dopo il 1° gennaio 2019, di fatto creando una platea di lavoratori cosiddetti «esodati del commercio», ovvero tutti coloro che avevano dovuto chiudere la propria attività commerciale tra il 2017 ed il 2018, nonostante gli stessi avessero contribuito al versamento della maggiorazione dello 0,09 per cento dell'aliquota contributiva;

   con il cosiddetto «decreto crisi aziendali» l'attuale Governo ha riparato a tale situazione; l'articolo 11-ter del decreto-legge n. 101 del 2019, convertito dalla legge n. 128 del 2019, ha esteso l'ambito di applicazione anche ai soggetti che hanno cessato definitivamente l'attività commerciale nel 2017 e nel 2018;

   con circolare n. 4 del 13 gennaio 2020, l'Inps fornisce indicazioni, chiarendo che a partire dal 3 novembre 2019, data di entrata in vigore della citata legge n. 128 del 2019, possono presentare domanda di indennizzo, ai sensi della legge n. 145 del 2018 e successive modificazioni e integrazioni, anche i soggetti che abbiano cessato definitivamente l'attività commerciale dal 1° gennaio 2017 purché, al momento della domanda, siano in possesso dei requisiti di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 207 del 1996 e rinviando, per quanto riguarda requisiti, condizioni di accesso, modalità di presentazione della domanda, importo del trattamento ed incompatibilità, alle istruzioni già fornite con la circolare n. 77 del 2019;

   è allarme adesso tra i commercianti del biennio 2014-2016; in una lettera pubblicata su NotizieOra il 17 gennaio 2020, una lettrice chiede «vorremo fosse data anche a noi la stessa possibilità e cercare di trovare una soluzione e modificare i criteri applicativi, abbiamo pagato per anni i contributi e per anni l'aliquota per l'indennizzo commercianti per accedere a tale diritto sospeso dalla fine del 2016 e riattivato dal 2019 in modo strutturale, quindi è un nostro diritto»;

   in altri termini, si verifica ora la situazione paradossale che coloro i quali hanno conseguito i requisiti anagrafici nel 2017 ma hanno cessato l'attività lavorativa prima, ad esempio, nel 2016, sono comunque esclusi dal diritto all'indennizzo;

   il «bonus commercianti», si ricorda, è una prestazione economica, cui tutti coloro che esercitano l'attività commerciale contribuiscono con il versamento di una maggiorazione, finalizzata ad accompagnare fino alla pensione di vecchiaia coloro che lasciano definitivamente l'attività –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa.
(5-03522)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 247, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 ha esteso i benefici previdenziali riconosciuti ai lavoratori esposti all'amianto di cui all'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992 anche ai lavoratori che abbiano prestato la loro attività nei reparti di produzione degli stabilimenti di fabbricazione di fibre ceramiche refrattarie, autorizzando la spesa di un milione di euro annui a decorrere dall'anno 2018;

   con la circolare n. 119 del 19 agosto 2019 l'Inps spiega che possono accedere al beneficio i soggetti che abbiano prestato, per almeno dieci anni, anche non consecutivi, attività lavorativa nei reparti di produzione degli stabilimenti di fabbricazione di fibre ceramiche refrattarie, a prescindere dalla forma previdenziale obbligatoria a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico. Il beneficio consiste nella rivalutazione dei periodi di lavoro svolto: a) fino al 30 settembre 2003, nei reparti di produzione degli stabilimenti di fabbricazione di fibre ceramiche refrattarie, per il coefficiente dell'1,5, ai fini del diritto e della misura del trattamento pensionistico; b) successivamente al 30 settembre 2003, nei reparti di produzione degli stabilimenti di fabbricazione di fibre ceramiche refrattarie, per il coefficiente dell'1,25, ai soli fini della misura del trattamento pensionistico;

   al termine della circolare si evidenzia che «con successivo messaggio saranno fornite indicazioni procedurali per il riconoscimento del beneficio in parola». Dunque, l'Inps avrebbe dovuto fornire alle sue sedi periferiche le istruzioni operative necessarie all'accoglimento delle domande presentate, ma tali istruzioni ad oggi non risultano ancora trasmesse;

   appare evidente che tale situazione lede il diritto delle persone interessate, le quali per anni hanno atteso una risposta dalle istituzioni –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'Inps renda effettivo un diritto riconosciuto per legge.
(4-04663)


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 «Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni» prevede che «La pensione quota 100 non è cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per l'accesso alla pensione di vecchiaia, con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui»;

   la successiva interpretazione di cosa sia effettivamente non cumulabile è stata demandata dunque a una circolare applicativa dell'Inps, la n. 117 del 2019, che, tra l'altro, vieta il cumulo con il diritto d'autore e brevetti, pena l'azzeramento della pensione e il recupero delle somme;

   tale interpretazione risulta, a parere dell'interrogante, eccessivamente restrittiva e punitiva e potrebbe perfino contrastare con alcuni orientamenti in materia che, per esempio, assimilano il diritto d'autore al lavoro autonomo occasionale che viene considerato cumulabile ai fini della pensione «quota 100»;

   inoltre, dal punto di vista fiscale, in base all'articolo 53, comma 2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 (testo unico delle imposte sui redditi), i corrispettivi percepiti dall'autore per la cessione di un'opera dell'ingegno sono classificati come redditi di lavoro autonomo, a meno che non siano conseguiti nell'esercizio di un'attività d'impresa. In base alla citata norma, difatti: «Sono inoltre redditi di lavoro autonomo: [...] b) i redditi derivanti dalla utilizzazione economica, da parte dell'autore o inventore, di opere dell'ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico, se non sono conseguiti nell'esercizio di imprese commerciali»;

   data inoltre la rilevanza del tema, appare piuttosto caotico e semplicistico regolamentare il diritto d'autore e il brevetto nell'ambito di una semplice circolare Inps, necessitando la questione, a parere dell'interrogante, di un chiaro intervento normativo –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda acquisire elementi conoscitivi e avviare le verifiche di competenza presso l'Inps al fine di accertare la corretta applicazione della normativa in materia;

   quali iniziative di carattere normativo si intendano assumere per superare le criticità di cui in premessa e, in particolare, per non penalizzare coloro che vorrebbero aderire a «quota 100» in presenza di un brevetto o di un reddito percepito nell'ambito della legge sul diritto d'autore.
(4-04664)


   VINCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i principi che ispirano la nascita delle organizzazioni del terzo settore hanno come finalità il perseguimento del bene comune, l'elevazione dei livelli di cittadinanza attiva, la coesione e la protezione sociale, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa;

   tali organizzazioni devono essere costituite per il perseguimento, non lucrativo, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, promuovendo e realizzando attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi;

   con la legge finanziaria per il 2006 è stata introdotta la possibilità per il contribuente di devolvere il 5 per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a soggetti che operano in settori di riconosciuto interesse pubblico per finalità di utilità sociale;

   l'istituto del 5 per mille è stato regolarmente rifinanziato negli anni successivi, mentre, con successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sono state emanate specifiche disposizioni riguardanti il riparto e la corresponsione delle somme e la loro rendicontazione da parte dei beneficiari;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 2010, in particolare, provvede a disciplinare l'erogazione, la rendicontazione e la trasparenza dei contributi riconosciuti agli enti beneficiari;

   il 2 febbraio 2020, l'associazione «Ya Basta» Bologna ha organizzato un corteo contro il rinnovo del «Memorandum Italia-Libia», l'intesa sull'immigrazione stipulata dal Governo nel 2017 e, nel corso della manifestazione, gli attivisti appartenenti all'associazione hanno commesso un atto vandalico contro il punto vendita Eni di via Ugo Bassi a Bologna, circondandola di fumogeni, imbrattandola di vernice rossa, e rivendicando l'accaduto anche sui social media;

   come si evince dal sito internet dell'associazione, Ya Basta Bologna sarebbe un ente del terzo settore che accede all'istituto del cinque per mille e dovrebbe, pertanto, rispondere ai principi e alle finalità illustrate sopra;

   a parere dell'interrogante, le azioni violente e vandaliche del tipo di quelle condotte dall'associazione contro il punto Eni di Bologna, oltre a dover essere represse e dissuase verso chiunque le volesse intraprendere, sono ancora più gravi se compiute da un ente appartenente al terzo settore –:

   se si intenda verificare l'effettiva appartenenza dell'associazione «Ya Basta» Bologna agli enti del terzo settore e se non si ritenga, alla luce dei fatti illustrati in premessa, che l'atto vandalico commesso sia un valido motivo per adottare le iniziative di competenza per escluderla dagli enti medesimi e dal beneficio del 5 per mille.
(4-04669)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI, CENNI, CRITELLI e DAL MORO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 29 gennaio 2020 presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si è tenuto un incontro bilaterale tra il segretario all'agricoltura americano Sonny Perdue ed il Ministro interrogato;

   stando alle dichiarazioni delle due autorità sopra citate, nel corso del colloquio tra i vari argomenti trattati, oltre alla delicata questione dei dazi e alle ricadute negative che tali iniziative commerciali stanno avendo sul settore agroalimentare italiano, si sarebbe affrontato il tema relativo alla collaborazione dell'Italia in ricerca e innovazione, con particolare riguardo alle tecniche innovative di genomica vegetale;

   nella circostanza, tra le altre cose, il segretario americano all'agricoltura avrebbe sollecitato «un cambio della legislazione europea sugli ogm in modo da consentire a quelli di vecchia e nuova generazione di essere ammessi al consumo umano»;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con la sentenza nella causa C-528/16 del 25 luglio 2018, ha introdotto nuovi orientamenti giuridici comunitari sul settore della ricerca in agricoltura;

   in particolare, con questa sentenza, la Corte ha definito Ogm gli organismi ottenuti mediante mutagenesi nei limiti in cui le tecniche e i metodi di mutagenesi modificano il materiale genetico di un organismo secondo modalità che non si realizzano naturalmente. Ne consegue che tali organismi rientrano, in linea di principio, nell'ambito di applicazione della direttiva sugli Ogm e sono soggetti agli obblighi previsti da quest'ultima –:

   se, in occasione dell'incontro di cui in premessa, siano emerse indicazioni inequivocabili da parte del Ministro Sonny Perdue circa la volontà da parte dell'amministrazione statunitense di superare i dazi commerciali nei confronti di alcuni prodotti agroalimentari italiani;

   con quali modalità e in che cosa consisterà la collaborazione dell'Italia in tema di tecniche innovative di genomica vegetale.
(5-03513)


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 407 del 26 luglio 2019 del Sottosegretario di Stato del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, sono state adottate «Misure per la pesca dei piccoli pelagici nel Mar Mediterraneo e misure specifiche per il Mare Adriatico»;

   l'articolo 8, comma 2, del suddetto provvedimento stabilisce che «con apposito decreto ministeriale potranno essere determinati i criteri e le modalità di erogazione degli aiuti alle imprese di pesca che effettuano l'interruzione temporanea obbligatoria di cui al presente provvedimento, a valere sul Fondo Feamp 2014/2020 ai sensi dell'articolo 33 del regolamento (UE) n. 508/2014»;

   numerose imprese di pesca stanno manifestando viva preoccupazione per il tema degli indennizzi a valere sul Feamp, conseguenti alle interruzioni obbligatorie dell'attività di pesca, già effettuate nel corso del 2019 in applicazione del decreto n. 407 del 2019, in quanto, a distanza di sette mesi dall'adozione del citato decreto, questo non risulta essere ancora del tutto operativo poiché non è stato emanato il decreto attuativo relativo a quella parte (articolo 8, comma 2) che lo rende esecutivo e che consente la distribuzione delle risorse per indennizzare i pescatori del fermo subito;

   questa inerzia aggrava la situazione dei pescatori italiani, danneggiandoli ulteriormente, a differenza di come avviene in Croazia, Paese che ha già provveduto, come ogni anno, in favore dei propri pescatori che praticano lo stesso tipo di pesca, a regolare la materia con medesime disposizioni derivanti dalle pertinenti raccomandazioni delle Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm) –:

   se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se intenda assumere immediate e tempestive iniziative, per assicurarcele imprese che praticano la pesca dei piccoli pelagici in Adriatico con i sistemi volante e circuizione, l'adozione del decreto di cui in premessa che stabilisca le modalità di erogazione dell'indennizzo per l'arresto già effettuato nel 2019, atteso dalle imprese interessate.
(5-03515)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella polarizzazione del dibattito tra cosiddetti «si-vax» e «no-vax», di cui si ha peraltro evidenza nello studio italo-tedesco «Polarization of the vaccination debate of Facebook» di Ana Lucia Schmidt e Walter Quattrocchi, che ha valutato l'interazione tramite Facebook di 2,6 milioni di utenti sul tema dei vaccini, si è creata, soprattutto attraverso internet, una contrapposizione tra fazioni che ha anche prodotto una folta «letteratura» sulle possibili strategie per aggirare l'obbligo vaccinale al momento dell'iscrizione presso le scuole dell'infanzia;

   viene infatti segnalato all'interrogante quello che può essere definito un nascente mercato di certificati medici di esonero vaccinale rilasciati da medici diversi dai pediatri curanti così come un orientamento di taluni Tar che, sospendendo per mesi le ordinanze sfavorevoli agli alunni «no-vax», di fatto, li reintegrano a scuola per l'intero anno scolastico in contraddizione con lo spirito della normativa;

   grave ed emblematico è un caso giunto all'interrogante: si tratta di una bambina leucemica che prudenzialmente non è tornata a frequentare le lezioni a gennaio presso la scuola dell'infanzia San Paolo del I circolo didattico «E. De Amicis» di Trani (Barletta-Andria-Trani) a causa della presenza, in una classe che condivide un insegnante con la classe della suddetta bambina, di un alunno non sottoposto a vaccinazione in virtù di certificati medici di esonero vaccinale rilasciati dietro pagamento da medici diversi dal pediatra curante, analogamente a quanto avvenuto per un altro alunno non vaccinato presso la scuola «Dell'Olio» del medesimo circolo didattico;

   nel mese di novembre 2019 il dipartimento prevenzione – ufficio di igiene di Andria e il dipartimento prevenzione – servizio di igiene e sanità pubblica di Trani della competente Asl Bat hanno dichiarato privi di validità scientifica, oltre che non validi in quanto rilasciati non dai pediatri dei bambini ma da medici pagati dalle famiglie, i certificati di esonero vaccinale;

   nelle citate note la Asl Bat ha peraltro espresso con forza l'indispensabile raccomandazione ad evitare che la bambina affetta da leucemia venga in alcun modo a contatto con adulti o bambini non vaccinati;

   due ordinanze cautelari del Tar tuttavia, hanno temporaneamente sospeso l'efficacia degli atti amministrativi emessi dal suddetto circolo e finalizzati ad escludere dalla frequenza della scuola dell'infanzia i bambini non vaccinati producendo però, di fatto, un'ammissione alla frequenza che sarà pressoché coincidente con l'anno scolastico e che esporrà a contatti quotidiani l'alunna leucemica con l'alunno inadempiente ai vaccini –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, affinché sia fugato ogni dubbio circa la non validità dei certificati medici di esonero vaccinale rilasciati da medici diversi dal pediatra curante; se non intenda adottare le iniziative di competenza, anche presso la Conferenza Stato-regioni, per rendere più incisivo lo strumento dell'ordine di allontanamento immediato dalla frequenza scolastica degli alunni inadempienti all'obbligo vaccinale di cui alla legge n. 119 del 2017.
(5-03512)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, prevede che: «Il direttore generale [...] nomina il direttore amministrativo, il direttore sanitario attingendo obbligatoriamente agli elenchi regionali di idonei, anche di altre regioni, appositamente costituiti, previo avviso pubblico e selezione per titoli e colloquio, effettuati da una commissione nominata dalla regione,. [...]»;

   l'articolo 5 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, prevede che: «Fino alla costituzione dell'elenco nazionale e degli elenchi regionali di cui, rispettivamente, agli articoli 1 e 3, si applicano, per il conferimento degli incarichi di direttore generale, di direttore amministrativo, di direttore sanitario [...] , e per la valutazione degli stessi, le procedure vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto. Nel caso in cui non è stato costituito l'elenco regionale, per il conferimento degli incarichi di direttore amministrativo, di direttore sanitario [...] le regioni attingono agli altri elenchi regionali già costituiti»;

   l'articolo 3, comma 1-quinquies, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 prevede che: «Il direttore amministrativo e il direttore sanitario sono nominati dal direttore generale»;

   in esecuzione della deliberazione della giunta regionale del 9 gennaio 2020, n. 5, la Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti con deliberazione del direttore generale del 15 gennaio 2020, n. 33, ha avviato la procedura per la formazione dell'elenco di idonei da cui attingere per il conferimento dell'incarico di direttore sanitario aziendale mentre la Asl 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila con deliberazione del direttore generale del 16 gennaio 2020, n. 72, ha avviato la procedura per la formazione dell'elenco di idonei da cui attingere per il conferimento dell'incarico di Direttore amministrativo aziendale;

   la fattispecie per la quale non è costituito l'apposito elenco regionale per il conferimento degli incarichi di direttore sanitario e di direttore amministrativo è appositamente disciplinata dall'ordinamento e, in particolare, è stato previsto che le regioni attingono agli altri elenchi regionali già costruiti, oppure, seguono le procedure indicate dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

   le Asl abruzzesi da mesi scontano la mancata capacità di ricostituire il plenum dei ruoli di vertice aziendali, nonostante gli strumenti sia legislativi che amministrativi a disposizione per garantire il regolare esercizio delle funzioni statutarie delle aziende;

   il danno procurato da questa inerzia è notevole, riguardo soprattutto le scelte prioritarie di organizzazione e funzionamento delle unità operative, laddove proprio in questa fase c'è sofferenza fra i professionisti sanitari che non hanno un interlocutore che abbia le competenze e possa assumere decisioni;

   la deliberazione della Giunta regionale del 9 gennaio 2020, n. 5, in assenza dell'accordo in sede Conferenza Stato-regioni si pone in diretto contrasto con la normativa statale;

   tutte le deliberazioni aziendali, adottate in assenza del parere del direttore sanitario, ad avviso dell'interrogante presentano difetti endoprocedimentali sugli aspetti riguardanti l'obbligatorietà di tale parere, soprattutto per quegli atti che hanno valenza strettamente sanitaria, e viziate, per eccesso di potere, invece, per gli atti discrezionali che hanno bisogno di competenza specifica;

   i vizi di legittimità, eccesso di potere e violazione delle norme che disciplinano la materia determinano l'inapplicabilità dei provvedimenti affetti da tali vizi, che potranno evidentemente essere annullati su ricorso amministrativo –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, previo coinvolgimento delle regioni, per rivedere la disciplina di cui al decreto legislativo n. 171 del 2016, relativa al conferimento degli incarichi di direttore amministrativo e direttore sanitario nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, al fine di ovviare a criticità come quelle sopra richiamate e garantire il buon andamento, l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa.
(5-03523)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   recentemente sono state indette, per la seconda volta e a distanza di un anno dalle precedenti, le elezioni definite «suppletive» per il rinnovo degli organi dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Catania;

   le stesse sono state indette, ai sensi del decreto del Ministro della salute del 15 marzo 2018, che regola le procedure elettorali in maniera sostanzialmente identica a come erano già, disciplinate per effetto della normativa previgente risalente al periodo 1946-1950 (decreto legislativo C.p.S. n. 233 del 1946 e decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950);

   la prima convocazione dell'assemblea elettorale è stata indetta dalla commissione straordinaria con deliberazione n. 31 del 21 ottobre 2019 ed è stata prevista dal 21 al 25 novembre 2019. La prima convocazione è andata deserta e la seconda convocazione sarà, presumibilmente, nei mesi di gennaio/febbraio 2020;

   queste ultime elezioni saranno le seconde suppletive in relazione alle precedenti del novembre del 2019 e riguardano l'elezione del consiglio direttivo e del collegio dei revisori dei conti;

   in data 15, 16, 17 luglio 2017 si erano svolte le elezioni per il triennio 2018-2020;

   in seguito alle dimissioni di alcuni componenti del consiglio direttivo, protocollate in data 20 luglio 2018, che hanno ridotto alla metà il numero dei consiglieri determinando ai sensi dell'articolo 7 del decreto del Ministero della salute del 15 marzo 2018 si è proceduto a una tornata elettorale suppletiva per il triennio 2018-2020; le elezioni si sono concluse l'11 dicembre 2018, ma i risultati sono stati annullati dalla commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie con decisione n. 11/2019;

   però occorre sottolineare che le seconde elezioni suppletive di novembre 2019 sono state indette, innanzi tutto, per il periodo 2018-2022, mentre avrebbero dovuto essere indette solo per il triennio 2018-2020, essendo appunto «suppletive» delle originarie elezioni per il suddetto triennio;

   ancora, queste seconde elezioni suppletive sono state indette e si svolgeranno secondo il decreto del Ministro della salute 15 marzo 2018, nonostante il Ministro della salute abbia già avviato, ai sensi dell'articolo 4, comma 5, della legge n. 3 del 2018, l’iter per l'adozione di una nuova disciplina regolamentare che adeguerà le elezioni agli importanti principi che la medesima legge n. 3 del 2018 ha introdotto in materia, e segnatamente quelli del metodo democratico, dell'equilibrio di genere, del ricambio generazionale e del limite dei mandati; disciplina che il Ministero avrebbe dovuto adottare già entro il 15 agosto 2018;

   la bozza di regolamento, a quanto consta all'interrogante sarebbe già stata inviata alle Federazioni nazionali per il prescritto parere –:

   se il Ministro, nell'esercizio dei suoi poteri di controllo e vigilanza, intenda adottare le iniziative di competenza per evitare elezioni suppletive per il rinnovo degli organi dell'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Catania che avrebbero effetto, anziché fino al 2020, fino al 2022, ad avviso dell'interrogante in contrasto con quanto previsto dalla legge;

   se intenda comunque adottare le iniziative di competenza per sospendere le elezioni suppletive in parola fino all'adozione della nuova disciplina regolamentare.
(4-04660)


   SILLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   liste d'attesa inaccettabili che non garantiscono il diritto alla salute e il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, mancata definizione di una rete ospedaliera opportunamente distribuita in base alle esigenze, non idoneo funzionamento del servizio di emergenza urgenza 118 troppo spesso disallineato rispetto ai pronto soccorso che, per parte loro, risultano intasati a causa di difetti di organizzazione, carenze infrastrutturali e carenze di personale, episodi di cronaca sempre più frequenti che vedono il personale sanitario preso di mira e fatto bersaglio di un modo incivile e spesso criminale di esprimere il disagio. È la situazione in cui versa la sanità siciliana così come è stata denunciata dai responsabili dell'U.Di.Con (Unione per difesa dei consumatori) durante l'ultima audizione davanti alla commissione salute e sanità dell'Assemblea regionale siciliana;

   tra le tante anomalie recentemente è stato segnalato il «caso» del nuovo statuto della Fondazione Giglio di Cefalù; sembrerebbe piuttosto una burla, una delle tante «fake news» che circolano su internet, se non si fosse in presenza di un documento reale, scritto nero su bianco e con tanto di firma in calce;

   il documento è stato redatto dal Commissario ad acta dell'assessorato regionale della salute, scritto, ad avviso dell'interrogante, in spregio a svariate norme nazionali –, come il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in attuazione della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera p), della legge 7 agosto 2015, n. 124 – in materia sanitaria che stabiliscono con chiarezza i requisiti necessari per le nomine del direttore generale e dei direttori sanitari e amministrativo delle Asl;

   il nuovo statuto recentemente redatto prevede al posto del direttore generale la figura di un presidente con il diritto di nominare direttore sanitario e amministrativo in possesso di generici requisiti di diploma di laurea, senza le dovute specifiche dei requisiti previsti dalla normativa nazionale ed appare, all'interrogante privo dei necessari caratteri di legittimità;

   da qui l'appello del sindacato dei medici: «Riteniamo che la Regione, dal Presidente Musumeci all'assessora Razza, debbano intervenire con prontezza per scongiurare che tale abominio giuridico possa veramente andare in porto, finendo per scatenare una serie di lunghi e pericolosi contenziosi, finendo col paralizzare la struttura sanitaria stessa in momento in cui l'unica esigenza realmente avvertita sarebbe quella del rilancio dell'attività assistenziale»;

   in forza del nuovo statuto ed in contrasto con la normativa nazionale – che prevede precisi requisiti – recentemente il dottor Giovanni Albano è stato nominato direttore generale del Giglio di Cefalù, nomina che potrebbe essere dichiarata illegittima e che pertanto potrebbe, ancora una volta, lasciare l'ospedale di Cefalù privo di una carica importante per il suo corretto funzionamento –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se, alla luce delle criticità che emergono dal caso in questione, non ritenga di adottare iniziative normative, con il coinvolgimento delle regioni, per rendere più stringente la disciplina vigente in materia di requisiti e modalità di conferimento degli incarichi apicali nelle strutture sanitarie pubbliche, anche alla luce degli effetti di tali nomine sul piano del contenimento della spesa sanitaria in regioni in fase di rientro dai disavanzi, come la Sicilia.
(4-04670)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICCOLI NARDELLI e DI GIORGI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-03332 presentata in data 23 dicembre 2019, rimasta ancora senza risposta, l'interrogante aveva chiesto al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca quali fossero le iniziative che il Ministro intendeva porre in essere per evitare che le norme relative all'accesso aperto contenute nel decreto ministeriale n. 110 del 29 novembre 2019 (Linee guida per la valutazione della qualità della ricerca (Vqr 2015-2019) potessero interagire negativamente con le procedure della valutazione della qualità della ricerca (Vqr);

   il 3 gennaio 2020 il presidente dell'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) ha emanato il bando della Vqr 2015-2019;

   il Consiglio universitario nazionale (Cun), organo democratico di rappresentanza del sistema universitario, è intervenuto con due distinti documenti, approvati rispettivamente il 17 dicembre 2019 e 16 gennaio 2020, prot. 1063, nel primo dei quali erano individuate alcune criticità delle linee guida, mentre nel secondo il Cun ha espresso un parere negativo sul bando;

   il Cun ha infatti ritenuto, sulla base di una serie di aspetti e motivi puntualmente elencati e analizzati, che l'applicazione delle norme del bando, non sempre allineate con le linee guida, potrebbe causare distorsioni del sistema universitario, disfunzioni nel processo di valutazione, nonché discriminazioni tra le aree con gravi ripercussioni sulla valutazione della qualità della ricerca delle istituzioni, delle strutture e delle aree;

   tra gli aspetti critici segnalati dal Cun vi sono la formazione dei Gev, la selezione dei prodotti della ricerca, il caso degli autori multipli, la suddivisione dei prodotti della ricerca in categorie di qualità, l'accesso aperto, la possibile applicazione della valutazione ai singoli ricercatori, la terza missione, la formazione alla ricerca –:

   quali siano le iniziative che il Ministro intende porre in essere affinché la Vqr 2015-2019 non soffra delle criticità segnalate dal Consiglio universitario nazionale e, soprattutto, affinché il delicato esercizio della valutazione della qualità della ricerca si fondi su un'ampia condivisione dei metodi, dei criteri e dei parametri di valutazione da parte della comunità dei ricercatori italiani.
(5-03520)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione De Luca n. 5-03504, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Enrico Borghi, Fragomeli.