Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 5 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 10 gennaio 2019, il dittatore comunista Nicolas Maduro ha assunto il secondo mandato presidenziale in Venezuela per un periodo di sei anni, sino al 2025;

    il dittatore Maduro al termine del suo primo mandato è stato sopraffatto da contestazioni di piazza per via della situazione interna di assoluta mancanza di libertà e per via del baratro economico in cui ha condotto il Paese;

    il dittatore Maduro è stato, sempre sul termine del suo mandato, formalmente accusato di aver gravemente violato i diritti umani del popolo venezuelano;

    a far data dal nuovo ed illegittimo insediamento di Maduro, migliaia di persone sono state arrestate, perché parte o anche solo sospettate di far parte dell'opposizione, e numerosi degli arrestati sono stati sottoposti ad abusi e violenze durante la detenzione e alcuni, addirittura, infortunati o uccisi;

    il 27 settembre 2018, la Corte penale internazionale ha ricevuto anche una segnalazione contro il Venezuela, effettuata ai sensi dell'articolo 14 dello statuto di Roma, da parte di Argentina, Canada, Cile, Colombia, Paraguay e Perù per i crimini contro l'umanità commessi dal regime del dittatore comunista Nicolas Maduro; i presidenti Mauricio Macri (Argentina), Sebastiàn Piñera (Cile), Ivan Duque (Colombia), Mario Abdo Benitez (Paraguay), Martin Vizcarra (Perù) e il primo ministro Justin Trudeau (Canada) hanno firmato una segnalazione affinché la Corte indaghi sui crimini contro l'umanità commessi in Venezuela dal 12 febbraio 2014; il passo compiuto da Argentina, Canada, Cile, Colombia, Paraguay e Perù non ha precedenti: sebbene procedura prevista, uno Stato non era mai stato denunciato da un altro Stato davanti alla Corte de L'Aia;

    anche alla luce di quanto sopra sinteticamente riportato sulla degenerazione della situazione interna del Venezuela, la seconda elezione di Maduro è stata ampiamente contestata ed è ritenuta illegittima sia dalla comunità venezuelana che da quella internazionale;

    le contestazioni principali, oltre che sulla violenta repressione degli oppositori, vertono sull'assenza di garanzie democratiche e la presenza di irregolarità nelle operazioni di voto svoltesi il 20 maggio 2018;

    ad aggravare la situazione, in data 21 gennaio 2019 il Tribunale supremo di giustizia, da sempre contiguo alle posizioni di Maduro, ha gravemente dichiarato nulli tutti gli atti della Assemblea nazionale e del Presidente Juan Guaidò;

    viceversa, l'elezione dell'Assemblea nazionale e di Juan Guaidò si è svolta correttamente e senza contestazioni da parte della comunità internazionale e costituisce unico contrappeso alla dittatura di Maduro;

    a seguito della degenerata situazione interna sopra descritta e della delegittimazione totale della Assemblea nazionale, unico organo eletto democraticamente, nella giornata del 23 gennaio 2019 si sono svolte in ogni angolo del Venezuela imponenti manifestazioni di piazza del popolo venezuelano che invocava a gran voce libertà, chiedendo a Juan Guaidò di assumere la Presidenza ad interim del Venezuela;

    l'articolo 233 della Costituzione venezuelana consente, infatti, alla Assemblea nazionale di revocare il mandato al Presidente Maduro, e di conferire a Guaidò la Presidenza ad interim per indire le elezioni entro trenta giorni;

    nella medesima giornata del 23 gennaio 2019 Juan Guaidò ha raccolto la richiesta dei manifestanti e si è proclamato «Presidente ad interim», al fine di indire nuove e finalmente libere elezioni;

    l'Unione europea ha adottato diverse risoluzioni sul Venezuela, e, in particolare, con la risoluzione del 31 gennaio 2019 ha riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela;

    nel gennaio 2020, in occasione del rinnovo del mandato del Presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, la situazione è ulteriormente precipitata sotto il profilo dello scontro istituzionale, ma ha trovato una sua definitiva ricomposizione nell'alveo della Costituzione venezuelana che ormai sancisce, senza più alcuna ambiguità, l'assunzione da parte di Juan Guaidò della Presidenza ad interim del Venezuela;

    il 5 gennaio 2020 si è svolta, infatti, la nuova elezione del Presidente dell'Assemblea Nazionale del Venezuela;

    Maduro ha tentato un nuovo golpe parlamentare, così come espressamente precisato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 16 gennaio 2020 sulla situazione in Venezuela, impedendo al Presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò e a numerosi parlamentari, con l'utilizzo dell'esercito, di presiedere e prendere parte alla sessione;

    allo stesso modo è stato precluso da Maduro l'accesso della stampa all'edificio;

    in quel contesto di illegalità e violazione dei diritti parlamentari, un gruppo marginale di parlamentari filogovernativi ha nominato Luis Parra alla testa di un nuovo Ufficio di presidenza;

    l'elezione, nelle predette circostanze di illegalità e sopraffazione diffuse, è stata dunque ritenuta nulla e priva di effetti da parte della comunità internazionale e dalla stessa Europa, in quanto non è mai stato dato formalmente inizio alla sessione, non vi è stata alcuna presidenza della riunione, non è stato effettuato alcun conteggio del quorum e non è stata verificata alcuna votazione formale per appello nominale, come previsto dagli articoli 7, 8 e 11 del regolamento dell'Assemblea nazionale e dall'articolo 221 della Costituzione venezuelana;

    alcune ore dopo il tentato golpe di Maduro, la stragrande maggioranza dei parlamentari ha tenuto una riunione straordinaria presso la sede del quotidiano «El Nacional», in conformità alla Costituzione venezuelana e al regolamento dell'Assemblea nazionale, che consentono lo svolgimento di sessioni al di fuori dei locali regolamentari;

    nella predetta assemblea, in ottemperanza ai requisiti che disciplinano la condizione del quorum e la votazione per appello nominale di cui all'articolo 221 della Costituzione venezuelana, 100 deputati su 167 hanno votato per rieleggere Juan Guaidò e il suo Ufficio di presidenza a capo dell'Assemblea nazionale per l'ultimo anno della legislatura 2015-2020;

    il 7 gennaio 2020 si è infine tenuta una seduta ufficiale dell'Assemblea nazionale, conclusasi con il giuramento di Juan Guaidò a Presidente, nonostante i tentativi di forze sostenitrici del regime di Maduro di impedire lo svolgimento della sessione, anche ostruendo l'ingresso dell'edificio e staccando l'elettricità al suo interno;

    l'Unione europea, unitamente ad altre organizzazioni regionali e ad altri Stati democratici, non ha riconosciuto le elezioni di Maduro;

    la situazione dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia in Venezuela va significativamente deteriorandosi da diversi anni, in particolare, da quando Nicolas Maduro è salito al potere a seguito di elezioni oggetto di contestazioni tenutesi nel 2013;

    la crisi politica, economica, istituzionale, sociale e umanitaria del Paese è notevolmente peggiorata;

    vi sono oggi le condizioni costituzionali per riconoscere Juan Guaidò Presidente ad interim del Venezuela con lo scopo di portare la Nazione ad un voto libero e senza coercizioni;

    il Parlamento europeo, con la risoluzione 2020/2057 RSP del 16 gennaio 2020, ha riconosciuto formalmente Juan Guaidò come Presidente ad interim, del Venezuela;

    sempre con la predetta risoluzione il Parlamento europeo ha sollecitato gli Stati membri che non l'avessero ancora fatto a riconoscere il legittimo mandato del Presidente Guaidò,

impegna il Governo:

1) a riconoscere e sostenere Juan Guaidò quale legittimo presidente dell'Assemblea nazionale e legittimo presidente ad interim della Repubblica bolivariana del Venezuela, in conformità all'articolo 233 della Costituzione venezuelana, a seguito del voto trasparente e democratico dell'Assemblea nazionale;

2) a condannare fermamente il tentativo di quello che appare un vero e proprio golpe parlamentare orchestrato dal regime di Maduro e a condannare il tentativo di impedire all'Assemblea nazionale – l'unico organo democratico legittimo del Venezuela – di adempiere correttamente al mandato costituzionale conferitole dal popolo venezuelano;

3) a dichiarare il pieno sostegno all'Assemblea nazionale, unico organo democratico legittimamente eletto del Venezuela;

4) a insistere sul fatto che una soluzione pacifica e politica può essere raggiunta solo nel pieno rispetto delle prerogative costituzionali dell'Assemblea nazionale.
(1-00323) «Lollobrigida, Meloni, Delmastro Delle Vedove, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e IV,

   premesso che:

    il 15 gennaio 2020, il Ministro della difesa Guerini, nel corso di una sua audizione presso le Commissioni difesa Senato e Camera, in seduta congiunta, sulla situazione dei contingenti militari italiani impegnati in missioni internazionali in Medio Oriente, ha manifestato l'intenzione di incrementare la presenza italiana nello stretto di Hormuz, «la cui transitabilità in sicurezza rappresenta elemento essenziale per la nostra economia»;

    l'importanza strategica dello Stretto di Hormuz è testimoniata dal fatto che il 21 per cento di tutto il petrolio trasportato nel mondo transita attraverso di esso ed è fondamentale soprattutto per i grandi esportatori di petrolio della regione del Golfo Persico, Paesi le cui economie sono state costruite per decenni proprio attraverso la produzione e la vendita di petrolio e gas;

    da questo snodo cruciale dipende, in particolare, l'approvvigionamento energetico dell'Europa;

    per questo molti Paesi si stanno impegnando per garantire il libero transito sulle rotte di questo tratto di mare; in particolare, gli Stati Uniti e il Regno Unito nelle scorse settimane, hanno deciso di inviare navi militari nello Stretto di Hormuz in funzione di protezione delle proprie navi commerciali;

    a livello europeo, sono in atto iniziative per dar vita ad una «coalizione di volenterosi», promossa dalla Francia, per un'azione di sorveglianza marittima degli interessi europei nel Golfo;

    il nostro Paese, con la legge 2 dicembre 1994, n. 689, ha ratificato la convenzione sul diritto del mare, firmata a Montego Bay il 10 dicembre 1982;

    appare opportuno che il nostro Paese contribuisca a diminuire le tensioni insistenti nell'area,

impegnano il Governo

a valutare l'opportunità di avviare ogni iniziativa di competenza affinché nei tempi e nelle modalità ritenute opportune e nel rispetto dei principi di cui alla legge n. 145 del 2016, sia garantita la sicurezza degli interessi nazionali nell'area dello stretto di Hormuz, tenendo informato il Parlamento in merito alle attività intraprese.
(7-00409) «Giovanni Russo, Cabras».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea nel giugno del 2018 ha prodotto una bozza sulla nuova programmazione dell'iniziativa comunitaria «Interreg Italia-Svizzera»;

   in tale ultima bozza, nelle aree eligibili per la cooperazione transfrontaliera, a quanto consta all'interrogante, non risultano più inseriti i territori delle province di Biella, Novara e Lecco;

   tale eliminazione potrebbe avere impatti pesanti sul territorio in termini di popolazione eligibile e conseguente assegnazione delle risorse per il futuro Interreg 2021-2027;

   l'autorità di gestione ha posto il problema, senza che vi siano stati riscontri specifici;

   l'esclusione delle aree in questione penalizzerebbe in futuro la qualità e la quantità del processo di cooperazione, se si considera che, per la sola regione Piemonte dei 27 progetti ammessi a finanziamento, ben 14 coinvolgono la sola provincia di Novara;

   il processo dai ammissibilità di tali aree risulta essere naturale, stante la conformazione orografica, socio-culturale e geografica dei territori esclusi che li pone in relazione con il territorio elvetico –:

   se sia intenzione del Governo procedere, in sede di negoziato, esprimendo una richiesta di riammissione dei territori delle province di Biella, Novara e Lecco nella futura programmazione dell'iniziativa comunitaria «Interreg Italia-Svizzera».
(5-03504)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL, CECCONI, BENEDETTI, VIZZINI, GIANNONE, APRILE, DE TOMA, RACHELE SILVESTRI, CAPPELLANI, FRATE, ROSPI e FIORAMONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:

   il ministro dell'Agricoltura statunitense Sonny Perdue è in visita in Europa per far approvare «in poche settimane» un trattato di liberalizzazione commerciale Usa-Ue che consenta a più prodotti agroalimentari americani di entrare nel mercato europeo. Il primo tentativo in questa direzione, avviato dall'amministrazione Obama con il Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), era stato interrotto dopo un'ampia protesta in tutta Europa di centinaia di migliaia di cittadini, sindacati, organizzazioni di produttori, consumatori e ambientaliste;

   Perdue ha dichiarato alla stampa che il Commissario dell'Unione europea per il commercio Hogan avrebbe «riconosciuto che dobbiamo conciliare il deficit di 10-12 miliardi di dollari con l'UE» relativamente agli scambi di prodotti agricoli. A questo proposito, ha detto Perdue, Trump sarebbe «completamente concentrato» (laser-focused) «sulla chiusura di quel deficit commerciale agricolo con il blocco europeo»;

   il Governo statunitense chiede all'Unione europea pesanti concessioni: un indebolimento delle norme sanitarie e fitosanitarie, nonché dei limiti massimi consentiti di residui di pesticidi e altre sostanze chimiche nel cibo; il cambio della legislazione europea sugli Ogm per consentire il commercio di alimenti geneticamente manipolati, soprattutto se prodotti con le nuove tecniche di creazione varietale (in particolare Crispr);

   la Corte di giustizia dell'Unione europea si è già espressa in merito con una sentenza che obbliga i prodotti di queste nuove tecniche a sottostare alle normative vigenti in tema di Ogm. Nonostante questo, le lobby dell’agribusiness continuano a chiedere un cambio di regime, supportate da una parte di mondo scientifico che sminuisce i rischi ambientali e sanitari, guardando con favore all'estensione della proprietà intellettuale su piante e sementi;

   per Washington la Commissione europea dovrebbe abbandonare il principio di precauzione per basarsi su «una solida scienza». Per capire il concetto di «solida scienza» statunitense basti sapere che negli Usa i nuovi prodotti e sostanze vengono messi in commercio sulla base di valutazioni fatte dalle imprese. I controlli delle agenzie pubbliche scattano soltanto su ricorsi o denunce dei cittadini e consumatori vittime degli eventuali impatti negativi. Nell'Unione europea invece, si adotta il principio di precauzione per evitare che l'onere della prova, nei casi in cui ci siano forti preoccupazioni sulla nocività di una sostanza o di un prodotto, ricada sui cittadini a tragedia già avvenuta. La differenza di approccio ha tenuto finora fuori dal mercato europeo pesticidi, organismi geneticamente modificati e alimenti trattati con sostanze pericolose per la salute e attualmente vietate, provenienti dagli Stati Uniti;

   numerosi studi scientifici indipendenti, esposti anche nel rapporto Fao 2018, dimostrano come solo un approccio agroecologico sia in grado di offrire benefici multipli, per la sicurezza alimentare e la resilienza, per rafforzare i mezzi di sussistenza e le economie locali, per diversificare la produzione alimentare e le diete, per migliorare la fertilità e la salute dei suoli, per aiutare ad adattarsi ai cambiamenti climatici e a mitigarne gli effetti, oltre a contribuire a preservare le culture locali e i sistemi di conoscenze tradizionali. Il contrario dell'approccio agricolo industriale che si vorrebbe imporre con questo trattato;

   il Parlamento europeo ha negato alla Commissione europea il mandato di negoziare il commercio dei prodotti agricoli;

   il Ttip non potrà che far crescere la produzione di emissioni climalteranti, in contrasto con le misure previste dai programmi di «green new deal» europeo e italiano, e con il manifesto di Assisi ispirato dal pontefice Francesco e sottoscritto dal premier Conte –:

   se il Governo ritenga di dovere respingere un nuovo Ttip salvaguardando così il principio di precauzione, la salute dei cittadini e la tutela del nostro territorio.
(4-04644)


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il porto canale di Cagliari – ricompreso nell'ambito di competenza dell'autorità di sistema portuale della Sardegna – è sottoposto a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto ministeriale del 1° marzo 1967, in conseguenza della «Dichiarazione di notevole interesse pubblico della spiaggia della Plaja, in Cagliari»;

   la citata autorità – in considerazione del fatto che con la costruzione del Porto Canale fosse stato già modificato, irrimediabilmente, lo stato dei luoghi e che la citata spiaggia, in realtà, non risulta più esistente – ha più volte richiesto la riduzione del sopra menzionato vincolo paesaggistico, al di fuori delle dighe foranee delimitanti il porto in questione;

   la destinazione della predetta area a porto industriale è stata stabilita nell'ambito degli interventi finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, previa approvazione del Cipe, e la costruzione della medesima opera ha avuto un costo complessivo pari a mille miliardi delle vecchie lire;

   il Ministero per i beni e le attività culturali non ha ritenuto di dover procedere alla nuova delimitazione del vincolo e, anzi, insiste affinché venga attivata ogni possibile azione al fine di ripristinare lo stato dei luoghi, modificati con la realizzazione dell'infrastruttura in questione;

   di recente, inoltre, il giudice amministrativo ha annullato le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate per la costruzione del Porto Canale e, a fronte di tale situazione, su parere dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Cagliari e dell'ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali, si è dato avvio al procedimento per il rilascio, ai sensi dell'articolo 146 del decreto legislativo n. 42 del 2004, delle autorizzazioni «ora allora»;

   con provvedimento n. 209 del 31 maggio 2019, il presidente dell'autorità portuale ha rilasciato – in forza dei pareri favorevoli espressi da tutte le amministrazioni coinvolte, ivi compresa la soprintendenza – la citata autorizzazione;

   la soprintendenza, nonostante il parere favorevole espresso in seno alla conferenza di servizi all'uopo convocata, ha ritenuto, su direttiva del proprio direttore generale, di dover rettificare il predetto parere e di proporre opposizione alla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la sopra indicata situazione, in ragione dei tempi ben più lunghi per il rilascio di qualsivoglia autorizzazione utile alla realizzazione di qualsiasi intervento strutturale, ha determinato il blocco di investimenti per oltre 100 milioni di euro;

   nella riunione svoltasi recentemente presso gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, la Soprintendenza ha confermato il proprio parere contrario, confermato dal precedente Esecutivo con risposta alla interpellanza urgente presentata dall'interrogante, aprendo però alla possibilità di una futura risoluzione positiva con apposito provvedimento dopo opportuni approfondimenti, il sindaco del comune di Cagliari, con nota in data 8 luglio 2019, ha richiesto l'intervento dei Ministri interpellati, al fine di consentire il superamento della situazione e garantire lo sblocco degli investimenti e la tutela dei posti di lavoro;

   ad oggi risulta che i dipendenti sono stati licenziati ai primi di gennaio;

   dopo lo scioglimento della concessione del Cagliari International Container Terminal, l'Asp della Sardegna ha avviato la procedura per trovare un nuovo concessionario del Porto Canale di Cagliari, pubblicando un annuncio sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e di quella dell'Unione europea –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare per favorire il rilancio del Porto canale di Cagliari, e per provvedere all'abrogazione o alla revisione del decreto ministeriale 1° marzo 1967 recante la «Dichiarazione di notevole interesse pubblico della spiaggia della Plaja, in Cagliari».
(4-04651)


   BELOTTI e TONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 16 e il 17 giugno, a Terno d'Isola, in provincia di Bergamo, in via Padre Albisetti, la strada provinciale che da Presezzo e Bonate Sopra porta a sotto il Monte Giovanni XXIII, poco prima delle tre di mattina, l'appuntato del nucleo radiomobile di Zogno, Emanuele Anzini, 42 anni, è stato travolto da una utilitaria che lo ha trascinato per una cinquantina di metri ed ucciso sul colpo;

   secondo quanto emerso dagli accertamenti, l'appuntato si trovava ai bordi della strada provinciale ad un posto di blocco e stava effettuando dei controlli insieme ad un collega, quando, vedendo un'autovettura avvicinarsi, con la pettorina gialla e illuminato dal lampeggiante della vettura di pattuglia, si è fatto avanti segnalando all'automobilista di fermarsi;

   quest'ultimo, al volante di una Audi 3 di colore nero, anziché fermarsi ha proseguito la sua corsa, investendo il giovane carabiniere con una violenza tale che il vetro dell'auto si è addirittura distrutto nello schianto;

   l'automobilista, un 34enne che al momento aveva un tasso alcolemico cinque volte superiore al limite consentito e a cui già lo scorso anno era stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza, è stato dunque arrestato dalla polizia stradale e poi tradotto nel carcere di Bergamo con l'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale;

   la notizia ebbe ampia eco sulla stampa nazionale ed il sacrificio del carabiniere, ucciso mentre svolgeva il proprio dovere ad un posto di blocco, venne allora ricordato da esponenti del Governo e dai più alti vertici istituzionali;

   tuttavia, è notizia di questi giorni che alla richiesta dell'Arma dei carabinieri di potersi costituire parte civile al processo per la morte dell'appuntato Emanuele Anzini, pare che l'Avvocatura dello Stato di Brescia abbia opposto un netto rifiuto, motivando tale diniego con il fatto che gli avvocati «siano pochi» e che si tratti solo di «omicidio colposo»;

   nello specifico, secondo quanto riferito alla stampa dall'avvocato distrettuale Lionello Orcali, a base della decisione ci sarebbe «una questione legata al nostro personale, essendo piuttosto limitato. In questo caso, inoltre, si è trattato di un episodio di natura colposa e non abbiamo riscontrato quale possa essere l'interesse, quale amministrazione pubblica, nell'ottenere un risarcimento del danno patito dal soggetto danneggiato»;

   stando al sito dell'Avvocatura dello Stato, oltre all'avvocato distrettuale, a Brescia risultano in servizio soltanto tre avvocati dello Stato e un procuratore dello Stato (Milano, ad esempio, ci sono 9 avvocati e 7 procuratori) per territorio di competenza che comprende le province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, per un totale di oltre tre milioni e centomila abitanti;

   indubbiamente, quanto sopra ha suscitato notevole sconcerto; la costituzione di parte civile in un caso come questo assume anche un valore simbolico di vicinanza e tutela dello Stato nei confronti dei propri uomini in servizio nell'Arma dei Carabinieri;

   il diniego a costituirsi parte civile rappresenta, quindi, a parere degli interroganti, un'umiliazione verso un proprio carabiniere, arruolato da oltre 20 anni, morto durante il servizio –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, affinché sia riconsiderata la decisione dell'Avvocatura dello Stato di Brescia, consentendo la costituzione di parte civile dell'Arma dei carabinieri al dibattimento che inizierà il 14 febbraio 2020;

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per procedere ad un rafforzamento degli organici dell'Avvocatura dello Stato di Brescia.
(4-04653)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su «Avvenire.it» il 26 gennaio 2020 si apprende che, nella serata del 15 gennaio 2020, un uomo di nazionalità libica sarebbe stato ricoverato presso l'ospedale San Raffaele di Milano a seguito di alcune ferite riportate ad una gamba e alla schiena, causate da un accoltellamento subito ad opera di due connazionali;

   i tre libici, il ferito e i due presunti aggressori, si troverebbero in Italia sulla base di un accordo vigente tra l'ambasciata libica presso la Santa Sede e il Gruppo ospedaliero San Donato (di cui fa parte il San Raffaele) che prevede la possibilità di curare in Italia i feriti coinvolti negli scontri in atto in Libia;

   il gruppo ospedaliero, da quanto si apprende, da quasi un anno curerebbe combattenti libici che, a spese delle autorità di Tripoli, vengono portati a Milano per essere curati e, se guariti, rimandati a combattere;

   tra essi vi sarebbero appartenenti ad alcune delle più famigerate milizie, comprese quelle accusate dall'Onu di gravi violazioni dei diritti umani, di abusi sui migranti e di vari crimini;

   l'aggressione descritta in premessa sarebbe avvenuta all'interno di un albergo vicino all'ospedale San Raffaele, dove i tre alloggiavano sempre nell'ambito del programma riabilitativo previsto dal suddetto accordo;

   nel caso specifico, i due presunti aggressori risulterebbero indagati a Milano per lesioni aggravate e porto di coltello e accusati di aver accoltellato e ferito il loro connazionale;

   i due, nei giorni scorsi, sarebbero stati condotti in macchina fino a Roma da dove sarebbero stati imbarcati su un volo verso la Libia;

   gli inquirenti avrebbero deciso di ascoltare una serie di persone informate sui fatti compreso il console libico;

   a parere dell'interrogante, i due uomini sarebbero dovuti restare a disposizione degli investigatori italiani che, indagando sul ferimento, hanno avuto la possibilità di scoprire la presenza di decine di combattenti libici arrivati a Milano in questi mesi;

   una delle ipotesi avanzata dagli stessi inquirenti sarebbe che i tre potrebbero essere dei combattenti libici, fatti rientrare immediatamente nel loro Paese nel timore che, dopo essere stati indagati per l'aggressione, avrebbero potuto rivelare qualcosa che presumibilmente sarebbe dovuto rimanere segreto e per questo, qualcuno in Libia, avrebbe avuto tutto l'interesse a farli tornare immediatamente;

   nell'inchiesta, coordinata dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e condotta dalla Digos, non si ipotizza un caso di rapimento, rimane quindi il legittimo dubbio sul perché i due indagati per lesioni siano stati fatti rientrare nel loro Paese probabilmente dalle stesse autorità libiche, e su chi abbia deciso e permesso ad autorità e personale libico di riportarli indietro –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in merito ai fatti esposti in premessa;

   se dispongano di elementi, per quanto di competenza, circa i motivi per cui due uomini di nazionalità libica, indagati a Milano per lesioni, siano stati fatti rientrare nel loro Paese, sembrerebbe, dalla ricostruzione dei fatti, in tutta fretta e di nascosto;

   se risulti che siano state le stesse autorità libiche ad organizzare il rientro in patria dei due uomini e se si conosca la loro identità;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per reperire ogni informazione utile a comprendere l'eventuale coinvolgimento delle autorità libiche nell'operazione per far rientrare i due loro connazionali e se vi sia un coinvolgimento e in che misura, delle autorità italiane nella stessa operazione;

   se e quali autorità italiane abbiano dato il via libera all'accordo sulle cure di cui in premessa, e come sia stato monitorato il flusso di libici portati in Italia con regolare visto.
(4-04643)


   RAMPELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto rilevato da fonti di stampa nazionale, negli Stati Uniti sarebbe stata avanzata la proposta di riformulare l'offerta didattica dello studio della storia dell'arte moderna e contemporanea perché è troppo «bianca, europea ed etero»;

   l'iniziativa è stata testualmente riportata da un articolo dello Yale Daily News, il più antico quotidiano universitario degli Stati Uniti, appartenente al prestigiosissimo, omonimo ateneo;

   in particolare, il corso di «Introduzione alla storia dell'arte dal Rinascimento al presente», tenuto per molti anni dal grande studioso Vincent Scully sarebbe stato fortemente criticato da alcuni studenti che si sentono a disagio «rispetto al canone idealizzato occidentale» e che non ne possono più di studiare «bianchi morti» come Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Correggio, Guercino, Canova e altro;

   la Yale University ha, quindi, annunciato che dalla prossima primavera il corso verrà soppresso perché l'ateneo ha deciso che quell'insegnamento non rappresenta più gli standard del «politicamente corretto» e vuole evitare agli studenti quello che potrebbe apparire come un presunto disagio, perché «il canone occidentale della bellezza analizzata» sarebbe il risultato di uno scenario «oppressivo» frutto di una cultura «bianca, maschilista, eterosessuale ed europea...»;

   l'attuale titolare della cattedra di storia dell'arte, il professore Tim Barringer ha, quindi, accolto le richieste degli studenti dando loro ragione e sostenendo che, in effetti, «mettere l'arte occidentale su un piedistallo è alquanto problematico». Per questo motivo, il suo dipartimento proporrà una serie di altri corsi come «Arte e politica», «Arte globale», «I luoghi sacri» e «La via della seta»;

   la decisione di una delle più autorevoli università statunitensi costituisce a parere dell'interrogante un attacco anti-italiano che si somma alla distruzione delle statue dedicate a Cristoforo Colombo;

   la promozione della nostra cultura e della nostra lingua all'estero è una componente strategica della proiezione all'estero del nostro Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per promuovere la conoscenza all'estero dei valori culturali e creativi che hanno contraddistinto l'attività di artisti, scultori e letterati italiani che, da sempre, rappresentano motivo di orgoglio dell'Italia nel mondo e per contrastare alcune letture che appaiono all'interrogante fortemente lesive della storia e della storia dell'arte italiana che stanno inquinando la grandezza di un messaggio culturale universale che ha arricchito le conoscenze e le sensibilità del mondo intero.
(4-04646)


   COMENCINI, FORMENTINI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 27 dicembre 2019, il Montenegro ha adottato una controversa legge sulla libertà religiosa che sta determinando significative reazioni negative nei Balcani ed in particolare in Serbia;

   la nuova legge, in effetti, costringendo gli enti interessati a dimostrare i diritti di proprietà antecedenti al 1918, minaccerebbe il patrimonio del Patriarcato ortodosso serbo in Montenegro;

   il Patriarcato ortodosso serbo non era infatti ancora costituito prima del 1926;

   è riconducibile al Patriarcato ortodosso serbo la titolarità di 66, tra chiese e monasteri, che potrebbero essere avocati allo Stato in vista della loro successiva assegnazione al Patriarcato ortodosso montenegrino;

   in conseguenza dell'adozione della nuova legge sulla libertà religiosa, si sono registrati proteste e scontri tra manifestanti e polizia, non soltanto in Montenegro, ma anche in Serbia, mentre in Croazia il provvedimento è stato accolto positivamente, a conferma di un clima ancora non sereno ad oltre 15 anni dalla fine della guerra di secessione jugoslava;

   è diffuso il timore che ai montenegrini di osservanza serbo-ortodossa possa essere negata la libertà religiosa;

   la diplomazia italiana è rimasta finora inerte sulla questione, malgrado investa l'esercizio di diritti di libertà fondamentali in un Paese vicino che aspira anche a far parte dell'Unione europea –:

   quali iniziative di competenza il Governo italiano intenda assumere in tutte le sedi internazionali competenti in cui il nostro Paese è rappresentato per esercitare un'azione concertata nei confronti delle autorità di Podgorica, affinché in Montenegro sia assicurato il pieno godimento della libertà religiosa.
(4-04654)


   FORMENTINI, ZOFFILI, COMENCINI, BILLI, GRIMOLDI, PICCHI e BAZZARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella Repubblica Popolare cinese è in atto un'emergenza sanitaria di portata straordinaria determinata dallo scoppio di un'epidemia causata dal coronavirus 2019-nCoV;

   le autorità di Pechino hanno già messo in quarantena un blocco di città la cui popolazione aggregata supera i 60 milioni di persone;

   molti Paesi, nell'intento di prevenire o contenere il contagio da coronavirus, hanno adottato varie misure restrittive, bloccando i collegamenti aerei con la Repubblica Popolare o chiudendo le frontiere di terra;

   tra i Paesi che si sono risolti al varo di misure restrittive preventive di questa natura c'è anche l'Italia;

   l'Italia, tuttavia, non si è limitata a bloccare i collegamenti aerei con la Repubblica Popolare, ma ha temporaneamente sospeso anche quelli tra il nostro Paese e Taiwan, come se l'emergenza sanitaria abbattutasi sulla Cina Popolare già coinvolgesse nella stessa misura l'isola di Formosa, circostanza che al momento non risulta ancora essersi prodotta;

   una spiegazione alternativa è che il Governo italiano abbia esteso a Taiwan le misure restrittive varate nei confronti della Repubblica Popolare aderendo di fatto, secondo gli interroganti, alla tesi che la vuole già provincia dell'unica Cina con capitale Pechino;

   la scelta dell'Italia è stata deplorata dalle autorità di Taipei, il cui Ministero degli affari esteri ha convocato il 3 febbraio|2020 il rappresentante dell'ufficio italiano di promozione economica, commerciale e culturale –:

   per quali motivi siano state estese a Taiwan e non ad altri Paesi della regione sud-est asiatica le misure restrittive in materia di collegamenti aerei con l'Italia adottate nei confronti della Repubblica Popolare Cinese.
(4-04655)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   le Dolomiti, dichiarate dall'Unesco Patrimonio naturale dell'Umanità per lo straordinario valore paesaggistico e naturalistico, saranno l'affascinante teatro scelto per ospitare i Mondiali di Sci alpino 2021 e le Olimpiadi invernali 2026;

   per la realizzazione dei due fra i più grandi eventi sportivi invernali, nel 2016 l'Anas presentava un piano di interventi, prevedendo 42 diversi progetti e un investimento complessivo di 242 milioni di euro: per risolvere il problema della viabilità e dell'accesso stradale alla sede degli avvenimenti agonistici è stata prevista la modifica della strada statale di Alemagna, delle varianti di Tai di Cadore, Valle di Cadore, San Vito di Cadore e Cortina d'Ampezzo, nonché la realizzazione di talune opere complementari per garantire l'attraversamento dei paesi di montagna;

   al fine di adeguare le piste già esistenti ai parametri previsti per lo svolgimento dei campionati mondiali di sci alpino del 2021, a Cortina d'Ampezzo sono stati ampliati numerosi tratti nel cuore delle aree protette del patrimonio naturale: il potenziamento è stato realizzato attraverso l'utilizzo di ingenti quantità di materiale esplosivo che ha causato radicali trasformazioni all'ambiente naturale d'alta quota, modificando in modo irreversibile la morfologia delle pareti montuose e delle rocce;

   in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, una rete di imprenditori — unitamente ai comuni di Milano e di Cortina e alle regioni Lombardia e Veneto — ha ideato una serie di impianti sciistici che dovrebbe collegare Passo Falzarego ad Arabba, raggiungere, attraverso Colle di Santa Lucia, Selva di Cadore e arrivare al carosello sciistico di Monte Civetta, Palafavera e Alleghe. Diversi tratti ricadono all'interno del patrimonio dell'Unesco mentre altri, a quote più basse, sfiorerebbero il perimetro di dette aree naturali;

   gli imprenditori della cabinovia di Pocol hanno in programma la realizzazione di un collegamento del Passo Falzarego con la Val Badia, attraverso la Val Parola; in tutta la zona si registrano tentativi di incrementare le infrastrutture destinate alle attività sciistiche: in Marmolada sono già pronti diversi progetti per la costruzione di funivie e impianti di risalita per raggiungere Col Bianchet, Punta Rocca e Pian dei Fiacconi; per Monte Croce Comelico sono stati previsti diversi progetti di collegamento fra i versanti veneto e bolzanino con nuovi impianti e nuove piste; a Madonna di Campiglio esiste un progetto di collegamento della Val Rendena e della Val di Sole; sono in costruzione due nuovi bacini per l'innevamento sia a Passo Feudo nel nodo Latemar, sia sul versante altoatesino di Passo Costalunga; sul Catinaccio, infine, è stata autorizzata una torre panoramica in vetro denominata Touching the Dolomites;

   i progetti sopracitati — di estrema invasività e, dal punto di vista ambientale e naturalistico, insostenibili — qualora venissero realizzati sconvolgerebbero l'intero ambito paesaggistico e morfologico del cuore più intimo delle Dolomiti;

   di recente, diverse associazioni ambientaliste hanno denunciato innumerevoli criticità in ordine alla mobilità e alla realizzazione delle aree parcheggio — evidenziando l'invasività delle infrastrutture che si vogliono realizzare — e ai lavori di ampliamento delle piste sciistiche e di costruzione dei citati nuovi impianti con conseguenti e irreversibili modifiche di intere pareti montuose e delle rocce circostanti;

   il dossier preparato dagli ambientalisti fornisce un elenco delle numerose promesse disattese e di tutti quegli interventi della politica che hanno autorizzato quelli che l'interpellante giudica come gli scempi già realizzati e lo sfruttamento del territorio: all'individuazione di precisi obiettivi compensativi non ha mai fatto seguito una reale azione di conservazione volta a proteggere il paesaggio e la natura delle Dolomiti; i vari incontri avuti nel corso del tempo si sono rivelati tutti improduttivi, con il risultato sconfortante che, oggi, il versante della Tofana di Mezzo è stato irrimediabilmente alterato;

   una parte del dossier si concentra sulla realizzazione dei sopraddetti progetti invasivi e sui timori legati agli eventi sportivi del 2021 e del 2026, evidenziando uno scenario estremamente sconfortante. A seguito dello sventramento della montagna e delle alterazioni delle aree naturali causate dai lavori di potenziamento e allargamento delle piste da sci, gli ambientalisti si dichiarano pronti a chiedere il ritiro della qualifica di Patrimonio naturale dell'Umanità –:

   quali iniziative il Ministro interrogato per quanto di competenza, abbia intenzione di portare avanti nell'immediato per garantire la tutela e la salvaguardia ambientale delle Dolomiti, patrimonio naturale dell'umanità di inestimabile valore paesaggistico e naturalistico.
(2-00631) «Lombardo».

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   BALDINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   uno studio pubblicato nel 2019 sul Journal of Educational Psychology, rivista scientifica dell’American Psychological Association, che ha condotto all'esame del rendimento scolastico di circa 112.000 studenti della Columbia Britannica, di cui circa il 13 per cento aveva partecipato ad almeno un corso di musica, ha evidenziato come lo studio della musica sia correlato ad un miglioramento delle capacità cognitive tali da incrementare il rendimento accademico degli studenti;

   infatti, lo studio di uno strumento musicale si configura come un apprendimento complesso e multilivello basato sulla lettura delle note, sullo sviluppo della coordinazione psico-fisica e sull'affinamento della capacità di ascolto e di condivisione dell'esperienza artistica;

   a conferma del valore strategico che lo studio della musica detiene sulla formazione e sulle potenzialità cognitive dei giovani, senza trascurare i riverberi in termini di salvaguardia culturale del patrimonio musicale italiano e di preminenza artistica della promozione della musica tra le giovani generazioni, nella legge di bilancio per il 2020 è stata riconosciuta la detrazione Irpef del 19 per cento per le famiglie che sostengono una spesa di iscrizione, fino a 1.000 euro, a conservatori, bande, cori e scuole di musica;

   in linea con la medesima prospettiva di divulgazione della cultura musicale, sarebbe auspicabile consentire la promozione della pratica musicale tradizionale e la facilitazione all'accesso al mondo dell'arte musicale a qualsiasi livello prevedendo eventualmente agevolazioni per l'acquisizione di strumenti musicali necessari per lo svolgimento della pratica artistica;

   si evidenzia infatti che il costo di uno strumento musicale può essere particolarmente elevato, e può rappresentare un elemento ostativo all'avvio del bambino al percorso di educazione musicale; infatti, il costo di uno strumento da studio va da 100 euro fino a valori importanti a seconda della classe di strumento;

   in questa prospettiva la valorizzazione dell'esperienza bandistica musicale come eccellenza artistica italiana, espressione di una tradizione consolidatasi e declinata in molteplici pregevoli esperienze nel panorama nazionale, rappresenterebbe un significativo valore aggiunto in termini di tutela della specificità artistica nazionale e di trasmissione di questa alle generazioni future;

   l'esperienza bandistica detiene ulteriormente una significativa funzione educativa e sociale non esclusivamente artistica, in ragione del coinvolgimento di più profili e della condivisione di una medesima esperienza musicale, segnatamente quando riguarda i più giovani;

   si evidenzia ulteriormente che la disciplina afferente le bande musicali appare frammentata ed eccessivamente burocratizzata, tale da compromettere e talvolta inficiare il corretto svolgimento delle attività e la correlata promozione tra i giovani –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per quanto di competenza, per sostenere una riforma della disciplina afferente il comparto delle bande musicali, attraverso il riconoscimento di agevolazioni anche fiscali dirette alle bande musicali, nonché alle famiglie finalizzate all'acquisto degli strumenti musicali, nonché alla facilitazione delle iscrizioni ad un corso di formazione bandistico presso una banda musicale regolarmente costituita a norma di legge o iscritta al registro unico nazionale del terzo settore Runts qualora effettivamente operativo.
(3-01289)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ERMELLINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza n. 120/2018, la Corte costituzionale, pronunciandosi sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Consiglio di Stato e dal tribunale amministrativo regionale per il Veneto, rispettivamente il 4 maggio e il 3 novembre 2017, dichiarava incostituzionale l'articolo 1475, comma 2 del decreto legislativo n. 66 del 2010 «Codice dell'Ordinamento Militare», nella parte in cui si sanciva il divieto per i militari di costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali;

   a seguito di tale pronunciamento, il gabinetto del Ministro della difesa emanava una serie di circolari tese a regolamentare la fase di vuoto normativo, atteso che la stessa Corte, al punto 18 della sentenza, aveva chiaramente affermato che «[...] per non rinviare il riconoscimento del diritto di associazione, nonché l'adeguamento agli obblighi convenzionali, questa Corte ritiene che, in attesa dell'intervento del legislatore, il vuoto normativo possa essere colmato con la disciplina dettata per i diversi organismi della rappresentanza militare»;

   risulta all'interrogante che lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, con la lettera M_D ARM001 REG2020 0007338 del 21 gennaio 2020, rispondendo a una precisa richiesta formulata dal sindacato dell'Aeronautica militare (Siam) del 9 dicembre 2019, il quale intendeva svolgere un incontro con il personale di Poggio Renatico (FE), al di fuori dell'orario di servizio, presso i locali di uso comune per attività informativa, abbia negato tale possibilità adducendo come motivazione l'esistenza di un «approfondimento interforze in ordine alla Circolare integrativa emanata dal Gabinetto del Ministro in data 22 agosto u.s., al fine di rendere univoche, tra le altre, le modalità di effettuazione dell'attività di propaganda dei sodalizi assentiti». Si osserva inoltre che, nella medesima lettera, lo stesso Stato Maggiore dell'Aeronautica ha puntualizzato che «le tematiche oggetto di confronto dovranno avere una valenza di carattere generale o di interesse generale, se riferite ad un ambito locale» –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda assumere per garantire la tempestiva applicazione della circolare di cui in premessa emanata in data 22 agosto 2019, permettendo ai sindacati di poter svolgere la propria e legittima attività informativa nei sedimi militari ed eventualmente anche in altri reparti dell'Amministrazione della difesa;

   se e quali iniziative intenda adottare al fine di evitare che, nel caso specifico, lo stato maggiore dell'Aeronautica militare possa porre in essere azioni avvertite come limitanti dalle organizzazioni sindacali;

   se intenda riferire se hanno avuto luogo azioni analoghe alla circostanza descritta in premessa con evidenza nelle altre Forze Armate.
(4-04640)


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il tenente colonnello Leonardo Rinoldo ha presentato istanza per ottenere l'assegnazione temporanea nella città di Udine in quanto consigliere comunale (poi nominato capogruppo) del comune di Tolmezzo;

   l'istanza che, a parere dell'interrogante è legittima in tutti i suoi presupposti formali e di motivazione generale (e pertanto rientra a «pieno titolo» nei principi previsti dalla legge vigente), non è stata accolta;

   attualmente non si conoscono le ragioni effettive di tale respingimento della richiesta del signor Leonardo Rinoldo e pertanto è opportuno che vengano fornite le motivazioni afferenti il caso della mancata applicazione del decreto legislativo istituto previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000 dell'assegnazione temporanea;

   infatti, non risulta alcuna e circostanziata motivazione che impedisca al signor Leonardo Rinoldo la possibilità di poter usufruire dell'assegnazione temporanea tanto importante per la sua attività;

   pertanto, è opportuno che l'amministrazione della difesa fornisca i chiarimenti necessari attraverso un'apposita motivazione contenente le ragioni che sono alla base del rigetto dell'istanza –:

   quali siano le ragioni della mancata concessione dell'assegnazione temporanea del signor Leonardo Rinoldo nella città di Udine.
(4-04657)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASSESE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli anni passati numerosi comuni, di cui Grottaglie (Taranto) è un caso emblematico, in previsione di una crescita demografica elevata, hanno redatto piani regolatori con comparti di espansione urbana molto estesi, da rendere di fatto assai difficoltosa, se non impraticabile, l'adozione di piani attuativi per consentire la possibilità concreta di edificazione;

   l'entrata in vigore del decreto-legge n. 223 del 2006, che ha previsto che «un'area è da considerare fabbricabile se utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal comune, indipendentemente dall'approvazione della regione e dall'adozione di strumenti attuativi del medesimo» di fatto, ha reso possibile ai comuni dichiarare edificabili terreni, con rilevanti ricadute in termini di imposizione fiscale, ma non necessariamente sul valore di mercato delle aree interessate;

   in base alla normativa in vigore sono considerate fabbricabili le aree agricole, anche qualora sia consentita l'edificazione limitatamente alle opere strumentali alla coltivazione del terreno; sono altresì considerate fabbricabili quelle di cui all'articolo 9, comma 2, del testo unico sull'edilizia, e quindi quelle che hanno un indice di edificabilità minimo e dove non siano stati approvati gli strumenti urbanistici attuativi previsti dagli strumenti urbanistici generali come presupposto per l'edificazione; trattasi di aree dove sono ammessi interventi di nuova edificazione nel limite della densità massima fondiaria di 0,03 metri cubi per metro quadro, salvo più restrittivi limiti stabiliti dalle leggi regionali e nel rispetto delle norme previste dal decreto legislativo n. 490 del 1999, recante il testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali; sono inoltre considerate fabbricabili le cosiddette zone bianche, aree dove non vi è pianificazione urbanistica perché manca lo strumento urbanistico ovvero è presente lo strumento urbanistico ma non disciplina una particolare zona;

   ciò ha prodotto effetti paradossali: contribuenti costretti a cedere la proprietà di beni per pagare l'insostenibile carico fiscale; terreni dichiarati edificabili ma che hanno avuto incrementi di valore irrilevanti in mancanza di reale efficacia dello strumento urbanistico – per assenza di dispositivi di attuazione – e quindi privi della possibilità di ottenere il permesso di costruire; si consideri altresì che, di fatto, restano fuori dal concetto di «edificabilità» enunciato dal decreto-legge n. 223 del 2006, solo quelle aree in cui non è possibile costruire nulla, perché gravate da vincolo di inedificabilità assoluta; in sostanza, più del 99 per cento dei terreni sul territorio italiano sarebbe edificabile;

   la suddetta norma, pertanto, invece di incoraggiare il contenimento del consumo di suolo è invertire il processo di cementificazione del territorio, rischia di estendere ulteriormente l'attribuzione della qualifica di «terreno edificabile»;

   il 23 dicembre 2019 il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/02305/244 sul disegno di legge di bilancio con l'impegno «a valutare l'opportunità di attuare ogni utile iniziativa a livello normativo al fine di rimuovere le criticità esposte in premessa, a tutela degli interessi della collettività al corretto pagamento delle imposte di tutti i cittadini, e nel rispetto del principio di capacità contributiva e progressività dell'imposizione fiscale di cui all'articolo 53 della Costituzione» –:

   quali utili iniziative intenda intraprendere a livello normativo, anche a seguito dell'approvazione dell'ODG 9/02305/244 sopracitato, al fine di rimuovere le criticità esposte in premessa;

   se il Ministro, per quanto di competenza, disponga di dati in merito alla estensione delle aree agricole presenti sul territorio nazionale che, con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 223 del 2006, sono state dichiarate fabbricabili e in cui mancano gli strumenti urbanistici attuativi;

   se il ministro intenda fornire dati in merito alla tassazione immobiliare che ricade sulla fattispecie dei terreni descritti in premessa, oltre che dei dati relativi sia ai contenziosi fiscali pendenti, sia alle morosità.
(5-03501)


   DE FILIPPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, direzione provinciale di Potenza, con comunicazione del 28 gennaio 2020, ha avvertito i presidenti del collegio dei geometri e degli ingegneri degli architetti e degli agronomi di Potenza che, dal giorno 1o febbraio 2020, gli sportelli catastali di Melfi e Lagonegro potranno fornire soltanto le «Consultazioni personali» richieste direttamente da soggetti titolari, anche in parte, del diritto di proprietà o di altri diritti di godimento;

   tali sportelli catastali presso gli uffici territoriali di Melfi e Lagonegro erano aperti, in aggiunta a quelli istituzionalmente deputati a fornire servizi catastali in visura e voltura presso l'ufficio provinciale-territorio di Potenza;

   il ridimensionamento di tali sportelli catastali rappresenta un ulteriore impoverimenti dei servizi pubblici in un territorio già depauperato rispetto alla presenza dei presidi territoriali della pubblica amministrazione;

   dal punto di vista dei servizi, difatti, da questo mese i cittadini dovranno recarsi personalmente a Potenza in alternativa, produrre in via telematica la documentazione mediante posta certificata, con conseguenti aggravi di costi e dilatazione dei tempi di consegna;

   tale ultima fattispecie è particolarmente critica in particolare per la popolazione anziana, presente in maniera significativa nei territori interessati –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di promuovere una revisione del provvedimento di cui in premessa.
(5-03502)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 53, 1° comma, della Costituzione così precisa: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»;

   l'articolo 5, comma 5, del decreto legislativo n. 504 del 1992, con riferimento alla base imponibile per il calcolo dell'Imu delle aree fabbricabili, dispone quanto segue: «Per le aree fabbricabili, il valore è costituito da quello venale in comune commercio al 1° gennaio dell'anno di imposizione, avendo riguardo alla zona territoriale di ubicazione, all'indice di edificabilità, alla destinazione d'uso consentita, agli oneri per eventuali lavori di adattamento del terreno necessari per la costruzione, ai prezzi medi rilevati sul mercato dalla vendita di aree aventi analoghe caratteristiche»;

   da quanto si evince dall'articolo della rivista Edilportale del 15 ottobre 2019, numerosi sarebbero in Italia i comitati costituitisi per far fronte al pagamento di un'Imu insostenibile, perché applicata su terreni solo astrattamente edificabili ma valutati come se lo fossero concretamente;

   i cittadini, a fronte dell'imposta pretesa del comune, pare siano costretti ogni anno a promuovere ricorso alle commissioni tributarie con enormi costi. Ciò in quanto i comuni applicano il principio secondo cui per ogni anno vige un'autonoma imposizione tributaria, sicché ogni anno i contribuenti si vedono costretti a dare avvio a una nuova azione giudiziaria;

   secondo quanto si evince dal servizio andato in onda su Striscia la notizia, apparirebbe emblematico il caso relativo al comune di Grottaglie dove, a causa dei piani di lottizzazione fermi da 40 anni, vengono applicati ai terreni valori pari a quelli di terreni immediatamente edificabili (all'incirca 100 euro al metro quadrato). Questo renderebbe detti terreni invendibili, a causa, da una parte, dell'inutilizzabilità come terreni edificabili, e dall'altra dell'elevato tributo annuale. Pare che, addirittura, vi siano pensionati che dovrebbero pagare un'imposta Imu, per il loro terreno invendibile e inutilizzabile, superiore al loro reddito annuo. Sicché, l'impossibilità di far fronte al pagamento avrebbe dato corso a procedure esecutive con pignoramento di pensioni e conto correnti;

   il caso del comune di Grottaglie appare tanto più eclatante se si tiene conto del fatto che l'Agenzia delle entrate, a seguito di incarico ricevuto proprio dal comune di Grottaglie nell'anno 2012, avrebbe provveduto a redigere una perizia proprio per calcolare correttamente l'Imu relativa a questi terreni. A seguito della perizia, svolta secondo quanto disposto dalla normativa vigente in materia di Imu citata in premessa, l'Agenzia delle entrate avrebbe stabilito valori per questi terreni che risulterebbero fino a quattro volte inferiori a quelli calcolati dal comune. Ciò malgrado, il comune sembrerebbe ignorare tale perizia e pare continui ad applicare valori di gran lunga superiori –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se ritenga di adottare iniziative di competenza per chiarire quali siano i valori dei terreni del comune di Grottaglie citati in premessa in conformità alla normativa vigente in materia.
(5-03507)

GIUSTIZIA

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   le gravi problematiche relative al carcere di Parma, segnalate in diversi atti di sindacato ispettivo, ancora non hanno trovato una risposta e una soluzione;

   le problematiche del carcere di via Burla – che oggi vede detenute circa 636 persone, di cui un terzo stranieri – saranno ulteriormente aggravate dall'apertura del nuovo padiglione per ulteriori 200 detenuti che aprirà a quanto consta agli interpellanti senza risorse necessarie, con 200 problemi in più e una sola certezza: le donne e gli uomini della polizia penitenziaria a Parma saranno costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili;

   l'incremento numerico porterà la presenza di oltre 800 detenuti facendo divenire Parma la sede del più grande penitenziario della regione, sebbene con una direzione di livello inferiore rispetto a quella di Bologna;

   proprio pochi giorni fa il presidente vicario della corte d'appello di Bologna, all'apertura dell'anno giudiziario, ha descritto la condizione delle carceri in Emilia-Romagna: «Per la magistratura di sorveglianza, improcrastinabile problema resta quello dei mezzi, delle risorse e delle strutture a fronte di un numero di carcerati sempre elevatissimo rispetto alla capienza degli istituti penitenziari». Queste «carenze», secondo il magistrato, «rischiano di pregiudicare anche la pronta adozione di basilari provvedimenti in materia di libertà: essenziale è sia la copertura delle vacanze che un ulteriore aumento d'organico previsto»;

   dal 1° luglio 2018 al 30 giugno 2019, dei 66.226 procedimenti iscritti al tribunale e agli uffici di sorveglianza ne sono stati definiti 39.226. «Un carico di lavoro che rischia di paralizzare gli uffici». E non basta che in Emilia Romagna regione ci sia stato un notevole incremento delle misure alternative al carcere. «La situazione è ancor più problematica rispetto allo scorso anno: il sovraffollamento riprende». Al 30 giugno 2018, a fronte di una capienza regolamentare di 2.824 posti, i detenuti nelle carceri della regione erano 3.560. Nel corso dell'anno giudiziario in questione, invece, le presenze sono di 3.695 detenuti. Al 31 dicembre 2019, infine, le presenze erano di 3.834: il carcere di Parma con 636 detenuti è il secondo carcere della Regione dopo Bologna che ne ha 855;

   la situazione del penitenziario di Parma resta critica e problematica a partire dalla direzione che vede da anni affidi temporanei senza permettere la programmazione di azioni a lungo termine;

   si registra una profonda carenza di personale: manca il 90 per cento, nei ruoli di sovrintendenti e ispettori, il 50 per cento delle figure educative, è presente un solo commissario nonostante ne siano previsti 4 ed un unico direttore «in missione» senza il supporto dei previsti 2 funzionari aggiunti;

   a fronte di una capienza regolamentare di 468 unità – di cui attualmente 456 disponibili – vengono ospitati 636 detenuti: il reparto detentivo maggiormente interessato dai nuovi ingressi è quello della media sicurezza, ma anche le sezioni di alta sicurezza (a Parma vi è il circuito AS1 che sono gli ex 41-bis e il circuito AS3) registrano un incremento dei flussi in entrata, mentre sono stabili i 66 detenuti in regime di 41-bis (il reparto è comunque alla massima capienza possibile);

   nel reparto di media sicurezza sono arrivati da altri istituti detenuti con forti problematiche disciplinari che, inevitabilmente, hanno peggiorato la qualità delle relazioni tra detenuti e operatori penitenziari, e si sono verificati eventi critici che hanno superato, nel numero, la soglia della normale tollerabilità da parte di un sistema che sempre più espone gli operatori e gli agenti della polizia penitenziaria al rischio di eventi irreparabili e drammatici;

   la situazione, se non regolarizzata al più presto, rischia di minacciare la sicurezza, l'ordine e in generale i diritti fondamentali all'interno della struttura penitenziaria. C'è bisogno di più personale per meglio gestire e supportare le reali necessità del carcere, bisogna garantire stabilità direzionale per definire un piano organizzativo che possa assicurare continuità nel lavoro e nell'amministrazione di una struttura rilevante per l'intera regione;

   inoltre, da tempo sembra di leggere un bollettino di guerra: il verificarsi con cadenza settimanale di episodi gravissimi di violenza da parte dei detenuti in danno degli agenti di polizia penitenziaria;

   numerose sono le prese di posizione dei sindacati in merito all'apertura del nuovo padiglione e ne vorrebbero condizionare la realizzazione solo al momento in cui l'Amministrazione avrà colmato il deficit di personale e di risorse –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire la massima agibilità e sicurezza al personale operante nel carcere di Parma, dotandolo anche di una dirigenza stabile e con risorse di personale ed economiche sufficienti;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di arginare le possibili ripercussioni che tale problematica rischia di avere non solo in ambito sociale, ma anche sul piano della sicurezza.
(2-00632) «Cavandoli, Tombolato, Vinci, Murelli, Morrone».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il presidente ed il direttivo dell'Associazione italiana giovani avvocati di Torre Annunziata, più volte hanno manifestato la necessità di un intervento serio e concreto per la risoluzione della problematica cosiddetta del giudice di pace di Torre Annunziata;

   il presidente dell'ordine degli avvocati di Torre Annunziata, il presidente della Fondazione Enrico De Nicola, l'Aiga di Torre Annunziata, i vertici delle associazioni di categoria e gli avvocati tutti, hanno richiesto la presenza dei sindaci e dei rappresentanti eletti nell'area di riferimento, alla assemblea pubblica degli iscritti convocata per il giorno 13 gennaio 2020;

   da partecipanti alla predetta assemblea, nonché da fonti di stampa l'interrogante ha preso atto del fatto che il Foro degli avvocati di Torre Annunziata è in perdurante agitazione per i problemi che attanagliano l'ufficio del giudice di pace di Torre Annunziata a causa di una evidente carenza di organico che ne determina il mal funzionamento, con una previsione di fabbisogno lavorativo non coerente con la revisione della geografia della giustizia susseguente l'accorpamento delle sezioni distaccate;

   la somma del personale assegnato ai vari uffici del giudice di pace delle sedi poi soppresse ed accorpate, risulta essere pari a 51 unità, mentre oggi la pianta organica del giudice di pace di Torre Annunziata, che, a quanto consta all'interpellante non risulterebbe mai aggiornata e sembrerebbe risalire al 30 settembre 2013, data anteriore al citato accorpamento, annovera 12 unità che non riescono minimamente a smaltire il carico di lavoro presente;

   occorre ribadire che la sede di cui si discute raccoglie le istanze di territori densamente popolati quali Torre Annunziata, Torre del Greco, Poggiomarino, Boscoreale, Trecase, Pompei e Castellammare di Stabia, che si sostanziano in una media di 15.000 nuove iscrizioni ogni anno;

   stante siffatti numeri ed il costante aumento della domanda di giustizia è impensabile continuare a fronteggiare una richiesta del genere con un personale così ridotto;

   pertanto, si rende necessaria l'assegnazione di un contingente lavorativo adeguato al numero di affari trattati dalla sede di Torre Annunziata e, soprattutto, la revisione della pianta organica aggiornata al carico giudiziario susseguente l'accorpamento chiarito in precedenza, atteso che è obbligo di chi incide sulla ridistribuzione delle sedi di giustizia operare una valutazione a monte e prevedere le adeguate garanzie a valle assicurando il rispetto dei principi di civiltà giuridica alla base del cosiddetto giusto processo che trova riconoscimento e riparo nella nostra Costituzione;

   ricorrere alla mobilità o al distacco di personale è un mero rimedio temporaneo e non soddisfacente e non certo la soluzione ad una problematica che sta assumendo i caratteri della cronicità;

   anche il presidente del tribunale di Torre Annunziata, dottor Aghina, preso atto delle deficienze in pianta organica, ha evidenziato le criticità esistenti con atti ufficiali e richieste indirizzate agli organi competenti;

   la descritta situazione di insofferenza comporta una convivenza non semplice tra il personale operante presso il giudice di pace di Torre Annunziata e gli avvocati, costretti entrambi a subire le conseguenze di tale emergenza con ripercussioni sulla qualità del lavoro stesso e sui tempi dei giudizi come segnalato spesso anche dallo stesso consiglio dell'ordine degli avvocati di Torre Annunziata;

   gli avvocati del Foro di Torre Annunziata a seguito della mancata risoluzione delle problematiche illustrate, nei limiti consentiti dal proprio codice comportamentale e dalla normativa di riferimento, hanno proclamato reiterate astensioni di protesta nonché il cosiddetto sciopero bianco ad oltranza rifiutandosi di porre in essere tutte quelle attività di aiuto e sostegno alla celebrazione dell'udienza prerogativa dei cancellieri;

   tutto questo sta determinando ulteriori disservizi e lungaggini processuali che vanno nel senso opposto della celerità del giudizio e della definizione in tempi brevi e ragionevoli dei processi, principi ai quali spesso si richiamano il Governo ed il Parlamento;

   la problematica illustrata è destinata a diventare un ostacolo invalicabile alla domanda dei cittadini in previsione dell'ampliamento delle competenze del giudice di prossimità in vigore già dall'anno prossimo che comporterà il prevedibile collasso dell'intero sistema –:

   se i fatti esposti in premessa trovino conferma e, in caso affermativo, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, per quanto di competenza;

   in particolare, se si intenda promuovere una verifica da parte di ispettori ministeriali al fine di acquisire dati ufficiali, numeri di iscrizioni nuove medie annue, numero di affari evasi ogni anno, accertare il carico di lavoro presso la sede del giudice di pace di Torre Annunziata, la consistenza della pianta organica, e la data di adozione della stessa al fine di verificare se sia coerente con la nuova geografia giudiziaria del territorio, al fine di avere un quadro aggiornato e completo della situazione in cui versa l'ufficio di cui si discute, con particolare riguardo alla adeguatezza delle unità lavorative presenti rispetto alla domanda crescente susseguente l'accorpamento delle sedi distaccate;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per una revisione della pianta organica del giudice di pace di Torre Annunziata.
(2-00634) «Pentangelo».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione di Strasburgo stabilisce, nel combinato disposto dagli articoli 3 e 6, il diritto del minore ad essere informato e di esprimere la propria opinione nei procedimenti che lo riguardano, imponendo all'autorità giudiziaria di permettere al minore di esprimere la propria opinione e tenerla in debito conto;

   il codice civile, all'articolo 315-bis, riconosce il diritto del fanciullo – che abbia compiuto i dodici anni, o anche di età inferiore se capace di discernimento – ad essere ascoltato in tutte le questioni che lo riguardano;

   con la legge n. 219 del 2012 viene riconosciuta maggior centralità al ruolo del minore tanto all'interno del processo che lo riguarda – conferendo maggiori possibilità di ascolto del minore – quanto nella relazione con i genitori, implementando il concetto di responsabilità genitoriale;

   come riportato da diversi articoli di stampa, tra cui affaritaliani.it, nel mese di dicembre 2019 il tribunale di Cuneo ha allontanato i quattro figli da una madre, dopo che questa ha denunciato l'ex marito per abusi sessuali sugli stessi;

   dopo la denuncia, si legge, la donna viene considerata dal Consulente Tecnico d'ufficio del tribunale affetta da «disturbo di personalità con altra specificazione», comportamenti paranoici, antisociali e schizofrenici. Diagnosi contraddetta da una psichiatra dell'Asl di Bologna, che ha visitato la madre accertando che questa non presenta «aspetti psicopatologici clinicamente significativi in alcun ambito»;

   nel frattempo, il processo civile è stato definito appunto con il provvedimento di allontanamento dei quattro figli dal domicilio della madre e con il contestuale collocamento presso i nonni paterni;

   il processo penale è ancora in corso, la perizia disposta dal GIP per accertare l'idoneità alla testimonianza dei ragazzi si è conclusa con esito negativo. Secondo la consulente del giudice, i ragazzi, anche quello che ha 15 anni, non possono essere sentiti come testimoni;

   tra gli indicatori utilizzati dalla consulente per motivare il suo parere, risultano alcuni di quelli descritti nel libro «L'abuso sessuale sui minori», di Cristina Roccia e Claudio Foti, il direttore del centro Hänsel e Gretel indagato per presunti affidi illeciti a Bibbiano. «Una situazione assurda» ha affermato l'avvocato della donna «sono indicatori privi di qualsiasi valenza scientifica»;

   d'altronde, il tribunale civile che ha assunto la decisione dell'allontanamento dei minori dalla madre non ha voluto sentire direttamente il racconto dei figli, affidandosi esclusivamente all'intervento di un perito. Nella fase iniziale delle indagini, invece, i ragazzi erano stati sentiti dalla Questura di Cuneo, con l'ausilio di una psicologa del servizio di neuropsichiatria infantile, che aveva accertato la genuinità dei racconti, scevri da condizionamenti;

   come raccontato dal quotidiano on lineCuneo24, il primogenito si è fatto portavoce della battaglia della madre che rivuole i suoi figli, contattando direttamente l'interrogante in qualità di segretario della Commissione per l'infanzia e l'Adolescenza;

   l'interrogante ha quindi presentato un esposto al procuratore di Cuneo, nel quale si chiede di far luce sulle ragioni dell'allontanamento e del mancato ascolto dei figli minori della donna, in particolare quelli di 13 e di 15 anni. Facendo proprio lo stesso appello lanciato dalla donna: «voglio che i miei figli vengano ascoltati, fateli parlare, devono dire quello che sanno, dove e con chi vogliono stare» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, per garantire che l'ascolto del minore in tutti i procedimenti che lo riguardano, soprattutto quando abbia più di dodici anni, venga reso effettivo;

   se non ritenga altresì necessario adottare iniziative ispettive in ordine all'operato dei tribunali nel caso esposto in premessa, considerata l'estrema delicatezza e gravità della vicenda.
(5-03509)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, VINCI e MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i sindacati di polizia penitenziaria denunciano la notizia di questi giorni che il direttore aggiunto dell'Istituto penitenziario di Parma dovrà essere impiegato in maniera continuativa presso l'Istituto penitenziario di Reggio Emilia e pertanto la sede di Parma si vedrà depauperata ancora di un altro dirigente dell'amministrazione penitenziaria;

   gli stessi segnalano che, presso l'Istituto penitenziario di Parma manca da parecchi anni un direttore titolare, nonostante nella sede siano presenti diversi e impegnativi circuiti penitenziari tra cui il regime detentivo 41-bis;

   allo stato attuale, quindi, risulta essere presente, in maniera provvisoria, un solo dirigente penitenziario, che si sta prodigando, per quanto possibile e con i relativi disagi del caso, per rendere efficiente la gestione e l'organizzazione generale dell'attività lavorativa e ciò si riflette anche nelle relazioni sindacali ridotte ai minimi termini, considerata l'esorbitante mole di lavoro in capo al dirigente medesimo –:

   se il Ministro, alla luce di quanto esposto in premessa, ai fini di una corretta e serena gestione dell'istituto, non intenda adottare le iniziative di competenza per addivenire alla nomina in pianta stabile dei quattro dirigenti penitenziari attualmente previsti dalla pianta organica dell'istituto.
(4-04641)


   PAOLINI e LATINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che il 1° febbraio 2020 il signor Emilio Vincioni è stato arrestato e poi liberato, in attesa di giudizio, ad Atene, dove si era recato per il quarto compleanno della figlia, per presunto, parziale, inadempimento degli obblighi di mantenimento della figlia, vicenda già nota da anni per l'ampia eco avuta in numerosi articoli stampa, trasmissioni televisive, e interrogazioni parlamentari;

   la vicenda inizia quando, poco prima del parto, avvenuto il 3 febbraio 2016, la moglie del signor Vincioni, di cittadinanza greca e da circa due anni residente, e con lui convivente, a Sassoferrato (Ancona), chiede ed ottiene dal coniuge l'assenso ad andare a partorire in Grecia vicino alla famiglia di origine, con l'impegno a rientrare in Italia dopo qualche settimana, rientro mai più avvenuto;

   dopo molti vani tentativi bonari per indurre la moglie a rivedere la sua decisione, inducendolo, al signor Vincioni non restava altra via che quella giudiziaria per cercare di ottenere il rimpatrio della figlia ai sensi della Convenzione dell'Aja del 1980, mediante attivazione di vari procedimenti presso i tribunali di Ancona ed Atene. Il giudice competente presso tale tribunale, ad un certo momento, sospendeva la decisione per demandare alla Corte di giustizia europea la interpretazione del concetto di «residenza abituale» del neonato che, nel caso di specie, andrebbe collocato in Grecia, perché ivi nata (per decisione della madre) e mai più uscita (sempre per volontà unilaterale della madre);

   si è quindi realizzata la seguente situazione: il tribunale di Ancona si dichiarava competente per la separazione tra coniugi, ma non compatente per difetto di giurisdizione a decidere sull'affidamento e il mantenimento della minore; il tribunale di Atene decideva infine di negare il rimpatrio della bambina e affidare la minore alla sola madre, con obbligo per il padre al suo mantenimento nella misura di euro 550 al mese, cifra che parrebbe agli interroganti molto elevata in rapporto al costo della vita in Grecia; ciò è stato inoltre stabilito in assenza di contraddittorio, e senza tenere conto della effettiva situazione economica del signor Vincioni, gravemente depauperato da anni di spese legali e accessorie che ha dovuto e deve sostenere per difendere il proprio diritto ad essere padre, nonché del fatto che in Italia, nel maggio 2019, è iniziato un processo penale per sottrazione di minore presso il tribunale di Ancona a riprova del fatto che l'intera condotta della moglie del signor Vincioni è apparsa, anche alla Procura, quantomeno opinabile quanto a correttezza e liceità sostanziale;

   il caso del signor Vincioni, purtroppo, non è che uno dei 454 casi di minori – generalmente figli di coppie di diversa nazionalità – portati all'estero senza il consenso del coniuge –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, anche normative e nelle competenti sedi europee e internazionali per tutelare i diritti di tutti i genitori italiani separati o separandi che si vedono sottrarre i figli minori dal coniuge o dall'ex-coniuge stranieri, come nel caso di cui in premessa, che non di rado approfittano dei diversi tempi di reazione dei rispettivi sistemi giudiziari.
(4-04652)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   per l'intervento «Chiusura anello ferroviario di Palermo, tratta Giachery-Politeama-Notarbartolo», è stata individuata una copertura finanziaria di 100 milioni di euro nell'ambito del piano operativo del Fondo sviluppo e coesione infrastrutturale 2014-2020;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 12 novembre 2019, a quanto consta all'interrogante, ha dato il nulla osta all'assunzione da parte di R.f.i. del ruolo di soggetto beneficiario (oltre che di soggetto attuatore) del sopracitato intervento;

   il cronoprogramma dell'intervento prevede la realizzazione della progettazione definitiva entro metà del 2020 e l'affidamento dei lavori entro la fine del 2021;

   il 31 dicembre 2021 è la data ultima per gli impegni giuridicamente vincolanti relativi a tale tipologia di finanziamento;

   il protocollo d'intesa tra R.f.i. e comune di Palermo del 2 dicembre 2002 prevede che quest'ultimo affidi a R.f.i. la gestione dell'anello ferroviario con specifica convenzione, in analogia all'atto di concessione relativo all'infrastruttura ferroviaria nazionale –:

   se risulti che Rete ferroviaria italiana, compatibilmente con le necessità tecniche operative, intenda procedere alla progettazione ed esecuzione degli interventi di cui in premessa, ponendo come priorità l'assenza di cantieri in superficie e dei connessi disagi per la cittadinanza e se il Governo intenda adottare iniziative di competenza affinché Rete ferroviaria italiana, una volta ultimati i lavori, possa acquisire la proprietà delle infrastrutture oggetto del primo stralcio in modo da avere unicità di gestione dell'intero anello ferroviario, e in caso affermativo, con quali tempistiche.
(2-00633) «Varrica».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, commi 95 e 96, della legge n. 145 del 2018 è stato istituito il fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, con una dotazione complessiva di circa 43,6 miliardi di euro per gli anni dal 2019 al 2033;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 98, della legge n. 145 del 2018 il fondo è ripartito tramite uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, in relazione ai programmi settoriali presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato per le materie di competenza;

   lo schema di decreto di riparto è stato trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti;

   il sopracitato schema prevedeva per ciò che riguarda il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti uno stanziamento complessivo pari a 16,101 miliardi di euro da destinare a 39 interventi, come evidenziato dalla proposta di riparto presentata dal Ministero in Commissione VIII in data 28 maggio 2019;

   il riparto del fondo è avvenuto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019, registrato alla Corte dei conti il 12 luglio 2019 e conferma per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo stanziamento previsto dallo schema di riparto sul quale si sono espresse con parere favorevole le Commissioni parlamentari competenti –:

   quale sia lo stanziamento definitivo per ciascuno dei 39 programmi presentati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e in particolare quello destinato all'Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, e secondo quali modalità e quali tempistiche si renderanno disponibili le risorse alle amministrazioni attuatrici.
(4-04639)


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia sono 4 gli aeroporti che servono sia voli nazionali sia voli internazionali, in particolar modo intraeuropei;

   per effetto anche dell'abbandono di alcune compagnie aeree — Vueling e Ryanair — volare in Sicilia, negli ultimi tempi, è diventato molto oneroso: si può spendere fino a 500 euro per un volo diretto a Roma o Milano: addirittura di più di un volo intercontinentale;

   dopo l'abbandono di alcune tratte da parte di questi due vettori low cost il quadro dei collegamenti, tra la Sicilia e il resto d'Italia, ha assunto ormai i caratteri di conclamata emergenza: tariffe insostenibili e frequenti disagi rendono la condizione di insularità una vera e propria prigione;

   sembra profilarsi quello che all'interrogante appare un «raggiro» alle spalle di un popolo, quello siciliano, che, suo malgrado, sostanzialmente può spostarsi soltanto in aereo se vuole raggiungere in tempi ragionevoli la sua destinazione. Di fatto, è una tassa occulta che i residenti in Sicilia pagano indebitamente, che colpisce chi per studio, cure o lavoro si deve recare fuori dalla Sicilia;

   si sa bene che senza un sistema moderno, efficiente, avanzato e integrato dei trasporti, è quasi inutile parlare di sviluppo, benessere e crescita per un territorio, come quello insulare, che per la prima volta, dopo decenni, registra una perdita significativa di residenti: meno 400 mila negli ultimi cinque anni;

   è difficile, se non impossibile, parlare di sviluppo e di turismo in un luogo senza infrastrutture per la mobilità e, se non si inverte da subito questa tendenza, l'isola sarà sempre più un luogo destinato all'immobilismo, alla sofferenza, al nulla;

   una soluzione immediata, almeno per quanto riguarda il problema dei trasporti, ci sarebbe ed è la cosiddetta «continuità territoriale», il regime che permette allo Stato di pagare le compagnie aeree perché calmierino i prezzi. Sistema già in vigore in Sardegna, ove si paga stabilmente un prezzo equo da Cagliari, Olbia e Alghero verso Linate e Fiumicino –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa anomalia tutta italiana e se non ritenga, anche in considerazione delle prossime festività, avviare urgentemente con le istituzioni locali un tavolo di lavoro affinché si possano attivare tutte le misure, come per la Sardegna, per compensare il gap legato alla posizione geografica attraverso agevolazioni sui costi dei trasporti aerei, marittimi e ferroviari.
(4-04642)


   VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1076, della legge n. 205 del 2017 ha stanziato risorse per il periodo 2018-2023 destinate alla manutenzione straordinaria delle strade provinciali;

   il connesso decreto attuativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 16 febbraio 2018 prevede all'articolo 5 che ogni ente titolato invia alla direzione competente il programma pluriennale degli interventi che si intende automaticamente approvato dopo 90 giorni in assenza di osservazioni;

   nel medesimo decreto non vengono esplicitate le modalità tramite le quali è possibile per città metropolitane e province modificare i programmi per le varie annualità;

   la legge di bilancio 2020 è intervenuta all'articolo 1, comma 62, incrementando e prorogando i fondi di cui all'articolo 1, comma 1076, della legge n. 205 del 2017 fino al 2034;

   bisogna garantire massima operatività e flessibilità di riprogrammazione agli enti locali, fermi restando gli obblighi di rendicontazione al suddetto Ministero imposti dalla legge –:

   se e quali iniziative intenda assumere, per esplicitare modalità di riprogrammazione snelle delle risorse da parte di città metropolitane e province, coerentemente con le necessità operative e le urgenze che caratterizzano la gestione di tali enti.
(4-04645)


   MAGGIONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la superstrada Vigevano-Malpensa è un progetto che prevede il collegamento tra Magenta e Vigevano, principale città della Lomellina, con lo scopo di migliorare il collegamento con l'aeroporto di Malpensa (Varese), interessando anche Milano; di fatto, si tratta della prosecuzione della superstrada Malpensa-Boffalora/A4, fino a Vigevano, ma anche di un asse viario esterno alla tangenziale ovest di Milano finalizzato a favorire i collegamenti tra Milano, l'ovest milanese, la Lomellina e la A4. Il progetto si divide in tre tratte: la tratta A, da Magenta ad Albairate; la tratta B, da Albairate alla tangenziale ovest di Milano; la tratta C, da Albairate a Vigevano (con la variante di Abbiategrasso e l'adeguamento in sede fino al nuovo Ponte sul Fiume Ticino). Il Cipe aveva autorizzato in questa fase solo le tratte A e C, stralciando la tratta B;

   il Tar della Lombardia ha deciso lo stop alla realizzazione dell'infrastruttura. La sentenza ha annullato la delibera N. 7 del Cipe del 28 febbraio 2018, che ha approvato il progetto definitivo del collegamento tra la strada provinciale ex strada statale 11 «Padana Superiore» a Magenta e la Tangenziale ovest di Milano, con la variante di Abbiategrasso e l'adeguamento del tratto della strada statale 494 «Vigevanese» Abbiategrasso-Vigevano fino al ponte sul Fiume Ticino. Si trattava del primo stralcio da Magenta a Vigevano, tratta A e tratta C;

   a ricorrere contro la realizzazione dell'infrastruttura era stato il Parco Lombardo della Valle del Ticino;

   diversi movimenti di cittadini e di amministratori locali tra cui i «Sindaci del Sì» alla Vigevano-Malpensa non rinunciano e si sono già riuniti per ribadire che si tratta di «un'opera fondamentale per la sopravvivenza economica e sociale del territorio nonché per la tutela della salute e la sicurezza dei cittadini». Anche perché «dalla sentenza emergono due elementi rilevanti», vale a dire che «il tracciato approvato dal Cipe di fatto non è stato contestato», ma soprattutto che «tutti gli elementi pretestuosi dei comitati “no Tang” non sono stati accolti e hanno ricevuto dal Tribunale Amministrativo definizioni quali “inammissibile”, “infondato” o “genericità”»;

   la situazione della Vigevano-Malpensa rischia di passare alla storia come l'ennesima, paradossale, vicenda della burocrazia che frena in modo drammatico lo sviluppo infrastrutturale del Paese e della Lombardia in particolare. Un'opera di cui si parla (e si progetta) da decenni, invocata a gran voce dalle categorie produttive e dai lavoratori per migliorare i collegamenti tra la Lomellina e il resto della Lombardia, approvata a cavallo di maggioranze di Governo di segno opposto (la delibera del Cipe del 2018 risale al Governo Gentiloni, lo sblocco dei fondi al Governo Conte 1), che va letteralmente in frantumi alla vigilia della sua concretizzazione, mandando all'aria anni di lavoro, di progetti, di conferenze di servizi –:

   se il Ministro interrogato ritenga ancora strategica l'opera della Vigevano-Malpensa e soprattutto quali iniziative intenda assumere, dopo la sentenza del Tar Lombardia che ha annullato la delibera n. 7 del 2018 del Cipe che finanziava la suddetta superstrada.
(4-04649)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo 2020 per l'indizione – con decreto del Presidente della Repubblica – del referendum popolare previsto dall'articolo 138 della Costituzione sul testo di legge costituzionale recante: «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dalle due Camere e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 240, del 12 ottobre 2019;

   la nostra Carta Costituzionale all'articolo 48 recita:

    «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
    Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
    La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.
    Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge»;

   esistono legislazioni speciali che consentono ai nostri concittadini temporaneamente all'estero per motivi di studio di esercitare il loro diritto di voto;

   elaborando i dati forniti dal Miur sommando per ciascuna regione gli studenti che risultavano iscritti in atenei fuori regione, in Italia vi sono 1.728.392 studenti iscritti ai corsi universitari di cui 500.143, il 29 per cento circa, sono studenti cosiddetti «fuori sede», cioè iscritti in atenei fuori regione rispetto alla loro residenza anagrafica;

   sono state depositate diverse proposte di legge che si propongono di garantire il diritto di voto a chi si trova per motivi comprovati di studio in regione diversa da quella di residenza durante i giorni di elezione;

   il Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu), in data 12 novembre 2019, ha approvato all'unanimità una raccomandazione con cui si chiede al Miur e al Governo di garantire il diritto di voto per studenti, dottorandi e specializzandi «fuori sede» –:

   quali iniziative, in particolare di carattere normativo, il Governo abbia intenzione di intraprendere al fine di garantire l'esercizio del diritto di voto agli studenti, dottorandi e specializzandi «fuori sede» nel nostro Paese, in conformità con l'articolo 48 della nostra Costituzione.
(5-03506)


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da numerose segnalazioni arrivate alla casella di posta elettronica dell'interrogante e al Consolato Generale d'Italia di Londra vi sarebbero alcune anomalie circa il sistema di caricamento in rete e il rifiuto di moltissime domande di rilascio di cittadinanza italiana;

   le domande rigettate risultano essere precedenti anche all'entrata in vigore del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito dalla legge di conversione 1° dicembre 2018, n. 132, (cosiddetto decreto Salvini) e successive modificazioni che hanno innovato radicalmente l'accesso, i costi e i tempi di valutazione per la domanda di ottenimento della cittadinanza italiana con l'inserimento anche di un necessario requisito linguistico per il candidato;

   risulta altresì all'interrogante che vi sia poi un numero di domande non evase prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, ma de facto valutate secondo la novella normativa – più restrittiva – e quindi rigettate;

   la concomitanza della Brexit ha favorito una forte pressione sui sistemi e sugli uffici consolari di tutta la Gran Bretagna di connazionali e aspiranti tali, anche al fine dell'ottenimento di un passaporto comunitario;

   in linea generale ogni procedimento è soggetto alla normativa in vigore al momento della sua conclusione (tempus regit actum) prendendo dunque in considerazione le modifiche normative medio tempore entrate in vigore. Con l'importante eccezione di procedimenti che possono essere frammentati in sub procedimenti ognuno dei quali resta regolato dal diritto vigente nel momento in cui si è concluso il sub procedimento. Infatti, la giurisprudenza ha individuato un altro correttivo che è costituito dall'affidamento riposto dal privato nell'accoglimento della domanda secondo le regole dettate al momento di presentazione della stessa: in base a questo principio la regola tempus regit actum viene sostituita dalla diversa regola tempus regit actionem (Consiglio di Stato sentenza n. 455 del 2012) e vi sarebbe una violazione del principio dell'affidamento del privato nel caso in cui il procedimento sia concluso in ritardo esponendo il privato alle sopravvenienze normative peggiorative –:

   se ai Ministri interrogati risultano i fatti esposti e se intendano chiarire se le domande presentate precedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 siano state erroneamente, secondo l'interrogante, considerate come invalide sostanzialmente per effetto della novella normativa, con decisioni che appaiono in contrasto con la giurisprudenza consolidata del Consiglio di Stato.
(5-03508)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 1o febbraio 2020 agenzie di stampa e numerosi quotidiani hanno riportato la notizia di un gravissimo attentato incendiario all'autovettura del vicesindaco di Burgos (Sassari), Tonino Nieddu;

   sulla vicenda stanno già indagando i Carabinieri della Compagnia di Bono, intervenuti immediatamente sul posto e, stando ai primi accertamenti, pare che nella notte alcuni ignoti abbiano prima dato alle fiamme e distrutto l'autovettura del vicesindaco, cercando poi di incendiare anche quella della moglie;

   numerosi sono stati gli attestati di solidarietà rivolti al vicesindaco di Burgos da parte dei cittadini e dei rappresentati delle istituzioni nelle ore successive all'attentato;

   quanto accaduto è, anche a parere dell'interrogante, di assoluta gravità altresì perché si tratta, nell'arco di poco tempo, dell'ennesimo e vile atto intimidatorio contro un amministratore locale della Sardegna;

   sempre a Burgos, nel 2004, un ordigno venne fatto esplodere davanti alla casa di Pino Tilloca, allora sindaco, uccidendone il padre Bonifacio;

   occorre pertanto una ferma condanna da parte di tutte le istituzioni verso i gravissimi atti intimidatori che in Sardegna stanno coinvolgendo un numero ormai sempre maggiore di amministratori locali e che vengano predisposte immediate e idonee misure atte a garantire a questi ultimi di poter espletare il proprio mandato in sicurezza e completa autonomia, e ciò nell'interesse anche dei cittadini –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia già adottato o intenda adottare, per quanto di competenza a tutela degli amministratori locali della Sardegna anche a seguito dell'ennesimo e gravissimo atto intimidatorio verificatosi ai danni del vicesindaco di Burgos.
(4-04647)


   SABRINA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le rivolte all'interno dei centri di permanenza per il rimpatrio sono frequenti. Le fughe, i tentati suicidi, gli atti di autolesionismo, e gli incendi si verificano spesso. Ciò mette a rischio sia gli operatori e le forze dell'ordine che lavorano all'interno di queste strutture, sia gli immigrati che sono in attesa di essere rimpatriati nei loro paesi d'origine;

   talvolta incide anche il sovraffollamento di queste strutture. Il numero degli ospiti infatti, dovrebbe essere proporzionato al numero del personale e delle forze dell'ordine che lavorano all'interno dei Cpr e che invece, ad oggi, non permette di garantire un controllo adeguato;

   la necessaria e imprescindibile tutela delle persone ospiti dei centri di permanenza per il rimpatrio non può essere messa da parte. La garanzia dei loro diritti all'interno di queste strutture rimane il principio cardine in un Paese che rispetta tutti gli esseri umani a prescindere dalla loro provenienza;

   inoltre, la mancata predisposizione di spazi comuni e di programmi volti a impiegare il tempo degli ospiti della struttura può causare dei problemi nella convivenza degli stessi non favorendo la loro integrazione;

   con il decreto del Ministro dell'interno 18 novembre 2018 è stato definito il nuovo schema di capitolato di appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri di prima accoglienza e dei Cpr prevedendo però che i centri debbano essere strutturati in modo da garantire l'erogazione dei servizi stabiliti dal capitolato d'appalto ossia la fornitura di vitto e alloggio, la cura dell'igiene, l'assistenza generica alla persona (compresa la tutela psicologica) e la tutela sanitaria. L'erogazione di tali servizi però non è sempre garantita e le risorse a disposizione non consentono un intervento immediato per la risoluzione delle criticità;

   è indispensabile elaborare strategie che siano in grado di tutelare in modo efficace i soggetti sottoposti a misure coattive della propria libertà personale. Il trattenimento nei luoghi di detenzione degli stranieri irregolari, così come quello dei cittadini italiani, deve rispettare gli standard minimi previsti dalla normativa italiana ed europea, facendo sì che la salute sia realmente un bene primario e un diritto fondamentale;

   a seguito di un sopralluogo del Cpr di Gradisca l'interrogante ha constatato, oltre alle criticità sopra elencate, anche problemi strutturali, come infiltrazioni, riscaldamento non funzionante e danni a finestre, che ancora non sono stati risolti a causa delle procedure di ripristino che non consentono un intervento immediato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché possano essere attuate strategie alternative per la procedura dei rimpatri e dell'accoglienza che tengano conto anche di un nuovo schema di capitolato in grado di risolvere in modo celere i problemi di sicurezza e di erogare servizi che impegnino gli ospiti e ne favoriscano una convivenza pacifica.
(4-04648)


   PATELLI, RACCHELLA, PRETTO e COVOLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la caccia in Italia è regolata dallo Stato, con la legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni e integrazioni, che reca norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. La caccia ha anche un ruolo nella «gestione» della fauna selvatica, ad esempio per mantenere la popolazione di una certa specie all'interno delle capacità di sostentamento dell'ambiente ecologico. Infatti, in Italia, guardie forestali ed ecologisti partecipano insieme alla scrittura di norme di regolamentazione della caccia, in modo che un adeguato numero di animali garantisca la preservazione della fauna selvatica;

   a fronte di una pratica hobbistica e sportiva regolata dalla legge e prevista dall'ordinamento italiano, parte della popolazione italiana rimane contraria a tale pratica ma tale posizione, seppur lecita, spesso eccede i normali limiti morali, normativi e di buon senso;

   alla fattispecie sopra citata appartiene senza dubbio il manifesto funebre apparso nel vicentino a firma di «centopercentoanimalisti»;

   tale manifestino inneggia alle persone decedute durante la stagione venatoria — includendo vergognosamente anche le persone vittime di patologie che nulla hanno a che vedere con la caccia (si cita a titolo d'esempio i morti per infarto);

   il manifestino funebre invita ad una vergognosa «cerimonia di godimento con prosecco» fissata per l'8 febbraio 2020 presso la fiera di Vicenza nella quale si annuncia la raccolta firme per la petizione «vogliamo i vespasiani sulle tombe degli assassini»;

   tale manifesto appare non solo gravemente offensivo e lesivo dell'onore di esseri umani deceduti, oltretutto senza macchiarsi di alcun crimine, ma si configura quale reato di manifestazione di oltraggio verso i defunti –:

   quale sia l'orientamento del Governo in merito al manifesto funebre apparso in provincia di Vicenza di cui in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative per verificare se l'evento pubblicizzato dal manifesto, previsto per il prossimo 8 febbraio presso la fiera di Vicenza, possa costituire una turbativa dell'ordine pubblico e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, posto che per gli interroganti esso si configura come una provocazione estremamente grave, capace di dar luogo a un pericolo per la sicurezza e per l'incolumità pubblica di chi lo sostiene o di chi ritiene che sia lesivo dell'onore di defunti, dei loro familiari o amici a cui si riferisce.
(4-04656)


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Trappeto, piccolo centro della provincia di Palermo, è stato di recente teatro di una vicenda che ha scandalizzato gran parte dell'opinione pubblica locale e nazionale: il 5 gennaio 2020, in occasione della festa dell'Epifania, gli esponenti della locale sezione di Forza Nuova hanno donato ai bambini del paese decine di calze nere, piene di dolci, con sopra stampato il logo Forza Nuova;

   la distribuzione delle calze nere «griffate» in paese si è svolta alla presenza del sindaco, Santo Cosentino, e del suo vice, Rosita Orlando;

   la partecipazione dell'amministrazione locale appare quanto mai offensiva dell'animo puro dei tanti bambini innocenti che hanno, ingenuamente, accettato la calza neofascista ricca di dolciumi;

   la condotta tenuta dagli esponenti locali di Forza Nuova è per l'interrogante oggettivamente da condannare: non e ammissibile strumentalizzare la festa della Befana per fare apologia neofascista, utilizzando l'innocenza dei minorenni come strumento di propaganda politica;

   non è tollerabile per l'interrogante l'atteggiamento di sostegno e gravemente indecoroso dell'amministrazione comunale che ha preso parte all'evento organizzato dai rappresentanti fascisti: il sindaco e il vicesindaco con la loro presenza hanno avallato la manifestazione organizzata dai militanti fascisti, non preoccupandosi di vietare in alcun modo la distribuzione delle calze nere ai bambini, chiaro strumento per l'interrogante di promozione dell'idea del fascismo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di evitare che eventi come quello sopra descritto, che si rivelano finalizzati a strumentalizzare festività religiose o ricorrenze care alla cultura popolare per fare propaganda politica possano trasformarsi in occasioni di turbativa dell'ordine pubblico, e per contrastare il fenomeno della diffusione di gruppi che si ispirano ai principi del nazi-fascismo.
(4-04659)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il regio decreto 6 maggio 1923, n. 1054, recante norme sull'ordinamento della istruzione media e dei convitti nazionali, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 2 giugno 1923, n. 129, sono stati istituiti i licei artistici, i quali, data la forte componente concettuale, storica e letteraria delle belle arti, devono essere ricompresi tra quelli di stampo umanistico, anche in ragione del fatto che offrono una notevole preparazione formativa e culturale, tale da permette sia l'iscrizione all'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, che ad altri corsi universitari; l'offerta formativa del liceo artistico, quale scuola secondaria di secondo grado, prevede sia l'insegnamento di materie caratteristiche di un liceo quali la letteratura, la storia, la filosofia, la matematica, la fisica; sia l'approfondimento di materie collegate con le arti applicate e visive, come la pittura, la scultura, l'architettura, il design, la grafica, la scenografia, l'audiovisivo e la storia dell'arte;

   il liceo artistico «Foiso Fois» di Cagliari è una scuola che può vantare un alto numero di iscritti, circa 900, ai quali devono essere aggiunti gli altri istituti artistici presenti nel territorio del sud Sardegna; il numero degli studenti iscritti ai licei artistici, residenti nel sud della Sardegna, è superiore alle 1.500 unità e tali numeri, in continua crescita, dimostrano una vocazione naturale per il settore artistico, oltre che l'ottima reputazione dell'istituto cagliaritano e degli altri istituti artistici dell’hinterland, anche in ragione dell'eccellente preparazione dei docenti e dei dirigenti assegnati agli stessi istituti;

   la città di Cagliari è l'unico capoluogo di regione nel quale, pur in presenza del liceo artistico, non è mai stata istituita un'Accademia delle belle arti e ciò nonostante che, fin dai primi anni Ottanta, l'amministrazione comunale abbia richiesto formalmente l'istituzione al competente Ministero; la citata istituzione consentirebbe di rispondere alla sempre più crescente domanda di alta formazione artistica proveniente da parte degli studenti dei licei artistici residenti nel sud della Sardegna, evitando, quindi, l'emigrazione degli stessi studenti verso altre città e/o l'abbandono della carriera artistica, anche in ragione degli alti costi conseguenti all'eventuale trasferimento presso altre sedi;

   fin dal 1989, in Sardegna, è stata istituita l'Accademia di belle arti di Sassari, validissimo istituto che solo in parte riesce a soddisfare la domanda proveniente dal sud dell'isola e pertanto, l'istituzione di un'altra sede della medesima accademia nell'ambito territoriale della città metropolitana di Cagliari non si porrebbe in alcun modo in contrapposizione con quella sassarese ma, al contrario, ne rafforzerebbe la posizione, in ragione dell'alto prestigio già acquisito nel tempo; l'apertura di una sede staccata della citata Accademia di belle arti di Sassari nell'ambito territoriale della città metropolitana di Cagliari potrebbe rappresentare l'occasione per una differenziazione dei corsi di studi e l'ampliamento dell'offerta formativa, anche al fine di rispondere alla crescente domanda proveniente dagli studenti dei licei artistici del sud Sardegna;

   il 1° agosto 2019 il Governo pro tempore ha approvato un ordine del giorno, sul P.d.l. 9/2019-A/1 presentato dall'interrogante –:

   è depositata, in attesa di essere discussa, analoga mozione nel consiglio regionale della Sardegna ma non vi è dubbio sulla sua prossima approvazione;

   il consiglio comunale di Cagliari ha approvato analogo provvedimento dimostrando la chiara volontà di collaborare alla realizzazione di questo irrinunciabile progetto –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare per la realizzazione di una sede dell'Accademia di Belle Arti nella città di Cagliari.
(4-04650)


   MANZO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, presso l'istituto Comprensivo «Parini-Rovigliano» a Torre Annunziata (Napoli), è in corso una preoccupante emergenza igienico sanitaria che vede coinvolti diversi alunni frequentanti l'istituto scolastico a cui è stata diagnosticata una parassitosi da Ascaris Lubricorides, un parassita intestinale presente in terreni paludosi contaminati da feci e liquami fognari. I casi finora accertati sono 24 su una popolazione scolastica di 450 alunni. Un numero sufficiente di episodi per far ipotizzare da parte del dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell'AslN3 Sud l'esistenza di un «focolaio» della malattia;

   la dirigenza scolastica ha provveduto tempestivamente a chiudere la scuola per la durata di cinque giorni, dal 15 al 20 gennaio 2020, allo scopo di sottoporre i locali dell'istituto ad un intervento di sanificazione e derattizzazione. La dirigenza ha anche attivato la profilassi prevista in questi casi;

   l’Ascaris Lubricoides è un verme cilindrico della famiglia degli Ascarididae responsabile di una infezione detta ascaridiasi che colpisce principalmente i bambini e che si presenta con sintomi come gonfiore, dolori addominali, diarrea, scarso accrescimento, malnutrizione e difficoltà di apprendimento. L'infestazione avviene tramite l'ingestione delle uova del parassita che si dischiudono nel duodeno. Il verme adulto può sopravvivere un anno nell'intestino dell'individuo. L'ascaridiasi è una malattia diffusa principalmente nei Paesi in via di sviluppo dove le condizioni igienico-sanitarie sono scarse e dove si usa letame spesso contaminato come fertilizzante per i terreni agricoli;

   l'Istituto comprensivo Parini-Rovigliano (con una platea di 450 alunni tra scuola dell'infanzia, primaria e secondaria) è situato a meno di 50 metri dalla Foce del Fiume Sarno e del Canale Bottaro. Quando il fiume – che raccoglie lungo il suo corso scarichi fognari e sversamenti abusivi – esonda a causa della pioggia, il cortile della scuola, a quanto consta all'interrogante, viene regolarmente invaso dai liquami che poi defluiscono contaminando il terreno con i residui fognari. Il cortile della scuola è regolarmente utilizzato dai bambini negli orari di ricreazione per attività all'aperto;

   la vicenda, come prevedibile, sta causando forte apprensione nei genitori degli alunni che frequentano l'istituto i quali, nei giorni scorsi, hanno avuto anche un incontro con il sindaco di Torre Annunziata e i responsabili dell'Asl;

   va tenuto presente che il terreno contaminato da feci è considerato il principale veicolo di trasmissione del parassita –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per far fronte all'emergenza igienico-sanitaria in corso presso l'Istituto comprensivo Parini-Rovigliano e in tutta l'area della foce del fiume Sarno; quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di verificare il rischio contaminazione dei terreni coltivati nella suddetta zona situata tra i comuni di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia; e se il Ministro della salute intenda adottare le iniziative di competenza, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, per avviare un eventuale screening per il monitoraggio di malattie epidemiologiche e parassitosi tra la popolazione residente nella zona.
(4-04658)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato da alcuni cittadini, la sede Inps della Sicilia, a differenza delle altre, non applicherebbe correttamente le disposizioni in materia di riscatto dei periodi per contributi omessi e prescritti;

   in particolare, l'articolo 13, commi 1 e 5, della legge 12 agosto 1962, n. 1338 dispone: «1. Il datore di lavoro che abbia omesso di versare contributi per l'assicurazione obbligatoria invalidità, vecchiaia e superstiti e che non possa più versarli per sopravvenuta prescrizione ai sensi dell'articolo 55 del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, n. 1827, può chiedere all'Istituto nazionale della previdenza sociale di costituire, nei casi previsti dal successivo quarto comma, una rendita vitalizia riversibile pari alla pensione o quota di pensione adeguata dell'assicurazione obbligatoria, che spetterebbe al lavoratore dipendente in relazione ai contributi omessi. [...] 5. Il lavoratore, quando non possa ottenere dal datore di lavoro la costituzione della rendita a norma del presente articolo, può egli stesso sostituirsi al datore di lavoro, salvo il diritto al risarcimento del danno, a condizione che fornisca all'Istituto nazionale della previdenza sociale le prove del rapporto di lavoro e della retribuzione indicate nel comma precedente.»;

   la costituzione della rendita vitalizia ha la finalità di sanare un'omissione contributiva nell'assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti in relazione alla quale si sia verificata la prescrizione e, quindi, ha come presupposto l'inadempimento di un obbligo contributivo da parte del soggetto tenuto al pagamento dei contributi;

   a supporto del proprio orientamento, la sede Inps di Palermo fa riferimento alla sentenza della Corte di Cassazione, Sezioni Unite, n. 21302 del 14 settembre 2017, del secondo la quale la prescrizione della rendita vitalizia, legata al mancato versamento dei contributi previdenziali da parte del datore di lavoro, è subordinata a quella del diritto di credito. Infatti, essa matura decorsi dieci anni dalla prescrizione del credito contributivo. Tale evento determina l'insorgere di un danno immediato al lavoratore: l'impossibilità di costituire una provvista economica in sostituzione della pensione;

   tale pronuncia giurisprudenziale, però, fa specifico riferimento alla fattispecie delineata dall'articolo 13, comma 1, della citata legge del 1962 e non anche alla diversa ipotesi di cui al successivo comma 5, in cui è lo stesso lavoratore che, sostituendosi al datore di lavoro, chiede la costituzione della rendita vitalizia, a condizione, ovviamente, di fornire prove certe in merito alla sussistenza del rapporto di lavoro e dei relativi contributi omessi;

   solo sul territorio siciliano e in poche altre regioni, peraltro, sembrerebbe che le sedi Inps oppongano la prescrizione decennale, mentre nella maggior parte del territorio nazionale la costituzione della rendita vitalizia verrebbe riconosciuta senza limiti temporali;

   se tale prassi fosse confermata, si configurerebbe, ad avviso degli interpellanti, una irragionevole disparità di trattamento tra cittadini aventi medesimi diritti, con lavoratori ai quali viene riconosciuta una corretta forma di tutela a fronte di un vuoto contributivo addebitabile al datore di lavoro e lavoratori ai quali, invece, la medesima tutela viene negata;

   a conferma di una non uniforme applicazione delle disposizioni di legge, con circolare n. 78 del 29 maggio 2019, l'Inps ha, peraltro, riepilogato i princìpi inderogabili della disciplina della costituzione di rendita vitalizia ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 1338 del 1962, fornendo alcuni chiarimenti in merito alle regole in vigore, avendo «rilevato criticità nella gestione delle pratiche in oggetto, evidenziando la necessità di un intervento chiarificatore e di riordino riguardo a delicati profili istruttori» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali siano le motivazioni alla base della prassi di dubbia legittimità adottata dalla sede Inps della regione Sicilia in merito all'applicazione delle disposizioni in materia di riscatto dei periodi per contributi omessi e prescritti ai sensi dell'articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338;

   quali siano i dati disponibili relativi all'applicazione dell'articolo 13, commi 1 e 5, della legge 12 agosto 1962, n. 1338, su tutto il territorio nazionale e alle modalità di riscatto dei periodi per contributi omessi e prescritti adottate dalle singole sedi territoriali Inps, chiarendo in particolare, se ci siano sedi territoriali Inps – e quali siano – che riconoscano la costituzione della rendita vitalizia senza eccepire limiti temporali, anche dopo la sentenza della Corte di Cassazione, Sezioni Unite, n. 21302 del 14 settembre 2017;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sanare tale situazione e garantire il riconoscimento della citata rendita vitalizia agli aventi diritto, uniformemente su tutto il territorio nazionale.
(2-00630) «Varchi, Maschio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIPRINI, TRIPIEDI, COMINARDI e DI STASIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Ami Acque Minerali d'Italia, attivo nella produzione e distribuzione di acque minerali, comprende marchi importanti quali Norda, Fabia, San Gemini e Gaudianello e presenta numerosi stabilimenti sul territorio italiano: lo stabilimento in Primaluna conta circa 50 dipendenti, in Bedonia e Tarsogno con 20 dipendenti circa per ogni stabilimento; in Valli del Pasubio il sito occupa 30 dipendenti circa, in Sangemini e Acquasparta con 86 dipendenti e in Basilicata lo stabilimento Gaudianello con circa 92 dipendenti;

   secondo quanto si apprende dalla stampa online (umbriaon.it del 29 gennaio 2020), «“Gli stabilimenti di San Gemini ed Acquasparta come quelli dell'intero gruppo Acque Minerali D'Italia nato nel 2018 – si legge in una nota diffusa dalle tre sigle –, vivono una situazione delicata. Ad oggi sono aperte delle trattative che tutti auspichiamo possano concludersi nel più breve tempo possibile ed in maniera positiva per la totalità dei lavoratori del gruppo”. I lavoratori dello stabilimento come tutta la delegazione sindacale, auspicano che dall'incontro del 6 febbraio alla presenza dell'amministratore delegato Massimo Pessina e poi l'11 febbraio dal tavolo di confronto in regione con l'assessore allo sviluppo economico Fioroni e con l'assessore all'agricoltura e delega alle acque minerali Marroni, “possano giungere notizie concrete e confortanti per lo sviluppo e la salvaguardia occupazionale”. Inoltre le strutture regionali delle organizzazioni sindacali invitano vista la situazione, le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila a chiedere la convocazione del tavolo di coordinamento nazionale.»;

   in particolare il sito produttivo di San Gemini e Acquasparta (Tr) è già interessato da un accordo del novembre 2018 tra sindacati e azienda siglato presso la regione Umbria con il quale si prevedono importanti investimenti, lo sviluppo di un piano commerciale e tutele per l'occupazione;

   attualmente, i dipendenti dello stabilimento di San Gemini - Amerino sono interessati da misure di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale con scadenza a dicembre del 2020;

   ad oggi, tuttavia, a parere dell'interrogante, non sono ancora del tutto evidenti lo stato di attuazione e gli sviluppi del piano di investimenti della azienda presso il sito di San Gemini e quali conseguenze possa produrre sull'occupazione, tanto che rimane forte la preoccupazione dei lavoratori –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere al fine di conoscere quali siano le intenzioni del gruppo e lo stato di attuazione degli investimenti con riferimento specifico allo stabilimento di San Gemini - Amerino di Terni affinché lo stesso resti strategico per il gruppo Ami e venga scongiurato ogni rischio di eventuali ricadute sugli attuali assetti occupazionali, così da rassicurare i lavoratori in merito al proprio futuro lavorativo.
(5-03505)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   CILLIS. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la diga del Pertusillo è un invaso che contiene 156 milioni di metri cubi di acqua;

   l'imbrifero della fiume Agri produce 3 mila litri al secondo di acqua sorgiva, circa 90 miliardi di litri di acqua all'anno, grazie a 650 importanti sorgenti;

   tutta la Basilicata produce 640 miliardi di litri di acqua sorgiva con una capacità di stoccaggio di 1 miliardo di litri all'anno;

   a 2 chilometri in linea d'aria dalla diga del Pertusillo c'è l'impianto di desolforizzazione dell'Eni, Centro Oli Viggiano, il cui acronimo è Cova, dell'estensione di 18 ettari e che tratta 104 mila barili al giorno di greggio, la cui attività è classificata a rischio di incidente rilevante ai sensi del decreto legislativo 17 agosto 1999 n. 334;

   la diga del Pertusillo fornisce acqua da bere per un milione di persone attraverso il potabilizzatore di Missanello;

   l'Acquedotto pugliese, Aqp, è l'unico ente accreditato a certificare la qualità dell'acqua di invaso che esiste in Basilicata con documenti che rende pubblici chiamandoli «Rapporti di prova»;

   come si legge nei «rapporti di prova» redatti dall'Aqp, di novembre 2012, di luglio 2014, di aprile 2017 (n. 8595) e di maggio 2017 (n. 16205), sulla qualità dell'acqua potabile all'uscita del potabilizzatore di Missanello, in sostanza, da ben 7 anni (gli stessi emersi al processo in atto a Potenza per il versamento di greggio, dal Cova di Viggiano, nel reticolo idrico della Val d'Agri), l'acquedotto stesso certifica la presenza di alcuni contaminanti per i quali la legge italiana non prevede limiti di presenza: Litio <0,1 microngrammi/litro; Bromuro, <0,1 microgrammi/l, Bario, 35 microgrammi/l, Berillio;

   la stessa situazione persiste ancora nel 2019, come registrato nell'ultimo «rapporto di prova» pubblicato dall'Acquedotto pugliese sul suo sito, (rapporto n. 21541) –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, in relazione a quanto sopra esposto, considerato che tale situazione di presenza di metalli pesanti, alcuni cancerogeni e comunque tutti tossici per la salute umana prima ancora che per quella ambientale, che perdura dal 2012, può avere conseguenze dannose sulla popolazione;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare iniziative volte alle verifiche di competenza, anche per il tramite del Comando dei carabinieri della tutela dell'ambiente, circa le acque dell'invaso del Pertusillo, considerato il rischio della presenza di sostanze chimiche che in genere vengono usate nelle attività di ricerca e di estrazione petrolifera, comprese alcune sostanze radioattive come l'americio 241.
(3-01288)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Jabil Circuit Italia S.r.l. è la filiale italiana di Jabil Circuit Inc., multinazionale americana attiva nel settore delle telecomunicazioni e della produzione di componenti elettronici;

   Jabil si insedia in Italia, a Marcianise (Caserta), alla fine degli anni Novanta attraverso l'acquisizione degli stabilimenti produttivi di Marconi Sud S.p.A. (542 dipendenti), Nokia/Siemens (350 dipendenti) ed Ericsson (380 dipendenti);

   in quasi 20 anni di presenza sul territorio nazionale, Jabil ha effettuato lavorazioni non solo per conto dei clienti già coinvolti nelle cessioni di ramo d'azienda (Marconi Sud Spa Nokia/Siemens ed Ericsson), ma anche per importanti gruppi industriali come Finmeccanica (Ansaldo, Selex, Elsag), Enel, Ducati Energia e altro;

   tuttavia, a causa di una progressiva riduzione delle commesse affidate al sito produttivo di Marcianise, è stato presentato un nuovo Piano industriale per il sito, che prevedeva un progetto di reindustrializzazione e di ricollocazione del personale in eccedenza, avviando al contempo la Cassa integrazione guadagni straordinaria;

   in data 24 giugno 2019, durante l'incontro convocato dalla Jabil presso la sede della Confindustria Caserta, l'azienda ha annunciato la procedura di licenziamento collettivo per 350 dei 794 lavoratori. In una nota, il gruppo ha definito tale decisione «essenziale per assicurare l'operatività futura del sito di Marcianise in un ambiente di mercato altamente concorrenziale»;

   in data 17 ottobre 2019 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo di crisi con azienda e sindacati sulla «vertenza Jabil»: in tale sede, l'azienda ha illustrato i possibili progetti di una ventina di aziende nell'area del sito di Marcianise disposte a riassorbire un numero di addetti che coprirebbe il numero di esuberi dichiarati da Jabil, chiarendo che la stessa Jabil considera il processo di reimpiego indispensabile per la gestione degli esuberi;

   in data 7 novembre 2019 all'azienda è stata riconosciuta una proroga del trattamento di integrazione salariale ex articoli 22-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015 fino al 23 marzo 2020;

   in data 23 gennaio 2020 si è tenuto presso Ministero dello sviluppo economico un nuovo tavolo di crisi con azienda e sindacati: in tale occasione, la Jabil ha confermato che il piano occupazionale prevede la piena saturazione con 357 addetti, a partire dall'aprile 2020, e il conseguente esubero di 350 lavoratori;

   le organizzazioni sindacali hanno ribadito l'interesse dei lavoratori ad intraprendere un eventuale percorso di ricollocazione presso altre aziende dell'area;

   al fine di giungere ad una tempestiva ricollocazione dei lavoratori interessati dal piano di esuberi, l'azienda potrebbe nominare un Advisor onde farsi affiancare da un soggetto terzo in questo processo di ricerca di investitori interessati, anche appartenenti ad altri settori produttivi, e di valutazione della serietà e concretezza di eventuali proposte di riassorbimento degli esuberi;

   tanto, ancor più in considerazione della scadenza del trattamento di integrazione salariale prevista per il prossimo mese di marzo –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno convocare, con la massima urgenza, un nuovo tavolo di confronto al quale partecipino i vertici della società Jabil Circuit Italia. S.r.l., le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali, affinché in tale sede si inviti l'azienda a porre in essere ogni attività finalizzata alla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, attraverso l'utilizzo di tutti gli strumenti disponibili, ivi compresa l'eventuale nomina di un Advisor per farsi affiancare nel processo di ricerca di investitori interessati e di valutazione della serietà e concretezza di eventuali proposte di riassorbimento degli eventuali esuberi.
(5-03503)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Zanichelli e altri n. 7-00401, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Spadoni.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Galizia e altri n. 2-00628, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Siragusa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Ciampi n. 5-02407, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pagani.

  L'interrogazione a risposta orale Ascari e altri n. 3-01271, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Spadoni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Moretto e altri n. 3-01284, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Librandi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in commissione Varrica n. 5-03493 del 4 febbraio 2020.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

  Interpellanza urgente Galizia e altri n. 2-00628, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2020: è stata ritirata la firma del deputato Davide Crippa.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Cardinale n. 5-03101 del 7 novembre 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04642.