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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 20 gennaio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    lo Stato italiano è caratterizzato da una significativa presenza di territori montani, le cui specificità geomorfologiche, climatiche e ambientali si riflettono ampiamente negli aspetti culturali e socioeconomici: nonostante questo, tali aree vengono gestite perlopiù senza distinzione dal resto del territorio, secondo criteri uniformi e improntati alle esigenze delle zone a maggior densità di popolazione e ai principali centri urbani, localizzati nelle pianure;

    la presenza delle popolazioni nei territori montani è conseguentemente resa difficile non solo dalle note criticità naturali, ma soprattutto da un inadeguato impianto normativo e da una complessa e incomprensibile gestione burocratica che incide su ogni tipo di attività svolta;

    il territorio di montagna è un patrimonio collettivo la cui salvaguardia impone scelte onerose che generano costi ecosistemici che ad oggi gravano esclusivamente sulle comunità che vi vivono; tali costi vanno puntualmente determinati e condivisi, in un'ottica di sussidiarietà, in modo equo nella fiscalità generale;

    ciò ha determinato negli anni, salvo casi limitati, una progressiva insostenibilità economica e l'abbandono delle attività svolte in zona montana e delle risorse che, in essa presenti, possono costituire nuova ricchezza, se opportunamente gestite;

    lo spopolamento oggi affligge soprattutto le località più periferiche e i nuclei abitati più piccoli che, da sempre, sono anche presìdi imprescindibili per la gestione del territorio, prevenendo i danni e i costi, anche in termini di vite umane, generati dall'abbandono;

    anche le conseguenze derivanti dai «cambiamenti climatici» obbligano ad avviare una seria riflessione sia sui modelli di sviluppo sinora praticati, che sulle risorse naturali, a iniziare da quelle idriche, nell'interesse della collettività;

    sulla montagna oggi si deve ritrovare una nuova consapevolezza, oltre che dei suoi limiti, anche delle potenzialità, attraverso progetti sfidanti, sostenibili e concreti e una crescita culturale che non può che passare attraverso la consapevolezza e la responsabilità diretta di chi la abita e vive;

    occorre pervenire ad uno sviluppo sostenibile, fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente, constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro, consapevoli che coopera all'elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio, culturale e naturale, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione dei cittadini;

    il 31 gennaio 2020, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha convocato una seduta plenaria degli «Stati Generali della Montagna» e si ritiene opportuno che il Parlamento, tramite la presente mozione, segni alcuni punti di visione strategica sul tema, anche al fine di orientare l'azione del Governo in materia,

impegna il Governo:

1) ad utilizzare, nella definizione delle politiche per la montagna, un approccio improntato alla fiducia e alla responsabilizzazione delle popolazioni residenti nelle terre alte, adottando le iniziative di competenza per avviare conseguentemente una concreta semplificazione e diversificazione delle regolamentazioni rispettosa delle specificità territoriali;

2) ad indirizzare le azioni delle politiche per la montagna, secondo i seguenti princìpi strategici, adottando iniziative, per quanto di competenza, in maniera coordinata con le regioni e le province autonome:

   a) ripensare al governo del territorio montano partendo dalle caratteristiche e dalle risorse e vocazioni intrinseche, cercando così di riformulare i rapporti tra le «montagne» e il resto del territorio, con l'obiettivo di favorire la permanenza e il ritorno dell'uomo, nonché la gestione appropriata delle risorse, finalizzata alla generazione di servizi sostenibili e di «qualità» per la collettività;

   b) definire delle idonee modalità di riconoscimento, nei processi decisionali collettivi, delle istanze di chi popola le aree montane e le presidia affinché i provvedimenti adottati non si declinino in mere elargizioni per le aree «marginali», ma facciano parte di un piano strategico di valorizzazione e di sviluppo;

   c) promuovere una reale sinergia tra Governo e istituzioni territoriali, locali, regionali finalizzata ad incrementare la competitività nella progettazione e nell'acquisizione di fondi europei, anche tramite le strategie macroregionali;

   d) attuare un reale riconoscimento della specificità montana e assumere iniziative normative, dedicate, affinché gli interessi delle popolazioni montane siano efficaci, valutando forme di rappresentanza derivanti, oltre che dalla consistenza numerica, anche dall'estensione del territorio;

   e) valutare la definizione di compensazioni e di strumenti perequativi atti a ricompensare la funzione di salvaguardia degli equilibri e di gestione territoriale, anche per la prevenzione del dissesto idrogeologico, svolta da chi abita la montagna, poiché la manutenzione del patrimonio, il suo presidio e la tutela devono essere considerati servizi erogati a vantaggio dell'intera collettività;

   f) riconoscere che il paesaggio, elemento importante della qualità della vita delle popolazioni, rappresenta un processo di trasformazione derivante dalle interazioni tra l'ambiente naturale e le attività antropiche e, quindi, per la sua tutela e manutenzione devono essere garantite condizioni di sostenibilità economica per le attività con esso compatibili, nonché, che lo stesso costituisce un fattore chiave del benessere individuale e sociale, la cui salvaguardia, gestione e pianificazione disegnano una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni insediate;

   g) promuovere interventi preventivi per evitare o mitigare dissesti idrogeologici, intensificando il monitoraggio, la sistemazione di corsi d'acqua e versanti instabili;

   h) promuovere provvedimenti atti a favorire il «restare in montagna» e l'insediamento di attività imprenditoriali di giovani nei settori di massima vocazione territoriale, quali l'agricoltura, il turismo, l'utilizzo delle risorse forestali, le produzioni artigianali e agroalimentari tradizionali, e altro, in maniera tale che il modello di impresa in montagna possa beneficiare di uno snellimento burocratico e di procedure specifiche e semplificate, valutando anche azioni di agevolazione del prelievo fiscale, tenuto anche conto dei disagi spesso cagionati ai sistemi informatici da condizioni climatiche avverse e da carenze infrastrutturali legate all'impervietà di alcune aree montane;

   i) rivedere i parametri quantitativi minimi che, ad oggi, in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, determinano la composizione delle classi presso i livelli di istruzione dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, non considerando i limiti demografici che affliggono le aree montane, posto che la presenza nei centri di montagna delle scuole è elemento essenziale per la loro vita, stimolo indispensabile a non abbandonarli;

   j) difendere i presìdi commerciali e artigianali dei territori più piccoli, attraverso l'incentivazione e la valutazione di iniziative normative volte a introdurre misure fiscali di vantaggio per favorire le microattività nei piccoli centri;

   k) garantire l'erogazione di servizi essenziali alla popolazione residente (a partire da sanità, trasporti, istruzione, poste e telecomunicazioni) per contrastare il fenomeno dello spopolamento e dare vita a un percorso di nuova attrattività, tenuto conto che tali servizi devono essere organizzati, pensati, finanziati, strutturati per un territorio difficile, poco popolato e vasto, anche attraverso scelte coraggiose e innovative evitando di applicare modelli di territori urbanizzati, ma sfruttando anche innovazioni tecnologiche che, abbattendo le distanze, consentano di comunicare, formarsi ed informarsi a basso costo, limitando gli spostamenti, o anche favorendo la riconversione di strumenti esistenti e forme innovative di trasporto pubblico;

   l) individuare modalità di gestione dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali presenti a vantaggio prioritario e diretto della popolazione residente, in forma di sgravi e/o compensazioni fiscali, attraverso una reale attuazione dei servizi ecosistemici;

   m) porre una particolare attenzione ai temi forestali e agrosilvopastorali, con riferimento alla gestione del bosco e del territorio, mediante strumenti di valorizzazione della filiera bosco-legno, e del valore aggiunto dell'agricoltura di montagna, tramite il superamento della frammentazione fondiaria, del problema dei terreni incolti ed abbandonati, in particolare quelli di proprietà privata, e il sostegno alle nuove realtà associative di valorizzazione del territorio;

   n) riconoscere la tutela alla sentieristica, anche valutando modalità di semplificazione delle responsabilità per i fruitori della montagna, e dei gestori di rifugi, tramite la valorizzazione della loro funzione di pubblico servizio;

   o) sostenere le professioni della montagna sia legate alla fruizione invernale che estiva della stessa.
(1-00316) «Parolo, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 10 gennaio 2020 è stata pubblicata la lettera della Commissione europea, con la quale il citato organismo unionale solleva la questione sulla tassazione dei porti in Italia invitando il Governo a fornire le proprie osservazioni entro trenta giorni;

    il procedimento è stato avviato sul presupposto che l'esenzione delle Autorità di sistema portuale italiane dall'imposta sul reddito delle società violi l'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato e che pertanto l'Italia debba abolire la vigente esenzione dall'imposta sulle società per i porti in Italia e garantire che i porti che svolgono attività di natura economica siano assoggettati allo stesso regime di imposta che si applica alle imprese;

    dal testo della lettera emerge inoltre che la Commissione valuta, in via preliminare, non compatibile con la disciplina dell'Unione europea relativa alla concorrenza e agli aiuti di Stato l'attuale normativa fiscale, nonostante una lunga serie di scambi di opinioni con le autorità nazionali;

    la Commissione invita tutti i soggetti interessati, entro e non oltre il 10 febbraio 2020, a inviare osservazioni sull'argomento in questione e chiede all'Italia di formulare le proprie contro-argomentazoni entro la stessa data;

    non risulta condivisibile, ad avviso dei firmatari del presente atto, il presupposto da cui parte la Commissione, secondo cui i proventi delle Autorità di Sistema Portuale (AdSP) derivanti dalla gestione del demanio marittimo costituiscono un «reddito di impresa» assoggettabile alle relative imposte;

    la Commissione europea non considera rilevante, al fine di escludere tali risorse dall'assoggettamento alle norme fiscali e sulla concorrenza, la circostanza che esse contribuiscono al perseguimento dell'interesse pubblico generale;

    gli argomenti sviluppati al riguardo sono quelli già denunciati nella lettera del 27 aprile 2017 e tendono a qualificare una parte delle attività delle AdSP, senza peraltro specificarle e in qualche caso con evidenti errori di valutazione della realtà dei porti italiani e cioè quella riconducibile alla concessione dell'utilizzo di spazi e/o all'esercizio di attività economiche, come attività d'impresa. Ad esempio, la nota (46) recita: «Inoltre l'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 non esclude che le AdSP svolgono attività di pilotaggio, rifornimento di carburante, ormeggio, rimorchio e raccolta di rifiuti». Affermazioni che non corrispondono alla realtà; i predetti servizi sono disciplinati dall'articolo 14 della predetta legge e dalle norme del Codice della navigazione e sono soggetti alla vigilanza e al controllo delle capitanerie di porto-guardia costiera che dipendono dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Sulla nota (70) «quando esse stesse forniscono “servizi portuali” il che non è esplicitamente escluso dalla legge n. 84 del 1994, le AdSP possono poi entrare in concorrenza con altri fornitori di tali servizi che operano sul mercato». Anche in questo caso, a parte la genericità (non si indicano quali sarebbero tali servizi), le AdSP vigilano i servizi sulle parti comuni del porto che non possono, anche per motivi di sicurezza, essere affidati al mercato;

    sottolineato che nel corso degli incontri avviati per risolvere la vertenza, in prospettiva negoziale evitando il confronto sul piano giurisdizionale, l'Italia non ha accettato di separare le attività delle AdSP che producono reddito, al fine di assoggettare almeno queste ultime alle imposte sulle imprese;

    nel regime dell'Unione europea la nozione di impresa, di risorse imprenditoriali e della conseguente attività prescinde dalla natura giuridica dell'ente;

    in base alla legislazione italiana l'utilizzazione degli spazi portuali viene assegnata dall'AdSP in quanto funzionale «per lo svolgimento di funzioni pubblicistiche attinenti alle attività marittime e portuali e alla loro realizzazione» e non già al perseguimento dell'interesse economico derivante dai relativi ricavi, tanto che il parametro relativo alla valutazione del canone non è mai preso in considerazione in occasione dell'assegnazione dei predetti spazi; anzi, tale canone è prefissato secondo parametri che tendono a garantire parità di trattamento al riguardo per tutti coloro che utilizzano i medesimi spazi. Pertanto, gli unici parametri rilevanti a quest'ultimo riguardo sono quelli relativi al perseguimento degli obiettivi pubblicistici alla base della funzione di regolazione e di realizzazione degli interessi pubblici. Proprio per tale motivo l'utilizzo avviene attraverso «concessione», istituto che viene utilizzato anche per la realizzazione delle opere sul demanio marittimo. Le modalità di assegnazione, quindi, seguono criteri e procedure proprie della delegazione di funzioni pubbliche ed al fine di perseguire l'interesse pubblico con una determinata utilizzazione degli spazi portuali, soprattutto rivolta al perseguimento dell'interesse pubblico e ad una differenziazione dell'impiego della risorsa pubblica «porto», volta a garantire il migliore approvvigionamento di prodotti e risorse oggetto dell'interscambio del nostro Paese;

    tale impostazione, del tutto riconducibile «all'esercizio di funzioni statali» da parte di un ente pubblico, tanto da considerarla specifica funzione ad esso delegata da parte dello Stato e nell'interesse dei fini pubblici di quest'ultimo, non può essere ritenuta attività commerciale o ancor più attività economica. Ciò è confermato dal fatto che tale attività è svolta attraverso l'adozione di tipici atti amministrativi quali autorizzazioni e concessioni. In altri termini, l'obiettivo della massima utilizzazione economica degli spazi e/o del perseguimento della redditività massima del loro utilizzo da parte del proprietario, cioè l'ente portuale, deve cedere rispetto al perseguimento dell'interesse pubblico verso il quale è funzionalmente e necessariamente orientata. In questa prospettiva si comprende che a proposito dell'AdSP non si possa parlare di un interesse economico allo svolgimento delle attività cui sono preposte rispetto alle imprese che effettivamente svolgono le attività economiche in ambito portuale. L'attività dell'ente, in realtà, è limitata all'esercizio di funzione di attività amministrative e di regolazione di tali imprese. E cioè, in particolare, a garantire che l'esercizio delle predette attività economiche, riconducibili esclusivamente a tali imprese e soltanto ad esse, persegua effettivamente, insieme al loro interesse imprenditoriale, anche e soprattutto le funzioni pubblicistiche innanzi riportate;

    quanto sopra, comunque, non consente in ogni caso di assimilare i canoni dell'utilizzazione degli spazi portuali quali rendite di attività di locazione assimilabile a quella svolta nei Paesi che adottano il modello del porto – land lord. Mentre in questi ultimi la finalità è la massima redditività dell'utilizzo degli spazi, nel sistema italiano, invece, è rivolta al funzionamento dell'ente pubblico preposto allo svolgimento delle funzioni pubblicistiche di cui sopra. Si tratta, quindi, piuttosto che di un vero e proprio canone, di una vera e propria tassa funzionale all'esercizio delle funzioni pubblicistiche cui l'ente è preposto;

    a tale proposito si richiama la sentenza del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana n. 07411/2019 del 29 ottobre 2019 (AdSP del Mare Ligure Occidentale – MSC Crociere S.p.A.). Al punto 8.2.2. si riporta: Così ricostruiti il contenuto e la ratio del divieto in esame, non vi è ragione di escluderne l'applicazione alle Autorità portuali che vanno ricomprese nell'ampia nozione di «amministrazione» di cui all'articolo 1, comma 2, decreto legislativo n. 165 del 2001, trattandosi di enti pubblici non economici (come testualmente chiarito dall'articolo 1, comma 993, della legge 27 dicembre 2006, n. 296). Sul punto va richiamato l'orientamento giurisprudenziale (ex multis, Cons. Stato, IV, 21 dicembre 2015, n. 5801; IV, 14 marzo 2014, n. 1014; VI, 9 ottobre 2012, n. 5248), secondo cui la natura di ente pubblico economico può essere predicata solo laddove l'attività venga svolta per fini di lucro e in regime di concorrenza con soggetti privati. Le Autorità portuali non perseguono fini di lucro e non operano sul mercato in regime di concorrenza: al contrario, ai sensi della legge 28 gennaio 1984, n. 94 (nel testo applicabile ratione temporis), ma svolgono funzioni di affidamento e controllo delle attività finalizzate alla fornitura a titolo oneroso agli utenti portuali di servizi di interesse generale, laddove i compiti loro demandati dalla legge (indirizzo, programmazione, coordinamento, promozione e controllo delle operazioni portuali) vanno ricondotti al novero delle funzioni di regolazione e controllo sull'attività di erogazione di servizi, anziché a quello delle attività volte alla produzione e allo scambio di beni e servizi (Cons. Stato, VI, 9 ottobre 2012, n. 5248, cit.). È stato affermato (Cass. Civ., SS.UU. n. 17930 del 2013) che la definizione di cui alla legge n. 296 del 2006 «non costituisce un mero (anche se determinante) passaggio definitorio, ma rientra nell'ambito di una più ampia perimetrazione dei compiti e delle funzioni delle autorità portuali», come desumibili anche da altre disposizioni contenute nella stessa legge (commi 982, 983, 985, 987, 989, 990 e 992), dalle quali emerge un disegno normativo che «attenua l'immagine di autonomi soggetti operanti in condizioni di mercato, a tutto vantaggio della riconduzione delle autorità nell'ambito della Pubblica Amministrazione e segnatamente nell'ambito di azione del Ministero dei Trasporti, al cui potere di indirizzo e programmazione esse vengono sottoposte»;

    nei porti italiani ove non è istituita un'Autorità portuale prima (oggi AdSP), le medesime funzioni amministrative e di controllo sono affidate alle capitanerie di porto-guardia costiera «difficilmente», quando non «temerariamente», individuabili come società o imprese,

impegnano il Governo:

   ad adottare urgentemente iniziative affinché intervenga un ripensamento circa la decisione della Commissione europea poiché appare ai firmatari del presente atto produttiva di uno «sconquasso» giuridico amministrativo e gestionale della portualità italiana con gravissime conseguenze per l'economia italiana e in parte comunitaria;

   ad adoperarsi in tal senso presso le istituzioni europee;

   a promuovere riunioni urgenti della Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale;

   ad organizzare un gruppo tecnico-giuridico, con l'ausilio dei dirigenti dei Ministeri interessati, di componenti del Consiglio di Stato, dell'Avvocatura dello Stato e di Assoporti, con il concorso delle forze sociali del cluster marittimo portuale, per definire un dettagliato quadro di informazioni esatte alla Commissione europea mirante a raggiungere l'obiettivo della sospensione della procedura avviata dalla Commissione medesima.
(7-00399) «Gariglio, Fragomeli, Andrea Romano, Cantini, Pizzetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   TARTAGLIONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise, colpita dagli eventi sismici del 16 agosto 2019 che hanno interessato numerosi comuni della provincia di Campobasso, ad oggi, ad oltre 12 mesi dall'evento, risulta ancora priva di una struttura commissariale, ovvero questo Governo non ha ancora provveduto alla nomina del commissario;

   quanto disposto nell'articolo 14-bis della legge n. 55 del 14 giugno 2019 (il cui capo II dà disposizioni relative sia agli eventi sismici della regione Molise che a quelli dell'area etnea) dà la possibilità di assumere con contratti di lavoro a tempo determinato n. 40 unità di personale tecnico e amministrativo contabile ai nove comuni della città metropolitana di Catania, senza nulla prevedere per i ventuno comuni della provincia di Campobasso;

   tali piccoli comuni, già caratterizzati dalla carenza di personale, infatti, in molti casi possono contare su una sola figura tecnica in organico alla quale sono demandate tutte le ordinarie funzioni di area tecnica e risultano ulteriormente penalizzati;

   gli uffici tecnici e i C.o.c. di questi comuni hanno dovuto gestire la prima emergenza e il coordinamento delle squadre di tecnici inviate dalla regione Molise per effettuare i numerosi sopralluoghi sugli edifici pubblici e privati, per poi predisporre gli atti amministrativi conseguenti, sia in orario d'ufficio sia fuori orario, lavoro del tutto straordinario e imprevedibile che si protrarrà almeno fino all'anno 2021;

   il consiglio regionale del Molise, nella seduta del 13 gennaio 2020, ha approvato, all'unanimità dei presenti, una mozione che impegna il presidente della giunta regionale affinché «adotti tutte le iniziative atte a garantire la possibilità di assumere, con contratti di lavoro a tempo determinato, unità di personale tecnico da destinare allo svolgimento delle attività connesse alla ricostruzione nel territorio dei comuni della provincia di Campobasso, anche ai 21 comuni colpiti dal sisma del 2018, al fine di evitare il blocco delle procedure degli uffici tecnici con ripercussioni sia sull'attività ordinaria, sia su quella straordinaria, nonché sulla collettività»;

   la nomina di un commissario da parte del Governo rappresenta una impellente necessità per poter coordinare e gestire adeguatamente tutte le operazioni;

   inoltre, la figura più idonea non potrebbe che essere quella del presidente della giunta regionale Donato Toma, come richiesto formalmente con un appello al Presidente del Consiglio Conte da parte di tutti i sindaci del cratere, il quale conosce le specifiche esigenze e problematiche dei singoli comuni del territorio e ha gestito fino ad oggi l'emergenza;

   si evidenzia anche che la nomina del presidente della regione, che oltretutto dispone già della struttura tecnica attivata nel 2001, consentirebbe un evidente e notevole risparmio di risorse economiche rispetto alla nomina di una figura terza –:

   se non si ritenga di adottare iniziative normative urgenti al fine di provvedere alla nomina del commissario di cui in premessa;

   se il Governo non intenda assumere le iniziative di competenza per dare soluzione alla questione della necessaria assunzione di personale tecnico, così come previsto per i comuni dell'area etnea, consentendo ai territori della regione Molise colpiti dagli eventi sismici dell'agosto 2019, di assumere, con contratti di lavoro a tempo determinato, unità di personale tecnico da destinare allo svolgimento delle attività connesse alla ricostruzione nel territorio dei comuni interessati dal sisma.
(4-04513)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BILLI e FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale unificato dei brevetti (Tub) rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti industriali europei;

   la struttura sarà costituita dal registro, dalla Corte di prima istanza, a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali, e dalla Corte d'appello;

   le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera; la Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;

   tale Tribunale avrà lo scopo principale di ridurre i costi dei contenziosi e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;

   la rappresentanza davanti al Tub sarà garantita agli avvocati abilitati a rappresentare davanti ai tribunali nazionali degli Stati aderenti ed ai mandatari in brevetti abilitati a rappresentare davanti all'Ufficio brevetti europeo in possesso di una certificazione aggiuntiva;

   la legge non pone nessun limite in relazione alla cittadinanza o residenza del mandatario abilitato a rappresentare di fronte al Tub;

   i mandatari abilitati a rappresentare di fronte allo European Patent Office (EPO) degli Stati non aderenti al Tub saranno abilitati davanti al Tribunale stesso;

   gli avvocati degli Stati non aderenti al Tub non saranno invece, abilitati a rappresentare di fronte al citato Tribunale –:

   se il Governo abbia intenzione, per quanto di competenza, di raggiungere un accordo con gli altri Stati aderenti al Tribunale unificato dei brevetti per limitare la rappresentanza, di fronte al citato Tribunale, solo ai consulenti in brevetti europei o avvocati che abbiano la cittadinanza di uno Stato aderente al Tub, in modo da difendere i diritti dei professionisti degli Stati che hanno deciso di aderire al Trattato istitutivo del Tub.
(4-04514)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TROIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la città foggiana di Manfredonia, fondata da Manfredi di Svevia ed erede della romana Sipontum, annovera tra i suoi principali monumenti un castello medievale risalente al XIII secolo che ceduto dal comune allo Stato nel 1968, ospita il Museo nazionale della Daunia;

   il 27 dicembre 2019 la testata on lineManfredonianews ha pubblicato l'articolo «Lavori nel Castello di Manfredonia, oltraggi e sfregi autorizzati... in nome delle pari opportunità», dove l'autore, R. Di Sabato denuncia l'intervento compiuto a danno della cosiddetta Torre della Polveriera o Magazzino d'Artiglieria, nel corso di lavori, dal valore di 1,5 milioni di euro, autorizzati dal Ministero per beni e le attività culturali e per il turismo, attraverso la pubblicazione di foto che immortalerebbero cumuli di macerie e un piccolo escavatore Hitachi parcheggiato a ridosso dello scasso praticato alla base del torrione;

   negli scatti successivi alla pubblicazione dell'articolo, il materiale di risulta e l'escavatore non risulterebbero, ma comparirebbe una recinzione ad impedire l'accesso all'area del torrione;

   il 30 dicembre la testata on line «Stato Quotidiano» si è soffermata sul finanziamento ottenuto da un Pon Fesr 2014-2020 e sulle procedure di affidamento dei lavori, segnalando anche l'interessamento della trasmissione «Striscia la notizia» e il 31 dicembre ha reso pubblica la relazione tecnica esplicativa dell'ingegnere Toto sui lavori della Torre;

   il web magazine, «Foggia città aperta», il 30 dicembre 2019 ha invece riportato le dichiarazioni dell'architetto Dardes, relativamente alla distruzione del Castello dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il quale ha affermato: «non è così antico come tanti vogliono far credere», aggiungendo che «Il cantiere è stato aperto per creare un piccolo varco indispensabile alla fruizione dell'area per chi ha una disabilità motoria»;

   le dichiarazioni dell'architetto Dardes estraneo alla pubblica amministrazione apparirebbero poco chiare tanto da lasciar ipotizzare una sorta di coinvolgimento. Lo stesso, infatti, risulterebbe già in passato progettista dell'allestimento del Museo diocesano di Manfredonia, la cui impresa esecutrice era la Bawer Spa, parte in causa anche nei lavori in questione. Infatti, il cartello di cantiere, pubblicato il 27 dicembre, riporterebbe che i lavori, quantificati in 717.427,00 euro e iniziati il 2 settembre 2019, sarebbero svolti dall'Associazione Temporanea di imprese costituita da Tancredi Restauri S.r.l., L.m. Impianti S.r.l. e Bawer S.p.a.;

   si ricaverebbe infine e non dal suddetto cartello, contrariamente a quanto disposto dalla legge, ma dalla documentazione relativa ai «lavori di valorizzazione funzionale e adeguamento impiantistico del Museo Archeologico Nazionale della Daunia in Manfredonia (FG)» – CIG7656787484, che l'architetto progettista, dottoressa Guarnieri, coadiuvata da due funzionari archeologi, avrebbe agito per conto del segretariato regionale del ministero;

   il progetto esecutivo risulterebbe verificato e validato a fine 2017, dalla dottoressa Bonomi, allora Soprintendente Abap per le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani e Responsabile Unico del Procedimento, nonché dal segretario regionale del Ministero, mentre la gara per l'affidamento dei lavori sarebbe stata indetta con bando il 15 ottobre 2018 (successivamente ad altro bando annullato il 10 maggio 2018) e aggiudicata definitivamente il 21 marzo 2019;

   in merito alla Torre della Polveriera, la relazione tecnica (p.3) attesterebbe che la sua integrità esterna sarebbe stata sacrificata, per realizzare «una piattaforma elevatrice idraulica, installata in un vano corsa realizzato con incastellatura metallica e vetri, con la possibilità di accesso esclusivo degli addetti ai lavori da tutti i livelli di deposito e la possibilità di accesso dei visitatori dal livello +6,43, tramite una rampa esterna, fino a raggiungere a quota +12,13 la sala denominata “Venti del Neolitico”» –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto esposto in premessa;

   come si giustifichi l'assenza nella documentazione di progetto di qualsiasi relazione sulle vicissitudini storiche ed architettoniche del Castello di Manfredonia;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare la dignità di un monumento storico divenuto oggetto di un accanimento «modernista» che si appresterebbe a comprometterne anche l'aspetto esteriore;

   quali iniziative intenda assumere per assicurare che sia rispettato pienamente il codice dei beni culturali, che sancisce il divieto di demolizione degli edifici storici e di parti di essi, evitando quello che appare all'interrogante un intollerabile cattivo impiego di denaro pubblico.
(5-03412)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Austria impone alcune limitazioni al traffico dei mezzi pesanti attraverso il valico del Brennero: circolazione settoriale, filtraggio dei veicoli in alcuni giorni dell'anno e limiti alla circolazione notturna;

   l'Austria, inoltre, vieta la circolazione dei tir motorizzati euro 4 (prevedendo lo stop agli euro 5 dal 2017). I euro 6 inoltre sono inclusi nel «divieto settoriale» inerente ad alcuni specifici prodotti;

   dal 1° gennaio 2020 è scattato l'anticipo del divieto di circolazione al sabato mattina nei fine settimana di gennaio e febbraio. Inoltre, il land del Tirolo ha stilato un nuovo elenco di merci che non possono essere trasportate su gomma: carta e cartone, prodotti a base di olii minerali fluidi, cemento, calce e gesso, tubi e profilati cavi, cereali. Queste merci si aggiungono ad altre merci vietate, quali tronchi, sughero, minerali, marmo e piastrelle;

   l'interscambio commerciale tra l'Italia e i Paesi del Corridoio scandinavo-Mediterraneo, ha un valore di oltre 200 miliardi di euro l'anno;

   oltre il 70 per cento dei flussi import/export tra l'Italia e il resto dei Paesi europei attraversa le Alpi. L'84 per cento dell'interscambio tra l'Italia e l'Unione europea è trasportato su gomma;

   Confcommercio e l'Isfort hanno evidenziato che per ogni ora di ritardo dei Tir nell'attraversamento del valico del Brennero dovuto al blocco dei mezzi pesanti imposto dall'Austria, «la nostra economia paga più di 370 milioni di euro all'anno»;

   la decisione di far passare soltanto 300 mezzi pesanti l'ora ha generato code fino a 70 chilometri, con il conseguente inquinamento delle aree interessate, dato che un Tir con merce deperibile fermo inquina molto più di uno in movimento. Secondo Conftrasporto, quindi, le misure di limitazione imposte dall'Austria con la motivazione di limitare i danni ambientali, potrebbero produrre gli effetti opposti a quelli desiderati o limitarsi a spostare l'inquinamento nelle aree limitrofe a quelle dove vige il divieto;

   l'Austria, violando — ad avviso dell'interrogante — il principio della libera circolazione delle persone e delle merci, mette a rischio almeno 30 miliardi di euro all'anno di esportazioni, quasi due punti di prodotto interno lordo;

   il settore dell'autotrasporto in Italia occupa circa 800 mila addetti con un fatturato complessivo di circa 47 miliardi di euro. Grazie al processo di efficientamento e modernizzazione del parco italiano dei mezzi pesanti (tra il 2014 e il 2017 la quota dei mezzi euro 6 sul totale del parco circolante è cresciuta del 5 per cento) le emissioni del settore del trasporto su strada in Italia si sono ridotte del 30 per cento negli ultimi anni, a fronte di una crescita del 18 per cento nell'area euro –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo, nelle opportune sedi dell'Unione europea, al fine di tutelare il comparto nazionale del trasporto di merci su strada e l'economia nazionale;

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative volte a integrare i dossier già presentati presso l'Unione europea su questo argomento, con le valutazioni della variabile ambientale negativa e dei maggiori ingiustificati oneri sull'intera economia nazionale derivanti dagli ostacoli frapposti alla circolazione dall'Austria, così come esposti in premessa.
(4-04515)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto sull'alta velocità/alta capacità nel triangolo Palermo-Catania- Messina risale alla legge cosiddetta «Sblocca Italia» del 2014. Come risulta dal sito istituzionale dedicato sono stati stanziati 8 miliardi e 900 milioni di euro per la «velocizzazione dell'attuale linea con un collegamento a doppio binario elettrificato che consenta di raggiungere la velocità di 200 km/h e i requisiti di interoperabilità dettati dall'Unione Europea»;

   la rete ferroviaria della Sicilia, dal 1986 comprende solo linee a scartamento normale ed è gestita interamente da Rete Ferroviaria Italiana; eccezione fatta per la linea Catania-Randazzo-Riposto, di 111 chilometri a scartamento ridotto, che è gestita dalla Ferrovia Circumetnea. La rete FS in esercizio si estende, al 2018, per 1369 chilometri di lunghezza. Le ferrovie siciliane risultano costituite in 8 linee, che abbracciano tutte le nove province della regione;

   i quotidiani nazionali e locali hanno spesso ipotizzato la creazione di una linea ad alta velocità anche in Sicilia, ma prima dei treni veloci è necessario godere delle linee ferrate adatte. La situazione del trasporto ferroviario insulare è quella di una regione che vive in una condizione di isolamento geografico e la difficoltà nell'assicurare mobilità alle persone e ai soggetti economici della regione è evidente. Come dianzi esposto a fronte di 1.378,4 chilometri di rete ferrata, circa 1.200 sono ancora a singolo binario ed oltre 500 non elettrificati. La comunità siciliana subisce da anni una graduale ma costante riduzione del servizio ferroviario pubblico che viene attuata dall'azienda Ferrovie dello Stato mediante la riduzione di numerose corse dei treni a lunga percorrenza e delle navi traghetto operanti nello stretto di Messina;

   le ferrovie siciliane, pur essendo ancora abbastanza estese, sono, eccetto alcune tratte di nuova costruzione a ridosso delle aree delle tre maggiori città siciliane, generalmente di concezione e tracciato obsoleti e quindi inadeguate alle mutate esigenze economiche del territorio siciliano. La chiusura di oltre 700 chilometri di linee, avvenuta a partire dagli anni cinquanta, non ha sortito la progettazione e realizzazione di nuovi tracciati lasciando le aree della Sicilia centrale e sud-occidentale prive di collegamenti ferroviari –:

   quali politiche nazionali di sistema e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare e se sia prevista una puntuale ricognizione sullo stato dei lavori di ammodernamento delle infrastrutture e della rete ferroviaria siciliana;

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, per garantire alla comunità siciliana il diritto alla mobilità, accedendo ad un servizio pubblico che garantisca condizioni economiche e qualitative uniformi su tutto il territorio nazionale.
(4-04516)


   BENIGNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo rapporto Ispra certifica che sono 385,2 i chilometri quadrati (sui 2.746 del totale della provincia di Bergamo) considerati a rischio frane: 244,9 a rischio «molto elevato», 91,4 «elevato» e 48,9 «medio». Trentasei i comuni maggiormente esposti, per un totale di 4.075 famiglie interessate (pari allo 0,9 per cento). A forte rischio, sempre secondo i dati dell'Ispra, vi sono anche 4.162 edifici, 802 aziende e 67 beni culturali. Il rischio di alluvioni riguarda 256,6 chilometri quadrati della provincia: 111,3 dei quali considerati a rischio «elevato». Comprendono 9.505 famiglie (il 2,1 per cento del totale), ma anche 4.660 edifici, 2.288 imprese e 124 beni culturali;

   l'Ispra, un paio di anni fa, aveva piazzato la Bergamasca al secondo posto in Lombardia per la presenza di costruzioni in aree a pericolosità frane media (19,25 per cento). Sempre restando in tema, c'è il discorso relativo all'indice di vulnerabilità delle strade provinciali, calcolato in base al numero delle frane in proporzione ai chilometri. L'indice bergamasco è dello 0,96 per cento, il più alto in Lombardia, seguito dallo 0,93 per cento di Brescia, lo 0,55 per cento di Sondrio, lo 0,52 per cento di Como, lo 0,48 per cento di Lecco e lo 0,16 per cento di Pavia. L'allerta resta sempre alta;

   parte del rischio idraulico è imputabile alla complessità del reticolo idrografico provinciale. Il territorio orobico è infatti solcato da numerosi torrenti montani e da cinque fiumi principali (Adda, Brembo, Serio, Oglio e Cherio) e ospita due laghi naturali (Iseo ed Endine) a cui si aggiungono alcuni laghi artificiali. Nelle aree planiziali, inoltre, il territorio è stato modellato per facilitare l'attività agricola, realizzando canali, rogge e derivazioni alimentati dall'acqua delle risorgive naturali dei fiumi;

   il dissesto idrogeologico — come ben spiega l'Ispra — costituisce un tema di particolare rilevanza per l'Italia a causa degli impatti sulla popolazione, sulle infrastrutture lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo. Il forte incremento delle aree urbanizzate, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a frane e alluvioni e quindi del rischio. Senza contare l'abbandono delle aree rurali montane e collinari, che ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio. E i cambiamenti climatici, piogge abbondanti e concentrate in pochi giorni, rischiano di gravare su aree già vulnerabili;

   conoscono bene gli effetti del dissesto idrogeologico gli abitanti della Val Brembilla e della Val Taleggio che, puntualmente, dopo ogni pioggia abbondante, si trovano a fare i conti con frane e smottamenti che mettono in serio pericolo gli edifici e le infrastrutture viarie;

   in seguito a più eventi franosi, che hanno colpito la strada provinciale 24, la viabilità tra le frazioni di Olda e Peghera del comune di Taleggio viene garantita solo da un ponte Bailey provvisorio che consente solo il transito a senso unico per mezzi fino a 5 tonnellate ponendo quindi grosse limitazioni ai mezzi circolanti;

   il comma 53, dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160 — legge di bilancio 2020 — prevede risorse specifiche per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti –:

   se il Governo, anche alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga di dover adottare urgentemente, le iniziative di competenza al fine di attribuire le sopra richiamate risorse economiche per gli interventi necessari per il ripristino della viabilità sulla strada provinciale 24 tra le frazioni di Olda e Peghera del comune di Taleggio e per gli interventi ritenuti urgenti ed indifferibili per la messa in sicurezza del territorio della provincia di Bergamo, così come già evidenziato dall'ultimo rapporto dell'Ispra.
(4-04520)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni la fascia jonica è stata oggetto di diversi atti criminosi che si sono verificati principalmente nell'alto ionico calabrese, nel Metapontino e nella provincia di Taranto;

   negli ultimi mesi la fascia ionica del metapontino è stata territorio di scontro tra le due principali associazioni a delinquere di stampo mafioso, la ’ndrangheta calabrese e la mafia tarantina, per il controllo del territorio;

   negli ultimi mesi nei territori di Policoro e Scanzano jonico si sono verificati numerosi conflitti a fuoco tra diversi pregiudicati che solo per un caso fortuito non hanno provocato vittime tra la popolazione;

   numerosi sono stati gli arresti eseguiti dalle forze dell'ordine su disposizione della procura nel comune di Scanzano Jonico e in diverse aree del Metapontino;

   nei giorni scorsi il comune di Scanzano Jonico è stato sciolto per infiltrazione mafiosa;

   tra le attività criminali maggiormente effettuate sul territorio ionico vi sono la gestione del racket delle estorsioni, in particolare nei confronti delle imprese ortofrutticole che rappresentano il traino per l'intera economia locale, gli incendi dolosi al fine di intimidire la popolazione e gli imprenditori locali, le rapine, lo spaccio di droga e diversi tentati omicidi, tutti caratterizzati dall'utilizzo di metodi mafiosi;

   molti imprenditori del settore agricolo hanno inoltre subito diversi incendi dolosi che avevano lo scopo di intimidire la popolazione;

   questo susseguirsi di attività criminali comporta un continuo stato di paura ed ansia nella popolazione locale e nella classe imprenditoriale del luogo che ogni giorno vive nel timore di minacce e ripercussioni;

   la fascia ionica data la sua posizione geografica è ormai da anni centro di incontro di due delle maggiori associazioni a delinquere presenti sul territorio nazionale, ovvero, la ’ndrangheta calabrese e la criminalità organizzata presente nel territorio tarantino;

   queste organizzazioni sono dedite a: traffico di droga, riciclaggio di denaro, traffico di armi, estorsione, usura, racket, gestione dell'edilizia, contrabbando, contraffazione, ricettazione, furto, rapina, frode, truffa, traffico di esseri umani, immigrazione, prostituzione, evasione fiscale, appalto pubblico, gioco d'azzardo, gestione dei rifiuti, smaltimento dei rifiuti tossici, sequestro di persona, corruzione, omicidio, infiltrazioni nella pubblica amministrazione;

   una sezione della direzione investigativa antimafia nel metapontino risulterebbe fondamentale per la sua posizione baricentrica e strategica, in quanto coprirebbe tutto l'arco dell'alto ionio calabrese fino alla città di Taranto al fine di contrastare queste associazioni e le loro attività criminali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di potenziare l'organico delle forze dell'ordine sul territorio per poterlo meglio presidiare e contrastare le attività criminali in continuo aumento;

   se il Ministro intenda adottare le iniziative di competenza per attivare presso uno dei comuni del metapontino una sezione operativa della direzione investigativa antimafia al fine di presidiare tutta la fascia ionica e tutelare maggiormente i cittadini dalle attività criminali in aumento.
(4-04512)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUOMPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   un consorzio di bonifica è un ente di diritto pubblico italiano che cura l'esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controlla l'attività dei privati, sul territorio di competenza;

   il consorzio di bonifica è amministrato dagli stessi consorziati, che coordinano interventi pubblici e privati nel settore delle opere idrauliche e dell'irrigazione;

   le opere che un consorzio realizza sono molteplici e diversificate come la gestione delle acque destinate all'irrigazione delle piantagioni, la realizzazione di opere atte a garantire la sicurezza idraulica del territorio, includendo opere che rivestono ruoli importanti per la tutela del patrimonio agricolo, ambientale e urbanistico;

   i consorzi di bonifica si caratterizzano per essere soggetti autonomi rispetto ai loro partecipanti;

   il consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno è sottoposto a gestione commissariale;

   la regione Campania, con delibera di giunta n. 419 del 3 luglio 2018, ha disposto il rinnovo della gestione commissariale del consorzio, riconfermando l'incarico al precedente commissario, precisando che il mandato non potesse avere durata superiore a 360 giorni, in conformità all'articolo 32, comma 3, della legge regionale n. 4 del 2003;

   nonostante siano trascorsi oltre due anni dal conferimento dell'incarico al commissario, quest'ultimo non ha ancora provveduto alla convocazione dell'assemblea dei consorziati per l'elezione del nuovo consiglio dei delegati e per ripristinare la regolare gestione amministrativa;

   la giunta regionale della Campania ha deliberato la soppressione del Consorzio Aurunco di bonifica e la conseguente assegnazione delle competenze al Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno;

   nella delibera si fa menzione alle assegnazioni di territorio e competenze, lasciando tuttavia dubbi sul futuro dei lavoratori;

   il Consorzio Aurunco di bonifica ha rappresentato un'opportunità importante per il territorio in termini di crescita e sviluppo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, anche di urgenza, al fine di garantire la tutela occupazionale dei lavoratori di cui in premessa e per promuovere modifiche del quadro normativo vigente, con il coinvolgimento delle regioni, che consentano di rivedere e migliorare la governance di tali enti, a salvaguardia dei rilevanti interessi pubblici in tale ambito.
(4-04517)


   BUOMPANE e DEL SESTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio farmaceutico intercomunale è un Consorzio fra enti locali, costituito ai sensi del testo unico delle leggi all'ordinamento degli enti locali;

   il consorzio è nato per volontà dei comuni di Salerno, Scafati, Cava de Tirreni, Eboli, Baronissi e Capaccio con l'obiettivo di offrire servizi a tutela della salute dei cittadini, gestendo 19 farmacie comunali;

   tale consorzio ha accumulato nel corso degli anni una serie di situazioni deficitarie rilevate e rappresentate da Cgil, Cisl e Uil;

   queste ultime hanno evidenziato atteggiamenti vessatori perpetrati nei confronti dei lavoratori;

   inoltre, si riscontrerebbe, a quanto consta all'interrogante, l'impossibilità di effettuare cambi ai turni di lavoro in caso di necessità, nonché la mancata comunicazione di questi ultimi in tempo utile;

   nel pomeriggio del 31 dicembre 2019, la direzione del consorzio è ritornata ad applicare le automatiche riduzioni dello stipendio, a giudizio dell'interrogante immotivatamente;

   due fascicoli distinti sono stati aperti dagli inquirenti di Nocera Inferiore e di Salerno;

   queste ultime indagini confermano il caos che regnerebbe all'interno del consorzio intercomunale –:

   se il Governo intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere una verifica da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro in relazione alle problematiche evidenziate in premessa;

   se intenda valutare se sussistono i presupposti per avviare una verifica da parte dei Servizi ispettivi di finanza pubblica in ordine alle criticità gestionali che emergono dall'amministrazione del consorzio.
(4-04518)


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2002 ai lavoratori invalidi, con invalidità superiore al 74 per cento, viene riconosciuta ogni anno una maggiorazione di due mesi di contribuzione figurativa ai fini del diritto alla pensione e per l'anzianità contributiva e fino a un massimo di cinque anni di contribuzione;

   tale beneficio, in particolare, è stato introdotto con la legge n. 388 del 2000, articolo 80, comma 3;

   la condizione di disabilità comporta gravi svantaggi per chi, suo malgrado, è costretto a viverla: una maggiorazione contributiva di appena due mesi l'anno, a parere dell'interrogante, non tiene conto appieno delle enormi difficoltà di chi deve sopportare il peso di una invalidità superiore al 74 per cento –:

   se si intendano adottare iniziative normativa per adeguare nel complesso i benefici per i portatori di invalidità e in particolare per assicurare almeno quattro mesi annui di maggiorazione contributiva in luogo dei due attuali per gli invalidi con invalidità superiore al 74 per cento.
(4-04519)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende di numerosi episodi ascrivibili al problema della così detta «mafia dei pascoli», ovvero il fenomeno che vede coinvolti i pascoli delle montagne abruzzesi sfruttati da imprenditori senza scrupoli di altre regioni con finte transumanze di bestiame per intascare ingentissimi rimborsi da parte dell'Unione europea;

   sul tema vi è la risposta scritta all'interrogazione presentata dall'europarlamentare Andrea Cozzolino, alla Commissione europea per l'agricoltura e lo sviluppo rurale nella quale si afferma: «Nel contesto della gestione concorrente, spetta agli Stati membri valutare l'ammissibilità degli agricoltori ai pagamenti diretti. Il quadro giuridico vigente lascia agli Stati membri una certa flessibilità nell'attuazione delle norme in materia di pagamenti diretti, incluse, tra le altre, quelle relative agli agricoltori in attività, agli ettari ammissibili, all'attivazione e al trasferimento dei diritti all'aiuto e alla convergenza del valore di questi ultimi. Disposizioni specifiche circa il sistema integrato di gestione e di controllo consentono agli Stati membri di affrontare i casi di violazione della normativa»;

   sempre da articoli di stampa si apprende di grossi gruppi e consorzi con sede legale in particolare nel nord Italia che continuerebbero a prendere in affitto, anche in Abruzzo, grandi superfici a pascolo e prato pascolo con canoni nettamente inferiori rispetto alle superfici seminative. Ciò all'unico scopo di incassare i fondi messi a disposizione dall'Unione europea per l'Abruzzo e gli allevatori abruzzesi. Questa pratica consentirebbe, infatti, di incassare l'alto valore dei loro titoli Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), nell'ordine anche di 10 mila euro per ettaro. Un business che varrebbe quindi centinaia di milioni di euro e che riguarderebbe anche le Alpi, oltre agli Appennini. Ovviamente non vi sarebbe alcun interesse per la carne e il latte degli animali, che la legge impone si pascolino su questi terreni. Ad essere «munti» sarebbero solo i soldi dei contribuenti europei;

   va tenuto conto degli elementi riportati, è necessaria un'azione urgente a salvaguardia della legalità e a tutela di un intero territorio e di quelle categorie di lavoratori — agricoltori ed allevatori onesti — contro una subdola, pericolosissima, infiltrazione malavitosa, portatrice di un degrado socio-economico che finirebbe inevitabilmente con l'accelerare il progressivo spopolamento dei nostri monti;

   va tenuto conto della necessità di una nuova disciplina in materia e di un serrato controllo di quanto sta accadendo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione esposta in premessa;

   se, abbiano assunto iniziative, per quanto di competenza, per effettuare controlli circa il corretto uso dei fondi comunitari e, in caso affermativo, quali siano gli esiti di tali controlli e, stante la perdurante situazione esposta in premessa, quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere per scongiurare l'eventuale uso fraudolento dei fondi comunitari.
(5-03413)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ceccanti e altri n. 4-04510, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Cenni.