Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 26 novembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo uno studio condotto da Grey Goose, insieme all'istituto di ricerca Trade Lab, per il 54 per cento dei «millenials» la carriera è il primo obiettivo da raggiungere, ma soltanto il 25 per cento sostiene di sentirsi realizzato. La generazione dei millenials è quella che studia, va all'estero per trovare una possibilità di carriera che nel nostro Paese spesso è una chimera ma anche quella che ha vissuto appieno la rivoluzione tecnologica. Il lavoro scarseggia, i compensi vacillano, gli affitti si alzano e il costo della vita pure;

    cresce il numero dei giovani italiani con età compresa tra i 18 e i 34 anni che decidono di non lasciare la casa dei propri genitori. I «mammoni», come qualcuno li ama definire, secondo l'indagine Eurostat sul 2017 sarebbero in Italia il 66,4 per cento del totale, in crescita dello 0,6 per cento rispetto all'anno precedente. Un dato che vede il nostro Paese al quarto posto a livello europeo, subito dopo Croazia, Malta e Grecia, a fronte di una media dell'Unione europea del 50 per cento;

    la polarizzazione sociale inasprisce il divario alimentare: la spesa media cresce del 2,8 per cento per le famiglie di alto reddito, ma cala del 4 per cento per le fasce di basso reddito, e addirittura del 7 per cento per gli under 35. Questi dati sono segno della difficoltà della ripresa economica e della crescita delle disuguaglianze;

    il Governo più volte ha messo in campo azioni volte al superamento delle sopracitate situazioni di disagio giovanile, agevolando i consumi e l'accesso ai servizi nazionali;

    ad oggi, benché esistano numerosi circuiti per studenti e consumatori giovani, il riscontro è minimo e la conoscenza degli stessi è scarsa;

    da uno studio risulta, ad oggi, una sovrapposizione chiara dei circuiti di scontistica ed agevolazioni per i giovani;

    il numero elevato di circuiti rende poco agevole la pubblicizzazione e la fruizione dei servizi;

    un circuito unico potrebbe facilitare ed incentivare la conoscenza e la fruizione di una molteplicità di servizi dedicati ai giovani, attraverso la creazione di un portale unico nazionale che racchiuda la totalità delle opportunità praticabili su tutto il territorio nazionale, oltre a costituire un canale preferenziale d'accesso, in termini di scontistica e di agevolazione economica, per gli under 35 ad una molteplicità di servizi utili ai giovani;

    tale circuito unico andrebbe a riunire in un'unica card una pluralità di servizi tra cui:

     agevolazioni per musei, cinema, teatri, manifestazioni artistiche, culturali e sportive e accesso a corsi di formazione professionale, artistica e specialistica;

     agevolazioni per trasporto (aereo, ferroviario e navale), carsharing e mobilità alternativa;

     agevolazioni e scontistica per acquisto di beni e servizi commerciali;

     agevolazioni per il rilancio del made in italy;

    in questo modo si scongiurerebbe il pericolo di sovrapposizione di servizi e sconti, con conseguente spreco di risorse;

   il possesso di una card unica, che dia diritto ai diversi servizi e agevolazioni, ha anche un valore simbolico, mostrando ai giovani uno Stato finalmente vicino e pronto a supportarli e valorizzarli, in quanto parte viva del nostro Paese e risorsa encomiabile per la crescita e il progresso della Nazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per avviare e/o potenziare la costituzione di un circuito unico capace di riunire tutte le agevolazioni, presenti e future per gli under 35, in un'unica carta;

2) a promuovere, attraverso il possesso di un'unica card, un più efficace regime agevolativo rispetto a quanto previsto dall'attuale normativa, anche al fine di facilitare i consumi e la fruizione dei servizi, incentivando il made in italy, indispensabile per la crescita economica;

3) a promuovere, con specifiche convenzioni con le università, lo sviluppo dell'offerta formativa, per renderla nuovamente attrattiva per tutti quei giovani che oggi si trasferiscono altrove;

4) a promuovere misure di incentivazione agli investimenti, mediante convenzioni con esercizi e attività italiane;

5) ad incentivare, attraverso convenzioni con musei, cinema e teatri, l'interesse al patrimonio storico-culturale italiano;

6) ad incentivare, anche mediante specifiche convenzioni, l'attività sportiva, soprattutto nei centri sportivi scolastici;

7) ad adottare iniziative che prevedano misure di sostegno per la creazione di giovani start up specializzate in business emergenti capaci di reggere la sfida internazionale e per il rafforzamento delle «scale up», in specie se operanti in settori di interesse generale, anche non aventi carattere industriale o commerciale e realizzate mediante progetti di partenariato pubblico/privato;

8) ad adottare iniziative per potenziare le misure relative agli sgravi contributivi per i giovani tra i 18 e i 35 anni;

9) ad adottare iniziative per procedere nell'opera di semplificazione delle modalità di gestione di convenzioni con enti e privati, anche attraverso l'istituzione di un portale unico e di un’«App» dedicata.
(1-00301) «Tuzi, Nappi, Sabrina De Carlo, Grippa, Frusone, Lattanzio, Villani, Casa, Testamento, Iovino, Mariani, Cominardi, Vacca, Nitti, Masi, Bella, Invidia, Cubeddu, Siragusa, Sarti, Cimino, Maglione, Gabriele Lorenzoni, Carabetta, Sut, Raduzzi, Ascari, Scutellà, Saitta, Salafia, Francesco Silvestri, Currò».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 19 gennaio del 2012 veniva sequestrato Giovanni Lo Porto, un italiano di 36 anni che lavorava nel sud del Punjab per la organizzazione non governativa tedesca Wel Hunger Hife;

   secondo quanto riportato all'epoca dalla stampa, il giorno del rapimento quattro uomini armati avevano fatto irruzione a Multan, vicino alle aree tribali a cavallo tra Pakistan e Afghanistan, nella casa dove viveva Giovanni, e lo avevano portato via con la forza, insieme al suo collega Bernd Muehlenbeck, di 59 anni;

   a distanza di tre anni dal rapimento, il 23 aprile 2015, l'allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama annunciava pubblicamente che Giovanni Lo Porto e l'americano Warren Weinstein erano stati «tragicamente uccisi in un'operazione antiterrorismo»;

   in quell'occasione Obama non entrò assolutamente nel merito dell'operazione antiterrorismo e, di fatto, a rivelare che si fosse trattato di un drone, che aveva preso di mira la struttura in cui Lo Porto e Weinstein erano tenuti prigionieri, fu la stampa, che cercò di ricostruire l'attacco;

   ad oggi quello che è accaduto davvero rimane un mistero. L'unica cosa certa è che Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein sono le prime due vittime di un attacco di droni;

   come riportato dagli organi di stampa dell'epoca, secondo i familiari, l’intelligence americana sapeva che Giovanni e l'operatore Warren Weinstein si trovassero nell'edificio sorvegliato e poi preso di mira dal drone, «ma era interessato a colpire i quattro Talebani, che erano pesci grossi»;

   non è chiaro come sia stato possibile che, nonostante le centinaia di ore di sorveglianza del sito da colpire e nonostante tutti i sensori ultrasensibili che permettono ai droni di vedere ogni particolare, la presenza di Giovanni Lo Porto e di Warren Weinstein sia «sfuggita» –:

   quali siano le informazioni in possesso del Governo sulla drammatica vicenda di cui in premessa, dal rapimento del cooperante italiano alle trattative per la sua liberazione sino all'operazione americana che ha portato alla sua uccisione, rimasta ad oggi misteriosa;

   se, al di là delle scuse poste dal presidente Obama al nostro Paese e ai familiari di Giovanni Lo Porto, non ritenga indispensabile rinegoziare con gli alleati ed in particolare con gli Stati Uniti le regole su come fronteggiare i sequestri di persona nei teatri di guerra internazionali e gestire le relative trattative per una cooperazione tra le varie forze di intelligence.
(4-04172)


   BELOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Eutelia spa è stato uno dei maggiori operatori di telecomunicazioni in Italia con un fatturato di oltre 700 milioni di euro e quasi 3 mila dipendenti;

   Eutelia spa venne dichiarata insolvente dal tribunale di Arezzo nel giugno 2010;

   come si evince da esposti di Samuele Landi, già manager di Eutelia spa, ciò sarebbe avvenuto sulla base di contestazioni fiscali emesse da Eraldo Cerisano, all'epoca dei fatti dirigente dell'Agenzia delle entrate di Firenze, poi finite nel nulla ma che determinarono la dichiarazione di insolvenza di Eutelia;

   Eutelia è sottoposta dal 2010 al regime di amministrazione straordinaria previsto per le grandi imprese in crisi (legge Prodi del 1999 e legge Marzano del 2003) e gestita da tre commissari Daniela Saitta, Gianluca Vidal e Francesca Pace;

   nel 2012 i commissari Saitta, Vidal e Pace, ad avviso dell'interrogante, svendono il principale asset di Eutelia, la rete proprietaria in fibra ottica estesa oltre 15 mila chilometri;

   la rete (600 chilometri tra Bologna e Bari, 50.000 gigabite di capacità), costata 400 milioni di euro di investimenti, ed in uso esclusivo al Ministero della difesa, viene valutata da una perizia chiesta dai commissari, oltre 200 milioni di euro, ma sarebbe stata ceduta a soli 15 milioni di euro a Clouditalia, di cui diventa azionista la società Minacom una società a responsabilità limitata con un capitale di soli 20 mila euro;

   Clouditalia, secondo la ricostruzione che emerge dai sopracitati esposti, era posseduta da una galassia di società anonime con sede in giurisdizioni offshore ed il capitale societario era riconducibile anche a una banca finita poi in liquidazione coatta, Banca popolare di Vicenza; in Veneto banca invece, del cui consiglio di amministrazione era membro il commissario Vidal, sarebbe stata investita la quasi totale liquidità di Eutelia;

   la cessione del principale asset di Eutelia, la rete di telecomunicazioni, ha implicazioni e conseguenze a livello istituzionale;

   l'aspetto più inquietante è che sulla stessa rete viaggiano le comunicazioni delle Forze armate italiane e di istituzioni dedite alla lotta alla mafia, quali carabinieri, guardia di finanza, polizia di Stato, Direzione antimafia, proprio in quelle aree dove la radicazione del fenomeno mafioso e dei traffici illeciti è più profonda;

   dal 2012 a tutto il 2018 lo Stato italiano ha fatto scorrere le sue comunicazioni su di una rete in fibra ottica sulla cui anonima proprietà nulla si conosceva;

   chi possiede la rete e vi effettua la manutenzione ha accesso potenzialmente ad intercettare le comunicazioni delle massime istituzioni italiane poste a difesa della legalità e della sicurezza nazionale, comprese delicate indagini sulla lotta alla criminalità organizzata;

   a dicembre 2018 Clouditalia è stata ceduta a Irideos spa un operatore posseduto dal fondo F21 Sgr Spa;

   F21 Sgr Spa raccoglie i propri capitali da investitori istituzionali che a loro volta di fatto schermerebbero i reali investitori di cui gestiscono i patrimoni;

   il capitale di Clouditalia era, come detto, riconducibile a Banca Popolare di Vicenza, il cui ex presidente Zonin aveva fondato Banca Nuova, la banca siciliana ritenuta, secondo alcune fonti di stampa (si veda lasicilia.it del 1° novembre 2018), la centrale informativa di servizi segreti deviati italiani –:

   se siano stati valutati gli intrecci legati alla vicenda Eutelia e quali iniziative intenda intraprendere il Governo per tutelare la sicurezza informatica della propria rete di trasmissioni dati.
(4-04177)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROSTAN e FORNARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 24 settembre 2014 la Camera dei deputati ha approvato la mozione n. 1-00291, con la quale si impegnava il Governo ad assumere in ogni opportuna sede iniziative di competenza volte a tutelare il concittadino Enrico Forti detto Chico, che dal 2000 si trova in carcere negli Stati Uniti per una condanna all'ergastolo per omicidio avvenuta a seguito di un processo lampo e indiziario;

   la ricostruzione della vita di Forti (nato a Trento nel 1959, campione di windsurf, filmaker e presentatore televisivo), delle sue vicende personali negli Usa e del controverso episodio del delitto (la morte di Dale Pike) in cui è stato coinvolto, con le molte perplessità di un procedimento giudiziario lacunoso e parziale, aprono lo spazio a tanti dubbi, al punto che da anni si mobilita una vasta comunità di amici, conoscenti, intellettuali che hanno presentato numerosi appelli per la revisione del processo;

   la richiesta di revisione è sempre stata rifiutata benché siano emersi in tutto questo tempo fatti e circostanze in favore di Forti, i quali confermerebbero gravi violazioni al suo diritto alla difesa durante la vicenda giudiziaria;

   già nel maggio 2012 è stato presentato dai legali italiani un report all'allora Ministro degli affari esteri con le motivazioni per la richiesta di revisione;

   di recente la rete televisiva americana Cbs ha dedicato una puntata del programma 48 hours al caso Forti, mettendo in luce nuove importanti prove a discolpa. Anche la televisione nazionale svedese Svt sta producendo un film documentario sul caso;

   il Governo italiano intrattiene con il Governo degli Stati Uniti ottimi rapporti diplomatici che hanno portato anche di recente alla soluzione di casi giudiziari controversi;

   non si discute, né qui né nella mozione approvata a suo tempo, di innocenza o di colpevolezza, che va decisa dalla magistratura americana, ma di processo giusto, equo, con la possibilità di difendersi, di dimostrare la propria innocenza –:

   quali ulteriori iniziative, oltre a quelle richiamate nel comunicato del 20 novembre 2019 dallo stesso Ministro interrogato, intenda intraprendere nei confronti delle autorità statunitensi per garantire al concittadino Enrico Forti, detenuto a seguito di un ingiusto processo, i diritti fondamentali di difesa al fine di poter dimostrare la propria innocenza.
(3-01150)


   CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, COLLETTI, SABRINA DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, GRANDE, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO, SIRAGUSA e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le relazioni bilaterali con la Cina, che già nel 2018 hanno registrato dati molto positivi con un interscambio pari a circa 44 miliardi di euro, hanno conosciuto una significativa intensificazione nel 2019 grazie ai frequenti scambi di visite ad alto livello e alla firma di numerose intese;

   in data 23 marzo 2019, nel corso della visita di Stato del Presidente Xi Jinping, l'Italia ha firmato con le controparti cinesi 19 intese istituzionali e 10 accordi commerciali;

   la sottoscrizione in tale contesto del Memorandum bilaterale sulla collaborazione nell'ambito della Belt and road initiative (sottoscritto da 18 Paesi dell'Unione europea su 28) e la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, alla seconda edizione del Belt and road forum di Pechino il successivo mese di aprile 2019 hanno fornito un quadro di riferimento chiaro per lo sviluppo dei rapporti economici e commerciali dell'Italia con la Cina, generando grandi aspettative nella comunità imprenditoriale italiana verso un decisivo salto di qualità del partenariato economico con il Governo di Pechino, anche rispetto alla situazione degli altri principali partner europei;

   a fronte delle grandi potenzialità di ulteriore sviluppo del partenariato economico con la Cina, rimangono sullo sfondo diverse problematiche legate al perdurante squilibrio della bilancia commerciale dell'Italia con l'amministrazione di Pechino derivante principalmente dalle barriere tariffarie e non tariffarie che ancora ostacolano l'accesso delle aziende e dei prodotti italiani in Cina –:

   quali interessi specifici siano stati perseguiti dal Governo in occasione della recente visita in Cina del Ministro interrogato alla seconda edizione del China International Import Expo di Shanghai, anche in ragione delle problematiche esposte in premessa.
(3-01151)


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i maggiori organi di informazione hanno riportato la notizia che Beppe Grillo, fondatore del MoVimento 5 Stelle, tra venerdì 22 e sabato 23 novembre 2019, si è recato ben due volte all'ambasciata cinese in Italia per incontrare l'ambasciatore Li Junhua;

   a parere degli interroganti gli incontri appaiono del tutto irrituali poiché Grillo non riveste alcun incarico governativo e le sue iniziative rischiano di sovrapporsi impropriamente alle competenze del Ministro interrogato;

   la vicinanza politica del MoVimento 5 Stelle – e dei Governi da esso sostenuti – alla Cina pare confermata dal fatto che nel 2018 vi è stata la firma del Memorandum sulla «Via della seta» da parte dell'allora Ministro dello sviluppo economico e ora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio; non solo, ma di recente è stata confermata proprio dall'ambasciatore Li Junhua, che ha commentato con soddisfazione la presenza dello stesso alla China International Import Expo che si è svolta a Shanghai dal 5 al 10 novembre 2019;

   la politica estera svolta già nel 2018 dal Governo sostenuto dall'attuale forza di maggioranza cui appartiene il Ministro interrogato, si è rivelata anche nelle indiscrezioni sull'ipotesi di una possibile «vendita» di parte del debito pubblico ai cinesi, nel tiepido atteggiamento riguardo alla tecnologia 5G e nell'astensione in sede europea rispetto al nuovo regolamento per il controllo degli investimenti di Paesi terzi in Europa, in precedenza proprio sollecitato dall'Italia;

   tutte misure che, a parere degli interroganti, confermano la volontà di non difendere la produzione nazionale dalla penetrazione economica cinese;

   in ragione, anche, dell'attuale crisi politica cinese, il numero di viaggi e visite ufficiali e non da parte di membri dell'Esecutivo in Cina e i rapporti economici tra la Casaleggio associati ed aziende cinesi costituirebbero a parere degli interroganti un rischio per la sicurezza nazionale;

   occorre ricondurre la politica italiana nell'ambito di un dialogo chiaro con le altre nazioni e, soprattutto, nei normali contesti istituzionali, perché è in gioco la credibilità dell'Italia a livello internazionale e la difesa degli interessi nazionali –:

   se non ritenga necessario, anche a tutela della sicurezza nazionale, far luce, per quanto di competenza, su quanto esposto in premessa, chiarendo quale sia la posizione del Governo a difesa degli interessi nazionali, scongiurando il rischio di possibili ingerenze straniere.
(3-01152)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   l'area nord del Gargano, in particolare del litorale tra i comuni di San Nicandro Garganico e Lesina, in provincia di Foggia, comprende uno dei principali laghi costieri, ovvero il lago di Lesina che è separato dal mare Adriatico da un Istmo che originariamente ospitava in tutta la sua estensione la macchia mediterranea. Lo chiamano il «quartiere del mare», ma è stato costruito senza alcuna licenza edilizia né diritto di proprietà sui terreni. Non c'è acqua, non c'è luce, non c'è fogna. Le strade non hanno nome. Ufficialmente è una cittadina fantasma, quella che sorge in località Schiapparo in prossimità dell'omonima foce. Tale area da giugno a settembre si popola di diecimila persone, una striscia di terra lunga dieci chilometri e larga poco meno di uno, che divide la laguna di Lesina dall'Adriatico, dieci chilometri di cemento senza soluzione di continuità. L'Adriatico non si vede, coperto dalle 2.500 villette costruite in un trentennio di operoso e ininterrotto abusivismo nel cuore del Parco nazionale del Gargano. Quest'area rappresenta anche un pericolo dal punto di vista della sicurezza, perché si presta ad essere rifugio per extracomunitari irregolari e delinquenti mettendo così a rischio la pubblica sicurezza;

   a questo si aggiunge il contenzioso perenne tra il comune di San Nicandro Garganico e il comune di Lesina per l'appartenenza dell'area del litorale e quindi per i contestuali usi civici della zona e ciò ha rallentato se non bloccato il piano di recupero. A seguito dei condoni del 1985 e del 1994 è stata individuata quale possibile soluzione la redazione di un piano di recupero territoriale (Pirt), escluse le abitazioni che non hanno usufruito della sanatoria e costruite a ridosso della spiaggia o in zone protette;

   a redigere il piano è stata la Lesina srl perché tale società sarebbe proprietaria di circa 500 ettari di terreni in agro di Lesina, di cui circa 200 sarebbero stati interessati dal fenomeno dell'abusivismo edilizio di Torre Mileto. Il Pirt, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non prevede il recupero e la riqualificazione di tutta l'area che si estende per circa otto chilometri lungo l'istmo Schiapparo, ma solo di una parte di esso. Infatti, il piano interessa esclusivamente i suoli della Lesina srl, che corrispondono a circa il 60 per cento della superficie totale dell'istmo. In particolare, l'area interessata dal Pirt è quella che si estende dalla foce Schiapparo sino alla località Tamaricelle, e più precisamente sino al cosiddetto «incrocio», che consente di imboccare le strade vicinali tramite un vecchio ponticello. Il restante 40 per cento dei suoli, sui quali si estende il villaggio, sarebbe di proprietà della società Lacmar srl, che non ha presentato alcun piano di recupero. Quindi, per tutte le case che sorgono in questa area (che va dalla località Tamaricelle sino al lido di Torre Mileto), almeno per il momento, non è prevista alcuna sanatoria né da parte della società proprietaria dei suoli (la Lacmar) né da parte del comune di Lesina. Inoltre, proprio la vertenza giudiziaria, richiamata in precedenza, tra i comuni di San Nicandro Garganico e Lesina circa gli usi civici dell'area e attualmente ancora in corso, ha bloccato la conclusione dell’iter per l'approvazione del piano di interventi di recupero territoriale Schiapparo/Torre Mileto predisposto dalla società privata proprietaria di parte dei suoli. Il Pirt proposto riguarda una buona parte dell'area interessata dagli interventi abusivi, il recupero e la sanatoria di una parte dei fabbricati edificati abusivamente e l'abbattimento di tutti gli altri, oltre agli interventi di riqualificazione e di infrastrutturazione dell'area. Dopo circa 50 anni, durante i quali sono stati realizzati i manufatti abusivi nella completa indifferenza istituzionale, oggi si parla di riqualificazione e sanatoria del villaggio abusivo dello Schiapparo, senza considerare in alcun modo: 1) che l'area interessata insiste in primo luogo all'interno del Parco nazionale del Gargano e nell'area Sic di Torre Mileto istituita nel 2015; 2) che tale fenomeno non rientra nel cosiddetto abusivismo di necessità, trattandosi di case per le vacanze e non abitazioni principali; 3) il rischio sismico a cui è esposta l'intera area. Infatti, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274/2003, aggiornata con la delibera della giunta regionale della Puglia n. 153 del 2 marzo 2004, indica l'area di Lesina nella zona di rischio sismico 2, ovvero zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi forti terremoti seguiti da maremoti, come quello risalente a circa due secoli fa a seguito del quale il mare arrivò addirittura fino San Severo devastando l'intera area nord del Gargano. A ciò si aggiunge la relazione prodotta dal parco nazionale del Gargano, nel quale insistono i manufatti abusivi, grazie alla sinergia con la procura della Repubblica di Foggia che, ha consentito l'abbattimento di circa 40 manufatti abusivi insistenti nel perimetro del parco. Nella medesima relazione, all'allegato 5 sono individuati, altri 62 manufatti da inserire nel piano di abbattimenti, in base alle sentenze definitive, tra questi, 22 manufatti sono insistenti in località Schiapparo nel comune di Lesina;

  pertanto, analizzando all'attualità la situazione nell'istmo di Lesina, sembra evidente che l'amministrazione locale del comune di Lesina e la regione Puglia vogliano sanare, attraverso lo strumento del Pirt ciò che non può essere sanato, ovvero una vasta area di cemento che viceversa dovrebbe essere restituita alla macchia mediterranea;

   infatti, grazie al Pirt l'insediamento di Torre Mileto potrà finalmente diventare un vero villaggio turistico, insistente su un'area che invece dovrebbe essere restituita così come era all'ambiente e alla collettività;

   i fatti sembrano dimostrare una certa efficacia delle sinergie derivanti dalla collaborazione tra il tribunale di Foggia, la procura della Repubblica di Foggia e il parco nazionale del Gargano che, anche se lentamente, stanno procedendo all'abbattimento dei manufatti abusivi e quindi al ripristino della legalità –:

   quali iniziative il Ministero interpellato intenda adottare, per quanto di competenza, per tutelare l'area dell'istmo di Lesina e reinserirla tra le bellezze del Parco nazionale del Gargano e dell'area Sic di Torre Mileto.
(2-00573) «Faro».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   come riportato ultimamente da alcuni quotidiani della Capitale e Tg a carattere nazionale, al fine di individuare una discarica provvisoria di servizio o stoccaggio per la città di Roma, ci sarebbe in discussione l'ipotesi, di utilizzare una discarica industriale già esistente sulla via Ardeatina di proprietà della società Ecofer;

   l'articolo 13 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, prevede che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente ed in particolare: senza creare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna, né causare inconvenienti da rumori od odori né danneggiare il passaggio o i siti di particolare interesse;

   l'articolo 178 del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che la gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonché del principio chi inquina paga. A tal fine a gestione dei rifiuti è effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica, nonché nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e .di accesso alle informazioni ambientali;

   la direttiva europea 2008/98/CE stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno dell'Unione;

   l'articolo 707 del codice della navigazione ed il capitolo 4, paragrafo 12, del regolamento per l'esercizio degli aeroporti mettono in capo all'Ente nazionale per l'aviazione civile il compito di identificare le attività presenti sul territorio che potrebbero essere potenzialmente pericolose per la navigazione; l'articolo 711 prescrive che nelle zone di cui all'articolo 707, sono soggette a limitazioni le attività che, come lo smaltimento dei rifiuti, costituiscono un potenziale richiamo per la fauna selvatica o comunque un pericolo per la navigazione aerea;

   l'Enac quindi individua le zone da sottoporre a vincolo nelle aree limitrofe agli aeroporti e stabilisce le limitazioni relative ai potenziali pericoli per la navigazione e, in particolare la realizzazione e l'esercizio delle attività di smaltimento dei rifiuti, fatte salve le competenze delle autorità preposte, sono subordinate all'autorizzazione Enac, che ne accerta il grado di pericolosità ai fini della sicurezza della navigazione aerea;

   il paragrafo 7.9 del capitolo 7, parte 3, dell'Icao Airport Service Manual (Doc. ICAO 9137-AN/898) indica in 13 chilometri dal sedime aeroportuale il limite per l'insediamento di attività di smaltimento; l'area di Falcognana dista 4,7 chilometri dall'aeroporto di Ciampino;

   le condizioni della viabilità dell'area interessata da tale eventuale decisione – quadrante Ardeatina Laurentina di Roma – sono particolarmente critiche, poiché la zona è già al collasso ed è inadeguata a sopportare un ulteriore aggravio di traffico pesante;

   la via Ardeatina da dicembre 2012 è interessata da un divieto di transito ai mezzi pesanti oltre 3,5 metri di altezza e 6,5 tonnellate di peso. La limitazione al traffico pesante è inoltre attiva anche su via di Porta medaglia, via della Falcognana e via del Divino Amore ovvero tutta la viabilità che porta alla discarica;

   gran parte della località di Falcognana, dove risiedono decine di migliaia di cittadini, è ricompresa all'interno del parco regionale di Decima-Malafede, del parco dell'Appia Antica e dal 2010 è sottoposta a vincolo paesaggistico con la «dichiarazione di notevole interesse pubblico» emessa dal Ministero dei Beni Culturali, con decreto ministeriale del 25 gennaio 2010;

   nel sito proposto si è in presenza di un'alta permeabilità del terreno testimoniata dal fitto reticolo idrografico secondario all'affluente fosso dei Radicelli al fiume Tevere;

   l'eventuale discarica si troverebbe a circa 1 chilometro dal Santuario del Divino Amore, luogo di culto famoso in tutto il mondo, e sottoposto a vincolo Monumentale. Inoltre in questo quadrante sono già operanti numerose discariche, due a Porta Medaglia, due in via Ardeatina, una a Fioranello, una a Selvotta, nonché diversi recuperi ambientali tra la via Laurentina e Santa Palomba ed una discarica per rifiuti pericolosi a Falcognana; nei territori appena limitrofi è presente la discarica di Albano Laziale, Roncigliano e Pomezia;

   l'area è caratterizzata da forti concentrazioni di gas radon che ha reso necessario un monitoraggio del gas sia indoor che outdoor;

   il Tar del Lazio con sentenza n. 05600/2017, confermata poi dal Consiglio di Stato, ha negato alla soc. Ecofer l'aumento dei codici Cer relativi anche ai rifiuti solidi urbani;

   la questione della gestione dell'emergenza rifiuti a Roma è oggetto di una specifica cabina di regia presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:

   se sia a conoscenza delle osservazioni riportate in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per:

    a) garantire il superamento delle contraddizioni e di quella che appare agli interpellanti l'incapacità di affrontare l'emergenza dei rifiuti a Roma;

    b) garantire ai cittadini di Roma che in nessun caso sarà consentito un trattamento dei rifiuti anche inerti non rispondente alle normative europee, nazionali e regionali.
(2-00574) «Brunetta, Rampelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto Sentieri (studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento) dell'Ispra, avviato come progetto di ricerca nel 2006, costituisce ormai un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica sui siti e sugli insediamenti contaminati presenti sul territorio nazionale ed è divenuto riferimento e modello di eccellenza anche a livello internazionale;

   il rapporto segnala 41 siti d'interesse nazionale da bonificare, che complessivamente coprono una superficie di circa 116.000 ettari contaminati da ex petrolchimici, raffinerie, acciaierie, fabbriche chimiche, di amianto e aree con smaltimento dei rifiuti incontrollato; in 13 di questi il risanamento dei terreni è fermo, mentre nei rimanenti procede a rilento;

   il rapporto si pone l'obiettivo di correlare i profili di salute delle popolazioni residenti con le fonti di esposizione ambientale e le contaminazioni da cui sono caratterizzati; sono infatti coinvolti 319 comuni in tutte le regioni italiane, per una popolazione complessiva di 5,9 milioni di abitanti;

   secondo gli esiti dello studio epidemiologico promosso dal Ministero della salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità sullo stato di salute della popolazione residente nei pressi di 38 Sin e 7 Sir (siti di interesse regionale), i risultati mettono in evidenza un eccesso di mortalità generale e, per tutti, di tumori nell'insieme dei siti considerati, con una stima dei decessi dovuti a cause oncologiche di 3.375 morti in più negli uomini (+3) e 1.910 in più nelle donne (+2). Al deterioramento certificato dello stato di salute della popolazione, non corrispondono adeguate risorse per le bonifiche e il monitoraggio e l'assistenza sanitaria ai cittadini esposti;

   tra i Sin per i quali si registra il mancato completamento della bonifica vi è il polo industriale di Porto Marghera, un'area di 1618 ettari, di cui ad oggi risulta bonificato solo il 16 per cento dei suoli e l'11 per cento di acque di falda, con progetti di bonifica e messa in sicurezza approvati per il 69 per cento dei suoli e il 66 per cento delle acque di falda, ma non ancora attuati, mentre sono già stati spesi oltre 800 milioni di euro per il marginamento delle sponde dei canali e della laguna senza che il progetto sia stato ultimato –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare con estrema urgenza iniziative per accelerare le bonifiche delle aree Sin, con particolare riferimento all'area di Porto Marghera, e quali siano le risorse attualmente disponibili per il completamento dei progetti.
(5-03197)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARCO DI MAIO, FREGOLENT, D'ALESSANDRO, ANZALDI, TOCCAFONDI, NOBILI e PAITA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'investimento in cultura, con particolare riferimento alla conservazione e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio storico, dovrebbe essere una priorità per il nostro Paese;

   l'attivazione di investimenti su temi di competenza del Ministro interrogato hanno per obiettivo non solo di mantenere e conservare il patrimonio esistente, ma anche di generare opportunità economiche dirette e indirette;

   a tale riguardo risulta che, durante la gestione del precedente Governo, non siano state utilizzate risorse per circa 2 miliardi di euro per investimenti connessi al settore cultura e turismo. Si tratta di importi programmati nella XVII legislatura e a parere degli interroganti colpevolmente non impiegati dal precedente Esecutivo;

   somme ereditate, dunque, dal Ministro interrogato e che derivano, in parte, da risorse comunitarie e politica di coesione e, in parte, da risorse nazionali;

   i fondi giacenti sono quelli relativi, a titolo di esempio, al Piano operativo nazionale (Pon cultura e sviluppo asse I), quelli inerenti al Piano operativo complementare al Pon (Poc) Azione 1 (aggiornato ex circolare n. 19 del 2019) ai quali si aggiungono i fondi previsti dal Piano operativo stralcio cultura e turismo 2014-20 Cipe 3/2016 (linea 1, linea 2) e quelli previsti dal Piano operativo stralcio cultura e turismo 2014-20 Cipe 10/2018 (con competenza finanziaria dal 2018);

   si ravvisa la massima urgenza di attivare entro tempi rapidi la realizzazione di tali investimenti per dare impulso e proseguire le attività connesse al recupero del patrimonio artistico, culturale, architettonico e al sistema economico –:

   quali iniziative intenda adottare per «sbloccare» le risorse in essere e attraverso quale cronoprogramma operativo.
(3-01153)


   MOLINARI, VINCI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero per i beni e le attività culturali, in data 12 luglio 2018, ha inserito la via Matildica del Volto Santo nel proprio Atlante dei Cammini d'Italia, sito che riunisce i più importanti cammini storici e di importanza storico-turistica italiani;

   il cammino della via Matildica si estende per una lunghezza di 250 chilometri da Mantova a Lucca attraverso Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, unendo tra loro tutti i luoghi direttamente collegati a Matilde di Canossa e incentrandosi in particolare sul territorio della montagna reggiana;

   gli ideatori di detto cammino lo hanno ritenuto strategico per la valorizzazione dell'intera montagna reggiana: da Mantova, meta frequentatissima da parte dei turisti tedeschi, i visitatori possono avere ulteriore incentivo per proseguire sino a Canossa e apprezzare le particolarità paesaggistiche, culturali e rurali dell'Appennino reggiano, per poi confluire a Lucca nella Via Francigena. Verso Nord poi la via si apre lungo la Val d'Adige, dando di fatto origine all'unica vera Via Germanica dell'Italia settentrionale;

   il Governo ha accolto l'ordine del giorno presentato dal deputato Vinci il 7 agosto 2018 in relazione all'atto Camera n. 1041 (seduta n. 40 dell'Assemblea della Camera dei deputati), volto all'attivazione di una collaborazione con le istituzioni locali competenti del territorio dell'Appennino tosco-emiliano, al fine di avere una promozione integrata e relativa valorizzazione del turismo a vocazione culturale, enogastronomico, geologico e paesaggistico realizzabile in tale variegato territorio –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di concorrere alla valorizzazione integrata delle risorse culturali, paesaggistiche e rurali del territorio dell'Appennino tosco-emiliano, segnatamente attraverso il sostegno dello sviluppo e della promozione della Via Matildica del Volto Santo.
(3-01154)


   DE MENECH, ROSSI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, DI GIORGI, CIAMPI, ORFINI, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   durante la 134a sessione del Comitato olimpico internazionale, il 24 giugno 2019 a Losanna, tra le città organizzatrici dei XXV Giochi olimpici invernali, che si terranno nel 2026, è stata selezionata la candidatura di Milano-Cortina d'Ampezzo;

   le prossime Olimpiadi italiane si svolgeranno con eventi e gare distribuiti su tre regioni: Lombardia, Veneto e Trentino Alto-Adige;

   le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 saranno uno straordinario volano economico per l'intero Paese e, specialmente, per quei territori che le hanno fortemente volute e che le ospiteranno. Ma potranno essere anche una grande occasione di rilancio e riqualificazione dei territori ospitanti;

   è ormai dimostrato che i grandi eventi sportivi possono essere un vero e proprio strumento di marketing territoriale, turistico e culturale a cui ricorrere per valorizzare le risorse di un territorio;

   i punti dai quali ripartire, grazie a questa occasione offerta dalla convergenza che si è venuta a creare tra la principale area metropolitana del Paese e le Dolomiti, sono innanzitutto il turismo e la cultura;

   parallelamente all'evento sportivo si potrebbero sponsorizzare un insieme di manifestazioni, idealmente denominate le «Olimpiadi della bellezza», per coinvolgere lo straordinario patrimonio culturale e paesaggistico, quali le testimonianze romane dell'Arena di Verona, sede della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, le bellezze della città di Venezia, gemma del panorama turistico veneto ed italiano, i resti romani delle chiese di Milano, le guglie dolomitiche, le città murate del Veneto, come, ad esempio, Feltre, che custodiscono tesori d'arte di inestimabile valore –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere – parallelamente all'evento sportivo – un progetto idealmente denominato le «Olimpiadi della bellezza» finalizzato a valorizzare gli aspetti turistici, paesaggistici, culturali e artistici delle città e dei territori in cui si svolgeranno le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, anche al fine di promuoverne lo sviluppo economico e sociale.
(3-01155)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal 2001 è iniziata la cessione delle caserme dismesse da parte del demanio militare alle amministrazioni locali; in particolare ciò è avvenuto in Friuli Venezia Giulia con il decreto legislativo n. 237 del 2001 e con il decreto legislativo n. 35 del 2007 e nel 2012/2013;

   in Friuli Venezia Giulia la presenza di beni militari dismessi, anche di vaste dimensioni, assume proporzioni molto più importanti rispetto al resto delle regioni, poiché la presenza dello storico confine orientale, ultimo baluardo prima del cosiddetto «blocco» dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia e confine storico del «mondo occidentale» fino alla Guerra del Kosovo 1999, l'ha portata a essere il territorio più militarizzato d'Italia. Anche durante la «guerra fredda» i presidi militari sono stati un fondamentale presidio a difesa del territorio italiano;

   in regione innumerevoli stabili fatiscenti e abbandonati si sono trasformati in ammassi di lamiere e amianto;

   vi si trovano oltre 1.157 alloggi demaniali vuoti sui 3.300 presenti sul territorio nazionale, cui si devono aggiungere 400 caserme in attesa di dismissione, più o meno 1.400 bunker e 300 postazioni di montagna, oltre a vari campi per le esercitazioni in quota e a ridosso del confine;

   in molte occasioni gli stabili sono fatiscenti, pericolanti e rischiano di diventare ricettacolo di sporcizia e sede di traffici non sempre all'interno della legalità;

   le caserme hanno spesso un valore storico poiché edificate in tempi lontani, sin da prima dell'Unità d'Italia, e costituiscono un importante e fondamentale patrimonio che dovrebbe essere valorizzato come possibile risorsa economica e culturale –:

   quale risulti essere, per quanto di competenza, lo stato attuale dei presidi del demanio militare presenti nella regione Friuli Venezia Giulia, anche al fine di una loro valorizzazione per scopi di utilità sociale attraverso un piano di riutilizzo o di cessione.
(3-01149)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL MONACO, PROVENZA, GRIMALDI, IORIO e SARLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in riferimento allo stato di salute dell'Ente Consorzio idrico terra di lavoro il collegio dei revisori in più occasioni dal 2013 in avanti, ha rilevato nei verbali delle sue riunioni l'esistenza di gravi squilibri finanziari in progressivo peggioramento invitando al contempo l'organo gestorio ad intraprendere azioni per il risanamento;

   ad oggi il Consorzio risulta privo di un piano industriale e di un piano finanziario, al punto che in numerosi verbali lo stesso organo di controllo ha espresso forti dubbi sulla sussistenza dei presupposti di continuità aziendale;

   la situazione economica e finanziaria si presenta ancora più grave anche a causa delle inadempienze da parte dei consorziati, i quali per motivi noti versano in gravi condizioni finanziarie. I risultati ottenuti sono frutto non solo di gravi irregolarità commesse nell'espletamento del proprio mandato, ma anche dal fatto che l'organo gestionale ha ignorato a lungo e colpevolmente i numerosi indicatori di crisi aziendali con conseguente peggioramento della situazione economica e finanziaria del Consorzio;

   di seguito si riporta uno stralcio di relazione al bilancio 2015 da parte del collegio dei revisori: «Si ritiene necessario invitare gli organi preposti a predisporre un concreto Piano di Risanamento, che tenga conto delle osservazioni eventualmente ricevute dai vari soggetti coinvolti. In assenza del suddetto piano, il collegio rileva che esiste un'incertezza significativa in merito al principio della continuità aziendale, con la conseguenza per l'Ente di non essere in grado di far fronte alle proprie passività con la realizzazione delle proprie attività nel normale corso della gestione»;

   ulteriormente, al fine di provare con estrema chiarezza il disastro gestionale del Consorzio, si rileva che ormai sono molti gli esercizi in cui i bilanci dell'Ente rilevano costantemente una perdita fisiologica e durevole nel tempo. Tali risultati accompagnati dalle numerose inadempienze da parte dei soci, dall'esistenza di importanti debiti scaduti e non pagati, confermano quanto più volti ribadito nelle relazioni collegiali, ovverosia, la mancanza del presupposto della continuità aziendale in assenza di un piano di ristrutturazione concreto e fattibile;

   i fatti sopra esposti, a quanto consta all'interrogante, sarebbero stati oggetto di esposto alla Corte dei Conti sezione regionale Campania, al prefetto di Caserta e al presidente della regione Campania, auspicando un intervento di commissariamento dell'ente anche in riferimento alla normativa che di seguito si riporta. In particolare, la legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1, comma 555, prevede, a decorrere dall'esercizio 2017, che, in caso di risultato negativo per quattro dei cinque esercizi precedenti, i soggetti di cui al comma 554 diversi dalle società che svolgono servizi pubblici locali sono posti in liquidazione entro sei mesi dalla data di approvazione del bilancio o rendiconto relativo all'ultimo esercizio. In caso di mancato avvio della procedura di liquidazione entro il predetto termine, i successivi atti di gestione sono nulli e la loro adozione comporta responsabilità erariale dei soci;

   dai bilanci del Consorzio idrico terra di lavoro regolarmente approvati e pubblicati si rileva:

    perdita d'esercizio 2017: 8.790.603,00;

    perdita d'esercizio 2016: 7.609.727,00;

    perdita d'esercizio 2015: 124.093,00;

    perdita d'esercizio 2014: 324.164,00;

    perdita d'esercizio 2013: 3.105.995,00;

   i sei mesi dall'approvazione dell'ultimo bilancio sono scaduti al 31 dicembre 2018 e nessun intervento si è verificato –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda promuovere una verifica amministrativo-contabile da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato in relazione alle criticità sopra evidenziate.
(4-04175)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al 28 febbraio 2019 i magistrati presenti in Italia ammontavano a 9.401 unità, includendo in tale numero sia i magistrati fuori ruolo sia i magistrati ordinari in tirocinio (Mot);

   251 nuovi magistrati vincitori del concorso bandito il 31 maggio 2017, da circa tre mesi, non riescono ad assolvere ai loro compiti poiché la graduatoria sarebbe stata trasmessa al Ministero il 27 maggio, ma sarebbe stata approvata dal Consiglio superiore della magistratura soltanto il 24 luglio, con riserva nei confronti di una candidata;

   i restanti 250 avrebbero potuto iniziare il loro tirocinio già a settembre 2019, e invece dal Ministero della giustizia non è stato emanato alcun decreto di nomina;

   si apprende dalla stampa che il decreto di nomina con la firma del Guardasigilli sarebbe stato rimandato indietro dalla ragioneria dello Stato;

   al comma 378 dell'articolo 1 della legge di bilancio del 2019, infatti, si fa riferimento soltanto alle assunzioni relative al «concorso per 360 posti» bandito nel 2016, e non a quello uscito nel maggio 2017 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per garantire urgentemente l'attuazione del piano di assunzioni dei magistrati vincitori del concorso bandito il 31 maggio 2017.
(3-01145)


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per magistratura è notoriamente assai impegnativo e defatigante;

   i 251 vincitori del concorso indetto con decreto ministeriale del 31 maggio 2017 hanno completato le prove scritte ed orali nel maggio 2019;

   il Consiglio superiore della magistratura (Csm) in data 24 luglio 2019, ha pubblicato, con riserva, una prima graduatoria dei vincitori;

   lo stesso Csm ha pubblicato in data 16 ottobre 2019 la graduatoria definitiva;

   a tutt'oggi però manca il decreto di nomina firmato dal Ministro interrogato;

   a quanto consta all'interrogante, mai in passato dalla pubblicazione definita della graduatoria al decreto di nomina ministeriale è passato un periodo così lungo;

   il Ministro della giustizia non perde occasione per sottolineare le carenze degli organici e la sua politica tesa al loro ampliamento;

   questo ritardo appare quindi inspiegabile;

   i vincitori del concorso in queste settimane avrebbero potuto iniziare il loro tirocinio negli uffici e iniziare a lavorare;

   invece restano impossibilitati a entrare in servizio –:

   quali siano i motivi di un così lungo ritardo nell'adozione del decreto ministeriale di nomina dei magistrati vincitori del concorso indetto con decreto ministeriale 31 maggio 2017.
(3-01146)


   ROTONDI. — Al Ministro della giustizia — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge n. 3 del 2019, recante «Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici», ha modificato gli articoli 158, 159 e 160 del codice penale;

   in via di estrema sintesi, la riforma introdotta – inserita in fase emendativa nel corso dell'esame in sede referente alla Camera dei deputati, con un'operazione di «ampliamento del perimetro del provvedimento» del tutto discutibile e rocambolesca – sospende il corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del citato decreto;

   la legge n. 3 del 2019, all'articolo 1, comma 2, fissa l'entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Lo stesso Governo pro tempore aveva infatti preannunciato in maniera chiara la volontà di realizzare entro tale termine un intervento riformatore del codice di procedura penale volto alla drastica riduzione dell'irragionevole durata dei processi in Italia, intendendo così marginalizzare l'impatto concreto dell'eliminazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. In buona sostanza, ad avviso dell'interrogante, le forze di Governo dell'epoca, consapevoli che l'intervento così operato era «una bomba nucleare sul processo» (per usare le parole dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno), da un lato hanno collocato l'ordigno, dall'altro hanno spostato il tempo dell'esplosione;

   lo stesso Ministro della giustizia, Bonafede, aveva parlato di un «accordo politico» che «prevede che approfittiamo di questo anno anche per scrivere la riforma del processo penale. Il Governo avrà la delega dal Parlamento con scadenza 2019»;

   ebbene: dall'approvazione della riforma della prescrizione ad oggi, non è stata però esaminata dalle Camere alcuna proposta normativa concreta in tal senso. Solo a fine luglio 2019 è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese» un disegno di legge delega che avrebbe dovuto stabilire i princìpi e criteri direttivi per riformare il processo civile, il processo penale, l'ordinamento giudiziario, la disciplina sull'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati, il funzionamento e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura e la flessibilità dell'organico dei magistrati. L'avvicendamento di maggioranza, il cambio di Governo, l'evoluzione in atto del quadro politico, lasciano facilmente immaginare che non si riuscirà ad approvare alcun testo prima della fine dell'anno. Senza dunque entrare nel dettaglio della riforma del processo penale è evidente che questa non potrà certamente essere operativa prima del 1° gennaio 2020, termine dal quale dispiegherà la sua efficacia la soppressione – di fatto – della prescrizione;

   ad ogni evidenza, ciò travolge e fa venire meno il presupposto – a giudizio dell'interrogante debolissimo e risibile – che aveva in qualche modo giustificato la sostanziale soppressione della prescrizione, altrimenti del tutto inaccettabile sia dal punto di vista politico che, prima ancora, giuridico. Inaccettabilità che, preme segnalare, è stata rilevata dagli operatori del diritto ad ogni livello – avvocati, magistrati, esponenti del mondo universitario – con una lunga serie di interventi, manifestazioni e scioperi;

   il 20 novembre 2019 si è svolta un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea sul tema (n. 3-01129), in relazione alla quale il Governo ha dato una risposta, ad avviso dell'interrogante non soddisfacente;

   mancano ormai 35 giorni: un intervento è ormai indifferibile e urgente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative urgenti per evitare l'ormai imminente entrata in vigore della riforma, o meglio dell'abolizione de facto, della prescrizione.
(3-01156)

Interrogazione a risposta scritta:


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 aprile 2019, veniva deliberato il documento di economia e finanza 2019 all'interno del quale, nella sezione III, venivano indicate le principali linee di intervento del programma di Governo pro tempore in tema di giustizia, tese alla sensibile riduzione dei tempi del contenzioso giudiziale pendente mediante semplificazioni procedurali;

   il documento di economia e finanze prevedeva un disegno di legge che delegava il Governo a porre in essere un'ampia riforma del processo civile; si legge a pagina 425, nota 83, del documento che «la delega sarà esercitata con l'adozione dei relativi Decreti Legislativi entro giugno 2019»;

   è di tutta evidenza il mancato rispetto del termine indicato nel documento, assistendo, ancor oggi, all'assenza della legge delega di riforma e, invero, già durante la seduta del 17 aprile 2019, vi sono stati interventi presso la Commissione II (Giustizia) in cui si evidenziavano le perplessità e i timori, poi di fatto concretizzatesi, in ordine all'impossibilità da parte del Governo pro tempore di rispettare i tempi indicati;

   nonostante le criticità sollevate, la Commissione II ha espresso parere favorevole al Def anche in ordine al termine prospettato, ossia giugno 2019 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per presentare in tempi brevi un disegno di legge governativo, in un'ottica di accelerazione dei tempi della giustizia civile, tenendo anche conto delle proposte di legge depositate in materia da parlamentari di differenti schieramenti di politici.
(4-04173)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:


   MULÈ, GELMINI, BAGNASCO, CASSINELLI, COSTA, CRISTINA, GIACOMETTO, NAPOLI, PELLA, PORCHIETTO, ROSSO, RUFFINO, SOZZANI e ZANGRILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 24 novembre 2019 un tratto di circa trenta metri di lunghezza di un viadotto della autostrada A6, in località Madonna del Monte, è franato;

   il crollo è dovuto ad uno smottamento di fango che ha travolto i piloni del viadotto, causando il crollo della sede stradale;

   il crollo non ha prodotto vittime, ma il rischio di una tragedia è stato solo miracolosamente sventato;

   quanto avvenuto, pur con modalità e dinamiche diverse, richiama alla memoria il crollo del Ponte Morandi, verificatosi distanza di soli 15 mesi dal nuovo crollo di un viadotto;

   nelle ore immediatamente successive al crollo sono stati chiusi urgentemente, su sollecitazione della procura della Repubblica di Genova, altri due viadotti dell'autostrada A 26, entrambe ubicati nella regione Liguria. Sui medesimi viadotti il concessionario ancora a settembre 2019 dichiarava non esservi alcun motivo di pericolo;

   notizie di stampa riportano che, a seguito di un rapporto ispettivo sullo stato delle infrastrutture autostradali redatto circa un mese e mezzo fa, sarebbero otto i ponti e i viadotti a rischio massimo di crollo situati tra Piemonte e Liguria;

   appare evidente che vi sia una situazione di assoluta emergenza che riguarda le infrastrutture autostradali dove, in alcuni tratti, la sicurezza non è garantita;

   l'azione svolta dal Governo ad avviso degli interroganti appare improntata all'incertezza e alla confusione, con alcuni esponenti che ricorrentemente hanno minacciato la revoca di concessioni autostradali;

   all'indomani del crollo del Ponte Morandi l'allora Governo aveva annunciato il varo di un'intensa attività ispettiva volta a verificare la sicurezza delle infrastrutture viarie e dei viadotti in particolare, ma non pare esservi stato alcun risultato concreto né con il precedente Governo, né con quello attuale;

   l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) avrebbe dovuto svolgere attività ispettiva dal 1° gennaio 2019, ma è rimasta sulla carta e addirittura definanziata per il 2019, salvo nominarne il presidente il giorno successivo al crollo del viadotto sull'A6 al fine di porre un argine alle polemiche che investivano l'Esecutivo –:

   alla luce del nuovo crollo verificatosi e della notizia che vede a massimo rischio di crollo altri otto ponti e viadotti, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di garantire la sicurezza di strade e autostrade italiane e di prevenire nuovi crolli, in particolare nelle regioni Liguria e Piemonte, e se intenda procedere alla revoca di alcune concessioni autostradali e in quali tempi.
(3-01148)

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio 2019 sono stati dedicati specifici fondi alla messa in sicurezza e alla manutenzione di infrastrutture quali viadotti, ponti, gallerie e altro;

   gli interventi, da quanto previsto, avrebbero dovuto riguardare opere realizzate nella stessa epoca o precedenti al «ponte Morandi», ovvero che presentavano specifiche necessità di manutenzione. Il piano complessivo prevedeva di trattare gli interventi considerati necessari alla stregua di interventi emergenziali, utilizzando pertanto procedure previste dalla legislazione vigente – in particolare la procedura negoziata – che consentirebbe di ridurre significativamente i tempi necessari per l'affidamento dei lavori. L'utilizzo di tali modalità ed il particolare interesse del Governo alla realizzazione del programma avrebbero dovuto prevedere che i lavori fossero attuati rapidamente. Ciò avrebbe anche consentito di utilizzare le risorse finanziarie appostate in tempi determinabili, consentendo un'accelerazione della spesa rispetto ad altre esperienze del passato;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con nota n. 8818 del 16 agosto 2018 (R.U.U 33545 del 16 agosto 2018) avente ad oggetto il monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere di competenza, richiedeva alle regioni, alle province e ai comuni di comunicare entro e non oltre il 30 agosto 2018 gli interventi necessari a rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza;

   risulta, con nota prot. CDG-0085264-P del 13 febbraio 2019, che l'Anas, gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, avesse concluso la progettazione relativa al ponte monumentale di Ariccia sito sulla strada statale Appia, denominato ponte Pio IX e che la progettazione fosse in fase di verifica ed approvazione e che inoltre la pubblicazione del bando di gara avente ad oggetto di lavori di consolidamento e restauro conservativo, fosse previsto per il mese di aprile 2019 e che l'esecuzione dei lavori fosse stimata in un tempo pari a 18 mesi;

   specificatamente, il ponte Pio IX di Ariccia, ricadente sul territorio del comune di Ariccia, a vista palesa gravi condizioni di deterioramento che non escludono, oltre ogni ragionevole dubbio, il rischio di cedimenti strutturali;

   in ragione dell'estrema complessità viaria della strada statale 7 Appia nel tratto interessato dall'infrastruttura del ponte di Ariccia, utilizzato quotidianamente da migliaia di utenti e residenti anche dei comuni limitrofi, vi è necessità di concertare alternative viarie a seguito della chiusura del ponte medesimo per l'esecuzione dei lavori;

   a tutt'oggi nessun intervento significativo è stato effettuato al fine di scongiurare definitivamente il pericolo, contrariamente a quanto formalmente il Ministero competente, con nota del 16 agosto 2018, prevedeva relativamente allo stato di conservazione e manutenzione delle infrastrutture quali ponti e viadotti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle eventuali decisioni dell'Anas, competente per la gestione del ponte Pio IX di Ariccia, e se non ritenga opportuno adottare iniziative per garantire urgentemente l'inizio dei lavori di consolidamento e restauro conservativo dell'infrastruttura viaria richiamata.
(3-01147)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti stampa che con il prossimo orario invernale, che si inaugurerà il 9 dicembre 2019, Trenitalia ridurrà notevolmente i treni ad alta velocità dalla stazione di Torino verso le principali città italiane;

   in particolare, i tagli dovrebbe interessare i collegamenti dei «Frecciarossa» nelle tratte che collegano il capoluogo piemontese con Milano, Roma, Bologna, Firenze e Venezia;

   tali disagi si inseriscono in quadro già critico, dal momento che negli ultimi anni sono aumentati i tempi di percorrenza dei treni da e verso Torino;

   sempre secondo la stampa risulterebbe che tali tagli dei convogli sarebbero stati decisi da Trenitalia e Rfi a causa dell'attuale congestione della rete ferroviaria e per salvaguardare l'asse centrale del trasporto Milano-Roma;

   risulta evidente che tale riduzione porterebbe gravissimi disagi ai pendolari e ai viaggiatori che utilizzano il trasporto ferroviario per motivi di lavoro o studio;

   appare altrettanto chiaro che tali scelte sarebbero chiaramente negative soprattutto in relazione alle molteplici vocazioni del capoluogo piemontese che ha oggi nel trasporto ferroviario una irrinunciabile opportunità di crescita economica, sociale ed occupazionale;

   una drastica riduzione dei collegamenti potrebbe, inoltre, avere gravi ripercussioni sulla mobilità dell'intero Paese e risultare controproducente soprattutto in relazione all'incremento di passeggeri sull'asse ovest-est previsto con la realizzazione della Tav Torino-Lione e alla recente programmazione strategica dell'aeroporto di Torino che ha modificato le tratte in funzione dell'alta velocità ferroviaria;

   questo quadro appare ancora più allarmante dal momento che anche Italo, l'azienda privata di trasporto ferroviario ad alta velocità presente in Italia, ha ridotto sensibilmente i collegamenti tra Torino e le altre città del Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza delle riduzioni dei collegamenti per Torino da parte di Trenitalia richiamata in premessa e se non ritenga di assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine di evitare che tali tagli possano creare gravi disagi a una utenza vasta e diversificata.
(5-03196)


   STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le autorità portuali prima, Autorità di sistema portuale (Adsp) ora, in base alla legge n. 84 del 1994 sono enti pubblici non economici di rilevanza nazionale ad ordinamento speciale e sono sottoposte ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   in pratica le AdSP rappresentano lo Stato nei 57 porti di competenza e, in base alla predetta legge, sono associate in Assoporti;

   la direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali, le infrastrutture portuali e il trasporto marittimo e delle vie d'acqua interne (Div. 2), con nota del 22 maggio 2017, indirizzata ad Assoporti, avente ad oggetto «partecipazione ad associazioni», ha evidenziato come le AdSP esercitino poteri pubblicistici di regolazione o di erogazione di servizi ed «attività amministrative», per soddisfare interessi di natura generale attraverso l'attività di programmazione, coordinamento, promozione e controllo delle operazioni portuali e delle attività commerciali ed industriali esercitate nei porti. In ragione di ciò, pur nel rispetto del principio costituzionale della libertà di adesione ad una associazione, si ritiene opportuno che tale associazione rappresenti ai propri associati la necessità di dare massima attenzione alle proposte di adesione ad associazioni formate da operatori privati che potrebbero essere potenzialmente titolari di concessioni o svolgenti attività di impresa nei porti italiani, onde evitare possibili alterazioni della concorrenza. La nota conclude con l'attesa di conoscere le azioni adottate da Assoporti al riguardo;

   risulta altresì all'interrogante che Assoporti, in data 24 maggio 2017 ha inoltrato una nota ai presidenti delle AdSP, avente ad oggetto «partecipazione ad Associazioni» con la quale, facendo riferimento alla predetta nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, tra l'altro ricorda che le AdSP esercitano poteri pubblicistici attribuiti dalla legge per soddisfare interessi di natura generale e «la scrivente evidenzia l'opportunità, segnalataci dal MIT, di massima attenzione alle proposte di adesione ad associazioni formate da operatori privati al fine di evitare l'insorgere di possibili fraintendimenti»;

   la nota si conclude annunciando una prossima convocazione del consiglio direttivo di Assoporti con all'ordine del giorno sia la discussione sulla lettera ricevuta dal direttore generale Pujia sia su eventuali modifiche statutarie conseguenti;

   risulta tuttavia all'interrogante, anche in base agli articoli di stampa, che non poche AdSP siano associate all'Associazione privata Alis e all'Associazione privata Clia;

   il presidente di Alis Guido Grimaldi in un'intervista ha dichiarato che alcune AdSP avrebbero aderito all'Associazione Alis e che si propone l'obiettivo di generalizzare questo tipo di situazione. L'associazione è stata fondata dal gruppo Grimaldi, società che opera nel trasporto marittimo, della logistica e dell'intermodalità, e associa oltre 1.300 imprese private del settore dei trasporti, imprese che talvolta operano nei porti italiani anche in base a concessioni rilasciate dalle medesime AdSP;

   la Clia (Cruise Lines International Association), è la più grande associazione commerciale del settore crocieristico del mondo e ha sede a Washington (USA). Per essere iscritti è necessario versare una quota annua di circa 4.000 euro;

   risulta all'interrogante che alcune AdSP si sono iscritte alla predetta associazione privata. Anche in questo caso, ad avviso dell'interrogante, appare evidente che l'ente pubblico (lo Stato) diventa «socio» di privati che spesso operano nei porti, anche in concessione, amministrati dalle AdSP «socie» –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e come le autorità di sistema portuale abbiano dato seguito all'indirizzo formulato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che si creino conflitti di interessa e che vengano spesi fondi pubblici per partecipare ad associazioni di tipo commerciale.
(5-03198)


   FICARA, TERMINI, MARTINCIGLIO, RAFFA, D'ORSO, GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni il completamento dei lavori inerenti alla realizzazione del tratto autostradale Rosolini-Modica (lotto unico funzionale 6 + 7 e 8 autostrada Siracusa-Gela) ha subìto diverse battute d'arresto. La sospensione dei lavori è stata causata in un primo momento da ritardi nell'erogazione delle somme da parte della regione Siciliana al Cas e, in un secondo momento, la fase di stallo si è aggravata per via della richiesta, nel gennaio 2018, di concordato preventivo, presso il tribunale di Roma, da parte della Società Condotte Acque spa (dal luglio 2018 in amministrazione straordinaria), titolare del 70 per cento della ditta aggiudicataria consorzio Co.Si.Ge (il restante 30 per cento apparteneva alla Cosedil spa);

   la situazione di stallo, come sopra verificatasi, ha condotto al fermo dei lavori ed all'inottemperanza da parte dell'impresa appaltatrice agli ordini di servizio, comportando l'avvio da parte del (amministrazione aggiudicatrice) del procedimento di risoluzione del contratto d'appalto per inadempimento;

   la Cosedil spa, al fine di evitare la risoluzione del contratto per inadempimento, con propria nota del 26 giugno 2018 n. 390/18, comunicava di volere proseguire nell'esecuzione delle prestazioni contrattuali nell'ambito della quota di sua competenza e pertanto l'avviato procedimento di risoluzione veniva sospeso;

   in data 8 novembre 2018 il consiglio direttivo del Cas deliberava l'autorizzazione al subentro della Cosedil spa nel contratto di appalto n. 807 del 17 luglio 2014, successivamente autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico;

   in data 18 febbraio 2019 veniva sottoscritto tra il Cas e la Cosedil spa un atto aggiuntivo n. 902/2019 al contratto di appalto del 17 luglio 2014 con il quale veniva altresì stabilito il cronoprogramma per il completamento dell'opera in modo da consentire la prosecuzione dei lavori, scongiurando al contempo il rischio di fallimento per le numerose imprese subappaltatrici. In particolare, veniva prevista l'apertura del primo tratto autostradale di 10 chilometri da Rosolini ad Ispica entro il mese di luglio 2020 e la conclusione dei lavori nel restante tratto entro il marzo 2022;

   ad oggi, parrebbe che in relazione ai crediti vantati dalle imprese subappaltatrici per le prestazioni eseguite in ragione di contratti di subfornitura per la costruzione del lotto unico funzionale 6 + 7 e 8, le stesse abbiano ricevuto solo un pagamento parziale (sulla base di scritture private sottoscritte tra le singole imprese e Cosedil spa). In particolare, a quanto consta all'interrogante, parrebbe che le suddette scritture private sottoscritte dalle singole imprese prevederebbero un'erogazione diretta degli importi nei limiti del 30 per cento del credito conteggiato al netto di quanto il piano concordatario di Cosige s.c.a.r.l. avrebbe previsto di ripartire e il riconoscimento, sempre da parte della Cosedil, del diritto di prelazione in ordine al subaffidamento di prestazioni future;

   nonostante la stipula del contratto aggiuntivo e delle singole scritture private e i conseguenti sacrifici delle imprese subappaltatrici e fornitrici, la realizzazione dell'infrastruttura ad oggi procede a rilento, quando invece sarebbe essenziale una effettiva accelerazione nella realizzazione dell'opera, in modo da recuperare il troppo tempo perduto nel corso degli ultimi anni;

   è del 22 luglio 2019 la notizia che l'assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti, nel fare il punto della situazione a seguito di un sopralluogo ai cantieri sull'autostrada Siracusa-Gela, ha sottolineato il rispetto del cronoprogramma nell'avanzamento dei lavori;

   non è scongiurato allo stato attuale, il rischio di trovarsi di fronte ad una delle più grandi opere incompiute italiane, senza considerare la devastazione e i conseguenti danni che ha dovuto subire il territorio in questi anni di lavori a singhiozzo;

   dal programma triennale delle opere pubbliche 2019-2021 del Cas emerge che la realizzazione del lotto n. 6, 7 e 8 «Ispica-Viadotti Scardina e Salvia-Modica» è interamente finanziata con fondi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per un importo pari a 286.300.000 euro, mentre l'esecuzione delle opere e delle forniture del successivo tratto della A18 – III Tronco Ragusa – Gela, lotto 9 «Scicli», il cui costo totale di intervento è pari a 399.000.000 euro, è finanziato per 500.000 mila euro per la fase progettuale, sempre con fondi ministeriali –:

   se il Ministro sia a conoscenza della suddetta situazione e intenda assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, per verificare eventuali inadempienze da parte del Cas nella gestione dell'avanzamento dei lavori dell'autostrada Siracusa-Gela, anche alla luce di quanto stabilito nel cronoprogramma per il completamento dell'opera, e se intenda porre in essere iniziative costanti di controllo e monitoraggio sull'avanzamento dei lavori per il completamento della stessa.
(5-03199)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI MURO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   esiste un importante flusso di spostamenti giornalieri di transfrontalieri che dalla Liguria si recano nel Principato di Monaco in Francia per prestare lavoro;

   i dati evidenziano che nell'area si effettuano circa 60.000 spostamenti per giorno feriale invernale tipo e, dall'analisi dei medesimi dati, è emerso che il Principato di Monaco attrae circa il 60 per cento degli spostamenti transfrontalieri dall'Italia (circa 4.200 spostamenti al giorno);

   l'interruzione dei collegamenti ferroviari dal territorio francese verso Ventimiglia che sovente si verifica causa innumerevoli disagi a tutti i lavoratori transfrontalieri;

   la problematica oggetto della presente interrogazione è stata più volte portata all'attenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, auspicando anche specifiche soluzioni di mobilità pubblica –:

   quale ritenga sia, per quanto di competenza, la soluzione idonea a garantire la mobilità dei lavoratori transfrontalieri;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per favorire l'attivazione di un servizio di trasporto pubblico transfrontaliero su gomma fra i due lati della frontiera, nel rispetto della normativa europea e in sinergie con gli enti territoriali.
(4-04176)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il Giornale di Vicenza in edicola racconta la storia di Lazzaro;

   questo bambino di due anni vive a Vicenza ed è figlio di due immigrati cubani;

   la madre, Jarizel Garcia Mendez, di 37 anni, è arrivata in Italia 13 anni fa, ha sempre lavorato, ha il permesso di soggiorno ed oggi è manager della ristorazione di «Roadhouse»;

   il marito Dayans Pong Fong, di 26 anni, suo connazionale, è arrivato a Vicenza cinque anni fa e lavora come operaio;

   i genitori hanno subito chiesto al consolato cubano di fare ottenere al figlio la loro cittadinanza;

   ma a gennaio dello scorso anno, un funzionario dell'ambasciata ha risposto negativamente, perché secondo la legge cubana i figli nati all'estero da genitori cubani non hanno diritto alla cittadinanza. Il bambino la potrà ottenere, a certe condizioni, solo quando sarà adulto;

   i genitori nel gennaio 2018 hanno quindi chiesto la cittadinanza italiana, per loro, e soprattutto per il figlio, ma finora non hanno ottenuto risposta;

   il bambino quindi attualmente è apolide e di conseguenza non può ottenere la tessera e l'assistenza sanitaria;

   non può essere vaccinato, non può frequentare gli asili pubblici, non può essere inserito nel passaporto dei genitori e recarsi nel Paese dove continuano a vivere i nonni –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere il Governo per consentire al più presto al piccolo Lazzaro di vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana e l'immediato accesso al servizio sanitario nazionale ed agli altri servizi pubblici territoriali.
(2-00572) «Zanettin».

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il distaccamento di polizia stradale di Seregno, istituito 40 anni fa, è l'ultimo presidio della polizia di Stato a nord della provincia di Monza e Brianza;

   il distaccamento garantisce servizi continuativi (24 ore) di vigilanza sulla principale arteria stradale che da Milano raggiunge la Valtellina, la strada statale 36 da Milano a Lecco, oltre a svolgere compiti di vigilanza anche sulla strada che percorre orizzontalmente la provincia, la strada provinciale 527 da Monza fino a Saronno;

   l'Ufficio, nonostante un organico che conta poco meno di 30 operatori, offre servizi diretti al cittadino, quali le ricezioni di denunce, ed è anche impegnato in attività di polizia giudiziaria;

   il decreto di chiusura del presidio di polizia stradale di Seregno, datato 25 gennaio 2019 a seguito dell'apertura della questura di Monza, era stato «congelato» dal Governo allora in carica in attesa di un successivo approfondimento;

   il 30 gennaio 2019 fu rimosso uno degli ostacoli che avrebbero causato la chiusura del presidio di polizia stradale di Seregno, ovvero il prezzo del canone di affitto dell'immobile. Infatti quel giorno, durante un incontro tra la segreteria provinciale del Sap di Milano e il sindaco di Seregno, Alberto Rossi, quest'ultimo si è detto disponibile a rimuovere il canone di locazione, purché la polizia stradale continui a svolgere il suo servizio a tutela del territorio;

   anche il sindaco ha pubblicamente affermato che ritiene «il mantenimento del presidio un aspetto di fondamentale interesse per la nostra comunità. La sede di Polizia Stradale è sempre stata vista come un punto di riferimento ed un servizio prezioso in città, anche – ma certo non solo – per un tema di sicurezza percepita, e i nostri concittadini hanno molto a cuore la possibilità di mantenimento della sede»;

   in data 21 novembre 2019 il Ministero dell'interno ha annunciato l'intenzione di dare attuazione al decreto di soppressione del distaccamento di polizia stradale di Seregno –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per rivedere quanto previsto dal decreto di cui sopra, vista la necessità del territorio a nord di Monza di avere un presidio di sicurezza e considerato che più volte l'amministrazione cittadina ha dimostrato la disponibilità di addivenire a una soluzione economica che consenta il mantenimento del distaccamento senza gravosi oneri per lo Stato.
(4-04174)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   STUMPO e ROSTAN. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Artemisia Lab nasce a Roma nel 1970 come società di medicina privata convenzionata. Nel 2013 la rete dei centri diagnostici Artemisia Lab stipula con la Previmedical Servizi per la sanità integrativa e la Rbm assicurazione salute spa convenzioni sanitarie per l'erogazione di servizi sanitari e successiva apposita proposta commerciale;

   il contratto, con effetti a decorrere dal 1o gennaio 2018 viene bruscamente interrotto il 1o agosto 2019, senza alcun procedimento di disdetta: la Previmedical comunica lo scioglimento del contratto con Artemisia Lab, con effetto di cancellazione ed annullamento dei contratti in essere;

   la Previmedical, inoltre, si è resa largamente morosa nei confronti di Artemisia, per un attuale ammontare di 190.989 euro, causando un danno economico di rilevante entità;

   attualmente è in corso un contenzioso civile tra le due società, anche perché questo danno economico si ripercuote inevitabilmente sulla funzionalità di Artemisia e, di conseguenza, sugli utenti;

   d'altra parte, come è evidente, molti cittadini hanno visto leso il proprio diritto alla cura, sprovvisti dei professionisti sanitari e dei trattamenti terapeutici garantiti. Centinaia di pazienti, oltre al disservizio di non poter eseguire gli esami in forma diretta, non riescono nemmeno ad avere una risposta e ad ottenere un rimborso per la forma indiretta;

   Artemisia Lab, accreditata anche con il Servizio sanitario nazionale, ha ricevuto un grave danno anche su scala nazionale, sul terreno dell'immagine, dell'eccellenza nella cura e nella prevenzione sanitaria e ad avviso degli interroganti sarebbe opportuno scongiurare qualsiasi effetto pregiudizievole sul piano della continuità produttiva e occupazionale –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, per garantire a diverse migliaia di utenti di Artemisia di accedere alle prestazioni e alle visite prenotate, con particolare riferimento a quelle in regime di accreditamento con il Servizio sanitario nazionale e per arginare eventuali riflessi sul piano occupazionale.
(4-04171)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'assemblea dei soci della Sogin s.p.a. ha approvato il 9 luglio 2019, su proposta del consiglio di amministrazione, il bilancio d'esercizio di Sogin per l'anno 2018. Da tale data risultano scaduti i termini di mandato degli organi amministrativi della società;

   per la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione per gli esercizi del triennio 2019-2021, l'assemblea era stata aggiornata al successivo 23 luglio. Da quel giorno alla data di presentazione del presente atto di sindacato ispettivo, vi sono stati continui ed inutili rinvii che di fatto hanno impedito la nomina del nuovo organo di governo della Sogin. La data ultima fissata a tale scopo dall'assemblea è quella del 12 dicembre 2019;

   ex lege, nel periodo in cui sono prorogati, gli organi in questione possono adottare esclusivamente atti di ordinaria amministrazione, nonché atti urgenti e indifferibili con indicazione specifica dei motivi di urgenza e indifferibilità. Gli atti non rientranti fra quelli indicati, adottati in tale periodo, sono nulli;

   allo stato, la Sogin sarebbe soggetta agli effetti di cui alla fattispecie della nullità degli atti e della responsabilità dei titolari della competenza alla ricostituzione degli organi prevista dall'articolo 6 del vigente decreto-legge n. 293 del 1994;

   le annose e croniche criticità con cui la Sogin svolge i compiti per essa previsti dal decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, in particolare le attività di smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse, della chiusura del ciclo del combustibile e le attività connesse e conseguenti, sono ben note al Parlamento e all'opinione pubblica. Come per altro dettagliatamente descritto nell'interrogazione n. 4-03776 dell'8 ottobre 2019, nel triennio 2016-2018, dopo continue revisioni annuali al ribasso, sono stati eseguiti lavori di smantellamento per circa un terzo di quanto in origine previsto. Per l'anno 2019 la situazione si manifesta ancora più critica: nei primi 9 mesi dell'anno sono stati infatti eseguiti lavori per soli 25 milioni di euro, a fronte di un preventivo 2019 di 115 milioni di euro. Quanto ai costi così detti obbligatori, riconosciuti dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) necessari per il mantenimento in sicurezza di tutte le strutture nei siti in attesa del loro smantellamento, si rimanda a quanto disposto dalla delibera 606/2018/R/EEL;

   pare evidente che più si rallentano e si procrastinano le attività di smantellamento dei siti nucleari, più aumentano i costi di gestione dei sopra detti siti ed i costi di funzionamento della Sogin spa. Non solo ma, in ragione dell'obsolescenza dei siti fermati, aumentano i rischi impiantistici per la sicurezza dei lavoratori che vi operano. È il caso di quanto accaduto il 25 settembre 2019 ad un operaio rimasto folgorato nel sito di Caorso, con serio rischio di pesanti danni fisici: l'incidente sarebbe stato provocato da un guasto all'impianto elettrico della centrale, guasto che ha interessato la linea elettrica a 6.000 Volt che alimenta la centrale stessa. Altro non si aggiunge, essendo al riguardo in corso accertamenti dell'autorità giudiziaria-:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza affinché l'assemblea dei soci provveda – senza indugi, non più minimamente tollerabili – alla nomina del nuovo organo amministrativo della Sogin così da conformarsi al quadro ordinamentale previsto dal decreto-legge n. 293 del 1994 ed evitare che, nelle relative more, possano prodursi situazioni contra legem ed ulteriori criticità relativamente alla conduzione gestionale e di funzionamento della società; in subordine, se il Governo non intenda adottare ogni iniziative di competenza per prevedere il commissariamento di Sogin, al fine dell'avvio di una sua profonda riforma gestionale.
(5-03200)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e FASSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vertenza industriale e occupazione legata alla Lavinox di Villotta di Chions, in provincia di Pordenone, si trascina ormai da troppo tempo senza che sia stata individuata alcuna soluzione in grado di rilanciare lo stabilimento e garantire l'occupazione;

   fino a tre anni fa gli addetti in questa storica realtà industriale della componentistica metalmeccanica erano oltre trecento, mentre oggi i dipendenti rimasti sono 110;

   il timore, fondato, di lavoratori e organizzazioni sindacali è che dopo la scadenza degli ammortizzatori sociali – a metà febbraio 2020 finisce l'anno di cassa integrazione straordinaria – possa aprirsi la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 110 dipendenti;

   il maggior cliente dell'azienda, Electrolux Professional, avrebbe di fatto azzerato le commesse e in fabbrica le forniture da evadere sono ormai quasi terminate;

   un ulteriore elemento che, a parere degli interroganti, lascia temere che il futuro di Lavinox possa essere in serio pericolo nell'arco di pochi mesi è dato dal fatto che, come si apprende anche dalla stampa, la società controllata dalla famiglia Sassoli non si è nemmeno presentata ad un vertice con le organizzazioni sindacali, convocato dalla Regione Friuli Venezia Giulia proprio per fare il punto in vista della scadenza della cassa integrazione straordinaria;

   di fronte a tale immobilismo industriale e alle mancate risposte da parte della proprietà alle giuste preoccupazioni dei lavoratori è necessario e non più rinviabile, a parere degli interroganti, un intervento del Governo che metta sia la società Lavinox che Electrolux Professional di fronte alle proprie responsabilità –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di trovare una soluzione industriale e occupazionale che possa dare una prospettiva concreta ai lavoratori della Lavinox, richiamando al tempo stesso la proprietà di Lavinox e Electrolux Professional, principale cliente dell'azienda, alle proprie responsabilità, e scongiurando così lo spettro di 110 licenziamenti e della chiusura di uno storico stabilimento della provincia di Pordenone.
(4-04170)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Cunial n. 5-02732 del 24 settembre 2019.