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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 29 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    il Mercantile Rhodanus, un cargo lungo circa 90 metri e diretto a Port-Saint-Louis-du-Rhone, con un carico di 2.600 tonnellate di acciaio e ferro, si è schiantato sugli scogli nelle Bocche di Bonifacio;

    a sud della Corsica si teme un grave danno ambientale che coinvolge un'area di particolare pregio naturalistico, storico e culturale, come il Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, dichiarato Sito di interesse comunitario (SIC) «Arcipelago La Maddalena» ai sensi della direttiva 92/43/CEE (codice sito ITB010008);

    nelle Bocche di Bonifacio il cargo Rhodanus aveva già rischiato il naufragio dieci anni fa e allora il disastro era stato evitato con un pronto intervento della Guardia costiera;

    l'incidente è avvenuto alle 3 del mattino del 13 ottobre 2019, in una zona molto pericolosa, considerata une delle cinque aree del pianeta a più alto rischio burrasca e allo stesso tempo straordinariamente protetta;

    si apprende dai media che il centro di controllo del traffico marittimo di La Maddalena, sistema che monitora il passaggio di tutti i mezzi nautici nelle Bocche di Bonifacio e nei pressi del parco nazionale, aveva notato l'anomalia nella rotta del cargo e in ogni modo aveva provato a mettersi in contatto con l'equipaggio, senza tuttavia ricevere risposta dalla nave; pertanto l'incidente è stato inevitabile e solo a schianto avvenuto, il comandante si è messo in contatto con le autorità marittime italiane e francesi;

    la nave è rimasta bloccata vicino alla spiaggia di Cala Longa, nella zona di Bonifacio; sul posto sono intervenute unità di soccorso della gendarmeria marittima francese e della Guardia costiera italiana; sono stati impiegati un mezzo per il disinquinamento e un rimorchiatore dal Golfo degli Aranci sotto il coordinamento, per la parte italiana, della direzione marittima di Olbia;

    si tratta di un incidente grave, soprattutto per l'estrema rilevanza naturalistica e ambientale dell'area, che dimostra la necessità della presenza a bordo delle navi che attraversano le Bocche di Bonifacio di un pilota specializzato che sia a conoscenza delle caratteristiche dei luoghi;

    l’International Maritime Organization (IMO) ha adottato ben due risoluzioni (nel 1993 e nel 2012 Reccommendation on navigation through the Strait of Bonifacio3.1 Categories of ships concerned) che consigliano a tutti gli Stati membri dell'Organizzazione di proibire o almeno di scoraggiare il transito nelle Bocche di Bonifacio alle navi con un carico di sostanze pericolose o con altri carichi ma con bunkeraggi importanti di idrocarburi che possono, in caso di incidente, inquinare il mare e le coste;

    sulla scorta della citata raccomandazione, dal 2012 l'Imo ha previsto l'attivazione di un «sistema di pilotaggio raccomandato», ad integrazione del sistema di controllo dei traffici marittimi (Vts) già operativo dal 2008 a La Maddalena; tale sistema di pilotaggio raccomandato consente di far «accompagnare» da un pilota locale, su richiesta del comandante, le navi che trasportano merci pericolose, al fine di scongiurare gli incidenti;

    dalle analisi del Bonifacio Strait Pilotage System emerge che, in media, ogni anno attraversano lo stretto di Bonifacio 3500 navi di cui (il 10 per cento francesi, il 26 per cento italiane ed il 64 per cento battenti altre bandiere),

impegnano il Governo:

   a sostenere, nelle opportune sedi a livello internazionale, la necessità di regolamentare il passaggio delle navi, in base alla stazza e alla tipologia del carico, al fine di prevedere l'obbligo della presenza di un pilota a bordo, con apposita formazione per il passaggio attraverso le Bocche di Bonifacio, come già previsto dalla legislazione vigente per l'ingresso nei porti delle navi di stazza lorda superiore alle 500 tonnellate;

   a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte ad introdurre specifici divieti di transito, purché compatibili con le norme di diritto internazionale in materia di navigazione, per navi adibite al trasporto merci non riconducibili all'Italia o alla Francia;

   ad adottare iniziative per potenziare le misure associate all'inserimento delle Bocche di Bonifacio nelle cosiddette aree marine particolarmente sensibili (Particularly Sensitive Sea Area, PSSA);

   ad adottare tutte le iniziative possibili per l'implementazione del monitoraggio del traffico marittimo nella zona, attuato da parte dell'autorità marittima, allo scopo di velocizzare le operazioni di soccorso e antinquinamento in caso di incidente.
(7-00359) «Rixi, Lucchini, Viviani, Maccanti, Capitanio, Cecchetti, Donina, Giacometti, Morelli, Tombolato, Zordan, Badole, D'Eramo, Gobbato, Parolo, Raffaelli, Valbusa, Vallotto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   lo storico locale di via dei Condotti rischia di chiudere a causa della procedura di sfratto avviata dai proprietari dell'immobile e martedì 22 ottobre 2019 era previsto l'intervento della forza pubblica dopo due anni di cause giudiziarie fra i gestori e la proprietà, l'ospedale Israelitico, che ha intimato per finita locazione lo sfratto dell'antico Caffè Greco, che è poi slittato all'8 gennaio dopo la mobilitazione popolare e le iniziative a difesa;

   il Caffè Greco è stato dichiarato di interesse particolarmente rilevante con decreto del Ministro per la pubblica istruzione del 27 luglio 1953 «perché, fondato nel 1765 e successivamente più volte abbellito con decorazioni e cimeli di interesse storico ed artistico, costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi attraverso due secoli di vita per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di ogni paese di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per circa 200 anni, un centro di vita artistica universalmente noto» sia «per la parte dell'immobile», sia «per la parte dei mobili e della licenza di esercizio»;

   sono, inoltre, sottoposte alla tutela diretta prevista per i beni culturali dal decreto legislativo n. 42 del 2004 non solo le mura del Caffè Greco ma, soprattutto, la licenza ed i beni mobili in esso contenuti. Lo stesso comune di Roma, con determina dirigenziale n. 787 del 2003, lo definisce «negozio storico» al fine di tutelare «la vocazione merceologica determinatasi storicamente affinché in esso sia mantenuta la medesima tipologia commerciale»;

   la chiusura del Caffè Greco rappresenterebbe quindi una perdita per la città di Roma e l'intera cultura europea. In un momento storico in cui l'aspetto commerciale delle nostre città deve fare i conti con il processo di omologazione globale e di competitività con i grandi colossi multinazionali, occorre preservare quelle attività che non solo valorizzano il tessuto culturale italiano ma che rappresentano l'unicità della nostra identità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per tutelare il Caffè Greco dal rischio di sfratto e per applicare un vincolo specifico al locale e alla sua gestione per la storia che rappresenta.
(2-00538) «Lollobrigida, Mollicone, Rampelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOBILI e PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 3 marzo 2015 il Governo ha approvato la Strategia italiana per la banda ultra larga (Bul), che ha l'obiettivo di contribuire a ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, attraverso la creazione di condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili, a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultra larga in Italia, al fine di soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020;

   a gennaio 2019 il Ministero dello sviluppo economico ha lanciato il monitoraggio delle consultazioni per le aree grigie e nere, cioè le aree dichiarate «grigie» o «nere» (ovvero i cluster B ed A) in esito alle consultazioni «Aree Grigie e Nere 2017» e «Aree Bianche delle Regioni Calabria, Puglia e Sardegna»;

   gli esiti del monitoraggio sono stati pubblicati il 3 giugno 2019. Nel complesso, per i 19,8 milioni di civici compresi nell'operazione (ubicati in 4.250 comuni italiani, per un numero di unità immobiliari che supera i 25,8 milioni), la copertura di rete realizzata al 2018 è risultata inferiore a quanto dichiarato dagli operatori nelle consultazioni precedenti. I dati mostrano quindi la necessità di accelerare nella diffusione della banda ultra larga per lo sviluppo tecnologico delle imprese, in particolare per favorire la diffusione di piattaforme e servizi, peraltro compresi nella stessa iniziativa Impresa 4.0, quali cloud computing, internet of things, big data e intelligenza artificiale;

   il 9 ottobre 2019 in commissione trasporti della Camera si è svolta l'audizione del Ministro dello sviluppo economico sulle linee programmatiche in materia di comunicazioni;

   nel corso dell'audizione il Ministro Patuanelli ha sottolineato come sia necessario «aggiornare il Piano Banda Ultra Larga per allinearlo agli obiettivi europei. Sotto questo profilo l'attività del COBUL in via di ricostituzione sarà determinante»;

   gli interventi della fase II saranno concentrati nel sostegno alla domanda per l'attivazione di servizi ultraveloci in tutte le aree del Paese e nella diffusione di infrastrutture a banda ultra larga nelle cosiddette aree grigie a fallimento tecnologico;

   oltre ad incentivare le infrastrutture, la fase II della Strategia nazionale prevede anche misure di sostegno alla domanda di servizi ultraveloci nella forma di voucher;

   i voucher non rappresentano uno stimolo alla domanda, ma un aiuto a far sì che l'utente acceda più facilmente al servizio offerto, da abbinare a un cambio culturale nei modelli di business e ad un ripensamento in chiave digitale delle nostre aziende che non si risolve esclusivamente con questo strumento;

   al fine di favorire un'ampia partecipazione ai bandi per le aree grigie, sarebbe opportuno adottare regole di partecipazione che non vincolino le imprese di costruzione ad alleanze esclusive su grandi lotti. Tale eventualità potrebbe limitare nei fatti la concorrenza a pochi grandi soggetti con maggiore potere contrattuale –:

   quali siano i tempi e le modalità con cui si intende intervenire per incentivare la domanda di banda ultra larga, disponendo di valutazioni a livello regionale su stime, fabbisogni e potenziale disponibilità di servizi oltre che su modelli di erogazione di voucher;

   quali siano le iniziative previste nelle aree cosiddette «grigie», nelle quali sono insediate imprese e aziende artigianali che rappresentano il tessuto produttivo del Paese;

   quale sia la composizione del Comitato banda ultra larga (Cobul) alla luce del recente insediamento del nuovo Governo;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, in merito ai bandi per le «aree grigie», assumere iniziative per fissare un tetto massimo di numero di lotti o di unità immobiliari assegnabili ad un unico soggetto, con scelta automatica del migliore secondo classificato in caso di superamento della soglia stabilita o dei secondi classificati ai lotti di minor valore eccedenti la soglia.
(5-03012)


   CIAMPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Marco Bussetti è stato Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel governo Conte I, dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019;

   dopo l'esperienza di Governo Marco Bussetti è tornato a ricoprire il suo ruolo di dirigente dell'ufficio scolastico territoriale di Milano;

   secondo una recente inchiesta giornalistica pubblicata dal quotidiano La Repubblica e poi ripresa da altri media, in 16 mesi, Marco Bussetti avrebbe effettuato 133 viaggi istituzionali, 80 dei quali non giustificati e registrati come «impegno privato»;

   secondo la stampa, in alcuni casi, l'ex Ministro, pur non avendo partecipato all'evento per cui era in «missione» istituzionale, avrebbe comunque richiesto il rimborso per l'aereo utilizzato;

   sempre secondo i media la «missione» ed i conseguenti rimborsi dei viaggi aerei sarebbero stati richiesti esclusivamente per recarsi a lavoro a Roma (al Ministero) partendo da Milano; al fine quindi di poter incassare l'intera diaria di 3500 euro mensili che il Dicastero mette a disposizione per le spese personali di viaggio;

   tra le missioni del 2018 e 2019 vi sarebbero inoltre 11 appuntamenti di carattere esclusivamente elettorale pagati a spese dello Stato, tra cui la festa del 46esimo compleanno del Ministro dell'interno pro tempore Matteo Salvini, oltre ad una vacanza in Costa Azzurra, una in Sardegna e persino a una visita dal dentista;

   queste 80 «missioni» non giustificate sarebbero costate alla finanza pubblica circa 25.500 mila euro;

   dai media si apprende che anche l'avvocato Michele Zarrillo, avvocato personale di Marco Bussetti ed assunto dallo stesso ex Ministro come consulente al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, abbia utilizzato fondi del dicastero in cinque occasioni per spostamenti non giustificati;

   Marco Bussetti si è giustificato dichiarando, rispetto ai viaggi a Milano, di «dover curare le scuole del territorio» aggiungendo: «se ho sbagliato l'ho fatto in buona fede» e «le mie trasferte sono state tutte vidimate dagli uffici interni»;

   l'operato di Marco Bussetti è già oggetto di valutazione da parte della Corte dei Conti: in particolare, in relazione ad alcune nomine rispetto alla mancanza dei requisiti che riguarderebbero anche persone che avrebbero accompagnato lo stesso ex ministro nelle «missioni» sopracitate non giustificate;

   secondo i media il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Lorenzo Fioramonti, avrebbe aperto su tale vicenda un'indagine interna –:

   se il Governo abbia aggiornamenti rispetto alla vicenda riportata in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, affinché venga fatta assoluta e tempestiva chiarezza sulle spese richiamate in premessa.
(5-03014)


   MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   «TikTok» è un'applicazione digitale di proprietà dell'azienda cinese ByteDance che sta ottenendo una diffusione estremamente elevata soprattutto tra i più giovani, nel mondo e anche in Italia;

   i numeri sono impressionanti dal momento che, dai dati disponibili, ogni giorno sono circa 150 milioni gli utenti attivi in tutto il mondo e 500 milioni al mese;

   in Italia gli utenti stimati dell'App sono circa 2,4 milioni la maggior parte dei quali teenager;

   l'App TikTok permette di guardare e creare video clip musicali della durata massima di 15 secondi. Lo si fa usando la fotocamera frontale dello smartphone, ma senza cantare realmente, soltanto mimando le strofe della canzone scelta da un database predefinito. I video immessi in rete sono circa 3 miliardi al mese;

   come riportato da un articolo pubblicato sul sito Starmag.it, a firma di Umberto Rapetto, negli Stati Uniti vi sarebbe preoccupazione sulle conseguenze per la sicurezza nazionale che tale applicazione potrebbe produrre, in particolare per quanto riguarda l'utilizzo effettuato della grande mole di dati personali raccolti;

   il quotidiano britannico The Guardian, circa un mese fa, ha denunciato che l'applicazione TikTok avrebbe posto in essere attività volte a censurare qualsiasi contenuto che faccia riferimento a Piazza Tienanmen, all'indipendenza tibetana o al Falun Gong;

   alla luce dei timori sollevati in altri Paesi e, soprattutto, in considerazione della platea estremamente giovane che in Italia utilizza l'applicazione, all'interrogante appare opportuno che, in via preventiva, si verifichi se da parte dei gestori dell'applicazione TikTok vi possa essere un uso inappropriato dei dati personali raccolti e se la sua attività possa produrre effetti sulla sicurezza nazionale –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare ovvero abbia già posto in essere per accertare, anche alla luce delle denunce sollevate in altri Stati, che da parte dei gestori dell'applicazione TikTok vi sia un'attività pienamente conforme alla normativa vigente e se questa possa rappresentare un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale.
(5-03017)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il bene demaniale delle coste italiane, come sottolineato nella legge di bilancio 2019, «rappresenta un elemento strategico per il sistema economico, di attrazione turistica e di immagine del Paese»;

   la disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative ha subito numerosi aggiustamenti normativi negli ultimi anni, tuttavia si rileva la mancanza di un intervento generale e organico di riordino della materia;

   l'articolo 3 della legge 15 dicembre 2011, n. 217, recante «Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee», delega il Governo ad adottare, entro quindici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, di concerto con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico, per la semplificazione normativa, per le politiche europee e per il turismo, previa intesa da sancire in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, un decreto legislativo avente ad oggetto la revisione e il riordino della legislazione relativa alle concessioni demaniali marittime;

   nel corso della precedente legislatura, il Consiglio dei ministri, riunitosi il 27 gennaio 2017, su proposta del Ministro per gli affari regionali Enrico Costa, ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico ricreativo per favorire, nel rispetto della normativa europea, lo sviluppo e l'innovazione dell'impresa turistico-ricreativa, il cui iter legislativo in Parlamento non si è mai concluso;

   l'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, al comma 675, prescrive, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della stessa, l'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per gli affari europei, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per gli affari regionali e la Conferenza delle regioni e delle province autonome, il quale fissi i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime;

   l'attuale disciplina delle concessioni demaniali marittime risulta oggetto di considerevoli problemi interpretativi e di notevole contenzioso nonché di consistente rischio di incorrere in una procedura di infrazione comunitaria per incompatibilità con il diritto dell'Unione europea, in particolare, con l'articolo 12 della direttiva 2006/123/CE, come già avvenuto nel 2008 con la procedura n. 4908 –:

   quale sia la motivazione della mancata adozione del decreto di cui all'articolo 1, comma 675 della citata legge n. 145 del 2018;

   se, visto lo scenario di incertezza che pervade un settore strategico per il comparto turistico nazionale, il Governo non ritenga urgente e opportuno provvedere in tempi rapidi all'adozione del decreto in questione.
(4-03956)


   MISITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, ha un disavanzo di 17 milioni e 478 mila euro. Debiti insormontabili accumulati negli anni a causa dell'esternalizzazione dei servizi, a cui non è seguito un congruo ritorno. La situazione è emersa con l'insediamento del nuovo primo cittadino, Vincenzo Cascini, eletto il 26 maggio;

   già nel mese di aprile 2019, la Guardia di finanza aveva eseguito perquisizioni a carico dell'allora sindaco di Belvedere Marittimo, Enrico Granata. Il provvedimento disposto su richiesta del procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, riguardava un'accusa di corruzione nei confronti del primo cittadino;

   le voci che si sono susseguite in questi mesi con particolare insistenza sui debiti fuori bilancio, disavanzi enormi per un comune piccolo come quello di Belvedere, hanno trovato conferma nella rendicontazione dell'esercizio finanziario, deliberato dalla neonata giunta comunale proprio alcuni mesi fa. L'ente ha enormi difficoltà nella riscossione di tributi, difficoltà che si trascinano da anni e determinate dalle poche entrate e dalle troppe spese, soprattutto per i servizi erogati, ma esternalizzati;

   oggi il comune di Belvedere Marittimo è di fatto in pieno dissesto finanziario, il disavanzo non è stato ripianato, perché la massa passiva era troppo elevata. D'altra parte, anche il responsabile finanziario e il revisore dei conti avevano indicato questa via e lo scorso giugno, la responsabile del settore economico e finanziario del comune di Belvedere Marittimo, Antonietta Grosso Ciponte, aveva rilasciato parere favorevole sul rendiconto, ma solo come presa d'atto del disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2018, chiedendo che il comune avviasse l’iter per il dissesto finanziario;

   appare singolare che nell'attuale amministrazione, risiedano rappresentanti della precedente, nonché quelli che l'interrogante giudica gli artefici, in parte, dell'attuale dissesto –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative, al fine di evitare che i responsabili dei dissesti finanziari possano continuare a rappresentare le proprie comunità, nonché per garantire forme e strumenti di tutela per i cittadini, rendendo più stringenti i meccanismi volti a sanzionare le responsabilità per errori dovuti alla cattiva gestione e amministrazione della cosa pubblica.
(4-03959)


   FERRO, DEIDDA, GALANTINO, VARCHI, DONZELLI, BUCALO, MANTOVANI, LUCASELLI, TRANCASSINI, CARETTA, BALDINI, BELLUCCI e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 2010 al 2018 sono stati registrati 252 episodi di suicidio tra gli operatori delle forze dell'ordine, con un'incidenza di 9,8 casi su 100 mila appartenenti alle varie istituzioni, a fronte dei 5 casi per 100 mila abitanti registrati tra la popolazione;

   sono già 21 i suicidi nel 2019 degli appartenenti alle forze dell'ordine e la media è già più alta rispetto agli anni precedenti, tanto che il dato doppia quello relativo ai suicidi nella popolazione generale italiana: sono soprattutto poliziotti e agenti penitenziari a togliersi la vita e con la propria pistola di ordinanza nell'88 per cento dei casi;

   a seguire ci sono anche carabinieri e subito dopo finanzieri che, se non usano la propria, scelgono un'arma non «ufficiale» oppure altre modalità come l'impiccagione, l'avvelenamento, il soffocamento via gas o le lesioni da taglio;

   nel 54 per cento dei casi hanno un'età che va dai 45 ai 64 anni, nel 37 per cento sono tra i 25 e i 44 anni;

   è di pochi giorni fa la notizia, riportata da fonti di stampa, del suicidio di un carabiniere di 43 anni in servizio al reparto radiomobile che si è impiccato nella caserma di corso Calatafimi, a Palermo;

   il suicidio tra gli appartenenti alle forze dell'ordine ha assunto un tale livello di gravità da indurre il capo della polizia a costituire un Osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidiario tra gli appartenenti alle forze di polizia;

   in una nota del 19 settembre 2019, Elvio Vulcano, portavoce nazionale del Sindacato di polizia LeS, ha scritto: «Tante le potenziali cause che spingono un appartenente alle Forze dell'Ordine a compiere il gesto estremo: motivazioni personali; professionali; familiari ed economiche, eventualmente anche più di una sommate tra di loro. Sarebbero situazioni che necessitano di una risposta immediata e concreta, ed invece l'Amministrazione preferisce trovare sbrigativamente le colpe di questi gesti estremi al di fuori degli ambiti lavorativi. [...] da qui nasce l'iniziativa di Pasquale Guaglianone, Segretario Generale Provinciale di Palermo di LeS, che ha stipulato accordi con psicologi e psicoterapeuti che, garantendo ai poliziotti l'anonimato e mantenendo lo stretto riserbo anche nei confronti dell'Amministrazione della Polizia di Stato, potranno dare ad essi l'opportunità di essere ascoltati ed eventualmente aiutati in un percorso che potrebbe condurli alla risoluzione dei disagi o delle problematiche fonte delle loro preoccupazioni.»;

   si tratta di un allarme internazionale, come dicono dati analoghi di Francia e Spagna ed è reso ancora più grave dalla facilità di accesso alle armi da fuoco;

   la IV Commissione ha iniziato l'esame di una risoluzione per impegnare il Governo ad istituire unità organizzative, centrali e periferiche, per l'indirizzo e il coordinamento delle attività di supporto morale e psicologico al personale delle Forze armate –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare per prevenire questo drammatico fenomeno attraverso il monitoraggio costante dello stato psicologico degli appartenenti alle forze dell'ordine promuovendo, per quanto di competenza, una più incisiva azione del servizio sanitario nazionale e della figura dello psicologo;

   quali siano i dati ufficiali relativi al fenomeno esposto in premessa, anche alla luce dell'attività dell'Osservatorio permanente interforze attivato dal capo della polizia, al fine di poter monitorare e comprendere il fenomeno nel suo complesso.
(4-03960)


   FORMENTINI, ZOFFILI, BILLI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GRIMOLDI e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1998, n. 400 i Sottosegretari di Stato coadiuvano il Ministro ed esercitano i compiti ad essi delegati con decreto ministeriale;

   sempre ai sensi del suddetto articolo, il Ministro interrogato conferisce la delega in materia di cooperazione allo sviluppo ad un vice Ministro;

   ai sensi dell'articolo 10, comma 4, della suddetta legge, il vice Ministro è invitato a partecipare, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio dei ministri nelle quali siano trattate materie che possano incidere sulle politiche di cooperazione allo sviluppo di cui all'articolo 2, comma 2 della legge 11 agosto 2014, n. 125 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo) –:

   quale sia la tempistica con la quale si intendano assumere le iniziative di competenza per la delega di alcune competenze del Ministro interrogato ai viceministri e sottosegretari.
(4-03962)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato dall'Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec, nel 2018 gli episodi accertati di antisemitismo in Italia sono stati 197, con un preoccupante aumento del cinquanta per cento rispetto al 2016, quando ne furono catalogati 130;

   fonti giornalistiche hanno recentemente riportato che la senatrice a Vita Liliana Segre è oggetto in media di 200 attacchi antisemiti al giorno, ricevuti specie via social network;

   il Parlamento europeo con la risoluzione del 1° giugno 2017 sulla lotta contro l'antisemitismo (2017/2692(RSP)) ha suggerito agli Stati membri di dotarsi ciascuno di un commissario nazionale per la lotta all'antisemitismo;

   nella stessa risoluzione, il Parlamento europeo invitava, inoltre, gli Stati membri ad uniformare la definizione di antisemitismo da loro usata nei codici penali alla definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto (Ihra), al fine di sostenere le autorità giudiziarie nei loro sforzi di contrasto volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite, sul modello delle prassi in uso nel Regno Unito ed in Austria;

   alla data odierna l'Italia non si è ancora né dotata della figura del commissario, né ha integrato la definizione di antisemitismo utilizzata dall'Ihra all'interno dei propri codici –:

   se ed in che modalità e tempistiche il Governo abbia intenzione di attivarsi per la nomina di un commissario nazionale per la lotta all'antisemitismo;

   se il Governo intenda adottare iniziative per recepire la definizione di antisemitismo proposta dalla Ihra all'interno dei codici italiani.
(4-03964)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   SURIANO, CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, COLLETTI, SABRINA DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 104 del 2019, approvato dal Consiglio dei ministri il 19 settembre 2019 ed entrato in vigore il 21 settembre 019, ha trasferito al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale le competenze in materia di definizione delle strategie di politica commerciale e promozionale con l'estero e di sviluppo dell'internazionalizzazione del sistema Paese;

   con la medesima riforma, al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è stata attribuita la vigilanza diretta sull'attività promozionale dell'Ice Agenzia;

   la promozione del made in Italy rappresenta un irrinunciabile volano di sviluppo per le piccole e medie imprese italiane, soprattutto quelle localizzate nel Sud Italia, che in molti casi non hanno ancora interamente sviluppato il loro potenziale in termini di presenza sui mercati esteri;

   la cabina di regia per l'internazionalizzazione, copresieduta da Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ministero dello sviluppo economico, ha tra i propri obiettivi l'aumento della quota di esportazioni realizzata dalle regioni del Sud e del numero delle imprese italiane stabilmente esportatrici nel Mezzogiorno;

   negli ultimi anni, l’export è stata l'unica componente del prodotto interno lordo a non essere interessata da una dinamica di contrazione; le esportazioni sono infatti cresciute del 6,4 per cento nel periodo dal 2010 al 2017, a fronte del calo di investimenti (-3,1 per cento), consumi (-1 per cento) e spesa pubblica (-0,8 per cento);

   a livello microeconomico, inoltre, le imprese esportatrici sono quelle che hanno saputo resistere meglio alla crisi;

   l'internazionalizzazione rappresenta, quindi, una componente essenziale per la crescita del nostro sistema economico e una necessità inderogabile per le singole imprese, soprattutto quelle del Sud –:

   quali strategie, per quanto di competenza, intenda adottare e quali iniziative intenda assumere, anche alla luce del nuovo assetto organizzativo promosso, per sostenere l'internazionalizzazione delle imprese italiane, soprattutto quelle del Sud del Paese.
(3-01067)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, FASSINO, LA MARCA, ANDREA ROMANO, SCHIRÒ e FIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il memorandum di intesa Italia-Libia – che definiva i comuni impegni in vista della stabilizzazione del Paese e del governo dei flussi di migranti clandestini e di contrasto ai traffici illeciti – firmato il 2 febbraio 2017 con validità triennale, potrà essere rinnovato tacitamente «salvo notifica per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della scadenza»;

   la Libia è un punto di transito e di partenza importante per i migranti, in particolare per quelli originari dell'Africa subsahariana, sottoposto ad una fortissima pressione migratoria, che il Paese è incapace di gestire da solo e che non può essere ignorata dalla comunità internazionale;

   rispetto al contesto nel quale sono maturati gli accordi del memorandum, c'è stato un cambiamento sostanziale in Libia: guerra civile nuovamente in atto e il riconoscimento della comunità internazionale che la Libia non possa considerarsi «porto sicuro», dati gli orrori documentati nei centri di detenzione per i migranti e durante i salvataggi in mare ad opera della Guardia costiera libica;

   in questi tre anni sono accadute gravissime violazioni dei diritti umani nel Paese, soprattutto a scapito dei migranti, diventati oggetto di un vero e proprio business per alcune autorità libiche corrotte e gruppi armati; Unhcr, Onu, Oim, organizzazioni non governative e la stampa internazionale ne hanno documentato le drammatiche condizioni di detenzione che non rispettano gli standard internazionali e sono state descritte come «crudeli, disumane e degradanti»;

   secondo l'ultimo rapporto Onu, sul territorio libico esistono 19 centri gestiti direttamente dal Governo libico – appena tre di questi accessibili da Onu, Oim e organizzazioni umanitarie – ma il numero delle prigioni ufficiose è ben più alto;

   il memorandum ha consentito la possibilità per le organizzazioni umanitarie di visitare alcuni dei campi di detenzione e verificare la protezione dei diritti umani nei suddetti campi;

   in un contesto estremamente difficile come quello libico, è necessario tenere vive le intese, ma monitorandole e migliorandone i termini, in un quadro normativo bilaterale che assicuri garanzie certe e verificabili di rispetto dei diritti umani e della loro piena tutela;

   il Presidente Conte ha dichiarato che ci saranno riunioni governative e un confronto con il Parlamento in merito al rinnovo degli accordi –:

   quale siano gli intendimenti in merito agli accordi in essere, alla necessità di rinegoziarli e alla richiesta Onu di chiudere i centri di detenzione per evacuare i richiedenti asilo in altri Paesi e, per il tempo strettamente necessario a completare la suddetta operazione, come si intenda agire per assicurare a Unhcr, Oim e Onu l'accesso ai campi previsto dal memorandum.
(3-01068)


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato dal Financial Times il professor Giuseppe Conte, pochi giorni prima di assumere la carica di Presidente del Consiglio dei ministri, ebbe a collaborare, con incarico retribuito, per una società il cui maggior azionista era un fondo di investimento gestito da un finanziere oggetto di indagine, con l'ipotesi di corruzione finanziaria, da parte dei competenti organi di uno Stato estero;

   nei fatti risulta che il parere pro veritate reso dal giurista professor Conte ‎abbia trovato attuazione piena, per decisione del Governo, in data successiva alla nomina del professor Conte quale Presidente del Consiglio dei ministri; sul punto, giova sottolineare che l'astensione del predetto Presidente dalla partecipazione alla seduta decisoria non risulta frutto di scelta personale e/o discrezionale, ma dovuta per legge;

   in assenza di adeguate informazioni rese tempestivamente sulla questione in oggetto e di trasparenti assunzioni di responsabilità al riguardo, è ad avviso degli interroganti reale il pericolo che si radichi l'idea, tanto in ambito nazionale quanto internazionale, che solo previa espressione di un parere giuridico da parte del Conte giurista si può ottenere un provvedimento governativo conseguente dal Conte statista;

   la mancanza di notizie certe in ordine ai rapporti intercorsi con la committenza dell'incarico professionale al professor Conte rischia di esporre ad avviso degli interroganti il nostro Paese ad ulteriori attacchi in ambito internazionale, proprio per il fatto che, come detto, l'azionista principale della società destinataria del predetto parere risulta essere un fondo di investimento gestito da un finanziere italiano al centro di inchiesta internazionale da parte di uno Stato estero;

   agli interroganti pare evidente che potenziali conflitti di interesse assumono grande rilevanza soprattutto quando riguardano la figura del Presidente del Consiglio dei ministri, la cui credibilità, sia sul piano interno sia sul piano internazionale, non può né deve essere minimamente messa in dubbio da vicende quali quelle sopra rappresentate, per le quali, al netto delle indagini in corso da parte di uno Stato estero, ‎non risultano sufficienti le poche parole pronunciate dal Presidente del Consiglio dei ministri, da cui era auspicata e pretesa ben altro tipo di presa di posizione –:

   se, alla luce dei fatti esposti, in relazione anche ad eventuali e più dettagliate notizie riguardanti l'indagine in essere da parte di uno Stato estero acquisite dal Ministro interrogato, intenda assumere – e in caso affermativo, quali – adeguate iniziative in ambito internazionale volte a fornire adeguata rassicurazione in ordine al rispetto del principio di imparzialità del Governo italiano nell'assunzione di atti e decisioni di sua competenza.
(3-01069)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni è stato denunciato da «Medici Senza Frontiere» e da molte organizzazioni non governative che l’hotspot di Samos (Grecia) è al collasso;

   l’hotspot, gestito dalle autorità greche è stato progettato per ospitare 648 richiedenti asilo. Al momento sono presenti sull'isola, secondo i dati del Governo greco, 6.075 rifugiati, di cui 5.825 accolti presso l’hotspot o nell'area limitrofa definita «The Jungle»;

   le condizioni per chi è ospitato all'interno dell’hotspot sono definite dagli osservatori disumane: grave sovraffollamento, precarie situazioni igienico-sanitarie, insufficiente fornitura di prodotti di prima necessità, quali cibo e medicinali, vulnerabilità e fragilità fisiche e psicologiche, violenza interetnica e di genere;

   in base a quanto riportato nella denuncia penale presentata dall'organizzazione «Still I Rise» alla procura di Samos (12 giugno 2019) e alla procura di Roma (19 settembre 2019 atto n. 11587), nell’hotspot di Samos si sono verificate numerose e continue violazioni dei diritti umani a danno di minori, anche non accompagnati. Sette bambini su 10 hanno meno di 12 anni, il 19 per cento dei minori è «non accompagnato». Quasi tutti i bambini presenti a Samos non possono usufruire dell'istruzione obbligatoria e neanche degli asili;

   «Still I Rise» denuncia, inoltre, che il sistema di registrazione e di verifica dell'età così come i sistemi di protezione e tutela dei minori da parte di adulti estranei risultano essere inadeguati. Nell'esposto vengono riportati casi di abusi fisici e psicologici nei confronti di bambini e preadolescenti, di violenze a danno dei minori, gravi episodi di autolesionismo, e casi di separazioni tra fratelli e cugini minori stranieri non accompagnati;

   le autorità greche, in risposta a questa drammatica situazione, hanno incrementato gli spostamenti sulla terraferma, trasferendo le problematiche in campi sovraffollati nella Grecia continentale. Il tutto viene fatto senza preavviso, con la sospensione delle pratiche di asilo per chi rifiuta di accettare la nuova destinazione e lo spostamento –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere in sede europea al fine di garantire l'effettivo rispetto dei diritti umani fondamentali, in osservanza dei valori fondanti dell'Unione europea (articolo 2 del Trattato sull'Unione europea), anche in situazioni emergenziali come quelle che la Grecia è costretta a fronteggiare;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, in sede europea, al fine di verificare che i fondi dell'Unione europea finalizzati all'accoglienza siano utilizzati dalla Grecia per provvedere a fornire adeguate condizioni di accoglienza e di vita dignitose ed un'effettiva tutela dei minori non accompagnati nell’hotspot di Samos;

   quali iniziative intenda assumere affinché la Grecia sia invitata a partecipare agli incontri finalizzati a trovare un accordo comunitario in grado di prevedere la collaborazione di tutti i Paesi membri, a differenza di quanto avvenuto in occasione della recente riunione di Malta.
(5-03016)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata:


   GAGLIARDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo alle concessioni demaniali attualmente in essere, i commi 682, 683 e 684 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019) stabiliscono la durata ex lege in quindici anni, con decorrenza dalla data di entrata in vigore della medesima legge di bilancio;

   la citata proroga si applica, tra l'altro, alle concessioni a carattere turistico-ricreativo disciplinate dal comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 400 del 1993, tra cui la gestione di stabilimenti balneari, nonché alle concessioni delle aree di demanio marittimo per finalità residenziali e abitative;

   dalla suddetta norma, che concede una proroga quindicennale delle concessioni marittime, rimangono esclusi i titolari di concessioni del demanio idrico, ossia quelle concessioni che si affacciano sui corsi d'acqua, dove gli operatori hanno spesso investito capitali ingenti;

   a pagarne le conseguenze sono tutti quei concessionari per i quali i rinnovi avvengono con tempi molto brevi (dai due ai sei anni), con evidente discriminazione rispetto ai concessionari del demanio marittimo;

   in Liguria sono numerosi i titolari di concessioni del demanio idrico, in particolare lungo il fiume Magra, e la regione sostiene con forza le ragioni delle associazioni di categoria e dei sindaci dei comuni interessati, ma naturalmente il problema riguarda tutto il territorio italiano;

   spesso succede che i medesimi operatori siano titolari di due concessioni: una del demanio idrico per l'area della banchina, un'altra del demanio marittimo per lo specchio acqueo. Quindi potrebbero incorrere nella scadenza della concessione del demanio idrico mentre hanno ottenuto la proroga di quella del demanio marittimo –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative volte a prevedere la proroga della durata delle concessioni del demanio idrico al fine di equipararle a quelle del demanio marittimo.
(3-01071)


   CONTE e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 12 settembre 2019 è andato in fiamme un deposito di pneumatici nell'area industriale di Battipaglia, in provincia di Salerno;

   un mese prima, un altro incendio è divampato nella stessa zona, mandando in fumo il deposito di ecoballe di rifiuti della ditta New rigeneral plast;

   in entrambi i casi ci sono state ricadute ambientali incalcolabili per l'economia e la salute dei cittadini;

   negli ultimi tre anni, si contano ben cinque incendi nel comune di Battipaglia, con al centro la gestione dei rifiuti;

   l'allarme procurato da questi episodi si aggiunge: alla mancata o insufficiente bonifica di discariche storiche (Sardone, Parapoti, Castelluccia, Femmina Morta e Monte di Eboli); alla ritardata rimozione delle ecoballe stoccate nella zona e alla Foce del Sele; ai miasmi nauseabondi che si sollevano da numerosi impianti incontrollati; all'inquinamento (alghe e mucillagine) del litorale marino; agli scarichi di rifiuti a cielo aperto nei canali di irrigazione;

   in un tratto di meno di 7 chilometri, tra Eboli e Battipaglia, si è strutturata un'area industriale per il trattamento dei rifiuti con oltre 20 impianti privati, per 2,5 milioni di tonnellate l'anno, e 2 impianti pubblici; una zona fertile trasformata nel più grande polo dei rifiuti d'Italia;

   è un attacco alla vivibilità che interessa oltre 200 mila persone e una superficie di oltre 37 mila ettari, dove cresce, in modo ormai documentato ed esponenziale, la diffusione di neoplasie e di malattie infettive;

   si rende indispensabile un'azione decisa da parte del Governo con tre obiettivi, ricordati anche da una petizione pubblica firmata da migliaia di cittadini: un piano di monitoraggio ambientale, epidemiologico e di impatto sull'aria, sull'acqua e sulla terra; un ciclo di bonifiche strutturali; un'azione coordinata, con il coinvolgimento dell'Autorità nazionale anticorruzione, per verificare possibili infiltrazioni criminali nel settore;

   è una missione che non può essere compiuta con poteri ordinari, ma va affidata a un'autorità unica e autonoma, come è avvenuto nel 2012, con la nomina di un commissario straordinario per la Terra dei fuochi, e che viene richiamata, a proposito di procedure di infrazione europea, anche all'articolo 6 del recente «decreto Clima» –:

   se non ritenga di promuovere iniziative, nell'ambito delle sue competenze, per la nomina di un commissario straordinario di Governo per l'emergenza ambientale, la salute e la sicurezza pubblica nella Valle del Sele, secondo quanto richiamato in premessa.
(3-01072)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CORNELI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   come rilevato anche dall'Associazione Italia Nostra Umbria, l'Opera del Duomo di Orvieto sta attualmente riportando all'interno del Duomo il gruppo statuario degli Apostoli, realizzato tra il ’500 e il ’600 e rimosso a fine ’800 in seguito ai restauri che hanno interessato il monumento, senza alcuna condivisione del progetto di ricollocazione con gli altri soggetti preposti, seguendo quella che appare all'interrogante un'idea di «spettacolarizzazione» del bene culturale, specchio di una logica fondata sul mero «ripristino» e avulsa dall'attuale contesto artistico e architettonico di riferimento;

   a differenza di altre importanti Opere di cattedrali, quella di Orvieto non ha ad oggi predisposto neanche un catalogo del proprio museo, né tantomeno un piano di organizzazione, gestione e promozione dello stesso;

   alla luce dei tanti discutibili interventi che hanno profondamente alterato e violato l'edificio sacro negli ultimi decenni — il taglio della parte centrale della balaustra che segna il presbiterio, l'abbassamento dell'altare maggiore e soprattutto la musealizzazione del reliquiario del Corporale, gioiello dell'oreficeria trecentesca italiana all'interno, unitamente alla rimozione e alla musealizzazione di importanti gruppi polimaterici e marmorei esterni – l'Opera del Duomo sembra barcamenarsi ora fra musealizzazione e demusealizzazione, senza alcun progetto unitario che leghi il Duomo al relativo Museo, come invece realizzato in casi similari ad esempio a Firenze e a Pisa;

   la ricollocazione nella navata delle dodici statue degli apostoli, dopo i profondi interventi subiti dall'edificio, non significa «sanare una ferita», come annunciato dal presidente dell'Opera, ma infliggerne una nuova. Le statue, infatti, erano state pensate per far parte di un progetto artistico unitario scaturito dalle linee guida del Concilio di Trento e dovevano essere inserite in una grandiosa scenografia di cui oggi non rimane più nulla, senza più i grandi altari né le maestose pale policrome che un tempo adornavano lo spazio –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di promuovere, per quanto di competenza, un'indagine maggiormente circostanziata e una più approfondita riflessione sulla correttezza del ritorno delle statue nel Duomo di Orvieto, al fine di valutare se non sia più opportuno collocare tali opere in uno spazio museale degnamente allestito, o ancor meglio «musealizzarle» insieme alle pale d'altare medesime.
(4-03957)


   RAMPELLI e MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Antico Caffè Greco è uno storico locale romano, ubicato in via dei Condotti, che svolge ininterrottamente la proprietà attività dal 1760 e, dal 1953, è tutelato quale bene culturale di interesse particolarmente importante da un decreto ministeriale;

   la proprietà del fondo in cui ha sede il locale l'ospedale israelitico, nel 2017 ha deciso di non rinnovare il contratto d'affitto in scadenza quell'anno;

   secondo notizie di stampa, l'attuale conduttore – la società Antico Caffè Greco – paga un canone mensile pari a 16 mila euro, mentre sul tavolo ci sarebbero offerte che si avvicinano alla cifra di 180 mila euro;

   dopo varie vicende giudiziarie, la proprietà dei locali è arrivata ad ottenere l'ordinanza di sfratto che dovrebbe essere eseguita – con la conseguente chiusura del Caffè – il 22 ottobre 2019;

   la proprietà già in passato aveva vanamente tentato di far rimuovere dai giudici amministrativi il vincolo di tutela sul bene culturale Caffè Greco, che, a suo dire, creava «l'inconveniente di una comunione forzosa» tra l'immobile, i beni mobili e la licenza di esercizio;

   il Tar del Lazio, con una sentenza del 2011 passata in giudicato, ha definitivamente chiarito la natura del vincolo di tutela: apposto non solo sull'immobile e su arredi, cimeli e decorazioni, ma anche sulla «licenza di esercizio», perché «il Caffè Greco costituisce un pregevole esempio di “pubblico ritrovo”, consolidatosi nel tempo in virtù della consuetudine di una certa tipologia di avventori di frequentarlo e renderlo centro di incontri culturali»;

   secondo i giudici amministrativi non sarebbe conforme alla lettera del vincolo ministeriale «restringere la tutela all'immobile ed ai beni mobili, essendo chiara la volontà dell'Amministrazione di ricondurre il vincolo al particolare valore commerciale assunto nel tempo dalla destinazione del locale, dall'essere detto locale un ritrovo di artisti, anche stranieri, quindi un luogo noto in Italia ed all'estero come centro di vita artistica»;

   lo sfratto, già previsto per il 22 ottobre 2019, è stato rinviato alla data dell'8 gennaio 2020, e, se verrà eseguito, uno dei più importanti punti di riferimento culturali della città antica e moderna, meta di turisti e romani, che con oltre trecento opere esposte nelle sale rappresenta di fatto la più grande galleria privata di opere d'arte del mondo aperta al pubblico, rischia di chiudere per sempre;

   vari marchi internazionali, soprattutto della moda, sarebbero interessati all'immobile per aprire un proprio negozio, facendo scomparire quello che è a tutti gli effetti un bene culturale tutelato dalla legge –:

   se il Governo sia informato dei fatti esposti e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, a tutela del bene culturale Antico Caffè Greco;

   se il Governo ritenga che nell'immobile che fino ad oggi ha ospitato l'Antico Caffè Greco possa trovare spazio un'attività commerciale diversa da quella tutelata o se, anche una volta eseguito lo sfratto, una nuova attività debba ricalcare le caratteristiche della precedente.
(4-03963)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 47 del 2014 prevede che: «A partire dall'anno 2015 è considerata direttamente adibita ad abitazione principale una ed una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato ed iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso»;

   sostanzialmente, si considera abitazione principale, quindi esente da Imu, l'immobile posseduto sul territorio nazionale da pensionati italiani residenti in uno Stato estero che percepiscono la pensione dallo stesso Stato estero;

   la Commissione europea, con decisione n. IP/19/471, ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea per aver applicato un trattamento preferenziale in tema di registro immobiliare;

   inoltre, la Commissione ha evidenziato che la previsione per l'Imu, come stabilita dalla legge n. 80 del 2015, così come la riduzione della Tari e della Tasi sull'unità immobiliare oggetto di esenzione Imu, risultano essere incompatibili con l'ordinamento comunitario, laddove pongono condizioni più favorevoli per i pensionati italiani residenti all'estero;

   tali previsioni, infatti, sembrerebbero contrastare con l'articolo 18 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in quanto prevedono una particolare agevolazione sulla base della cittadinanza –:

   in relazione a quanto espresso in premessa, quali soluzioni normative il Ministro interrogato intenda promuovere in materia di Imu e Tasi.
(5-03007)


   FERRO e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Banca Popolare dell'Emilia-Romagna è un gruppo bancario quotato nell'indice Ftse Mib della Borsa di Milano e presente a livello continentale con una rete di oltre 1.100 sportelli in 13 diversi paesi;

   nel 1994, con l'acquisizione della maggioranza di Banca Popolare di Ravenna, è partito il progetto di costituzione di un gruppo bancario federale, che riunisce numerose banche locali, delle quali sono però preservate autonomia e radicamento territoriale. Fra il 1994 e il 2000 sono stati acquisiti numerosi istituti di credito, tra i quali la Banca Popolare di Crotone, il Credito Commerciale Tirreno, la Banca Popolare di Salerno e la Banca Popolare dell'Irpinia;

   è di pochi giorni fa la notizia, riportata dai principali organi di stampa locale, della decisione dell'istituto di credito di trasferire a Bologna le lavorazioni attualmente svolte nel Polo di Crotone (unica lavorazione esistente in Calabria), che determinerà la perdita sul territorio di 16 postazioni lavorative;

   tale volontà, che sta creando sconcerto e preoccupazione, non sarebbe coerente con le stesse dichiarazioni aziendali circa la validità e la professionalità delle suddette lavorazioni e rischia di determinare un ulteriore e sempre più gravoso impoverimento dei territori calabresi verso i quali l'istituto di credito, invece, ha sempre dichiarato di mantenere una sua specifica vocazione;

   suddetta determinazione, peraltro, come denunciato dalle segreterie regionali di First Cisl e Cisl, non sarebbe neanche minimamente controbilanciata dalla manifestata volontà di voler procedere ad un certo numero di nuove assunzioni nell'ambito della Direzione territoriale Mezzogiorno, già fortemente penalizzata allo stato attuale;

   non sono chiare le motivazioni addotte da Bper Banca a sostegno di tale decisione;

   situazione analoga si sta verificando anche in Sardegna, dove l'istituto di credito avrebbe dato avvio a una ristrutturazione delle proprie risorse che comprende, oltre alla razionalizzazione delle sedi territoriali in Sardegna, anche lo spostamento di alcune attività lavorative dalla direzione generale del Banco di Sardegna di Sassari ad altre strutture del medesimo gruppo presenti in Emilia-Romagna ed in altre sedi della penisola, come denunciato con l'interrogazione a risposta orale n. 3-01039, presentata dal deputato Deidda –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative per quanto di competenza, intendano adottare per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali del gruppo Bper nell'ambito regionale calabrese e per evitare un impoverimento del tessuto economico locale.
(5-03011)

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie di stampa, lo sportello dell'Agenzia delle entrate della città di Zogno, in provincia di Bergamo, sarebbe stato recentemente chiuso, con conseguente soppressione dei fondamentali servizi di accertamento fiscale e catasto, offerti alla comunità della Valle Brembana e della Valle Imagna;

   il bacino d'utenza che sarà interessato da tale chiusura supera le 50 mila persone, che saranno costrette a recarsi a Bergamo per sopperire alla chiusura del servizio. Alla base della soppressione dello sportello ci sarebbero una carenza di personale e l'esigua affluenza, senza che tuttavia sia presa in considerazione la valenza sociale e logistica dei servizi offerti all'intera comunità della Valle;

   la chiusura di tale ufficio, la cui funzione rappresenta un presidio importantissimo dello Stato in questo territorio, comporterà inevitabilmente un deleterio contingentamento dei diritti per gli abitanti dei comuni distanti dal capoluogo di provincia, costretti ad affrontare i disagi in termini di costo e di tempi di spostamento per usufruire dei servizi di cui hanno diritto;

   la soppressione degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate sta interessando peraltro numerosi sportelli in tutto il Paese, che da sempre svolgono un ruolo precipuo di presidio locale e servizio nei confronti dell'utenza;

   tali chiusure aggravano l'interlocuzione dell'amministrazione finanziaria con i cittadini, in un momento in cui invece dovrebbe essere rinforzata, anche ai fini della lotta all'evasione fiscale che l'attuale Governo intende perseguire con la prossima manovra di bilancio;

   gli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate svolgono, infatti, il fondamentale compito di presidio in aiuto del cittadino, con funzioni di informazione, orientamento e raccordo tra utenti e pubblica amministrazione in materia fiscale: funzioni che difficilmente possono essere perseguite se gli sportelli delle agenzie continuano ad essere dismessi e se, conseguentemente, il cittadino è lasciato sempre più solo a barcamenarsi sulle questioni fiscali –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire se avranno luogo future chiusure di altri presidi delle Agenzie delle entrate sul territorio bergamasco e se non intenda adottare iniziative volte a prevedere la riapertura del suddetto ufficio territoriale di Zogno, la cui presenza assicura un servizio pubblico di rilevanza sociale ed economica per l'intera comunità delle valli Brembana e Imagna nel bergamasco.
(4-03950)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli avvocati dell'Unione Camere Penali Italiane, in collaborazione con l'Eurispes, hanno svolto un'indagine tra maggio e settembre su 13.600 processi campionati dall'istituto statistico in 32 sedi di tribunale;

   dalle dinamiche fotografate è emerso che quasi 1 udienza su 4 in tribunale viene rinviata, peraltro in media a 5 mesi di distanza, per assenza dei testi citati, errori nella loro convocazione, notifiche omesse o sbagliate a imputati e difensori e carenze logistiche della macchina giudiziaria;

   quando arrivano le sentenze di primo grado, le prescrizioni ne falciano 1 su 10, ma le assoluzioni nel merito arrivano già in oltre un caso su 4 (uno su tre nei reati monocratici come truffe e furti);

   sul campione esaminato sono state rinviate 10.828 udienze, nella maggioranza dei casi (63,9 per cento) come normale conseguenza di istruttorie non concluse; e un dato scorporato segnala, inoltre, carenza di senso civico nei cittadini e inconsapevolezza dell'importanza della veste di testimone: ben l'8,3 per cento di udienze è infatti rinviato per assenza dei testi correttamente citati dal pubblico ministero e un altro 1,5 per cento per assenza di quelli della difesa. Rinvii ai quali sommare quelli per errori del pubblico ministero (1,7 per cento) o dei difensori (0,3 per cento) nel convocare i propri testi;

   ai difensori sono, invece, addebitabili lo 0,8 per cento di rinvii per proprie esigenze e i legittimi impedimenti (comunque a prescrizione fermata) dell'imputato (1,5 per cento) e del legale (2,1 per cento) in tutto, il 4,7 per cento;

   una quota ben più alta di rinvii di udienze (il 16,1 per cento) è ascrivibile alla responsabilità dei magistrati o, comunque, dell'apparato giudiziario. Se nel 3,3 per cento dei casi è assente il giudice, se nello 0,3 per cento muta il collegio, se nello 0,2 per cento non si presenta il pubblico ministero e nello 0,4 per cento non si trova il fascicolo, il grosso delle udienze salta a causa delle notifiche omesse o fatte in maniera irregolare dagli uffici giudiziari all'imputato, al difensore o alle persone offese;

   sui 13.600 processi monitorati, 2.807 sono andati a sentenza con il 43,7 per cento di condanne, il 26,5 per cento di estinzioni del reato, il 25,8 per cento di assunzioni nel merito (che salgono al 28,9 per cento nei reati monocratici), alle quali sommare un ulteriore 4 per cento di «non punibilità per particolare tenuità del fatto»: dato elevato, questo delle assoluzioni, poiché si registra già in primo grado dopo il doppio filtro operato dai pubblici ministeri con l'archiviazione in indagine o dai gup nei reati a udienza preliminare;

   quanto ai dati sulla prescrizione, se era già noto dai dati ministeriali che il 70 per cento matura prima del processo, la rilevazione Ucpi-Eurispes, al netto di altre cause di estinzione del reato come rimessioni di querela, esito della messa alla prova, oblazioni, morte dell'imputato, mostra che la prescrizione falcia il 10 per cento delle sentenze di primo grado: cioè prima del momento dopo il quale la legge promossa dal Ministro interrogato inizierà a bloccarla (con una disposizione che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare per assicurare, come promesso, una «riforma epocale» del processo penale che corregga le patologie dell'attuale sistema e garantisca la ragionevole durata dei processi, prevedendo, altresì, uno slittamento dell'entrata in vigore della nuova disciplina della prescrizione di cui alla legge 9 gennaio 2019, n. 3.
(5-03010)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alla tragedia del Ponte Morandi sono aumentate le preoccupazioni di molti abitanti che transitano e vivono nei pressi di ponti autostradali;

   è necessario rafforzare la sicurezza dei viadotti da parte delle istituzioni preposte;

   la Società Autostrade ha più volte sostenuto l'assenza di pericoli, ma non sono rari i casi di distacco di materiale dalle strutture che solo per caso non hanno provocato conseguenze drammatiche dal punto di vista della sicurezza delle persone e degli edifici. Peraltro, recentemente, nel caso del ponte di Staglieno, Autostrade per l'Italia ha dato il via ad un rilevante intervento;

   è dei giorni scorsi la notizia che tecnici incaricati dalla procura hanno ispezionato il ponte di Sori dove avrebbero verificato la presenza di significative infiltrazioni d'acqua. Inoltre, secondo notizie di stampa emergerebbe anche l'ipotesi che il ponte non venisse ispezionato da almeno sei anni;

   in tale contesto, emergerebbe sempre da notizie di stampa, la più complessiva decisione di Autostrade per l'Italia di sottrarre il monitoraggio dei viadotti alla controllata Spea e di affidarlo a soggetti esterni;

   risulta agli interroganti che alcune strutture, quali il ponte Sori, non sarebbero state ispezionate per anni –:

   se trovi conferma che alcune strutture, quali il ponte di Sori, non siano state ispezionate per anni;

   quali iniziative intenda adottare al fine di provvedere in tempi rapidi al monitoraggio delle strutture dei ponti sul territorio nazionale.
(5-03013)


   ZANELLA, BERGAMINI, GERMANÀ, MULÈ, PENTANGELO, SOZZANI e ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella mattina del 25 ottobre 2019 sulla autostrada A1, nel tratto tra Valdarno e Arezzo in direzione sud, si è verificato un gravissimo incidente stradale che ha visto coinvolti tre Tir;

   il primo dei Tir coinvolti nell'incidente sostava sulla corsia di emergenza sembrerebbe a causa di un guasto;

   il secondo Tir, che trasportava olio per motore degli aerei, per cause ancora da accertare, ha tamponato il primo che, come detto, era in sosta sulla corsia di emergenza, ribaltandosi poi su di un fianco. Nel frattempo è sopraggiunto un terzo tir che per evitare gli altri due avrebbe sterzato finendo così sul guardrail e occupando entrambe le corsie del lato opposto, lasciando libera solo quella di emergenza;

   l'incidente ha bloccato il traffico autostradale in entrambe i sensi di marcia per ore, bloccando la principale direttrice che unisce l'Italia da nord a sud;

   in attesa che vengano accertate le cause dell'incidente, ed in particolare quelle del primo dei due tamponamenti, la vicenda, purtroppo, riporta d'attualità il tema dei sistemi di guida assistita e dei sistemi anticollisione Adas «retrofit» e «aftermarket» che possono essere installati su camion di vecchia costruzione;

   sulla necessità di prevedere interventi da parte del Governo finalizzati a mettere in sicurezza il parco camion adibiti al trasporto di merci pericolose e non dotati di sistemi di assistenza alla guida gli interroganti avevano sollecitato il Governo con due atti di sindacato ispettivo;

   con il primo atto (interrogazione n. 4-01658), depositato in data 19 novembre 2018, anche alla luce di un'informativa su un grave incidente stradale verificatosi a Borgo Panigale, svolta al Senato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, in cui si affermava la volontà di incentivare l'installazione dei sistemi di assistenza alla guida, si chiedeva se, passati due mesi da quell'incidente e dalle affermazioni rese in Senato, il Governo avesse adottato le iniziative annunciate in ordine all'incentivazione dell'istallazione dei sistemi di guida assistita su mezzi pesanti che trasportano merci pericolose;

   con il secondo atto (interrogazione n. 3-00939), depositato in data 1° agosto 2019, immediatamente dopo un nuovo tragico incidente verificatosi sempre a Borgo Panigale, si chiedeva se il Governo intendesse assumere iniziative di carattere normativo e finanziario volte ad introdurre l'obbligo di installazione di sistemi di guida assistita retrofit;

   ad oggi, entrambe gli atti di sindacato ispettivo sono ancora senza risposta mentre permane l'urgenza, come purtroppo dimostrato dall'ultimo grave incidente stradale riportato in premessa, di dare vita ad una politica volta a dotare anzitutto i circa 78 mila mezzi pesanti per il trasporto di merci pericolose di vecchia costruzione degli strumenti di assistenza alla guida prevedendo le opportune agevolazioni finanziarie –:

   se il Governo non intenda prevedere, con l'adozione di opportune iniziative normative per introdurre incentivi finanziari finalizzati all'installazione dei sistemi di assistenza alla guida «retrofit» e «aftermarket» sui camion adibiti al trasporto di merci pericolose al fine di evitare disastrosi incidenti che mettono a rischio la vita di molti automobilisti italiani.
(5-03015)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENVENUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   recentemente si sono verificati crolli in due scuole della provincia di Torino: a Collegno, nella succursale del liceo Curie-Levi e, a Lanzo, nell'istituto Albert;

   la sicurezza degli studenti deve essere assicurata soprattutto all'interno delle scuole;

   l'opinione pubblica ancora ricorda la tragedia del liceo Darwin di Rivoli, che oltretutto si trova proprio a pochi chilometri dall'istituto Curie-Levi di Collegno;

   è solo per una fortuita circostanza che non si sono verificate conseguenze gravi;

   non è accettabile che i ragazzi si rechino a scuola dovendo sperare di tornare a casa sani e salvi;

   persistono tuttora disagi logistici a carico degli operatori scolastici e dell'utenza;

   è compito dello Stato assicurare la sicurezza negli edifici pubblici e nelle scuole;

   occorre dunque un intervento rapido per garantire più fondi e maggiore attenzione per l'edilizia scolastica –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di trasferire ulteriori fondi agli enti locali interessati da tali eventi per risolvere le criticità e anche per prevenire potenziali tragedie.
(4-03955)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   SPENA, BARELLI, BATTILOCCHIO, CALABRIA, GIACOMONI, MARROCCO, POLVERINI e RUGGIERI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le cronache quotidiane ci consegnano una drammatica fotografia di Roma capitale, «ostaggio» di reati violenti connessi, per lo più, all'utilizzo di sostanze stupefacenti, soprattutto tra i giovani;

   il 23 ottobre 2019, nel quartiere Appio Latino, il ventiquattrenne Luca Sacchi, ferito da un colpo di pistola alla testa, ha perso la vita nel tentativo di difendere la sua fidanzata da una rapina: dalla ricostruzione dei fatti sembrerebbe che il ventiquattrenne sia stato ucciso da due suoi coetanei, uno incensurato e l'altro con precedenti penali per droga;

   una drammatica vicenda che si aggiunge a quella di Desirèe Mariottini a San Lorenzo e del carabiniere Mario Cerciello Rega ucciso a Prati;

   la relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga segnala che, nel 2018, la regione Lazio spicca su tutte le altre per i sequestri di droga in dosi (13.065);

   sono state denunciate all'autorità giudiziaria per reati sugli stupefacenti 5.952 persone, delle quali 4.584 in stato di arresto, con un aumento del 7,85 per cento rispetto al 2017;

   i minori denunciati all'autorità giudiziaria per reati sugli stupefacenti sono stati 186, dei quali 102 in stato di arresto, con un incremento del 5,68 per cento rispetto al 2017, corrispondenti al 14,59 per cento dei minori segnalati a livello nazionali;

   lo spaccio si ramifica in tutte le zone della capitale: nelle «piazze aperte», dove la droga si può comprare direttamente in strada, e nelle «piazze chiuse», dove sentinelle consentono agli spacciatori di controllare il territorio di compravendita;

   si tratta di una catastrofe sociale dove i più giovani, con pochi euro, riescono ad acquistare la droga, divenuta il piacere a più basso costo possibile;

   l'utilizzo delle sostanze stupefacenti a parere degli interroganti è legato all'incertezza del contesto istituzionale ed economico, alla carenza di percorsi formativi professionali e alla mancanza di opportunità lavorative, che spingono i giovani a soffermarsi unicamente su un pericolosissimo presente e su un futuro molto lontano, il più delle volte immaginato ma non progettato –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere una task force operativa al fine di sottoporre l'intero territorio della città di Roma capitale a controlli antidroga straordinari in prossimità delle scuole e dei locali notturni, nelle piazze di incontro e di ritrovo, soprattutto negli orari serali, e di predisporre posti di controllo su strada e nei quartieri dove insiste lo spaccio di stupefacenti, al fine di ripristinare sicurezza e legalità nella capitale d'Italia.
(3-01074)

Interrogazione a risposta scritta:


   GALANTINO, ROTELLI, VARCHI, DONZELLI e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa, gli interroganti hanno appreso che il capo della polizia, dottor Franco Gabrielli, sul presupposto della «sicurezza nazionale», avrebbe inviato una circolare a questori e dirigenti per raccomandare loro di sensibilizzare «il personale sull'uso dei social network e di applicazioni di messaggistica»;

   nella missiva in questione si leggerebbe che: «Appare opportuno ribadire che ogni operatore di polizia, in ossequio ai doveri prescritti dall'attuale disciplina, deve non rivelare a terzi informazioni e dati, né pubblicare notizie, immagini ovvero audio relativi ad attività di servizio, interagire nel web tenendo un comportamento sempre improntato al massimo rispetto dei principi costituzionali, e altro»;

   per altro verso, pare che tale circolare sia stata emessa al fine di placare il malcontento che circola tra le forze della polizia di Stato, i cui agenti lamenterebbero attraverso le chat «scarsa sicurezza», «materiale inadeguato», «poche risorse» e «addestramento insufficiente»;

   in ogni caso, se la notizia dovesse risultare fondata, gli interroganti ritengono doveroso un intervento del Governo finalizzato a tutelare le condizioni di lavoro degli agenti della polizia di Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative intenda adottare per la soluzione della questione sopra illustrata a tutela degli agenti di polizia di Stato, qualora le notizie riportate trovassero riscontro.
(4-03952)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da giorni si rincorrono rumors, sempre più insistenti, relativi all'ipotesi di creazione per decreto di un nuovo e unico Istituto nazionale di ricerca sul mare, con sede a Roma, nel quale dovrebbe confluire – totalmente o con la sua sezione di oceanografia – l'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) con sede a Sgonico, Trieste;

   oggi l'Ogs, che affonda le sue radici nella metà del Settecento – quando nel 1753 venne istituita a Trieste dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria la Scuola di astronomia e navigazione – conta 294 tra ricercatori e altro personale. Si tratta di un'eccellenza italiana nel mondo che nel 2018 ha ottenuto contributi pubblici per oltre 21,5 milioni di euro cui si sommano oltre 11 milioni per progetti di ricerca privati;

   l'Ogs attualmente partecipa a più di 50 progetti competitivi ed è lead partner di più di 10 progetti europei soprattutto nell'ambito della cooperazione transfrontaliera e transnazionale. Si è recentemente aggiudicato il coordinamento di un progetto in ambito Panoramed, la prima chiamata per progetti strategici per il Mediterraneo. Ha una fortissima attività di trasferimento tecnologico nei confronti di aziende leader sul mercato;

   la frammentazione dell'Ente andrebbe a danneggiare la qualità dei progetti di ricerca portati avanti congiuntamente da ricercatori che collaborano intensamente tra le sezioni di Ogs cui afferiscono;

   l'Ogs negli ultimi anni ha dato il via a numerose attività attraverso le quali l'Ente ha deciso di rispondere alla Strategia europea della crescita blu, che riconosce i mari e gli oceani come un motore per l'economia, con enormi potenzialità per l'innovazione e la crescita. Ciò ha già permesso all'Ogs, primo e unico ente di ricerca italiano, di ottenere il riconoscimento e il supporto dell'Unione per il Mediterraneo – UpM per progetto sui «lavori blu del futuro», un programma quinquennale incentrato sulla formazione altamente qualificata e sulla mobilità nel Mediterraneo per professioni legate all’«economia blu» con una particolare attenzione alla sostenibilità;

   l'Ogs gestisce importanti infrastrutture di ricerca come la nave rompighiaccio Laura Bassi a supporto di tutta la comunità scientifica italiana, grazie a un accordo tra i principali enti nazionali, con grande competenza e professionalità;

   l'Ogs vanta un bilancio in equilibrio e una grande capacità di attrarre finanziamenti e talenti grazie alla sua rapida catena di comando, l'integrazione tra discipline, la velocità di azione e la sua riconosciuta professionalità e serietà. L'Ogs ha stabilizzato più di 60 persone negli ultimi 3 anni;

   l'Ogs è da tempo punto di riferimento per gli istituti di ricerca scientifica sulle scienze della terra di tutta l'area balcanica. Trieste, anche con la recente attribuzione del titolo di città della scienza e l'ottenimento della possibilità di ospitare l'Esof – European Science Forum, è stata riconosciuta a livello internazionale come luogo cerniera tra l'Est e l'Ovest grazie alla presenza di numerosi enti di ricerca di livello nazionale e internazionale che dialogano strettamente con l'altra sponda dell'Adriatico;

   la possibile chiusura – o il possibile ridimensionamento – dell'Ogs lascia perplessi per più di una motivazione –:

   se trovi conferma l'ipotesi di una chiusura o di un ridimensionamento della struttura dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale;

   in caso contrario, se il Governo sia intenzionato a investire nuove risorse pder lo sviluppo dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale.
(4-03953)


   CASA, SERRITELLA, BELLA, SUT, GIARRIZZO, SARLI, LATTANZIO, BUOMPANE, DE GIROLAMO, CARBONARO, FRUSONE, GRIPPA, OLGIATI, PENNA, D'ORSO, NITTI, ALAIMO, DEL SESTO, PERANTONI, MARZANA, SCANU, SURIANO, VILLANI, GALLO, TESTAMENTO, LOMBARDO, MARTINCIGLIO e D'ARRANDO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dal quotidiano «La Repubblica» del 27 ottobre 2019 si apprende che, durante l'espletamento del proprio mandato, l'ex Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Marco Bussetti avrebbe organizzato 133 missioni istituzionali, la maggior parte delle quali, più esattamente i due terzi, si sarebbero svolte in Lombardia e nella provincia di Milano, regione nella quale il dottor Bussetti risiede e dove ha svolto il ruolo di dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Milano dal 2014 al 2018;

   a quanto riportato nell'articolo, a firma di Corrado Zunino, sembrerebbe che 80 delle 133 missioni non sarebbero state riportate in agenda ufficiale. In alcuni casi l'ex Ministro Bussetti non avrebbe presenziato agli eventi indicati come motivo della missione istituzionale, ma avrebbe comunque richiesto e ricevuto i relativi rimborsi per le spese di viaggio. Inoltre, tra le missioni 2018-2019 sarebbero stati inseriti 11 appuntamenti elettorali, alcuni a carattere privato, tutto per un totale di rimborsi per le suddette missioni pari a 25.726 euro, ai quali va aggiunta la diaria pari a 3.500 euro al mese che il Ministro percepiva;

   le notizie riportate dal citato organo di stampa evidenziano un comportamento dell'ex Ministro Marco Bussetti non in linea con i principi di trasparenza e congruità di utilizzo di fondi pubblici oltre che deontologicamente deprecabili. Appare pertanto opportuno, per difendere l'onorabilità del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che l'Ex Ministro rappresentava, chiarire se i gravi fatti riportati da «Repubblica» risultino essere corrispondenti al vero ed, in particolare, se l'ex Ministro non abbia effettivamente preso parte ad alcune di queste missioni per le quali poi ne abbia, invece, chiesto e ricevuto il rimborso;

   risulta dalla stampa che il Ministro interrogato intenda avviare un'indagine interna sulla vicenda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se i fatti e i dati riportati nell'articolo del quotidiano Repubblica siano rispondenti ai dati in possesso del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   quali elementi intenda fornire in ordine ai rimborsi spese richiesti e contabilizzati e se le missioni istituzionali di cui in premessa abbiano avuto effettivamente luogo;

   se, qualora fossero ravvisati profili di illegittimità e di uso improprio di fondi pubblici, non ritenga necessario, oltre che opportuno, segnalare i gravi fatti agli organi competenti per gli accertamenti di rito.
(4-03961)


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei Ministri, il 10 ottobre 2019 su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro dell'economia e delle finanze ha approvato un decreto-legge che introduce misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti;

   il testo approvato, si basa sull'intesa raggiunta il 1° ottobre tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e organizzazioni sindacali, e dovrebbe interessare molteplici aspetti del mondo della scuola, tra cui anche quello – delicato – dei servizi di pulizia;

   la legge di bilancio per l'anno 2019 aveva previsto l'internalizzazione dei servizi di pulizia con l'immissione in ruolo di 11.263 collaboratori scolastici in servizio nelle imprese e da almeno 10 anni operativi nelle scuole. Questa scelta non tiene conto che, ad oggi, nell'appalto dei servizi di pulizia scuole vi sono 16.000 lavoratori certificati che sono addetti in maniera esclusiva a questo servizio;

   la scelta operata con la legge di bilancio per l'anno 2019, sarebbe confermata dal citato decreto-legge secondo cui non si procederebbe ad un concorso, ma ad assunzioni tramite graduatoria stilata per titoli e servizi;

   la decisione del Governo determinerebbe dunque un esubero di circa 5.000 addetti sul piano nazionale, di cui circa 1.000 solo in Puglia e 400 a Taranto;

   per la selezione sarà emanato un bando unico regionale e dovrebbe essere richiesta un'anzianità di servizio nell'appalto scuole di almeno 10 anni, nonché la licenza media inferiore;

   il criterio di selezione relativo all'anzianità di servizio è per l'interrogante chiaramente discriminatorio ed arbitrario. Si sceglie di lasciare fuori dell'internalizzazione operai che lavorano stabilmente nell'appalto da ormai molti anni e che in molti casi non raggiungono il requisito richiesto per pochi mesi;

   per i lavoratori esclusi non sarebbe nemmeno previsto un piano di continuità lavorativa, quindi questi lavoratori rischiano di rimanere senza reddito dal 1° gennaio senza alcuna tutela;

   la situazione nella città di Taranto è molto grave poiché se venissero confermate le scelte del Governo si determinerebbero circa 400 esuberi. È facilmente intuibile che in un territorio che già vive una crisi economica senza precedenti questi lavoratori non avrebbero futuro alcuno –:

   se trovi conferma quanto esposto in premessa che comporterebbe l'esclusione dalle assunzioni di circa 5.000 persone ad oggi impiegate nei servizi di pulizia delle scuole;

   se il Governo intenda assumere iniziative per attivare specifici ammortizzatori sociali per questa categoria di persone.
(4-03965)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2011 il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, a seguito della soppressione di molti treni notte, riduce gli appalti alle società che fornivano il servizio di accompagnamento notte, i cosiddetti cuccettisti, generando 665 esuberi nelle sedi di lavoro di Napoli, Bari, Messina, Roma, Milano, Torino e Venezia;

   nel luglio 2012 il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, pur non avendone alcun obbligo giuridico, decide di farsi carico del problema e su decisione formalizzata dall'allora direttore risorse umane di Ferrovie dello Stato italiane, dottor Domenico Braccialarghe si impegna a: «Tutti coloro che – ancorché nel frattempo occupati negli appalti – risulteranno in possesso del titolo di studio previsto ed avranno carichi pendenti e casellario negativi, saranno destinatari di una selezione prioritaria e riservata, finalizzata all'assunzione presso le società del Gruppo, per le esigenze che si renderanno necessarie sull'intero territorio nazionale», facendo espresso riferimento nel medesimo documento a «Un primo contingente di 100 assunzioni è previsto per le esigenze del settore manutenzione infrastrutture di RFI entro il primo trimestre 2013; un secondo contingente di 200 assunzioni, per le esigenze è previsto per l'ultimo trimestre 2013»;

   circa 250 lavoratori aderiscono a questa offerta, numero che ben rientra nelle 300 assunzioni indicate dallo stesso gruppo Ferrovie dello Stato italiane, rinunciando così ad accettare il denaro contante della transazione che il gruppo Ferrovie dello Stato italiane offre loro per rinunciare invece ad ogni offerta e pretesa, transazione cui hanno aderito 139 lavoratori;

   di rinvio in rinvio il gruppo Ferrovie dello Stato italiane non onora gli impegni presi ed alla fine solo 42 lavoratori godranno della selezione prioritaria e riservata per l'assunzione in società del gruppo (vengono tutti e 42 assunti in Ferrovie dello Stato italiane), molti vengono ricollocati nell'ambito dei contratti di servizio regionali, altri con il passare dei vari anni mollano ogni pretesa, e solo ad uno sparuto gruppo, dopo l'ennesimo rinvio, viene detto che oramai è passato troppo tempo e per loro la «questione» è unilateralmente chiusa;

   in ogni successiva comunicazione alle varie istituzioni, che richiedevano chiarimenti, il gruppo Ferrovie dello Stato italiane specifica sempre la selezione era destinata ai «lavoratori in possesso, a quella data, del titolo di studio previsto per le attività da svolgere e con carichi pendenti e casellario negativi», creando possibile confusione sulla possibile causa per cui questi lavoratori non sono stati tutelati;

   in realtà la quasi totalità dei lavoratori, a quanto consta all'interpellante, sarebbero stati in possesso di tutti i requisiti richiesti e l'unica causa della loro mancata ricollocazione sarebbe da ricercare in scelte, a parere dell'interpellante discutibili, compiute da Ferrovie dello Stato italiane;

   ad oggi rimane solo un esiguo numero di persone, meno di 40 unità, che sono ancora in attesa di essere riassorbiti –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza per una positiva soluzione della vicenda di questi lavoratori.
(2-00539) «Raffa, Barbuto, Termini, Grippa».

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta immediata:


   FREGOLENT, D'ALESSANDRO e MORETTO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di stabilità per l'anno 2015 (legge n. 190 del 2014, articolo 1, commi da 431 a 434), l'allora Governo Renzi ha promosso la costituzione del «Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate», nonché l'adozione di un bando da approvarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previsto al comma 431. La legge n. 190 del 2014, inoltre, al comma 434, ha istituito un fondo sullo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze denominato «Somme da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei ministri» per l'attuazione del piano;

   le risorse sono, dunque, state trasferite al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri e appostate sul capitolo di spesa 494 presso il centro di responsabilità n. 8, Pari opportunità;

   in seguito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 ottobre 2015 è stato approvato il bando e, con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2017, è stata approvata la graduatoria, in esito alla conclusione della valutazione dei progetti. Tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, all'articolo 2, contiene due previsioni importanti: 1) le convenzioni da stipularsi per la concessione del contributo sono firmate dall'ente beneficiario e dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri; 2) le convenzioni medesime dovevano essere stipulate entro il 31 luglio 2017;

   il piano concepito si proponeva di dare attuazione ad un insieme coordinato di interventi diretti alla riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;

   numerosi sono stati i comuni che hanno beneficiato di queste importanti risorse, pari a 79 milioni di euro, solo nella prima fase di attuazione del piano, ma in seguito alla data del 31 luglio 2017 la stipula delle convenzioni risulta bloccata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, con la conseguenza che i comuni comunque in graduatoria non hanno potuto beneficiare delle risorse disponibili –:

   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di sbloccare i finanziamenti della misura adottata dalla legge di stabilità per il 2015, denominata «Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate», attesa al momento da numerosi sindaci al fine di incrementare il benessere delle aree degradate e migliorare la qualità della vita delle comunità interessate.
(3-01070)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   SPENA, NEVI, SANDRA SAVINO, LABRIOLA, D'ATTIS, PAOLO RUSSO, ELVIRA SAVINO e SISTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i gravissimi episodi malavitosi che hanno colpito due imprese vinicole nel comune di San Severo, con lo sversamento doloso di 65mila litri di vino e mosto, al di là dei possibili moventi al vaglio degli inquirenti, hanno posto all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale la crescente attenzione che la criminalità organizzata rivolge all'agricoltura, in particolare nelle regioni a più alta vocazione produttiva;

   questo atto, assieme all'attentato esplosivo verificatosi a metà giugno a danno dei silos dell'industria molitoria Santacroce, (comune di Ascoli Satriano), segna un salto di qualità nelle azioni poste in essere dalle agromafie in Puglia: si tratta di raid posti in essere da veri criminali, capaci di mettere in ginocchio un'azienda;

   secondo il «Rapporto sulle agromafie» Eurispes Coldiretti, l'indice della permeabilità di un territorio alle agromafie (IPA), calcolato in base alle caratteristiche intrinseche alla provincia stessa di ordine sia sociale, sia criminale, sia economico/produttivo), nella provincia di Foggia è il più alto della regione Puglia e tra i più alti in Italia. In quelle aree, il tasso di crescita dei fatti criminosi ai danni degli agricoltori cresce mediamente dell'1,3 per cento l'anno;

   le associazioni agricole locali denunciano un crescendo di sabotaggi, assalti armati per rubare mezzi agricoli (con successiva richiesta di riscatto), furto di prodotti, abigeato, espianto di ulivi secolari o di quelli appena piantati resistenti alla Xylella, per non parlare delle intimidazioni per imporre i prezzi dei prodotti o obblighi di mercato;

   si assiste alla «stagionalità» delle attività criminose in campagna: squadre ben organizzate tagliano i ceppi dell'uva da vino a marzo e aprile, rubano l'uva da tavola da agosto a ottobre, le mandorle a settembre, le ciliegie a maggio, le olive da ottobre a dicembre, gli ortaggi tutto l'anno. Gli agricoltori sono costretti a organizzarsi in ronde notturne e diurne;

   le maggiori organizzazioni agricole nazionali hanno già evidenziato le potenzialità delle tecnologie «agricoltura 4.0» al servizio della sicurezza nei campi. Buoni risultati hanno dato, lo scorso anno, i presidi capillari organizzati nelle aree a maggiore densità agricola dalle forze dell'ordine –:

   quali ulteriori iniziative di competenza, ivi compresa la previsione di protocolli specifici con le forze dell'ordine, e quali misure di sostegno, anche con riferimento all'aggiornamento tecnologico delle misure di sicurezza e di controllo delle proprietà, intendano promuovere i ministri interrogati per il contrasto alle «agromafie » ed il ristoro degli agricoltori danneggiati dalle attività illegali.
(3-01075)

Interrogazione a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 95 del 2012, convertito dalla legge n. 135 del 2012, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha assunto la competenza esclusiva nel settore ippico, con riguardo all'organizzazione delle corse, alla determinazione del calendario, alla ripartizione dei montepremi. Detti compiti e funzioni, disciplinati dal decreto legislativo n. 449 del 1999 e volti al rilancio dell'intero settore ippico, sono esercitati in via esclusiva dalla «direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica» del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 25 del 2019;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dunque, ha competenza esclusiva nella:

    organizzazione delle corse dei cavalli e delle altre forme di competizione, definendone la programmazione tecnica ed economica;

    determinazione del calendario ufficiale delle corse;

    determinazione degli stanziamenti relativi ai premi, per i quali deve necessariamente tener conto, per ogni branca, dei risultati tecnici ed economici conseguiti e del livello di attività consentito in ogni ippodromo dal numero, qualità e stato delle strutture destinate al pubblico, agli operatori ed ai cavalli, nonché dal ruolo svolto dall'ippodromo nel panorama ippico nazionale;

   con decreto n. 985 del 29 gennaio 2019, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha dettato i nuovi principi generali per la formulazione del calendario nazionale delle corse (articolo 2) e per l'erogazione delle sovvenzioni in favore delle società di corse (articolo 3);

   il decreto n. 914 del 12 marzo 2019 del capo del dipartimento, in attuazione del citato articolo 2 del decreto 985, ha introdotto i seguenti criteri per l'erogazione delle sovvenzioni:

    a) per l'80 per cento delle risorse disponibili in base all’«attività di organizzazione delle corse»;

    b) per il 15 per cento per «cavalli partenti»;

    c) per il 5 per cento per «corse di qualità»;

   il D.D. n. 30523 del 29 aprile 2019 del direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica ha individuato le risorse e la effettiva ripartizione delle sovvenzioni spettanti a ciascun ippodromo;

   con ulteriore decreto a firma del direttore generale del dipartimento di competenza, è stato approvato l'allegato al suddetto decreto n. 30523 recante errata-corrige dello stesso laddove, all'articolo 1, comma 5, nello schema relativo a «Cavalli partenti 15 per cento - Trotto» erroneamente recherebbe il numero 4.368 anziché il numero 4.000 (quello corretto);

   detti provvedimenti ledono in maniera manifesta alcune società ippiche penalizzandole, ad avviso dell'interrogante, in maniera arbitraria ed ingiustificata;

   la suddetta programmazione tecnica ed economica (articolo 2 del decreto legislativo n. 449 del 1999), nonché i conseguenti piano triennale strategico e piano annuale di attuazione, sarebbero risultati del tutto mancanti:

    la calendarizzazione delle corse avverrebbe mensilmente e non annualmente come previsto dalla legge e sarebbe predisposta in assenza di programmazione;

    non sarebbe mai stata effettuata una ricognizione in loco per la verifica della qualità e dello stato delle strutture destinate al pubblico, degli operatori e dei cavalli;

    l'assegnazione di numero di corse e di cavalli partenti ai singoli ippodromi avverrebbe arbitrariamente;

    l'attribuzione di sovvenzioni agli ippodromi sarebbe assolutamente scollegata da parametri oggettivi e verificabili;

   quanto rappresentato ha determinato una drammatica situazione nel settore ippico che non viene salvaguardato in alcun modo, con inevitabili e gravi ripercussioni sulle società che gestiscono gli ippodromi, la maggior parte prossima alla chiusura, e sull'indotto ad esse collegato;

   le società di corse danneggiate lamenterebbero, a quanto consta all'interrogante, di non aver mai ottenuto nemmeno l'acquisizione della documentazione posta alla base di tali provvedimenti –:

   quali iniziative intenda intraprendere per rilanciare il settore ippico;

   se intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative per la riformulazione dei criteri per l'erogazione delle sovvenzioni agli ippodromi e per affrontare gli altri temi sopra rappresentati.
(4-03958)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   dalle prime ore di lunedì 21 ottobre 2019 una pioggia incessante ha colpito duramente, a più riprese, con bombe d'acqua la provincia di Alessandria, nel Piemonte, la Valle Stura, in Liguria, e l'Oltrepò pavese, in Lombardia;

   l'acqua e il fango hanno travolto le piazze e le strade, insinuandosi nelle case e nella vita delle persone e lasciando indietro solo devastazione tra frane, sottopassi e cantine allagate, fognature saltate, blackout elettrici, negozi e fabbriche e scuole chiuse, uffici e banche in tilt, piazze e strade lastricate di terra;

   l'emergenza creatasi ha messo in evidenza, per l'ennesima volta, le problematiche connesse all'asportazione del fango e le responsabilità, anche penali, dei sindaci in materia di rifiuti, in quanto le leggi statali non li tutelano in emergenze come quelle verificatesi nei giorni scorsi;

   nelle aree interessate dagli straordinari eventi atmosferici sono stati registrati ingenti danni per privati cittadini, commercianti e imprese; molti campi sono stati invasi dall'acqua, sono stati segnalati allagamenti a stalle e capannoni e danni ai vigneti pregiatissimi delle zone allagate;

   Castelletto d'Orba, in provincia di Alessandria, e Rivanazzano Terme, nell'Oltrepò, sono due dei comuni maggiormente colpiti dalle avversità atmosferiche; lungo la strada Novi Ligure-Ovada, il crollo di un ponte ha provocato l'interruzione della circolazione; si è allagato il pianterreno dell'ospedale di Novi;

   si apprende dalla stampa che le regioni Piemonte, Liguria e Lombardia hanno già chiesto lo stato di emergenza a livello nazionale, rispettivamente per la provincia di Alessandria, per la Valle Stura e per l'Oltrepò; si tratta di territori ricchi di arte e cultura, oltre che delle più famose tradizioni enogastronomiche, messi a ginocchio dalle avversità atmosferiche di questi giorni –:

   se il Governo intenda attivarsi per dichiarare lo stato di emergenza a livello nazionale, per le zone colpite dalle avversità atmosferiche della provincia di Alessandria, della Valle Stura e della zona dell'Oltrepò pavese, attivando le opportune risorse, allo scopo di contribuire al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione e anche al fine di adottare iniziative urgenti di carattere normativo, in deroga al codice dell'ambiente, al fine di snellire le procedure per la rimozione e lo smaltimento del fango che ha invaso le zone interessate dagli straordinari eventi atmosferici.
(3-01073)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia infettiva del suino, causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, che ha fatto la sua prima comparsa in Sardegna nel 1978, dimodoché, fin dal 1982, la regione Sardegna si è vista impegnata nell'attuazione di misure e protocolli volti all'eradicazione della medesima malattia, al fine di salvaguardare un comparto fondamentale per l'intero sistema economico dell'isola;

   la suindicata malattia si è diffusa anche in altri Paesi dell'Unione europea, quali Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia, al punto che le istituzioni europee – pur non costituendo la medesima un rischio per l'uomo e con il dichiarato fine di salvaguardare gli scambi commerciali – hanno ritenuto necessario vietare la commercializzazione, verso altri Paesi membri e Stati terzi e salvo la previsione di specifiche deroghe, dei prodotti di origine suina provenienti dagli Stati in cui sarebbe stata riscontrata la presenza di focolai;

   con la direttiva 2002/60/CE del Consiglio sono state stabilite le misure minime da applicare all'interno dell'Unione; in particolare, è stato previsto che nel caso di comparsa di un focolaio lo Stato membro interessato debba elaborare un programma di eradicazione della peste, da sottoporre all'approvazione della Commissione;

   con la decisione 2005/362/CE, la Commissione ha pure approvato il piano presentato dall'Italia per l'eradicazione della Psa in Sardegna: piano che, negli anni, ha comunque consentito il contenimento e la limitazione della diffusione della malattia, al punto che non appare più necessario il blocco totale ed indiscriminato delle movimentazioni, macellazioni ed esportazioni, che sta, tra l'altro, causando danni ingenti, con rischio di serrata, alle oltre 450 aziende suinicole sarde, assolutamente virtuose, accreditate, certificate secondo le regole della biosicurezza e i cui allevamenti non sono stati interessati dalla peste suina;

   con l'ulteriore decisione 2014/709/UE, sostitutiva della precedente 2014/178/UE, sono state stabilite ulteriori misure di protezione da applicarsi, fatti salvi gli approvati piani di eradicazione, negli Stati membri interessati dal fenomeno – Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Italia – avuto riguardo alle aree specificamente indicate nell'allegato alla decisione;

   la suindicata decisione, in particolare, da un lato, classifica le aree interessate degli Stati membri in quattro raggruppamenti differenti, i quali dovrebbero tenere conto del livello di rischio riscontrato;

   dall'altro lato, impone agli Stati interessati di vietare la spedizione dei prodotti di origine suina provenienti dai territori espressamente indicati, sia verso altri territori del medesimo Stato membro interessato che verso gli altri Stati, salva la possibilità di ottenere specifiche deroghe;

   pur essendosi determinata nell'ambito della regione Sardegna una notevole flessione dell'incidenza della Psa ed essendo presenti nel medesimo ambito territoriale più di 450 aziende suinicole virtuose accreditate, indenni dalla peste suina e certificate secondo le regole della biosicurezza, l'intero territorio regionale è stato comunque incluso nella parte IV dell'allegato alla citata decisione, con conseguente divieto di esportazione per il quale di fatto non è possibile ottenere alcuna deroga;

   il precedente Governo, tramite il Ministro della salute pro tempore, ha più volte espresso apprezzamento per il lavoro portato avanti nell'Isola e ha garantito la possibilità di rimuovere il blocco dell’export delle carni suine nell'autunno 2019 –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano porre in essere, anche intervenendo presso le competenti sedi comunitarie, al fine di evitare che la Sardegna venga ancora una volta ricompresa tra i territori soggetti alle citate restrizioni, consentendo, così, finalmente, agli allevamenti in regola e certificati di poter esportare in Italia, in Europa e nei Paesi extra Unione europea.
(5-03008)


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND, BRAMBILLA, MUGNAI e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre n. 205 (legge di bilancio 2018) è intervenuta, tra l'altro, sull'attività di ricerca sanitaria, svolta presso gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e gli Istituti zooprofilattici sperimentali, secondo i principi della Carta europea dei ricercatori, prevedendo la possibilità di contrattualizzazione del rapporto di lavoro di detto personale;

   in data 11 luglio 2019, in attuazione dell'articolo 1, comma 423, della citata legge, si è provveduto alla stipula del contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto sanità sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca;

   per poter dare seguito alla contrattualizzazione del personale interessato, mancano ancora i decreti previsti dai commi 425 e 427 del medesimo articolo 1, e nello specifico un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, che sarebbe dovuto essere emanato entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge relativo alle procedure concorsuali e alle modalità di reclutamento del personale, nonché un decreto del Ministro della salute sulle modalità, sulle condizioni e sui criteri per la valutazione annuale e la valutazione di idoneità per l'eventuale rinnovo a conclusione dei primi cinque anni di servizio;

   quali siano i motivi di un così grave ritardo nell'emanazione dei suddetti decreti attuativi e se nell'interesse dei ricercatori degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e degli istituti zooprofilattici non si ritenga di provvedere quanto prima all'emanazione di detti decreti.
(5-03009)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   appare indispensabile, in un momento in cui la crisi economica continua ad assillare le economie di tutto il mondo, trovare soluzioni che favoriscano i processi di sviluppo economico nel Paese, a partire dalle regioni in cui la crisi ha un carattere fortemente endemico come la Sicilia;

   da più parti vi è, da tempo, la convinzione che il rilancio del Sud possa favorire la ripresa economica nell'intero Paese e conseguentemente, pur dovendo continuare a tenere sotto stretto controllo i conti pubblici, appare del tutto evidente che bisogna avere il coraggio di immaginare politiche economiche più attente alle necessità dei singoli territori, che potranno, nel breve periodo, dare una boccata di ossigeno all'economia nazionale e contrastare i fenomeni di aumento della disoccupazione e del lavoro precario che tanta preoccupazione destano, soprattutto, nelle popolazioni meridionali;

   in questo senso appare necessario introdurre strumenti legislativi più forti che siano in grado, ad esempio attraverso condizioni fiscali particolarmente favorevoli, di compensare la grave carenza di infrastrutture e servizi che, sino ad oggi, hanno costituito un freno per la nascita di nuove imprese in Sicilia;

   tali strumenti potrebbero contribuire in maniera significativa al generale sviluppo economico di questa regione, favorendo un processo di emersione di imprese che hanno, fino ad oggi, operato in nero e la creazione di opportunità di lavoro per i giovani –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per prevedere all'interno del piano per il Mezzogiorno, misure temporanee, ad esempio esenzioni dal pagamento dell'imposta sul reddito per nuove imprese che dovessero sorgere nelle regioni del Sud, atte a favorire investimenti privati contribuendo a superare il divario socio-economico che affligge le regioni del Sud.
(4-03951)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Mahle GmbH, con sedi in Germania a Stoccarda e in Italia a La Loggia (Torino) e a Saluzzo (Cuneo), è leader a livello mondiale nella produzione di componenti per motore; la sua clientela è costituita da gruppi automobilistici internazionali;

   lo stabilimento di Saluzzo comprende il processo produttivo di fusione della lega d'alluminio, nonché pre-lavorazioni meccaniche di formatura del pistone per i motori diesel, nel quale sono impiegati 200 operai e altri 40 lavoratori tra impiegati e quadri e dirigenti;

   dal mese di novembre 2018 circa 80 lavoratori dello stabilimento di Saluzzo sono entrati in cassa integrazione ordinaria; il piano industriale dell'azienda tedesca non prevedeva però investimenti negli stabilimenti italiani;

   l'assessorato per il lavoro della regione Piemonte il 7 maggio 2019 ha ospitato un incontro di aggiornamento sulla situazione della Mahle, alla presenza dei rappresentanti sindacali, dei vertici della società e del sindaco di Saluzzo, in occasione del quale è stato chiesto all'azienda di valutare l'opportunità di una diversificazione produttiva, con l'obiettivo di trovare una soluzione che porti a un rilancio degli stabilimenti piemontesi, garantendo la continuità aziendale e i livelli occupazionali;

   il 23 ottobre 2019 si è tenuto un incontro alla Amma di Torino, la sezione di Confindustria che segue aziende meccaniche e meccatroniche, fra le parti sociali e i vertici tedeschi dell'azienda. Di fronte alla sede si è tenuto un presidio con i lavoratori, che per lo stesso giorno hanno effettuato 8 ore di sciopero sui tre turni; in detto incontro l'azienda ha manifestato formalmente la volontà di chiudere i due stabilimenti, mettendo in difficoltà oltre 400 famiglie;

   la decisione dell'azienda sarebbe dovuta alla contrazione del mercato globale dell'automobile e, in particolare, dell'utilizzo di motori diesel; tuttavia, le forze sindacali da tempo richiedevano il passaggio alla produzione di componenti per motori «diesel truck», «benzina» o «elettrico», ma l'azienda non ha mai ritenuto di effettuare investimenti nelle sedi italiane, preferendo a queste gli stabilimenti dell'Europa dell'est;

   i dati relativi al settore automotive in Piemonte segnano un continuo arretramento del fatturato che mette a rischio l'intero comparto nella regione che ha fatto la storia dell'auto in Italia;

   la transizione ecologica del mercato dell'automobile in Italia ha visto nel recente passato l'emanazione di misure esclusivamente a carattere di incentivo per i consumatori e disallineate rispetto alla condizione e alla produzione degli stabilimenti nel nostro Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare il licenziamento dei dipendenti e la chiusura degli stabilimenti Mahle di Saluzzo e La Loggia.
(4-03954)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Acunzo e Romaniello n. 7-00225, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Siragusa.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Novelli n. 5-02972 del 23 ottobre 2019.