Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 25 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

   il tema della riduzione del costo del lavoro è da anni all'attenzione delle forze politiche e sociali del nostro Paese e ha acquisito particolare rilievo all'interno del recente dibattito politico ed economico, a seguito della grave crisi che ha colpito il tessuto socio-economico-finanziario dell'Italia, al punto da rappresentare uno dei principali assi dell'accordo di maggioranza che ha portato alla formazione del Governo in carica;

   un obiettivo che ha visto la convergenza e la sollecitazione anche da parte delle associazioni di categoria più rappresentative del mondo produttivo e delle principali sigle sindacali, concordi nel destinare interamente a favore dei lavoratori gli effetti della eventuale riduzione del costo del lavoro, così aumentandone le disponibilità economiche e i potenziali consumi;

   al riguardo, a conferma di tale impostazione, in occasione delle dichiarazioni programmatiche, il Presidente del Consiglio affermò: «Nella prospettiva di una graduale rimodulazione delle aliquote a sostegno dei redditi medi e bassi, in linea con il fondamentale principio costituzionale della progressività della tassazione, il nostro obiettivo prioritario è ridurre le tasse sul lavoro – il cosiddetto “cuneo fiscale” – e intendiamo operare questa riduzione a totale vantaggio dei lavoratori»;

   la struttura e l'evoluzione del costo del lavoro e delle retribuzioni costituiscono elementi importanti del mercato del lavoro: per quanto concerne le imprese, il costo del lavoro è uno dei principali fattori determinanti della competitività (insieme al costo del capitale e all'innovazione tecnologica); per quanto attiene ai lavoratori dipendenti il compenso percepito per il proprio lavoro (la retribuzione o il salario), rappresenta la principale fonte di reddito, che incide in modo rilevante sulla capacità di spesa o di risparmio;

   il costo del lavoro rappresenta un problema strutturale che sollecita interventi diretti a garantire sia maggiori margini di competitività alle imprese, sia la garanzia costituzionale della retribuzione proporzionata e dignitosa del lavoratore;

   il processo di globalizzazione, da un lato, e la succitata crisi economico-finanziaria, dall'altro, hanno causato delle profonde trasformazioni, accelerando l'evoluzione della struttura produttiva delle economie avanzate, nonché favorendo processi che hanno aumentato la concorrenza fra i lavoratori a più basso salario e contribuito all'aumento delle diseguaglianze nella distribuzione del reddito a sfavore dei ceti medio-bassi, provocando anzi situazioni di competitività interna alla stessa economia europea;

   nel corso degli ultimi anni è stato frequentemente posto l'accento sul tema della fiscalità sui redditi da lavoro: l'esigenza di ridurre il cuneo fiscale pone al centro dell'agenda dei Governi il tema del rispettivo finanziamento;

   le strade da percorrere passano inevitabilmente per una ricomposizione della struttura fiscale o per una fase di ricomposizione e razionalizzazione della spesa pubblica;

   la situazione dell'Italia in ambito europeo si caratterizza per un'elevata incidenza della tassazione sul lavoro e degli oneri sociali, in presenza di un differenziale negativo dei livelli retributivi lordi e netti rispetto agli altri paesi dell'Unione europea;

   coerentemente con l'obiettivo di ridurre il carico fiscale sul lavoro, sia nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2019, sia nel successivo documento programmatico di bilancio 2020, pur nella ristrettezza di bilancio ereditata, sono state individuate le risorse, pari a circa 3 miliardi di euro per il 2020 4,8 miliardi nel 2021 e 4,7 miliardi di euro nel 2022 per l'istituzione di un «Fondo per l'avvio di un percorso strutturale di riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori»;

   nell'ultimo decennio, tra gli unici interventi normativi volti a ridurre il costo del lavoro ed aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori, risultano: la riduzione di 5 punti di cuneo fiscale nel 2007, e nel periodo 2014-2018 la misura degli 80 euro, la deducibilità dall'imponibile; Irap del costo del lavoro del personale dipendente con contratto a tempo indeterminato, gli sgravi mirati all'imprese che hanno creato buona occupazione con contratti a tempo indeterminato, i crediti d'imposta alle imprese che hanno effettuato investimenti in ricerca e sviluppo;

   secondo i dati dell'Ocse, in Italia il cuneo fiscale, calcolato sulla retribuzione di un lavoratore single e senza figli a carico, si attesta nel 2018 al 47,9 per cento, un dato che seppur non distante dalla media europea mostra il nostro Paese nella parte alta della classifica. In relazione all'obiettivo della competitività e del rilancio della produttività è necessario pertanto intervenire al fine di ridurre il carico di oneri fiscali e contributivi che gravano su imprese e lavoratori;

   la pur auspicata riduzione del costo del lavoro, attraverso la riduzione del cuneo fiscale gravante sugli stipendi dei lavoratori, non può in ogni caso compromettere il grado di protezione sociale che caratterizza il nostro sistema di welfare;

   si rende necessario trovare strumenti e promuovere scelte di carattere politico e amministrativo che vadano nella direzione di ridurre il costo del lavoro, rispettando comunque il sistema di protezione e di tutele che caratterizza il modello sociale europeo individuando quelle strategie che permettono di costruire sempre nuovi equilibri tra interesse economico e la tutela del benessere dei cittadini, tra mercato e intervento regolatore pubblico;

   una riduzione in generale della pressione fiscale e in particolare del costo del lavoro e del cuneo fiscale non può essere perseguita se non attraverso una strategia di ricomposizione della spesa pubblica unita a una politica di lotta all'evasione fiscale che possa liberare risorse aggiuntive restituite successivamente ai contribuenti mediante la riduzione delle aliquote;

   la riduzione del cuneo fiscale produrrebbe maggiore efficienza ed efficacia nell'impegno lavorativo dei singoli individui. Le scelte che gli individui fanno per entrare nel mercato del lavoro sono inevitabilmente influenzate dal peso delle imposte sui redditi da lavoro, e quindi dal quantitativo di ore da lavorare, dalla tipologia di contratto da stipulare (ad esempio, part-time o full time) e l'impegno lavorativo da avere,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa utile a diminuire in generale la pressione fiscale e, in particolare, quella sul lavoro al fine di promuovere l'aumento dei salari netti, stanziando le risorse necessarie ad avviare un percorso strutturale di riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori già nel prossimo disegno di legge di bilancio e adottando le apposite iniziative normative attuative, favorendone, per quanto di competenza, un sollecito iter parlamentare, affinché il conseguente beneficio economico venga corrisposto ai lavoratori interessati nel più breve tempo possibile rilanciando così i consumi e la domanda interna;

2) a pianificare la riduzione ulteriore del cuneo fiscale sia a beneficio dei lavoratori che delle imprese nei provvedimenti di politica economica dei prossimi anni;

3) ad adottare iniziative per destinare a tale finalità le risorse rivenienti dai proventi di una strategia di ricomposizione e razionalizzazione della spesa pubblica unita a una rafforzata politica di lotta all'evasione fiscale e contributiva;

4) ad adottare iniziative per rafforzare nel tempo il processo di progressiva riduzione del carico fiscale sul lavoro attraverso una complessiva e organica riforma dell'imposizione sui redditi personali da realizzare entro il triennio di programmazione con l'obbiettivo di razionalizzare il vigente sistema di detrazioni e deduzioni per sostenere la progressività dell'imposizione, eliminando aliquote marginali troppo elevate che disincentivano l'offerta di lavoro;

5) a promuovere efficaci politiche per aumentare l'offerta di lavoro e ridurre la disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile, e più in generale le diseguaglianze sociali, territoriali e di genere, anche mediante l'introduzione di misure fiscali che riducano i costi per le imprese;

6) a concentrare la politica economica su un piano strategico di iniziative che abbiano un effetto visibile e tangibile per una platea di cittadini più larga possibile in un contesto di riforme strutturali di lungo termine, economicamente sostenibili e di giustizia inter-generazionale;

7) ad adottare iniziative per razionalizzare, e per investire risorse aggiuntive per le politiche attive del mercato del lavoro e l'attivazione della spesa sociale a favore delle pari opportunità di tutti i cittadini e per promuovere l'occupazione.
(1-00272) «Grimaldi, Fragomeli, Ungaro, Pastorino, Siragusa, Serracchiani, Del Barba, Epifani, Lepri, D'Alessandro».

Risoluzione in Commissione:


   La XI e XII Commissione,

   premesso che:

    è necessario adottare iniziative per agevolare e sostenere l'inserimento delle persone con disturbo dello spettro autistico nel mondo del lavoro, poiché l'attuale organizzazione sociale e lavorativa non ne consente una concreta inclusione;

    la legge 12 marzo 1999, n. 68, che contiene disposizioni per il diritto al lavoro dei disabili, si è rivelata del tutto insufficiente per introdurre nel mondo del lavoro le persone autistiche;

    l'articolo 9, comma 4, della citata legge prevede che «I disabili psichici vengono avviati su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all'articolo 11», individuando in questo strumento un percorso di maggiore protezione per tali persone che costituiscono una categoria particolarmente fragile. La convenzione può infatti prevedere un percorso d'inserimento guidato e specificamente mirato rispetto alle possibilità del lavoratore e alle esigenze dell'impresa. L'accesso a tali agevolazioni è consentito solo per i disabili per i quali vengono verificate le capacità residue lavorative. L'accertamento delle condizioni di disabilità, previsto dall'articolo 1, comma 4, della legge n. 68 del 1999, è effettuato secondo le modalità indicate nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2000. Nei casi di persone con grave disabilità mentale l'accertamento molto spesso ha esito negativo, precludendo di fatto l'accesso a qualsiasi agevolazione di avvio al lavoro;

    ebbene, il lavoro rappresenta un elemento essenziale dell'inclusione sociale, pertanto, l'assenza di provvedimenti normativi specifici in materia, costringe tali persone, riconosciute come prive della capacità residua, ad essere destinatarie esclusivamente di prestazioni assistenziali;

    è necessario, invece, identificare un percorso idoneo alla valutazione delle specificità della condizione autistica e delle capacità presenti in queste persone, per individuare prospettive future che consentano loro l'inclusione lavorativa;

    sul punto si ritiene che, con i dovuti criteri, è possibile incentivare e agevolare l'inserimento delle persone con disturbo dello spettro autistico nel mondo del lavoro autonomo, in un sistema che vede il necessario coinvolgimento dei familiari ed amministratori di sostegno. Difatti, alcune persone autistiche, con l'assistenza dei predetti soggetti, che ne hanno identificato le capacità utili, hanno provato ad avviare un'attività con la conseguente apertura di partita Iva. Tuttavia, sono state riscontrate non poche problematiche, anche in tale virtuoso intento;

    si narra il caso emblematico, segnalato dall'associazione Autismo Abruzzo, di Virginia, 20 anni, una ragazza autistica che, con il sostegno della famiglia e dell'associazione, nel febbraio 2015, è riuscita ad ottenere la partita Iva e ha provato ad intraprendere un'attività di commercio elettronico, nella speranza di trovare condizioni di favore per i lavoratori disabili. Di contro, la giovane si è da subito scontrata con le difficoltà che ci sono in Italia nell'aprire un'attività in proprio, soprattutto per quanto concerne l'obbligo di versamento dei contributi all'Inps, pari a 3.543 euro l'anno, a cui, anche una persona autistica, è da subito tenuta, indipendentemente dalla sua grave disabilità, dall'ammontare della pensione di invalidità percepita e dal volume di affari generato;

    in sostanza, lo Stato ha imposto a Virginia, ancora prima che incominciasse a guadagnare dalla propria attività commerciale, il pagamento di una quota mensile di contributi obbligatori di 295,25 euro, importo superiore a quello alla stessa riconosciuto a titolo di pensione di invalidità che è di 289,00 euro mensili. A tale somma dovevano essere poi aggiunti i contributi dovuti sul reddito conseguito che vanno dal 23 per cento al 27,72 per cento;

    Virginia, con il supporto dei genitori, anche nella qualità di amministratori di sostegno e compatibilmente con il proprio stato di disabilità, era in grado di essere parte dell'attività di lavoro autonomo in questione, tanto da consentirle di uscire dalla condizione di isolamento in cui si trovava, ossia destinataria di mero assistenzialismo in conseguenza dell'esito negativo dell'accertamento delle capacità residuali;

    è ingiusto che per le persone nella condizione di Virginia la normativa in materia non preveda alcuna possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. In più, non sono previsti sgravi o agevolazioni, che esistono invece per i datori di lavoro quando assumono un lavoratore disabile, anche rispetto al tentativo di avviare un'attività di lavoro autonomo con il necessario sostegno di genitori e/o amministratori di sostegno,

impegnano il Governo:

   ad assumere iniziative volte a migliorare le condizioni di inserimento delle persone con disturbo dello spettro autistico nel mondo del lavoro;

   ad adottare iniziative per individuare dei percorsi alternativi ed idonei alla valutazione delle specificità della condizione autistica, con il fine di riconoscere l'opportunità di inclusione lavorativa, anche a coloro che hanno subito l'esito negativo dell'accertamento delle capacità residuali, in particolare, valutando la possibilità, a specifiche condizioni e con il coinvolgimento di familiari e amministratori di sostegno, di consentire l'avvio di un'attività di lavoro autonomo prevedendo adeguate agevolazioni.
(7-00356) «Rizzetto, Bellucci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BORDO, FIANO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in un'inchiesta televisiva della trasmissione Report del 21 ottobre 2019, denominata «La fabbrica della paura», è emerso, in modo inquietante, come la nota vicenda dei presunti finanziamenti russi al partito Lega per Salvini Premier, oggetto di indagini da parte da parte della procura di Milano per corruzione internazionale, e di una informativa del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, svoltasi in Senato il 24 luglio 2019, sia parte di un disegno molto più complesso e pericoloso, fondato su stretti legami tra le forze estremiste di destra, sia in Russia che negli Stati Uniti, con il chiaro obiettivo di destabilizzare l'Europa;

   secondo quanto riportato il 10 luglio 2019 dal quotidiano on line Buzzfeed e già precedentemente dal settimanale «L'Espresso», l'incontro, avvenuto il 18 ottobre 2018 al Metropol hotel di Mosca che avrebbe coinvolto, tra gli altri, persone appartenenti al partito della Lega, tra cui Gianluca Savoini, e alcune persone di nazionalità russa, avrebbe avuto lo scopo esplicito di finanziare in modo illecito il partito della Lega per Salvini Premier e la sua campagna elettorale per le elezioni europee, tramite una transazione su una partita di petrolio da cui sarebbero stati trattenuti 65 milioni di dollari da destinare alla Lega;

   poiché l'allora Ministro dell'interno, Salvini, si è sempre rifiutato di rispondere di questi fatti in Parlamento e ha sempre negato di aver mai invitato Savoini in Russia e di aver avuto contatti con lui in quell'occasione, il 24 luglio 2019, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha smentito platealmente le dichiarazioni del Ministro in merito al fatto di non sapere della presenza di Savoini a Mosca nell'ottobre 2018;

   il rapporto tra Salvini e Savoini risalirebbe ai tempi in cui entrambi lavoravano per il giornale «La Padania», quando Savoini, poi coinvolto nel 2002 in uno scandalo per la presenza di foto e simboli fascisti e nazisti nella redazione del giornale, veniva rappresentato come colui che avrebbe addirittura «formato» Salvini;

   secondo quanto riportato nella trasmissione Report, Savoini ha tessuto negli anni rapporti intensissimi con: Murelli, una delle figure più importanti del neofascismo milanese, condannato a 11 anni di carcere per concorso in omicidio dell'agente di polizia Antonio Marino; Aleksandr Dugin, fondatore del partito nazional bolscevico russo e sostenitore della fine della democrazia liberale, nonché di un'idea di sovranismo che fonde religione cristiana, lotta ai diritti degli omosessuali e difesa dei confini; Konstantin Malofeev, finanziatore di partiti di estrema destra in Europa, fondatore di una «Santa Alleanza» tra le associazioni ultratradizionaliste russe e le più potenti fondazioni della destra religiosa americana, nonché persona cui è stato vietato l'ingresso nell'area Schengen e al quale sono stati congelati tutti i conti presso le banche europee;

   dal 2013 a oggi Savoini e Salvini avrebbero perseguito un disegno finalizzato alla nascita di un asse internazionale tra forze estremiste di destra, in cui Salvini e la Lega appaiono spesso come pedine, e sarebbero andati spesso a Mosca a incontrare Malofeev, il quale avrebbe continuato a finanziare un piano ultraconservatore attraverso una rete di fondazioni che parte dalla Russia, con la fondazione S. Basilio il Grande, e che passa da fondazioni americane, come la National Christian Foundation, fino ad arrivare al World Congress of Families, un'organizzazione internazionale antiabortista e contraria alle unioni omosessuali –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare, considerati anche i possibili rilevanti profili attinenti alla sicurezza nazionale, affinché sia fatta al più presto chiarezza in ordine ai fatti allarmanti sopra riportati, che, al di là delle loro eventuali implicazioni penali, appaiono gravemente lesivi della sovranità del nostro Paese e tali da destabilizzare le radici e i valori fondanti della nostra democrazia.
(5-02986)


   FRAGOMELI e ZAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il 21 ottobre 2019 la testata giornalistica onlinewww.ilgiornaledilecco.it ha pubblicato un articolo in cui si riporta una notizia relativa al verificarsi di un grave caso di omofobia presso l'ospedale Manzoni di Lecco. La vicenda riguarda una dipendente dell'ospedale di 34 anni madre di 4 figli e prossima alle nozze con la propria compagna, che ha trovato sul suo armadietto la scritta «Fuori di qua lesbica»;

   sempre secondo quanto riportato non si tratterebbe della prima volta, visto che un episodio simile è accaduto in passato ai danni di un infermiere che si è successivamente tolto la vita buttandosi dal terrazzo del reparto di chirurgia dell'ospedale Manzoni;

   sul caso l'Azienda socio sanitaria territoriale di Lecco ha istituito una commissione composta da cinque persone per fare luce sulla vicenda e il direttore generale della stessa, Paolo Favini, affermava di non aver «ricevuto alcuna segnalazione di situazioni di pesante disagio come quelle denunciate dalla signora Di Biase». Il sindacato UIL ha invece dato mandato ai legali non solo per perseguire gli autori della scritta ma anche tutti coloro che avrebbero apostrofato la lavoratrice con frasi omofobe;

   purtroppo, questo è uno dei tanti casi di cronaca denunciati anche da numerosi quotidiani nazionali e che hanno segnalato l'esponenziale aumento nel numero e nella gravità di atti di violenza nei confronti di persone omosessuali e transessuali;

   si cita a tal proposito l'inchiesta pubblicata da L'Espresso il 10 febbraio 2019 inerente alle crescenti violenze a sfondo omotransfobico in Italia durante l'anno 2018: dal 6 gennaio 2018 al 3 febbraio 2019 vengono elencati ben 65 episodi di omotransfobia su tutto il territorio nazionale, avvenuti negli ambienti familiari, nelle scuole e nelle università, sui posti di lavoro, in esercizi commerciali e in luoghi pubblici;

   trattasi unicamente di episodi emersi su organi di stampa locali e nazionali, non potendosi rilevare i casi di violenza omotransfobica non denunciati per paura di ulteriori violenze e maggiore stigma sociale;

   si ritiene doveroso che venga data piena applicazione ai principi di eguaglianza e non discriminazione contemplati dagli articoli 2 e 3 della Costituzione, in particolare dotando urgentemente l'ordinamento italiano di uno strumento normativo che sanzioni le condotte dettate da intento persecutorio nei confronti di persone omosessuali o transessuali, proprio in dipendenza del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere;

   la Corte europea dei diritti dell'uomo ha più volte ribadito nelle sue decisioni come sia un obbligo in capo agli Stati aderenti alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo la tutela delle persone appartenenti alla comunità Lgbt attraverso anche il contrasto, dal punto di vista penalistico, all'omofobia e alla transfobia;

   la risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia in Europa (2006), che definisce l'omotransfobia come «una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (glbt), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo» è ancora rimasta inascoltata nell'ordinamento italiano;

   occorre parallelamente un forte impegno per pianificare un intervento a tutto campo in grado di produrre un diverso approccio e un cambiamento sul piano culturale orientato al rispetto dei diritti di tutti e alla valorizzazione delle unicità di ciascuno –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali urgenti iniziative intenda porre in essere, anche di tipo normativo, per contrastare gli episodi di omotransfobia e per promuovere una cultura basata sui principi del rispetto e del contrasto del pregiudizio.
(5-02991)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCCHINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dalle prime ore di lunedì 21 ottobre 2019 una pioggia incessante ha colpito duramente, a più riprese con bombe d'acqua l'Oltrepò Pavese e il Tortonese. Sulla linea che collega Tortona a Casteggio, dove Lombardia e Piemonte si incontrano, è rimasta un'unica cintura di fango e detriti;

   l'acqua e il fango hanno travolto le piazze e le strade, insinuandosi nelle case e nella vita delle persone e lasciando indietro solo devastazione tra frane, sottopassi e cantine allagate, fognature saltate, black out elettrici, negozi e fabbriche e scuole chiuse, uffici e banche in tilt, piazze e strade lastricate di terra;

   nell'Oltrepò Pavese sono stati registrati ingenti danni per privati cittadini, commercianti e imprese; molti campi sono stati invasi dall'acqua e sono stati segnalati allagamenti a stalle e capannoni e danni ai vigneti pregiatissimi della zona;

   nella provincia di Pavia è caduta in 20 ore la totalità di acqua che di solito cade in un mese; i pendolari hanno incontrato enormi disagi con tratte ferroviarie interrotte e bus sovraccarichi;

   a Voghera, oltre 30 centimetri di acqua per le strade hanno mandato in tilt la circolazione; la tangenziale è stata chiusa per oltre 2 ore;

   il comune di Rivanazzano Terme è stato uno dei più colpiti dalle avversità atmosferiche, insieme alla confinante provincia di Alessandria; infatti, il sindaco di Rivanazzano, a seguito a deliberazione della giunta comunale ha chiesto l'attivazione dello stato di emergenza;

   si apprende dalla stampa che le regioni Piemonte e Liguria hanno già chiesto lo stato di emergenza a livello nazionale, rispettivamente per la provincia di Alessandria e per la Valle Stura; anche la regione Lombardia sta valutando i danni ai fini dell'attivazione delle procedure per la dichiarazione dello stato di emergenza a livello nazionale, per le zone colpite dalle avversità atmosferiche, con particolare riferimento all'Oltrepò Pavese, un territorio ricco di arte e cultura oltre che noto per le famose tradizioni enogastronomiche, messo in ginocchio dalle avversità atmosferiche di questi giorni –:

   se il Governo intenda deliberare lo stato di emergenza a livello nazionale, oltre che per le zone colpite dalle avversità atmosferiche della provincia di Alessandria e della Valle Stura, anche per la zona dell'Oltrepò Pavese, mettendo a disposizione le opportune risorse, allo scopo di contribuire al ritorno alle normali condizioni di vita della popolazione.
(4-03926)


   ROMANIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 ottobre 2019 il comune di Rivanazzano Terme e i comuni limitrofi, in provincia di Pavia, sono stati colpiti da un eccezionale evento atmosferico che ha causato diversi e gravi danni al territorio. La città di Rivanazzano Terme, infatti, si è trasformata in un fiume d'acqua, con diversi stabili allagati e numerose persone tratte in salvo solo grazie allo straordinario lavoro svolto dai vigili del fuoco;

   il 22 ottobre, il sindaco del comune di Rivanazzano Terme ha fatto istanza formale al presidente della provincia di Pavia volta a richiedere l'attivazione dello stato di emergenza per il territorio comunale, come da deliberazione della giunta comunale n. 96 del 22 ottobre 2019, dichiarata immediatamente eseguibile –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per deliberare lo stato di emergenza per il territorio dell'Oltrepò pavese e di quello comunale di Rivanazzano Terme.
(4-03927)


   MELONI e LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   numerosi organi d'informazione hanno riportato la notizia che il consiglio provinciale di Bolzano nella seduta dell'11 ottobre 2019 ha approvato la legge recante «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Provincia autonoma di Bolzano derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea (Legge europea provinciale 2019)», con il solo voto contrario di Fratelli d'Italia;

   nel corso del dibattito prima in Commissione legislativa e poi in Aula sono stati approvati (anche con i voti della Suedtiroler Volkspartei e con il parere favorevole del presidente Kompatscher) alcuni emendamenti presentati dal movimento dichiaratamente secessionista ed antiitaliano Suedtiroler Freiheit, che hanno cancellato le espressioni «altoatesino» e «Alto Adige», nelle quali, invece, la popolazione di lingua italiana locale e nazionale si riconosce pienamente, sostituite dalla burocratica dicitura «della provincia di Bolzano»;

   il caso ha suscitato profondo sconcerto in Alto Adige ma anche oltre i confini regionali, tanto da determinare – sempre secondo i giornali – una correzione proposta dalla Giunta provinciale da sottoporre al medesimo consiglio provinciale, che dovrebbe votare di qui a un mese una correzione del controverso articolo per ristabilire le diciture «Alto Adige» e «altoatesino» nella legge europea della provincia di Bolzano;

   il tentativo di «pulizia linguistica», pur essendo intervenuto esclusivamente sulla legge in trattazione, ha rappresentato un precedente grave di indirizzo per i futuri atti legislativi, posto che attraverso di essa si è marcata l'avversione istituzionale della provincia di Bolzano verso le due dizioni territoriali tradizionali in lingua italiana;

   in Costituzione, peraltro, l'Alto Adige è inserito nel contesto dell'espressione linguistica della regione di riferimento e di cui è parte costituente assieme al Trentino, e prevederne la rimozione dai testi di legge della provincia di Bolzano sottende una provocazione tesa a mortificare la comunità di lingua italiana;

   inoltre, con la medesima legge, appena pubblicata nel Bollettino ufficiale della Regione, si introduce una ulteriore misura di separazione dell'Alto Adige dal sistema nazionale: si autorizzano (peraltro solo con legge provinciale) i medici che conoscano solo il tedesco (che quindi non parlino né capiscano l'italiano) all'esercizio della professione attraverso il proprio ordine o collegio professionale nell'ambito della provincia di Bolzano, riconoscendo sì la parificazione fra le lingue italiana e tedesca dettata dall'articolo 99 dello statuto di autonomia ma ignorando che ai sensi del medesimo statuto è l'italiano «la lingua ufficiale dello Stato» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la tutela lessicale della dizione «Alto Adige», di inveterato uso, in ogni sede e, più in generale, la tutela dei diritti della comunità italiana ivi residente;

   se il Governo intenda impugnare la legge anche nella parte in cui fa riferimento alla possibilità per medici ed altri iscritti ad ordini e collegi professionali senza alcuna conoscenza di lingua italiana di esercitare in Alto Adige, altro elemento ad avviso degli interroganti pesantemente discriminatorio nei confronti della comunità italiana.
(4-03932)


   PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo pubblicato su Avvenire.it il 16 ottobre 2019 il social network Facebook ha oscurato a tappeto le pagine solidali con la resistenza curda e quelle che criticano Erdogan e l'offensiva turca in Siria a danno del popolo curdo;

   dopo un preavviso di 12 ore Facebook avrebbe censurato, bloccato e cancellato dalla piattaforma tutti gli articoli e le pagine di solidarietà al Kurdistan, senza alcuna possibilità di replica da parte dei titolari;

   in molti casi si tratta di pagine con migliaia di iscritti che hanno smesso, all'improvviso, di essere rappresentati;

   la lista delle pagine oscurate da Facebook comprende anche Globalproject, che collabora con MiM e Contropiano, per citarne solo alcune;

   per tutti la motivazione è la stessa, sintetizzata nella formula: «Violazioni degli standard della community» o con il messaggio: «Sembra che un'attività recente sulla tua pagina non rispetti le condizioni delle pagine Facebook»;

   tra le pagine colpite da Facebook, è finita persino la pagina del documentario «Binxet-Sotto il Confine» di Luigi D'Alife (con la voce narrante di Elio Germano) che racconta la resistenza del Rojava, l'Amministrazione autonoma della Siria del Nord-est, regione nota anche come Kurdistan siriano;

   in questo caso la «colpa» sarebbe stata quella di fornire tramite la pagina Facebook aggiornamenti in tempo reale sulla situazione in quella regione (peraltro molto seguiti);

   anche Instagram ha censurato una foto del reporter Michele Lapini scattata durante il corteo in solidarietà con il popolo curdo a Bologna e quando lo stesso ha provato a ottenere spiegazioni dal social, la risposta è stata la seguente: «Viola gli standard in materia di persone e organizzazioni pericolose»;

   a parere dell'interrogante tale attività dei social network contro chiunque abbia espresso solidarietà al popolo curdo, raccontato le mobilitazioni in Italia contro l'aggressione della Turchia al Kurdistan siriano o documentato questa assurda guerra, lede il principio della libertà di espressione, garantito dalla Costituzione, e si può considerare una vera e propria censura;

   il Kurdistan siriano è vittima di una guerra di aggressione da parte della Turchia che sta producendo decine di morti e feriti tra la popolazione civile e migliaia di sfollati e ciascuno ha il diritto di poter manifestare la propria contrarietà anche attraverso i social network, senza per questo finire sotto il mirino censorio di Facebook, Instagram o altri social network –:

   se il Governo a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere perché sia garantita la libertà di espressione, sancita dalla Costituzione, anche sui social network, libertà che all'interrogante appare compromessa dall'operato delle varie piattaforme «social» che in questi giorni stanno oscurando le pagine che manifestano solidarietà con i curdi siriani.
(4-03934)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONZELLI e FRASSINETTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione comunale di Firenze ha avviato da tre anni un'opera di sostituzione del lastricato in pietre di alcune vie del centro storico con asfalto bituminoso o con pietre non originali a taglio moderno; fra le strade interessate si rammentano via Micheli, via Venezia, via Modena, via Cherubini, via della Colonna, via Niccolini, un tratto di via borgo pinti, via Fiesolana, piazza dell'unità d'Italia e da agosto anche via Pandolfini che si trova in area Unesco, per un totale di decine di migliaia di metri quadrati di pietraforte. Le pietre che ricoprivano la carreggiata di via dei Pandolfini e delle altre strade sopra citate sono antiche, spesse e di pregevole materiale, ecologiche e termiche, sono di epoca sette-ottocentesca e costituiscono un patrimonio artistico innegabile per Firenze, tanto che numerosi artisti le hanno rappresentate nelle loro opere, contribuendo alla peculiare bellezza e caratteristica della città –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per il tramite della competente soprintendenza per i beni culturali, per tutelare il patrimonio storico-architettonico rappresentato dalle pietre rimosse;

   se si abbia un elenco aggiornato della loro quantità e ubicazione;

   se le stesse pietre che ricoprivano il selciato storico di via dei Pandolfini e degli altri siti del centro storico fiorentino interessati saranno ripristinate al termine dei lavori.
(5-02988)

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 2019 segna il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci (1452-1519) e, per l'occasione, il grande genio rinascimentale viene celebrato dal Museo del Louvre di Parigi con un'eccezionale retrospettiva, forse la più importante di sempre dedicata al grande artista, scienziato e inventore toscano che ha avuto inizio il 24 ottobre 2019;

   la mostra rappresenta il momento clou delle manifestazioni che celebrano i cinquecento anni dalla sua morte;

   per questa importante mostra il Governo francese e il Louvre hanno richiesto opere di Leonardo in prestito da altri musei, tra cui il famosissimo Uomo vitruviano conservato all'Accademia di Venezia;

   si tratta di una retrospettiva che presenta 163 opere del grande maestro, tra dipinti, schizzi, carnet, riuniti tutti, in un'unica esposizione e in un'opportunità davvero unica e straordinaria, dato che le realizzazioni di Leonardo sono disperse un po’ in tutto il mondo;

   tuttavia, occorre evidenziare il fatto che è stato utilizzato il nome in francese, chiamando così la mostra Exposition Leonard de Vinci anziché con il nome originario italiano Leonardo Da Vinci;

   tale scelta, anche se comprensibile, denota, ad avviso dell'interrogante, la mancanza di rispetto, nei confronti di un Paese che ha recentemente dimostrato di voler intraprendere una politica di scambio e di prestiti di opere d'arte con la Francia stessa –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di salvaguardare il marchio «made in Italy», anche in un settore come quello della cultura e dell'arte, soprattutto in occasione di un evento come questo che celebra uno degli italiani più famosi e illustri nel mondo.
(4-03928)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CUNIAL. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel numero 43 della rivista epidemiologia e prevenzione del gennaio-febbraio 2019 è stato pubblicato – da Valerio Gennaro, Omero Negrisolo, Loretta Bolgan e Ivan Catalano, quest'ultimo membro della Commissione parlamentare di inchiesta della XVII legislatura sull'uranio impoverito, sottogruppo vaccini – uno studio scientifico denominato «Incidenza di tumori maligni (1996-2012) in giovani militari italiani inviati in missione all'estero. Analisi preliminare dei dati della Commissione parlamentare di inchiesta su uranio impoverito e vaccini (CUC)»;

   per calcolare gli eventi attesi nel gruppo militari italiani inviati in missione all'estero, sono state moltiplicate le loro corrispettive persone-tempo a rischio per i tassi di incidenza (e di mortalità) specifici per classe d'età di quelli non inviati in missione. La sommatoria degli eventi osservati (casi incidenti, oppure numero di decessi) per ogni specifica classe di età, rapportata alla corrispondente sommatoria degli eventi attesi, ha prodotto lo stimatore di associazione (standardized incidence ratio – Sir e standardized mortality ratio – Smr) tra partecipazione a missioni (utilizzata, quindi, come surrogato dell'esposizione) e rischio di incidenza (o di mortalità) correggendo, quindi, per l'effetto dell'età. In modo analogo, si è proceduto applicando ai militari inviati in missione i tassi dello standard esterno. Gli intervalli di confidenza al 90 per cento (IC90 per cento) dei Sir e degli Smr sono stati ottenuti assumendo una distribuzione di Poisson per il numero di eventi osservati, il numero casi incidenti e il numero di decessi, rispettivamente;

   dal suddetto studio si apprende che: rispetto alla popolazione dei militari non inviati in missione, l'analisi dell'incidenza dei tumori (TM) per Arma ha individuato eccessi nei militari inviati in missione di Aeronautica (SIRm: 126,7; IC90 per cento 107,9-147,9), carabinieri (SIRm: 152,8; IC90 per cento 134,0-173,7) ed Esercito (SIRm: 116,2; IC90 per cento 108,1-125,6);

   sempre fra i militari inviati in missione, è emerso un eccesso di rischio per specifiche neoplasie: per l'apparato emolinfopoietico nei carabinieri (SIRm: 150,1; IC90 per cento 106,0-207,1) e nell'Esercito (SIRm: 109,0; IC 90 per cento 93,9-125,9); per linfoma di Hodgkin in Aeronautica (SIRm: 187,7; IC 90 per cento 88,1-352,5), carabinieri (SIRm: 187,3; IC90 per cento 87,9-351,8) ed Esercito (SIRm: 104,5; IC90 per cento 81,2-132,6); per leucemie nell'Esercito (SIRm: 142,4; IC90 per cento 107,5-185,4). Sono stati osservati anche eccessi di rischio significativi nei militari inviati in missione per neoplasie a stomaco, testicolo, rene, vescica e tiroide. Fra il personale in missione della Marina è, invece, emersa una riduzione del rischio statisticamente significativa per l'insieme dei tumori (SIRm: 61,1; IC90 per cento 51,0-72,6). Tali militari hanno presentato una più alta mortalità per l'insieme delle cause;

   lo studio conclude affermando che vi è la necessità di approfondire l'indagine sullo stato di salute dei militari italiani. In particolare, si dovrebbe indagare il rischio per le patologie, anche non neoplastiche, successive al 2012 nei militari di età superiore ai 60 anni (a maggior rischio di incidenza e mortalità non solo per tumore). Dovrebbero essere indagati anche i possibili determinanti ambientali e personali di malattia –:

   quali siano le modalità di archiviazione dei dati sui militari malati, sia per malattie neoplastiche che per altre patologie;

   quali siano i numeri dei militari malati, dividendoli per gruppo di neoplasie, status di militare inviato in missione e non inviato in missione, nonché per Arma di appartenenza, per il periodo 1996-2019, utilizzando le medesime premesse metodologiche dello studio, e per il sottoperiodo 2012-2019;

   quale sia la popolazione militare totale ad oggi, suddivisa per gruppi di militari inviati in missione e non inviati in missione e forza armata di appartenenza, così come preso in considerazione nello studio scientifico, esplicitando anche la popolazione del sottogruppo 2012-2019.
(5-02990)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN, OCCHIONERO e PASTORINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 ottobre 2019, un decreto del Tribunale per i minorenni di Roma ha stabilito – accogliendo in toto le conclusioni di una perizia che aderisce alla teoria della cosiddetta alienazione parentale – che un bambino di nove anni venisse tolto alla madre per essere collocato presso il padre, sotto la sorveglianza di un operatore sociale;

   se ciò non bastasse al riavvicinamento tra padre e figlio, è previsto nello stesso decreto il suo inserimento in una casa famiglia, per «il tempo necessario al recupero del rapporto padre-figlio»; dopo l'allontanamento, la madre potrà vedere il bambino una volta ogni 15 giorni;

   i genitori del bambino si sono separati nell'ottobre del 2012; da allora il bambino ha opposto resistenza all'idea di incontrare il padre; alle resistenze del bambino, l'uomo ha reagito con richieste reiterate, anche in sede giudiziaria;

   la perizia di cui sopra giunge a una diagnosi psicologica di «madre alienante» (presunta responsabile del rifiuto del figlio verso il padre), a partire dalla quale si prevede l'allontanamento immediato del minore;

   tutte le associazioni a tutela delle donne e dei minori vittime di violenza stanno prendendo una dura posizione contro la decisione e si appellano al presidente del tribunale dei minorenni di Roma affinché intervenga per non far vivere al bambino quella che si configura come una violenza e un trauma;

   le associazioni hanno denunciato anche la violazione del diritto del bambino ad essere ascoltato come previsto dall'articolo 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo e dall'articolo 6 della Convenzione di Strasburgo;

   il decreto del Tribunale per i minorenni, secondo le associazioni, si fonderebbe sullo stravolgimento del codice deontologico degli psicologi nelle vesti di consulenti tecnici di ufficio, e delle altre figure impegnate nella fattispecie, i quali come ogni operatore sanitario devono innanzitutto attenersi al principio del primum non nocere, in particolare se si tratta di bambini; esso inoltre provocherebbe anche uno stravolgimento del processo giudiziario, che deve basarsi sull'osservazione e sulla verifica delle prove e non certo su interpretazioni psicologiche che variano a seconda delle teorie di riferimento dei singoli consulenti e spesso, come in questo caso, su costrutti diagnostici insussistenti come la Pas (Parental Alienation Syndrome);

   nel 2012 la rivista dell’American Academy of Psychiatry ha definito priva di fondamento scientifico la Pas; l'alienazione parentale non è stata inserita nel Dsm V, neppure nell'Icd-11 e ci sono state ben due sentenze della Corte di cassazione a metterne in discussione la validità scientifica e l'applicazione nelle cause di affidamento dei figli: la 7041/2013 e la 13274/2019;

   la Apsac (American Professional Society on the Abuse of Children) nell'agosto 2019 ha emesso un comunicato ribadendo di ritenere non fondata scientificamente la alienazione parentale avvertendo i sostenitori di questa teoria di non sostenere che l'Apsac l'abbia riconosciuta; in Italia lo stesso Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità si sono dichiarati dello stesso parere;

   la Pas viene definita in tanti modi («conflitto di lealtà», «sindrome della madre malevola», «rapporto simbiotico»), ma la conclusione è sempre la stessa: se il bambino rifiuta il padre la causa va cercata non nella relazione tra padre e figlio ma nella madre –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se il Ministro della giustizia non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa;

   se non si ritenga nel contempo di adottare iniziative normative per escludere la Pas come elemento su cui fondare scelte così importanti.
(4-03939)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   IOVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente autonomo Volturno (da ora in avanti Eav) fu istituito dalla legge 8 luglio 1904 n. 351. Con Dgr n. 225 del 2005 Eav fu definito quale soggetto in house della regione Campania per il coordinamento gestionale, economico e finanziario dell'esercizio di trasporto e degli investimenti. Dopo un travagliato percorso – che culminò finanche col fallimento di Eav Bus Srl, società figlia di una precedente scissione societaria – la regione Campania, con delibera n. 424/2011, affidò ad Eav il compito di ridurre i costi gestionali e, successivamente, le tre aziende ferroviarie – tra cui Circumvesuviana – furono incorporate per fusione nel 2012;

   il servizio ferroviario offerto, che serve un bacino di utenza di oltre 2 milioni di cittadini distribuiti in 47 comuni, consente il trasporto di oltre 100.000 viaggiatori ogni giorno, corrispondenti a circa 30 milioni di passeggeri annui;

   la circumvesuviana, dunque, rappresenta il punto di riferimento logistico per milioni di cittadini campani che, tuttavia, devono fare i conti con un servizio non sempre all'altezza delle aspettative dell'utenza, tra ritardi, treni affollati, soppressioni e un clima di insicurezza che ha offerto anche tristi episodi di cronaca;

   l'agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria impone sulle tratte non attrezzate con i sistemi di sicurezza europei, dei limiti di velocità ridotti al fine di tutelare l'incolumità dei passeggeri;

   la Circumvesuviana, che è soggetta alla vigilanza dell'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria dal 1° luglio 2019, finisce così per essere vincolata al rispetto di limitazioni di velocità, dal momento che non è dotata di sistemi di controllo marcia-treno;

   dal canto suo, purtroppo, Eav ha fatto sapere che gli investimenti in sicurezza necessari a rispettare la normativa dell'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, verranno realizzati nel corso dei prossimi tre anni, un tempo definito inaccettabile dai pendolari campani;

   a tal proposito, l'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, ribadì che la sicurezza offerta non risulterebbe essere ai livelli della Rete ferroviaria italiana (da ora in avanti Rfi), essendo dunque auspicabile un passaggio della rete in oggetto a Rfi, ai fini di un ammodernamento dei binari, fermo restando che la gestione dei treni e la concessione potrebbero comunque permanere – a detta dell'ex Ministro – in capo alla regione;

   in particolare, urgerebbero ingenti investimenti necessari ad attuare le procedure di sicurezza ed efficienza, adeguando la rete al rispetto del protocollo marcia-treno, così da ottenere nuovi sistemi di velocità e sicurezza;

   la messa in sicurezza della rete e l'applicazione di criteri più moderni ed efficienti permetterebbero ai pendolari di godere di treni più veloci e frequenti, scontando così minori disservizi;

   il Ministro interrogato, nel corso di un'audizione tenutasi il 16 ottobre 2019 presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati, ha riferito che sarà sua intenzione potenziare i sistemi ferroviari locali, anche attraverso il miglioramento della sicurezza delle ferrovie, al fine di garantire servizi più efficienti e di qualità;

   in data 16 ottobre 2019, un principio di incendio di un convoglio in arrivo a Piazza Garibaldi da Baiano, ha bloccato temporaneamente la tratta: gli utenti hanno abbandonato il treno percorrendo a piedi i binari e raggiungendo la banchina della stazione –:

   se il Ministro interrogato intenda avviare un'interlocuzione con la regione Campania al fine di pervenire al passaggio della rete ferroviaria in questione a Rfi, così da garantire un adeguamento degli standard di sicurezza e, conseguentemente, un servizio migliore per i cittadini della Campania.
(3-01062)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONZELLI e BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   attualmente la continuità del tracciato stradale del «corridoio Tirrenico» relativamente al tratto che passa da Livorno è assicurato dal tracciato costiero della strada statale n. 1 Via Aurelia, che inizia alla località Calambrone per terminare alla località Quercianella, ed è costituito da una strada a due corsie (una per ogni senso di marcia) che si snoda lungo un percorso tortuoso sensibilmente influenzato dall'andamento orografico del territorio costiero; tale strada assolve attualmente a tutte le funzioni di asse di penetrazione per il comune di Livorno per ogni traffico proveniente da sud; vi sono evidenti limiti funzionali dell'attuale tracciato costiero e la commistione del traffico leggero e pesante, di tipo locale e di media/lunga percorrenza verso sud, determina sovente fenomeni di congestione ed elevati rischi di incidentalità, sommandosi agli importanti flussi turistici estivi ed a quelli rimarchevoli dei fine settimana; nel tratto di strada summenzionato si trova un ponte denominato «ponte di Calafuria», il quale risulta essere una costruzione effettuata negli anni ’50. Nei primi mesi dell'anno 2019 i vigili del fuoco di Livorno hanno ispezionato il ponte di Calafuria e gli stessi hanno chiesto all'Anas che venga interdetto ai mezzi pesanti, sopra i 35 quintali; sempre i vigili del fuoco livornesi avevano ispezionato il ponte rilevando fenomeni di «ammaloramento dovuto a corrosione superficiale delle armature di calcestruzzo con distacchi di copriferro», aggiungendo che «tale ammaloramento può andare a incrementarsi per i fenomeni meteo»;

   in data 13 agosto 2019 il crollo di una canalina per cavi posta sotto il ponte di Calafuria ha comportato che la discesa naturale al mare sia stata transennata per evitare i rischi di eventuali nuove cadute di materiale ed è stata chiusa formalmente tutta l'area demaniale che si trova sotto al ponte; rispetto a questa chiusura quello che poi accade nella pratica è che molte persone scavalcano il nastro rosso e bianco e le recinzioni poste, raggiungendo gli spazi vietati per passare una giornata al mare ed effettuare le immersioni subacquee anche nei periodi invernali. Si apprende dalla stampa che Anas nega che a dare problemi sia stata la staticità del ponte che risulterebbe invece segnalato da molti cittadini attraverso i social network con documentazione fotografica dalla quale risulterebbe che vi sono grosse porzioni di copriferro che stanno cedendo –:

   quale sia lo stato di manutenzione del ponte di Calafuri;

   quali iniziative siano state adottate da Anas per porlo in sicurezza;

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché la perizia sismica e quella statica siano aggiornate alla situazione attuale.
(5-02994)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TERMINI, RAFFA, NESCI, BARZOTTI, SARLI, GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa (L'Eco di Bergamo; Bergamo News; Corriere della Sera - edizione locale di Bergamo; Giornale di Treviglio) riferiscono di una tragedia sfiorata nella giornata di domenica 13 ottobre 2019, intorno alle ore 17:30, sulla linea ferroviaria Cremona-Treviglio «per il cedimento di un giunto del binario, nel tratto tra le stazioni di Crema e Casaletto Vaprio»;

   da quanto si apprende dalla stampa il treno regionale 10482, partito da Cremona e diretto a Treviglio, viaggiava sull'unico binario della linea, quando, tra Crema e Casaletto Vaprio – a causa di un giunto rotto sui binari – si sarebbe sfiorato l'incidente. L'intervento del macchinista, che ha azionato il freno di emergenza, avrebbe dunque – secondo le fonti di stampa – scongiurato un nuovo incidente ferroviario proprio sulla stessa linea – Cremona Treviglio – ove la mattina del 25 gennaio 2018, all'altezza di Pioltello, persero la vita tre persone e 46 rimasero ferite;

   la linea ferroviaria Cremona-Treviglio sarebbe, dunque, tornata ad essere un luogo a rischio per tutti i pendolari e per tutti gli utenti;

   è evidente, data la gravità di quanto accaduto ed anche alla luce del tragico incidente avvenuto il 25 gennaio 2018 a Pioltello, che la vicenda meriti particolare attenzione da parte del Ministro, quale ulteriore segnale della necessità di intervento sulla sicurezza dei trasporti ferroviari e sulla manutenzione, al fine di garantire una maggiore tutela a tutti gli utenti e a tutti i pendolari, che ogni giorno si servono del trasporto ferroviario per raggiungere il luogo di lavoro o di studio;

   di fronte a questo ennesimo episodio si rende, quindi, ancor più manifesta la necessità e l'urgenza di una serie di interventi in questo ambito e nel tratto interessato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto illustrato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare, sia in via d'urgenza sia sul piano della programmazione, per tutelare la sicurezza degli utenti e dei pendolari;

   se siano state avviate delle interlocuzioni con Rete ferroviaria italiana (Rfi) e se il Ministro non ritenga opportuno richiedere a Rete ferroviaria italiana chiarimenti e dossier sullo stato di manutenzione ordinaria e straordinaria della linea Cremona-Treviglio e, più in generale, delle linee ferroviarie in Lombardia.
(4-03929)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risultano stanziati da Anas 10 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza della strada statale 63, anche nel tratto che attraversa il comune di Vezzano sul Crostolo (in provincia di Reggio Emilia);

   tra i predetti interventi da realizzare rientrerebbero quelli sui ponti di Vezzano e Casoletta, oltre che quelli, parimenti necessari e urgenti, che interessano il tratto compreso tra il Bocco e la Pinetina, in ragione di un progetto di massima predisposto dai competenti uffici della amministrazione provinciale di Reggio Emilia;

   così come anche risulta dai lavori del consiglio comunale di Vezzano sul Crostolo, il tema della sicurezza stradale costituisce un problema di rilevante importanza per quella comunità, a partire da quella che vive nelle frazioni, tant'è che con un ordine del giorno di recente unanimemente approvato dall'organo consiliare sono state ritenute di rilevante importanza la realizzazione di una rotatoria in località La Vecchia e specifici interventi di messa in sicurezza del tratto delle curve della Pinetina –:

   se intenda confermare l'entità dello stanziamento sopra indicato;

   quali specifici interventi intenda realizzare Anas in riferimento a quanto indicato in premessa, se negli stessi interventi siano ricompresi quelli indicati come prioritari dal consiglio comunale di Vezzano sul Crostolo e, in caso contrario, quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo per recepire le richieste formulate dal predetto consiglio comunale.
(4-03930)


   MELONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la realizzazione dell'autostrada Roma-Latina, complessa opera che include anche il blocco della Cisterna-Valmontone, si trova in uno stato di incertezza più totale, dopo che è rimasta imbrigliata in un bando di gara avviato nel 2009 e chiuso solo nel 2016, aggiudicazione alla quale, tuttavia, ha fatto seguito una lunga battaglia giudiziaria tra i due consorzi di imprese che hanno partecipato, conclusasi con una sentenza che ha stabilito che la gara va rifatta;

   le ultime notizie ufficiali risalgono al 9 ottobre 2019, quando si è svolto un incontro tra il ministro interrogato e il presidente della regione Lazio, accompagnato dall'assessore Mauro Alessandri, al termine del quale il presidente Zingaretti in una nota ufficiale ha dichiarato che le risorse per completare l'opera ci sono, e che nelle prossime settimane si sarebbe avviato un «fitto calendario di appuntamenti tecnici per entrare nella fase operativa»;

   ad oggi, tuttavia, non solo di questo «fitto calendario» non si sa nulla, ma la nota non ha neanche chiarito né come l'opera sarà realizzata, né con quali fondi;

   per l'opera il Cipe aveva stanziato con delibera 88/2010 468,4 milioni di euro su un totale di spesa di 2,7 miliardi di euro, un importo che rende la Roma-Latina una tra le dieci opere italiane di maggior valore, bloccate e mai realizzate;

   intanto, dello stanziamento statale non c'è più traccia nelle recenti delibere del Cipe, e anche la nota di aggiornamento al Def, nella parte relativa alle opere infrastrutturali, non cita la Roma-Latina, che pare dunque dimenticata dalle istituzioni;

   quando la battaglia giudiziaria si è tramutata in un vicolo cieco a seguito dell'ultima sentenza che impone di ripetere il bando, per non perdere il finanziamento statale, la regione Lazio aveva ipotizzato di realizzare l'autostrada «in house», ma sempre senza indicare dove sarebbero stati reperiti i 2,3 miliardi mancanti;

   la realizzazione dell'opera incontra la forte contrarietà del Movimento 5 Stelle, dello stesso presidente della regione Lazio e del sindaco di Latina, Damiano Coletta, che in una lettera al Presidente del Consiglio Conte pubblicata da «La Repubblica», parla esplicitamente della necessità di opere infrastrutturali, quali la bretella Cisterna-Valmontone, e della messa in sicurezza della Pontina, omettendo la Roma-Latina;

   il territorio sente fortemente il bisogno di una infrastruttura funzionale che possa collegare Latina a Roma e il territorio all'autostrada di Valmontone, e anche il mondo dell'imprenditoria si è espresso a favore della realizzazione della Roma-Latina e della Cisterna-Valmontone, stigmatizzando come la mancanza di collegamenti autostradali adeguati stia di fatto soffocando le aziende e determinando la perdita di nuovi investimenti;

   la Pontina, infatti, così come è attualmente, risulta inservibile: il manto stradale è disastrato, il limite di velocità è fissato a 60km/h e bastano un banale tamponamento o dei lavori in corso per bloccare le corsie e creare code chilometriche; ciò sta condannando Latina e la sua provincia all'isolamento;

   la realizzazione della Roma-Latina unitamente alla Cisterna-Valmontone è un'opera non più rinviabile, né può essere un'opzione limitarsi ad adeguare la «Pontina», intervento necessario ma non sufficiente, e occorre chiarire con quali modalità e con quali fondi –:

   se sia informato dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per completare in tempi rapidi la realizzazione dell'opera citata, che i cittadini e le imprese del territorio aspettano da decenni, per avere un collegamento rapido e sicuro tra la Capitale e il capoluogo pontino e al fine di rilanciare il territorio.
(4-03931)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con comunicazione n. 5870 del 18 maggio 2015, il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha trasmesso, unicamente «per opportuna conoscenza», alle direzioni regionali e ai comandi provinciali, la «Guida tecnica ed atti di indirizzo per la redazione dei progetti di prevenzione incendi relativi ad impianti di alimentazione di gas naturale liquefatto (gnl) con serbatoio criogenico fisso a servizio di impianti di utilizzazione diversi dall'autotrazione» e la «Guida tecnica ed atti di indirizzo per la redazione dei progetti di prevenzione incendi relativi ad impianti di distribuzione di tipo 1-gnl, 1-gnc e 1-gnc/gnl per autotrazione»;

   nella medesima comunicazione, si annunciava che per guide tecniche, «approvate dal Comitato Centrale Tecnico Scientifico per la Prevenzione Incendi, [...] si sta provvedendo a predisporre un decreto per l'emanazione della relativa regola tecnica di prevenzione incendi in coerenza con la vigente regolamentazione in materia di gas naturale»;

   a tutt'oggi, il menzionato decreto non sarebbe stato ancora emanato, circostanza che avrebbe determinato una situazione di grave incertezza soprattutto per quanto riguarda i progetti di prevenzione incendi relativi agli impianti di utilizzazione cosiddetti «satellite» per usi diversi dall'autotrazione;

   per questo tipo di impianti verrebbero tuttora adottati i criteri esplicati nella circolare n. 3819 del 21 marzo 2013 del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile che ha per oggetto gli impianti di Gnl a servizio di stazioni di rifornimento di gas naturale compresso (Gnc) per automazione;

   le prescrizioni contenute nella citata circolare risulterebbero inutilmente sovradimensionate viste le differenti condizioni in cui si troverebbero a operare gli impianti «satellite» per usi diversi dall'autotrazione rispetto alle stazioni di servizio (in quest'ultimo caso, ad esempio, la normativa deve tenere conto di un servizio rivolto al pubblico, quindi, con un afflusso di automobilisti e con la previsione di una gestione automatica degli impianti in regime di self-service);

   questa circostanza sarebbe confermata da quanto esposto nella Guida tecnica per gli impianti diversi dall'autotrazione, trasmessa il 18 maggio 2015, nella quale sarebbero assenti alcune prescrizioni che sarebbero viceversa richieste per gli impianti per autotrazione;

   da quanto esposto risulterebbe che, oggi, come di fatto starebbe accadendo da alcuni anni, le aziende intenzionate a realizzare un impianto di stoccaggio e gassificazione del Gnl per la produzione di energia termica, e comunque per un uso diverso dall'autotrazione, dovrebbero sostenere un considerevole surplus di costi per realizzare opere che la nuova Guida tecnica non prevede;

   questa circostanza, oltre a ritardare i processi di ammodernamento ed efficientamento del sistema industriale e dei trasporti italiani, di cui le strategie energetiche rappresentano l'elemento centrale, impedirebbe ad aziende e imprese, con particolare riguardo alle industrie energivore, di accedere a un'opportunità di risparmio energetico;

   maggiormente penalizzate sarebbero quelle aree del Paese non interessate dalla rete di distribuzione del metano, come, ad esempio, la Sardegna, dove l'approvvigionamento del Gnl avviene con autocisterne;

   l'impiego del Gnl, assieme all'efficienza energetica, rappresenta una opportunità di mitigazione dei costi energetici che, nel breve periodo e in attesa di una transizione verso un sistema energetico basato su fonti rinnovabili, può aiutare l'industria nazionale a rimanere competitiva nel mercato sia interno che internazionale –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per superare l'attuale fase di incertezza nella predisposizione dei progetti di prevenzione incendi relativi ad impianti Gnl per usi diversi dall'autotrazione;

   se non si ritenga opportuno predisporre il decreto per l'emanazione della regola tecnica di prevenzione incendi così come annunciato nella comunicazione del 18 maggio 2015, con particolare riguardo alla Guida per gli impianti di utilizzazione diversi dall'autotrazione.
(3-01063)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto protocollo n. 13722 del 18 dicembre 2018 del prefetto responsabile della gestione dell'Albo dei segretari comunali e provinciali è stato indetto il concorso pubblico, per esami, per l'ammissione di 291 (duecentonovantuno) borsisti al sesto corso-concorso selettivo di formazione per il conseguimento dell'abilitazione richiesta ai fini dell'iscrizione di 224 (duecentoventiquattro) segretari comunali nella fascia iniziale dell'albo di cui all'articolo 98 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;

   le prove preselettive dell'articolo 6 del predetto bando, si svolgeranno in Roma, nei giorni 13 e 14 novembre 2019;

   è stato, altresì, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4 Serie speciale Concorsi ed esami n. 59 del 26 luglio 2019 il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di complessive n. 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per diversi profili di funzionario da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia;

   le prove preselettive di cui all'articolo 6 del predetto bando avranno luogo a Roma dal 12 al 18 novembre 2019;

   per la partecipazione ad entrambi i concorsi doveva essere effettuato, a pena di esclusione, il versamento della quota di partecipazione di euro 10,00 (dieci/00 euro), contributo non rimborsabile e, qualora il candidato avesse voluto presentare domanda di partecipazioni per più profili del concorso del Ministero della giustizia, il versamento della quota di partecipazione doveva essere effettuato per ciascun profilo;

   molti sono i dubbi, peraltro, sulla legittimità di questo balzello (euro 10,00) e soprattutto sulla previsione di eventuale esclusione di un candidato per il mancato pagamento del contributo di partecipazione che, secondo il Tar, non può essere considerato alla stregua di un requisito soggettivo per partecipare al bando;

   i moltissimi giovani cittadini laureati che avevano i requisiti ed aspiravano legittimamente a partecipare ad entrambi i concorsi, dopo aver pagato i contributi di partecipazione, essersi organizzati, studiato e aver profuso con dedizione ogni energia nella speranza di un'opportunità di lavoro, si vedranno costretti a sceglierne uno soltanto, perché le prove preselettive sono state fissate in contemporanea;

   il concorso è il metodo previsto dalla Costituzione per reclutare i soggetti più meritevoli a cui affidare incarichi pubblici ed è dunque fondamentale, per il buon andamento della pubblica amministrazione e nello stesso interesse pubblico, consentire a tutti gli interessati la partecipazione allo stesso –:

   sulla scorta di quanto sopra rappresentato, quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per rimediare tempestivamente all'incresciosa situazione che mortificherebbe tanti giovani e valenti cittadini nelle loro aspirazioni, sopprimendo un loro interesse legittimo, tutelato dagli articoli 24, 103 e 113 della Costituzione.
(4-03935)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 59 del regio decreto 25 luglio 1904, n. 523, così recita: «Trattandosi di argini pubblici, i quali possono rendersi praticabili per strade pubbliche e private, sulla domanda che venisse fatta dalle amministrazioni o da particolari interessati potrà loro concedersene l'uso sotto le condizioni che la perfetta conservazione di essi argini saranno prescritte dal Prefetto, e potrà richiedersi per dette amministrazioni o ai particolari un concorso nelle spese di ordinaria riparazione e manutenzione.
   Allorché le amministrazioni o i privati si rifiutassero di assumere la manutenzione delle sommità arginali ad uso strada, o non la eseguissero dopo averla assunta, i corrispondenti tratti d'argine verranno interclusi con proibizione del transito.»;

   agli atti della Struttura autorizzazioni e concessioni (Sac) di Arpae, sede di Piacenza, a quanto risulta all'interrogante sarebbero pendenti oltre 70 richieste di accesso e transito su alcuni tratti della sommità arginale presentate da agricoltori e cittadini in possesso di fondi e beni che attualmente risultano interclusi dall'argine golenale, e ai quali, a norma di legge, deve essere riconosciuto, seppure con le dovute limitazioni e prescrizioni, il diritto di raggiungere i terreni di loro proprietà;

   da oltre due anni, è scaduta l'autorizzazione rilasciata da Aipo (atto disciplinare n. 751 del 30 luglio 2007) all'amministrazione provinciale di Piacenza – riguardante l'utilizzo delle strade esistenti in sommità degli argini maestri in destra orografica del fiume Po ed affluenti – ai fini della realizzazione e gestione dell'itinerario ciclabile «Via Po» e ciò perché, nonostante i solleciti della predetta amministrazione provinciale (che si è sollevata da ogni eventuale responsabilità) ai comuni interessati affinché gli stessi si attivassero tempestivamente presso i competenti uffici per ottenere il rinnovo dell'autorizzazione stessa, la stessa non risulta essere mai stata formalizzata –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare per definire, con riferimento alla omessa risposta alle dette istanze, un iter amministrativo che consenta di legittimare e regolamentare i transiti sulle sommità arginali;

   con riferimento all'autorizzazione di cui in premessa rilasciata da Aipo, se i Ministri interrogati intendano assumere ogni iniziativa di competenza sia per garantire il dovuto rispetto dell'articolo 59 del regio decreto 25 luglio 1904, n. 523, sia per evitare situazioni di grave pericolo a terzi, conseguenti all'inattività degli organi preposti.
(4-03938)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRESTIGIACOMO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   gli studenti della II A – indirizzo liceo linguistico IIS di Palazzolo Acreide (Siracusa) si sono trovati all'inizio dell'anno scolastico in una situazione paradossale, in quanto hanno dovuto frequentare le lezioni secondo una modulazione dell'orario che prevedeva l'accorpamento agli alunni del liceo classico e del liceo delle scienze umane per le materie comuni, e il distacco per le ore del proprio curriculum;

   a quanto consta all'interrogante nei fatti, però, questi studenti sono diventati invisibili, in quanto, pur essendo presenti a scuola e frequentando regolarmente le lezioni secondo l'orario, non avrebbero mai risposto a un appello; non sarebbe mai comparso un registro di classe – nonostante questo sia un atto pubblico la cui compilazione si configura come atto dovuto da parte dei docenti – e gli studenti non avrebbero effettuato alcuna ora di lezione del curriculum specifico;

   la mancata rilevazione delle presenze è stigmatizzabile da vari punti di vista: da una parte, non essendo certificata in alcun modo la loro presenza nei locali dell'istituzione scolastica si è verificata una grave mancanza in merito alla sicurezza e all'incolumità degli studenti; dall'altra, poiché la vicenda riguarda studenti minorenni, in fascia di obbligo scolastico, va considerato che il numero di assenze che risulteranno in seguito al mancato appello nei primi giorni di scuola, potrebbe concorrere al calcolo del monte ore necessario per la validità dell'anno scolastico;

   dopo l'inizio delle lezioni, gli studenti della II A, che avevano intanto acquistato i testi scolastici come indicato nel sito internet della scuola, sono venuti a conoscenza informalmente, senza che vi fosse alcuna comunicazione ufficiale da parte dell'Istituto, della mancata autorizzazione da parte dell'ufficio scolastico regionale della formazione della classe; a questo punto le famiglie hanno chiesto delucidazioni al dirigente scolastico;

   il dirigente scolastico, solo in seguito a comunicazione ufficiale dell'ufficio scolastico regionale del 3 ottobre 2019, ha ritenuto di dover comunicare alle famiglie che «in ragione dell'esiguo numero di iscrizioni (sei studenti frequentanti)», si conferma «l'impossibilità di attivare la classe seconda Liceo Linguistico per il corrente anno scolastico» e che «pertanto, le S.V. dovranno optare per uno degli indirizzi attivi nell'istituzione scolastica oppure richiedere l'iscrizione ad una scuola vicina che sia sede di liceo linguistico»;

   lo scorso anno, nonostante fosse costituita da 3 unità, la classe è stata comunque formata; non appare coerente la mancata autorizzazione per l'anno scolastico in corso, considerato che ci sono perfino 2 alunni in più;

   la chiusura del secondo anno del liceo linguistico a Palazzolo Acreide comporterebbe pesanti ripercussioni per gli studenti e per le loro famiglie in quanto non esiste altro istituto simile a Palazzolo Acreide e gli studenti dovrebbero arrivare fino a Siracusa, con evidenti costi aggiuntivi per le famiglie sia per il trasporto che per l'acquisto di ulteriori nuovi testi scolastici e disagi per gli studenti che dovrebbero viaggiare per frequentare gli studi scelti, con immaginabili conseguenze sul rendimento scolastico –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per verificare la correttezza delle procedure, delle condotte e delle decisioni assunte dal dirigente scolastico e dall'ufficio scolastico regionale, in quanto dalla documentazione inviata ai genitori dal dirigente scolastico si evince che questi sarebbe stato a conoscenza delle criticità già dal mese di luglio 2019 e non avrebbe preavvertito le famiglie;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per verificare se sussistano eventuali irregolarità e responsabilità sul piano amministrativo in merito alla mancata garanzia della sicurezza dei minorenni, la cui presenza in classe non è stata rilevata;

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere per garantire a questi ragazzi l'esercizio del diritto allo studio e alla continuità didattica ed educativa, permettendo loro di frequentare l'indirizzo scelto, considerando che lo scorso anno è stato avviato comunque in condizioni particolari.
(5-02989)


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, CIAMPI, PRESTIPINO, ROSSI e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 2 luglio 2019 si è svolto l'esame nazionale di ammissione alle scuole di specializzazione postlaurea nelle discipline mediche e chirurgiche per l'anno accademico 2019/20;

   all'esame hanno partecipato oltre 18.500 laureati in medicina e chirurgia a fronte dei circa 8.900 posti banditi di cui circa 8.000 con borse statali;

   dopo la pubblicazione della graduatoria unica nazionale è iniziata la complessa fase dell'assegnazione a scaglioni di un posto ai vincitori, con una serie di successivi scorrimenti per assegnare i posti residui rimasti vacanti per mancata immatricolazione dei vincitori o per rinuncia di vincitori ad un posto già assegnato;

   la data finale dell'ultimo scorrimento è fissata al 24 ottobre 2019;

   alla data del 22 ottobre, sul sito apposito del Cineca, compaiono come disponibili ancora 484 posti (salvo errori), di cui 266 su posti con borsa statale, 79 con borsa regionale, 139 con borsa di altri enti;

   questo numero è rimasto quasi invariato dopo gli ultimi scorrimenti e vi è quindi, la concreta possibilità che, nonostante la forte attesa dei laureati di ottenere un posto di specializzazione, una quota di oltre il 5 per cento dei posti totali e di oltre il 3 per cento dei posti statali rimanga alla fine scoperta, nonostante molti degli idonei abbiano dichiarato nel sito la loro disponibilità a coprire quei posti –:

   quali siano le ragioni tecniche che portano a una simile situazione e quali iniziative si intendano assumere per evitare per il 2020/21 gli inconvenienti che si sono manifestati quest'anno;

   se il Ministro non ritenga opportuno, di fronte a una platea così estesa di candidati in attesa, adottare un'urgente iniziativa che consenta la completa copertura dei posti disponibili per il 2019/20;

   se il Ministro non ritenga opportuno adottare iniziative atte ad assicurare nell'immediato futuro un maggior numero di posti disponibili di specializzazione, anche di fronte alla crescente carenza di medici negli ospedali.
(5-02992)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Omegna ha deliberato l'intestazione al generale Armando Diaz della piazza antistante l'istituto d'istruzione superiore Piero Gobetti;

   a seguito della suddetta delibera, circolava all'interno della scuola, una raccolta firme proposta da alcuni studenti con la quale si contestava la legittima scelta del consiglio comunale;

   a quanto consta all'interrogante secondo i proponenti essa assocerebbe il nome di un militare (a qualsiasi Governo appartenesse) ad una scuola intitolata a Piero Gobetti, un uomo che ha sempre contrastato ogni forma di violenza lottando e soffrendo per quei valori di pace e libertà che il nostro istituto ha fatto propri;

   per questo gli studenti chiedevano che la scelta del piazzale, che non coinvolge ovviamente solo la scuola ma tutta la cittadinanza, fosse rimessa alla loro sola intenzione verificabile con sondaggio interno;

   a corredo di quanto sopra avvenuto, la dottoressa Michela Maulini, dirigente scolastica dell'istituto, anziché promuovere una lezione di approfondimento sulle figure storiche richiamate e invitare ad una riflessione con gli studenti a giudizio dell'interrogante meno superficiale, inviava al sindaco una missiva (doc. prot. 0024876 del 21 ottobre 2019) in cui sollecitava l'amministrazione a richiamarsi «a eventi o personaggi più positivi adatti a dare più fiducia ai giovani [...] a richiamare la loro attenzione il valore della cultura, delle arti, della scienza»;

   si sono appena concluse le celebrazioni del centenario della vittoria nella Grande Guerra, occasione in cui tutte le istituzioni si sono unite nel promuovere eventi culturali di memoria e rielaborazione che probabilmente il dirigente scolastico sopra menzionato non ha considerato;

   in relazione alla figura del generale Diaz egli è comunemente riconosciuto come Duca della Vittoria, un eroe della prima guerra mondiale che, in condizioni precarie e dopo la disfatta di Caporetto, impedì la sottomissione dell'Italia all'esercito straniero dell'Austria-Ungheria, sferrando la sconfitta più significativa dell'intera storia recente della nostra Nazione senza la quale l'Italia non avrebbe conosciuto libertà e pace;

   invero, risulta oltremodo preoccupante che l'impegno di un dipendente dello Stato, con responsabilità educative nei confronti delle giovani generazioni, sia rivolto a dare adito a quelle che appaiono all'interrogante polemiche fondate sul solo fatto che l'intitolazione riguardi «il nome di un militare (a qualsiasi Governo appartenesse)»;

   la denigrazione delle figure militari, tanto più eroiche come quella di Diaz, rappresentano un disvalore culturale che non può trovare terreno fertile nella scuola e in chi la dirige cui va il compito di insegnare e spiegare ai più giovani l'altissimo merito dei soldati italiani di ieri e di oggi che indossando la divisa e il tricolore, sacrificando la loro vita, tutelano in condizioni di guerra e di pace la nostra Nazione, se non quelle altrui, intere popolazioni, il territorio italiano, la nostra identità, la libertà, la tradizione, la cultura, le arti e pure la scienza –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per acquisire ulteriori elementi circa i fatti di cui in premessa;

   se non ritenga opportuno richiamare l'attenzione, con le misure ritenute più appropriate e anche promuovendo presso le scuole lezioni di approfondimento sulle figure storiche citate in premessa, sull'impegno dei nostri uomini in divisa in Italia e nel mondo, partendo proprio dai valori di libertà e pace che la figura dell'eroe Armando Diaz, impedendo la sottomissione dell'Italia allo straniero, ha interpretato nel suo ruolo di Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito.
(4-03933)


   LUCASELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la nostra Costituzione, al secondo comma dell'articolo 3, recita che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Ancor prima, all'articolo 2, ribadisce che «la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale»;

   oggi molte persone con disabilità sono riuscite ad affermare il proprio diritto di cittadinanza e riescono a condurre una vita dignitosa, più grazie ai sacrifici personali, all'impegno dei familiari e alla forza del volontariato, che agli aiuti dello Stato e dei servizi pubblici;

   l'articolo 1 della convenzione delle Nazioni Unite, approvata dall'assemblea il 13 dicembre del 2006 a New York e ratificata in Italia il 3 marzo del 2009, ricorda che «Scopo della presente Convenzione è promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità»;

   in particolare, in provincia di Brindisi, come si apprende da articoli di stampa locali, da mesi si registrano casi di violazioni dei diritti fondamentali delle persone con disabilità: l'Asl di competenza, scaricando la responsabilità in capo alla regione Puglia, non riconoscerebbe ad alcuni gestori dei servizi socio-sanitari il pagamento delle prestazioni a supporto dei ragazzi con gravissime disabilità, la regolamentazione del servizio di trasporto e l'applicazione della normativa regionale sulle assenze applicata alla retta sociale;

   al riguardo, a quanto consta all'interrogante sarebbero diversi i casi che hanno visto l'azienda sanitaria locale della provincia di Brindisi pronunciarsi con parere favorevole alla proroga di piani di assistenza individuali (Pai) presso le strutture che già ospitavano le persone con disabilità interessate, mediante ricorso anche a prestazioni aggiuntive per mezzo di un educatore professionale e un operatore socio-sanitario, al fine di supportare ogni atto della vita quotidiana, senza interagire in alcun modo con l'ente preposto ma al contempo rimandando le stesse spese a carico delle famiglie e dei comuni;

   l'Anffas Puglia, Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, dalle colonne di alcuni quotidiani pugliesi, inoltre, ha lamentato che nonostante l'anno accademico sia iniziato da alcune settimane, il diritto allo studio ad oggi non è garantito a tutti gli studenti, vista la carenza di moltissimi docenti di sostegno;

   a fronte di tale mancanza, l'Asl avrebbe consigliato, alle famiglie di tenere a casa temporaneamente i figli con disabilità e, agli istituti scolastici, di seguire orari ridotti;

   la situazione peggiora se si tiene in considerazione il dato relativo agli asili nido attrezzati per bambini con disabilità;

   ad oggi nella provincia brindisina, non esiste una politica dell'infanzia rispettosa dei reali bisogni di ogni bambino con disabilità;

   sarebbe opportuno che i competenti organi verificassero la sussistenza di eventuali responsabilità dell'Asl di Brindisi sui mancati riconoscimenti verso i gestori dei servizi socio-sanitari –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire il rispetto dei diritti delle persone con disabilità su tutto il territorio nazionale e, nella fattispecie, il diritto allo studio per i bambini con disabilità, anche attraverso iniziative normative improntate a una reale politica dell'infanzia.
(4-03940)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   PIASTRA, TONELLI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MORRONE, MURELLI, RAFFAELLI, TOMBOLATO e VINCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la bufera che ha colpito la Bio-on, società quotata in borsa con sede a Bologna, 100 dipendenti e la fresca inaugurazione di una fabbrica a Castel San Pietro, desta non poche preoccupazioni per i risvolti occupazionali;

   il presidente Astorri è stato arrestato e altri due manager (il vice presidente del consiglio di amministrazione, Guy Cicognani e il presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio) sono stati sottoposti a misure interdittive con l'accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato; vi sono nove indagati fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore, decine di perquisizioni in Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia e beni per 150 milioni di euro sotto sequestro;

   l'operazione «Plastic Bubbles» del comando provinciale della Guardia di finanza che ha agito su impulso della procura bolognese è partita nei mesi scorsi, dopo la denuncia del fondo Quintessential con sede a New York;

   Bio-on, infatti, era considerata una specie di stella del mercato «Aim», il settore delle piccole e medie imprese della Borsa italiana, ma nel suo dossier Quintessential metteva in dubbio la sua reale capacità produttiva, ritenendo che il fatto che la maggior parte dei ricavi derivassero da contratti con società controllate da Bio-on stessa rappresentasse un modo per manipolare il mercato –:

   fatte salve le indagini della magistratura, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare a salvaguardia di centinaia di posti di lavoro, scongiurando così che le colpe — ove accertate — di pochi trascinino con sé il destino di centinaia di lavoratori e altrettante famiglie.
(3-01064)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° gennaio 2014 è entrata in vigore la legge 27 dicembre 2013, n. 147, che, all'articolo 1, commi 304 e 305, disciplina le procedure per favorire l'ammodernamento e la costruzione degli impianti sportivi, semplificando le procedure amministrative, disposizioni in parte modificate e integrate dall'articolo 62 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96;

   il 26 maggio 2014 è stato firmato un accordo con la A.s. Roma Spv Llc, a seguito del quale Eurnova srl, ai sensi dell'articolo 1, comma 304, della legge n. 147 del 2013, ha redatto lo studio di fattibilità del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, acquisito da Roma Capitale, con valore di progetto preliminare, il 29 maggio 2014 con protocollo 82424;

   l'Assemblea Capitolina ha successivamente approvato la deliberazione n. 32 del 14 giugno 2017 avente ad oggetto «Nuovo Stadio in località Tor di Valle, ai sensi articolo 1, comma 304 della legge n. 147/2013. Conferma della dichiarazione di pubblico interesse alla proposta di realizzazione del nuovo Stadio a Tor di Valle di cui alla deliberazione di Assemblea Capitolina n. 132/2014, adeguata al mutato quadro delle condizioni ed obiettivi prioritari indicati nella deliberazione di Giunta Capitolina n. 48/2017»;

   la regione Lazio ha indetto, con nota prot. 0461572 del 15 settembre 2017, una conferenza di servizi per la valutazione del progetto adeguato, i cui lavori sono terminati il 5 dicembre 2017. L'esito positivo della conferenza di servizi è stato determinato con provvedimento del 22 dicembre 2017, trasmesso alle Amministrazioni ed al proponente il 2 gennaio 2018;

   in data 6 febbraio 2019 è stata formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura della Repubblica di Roma a conclusione dell'indagine preliminare sullo stadio di Tor di Valle, a seguito di ordinanza di applicazione di misure cautelari del tribunale di Roma in data 13 giugno 2018, indagine che ha fatto emergere fatti di notevole rilievo concernenti anche il procedimento amministrativo di approvazione del progetto in questione, con il coinvolgimento non solo del soggetto proponente, ma anche di funzionari ed amministratori di Roma Capitale e di aziende partecipate, nonché di altre amministrazioni a vario titolo aventi causa nel procedimento di approvazione dell'opera;

   dalle agenzie stampa del 18 ottobre 2019 si apprende che il Ministro per le politiche giovanili e lo sport ha dichiarato che bisogna avere pazienza ancora qualche settimana per le questioni relative allo stadio della Roma e dello stadio Meazza a Milano, ma che stima per novembre di avere due incontri dedicati a questi temi con i sindaci di Roma, Virginia Raggi, e di Milano, Beppe Sala –:

   se, il Governo ritenga, per quanto di competenza, che nell'iter di approvazione dello stadio dell'A.S. Roma previsto in località Tor di Valle, area classificata dal piano di assetto idrogeologico (Pai), il procedimento amministrativo di approvazione del progetto di cui in premessa sia stato coerente con quanto previsto legge 27 dicembre 2013, n. 147 in particolare all'articolo 1, commi 304 e 305, anche in relazione alla congruenza dell'offerta di trasporto pubblico e alle norme di salvaguardia delle aree interessate da pericolosità idraulica potenziale.
(4-03936)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI e BELLUCCI. — Al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2019 l'assessore alla sanità Toscana Stefania Saccardi ha annunciato la nascita dell'ospedale pubblico per le cure odontoiatriche, che è stato inaugurato in ritardo il 15 ottobre 2019, il primo polo pubblico di questo genere in Italia; il restauro, realizzato in stretta collaborazione con la Soprintendenza, ha riguardato tutta l'antica Villa Margherita; come si apprende a mezzo stampa, la nuova struttura è stata realizzata con un investimento ministeriale di più di 7 milioni di euro;

   è stato acquisito lo stato originario, soprattutto per quanto riguarda i restauri degli affreschi di pregio attribuiti a Giuseppe Zocchi (1711-1716) –:

   quali siano stati i motivi dei ritardi;

   se ci sia corrispondenza tra il progetto iniziale e quello effettivamente realizzato;

   quale sia la somma totale investita per la messa in opera della struttura, quanto sia stato investito per la ristrutturazione e il restauro e quanto sia stato investito per rendere operativi gli ambulatori, i laboratori, la sala chirurgica e radiologica.
(3-01065)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Progynova, prodotto dalla Bayer spa, è un farmaco a base di estrogeni, ritenuto indispensabile per molte persone trans che hanno scelto di sottoporsi per tutta la vita alla terapia ormonale sostitutiva (Tos);

   esso è ritenuto un vero e proprio farmaco «salvavita» e la brusca interruzione della sua assunzione può condurre a una seria forma di osteoporosi;

   fino a poche settimane fa, il Progynova era inserito nella cosiddetta «fascia» dei medicinali, ossia quelli completamente a carico del sistema sanitario nazionale (fatta eccezione per alcune regioni, dove costava 3 euro) ma a partire dall'1° ottobre 2019 l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) lo ha declassato a «fascia C»;

   la «determina» con cui l'Aifa ha stabilito la riclassificazione in parola, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 25 settembre 2019, indica che l'avvio dell’iter è scaturito il 4 marzo 2019 da una domanda presentata da Bayer spa ed esaminata il mese successivo dalla Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa;

   secondo quanto spiegato da fonti della casa farmaceutica alla stampa, il medicinale, la cui destinazione d'uso sono anzitutto le donne in menopausa, da quando è stato messo in commercio non ha mai subito variazioni di prezzo e si sarebbe reso necessario rivederne il costo per un problema di «sostenibilità economica»;

   di fronte alla richiesta di Bayer, l'Aifa ha deciso di autorizzare la riclassificazione di un farmaco fondamentale per la salute di molte persone trans, che molto spesso devono assumerlo per tutta la vita;

   occorre anche considerare che una grande parte delle persone trans ricade in una fascia socio-economica medio-bassa e che, a seguito della riclassificazione, il costo sanitario della terapia ormonale ricade completamente su persone che già vedono negati ripetutamente l'accesso a diversi diritti essenziali per una vita dignitosa, come quello al lavoro;

   l'aumento del costo del Progynova, che in fascia C è tutto a carico del richiedente, dunque determina un danno grave, anche economico, e mette in discussione il diritto alla salute di tutte e tutti;

   tale scelta sembra scaturire da una scarsa conoscenza del percorso di affermazione di genere e di vita delle persone transgender, gender variant e non binarie –:

   se non ritenga di dover avviare un tavolo di lavoro per discutere le migliori strategie per tutelare la salute delle persone transgender e di valutare l'opportunità di adottare iniziative per riclassificare il farmaco in fascia A.
(5-02987)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'azienda Poste italiane sta per avviare un progetto di rimodulazione della sua presenza in città ad alta densità abitativa;

   all'interno di questo progetto si apprende la decisione della probabile chiusura dell'ufficio postale in piazzetta San Ruffillo a Bologna;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   l'eventualità di questa chiusura provocherebbe disagi molto elevati per i residenti della zona, in particolare per le persone più anziane, sia per l'accesso ai servizi postali e bancari sia per l'utilizzo dello sportello automatico che risulta essere l'unico attivo nel tratto compreso fra Rastignano e la stazione di San Ruffillo;

   alcuni cittadini della zona hanno attivato una raccolta di firme contro il progetto di chiusura che sta raccogliendo numerose adesioni proprio a dimostrazione di quanto l'ufficio postale sia considerato punto di riferimento e parte integrante della vita quotidiana nel quartiere di Savena –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire il servizio postale agli utenti di San Ruffillo a Bologna.
(5-02993)

Interrogazione a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 23 ottobre 2019 il Ministro dello sviluppo economico ha approvato la proroga al 21 novembre per la presentazione delle offerte vincolanti per rilanciare Alitalia;

   l'ultima proroga era scaduta il 15 ottobre 2019, ma a quasi due anni e mezzo dal commissariamento della compagnia non sembrano esserci ancora soluzioni concrete per il suo rilancio;

   attualmente il progetto della «newco» prevede per Ferrovie dello Stato italiane ed Atlantia una quota del 35 per cento ciascuno, il 15 per cento al Ministero dell'economia e delle finanze e il 10 per cento a Delta, che potrebbe salire anche al 12 per cento, mentre rimane incerta la posizione di Lufthansa;

   il progetto di Ferrovie dello Stato italiane prevede ingenti tagli di personale che ammonterebbero a circa tremila unità, il 28,5 per cento del totale dei dipendenti, a carico principalmente del personale di terra, oltre alla riduzione delle indennità di volo e giornaliere, dei riposi mensili, e degli scatti di anzianità, nonché il taglio delle rotte di diciassette unità e la riduzione della flotta aeromobile a 109 apparecchi;

   nel frattempo, il «decreto fiscale», del quale si attende a giorni la presentazione in Parlamento, stanzierebbe ulteriori 350 milioni di euro da aggiungere al cosiddetto prestito ponte, concessi per «indilazionabili esigenze, gestionali», considerando che dei 900 milioni del primo prestito ponte al 30 settembre ne erano rimasti solo 310;

   secondo dati riportati dal «Sole 24 ore» con questo importo «il conto per lo Stato e gli italiani delle perdite di Alitalia in 45 anni sale a 9,1 miliardi» di euro –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di garantire il rilancio di Alitalia e tutelare i livelli occupazionali e i lavoratori e se intendano valutare l'avvio di una fase di gestione pubblica della compagnia.
(4-03937)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Mandelli n. 1-00269, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 242 del 21 ottobre 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    in Italia il comparto dei liberi professionisti rappresenta un settore vitale per il nostro Paese, considerato che, secondo il Rapporto 2018 dell'Osservatorio sulla professione, il nostro Paese conta circa 2,4 milioni di professionisti iscritti agli albi professionali e 1,4 milioni di iscritti alle casse previdenziali e si colloca come lo Stato con il numero maggiore di professionisti in Europa; in termini percentuali rappresenta il 26 per cento del lavoro indipendente in Europa e, allo stato attuale, occupa circa 900 mila persone con contratto di lavoro dipendente;

    l'apporto delle libere professioni si sviluppa anche sul lato economico, rappresentando il 12,4 per cento del prodotto interno lordo italiano, unico settore che nonostante il periodo di stagnazione degli ultimi anni ha retto più di tutti gli altri;

    difendere il mondo delle libere professioni significa, tra l'altro, difendere non solo l'economia del nostro Paese, ma anche un modello virtuoso, considerato che, nel caso delle professioni ordinistiche, l'obbligo di iscrizione all'albo garantisce una qualità elevata delle prestazioni fornite dai professionisti e la rispondenza alle norme di deontologia professionale;

    si tratta di un settore variegato che coinvolge tre grandi filoni – giuridico, sanitario e tecnico – e, pertanto, necessita di un'attenzione particolare da parte del Governo, che non si limiti a provvedimenti spot, ma che si realizzi nella più ampia tutela di tutte le specificità delle singole professioni interessate;

    nei suddetti ambiti di operatività – giuridico, sanitario e tecnico – i professionisti concorrono, attraverso la propria attività, alla realizzazione ed attuazione di diritti che hanno uno specifico riconoscimento a livello costituzionale, quali, ad esempio, il diritto alla salute, il diritto alla difesa, il diritto all'abitazione, il diritto all'ambiente;

    dalla funzione coessenziale svolta dai professionisti in relazione a settori così centrali per i diritti individuali e per il buon funzionamento della cosa pubblica discende, peraltro, come corollario necessario, l'esigenza di garantire il decoro dei professionisti, anche economico, e la sostenibilità delle professioni, intesa in una duplice accezione: come sostenibilità della professione per chi attualmente la svolge, e come attrattività per quanti, delle future generazioni, vorranno intraprenderle. Decoro e sostenibilità che non possono essere garantite se non con politiche e misure attente, adeguate al ruolo sociale dei professionisti e al bagaglio di competenze ed eccellenza che essi rappresentano;

    Forza Italia ha istituito il dipartimento delle professioni, che ha costantemente prestato ascolto alle problematiche rappresentate delle professioni ordinistiche e non ordinistiche;

    tale comparto viene costantemente «vessato» da novità legislative, come norme fiscali e burocratiche, che comportano un aggravio di incombenze, sottraendo il tempo all'attività professionale;

    si evidenzia, altresì, che recentemente è stato presentato alla Camera dei deputati un documento congiunto Confindustria-Cndced (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili) con cui si fornisce una mappatura delle azioni più urgenti da compiere per migliorare la vita dei professionisti e delle imprese, nell'ottica di una sempre maggiore semplificazione normativa e degli adempimenti, garantendo un rapporto equilibrato tra fisco e contribuenti, attraverso interventi volti:

     a) a introdurre la scadenza annuale dell'esterometro;

     b) a modificare l'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, nel senso di prevedere il ripristino della disciplina di recupero dell'Iva relativa a crediti inesigibili, oggetto di procedure concorsuali, introdotta dalla legge di stabilità per il 2016 e mai entrata in vigore per effetto della legge di bilancio per il 2017;

     c) ad abrogare l'obbligo di utilizzo esclusivo dei canali telematici messi a disposizione dall'Agenzia delle entrate in caso di compensazione dei crediti di imposta indicati per importi non superiori a 5.000 euro annui;

     d) ad abrogare il meccanismo dello split payment nella considerazione che i benefici (in termini di maggior gettito ascrivibile al bilancio dello Stato) conseguiti con lo split payment saranno realizzati mediante l'uso della fatturazione elettronica obbligatoria per tutte le operazioni rilevanti Iva dal 1° gennaio 2019 o quanto meno a consentire alle imprese un recupero integrale del credito Iva generato dall'applicazione del meccanismo, eliminando i limiti massimi di compensabilità dei crediti d'imposta e contributivi attualmente vigenti (pari a 700.000 euro annui);

     e) a ripristinare definitivamente un termine congruo per esercitare il diritto alla detrazione Iva, stabilendo quale tempo massimo la data di presentazione della dichiarazione annuale relativa all'anno successivo a quello in cui il diritto è sorto;

     f) a riconoscere più tempo per l'emissione della fattura che oggi è emessa entro 20 giorni dall'effettuazione dell'operazione e comunque non oltre il giorno 12 del mese successivo;

     g) a prevedere, nell'ambito degli appalti pubblici, l'esclusione dell'applicazione della sanzione in caso di errata applicazione dell'Iva da parte del cedente o prestatore che si è uniformato a una specifica indicazione dell'ente pubblico appaltante contenuta nel contratto d'appalto o in altri documenti riconducibili all'ente pubblico stesso;

     h) a modificare l'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, eliminando, nell'ultimo comma, la condizione di effettivo pagamento dell'imposta da parte del cessionario/committente ai fini dell'esercizio del diritto alla detrazione dell'imposta che il cedente/prestatore gli ha addebitato in via di rivalsa;

     i) a modificare il termine di registrazione degli atti in termine fisso, attualmente pari a 20 giorni, e renderlo di 30 giorni per tutti gli atti formati in Italia, nonché a riscrivere la tempistica dei termini di presentazione della dichiarazione annuale dell'imposta di bollo assolta in modo virtuale per i soggetti tenuti al versamento dell'acconto;

     l) a rivedere le modifiche introdotte all'articolo 96 del testo unico delle imposte sui redditi, ripristinando l'esclusione dalla regola generale di deducibilità (limite del 30 per cento del risultato operativo lordo) degli interessi passivi sui finanziamenti contratti per la realizzazione di beni alla cui produzione è diretta l'attività dell'impresa (ad esempio, gli «immobili merce» delle imprese edili ovvero prodotti alimentari con lungo periodo di maturazione o di invecchiamento);

     m) a semplificare gli adempimenti documentali connessi alle spese per ospitalità clienti, con l'obiettivo precipuo di abrogazione dell'obbligo di raccolta dei dati relativi alle generalità dei soggetti ospitati;

     n) a uniformare i requisiti di accesso al regime della liquidazione Iva di gruppo a quelli valevoli per l'esercizio delle opzioni per il consolidato fiscale nazionale;

     o) a rimuovere la causa di esclusione dal regime forfetario costituita dalla partecipazione in società di persone, associazioni, imprese familiari e società a responsabilità limitata «trasparenti»;

     p) a rimuovere il divieto per le micro-imprese che scelgano di redigere il bilancio in forma abbreviata o ordinaria di applicare, ai fini fiscali, il principio di «derivazione rafforzata», adeguandosi in tal modo la disciplina loro applicabile a quella oggi vigente per tutte le altre società di capitali che non abbiano i requisiti dimensionali per essere qualificate micro-imprese;

    il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili ha, inoltre, evidenziato come – in virtù dell'impossibilità di una disapplicazione totale degli indici sintetici di affidabilità per l'anno 2018 a causa delle pressanti esigenze di gettito – sia necessario comunque dare spazio ad interventi che provino con successo a mettere ordine nel caos generatosi su questo adempimento, quali:

     a) la rimozione delle criticità riscontrate nel funzionamento di alcuni indici di anomalia con riferimento a tutti i 175 indici sintetici di affidabilità approvati e non solo per gli 89 indici sintetici di affidabilità in revisione nel 2019;

     b) codificazione normativa del principio che gli indici sintetici di affidabilità evoluti si applichino, se più favorevoli per il contribuente, anche ai periodi d'imposta precedenti;

     c) la sperimentalità degli indici sintetici di affidabilità per il 2018 ai fini della formazione delle liste selettive di controllo;

     d) l'introduzione dell'obbligo di parere preventivo della commissione degli esperti in sede di individuazione delle premialità;

     e) la conferma, nell'immediato, della proroga dei termini di versamento prevista, per quanto risulta, dalla manovra di bilancio per il 2020 dal 16 novembre al 16 marzo 2020;

    ancora, per l'anno 2019 Cna, nell'ambito del rapporto «Comune che vai fisco che trovi» dell'Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese in Italia, presentato alla stampa ed alle istituzioni il 17 settembre 2019, ha stimato una sensibile riduzione del total tax rate (-1,5 punti percentuali), strettamente legata all'aumento della quota di Imu deducibile dal reddito d'impresa che, proprio dal 2019, passa dal 20 al 50 per cento. L'ulteriore incremento al 100 per cento della quota di Imu deducibile – già previsto dalla norma, sia pure solo con riferimento all'anno d'imposta 2023 – avrebbe notevoli impatti sulla pressione fiscale: nei comuni nei quali le imprese sono costrette a pagare una Imu molto elevata, infatti, la deducibilità integrale dell'imposta determinerebbe una forma di compensazione tale da ridurre l'iniquità derivante dalla tassazione comunale;

    considerato che nell'ambito della manovra di bilancio per il 2020, alla luce del documento programmatico di bilancio recentemente approvato dal Consiglio dei ministri e inviato a Bruxelles, si prevede non solo l'abrogazione della flat tax al 20 per cento per le partite Iva con redditi tra i 65.001 e i 100.000 euro annui recentemente introdotta dalla legge di bilancio per il 2019, ma anche, con riferimento precipuo alle partite Iva fino a 65.000 euro con flat tax al 15 per cento, una sostanziale revisione dei parametri del «regime dei minimi», con annessa elencazione di quelli che potrebbero essere oggetto di successiva modifica nella manovra. Si parla, infatti, di parametri relativi ai limiti di spese per il personale e beni strumentali fino a 20.000 euro e soprattutto di «esclusione se il reddito è maggiore a 30.000» senza dare particolari indicazioni. Quest'ultimo parametro non meglio specificato potrebbe significare tante cose: ovverosia, che si potrebbero escludere dall'applicazione del regime i contribuenti che nel precedente periodo di imposta hanno realizzato redditi di lavoro dipendente superiori a 30.000 euro, oppure redditi d'impresa o di lavoro autonomo superiori a 30.000 euro, oppure entrambe le cose, oppure addirittura l'introduzione di due diversi regimi fiscali separati in sostituzione di quello attuale, magari un «regime dei minimi», sulla base di quello previsto dalla vecchia normativa del 2011, per i soggetti aventi ricavi o compensi sino a 30.000 euro annui ed un «regime forfettario» per tutti gli altri con ricavi o compensi superiori a 30.000 euro ed entro il limite di 65.000 euro annui. Una soluzione di questo tipo, a doppio regime per le partite Iva entro i 65.000 euro, snatura fortemente se non addirittura abroga di fatto anche l'attuale impianto normativo sulla flat tax per le partite Iva al 15 per cento, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Non si comprende, infatti, perché l'unica concreta misura fino ad oggi assunta a beneficio di giovani o professionisti-medio piccoli debba essere espunta. Non si tratta, certo, di grandi contribuenti contro cui il principio di progressività giustifichi accanimenti fiscali. Non esiste alcuna regione per una simile scelta, se non una sorta di malcelato odio sociale verso i ceti libero-professionali e verso le dinamiche attive e meritocratiche che le caratterizzano. Non bisogna tacere, peraltro, che il nuovo regime, oltre ad agevolare i professionisti, ha prodotto influssi positivi anche per la finanza pubblica, con un aumento degli introiti e l'emersione del nero;

    considerato, infine, che l'impianto generale della manovra di bilancio per il 2020, per quanto risulta, dovrebbe prevedere, alla luce di quanto descritto dal documento programmatico di bilancio recentemente approvato dal Consiglio dei ministri e inviato a Bruxelles, un diluvio di interventi minuti tesi a recuperare anche le briciole delle tasse, con conseguente aggravio di costi, adempimenti e sanzioni che si abbatterebbero inopinatamente nei confronti degli esercenti commerciali, addirittura definiti «infedeli» quasi a voler criminalizzare nel sentire collettivo l'intera categoria di riferimento,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per istituire presso i Ministeri vigilanti sulle professioni tavoli di lavoro o osservatori permanenti che prevedano la partecipazione dei rappresentanti di ogni professione e che permettano una costante concertazione sui principali temi che riguardano i professionisti e un dialogo teso a semplificarne l'attività;

2) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, atta a garantire l'applicazione del principio dell'equo compenso commisurato alla quantità e qualità del lavoro prestato, già contemplato nell'articolo 13-bis della legge professionale forense, introdotto con la legge di bilancio per il 2018, garantendone l'applicazione a tutte le prestazioni professionali con soggetti diversi dai consumatori o dagli utenti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), del codice del consumo, abbiano gli stessi natura pubblica o privata, ed estendendone l'applicazione alle prestazioni dei professionisti iscritti agli ordini di cui all'articolo 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81, nonché, per quanto compatibili, a tutti i liberi professionisti;

3) a considerare l'opportunità di adottare iniziative normative, per ogni singola professione vigilata dal Ministro della giustizia, che individuino parametri specifici per l'applicazione dell'equo compenso da parte del giudice per la liquidazione giudiziale dei compensi, nonché dalle parti in assenza di un accordo specifico, rendendo autonome le professioni diverse da quella forense e garantendo una tutela specifica per ognuna di loro;

4) a promuovere ogni opportuna iniziativa per dare la possibilità ai consigli nazionali delle professioni vigilate dal Ministero della giustizia, nonché alle associazioni che rappresentano le professioni non ordinistiche, a segnalare violazioni alla normativa sull'equo compenso sia presso il Ministero vigilante, sia presso l'autorità giudiziaria nei casi più gravi;

5) a considerare l'opportunità di assumere iniziative per sottoporre a revisione i compensi per i consulenti tecnici di ufficio ausiliari della giustizia, la cui tariffazione è regolata dal testo unico sulla, giustizia che richiama la legge n. 319 del 1980, ormai obsoleta e non in linea con il principio dell'equo compenso, tenuto conto che gli onorari attualmente sono commisurati al tempo impiegato dai professionisti a svolgere l'incarico e valutati poco più di 4 euro l'ora, parametro che, anche alla luce delle nuove incombenze previste in materia fallimentare, appare assolutamente anti storico e non adeguato;

6) a valutare l'opportunità di assumere iniziative per rendere maggiormente fruibili gli strumenti della volontaria giurisdizione e razionalizzare i tempi dei connessi procedimenti, con chiari benefici in termini deflattivi;

7) ad adottare tutte le iniziative più opportune, anche d'intesa con la rete delle professioni tecniche e con i rappresentanti del terzo settore, per coordinare le norme in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, quali il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, il decreto ministeriale n. 236 del 1989, la legge sui piani di eliminazione delle barriere architettoniche, di fatto mai attuati, e la legge n. 104 del 1992 in un testo unico sull'abbattimento delle barriere architettoniche e sull'accessibilità;

8) ad assumere iniziative, anche in collaborazione con la Federazione nazionale dei chimici e dei fisici, per valorizzare la figura professionale dei chimici e dei fisici;

9) ad adottare iniziative, anche normative, finalizzate a declinare nell'ambito dell'ordinamento le proposte individuate dal documento congiunto Confindustria-Cndced (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili), al fine di porre rimedio ad alcune criticità particolarmente evidenti soprattutto nell'operatività dei sostituti di imposta e nel settore Iva, che complicano la gestione delle imprese nonché degli studi professionali dei commercialisti attraverso gli interventi evidenziati in premessa;

10) ad adottare iniziative volte ad una maggiore semplificazione normativa attraverso la rimozione di alcune distorsioni strutturali che rendono l'ordinamento opaco e di difficile lettura nei suoi obiettivi e nel coordinamento tra le diverse discipline di imposta e tra i diversi comparti dell'ordinamento;

11) ad adottare iniziative normative finalizzate a garantire un rapporto fra fisco e contribuenti, valorizzando, con particolare riferimento a imprese e libere professioni, gli istituti della cooperazione e del controllo del rischio fiscale e garantendo la certezza del diritto e la proporzionalità della risposta sanzionatoria;

12) ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a risolvere le problematiche sollevate dalla sostituzione degli studi di settore con gli indicatori sintetici di affidabilità, in particolare accogliendo, anche con provvedimenti normativi, le proposte del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili evidenziate in premessa;

13) a prevedere una specifica iniziativa normativa che affronti in modo organico e coordinato il tema della sicurezza degli operatori sanitari nell'espletamento delle loro prestazioni professionali, anche prevedendo il conferimento agli stessi della qualifica di pubblico ufficiale, durante le loro funzioni, con la connessa procedibilità d'ufficio per i reati commessi contro questi ultimi nell'esercizio delle loro funzioni professionali, al fine di arginare il fenomeno dell'aggressione ai «camici bianchi», sempre più diffuso negli ultimi tempi;

14) ad adottare iniziative per rimodulare ed implementare le risorse dedicate al settore delle prestazioni veterinarie sia nel settore privato che in ambito pubblico;

15) ad adottare iniziative per rivedere le disposizioni introdotte con la legge n. 124 del 2017, che ha consentito l'accesso alla titolarità delle farmacie anche alle società di capitali, senza la previsione – contrariamente a quanto stabilito dalla normativa vigente per le altre società tra professionisti – di alcuna riserva di partecipazione ai soci professionisti;

16) ad adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per l'attuazione della farmacia dei servizi, prevista dalla legge n. 69 del 2009, dal decreto legislativo n. 153 del 2009 e successivi decreti attuativi in tutte le regioni italiane;

17) a porre in essere ogni iniziativa utile per il celere rinnovo della convenzione nazionale che disciplina i rapporti con le farmacie pubbliche e private e che risale ormai a più di venti anni fa (decreto del Presidente della Repubblica n. 371 del 1998);

18) a intraprendere ogni utile iniziativa finalizzata ad equiparare lo status contrattuale ed economico dei laureati in farmacia e in altre lauree sanitarie non mediche che afferiscono alle scuole di specializzazione di area sanitaria, disciplinate dal decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 1° agosto 2005, e successive modificazioni, a quello dei laureati in medicina;

19) ad adottare iniziative per sospendere l'obbligo di emissione della fattura elettronica per tutti i soggetti privati non esenti fino al 1° gennaio 2022 o ad estendere a tutto il primo anno di applicazione del nuovo obbligo di fatturazione elettronica il regime sanzionatorio più mite che è stato introdotto dal «decreto fiscale 2019»;

20) ad adottare iniziative per innalzare la soglia della «no tax area», esentando dal pagamento dell'Irpef tutti i contribuenti, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e pensionati con un reddito non superiore a 13.000 euro;

21) a valutare la possibilità di adottare iniziative per detassare gli investimenti operati dalle casse dei professionisti in economia reale, ovvero ridurre la tassazione dal 27 al 12,5 per cento come previsto per i titoli di Stato;

22) ad adottare iniziative volte a rendere, alla luce delle evidenze del Rapporto Cna «Comune che vai, fisco che trovi», l'Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d'impresa a partire dall'anno d'imposta 2019, nella considerazione che la completa deducibilità dell'Imu dal reddito d'impresa, oltre a determinare un effetto importante sul total tax rate della piccola impresa, porterebbe maggiore equità nella tassazione, perché apporta maggiori benefici di riduzione della tassazione erariale alle imprese più vessate dalla tassazione comunale sugli immobili;

23) ad astenersi dall'adottare improvvide iniziative normative capaci solo di snaturare la recente riforma del regime forfettario per le partite Iva fino a 65.000 euro cui è applicata una flat tax pari al 15 per cento, nonché ad adottare iniziative per rivedere l'abrogazione della previsione contenuta nella legge di bilancio per il 2019 relativa all'estensione della platea dei beneficiari fino alla soglia dei 100.000 euro, con flat tax pari al 20 per cento;

24) ad adottare iniziative, anche nell'ambito dell'imminente disegno di legge di bilancio, volte a ridurre costi, adempimenti e sanzioni a carico degli esercenti commerciali, senza alcun tipo di strategia effettiva contro l'evasione fiscale, nonché a evitare l'eccessiva polverizzazione del sistema tributario e la depressione dell'economia reale;

25) a tutelare i giornalisti nell'esercizio della loro attività professionale dai sempre più frequenti episodi di aggressione e intimidazione, nonché ad assumere iniziative relativamente alle situazioni di crisi aziendale nel comparto dell'editoria che prefigurano un drammatico ridimensionamento degli organici – come purtroppo testimoniano i recenti annunci di licenziamenti che coinvolgono agenzie di stampa nazionali e importanti testate di carta stampata – e ad adottare iniziative per reintrodurre già con il disegno di legge di bilancio per il 2020 i contributi diretti a favore delle imprese editrici di quotidiani e periodici, decurtati dall'articolo 1, comma 810, della legge n. 145 del 2018, anche al fine di evitare ulteriori perdite di occupazione in un settore così delicato, scongiurando così la riduzione del pluralismo e l'abbassamento della qualità dell'informazione in favore di chi produce falsa informazione, meglio definita come «fake news», in spregio ai principi liberali e democratici cui si informa la Costituzione repubblicana.
(1-00269) (Nuova formulazione) «Mandelli, Gelmini, Zanettin, Giacomoni, Porchietto, Martino, Baratto, Cattaneo, Angelucci, Giacometto, D'Ettore, Cannizzaro, Pella, D'Attis».