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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 11 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il nostro Paese si è impegnato con gli Stati Uniti ad acquistare progressivamente 90 velivoli F-35 nelle due versioni A e B, rispettivamente in 60 e 30 esemplari;

    all'acquisto dei predetti velivoli nel numero prefissato si lega lo sfruttamento della fabbrica di Cameri, dove non solo vengono prodotti gli F35 destinati all'Italia, ma ne sono assemblati anche per conto di altri Paesi, come l'Olanda. È inoltre previsto che a Cameri si svolga la manutenzione di tutti gli F35 venduti ai Paesi continentali dell'Europa;

    sul regolare sviluppo della commessa alla Lockheed sono intervenute nel corso del tempo turbative che hanno generato incertezze e dubbi in merito alla tempistica e ai volumi delle forniture;

    nel 2012 ebbe luogo una prima decurtazione del lotto complessivo dei velivoli da acquistare, ridotto dagli originari 131 a 90;

    le incertezze che hanno contrassegnato recentemente il cammino della commessa degli F35 A e B destinati all'Aeronautica militare e alla Marina militare sono sfociate anche in episodi sconcertanti, come la morosità del nostro Paese nell'onorare nei tempi stabiliti alcune tranche dei pagamenti connessi agli acquisti;

    la situazione d'incertezza sembra malauguratamente persistere, stando almeno a quanto riportano gli organi d'informazione, secondo i quali il Presidente del Consiglio avrebbe recentemente confermato nel corso di un recente incontro bilaterale con il segretario di Stato americano svoltosi a Roma l'intenzione del nostro Paese di perfezionare l'acquisto dell'intero lotto di 90 F35 previsto, salvo poi aprire alla rinegoziazione della transazione;

    sarebbe inoltre ancora in corso di definizione la determinazione del numero di velivoli da acquistare nel prossimo triennio, mentre risultano tuttora in corso di consegna 28 apparecchi già comprati, che si aggiungono ai 13 già in linea;

    la contraddizione tra le dichiarazioni recentemente attribuite al Presidente del Consiglio sembra essere riconducibile alla coesistenza di indirizzi politici divergenti in seno alla compagine di Governo nella quale, accanto a coloro che desiderano la conferma alle attuali condizioni della commessa per gli F35 vi sono anche coloro che, invece, ne vorrebbero l'ulteriore decurtazione;

    l'F35 A ha appena ottenuto la certificazione operativa Nato prevista per questo genere di velivoli, in coincidenza con il suo rischieramento in Nord Europa nel quadro di una delle missioni atlantiche di Air Policing cui l'Italia aderisce;

    una riduzione della commessa rischia di precludere all'Italia la piena valorizzazione dell'impianto di Cameri ed altresì la possibilità di negoziare l'allargamento delle partnership industriali nel campo della difesa e dell'aerospazio tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d'America,

impegna il Governo:

1) ad esprimere un univoco orientamento alla conferma della commessa concernente l'acquisto degli F35 A e B nei numeri e con la tempistica già concordati a livello bilaterale tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America;

2) a definire contestualmente in tempi rapidi gli acquisti del velivolo programmati per il prossimo triennio, mentre si completa la consegna del lotto da 28 unità in corso di produzione;

3) ad esplorare, contestualmente, la possibilità di allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra le aziende leader italiane e i colossi americani del settore.
(1-00260) «Ferrari, Molinari, Fantuz, Zicchieri, Toccalini, Boniardi, Castiello, Piccolo, Pretto».


   La Camera,

   premesso che:

    il cuneo fiscale corrisponde alla somma delle imposte e dei contributi previdenziali che gravano sui redditi dei lavoratori e dei datori di lavoro e, quindi, la differenza tra il costo di un lavoratore per l'azienda che lo impiega e quanto il lavoratore percepisce come retribuzione in busta paga;

    in data 11 aprile 2019 l'Ocse ha diffuso il rapporto «Taxing wages 2019» dedicato al tema del cuneo fiscale, dal quale emerge in modo inequivocabile, prendendo come riferimento un lavoratore single e senza figli a carico, come l'Italia sia ancora il terzo Paese in classifica, dopo il Belgio e la Germania, per l'incidenza più alta di oneri e tasse a carico dei lavoratori con un cuneo fiscale del 47,9 per cento contro una media Ocse del 36,1 per cento;

    quello del costo del lavoro è un problema di lungo periodo che affligge da sempre lo sviluppo economico del Paese, producendo effetti negativi anche sotto il profilo dell'incremento occupazionale e della riduzione della propensione alla spesa da parte di milioni di lavoratori: un problema che nell'ultimo ventennio, purtroppo, non solo non ha trovato una soluzione, ma si è aggravato, essendo passati da un cuneo fiscale del 47,1 per cento nel 2000 all'attuale 47,9 per cento;

    in una situazione di crescita economica praticamente nulla come quella registrata nel corso dell'anno 2019 e in vista di una crescita estremamente modesta, che le previsioni del Governo riportate nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 non stimano oltre lo 0,4 per cento del prodotto interno lordo per il quadro economico tendenziale e lo 0,6 per cento per il quadro relativo alla finanza pubblica corretto per il ciclo nelle previsioni per l'anno 2020, un intervento importante per l'abbattimento del cuneo fiscale rappresenta senza alcun dubbio il principale strumento di politica economica in grado di sortire effetti anticiclici per la crescita del Paese;

    non a caso tale misura è invocata con forza da tutto il mondo produttivo italiano anche sotto forma di un intervento volto a ridurre gli oneri gravanti sulle retribuzioni dei lavoratori;

    il Governo nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 ha previsto un intervento volto alla riduzione del cuneo fiscale, ma la portata di tale misura appare largamente insufficiente sia per le risorse che si prevedono di stanziare, sia per le modalità attuative. Dette risorse sono, infatti, pari allo 0,15 per cento del prodotto interno lordo, il che equivale a 2 miliardi e 700 milioni di euro. Inoltre, la normativa sul cuneo fiscale, alla luce di quanto previsto dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza non sarà inserita nell'ambito del disegno di legge bilancio per il 2020 di prossima presentazione al Senato ma in un apposito disegno di legge collegato, con la conseguenza che l'intervento di riduzione del cuneo non entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020, ma nel secondo semestre dell'anno. Inoltre, con 2 miliardi e 700 milioni di euro di stanziamento, se la platea interessata fosse di 10 milioni di lavoratori con i redditi medio bassi al di sotto dei 26.000 euro si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese da luglio 2020. In buona sostanza, si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte;

    il Gruppo Forza Italia – Berlusconi Presidente ha presentato da tempo proposte puntuali in materia di riduzione del costo del lavoro e abbattimento del cuneo fiscale. In particolare, durante l'esame del disegno di legge di bilancio 2019 Forza Italia ha proposto sia interventi in materia di riduzione strutturale dei premi e dei contributi Inail con coperture a regime per 1.500 milioni di euro, sia interventi di riduzione del cuneo fiscale e incentivo strutturale all'occupazione giovanile con oneri stimati fino a 10 miliardi e 900 milioni di euro a regime. Da ultimo, infine, Forza Italia ha anche presentato una proposta di legge di riduzione del cuneo fiscale con una copertura di 13 miliardi e 400 milioni di euro, anche attraverso un incremento delle detrazioni Irpef per i redditi fino a 35.000 euro lordi. Il tutto al fine di alleviare il peso di imposte e contributi che grava su un terzo dello stipendio medio di un lavoratore. Non a caso il cuneo fiscale è stato definito come la «tassa occulta» che raddoppia il costo del lavoro;

    tali proposte rappresentano il frutto di un lavoro politico condiviso con le rappresentanze del mondo produttivo da Confindustria ad Assolombarda e comportano, ovviamente, ingenti oneri ai fini della loro copertura economica;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo maggiori risorse da destinare ad un intervento più efficace di quello descritto dalla Nadef 19 in materia di cuneo fiscale possono essere reperite tramite una riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2019 per il reddito di cittadinanza, un istituto che nel suo primo anno di applicazione si è dimostrato del tutto fallimentare in termini di crescita economica configurandosi, nei fatti, come misura di carattere meramente assistenziale. Dal 1° gennaio 2020 il fondo per il reddito di cittadinanza sarà finanziato per 8.055 milioni di euro a fronte di una platea di richiedenti che, come dimostrano i dati per l'anno 2019, sarà nettamente inferiore;

    si rileva, inoltre, che tra le innovazioni normative introdotte dalle manovre economiche dal 2014 al 2019 e l'indebitamento netto per il 2020 si stimano effetti in termini di maggiori spese o minori entrate pari a:

     1) 9,4 miliardi di euro per il cosiddetto «Bonus Renzi»;

     2) 4,5 miliardi di euro per i contratti della pubblica amministrazione;

     3) 4,2 miliardi di euro per i fondi da ripartire per il rilancio degli investimenti e dello sviluppo del Paese;

     4) 4 miliardi di euro per la riduzione dell'Ires dal 27,5 per cento al 24 per cento;

     5) 3,9 miliardi di euro per la deduzione del costo del lavoro da imponibile Irap;

     6) 3,6 miliardi di euro per l'abolizione della Tasi sull'abilitazione principale e l'esenzione degli inquilini;

     7) 2,9 miliardi di euro per il regime fiscale agevolato per autonomi (aliquota sostitutiva 15 per cento);

     8) 2,7 miliardi di euro per svalutazione e perdite su crediti – banche, finanziarie ed assicurazioni;

     9) 2,3 miliardi di euro per gli investimenti per gli enti territoriali;

     10) 1,7 miliardi di euro per l'aliquota Ires ridotta al 21,5 per cento gli utili accantonati a riserve;

     11) 1,7 miliardi di euro per l'incremento delle detrazioni Irpef redditi da lavoro dipendente;

     12) 1,6 miliardi per la realizzazione della cosiddetta «Buona scuola»;

     13) 1,6 miliardi per la riduzione dei premi e contributi e revisione delle tariffe Inail;

     14) 1,5 miliardi per l'esonero contributivo previdenziale per l'assunzione a tempo indeterminato di giovani;

     15) 1,5 miliardi di euro per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali;

     16) 1,3 miliardi di euro per le misure in favore delle famiglie;

     17) 1,2 miliardi di euro per gli investimenti delle amministrazioni centrali;

     18) 1 miliardo di euro per la revisione delle imposte sul patrimonio immobiliare;

     19) 1 miliardo di euro per il rimborso alle regioni per l'acquisto di medicinali innovativi;

     20) 1 miliardo di euro per l'esenzione Imu dei terreni agricoli e degli imbullonati;

     21) 1 miliardo di euro per il finanziamento di interventi in favore degli enti territoriali;

     22) 1 miliardo di euro per la detassazione dei premi di produttività;

     23) 900 milioni di euro per la detrazione sul «sisma-bonus»;

     24) 800 milioni di euro per gli investimenti per il rischio idraulico ed idrogeologico;

     25) 800 milioni di euro per la quattordicesima mensilità dei pensionati;

     26) 600 milioni di euro per il contributo alle province ed alle città metropolitane delle regioni a statuto ordinario;

     27) 600 milioni di euro per il pensionamento anticipato per lavoratori precoci;

     28) 600 milioni di euro per il rafforzamento dell'autonomia scolastica;

     29) 500 milioni di euro per la deducibilità Imu sugli immobili strumentali;

     30) 500 milioni di euro per l'emergenza sismica 2016 – credito d'imposta e per la ricostruzione privata e i contributi per la ricostruzione pubblica;

     31) 400 milioni di euro per gli investimenti dei comuni per la messa in sicurezza e la manutenzione di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, territori e investimenti delle regioni per edifici e territori;

     32) 400 milioni di euro per il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo;

     33) 400 milioni di euro, per l'aumento della deduzione imponibile Irap a 5.000 euro e l'abolizione dell'Irap per le imprese agricole e della pesca;

     34) 400 milioni di euro per la cooperazione internazionale allo sviluppo;

     35) 400 milioni di euro per l'utilizzo di avanzo vincolato per investimento nell'ambito del patto nazionale incentivato;

     36) 300 milioni di euro per l'incremento del fondo per finanziare le assunzioni di personale (PA);

     37) 300 milioni di euro per il ristoro dei risparmiatori;

     38) 300 milioni di euro per la riduzione dell'aliquota contributiva dei lavoratori autonomi;

     39) 300 milioni di euro per il fondo per il capitale immateriale;

     40) 300 milioni di euro per la «no tax area» pensionati con età inferiore ai 75 anni;

     41) 300 milioni per i centri per l'impiego ed Anpal;

    il tutto per un importo totale complessivo pari a 50,2 miliardi di euro;

    tutte queste misure di carattere espansivo hanno certamente una loro ragion d'essere, ma sarebbe importante assicurarsi che detti interventi centrino gli obiettivi giusti o raggiungano le persone giuste attraverso opportuni controlli. Di rado, tuttavia, come ben evidenziato da recenti report dell'Osservatorio per i conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, si fa una valutazione a posteriori per verificare, a distanza di tempo, se le innovazioni abbiano avuto effettivamente l'effetto sperato e quindi se valga la pena mantenerle (o anche potenziarle), oppure se sia preferibile impiegare le risorse altrove. Questa valutazione è possibile e viene fatta in vari Paesi, e anche dalla Commissione europea per le norme di sua competenza. In Italia, invece, non solo non vi è una valutazione a posteriori, ma manca addirittura l'elenco totale delle misure che sono state prese negli ultimi anni e del loro costo attuale;

    infine, una strategia realistica ed efficace di vera «spending review» può rendere disponibili ulteriori risorse dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89,

impegna il Governo:

1) a ridurre sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2020 e non in un successivo provvedimento collegato, l'impatto del cuneo fiscale sulle imprese e sui lavoratori utilizzando a tal fine le risorse rinvenienti dal finanziamento del reddito di cittadinanza rispetto al quale la legge di bilancio 2019 prevede per l'anno 2020 uno stanziamento di più di 8 miliardi di euro (segnatamente, 8 miliardi e 55 milioni di euro) e, in tale prospettiva a introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione giovanile e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure tese a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;

2) a favorire l'apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese, incrementare l'occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori, anche tenendo conto delle proposte attualmente depositate in Parlamento dall'inizio della legislatura, trasformando in tal senso la prossima «sessione di bilancio» in una vera e propria «sessione di sviluppo» per il bene dell'economia italiana;

3) a presentare in Parlamento un elenco, attualmente disponibile solo per le spese fiscali, attraverso il quale si possa associare ad ogni voce del bilancio pubblico le norme che, almeno negli ultimi anni, ne hanno determinato la configurazione attuale in termini di costo/beneficio per la finanza pubblica e per gli utenti, al fine di ottimizzare il reperimento o il riorientamento di risorse per destinarle a interventi cruciali come quello dell'abbattimento del cuneo fiscale, dando peraltro un contributo importante alla trasparenza sui conti pubblici;

4) ad adottare iniziative per prendere disponibili ulteriori risorse, in un'ottica di «spending review», dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, in modo tale che le amministrazioni pubbliche abbiano l'obbligo di procedere agli acquisti dei beni e dei servizi esclusivamente tramite convenzioni e accordi quadro messi a disposizione da Consip Spa e dalle centrali di committenza regionali al fine di garantire una riduzione della loro spesa.
(1-00261) «Gelmini, Mandelli, Prestigiacomo, Occhiuto, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Cattaneo, Baratto, Angelucci, Porchietto, Giacometto».

Risoluzioni in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    nonostante le promesse fatte negli anni, i vari Governi che si sono avvicendati non hanno mai mostrato il giusto interesse ad agire in modo incisivo sulla drammatica situazione in cui versa la categoria dei magistrati onorari. In particolare, nessuna considerazione è stata mostrata verso chi in tale categoria milita da decenni, ben oltre l'originario termine quinquennale previsto dal decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, e scaduto nel lontano 2 giugno 2004, lasciando immutata la temporaneità delle funzioni attribuite e l'assenza di una dignitosa retribuzione corrispettiva dell'impegno profuso;

    come ormai noto, per far fronte alla grave crisi del sistema giudiziario italiano, affossato da milioni di cause pendenti e da una grave carenza di personale, a partire dalla fine degli anni Novanta, lo Stato ha creato la figura del magistrato onorario, non assunto per concorso, ma reclutato per titoli, per svolgere l'attività in modo non esclusivo, addossandogli il compito di smaltire migliaia di processi minori, basati su reati di gravità ridotta;

    negli anni, però, i magistrati onorari sono divenuti affidatari in maniera stabile e continuativa della gestione diretta di interi ruoli di cause, ponendosi in una posizione collaterale, ma sempre subordinata, rispetto all'opera dei magistrati togati. Nel silenzio delle istituzioni i magistrati onorari contribuiscono da anni a mantenere a galla il sistema giudiziario italiano, spesso affrontando carichi di lavoro pari a quelli dei colleghi togati, pur essendo trattati come lavoratori di «serie B»;

    sulla questione della magistratura onoraria sono intervenuti anche, su iniziativa degli stessi giudici onorari, il Consiglio d'Europa e la Commissione europea, che ne hanno censurato l'inquadramento precario, ma tale iniziativa era stata stigmatizzata dal Ministro pro tempore Orlando, che l'aveva additata quale causa del suo diniego all'invocata stabilizzazione della categoria, ritenendola incompatibile con la Costituzione, che la riserverebbe ai soli magistrati che abbiano superato il concorso ordinario;

    l'inquadramento a tempo indeterminato, però, è cosa diversa dall'inquadramento nel ruolo ordinario dei magistrati di carriera, poiché attiene all'inamovibilità, guarentigia di indipendenza e autonomia. L'inquadramento a tempo indeterminato dei magistrati onorari, infatti, non tange minimamente le prerogative esclusive della magistratura di carriera, titolare unica di tutte le funzioni diverse da quelle giudiziarie devolvibili a giudici singoli: ossia quelle presidenziali, direttive, semidirettive e di composizione e designazione elettiva dei componenti di organi collegiali di autogoverno;

    con l'entrata in vigore del decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, attuativo della legge delega sulla riforma della magistratura onoraria, e l'istituzione dell'ufficio per il processo, i giudici onorari, anche di vecchia nomina, che da anni svolgono funzioni giurisdizionali, sono stati relegati all'espletamento di un'attività di «assistenza» dei magistrati togati, compito che, di fatto spetterebbe ai tirocinanti-stagisti;

    credendo di ottemperare ai moniti della Commissione europea sulla violazione delle direttive comunitarie in materia di lavoro, in realtà la «riforma Orlando» non ha fatto altro, per i presentatori del presente atto di indirizzo, che accentuare tale violazione, esponendo ancora una volta l'Italia ad una probabile procedura d'infrazione europea;

    la demolizione delle vecchie preture e ora degli uffici del giudice di pace, con la previsione di un nuovo ufficio del giudice onorario di pace (Gop) a partire, però, dal 2021, senza capire come avverrà il passaggio dei nuovi Gop, ex giudici onorari di tribunale (Got), assegnati nel frattempo all'ufficio per il processo presso il tribunale, non stanno facendo altro che creare confusione anche tra gli addetti ai lavori, che hanno «coniato» la nuova figura dei magistrati onorari «ausiliari», non prevista da nessuna norma di legge, tantomeno dalla nostra Costituzione;

    il servizio giustizia è essenziale per un moderno Stato di diritto e l'attuale complessità della vita socio-economica obbliga ad adeguare le strutture giudiziarie e la sua organizzazione alle crescenti esigenze del Paese;

    è necessario dare continuità al servizio della giustizia ed al tempo stesso valorizzare le competenze nonché la produttività ed efficienza dimostrate da tutti i giudici onorari nella gestione dei procedimenti a loro affidati, che costituiscono il 60 per cento del contenzioso totale;

    quello che è mancato è stato, per troppo tempo, un progetto organico di riforma della materia, attento, da un lato, a salvare sul piano processuale l'uso disinvolto dei magistrati onorari (per non invalidare magari processi a tanti anni di distanza dai fatti) e, dall'altro, sul piano dei principi costituzionali, a salvare le norme censurate sempre in nome della solita «emergenza» che giustificava lo strappo legislativo di turno, adottato fuori dal perimetro delineato dall'articolo 106 della Costituzione;

    l'assenza di un progetto organico di riforma ha favorito ineluttabilmente prima i provvedimenti «tampone», costituiti per anni dalle proroghe dello status quo, e da ultimo da una «riformetta» che ha introdotto alcune scelte farraginose e pasticciate;

    da ultimo, la magistratura onoraria è stata al centro di una discutibile proposta di riforma promessa anche dal Ministro Bonafede che, lungi dal recepire le richieste avanzate dalla categoria interessata e condivise apertamente dalla magistratura di ruolo, da un lato riconosce che «la magistratura onoraria rappresenta una delle colonne portanti della giustizia» e, al contempo, propone quale compenso equo e dignitoso «98 euro lordi per otto ore di svolgimento delle funzioni; udienza o attività di supporto alla magistratura professionale»;

    come denunciato dai magistrati onorari, il disegno di legge approvato in Consiglio dei ministri non prevede alcun investimento economico, trattandosi di provvedimento a finanza invariata;

    i magistrati onorari sono lavoratori che devono amministrare la giustizia ma, paradossalmente, sono vittime di ingiustizie;

    la giustizia non può essere valutata alla stregua di uno dei tanti costi da tagliare, ma va considerata quale preziosa-risorsa da sostenere e valorizzare, nell'interesse dei cittadini e del Paese tutto,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per rivedere in modo organico e incisivo la disciplina della magistratura onoraria, al fine di assicurare l'applicazione ai magistrati onorari delle incompatibilità, delle guarentigie e del trattamento previdenziale e assistenziale adeguati al ruolo che rivestono nel complesso sistema di amministrazione della giustizia;

   ad assumere ogni opportuna iniziativa di carattere normativo per la modifica della cosiddetta «riforma Orlando», in particolare, nella parte in cui declassa le funzioni dei magistrati onorari a semplici «funzioni ancillari» dei magistrati ordinari, ponendosi per i firmatari del presente atto in contrasto con il dettato della Costituzione;

   ad assumere iniziative per garantire che i giudici onorari di tribunale in servizio da decenni possano, a domanda, transitare da subito nelle funzioni di vice procuratori ordinari, o essere assegnati immediatamente agli uffici del giudice di pace, in stato di sofferenza per il blocco dei concorsi negli ultimi dieci anni e per i recenti pensionamenti di molti giudici di pace.
(7-00334) «Varchi, Ferro, Maschio, Delmastro Delle Vedove».


   La III Commissione,

   premesso che:

    gli italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) nella circoscrizione consolare di Barcellona sono 86.405, mentre in quella di Madrid sono 96.095, per un totale di 182.500 cittadini italiani iscritti all'Aire in Spagna alla fine del 2018;

    il totale degli italiani iscritti all'Aire nelle isole Canarie è aumentato del 270 per cento in dieci anni, passando dai 10.379 del giugno 2009 ai 27.098 del giugno 2019;

    al 18 luglio 2019 gli italiani iscritti all'Aire sono già 29.361, così suddivisi: 13.633 a Las Palmas e 15.728 a Tenerife;

    secondo i dati forniti dalla Spagna, al 30 aprile 2019 gli italiani alle Canarie erano in realtà già 49 mila, quindi quasi il 100 per cento in più rispetto a quelli iscritti all'Aire;

    i turisti italiani di passaggio, suddivisi tra crociere organizzate e turisti individuali, sono circa 200.000 all'anno solo a Tenerife;

    negli ultimi mesi sono aumentati anche gli italo-venezuelani e gli italo-argentini, dei quali è difficile stimare il numero preciso;

    su ciascuna delle isole di Gran Canaria e di Tenerife è presente un console onorario, la cui funzione presenta forti limiti legali rispetto a quella di un console di carriera: a titolo di esempio, il console onorario non può rilasciare carte di identità, passaporti, documenti sostitutivi di emergenza, procure, documenti di viaggio, dichiarazioni di valore ai fini di studio;

    il precedente Governo stava lavorando per aprire un consolato di carriera nell'arcipelago delle Isole Canarie,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per aprire un ufficio consolare di carriera presso l'arcipelago delle Isole Canarie, in particolare a Tenerife oppure a Gran Canaria, al fine di poter gestire la crescita vertiginosa degli italiani nell'arcipelago e offrire loro assistenza, considerando anche l'aumento esponenziale degli italiani iscritti all'Aire e l'enorme flusso di turisti italiani di passaggio e data anche la difficoltà di raggiungere il consolato generale di Madrid.
(7-00336) «Billi, Zoffili, Formentini, Comencini, Giorgetti, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Grimoldi, Picchi, Ribolla».


   La III Commissione,

   premesso che:

    nel luglio 2014 Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato la nascita dello Stato Islamico e chiesto di intensificare la lotta per la costituzione di un grande califfato in Medio Oriente. Da subito i Curdi nel nord della Siria hanno contrastato le avanzate dell'Isis, fornendo un contributo determinante nella guerra che si è combattuta nel territorio siriano. Infatti, le milizie curde Ypg sono state tra i principali attori protagonisti della lotta contro lo Stato islamico. Nel settembre del 2014, gli Usa formarono una coalizione internazionale (solo con raid aerei) contro l'Isis. Le Ypg ricevevano il supporto aereo, della coalizione ed erano le uniche forze sul terreno, incaricate di conquistare le città sotto il controllo dell'Isis, diventando partner americano nella lotta contro il gruppo dello Stato Islamico per quasi quattro anni. Sono state loro a conquistare Raqqa – la capitale di Isis in Siria e a difendere la città di Kobane dall'assedio intrapreso dall'Isis nel luglio 2014 e respinto nell'aprile 2015 dopo combattimenti continui nella città e nei villaggi limitrofi;

    i curdi sono un gruppo etnico che conta circa 20 milioni di persone sparse in quattro nazioni: 10 milioni in Turchia, 6 milioni in Iran, 3,5 milioni in Iraq e poco più di 2 milioni in Siria e sono prevalentemente musulmani sunniti. Il popolo curdo è forse il più grande gruppo etnico senza uno Stato. Dalla scoppio della rivolta contro il regime siriano, nel marzo 2011, il Rojava, così come i curdi siriani chiamano la zona dove abitano nel nord est della Siria, è divenuto di fatto autonomo, ed è retto da un sistema democratico parlamentare, fondato sul pluralismo politico e sul decentramento amministrativo che garantisce pari diritti alle diverse etnie presenti (curdi, arabi, assiri e turkmeni), alle minoranze religiose (cristiani, yazidi, alevi) e favorisce la partecipazione delle donne a tutti gli ambiti della vita pubblica, ponendosi come l'unica alternativa democratica in Siria tra il regime di Assad e le forze di ispirazione integralista islamica; la presenza delle forze militari degli Stati Uniti d'America ha garantito protezione ai curdi siriani;

    proprio questa è l'area in cui è scattata la campagna turca volta a creare una fascia di sicurezza a ridosso del confine;

    il 18 dicembre 2018 il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria. A seguito del predetto annuncio, il segretario della difesa degli Stati Uniti, Jim Mattis, – generale dei marine di grandissima esperienza, molto rispettato sia dai Repubblicani che dai Democratici – ha dato le sue dimissioni, spiegando di non essere d'accordo con le scelte del presidente Trump nella gestione delle alleanze internazionali;

    il 7 ottobre 2019, il presidente Trump ha scritto su un social network: «È il momento per noi di sfilarci da ridicole guerre senza fine, molte delle quali tribali. È il momento di riportare i nostri soldati a casa. Combatteremo solo dove avremo benefici e combatteremo solo per vincere. Turchia, Europa, Siria, Iran, Iraq, Russia e i curdi dovranno risolvere la situazione e capire cosa vogliono fare con i soldati dell'Isis catturati». In un altro tweet, il presidente Usa ha aggiunto: «Gli Stati Uniti dovevano stare in Siria per 30 giorni, ma questo era anni fa. Siamo rimasti e siamo rimasti coinvolti in una profonda battaglia senza obiettivo in vista. Quando sono arrivato a Washington l'Isis dilagava nell'area. Abbiamo rapidamente sconfitto il 100 per cento del califfato dell'Isis»;

    nonostante il presidente Trump sostenga che lo Stato Islamico sia stato sconfitto, la maggior parte degli analisti internazionali e degli alleati degli Stati Uniti non concorda con questa tesi;

   l'avvio del ritiro americano dalle postazioni strategiche di Ras al-Ayn e Tal Abyad è stato confermato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus). Nella dichiarazione della Casa Bianca non si faceva menzione della questione curda, ma si precisava che le truppe statunitensi «non sosterranno né saranno coinvolte nell'operazione» e «non saranno più nelle immediate vicinanze», cioè nel nord della Siria;

    gli Stati Uniti hanno annunciato che la Turchia prenderà in custodia i foreign fighters che hanno catturato e che sono trattenuti dalle forze curde. L'ambasciatore americano James Jeffrey, inviato del Dipartimento di Stato nella coalizione internazionale anti-Isis, e lo stesso Trump, hanno affermato che ci sono circa 2.500 foreign fighters prigionieri, che gli Usa vorrebbero consegnare a Paesi europei, in particolare Francia e Germania. Anche il presidente turco Erdogan ha detto che la Turchia sta lavorando a una soluzione per estradare «nei Paesi d'origine» i miliziani dell'Isis attualmente detenuti nelle carceri del nord-est della Siria, non appena avrà preso il controllo dell'area dai curdi;

    dopo le dichiarazioni di Trump, il presidente della Turchia Erdogan ha annunciato l'avvio delle operazioni militari delle truppe turche e dei ribelli siriani alleati nel Nord della Siria. «Le Forze Armate turche, insieme all'Esercito nazionale siriano, hanno appena lanciato “un'operazione” contro il Pkk, le Ypg e i terroristi di Daesh (Isis) nel nord della Siria»;

    la Turchia sostiene che l'operazione ha come obiettivo la «sicurezza dei confini» e il «ritorno dei profughi». Essa vorrebbe creare una sorta di «cuscinetto» per evitare di trovarsi le Ypg al di là del confine. Un «cuscinetto» profondo oltre 30 chilometri, al cui interno costruire 140 villaggi in cui ricollocare almeno due milioni di rifugiati siriani che attualmente vivono in Turchia;

    la Turchia, considera le Unità di protezione del popolo (Ypg) il braccio siriano del partito dei lavoratori curdi Pkk e quindi un'organizzazione terroristica;

    una ripresa delle ostilità nell'area metterebbe a dura prova le forze curde, che potrebbero trovarsi costrette, in assenza di mezzi adeguati, a lasciare il controllo delle prigioni, nelle quali sono detenuti centinaia di islamisti radicalizzati provenienti da vari Paesi europei e che, pertanto, potrebbero tornare in Europa, creando ulteriori elementi di allarme terroristico nel nostro continente;

    la decisione di Trump di ritirare le truppe ha creato sconcerto anche nella stessa amministrazione statunitense. Il senatore Lindsay Graham, presidente della commissione giustizia del Senato, ha chiesto esplicitamente al presidente americano di tornare indietro sulla sua decisione definendola un «disastro annunciato», e un nutrito schieramento bi-partisan si sta componendo al Congresso, contro tale decisione. Difatti, anche all'interno dello stesso partito repubblicano oltre 20 parlamentari hanno sostenuto la proposta della deputata Liz Cheney, di presentare nei prossimi giorni una legge per imporre sanzioni alla Turchia per punirla riguardo l'offensiva alle milizie curde;

    il presidente Usa ha reagito con una proposta di mediazione. «Abbiamo tre scelte davanti – ha spiegato –. Inviare migliaia di soldati e vincere militarmente, colpire la Turchia molto duramente a livello finanziario e con sanzioni, oppure mediare fra curdi e Turchia. Io spero che si arriverà alla terza soluzione»;

    l'Unione europea ha ricordato che «ogni soluzione a questo conflitto non può essere militare bensì deve passare attraverso una transizione politica, in conformità alla risoluzione Onu ed il comunicato di Ginevra nel 2014», ed ha esortato i Garanti di Astana a cessare le ostilità;

    il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha affermato che la Turchia ha «assunto un'iniziativa unilaterale sulla quale non posso che esprimere preoccupazione. La preoccupazione è che siano assunte iniziative che possano portare a un'ulteriore destabilizzazione della Regione, iniziative che possano finire per portare ulteriori sofferenze alla comunità locale»;

    il presidente Trump si è limitato a commentare l'attacco turco come «una cattiva idea»;

    il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha affermato che «Ogni operazione militare deve rispettare pienamente la Carta delle Nazioni Unite e le leggi umanitarie internazionali. I civili e le infrastrutture civili devono essere protette»;

    nella prima riunione del Consiglio di sicurezza Onu sulla questione, il consiglio non è riuscito a trovare un'intesa per una dichiarazione comune sull'offensiva della Turchia in Siria. Da una parte sei Paesi europei – Germania, Belgio, Francia, Polonia, Gran Bretagna ed Estonia – che hanno proposto appunto una dichiarazione congiunta in cui chiedere l'immediata cessazione delle attività militari di Ankara, avviate unilateralmente. Dall'altra, la Russia e gli Stati Uniti, che hanno mostrato dissenso alla posizione europea;

    inoltre, nell'ambito Nato, la Turchia ospita annualmente sulla base di Konya, in Anatolia, le esercitazioni più sofisticate sull'impiego delle forze aeree e sulle più aggiornate tecniche di sfruttamento dei sistemi d'arma, esercitazioni di alto livello e sofisticazione cui altre aeronautiche progredite, tra cui la nostra, partecipano con regolarità;

    l'Italia partecipa alla missione Nato Operazione «Active Fence», nata, dopo il peggioramento delle condizioni di sicurezza dell'area a ridosso del confine turco con la Siria, da una richiesta della Turchia di incrementare il dispositivo di difesa area integrato per difendere la popolazione dalla minaccia di eventuali lanci di missili dalla Siria. Sino dal 2013 5 Paesi dell'Alleanza hanno contribuito all'operazione schierando le loro batterie missilistiche: Germania, Italia, Spagna, Olanda e Stati Uniti d'America. Attualmente sono presenti una batteria Patriot spagnola e una batteria ASTER SAMP/T italiana;

    il segretario generale dell'alleanza atlantica, Jens Stoltenberg ha dichiarato: «Spero che l'azione della Turchia sia proporzionata e misurata per non indebolire la lotta comune all'Isis. La Turchia – aggiunge Stoltenberg – ha chiaramente delle preoccupazioni per la propria sicurezza, ha subito degli attacchi terroristici e ospita milioni di rifugiati siriani»;

    tale posizione appare debole e troppo cauta di fronte al comportamento di un Paese membro che sta agendo anche contrariamente ai principi fondanti dell'Alleanza;

    l'Unione europea ha siglato nel 2016 un accordo con la Turchia per la gestione dei migranti. Parrebbe che il presidente Erdogan attenda il finanziamento di una terza rata della cosiddetta «Facility/FRIT», lo strumento un funzionamento europeo istituito con la dichiarazione del 18 marzo 2016 tra l'Unione europea e la Turchia per fermare i flussi migratori dai Balcani. Le prime due trance sono già state erogate. La prima tranche dei finanziamenti europei per Ankara, tre miliardi di euro, valida per il periodo 2016-2018, è stata completamente impegnata entro dicembre 2018. Il Consiglio europeo del giugno 2018 ha fornito il via libera al finanziamento della seconda rata della «Facility/FRIT», per due terzi (2 miliardi di euro) attraverso il bilancio dell'Unione europea e un terzo (1 miliardo) attraverso contributi degli Stati membri;

    nel prossimo Consiglio europeo, previsto per il 17-18 ottobre 2019, si affronterà la questione turca e il Segretario di Stato francese agli affari europei, Amelie de Montchalin ha dichiarato che sarà sul tavolo anche la possibilità di sanzioni europee contro la Turchia;

    in Turchia continuano ad essere ospitati circa 3,6 milioni di rifugiati siriani, sugli oltre 4 milioni di rifugiati totali, e la Turchia non sta esitando a trattarli come merce di ricatto per l'Unione europea,

impegna il Governo:

   a manifestare la protesta del Governo italiano direttamente alle autorità turche sull'offensiva anti-curda nel nord della Siria decisa dal presidente Erdogan ed esprimere la propria contrarietà alla minaccia turca di inviare in Europa 3,6 milioni di profughi siriani;

   a condannare fermamente in sede Onu, di Unione europea e Nato l'azione militare della Turchia e collaborare attivamente in seno a tali organismi per ottenere l'immediato cessate il fuoco ed evitare un nuovo massacro della popolazione curda e il rischio di compromettere la lotta al terrorismo;

   a chiedere la convocazione immediata del Consiglio Nato e valutare, con gli alleati, di sospendere immediatamente, prima della scadenza naturale prevista a novembre, la partecipazione italiana alla missione «Active Fence»;

   a sostenere in sede europea la possibilità di prevedere sanzioni contro la Turchia per l'attacco contro il popolo curdo;

   a valutare la possibilità di assumere iniziative per riaccogliere in patria i prigionieri di Daesh di nazionalità italiana;

   a promuovere, in tutte le sedi opportune, la necessità di riprendere per la Siria nuovi colloqui di pace e dare finalmente forma alla Commissione che dovrà redigere la futura Costituzione del Paese, assicurandosi che sia garantita la rappresentanza del popolo curdo in tutti i processi.
(7-00338) «Quartapelle Procopio, Fassino, Andrea Romano, Schirò, La Marca, Boldrini».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    i cammini e percorsi storico-devozionali sono vie di comunicazione culturali che accolgono attività ludiche e turistiche e che si snodano in aree in gran parte poco sviluppate dal punto di vista turistico, unendole a destinazioni e mete conosciute dal punto di vista storico, religioso e turistico;

    il programma degli itinerari culturali del Consiglio d'Europa, nato nel 1987, promuove gli itinerari europei a carattere tematico rivolti a migliorare la consapevolezza di un'identità culturale comune e di una cittadinanza europea, fondata su un insieme di valori condivisi, che diventano tangibili attorno ad itinerari che ripercorrono la storia delle influenze, degli scambi e dell'evoluzione delle culture in Europa;

    tali itinerari promuovono il dialogo fra le culture e le religioni attraverso una migliore comprensione della storia europea e attribuiscono un maggiore rilievo al turismo culturale, nell'ottica dello sviluppo sostenibile;

    i percorsi tutelano e valorizzano il patrimonio culturale e naturale inteso come fattore di miglioramento della qualità della vita e fonte di sviluppo sociale, economico e culturale;

    l'Italia si caratterizza per la presenza di percorsi storico-devozionali riconosciuti a livello europeo e mondiale ed alcuni di questi sono annoverati tra gli itinerari culturali europei del Consiglio d'Europa;

    tra i più conosciuti a livello nazionale, si ricordano la via Amerina, il cammino francescano della Marca, la via di san Francesco, il cammino dell'arcangelo Michele, la via del Volto santo, il cammino di san Benedetto e la via Francigena, parte integrante del percorso europeo, dichiarata nel 1994 «itinerario culturale del Consiglio d'Europa», assumendo così dignità sovranazionale;

    alcune associazioni, come la Rete dei cammini e l'Associazione europea delle vie francigene, promuovono la conoscenza degli itinerari dei pellegrini; altre di carattere culturale, turistico e sportivo organizzano manifestazioni, amatoriali e non, sugli itinerari di importanza storica, anche allo scopo di portarli a conoscenza di un pubblico ancora più vasto di quello tradizionalmente legato al turismo culturale e devozionale;

    le associazioni hanno contribuito in maniera sostanziale al recupero della memoria storica dei cammini e del loro percorso e continuano ad intervenire con un'incisiva azione di promozione attraverso attività a carattere culturale, ludico e sportivo;

    tali attività hanno contribuito a diffondere la cultura e la riscoperta dei territori e del loro patrimonio culturale e paesaggistico, generando un interesse diffuso anche nella movimentazione del turismo slow e culturale; tale segmento turistico ha forti ricadute economiche nei territori a bassa vocazione turistica ed è in grado di generare redditi di sostegno in aree periferiche dove insistono situazioni di criticità legate allo spopolamento ed alla crisi dei settori produttivi tradizionali;

    le associazioni diffondono, inoltre, una cultura partecipativa positiva di valorizzazione e promozione culturale dal basso, con un forte coinvolgimento della popolazione locale e con attività di volontariato e a carattere sociale, diffondendo buone pratiche di partecipazione democratica alla cultura, ai progetti e ai metodi partecipativi di valorizzazione territoriale e di riscoperta identitaria del patrimonio culturale locale;

    per riconoscere tale importante patrimonio storico e culturale del nostro Paese, nel 2016, attraverso una direttiva del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, è stato indetto «l'anno dei cammini d'Italia»;

    l'intento indicato nella direttiva era quello di valorizzare il patrimonio costituito dagli itinerari escursionistici pedonali o comunque fruibili con altre forme di mobilità dolce sostenibile, di livello nazionale e regionale, che rappresentano una componente importante dell'offerta culturale e turistica del Paese;

    il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha promosso una serie di azioni coordinate per la realizzazione di studi, approfondimenti ed iniziative, finalizzate alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale associato ai cammini nonché allo sviluppo ed implementazione di modelli di fruizione e gestione adeguati di tale patrimonio, favorendo ogni azione volta a garantire la più ampia integrazione delle componenti ambientali, paesaggistiche con le attività agricole, artigianali e turistico-culturali;

    la legge di stabilità per il 2016 (articolo 1, comma 640) ha destinato per la progettazione e la realizzazione di itinerari turistici a piedi, denominati «cammini», la spesa di un milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018;

    il piano cultura ha stanziato un miliardo di euro del fondo sviluppo e coesione 2014-2020 per realizzare 33 interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e di potenziamento del turismo culturale, di cui 60 milioni sono stati destinati ai cammini storici suddivisi in: 20 milioni per i cammini religiosi di san Francesco e santa Scolastica con interventi strutturali e infrastrutturali nei tracciati dei percorsi francescani in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Umbria e Marche, 20 milioni per Appia regina viarum con la valorizzazione dell'antico tracciato romano fino a Brindisi e 20 milioni per la via Francigena;

    il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, recante «Norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107», all'articolo 5, prevede l'adozione di un «piano delle arti»; in particolare, il comma 2, lettera e), dello stesso articolo prevede la promozione della partecipazione delle alunne e degli alunni e delle studentesse e degli studenti a percorsi di conoscenza del patrimonio culturale e ambientale dell'Italia e delle opere di ingegno e qualità del made in Italy;

    le misure illustrate rappresentano un primo fondamentale passo per l'approfondimento e la valorizzazione della conoscenza e della pratica dei cammini;

    come già avviene in numerosi progetti, adottati da diversi istituti scolastici italiani che prevedono la loro pratica (come nel progetto «Salute in Cammino, diecimila passi per stare bene», che vede la collaborazione di diversi comuni del territorio biellese e dell'azienda sanitaria locale), la conoscenza dei cammini è propedeutica a diffondere tra i giovani i valori connessi alle materie oggetto di studio scolastico, come la geografia, la storia, le scienze e l'arte;

    i cammini permettono agli studenti di conoscere le caratteristiche del paesaggio geografico attraverso l'esplorazione dell'ambiente naturale per promuovere una sua migliore salvaguardia e tutela;

    essi consentono lo studio dell'intervento umano sul territorio e degli aspetti storico-geografici connessi, che possono essere approfonditi dal punto di vista delle scienze fisiche, chimiche e naturali;

    sono, inoltre, un mezzo per interpretare la realtà del passato, attraverso il puntuale e continuo riferimento storico alla concreta realtà nella quale lo studente è inserito, garantendo quindi un'adeguata conservazione della memoria collettiva e dell'insieme delle tradizioni nazionali e locali;

    l'osservazione diretta e lo studio di questi antichi percorsi consentono ai bambini e agli adolescenti anche di fruire maggiormente del patrimonio artistico nazionale, materiale e immateriale, arricchendo il loro bagaglio culturale;

    inoltre, tale conoscenza offre ai giovani interessanti opportunità che possono garantire nel futuro migliori condizioni di vita sotto il profilo sociale ed economico;

    lo sviluppo dei cammini e del movimento turistico generato si sta delineando come un'occasione occupazionale per le giovani generazioni che possono usufruire delle opportunità generate dal sistema di accoglienza e dei servizi turistici;

    è quindi utile promuovere la conoscenza dei cammini nell'ambito della formazione scolastica anche per le materie turistiche legate alla ricettività ed alla produzione di servizi turistici per i territori, e di gestione dei beni culturali;

    i cammini rappresentano, inoltre, uno strumento efficace di benessere e prevenzione per la salute;

    la modifica degli stili di vita e, in particolare, dei livelli di attività fisica della popolazione è un obiettivo messo ai primi posti delle attuali e future politiche sanitarie dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per migliorare le condizioni di salute e rendere economicamente sempre più sostenibile, in rapporto al progressivo invecchiamento della popolazione, il nostro welfare;

    l'Oms raccomanda per uno stato di salute ottimale di praticare ogni settimana almeno 150 minuti di attività fisica ad intensità moderata come camminare a passo svelto 30 minuti al giorno per raggiungere possibilmente ogni giorno 10.000 passi;

    secondo un'indagine della Commissione europea, l'Italia risulta essere tra gli ultimi Paesi europei per la pratica dell'attività fisica, a scuola e non. Per quanto riguarda l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole, la situazione è fortemente migliorabile;

    per migliorare lo stile di vita degli studenti, il cammino rappresenta l'attività fisica più naturale, semplice ed economica, accessibile a tutti e ideale per migliorare la salute del corpo e della mente;

    per questo i cammini rappresentano un importante strumento di prevenzione dei rischi alla salute che possono insorgere fin dall'infanzia, come l'obesità infantile, o sopraggiungere in età adulta, come tumori, patologie cardiovascolari e altre malattie croniche e degenerative;

   vi sono enormi margini di miglioramento per la valorizzazione della conoscenza e della pratica dei cammini all'interno del sistema scolastico e universitario italiano;

   i cammini rappresentano un'importante occasione di apprendimento per bambini, ragazzi e giovani e possono incidere sul loro futuro occupazionale e sociale, oltre ad essere un incentivo per migliorare le proprie condizioni di salute mantenendo un corretto stile di vita,

impegna il Governo:

   a favorire, a partire già dal sistema integrato di istruzione ed educazione da 0 a 6 anni, di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e successivamente nel prosieguo del percorso scolastico, nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa, l'adozione di progetti per bambini e adolescenti che prevedano la conoscenza, la pratica e la promozione turistica dei cammini e dei percorsi storico-devozionali e del loro patrimonio di beni materiali e immateriali, attraverso iniziative come azioni di storytelling, animazione e giochi di scoperta, uscite di cammino su percorsi di interesse locale e di valore tradizionale e l'uso dei social media;

   a promuovere progetti ed iniziative atti a favorire la conoscenza dei principi e dei valori fondanti che sono alla base del programma degli itinerari culturali europei, diffondendo tra i giovani una maggiore consapevolezza del comune patrimonio culturale europeo e del senso di cittadinanza europea;

   a promuovere progetti che prevedano incontri e stage presso associazioni o enti impegnati nella valorizzazione e nell'esperienza di cammini locali, nazionali ed internazionali, per approfondire la loro importanza storica e la funzione di motore di sviluppo sostenibile del territorio;

   ad adottare iniziative per favorire, a livello universitario, la realizzazione di convenzioni con le suddette associazioni o enti per effettuare seminari, incontri, stage per lo studio, la tutela e la promozione dei cammini, prevedendo, in tale ottica, corsi di studio e assegni di ricerca dedicati;

   a promuovere l'adozione di progetti scolastici che sviluppino gli effetti benefici sulla salute derivanti dalla pratica dei cammini, in modo da consentire a bambini e adolescenti di evitare, attraverso tale attività fisica, il rischio di malattie infantili e di prevenire patologie che in età adulta possono compromettere le loro condizioni di salute e ridurre le aspettative di vita.
(7-00337) «Di Giorgi, Piccoli Nardelli, Ciampi, Prestipino, Rossi, Cantini, Cenni, De Menech, Fassino, La Marca, Melilli, Morgoni, Pezzopane, Verini, Zardini, Gavino Manca, Carla Cantone».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il comparto ortofrutticolo è un segmento fondamentale del sistema agroalimentare nazionale sia per il valore economico sia per il valore occupazionale, nonostante la presenza di significativi elementi di criticità strutturali, organizzativi e commerciali; tra le debolezze più rilevanti si segnalano tra l'altro: la mancanza di materiale genetico «made in Italy» che obbliga gli agricoltori ad acquistare all'estero, in particolare in Spagna; la scarsa efficacia degli strumenti per il contrasto alla diffusione di fitopatie, quali in particolare la sharka e il virus «tristezza»; l'inadeguatezza dei contratti assicurativi che, non prevedendo polizze monorischio, risultano di fatto sconvenienti per gli agricoltori; la necessità di rivedere i parametri per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori al fine di sviluppare meglio il potenziale dell'aggregazione; l'esigenza di procedere ad un miglior coordinamento, a livello centrale, degli eventi nazionali di settore;

    con riferimento al materiale genetico, è evidente come, in un settore destinato a competere in maniera sempre più rilevante nei mercati globali, il patrimonio di produzioni tipiche e di pregio svolga un ruolo strategico nei processi di competizione commerciale ed è pertanto indispensabile la disponibilità di risorse genetiche autoctone, a partire da specie naturali, poi domesticate, tanto più che ciascuna specie, avendo una storia di diverse migliaia di anni e di differenti luoghi di coltivazione, è in grado di generare un numero enorme di varietà;

    solo nell'anno 2018 il totale delle importazioni di materiale riproduttivo destinato alla produzione ortofrutticola nazionale ha raggiunto il valore di oltre 350 milioni di euro,

impegna il Governo:

   a promuovere ed incentivare la ricerca pubblica al fine di sopperire alla mancanza di materiale genetico nazionale e di realizzare un'offerta in grado di soddisfare le esigenze degli agricoltori;

   a favorire, d'intesa con le regioni, il ritorno a contratti assicurativi agevolati che offrano polizze monorischio al fine di conseguire un aumento del valore assicurato e di sviluppare appieno il potenziale degli strumenti di gestione del rischio;

   ad adottare iniziative per rivedere, anche intervenendo nelle opportune sedi unionali, i criteri per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori al fine di innalzare la soglia minima dimensionale per la costituzione e il riconoscimento e di favorire forme di aggregazione in grado di incidere con maggior efficacia nelle dinamiche di mercato;

   ad adottare iniziative per prevedere una miglior distribuzione spazio-temporale degli eventi nazionali di settore al fine di sfruttare appieno le potenzialità offerte da importanti occasioni promozionali e comunicative.
(7-00333) «Cillis, Parentela, Alberto Manca, Del Sesto, Lovecchio, Gadda, Cadeddu, Maglione, Pignatone, Fornaro, Gallinella, Gagnarli, Galizia, Lombardo, Incerti».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la politica protezionistica dei dazi messa in atto dall'amministrazione Trump e finalizzata a ridurre le importazioni dall'estero ad esclusivo beneficio della produzione interna, rischia di avere gravi conseguenze sul sistema produttivo italiano ed europeo;

    l'Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) ha autorizzato gli americani ad imporre dazi fino a 7,5 miliardi di dollari, quale compensazione per gli aiuti, ritenuti illegali, concessi al consorzio aeronautico Airbus a discapito, a loro avviso, dell'azienda americana Boeing;

    secondo quanto emerge dalla lista pubblicata sul sito dell'Ufficio del rappresentante al Commercio Usa, Robert Lighthinger, tra i prodotti italiani colpiti vi sono: il pecorino romano, il parmigiano-reggiano, il provolone e il prosciutto. I dazi, del 25 per cento sui beni agricoli e industriali e del 10 per cento sugli aerei commerciali, scattano il 18 ottobre 2019;

    gli Stati Uniti sono il secondo mercato estero, dopo la Francia, per l’export di parmigiano-reggiano con oltre 10 milioni di chilogrammi venduti ogni anno ad un costo di circa 40 dollari al chilo e, se in conseguenza dell'aumento delle tariffe doganali i listini dovessero lievitare fino a 60 dollari al chilo, il Consorzio stima una perdita di quota di mercato del 90 per cento e una perdita di fatturato di 360 milioni di euro;

    già nel mese di giugno 2019 l'amministrazione Trump aveva imposto tariffe del 25 per cento sull'acciaio e del 10 per cento sull'alluminio europeo alle quali l'Unione europea aveva risposto con dazi per 2,8 miliardi di dollari sui prodotti americani. Le esportazioni dell'Unione europea verso gli Usa nel 2018 valevano 487,9 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 434,6 miliardi del 2017 e i 416,4 miliardi del 2016. Il flusso inverso, ovvero le importazioni europee provenienti dagli Stati Uniti, nel 2018 valeva 318,6 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 283,3 miliardi del 2017 e i 269,5 miliardi del 2016; il disavanzo commerciale è pertanto favorevole all'Europa, per circa 170 miliardi di dollari;

impegna il Governo:

   ad intervenire urgentemente, nelle opportune sedi unionali, al fine di:

    a) attivare le misure di mercato necessarie a fronteggiare l'emergenza, compresa la ripresa delle esportazioni;

    b) promuovere la creazione di un fondo europeo con una dotazione straordinaria finalizzato a neutralizzare le perdite economiche a carico del settore agroalimentare peraltro estraneo al contenzioso che ha generato l'applicazione dei dazi in parola;

    c) farsi promotore di un tavolo negoziale con le autorità statunitensi per concordare una soluzione che eviti ritorsioni commerciali nell'interesse di entrambe le parti e soprattutto per scongiurare il pericolo che un eventuale aggiornamento dell'elenco dei beni interessati includa altri prodotti italiani specie quelli soggetti a stagionalità e volatilità di prezzo per i quali l'applicazione di un dazio maggiorato provocherebbe ai produttori danni inestimabili.
(7-00335) «Maglione, Alberto Manca, Cillis, Parentela, Lovecchio, Gallinella, Del Sesto, Gagnarli, Galizia, Pignatone, Cadeddu, Cassese».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPARVI e MARCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   è notizia che ha creato scalpore quella della vicenda del candidato di PD e 5s per la regione Umbria, Vincenzo Bianconi, e dei soldi incassati per la ricostruzione post-sima;

   su 27 attività ricettive rimaste in piedi dopo il sisma dei 2016, solo tre hotel hanno chiesto ed ottenuto i permessi; di questi, gli unici due che al 30 settembre 2019 hanno ottenuto i decreti dell'ufficio speciale per la ricostruzione, con i fondi in denaro definiti, sono di proprietà del gruppo di Vincenzo Bianconi;

   in particolare, alle società di Vincenzo Bianconi risulterebbe assegnato più dell'80 per cento dei fondi destinati alla ricostruzione di Norcia dopo il drammatico terremoto che ha devastato il Centro Italia nell'agosto del 2016;

   secondo quanto riportato dal «Corriere dell'Umbria», i soldi pubblici in tasca alla famiglia Bianconi sarebbero quasi sei milioni di euro per gli hotel da ristrutturare più due milioni e mezzo per gare e affidamenti nei servizi mensa dei moduli abitativi;

   l'inchiesta sulla sanità umbra, che ha portato agli arresti domiciliari del segretario del PD della regione, Giampiero Bocci e dell'assessore regionale alla salute e coesione sociale, Luca Barberini, nonché del direttore generale dell'azienda ospedaliera e del direttore amministrativo della stessa azienda, in «un chiaro quadro di prolungata e abituale attività illecita» come definito nell'ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip di Perugia, costituisce per gli interroganti un motivato precedente per dubitare alla trasparenza e della correttezza nell'assegnazione di tali fondi pubblici –:

   fatta salva l'eventuale apertura di un'indagine da parte della magistratura, se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda intraprendere perché sia fatta luce sulla vicenda richiamata in premessa.
(5-02896)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOGLIANI e TONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le maggiori organizzazioni sindacali del comparto della polizia di Stato lamentano che il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha provveduto a convocare i rappresentanti delle parti sociali e del comparto difesa nell'ambito della preventiva consultazione prevista prima della deliberazione sul disegno di legge di bilancio, ma non ancora le rappresentanze sindacali del comparto sicurezza, come espressamente previsto, invece, dall'articolo 8-bis del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195;

   nonostante il Siulp, il Sap, il Siap e l'Fsp Polizia abbiano sollecitato l'incontro al Presidente del Consiglio il 24 settembre 2019, ad oggi il comparto sicurezza, ad avviso degli interroganti, continua ad essere ignorato dall'attuale Governo relativamente alla manovra economica, che sembra essere ormai delineata;

   ci sono numerose questioni per le quali vi è necessità di confronto, in particolare la politica dei redditi, il rinnovo del contratto di lavoro, il rinnovo dei mezzi, delle dotazioni e degli organici, il mancato pagamento degli straordinari, tutti temi che devono essere affrontati nella legge di bilancio per la programmazione delle risorse necessarie;

   anche i recenti fatti di cronaca, da ultima la sparatoria di Trieste, hanno evidenziato la scarsità e l'obsolescenza dei mezzi, anche di quelli minimi e indispensabili per i poliziotti, quali le divise logore, la mancanza di cappelli e di torce, le fondine poco resistenti, solo per fare alcuni esempi –:

   se il Governo intenda convocare le rappresentanze sindacali delle forze di polizia, in attuazione dell'articolo 8-bis del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195;

   dal momento che il disegno di legge di bilancio per il 2020 sembra essere ormai delineato, come il Governo intenda affrontare i noti problemi strutturali della polizia di Stato, in particolare con riguardo al rinnovo del contratto di lavoro, al rinnovo dei mezzi, delle dotazioni e degli organici, al mancato pagamento degli straordinari.
(4-03814)


   PATASSINI, D'ERAMO, CAPARVI, LATINI, PAOLINI, MARCHETTI, BELLACHIOMA, BASINI, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI, SALTAMARTINI e ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   a più di tre anni dagli straordinari eventi sismici che, a decorrere dal 24 agosto 2016, hanno colpito il Centro Italia, la ricostruzione stenta a partire, anche per il verificarsi di una serie di problematiche di natura procedurale;

   fin da subito il legislatore è intervenuto con la sospensione del pagamento di tributi e imposte a carico di imprese e cittadini, tra cui l'Irpef, l'Irap e i contributi previdenziali;

   l'articolo 48, comma 11, del decreto-legge n. 189 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016 n. 229, più volte prorogato nell'efficacia, ha stabilito la possibilità per i lavoratori dipendenti di richiedere al datore di lavoro di non effettuare le ritenute Irpef, permettendo loro di percepire un importo pari al lordo del proprio stipendio e non pari al netto;

   la cosiddetta «busta paga pesante» è stata quindi uno strumento in grado di dare un po’ di respiro ai lavoratori delle zone colpite dal sisma e di avere maggiori introiti in modo anche da favorire la ripresa del tessuto economico dell'area;

   la norma dell'articolo 48 del decreto-legge n. 189 del 2016, come già detto, è stata più volte prorogata negli anni successivi;

   il precedente Governo, in particolare, è intervenuto tre volte: innanzitutto, con il decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (legge 24 luglio 2018, n. 89); una seconda volta, con la legge di bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145);

   da ultimo, il Governo «gialloverde» con il decreto-legge n. 32, cosiddetto «sblocca cantieri» (articolo 23, comma 1, lettera e-ter) ha nuovamente prorogato la sospensione delle ritenute Irpef fino al 15 ottobre 2019, data entro la quale si dovrà effettuare il pagamento in un'unica rata oppure mediante rateizzazione fino a un massimo di 120 rate mensili di pari importo, con il versamento dell'importo corrispondente al valore delle prime cinque rate entro il 15 ottobre 2019;

   molti contribuenti si ritroveranno quindi nella condizione di dover pagare gli importi di cinque mesi in un'unica rata (ossia da giugno a ottobre) per poter ottenere la restante rateizzazione;

   questa situazione rischia di avere un impatto devastante non solo per i portafogli delle famiglie ma anche per l'intera economia delle aree sismiche che già fatica enormemente a ripartire;

   spesso il Governo riserva ai territori colpiti da sisma solo una vicinanza mediatica: il Presidente del Consiglio, dopo il secondo giuramento, si è recato ad Accumuli per rinnovare l'impegno dell'esecutivo sulla ricostruzione, ma non compare nessun intervento a supporto dei comuni terremotati all'interno dell'ultima nota di aggiornamento al documento di economia e finanza se non in una generica affermazione programmatica riguardante «l'accelerazione della ricostruzione delle aree terremotate» –:

   se il Governo intenda assumere le opportune iniziative normative al fine di prorogare ulteriormente il termine di restituzione delle ritenute o, qualora intenda agire diversamente, in quali termini o modalità ritenga di procedere.
(4-03815)


   ROSTAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 è stato bandito un concorso per la copertura di n. 50 posti di referendario di Tar (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 ottobre 2017 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana IV serie speciale n. 86 del 10 novembre 2017); successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dell'8 marzo 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 28, IV serie speciale, del 6 aprile 2018, il numero dei posti è stato elevato da 50 a 70;

   conseguentemente, ritenutane la necessità, su conforme delibera n. 4/2018 del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, sono stati riaperti i termini, ormai scaduti, per la presentazione delle domande del concorso;

   le prove scritte si sono svolte in Roma nei giorni 3, 4, 6 e 7 dicembre 2018, con un numero complessivo di circa 700 candidati che hanno concluso tutte le quattro prove scritte;

   all'esito della correzione degli elaborati scritti, soltanto 37 candidati risultano ammessi a sostenere le prove orali, con conseguente copertura di non più del 50 per cento dei posti messi a concorso;

   tale deludente esito è da imputarsi per l'interrogante, in gran parte alla nuova metodologia di correzione degli scritti, che non contempla la lettura dei quattro elaborati dei candidati, ma prevede che, qualora una prova non raggiunga il punteggio di 35/50, non si proceda alla lettura delle altre, di fatto impedendo la valutazione della preparazione complessiva del candidato;

   tale metodo di correzione è stato evidentemente introdotto allo scopo di «compensare» gli effetti dell'eliminazione del limite minimo di 25 punti relativo ai titoli per l'ammissione al concorso, che ha comportato un allargamento della platea dei potenziali concorrenti e ha generato l'esigenza di prevedere uno strumento di velocizzazione delle operazioni di correzione;

   l'eliminazione del limite minimo di 25 punti per i titoli è in contraddizione con il carattere di concorso di secondo grado, cui devono poter accedere non giovani neolaureati, bensì soltanto soggetti già dotati di una specifica professionalità ed anzianità di servizio tra magistrati ordinari e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, dirigenti e funzionari pubblici, docenti universitari;

   il deludente esito del concorso risulta all'interrogante non in linea con il fine pubblico palesato ed espresso dall'organo di indirizzo politico con l'indizione di un concorso a n. 50 posti, elevati a 70 per conclamata necessità di organico e con riapertura dei termini per consentire una maggiore partecipazione;

   la commissione esaminatrice del concorso de quo, sollecitata da numerosi concorrenti attraverso un'istanza di riesame, ha affermato che «non esiste alcun obbligo di copertura dei posti messi a concorso» e che la procedura concorsuale non è una procedura comparativa, «dovendo piuttosto essere selezionati i candidati che, ragionevolmente, sulla scorta della valutazione delle prove somministrate, dimostrino attitudine allo svolgimento della funzione magistratuale»;

   la valutazione operata dalla commissione circa l'inidoneità dei candidati a ricoprire i posti messi a concorso è per l'interrogante a dir poco in contrasto con la drammatica carenza di organico lamentata dai presidenti del Tar –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative normative, anche modificando il decreto del Presidente della Repubblica n. 214 del 1973 per reintrodurre il limite minimo di 25 punti per i titoli quale requisito di accesso al concorso per referendario di Tar; se non ritenga altresì opportuno assumere iniziative normative per eliminare la previsione del regolamento del concorso di non procedere alla lettura di tutte le prove del candidato qualora una di esse non raggiunga il punteggio di 35/50; se ritenga opportuno predisporre o stia già predisponendo iniziative di competenza idonee a impedire in futuro il ripetersi di esiti così insoddisfacenti del pubblico concorso a referendario di Tar, evitando che siano impiegate risorse notevoli allo scopo di sopperire a gravissime carenze di organico, senza conseguire tale scopo.
(4-03817)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, MARTINA, CARNEVALI, DE LUCA, CIAMPI, INCERTI, ROSSI, FASSINO, SIANI, FRAILIS, PINI, ZAN, PEZZOPANE, VISCOMI, BRUNO BOSSIO, SCHIRÒ, BERLINGHIERI, QUARTAPELLE PROCOPIO, CRITELLI, MURA e RIZZO NERVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 18 settembre 2019 è andata in onda su Rai1 una puntata del programma «Porta a Porta», condotta dal giornalista Bruno Vespa, nella quale era ospite la signora Lucia Panigalli;

   la signora Panigalli il 10 maggio 2010 ha subito una aggressione dall'uomo con il quale aveva una relazione, Mauro Fabbri, il quale per tali fatti è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per tentato omicidio. Durante la permanenza in carcere, l'uomo aveva chiesto ad altro detenuto di uccidere la donna, offrendo in pagamento denaro e un mezzo agricolo. Denunciato dal detenuto oggetto del tentativo di corruzione, viene assolto. Uscito di prigione con uno sconto di pena, oggi vive a pochi chilometri dall'abitazione della donna picchiata, costringendola ad avvisare le forze dell'ordine per essere scortata nei propri spostamenti;

   nel corso dell'intervista, atta a descrivere quanto accaduto, il giornalista ha utilizzato frasi giustificative nei confronti della violenza, quali «Lui era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere, finché morte non vi separi, proprio» o «Be’ se avesse voluto ucciderla l'avrebbe uccisa»;

   un simile caso di giustificazione e legittimazione della violenza sulle donne è avvenuto con il femminicidio di Elisa Pomarelli, in provincia di Piacenza, sul cui assassino il quotidiano «Il Giornale» ha titolato «Il Gigante buono e quell'amore non corrisposto»;

   tali affermazioni, ad avviso degli interroganti, giustificano sentimentalmente la violenza e l'omicidio e risultano gravissime nel conservare nell'opinione pubblica mentalità patriarcali arcaiche e possibilità di legittimazione del femminicidio e della violenza di genere, ponendosi in contrasto con i diritti e le libertà delle donne, nonché con tutta la legislazione di contrasto alla violenza di genere –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda, adottare, anche nell'ambito dell'attuazione del contratto con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, per il contrasto alla diffusione a mezzo stampa di narrazioni giustificatorie e legittimanti la violenza di genere.
(4-03818)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   PINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 ottobre 2019 il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l'inizio di una offensiva ai danni del nord della Siria, nella regione abitata a maggioranza curda;

   esplosioni sono state segnalate nella città di Ras al-Ain, al confine con la Turchia, contro postazioni delle milizie curde di protezione popolare (Ypg), riferisce Al Jazeera;

   oltre ai raid aerei, l'esercito turco sta bombardando con colpi di artiglieria le postazioni curde nel Nord della Siria, al confine, come riferiscono i media locali;

   sempre nella serata del 9 ottobre 2019, la Turchia ha dato inizio alla fase terrestre dell'offensiva in Siria. Lo ha annunciato il Ministero della difesa di Ankara che su Twitter ha affermato di aver «colpito 181 postazioni di organizzazioni terroristiche con le forze aeree ed elementi di fuoco di supporto nell'ambito dell'operazione Primavera di pace»;

   la legge 9 luglio 1990, n. 185, recante «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento» pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 14 luglio 1990, n. 163, all'articolo 1, comma 6, vieta l'esportazione ed il transito di materiali di armamento:

    a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;

    b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione;

   la Turchia è da molti anni uno dei maggiori clienti dell'industria bellica italiana e le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 e di fatto di una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Agusta Westland;

   negli ultimi quattro anni l'Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro;

   in particolare, nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro;

   tra i materiali autorizzativi vi sono: armi o sistemi d'arma di calibro superiore ai 19.7 millimetri, munizioni, bombe, siluri, razzi, missili e accessori oltre ad apparecchiature per la direzione del tiro, aeromobili e software –:

   se, in ottemperanza all'articolo 1, comma 6, della legge n. 185 del 1990, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per interrompere immediatamente l'esportazione di armamenti nei confronti della Turchia fino a quando la posizione della stessa non sarà chiarita all'interno delle organizzazioni internazionali.
(3-01023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO, EHM, ROMANIELLO e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   durante la scorsa settimana l'Iraq è tornato ad essere teatro di proteste, soprattutto giovani scesi in piazza per protestare contro il carovita e la corruzione: chiedono onestà, lavoro e servizi di base come acqua e corrente elettrica. Allo stato attuale, in tutto il Paese si registrano un forte tasso di disoccupazione giovanile, il malfunzionamento dei servizi pubblici e uno stato endemico di corruzione. L'Iraq ha la quarta più grande riserva di petrolio al mondo, ma già nel 2014 la Banca mondiale segnalava che il 22,5 per cento dei suoi 40 milioni di popolazione vive con meno di due dollari. Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2018 ammonta a più del 20 per cento, considerato che metà della popolazione irachena ha meno di 20 anni;

   le proteste hanno spinto il Governo di Adil Abdul-Mahdi ad attuare una dura repressione, utilizzando la polizia in assetto antisommossa e l'esercito nella capitale e nelle città del sud, nonostante lo stesso premier riconosca ufficialmente la legittimità delle proteste. Negli scontri hanno trovato la morte un centinaio di persone, tra cui anche un bambino e due agenti di polizia. Secondo i primi rapporti di attivisti e organizzazioni per i diritti umani iracheni, confermati anche dal Ministro della sanità, fino alla giornata di domenica 6 ottobre 2019 si registravano 103 morti e 4035 feriti e l'utilizzo di cecchini per sparare sulla folla;

   inoltre, i manifestanti non hanno avuto modo di raccontare al mondo quello che è successo, perché il Governo ha dapprima bloccato Facebook e Twitter e poi applicato un totale «shut down» all'intera rete internet, di fatto isolando la popolazione. Un'azione che ovviamente ha infierito sul bisogno dei giovani protestanti di far conoscere al mondo le loro motivazioni;

   l'Iraq è un Paese politicamente debole, con diversi attori in lotta tra loro e un Governo che non riesce a garantire stabilità, ma che sulla lotta alla corruzione ha impostato la propria linea politica. Esiste ancora una componente legata al decapitato Stato islamico e che fa leva sulle disuguaglianze sociali per fare proselitismo. Ma anche partiti e milizie sostenuti dall'Iran che rappresentano un vero e proprio Stato nello Stato, in quanto corpo armato presente a livello istituzionale ed economico;

   nel frattempo, ha preso subito posizione il clero sciita attraverso l'ayatollah al Sistani, che ha appoggiato la protesta, e anche il leader dell'opposizione Moqtada al Sadr ha chiesto le dimissioni del Governo;

   un Iraq stabile rappresenta una possibilità per tutti di garantire che realtà come l'Is e Al-Qaida non abbiano terreno fertile per fare proselitismo –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, in accordo con la comunità internazionale, affinché si possa avviare un'attività di monitoraggio e supporto alla popolazione e consentire un potenziamento delle istituzioni.
(5-02895)

Interrogazione a risposta scritta:


   COMENCINI, ZOFFILI, FORMENTINI, BILLI, CENTEMERO, COIN, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   una nave da perforazione turca, la Yavuz, di proprietà della Türkiye Petrolleri Anonim Ortakliği, ha recentemente preso il mare diretta verso il Block 7 della zona economica esclusiva della Repubblica di Cipro;

   compito della Yavuz sarebbe apparentemente quello di procedere a delle prospezioni propedeutiche a un eventuale sfruttamento economico delle risorse situate nel Block 7;

   nel Block 7 della zona economica esclusiva cipriota hanno ottenuto concessioni esclusive la società energetica francese Total e l'Eni;

   si profila quindi il rischio che interessi energetici italiani possano essere compromessi da azioni concorrenti da parte turca, intraprese ad avviso degli interroganti in aperta violazione del diritto internazionale e della sovranità cipriota –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito all'iniziativa condotta dalla nave turca Yavuz nel Block 7 della zona economica esclusiva cipriota;

   se le iniziative già poste in essere dalla Yavuz pregiudichino, e in che misura, diritti ed interessi dell'Eni;

   se la Yavuz proceda con qualche protezione di natura militare ed, eventualmente, di che tipo;

   quali iniziative il Governo abbia assunto e ritenga di assumere a tutela degli interessi energetici del nostro Paese nelle acque della zona economica esclusiva cipriota.
(4-03810)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano della Capitale «Il Messaggero», al fine di individuare una discarica di servizio o un centro di stoccaggio per la città di Roma, ci sia in discussione l'ipotesi di utilizzare una discarica già esistente sulla via Ardeatina di proprietà della società Ecofer;

   già in passato questo sito era stato oggetto di proposte da parte del commissario prefettizio, per la realizzazione di una discarica di rifiuti solidi urbani, in sostituzione di quella, non più attiva, di Malagrotta. Questo aveva allarmato tutti i residenti che avevano manifestato per mesi la loro contrarietà ad impianti di questo tipo;

   l'articolo 13 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008, prevede che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente ed in particolare: senza creare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna, né causare inconvenienti da rumori od odori né danneggiare il passaggio o i siti di particolare interesse;

   l'articolo 178 del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che la gestione dei rifiuti, è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonché del principio chi inquina paga. A tal fine la gestione dei rifiuti è effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica, nonché nel rispetto delle norme vigenti in materia di partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali;

   la direttiva europea 2008/98/CE stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno dell'Unione europea;

   l'articolo 707 del codice della navigazione ed il capitolo 4, paragrafo 12, del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti mette in capo all'Ente nazionale per l'aviazione civile il compito di identificare le attività presenti sul territorio che potrebbero essere potenzialmente pericolose per la navigazione; l'articolo 711 del medesimo codice prescrive che nelle zone di cui all'articolo 707, sono soggette a limitazioni le attività che, come lo smaltimento dei rifiuti, costituiscono un potenziale richiamo per la fauna selvatica o comunque un pericolo per la navigazione aerea;

   al fine di garantire la sicurezza della navigazione aerea, l'Enac individua le zone da sottoporre a vincolo nelle aree limitrofe agli aeroporti e stabilisce le limitazioni relative ai potenziali pericoli per la navigazione e che, in particolare la realizzazione e l'esercizio delle attività di smaltimento dei rifiuti, fatte salve le competenze delle autorità preposte, sono subordinate all'autorizzazione dell'Enac, che ne accerta il grado di pericolosità ai fini della sicurezza della navigazione aerea;

   il paragrafo 7.9 del capitolo 7, parte 3, dell'Icao Airport Service Manual (Doc. ICAO 9137 – AN/898) indica in 13 chilometri dal sedime aeroportuale il limite consigliato per l'insediamento di attività di smaltimento; l'area di Falcognana dista 4,7 chilometri dall'aeroporto di Ciampino;

   le condizioni della viabilità dell'area interessata da tale eventuale decisione – quadrante Ardeatina Laurentina di Roma – sono particolarmente critiche poiché la zona è già al collasso ed è inadeguata a sopportare un ulteriore aggravio di traffico pesante;

   la via Ardeatina, unica senza svincolo a quadrifoglio del Grande raccordo anulare di Roma, da dicembre 2012 è interessata da un divieto di transito ai mezzi pesanti oltre 3,5 metri di altezza e 6,5 tonnellate di peso;

   gran parte della località di Falcognana è ricompresa all'interno del parco regionale di Decima-Malafede, del parco dell'Appia Antica e, dal 2010, è sottoposta a vincolo paesaggistico con la «Dichiarazione di Notevole interesse Pubblico» emessa dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con decreto ministeriale del 25 gennaio 2010;

   nel sito proposto si è in presenza di una alta permeabilità del terreno testimoniata dal fitto reticolo idrografico secondario all'affluente fosso dei Radicelli e al fiume Tevere;

   l'eventuale discarica si troverebbe a circa 1 chilometro dal Santuario del Divino Amore, luogo di culto famoso in tutto il mondo, e sottoposto a vincolo monumentale;

   inoltre, in questo quadrante sono già operanti numerose discariche: due a Porta Medaglia, due in Via Ardeatina, una a Fioranello, una a Selvotta, nonché diversi recuperi ambientali tra la via Laurentina e Santa Palomba ed una discarica per rifiuti pericolosi a Falcognana; nei territori appena limitrofi, inoltre è presente la discarica di Albano Laziale, Roncigliano e Pomezia –:

   se il Governo sia a conoscenza delle osservazioni riportate in premessa, e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per verificare e chiarire la situazione sopra descritta anche al fine di garantire ai cittadini di Roma che in nessun caso sarà consentito un trattamento dei rifiuti anche inerti non perfettamente rispondente alle normative europee, nazionali e regionali.
(2-00518) «Brunetta».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSPI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Centro Oli Val d'Agri, denominato Cova, è il più grande polo petrolifero d'Italia e uno dei più grandi dell'Europa continentale;

   secondo la procura di Potenza, a partire dal 2009 e fino al 2017, all'interno del Centro Oli Val d'Agri ricadente nel comune di Viggiano in Basilicata, ci sarebbero stati diversi sversamenti di petrolio dai serbatoi di stoccaggio che hanno contaminato oltre 35 mila ettari di terreno e inquinato il suolo e il sottosuolo lucano, provocando un vero disastro ambientale;

   in data 24 ottobre 2017, Eni s.p.a. con nota protocollo n. 116/ATIM ha chiesto istanza di proroga decennale della concessione Val D'Agri;

   l'interrogante in data 26 luglio 2019 ha depositato un'interpellanza al Ministero dello sviluppo economico (n. 2-00473), alla quale ad oggi non è stata data alcuna risposta e non sono seguite azioni concrete in merito alla bonifica delle aree interessate e in merito ai controlli da effettuare presso la società Eni s.p.a. al fine di verificare se questa abbia adempiuto agli obblighi derivanti dalla concessione oggetto di proroga;

   secondo organi di stampa sarebbero state avviate trattative tra la compagnia petrolifera e il Governo centrale e regionale in merito alla proroga della concessione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intendano assumere per non prorogare la concessione «Val d'Agri» in scadenza e far sì che vengano attuate tutte le operazioni di bonifica, messa in sicurezza e ripristino delle aree oggetto della concessione Val D'Agri;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di verificare se la società Eni s.p.a. abbia adempiuto agli obblighi derivanti dai decreti di concessione, così come stabilito dal decreto ministeriale 28 dicembre 2005 concernente l’«unificazione delle concessioni di coltivazione Grumento Nova e Volturino nella nuova concessione di coltivazione Val D'Agri»;

   se sia stato completato il programma di estrazione previsto dalla concessione oggetto di proroga da parte di Eni s.p.a. e se siano state attuate tutte le procedure di bonifica e messa in sicurezza relative allo sversamento che, a partire dal 2009, ha creato un vero e proprio disastro ambientale in Basilicata;

   se sia previsto all'interno della proroga della concessione un programma di sviluppo ambientale ed ecosostenibile da parte di Eni s.p.a. che porti ad una transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili per la regione Basilicata.
(5-02898)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la conclusione delle indagini della procura di Milano, sulle modalità di offerta dei diamanti da investimento che hanno coinvolto importanti istituti bancari nazionali, fra i quali Banco Bpm, Mps, Unicredit e Intesa Sanpaolo, ripropone nuovamente, ad avviso degli interpellanti, l'esigenza di aggiornare il quadro normativo e della regolamentazione delle autorità di vigilanza, in relazione alla disciplina della trasparenza e della correttezza delle informazioni sui servizi d'investimento; tale quadro complessivo permane fragile e inefficace, con particolare riguardo ai poteri sanzionatori e agli strumenti di controllo attualmente previsti, a tutela dei risparmiatori e degli investitori;

   l'inchiesta della magistratura lombarda, denominata «Crazy Diamond», che ha visto il sequestro preventivo da parte della Guardia di finanza di circa 700 milioni di euro nei riguardi delle suesposte banche, oltre che la formulazione di ipotesi di reati a vario titolo, quali truffa aggravata e continuata, autoriciclaggio, ostacolo alla vigilanza, corruzione tra privati e illeciti amministrativi per reati commessi dai propri dipendenti, ai sensi del decreto legislativo, n. 231 del 2001, delinea un quadro complessivo ambiguo e preoccupante, in relazione alle numerose violazioni del codice, del consumo, alle pratiche commerciali scorrette e le modalità contrattuali ingannevoli ed omissive di offerta dei diamanti venduti (in merito alle caratteristiche dell'investimento proposto) nonché alla violazione dei diritti dei consumatori, con riferimento alla chiarezza delle informazioni rese, evidentemente fuorvianti, anche in relazione all'andamento del mercato;

   al riguardo, l'assenza di sinergie tra le autorità di vigilanza, nelle attività di verifica e controllo del sistema bancario conferma, a giudizio degli interpellanti, l'inadeguatezza dell'attuale quadro normativo, nell'assicurare la chiarezza del collocamento di strumenti finanziari con profilo di rischio o, come nella suesposta vicenda concernente la vendita dei diamanti, nel disciplinare le attività di offerta d'investimento, soggette alla regolamentazione delle autorità finanziarie;

   la relazione conclusiva predisposta la scorsa legislatura dal Movimento Cinque Stelle, nell'ambito dell'attività della Commissione d'inchiesta sul sistema finanziario e bancario, evidenziava a tal fine, la carenza di comunicazione tra gli organi di vigilanza preposti al controllo, compromettendone la stabilità, come testimoniano i numerosi episodi di «risparmio tradito» verificatisi negli ultimi anni nel nostro Paese, che si sarebbero potuti evitare se i risparmiatori e gli investitori fossero stati informati dei rischi attraverso strumenti trasparenti in grado di evidenziare con chiarezza l'alta probabilità di perdita nell'investimento in quei determinati prodotti finanziari;

   la predetta vicenda della cosiddetta «truffa dei diamanti» conferma, pertanto, ad avviso degli interpellanti, la necessità di una revisione del quadro normativo relativo al sistema di vigilanza e controllo, anche attraverso il rafforzamento della collaborazione tra autorità competenti, unitamente all'introduzione di misure penalistico-economiche, tra cui la creazione di nuove fattispecie penali, che sanzionino le condotte di gestione fraudolenta e di truffa di mercato;

   a tal fine, con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-00389 presentato all'inizio della presente legislatura, gli interpellanti avevano già segnalato, l'inchiesta della procura milanese, avviata alla fine del 2016, nei riguardi delle banche in precedenza richiamate, finalizzata ad accertare se le condotte oggetto del procedimento per i comportamenti messi in atto siano state caratterizzate da modalità di promozione omissive ed ingannevoli in relazione all'offerta dei diamanti da investimento, che ha coinvolto centinaia di consumatori a livello nazionale;

   il medesimo atto riaffermava l'esigenza di introdurre misure volte a garantire una più effettiva tutela dei risparmiatori truffati, ai sensi dell'articolo 47 della Costituzione, in considerazione del fatto che i meccanismi di garanzia, anche nella suddetta vicenda, sembrano essere stati scarsamente efficienti a causa degli insufficienti e non adeguati controlli;

   con riferimento alla tutela del risparmio, emerge pertanto la necessità di un innalzamento dei livelli di semplificazione dei prospetti informativi, di una più netta separazione tra attività bancaria e finanziaria, nonché della promozione di iniziative di educazione finanziaria, peraltro già avviate con l'introduzione della strategia per l'educazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa –:

   quali orientamenti il Ministro interpellato intenda esprimere, nell'ambito delle proprie competenze, con riferimento a quanto emerge dalla vicenda giudiziaria esposta in premessa, che ha coinvolto gli istituti di credito in precedenza richiamati, e le società «Intermarket Diamond Business» e «Diamond Private Investment», accusate di una serie di reati finanziari a seguito della vendita di diamanti a prezzi nettamente superiori rispetto al loro effettivo valore;

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative normative al fine di potenziare, nel quadro della regolamentazione dell'attività bancaria, le misure legate alla trasparenza informativa, assicurando modalità più semplici e snelle, poste che il perpetuarsi di pratiche commerciali scorrette da parte di alcuni istituti bancari nazionali, come emerge dalla vicenda esposta in premessa, alimenta i sentimenti di sconforto e diffidenza da parte degli investitori e dei risparmiatori italiani.
(2-00519) «Raduzzi, Grimaldi, Aprile, Cancelleri, Giuliodori, Maniero, Martinciglio, Migliorino, Ruggiero, Trano, Zanichelli, Zennaro».

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   da diverso tempo, ormai, numerosi articoli di stampa, soprattutto di testate online che hanno evidenti orientamenti politici, descrivono un ambiente conflittuale all'interno della procura del tribunale di Cosenza, con inchieste che sarebbero boicottate e fughe di notizie;

   sempre le stesse testate, a parere degli interpellanti con l'obiettivo di esercitare improprie pressioni sugli uffici giudiziari e su altri apparati dello Stato, hanno riportato foto e notizie di cene tra il pubblico ministero Giuseppe Cozzolino ed il dottor Carmine Potestio, ex capo gabinetto del sindaco di Cosenza; sempre per le stesse interessate fonti, il dottor Potestio, sarebbe stato tenuto fuori da ogni inchiesta dal pubblico ministero Cozzolino, il quale avrebbe esercitato pressioni ricattatorie nei confronti degli altri magistrati (prima di essere allontanato dalle inchieste sulla pubblica amministrazione);

   la stampa, e anche atti di sindacato ispettivo presentati alla Camera dei deputati, denunciano altre vicende anomale, che generano necessariamente presso i cittadini e l'opinione pubblica dubbi e perplessità sull'operato della procura del tribunale di Cosenza, mentre è interesse degli interpellanti fugare ogni dubbio nella pubblica opinione;

   sempre secondo le stesse fonti, nel comune di San Giovanni in Fiore (CS), il dottor Martino Emilio Dante sarebbe stato assunto quale responsabile finanziario del comune, nonostante questo posto fosse già occupato. Il bando per l'assunzione del 2017 sarebbe stato pubblicato solo sul sito del comune, non sulla Gazzetta Ufficiale, con tempi di pubblicazione ristrettissimi (una settimana circa); il colloquio sarebbe avvenuto alla sola presenza del sindaco, mentre dal verbale risulta presente tutta la commissione;

   tali episodi sarebbero stati denunciati dalla Guardia di finanzia per falso in atto pubblico;

   peraltro, la convocazione del colloquio sarebbe dovuta avvenire mediante pubblicazione, mentre avrebbe avuto luogo tramite un contatto diretto;

   il procedimento sarebbe stato oggetto di richiesta di archiviazione;

   un altro caso è stato poi sollevato dagli stessi interessati organi di informazione online: nel 2016 l'Ati di Lamezia Terme avrebbe vinto un appalto per servizio navetta per pazienti, farmaci, emoderivati e cartelle cliniche all'azienda ospedaliera di Cosenza. In proposito, sarebbero emerse diverse criticità sulle quali sarebbero state avviate indagini; non si conosce tuttavia quale esito esse abbiano avuto;

   parimenti, sarebbero state rilevate criticità anche nella gara d'appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di San Giovanni in Fiore. Anche in questo caso, le segnalazioni non avrebbero prodotto alcun esito;

   queste notizie, oramai di dominio pubblico, gettano discredito sul funzionamento della procura del tribunale di Cosenza che, per la sua autonomia e dovere di riservatezza, non può né deve replicare a «voci» sull'adeguatezza del suo operato –:

   ferma restando la piena autonomia della magistratura, se il Ministro interrogato, alla luce delle anomalie riscontrate, intenda valutare la sussistenza dei presupposti per avviare iniziative ispettive presso il tribunale di Cosenza, e ciò anche al fine di fugare tutti i dubbi che emergono anche dalla stampa sulle attività giudiziarie sopra indicate, a tutela dell'immagine stessa della procura del tribunale di Cosenza.
(2-00521) «D'Ettore, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 22 settembre 2019 nel carcere dei Piccolini a Vigevano, in provincia di Pavia, è avvenuta una nuova aggressione da parte di un detenuto ai danni del personale di polizia penitenziaria;

   due agenti assistenti capo sono stati feriti da un detenuto che si è scagliato contro di loro. Si tratta del secondo caso in pochi giorni dopo quello del 17 settembre, quando tre agenti sono finiti in ospedale dopo essere stati picchiati da un detenuto che aveva tentato di ferire un sanitario;

   il detenuto ha aggredito i due agenti che, in seguito alle percosse ricevute, sono stati accompagnati in ospedale per controlli e medicazioni;

   i sindacati hanno diffuso una nota in merito all'accaduto: «La situazione non è più sopportabile. Il personale della polizia penitenziaria è in balia di questi soggetti che, per effetto delle ultime direttive dipartimentali – si legge – si spostano da un istituto all'altro a mietere vittime tra il personale, stanco e decimato da questi gravi eventi» –:

   quali siano le iniziative ormai indifferibili ed urgenti che il Ministro interrogato intende adottare in merito a queste aggressioni, ormai giornaliere, che non sono più sopportabili e gestibili da parte del personale della polizia penitenziaria stanco e decimato da questi gravi eventi.
(4-03807)


   MORRONE, TATEO, BISA, CANTALAMESSA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, SASSO e TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nel carcere di Foggia in seguito a perquisizioni sono stati rinvenuti diversi micro cellulari nelle celle di alcuni detenuti;

   l'allarme è scattato proprio in seguito ad una telefonata partita dall'interno del carcere e diretta alla stazione dei carabinieri, durante la quale un detenuto ha denunciato il comportamento dei sanitari che operano all'interno dell'istituto. In seguito a tale richiesta di intervento, inusuale oltre che surreale, la casa circondariale in questione è stata immediatamente perquisita dagli agenti della polizia penitenziaria, al fine di rinvenire e porre sotto sequestro tutti gli oggetti non consentiti, tra cui micro cellulari e sostanze stupefacenti;

   all'indomani dell'operazione svolta, l'episodio è stato denunciato dal segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo: «Dalla telefonata è scaturita una perquisizione generale, con l'utilizzo di uomini della penitenziaria da tutta la regione, che ha portato al ritrovamento di diversi micro cellulari nella disponibilità dei detenuti. Siamo al ridicolo (...). È da tempo che denunciamo che i detenuti dalle carceri riescono ad impartire ordini all'esterno. Oramai lo Stato ha perso il controllo delle carceri non riuscendo più a garantire la sicurezza sia dentro che fuori le prigioni»;

   «Questo episodio – affermano i sindacalisti di polizia penitenziaria – riporta all'attenzione la problematica, peraltro comune a tutti gli istituti penitenziari, dell'introduzione e del possesso di micro cellulari – che oramai hanno dimensioni sempre più ridotte – da parte dei detenuti. Ci auguriamo che al più presto il personale del Corpo di polizia penitenziaria venga dotato di apposite strumentazioni per contrastare questo fenomeno»;

   a parere degli interroganti l'attività di prevenzione e controllo per quanto riguarda il possesso di micro cellulari risulta essere indispensabile, dal momento che quest'ultimi sono utilizzati per impartire direttive criminali a complici esterni che operano per conto di chi è detenuto, che può così continuare a delinquere indisturbato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di contrastare e debellare il fenomeno.
(4-03813)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sul Ponte dell'Olla, lungo la strada statale 21 del colle della Maddalena a Gaiola, transita quotidianamente un enorme carico di mezzi pesanti che percorrono la statale suddetta e dunque il viadotto, unico passaggio per l'ingresso e per l'uscita dalla valle Stura. Il ponte dell'Olla è stato concepito in un periodo in cui viaggiavano prevalentemente carri e piccole autovetture e non sicuramente circa mille autotreni giornalieri di diverse tonnellate;

   in seguito ai molteplici solleciti dell'amministrazione comunale di Gaiola (CN), la quale aveva più volte sollecitato l'Anas a fornire i risultati delle ispezioni effettuate sulla struttura, che presenta lungo i pilastri evidenti crepe e fessurazioni e sulla quale ogni giorno transitano migliaia di auto e camion, sono arrivate il 26 gennaio 2018 e il 1° febbraio 2019 le tanto attese risposte dell'Anas relativamente alle condizioni del ponte dell'Olla. Secondo tali documenti «non si è riscontrato comportamento anomalo del ponte, per cui non è stato adottato nessun provvedimento di limitazione, (...) le fessurazioni localizzate presenti sono dovute al normale degrado dei materiali, correlato alla vetustà dell'opera, e si conferma che è in programma l'esecuzione di interventi di ripristino localizzati e prove di carico statiche»;

   in data 7 ottobre 2019 la medesima amministrazione comunale è venuta a conoscenza di una segnalazione di un privato cittadino sul presunto peggioramento della situazione del Ponte dell'Olla, attraverso una serie di elementi fotografici che provano tale stato. L'amministrazione di Gaiola, nella persona del sindaco Paolo Bottero, ha fatto presente di essere fortemente preoccupata, oltre che per il potenziale pericolo di un eventuale peggioramento strutturale dell'opera, anche per le sue parti esterne vistosamente danneggiate, affacciate sul fiume Stura. Occorre, infatti, tenere presente che il tratto di fiume Stura che da Demonte arriva fino al comune di Roccasparvera è fortemente frequentato da diversi avventori sportivi. Tra i praticanti della canoa, del rafting, dell'equitazione, della pesca, della mountain bike, oltre alle numerose persone che fanno passeggiate nei percorsi naturalistici sottostanti, possono essere quantificate oltre 20.000 presenze annue –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, promuovere un nuovo sopralluogo e una nuova perizia sull'attuale stato del manufatto, oltre all'immediata messa in sicurezza delle parti esterne danneggiate che possano cadere sia nell'alveo del fiume Stura che nelle sue pertinenze;

   se intenda adottare le iniziative di competenza per trovare una soluzione rapida e idonea che assicuri la pubblica incolumità, tenendo conto che il ponte in questione è l'unica porta di valle per l'entrata e l'uscita dal valico internazionale, non solo per i cittadini, ma anche per le imprese, per i turisti e per il traffico pesante.
(4-03811)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è necessario porre fine, quanto prima, alla situazione disastrosa in cui versa la sede del commissariato di polizia di Stato di Niscemi;

   come riportano numerose fonti di stampa e certificato dalle relazioni annuali della commissione sulla sicurezza sul lavoro, la struttura è sempre più fatiscente, tanto che, a causa delle prime piogge invernali, i locali sono stati interdetti all'utilizzo per infiltrazioni di acqua risalenti dal pavimento;

   tale situazione di degrado investe anche il personale, sottoposto a turni massacranti, con ripercussioni sulle ferie, con veicoli in dotazione non adeguati alle reali esigenze, in particolare quelli specializzati per il controllo del territorio, che a causa dell'intenso utilizzo risultano poco efficienti e spesso guasti;

   il tema dell'incremento di personale appare di particolare importanza per questo commissariato, su cui insiste la nota problematica del Muos, un sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza e a banda stretta, che ogni anno prevede diversi servizi di ordine pubblico, i quali comportano un impiego massiccio del personale, già gravato, per garantire quotidianamente il controllo del territorio;

   non bisogna dimenticare, inoltre, l'alta densità criminale e gli eccellenti risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata proprio grazie al sacrificio degli operatori in servizio nel commissariato di Niscemi;

   come se ciò non bastasse, è recente la notizia che il commissariato è sotto sfratto esecutivo, mentre non si hanno ancora certezze sulla nuova sede che il comune aveva messo a disposizione nei propri locali dell'ufficio tecnico, da adeguare con oltre un milione di euro di fondi regionali, mentre la prefettura di Caltanissetta starebbe cercando locali privati in affitto;

   le risorse necessarie per l'adeguamento dei locali dell'ufficio tecnico comunale dove allocare la nuova sede del commissariato di P.S. che l'amministrazione comunale di Niscemi ha chiesto alla regione sarebbero state individuate, a quanto consta all'interrogante, rimodulando la programmazione del Patto per il Sud;

   è innegabile l'impegno e lo sforzo dell'amministrazione comunale per garantire al presidio di P.S. di Niscemi una struttura adeguata a salvaguardia di un efficiente proseguimento del servizio, anche in relazione all'esigenza di tutela della dignità degli agenti e di tutta la cittadinanza;

   nonostante le numerose denunce e gli accorati appelli rivolti agli organi competenti, ad oggi non sembra esserci alcuna imminente soluzione e la situazione rimane grave, stante l'importanza del presidio territoriale da non depotenziare e, anzi, da implementare e tutelare –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la veridicità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per la risoluzione di tutte le problematiche inerenti al commissariato di polizia di Niscemi, anche attraverso l'apertura di un tavolo tecnico con le principali sigle di rappresentanza degli operatori del settore;

   se corrisponda al vero che le risorse per l'adeguamento dei locali dell'ufficio tecnico comunale da destinare a nuova sede del commissariato siano state individuate rimodulando la programmazione del Patto per il Sud.
(4-03812)


   IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI e VINCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 4 ottobre 2019 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, aveva annunciato alla stampa la firma di un decreto interministeriale, di concerto con il Ministro della giustizia e quello dell'interno, al fine di «rendere più snelle e veloci le operazioni di rimpatrio dei migranti»;

   secondo quanto riportato dalla stampa, a tal fine nel decreto sarebbero stati individuati tredici Paesi (Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina) da considerare «sicuri» e verso i quali poter, quindi, procedere al rimpatrio;

   in realtà, tale misura era già prevista dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, cosiddetto «decreto sicurezza», il quale demandava ad un decreto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con i Ministri dell'interno e della giustizia, l'adozione dell'elenco dei Paesi di origine sicuri da effettuarsi secondo alcuni criteri, precisati al comma 2 dell'articolo 7-bis, ossia «se, sulla base (...) della situazione politica generale, si può dimostrare che, in via generale e costante, non sussistono atti di persecuzione (...) né tortura o altre forme di pena o trattamento inumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale», tali dunque da giustificare le partenze;

   solo due giorni prima, ossia il 2 ottobre 2019, nel corso dell'audizione del Ministro dell'interno, in vista della riunione del Consiglio dell'Unione europea in materia di giustizia e affari interni in programma per il 7 e 8 ottobre 2019, presso le Commissioni congiunte 1a e 14a della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica lo stesso Ministro aveva invece dichiarato che l'aumento esponenziale degli sbarchi «autonomi», in particolare dalla Tunisia, (più che raddoppiati rispetto al settembre dello scorso anno) possono essere riconducibili a diversi fattori «tra i quali, non ultimo, il particolare momento politico che sta vivendo la Tunisia»;

   secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dal Ministro della giustizia conferenza alla quale non era presente invece il Ministro interrogato, i Paesi che figurano nel decreto «sono stati individuati dal lavoro congiunto del ministero degli Esteri, dell'Interno e della Giustizia»;

   dunque, non è chiaro se la Tunisia sia considerato effettivamente un Paese sicuro o invece un Paese non sicuro da cui sarebbe, quindi, giustificato l'aumento delle partenze e degli arrivi illegali sulle coste italiane registrati ultimamente –:

   se non intenda chiarire se la Tunisia debba, quindi, effettivamente considerarsi un Paese di origine sicuro ai sensi del recente decreto interministeriale e, in caso affermativo, quali siano le misure specifiche che si intendano adottare al fine di impedire le partenze da tale Paese e gli sbarchi illegali verso le coste italiane nonché per assicurare il rimpatrio più rapido degli immigrati clandestini arrivati da tale Paese, anche alla luce di orientamenti che non appaiono convergenti nell'ambito dell'attuale compagine governativa.
(4-03820)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 luglio 2017 è stato rinnovato il protocollo d'intesa tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Associazione nazionale partigiani d'Italia intitolato «Offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva»;

   con il protocollo Anpi Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si impegnano «a promuovere e sviluppare iniziative di collaborazione e di consultazione permanente al fine di realizzare attività programmatiche nelle scuole e per le scuole volte a divulgare i valori espressi nella Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale»;

   l'accordo prevede la costituzione di un Comitato tecnico-scientifico paritetico composto da tre rappresentanti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e altrettanti dell'Anpi deputato a pianificare gli interventi necessari alla realizzazione degli obiettivi indicati nel protocollo;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si impegna, nei limiti delle risorse disponibili nei capitoli di bilancio affidati alla gestione della direzione generale per lo studente, l'integrazione e la partecipazione, a stanziare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione del piano annuale di attività approvato dal Comitato tecnico-scientifico;

   l'Anpi mette a disposizione il proprio patrimonio storico e culturale;

   l'accordo ha una validità triennale e, quindi, in caso di mancato rinnovo, cesserà di produrre effetti nell'estate del 2020;

   in più occasioni le diramazioni locali dell'Anpi si sono distinte per prese di posizione, ad avviso dell'interrogante, di parte, lesive della verità storica, viziate dall'appartenenza ideologica;

   non più tardi del mese di gennaio 2019, sul sito della sezione Anpi di Rovigo è apparsa la seguente dichiarazione: «sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza»;

   è il caso di ricordare come dal 2004 la Repubblica italiana «riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe»;

   appare inopportuno che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deleghi a una associazione che per larga parte non riconosce il dramma delle foibe e del popolo dalmata-giuliano la promozione nelle scuole degli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale –:

   quali siano le iniziative realizzate nelle scuole in base al protocollo stipulato tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Anpi;

   quante risorse siano state stanziate dal Ministero per la realizzazione di tali iniziative;

   se il Governo sia intenzionato a rinnovare, dopo la scadenza del 2020, il protocollo d'intesa.
(4-03809)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI e INCERTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Ferrarini, storica azienda agroalimentare reggiana, sta vivendo una pesante crisi finanziaria frutto di un concomitante problema di liquidità; nonostante i dati positivi su ordini e fatturato, infatti, gli oneri finanziari starebbero definitivamente compromettendo la gestione industriale del gruppo che risulta appesantito da un ingente indebitamento anche a causa di una pregressa esposizione nei confronti di diversi istituti di credito a cui in passato si era affidato per sostenere la propria crescita;

   il tribunale di Reggio Emilia ha autorizzato la firma per gli ammortizzatori sociali, che si sono concretizzati nel contratto di solidarietà per Ferrarini e nella cassa integrazione straordinaria per Vismara, società facente parte del gruppo e sita a Casatenovo, in provincia di Lecco; in tale contesto, così come si apprende da fonti stampa, i dipendenti hanno comunque continuato in questi mesi a prestare il proprio lavoro, nonostante si stia verificando, da maggio 2018, il mancato o parziale pagamento degli stipendi;

   nei mesi scorsi il gruppo alimentare Amadori spa ha presentato un piano di concordato in continuità, accettato dal gruppo Ferrarini, il cui scopo principale risultava essere la procedura di acquisizione del marchio e del salumificio Vismara di Casatenovo; tale proposta aveva che termine ultimo il 30 luglio 2019;

   non avendo avuto riscontro il suddetto piano di concordato, il 16 settembre 2019 il gruppo Alimentare Amadori spa ha ritirato l'offerta di acquisto non ritenendosi più vincolata alla proposta di investimento; di conseguenza, nei giorni scorsi, il tribunale di Reggio Emilia - Sezione fallimentare ha convocato con proprio decreto l'adunanza per la revoca della procedura di concordato preventivo del Salumificio Vismara;

   la situazione è definitivamente critica e, allo stato dei fatti, non restano che poche settimane di tempo per trovare un nuovo investitore; in mancanza di altri acquirenti il fallimento del salumificio Vismara sarebbe infatti inevitabile e ciò comporterebbe la perdita del posto di lavoro per i 180 dipendenti rimasti (un anno fa il totale del personale del sito produttivo di Casatenovo ammontava a 230 lavoratori);

   i rappresentanti dei lavoratori del gruppo Ferrarini hanno già presentato al Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, la richiesta di un incontro da effettuarsi in tempi strettissimi; inoltre è stata accolta la richiesta di proroga degli ammortizzatori sociali per i lavoratori al mese di febbraio 2020 –:

   se i Ministri interrogati intendano, in tempi, adottare iniziative sia per attivare l'erogazione della sopraccitata cassa integrazione, sia per accogliere la richiesta avanzata dai rappresentanti dei lavoratori del gruppo Ferrarini e riaprire un tavolo di crisi, onde scongiurare la perdita di centinaia di posti di lavoro e la scomparsa di una realtà di primo piano del comparto alimentare della provincia di Lecco.
(5-02894)


   PATELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'indagine denominata «Leonessa», condotta dalla Guardia di finanza e dalla polizia di Stato, le forze dell'ordine hanno accertato l'operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara di stanza a Brescia, accusata di aver pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d'imposta fittizi per decine di milioni di euro;

   nella notte del 25 settembre 2019, la procura della Repubblica di Brescia – direzione distrettuale antimafia, attraverso circa 300 unità della squadra mobile di Brescia e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia, con il supporto dello Sco della polizia di Stato e dello Scico della Guardia di finanza, ha dato esecuzione a 75 arresti, a sequestri per 35 milioni di euro, nonché a un centinaio di perquisizioni, per un totale di circa 200 indagati;

   l'operazione di polizia ha permesso di deferire all'autorità giudiziaria circa 200 persone e a emettere 75 misure cautelari restrittive: 15 sono i soggetti indagati per associazione mafiosa, 15 per indebita compensazione, 18 per reati contro la pubblica amministrazione e 27 per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti;

   tale operazione viene considerata dalle forze dell'ordine estremamente importante, in quanto la vastità dell'azione, che ha interessato molta parte del Paese, tra cui anche il Piemonte e più specificamente Vigliano Biellese, consentirebbe di indebolire fortemente le infiltrazioni mafiose nel nord Italia;

   secondo fonti giornalistiche, l'operazione di polizia ha portato all'arresto anche di tre imprenditori biellesi, l'ex titolare della società di vigilanza «GroupService 2000», in carcere, e due ex amministratori della stessa azienda, agli arresti domiciliari, i cui reati sarebbero ascrivibili al periodo di tempo che va dal 2017 al 2019;

   per i tre biellesi l'accusa sembra essere non già di associazione mafiosa ma, all'interno di un filone parallelo all'inchiesta, di reati che interesserebbero la produzione di fatture false per operazioni inesistenti, per un giro d'affari complessivo di alcune centinaia di milioni di euro;

   secondo le prime informazioni trapelate attraverso fonti giornalistiche, l'organizzazione mafiosa in questione si avvaleva di cosiddetti «colletti bianchi», al fine di permettere a una vasta platea di imprenditori di evadere il fisco per diverse decine di milioni di euro, cedendo crediti fiscali inesistenti con effetti distorsivi sull'economia reale ulteriormente condizionata dai reinvestimenti dei profitti illeciti conseguiti;

   la GroupService 2000 è una società cooperativa a responsabilità limitata con sede a Vigliano Biellese la cui principale occupazione è quella di fornire servizi di vigilanza, intervenendo nell'ambito di diversi settori, a favore della clientela sia pubblica che privata;

   l'azienda rappresenta oggi una risorsa importante per la comunità piemontese, offrendo lavoro a 114 dipendenti, inevitabilmente preoccupati del proprio futuro occupazionale alla luce di tale vicenda;

   in particolare, i sindacati, con cui l'interrogante ha avuto contatti immediati, chiedono notizie riguardo alla continuità del servizio della Cooperativa GroupService 2000;

   nel pieno rispetto del lavoro della magistratura e delle forze di polizia, in occasioni di una certa gravità come quella oggetto del presente atto, è necessario tenere in considerazione le conseguenze lavorative che – al di là degli sviluppi futuri delle vicende processuali riguardanti alcuni degli ex amministratori della società – ricadranno sui dipendenti della stessa e sul territorio biellese –:

   tenendo in considerazione gli sviluppi processuali della vicenda e la delicatezza delle indagini e della situazione di contesto, se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per tutelare in via prioritaria i 114 dipendenti dell'istituto di vigilanza GroupService 2000 di Vigliano Biellese.
(5-02897)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROTTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, alcuni quotidiani hanno riportato un episodio molto grave: una donna – impiegata in un'azienda da circa quindici anni – è stata minacciata affinché rinunciasse al suo lavoro a causa della nascita del secondo figlio;

   sembra che l'azienda le abbia comunicato che se non si fosse dimessa, le avrebbero reso la vita lavorativa impossibile. E ciò è effettivamente accaduto al suo rientro dopo il periodo di maternità, quando è stata «riposizionata», dopo che il capo dell'azienda ha assunto un'altra persona a tempo indeterminato al suo posto. Le sue nuove mansioni, dopo aver raggiunto prima della seconda gravidanza il ruolo di responsabile di reparto, non sono più gratificanti e in linea con la sua esperienza e competenza: stampare fotocopie, triturare documenti, archiviarli, rispondere al citofono. Inoltre, le viene impedito l'accesso alla posta elettronica e agli indirizzi aziendali e viene esclusa da qualsiasi riunione o incontro;

   purtroppo, non si tratta di un caso isolato. Nel 2018 l'ufficio vertenze della Cgil ha aperto più di 27 mila pratiche (e 14 mila nei primi 6 mesi del 2019) e recuperato in Lombardia oltre 54 milioni di euro. Crediti che sarebbero rimasti nelle casse delle aziende o dell'Inps se i lavoratori non si fossero rivolti al sindacato;

   attualmente sono 5.695 le vertenze aperte dalla Cgil per recuperare stipendi mai o non del tutto pagati dai datori di lavoro, 2.757 sono le violazioni contrattuali, di cui 1.623 licenziamenti illegittimi. E poi ci sono le dimissioni estorte;

   in Italia si diventa madri sempre più tardi e molte donne rinunciano alla carriera professionale quando si ritrovano a scegliere tra lavoro e impegni famigliari (il 37 per cento delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva, percentuale che sale all'aumentare del numero di figli, fino al 52,5 per cento delle donne con tre o più figli inattive);

   questi due risultati sono la conseguenza di forti discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, di squilibri nei carichi famigliari tra madri e padri e di poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con il lavoro;

   molte donne in Italia una volta rimaste incinte hanno subito discriminazioni sul lavoro, oppure fanno fatica insieme ai loro compagni a usufruire dei diritti e delle tutele previste una volta che si ha un figlio;

   la normativa vigente, infatti, offre degli strumenti alle neomamme lavoratrici dipendenti e, più in generale, ai neogenitori che vanno dalla tutela della sicurezza e della salute della madre lavoratrice al congedo di maternità, dall'indennità di maternità al congedo parentale, dai permessi di riposo al congedo per malattia del figlio, dal divieto di lavoro notturno ai permessi per i controlli prenatali, dal divieto di licenziamento e di dimissioni in bianco e dall'assegnazione temporanea presso altra sede di lavoro ai riposi giornalieri post partum, cosiddetto «per allattamento»;

   a ciò si aggiunga che l'articolo 3 del testo unico si fonda sul divieto previsto verso il datore di lavoro di perpetrare qualsiasi discriminazione nei confronti dei lavoratori fondata sul sesso, sullo status matrimoniale e su quello del nucleo familiare con riferimento all'accesso al lavoro, alla formazione e all'aggiornamento e al perfezionamento professionale, nonché alla retribuzione, alle qualifiche, alle mansioni e alla progressione di carriera, giuridica ed economica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali ne siano le cause e quali immediate iniziative intenda adottare per garantire una puntuale e corretta applicazione delle norme vigenti in materia di tutela della maternità e della paternità.
(4-03808)


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su ilcorriere.it il 7 ottobre 2019 si apprende che a Milano, in una piccola azienda, una lavoratrice, diventata mamma per la seconda volta, sarebbe stata «invitata» da un emissario del suo datore di lavoro, in modo minaccioso, ad accettare la proposta di buonuscita e lasciare il proprio posto di lavoro;

   il consulente del datore di lavoro le avrebbe detto testualmente: «Non dovevi fare un altro figlio. Ti conviene accettare l'offerta, ora al lavoro ti faremo morire»;

   la lavoratrice vittima di questo comportamento inaccettabile non avrebbe commesso nessuna irregolarità tale da giustificare il licenziamento. Evidentemente, agli occhi dell'azienda, l'unica sua «colpa» sarebbe quella di essere diventata mamma per la seconda volta;

   la donna, che lavora in quest'azienda da quindici anni, ha respinto l'offerta dell'incentivo alla buonuscita ed è rientrata al lavoro;

   dall'articolo citato si apprende inoltre che il datore di lavoro, non appena appresa la notizia della seconda gravidanza della lavoratrice, si sarebbe mostrato da subito contrariato, tanto da contestarle un «ritardo nella comunicazione», nonostante in realtà l'annuncio sarebbe avvenuto nei termini previsti;

   da quel momento sarebbero cominciate, da parte dello stesso datore di lavoro, una serie di contestazioni sul lavoro, cosa mai successa prima e quando la lavoratrice è andata in maternità sarebbe stata sostituita da una persona assunta a tempo indeterminato;

   dopo il primo approccio del consulente dell'azienda, già descritto in premessa, al rientro al lavoro la lavoratrice non sarebbe stata ricevuta dai suoi dirigenti ma da un altro consulente che le avrebbe comunicato la decisione di «riposizionarla », facendole svolgere altri compiti mai affrontati prima;

   nonostante lei non avesse obiettato nulla, senza giri di parole, il rappresentante del datore di lavoro le avrebbe detto chiaramente che se non avesse accettato quell'incentivo, sarebbe stata comunque licenziata al compimento di un anno del figlio e anzi, sarebbe stato meglio per loro se la donna non si fosse presentata più al lavoro fino a quel giorno;

   coraggiosamente, la lavoratrice ha deciso di non accettare l'offerta e di continuare a presentarsi al lavoro;

   da quel momento sarebbero iniziate le vessazioni: da responsabile di reparto si sarebbe ritrovata a produrre fotocopie, rispondere al citofono, ma non al telefono, triturare documenti e archiviare fascicoli cartacei. Dal suo computer non avrebbe accesso alla posta elettronica, né ad altri indirizzi aziendali, non verrebbe coinvolta nelle riunioni e, soprattutto, verrebbe ignorata da tutti;

   la vicenda descritta non è un caso isolato, basti pensare che solo l'ufficio vertenze legali della Cgil Lombardia nel 2018 ha aperto più di 27 mila pratiche (e 14 mila nei primi 6 mesi del 2019) e recuperato in Lombardia oltre 54 milioni di euro, crediti che sarebbero rimasti nelle casse delle aziende o dell'Inps;

   attualmente sono 5.695 le vertenze aperte dalla Cgil Lombardia per recuperare stipendi mai o non del tutto pagati dai datori di lavoro, 2.757 sono le violazioni contrattuali, di cui 1.623 licenziamenti illegittimi. Poi ci sono le dimissioni estorte ovvero tutte persone lasciate a casa dalle aziende per presunti problemi economici mai esistiti –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare, per quanto di competenza, un'indagine ispettiva nei confronti dell'azienda citata in premessa;

   quali iniziative intenda intraprendere per tutelare pienamente il diritto al lavoro, in particolare delle donne e madri lavoratrici, che ancora troppo spesso sono costrette a scegliere tra la maternità e il lavoro, subendo in molti casi veri e propri ricatti, ritorsioni e vessazioni da parte delle aziende ogni volta che decidono di non dimettersi volontariamente;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per impedire che nei luoghi di lavoro continuino a verificarsi episodi come quello esposto in premessa.
(4-03816)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, NAPPI, DEL SESTO, FARO, D'ORSO, PIGNATONE, NESCI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli enti locali sono chiamati fin dal 2007 al contenimento della spesa per il personale, alla programmazione triennale del fabbisogno di personale per ciascun ente, nonché al rispetto pluriennale dell'equilibrio di bilancio;

   per gli enti strutturalmente deficitari, in stato di predissesto o in dissesto – ai sensi degli articoli 243 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 recante Testo unico degli enti locali – le assunzioni di personale sono sottoposte al controllo della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, presso il Ministero dell'interno;

   con recenti provvedimenti, il legislatore ha disposto l'ampliamento degli spazi assunzionali degli enti locali, fermi restando la programmazione e l'equilibrio di bilancio, ma tale misura è di fatto inapplicabile agli enti sopraindicati, in quanto, a legislazione vigente, oltre all'imposizione della rideterminazione della pianta organica che prescinde dal piano del fabbisogno, è inibita l'assunzione, a qualsiasi titolo, di personale, ivi inclusa l'assunzione conseguente ai processi di stabilizzazione del personale precario o la semplice proroga dei relativi contratti, nei casi di mancata approvazione degli strumenti finanziari (bilancio di previsione, conto consuntivo e bilancio consolidato), per l'esercizio in corso;

   nel complesso, tali divieti determinano anche l'interruzione dei contratti in corso, che può riverberarsi nella paralisi di interi uffici e servizi (la polizia municipale, i servizi tecnici o la ragioneria, i servizi dedicati all'assistenza socio-sanitaria della collettività), i quali sono ormai retti quasi unicamente da personale precario;

   nel caso specifico, si intende segnalare la distorsione che si verifica allorquando gli enti si trovino in assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddetti «infungibili», indispensabili per l'attuazione degli obiettivi perseguiti, per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di alimentare un circuito vizioso in ordine all'inadeguatezza dell'ente –:

   se il Governo, al fine di garantire il regolare funzionamento degli enti strutturalmente deficitari, in stato di predissesto o in dissesto ed assicurare l'effettiva attuazione dei relativi percorsi di risanamento, intenda adottare iniziative per prevedere misure derogatorie che consentano a detti enti di procedere all'assunzione di figure professionali infungibili ove esse risultino propedeutiche al percorso di risanamento o al mantenimento dei servizi pubblici essenziali, nei casi in cui si configuri, per le stesse, assoluta carenza di organico delle medesime o di personale precario per il quale procedere con le vigenti misure di stabilizzazione.
(4-03806)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il piano di rientro per la sanità calabrese, varato nel 2009, ha penalizzato la sibaritide ed in particolare il territorio del basso ionio cosentino ed anche quello dell'alto crotonese, bacino d'utenza dall'ex ospedale «Vittorio Cosentino» di Cariati;

   il piano di rientro ha giustificato il taglio immediato dei servizi e delle strutture, con la prospettiva dell'apertura dell'ospedale della Sibaritide. Di tale struttura è ancora assai lontana la concreta realizzazione. Si sono, infatti, illogicamente chiusi gli ospedali territoriali, come quello di Cariati e Trebisacce, senza aver prima effettivamente aperto e reso funzionante l'ospedale unico della Sibaritide;

   successivamente, il Consiglio di Stato, con sentenza n. 8110/2015 ha accolto il ricorso del comune di Trebisacce, per l'esecuzione delle sentenze n. 2151 del 27 aprile 2015 e n. 5763 del 18 dicembre 2015, con le quali è stato annullato il decreto del presidente della giunta regionale n. 18/2010 nella parte in cui si disponeva la chiusura dell'ospedale di Trebisacce. Ad oggi, nonostante le sentenze, l'ospedale di Trebisacce stenta a raggiungere la piena funzionalità;

   tutto ciò ha creato di fatto solo carenze e disservizi e un'intollerabile intasamento degli ospedali di Rossano, Corigliano (oggi città unica) e di Crotone;

   tutta questa situazione ha determinato, inevitabilmente, una serie di costi sociali ed economici a danno di tutte le comunità interessate. Gravano, infatti, sulle spalle dei malati e delle loro famiglie, le spese relative agli spostamenti verso strutture sanitarie lontane e difficilmente raggiungibili con il trasporto pubblico;

   peraltro, l'emigrazione sanitaria che parte dalla Calabria e genera la cosiddetta «mobilità passiva», costituisce una fonte di finanziamento per la sanità delle altre regioni italiane;

   la situazione attuale, inoltre, è aggravata dal fatto che anche i servizi distrettuali e ambulatoriali sono stati, nel tempo, fortemente limitati per carenza di personale, risorse strumentali ed attrezzature;

   di alcune strutture che avrebbero dovuto essere innovative, quali la Casa della salute prevista a Cariati, finanziata con una somma di euro 9.172.683,54, se ne è persa ogni traccia;

   tutto questo si è sfavorevolmente ripercosso sul livello di erogazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea). Nel basso ionio cosentino, in particolare, i Lea risultano essere praticamente nulli;

   come se non bastasse, nell'anno d'imposta 2019, in Calabria, a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano di rientro del deficit sanitario, si sono realizzate le condizioni per l'automatica applicazione delle maggiorazioni Irap e Irpef;

   ad oggi i dati dimostrano che la chiusura degli ospedali territoriali, come quello di Cariati, è stato un grave e dannoso errore. Infatti, non sono migliorati i conti economici e si è registrato un aumento della «mobilità passiva»;

   l'ospedale di Cariati, aperto nel 1978 non ha mai fatto registrare casi di malasanità, ed ha servito in maniera egregia un territorio di oltre 80 mila abitanti;

   la struttura ospedaliera, dal 2003 è stata spogliata di tutti i suoi reparti, servizi, e di tutte le proprie funzionalità. La chiusura definitiva è avvenuta con decreto n. 18 del 2010;

   con i decreti n. 30 e n. 64 del 2016 il Commissario ad acta ha previsto l'istituzione di «Ospedali di Zona Disagiata»: presidi ospedalieri di base che possono essere istituiti per zone particolarmente disagiate. Tra queste zone rientra pienamente la situazione del territorio dell'ex ospedale di Cariati. Un territorio fortemente penalizzato anche in termini economici, di viabilità, di mobilità e trasporti;

   proprio in virtù del fatto che tutte le strutture previste dal piano di rientro (polo ospedaliero della Sibaritide, Casa della salute di Cariati, e altro), non sono state mai realizzate, è assolutamente necessario il reinserimento dell'ex presidio ospedaliero di Cariati nella rete ospedaliera pubblica regionale, in quanto struttura fondamentale per garantire il diritto alla salute dei residenti. Si rende necessario, altresì, provvedere all'apertura della Casa della salute di Cariati;

   il decreto-legge n. 35 del 2019 sulla sanità in Calabria, si sta rivelando per l'interpellante solo un «poltronificio», inutile per quanto riguarda la risoluzione dei veri problemi della sanità calabrese –:

   quali iniziative urgenti si intendano intraprendere, per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria, per porre un limite ai gravi disservizi che via via vengono evidenziati quotidianamente anche sugli organi di stampa, valutando la specifica realtà del territorio della sibaritide ed in particolare di Cariati e del basso ionio cosentino;

   se non ritenga indispensabile assumere iniziative di competenza per il reinserimento della struttura di Cariati nella rete degli ospedali, allocando in essa gli essenziali servizi di emergenza – urgenza e le specialistiche adeguate alla realtà epidemiologica del territorio;

   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, per definire l'assetto dirigenziale e governativo dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza la cui inattività aggrava la già difficile situazione descritta;

   se non si intendano assumere iniziative per evitare l'incremento automatico della tassazione (Irap e addizionale regionale all'Irpef) in Calabria, che appare assolutamente ingiustificata in relazione alla grave deficienza dei servizi sanitari offerti;

   quali iniziative di competenza verranno messe in campo, nell'immediato, per la risoluzione del problema del personale sanitario in Calabria.
(2-00520) «Occhiuto».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   ALEMANNO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del 30 marzo 2018, decretava lo scioglimento d'autorità della Edilcoop Salentina, con sede legale in Lecce, via Cesare Battisti 70, per gravi irregolarità riscontrate a seguito delle risultanze emerse dall'ispezione straordinaria effettuata dagli ispettori del Ministero dello sviluppo economico;

   gli ispettori avevano riscontrato che la cooperativa non persegue lo scopo sociale e mutualistico, avendo integrato il proprio oggetto sociale originario di cooperativa edilizia senza scopo di lucro con lo svolgimento di attività commerciali e di intermediazione immobiliare;

   la cooperativa, infatti, aveva allargato il suo raggio di attività alla compravendita di impianti fotovoltaici, percependo contributi in conto esercizio e, successivamente, aveva provveduto alla costruzione e alla gestione in proprio di un impianto fotovoltaico a Martano (Lecce), vendendo l'energia elettrica prodotta a terzi distributori;

   trattasi dunque secondo l'interrogante una cooperativa cosiddetta «spuria», situazione insanabile a prescindere da calcoli di prevalenza o meno dell'assetto mutualistico. Con la modifica statutaria, di fatto l'Edilcoop Salentina non è più una cooperativa edilizia;

   la cooperativa ha impugnato il provvedimento del Ministero dello sviluppo economico davanti al Tar di Lecce con ricorso n. 389/2018;

   il Tar di Lecce ha accolto l'istanza di sospensiva in sede cautelare con ordinanza n. 233/18 e successivamente ha accolto il ricorso della cooperativa con la sentenza n. 1365/2019, con condanna delle amministrazioni resistenti e dei soci-interventori alle spese di lite quantificate in euro 5.000 e in solido al pagamento del compenso del consulente tecnico d'ufficio, quantificate in euro 7.686,35, sentenza definita «storica» dall'avvocato della cooperativa con la motivazione che «scopo di lucro e mutualità» possono coesistere;

   ciò, ad avviso dell'interrogante, è in contrasto con tutto l'ordinamento vigente in materia di cooperative edilizie –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni rispetto alle iniziative che si intendono intraprendere in relazione alle cooperative edilizie;

   se con riferimento alla sentenza del Tar che ha annullato il decreto di scioglimento del Ministero, si intenda procedere all'impugnazione davanti al Consiglio di Stato.
(4-03819)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Nitti e altri n. 7-00192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Villani.

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Di Giorgi n. 1-00114 del 30 gennaio 2019.