Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 27 settembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo il rapporto annuale dell'organizzazione non governativa Global Witness, nel 2018 sono stati uccisi 164 ecologisti e attivisti per i diritti ambientali;

    dai dati raccolti nel citato documento «Enemies of the State» pubblicato a fine luglio 2019, emerge un quadro molto preoccupante per coloro che si battono, tra le altre cose, contro progetti minerari aggressivi, deforestazione e sfruttamento intensivo delle terre agricole, o che lottano contro le multinazionali e le lobby interessate allo sfruttamento delle risorse naturali a fini speculativi;

    oltre alle uccisioni, il documento specifica infatti che sono «innumerevoli» i militanti ambientalisti ai quali viene imposto il silenzio attraverso minacce, intimidazioni, violenze o leggi che impediscono le manifestazioni;

    secondo il rapporto le Filippine hanno fatto registrare il bilancio di vittime più elevato a livello mondiale, con 30 ambientalisti assassinati. Seguono Colombia (24), India (23) e Brasile (20), mentre il paese che in percentuale ha subito il maggiore incremento di omicidi è stato il Guatemala;

    delle 164 morti registrate (il numero reale potrebbe probabilmente essere molto più elevato, poiché i casi spesso non sono documentati e raramente vengono indagati) 43 sono avvenute nel settore minerario, dove le vittime protestavano contro gli effetti distruttivi dell'estrazione di minerali sulla terra, sull'agricoltura e sull'ambiente, mentre sono 21 gli ambientalisti che hanno perso la vita contrastando l'agribusiness; 17 sono morti contrastando lo sfruttamento delle acque, 13 contrastando l'estrazione del petrolio, 9 combattendo il bracconaggio e 2 la pesca irregolare;

    nel 2019 gli omicidi a danno di ambientalisti ed attivisti sono continuati incessantemente. Il 5 settembre 2019 è stato assassinato in Brasile Maxciel Pereira dos Santos, che da oltre 12 anni lavorava per Fondazione nazionale dell'indigeno (Funai), ente nazionale brasiliano per la protezione degli indigeni della foresta, mentre il 7 settembre 2019 è stata assassinata nel sud del Guatemala Diana Isabel Hemández Juárez, insegnante e coordinatrice della pastorale del Creato della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe;

    in particolare, Maxciel Pereira dos Santos è stato ucciso da una raffica di proiettili in sella alla sua moto, mentre sua moglie e la sua figliastra assistevano all'omicidio a Tabatinga, vicino al luogo in cui vari leader americani hanno firmato un trattato per la protezione della foresta amazzonica; Diana Isabel Hemández Juárez è stata uccisa mentre partecipava a una processione a Santo Domingo;

    gli ultimi due efferati crimini contro ambientalisti segnano una preoccupante escalation delle violenze, mentre ci si avvia a grandi passi verso una crisi climatica che potrebbe avere effetti sul pianeta senza precedenti;

    la situazione dell'Amazzonia, in particolare brasiliana, è sotto i riflettori internazionali a causa dei recenti incendi e del rapido incremento della deforestazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto nazionale per le ricerche scientifiche (Inpe), ad agosto 2019 è aumentata del 300 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Tali cifre hanno suscitato allarme nella comunità globale. L'alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha definito il disboscamento una «catastrofe umanitaria»;

    ad essere a rischio in Amazzonia non è solo il grande polmone, un'infinita riserva d'acqua dolce, il pilastro degli equilibri climatici, un patrimonio ineguagliabile di biodiversità, ma anche una delle più grandi estensioni di territori indigeni del pianeta;

    sono circa 400 i popoli indigeni, con circa un milione di persone, che vivono nelle foreste dell'Amazzonia. Comunità come quelle dei Karipuna, Guarani, dei Yanomani, dei Kichwa, degli Shuar, dei Wajãpi ma anche popoli che vivono in isolamento volontario o che non sono mai stati in contatto con il mondo esterno ma che sono continuamente minacciate e aggredite;

    il cambiamento climatico è tra le sfide più grandi di oggi e nei prossimi decenni, e necessita di politiche urgenti necessarie a scongiurare gli effetti peggiori per le generazioni presenti e future;

    Italia e Regno Unito hanno raggiunto un accordo di partenariato per la presidenza della Cop26 nel 2020, in base alla quale l'Italia ospiterà nel quadro degli eventi preparatori della Cop26, lo Youth Summit, un importante evento mondiale giovanile sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) ad adottare, in cooperazione con gli altri partner internazionali e con il coordinamento dell'Ufficio dell'Alto Commissariato per i diritti umani, ogni utile iniziativa per sostenere gli attivisti ambientali e difensori della terra e dell'ambiente e tutelarli dalle aggressioni e dalle uccisioni;

2) a promuovere, al prossimo Youth Summit di Cop 26, una iniziativa globale finalizzata a promuovere e tutelare gli attivisti ambientali.
(1-00244) «Di Stasio, Quartapelle Procopio, Fornaro, Migliore, Magi, Olgiati, Sabrina De Carlo, Cabras, Boldrini, Fassino, Cappellani, Sportiello, Emiliozzi, Suriano, Saitta, Dori, Scutellà, Perantoni, Ascari, Palmisano, Sarti, Giuliano, D'Uva».

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono patologie caratterizzate da un'alterazione delle abitudini alimentari; nel nostro Paese interessano circa 3 milioni di persone, in gran parte adolescenti. Si parla di anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder – BED) e altri disturbi minori. Tutti disturbi che purtroppo non accennano a diminuire;

    pur rimanendo costante negli anni il numero delle persone affette da queste patologie, c'è da rilevare che si è abbassata pericolosamente, l'età di insorgenza della malattia (si stima che il 20 per cento abbia un'età compresa tra gli 8 e i 14 anni). Un esordio così precoce in un soggetto in piena fase di sviluppo psichico e corporeo può comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale;

    si assiste anche ad un aumento percentualmente rilevante di persone che si ammalano di Dca dopo i 35/40 anni, spesso padri e madri di famiglia;

    l'età media delle persone interessate da bulimia e anoressia è dai 15 ai 20-25 anni. Il disturbo da alimentazione incontrollata (Bed) è invece più tipico tra i 35 e i 50 anni, tanto nei maschi quanto nelle femmine;

    l'incidenza, stimata, dell'anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra le donne, mentre è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, tra gli uomini. L'incidenza, stimata, della bulimia nervosa è almeno di 12 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra le donne e circa 0,8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno tra gli uomini;

    purtroppo, si sta registrando un preoccupante abbassamento dell'età e il disturbo si allarga inoltre sempre più anche alla popolazione maschile;

    il fatto che questi disturbi non riguardino più solo gli adolescenti, ma che si stiano diffondendo anche in età pre-adolescenziale, rende indispensabile l'intervento preventivo/educativo che deve essere svolto dalle scuole, utilizzando ad esempio i Pof (piani di offerta formativa) con il coinvolgimento delle famiglie, e di operatori specializzati nel settore e un intervento formativo degli insegnanti, che aiuterebbe ad intercettare possibili comportamenti a rischio;

    i disordini alimentari, e in particolare anoressia e bulimia nervosa, sono le manifestazioni più note e frequenti; sono diventati un'emergenza di salute per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti;

    se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i disordini alimentari possono diventare una condizione permanente e nei casi gravi portare alla morte;

    i tempi medi stimati sono di circa 6 anni per guarire dall'anoressia. La cronicizzazione, oltre alla grande sofferenza, ha effetti collaterali devastanti su tutto l'organismo, tanto che il paziente viene riconosciuto invalido e le aspettative di vita per esordi di Dca attorno ai 18-20 anni, è di 45-50 anni;

    soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona e di chi le sta vicino, ma solo una piccola percentuale di persone che ne soffre chiede aiuto. Nell'anoressia nervosa questo può avvenire perché la persona all'inizio non sempre si rende conto di avere un problema, non ne ha consapevolezza. Anzi, l'iniziale perdita di peso può portare la persona a sentirsi meglio, a ricevere complimenti, a vedersi più magra, più bella e a sentirsi più sicura di sé. In genere, sono i familiari che, allarmati dall'eccessiva perdita di peso, si rendono conto che qualcosa non va;

    l'anoressia è la seconda causa di morte tra gli adolescenti in Italia, dopo gli incidenti stradali;

    questa malattia porta con sé anche un sintomo al quale bisogna prestare molta attenzione, ossia l'isolamento sociale. Chi ne soffre tende sempre più ad evitare momenti conviviali;

    grande influenza hanno purtroppo i modelli sociali; immagini di bellezza quasi sempre legate alla magrezza e alla forma fisica, nonché altre ragioni ben più complesse che generano queste patologie, in particolare legate alla competitività, nella scuola, nel lavoro, nello sport e in altre attività legate a performance figurative (esempio danza, della ginnastica artistica, del nuoto sincronizzato, e altro);

    una corretta educazione alimentare attraverso la promozione di un sano rapporto con il cibo, favorirebbe i giovani a sviluppare consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza, e li accompagnerebbe verso un equilibrato sviluppo e benessere psico-fisico. Mirati progetti nelle scuole e campagne di sensibilizzazione, servirebbero a prevenire anche queste patologie sempre più diffuse;

    solo una minoranza di persone affette da disturbo alimentare, chiede un aiuto terapeutico. Per poter arrivare ad una struttura specialistica è prima necessario: riconoscere di avere un disagio (consapevolezza); sentire che la situazione crea una notevole quota di sofferenza; credere nella possibilità di cambiare; avere la forza ed il coraggio di chiedere un aiuto;

    da tempo gli studiosi sono concordi nel ritenere che il modello multifattoriale sia il più adatto a spiegare l'insorgenza dei disturbi alimentari. Non esiste infatti un'unica causa che da sola possa determinare lo sviluppo di un Dca;

    anoressia e bulimia, e tutte le forme di Dca, sono malattie complesse, determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo, che quindi richiedono la creazione di percorsi riabilitativi psico nutrizionali che tengono conto dell'intensità della patologia e del livello di appropriatezza dell'intervento da fare. L'obiettivo è quello di portare il paziente, attraverso terapie mirate a modificare i comportamenti e l'attitudine, ad adottare soluzioni di gestione dei propri stress emotivi che non siano dannose per la propria salute e a ristabilire un equilibrato comportamento alimentare;

    l'approccio più efficace per il trattamento dei disturbi alimentari è quindi quello multidisciplinare ed integrato. I disturbi alimentari sono infatti disturbi psichiatrici con importanti manifestazioni psicopatologiche in cui sono frequenti complicazioni mediche ed è quindi necessaria una collaborazione tra diverse figure professionali che si occupino, in modo integrato, della mente e del corpo. La cura psichiatrica costituisce il fondamento del trattamento di ogni paziente con disturbo alimentare e deve essere effettuata in combinazione con altre specifiche modalità di cura;

    il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare presuppone una rete di intervento completa in tutti i vari livelli di assistenza in grado di garantire un percorso di cura appropriato;

    la terapia dei Dca deve essere concepita in termini interdisciplinari ed integrati; deve avvenire strutture di cura in cui collaborino sistematicamente figure professionali diverse (internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti) privilegiando, senza mai escludere l'altro, il versante somatico o psichico a seconda delle fasi della malattia; deve consentire una continuità delle cure nel passaggio da un livello assistenziale ad un altro;

    l'accesso principale al percorso terapeutico dovrebbe essere quello ambulatoriale che svolge compiti di prima accoglienza, consulenza, diagnosi, rinforzo della motivazione ed orientamento dei pazienti, filtro diagnostico e terapeutico per i successivi livelli terapeutici, di day hospital, di ricovero ordinario e residenziale, in relazione agli elementi clinici emersi durante la valutazione interdisciplinare;

    purtroppo, anni di tagli di risorse al servizio sanitario nazionale accompagnati dalla riduzione dei trasferimenti agli enti territoriali, compromettono fortemente una risposta adeguata e capillare da parte della sanità pubblica in termini di presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali (ambulatori, centri diurni, ricoveri in day-hospital, e altro);

    il 15 marzo 2019, il Ministro della salute pro tempore, Giulia Grillo durante il workshop al Ministero in occasione della giornata nazionale del fiocchetto lilla, dedicata all'anoressia, alla bulimia e agli altri disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, ha confermato che sui disturbi della nutrizione e dell'alimentazione «la situazione è ancora molto complessa soprattutto per quanto riguarda i giovanissimi (...) Cerchiamo di vedere come possiamo sopperire alla carenza di strutture a livello territoriale. Il discorso della presa in carico riguarda soprattutto i giovanissimi: c'è una grande diffusione di queste patologie in particolare tra le ragazzine piccole e, quindi, dobbiamo fare un focus specifico su questo punto». Il ministro ha quindi ammesso che se «la questione della formazione professionale è più facilmente risolvibile, il problema è a monte perché manca tutta un'organizzazione, e su questo lavoreremo»,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere un incremento delle risorse finalizzate a implementare sensibilmente le strutture e la rete di intervento completa in tutti i vari livelli di assistenza, ambulatorio, day-hospital, ricovero ospedaliero e residenzialità extra-ospedaliera, al fine di garantire l'appropriatezza dell'assistenza, con particolare riguardo alla presa in carico globale del paziente e dei suoi familiari in tutte le varie fasi del trattamento;

   a valorizzare l'importante ruolo svolto dalle associazioni di volontariato nelle attività di sensibilizzazione, informazione, prevenzione e contrasto ai fattori di rischio, rafforzando le sinergie e la cooperazione tra il servizio sanitario e le medesime associazioni di volontariato;

   ad avviare progetti di informazione e di sensibilizzazione nelle scuole, per la promozione di una sano rapporto con il cibo, nonché per sviluppare una necessaria consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza, e che possono favorire l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare;

   a prevedere corsi di aggiornamento sui disturbi del comportamento alimentare, al fine di poter «intercettare» il prima possibile il soggetto che ne soffre e aumentare conseguentemente le probabilità che il paziente guarisca e lo faccia con tempi di trattamento più brevi.
(7-00322) «Novelli, Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Versace».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stato approvato dal Parlamento austriaco un emendamento che impegna il Governo di Vienna ad avviare nuovi colloqui con l'Alto Adige e l'Italia per poi presentare una proposta legislativa per la concessione del doppio passaporto ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti nella provincia autonoma di Bolzano;

   in risposta all'interrogazione n. 4-01808 a firma dei senatori Ciriani, Rauti, Urso, Fazzolari, il Governo pro tempore ha chiarito «di aver manifestato a più riprese alle autorità austriache la ferma contrarietà dell'Italia all'iniziativa della doppia cittadinanza per le minoranze linguistiche dell'Alto Adige sin dal momento in cui è stata inserita nel programma di governo dalla coalizione dei Popolari (OVP) dell'ex cancelliere Kurz e dei Liberal-nazionali dell'ex vice cancelliere Strache (FPO). Sempre in risposta all'interrogazione sopracitata, il Governo ha ribadito che “a fronte delle dichiarazioni da parte di esponenti dell'ex Governo austriaco di voler procedere con l'iniziativa soltanto ‘d'intesa’ con Roma, è stata puntualmente ricordata l'indisponibilità dell'Italia verso ogni forma e ogni livello di discussione sul tema, trattandosi di un'iniziativa che vede l'Italia categoricamente contraria e della quale non si condividono i presupposti giuridici né si intravede l'opportunità politica. Vienna è pertanto ben consapevole che l'Italia non è disposta a sedersi ad alcun tavolo che abbia ad oggetto questa tematica”»;

   una posizione di contrarietà espressa più volte sia dal Presidente del Consiglio dei ministri Conte, che dal Ministro pro tempore Moavero Milanesi. In occasione dell'incontro bilaterale svoltosi a Roma nel settembre 2018, il Presidente del Consiglio dei ministri ha ribadito chiaramente al cancelliere Kurz la contrarietà al progetto. Sempre in settembre, il Ministro pro tempore Moavero Milanesi ha inoltre declinato l'invito del Ministro degli esteri Kneissl per un incontro bilaterale a Vienna;

   si è trattato di un segnale forte, a testimonianza della ferma intenzione italiana di respingere eventuali sviluppi del progetto. In quell'occasione, con un comunicato, si era chiarito che la causa di tale rinuncia era da ricondurre appunto alle ricorrenti affermazioni circa lo studio di un disegno di legge da parte del Governo austriaco per conferire la cittadinanza dell'Austria e il relativo passaporto ai cittadini italiani dell'Alto Adige di lingua tedesca e ladina;

   in parallelo, su precisa istruzione della Farnesina, l'ambasciatore italiano a Vienna ha puntualmente ribadito con le autorità austriache la posizione di fermezza a più riprese e in tutte le sedi opportune, ad ogni occasione in cui il progetto è stato evocato –:

   quali iniziative intenda attuare al riguardo il Governo e se ritenga di confermare la linea posta in essere dal precedente Governo.
(4-03658)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la risoluzione dell'Onu 2758, adottata il 25 ottobre 1971, sul tema della rappresentanza cinese in seno alle Nazioni Unite, non definisce Taiwan una provincia della Repubblica popolare cinese e non riconosce la sovranità del Governo di Pechino sull'isola né, in alcuna sua parte, cita Taiwan;

   dal 1949 la realtà è che Taiwan, di fatto e di diritto, è uno Stato indipendente e sovrano, con legittime istituzioni tutte elette democraticamente in libere e pluralistiche elezioni; solo il Governo democraticamente eletto di Taiwan può rappresentare i suoi 23 milioni di persone;

   l'esclusione di Taiwan dall'Onu e dalle sue agenzie specializzate appare ingiusta, poiché continua a privare i cittadini taiwanesi del diritto, e dei relativi doveri, di condividere con tutti i popoli del mondo le responsabilità nella massima organizzazione internazionale fondata proprio su quel principio di universalità che è mutilato dalla impedita partecipazione del popolo taiwanese;

   Taiwan ha fatto passi molto importanti per alleviare la povertà e per sconfiggere la fame nel mondo. La percentuale a Taiwan di famiglie a basso reddito è stata ridotta all'1,6 per cento. Lanciato nel 1993, il programma di assicurazione sanitaria nazionale ora copre il 99,8 per cento della sua popolazione. Nel 2018 il totale di riciclaggio dei suoi rifiuti ha raggiunto il 55,69 per cento, il tasso di alfabetizzazione il 98,8 per cento e il tasso di mortalità infantile il 4,2 per mille;

   negli ultimi anni, Taiwan ha fornito assistenza allo sviluppo e avviato molteplici programmi di cooperazione con i Paesi partner nel Pacifico, in Asia, Africa, America Latina e nei Caraibi;

   considerando la sua solida esperienza e il suo smisurato contributo, risulta sconveniente alla comunità internazionale che a Taiwan sia vietato di condividere esperienze e informazioni importanti che dovrebbero essere utilizzate per coordinare meglio gli sforzi internazionali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di concorrere, in sede di Unione europea e di Onu, a un'appropriata soluzione che ponga fine all'emarginazione dei 23 milioni di cittadini taiwanesi, e dei loro legittimi rappresentanti democraticamente eletti, e di affrontare urgentemente il problema della partecipazione di Taiwan all'Onu e alle sue agenzie specializzate, perché tale esclusione, ad avviso dell'interrogante, rappresenta un errore, peraltro in contraddizione con il rispetto dei diritti umani e con i principi di universalità proclamati dalla Carta fondamentale delle Nazioni Unite.
(5-02773)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Taiwan è stato tra i fondatori dell'organizzazione per l'aviazione civile internazionale (Icao), ma è stato escluso in seguito al suo ritiro dalle Nazioni Unite nel 1971 così che i 23 milioni di abitanti di Taiwan non hanno potuto partecipare alle riunioni, attività e meccanismi dell'Icao;

   nel gennaio 2011 l'Unione europea ha abolito per i cittadini di Taiwan i visti di ingresso fino a 90 giorni di soggiorno nei Paesi membri, ai quali si sono uniti, con analogo provvedimento, Norvegia, Islanda, Andorra, Lichtenstein e Monaco. Tale abolizione – adottata reciprocamente dalle autorità di Taiwan – ha determinato un forte incremento del flusso di visitatori taiwanesi in Europa e, viceversa, di cittadini dei Paesi europei a Taiwan. Sono centinaia di migliaia i taiwanesi che ogni anno vengono in Italia, e decine di migliaia gli italiani che si recano a Taiwan, anche grazie ai 3 voli settimanali diretti Roma-Taipei della taiwanesi China Airlines, cui si aggiungeranno dal 2020 i 4 voli settimanali Milano-Taipei operati dalla Eva Air;

   l'importanza di questi numeri è evidenziata anche dal volume dell'interscambio Italia-Taiwan che resta attestato a 5 miliardi di dollari Usa, collocando l'Italia al 4° posto nell'Unione europea quale partner commerciale di Taiwan;

   la Taipei Flight Information Region (Taipei FIR), offre servizi di aviazione di qualità. Nel 2018, un totale di 92 compagnie aeree hanno fornito servizi da e verso Taiwan, operando voli passeggeri e merci su 313 rotte che collegano Taiwan a 149 città di tutto il mondo. La FIR Taipei ha servito 1,75 milioni di voli controllati e 68,9 milioni di passeggeri l'anno scorso;

   secondo l’Airports Council International l'aeroporto di Taipei si è classificato, nel 2017, al 10° e 6° posto nel mondo, rispettivamente per volume internazionale di passeggeri e di merci, mentre si è classificato 5° in Asia in entrambe le categorie. Le statistiche del 2018 dell’International Air Transport Association mostrano che i vettori di Taiwan (China Airlines ed EVA Air) arrivavano rispettivamente al 28° e al 37° posto nel volume internazionale dei passeggeri;

   Taiwan occupa una posizione chiave nel trasporto aereo e nel controllo del volo sia a livello regionale che globale. Tuttavia, non può prendere parte alle riunioni e alle attività dell'Icao. È escluso da importanti discussioni sulla sicurezza aerea, su servizi di navigazione, protezione dell'ambiente e su questioni economiche. Viene inoltre negato l'accesso in tempo reale a informazioni complete costringendo Taiwan a dedicare più tempo e risorse per soddisfare gli standard Icao e le pratiche raccomandate;

   nel 2013 Taiwan ha partecipato alla 38a Assemblea dell'Icao come ospite speciale dell'allora presidente del Consiglio dell'Icao, ottenendo elogi e affermazioni per i suoi significativi contributi. L'articolo 5 del regolamento interno permanente dell'Assemblea dell'Icao prevede che anche gli Stati non contraenti e le organizzazioni internazionali debitamente invitate a partecipare ad una sessione dell'Assemblea possano essere rappresentate da «osservatori» e per questo l'Icao ha invitato più di 40 Stati non contraenti e organizzazioni internazionali a partecipare a diverse sessioni dell'Assemblea come «osservatori»;

   il Parlamento europeo, altri Parlamenti di Paesi dell'Unione europea, così come Parlamenti e Governi di tutti i continenti, si sono ripetutamente occupati del tema evidenziando la necessità e anche l'urgenza che Taiwan sia ammessa quanto prima, anche come «osservatore», alle riunioni e attività dell'Icao –:

   quali concrete e urgenti iniziative il Governo intenda adottare, anche in coordinamento con gli altri membri dell'Unione europea, nell'interesse prioritario e ineludibile della sicurezza aerea internazionale, per sostenere la partecipazione di Taiwan alle riunioni e alle attività dell'Icao.
(5-02775)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta orale:


   MARTINCIGLIO, CANCELLERI e PIGNATONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Eraclea Minoa è una bellissima località di mare situata nella provincia di Agrigento e dotata di una splendida spiaggia, sito di interesse comunitario, che, negli ultimi 30 anni, si è purtroppo ridotta di circa 200 metri a causa dell'erosione costiera dovuta alla perpetrata cementificazione nei letti dei fiumi, oltre che alla costruzione del vicino porto di Siculiana;

   l'erosione ha colpito anche la pineta adiacente la spiaggia, facendo cadere centinaia di alberi;

   il logorio, lento ma inesorabile del territorio, oltre a causare danni ingenti ed evidenti di carattere ambientale, ha messo in ginocchio l'economia del luogo, causando la chiusura di molte attività commerciali divenute di fatto inaccessibili;

   al fine di trovare una soluzione a questo problema, la regione Sicilia, nel maggio 2018, aveva provveduto al finanziamento di un progetto di oltre 4 milioni di euro per salvare la spiaggia di Eraclea Minoa, aggredita dall'erosione costiera;

   tale progetto, redatto dagli uffici del commissario di governo per il dissesto idrogeologico, poneva un argine al processo di erosione del tratto di costa che andava da Capo Bianco verso est, per circa due chilometri;

   ancorché il presidente Musumeci abbia formalmente riconosciuto come prioritaria la tutela dell'ambiente e delle coste e abbia dichiarato la necessità di procedere al ripascimento della spiaggia agrigentina nei tempi indicati dal progetto, da quanto si apprende, anche a mezzo stampa, da mesi ormai la vicenda sta assumendo dei contorni fumosi. Sembrerebbe, infatti, che nonostante l'ufficio VIA/VAS abbia effettivamente completato la procedura, il progetto sia bloccato a causa della mancanza di un documento relativo alla caratterizzazione della sabbia che dal porticciolo di Siculiana Marina dovrà essere portata ad Eraclea Minoa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione che interessa il sito agrigentino di Eraclea Minoa;

   se, tenuto conto del pregio naturalistico della zona e degli ingenti danni di tipo ambientale ed economico causati dalla descritta erosione costiera, intenda assumere iniziative di competenza al fine di verificare le motivazioni effettive del blocco del progetto di ripascimento artificiale del litorale – e, in particolare la ragione della mancata caratterizzazione della sabbia che sbloccherebbe l'intera vicenda – e suggerire soluzioni volte a velocizzare il completamento dell'intervento di recupero dell'incantevole località siciliana.
(3-00982)


   FERRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2019, a seguito di una mozione consigliare da cui prendevano avvio le verifiche da parte degli uffici comunali, con determina dirigenziale avente immediata efficacia, la «Ricicleria» – impianto operante nel settore dei rifiuti sito in via Dorsale nel comune di Massa e di proprietà della municipalizzata Asmiu – veniva chiusa;

   dalle verifiche emergeva che la «Ricicleria», il cui titolo autorizzativo era scaduto nel gennaio 2018 – a seguito della procedura attivata presso la regione Toscana e chiusa con un'archiviazione richiesta dalla stessa Asmiu – non rispondeva alle disposizioni normative vigenti e alle prescrizioni date da Arpat e dal comune di Massa per autorizzare lo scarico in fognatura bianca delle acque meteoriche dilavanti i piazzali;

   l'assenza di un sistema di raccolta delle acque meteoriche dilavanti i piazzali e di un impianto di depurazione insieme alle altre gravi inosservanze determinavano il rischio di contaminazione delle matrici ambientali, con la possibilità di compromettere l'integrità, la salubrità delle acque superficiali;

   l'impianto, che stoccava rifiuti pericolosi esposti alle intemperie, si trova in una zona interessata al progetto di bonifica della falda della zona industriale compresa tra Massa e Carrara, ma è stato chiuso per iniziativa del solo comune di Massa, non risultando provvedimenti, azioni, controlli da parte delle preposte autorità;

   nel comune di Massa si trova, inoltre, la ex discarica di Codupino che è posta a monte dell'area ex Farmoplant – zona oggetto di bonifica con emungimento delle acque da parte di Edison e ricompresa nel SIR di Massa Carrara, oltre che nel territorio oggetto del piano di bonifica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – e che è chiusa da oltre un decennio;

   l'ex discarica di Codupino, come appreso dai quotidiani locali, a seguito di richiesta di sopralluogo avanzata dai consiglieri comunali Paolo Menchini e Luana Mencarelli, veniva ispezionata dalla commissione comunale ambiente, che rilevava la presenza di diverse tipologie di rifiuto stoccate;

   alla luce di tali circostanze e considerata la probabile assenza di un'autorizzazione allo stoccaggio dei rifiuti, occorre verificare se tali attività siano consentite, quali effetti siano stati generati e se siano stati assolti tutti gli adempimenti previsti in materia di percolato e gas da fenomeni putrefattivi;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sta eseguendo delle campionature per mappare la falda della zona industriale compresa tra Massa e Carrara per poter procedere alla bonifica;

   è, perciò, indispensabile, per rendere efficace l'intervento, avere certezza che non sussistano fonti attive di inquinamento o, in alternativa, che si proceda alla loro individuazione e si vigili affinché la normativa e le prescrizioni vengano rispettate –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti e delucidazioni sulla vicenda della «Ricicleria» e dell'ex discarica di Codupino, nel comune di Massa, e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in merito a eventuali violazioni delle prescrizioni e della normativa ambientale, promuovendo una verifica, tramite le strutture competenti, per accertare eventuali danni ambientali nell'area di cui in premessa e adoperarsi per garantire una leale e trasparente collaborazione tra le amministrazioni coinvolte nel progetto di risanamento ambientale.
(3-00984)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Conferenza generale dell'Unesco, tenutasi a Parigi dal 24 ottobre al 12 novembre 1997 – nell'ambito della quale fu istituita la rete mondiale dei geositi e geoparchi – ebbe a raccogliere favorevolmente la proposta presentata dalla regione Sardegna, tramite la Commissione nazionale italiana Unesco e il Governo italiano, avente ad oggetto il riconoscimento del valore internazionale del parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna;

   il 30 luglio 1998, a conclusione delle valutazioni positive espresse da un gruppo internazionale di esperti, è stata sottoscritta a Parigi la dichiarazione ufficiale di riconoscimento, successivamente formalizzata, in data 30 settembre, con la sottoscrizione della «Carta di Cagliari» e, infine, con l'effettiva istituzione ad opera del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il decreto ministeriale del 16 ottobre 2001;

   già a partire dal 2007, il Comitato di coordinamento dell'Unesco ebbe a rappresentare importanti criticità, tra le quali, in particolare, la mancanza di un territorio unificato e l'assenza di una struttura amministrativa adeguata, e, lo stesso Comitato, pur includendo il parco nella citata rete, assegnò il medesimo al controllo di alcuni esperti per la verifica del superamento delle suindicate problematiche;

   le citate problematiche furono ulteriormente segnalate in occasione di successive valutazioni intervenute, sia nel 2011, sia nel 2013 e, da ultimo, nel 2017: in particolare, in occasione di tale ultima rilevazione furono espresse alcune raccomandazioni finalizzate ad evitare la revoca dell'inclusione nella citata rete;

   da ultimo, nel mese di luglio 2019, in occasione dell'ultima rilevazione, le due Commissarie dell'Unesco, Marie Louise Frey e Cathrien Posthumus – considerato che non risultavano essere stati raggiunti progressi sufficienti con riferimento alle raccomandazioni conseguenti alla citata ispezione del 2017 – hanno avuto modo di rimarcare l'inesistenza di un territorio unificato, con un'identità comune, e la mancanza di un approccio strategico per il raggiungimento di tale unificazione, nonché la totale assenza di un'organizzazione amministrativa adeguata avuto riguardo alle risorse umane disponibili;

   in data 23 settembre 2019, l’Executive Board dell’Unesco Global Geoparks a fronte delle suindicate considerazioni, ha espulso definitivamente il parco geominerario della Sardegna dalla Rete mondiale dei geoparchi, suggellando la totale inadeguatezza dell'attuale gestione amministrativa, con conseguente grave danno materiale e d'immagine per l'intera comunità sarda –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di consentire nel prossimo futuro il superamento delle problematiche evidenziate, a più riprese, dall'Unesco, se del caso anche provvedendo al commissariamento degli organi del parco.
(4-03659)


   CECCHETTI, BONIARDI e GARAVAGLIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il quartiere Cascinette nel comune di Canegrate è alle prese da anni con il problema irrisolto dei miasmi, percepiti dalla cittadinanza residente nel territorio limitrofo al depuratore consortile costruito e messo in funzione nel 1980, che opera secondo un processo di digestione anaerobica con produzione di biogas;

   il depuratore di Canegrate a partire dal 23 settembre 2019 è stato chiuso per dieci giorni per permettere lo svolgimento in sicurezza di lavori sull'impianto e questo implica uno sversamento di liquami non depurati e pertanto inquinanti, pari a 24 mila metri cubi al giorno, direttamente all'interno del fiume Olona;

   nei mesi scorsi si è verificata una moria di pesci nel fiume Olona, all'altezza di San Lorenzo, nel tratto di fiume collocato dopo il depuratore di Canegrate nei giorni successivi l'apertura straordinaria del bypass dello stesso che ha determinato l'immissione diretta delle acque nell'Olona;

   il depuratore di Canegrate riceve gli scarichi fognari dei comuni di Castellanza, Legnano, San Vittore e Canegrate;

   le acque del fiume Olona sono utilizzate per irrigare i terreni agricoli adiacenti al corso d'acqua;

   non risulta agli interroganti che l'Arpa, ente preposto ad effettuare le analisi sulla qualità dell'acqua, abbia effettuato analisi sulle acque utilizzate per l'irrigazione –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative, anche attraverso l'Ispra e il Noe, per verificare l'effettivo impatto dello sversamento diretto e prolungato di liquami non depurati direttamente nel fiume Olona, se tale sversamento abbia creato o possa creare pericoli per le coltivazioni irrigate, per la salute delle persone e per l'ambiente e se risulti che siano stati previsti o siano in corso monitoraggi da parte degli enti competenti per verificare l'eventuale presenza di sostanze chimiche in concentrazione superiore dai limiti imposti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 provenienti da lavorazioni industriali.
(4-03676)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   ANDREUZZA, BINELLI, DARA, PATASSINI, PETTAZZI, CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13-quater del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 – il cosiddetto decreto crescita – ha istituito presso il Ministero delle politiche agricoli alimentari, forestali e del turismo, una banca dati delle strutture ricettive nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi presenti sul territorio nazionale, rispondendo ad una esigenza di trasparenza e di miglioramento di qualità da tempo manifestata da parte di tutti gli operatori del settore;

   tale banca dati consente di identificare le strutture ricettive attraverso l'assegnazione di un codice alfanumerico, cosiddetto codice identificativo, da utilizzare necessariamente in ogni comunicazione inerente all'offerta e alla promozione dei servizi turistici all'utenza;

   i titolari delle strutture ricettive, ovvero i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, nonché i soggetti che gestiscono portali telematici sono tenuti a pubblicare nelle comunicazioni inerenti all'offerta e alla promozione di unità immobiliari tale codici identificativi;

   l'adozione di tale strumento permette di migliorare la qualità dell'offerta turistica e contrastare forme irregolari di ospitalità, a beneficio dei turisti stessi e dell'immagine del nostro Paese;

   appare urgente dare quanto prima attuazione alla norma anche alla luce delle prossime festività natalizie che vedranno una maggiore affluenza turistica nelle principali città d'arte, dove fra l'altro si registra un aumento di alloggi destinati ad affitti brevi –:

   se il Governo intenda adottare entro i primi giorni di dicembre dell'anno in corso i decreti ministeriali necessari a rendere applicativa la norma di cui in premessa.
(3-00983)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del decimo anniversario degli eventi sismici del 2009, è stata autorizzata, con la legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 614, la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2019 per la «realizzazione di un programma speciale di iniziative culturali all'Aquila e nel territorio colpito dal terremoto»;

   il 17 gennaio 2019 il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, e il sottosegretario pro tempore con delega ai beni culturali, Gianluca Vacca hanno sottoscritto un accordo per «l'organizzazione e l'attivazione delle iniziative del Decennale del sisma 2009» e che il 15 maggio 2019 si è proceduto a sottoscrivere tra gli stessi attori un nuovo accordo che ha previsto la sostituzione del Teatro Stabile dell'Aquila con l'Istituzione Sinfonica Abruzzese, quale soggetto attuatore;

   il 3 luglio 2019 è stato sottoscritto l'accordo tra il comune dell'Aquila e la direzione generale dello spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali, per «la definizione delle modalità di assegnazione ed erogazione delle risorse finalizzate alla realizzazione del Festival Internazionale degli Incontri» e in data 5 marzo 2019 si è provveduto alla pubblicazione dell'avviso per manifestazione di interesse per la nomina del direttore artistico del Festival e il 1° aprile 2019 è stata nominata la dottoressa Silvia Barbagallo;

   il comitato operativo per il decennale, con verbale n. 03, raccomanda:

    «di procedere nel più breve tempo possibile al completamento del programma in modo che assicuri la certezza definitiva sulla sua configurazione finale;

    di prevedere, in questo quadro alla definizione con Isa, dell'apporto al programma delle istituzioni culturali aquilane sia attraverso eventi autonomi, sia attraverso iniziative di accompagnamento agli eventi già in programmazione;

    di prevedere, sempre nel completamento del programma, una partecipazione che assicuri il più ampio pluralismo»;

   con riferimento a tutto quanto sopra, si sottolineano le seguenti inadempienze:

    a) la direttrice artistica non ha effettuato un invio formale del programma del festival al consiglio di amministrazione dell'Isa e, a quanto consta all'interrogante, il medesimo avrebbe approvato il bilancio di previsione di massima del Festival senza approvazione del suddetto programma;

    b) la dottoressa Silvia Barbagallo consegnava informalmente all'Isa un documento con alcune indicazioni sul programma, senza dettagliare i cachet e/o gli impegni di spesa assunti dalla direzione artistica nei confronti dei partecipanti al Festival;

    c) il documento relativo al programma, a quanto risulta all'interrogante, non avrebbe corrispondenza con le indicazioni contenute nelle linee guida stabilite nel progetto redatto dalla dottoressa Annalisa De Simone –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di favorire il pieno svolgimento delle attività culturali volte a commemorare il decennale del sisma del 2009, promuovendo un nuovo accordo, fatti salvi gli impegni già presi e ritenuti vincolanti, affinché la città dell'Aquila non perda l'opportunità di utilizzare risorse per il territorio.
(5-02771)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il comando provinciale dei carabinieri di Siracusa da oltre 30 anni è di stanza in un immobile di proprietà dell'Inps, per il quale viene pagato un canone annuo di locazione pari a 170.000 euro, che risulta non adeguato da un punto di vista logistico e operativo;

   sempre nella città di Siracusa, in via Elorina, è presente l'idroscalo «De Filippis», una vasta area prospiciente il Porto Grande di Siracusa, detenuta dal Ministero della difesa tramite l'Aeronautica militare in cui ha sede la caserma che ospita il distaccamento aeronautico di supporto alla 137a squadriglia radar di Testa dell'Acqua;

   nel luglio 2017 è stato presentato un progetto di massima per la realizzazione della nuova caserma dei carabinieri di Siracusa nell'area della sede dell'Aeronautica militare con un costo previsto per l'opera di 3,4 milioni di euro, provenienti dal fondo «Patto per il Sud», e inizio dei lavori previsto per marzo 2018 con conclusione prevista per il 2020;

   tuttavia, la decisione di trasferire il comando provinciale dei carabinieri in via Elorina presso la sede dell'Aeronautica militare non appare per alcuni aspetti condivisibile soprattutto in quanto quell'area, prospiciente il porto grande di Siracusa, inserita in un contesto progettuale di più ampio respiro, dovrebbe essere destinata alla fruizione pubblica così da poter riconsegnare alla città e ai suoi abitanti una parte di territorio da troppo tempo negato. Gli stessi progetti strategici di sviluppo sostenibile del comune di Siracusa prevedono, infatti, azioni che si pongono in forte contraddizione con la realizzazione della caserma dei carabinieri in quel sito;

   ad oggi risulta all'interrogante che nessuna attività sia stata posta in essere nell'iter di realizzazione di quanto previsto nel progetto di massima del luglio 2017 –:

   se il Ministro sia a conoscenza della suddetta situazione, se siano emersi degli ostacoli nella procedura e, in tal caso, se intenda attivarsi, di concerto con il comune di Siracusa, al fine di individuare in tempi celeri un'area diversa per la realizzazione del nuovo comando provinciale dei carabinieri attraverso il finanziamento già assegnato a tale scopo;

   di quali informazioni disponga in merito ai progetti di fruizione pubblica dell'area dell'ex idroscalo «De Filippis» indicati in premessa, con particolare riferimento allo stato attuale dell’iter autorizzativo di trasferimento dell'area al comune di Siracusa.
(5-02767)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha recentemente pubblicato il documento di monitoraggio della spesa farmaceutica nei messi da gennaio ad aprile 2019;

   dai dati emerge come ammonti a 6,658 miliardi di euro la spesa farmaceutica complessiva nei primi 4 mesi del 2019, con uno sfondamento di circa un miliardo rispetto ai 5,634 miliardi del tetto di spesa (+14,85 per cento);

   Campania, Puglia e Abruzzo, pur avendo effettuato tagli trasversali, evidentemente inadeguati, rimangono la «maglia nera» sia per acquisti diretti che per spesa convenzionata;

   risulta significativo il peso della spesa per acquisti diretti (che si attesta a 3,8 miliardi di euro), dove lo sfondamento è stato di circa 1,2 miliardi, a cui fanno da contraltare i 217 milioni di attivo della convenzionata (pari a 2,802 miliardi);

   a emergere dal citato documento è un incremento della spesa e uno sfondamento della soglia delle risorse disponibili generalmente diffuso in tutte le regioni e province autonome (solo 2 su 21 sono riuscite a rispettarla), con un valore in netto peggioramento rispetto agli 845milioni del mese precedente;

   nello specifico, la spesa per acquisti diretti si è attestata a 3,8 miliardi di euro, con un disavanzo di circa 1,241 miliardi, pari a una incidenza del 10,16 per cento sul fondo sanitario nazionale, più alta rispetto al tetto fissato al 6,89 per cento (al netto di pay-back, fondi per innovativi non oncologici e innovativi oncologici);

   al netto di sconti, per quanto riguarda invece la spesa convenzionata a carico del servizio sanitario nazionale, compartecipazione totale e pay-back (all'1,83 per cento versato dalle aziende alle regioni) al lordo dei ticket regionali, la spesa è stata pari a 2,802 miliardi di euro, circa 217 milioni al di sotto del tetto programmato. La sola Puglia incide in negativo per il 5 per cento totale di sforamento della spesa convenzionata a livello italiano: un disastro economico che incide sul bilancio nazionale;

   oltre a evidenziare un aumento della compartecipazione a carico del cittadino, il documento mette in luce un livello di spesa più alto dei tetti stabiliti riscontrabile in 19 regioni e province autonome, con le sole Valle d'Aosta e Provincia autonoma di Bolzano a rientrare nei valori stabiliti;

   sui consumi, calcolati in numero di ricette (circa 196,5 milioni), si è registrato un incremento dello 0,4 per cento rispetto al 2018. Aumenta anche l'incidenza del ticket, + 0,7 per cento (pari a 3,9 milioni), così come le dosi giornaliere dispensate, +1,8 per cento (pari a 132,9 milioni);

   per alcune regioni sembrano esserci addirittura i presupposti per il commissariamento in conseguenza del mancato rispetto di alcuni parametri essenziali come la riorganizzazione territoriale degli ospedali, le gare centralizzate per gli acquisti, il mancato utilizzo di farmaci generici –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se si intendano approfondire le ragioni per cui 19 regioni o province autonome su 21 non rispettano i tetti di spesa;

   quali iniziative di competenza il Governo sia intenzionato ad assumere in merito alla spesa farmaceutica.
(4-03655)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   Daniela Bani, 30 anni, è stata uccisa nel 2014 e Palazzolo (BS), accoltellata; le indagini dei carabinieri si sono immediatamente concentrate sul compagno della vittima, un tunisimo di 37 anni, Chaanbi Mootaz, al momento delle indagini irreperibile, sembra che tra i due le liti fossero frequenti; il corpo della donna è stato scoperto diverse ore dopo l'assassinio da un vicino di casa che, vedendo la porta socchiusa sul pianerottolo e non sentendo nessun rumore all'interno, è entrato pensando che si stesse consumando un furto; sul corpo della donna sono state riscontrate diverse ferite da arma da taglio, probabilmente sferrate con un coltello dalla lama lunga più di 10 centimetri;

   il delitto sarebbe avvenuto all'ora di pranzo, nella sala il tavolo era già apparecchiato, in cucina una pentola e delle verdure già pronte per essere cucinate, i due figli della coppia, il primogenito di otto e la sorellina di cinque anni, si trovavano in casa al momento dell'aggressione;

   le indagini si sono svolte rapidamente, Chaanbi Mootaz, marito di Daniela Bani, è stato riconosciuto colpevole e condannato a 30 anni – due in più rispetto a quanto aveva chiesto il pubblico ministero – per l'omicidio della donna, massacrata con ben 37 coltellate;

   l'uomo, però, non ha mai fatto un giorno di carcere: Chaanbi Mootaz, infatti, è scappato in Tunisia, suo paese d'origine, il giorno dopo aver ammazzato la giovane donna: è ancora in libertà, nonostante la condanna;

   nel febbraio 2019 Chaanbi Mootaz è stato arrestato in Tunisia, sulla base del provvedimento restrittivo internazionale emesso dal tribunale di Brescia, ma non è tornato in Italia a scontare la condanna a 30 di reclusione che gli è stata inflitta e confermata in appello per omicidio volontario aggravato;

   il Ministro interpellato ha firmato la richiesta di perseguimento penale in Tunisia per l'omicidio: perché la convenzione bilaterale del 1967 che regola i rapporti fra Italia e Tunisia non consente l'estradizione, ma stabilisce che, in caso di reati riconosciuti da ambedue gli Stati, si possa fare domanda per perseguire i cittadini che hanno commesso crimini nell'altro Stato; nonostante ciò Chaanbi Mootaz, che adesso si trova in carcere a Tunisi, potrebbe quindi non lasciare il suo Paese di origine, anche perché sulla definizione della pena pende ancora un ricorso in Cassazione –:

   quali esiti abbia avuto l'istanza di cui in premessa formulata dal Ministero della giustizia e quali ulteriori interlocuzioni siano state avviate al riguardo con le autorità tunisine;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire che in questo e in casi simili gli autori dei reati scontino effettivamente la condanna.
(2-00502) «Rossello, Tartaglione, Versace, Aprea, Ferraioli, Zanella, Anna Lisa Baroni, Saccani Jotti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 107 della legge n. 689 del 1981 recante «Determinazione delle modalità di esecuzione delle pene conseguenti alla conversione della multa o dell'ammenda» disciplina la procedura con cui il pubblico ministero competente per l'esecuzione trasmette copia del provvedimento per la conversione della pena pecuniaria al magistrato di sorveglianza del luogo di residenza del condannato relativa, appunto, a pene della multa e dell'ammenda non eseguite per insolvibilità del condannato e che si convertono nella libertà controllata;

   diversi uffici del magistrato di sorveglianza segnalano in questi ultimi mesi l'arrivo di queste richieste in quantità massive, provenienti dalle procure, molte anche relative a procedimenti per condanne a multe ed ammende risalenti ad alcuni anni, pratiche evidentemente medio tempore non «processate» e per molte delle quali è intervenuta la prescrizione;

   la procedura in questione prevede che al magistrato di sorveglianza competa di sentire il condannato, vacua formula – a parere dell'interrogante – dietro la quale si cela l'attuale situazione di uffici subissati da siffatta improvvisa mole di lavoro che consiste nell'accertamento dello stato di solvibilità;

   tale passaggio richiede come primo incombente una ricerca anagrafica, indi una richiesta di verifica/informazioni tributarie agli organi di polizia locale, polizia di Stato, Guardia di finanza, a seconda degli importi dovuti, infine, nel caso di verificata insolvibilità, la notifica alle questure per l'avvio delle procedure di esecuzione;

   sono di non poco conto, in tale contesto, il progressivo innalzamento dell'età media del personale degli uffici del magistrato di sorveglianza, i recenti effetti dei numerosi pensionamenti nonché il lavoro straordinario per l'incombenza descritta intervenuta su tale servizio giudiziario –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere con riguardo a quanto esposto in premessa, al fine di mitigare il grave carico di lavoro degli uffici e, in particolare, se e come intenda procedere per evitare i gravosi costi a carico del Ministero della giustizia dovuti a procedure relative ad ammende e multe di limitato valore, anche a fronte dell'alto caso di soggetti medio tempore irreperibili.
(4-03652)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Oristano Massama il 15 agosto 2019 era composta da Matteo Angioli, membro del consiglio generale del Partito Radicale, segretario del Comitato globale per lo Stato di diritto «Marco Pannella»; avvocato Rosaria Manconi, presidente della Camera penale di Oristano;

   avvocato Anna Maria Uras, Camera penale Oristano; Tania Filice, Partito Radicale; Paolo Mocci, Garante comunale per i diritti dei detenuti di Oristano; Francesco Pitirra, consigliere nazionale degli studenti universitari; avvocato Maria Teresa Antonia Pintus, Camera Penale Sassari, componente Osservatorio carcere; avvocato Franco Villa, Tesoriere Camera penale Cagliari, componente Osservatorio carcere; avvocato Michele D'Agostino;

   nell'istituto penitenziario di Oristano Massama, i detenuti presenti sono 260, ristretti nei 265 posti regolamentari;

   i detenuti stranieri sono 26;

   i detenuti comuni sono 74;

   i detenuti in attesa di giudizio sono: 15 imputati, 3 appellanti e 9 ricorrenti;

   i tossicodipendenti sono tra i 40 e i 50, i detenuti tossicodipendenti in terapia intensiva sono circa 15, i detenuti affetti da epatite sono circa 30;

   i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono circa 70;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 179 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 211;

   i detenuti lavoranti sono 57;

   gli educatori effettivamente in servizio sono 4, a fronte di una pianta organica di 5;

   la pianta organica degli psicologi varia a seconda dei fondi a disposizione, gli psicologi effettivamente in servizio sono 2, ex articolo 80 dell'Ordinamento penitenziario;

   gli atti di autolesionismo avvengono regolarmente;

   i detenuti lamentano un controllo eccessivo, il regime a celle chiuse, la mancanza di attività di studio e lavoro (quel poco che c'è è sottopagato), l'assenza costante del direttore e il conseguente mancato rapporto con lo stesso;

   i detenuti esprimono una mancanza di fiducia nell'operato del garante comunale dei detenuti;

   le celle ospitano fino a 3 persone, anche ergastolani. In una cella che ospita tre detenuti è stata segnalata la presenza di due detenuti disabili, uno con il deambulatore e l'altro con la bombola dell'ossigeno. Il terzo fa da badante in uno spazio inferiore a quello che gli è garantito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative si intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il suddetto carcere e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, a quello di Massama di Oristano, e quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di Massama Oristano il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03662)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Cremona il 16 agosto era composta da Gino Ruggeri, Segretario Radicali Cremona; Maria Teresa Molaschi, Partito Radicale; Avvocato Laura Maria Rita Negri, Camera penale Cremona;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 463 (capienza tollerabile 620) ristretti nei 393 posti regolamentari, di cui 10 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 307;

    i detenuti tossicodipendenti sono 107, 10 detenuti sono in terapia metadonica, 14 detenuti sono sieropositivi, 5 detenuti sono affetti da epatite C;

    quanto ai detenuti con patologie di tipo psichiatrico vi sono: 74 psicotici; 48 con disturbo depressivo maggiore, 20 con disturbo borderline, 76 con disturbo di personalità;

    i detenuti con condanna definitiva sono 374;

    i detenuti in attesa di giudizio sono 88: 20 imputati, 22 appellanti e 46 ricorrenti;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 99; i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 2; 1 detenuto «semilibero» lavora alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 185, quelli assegnati sono 214 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 223;

    gli psicologi effettivamente in servizio sono 2+2 del Sert, la pianta organica prevedrebbe 1+1 del Sert;

    gli educatori in servizio sono 5 a fronte di una pianta organica di 5 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Cremona e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di carcere di Cremona;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di detenuti con patologie di tipo psichiatrico e di tossicodipendenti;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti e come intendano affrontare tale situazione.
(4-03663)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Mantova il 15 agosto era composta da: Roberto Zaghi, Giovanna Martelli, Sara Magarotto;

   i detenuti presenti sono 132 (di cui 120 uomini e 12 donne), ristretti in 126 posti regolamentari;

   i detenuti tossicodipendenti sono 71, 6 sono in trattamento metadonico;

   i detenuti affetti da epatite C sono 2;

   i detenuti stranieri sono 89; il mediatore culturale si reca in carcere due/tre volte la settimana;

   i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 16;

   i detenuti in attesa di giudizio sono 34: 16 imputati, 11 appellanti, 7 ricorrenti;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 74 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 80;

   di notte ci sono solo 4 agenti in servizio; se occorre accompagnare un detenuto in ospedale l'intero carcere resta in custodia a un unico agente;

   l'istituto penitenziario di Mantova non ha un direttore assegnato (è condiviso con il carcere di Cremona) ed è presente una/due volte la settimana;

   l'edificio è vetusto e non a norma (è un ex convento convertito a carcere nel 1911);

   la saletta perquisizioni non è pulita, con un materasso di gomma piuma sporco, wc alla turca, un tavolino;

   il reparto protetti è composto di 8 stanze con wc alla turca, di cui 3 inagibili;

   nel reparto femminile ci sono tre docce in una stanza senza finestra, le pareti presentano segni di umidità, l'ambiente è sporco, senza arredi, la ventola di aspirazione è rotta;

   nel reparto maschile le celle doppie sono piccole, le docce al pian terreno senza finestre, i locali trasandati;

   la cucina è piccola, maleodorante, c'è acqua nei piani e nel pavimento. È in costruzione una nuova cucina ma dopo tre anni e mezzo e quattrocento mila euro spesi i lavori sono fermi. È stata pertanto sistemata all'aperto dell'attrezzatura da cucina, frigoriferi e banconi, un grande tavolo retroilluminato, un forno in ceramica, più materiale vario, alle intemperie da più di tre anni; le mura di cinta sono inagibili, in pessimo stato e in parecchi punti cadono calcinacci –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Mantova e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e per assicurare il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di tossicodipendenti;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane, e in particolare, in quello di Mantova;

   se il Ministro della giustizia sia a conoscenza del fatto che quanto esposto in premessa sulla carenza di organico della polizia penitenziaria crea grossi problemi nel presidio notturno, e come si intenda far fronte a questa specifica situazione che vede solo 4 agenti per 132 detenuti.
(4-03664)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Castrogno a Teramo il 16 agosto 2019 era composta da Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale, Antonella Casu, Antonio Cerrone, M. Antonietta Farina Coscioni del consiglio generale del Partito Radicale; avvocato Enrico Miscia; avvocato Ilaria Emanuela Saltarelli, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 426: 383 uomini, 43 donne e una bambina di tre mesi ristretta con la propria madre in custodia cautelare, su 255 posti regolamentari, di cui 5 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 124;

    i detenuti comuni sono 336, in alta sicurezza sono 90;

    i detenuti con condanna definitiva sono 258, in attesa di giudizio sono 116;

    i detenuti tossicodipendenti sono 79, 28 in terapia metadonica, 3 sieropositivi, 30 affetti da epatite C, molti cardiopatici;

    i detenuti con problemi psichiatrici sono 82;

    i lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 141, di cui 125 uomini e 16 donne; i detenuti lavoranti in carcere per imprese e cooperative sono 4; i «semiliberi» sono 4;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 147 su 167 assegnati, a fronte di una pianta organica di 216; il sottorganico comporta spesso turni di 12h; nel turno notturno sono in servizio 9 poliziotti;

    è in servizio una psicologa dell'Asl per 18 ore settimanali e 2 esperte per 54 ore mensili;

    3 educatori sono effettivamente in servizio, su una pianta organica di 5;

    la struttura del carcere era concepita per una capienza di 255 detenuti, ma a causa del sovraffollamento le celle singole ospitano due persone, ogni piano ospita quasi il doppio delle persone consentite dalla capienza;

    la compresenza di diversi circuiti penitenziari comporta difficoltà di gestione;

    i servizi igienici sono carenti; poche docce e alcune non funzionanti; manca l'acqua calda nelle celle; si segnalano inoltre mancanza di arredo nella saletta della socialità, la presenza di acqua nei locali quando piove e materassi in pessimo stato;

    mancano attività rieducative e ricreative, di studio e di lavoro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto dell'articolo 27 terzo comma della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Castrogno e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Castrogno;

   in che modo il Governo intenda attivarsi e in che tempi per porre rimedio al grave sovraffollamento dell'istituto;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiana e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti (in Abruzzo c'è una sola Rems con 20 posti), e come intendano affrontarle;

   cosa il Governo intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione.
(4-03665)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Roma Regina Coeli era composta da Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale; Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale; M. Antonietta Farina Coscioni, consiglio generale del Partito Radicale; Ilaria Saltarelli, Partito Radicale; Raffaela Capitanelli, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti al momento della visita erano 1048, ristretti nei 616 posti regolamentari, di cui 31 sono posti non disponibili;

    i detenuti psichiatrici sono 50, il 4,5 per cento della popolazione detenuta di Regina Coeli; moltissimi detenuti sono tossicodipendenti;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 36;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 453, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 516;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 11, come previsto dalla pianta organica;

    la struttura fa fronte a circa 5000 ingressi ogni anno; il tempo di permanenza medio è circa un anno;

    in tutte le sezioni, tranne che nella 7°, vige il regime delle celle aperte (dalle 8,30 alle 19,30), anche per sopperire alla mancanza di spazio a causa del sovraffollamento;

    ogni sezione ha un'infermeria o un ambulatorio, circa 130 persone tra medici, infermieri, assistenti socio-sanitari della Asl;

    il centro clinico è stato depotenziato dalla regione, ma ospita malati cronici e acuti quando l'ospedale Pertini non ha posto. In molti casi il carcere è costretto a effettuare i ricoveri in altri ospedali, con la conseguenza che va previsto il piantonamento;

    al momento della visita 5 persone erano in attesa di Rems con misura provvisoria;

    la presenza di stranieri è molto alta, solo nella 3° sezione ci sono 200 detenuti di 67 nazionalità diverse –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Roma Regina Coeli e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, all'istituto penitenziario di Roma Regina Coeli;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se i Ministri siano a conoscenza del fatto che risultano in aumento i casi di disagi psichici e psichiatrici dei detenuti nelle strutture detentive italiane e che i posti presso le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) sono insufficienti, e come intendano affrontare tale situazione;

   in che modo il Governo intenda attivarsi e in che tempi per porre rimedio al grave sovraffollamento dell'istituto di Regina Coeli, che presenta uno spazio minimo per detenuto al di sotto dei 3 metri quadrati per cella collettiva, soglia stabilita dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che negli ultimi anni ha condannato più volte l'Italia per il «trattamento inumano e degradante» nelle sue carceri.
(4-03666)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Cuneo il 15 agosto era composta da: Federico Borgna, sindaco di Cuneo, Patrizia Manassero, vice sindaca di Cuneo, già parlamentare PD, Mario Tretola, Garante dei detenuti della città di Cuneo, Flavio Provenzale, membro del Partito Radicale, Sergio Rovasio, membro del Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 295, ristretti nei 556 posti regolamentari; di questi i detenuti comuni sono 250 e i detenuti in regime di «41-bis» 45; 196 sono i detenuti con condanna definitiva; quanto ai detenuti in attesa di giudizio risultano: imputati 26, appellanti 21, ricorrenti 18; detenuti stranieri 1 semilibero, 2 in articolo 21 e 159 giudicabili;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 50, mentre i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 2;

    i tossicodipendenti in terapia metadonica sono 10; 4 sono i casi di detenuti sieropositivi e circa 20 sono affetti da epatite C;

    i casi psichiatrici presenti sono 2;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 181, assegnati 187 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 202;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 4, quelli assegnati 5 a fronte di una pianta organica di 7, mentre sono assegnati 2 psicologi;

    uno dei quattro reparti dove ci sono i detenuti di maggior sorveglianza ha l'aria in spazi cementificati alti quattro metri in un'area complessiva di 55 metri quadrati, senza posti a sedere, senza verde e dove, a volte, sono anche in 40/50;

    l'acqua per le docce arriva per non più di mezz'ora, il cibo è scarso e di pessima qualità;

    i corsi della scuola alberghiera, dipendenti direttamente dalla scuola alberghiera di Cuneo, sono poco frequentati perché coloro i quali vi possono accedere sono molto pochi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Cuneo e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03667)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico; dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Milano San Vittore il 15 agosto era composta da: dall'avvocato Simona Debora Giannetti accompagnata dal presidente della Camera penale di Milano Avvocato Monica Gambirasio, dal consigliere comunale Pd Avvocato Alessandro Giungi e dai militanti del Partito Radicale Architetto Paola Maria Gianotti e dal Dottor Marco del Ciello;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 1045, capienza tollerabile 551, 247 posti non disponibili. Docce in spazi comuni e in ambiente non areato. I letti sono di media tre per cella;

    i detenuti con disturbi psichiatrici sono circa 150, 28 affetti da epatite C e 27 sono i sieropositivi;

    nel mese di giugno 2019 è avvenuto un suicidio. Un uomo aveva ricevuto il giorno prima la notifica del provvedimento del tribunale che decideva la decadenza della patria potestà. La direzione conferma che la comunicazione del provvedimento era avvenuta, come di norma, in modo assistito alla presenza del sostegno psicologico;

    sono 413 i detenuti tossicodipendenti; 51 sono in terapia metadonica;

    la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria ne prevede 780, di cui 748 sono assegnati ed effettivamente in servizio sono 681;

    dei 1.045 detenuti, 948 sono uomini e 97 donne, oltre a 10 bambini presso l'Icam di Milano con le loro madri. Dei 1.045, solo 1 è in regime di AS2 (alta sicurezza); sono 282 i detenuti con condanna definitiva, 762 i detenuti «non definitivi» di cui 420 sono imputati in attesa della sentenza di primo grado; 291 sono coloro che hanno proposto appello e ben 51 quelli che attendono il giudizio in Corte di Cassazione;

    sono 627 i cittadini stranieri, di cui 563 uomini;

    5 sono gli psicologi che sono indicati come consulenti esterni; è previsto un medico presente ogni giorno e gli educatori sono 11 effettivamente in servizio, anche se regolamentari sarebbero 13;

    i detenuti che lavorano sono 286, di cui 246 uomini e 40 donne, tutti dipendenti della pubblica amministrazione, tranne 1 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per porre rimedio alle degradanti condizioni in cui i detenuti svolgono i colloqui e per favorire gli interventi necessari, come previsto agli articoli 27 e 31 della Costituzione, in tema di protezione dei legami famigliari e dell'interesse del minore;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria e per garantire, in conformità all'articolo 32 della Costituzione, effettive misure che possano allontanare sempre più le intenzioni suicidiarie di detenuti e personale operante nelle carceri;

   come si intenda intervenire riguardo al sovrannumero di presenze di detenuti in attesa del primo grado di giudizio;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici nella casa circondariale di Milano.
(4-03669)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri italiane erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Siena il 17 agosto 2019 era composta da: Giulia Simi, docente del dipartimento di ingegneria dell'informazione e scienze matematiche, università di Siena, e responsabile per il proprio dipartimento della didattica penitenziaria, iscritta al Partito Radicale nonviolento transnazionale transpartito; Fabio Mugnaini del dipartimento di scienze storiche e beni culturali, università di Siena, delegato dal rettore alla didattica penitenziaria;

   nel carcere di Siena i detenuti presenti sono 79, ristretti in 58 posti regolamentari, per una capienza tollerabile di 74;

   i detenuti stranieri sono 37;

   i detenuti comuni sono 74. 5 detenuti sono in alta sicurezza;

   i detenuti con condanna definitiva sono 36; i detenuti in attesa di giudizio sono: 2 imputati, 14 appellanti, 9 ricorrenti;

   i detenuti tossicodipendenti sono 30; 3 detenuti sono in trattamento metadonico; i detenuti con patologie psichiatriche sono 15; i detenuti sieropositivi sono 2; 4 detenuti sono affetti da epatite C;

   i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 22; i detenuti «semiliberi» che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni sono 7;

   gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 39 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 50;

   c'è un solo educatore in servizio, a fronte di 2 educatori previsti dalla pianta organica;

   1 psicologo opera su convenzione;

   si rileva l'inadeguatezza della struttura fisica del carcere, un antico convento del 1400, con mura spesse e finestre non ampie;

   la necessità di fare posto alla popolazione detenuta richiede anche l'uso di celle che presentano scarsa aerazione (con le finestre a bocca di lupo) o che sono destinate ad accogliere fino a 6 detenuti;

   sono necessari molti interventi di riqualificazione: dal rifacimento dei pavimenti nel primo piano, alla imbiancatura delle pareti, al rifacimento delle docce nel reparto accettazione;

   il reparto accettazione è limitato ad una sola cella da 4 persone, che necessita urgente miglioramento (pavimento e arredi) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Siena e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, più in generale nelle carceri italiane e in particolare a quella di Siena;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di Siena il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03670)


   FIORINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Sappe di Reggio Emilia, il sindacato delle guardie carcerarie, ha lanciato un nuovo allarme per il continuo e crescente numero di eventi critici nella casa circondariale di Reggio Emilia. Solo nel mese di agosto 2019, infatti, ci sono state due aggressioni ai danni del ridotto personale di polizia penitenziaria e nella giornata di ferragosto hanno tentato il suicidio due tunisini con pene detentive elevate;

   i detenuti presenti nel carcere reggiano sono poco meno di 400, un numero in costante aumento dal 2015, mentre il personale di vigilanza ammonta a quasi 200 unità;

   la preoccupazione del Sindacato è alta, come riportano vari organi di stampa, per questo esso rilancia l'allarme legato alle carenze di personale: gli uomini in più di cui il complesso avrebbe bisogno sarebbero almeno una trentina e tra le richieste avanzate ci sono anche le dotazioni tecnologiche utili alla sicurezza: tase o body scanner;

   la sottoscritta con l'interrogazione n. 4-00891 già evidenziava queste problematiche del carcere di Reggio Emilia, ma ad un anno di distanza la situazione non è migliorata nonostante la consapevolezza del Ministro, come si legge nella risposta scritta del 28 novembre 2018: «... la situazione presso gli istituti penitenziari di Reggio Emilia risulti aggravata dalla significativa carenza di organico» e «...quanto all'uso della pistola taser, che l'amministrazione penitenziaria, pur avendo preso parte ai lavori del gruppo tecnico (istituito nel novembre 2017 presso l'ufficio per il coordinamento e la Pianificazione delle forze di polizia del dipartimento di pubblica sicurezza) – ha ritenuto di soprassedere, in questa prima fase, alla sperimentazione della pistola elettrica in ambito penitenziario (...)» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei nuovi episodi di violenza richiamati in premessa;

   quali iniziative si intentano mettere in campo per prevenire velocemente e concretamente le aggressioni a danno del personale e se si ritenga di adeguare gli organici della polizia penitenziaria nel più breve tempo, rivalutando anche la possibilità di dotarli dei nuovi strumenti, quali taser o body scanner.
(4-03671)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Solliciano (Firenze) il 15 agosto 2019 era composta da: Massimo Lensi, presidente dell'associazione Progetto Firenze; Emanuele Baciocchi, vice presidente dell'associazione Progetto Firenze, Grazia Galli, segreteria dell'associazione Progetto Firenze; Antonella Moro Bundu, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune; Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune; Tommaso Grassi, ex consigliere comunale di Firenze riparte a sinistra; Maria Milani, dell'associazione Progetto Firenze, Sandra Gesualdi, dell'associazione Progetto Firenze; l'avvocato Luca Maggiora, segretario della Camera penale di Firenze;

   nel suddetto carcere:

    sono 767 i detenuti, 659 uomini, 108 donne e un bimbo di meno di un anno con la madre. Gli stranieri sono il 62,11 per cento;

    407 sono con condanna definitiva, 252 in attesa di condanna definitiva di cui 108 in attesa del giudizio di primo grado; 88 donne con condanna definitiva, 20 in attesa di condanna definitiva e 12 in attesa del giudizio di primo grado;

    la capienza regolamentare è di 500 persone, ridotta a 456, con 26 stanze non disponibili;

    il personale di polizia penitenziaria è di 566 addetti previsti ma effettivi 475;

    il regime a celle aperte vige solo nei reparti penali e per alcune ore al giorno;

    9 sono gli operatori dell'area trattamentale previsti in organico, gli effettivi sono 7;

    pochi detenuti lavorano per poche ore al giorno e per un massimo di 20-30 giorni ogni 4 (reparti femminili) o 6 mesi (reparti maschili);

    si rilevano problemi di comunicazione con i familiari, in particolare per i detenuti stranieri. La posta interna è stata sospesa. La distribuzione di francobolli è stata sospesa per mancanza di fondi;

    i detenuti delle sezioni maschili lamentano la pessima qualità del cibo, non solo quello cucinato;

    le condizioni d'igiene e pulizia restano decisamente scadenti. Permane irrisolto il problema igienico legato alla infestazione di piccioni;

    nelle sezioni maschili del giudiziario le celle in molti reparti presentano grandi macchie di muffa e infiltrazioni sia esterne che interne. In alcune sezioni, e particolarmente nella quinta, sono visibili pozze di acqua che da tubi rotti infiltrano i muri per propagarsi poi nei corridoi e nelle celle;

    le docce sono teoricamente 4 per ciascuna sezione, ma in nessun caso veramente tutte funzionanti;

    lavabi e piatti doccia sono difficilmente igienizzabili perché usurati e pesantemente incrostati;

    nella sezione femminile, teatro e chiesa sono ancora inagibili a causa dello sprofondamento del pavimento per varie decine di centimetri verificatosi anni fa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali siano le iniziative che il Governo intenda porre in essere con urgenza, per quanto di competenza, per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, anche coinvolgendo la Conferenza Stato-regioni per la parte strettamente sanitaria e l'Anci per la parte socio-sanitaria;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché sia garantito il diritto alla salute dei detenuti;

   se sia in funzione nel carcere di Sollicciano il servizio di assistenza sanitaria continuata, anche in sede notturna;

   quali atti di natura programmatica intenda il Governo assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.
(4-03672)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Roma Rebibbia N.C. il 15 agosto 2019 era composta da Ilari Valbonesi, Consiglio Generale del Partito Radicale; Paola Severini Melograni, Direttrice di Angelipress.com; Sheila Bobba, Partito Radicale; Bachisio Maureddu, Partito Radicale; Guglielmo Giannini, Partito Radicale; Pasqualino del Grosso, Partito Radicale; Veronica Orofino, Partito Radicale; George Nganyuo Ebai, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 1608, ristretti nei 1175 posti regolamentari, di cui 80 sono posti non disponibili;

    i detenuti stranieri sono 498;

    i detenuti tossicodipendenti in terapia metadonica sono 45;

    i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 5;

    i detenuti comuni sono 1263, i detenuti in alta sicurezza sono 150, i detenuti in regime di 41-bis sono 50;

    i detenuti con condanna definitiva sono 1007, i detenuti ergastolani sono 33;

    i detenuti in attesa di giudizio: 437 imputati, 147 appellanti, 89 ricorrenti;

    i detenuti lavoranti dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 250; i detenuti lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative sono 60;

    gli agenti di polizia penitenziaria assegnati sono 700, di cui 580 effettivamente in servizio e 120 impiegati nel Nucleo Traduzioni, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 831;

    gli psicologi effettivamente in servizio ex articolo 80 della legge n. 354 del 1975, dipendenti dall'amministrazione penitenziaria sono 10;

    gli educatori effettivamente in servizio sono 13, assegnati sono 13, a fronte di una pianta organica di 15;

    al reparto G8 le persone transessuali detenute, quasi tutte straniere, denunciano la particolare situazione di disagio per la permanenza in cella, (non possono uscire dal reparto), e per i gabinetti nelle stanze multiple;

    il tariffario dei generi alimentari è sembrato sproporzionato e senza alternative, rispetto alle effettive possibilità economiche delle persone detenute al limite della povertà;

    i detenuti stranieri hanno riportato l'assenza di un mediatore culturale;

    per quanto riguarda i fenomeni di autolesionismo nel 2018 sono stati 123, nel 2019 sono stati 87 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Roma Rebibbia N.C. e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e come si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   in che modo i Ministri interrogati intendano attivarsi e in che tempi per superare i problemi di sovraffollamento del carcere di Roma Rebibbia N. C.;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire il diritto alla salute dei detenuti, considerate le inefficienze strutturali dell'assistenza sanitaria e di coordinamento, che compromettono l'attività di tutela della salute della popolazione detenuta, e il diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto (articolo 32 della Costituzione), soprattutto dove si verificano fenomeni come il sovraffollamento, la promiscuità, la tossicodipendenza e il disagio mentale che accrescono la sofferenza del detenuto, e mettono a rischio il rapporto tra salute e sicurezza;

   in che modo si intenda garantire il diritto al lavoro dei detenuti, e in che modo intenda garantire le attività trattamentali e ricreative e sportive attivate nell'istituto di cui in premessa che coinvolgono un numero basso di detenuti.
(4-03673)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 Istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di San Gimignano «Ranza» il 16 agosto 2018 era composta: Giulia Simi, consiglio generale del Partito Radicale; Fabio Mugnaini, docente a Siena, orientamento tra università e carcere; Daniela Morbis, assessore nella giunta comunale di San Gimignano;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 351, ristretti nei 235 posti regolamentari;

    sono dichiarati presenti 248 detenuti in alta sicurezza e 95 detenuti in media sicurezza;

    i detenuti stranieri sono 70;

    i detenuti tossicodipendenti sono 55, 5 in terapia metadonica; i detenuti sieropositivi sono 11; i detenuti affetti da epatite C sono 7;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria sono 97; 1 detenuto «semilibero» lavora alle dipendenze di datori di lavoro esterni;

    gli agenti di polizia penitenziaria assegnati sono 205, quelli effettivamente in servizio sono 190, a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 229;

   dalla sua riconversione in struttura di alta sicurezza, l'istituto non ha ancora un proprio direttore nominato in via definitiva; tale carenza è aggravata da quella del comandante di reparto, incarico attualmente svolto in via surrettizia dalla comandante del nucleo. Nel recente passato si sono verificati significativi momenti di tensione;

   si rileva l'assenza, al momento, di un regolamento della struttura, che risulta perennemente in via di approvazione; il mancato collegamento dell'acquedotto alla rete idrica locale è motivo di ricorrenti crisi idriche, soprattutto nel periodo estivo: condizione, questa, riconosciuta come problema dagli interlocutori istituzionali;

   i detenuti denunciano un persistente cattivo odore che si diffonde in varie fasce orarie, nelle aree di passeggio e persino nelle celle, impedendo talune volte ai detenuti di poter dormire;

   data l'ubicazione della struttura detentiva, evidenzia l'impossibilità di raggiungere il carcere con mezzi pubblici: ciò rende difficile sia la condizione dei familiari che devono effettuare i colloqui, sia la condizione dei detenuti che potrebbero godere di semilibertà e lavoro esterni;

   anche le attività culturali volontarie risentono della impossibilità di raggiungere il carcere con mezzi pubblici;

   si rileva che le ore di aria sono solo: 9-11 e 13,30-15,30; i detenuti hanno accolto positivamente l'aggiunta di una ulteriore fascia oraria estiva, 17-19,45;

   la figura del mediatore culturale è prevista solo in progetti di durata temporanea; analoga carenza riguarda la figura dello psicologo: carenza grave in una struttura marcata dalla condizione dell'ergastolo e in più casi, di ergastolo ostativo;

   sono state raccolte dichiarazioni di insoddisfazione relative all'assistenza sanitaria e altra carenza segnalata è l'insufficienza delle linee telefoniche (solo 2) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nel carcere di San Gimignano «Ranza» il servizio sanitario h 24 e in che modo si intenda far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03674)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Lecco il 15 agosto 2019 era composta da: Mauro Toffetti, presidente dell'Opera Radicale e del direttivo Nessuno Tocchi Caino; Antonella Carenzi, Partito Radicale; Andrea Consonni, Partito Radicale;

   nel suddetto carcere:

    i detenuti presenti sono 72 ristretti nei 53 posti regolamentari;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 2;

    sono in attesa del primo giudizio 19;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 32 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 42 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Lecco e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03680)


   BAGNASCO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Modena il 29 agosto 2019 era composta da: Giovanni Archilletti, Tesoriere «Associazione Piero Capone Bologna»; Maura Benvenuti, Partito Radicale; Silvia De Pasquale, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»; Vito Laruccia, Partito Radicale; Ivan Innocenti, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»; Monica Mischiatti, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»;

   nel carcere di Modena:

    i detenuti presenti sono 499, ristretti nei 369 posti regolamentari;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 131;

    sono 186 i tossicodipendenti, mentre i casi psichiatrici sono 53; 27 detenuti sono in trattamento metadonico; 4 detenuti sono sieropositivi;

    181 ristretti sono in attesa del primo giudizio;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 238 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 257 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Modena e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e, in caso affermativo, se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, in quella di Modena;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03681)


   BAGNASCO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Ferrara il 31 agosto era composta da: Giovanni Archilletti, Tesoriere «Associazione Piero Capone Bologna», Maura Benvenuti, Partito Radicale, Silvia De Pasquale, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna», Monica Mischiatti, Coordinamento «Associazione Piero Capone Bologna»;

   va rilevato che nel carcere di Ferrara:

    i detenuti presenti sono 369, ristretti nei 244 posti regolamentari;

    i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 92;

    sono 85 i tossicodipendenti, mentre i casi psichiatrici sono 36; 19 detenuti sono in trattamento metadonico; 10 detenuti sono sieropositivi;

    29 ristretti sono in attesa del primo giudizio;

    gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio sono 183 a fronte di una pianta organica che ne prevedrebbe 212 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Ferrara e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, in quello di Ferrara;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03682)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato sulla stampa, la procura di Firenze ha aperto indagini nei confronti dell'avvocato Alberto Bianchi, in passato, tra le altre cose, avvocato personale di Matteo Renzi, oltre che presidente della fondazione Open, cassaforte della Leopolda, kermesse renziana. Inoltre, sempre la stampa ha dato notizia di un'indagine aperta nei confronti dell'imprenditore vicino alla famiglia Renzi, Patrizio Donnini, già curatore della stessa Leopolda con la sua agenzia di comunicazione Dotmedia. Donnini è anche stato editore de Il Reporter, giornale che ha sostenuto la candidatura di Matteo Renzi alle primarie del 2009 per l'elezione del sindaco di Firenze, e che negli anni successivi ha ricevuto finanziamenti dallo stesso comune di Firenze. Lo stesso Donnini è stato consulente del Ministro della difesa pro tempore Roberta Pinotti. Nell'indagine che lo riguarda, i magistrati gli contestano una plusvalenza che sarebbe stata realizzata con quote acquistate a cifre relativamente basse e poi rivendute a un prezzo molto più alto, per una cifra totale che ammonterebbe a 950 mila euro. Quote acquistate e rivendute alla società Renexia, controllata dal gruppo Toto. Ad insospettire gli inquirenti sarebbe stato un pagamento proprio in favore dell'avvocato Alberto Bianchi e poi in parte versato nelle casse della Open. La Guardia di finanza a luglio ha perquisito la Immobil Green, società di proprietà di Donnini che sarebbe accusato di appropriazione indebita e autoriciclaggio. Nell'inchiesta risulterebbero indagati anche l'amministratore delegato di Renexia Lino Bergonzi e la socia di Donnini in Immobil Green Lilian Mammoliti. Inoltre, sempre da organi di stampa si è appreso che i magistrati ipotizzerebbero che i compensi del gruppo Toto all'avvocato Bianchi sotto forma di compensi ad incarichi sarebbero finiti anche nelle casse del comitato per il «sì» al referendum costituzionale del 2016. Si tratterebbe di una cifra di circa 200 mila euro. Gli inquirenti collegherebbero la vicenda ad un emendamento alla manovra del maggio 2017, durante il Governo Gentiloni, con cui si risolveva un contenzioso (in cui peraltro Bianchi non aveva avuto alcun ruolo) da 121 milioni di euro tra il gruppo Toto e Anas –:

   se sia a conoscenza delle indagini di cui in premessa e del contenzioso fra il gruppo Toto e Anas;

   quali opere siano in corso di realizzazione da parte del gruppo Toto, la cui commessa è stata affidata dal Governo;

   quali altri rapporti intrattenga la pubblica amministrazione con società partecipate del gruppo Toto.
(3-00985)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le Ferrovie del Sud Est (Fse), società operante nel settore dei trasporti ferroviari e automobilistici nelle province di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce, è attualmente sottoposta a un piano straordinario di rinnovo e ammodernamento di binari, treni e autobus, indispensabile per risollevare l'azienda dallo stato di degrado e arretratezza lasciato dalla precedente gestione;

   gli interventi previsti attengono all'installazione del Sistema di controllo marcia treni (Scmt), all'automazione dei passaggi a livello oggi manovrati a mano ed alla sostituzione dei tratti di binari più degradati;

   la realizzazione degli interventi previsti implica la chiusura di numerose linee ferroviarie, sostituite per tutta la durata dei lavori da corse autobus;

   se sin dall'inizio dei lavori l'utenza ha lamentato ritardi e disservizi, la situazione è precipitosamente peggiorata in concomitanza all'avvio delle attività scolastiche, considerato che sono migliaia gli studenti che utilizzano il trasporto ferroviario per raggiungere gli istituti scolastici frequentati;

   dal 16 settembre 2019, infatti, il sistema di trasporto pubblico nell'area del barese risulta particolarmente critico: centinaia di segnalazioni e reclami sono pervenute all'attenzione degli amministratori locali per chiedere spiegazioni rispetto alla grave situazione determinatasi su molte linee di servizio che collegano i centri a sud di Bari con il capoluogo;

   si rilevano mezzi insufficienti, per numero e capienza, a garantire il servizio di trasporto per diverse centinaia, se non migliaia, di utenti: lavoratori e studenti a cui, pur avendo gli stessi pagato biglietti e abbonamenti, non è stato permesso di usufruire del servizio;

   in particolar modo, moltissime critiche riguardano il grado di affollamento dei mezzi, tale da mettere in serio dubbio la sicurezza e l'incolumità dei passeggeri;

   molte segnalazioni, inoltre, riguardano l'impedimento oggettivo che costringe molte ragazze e ragazzi con disabilità a rinunciare al servizio di trasporto pubblico;

   il servizio offerto dalla Fse si rivela dunque insoddisfacente sotto molti punti di vista e obbliga sempre più cittadini ad abbandonare l'opzione del trasporto pubblico su ferro, con gravi ripercussioni sulla viabilità dei comuni serviti e sulla qualità dell'aria dell'intero territorio;

   è comprensibile il sentimento di delusione dei cittadini pendolari, i quali, a fronte di tariffe gradualmente incrementate nel corso degli anni, si vedono restituire un servizio carente –:

   di quali elementi disponga circa gli interventi di riqualificazione e di messa in sicurezza della linea ferroviaria di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché sia potenziato il servizio da parte di Ferrovie del sud est, che rientra nel gruppo Ferrovie dello Stato italiane, e si riducano i disagi della popolazione che sceglie il trasporto pubblico.
(5-02776)

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa on line riportano la notizia secondo la quale il 19 settembre 2019, a Pontedera, attorno alle 14 lungo la Sgc Firenze Pisa Livorno, fra Pontedera est e Montopoli in direzione di Firenze, sono piovuti calcinacci mentre alcune vetture transitavano sotto il cavalcavia di via delle Castelline, appena superata l'uscita di Pontedera;

   i mezzi hanno riportato danni a carrozzeria e parabrezza;

   c'è stata tanta paura per gli automobilisti che fortunatamente sono rimasti illesi e, subito fermatisi, hanno segnalato quanto avvenuto alla polizia stradale, intervenuta sul posto –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare con riguardo alla vicenda descritta in premessa e, più in generale, relativamente alla necessità di monitorare le infrastrutture viarie italiane.
(4-03677)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 124 del 2015, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», all'articolo 8, comma 1, lettera a), reca la delega al Governo per adottare decreti legislativi in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, dettando principi e criteri direttivi relativi al complessivo riordino delle forze di Polizia, alla razionalizzazione, al potenziamento dell'efficacia delle richiamate funzioni, al transito del personale del Corpo forestale dello Stato nella forza di polizia, che assorbe il medesimo corpo;

   l'articolo 4 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, adottato al fine di dare attuazione del citato articolo 8, comma 1, lettera a), reca la soppressione delle squadre nautiche della polizia di Stato e dei siti navali dell'Arma dei carabinieri, fatto salvo il mantenimento delle moto d'acqua per la vigilanza dei litorali e delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori, ove, per esigenze di ordine e sicurezza pubblica, è già dislocata una unità navale, nonché dei siti navali del corpo di Polizia penitenziaria, ad eccezione di quelli dislocati a Venezia e Livorno;

   a ben tre anni di distanza, cioè in data 17 settembre 2019, il dipartimento della pubblica sicurezza ha inviato alle rappresentanze sindacali della polizia di Stato una bozza di chiusura imminente delle squadre nautiche sebbene le stesse abbiano continuato a garantire il controllo delle acque territoriali marine e di quelle interne e la vigilanza delle coste, per prevenire e contrastare diversi reati contribuendo all'attività di ricerca e soccorso dei natanti e delle persone in difficoltà e nell'azione di controllo delle attività nautiche e della circolazione delle navi;

   la chiusura dei predetti uffici comporterebbe un palese passo indietro sul fronte della sicurezza e controllo del territorio, in quanto in molte realtà d'Italia scomparirebbero uffici, che attualmente rappresentano l'unico presidio delle rispettive questure nel raggio di centinaia di chilometri con il solo vantaggio di «recuperare» appena 200 uomini attualmente in servizio nelle suddette squadre;

   per esempio, la squadra nautica di Talamone insiste su uno specchio di mare, che è caratterizzato dalla presenza di diverse isole (Giglio, Giannutri, Formiche di Grosseto, ecetera) e, nella competenza di questa articolazione, da Follonica alla foce del Chiarone, esistono altre importanti località di mare (Monte Argentario, Ansedonia, Capalbio, ecetera) che non possono essere private di questo presidio di polizia;

   non è da sottovalutare che nella rada di Talamone avvengono importanti operazioni di imbarco e sbarco di armi e munizioni dirette e provenienti da numerosi Paesi del mondo, operazioni che vengono effettuate lungo tutto l'arco dell'anno e per le quali, oltre alla vigilanza, si rende spesso necessario l'intervento di sommozzatori del Cnes (centro nautico e sommozzatori) di La Spezia della polizia di Stato per gli interventi di ispezione e bonifica delle carene, interventi che vengono effettuati in collaborazione con il personale della squadra nautica di Talamone, dotata di una motovedetta d'altura classe «Intermarine», di un gommone costiero e di 2 moto d'acqua assegnate nel mese febbraio 2016;

   si segnala anche la paventata chiusura della squadra nautica di Pescara che si trova ad operare a soltanto 200 chilometri dalla costa slava di Spalato con tutti i rischi che la sua soppressione comporterebbe in termini di sicurezza rispetto a paesi da sempre monitorati per traffici e reati di varia natura –:

   alla luce delle criticità esposte in premessa, se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative finalizzate alla modifica del citato articolo 4 del decreto legislativo n. 177 del 2016 (per altro attuato da oltre tre anni), per evitare la soppressione dei suddetti organi, ai fini di un'efficace azione di controllo del territorio.
(5-02766)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARFAGNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Napoli e provincia si assiste, ormai da tempo, ad una crescita esponenziale di fenomeni criminali con frequenti episodi di delinquenza, furti e violenza con gravi ripercussioni sull'ordine e sicurezza pubblica;

   come riportato da notizie a mezzo stampa, non si tratta di rari ed isolati episodica la loro recrudescenza nelle ultime settimane costituisce, piuttosto, la chiara espressione di pericoli costanti che ricadono negativamente sulla città e sulla sicurezza dei cittadini, costretti a vivere nella paura;

   l'indice della criminalità 2018, elaborato del Sole 24 Ore sui dati del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, mostra una situazione allarmante: Napoli è la prima città per furti con strappo e rapine, la quinta per furti di autovetture e la sesta per usura;

   le forze dell'ordine, sopperendo alla grave carenza di organico, svolgono con grande impegno e spirito di sacrificio il loro lavoro, contrastando gli innumerevoli episodi di delinquenza che avvengono in tutti i quartieri della città e a tutte le ore del giorno, talvolta nei pressi delle scuole;

   alla luce degli innumerevoli episodi di violenza che testimoniano il perdurante stato di insicurezza che si registra ormai da molto tempo a Napoli e provincia, l'ex Ministro dell'interno, Matteo Salvini, aveva annunciato un piano di riorganizzazione dei presìdi di polizia che avrebbe previsto per Napoli una «super» questura che sarebbe passata dagli attuali 3.740 agenti a 4.332 con un incremento di 592 unità;

   le innumerevoli dichiarazioni in merito alla «super» questura di Napoli sembrerebbero non essere state seguite da azioni concrete, poiché, negli ultimi mesi, sono stati inviati a Napoli soltanto 137 poliziotti e allo stato attuale le forze dell'ordine continuano a garantire la sicurezza dei cittadini senza alcun sostanziale ampliamento dell'organico;

   a ciò si aggiunge che soltanto per i mesi estivi sono stati programmati rinforzi temporanei dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, per un totale di 111 unità (85 carabinieri e 26 finanzieri);

   la situazione dell'ordine pubblico nella città di Napoli e periferia ha ormai raggiunto livelli insostenibili di emergenza tanto per il tessuto imprenditoriale quanto per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito allo stato dell'arte del piano di riorganizzazione dei presìdi di polizia di Napoli;

   quali iniziative di competenza intenda assumere nell'ambito di una strategia complessiva in grado di contrastare l'emergenza criminalità a Napoli e provincia, al fine di garantire sicurezza e tutela a difesa degli imprenditori, dei commercianti e dei cittadini che quotidianamente vivono l’escalation di delinquenza, furti e violenza.
(4-03651)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano che nelle prime settimane del mese di settembre 2019 cinquecentosettanta persone sono sbarcate a Lampedusa;

   al di là delle considerazioni dell'interrogante circa una irresponsabile politica di apertura al traffico di migranti economici, risulta chiaro che un drastico afflusso di persone non può essere gestito senza la predisposizione preventiva della necessaria logistica, comprese le dovute precauzioni sanitarie e per gli operatori di polizia coinvolti;

   in proposito il Sindacato autonomo di polizia ha denunciato che il solo centro d'accoglienza di Lampedusa nei giorni scorsi è passato, nel breve volgere di due ore, dall'ospitare due migranti all'ospitarne duecentoventiquattro. È quindi chiaro che l’hotspot riempitosi così improvvisamente crea innumerevoli problemi sia per la gestione interna sia per la sicurezza del personale che vi opera, oltre che per quella delle persone ivi accolte;

   risulta, tra l'altro, che sull'isola siano presenti quattro squadre da dieci uomini, tra polizia, carabinieri e guardia di finanza, impiegate in turni «in quarta». Ebbene, le squadre dovrebbero essere cinque. Difatti sovente una delle squadre deve essere impiegata per gli accompagnamenti, lasciando inevitabilmente scoperto uno dei quadranti nel turno di 24 ore. Questo costringe le restanti tre squadre ad effettuare doppi turni, talvolta anche in maniera consecutiva, iniziando il turno regolare alle 19,00 per poi giungere, tra viaggio e altro, a casa esausti alle 21,00 del giorno seguente;

   peraltro, a Lampedusa i migranti continuano costantemente ad arrivare, anche in maniera autonoma, e tuttavia i considerevoli afflussi di questa settimana risultano di gestione proibitiva. Da qui, l'aumento dei turni di chi opera tra le forze dell'ordine e il consequenziale stress degli operatori di polizia, che si trovano a lavorare in condizioni immensamente disagevoli, con turni massacranti e lontano da casa, prendendo atto che il numero di operatori è rimasto pressoché invariato;

   lo stesso sindaco di Lampedusa, esponente di una giunta di centro-sinistra, nei giorni scorsi ha contestato la decisione del Governo di portare a Lampedusa la Ocean Viking, la nave dell'Ong francese Sos Mediterranée con ottantadue migranti a bordo;

   vi sono evidenti esigenze di tutela della salute psicofisica degli operatori di polizia. Gli stessi devono essere dotati dei necessari mezzi di protezione per i rischi di contagio di malattie, ovvero di guanti sterili monouso, mascherine anticontaminazione con visiera per protezione batteriologica, nonché sanificatori e detergenti adatti, poiché numerosi agenti delle forze dell'ordine hanno in passato contratto varie patologia tra cui la tubercolosi. Sono necessarie misure di screening sanitario, in relazione al numeroso incremento di ingressi di cittadini provenienti dal continente africano ove proliferano numerose malattie ed epidemie non presenti in Italia, al fine di produrre la necessaria cintura sanitaria per la salute pubblica –:

   se il Governo intenda adottare le opportune iniziative di competenza volte a produrre una cintura sanitaria a tutela della salute nazionale, nonché provvedere alla distribuzione di kit per protezione sanitaria, al fine di garantire una gestione dignitosa del servizio di polizia e scongiurare rischi per la salute e correlati a stress psicofisico con l'invio di ulteriore personale in loco;

   se il Governo abbia verificato la dotazione, in tutto il territorio nazionale, a tutte unità operative delle varie specialità della polizia di Stato e delle forze dell'ordine nonché negli uffici, dei kit sanitari di protezione.
(4-03656)


   FERRO, SASSO e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11 del decreto-legge n. 135 del 2018, cosiddetto «decreto semplificazioni», convertito dalla legge n. 12 del 2019, ha autorizzato l'assunzione di 1.851 allievi agenti della polizia di Stato, mediante lo scorrimento della graduatoria della prova scritta del concorso per il reclutamento di 893 allievi agenti del maggio 2017;

   le assunzioni, tuttavia, saranno limitate ai soggetti in possesso, alla data del 1° gennaio 2019, dei requisiti di cui all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, così come modificato dal decreto legislativo n. 95 del 2017;

   in particolare, mediante un emendamento al «decreto semplificazioni», saranno chiamati alle prossime prove concorsuali esclusivamente i candidati che non hanno compiuto, alla data del 1° gennaio 2019, 26 anni di età e che sono in possesso del diploma di scuola superiore;

   migliaia di aspiranti allievi in attesa delle prove di idoneità fisica e psicologica si ritrovano, di fatto, «esodati» da ogni speranza di un lavoro in polizia. Con la riformulazione dell'articolo 11, infatti, sono stati esclusi migliaia di giovani dallo scorrimento della graduatoria del concorso «893 Allievi agenti della polizia di Stato» emanato il 26 maggio 2017, poiché sulla base del suddetto decreto, non possedevano i nuovi requisiti previsti;

   pur volendo riconoscere che minore età e maggiore preparazione scolastica contribuiscono al prestigio del corpo della polizia di Stato, tali nuovi requisiti non trovano giustificazione se applicati a procedure concorsuali già in essere e se portano, come di fatto è successo, a penalizzare tutti coloro i quali hanno già ottenuto l'idoneità;

   tale paradossale situazione, secondo gli interroganti, si pone palesemente in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione, che vietano qualsivoglia discriminazione e impongono il rispetto del principio di meritocrazia nell'accesso al pubblico impiego;

   anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha risposto alle numerose istanze di giustizia rivoltegli con una lettera aperta, in cui indica due vie d'uscita: «A questo punto sono due le strade possibili. Indire un nuovo concorso aperto ai candidati in possesso dei nuovi requisiti o, come espressamente richiesto dalle organizzazioni sindacali, consentire, con l'adozione di una specifica disposizione normativa, di attingere allo stesso elenco di candidati (...)»;

   la prima sezione quater del Tar del Lazio si è pronunciata accogliendo l'istanza che, in via cautelare, dispone l'ammissione con riserva degli aspiranti allievi agenti esclusi allo svolgimento di nuove prove fisiche e psicoattitudinali. Tuttavia, nel decreto di avvio del corso di formazione pubblicato ad agosto 2019 non si fa menzione dei 455 idonei con riserva;

   alla luce di ciò, è stato promosso un ulteriore ricorso per motivi aggiunti allo scopo di inserire finalmente in graduatoria questi ragazzi, ricorso accolto con decreto dal presidente di sezione, ma l'avvocatura dello Stato ha chiesto la revoca del decreto del presidente di sezione del Tar, adducendo come motivazione la mancanza di fondi e la carenza di posti disponibili nella formazione;

   la vicenda si connota di ulteriori aspetti ancora più assurdi e incoerenti, vista la precedente scelta di ampliare il personale;

   il Tar, a quanto consta agli interroganti, ha rigettato l'istanza e confermato la data di udienza per la trattazione del merito della vicenda, per il quale si dovrà però attendere il 2020 –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, anche normative, per risolvere tempestivamente la grave situazione di cui in premessa, affinché le prove già effettuate da parte di tutti coloro che hanno già acquisito l'idoneità non siano rese vane dalla modifica in itinere dei requisiti di concorso, dando, pertanto, le necessarie garanzie a chi già abbia ottenuto l'idoneità.
(4-03660)


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia che al giornalista Sandro Ruotolo, presidente dei cronisti campani, già sotto scorta per le sue inchieste sulla camorra dei Casalesi, è stata rafforzata la protezione ed è stata fornita un'auto blindata;

   la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) e il Sugc (Sindacato unitario giornalisti della Campania) hanno evidenziato che «si tratta di un segnale preoccupante che indica come i clan non abbiano allentato la presa sul territorio». «Sono ben quattro – aggiungono – i giornalisti sotto scorta armata per le intimidazioni dei Casalesi. La recrudescenza delle minacce riguarda anche altri cronisti, non solo a Caserta e in Campania, ma in tutta Italia. Basti pensare alle reiterate minacce che dal carcere arrivano a Paolo Borrometi»;

   il fatto che l'Ucis abbia deciso rafforzare la scorta, che in una certa fase era stata addirittura revocata, è sicuramente una notizia positiva, ma dovrebbe essere imprescindibile e normale che un giornalista nel mirino delle mafie, come ogni cittadino secondo la sua esposizione pubblica, possa svolgere la propria professione tutelato dallo Stato, indipendentemente dalle sollecitazioni dell'opinione pubblica (colleghi, personaggi pubblici, associazioni antimafia e cittadini);

   la vicenda «Ruotolo», prontamente denunciata dalla Fnsi e dal Sugc è solo la lente d'ingrandimento di un problema serio che, in Campania come altrove, coinvolge tanti cronisti. Operatori dell'informazione che lavorano in trincea, a cui le autorità di pubblica sicurezza e le istituzioni non possono far mancare sostegno e tutela nel loro impegno quotidiano speso a raccontare territori di frontiera;

   è, dunque, elevato l'allarme sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti di giornalisti e sulla tutela della sicurezza dei medesimi e della libertà di informazione che rappresenta un pilastro e l'ossigeno della democrazia;

   il tema è stato più volte oggetto di discussione delle riunioni dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduti dai prefetti, alla presenza degli Ordini dei giornalisti regionali;

   è chiaro che è necessaria una sempre più stretta e costante collaborazione tra la prefettura, le forze dell'ordine e l'Ordine dei giornalisti;

   in Campania, per potenziare la prevenzione, si è ritenuto di attivare un canale di comunicazione diretto tra l'Ordine dei giornalisti e i vertici delle forze di polizia e il presidente dell'Ordine ha, inoltre, sensibilizzato i propri iscritti a segnalare ogni episodio intimidatorio;

   presso il Ministero dell'interno è istituito un centro coordinamento per la libertà di informazione e la sicurezza dei giornalisti costituito da Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti, Ministero dell'interno e dipartimento di pubblica sicurezza;

   il Centro di coordinamento per la sicurezza dei giornalisti è stato istituito con il precipuo scopo di essere di supporto permanente per il monitoraggio, l'analisi e lo scambio di informazioni sulle realtà dei cronisti minacciati, quelli già noti e soprattutto i tanti che non sono sotto i riflettori, e sui nuovi fenomeni di aggressione che non vengono più solo da mafie, criminalità e corruzione, ma anche da organizzazioni eversive;

   il Coordinamento ha anche il compito: di definire le più opportune misure di sicurezza e di protezione nei confronti dei cronisti minacciati, della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati; di evitare che i cronisti minacciati vengano lasciati soli; di stabilire una strategia di attacco e prevenzione volta a impedire la nascita ai fenomeni di ritorsione contro gli operatori dei media;

   il Coordinamento non è stato più convocato durante il precedente Governo –:

   se il Ministro interrogato, davanti a un'emergenza sociale che mette in pericolo la sicurezza di singole persone e la libertà d'inchiesta e d'approfondimento alla base del giornalismo con l'iniziale maiuscola, intenda improcrastinabilmente adoperarsi per la riattivazione del coordinamento per la sicurezza dei giornalisti di cui in premessa.
(4-03668)


   IOVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 12 febbraio 2019 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la legge n. 12 del 2019, mediante la quale è stato convertito il decreto-legge n. 135 del 2018. Come noto, all'interno di tale provvedimento legislativo, è stata autorizzata l'assunzione di 1.851 allievi agenti della polizia di Stato, mediante lo scorrimento della graduatoria della prova scritta del concorso per il reclutamento di 893 allievi agenti del maggio 2017;

   mediante un emendamento al «decreto semplificazioni», tuttavia, sono stati chiamati alle successive prove concorsuali esclusivamente i candidati che non avessero compiuto, alla data del 1° gennaio 2019, 26 anni di età e che fossero in possesso del diploma di scuola superiore;

   venivano così esclusi numerosi candidati che avevano svolto il concorso, conseguendo tutti voti molto alti alla prova scritta, e comunque tutti superiori a 8,250;

   con il decreto-legge, difatti, veniva disposto lo scorrimento fino a 8,875, poi prorogato fino a 8,250 poiché l'amministrazione non aveva coperto tutti i posti disponibili;

   la legge stessa parla di scorrimento, ma lo effettua mutando i criteri del bando, abbassando i limiti di età, nonché cambiando il titolo di accesso da licenza media a diploma di scuola superiore;

   il gran numero degli esclusi deriva specialmente dal mutamento dei limiti di età. Difatti, ormai l'età dei giovani che accedono ai concorsi pubblici è mutata e si è allungata; tanti sono spesso laureati o intraprendono un percorso di studi universitario; dunque, l'abbassamento dei limiti di età non ha alcun pregio, sia poiché si inserisce in un vecchio concorso e non in uno nuovo e non è possibile cambiare le regole del gioco in corsa, sia poiché la legge approvata considera la prova scritta quale unico criterio per la graduazione e il punteggio, che consente l'accesso alle prove fisiche, psicofisiche nonché attitudinali, ove si può attestare l'idoneità anche fisica del candidato;

   pertanto, l'esigenza di abbassare il limite di età per ovviare ai problemi di senilità della polizia di Stato non coglie nel segno, in quanto l'amministrazione è in grado di capire, nonostante l'età, se il candidato sia fisicamente idoneo o meno; vi sono, infatti, casi in cui soggetti più giovani, per diverse motivazione, giungono a un'età inferiore con più problemi di altri anagraficamente più grandi;

   tra l'altro i candidati già assunti hanno un'età in alcuni casi maggiore di quelli che oggi vengono esclusi dallo scorrimento;

   molti candidati esclusi hanno adìto la giustizia amministrativa e hanno ottenuto provvedimenti di accoglimento dal Tar del Lazio, che li ha ammessi alle prove successive, all'esito delle quali sono stati anche dichiarati idonei. Vi sono ricorrenti che al momento della presentazione della domanda avevano il requisito dei 26 anni, che invece ora la legge posticipa, ancorandolo a date secondo l'interrogante prive di senso;

   nelle more la sezione consultiva del Consiglio di Stato ha espresso dei pareri di segno contrario, ma è chiaro che la questione va risolta bonariamente e politicamente, onde evitare disparità di trattamento fra ricorrenti e anche con chi non ha fatto ricorso. La politica, il Governo ed il Parlamento devono sanare la posizione dei ricorrenti ammettendoli anche ad un corso di formazione ad hoc o agli ulteriori in fase di svolgimento –:

   quali iniziative intenda adottare per prevenire a una positiva soluzione di tale vicenda, superando le problematiche riscontrate.
(4-03679)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   i servizi di sanificazione e decoro dei plessi scolastici statali sono gestiti in regime di appalto dal 2014 (ultimo cambio di servizio) e impiegano oltre 17.000 lavoratori;

   l'articolo 1, comma 760, della «legge di bilancio 2019» (legge 30 dicembre 2018, n. 145), prevede che «Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato ad avviare un'apposita procedura selettiva, per titoli e colloquio, finalizzata ad assumere alle dipendenze dello Stato, a decorrere dal 1° gennaio 2020» il personale che ha operato nei servizi di pulizia e decoro delle scuole definendo specifici requisiti legati all'anzianità («personale impegnato per almeno 10 anni, anche non continuativi, purché includano il 2018 e il 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualità di dipendente a tempo indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei predetti servizi») e al territorio (esclusione del personale di cui «all'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2017, n. 205») oltre al possesso di titoli di studio («licenza media») e l'assenza di carichi penali;

   nonostante la procedura di selezione del personale, ad oggi, non risulti essere stata ancora attivata, si ipotizza che oltre il 40 per cento degli addetti attualmente operanti (circa 7.000 persone), non risponda ai requisiti (con particolare riferimento a quello di anzianità) della legge di bilancio;

   risulta inoltre che i posti accantonati non corrispondano all'effettivo impiego di risorse per singolo presidio con l'ovvia conseguenza di una mobilità su scala nazionale di operatori addetti alla sanificazione e decoro;

   il personale non in possesso dei requisiti, in assenza di appalti per le aziende affidatarie, potrebbe quindi essere oggetto di licenziamento collettivo con conseguenza drammatiche dal punto di vista degli attuali livelli occupazionali e con enorme aggravio per le casse statali per far fronte al pagamento delle indennità di disoccupazione;

   anche per i lavoratori che mantenessero il posto di lavoro si prospetta una probabile riduzione delle retribuzioni. Infatti, il citato articolo 1, comma 760, riporta che «i corrispondenti posti accantonati ai sensi dell'articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 119, sono resi nuovamente disponibili, in misura corrispondente al limite di spesa di cui al comma 5. Il predetto limite di spesa è integrato, per l'acquisto dei materiali di pulizia, di 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020». Risulta chiaro che neanche il numero di ore contrattuali attualmente svolte dai singoli lavoratori possa essere garantito con gravi perdite dal punto di vista salariale;

   la prospettata internalizzazione avrà quindi inevitabili ricadute sul livello di servizio, in quanto verrà meno la flessibilità in capo alle aziende di operare sostituzioni e coperture dei turni per sopperire ad assenze;

   sulla base di tutti gli elementi rappresentati appare evidente che l'azione possa comportare una sicura diminuzione dell'occupazione, cui fanno seguito enormi disservizi (sia per l'assenza di operatori che per il periodo dell'anno in cui è previsto il passaggio), e un inevitabile aumento dei costi per le casse dello Stato sia per far fronte agli assegni di disoccupazione che per gestire le sostituzioni –:

   se sia a conoscenza di tale situazione e come intenda ovviare ai problemi che deriveranno dalla drastica riduzione del numero di addetti e alla sensibile diminuzione del monte ore destinato ai servizi, dovuta alla scarsità dei posti accantonati, e che comporterà enormi disservizi alle scuole.
(5-02765)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella pagina del sito web dedicato alle prove Invalsi vi è l'area ove sono pubblicati, con cadenza annuale, i rapporti delle prove nazionali medesime;

   nel rapporto relativo alle prove Invalsi 2019, alla pagina 33, vi è riportato quanto segue: «In generale, gli studenti stranieri ottengono risultati più bassi dei loro compagni italiani. Su di essi influiscono le difficoltà linguistiche e culturali legate alla loro origine, ma anche le condizioni economiche meno buone, in media, delle famiglie di provenienza. Una misura dell'efficacia con la quale la nostra scuola riesce a includere nella comunità nazionale gli studenti stranieri è quindi la sua capacità di portarne i risultati il più vicino possibile a quelli degli studenti italiani»;

   alla pagina seguente, sempre della medesima relazione, vi è riportato quanto segue in relazione ai test Invalsi 2019: «In tutti i gradi scolari gli alunni stranieri ottengono in Italiano e in Matematica punteggi nettamente più bassi di quelli degli alunni italiani. Le distanze tra gli uni e gli altri tendono però a diminuire nel passaggio tra la prima e la seconda generazione d'immigrati e nel corso dell'itinerario scolastico, in particolare in Matematica, materia dove pesa di meno la padronanza della lingua del paese ospitante: in terza secondaria di primo grado, classe terminale del primo ciclo d'istruzione, la differenza tra italiani e stranieri di seconda generazione è, a livello nazionale, di 18 punti circa in Italiano e di 9 punti in Matematica»;

   infine, sempre nella medesima pagina, vi è indicato: «Nella scuola secondaria di secondo grado il divario in Italiano tra gli studenti italiani e quelli d'origine straniera si attesta sul piano nazionale, al grado 10, a 24 punti rispetto agli stranieri di prima generazione e a 13 punti rispetto agli stranieri di seconda generazione. In Matematica le differenze sono rispettivamente di 17 e 7 punti. Al grado 13 esse si riducono a 17 e 9 punti in Italiano e a 9 e 5 punti in Matematica»;

   i dati relativi alle prove Invalsi del 2019 sopracitati, fanno emergere una situazione che pone in risalto le difficoltà scolastiche degli stranieri di prima e di seconda generazione;

   i dati sopracitati evidenziano, oltretutto, che gli alunni stranieri di seconda generazione ottengono risultati inferiori in confronto a quelli raggiunti dagli alunni italiani e non molto superiori rispetto agli alunni stranieri di prima generazione;

   l'interrogante esprime le proprie perplessità in merito alle continue deroghe al tetto del 30 per cento di alunni stranieri che portano alla formazione di classi non omogenee e, sovente, con una netta maggioranza di alunni stranieri;

   l'interrogante ritiene che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dovrebbe valutare di effettuare indagini ed approfondimenti sull'incidenza della percentuale di allievi non italiani sui risultati delle prove sostenute dagli studenti italiani della stessa classe;

   infatti, vi è il rischio concreto che il quoziente, relativamente basso, dei risultati dei test Invalsi degli alunni stranieri di prima e di seconda generazione possa ricadere sui risultati degli studenti italiani, arrecando un costante livellamento verso il basso dei risultati del test Invalsi; a giudizio dell'interrogante con una equa ed omogenea distribuzione degli alunni stranieri ciò non avverrebbe –:

   se intenda effettuare indagini ed approfondimenti sull'incidenza della percentuale di allievi non italiani sui risultati delle prove sostenute dagli studenti italiani della stessa classe;

   se non intenda adottare iniziative affinché i dati (positivi o negativi) vengano adeguatamente relazionati, presentati e diffusi e, precisamente, non solo quelli afferenti alla prova di italiano ma anche quelli relativi alla prova di matematica.
(4-03657)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO, DURIGON, DARA, ANDREUZZA, BINELLI, CAFFARATTO, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MURELLI, PATASSINI e PETTAZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale Continental ha presentato un piano di ristrutturazione aziendale che, nei prossimi anni, comporterà un esubero di quasi 500 lavoratori negli stabilimenti pisani di San Piero a Grado e Fauglia;

   il colosso delle automotive, quarto al mondo nel settore della componentistica per automobili, ha – difatti – approvato un piano di ristrutturazione decennale per fronteggiare la crisi che ha investito il comparto, conseguenza della contrazione del mercato automobilistico, e per adeguarsi alle trasformazioni del settore, sempre più orientato alla sostituzione dei motori diesel e benzina con quelli elettrici;

   si stima che nel medio-lungo termine, entro il 2028, tale piano causerà un esubero di 490 lavoratori, inclusi i 250 interinali occupati nei due stabilimenti, portando l'organico complessivo delle sedi di San Piero a Grado e Fauglia da 490 a 450 dipendenti;

   l'attuazione piena di tale piano rappresenterebbe una vera e propria catastrofe per i livelli occupazionali del territorio pisano;

   a parere degli interroganti è opportuna un'azione di moral suasion per far capire al colosso tedesco dell'automotive che per potenziare il processo di conversione delle componentistiche per le automobili (da benzina/gasolio/metano ad elettrico) può creare delle collaborazioni preziose con le eccellenze scientifiche territoriali italiane quali l'Università di Pisa, la Scuola normale superiore e la Scuola superiore Sant'Anna –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per scongiurare il verificarsi di una crisi occupazionale di tale portata nel territorio pisano e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per incentivare l'instaurazione di un rapporto tra Continental e le eccellenze accademiche e scientifiche dal territorio pisano, funzionale al rilancio, alla stabilizzazione e alla valorizzazione degli stabilimenti produttivi pisani.
(4-03675)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VERSACE. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   con legge di bilancio n. 205 del 2017 è stato istituito, presso l'ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, il «Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano», con una dotazione pari a 12 milioni di euro per l'anno 2018, a 7 milioni di euro per l'anno 2019, a 8,2 milioni di euro per l'anno 2020 e a 10,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021;

   tra le finalità cui tali risorse sono destinate sono compresi anche progetti volti a incentivare l'avviamento all'esercizio della pratica sportiva delle persone disabili mediante l'uso di ausili per lo sport;

   per il raggiungimento di tale finalità il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo al 2018 ha previsto l'assegnazione al Comitato italiano paralimpico (Cip) di 2,5 milioni di euro, che non sono stati erogati e sono stati quindi riportati sulla dotazione 2019, pari complessivamente a 5 milioni di euro;

   si è giunti alla fine di settembre 2019, ma non risulta all'interrogante ancora assegnata al Cip neanche la dotazione per l'anno in corso;

   appare evidente che questa mancato trasferimento di risorse impedisce la realizzazione di qualsiasi progetto volto a incentivare, mediante l'utilizzo di ausili per lo sport, l'esercizio della pratica sportiva da parte delle persone con disabilità motorie –:

   quali siano le cause che hanno impedito, ad oggi e per due anni consecutivi, alla struttura competente in materia di sport di procedere al trasferimento delle risorse, di cui in premessa al Comitato italiano paralimpico, ente individuato dalla stessa legge n. 205 del 2017 quale soggetto competente a coordinare l'utilizzo del finanziamento;

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere tra le prime iniziative, quella di intervenire affinché siano assegnate e ripartite le risorse di cui in premessa, al fine di agevolare e incentivare l'accesso alla pratica sportiva da parte delle persone con disabilità fisica, rispondendo alle loro aspettative ancora oggi disattese, anche in considerazione del carattere discriminatorio, in netto contrasto con il principio delle pari opportunità, che assume il mancato supporto del Cip.
(5-02772)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio n. 145 del 30 dicembre 2018, all'articolo 1, commi 361 e 362, ha fissato al 30 settembre 2019 la scadenza delle graduatorie dei concorsi pubblici approvate dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2014;

   la prossima scadenza delle graduatorie non permetterà alle migliaia di idonei, che hanno superato positivamente le prove concorsuali, di poter essere assunti in maniera celere per la copertura dei posti che risultano ancora vuoti nelle dotazioni organiche di diritto di vari settori della pubblica amministrazione;

   negli ultimi anni molti enti locali hanno attinto a tali graduatorie (idonei non vincitori) assumendo personale a tempo determinato (per non più di 36 mesi), per sopperire alla carenza di personale, resa di recente ancora più acuta dai numerosi pensionamenti della cosiddetta Quota 100;

   sono centinaia i lavoratori che dopo il 30 settembre 2019, sebbene abbiano prestato servizio anche per anni presso la pubblica amministrazione, o addirittura ancora in servizio, non potranno più contare sulla possibilità di una stabilizzazione;

   il principio di chiudere graduatorie vecchie, decennali in alcuni casi, per dare spazio a nuovi concorsi appare in via teorica valido, ma non si può non tenere conto delle situazioni createsi negli ultimi anni con centinaia di precari, a tempo determinato, che hanno prestato e tuttora prestano servizio e che dal 30 settembre 2019 rischiano di trovarsi in una situazione senza sbocchi;

   l'articolo 20 della legge n. 75 del 2017 (legge Madia) prevede nel triennio 2018/2020 il superamento di alcune forme di precariato nella pubblica amministrazione con la possibilità di assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale che, alla data di entrata in vigore del provvedimento, possedesse i seguenti requisiti: essere in servizio con contratti a tempo determinato presso l'amministrazione che procede all'assunzione; essere stato selezionato dalla medesima amministrazione con procedure concorsuali; aver maturato alle dipendenze dell'amministrazione che procede all'assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni –:

   se sia intenzione del Governo adottare iniziative per la proroga delle graduatorie dei concorsi pubblici in scadenza a partire dal 30 settembre 2019; se si abbia intenzione di adottare iniziative analoghe in relazione alla scadenza delle graduatorie dei concorsi pubblici approvate dal 2014 in poi; se il Governo non preveda di promuovere un ulteriore e differente piano di stabilizzazione dei precari in servizio presso le pubbliche amministrazioni, in particolare del personale in servizio a tempo determinato attinto da graduatorie di concorsi espletati e in prossimità di scadenza.
(4-03653)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il New Delhi Metallo beta – lactamase (Ndm) è un enzima prodotto da batteri presenti nell'intestino, in grado di distruggere e rendere inefficaci molti tipi di antibiotici, tra cui i «carbapenemi», classe di antibiotici utilizzati per infezioni gravi;

   la sua prima identificazione è avvenuta nel 2008 quando questa proteina è stata riscontrata e isolata in un cittadino svedese, precedentemente ricoverato in India a New Delhi da cui deriva la scelta del nome;

   a seguito di questo primo episodio, più volte lo stesso batterio è stato riscontrato e registrato in diverse parti d'Europa, ma mai con le attuali concentrazioni. Il primo outbreak in Europa è stato registrato in Italia nel 2011 ed in particolar modo in 6 pazienti ricoverati presso 4 ospedali di Bologna;

   l'Ecdc — il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie — in un rapporto del 4 giugno 2019 ha parlato di un focolaio senza precedenti «la cui origine non è stata ancora determinata»;

   la proliferazione di questo batterio sembra aver colpito in particolar modo, in Italia, la parte nord ovest della regione Toscana. Attualmente, i portatori del ceppo batterico ricoverati negli ospedali toscani sono 708. Essi sono individui sani che, però, se si dovessero trovare a contatto con persone fragili e facilmente contagiabili, rischierebbero di far circolare il virus e aggravare ulteriormente il fenomeno;

   secondo un bollettino dell'Agenzia regionale di sanità della regione Toscana del 25 settembre 2019, tra il novembre 2018 e il 22 settembre 2019, i batteri Ndm sono stati isolati nel sangue di 102 pazienti ricoverati in Toscana per patologie gravi. Di questi, sono risultati letali nel 37 per cento dei pazienti con sepsi, ovvero quasi 40 persone;

   il proliferare di questa emergenza sanitaria non trova adeguata divulgazione e informazione nei confronti dei cittadini italiani;

   come ha ricordato il professor Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, i ceppi circolano a causa di carenze importanti nel rispetto di una corretta profilassi igienico-sanitaria all'interno degli ospedali e delle strutture sanitarie: «ad esempio il lavaggio mani quando si passa dall'assistenza di un paziente ad un altro; il contatto senza protezione fra un paziente colonizzato (portatore sano) e uno non colonizzato. Questi batteri girano negli ospedali: è lì che ci sono le condizioni perché si diffondano, colpendo i più fragili e coloro che hanno già patologie gravi»;

   sembra che la carenza nell'attuazione della profilassi in alcuni ospedali della Versilia e della zona nord della regione Toscana sia aggravata dall'assenza di personale congruo per far sì che la suddetta profilassi sia rispettata. Ciò che si rivendica in molti ospedali, infatti, è un potenziamento delle risorse umane a disposizione. Ad oggi, l'organizzazione infermieristica e degli operatori socio-sanitari (Oss) dell'area medica (dove sono state attivate articolate e complesse misure di profilassi che complicano la «routine» lavorativa) è messa a dura prova –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti precedentemente esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché venga bloccata la proliferazione del batterio Ndm, garantendo giuste ed efficaci attività di sorveglianza e monitoraggio; se siano state individuate strutture sanitarie apposite, sia a livello nazionale che regionale, volte a contenere e a debellare l'epidemia in questione in particolar modo nella regione Toscana, un territorio che ha già subito per anni una epidemia di meningite arginata fra varie difficoltà.
(3-00981)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, CAMPANA, PINI e UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo studio elaborato dall'Anaao e pubblicato a marzo 2019 da qui al 2025 mancheranno almeno 16.500 medici specialisti in particolar modo nell'area dell'emergenza e della pediatria;

   i medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale oggi vanno in quiescenza con una anzianità in media intorno ai 65 anni di età e, nel triennio 2019-2021, sono previste uscite tra 6.000 e 7.000 medici l'anno, per un totale di circa 20.000 unità;

   con «Quota 100», sempre nel triennio il 2019-2021, si acquisisce il diritto ad un pensionamento anticipato a 62 anni di età, facendo sì che in tale periodo altri 17.000/18.000 medici, possono lasciare la professione per un totale di pensionamenti possibili di 38.000 unità;

   tra le possibili soluzioni per ovviare alla carenza di personale medico nei prossimi anni, oltre all'aumento delle borse di studio specialistiche, il cosiddetto «Decreto Calabria» (decreto-legge n. 35 del 2019) ha introdotto, all'articolo 12 (Disposizioni sulla formazione in materia sanitaria e sui medici di medicina generale), comma 2, l'ammissione alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario, dei medici in formazione specialistica, nonché dei medici veterinari iscritti all'ultimo anno e, qualora abbia durata quinquennale, al penultimo anno del relativo corso, anche se la successiva assunzione a tempo indeterminato è subordinata al conseguimento del titolo di specializzazione, nonché la possibilità per le aziende sanitarie di poter procedere, fino al 31 dicembre 2021, all'assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative, degli specializzandi che verranno inquadrati con qualifica dirigenziale;

   questa ultima tipologia di contratto non può avere una durata superiore a quella residuale del corso di formazione specialistica, fatti salvi i periodi di sospensione, e il contratto potrà essere prorogato una sola volta fino al conseguimento del titolo di formazione medica specialistica e comunque per un periodo non superiore a dodici mesi:

   tale ultima soluzione ha sollevato non poche problematiche, in particolar modo, sul ruolo e sulle competenze che tali figure professionali devono assumere –:

   quali regioni abbiano iniziato ad applicare l'articolo 12 del cosiddetto «decreto Calabria» relativo alla possibilità per le aziende sanitarie di poter procedere all'assunzione con contratto di lavoro subordinato e a tempo determinato degli specializzandi, nonché se non ritenga necessario, al fine di agevolare l'applicazione di tale normativa, assumere iniziative, per quanto di competenza, volte ad evitare qualsiasi inerzia e fare chiarezza circa le funzioni e i compiti che tali figure professionali possono assumere all'interno del Servizio sanitario nazionale.
(5-02774)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS, SISTO, LABRIOLA e ELVIRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'indagine conoscitiva «Nascere Sicuri», approvata dalla Commissione Igiene e sanità del Senato nel 2012, si afferma che «per molte donne comunque il dolore del parto è un grosso scoglio da superare, un passaggio che assorbe molte energie, limitando le possibilità di una partecipazione più concentrata e serena all'evento, partecipazione che costituisce l’optimum da realizzare per le vie più varie»;

   l'analgesia per realizzare al meglio questo fine dovrebbe, però far parte di un programma di assistenza alla gravidanza che si propone una visione globale del nascere e non porsi come un evento isolato, caratterizzato da scarsa informazione, che viene proposto in sala parto;

   le nuove linee guida dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), divulgate a febbraio 2018, riconoscono l'adozione dell'epidurale come diritto per la donna che dovrà partorire, evitando il dolore;

   in Italia, la partoanalgesia è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea) già con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008, n. 23, che, al comma 3 dell'articolo 37, stabiliva che «il Servizio sanitario nazionale garantisce le procedure analgesiche nel corso del travaglio e del parto vaginale nelle strutture individuate dalle regioni e all'interno di appositi programmi volti a diffondere l'utilizzo delle procedure stesse. Le regioni adottano adeguate misure per disincentivare il ricorso al parto cesareo in un numero di casi superiore a un valore percentuale/soglia sul totale dei parti, fissato dalle stesse regioni»;

   il medesimo principio veniva confermato nel dispositivo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2017 con l'aggiornamento dei Lea;

   la deliberazione della giunta regionale della regione Puglia del 29 maggio 2017, n. 796, ha approvato il «Modello organizzativo di implementazione della partoanalgesia nei punti nascita con numero di parti superiore a 1000/anno»; tale delibera recita testualmente: «nel rispetto del diritto di libera scelta della donna sulle modalità di svolgimento del parto, la Regione Puglia, nel promuovere l'appropriatezza degli interventi assistenziali con conseguente riduzione dei parti cesarei, riconosce ad ogni donna in stato di gravidanza il diritto ad un parto fisiologico con la possibilità di usufruire gratuitamente di tecniche antalgiche efficaci e sicure, in particolare della partoanalgesia epidurale»; nel territorio della provincia di Brindisi, insistono tre punti nascita: uno presso il nosocomio di Francavilla Fontana, un altro presso l'Ospedale Perrino del capoluogo, classificato come punto nascita con numero di parti superiore a mille annui, e l'ultimo situato presso la struttura privata Casa di Cura Clinica Salus, che secondo gli ultimi dati disponibili ha effettuato 787 parti annui, circa la metà di quelli avvenuti presso l'unità ospedaliera Perrino;

   nessuna delle strutture pubbliche, ad oggi, ha mai erogato il servizio di partoanalgesia (neanche nel punto nascita del capoluogo >1000 parti/anno), mentre l'unica struttura a garantire tale prestazione a pagamento è stata la Clinica Salus;

   notizie sempre più insistenti e diffuse riportano della chiusura del reparto di ostetricia presso la suddetta struttura privata a partire da gennaio 2020, con l'evidente e logica conseguenza della sospensione del servizio di partoanalgesia su tutto il territorio del brindisino;

   sarebbe necessario che la regione Puglia adottasse misure di potenziamento del reparto di maternità e ginecologia dell'unità ospedaliera Perrino di Brindisi nella prevedibile ipotesi che, alla chiusura dell'omologo reparto presso la casa di cura Salus, vi sia un vero e proprio congestionamento della struttura pubblica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare l'implementazione della partoanalgesia, anche nell'ottica della riduzione del numero di parti cesarei, garantendo il rispetto dei livelli essenziali di assistenza in Puglia come nelle altre realtà regionali.
(4-03654)


   TARTAGLIONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise, sottoposta a piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario, continua a subire tagli e forti ridimensionamenti nel campo dell'assistenza sanitaria pubblica, in particolar modo relativamente alle strutture ospedaliere, con ripercussioni gravissime sulla popolazione tanto da minare la garanzia del diritto alla salute;

   il recente provvedimento dell'azienda sanitaria regionale dell'8 agosto 2019 dispone il trasferimento degli interventi complessi di senologia, servizio garantito fino al mese di luglio 2019 all'interno dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia dell'ospedale «F. Veneziale» di Isernia, alla breast unit del «Cardarelli» di Campobasso, ridimensionando, di fatto, un servizio essenziale per la sopravvivenza del presidio isernino, nonostante la rassicurazioni ricevute nei mesi scorsi da parte dei vertici Asrem e dei commissari alla sanità;

   tale provvedimento, infatti, comporterebbe che il personale medico specializzato operante nel presidio ospedaliero del capoluogo di provincia, possa dedicarsi, d'ora in avanti, esclusivamente alla chirurgia minore della mammella, ovvero trattare cisti del derma ed effettuare visite ed ecografie senologiche demandando i casi più complessi alla dirigenza della breast unit istituita al Cardarelli di Campobasso;

   questa vicenda andrebbe ulteriormente a compromettere il già delicato equilibrio del sistema sanitario locale, minando la qualità delle prestazioni rese da un servizio ritenuto d'eccellenza. I dati degli ultimi anni infatti, con una media di oltre cento tumori della mammella operati annualmente presso il presidio pentro, che superano di oltre la metà quelli operati invece presso il presidio del capoluogo di regione, dimostrano come questo servizio sanitario pubblico debba ritenersi essenziale e quanto il suo stravolgimento sia da evitare ad ogni costo;

   vanno considerati l'impegno e l'attenzione che anche gli amministratori locali e regionali stanno rivolgendo da tempo a questa annosa questione, dal presidente della regione Donato Toma al sindaco di Isernia Giacomo d'Apollonio, nonché la recente approvazione all'unanimità, nella giornata del 24 settembre 2019, da parte del consiglio regionale del Molise di una mozione su questo tema proposta dalla consigliera Filomena Calenda –:

   se non intenda attivarsi, per quanto di competenza e anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi sanitari, al fine di scongiurare, con ogni mezzo e risorsa possibile, il prosieguo di questa riorganizzazione, garantendo il mantenimento di tutti i servizi sanitari esistenti anche in vista dell'approvazione del nuovo piano operativo sanitario da parte della struttura commissariale.
(4-03661)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUTTI, ROTELLI, SILVESTRONI, MOLLICONE e FRASSINETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi in Italia e in altri Paesi europei si è svolta una operazione anti pirateria audiovisiva a tutela anche del copyright;

   il blitz, finalizzato a contrastare il fenomeno delle Iptv illegali, è coordinato dalle procure di Roma e Napoli e ha portato al sequestro e all'oscuramento della piattaforma Xtream Codes e delle sorgenti;

   si tratta ovviamente di piattaforme illegali attraverso le quali, addirittura pagando un abbonamento, si può accedere ad una enorme offerta di canali tv, non solo italiani;

   il danno stimato per l'industria dell'audiovisivo è di circa 6,5 milioni di euro;

   è da tempo depositata alla Camera una proposta di legge organica e globale di Fratelli d'Italia presentata dal primo firmatario del presente atto, più volte citata nei contenuti da esponenti del Governo, ma mai calendarizzata –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per contribuire alla soluzione del problema.
(5-02768)


   BUTTI, ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha promosso un vasto ciclo di audizioni sul tema della transizione al 5G durante il quale operatori e soggetti interessati hanno svolto interventi e depositato interessanti memorie;

   il Governo ha adottato un decreto-legge dedicato alla cybersicurezza (decreto-legge n. 105 del 2019), ma resta l'incertezza sul tema 5G dovuta anche alla mancata conversione del decreto-legge n. 105 del 2019 sul «golden power» a luglio 2019;

   tale incertezza del quadro legislativo genera sconcerto tra agli operatori impegnati a investire cifre ingenti necessarie alla diffusione del 5G;

   per quanto concerne la neutralità della rete il regolamento del 2015 attribuisce la preferenza per la trasmissione dei dati in rete sulla base di motivazioni economiche, quando sarebbe più opportuno introdurre valutazioni sulla qualità del servizio offerto –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, e in quali tempi, relativamente a quanto esposto in premessa, attesa l'urgenza assoluta di provvedimenti indispensabili per lo sviluppo del 5G.
(5-02769)


   BUTTI e ROTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 settembre 2019 il Codacons ha inviato a tutti i sindaci d'Italia una diffida dall'avviare i test sulla tecnologia 5G a causa dei ventilati, ma mai comprovati scientificamente, problemi che la tecnologia potrebbe causare alla salute;

   durante le audizioni svolte alla Camera sull'implementazione del 5G è stato ribadito, dall'Istituto superiore di sanità, che non ci sono rischi noti per la salute dei cittadini connessi alla tecnologia 5G;

   altri studi depositati in Parlamento si attestano sulle posizioni dell'istituto superiore di sanità;

   i limiti di emissione elettromagnetica in Italia sono i più bassi d'Europa. In effetti alla presentazione di ogni nuova tecnologia le associazioni dei consumatori o di cittadini hanno sollevato dubbi circa i rischi per la salute. Si ricordano i ripetitori tv, le antenne della telefonia mobile di prima generazione e così via;

   la tecnologia 5G porterà enormi benefici ai cittadini, alle aziende, alla pubblica amministrazione –:

   per quale motivo il Governo non provveda ad attivare una campagna di informazione volta a rassicurare i sindaci italiani circa l'insussistenza di rischi per la salute dei cittadini;

   per quale motivo il Governo non abbia ancora reso noti i dati relativi alla trasmissione delle onde elettromagnetiche generate nella fase di sperimentazione in corso;

   quale sia l'orientamento del Governo circa le criticità rilevate dal Codacons.
(5-02770)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREUZZA, BINELLI, DARA, PATASSINI e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 5 del 2018 recante «Nuove disposizioni in materia di iscrizione e funzionamento del registro delle opposizioni e istituzione di prefissi nazionali per le chiamate telefoniche a scopo statistico, promozionale e di ricerche di mercato», prevede l'estensione dell'iscrizione al registro delle opposizioni a tutte le utenze telefoniche, fisse e mobili, indipendentemente dalla presenza del numero telefonico in elenchi pubblici. In particolare, la nuova disciplina, al fine di rendere effettiva la tutela degli utenti con l'iscrizione al registro, dispone la revoca di tutti i consensi precedentemente espressi, con qualsiasi forma o mezzo e a qualsiasi soggetto, precludendo altresì l'uso delle numerazioni telefoniche cedute a terzi dal titolare del trattamento sulla base dei consensi precedentemente rilasciati. Sono fatti salvi solo i consensi prestati nell'ambito di specifici rapporti contrattuali in essere, ovvero cessati da non più di trenta giorni, aventi ad oggetto la fornitura di beni o servizi, per i quali è comunque assicurata, con procedure semplificate, la facoltà di revoca;

   al momento, purtroppo, le nuove disposizioni non sono ancora operative, perché ancora manca il regolamento da emanarsi con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, contenente le modifiche alle disposizioni regolamentari vigenti sulle modalità di iscrizione e funzionamento del registro;

   nello schema di regolamento predisposto dal Ministero dello sviluppo economico in materia di registro pubblico delle opposizioni si circoscrive l'applicazione delle nuove disposizioni a specifiche categorie merceologiche per le quali possono automaticamente essere rifiutate le telefonate pubblicitarie: la bozza del nuovo regolamento prevede, infatti, che si possa dare il consenso a ricevere telefonate per un certo tipo di prodotti e negarlo per altri. Al riguardo, il Garante per la protezione dei dati personali nel parere espresso nel mese di aprile 2019 ha evidenziato che questa scelta è «di difficile esecuzione pratica», perché ci sono aziende che trattano prodotti di diverse categorie merceologiche, pertanto sarebbe opportuno eliminare la distinzione per categorie. Nel suo parere, l'Autorità suggerisce inoltre di far confluire nel registro delle opposizioni anche tutti gli indirizzi postali non presenti negli elenchi telefonici in applicazione delle modifiche normative che oggi consentono tale iscrizione per evitare di ricevere nella cassetta della posta le pubblicità cartacee indesiderate;

   da più di un anno l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha individuato i prefissi che permettono al consumatore di individuare in maniera univoca le chiamate finalizzate ad attività statistiche (prefisso 0843) e quelle finalizzate a ricerche di mercato/pubblicità/vendita/comunicazione commerciale (prefisso 0844). L'individuazione del prefisso unico, tuttavia, non tutela i consumatori dall'annoso problema delle telefonate moleste o telemarketing, selvaggio in quanto la legge n. 5 del 2018 dà facoltà ai call center di non richiedere l'assegnazione dei prefissi indicati, ma di presentare l'identità della linea a cui possono essere contattati. Ciò rende impossibile per il consumatore riconoscere subito la natura della telefonata che sta ricevendo e decidere quindi se rispondere o no. Occorre altresì consentire il riconoscimento dei call center che operano dall'estero per dare l'opportunità al consumatore di conoscere, oltre all'oggetto, anche la provenienza della chiamata;

   in mancanza dei decreti attuativi previsti dalla legge n. 5 del 2018, il telemarketing aggressivo e selvaggio continua ad imperversare a danno sia dei consumatori che degli operatori corretti –:

   quali siano i tempi di definizione del nuovo regolamento e se il Ministro interrogato intenda recepire le indicazioni contenute nel parere del Garante per la protezione dei dati personali e rispondere all'esigenza da più parti manifestata di introdurre i prefissi che permettono al consumatore di individuare in maniera univoca le chiamate finalizzate ad attività statistiche e quelle finalizzate a ricerche di mercato/pubblicità/vendita/comunicazione commerciale unitamente alla loro provenienza.
(4-03678)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Lattanzio ed altri n. 1-00146, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta di giovedì 21 marzo 2019, seduta n. 146, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Frassinetti, Toccafondi, Anzaldi e Biancofiore. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi, Carbonaro, Aprea, Gallo, Belotti, Anzaldi, Biancofiore».