Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 24 settembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in data 14 novembre 2018, sono state approvate, ad amplissima maggioranza, le mozioni parlamentari Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 e Carfagna ed altri n. 1-00075, in forza delle quali sono stati assunti dal Governo pro tempore precisi impegni di contrasto alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle donne;

    in data 13 dicembre 2006, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (di seguito, «Convenzione ONU»), con lo scopo di promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità e di favorire il rispetto per la loro intrinseca dignità, senza discriminazioni;

    in data 5 gennaio 2011, l'Unione europea ha ratificato la Convenzione ONU, così come già fatto dall'Italia con legge di autorizzazione 3 marzo 2009, n. 18;

    riconoscendo nel Preambolo, lettera q), che «le donne e le minori con disabilità corrono spesso maggiori rischi nell'ambiente domestico ed all'esterno, di violenze, lesioni e abusi, di abbandono o mancanza di cure, maltrattamento e sfruttamento», la Convenzione ONU indica tra i principi generali cui attenersi la parità tra uomini e donne (articolo 3, lettera g);

    inoltre, l'articolo 6 della Convenzione ONU affronta specificamente il tema delle discriminazioni multiple di cui sono spesso vittime le donne con disabilità in ragione dell'intersezione del fattore del «genere» e di quello della «disabilità», stabilendo:

     a) al comma 1, che gli Stati Parti riconoscano come le donne e le minori con disabilità siano «soggette a discriminazioni multiple» e, a questo riguardo, adottino «misure per garantire il loro pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali»; e

     b) al comma 2, che gli Stati Parti adottino «ogni misura idonea ad assicurare il pieno sviluppo, progresso ed emancipazione delle donne, allo scopo di garantire loro l'esercizio ed il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali enunciati» nella Convenzione ONU;

    in data 29 novembre 2018, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla situazione delle donne con disabilità (di seguito, «Risoluzione EU»);

    la risoluzione EU trae origine anche dal lavoro svolto dallo European Disability Forum (EDF) che, con il Primo Manifesto delle donne con disabilità adottato il 22 febbraio 1997, ha evidenziato l'esigenza di prendere in considerazione i bisogni di queste ultime per promuoverne la parità e la non discriminazione nell'Unione europea e nei suoi Stati membri, e con il Secondo Manifesto del 28-29 maggio 2011, ha aggiornato il primo documento alla luce della Convenzione ONU, della Strategia europea sulla disabilità 2010-2020 e del Patto per la parità di genere dell'Unione europea 2011-2020, ma soprattutto ha sottolineato la necessità urgente di elaborare politiche sulla disabilità e l'uguaglianza in una prospettiva di genere;

    la Risoluzione EU evidenzia le numerose forme di discriminazione multipla trasversale cui sono esposte le minori e le donne con disabilità in tutti i settori contemplati dalla Convenzione di Istanbul, impedendo l'esercizio quotidiano da parte loro di diritti fondamentali e compromettendo la possibilità per le stesse di realizzarsi pienamente;

    in particolare, secondo quanto rilevato dalla Risoluzione EU, negli Stati membri sono riscontrabili gravi carenze che ostacolano o addirittura impediscono alle donne europee con disabilità di accedere in condizioni di parità ai servizi nei settori dell'istruzione, dei trasporti, della pianificazione urbana e dell'edilizia abitativa, dell'inserimento lavorativo, delle tutele sul posto di lavoro, dei presidi a protezione delle vittime di violenza, sino alla sanità, ove spesso emerge la mancanza di servizi medici adeguati a rispondere alle specifiche esigenze delle donne con disabilità in campi quali la consulenza ginecologica, la salute sessuale e riproduttiva, la pianificazione familiare e il sostegno durante la gravidanza, fino ad arrivare in alcuni casi alla negazione del consenso informato sull'uso dei contraccettivi è addirittura al rischio di sterilizzazione forzata;

    a titolo esemplificativo, sulla base dei dati disponibili, la risoluzione EU segnala come nell'Unione europea:

     a) vivano circa 46 milioni di donne e ragazze con disabilità, pari a circa il 16 per cento della popolazione femminile europea totale e al 60 per cento della popolazione europea complessiva di persone con disabilità;

     b) le donne con disabilità abbiano una probabilità di essere vittime di violenza da due a cinque volte superiore rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggior fragilità e vulnerabilità sofferta;

     c) secondo l'indice sull'uguaglianza di genere dell'EIGE (2017), in media, il 13 per cento delle donne con disabilità lamentino di non vedere soddisfatti i propri bisogni medici, mentre nel caso delle donne senza disabilità tale percentuale sia pari al 5 per cento;

     d) i tassi di tumore al seno per le donne disabili siano molto più elevati di quelli della popolazione femminile in generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi adeguate;

     e) il 45 per cento delle donne con disabilità in età lavorativa (20-64 anni) sia inattivo, mentre per gli uomini la percentuale equivalente sia del 35 per cento;

     f) pur essendo i salari delle persone con disabilità mediamente inferiori a quelli degli altri lavoratori, persista una realtà discriminatoria anche tra uomini e donne con disabilità, considerato come il trattamento salariale impiegato per i primi sia comunque generalmente superiore a quello applicato alle seconde;

    in considerazione del quadro emerso, la risoluzione EU invita, dunque, la Commissione e gli Stati membri «a integrare una prospettiva relativa alle donne e alle minori con disabilità nei loro programmi, strategie e politiche in materia di parità di genere, una prospettiva di genere nelle loro strategie in materia di disabilità e una prospettiva sia di genere che di disabilità in tutte le altre politiche»;

    con specifico riferimento all'Italia, la carenza di meccanismi volti a contrastare le discriminazioni multiple ai danni delle donne con disabilità è stata rilevata, altresì, dal primo rapporto sull'implementazione della Convenzione Onu in Italia, ove si richiama la necessità di emendare la legislazione in tal senso e di provvedere ad un'adeguata formazione di tutte le autorità pubbliche al fine di assicurare che le persone con disabilità particolarmente a rischio di discriminazione – specie le donne – siano poste nelle condizioni di ricevere ogni informazione per sporgere denuncia o presentare un ricorso;

    il rapporto sopra citato manifesta, inoltre, notevoli preoccupazioni con riferimento alla diffusione di stereotipi che vedono le donne e le ragazze con disabilità quali soggetti invisibili e asessuati, cui è legato il rischio concreto che in Italia non sia pienamente garantito l'esercizio da parte loro dei diritti sessuali e riproduttivi;

    analoghe criticità sono evidenziate nel rapporto sull'attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia, presentato a Roma il 26 febbraio 2019 dalle Associazioni di donne, ove si evince, da un lato, la necessità di implementare gli specifici riferimenti alle esigenze delle donne con disabilità nelle misure e azioni adottate a favore dell'uguaglianza di genere e, dall'altro lato, l'esigenza di rafforzare ed integrare la prospettiva di genere nello sviluppo e nell'applicazione di norme, azioni e programmi relativi alla condizione di disabilità;

    le preoccupazioni sopra richiamate trovano piena conferma nei dati disponibili che, ancorché spesso frammentari e risalenti, restituiscono un quadro allarmante circa la condizione delle donne con disabilità nel nostro Paese; segnatamente:

     a) da un'indagine condotta da Istat nel 2014, risulta come abbia subito violenze fisiche o sessuali il 36,6 per cento delle donne con limitazioni, gravi e come per queste il rischio di subire stupri o tentati stupri sia doppio (10 per cento contro il 4,7 per cento delle donne senza tali problemi);

     b) secondo i dati disponibili più recenti (rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane del 2015), la percentuale di donne con limitazioni funzionali che hanno eseguito più di un Pap-test e più di una mammografia nella propria vita è di oltre 15 punti inferiore rispetto alle percentuali raggiunte dalla rimanente popolazione femminile (i.e. per quanto riguarda il Pap-test, solo il 52,3 per cento delle donne con limitazioni funzionali in età compresa tra i 25 e i 64 anni, mentre coi riferimento alla mammografia, di quelle che hanno tra i 50 e i 69 anni, solo il 58,5 per cento);

     c) l'ultima relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, presentata alla Presidenza della Camera dei deputati il 28 febbraio 2018, conferma un significativo differenziale tra uomini e donne con disabilità, testimoniato – ad esempio – dai dati sugli avviamenti degli iscritti nell'elenco del collocamento obbligatorio presso datori di lavoro privati e pubblici (pari al 56,8 per cento degli uomini contro il 43,2 per cento delle donne);

    i dati sopra riportati permettono certamente di comprendere meglio l'enorme portata del fenomeno della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità nel nostro Paese ed evidenziano la necessità di predisporre strategie di intervento mirate che siano in grado di far fronte ai loro bisogni specifici;

    nell'ambito degli interventi già assunti, si richiama il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017 con cui sono state adottate le «Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza»;

    in più passaggi delle predette linee guida viene fatta presente la necessità di tener conto delle specifiche esigenze delle donne e delle ragazze con disabilità, nonché della necessaria instaurazione di un processo di sensibilizzazione sulle specifiche forme di violenza a danno delle donne con disabilità diverse e sugli specifici percorsi da attivare;

    analogamente, nell'ambito degli interventi già assunti, il «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», adottato nel novembre 2017, richiama la necessità di individuare delle azioni mirate rivolte alle donne caratterizzate da vulnerabilità multiple, tra cui le donne con disabilità;

    tuttavia, occorre che i principi stabiliti nelle linee guida e nel piano strategico nazionale contro la violenza di genere trovino concreta e uniforme implementazione su tutto il territorio nazionale e che la loro applicazione sia estesa alla fase di prevenzione, per contribuire alla diffusione di una cultura inclusiva che abbracci tutti i campi della salute;

    occorre tenere in considerazione di quanto sopra esposto, in ossequio non solo agli obblighi assunti dall'Italia con la ratifica della Convenzione ONU e all'invito rivolto agli Stati membri con la risoluzione UE, ma anche ai principi costituzionali, tra cui in particolare il principio di uguaglianza formale e sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione, nonché i principi di non-discriminazione e pari opportunità con riferimento al genere di cui agli articoli 31, 37 e 51 della Costituzione,

impegna il Governo:

1) a tenere sempre in considerazione la discriminazione multipla cui sono soggette le minori e le donne con disabilità e la gravità delle conseguenze che essa comporta per le loro vite e, conseguentemente, a integrare, nella realizzazione delle politiche pubbliche, azioni e misure in tema di parità di genere nonché quelle inerenti alla disabilità;

2) in particolare, ad assumere iniziative volte a:

  a) tutelare la dignità e la libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne e delle ragazze con disabilità, garantendo loro pieno accesso alle cure mediche, anche con riferimento all'ambito ginecologico, della salute sessuale e riproduttiva;

  b) assicurare che siano esposte alle pazienti con disabilità tutte le necessarie informazioni, con le forme e le modalità adeguate secondo le diverse tipologie di disabilità, per permettere loro di assumere decisioni sulla propria salute e sul proprio corpo senza alcuna coercizione e promuovendo, a tal fine, iniziative di formazione specifica e aggiornamento del personale medico e dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali coinvolti;

  c) assicurare la piena accessibilità dei servizi e dei presidi sanitari, sociosanitari e sociali da parte delle ragazze e delle donne con disabilità, in conformità ai principi della progettazione universale sanciti dalla Convenzione ONU;

  d) garantire che tutte le ragazze e le donne con disabilità siano poste nelle condizioni di ricevere ogni informazione per sporgere denuncia e adire la tutela giudiziaria nel caso siano vittime di violenza o discriminazione, dando piena attuazione a quanto previsto dalle «Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza» e promuovendo iniziative di formazione specifica e di aggiornamento del personale chiamato ad interagire, a vario titolo, con le vittime di discriminazione che hanno una disabilità;

  e) assicurare che, nell'ambito della attuazione del «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», siano individuate azioni idonee a rispondere alle peculiari problematiche che devono affrontare le ragazze e le donne con disabilità vittime di violenza non soltanto nella fase della denuncia ma anche nel successivo percorso di assistenza, di cura e di individuazione di percorsi per l'uscita dalla violenza;

  f) promuovere l'inserimento lavorativo delle ragazze e delle donne con disabilità, favorendo il loro accesso a forme di flessibilità adeguate alle specifiche esigenze connesse alla tipologia di disabilità considerata caso per caso, in particolare con riferimento agli orari lavorativi e ai congedi di maternità;

  g) inserire riferimenti specifici alla discriminazione multipla ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità in tutte le campagne di sensibilizzazione relative al tema della parità di genere e della lotta alla discriminazione, diffuse sui media e sui vari mezzi di informazione, nonché, in attuazione di quanto stabilito dalle linee guida previste dall'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015, nelle iniziative destinate alle scuole su queste tematiche;

  h) promuovere strumenti e procedure di rilevamento e valutazione della diffusione, della gravità e delle conseguenze del fenomeno della discriminazione multipla ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità, nonché dell'efficacia degli strumenti di prevenzione e di contrasto messi in campo dalle istituzioni.
(1-00243) «Noja, Boschi, Marattin, Annibali, Anzaldi, Carè, Colaninno, D'Alessandro, De Filippo, Del Barba, Marco Di Maio, Ferri, Fregolent, Gadda, Giachetti, Librandi, Migliore, Mor, Moretto, Nobili, Paita, Portas, Rosato, Toccafondi, Ungaro».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    la Corte di giustizia dell'Unione europea ha recentemente stabilito (causa C-449/17, A&G Fahrschul-Akademie GmbH/Finanzamt Wolfenbüttel) che nella nozione di «insegnamento scolastico o universitario», ai sensi dell'articolo 132, paragrafo 1, lettere i) e j), della direttiva 2006/112, non rientra l'insegnamento della guida automobilistica impartito da una scuola guida per l'ottenimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1, per la quale dunque non può ritenersi applicabile l'esenzione dal pagamento dell'IVA prevista dalla citata direttiva;

    interpellata da un contribuente, l'Agenzia delle entrate – con la risoluzione n. 79/2009 – ha recepito le statuizioni della Corte di Lussemburgo, riconoscendovi un'efficacia ex tunc in forza della quale le scuole guida sono tenute ad emettere una nota di variazione riguardo alle operazioni effettuate in annualità ancora accertabili ai fini IVA;

    fino ad ora le lezioni per l'ottenimento delle patenti di guida sono state esentate dal pagamento dell'Iva in base ai chiarimenti forniti con le risoluzioni n. 83/E-III-7-65258 del 1998 e n. 134/E del 26 settembre 2005, ora ritenuti superati dalla medesima Agenzia;

    l'interpretazione resa dall'Agenzia delle entrate impone alle scuole guida il versamento dell'Iva precedentemente non dovuta per tutte le prestazioni rese a decorrere dal 1° gennaio 2014, ed implica l'introduzione dell'aliquota, Iva del 22 per cento sulle lezioni per il conseguimento delle patenti di guida, con conseguente ed immediato rincaro di quasi un quarto della spesa a danno degli utenti;

    alla base del parere dell'Agenzia delle entrate sulla necessità delle scuole guida di regolarizzare la posizione per i periodi d'imposta ancora accertabili (quindi dal 2014 al 2018) c'è la considerazione che le pronunce dei giudici dell'Unione europea, che definiscono la portata della norma unionale come avrebbe dovuto essere interpretata all'entrata in vigore, hanno efficacia ex tunc e, di conseguenza, il principio espresso nelle sentenze si applica anche ai rapporti sorti prima di esse, ancorché non esauriti;

    invero, rientra tra i poteri dell'organo giudicante europeo, se si considerano gli stravolgimenti che una sentenza può provocare per il passato nei rapporti giuridici stabiliti in buona fede, decidere, in via eccezionale, che gli effetti di una sentenza interpretativa valgono ex nunc; ma così non è stato e l'Europa non si è posta il problema italiano;

    dal 2014, infatti, sono ben 3,8 milioni le patenti rilasciate e l'importo totale dell'Iva è di diverse centinaia di milioni di euro, quindi una somma che porterebbe all'estinzione di un'intera categoria di imprese con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, l'assoluta anarchia nella preparazione alla guida dei veicoli e il crescente rischio di avere su strada automobilisti e motociclisti impreparati;

    non pochi timori, difatti, sono stati espressi da parte degli operatori del settore, sia per il difficile recupero dell'aliquota negli ultimi cinque anni fiscali che per la sicurezza stradale, con il calo drastico delle ore di guida a seguito dell'aumento delle tariffe,

impegnano il Governo:

   ad adottare urgentemente ogni utile iniziativa normativa, pur nel rispetto del dettato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, in merito all'Iva da versare per i rapporti sorti nei periodi di imposta ancora accertabili, attesa la retroattività della disciplina e l'impossibilità di rivalsa nei confronti dei committenti;

   ad adottare iniziative per risolvere la problematica afferente alle imposte dirette, tenuto conto che alla detrazione sugli acquisti pregressi in beni e servizi riferiti all'attività imponibile seguirebbe la rettifica in aumento della deduzione del costo Iva, prima indetraibile;

   ad adottare iniziative per escludere l'applicazione di qualunque sanzione in capo agli operatori del settore;

   a valutare l'adozione di iniziative per l'introduzione di nuove agevolazioni e di forme di sostegno per le scuole guida, purché conformi ai rilievi sollevati della Corte di giustizia dell'Unione europea, considerata l'importanza che la formazione per la patente riveste nella nostra società.
(7-00316) «Centemero, Maccanti, Belotti, Bitonci, Capitanio, Cavandoli, Cecchetti, Covolo, Donina, Gerardi, Giacometti, Gusmeroli, Rixi, Alessandro Pagano, Tombolato, Paternoster, Zordan, Tarantino, Murelli».


   Le Commissioni VI e IX,

   premesso che:

    con risoluzione 79/E del 2 settembre 2019 l'Agenzia delle entrate rispondendo all'interpello relativo all'articolo 11, comma 1, legge 27 luglio 2000, n. 212 – aliquota Iva prestazioni didattiche finalizzate al conseguimento delle patenti di guida ha recepito i princìpi espressi dalla Corte di giustizia dell'Unione europea con la sentenza del 14 marzo 2019 (C-449/2017), per i quali l'insegnamento della guida automobilistica non rientra nella nozione di insegnamento che, ai sensi delle lettere i) e j) dell'articolo 132, paragrafo 1, della direttiva (CE) del 28 novembre 2006, n. 112, è da ritenersi quale operazione esente da imposta di valore aggiunto (IVA);

    secondo la sentenza dei giudici unionali infatti «l'insegnamento della guida automobilistica in una scuola guida, [...], pur avendo ad oggetto varie conoscenze di ordine pratico e teorico, resta comunque un insegnamento specialistico che non equivale, di per se stesso, alla trasmissione di conoscenze e di competenze aventi ad oggetto un insieme ampio e diversificato di materie, nonché al loro approfondimento e al loro sviluppo, caratterizzanti l'insegnamento scolastico o universitario»;

    in tal modo, quindi, è stata rimarcata la differenza sul piano fiscale dell'insegnamento universitario e scolastico da quello automobilistico che subirà l'applicazione dell'imposta al 22 per cento con relativo rincaro per consumatori e utenti. Un incremento che, secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate, è da considerarsi retroattivo e che in tal caso andrebbe a gravare sulle scuole guida che, dovranno provvedere con proprie risorse al versamento dell'Iva non dovuta inizialmente, considerata la difficile, se non impossibile, azione di recupero dell'aliquota Iva sugli ex allievi che hanno pagato quanto pattuito secondo i listini degli anni scorsi quando vigeva per legge l'esenzione;

    al fine di sensibilizzare le istituzioni sulle conseguenze derivanti dalla retroattività di tale incremento il 18 settembre 2019 da Aosta a Siracusa, come reso noto dalle Associazioni di settore Unasca (Unione nazionale autoscuole) e Confarca (Confederazione autoscuole riunite e consulenti automobilistici), le autoscuole si sono mobilitate a livello nazionale e hanno sospeso lezioni e attività per protestare contro l'Iva al 22 sulle patenti conseguite tra il 2014 e il 2018. Inoltre, a preoccupare tali associazioni sono anche le conseguenze che ne deriverebbero sulla sicurezza stradale con il calo drastico delle ore di guida degli allievi nel rapporto tra budget previsto e aumento delle tariffe delle autoscuole;

    per quanto risulta ai firmatari del presente atto di indirizzo, i primi accertamenti fiscali sarebbero già iniziati e, come evidenziato da Emilio Patella, Segretario nazionale delle autoscuole Unasca, le autoscuole si interrogano su come far fronte alla minaccia del recupero di cinque anni di Iva mai incassata. La stima, al ribasso, è di circa 110.000 euro per ciascuna delle 7.000 mila autoscuole attive in Italia. Con la retroattività, inoltre, come sottolinea Confarca saranno coinvolti, come si è detto quasi 4 milioni di conducenti che già hanno conseguito le patenti, cittadini che potrebbero vedersi richiedere all'improvviso l'Iva per il conseguimento del documento di guida;

    parimenti critiche sono anche le associazioni dei consumatori che attraverso Codacons denunciano il rischio concreto di un incremento diretto del costo delle patenti di guida fino allo sforamento dell'importo di 1.200 euro;

    anche la Cna (Confederazione nazionale artigiani) ha criticato fortemente tale provvedimento per le conseguenze economiche che questa decisione determinerà per imprese e i cittadini,

impegnano il Governo:

   ad adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata ad evitare l'avvio di una fase a parere dei firmatari del presente atto chiaramente vessatoria, in termini fiscali e amministrativi, che metterebbe in ginocchio l'attività di migliaia di autoscuole, oltre che gravare sulle già deboli finanze delle famiglie nel nostro Paese;

   ad adottare iniziative presso le competenti sedi europee al fine di modificare la normativa comunitaria richiamata in premessa nel senso di estendere chiaramente, per gli importanti riflessi sul piano della sicurezza stradale, la piena esenzione dall'imposta sul valore aggiunto (Iva) al 22 per cento anche alle prestazioni didattiche finalizzate al conseguimento delle patenti di guida o ad adoperarsi per concordare la possibilità di applicazione di una aliquota Iva agevolata, con contestuale sanatoria degli effetti retroattivi dal 2014 al 2018;

   ad adottare iniziative per inibire l'attività di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate in attesa della risoluzione della questione suesposta a livello comunitario;

   ad adottare ogni utile iniziativa per rafforzare il sistema dell'educazione stradale e dell'istruzione e formazione dei conducenti nell'ottica di una sempre maggiore sicurezza stradale.
(7-00317) «Martino, Bergamini, Gelmini, Giacomoni, Baratto, Cattaneo, Angelucci, Prestigiacomo, Mandelli, Occhiuto, Cannizzaro, D'Ettore, Pella, D'Attis, Paolo Russo, Novelli, Brunetta, Mulè, Nevi, Porchietto, Bartolozzi, Baldelli».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il 17 luglio 2019 si è spento il maestro Andrea Camilleri, scrittore, regista, sceneggiatore e drammaturgo che ha lasciato un segno indelebile nel panorama artistico-letterario italiano sia con i suoi romanzi, tradotti in oltre 120 lingue e divenuti dei best seller internazionali, sia con la trasposizione televisiva degli stessi, con una serie di film tv che hanno reso il commissario Montalbano, principale protagonista della maggior parte delle sue opere, un volto familiare a milioni d'italiani. Le origini siciliane di Camilleri trasparivano in modo chiaro e genuino dai suoi racconti, ambientati nell'immaginario borgo di Vigàta, capace di simboleggiare l'essenza più intima dell'isola. Come Giovanni Verga e Leonardo Sciascia, Camilleri è riuscito a catturare l'anima della sua terra e a donarla al mondo sotto forma di capolavoro, narrandola con una lingua di sua invenzione, che mischiava la musicalità malinconica del dialetto siciliano alla limpidezza della più pura sintassi italiana;

    Andrea Camilleri ha rappresentato un punto di riferimento per la cultura italiana anche per la sua profondità umana, divenendo pungolo per la coscienza civica e morale dei suoi concittadini. Fino agli ultimi giorni della sua vita il letterato siciliano non fece mai mancare il suo apporto all'opinione pubblica, attraverso costanti e lucide analisi dei fenomeni storico-politici che hanno caratterizzato l'intero ’900 e gli inizi degli anni 2000. Camilleri è così stato memoria dei tempi passati e araldo della contemporaneità, fornendo sempre un punto di vista critico ma costruttivo;

    l'attenzione di Camilleri verso i giovani, da lui considerati come risorsa per il futuro e per la costruzione di una società improntata sui valori della libertà di pensiero e della libera opinione, ha costituito uno dei capisaldi della sua azione di letterato. Pertanto appare doveroso poter continuare nel solco da lui tracciato, rafforzando il legame tra lo scrittore e le nuove generazioni attraverso azioni concrete e che perseguano il fine d'incentivare quante più giovani donne e quanti più giovani uomini possibile,

impegna il Governo:

   a istituire un premio letterario dedicato alla memoria del maestro Andrea Camilleri rivolto a giovani scrittrici e scrittori dai 16 ai 30 anni;

   a prevedere specifiche modalità di partecipazione e di assegnazione di tale premio letterario, con una cerimonia annuale da tenersi presso il comune di Porto Empedocle, città che ha dato i natali al maestro Andrea Camilleri.
(7-00319) «Casa, Bella, Testamento, Villani, Melicchio, Carbonaro».


   L'XI Commissione,

   premesso che:

    il 18 settembre 2019 i lavoratori della multinazionale Whirlpool del sito di Napoli, dopo il vertice tenutosi tra le parti sociali al Ministero dello sviluppo economico e in cui è stata annunciata la cessione dello stabilimento, hanno raggiunto in corteo l'autostrada A3, occupando per circa mezz'ora le corsie in entrambi i sensi di marcia, dando così inizio ad un'accesa protesta;

    queste persone, i cui posti di lavoro sono in evidente pericolo, si sentono legittimamente raggirate, poiché la società in questione ha deciso unilateralmente di non rispettare l'accordo sul piano industriale siglato nel mese di ottobre 2018, che non prevedeva la chiusura dello stabilimento napoletano, specializzato nella produzione di lavatrici ad alta tecnologia e che occupa ben 420 operai;

    si ritiene che l'attuazione del piano industriale non sia stata adeguatamente monitorata dal Ministero dello sviluppo economico, al cui vertice presiedeva il Ministro pro tempore Luigi Di Maio; lo stesso, nei mesi addietro, è stato più volte sollecitato dalle organizzazioni sindacali per la ripresa di un confronto con la proprietà della società multinazionale, in modo da seguire l'andamento del piano di rilancio degli stabilimenti Whirlpool. Tuttavia, nulla di concreto è stato fatto e, solo il 17 settembre 2019, sono riprese le trattative con una riunione plenaria al Ministero dello sviluppo economico, sede in cui la società ha annunciato la decisione unilaterale di vendere la fabbrica di Napoli a Passive Refrigeration Solutions (Prs), società svizzera che opera nel settore della refrigerazione passiva;

    si è di fronte ad una grave vicenda che squalifica il ruolo delle istituzioni competenti a gestire i tavoli di crisi aziendali, considerando che, come nel caso in questione, ci si trova poi dinanzi a società che non rispettano gli accordi assunti senza alcun rispetto per i lavoratori coinvolti;

    lo stabilimento di Napoli si trova, dunque, nella medesima situazione di crisi, determinatasi prima dell'avvio del piano industriale del 2018, come se nulla fosse stato fatto a difesa di un sito fondamentale non solo per il tessuto produttivo di Napoli, ma di tutto il Mezzogiorno;

    la Whirlpool ha dichiarato che Prs ha elaborato un progetto di riconversione che individua nello stabilimento di Napoli una struttura idonea alla produzione di sistemi di refrigerazione passiva e che, quindi, la nuova missione sarà in grado di mantenere gli attuali livelli occupazionali. Ma è chiaro che, per quanto accaduto in dispregio ai precedenti accordi, non si può aver alcuna fiducia nel buon esito dell'annunciata riconversione e bisogna porre in essere tutti i provvedimenti utili per tutelare i più di 400 lavoratori coinvolti e che a breve potrebbero restare senza un'occupazione, con tutte le conseguenze che ciò comporta per gli stessi e le loro famiglie,

impegna il Governo

ad istituire uno specifico tavolo negoziale tra le parti sociali e la proprietà aziendale per assumere iniziative volte a tutelare i lavoratori e a salvaguardare gli attuali livelli occupazionali di Whirlpool dello stabilimento di Napoli, valutando l'assunzione di ogni idoneo provvedimento a tal fine, anche nel caso in cui dovesse concretamente realizzarsi la riconversione annunciata con la cessione del ramo di azienda a Prs.
(7-00313) «Rizzetto».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la legge 2 dicembre 2016, n. 242, reca norme per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa sativa e ne disciplina l'intera fase agronomica, dalla semina alla raccolta;

    la circolare 8 maggio 2018 del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo che chiarisce l'applicazione delle norme in parola, con riferimento alle infiorescenze, il cui interesse commerciale, come noto, è notevolmente aumentato a seguito della disciplina del settore, precisa che queste, pur non essendo espressamente citate dalla legge in questione, né tra le finalità della coltura, né tra i suoi possibili usi, rientrano nell'ambito delle coltivazioni destinate al florovivaismo, purché tali prodotti derivino da una delle varietà ammesse;

    con sentenza del 30 maggio 2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione, la vendita, e in genere la commercializzazione al pubblico dei derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L., quali foglie, inflorescenze, olio, resina, sono condotte che integrano il reato di cui all'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dall'articolo 4, commi 4, 5 e 7, della legge n. 242 del 2016, salvo che tali derivati siano in concreto privi di ogni efficacia drogante o psictoropa, secondo il principio di offensività;

    ancorché la legge in parola disciplini la coltivazione della canapa al fine di promuoverne la filiera agroindustriale, senza pertanto alcun riferimento ad aspetti ricreativi o terapeutici, alla luce della sentenza succitata, è indispensabile, anche al fine di non sminuire le finalità dell'impianto normativo, disciplinare la cessione, da parte degli agricoltori, di biomassa di canapa a fini estrattivi;

    sarebbe altresì utile la determinazione di specifici codici doganali per ogni macro categoria di prodotto derivante dalla canapa come previsto dall'articolo 189 del regolamento (UE) 1308/2013;

    con riferimento alle piante officinali, il decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 75, dispone che l'elenco delle specie di piante officinali coltivate sia stabilito con decreto interministeriale previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, al quale è rinviata anche la disciplina dell'attività di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee e delle specie e delle varietà da conservazione o in via di estinzione;

    ad oggi non risultano destinate risorse al settore della canapicoltura nonostante siano previste dall'articolo 6 della legge n. 242 del 2016 che reca norme per incentivare la filiera della canapa, in particolare per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nonché il finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e i processi di prima trasformazione, finalizzati prioritariamente alla ricostituzione del patrimonio genetico e all'individuazione di corretti processi di meccanizzazione. Al fine di rendere adeguatamente remunerativa l'attività di coltivazione per gli agricoltori in ogni territorio, gli impianti di trasformazione sono le infrastrutture necessarie per incentivare la filiera;

    al fine di incentivare la creazione di nuove varietà di canapa adatte alle condizioni climatiche italiane, è indispensabile permettere alle aziende sementiere, alle aziende florovivaistiche e agli enti pubblici di ricerca, di poter selezionare nuove varietà di canapa e procedere alla registrazione di tali nuove varietà ai sensi del decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali 5 aprile 2011,

impegna il Governo:

   a disciplinare la cessione di biomassa di canapa, intesa come materia prima composta da parti vegetative aeree, ivi compresi, steli, canapulo, fibra, semi, foglie, fiori e/o infiorescenze, identificabili o che, nel complesso, ne consentono l'identificabilità nello stato stabilizzato di presentazione – biomassa secca con umidità inferiore al 12 per cento – a fini estrattivi per le aziende che dispongano dei necessari requisiti di legge;

   ad adottare iniziative per prevedere specifici codici doganali, anche alla luce dell'articolo 189 del regolamento (UE) 1308/2013, per ogni macro categoria di prodotto derivante dalla canapa;

   ad adottare iniziative per inserire la cannabis sativa, in tutte le sue parti, nell'elenco delle piante officinali previsto dal decreto legislativo n. 75 del 21 maggio 2018;

   ad attuare urgentemente la previsione finanziaria di cui all'articolo 6 della legge n. 242 del 2016 e a valutare la possibilità di stanziare ulteriori risorse finalizzate alla realizzazione di progetti di promozione dell'economia circolare;

   ad incentivare la sperimentazione di nuove varietà di canapa per la costituzione di poli sementieri a garanzia della qualità e della tipicità italiana delle varietà selezionate.
(7-00314) «Gagnarli, Gallinella, Parentela, Cadeddu, Cassese, Cillis, Cimino, Del Sesto, Galizia, Lombardo, Lovecchio, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Pignatone».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    nella tutela dei cittadini italiani ed europei, bisogna intervenire per garantire il diritto all'informazione circa la qualità, la provenienza e la salubrità del cibo che scelgono di acquistare;

    per fare scelte consapevoli, infatti, i consumatori devono conoscere il luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l'origine degli ingredienti e maggiori informazioni sui metodi di produzione e di lavorazione;

    in termini sanitari, la mancata tracciabilità dell'origine dei prodotti agroalimentari incentiva la contraffazione e l'adulterazione di prodotti, rappresentando un grave rischio per la salute, in particolar modo l'inconsapevolezza del consumatore finale circa l'utilizzo di materie prime di bassa qualità o addirittura con componenti tossiche provenienti da altre Nazioni;

    è indispensabile agire sulla tracciabilità dei prodotti alimentari in maniera unitaria e in sede comunitaria al fine di proteggere la nostra salute, i nostri mercati e i nostri consumatori;

    occorre che sia introdotta un'etichetta chiara che indichi l'origine degli ingredienti, aiutando così a prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la salute dei consumatori;

    è necessario intervenire, inoltre, per prevenire le frodi alimentari, considerato che il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo ha superato i cento miliardi di euro, è in rapido aumento ed è pari al settanta per cento riscontrato nel corso dell'ultimo decennio;

    l'indicazione di origine degli ingredienti sull'etichetta consentirebbe di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia, vista anche la mobilitazione di alcune associazioni di categoria, in particolare di Coldiretti che ha già raccolto circa un milione di firme,

impegna il Governo

ad assumere iniziative in sede europea affinché sia adottata una normativa volta a rendere obbligatoria l'indicazione di origine degli alimenti, con la possibilità di apporre l'immagine della bandiera nazionale sull'etichetta.
(7-00315) «Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Trancassini, Deidda, Mollicone, Frassinetti, Donzelli».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys), originaria dell'Asia orientale, è stata segnalata per la prima volta in Europa nel 2004 e nel 2012 è comparsa in Italia, prima in Emilia-Romagna e, l'anno successivo, in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli arrecando consistenti danni alla frutticoltura e all'orticoltura, senza risparmiare piante ornamentali e forestali;

    il suddetto insetto, particolarmente infestante e altamente polifago riuscendo ad attaccare oltre 300 specie di piante, non trovando antagonisti naturali, si moltiplica velocemente con 300-400 esemplari per volta, deponendo le uova anche due volte l'anno a causa dell'innalzamento delle temperature, soprattutto nel periodo invernale;

    nella regione Campania la cimice asiatica è stata segnalata in alcune località dell'agro acerrano-nolano e dell'alto casertano solo nell'estate del 2018, a seguito delle attività di monitoraggio condotte dall'unità regionale di coordinamento fitosanitario;

    recenti articoli giornalistici, relativi ad un tavolo tematico tenutosi a San Paolo Bel Sito (Napoli) il 30 maggio 2019, hanno evidenziato che, nel territorio altocasertano (areali di Pastorano, Carinola e Teano), l’Halyomorpha halys ha già attaccato peschi, meli, peri, noccioli, kaki e actinidie;

    in particolare, nel territorio di Teano (Caserta), primo comune campano per superficie corilicola, ove si concentra una grossa percentuale della produzione nazionale, la cimice avrebbe già infestato i noccioleti, con un'esponenziale riduzione del raccolto per il 2019;

    gli interventi di lotta su scala globale sono, ad oggi, incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici, composti da principi attivi a largo spettro;

    relativamente alla difesa fitosanitaria del nocciolo, l'assessorato all'agricoltura della regione Campania, con D.D. n. 27 del 19 marzo 2019, ha previsto l'utilizzo dei prodotti Etofenprox e Deltametrina solo nei casi di effettiva presenza dell'insetto;

    è noto che tali trattamenti producono un effetto limitato, tanto che la ricerca si è indirizzata verso metodi di lotta biologica, mediante l'utilizzo di insetti antagonisti naturali, già individuati all'estero, poiché quelli autoctoni non hanno prodotto livelli di parassitizzazione apprezzabili;

    l'introduzione in Italia degli antagonisti naturali non autoctoni è espressamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

    a tal proposito, il 4 aprile 2019 il Consiglio dei ministri aveva approvato, in esame definitivo, un regolamento, da adottarsi mediante decreto del Presidente della Repubblica che dispone che, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare possa derogare al divieto imposto dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, sulla base di studi che evidenzino l'assenza di effetti negativi sull'ambiente e di appositi criteri da adottare entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento;

    il 16 aprile 2019, il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione n. 7- 00021, che impegna il Governo a dare la massima priorità all'adozione del decreto ministeriale previsto dal menzionato regolamento, accelerando le altre fasi dell'iter autorizzatorio al fine di consentire l'introduzione dell'imenottero Trissolcus japonicus (cosiddetta «vespa samurai») per contrastare la diffusione della cimice asiatica già durante la campagna agricola 2019;

    da ultimo, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 208 del 5 settembre 2019 del decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102, recante «Regolamento recante ulteriori modifiche dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente l'attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche», consente, quindi, anche in Italia, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, di derogare al divieto di introduzione di specie o popolazioni non autoctone, seppur non prima di aver valutato studi scientifici che dimostrino l'assenza di effetti negativi sull'ambiente;

    il modificato articolo 12 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, prevede comunque una lunga procedura per l'avvio concreto degli interventi di lotta biologica, in quanto entro sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento di modifica, si deve adottare un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che fissi i criteri per l'immissione in natura delle specie non autoctone;

    rispettando i suddetti criteri, e solo in seguito ad una richiesta delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti di gestione delle aree protette nazionali, il Ministero può autorizzare l'immissione, dopo aver proceduto alla suddetta valutazione di studi scientifici che escludano qualsiasi tipo di rischio per la conservazione dell'intero ecosistema;

    tale procedura, molto minuziosa ed articolata, porterebbe inevitabilmente a dilatare i tempi per l'introduzione nelle coltivazioni della specie antagonista (Trissolcus Japonicus), danneggiando in pieno le coltivazioni della stagione in corso,

impegna il Governo:

   ad adottare urgentemente il decreto ministeriale previsto dal nuovo articolo 12 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, volto a stabilire i criteri per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone nel territorio italiano, considerata anche la consistente sperimentazione sul Trissolcus Japonicus, affinché si possa scongiurare la diffusione endemica della cimice asiatica sull'intero territorio nazionale;

   a valutare la necessità di adottare iniziative per prevedere risorse atte a supportare le aziende danneggiate che, a fronte del mancato reddito, devono comunque sostenere spese e oneri fiscali.
(7-00318) «Del Sesto, Alberto Manca, Pignatone, Cadeddu, Maglione, Gagnarli, Cillis, Cassese, Parentela».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, il legislatore, allo scopo di tutelare gli assetti proprietari delle società operanti in settori cosiddetti strategici e di interesse nazionale, ha riscritto la materia dei poteri speciali (golden power) esercitabili dal Governo e ridefinito – anche mediante il rinvio ad atti di normativa secondaria (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri), l'ambito soggettivo e oggettivo, la tipologia, le condizioni e le procedure di esercizio da parte dello stato dei suddetti poteri;

   scopo del provvedimento era di rendere compatibile la normativa nazionale dei poteri speciali del Governo con quella comunitaria, riconducibile alla «golden share» e alla «action spécifique», istituti previsti, rispettivamente, nell'ordinamento inglese e francese, anche per superare le censure sollevate dalla Commissione europea e la pronuncia di condanna da parte della Corte di giustizia; prima dell'emanazione della nuova normativa, infatti, non essendo definiti nello specifico i campi di applicazione, tutti gli interventi stranieri avrebbero potenzialmente potuto essere considerati di rilevanza strategica;

   a differenza, dunque, di quanto previsto nella previgente normativa di cui al decreto-legge n. 332 del 1994, in cui si faceva riferimento all'esercizio dei poteri speciali da parte dell'azionista pubblico sulle imprese nazionali oggetto di privatizzazione operanti nei settori pubblici, quali in particolare la difesa, i trasporti, le telecomunicazioni e le fonti di energia, nella nuova disciplina di cui al citato di decreto-legge n. 21 del 2012 i poteri speciali sono riferiti alle società, pubbliche e private, operanti in determinati sentori e svolgenti attività di rilevanza strategica;

   in particolare, nel settore fiscale e in quello della vigilanza prudenziale sulle istituzioni finanziarie, o concernenti i movimenti di capitali, secondo quanto indicato dalla Commissione, le deroghe ammesse non devono rappresentare uno strumento di discriminazione arbitraria né una celata limitazione al libero movimento dei capitali e la definizione dei poteri speciali deve rispettare il principio di proporzionalità, ovvero attribuire allo Stato soltanto i poteri strettamente necessari per il perseguimento dell'obiettivo;

   le disposizioni attuative delle nuove norme introdotte sono affidate, ai sensi del comma 8 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 21 del 2012, ad un regolamento, adottato su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa e il Ministro dello sviluppo economico; il successivo articolo 2 del decreto contiene la disciplina dei poteri speciali nei comparti dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni; come per il comparto sicurezza e difesa, i provvedimenti attuativi individuano gli asset strategici nel settore dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni (comma 1); l'esercizio dei poteri speciali (commi 3 e 6), nonché ulteriori disposizioni attuative della nuova disciplina (comma 9);

   ad eccezione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri relativi al comparto sicurezza e difesa, non risultano tuttora emanati quelli concernenti l'infrastruttura finanziaria, oggigiorno più urgente che mai alla luce anche della Brexit, del fatto che Piazza affari è controllata da LSE (London Stock Exchange) e della proposta – fortunatamente rifiutata da Londra – d'acquisto del listino londinese da parte della borsa di Hong Kong –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per procedere celermente alla definizione della normative ancora mancanti di cui in premessa ed entro quali tempi.
(5-02734)


   NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 75 del 20 febbraio 1958 punisce il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione;

   con la sentenza n. 141 del 7 giugno 2019 la Corte Costituzionale ha ribadito tali norme sottolineando come tali «incriminazioni mirino a tutelare i diritti fondamentali delle persone vulnerabili e la dignità umana». Una tutela che si fa carico dei pericoli insiti nella prostituzione, anche quando la scelta di prostituirsi appare inizialmente libera: pericoli connessi, in particolare, all'ingresso in un circuito dal quale sarà difficile uscire volontariamente e ai rischi per l'integrità fisica e la salute cui ci si espone nel momento in cui ci si trova a contatto con il cliente;

   il consigliere della Lega della regione Toscana Roberto Salvini, intervenendo nel corso della riunione della commissione sviluppo economico del consiglio regionale, ha proposto, per promuovere il turismo termale, di mettere «le donne in vetrina», sull'esempio del controllo della prostituzione come accade in Olanda;

   Roberto Salvini ha testualmente dichiarato: «Se mezza Europa investe in quell'indirizzo, non ci vogliamo togliere il prosciutto dagli occhi? Io sono stato venti anni alle fiere in Germania. In Olanda, Francia, Austria è uguale. Troviamo le donne in vetrina, è un turismo anche quello»;

   in seguito alle numerosissime polemiche e proteste provocate da tali affermazioni la Lega ha annunciato la sospensione di Roberto Salvini;

   rimane comunque gravissimo il fatto che una figura istituzionale, oltre ad aver denigrato la dignità delle donne, abbia chiaramente proposto di violare una legge dello Stato per promuovere il turismo termale locale;

   recentemente in Toscana altri esponenti politici della Lega si sono però messi in evidenza per aver espresso frasi discriminatorie rispetto all'orientamento sessuale e palesemente portatori di modelli sessisti che promuovono stereotipi e modelli discriminanti, relegando la donna a ruoli gregari, decorativi e ipersessualizzati. Ci si riferisce in particolar modo al candidato sindaco di Pontedera (provincia di Pisa) che inaugurando la campagna elettorale lo scorso marzo ha dichiarato: «io ho quattro nipoti, una famiglia normale, non ho gay» –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare al fine di contrastare e prevenire ogni forma di discriminazione sessista e offesa nei confronti della dignità delle donne soprattutto se proveniente da parte di rappresentanti delle istituzioni.
(5-02749)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROMANIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 17 settembre 2019 presso la raffineria Eni di Sannazzaro De Burgundi, in provincia di Pavia, si è verificata un'esplosione, seguita da un pericoloso incendio che, solo per fortuna, non ha causato feriti;

   negli ultimi anni, sempre presso la raffineria di Sannazzaro de Burgundi, si sono verificati altri gravi incidenti;

   a titolo esemplificativo, nel dicembre 2016 una forte esplosione ha causato un'enorme palla di fuoco nel cielo con la conseguente devastazione dell'impianto Est. In quella occasione un operaio è risultato ferito e le autorità locali obbligarono la popolazione di tenere le finestre chiuse;

   nel febbraio 2017 si è verificato un altro grave incidente, che ha causato un incendio successivamente domato dai vigili del fuoco. Per fortuna, non ci sono state vittime o feriti;

   nella precedente interrogazione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 4-01712, riguardante la discarica di amianto di Ferrera Erbognone che è sorta – scandalosamente – al margine diretto dell'area della raffineria di Sannazzaro de Burgondi, l'interrogante aveva evidenziato – tra le altre – criticità riguardanti la mancata applicazione di quanto previsto dalla sentenza n. 313 del 26 gennaio 2015 del Consiglio di Stato che, oltre ad impegnare la pubblica amministrazione a considerare le modifiche normative intervenute successivamente al deposito dell'istanza oggetto di iter di approvazione e secondo cui la tutela dell'ambiente e della salute umana è da ritenere valore prevalente rispetto alla certezza del diritto dell'istante o alla speditezza dell'azione amministrativa, richiama il principio ordinamentale della precauzione in tema di salute e ambiente, il quale vige anche in condizioni di potenziale pericolo relativo ad un periodo di medio o lungo termine e non solo quando un pericolo sussiste;

   questo ennesimo episodio evidenzia incapacità nella gestione di un impianto e incuranza delle istanze ambientali e sanitarie, oltre alla sussistenza di, pericolo (dunque, non fermandosi al solo principio di precauzione);

   è rilevante il richiamo al rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale avvenuto lo scorso anno con decreto ministeriale n. 74 del 7 marzo 2018;

   è essenziale verificare lo stato dell'impianto, perché è inaccettabile che tali situazioni si verifichino periodicamente, e valutare anche la chiusura degli impianti, se non si riescono a garantire livelli di sicurezza ambientali e sanitari adeguati;

   la popolazione non intende più sopportare lo stato di pericolo costante cui è sottoposta –:

   di quali elementi disponga il Governo al riguardo e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per accertare le cause e la dinamica dell'incidente;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per verificare se la raffineria, vista l'obsolescenza delle strutture impiantistiche, sia ancora in grado di sopportare il carico di lavoro attuale e assicurare, nel più breve tempo possibile, l'ammodernamento degli impianti o la chiusura dello stabilimento, al fine di evitare nuovi pericolosi incidenti, salvaguardare la vita degli addetti ai lavori e la salute dei cittadini;

   se si intendano adottare iniziative per l'intensificazione degli sforzi finalizzati alla vigilanza e al controllo sull'impianto, incrementando la frequenza e l'efficacia delle ispezioni.
(4-03619)


   MUGNAI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il provvedimento approvato in seno al Consiglio dei ministri in data 9 settembre 2019 inerente alla dichiarazione dello stato di emergenza in Toscana produce effetti solo nei territori delle province di Arezzo e di Siena interessati dagli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati nei giorni 27 e 28 luglio 2019;

   i comuni esclusi da tale provvedimento risultano essere: Firenze, Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi Terme, Montespertoli; la Provincia di Grosseto: Castel del Piano, Roccalbegna, Santa Fiora, Scarlino, Seggiano; la Provincia di Lucca: Barga, Castelnuovo Garfagnana, Massarosa, Pescaglia, Piazza al Serchio, Sillano Giuncugnano, Stazzema, Vagli di Sotto, Viareggio, Villa Basilica;

   alla luce di quanto si apprende dalla stampa, i parametri di criticità di abitazioni e beni privati dei suddetti comuni non sarebbero stati tali da permettere istruttoria positiva ai fini della deliberazione dello stato di emergenza nazionale;

   l'assessore alla presidenza della regione Toscana Vittorio Bugli ha dichiarato sul punto che: «ci impegneremo a trovare una soluzione per far fronte alle necessità particolarmente dei privati e delle attività produttive che non possono aver risposta con le risorse di questa emergenza nazionale»;

   anche alla luce di tali dichiarazioni finalizzate a rendere il prima possibile un aiuto concreto alle famiglie e alle imprese colpite da calamità, si ritiene quanto mai urgente intervenire per non deludere le aspettative di indennizzo e ristoro dei danni privati subiti dai privati e dalle imprese duramente colpite dagli eventi atmosferici del 27 e 28 luglio 2019 –:

   quali siano i motivi della esclusione dei suddetti comuni toscani, i punteggi loro assegnati e i parametri di valutazione utilizzati dal dipartimento di protezione civile;

   se il Governo intenda comunque attivarsi con urgenza, per quanto di competenza, attraverso altre iniziative ad hoc concordate con la regione Toscana per soddisfare le richieste provenienti da privati e imprese colpiti dai danni derivanti dagli eventi atmosferici citati in premessa.
(4-03627)


   DI MURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in ragione della prossimità geografica, della comune appartenenza all'Unione europea e dell'importanza dei dossier politici che coinvolgono i due Stati, il rapporto tra Italia e Francia è di straordinaria delicatezza per il nostro Paese;

   il 18 settembre, il Presidente francese Emmanuel Macron ha raggiunto Roma per incontrarvi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte;

   a Palazzo Chigi ha avuto luogo un colloquio bilaterale che è stato seguito da una conferenza stampa congiunta e da una cena aperta alle delegazioni dei due Paesi in formato plenario;

   stando alle dichiarazioni del Presidente francese e del Presidente del Consiglio italiano, nel corso dei colloqui bilaterali si sarebbe discusso di importanti questioni che riguardano Italia e Francia, in particolare in tema di controllo dei flussi migratori irregolari, stabilizzazione della Libia e politica economica europea;

   nella circostanza, tra le altre cose, sarebbe emersa l'esistenza della convergente volontà di Italia e Francia a sostenere l'introduzione di un meccanismo europeo di distribuzione automatica dei migranti irregolari in arrivo sulle coste del nostro Paese e, in relazione alla Libia, ad avviare un percorso condiviso verso la stabilizzazione;

   in concreto, tuttavia, nulla si è appreso su alcuni dettagli che potrebbero rivelarsi cruciali ai fini della tutela degli interessi nazionali italiani, tanto in merito al futuro regime di gestione dei flussi migratori irregolari, quanto a proposito della stabilizzazione della Libia;

   non sembrano neppure aver trovato considerazione i problemi che da tempo si riscontrano alla frontiera italo-francese di Ventimiglia, dove il confine è presidiato e si verificano numerosi respingimenti anche a carico di minori non accompagnati, cosa che mal si concilia con gli appelli all'umanità del Presidente Macron –:

   se, in occasione dei colloqui intrattenuti dal Presidente del Consiglio con il Capo di Stato francese, sia emersa un'indicazione inequivocabile da parte francese circa il fatto che il meccanismo di ripartizione automatica dei migranti irregolari allo studio si applicherà davvero a tutte le persone che sbarcheranno e non soltanto a quelle giudicate meritevoli di tutela;

   se, nel corso del bilaterale, sia stata affrontata, e con quali risultati, la questione relativa a quanto succede alla frontiera di Ventimiglia;

   se, durante la visita del Presidente francese, sia stato chiarito quale futuro la Francia immagina per il Governo di accordo nazionale libico presieduto da Fayez al-Serraj, da tempo sotto attacco da parte delle truppe del maresciallo Haftar, che si sospetta siano sostenute anche dalla Francia.
(4-03629)


   BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da agosto 2019 gravi incendi stanno devastando la foresta pluviale nell'est della Bolivia, dipartimento di Santa Cruz;

   secondo un rapporto dell'Ong Friends of Nature Foundation (FAN), fondato su rilevazioni satellitari della Nasa e dell'Esa, al 15 settembre 2019 in Bolivia sono andati a fuoco 4,1 milioni di ettari di cui 3 nel dipartimento di Santa Cruz (come riferisce il quotidiano locale «El Deber» https://www.eldeber.com.bo). Le fiamme, ancora fuori controllo, hanno già distrutto in buona parte uno dei polmoni verdi del pianeta, straordinario scrigno di biodiversità;

   all'interrogante è pervenuto un appello, che risulterebbe inviato anche al Corpo dei vigili del fuoco italiano, da parte del signor Enrique Bruno Camacho, direttore generale del Comitato dipartimentale di operazioni d'emergenza di Santa Cruz (Coed), nel quale, di fronte alla «gravissima situazione», si chiede l'invio di «vigili del fuoco volontari specializzati nello spegnimento di incendi forestali» e di equipaggiamento. «Questa tragedia – sottolinea il signor Camacho – è andata oltre le nostre capacità» –:

   se e come il Governo intenda attivarsi per inviare al Coed gli aiuti richiesti.
(4-03630)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Sahar Khodayari, 29 anni, si è data fuoco davanti a un tribunale di Teheran ed è morta in un ospedale della capitale iraniana. Aveva ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Protestava contro il divieto per le donne di entrare negli stadi in Iran;

   il 12 marzo 2019 Sahar Khodayari si era travestita da uomo per assistere dal vivo a una partita di calcio allo stadio, perché entrare in uno stadio per le donne in Iran è un reato e, difatti, una volta scoperta, è stata arrestata, mandata in prigione per tre giorni e in seguito condannata a sei mesi di reclusione per oltraggio al pudore;

   l'Iran è rimasto l'unico Paese al mondo, dopo l'apertura dell'Arabia Saudita nel 2018, che vieta l'ingresso delle donne negli stadi sportivi. Le attiviste locali hanno chiesto alla Fédération Internationale de Football Association (Fifa) di intervenire chiedendo l'abolizione di questa legge fortemente discriminatoria; e la Fifa aveva rivolto una serie di appelli alla stessa Federcalcio dell'Iran, ritenendo inaccettabile la limitazione e ventilando la possibilità di una clamorosa esclusione dal Mondiale;

   a seguito di tali pressioni, il Ministro dello sport iraniano ha annunciato che alle donne iraniane sarà finalmente consentito di entrare negli stadi per assistere alle partite di calcio, ma per le sole partite della nazionale;

   è purtroppo notorio che le donne nella Repubblica islamica dell'Iran, subiscano forti discriminazioni. Da notizie a mezzo stampa, parrebbe che in Iran si respiri, in quest'ultimo periodo, un clima di continua intimidazione nei confronti delle donne, da parte di agenti della cosiddetta polizia morale e di squadre filo-governative che cercano di far rispettare le leggi sull'obbligo del velo. Le donne vengono regolarmente fermate a caso in strada dagli agenti della polizia morale, che le insultano e le minacciano, ordinano loro di rimettersi il velo per coprire i capelli, le picchiano con i manganelli, le ammanettano;

   le donne iraniane vivono una realtà di iniquità rispetto agli uomini, ad esempio, non hanno diritto genitoriale, e infatti non possono neanche dare la cittadinanza ai propri figli, hanno enormi problemi riguardo alla custodia degli stessi in caso di divorzio e percepiscono solo 1\8 delle proprietà del marito come eredità;

   il Centro per i diritti umani iraniano segnala che nell'ultimo anno e mezzo almeno 12 persone sono state condannate per atti di disobbedienza civile e 33 arrestate e in attesa di giudizio –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran, per stimolare azioni costruttive in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne, da parte del Governo iraniano e, alla luce della triste vicenda di Sahar Khodayari, per pervenire all'abolizione totale della legge che vieta alle persone di sesso femminile l'ingresso negli stadi sportivi.
(5-02738)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI, FORMENTINI, BILLI, COMENCINI, GRIMOLDI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 19 agosto 2019, il tribunale rivoluzionario di Teheran ha condannato a 24 anni di reclusione Saba Kord Afshari, una ventenne iraniana attivista per il diritto delle donne a non indossare il velo in pubblico;

   i capi di accusa contro la giovane donna sono: «diffusione della corruzione morale in pubblico e della prostituzione», diffusione «di propaganda contro lo Stato» e «cospirazione contro la sicurezza nazionale»;

   secondo il centro per i diritti umani in Iran, dal 18 gennaio 2018 ad oggi sono state condannate dodici persone, tra uomini e donne, per aver compiuto dei gesti di disobbedienza civile nei confronti dell'obbligo di portare il velo –:

   se il Governo sia a conoscenza delle circostanze esposte in premessa e quali iniziative intenda assumere in ambito internazionale per promuovere i diritti delle donne in quei Paesi dove vengono sistematicamente negati.
(4-03636)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata:


   UNGARO, MARATTIN, MARCO DI MAIO, GIACHETTI e COLANINNO. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   come si evince da un recente articolo apparso sul sito Repubblica.it del 10 settembre 2019, alcuni connazionali immigrati negli anni ’50 e ’60 in Gran Bretagna, per i quali è stata persa dalle autorità britanniche la documentazione che certifichi l'arrivo e la residenza continuativa per almeno cinque anni, si sono visti negare il diritto di residenza permanente. È questo il caso emblematico, tra gli altri, di Anna Amato;

   il Regno Unito dovrebbe completare il processo di recesso dall'Unione europea entro il 31 ottobre 2019, sulla base dell'Accordo di recesso e della Dichiarazione sul quadro delle future relazione tra Unione europea e Regno Unito negoziati dalle parti e degli ulteriori atti a loro integrazione approvati dall'Unione europea, come stabilito dal Consiglio europeo straordinario del 10 aprile 2019;

   il Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha più volte ribadito la ferma intenzione del suo Governo di rispettare la data del 31 ottobre 2019 per il recesso del Regno Unito dall'Unione europea, anche in mancanza di un accordo, ove l'Unione europea fosse indisponibile a rinegoziarne i contenuti;

   tale posizione suscita particolare preoccupazione, soprattutto con riferimento alla situazione dei numerosi cittadini italiani residenti nel Regno Unito –:

   quali siano, in tale contesto, le condizioni delle relazioni italo-britanniche e quali iniziative intenda attivare, ad ogni livello diplomatico, per difendere le priorità dell'Italia e dell'Unione europea nelle negoziazioni sulla «Brexit», per assicurare, in particolare, la certezza legale e le garanzie necessarie a tutti i cittadini italiani residenti nel Regno Unito, affinché possano continuare a esercitare i diritti derivanti dalle normative dell'Unione europea sui diritti fondamentali, sulla libera circolazione e sulla residenza permanente e scongiurando la moltiplicazione dei casi di cui in premessa.
(3-00977)


   BATTELLI, SCERRA, BRUNO, DE GIORGI, DI LAURO, GALIZIA, GIORDANO, GRILLO, IANARO, OLGIATI, PAPIRO, PENNA, SPADONI, TORTO e Leda VOLPI. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   tra i temi prioritari che la nuova legislatura europea è chiamata ad affrontare c'è la definizione del prossimo bilancio pluriennale dell'Unione europea per il periodo 2021-2027 – con l'obiettivo di raggiungere un accordo prima della fine del 2019 – oggetto di discussione anche nell'ambito dell'ultimo Consiglio «affari generali» del 16 settembre 2019;

   i negoziati in corso, in sede di Consiglio, hanno fatto emergere posizioni diverse tra gli Stati membri: in particolare, per quanto riguarda l'ammontare complessivo del bilancio, si registra una divergenza fra gli Stati membri che insistono per un bilancio che non vada oltre l'1 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri e che finanzi le nuove priorità tramite maggiori tagli alle politiche tradizionali, come politica agricola comune e coesione, e gli Stati membri – tra cui l'Italia – che, invece, ritengono insufficiente il livello generale di ambizione espresso dalla Commissione europea e chiedono risorse sufficienti per finanziare non solo le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell'Unione europea (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali (politica agricola comune e coesione), mantenendo le dotazioni di queste ultime al livello dell'attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020;

   la Presidenza finlandese, che è stata invitata nel corso del Consiglio europeo di giugno 2019 a proseguire i lavori sullo schema di negoziato relativo al quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea 2021-2027, ha informato i Ministri degli Stati membri che intende elaborare un documento per lo scambio di opinioni in occasione del Consiglio europeo di ottobre 2019 e che intende, altresì, presentare, entro la fine del 2019, uno schema di negoziato riveduto (cosiddetto negotiating box), contenente dati numerici, compiendo – parallelamente – i maggiori progressi possibili nei negoziati sulle proposte settoriali –:

   se il Ministro interrogato possa riferire sullo stato di avanzamento dei negoziati relativi al nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027, sia con riferimento ai finanziamenti a favore delle cosiddette politiche tradizionali che sostengono l'Unione europea – politica agricola comune e coesione – sia in termini di nuove misure e futuri programmi di spesa settoriali, ritenuti prioritari per l'Italia nell'ambito della programmazione economica e strategica dell'Unione europea, come gli investimenti per la crescita, l’European green deal e i nuovi meccanismi per l'occupazione.
(3-00978)


   DE LUCA, DELRIO, BERLINGHIERI, ORFINI, RACITI, ROTTA, SENSI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   nel discorso di apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo del 16 luglio 2019, la Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha indicato quali priorità nelle politiche migratorie: la riduzione dell'immigrazione irregolare; il contrasto al traffico di esseri umani; la riforma del diritto d'asilo e il miglioramento delle condizioni dei rifugiati, ad esempio, istituendo corridoi umanitari in stretta collaborazione con l'Unhcr;

   precedentemente anche il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel discorso svolto in occasione della sua investitura, ha chiaramente indicato quale obiettivo prioritario della nuova legislatura europea la necessità di una profonda revisione del «regolamento di Dublino»;

   ad avviso degli interroganti, l'Italia esce da mesi di campagna propagandistica inconcludente sul tema dei migranti, che ha alimentato una campagna di odio e tensione, in particolare contro le organizzazioni non governative e le associazioni di volontariato impegnate nelle operazioni di salvataggio in mare;

   con l'adozione, nel mese di giugno 2019, della nuova «Agenda strategica» il Consiglio europeo ha cominciato a guardare al futuro, delineando le nuove strategie politiche complessive dell'Unione europea, prestando attenzione proprio alle nuove linee strategico-programmatiche in tema di politiche migratorie;

   in questa ottica, il recente incontro a Malta del 23 settembre 2019 ha rappresentato una svolta in materia di accoglienza e gestione dei migranti in arrivo in Europa –:

   quali iniziative il Governo intenda promuovere in sede europea al fine di strutturare nuovi meccanismi di accoglienza e di gestione dei migranti all'interno della «Agenda strategica».
(3-00979)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 18 settembre 2001, n. 468, venne approvato il «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati»;

   con la legge di bilancio 30 dicembre 2018, n. 145, il fondo di cui all'articolo 1, comma 476, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è stato incrementato di oltre 20 milioni euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024. Tali somme sono finalizzate alla «realizzazione degli interventi ambientali individuati dal Comitato interministeriale di cui all'articolo 2 del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 2014, n. 6»;

   le medesime somme sono state assegnate anche al finanziamento di un nuovo «programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti oggetto di bonifica», così come per i siti per i quali non sia stato avviato il procedimento di individuazione del responsabile della contaminazione, nonché «per interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati»;

   l'adozione di tale programma spetta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni;

   la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea relativa alla procedura di infrazione europea n. 2003/2077 ha condannato l'Italia al pagamento di una multa semestrale di 42 milioni di euro a cui saranno detratti 200 mila euro ogni 6 mesi per ogni sito incluso nella sentenza in caso di bonifica, che diventano 400 mila euro per i siti in cui sono stati conferiti rifiuti pericolosi;

   per far fronte agli oneri della sentenza il Consiglio dei ministri il 24 marzo 2017 ha nominato commissario il generale di Brigata dei carabinieri Giuseppe Vadalà –:

   quale sia lo stato di attuazione di quanto previsto dalla legge di bilancio n. 145 del 2018 in merito al programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati;

   se intenda fornire maggiore supporto, in termini di risorse economiche e dotazione di personale, alle attività del commissario straordinario per la bonifica delle discariche abusive.
(2-00492) «Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Currò, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, De Lorenzo, De Toma, Del Grosso, Del Sesto, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, Donno, D'Orso, Ehm».

Interrogazione a risposta orale:


   RIZZONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italiana Coke srl sita nel comune di Cairo Montenotte è un'impresa con un impianto ricompreso al punto 3.1. «cokerie (distillazione a secco del carbone)» dell'allegato IV al titolo II del decreto legislativo n. 152 del 2006. Produce il coke della distillazione (riscaldamento a temperature elevate) a secco (in assenza di ossigeno che ne provocherebbe la combustione) di particolari carboni fossili. La cokeria lavora a ciclo continuo 24 ore su 24, con impianti in esercizio 365 giorni all'anno;

   l'area dove è situata è altresì ricompresa al punto 4.3.6 del decreto ministeriale del 30 marzo 2015 ovvero tra quelle aree di superamento degli standard della qualità dell'aria;

   già nel 2009 nel «Il libro bianco sull'inquinamento atmosferico dalle attività produttive in Italia» Lega Ambiente denunciava il forte impatto ambientale dell'industria sul territorio;

   successivamente, molti articoli di stampa anche pubblicati in rete hanno evidenziato l'emissione di oltre un milione di tonnellate di CO2 provenienti dalla combustione del coke lavorato dalla Italiana Coke: due volte e mezzo le emissioni pro capite della popolazione di Savona, 70 mila abitanti;

   nell'ultimo intervento di Lega ambiente nel mese di marzo 2018 si denunciava il funzionamento dell'impianto grazie a una sorta di «condono industriale», visto che l'impianto va avanti ancora grazie a un'autorizzazione integrata ambientale rilasciata dalla provincia del 2010 e che è in corso di rinnovo, ma non è mai stata soggetta a valutazione di impatto ambientale;

   nel febbraio 2018 la Asl2 regione Liguria, tramite la sua unità di ricerca epidemiologica dell'Ospedale San Martino di Genova, ha pubblicato l'indagine «Epidemiologia descrittiva della mortalità e delle dimissioni ospedaliere nei comuni di Altare, Cairo Montenotte, Carcare, Cosseria e Dego, ASL 2 Regione Liguria». Nella stessa si fa riferimento al superamento dei limiti di emissioni in atmosfera di benzene da parte della Italiana Coke e si mette in evidenza l'aumento delle patologie tumorali e leucemiche nel comune di Cairo Montenotte; nel contempo, nelle conclusioni si legge: «Per quanto concerne la parte chimica, Piccardo et al. avevano messo a fuoco i livelli di inquinamento atmosferico da composti organici volatili (VOC) nel comune di Cairo M nel periodo 03/2011-02/2012, evidenziando una concentrazione media annuale di benzene (11.1 g/m3) più alta del valore limite stabilito dalla legge (5 g/m3), nel sito di campionamento di Bragno, cioè nelle vicinanze dell'impianto industriale Italiana Coke. La IARC (Tabella 1) classifica il benzene come composto cancerogeno per il sistema emolinfopoietico, in grado cioè di indurre leucemie e probabilmente linfomi». E ancora nella stessa indagine si rileva: «Con particolare cura deve essere trattata la frequenza di malattie emolinfopoietiche che, sebbene in tutta la Val Bormida non si comporti in modo difforme da quella regionale, in alcune aree (Cairo M, Altare), soprattutto per i linfomi, mostra un eccesso degno di nota»;

   va tenuto conto degli esiti dell'indagine epidemiologica e delle denunce continue di associazioni, comitati e cittadini del territorio per il forte impatto della Italiana Coke sulla salute e sull'ambiente –:

   se siano a conoscenza di quanto descritto;

   se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia valutato la possibilità di promuovere una verifica del comando carabinieri per la tutela ambientale (C.c.t.a.);

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e con il coinvolgimento degli enti locali, per attivare un tavolo di confronto in relazione agli esiti dell'indagine epidemiologica e ai possibili interventi sul territorio.
(3-00969)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO, SCERRA e ERMELLINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in merito al controllo del territorio e alla tutela della salute pubblica riguardo allo smaltimento illecito di rifiuti, anche speciali, nel territorio di Capitanata, emergono danni irreversibili per aria, acqua e suolo per sversamenti di oltre una tonnellata e mezza di rifiuti tossici e pericolosi pro capite;

   dalle indagini e dai sequestri della Guardia di finanza, in contrada Giardinetto agro di Troia, risultano censite 47.000 tonnellate di rifiuti tossici, stoccati parte a cielo aperto e parte nei magazzini ricoperti da tettoie in eternit, per una superficie di 18.000 metri quadrati, circa 250.00 tonnellate risaltano «tombate» sotto una coltre di calcestruzzo mista a rifiuti tossici per una superficie di 30.000 metri quadrati;

   dal 2010 al 2014, come si legge nell'inchiesta «In Daunia Venenum», i Casalesi sono riusciti a sversare nei terreni del Tavoliere oltre 100.000 tonnellate di rifiuti tossici e maleodoranti;

   per illustrare i traffici illeciti di rifiuti dalla Campania alla provincia di Foggia, la Procura della Repubblica ha stilato un ponderoso fascicolo di ben 600 pagine che riporta interrogatori e intercettazioni in cui viene svelato un sistema collaudato che coinvolge imprenditori, dirigenti e politici;

   recenti sono gli episodi di sversamento illecito di percolato denunciati da una trasmissione televisiva (Striscia la Notizia) in agro di Deliceto, presso la discarica ex Agecos della famiglia Bonassisa;

   come certificato da immagini di «Striscia la Notizia» e dal portale della provincia di Foggia, il percolato sarebbe stato utilizzato per irrigare prodotti ortofrutticoli in ben 7 comuni della Piana (Ascoli Satriano, Ordona, Foggia, Carapelle, Orta Nova, Cerignola e Zapponeta) prima di sfociare nel Golfo di Manfredonia in località Torre Tivoli. Si è a conoscenza del fatto che la regione Puglia, dopo aver ricevuto la relazione conclusiva dell'ispezione ordinaria effettuata da Arpa Puglia, durata ben 15 mesi, ha valutato attentamente tutti i rilievi emersi e ha tempestivamente emanato una prima diffida nei confronti della società, ai sensi dell'articolo 29-decies del Testo unico ambientale. Al fine di porre tempestivo rimedio alle criticità segnalate dalla medesima autorità, a valle della richiamata ispezione straordinaria tesa alla verifica delle prescrizioni impartite con diffida, la regione, il 20 aprile 2019, ha disposto la sospensione delle attività sul presupposto — previsto per legge — dell'esistenza di un rischio per l'ambiente e la salute, come ravvisato dall'autorità di controllo;

   occorrerebbe interdire la possibilità di accedere alle gare per l'affidamento della gestione delle discariche a chi come il dominus della ex Agecos, oggi Biwind, Rocco Bonassisa, mediante il «Daspo Ambientale» (dichiarazione di divieto di accedere al rilascio di autorizzazione di ampliamento della discarica di Deliceto per sversamento di percolato nel torrente Carapelle e per condanna in primo grado per tangenti offerte per ottenere la gestione della discarica di Cerignola), da ultimo voluto fortemente dal Ministro interrogato che ne aveva annunciato l'inserimento nel disegno di legge cosiddetto «Terra Mia», di cui si è parlato a margine dei lavori del Comitato interprovinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenutosi recentemente negli uffici della prefettura di Napoli –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare che si possa creare un danno ambientale, se del caso valutando di disporre anche una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine dell'assunzione di ogni iniziativa conseguente che garantisca la piena tutela dell'ambiente e del paesaggio nell'area sopra richiamata.
(5-02740)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSPI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ad oggi sono presenti 41 Sin – siti di interesse nazionale, la cui competenza spetta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   i siti di interesse nazionale sono aree del territorio nazionale individuate, ai fini della loro bonifica, in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinamenti presenti e al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico;

   secondo i più recenti dati forniti da Ispra, i Sin di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ricoprono una superficie complessiva pari a 171.268 ettari e rappresentano lo 0,57 per cento della superficie del territorio italiano; l'estensione complessiva delle aree a mare ricomprese nei Sin è invece pari a 77.733 ettari;

   ad oggi risultano interventi di bonifica, avviati o conclusi, solo su un quarto dei Sin presenti sul territorio nazionale, ovvero sulle aree più grandi e maggiormente inquinate, mentre sui due terzi di questi siti sono stati fatti soltanto lo studio preliminare o la caratterizzazione;

   in Basilicata sono stati individuati due siti di interesse nazionale, uno nell'area di Tito scalo e l'altro nella Val Basento;

   la contaminazione dell'area di Tito scalo è dovuta alla presenza di rifiuti di diversa natura, tra i quali amianto, fosfogessi, scorie e polveri derivanti dall'attività siderurgica, materie prime, prodotti e residui di lavorazioni derivanti dalla produzione di concimi a base di fosforo; la contaminazione deriva dalla presenza di impianti chimici e siderurgici nella zona;

   l'altro sito di interesse nazionale individuato in Basilicata è quello della Val Basento; questo si articola in tre aree industriali, e investe diversi comuni della zona;

   la prima area interessata è quella di Salandra, nella quale c'è una centrale di desolforazione dell'Eni in dismissione;

   le altre due aree interessate, quelle ricadenti nel territorio di Ferrandina e Pisticci, risultano maggiormente inquinate, a causa della presenza di diversi impianti chimici e di produzione di manufatti in cemento-amianto;

   dagli ultimi dati raccolti nel rapporto Sentieri, lo studio epidemiologico dell'istituto superiore di sanità, risulta che a causa dei ritardi di bonifica della zona vi è un alto tasso di mortalità causato da malattie tumorali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di velocizzare l'iter di bonifica delle aree interessate, anche attraverso nuovi accordi di programma con la regione Basilicata.
(4-03614)


   RAMPELLI e DONZELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni anni sono disponibili sul mercato bottiglie ed altri prodotti, quali posate e piatti, in bioplastica compostabile, un materiale in grado di sostituire il pet ricavato dal petrolio utilizzato in tutto il mondo per le bottiglie di acqua minerale, bibite e altri imballaggi per alimenti;

   le bioplastiche, ricavate dall'amido estratto dal mais (utilizzato in Italia per i sacchetti dell'ortofrutta e conosciuto come «Mater — Bi»), oppure da un'alga marina chiamata agar agar, dalla canna da zucchero o anche dal tubero della manioca dovrebbero avere il vantaggio di poter essere smaltite nel rifiuto umido od organico di casa, perché gli impianti di compostaggio dovrebbero degradarle in 90-180 giorni trasformandole in terriccio con lo sviluppo di biogas da utilizzare per usi civili;

   nei giorni scorsi è emerso che l'impianto di compostaggio di Casa Sartori, a Montespertoli, in provincia di Firenze, non è in grado di smaltire correttamente la bio-plastica che viene conferita assieme ai rifiuti organici. La circostanza è stata confermata da Alia, il gestore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti operante in tutto l'Ato Toscana centro;

   secondo quanto riferito in una nota dalla stessa Alia: «Nell'attesa di una filiera dedicata i manufatti in bioplastica rigida devono essere conferiti nel contenitore dell'indifferenziato. Gli attuali impianti di compostaggio sono infatti nati esclusivamente per i residui organici e gli sfalci di verde provenienti dalla raccolta differenziata. A oggi gli shopper in “Mater — Bi” sono le uniche bioplastiche compatibili con le condizioni dei processi di compostaggio, mentre i manufatti in bioplastica rigida si biodegradano a condizioni e tempistiche di processo diverse e comprometterebbero l'intera produzione di compost»;

   l'utilizzo di prodotti in bio-plastica è stato incoraggiato anche della decisione di grandi catene di distribuzione, quali per esempio Unicoop Firenze, di bloccare la vendita di piatti e posate in plastica mettendo a disposizione dei clienti solo prodotti equivalenti in bio-plastica;

   l'impossibilità di smaltire i rifiuti in bio-plastica insieme all'organico crea una contraddizione: grazie all'accordo Anci-Conai il piatto in plastica tradizionale può essere destinato al riciclo, mentre quello in bio-plastica deve finire nell'indifferenziato;

   da gennaio 2021 in tutta l'Unione europea saranno banditi piatti e posate monouso prodotte in plastica; gli equivalenti in bio-plastica, che già nel 2018 rappresentavano tra lo 0,5 e l'1 per cento del consumo di plastica nell'Unione europea, sembrano destinati a raggiungere importanti quote di mercato;

   è necessario creare una filiera dedicata al riciclo organico degli imballaggi in bio-plastica. In questa direzione, già nel mese di novembre 2018, è stato costituito il Consorzio Biorepack –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se oggi esistano in Italia impianti in grado di chiudere la filiera del riciclo organico degli imballaggi in bio-plastica, quanti siano e quale quota di prodotto riescano a smaltire sul totale presente nel mercato italiano;

   se l'incentivazione dell'utilizzo di materiali in bio-plastica rientri tra gli obiettivi del Governo;

   quali iniziative il Governo sia intenzionato ad assumere al fine di implementare il funzionamento della filiera del riciclo organico degli imballaggi in bio-plastica.
(4-03617)


   CASTIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Battipaglia, in provincia di Salerno, si sono verificati negli ultimi mesi diversi incendi che hanno riguardato impianti di trattamento e stoccaggio di rifiuti speciali, causando rilevanti danni alle persone residenti in prossimità degli stessi e all'ambiente circostante;

   l'ultimo di questi incendi, stando agli organi di informazione di origine dolosa, ha riguardato un impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti speciali (pneumatici) e si è verificato nella notte tra l'11 e 12 settembre 2019 causando una nube tossica che ha allarmato i cittadini battipagliesi e ha causato la chiusura di due scuole;

   nella città di Battipaglia è ubicato l'unico impianto regionale di trattamento dei rifiuti urbani (Stir) al servizio di tutti i 158 comuni della provincia di Salerno nel quale, al momento, sono stoccate circa 16.000 tonnellate di rifiuti denominati «frazione umida tritovagliata e stabilizzata» (Futs) che la società provinciale di gestione, EcoAmbiente Salerno spa, non è riuscita ad allontanare al termine del trattamento nell'ultimo anno;

   nel comune di Eboli, confinante con la città di Battipaglia, è attivo un impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani costituiti dalla frazione organica derivante dalla raccolta differenziata dei comuni (Forsu) il cui funzionamento causa, continuamente, emissioni odorigene di rilevante entità che contribuiscono ad esasperare ulteriormente i cittadini residenti;

   nei giorni scorsi il presidente della provincia di Salerno ha ordinato l'ulteriore stoccaggio di rifiuti urbani trattati nell'impianto Stir di Battipaglia per fronteggiare l'emergenza del ciclo integrato dei rifiuti che interessa l'intera regione Campania in conseguenza della chiusura per 40 giorni del termovalorizzatore di Acerra (NA), unico impianto di smaltimento dei rifiuti urbani trattati di tutta la regione già insufficiente alle necessità regionali;

   la regione Campania non ha un numero sufficiente al suo fabbisogno di impianti di trattamento della frazione organica dei rifiuti differenziati (Forsu) e di rifiuti urbani trattati nei sette impianti Stir della regione ed «esporta» fuori regione circa 350.000 tonnellate di rifiuti urbani all'anno;

   l'attuale piano regionale dei rifiuti solidi urbani si è rivelato ampiamente inefficace a risolvere le gravi criticità del ciclo integrato dei rifiuti, aggravando la già precaria condizione ambientale della regione interessata continuativamente dal fenomeno dei roghi incontrollati e illegali di rifiuti provenienti dalle attività produttive sommerse –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della gravità della condizione ambientale della regione Campania e, in particolare, della città di Battipaglia e se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per contribuire a evitare situazioni di emergenza, anche promuovendo una verifica da parte del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente nei siti di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti.
(4-03634)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERLINGHIERI, DE LUCA, SIANI, PICCOLI NARDELLI, TOPO e MIGLIORE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Laboratorio mediterraneo – onlus, ente morale riconosciuto dalla Stato (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo), che ha promosso la costituzione e le attività del Museo della pace – Mamt (Mediterraneo, arte, musica e tradizioni), è assegnataria di parte dell'immobile Palazzo Pierce a Napoli, con accesso dalla via Depretis n. 130, in base a distinte concessioni della regione Campania e dell'Agenzia del demanio (entrambi proprietari dell'immobile): ciò su specifica indicazione del Governo e per effetto della legge n. 111 del 2002;

   con decreto 28 giugno 2019, il Ministero dell'economia e delle finanze, su proposta dell'Agenzia del demanio, ha deliberato la cessione di locali costituenti porzione di Palazzo Pierce, oggi assegnati alla Fondazione;

   la gestione dei locali di Palazzo Pierce implica specifiche autorizzazioni e vincoli da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Napoli, assegnati negli anni passati alla Fondazione fino all'ultimo nulla osta per l'attività museale;

   la cessione dei locali sopra citati e una diversa destinazione d'uso, non comportando significative entrate per lo Stato – anche inferiori al solo contributo riconosciuto alla Fondazione dalla legge n. 111 del 2002 – implicherebbe per la Fondazione molteplici e irrisolvibili problemi che ne pregiudicherebbero definitivamente l'attività;

   in particolare: la chiusura del Museo della pace – Mamt; un contenzioso con l'Unione europea che solo il 9 luglio 2019 ha concluso l’iter amministrativo e il collaudo finale per i fondi erogati, per cui vi è l'obbligo del mantenimento della funzione finanziata, il Museo della pace – Mamt; danni per circa 1.700.000 euro per il solo spostamento di tutti i dispositivi ad alta tecnologia dell'intero sistema museale; la cessazione delle attività di una istituzione di straordinaria importanza culturale e di rilievo tanto istituzionale, quanto economico per Napoli, l'Italia e il Mediterraneo;

   i locali attualmente concessi possono essere utilizzati esclusivamente per alte finalità istituzionali e nei medesimi immobili sono stati realizzati, a quanto consta agli interroganti, investimenti per oltre 11.000.000 di euro;

   i locali attualmente utilizzati dalla Fondazione – distribuiti su 5 piani – sono stati assegnati attraverso cinque concessioni rilasciate, dal 2001 al 2014, dai due diversi enti proprietari: la regione Campania e l'Agenzia del demanio;

   la Fondazione ha investito oltre 7 milioni di euro (compresi 3 milioni di fondi europei) per rendere i locali concessi uno spazio museale di alta qualità, per cui ora, il valore stimato del Museo della pace – Mamt è di oltre 300 milioni di euro;

   la Fondazione ha, peraltro, sostenuto spese per oltre 3 milioni di euro unicamente per i lavori necessari a rendere agibili i locali ricevuti fatiscenti e inutilizzabili dall'Agenzia del demanio;

   la Fondazione ha provveduto a proprie spese alle misure di sicurezza indispensabili per proteggere reperti e reliquie di grande valore economico e culturale: la condivisione di locali tramite l'unica scala di accesso all'interno dello stesso immobile – per attività diverse da parte di diversi soggetti – risulta incompatibile e non consente il mantenimento del Museo –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per garantire tempestivamente la continuità delle attività della Fondazione ed in particolare del Museo della pace – Mamt, con una modalità, che, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica e con la condivisione della Fondazione, riconosca alla stessa l'uso di tutti i locali di proprietà demaniale con canone ricognitorio per un periodo identico a quello della durata delle concessioni dei locali di proprietà regionale – 99 anni – nonché la totale indipendenza e l'uso esclusivo della scala di accesso al Museo dalla via Depretis, 130, a Napoli
(5-02739)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   la legge n. 244 del 2012, nota anche come legge «Di Paola» sulla revisione in senso riduttivo dello strumento militare, ha inciso profondamente sul funzionamento e sulla organizzazione delle Forze annate con l'obiettivo di realizzare uno strumento militare di dimensioni più contenute, ma più sinergico ed efficiente nell'operatività e pienamente integrato e integrabile nel contesto dell'Unione europea e della Nato;

   tale provvedimento ha conferito al Governo un'ampia delega in senso riduttivo nei seguenti settori d'intervento:

    l'assetto strutturale e organizzativo del Ministero della difesa;

    le dotazioni organiche complessive del personale militare dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare;

    le dotazioni organiche complessive del personale civile del Ministero della difesa;

   in termini concreti tali interventi sono stati strutturati in maniera tale da conseguire, secondo una tempistica delineata nella stessa legge delega, i seguenti effetti:

    una contrazione complessiva del 30 per cento delle strutture operative, logistiche, formative, territoriali e periferiche della difesa, anche attraverso il loro accorpamento, con la finalità non solo di ottimizzare l'impiego delle risorse umane e strumentali disponibili, ma anche di contenere il numero delle infrastrutture in uso al Ministero della difesa;

    una riduzione generale a 150.000 unità di personale militare delle tre Forze armate (Esercito, Marina militare ed Aeronautica militare) dalle attuali 190.000 unità, e delle dotazioni organiche del personale civile dalle attuali 30.000 unità a 20.000 unità, da attuare entro l'anno 2024;

    il riequilibrio generale del bilancio della «Funzione difesa», ripartendolo in 50 per cento per il personale, 25 per cento per l'esercizio e 25 per cento per l'investimento;

   in relazione all'attuazione del processo di revisione dell'assetto strutturale e organizzativo del Ministero della difesa e della riduzione delle dotazioni organiche del personale militare e civile, la legge in esame ha previsto, poi, una serie di misure di diretta applicazione intese a garantire:

    la flessibilità di bilancio e il miglior utilizzo delle risorse finanziarie;

    una maggiore condivisione delle responsabilità tra Governo e Parlamento in merito alle scelte concernenti l'adeguamento dei sistemi e delle dotazioni del personale militare;

   in attuazione della delega prevista dalla legge n. 244 del 2012, il Governo pro tempore ha adottato i decreti legislativi nn. 7 e 8 del 2014 concernenti, rispettivamente, disposizioni in materia di revisione in senso riduttivo dell'assetto strutturale e organizzativo delle Forze armate (decreto n. 7 del 2014) e disposizioni in materia di personale militare e civile del Ministero della difesa, nonché misure per la funzionalità della medesima amministrazione (decreto n. 8 del 2014);

   successivamente (febbraio 2016) il Governo pro tempore ha trasmesso alle Camere lo schema di decreto legislativo n. 277 (ora decreto legislativo n. 91 del 26 aprile 2016), recante disposizioni integrative e correttive ai suddetti decreti;

   l'articolo 1, comma 5, della legge n. 244 del 2012 è stato novellato dall'articolo 7, comma 4-bis, del decreto-legge n. 185 del 2015 al fine di contemplare anche la previsione in base alla quale una quota parte non superiore al 50 per cento dei risparmi di spesa di parte corrente di natura permanente derivanti da tale revisione – di cui all'articolo 4, comma 1, lettere c) e d) – deve essere impiegata per adottare ulteriori disposizioni integrative entro il 1° luglio 2017, al fine di assicurare la sostanziale equiordinazione delle Forze armate e delle Forze di polizia. In attuazione di tale disposizione sono stati adottati decreti legislativi nn. 94 e 95 del 2017;

   da ultimo, il decreto-legge n. 113 del 2018 (cosiddetto «decreto sicurezza e immigrazione») ha previsto una delega al Governo per l'adozione, entro il 30 settembre 2019, di decreti legislativi integrativi e correttivi in materia di riordino dei ruoli delle Forze armate e delle Forze di polizia, nei limiti delle risorse appostate su un Fondo appositamente istituito dall'articolo 35 del decreto-legge stesso, nel quale sono confluite le autorizzazioni di spesa già previste per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale e delle Forze di polizia e delle Forze armate e non utilizzate (una prima attuazione è stata compiuta con i citati decreti legislativi n. 94 e n. 95 del 2017 e con il decreto legislativo n. 126 del 2018, correttivo del solo decreto legislativo di riordino delle Forze di polizia decreto legislativo n. 95 del 2017) –:

   se il Ministro interpellato intenda intraprendere tutte le iniziative necessarie a delineare compiutamente un bilancio dei risultati ottenuti in relazione al personale delle Forze armate, da cui possano scaturire interventi ulteriori volti a migliorare e rendere più efficiente il settore della Difesa;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per valorizzare le funzioni svolte dalle diverse categorie di personale, in linea con le nuove esigenze di impiego dello strumento militare;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per colmare l'eccessivo squilibrio gerarchico, a favore dei gradi dirigenziali, attualmente presente nelle Forze armate.
(2-00494) «Ermellino, Aresta, Chiazzese, Corda, Del Monaco, D'Uva, Frusone, Giarrizzo, Gubitosa, Iorio, Iovino, Misiti, Roberto Rossini, Giovanni Russo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Ascari, Barbuto, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Battelli».

Interrogazione a risposta immediata:


   PALAZZOTTO e FORNARO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   nel vertice di Malta tra Italia, Germania, Francia e Malta, alla presenza della Commissione europea e del Consiglio dell'Unione europea, è stato raggiunto un primo importante accordo sul tema della ridistribuzione dei migranti tratti in salvo in mare;

   tale impegno verrà portato al vertice dei Ministri dell'interno dell'8 ottobre 2019 e rappresenta un passo avanti sulle politiche ad avviso degli interroganti demagogiche e inefficaci del passato, nella direzione di un governo europeo del fenomeno migratorio;

   resta aperta l'emergenza della condizione dei migranti detenuti in Libia e del ruolo della sua Guardia costiera;

   secondo un rapporto dell'Onu, consegnato al Tribunale internazionale dell'Aja, in Libia esiste un meccanismo criminale che coinvolge Guardia costiera libica, trafficanti e settori dello Stato, per intercettare i migranti, condurli in centri di detenzione dove vengono sottoposti a schiavitù e a violenze di ogni genere e venduti ai trafficanti;

   la Guardia costiera libica, riconosciuta dall'Italia come organismo deputato a pattugliare la competente area Sar, è composta da milizie armate, in conflitto tra loro, che sarebbero responsabili della scomparsa di centinaia di persone imprigionate nei centri di detenzione;

   secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni pochi giorni fa un migrante sudanese, che, con un gruppo di oltre cento persone, cercava di attraversare il Mediterraneo, è stato ucciso dalla Guardia costiera libica dopo essere stato intercettato e riportato in Libia;

   grazie alle testimonianze dei migranti salvati dalla nave «Alex» sono stati arrestati dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo tre trafficanti che, indossando divise della Guardia costiera libica, praticavano la tortura;

   a giugno 2019 l'Unione europea e gli Stati membri che hanno svolto un ruolo di primario nella crisi dei rifugiati, tra cui l'Italia, sono stati denunciati da un gruppo di avvocati alla Corte penale internazionale per «crimini contro l'umanità» per le pratiche dei respingimenti che hanno causato le morti in mare e le condizioni di detenzione in Libia;

   i rapporti dell'Onu e le testimonianze dei migranti provenienti dai centri di detenzione libici mostrano una situazione di sistematica violazione dei diritti umani –:

   se non si intenda rivalutare la missione di supporto alla Guardia costiera libica, anche al fine di tutelare il nostro Paese e il personale militare impegnato in tali attività rispetto a eventuali inchieste e condanne che il Tribunale dell'Aja potrebbe infliggere all'Italia.
(3-00972)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, con risoluzione 79/E del 2 settembre 2019, ha sancito che le prestazioni didattiche relative alle patenti di guida – sinora esenti da Iva ai sensi dell'articolo 10, n. 20, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 – sono operazioni imponibili;

   la citata risoluzione, che intende dare seguito alla sentenza interpretativa del 14 marzo 2019 (C-449/2017) della Corte di giustizia dell'Unione europea – che si esprime su un rinvio pregiudiziale relativo all'interpretazione data ad una direttiva europea dall'ordinamento giuridico tedesco – definisce imponibili le lezioni di scuola guida, perché non rientrano né nell'insegnamento scolastico e universitario, né nella formazione e riqualificazione professionale;

   secondo la risoluzione 79/E la sentenza ha effetto retroattivo, e pertanto la maggiore imposta per operazioni relative ad annualità ancora accertabili ai fini Iva, deve essere inserita nella dichiarazione Iva integrativa relativa a tali annualità; inoltre, il mutamento dei regime Iva, da esente a imponibile, implica per il contribuente il diritto alla detrazione dell'imposta sugli acquisti di beni e servizi relativi alle medesime operazioni;

   occorre considerare che la retroattività non è un principio scritto nel Trattato istitutivo, ma è implicita nella natura interpretativa della sentenza della Corte di giustizia che, come tale, si dovrebbe applicare dall'entrata in vigore della norma, non solo rispetto alla parti della controversia dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea ma anche a tutti gli Stati tenuti ad attuare la direttiva;

   la risoluzione dell'Agenzia delle entrate limita la portata della retroattività, sostenendo che questa incide sulle «operazioni effettuate e registrate in annualità ancora accertabili ai fini Iva» e che «la maggiore imposta deve confluire nella dichiarazione integrativa di ciascun anno solare di effettuazione delle prestazioni ancora accertabile, da presentare ai sensi dell'articolo 8, comma 6-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998»;

   è necessario sottolineare che la risoluzione, nel dare seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, con efficacia retroattiva del prelievo Iva, contrasta con l'articolo 23 della Costituzione secondo il quale «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge», principio centrale del nostro ordinamento: anche le disposizioni sulla legge in generale stabiliscono infatti che «La legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha effetto retroattivo»; a questo fondamentale principio si devono pertanto ammettere eccezioni solo per disposizioni a favore del contribuente;

   la stessa risoluzione, nel ritenere applicabile l'Iva sulle lezioni di guida solo alle «operazioni effettuate e registrate in annualità ancora accertabili ai fini Iva» contrasta anche con l'articolo 3 della Costituzione: come si afferma al primo comma dell'articolo 1 della legge 27 luglio, n. 212 del 2000, statuto dei diritti del contribuente, le disposizioni dello statuto, emanate in attuazione degli articoli 3, 23, 53 e 97 della Costituzione, «costituiscono principi generali dell'ordinamento tributario e possono essere derogate o modificate solo espressamente e mai da leggi speciali», a fortiori, da una risoluzione dell'Agenzia delle entrate;

   considerando che sono operazioni in annualità ancora accertabili ai fini Iva quelle realizzate dal 2014 al 2018, si tratta, secondo la Confederazione autoscuole riunite di 3,8 milioni di patenti; inoltre, l'incremento del costo della patente, rende più onerose le lezioni di guida, compromettendo la sicurezza stradale;

   l'Agenzia delle entrate, con risoluzioni 83/E-III-7-65258 del 1998 e c134/E del 2005, ha, in precedenza, definito esenti le lezioni di scuola guida; su queste disposizioni il contribuente ha finora fatto legittimo affidamento;

   la risoluzione afferma che non sono dovuti sanzioni e interessi, perché il comportamento dei contribuenti deriva da «ritardi, omissioni o errori dell'amministrazione stessa»;

   il recupero dell'Iva retroattiva su coloro che hanno seguito le lezioni di guida è operazione molto complessa; l'onere ricade pertanto sulle autoscuole che stimano un costo medio pro capite di 120.000 euro;

   la risoluzione 79/E è in contrasto con l'articolo 3 dello statuto del contribuente sul divieto di retroattività, con il principio di correttezza e buona fede tra amministrazione e contribuente, e quindi con gli articoli 10, 6, 7, 5 e 2 del medesimo Statuto; occorre sottolineare che la Corte di cassazione, con sentenza del 14 aprile 2004, n. 7080, in merito ai principi espressi nelle disposizioni dello statuto del contribuente o desumibili da esso, ha affermato che tali principi hanno una rilevanza del tutto particolare nell'ambito della legislazione tributaria ed una sostanziale superiorità rispetto alle altre disposizioni vigenti in materia;

   la sentenza della Corte di giustizia riguarda l'Amministrazione finanziaria tedesca; la risoluzione non considera che in Italia le autoscuole sono soggette ad autorizzazioni e controlli delle province e della Motorizzazione e che sono «scuole per l'educazione stradale, l'istruzione e la formazione dei conducenti» privata e professionale –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per escludere la retroattività del nuovo regime fiscale e per evitare, o compensare, aumenti dell'Iva sulle lezioni di guida prevedendo, ad esempio, crediti d'imposta per le autoscuole che intendano sostituire le auto utilizzate per la formazione con auto a trazione elettrica e prevedendo a tal fine una didattica sulla guida anche sulle vetture elettriche, sull'innovazione tecnologica, sull'automazione nella sicurezza attiva e passiva, sulla guida autonoma nelle smart-road.
(2-00499) «Ruggiero, De Lorenzis, Grimaldi, Scagliusi, Aprile, Cancelleri, Caso, Currò, Giuliodori, Maniero, Martinciglio, Migliorino, Raduzzi, Ruocco, Trano, Zanichelli, Zennaro, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, Chiazzese, De Girolamo, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Gabriele Lorenzoni, Sut, Sabrina De Carlo, Scanu, D'Uva».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   RUOCCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dai dati dell'Associazione italiana editori, i libri acquistati in Italia nelle librerie di catena sono il 43,5 per cento sul totale, il 24 per cento nelle librerie a conduzione familiare, il 25,9 per cento negli store online (rispetto al 3,5 per cento del 2007), il 6,6 per cento nella grande distribuzione organizzata;

   il fatturato del settore, nei primi 4 mesi del 2019, segna un +0,6 per cento nei canali trade, pari ad un fatturato di 393,2 milioni di euro, rispetto al -0,4 per cento del 2018; ammontano a -2,2 per cento le copie vendute, 22,071 milioni (494 mila meno del 2018);

   secondo il politecnico di Milano, a novembre-dicembre 2018, in Italia sono stati effettuati acquisti online per 6,8 miliardi di euro;

   per l'Ocse nel 2021 l’e-commerce al dettaglio muoverà 4.500 miliardi di dollari e di questi, il 25 per cento arriverà da scambi transfrontalieri;

   secondo la Commissione europea l'evasione fiscale dell'Iva delle aziende che vendono in rete costa 5 miliardi di euro di mancati incassi, nel 2020 forse 7 miliardi;

   la Commissione ha predisposto una riforma del sistema Iva;

   l'Italia ha il primato dell'Iva evasa: nel 2017 di 33.629 mln di euro;

   la Corte dei Conti evidenzia che gli strumenti utilizzati per il contrasto all'evasione non portano a una significativa riduzione dell'anomalo livello di evasione fiscale;

   la legge n. 145 del 2018, sul solco del progetto Beps ha modificato la precedente versione della «web tax», tale imposta che doveva decorrere dal 1° luglio 2019 non trova applicazione per mancanza di decreto attuativo: nel 2019 ci sarà un ammanco di 160 milioni e dal 2020 di circa 600 milioni;

   da notizie di stampa il Governo intenderebbe inasprire i limiti ai prelievi di contanti e introdurre agevolazioni sui pagamenti tracciati;

   a parere dell'interrogante le misure di politica fiscale devono tener conto del contesto economico, territoriale e sociale fatto di micro aziende, della propensione ai consumi e delle abitudini della popolazione;

   la leva fiscale va utilizzata per promuovere settori, quali la cultura ed il «green», e l'azione amministrativa va orientata alla semplificazione burocratica ed alla lotta all'evasione, all'elusione, alle frodi e alla contraffazione –:

   se il Governo sia al corrente dei dati e se reputi di adottare iniziative per salvaguardare i canali di vendita tradizionali rispetto alle multinazionali che beneficiano di fiscalità vantaggiosa e per perseguire un organico programma di intervento differenziato, per tipologia e dimensioni dei fenomeni evasivi, di repressione delle condotte dannose all'economia sana del Paese.
(5-02750)


   MANCINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la sentenza del 14 marzo 2019, causa C-449/17, della Corte di giustizia dell'Unione europea fornisce una interpretazione della nozione di «insegnamento scolastico o universitario», di cui all'articolo 132, paragrafo 1, lettere i) e j) della direttiva (CE) del 28 novembre 2006, n. 112, nel senso che non si intende ricompreso l'insegnamento della guida automobilistica impartito da una scuola guida ai fini dell'ottenimento delle patenti di guida;

   con la risoluzione n. 79 del 2 settembre 2019 l'Agenzia delle entrate in risposta ad un interpello sulla tematica in questione ha specificato che in forza dei suddetti principi e in considerazione della valenza interpretativa della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, da cui discende l'efficacia ex tunc della stessa, si ritiene che l'attività esercitata, avente ad oggetto lo svolgimento di corsi teorici e pratici necessari al rilascio delle patenti di guida, debba considerarsi imponibile agli effetti dell'Iva;

   le organizzazioni di categoria esprimono preoccupazione per la difficoltà se non impossibilità di recuperare l'aliquota Iva sugli allievi, che hanno pagato quanto pattuito secondo i listini degli anni scorsi quando vigeva per legge l'esenzione, e per la sicurezza stradale con il calo drastico delle ore di guida dovuto all'aumento delle tariffe in conseguenza dell'innalzamento al 22 per cento dell'imposta a carico dei consumatori –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per scongiurare che le autoscuole debbano richiedere ai clienti degli ultimi cinque anni il pagamento dell'Iva non applicata in forza di una esenzione in vigore per legge dal 1972.
(5-02751)


   BIGNAMI e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la risoluzione del 2 settembre 2019, n. 79, l'Agenzia delle entrate ha recepito e dato attuazione alla sentenza della Corte di giustizia europea del 14 marzo 2019, resa nella causa C-449/17, che ha negato «nei servizi di insegnamento resi dalle autoscuole, l'esistenza dei requisiti didattici propri di scuole ed università, per effetto dei quali si può operare in esenzione IVA», e, di conseguenza, contestato alle autoscuole il mancato pagamento della stessa nell'aliquota del 22 per cento;

   tale decisione, al di là dei pesanti dubbi interpretativi che permangono, espone le scuole guida al recupero forzoso, nei confronti dei propri studenti delle somme Iva oggi pretese dall'Agenzia delle entrate;

   appare evidente che, nell'impossibilità di recuperare tali somme dai frequentatori dei corsi, saranno di fatto le autoscuole a dover sopportare questa sorprendente e del tutto inammissibile pretesa impositiva;

   l'Agenzia delle entrate, invece di attendere un provvedimento in sede legislativa, si è immediatamente attivata dimostrando, a giudizio degli interroganti, ancora una volta la propria «freddezza burocratica» alimentata dall'incapacità di comprendere le esigenze del settore privato;

   le somme richieste, infatti, costituiscono una vera e propria sorpresa di bilancio per migliaia e migliaia di operatori, che li costringe a ripensare retroattivamente ai propri bilanci, investimenti, costi, e attività di azienda, fatto che si pone in palese contrasto con la logica che guida ogni attività privata, fondata sulla pianificazione annua del proprio bilancio con spese e investimenti;

   dunque appare necessario, prima ancora che opportuno, che il Governo in via d'urgenza provveda a porre rimedio a questa situazione surreale, in cui gli unici che rischiano di pagare un prezzo assai elevato, tanto da rischiare concretamente la chiusura, sono i titolari di scuola guida, per responsabilità tra l'altro a loro non imputabile –:

   se non intenda adottare immediatamente iniziative per prevedere una moratoria utile a definire tempi e modalità di risoluzione della problematica di cui in premessa, che rischia di fare chiudere migliaia di operatori con pesantissime ripercussioni anche sul piano occupazionale.
(5-02752)


   GIACOMONI, PORCHIETTO, GELMINI, MANDELLI, MARTINO, BARATTO, CATTANEO, ANGELUCCI, GIACOMETTO, PAOLO RUSSO, D'ATTIS, D'ETTORE, PELLA e PRESTIGIACOMO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le Associazioni nazionali Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico hanno proclamato l'astensione degli iscritti all'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili dalle attività riguardanti la trasmissione telematica, quali intermediari, dei modelli di pagamento F24, nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 2019, e la partecipazione ad udienze presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali, nei giorni compresi dal 30 settembre al 7 ottobre, con adesione anche degli avvocati, nonché il pieno appoggio del Garante del contribuente del Lazio, anche presidente della Ancg (Associazione nazionale dei garanti del contribuente);

   il disagio di professionisti dipende, in particolare, dell'applicazione dei cosiddetti Isa (indici sintetici di affidabilità) su cui il Gruppo Forza Italia ha presentato numerosi atti di sindacato ispettivo al fine di evidenziarne le criticità applicative;

   con riferimento agli Isa le associazioni nazionali hanno chiesto più volte la disapplicazione per l'anno d'imposta 2018 o, in subordine, la loro applicazione in via facoltativa, rivendicando il rispetto dello statuto del contribuente, le cui disposizioni continuano, ad avviso degli interroganti, ad essere violate in spregio ai diritti dei cittadini;

   la Fondazione nazionale commercialisti (Fnc) ha, altresì, pubblicato un documento di ricerca, in data 20 settembre 2019, sulle numerose circolari emesse dall'Agenzia delle entrate per aiutare i colleghi nella difficile applicazione degli Isa;

   a fronte dell'indisponibilità dell'Esecutivo nell'accogliere la richiesta di disapplicare o rendere facoltativi i nuovi Isa per il 2018, i commercialisti hanno addirittura chiesto a tutti i Garanti del contribuente di rimettere il mandato nelle mani dei presidenti delle commissioni tributarie;

   da ultimo la circolare n. 20/E del 2019 dell'Agenzia delle entrate ha aggiunto, infatti, un'ulteriore criticità potenzialmente foriera di contenziosi, riconoscendo alla medesima Agenzia delle entrate la possibilità di una rettifica postuma del dichiarato in chiave penalizzante, inibendo, invece, al contribuente ogni modifica dichiarativa a proprio favore finalizzata al raggiungimento dei benefici premiali;

   quanto precede appare di eccezionale gravità. Per quanto risulta, gli Isa, nonostante le criticità applicative denunciate sino ad oggi, saranno regolarmente applicati, con ulteriori implicazioni derivanti da una nuova ingiustizia del fisco ai danni dei diritti del contribuente –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo alla luce di quanto descritto in premessa, tenuto conto che l'iniziativa di protesta vede uniti associazioni di categoria, professionisti e cittadini contribuenti, al fine di garantire il rispetto del lavoro, della professionalità e dei diritti di tutti attraverso una effettiva semplificazione fiscale, che si traduca anche in una vera riduzione degli adempimenti tributari.
(5-02753)


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la protesta dei commercialisti contro gli Isa (gli indici sintetici di affidabilità) porterà ad uno sciopero il 30 settembre 2019;

   la scadenza degli adempimenti fiscali, fissata al 30 settembre, non sembra dare ai professionisti il tempo di adeguarsi alle regole del sistema, codificate in un software messo a disposizione a giugno 2019, poi aggiornato in prima battuta ad agosto ed in seconda il 9 settembre scorso, costringendo i commercialisti a rifare tutto tre volte;

   la categoria lamenta le problematiche a livello informativo ed informatico che, in concreto, impediscono di fornire all'Agenzia delle entrate informazioni corrispondenti ad una corretta e reale situazione del contribuente;

   gli Isa, nato come strumento di compliance in sostituzione degli studi di settore, stanno rivelando una maggiore complessità i cui costi sono scaricati sui professionisti e, in ultima analisi, sul contribuente;

   le novità degli Isa, infatti, non sono di poco conto: intanto alle imprese vengono dati dei voti, in base alla valutazione di alcuni parametri; rientrare nel sistema premiale potrebbe comportare talune facilitazioni come il mancato ricorso al meccanismo dell'asseverazione in caso di un credito vantato nei confronti dello Stato; di contro, prendere una sufficienza può non bastare ad ottenere alcunché. In altri termini si può ricevere un brutto voto anche se si sono pagate molte tasse, a conferma della complessità del sistema;

   dagli stessi commercialisti, peraltro, arrivano segnalazioni che contribuenti, in specie professionisti, con redditi alti hanno punteggi bassi in presenza di costi del personale; viceversa, riscontrano casi di redditi bassi senza costi di personale che ottengono indici alti; non solo: si rilevano risultati Isa bassi in presenza di diminuzione del reddito rispetto ad anni precedenti;

   in altri termini sono numerosissime le anomalie ad oggi rilevate dagli operatori del settore proprio perché si tratta di uno strumento non rodato, ancora in evoluzione;

   le ultime notizie stampa riportano che anche il Consiglio nazionale forense ha approvato una delibera nella quale chiede di rinviare di un anno l'applicazione degli Isa «in attesa di una correzione che, coinvolgendo le categorie professionali a partire dall'avvocatura, possa perseguire quella leale collaborazione posta a base dello Statuto del contribuente» –:

   se il Governo intenda adottare iniziare per accogliere la richiesta dei professionisti di una disapplicazione, ovvero un'applicazione facoltativa, degli Isa per il 2018.
(5-02754)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo britannico London Stock Exchange Group è una delle più grandi società tra quelle che si occupano di gestire piazze di scambio e di fornire informazioni finanziarie e dal 2007 è proprietaria della società Borsa italiana, che gestisce la borsa di Milano;

   nelle scorse settimane la Borsa di Hong Kong, già proprietaria dal 2012 del London Metal Exchange, la storica piazza finanziaria per lo scambio dei metalli, ha offerto 36 miliardi di dollari per acquistare il London Stock Exchange Group;

   la Borsa di Hong Kong, controllata dalla Hong Kong Exchanges and Clearing, è la seconda borsa più importante della Cina per valore delle società che vi sono quotate, inferiore per dimensioni soltanto a quella di Shanghai;

   il consiglio di amministrazione del London Stock Exchange ha per ora respinto all'unanimità l'offerta della Borsa di Hong Kong sottolineando che il consiglio di amministrazione «nutre preoccupazioni fondamentali in merito agli aspetti chiave dell'offerta» e, «visti i suoi difetti fondamentali» «non vede alcun beneficio» nel portare avanti i colloqui;

   la Borsa di Hong Kong pare però decisa a presentare nuove offerte cercando di coinvolgere gli azionisti del London Stock Exchange;

   l'acquisizione di Piazza Affari da parte della borsa di Hong Kong costituirebbe, secondo l'interrogante, un grave pericolo per le aziende italiane quotate e va ricordato che tra queste figurano Banca MPS ed Alitalia, di fatto oggi aziende controllate dallo Stato;

   unita alle preoccupazioni per l'interesse alla rete 5G da parte di Huawei, il pericolo che Borsa italiana cada in mani cinesi preoccupa anche alla luce del progetto sulla «Nuova via della seta» che potrebbe favorire l'entrata di gran parte dell'economia europea nell'orbita di Pechino –:

   se il Governo sia informato delle notizie riportate in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare nel corso di una possibile acquisizione cinese di Borsa Italiana;

   se, in caso di necessità, intenda ricorrere a poteri speciali come il Golden Power.
(4-03622)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nel 1996 la cronaca italiana fu sconvolta dal cosiddetto «dramma di Sagliano Micca», rimbalzato sulla stampa sia per l'oggetto dell'indagine giudiziaria che per il suo tragico epilogo;

   i fratelli Guido e Maria Cristina Ferrara, padre e madre di due bambini, e i loro genitori, i nonni Alba e Attilio, furono accusati di aver abusato rispettivamente dei propri figli e dei propri nipoti, fin da quando questi avevano appena tre anni;

   il 5 giugno 1996, nel giorno della prima udienza del processo che li vedeva come imputati, i quattro componenti della famiglia Ferrara si suicidarono inghiottendo pillole di sonnifero e respirando i gas di scarico della loro Fiat Uno;

   la vicenda processuale fu preceduta da una travagliata fase di indagine nella quale si sono susseguite le confessioni e le ritrattazioni dei testi chiave, i due figli dei fratelli Guido e Maria Cristina Ferrara, sulle cui rivelazioni vi fu sempre il sospetto di manipolazioni da parte della moglie di Guido Daniela – in fase di separazione dal marito e in cattivi rapporti con la famiglia Ferrara;

   il processo si concluse con una sentenza di improcedibilità in seguito alla morte dei quattro imputati, lasciando così una gravissima vicenda senza una verità incontrovertibile;

   la tesi dell'abuso famigliare, sostenuta dall'accusa e dal pubblico ministero Alessandro Chionna, si basava sulle perizie del Centro studi di Moncalieri «Hansel e Gretel», in particolare su quella di Cristina Roccia, la psicoterapeuta scelta dal pubblico ministero, e di Claudio Foti, psicologo, direttore del Centro studi e marito di Roccia all'epoca dei fatti;

   alcune delle persone e dei professionisti coinvolti nelle indagini del «dramma di Sagliano» sono più volte assurti all'onere delle cronache per indagini inerenti al più ampio ambito della sessualità legato ai bambini e alla circonvenzione di minore;

   i nomi che ricorrono in almeno tre fatti di cronaca degli ultimi 25 anni sono quelli di Claudio Foti, della ex moglie Cristina Roccia e del Centro studi Hansel e Gretel, implicati, seppur con modalità diverse, nella vicenda risalente al 1998 e comunemente ricordata come «Diavoli della Bassa modenese» o «pedofili della bassa modenese», nella recentissima indagine intorno ai fatti di Bibbiano, oltre che al caso oggetto del presente atto;

   in particolare, la vicenda che ha avuto luogo tra il 1997 e il 1998 ha inquietanti tratti in comune con quella di Sagliano in quanto, dalle accuse di pedofilia e satanismo sollevate contro 20 persone e nonostante un iter processuale lungo e travagliato, le imputazioni più pesanti per la maggior parte degli indagati non sono state provate e le uniche condanne hanno interessato sette persone con accuse e pene molto lievi: sono stati ritenute colpevoli di abusi domestici ma senza alcuna impronta rituale;

   tale sentenza, confermata nel 2002 in Cassazione, ha smontato la pista satanista e ha parlato esplicitamente di «falso ricordo collettivo»;

   la Corte d'appello nel 2013 ha assolto per l'ennesima volta gli imputati e ha usato parole durissime per gli inquirenti e specialmente per chi ha interrogato i bambini come le psicologhe definite «oggettivamente inesperte» e il loro approccio «assolutamente censurabile [...] perché del tutto impropriamente veicola nella mente dei bambini dati e informazioni che ne possono contaminare ogni successivo racconto»;

   Roccia, nell'inchiesta Veleno, relativa ai «diavoli della bassa modenese», è stata identificata quale una delle consulenti del Tribunale di Modena all'epoca dei processi;

   durante le indagini in corso sulla vicenda di Bibbiano, Foti è stato agli arresti domiciliari, ha oggi obbligo di dimora nel comune di Pinerolo e risulta indagato per aver falsato i ricordi di alcuni bambini al fine di poterli allontanare dalle famiglie naturali, con lo scopo di accumulare consulenze e far guadagnare i genitori affidatari nel caso di Bibbiano;

   nel luglio 2019, Selvaggia Lucarelli sulle colonne de Il Fatto Quotidiano ha rievocato il caso di Sagliano definendolo: il caso zero nella catena che lega l'associazione Hansel e Gretel a storie controverse di abusi su minori;

   risulta particolarmente inquietante il fatto che il Centro studi con sede a Moncalieri «Hansel e Gretel» sia parte in causa in tutti e tre i procedimenti giudiziari: attraverso il suo direttore Claudio Foti, la sua ex moglie, Cristina Rocca, e l'attuale compagna di Foti, Nadia Bolognini, direttore dell'area evolutiva del medesimo centro studi;

   per le motivazioni riassunte nel presente atto, la psicologa Alessandra Lancellotti, che all'epoca seguì la famiglia Ferraro come consulente di parte, ha recentemente dichiarato che: «ancora oggi molti bambini vengono portati via dai rispettivi genitori per presunti abusi sessuali falsi, al solo scopo di guadagnare da un grande giro di soldi e interessi e di fatto distruggendo famiglie intere e la vita di bambini. Riaprire il caso di Sagliano Micca consentirebbe di metter luce alle responsabilità dell'epoca»;

   la comunità biellese è stata violentemente scossa dalla vicenda della famiglia Ferraro e dalle relative conseguenze: il suicidio di persone conosciute amate all'interno di detta comunità è ancora oggi una ferita non rimarginata;

   il Centro studi «Hansel e Gretel» ha beneficiato nel maggio del 2019 di un contributo da parte del gruppo regionale del Movimento 5 Stelle in regione Piemonte, figurando tra le 11 associazioni che il gruppo consiliare stesso ha ritenuto meritevoli di ricevere una donazione dal fondo privato formatosi in seguito dalla rinuncia di parte delle indennità degli stessi consiglieri 5 stelle –:

   se e quali iniziative di propria competenza, pur nel rispetto delle garanzie costituzionali di indipendenza della magistratura, il Governo intenda urgentemente porre in essere con riguardo ai fatti esposti in premessa, considerato che si tratta di una vicenda che ha scosso non poco un'intera comunità;

   se intenda avviare una capillare verifica delle case che si occupano di affido dei minori, proprio alla luce dei fatti esposti in premessa, e quali provvedimenti di propria competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di evitare che i minori possano essere sottratti alle proprie famiglie sulla base di decisioni assunte mediante perizie non sempre corrispondenti alla realtà dei fatti.
(2-00500) «Patelli, Molinari, Benvenuto, Boldi, Caffaratto, Gastaldi, Giaccone, Giglio Vigna, Gusmeroli, Liuni, Locatelli, Maccanti, Pettazzi, Tiramani».

Interrogazioni a risposta scritta:


   GREGORIO FONTANA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa riportano alla ribalta il pesante deficit di organico del personale amministrativo di cui soffre ormai da anni il tribunale di Bergamo. Secondo quanto affermato dal presidente Cesare de Sapia, il personale amministrativo lamenta una scopertura di posti del 43 per cento rispetto alla pianta organica, ma le carenze del personale toccano punte pari al 100 per cento nel caso dell'organico degli ufficiali giudiziari e dei funzionari. Anche il settore dei direttori amministrativi è in affanno, lasciando scoperto persino il posto del dirigente del personale;

   già qualche anno fa, nel 2016, il presidente del tribunale aveva annunciato di dover procedere ad una drastica diminuzione delle udienze penali per la carenza di personale amministrativo in forza al tribunale. Le udienze erano state ridotte da un totale di 26 a 18 e si era giunti alla chiusura delle cancellerie della sezione Gip e Gup per due giorni lavorativi alla settimana, e infine a una limitazione dei ruoli di udienza a un numero massimo di 12 procedimenti settimanali;

   nel 2014 è stata inoltre compiuta un'indagine ministeriale a cura del Ministero della giustizia, che ha rilevato come il tribunale di Bergamo sia caratterizzato da una produttività estremamente elevata, mentre nel rapporto tra personale amministrativo e magistrato risulta essere uno dei tribunali più penalizzati d'Italia, così come per quanto concerne il rapporto tra numero di magistrati e popolazione residente (uno ogni 22.600 abitanti circa);

   è ormai da troppo tempo che si protrae l'allarmante situazione in cui versa l'organico amministrativo, ben conosciuta ma tuttavia non ancora risolta dall'amministrazione della giustizia, a scapito dell'operatività del tribunale di Bergamo e quindi, in definitiva, dell'utenza e della cittadinanza nel suo complesso –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per incrementare l'organico del personale amministrativo del tribunale di Bergamo, in modo da consentire a quest'ultimo di risanare una volta per tutte le gravissime scoperture di organico dell'ufficio giudiziario e di poter erogare un servizio efficiente e necessario per l'intera comunità bergamasca.
(4-03615)


   BRAMBILLA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa locale e da alcuni media nazionali, il 10 settembre 2019 una cucciola di cane è stata legata e ferita a morte, a colpi di badile, da un anziano di Partinico (Palermo);

   in base a una prima ricostruzione dei fatti, l'uomo stava per finire l'animale, ma sarebbe stato interrotto da un vicino, che avrebbe colto in flagrante l'anziano documentando fotograficamente le sevizie. Grazie all'intervento del testimone, la cagnolina è stata sottratta al suo aguzzino e affidata, alle cure di una struttura veterinaria, che non disponeva dell'attrezzatura per la Tac. Un volontario l'ha trasportata alla clinica «Primavera» di Palermo, dove è morta per le lesioni riportate;

   la vicenda, sulla quale indagano i carabinieri di Partinico, ha suscitato indignazione tra la popolazione locale e sui «social network»;

   in tutto il territorio nazionale, ma in particolare nelle aree del Mezzogiorno dove il randagismo è «un'emergenza permanente», si moltiplicano gli episodi di violenza e crudeltà a danno degli animali; ad avviso dell'interrogante, che ha presentato in materia un'articolata proposta di legge (AC335), le sanzioni penali per le condotte di maltrattamento e uccisione di animali non sono commisurate alla gravità dei fatti e non hanno effetto deterrente –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per promuovere una legislazione penale effettivamente deterrente e più severa per quanti si macchiano di questi ripugnanti reati.
(4-03621)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 agosto 2019 una delegazione dei Radicali Italiani, composta da Lorenzo Tinagli, Matteo Giusti e Matteo Manera, ha visitato il carcere di Prato;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri italiane erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   nel carcere di Prato il sovraffollamento della popolazione detenuta mette ulteriormente in evidenza il problema del sotto organico della polizia penitenziaria come degli altri operatori;

   la situazione risulta essersi maggiormente aggravata negli ultimi anni a seguito dell'ingresso di detenuti con patologie psichiatriche dovuto alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari;

   la popolazione carceraria straniera è pari al 55 per cento del totale a fronte del 33,5 per cento medio del resto dell'Italia;

   il numero di ore del personale medico assegnato è pari a 12 ogni 100 detenuti a fronte delle 62 per il medesimo numero di pazienti delle altre carceri italiane;

   tali circostanze hanno determinato un senso di malessere tra i detenuti che sono ricorsi a forme di protesta eclatanti quali circa 70 scioperi della fame e della sete nel solo anno 2017;

   la pianta organica teorica dell'istituto è pari a 310 unità di personale così ripartita tra i diversi ruoli; 5 commissari, 40 ispettori, 58 sovrintendenti, 207 agenti/assistenti; realmente sono invece presenti solamente 261 unità di cui 2 commissari, 11 ispettori, 11 sovrintendenti, 237 agenti/assistenti con una carenza pari al 60 per cento di commissari, 72 per cento di ispettori e 81 per cento di sovrintendenti con parziale recupero del 14 per cento sugli agenti (dati a ottobre 2018);

   mancano pertanto le figure strategiche che svolgano una funzione di «mediazione» tra le istanze dei detenuti e i vertici dell'istituto;

   il rapporto agente/detenuto è pari a 2,3 a fronte del rapporto medio nazionale di 1,8;

   mancano le figure professionali degli educatori che hanno in carico mediamente 124 detenuti a fronte dei 77 degli altri istituti italiani –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   se siano previste in futuro la revisione e l'incremento della pianta organica reale e di conseguenza l'immissione in servizio di personale per le figure di agenti, sovrintendenti, ispettori, commissari, personale medico ed educatori;

   quali siano le iniziative che i Ministri interrogati intendono intraprendere per riportare alla piena efficienza la struttura penitenziaria della terza città del Centro-Italia per numero di abitanti, nella quale sono presenti 126 diverse etnie e che conta una popolazione straniera pari al 21 per cento dei residenti.
(4-03633)


   MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 17 settembre 2019 presso la struttura detentiva di Vigevano (Pavia) si è verificata l'ennesima aggressione in carcere: un detenuto ha picchiato tre agenti penitenziari che sono dovuti ricorrere alle cure dell'ospedale;

   il detenuto, un magrebino che era stato trasferito da poche ore nell'istituto, era stato accompagnato in infermeria perché accusava mal di testa, ma appena arrivato davanti al sanitario in modo pretestuoso ha richiesto farmaci non previsti dal suo piano terapeutico;

   al diniego del sanitario, si è scagliato con violenza verso il medico spingendolo contro la scrivania. Poi ha estratto una lametta abilmente nascosta nel cavo orale e ha cercato di colpirlo. Solo il tempestivo intervento del personale presente ha evitato al detenuto di portare a termine il suo proposito criminoso;

   gli assistenti di polizia penitenziaria intervenuti per cercare di disarmare e immobilizzare l'aggressore sono stati colpiti ripetutamente dal detenuto prima di riuscire con estrema difficoltà a bloccarlo. Momenti di panico si sono vissuti quando il recluso è riuscito ad afferrare un carrello dei farmaci, distruggendolo. Gli agenti sono dovuti ricorrere alle cure dei medici presso il nosocomio cittadino, riportando lesioni come la frattura dello scafoide e il trauma cranico, con prognosi che variano dai 6 ai 30 giorni;

   Leo Beneduci, segretario generale O.s.a.p.p. (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) ha espresso «piena solidarietà agli agenti di polizia penitenziaria coinvolti nell'aggressione che è costata lesioni gravi al personale. Il tema delle aggressioni, al netto delle “rassicuranti” dichiarazioni dell'amministrazione penitenziaria, è ancora un tema non solo di attualità, ma di estrema gravità. Non basta che ci venga detto che questi eventi siano “rischi del mestiere”: la verità è che le condizioni di lavoro del personale di polizia non sono tra le priorità di intervento, con organici all'osso e la continua emorragia di personale ormai in tutti gli istituti di Italia, con la Lombardia che soffre una situazione drammatica e al limite del collasso» –:

   quali siano le iniziative ormai indifferibili e urgenti che il Ministro interrogato intende adottare in merito a questa situazione non più sopportabile e gestibile da parte del personale della polizia penitenziaria stanco e decimato da questi gravi eventi.
(4-03639)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   la signora D.M.R. ha partecipato alla selezione indetta da R.F.I. (Rete ferroviaria italiana), società partecipata della holding gruppo Ferrovie dello Stato italiane, nel mese di aprile/maggio 2019, volta alla ricerca di diplomati da inserire in un percorso professionalizzante per capi stazione, avendo ella tutti i requisiti richiesti dal bando per poter accedere alla preselezione e, quindi, essere convocata;

   in seguito, però, la candidata ha appurato che alcuni concorrenti della stessa preselezione erano risultati idonei, pur avendo un voto di diploma (come richiesto dal bando) inferiore al suo e, pertanto, non ricevendo alcuna spiegazione da parte dell'Ente sulla sua mancata convocazione si è rivolta al proprio legale di fiducia, il quale ha inoltrato rituale istanza di accesso agli atti;

   la Società, con provvedimento del 16 luglio 2019 ha negato l'accesso sostenendo che l'attività di gestione delle procedure selettive non sia di pubblico interesse;

   la candidata, allora, proponeva ricorso alla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi la quale, con decisione del 18 settembre 2019 ha accolto il ricorso, invitando l'amministrazione resistente a riesaminare la vicenda sulla base delle considerazioni svolte;

   non vi è alcuna traccia, neanche sui siti internet di Rfi e Ferrovie dello Stato italiane, di tali selezioni, di cui non viene garantita alcuna trasparenza neanche nei riguardi degli stessi partecipanti, a giudizio dell'interpellante in violazione delle disposizioni di cui alla legge n. 241 del 1990 e del decreto legislativo n. 33 del 2003;

   l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato (sentenza n. 13 del 2016) statuisce che con riguardo a tali società formalmente private non possa prescindersi dal principio di trasparenza limitatamente alle loro attività di pubblico interesse quali, per l'appunto, i concorsi e le prove selettive per l'assunzione del personale, sancendo che tali disposizioni si applicano anche alle società partecipate dalle amministrazioni pubbliche e da loro controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile;

   l'articolo 19 del decreto legislativo n. 175 del 2016 (Testo unico delle società partecipate), al comma 2 stabilisce che «Le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità e dei principi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001. In caso di mancata adozione dei suddetti provvedimenti, trova diretta applicazione il suddetto articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001»;

   nulla di tutto ciò è dato rinvenire sul sito internet di Rfi e Ferrovie dello Stato italiane;

   secondo il Testo unico delle società partecipate (Tussp) «in caso di mancata adozione dei suddetti provvedimenti, trova diretta applicazione il suddetto articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001»;

   inoltre, viene sancito che «salvo quanto previsto dall'articolo 2126 del codice civile, ai fini retributivi, i contratti di lavoro stipulati in assenza dei provvedimenti o delle procedure di cui al comma 2, sono nulli»;

   relativamente ai provvedimenti con cui si stabiliscono criteri e modalità per il reclutamento del personale, è altresì disposto, al terzo comma dell'articolo 19 del Testo unico delle società partecipate, che gli stessi siano pubblicati sul sito istituzionale della società e che «in caso di mancata o incompleta pubblicazione si applicano gli articoli 22, comma 4 (divieto di erogare somme in favore delle società in controllo pubblico da parte delle Amministrazioni pubbliche), 46 (la valutazione di responsabilità dirigenziale e l'eventuale causa di responsabilità per danno all'immagine dell'Amministrazione pubblica) e 47, comma 2 (una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro a carico del responsabile della violazione), del decreto legislativo n. 33 del 2013» –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative urgenti di competenza, anche normative, affinché tali società controllate garantiscano, alla luce della disciplina delineata in premessa, il diritto di accesso ai documenti amministrativi nell'ambito della selezione del personale, poiché trattasi di procedure intese a garantire che soggetti privati gestori di pubblici servizi scelgano le persone secondo canoni di imparzialità e trasparenza;

   se il Governo intenda far sì che nelle fasi di reclutamento del personale in società interamente a controllo pubblico, quali Rfi, venga garantita la piena conoscenza e/o conoscibilità delle procedure stesse, anche sul sito informatico della predetta società e, soprattutto, vengano rese note le graduatorie inerenti alle procedure concorsuali unitamente ai criteri di valutazione che le commissioni di concorso intendano adottare nella selezione del personale;

   se sussistano i presupposti per l'applicazione delle misure sanzionatorie di cui agli articoli 22, comma 4, 46 e 47, comma 2, del decreto legislativo n. 33 del 2003, per la mancata adozione da parte di Rfi e Ferrovie dello Stato dei provvedimenti di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 175 del 2016.
(2-00493) «Berardini».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani del giuramento del II Governo Conte, la stampa nazionale riportava di un primo scontro tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle sulle concessioni autostradali;

   l'accordo di compromesso raggiunto durante la stesura del programma «giallorosso» prevede una «revisione» alquanto severa delle concessioni, rimandando al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte qualunque decisione sulla revoca della concessione di Autostrade per l'Italia, sulla base di un parere giuridico voluto dal precedente Governo (nel quale erano state espresse perplessità molto forti sulla revoca per gli indennizzi che lo Stato dovrebbe pagare e si consigliava di mettersi al tavolo per una «rinegoziazione»);

   nelle interviste rilasciate dal Ministro interrogato all'indomani della formazione del Governo, parlando dei termini dell'accordo di Governo, è stato «escluso che la revoca sia all'ordine del giorno», aggiungendo di essere contraria alla cosiddetta «mini-Gronda» di Genova, «perché significherebbe perdere almeno altri sei anni attorno a un progetto pronto» e, quindi, di voler sbloccare il progetto della Gronda di Genova cui si era opposto il predecessore, l'ex Ministro Toninelli;

   «questa opera – ha detto il Ministro interrogato a Sky tg24 – rientra nel piano collegato alle concessioni autostradali. Deve essere chiaro che non c'è un'obiezione politica, quindi il Ministero si occuperà di sviluppare un percorso che acceleri e porti all'obiettivo»;

   in un'altra intervista al quotidiano La Stampa, replicando a una domanda sulla revoca delle concessioni ad Autostrade per l'Italia, ha detto che «nel programma di Governo c'è scritta una parola precisa e molto diversa: revisione. Dobbiamo rafforzare gli investimenti, la sicurezza e ridurre i costi per gli utenti»;

   tali affermazioni hanno coinciso con un rialzo di Atlantia – società che controlla Autostrade per l'Italia – a Piazza affari, che è tornata a superare in Borsa i livelli della quotazione precedente al crollo del Ponte Morandi;

   non sono tardate le reazioni del MoVimento 5 Stelle che, ribadendo la volontà del movimento di revocare la concessione ad Autostrade per l'Italia, ha dichiarato in un comunicato: «Le dichiarazioni attribuite al Ministro De Micheli – afferma un comunicato di MoVimento 5 Stelle nazionale – preoccupano. Se fossero vere, darebbero il via a una lotta molto dura con il Movimento ligure. Il fatto che si debba revisionare la situazione concessioni di Autostrade per l'Italia è certo. Revisione significa anche revoca delle concessioni per la tratta ligure della A10» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso far chiarezza sugli intendimenti del Governo in merito alla revoca o meno delle concessioni autostradali.
(3-00973)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   attualmente la rete autostradale dell'area genovese svolge anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano con volumi molto elevati: in diversi punti si registrano anche flussi superiori ai 60.000 transiti giornalieri, con un'alta percentuale di veicoli commerciali;

   il progetto di Gronda, sin dagli anni ’80, si è posto l'obiettivo di dividere il traffico cittadino e quello connesso con l'area portuale da quello di attraversamento, trasferendo il traffico passante su una nuova infrastruttura da affiancare quella esistente;

   il progetto, negli anni, è stato oggetto di un attento confronto con gli enti territoriali, i cittadini e il mondo produttivo; queste le fasi principali: a) aprile 2011: viene inoltrato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il progetto; b) giugno 2011: inizio procedura di valutazione di impatto ambientale, conclusa positivamente nel giugno del 2014; c) aprile 2014: avvio procedura di esproprio delle aree; d) settembre 2014: richiesta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti della conformità urbanistica; e) 2016: consegna al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del progetto definitivo integrato; f) settembre 2017: decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che dichiara la pubblica utilità dell'opera; g) febbraio 2018: trasmissione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del «lotto 5», il primo cantierabile; h) 21 agosto 2019: il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti pubblica un'analisi costi benefici dell'opera per un costo stimato di 4,7 miliardi di euro e 120 mesi per la realizzazione;

   l'analisi dei costi benefici, seppur conferma la netta prevalenza dei benefici sui costi, valutando anche le problematiche connesse agli obblighi contrattuali – la realizzazione della Gronda rientra nella concessione ad Autostrade per l'Italia – calcola l'eventuale prezzo dello scioglimento contrattuale in almeno un miliardo di euro. Paradossalmente, la revoca al concessionario potrebbe far ripartire da zero l'intero progetto, nell'ipotesi migliore ritardare di almeno altri 10 anni un'infrastruttura strategica per Nord-Ovest del Paese e per Genova colpita dopo il crollo del Ponte Morandi;

   viva preoccupazione negli ultimi giorni, per il «congelamento» del progetto, hanno manifestato i cittadini, il mondo produttivo e il presidente della regione Liguria. Un progetto cantierabile, che gli italiani stanno già pagando: molte persone ed aziende sono state espropriate perché il cantiere sarebbe già dovuto partire. I costi sostenuti da parte di Autostrade per l'Italia ammontano a circa 1,030 miliardi di euro –:

   quali interventi urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, in un momento così delicato per la vita del Paese, per avviare il prima possibile la realizzazione di un'infrastruttura fondamentale per Genova, la Liguria e l'intero mondo produttivo del Nord-Ovest.
(3-00974)


   D'ATTIS, GELMINI, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO, SISTO, BARTOLOZZI, GERMANÀ, MINARDO, PRESTIGIACOMO, SIRACUSANO, SCOMA, SOZZANI, BALDELLI, BERGAMINI, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO e ZANELLA. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   dall'insediamento del II Governo Conte si susseguono dichiarazioni di membri dell'Esecutivo in merito ad una serie di nuove imposizioni da introdurre, volte a finanziarie interventi che vanno dall'istruzione, all'ambiente, alla ricerca;

   si è parlato di imposte su biglietti aerei e merendine, ecotasse, aumento delle accise dei carburanti, per una «stangata» che potrebbe superare la soglia di 5 miliardi di euro nel 2020 e raggiungere i 19 entro il 2040, tanto che è già scattato l'allarme in tutte le associazioni dei consumatori: si stima, infatti, un impatto sulle famiglie di circa 200 euro l'anno in media;

   per il momento sono ancora interventi allo studio, ma le dichiarazioni contraddittorie dei membri del Governo esigono sin d'ora chiarezza nei confronti dei cittadini-consumatori e delle imprese coinvolte dagli aumenti ipotizzati;

   tra le diverse misure, si è ipotizzato di introdurre una nuova tassa sui voli aerei, che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ha definito «praticabile»: l'aumento potrebbe essere quello di 1 euro per i voli nazionali e 1,5 euro per quelli internazionali, che porterebbero nelle casse dello Stato circa 137 milioni di euro l'anno. Già oggi l'Italia è al secondo posto in Europa per il numero di tasse applicate ai biglietti aerei (anche in ragione delle addizionali comunali); in alcuni casi le imposte superano addirittura il costo dei voli stessi;

   le tasse sui passeggeri danneggiano il settore del turismo, bloccano nuove opportunità di lavoro e, soprattutto, rappresentano l'ennesimo schiaffo al Mezzogiorno. I cittadini del Meridione d'Italia – tra i quali moltissimi giovani – che devono raggiungere il Nord per motivi di lavoro, di studio o di salute utilizzano l'aereo anche e soprattutto a causa della mancanza di alternative, sobbarcandosi i prezzi già esosi dei voli interni, ai limiti dell'insostenibile per i collegamenti da e per la Puglia e la Sicilia. Far gravare su di loro costi ulteriori è ingiusto e iniquo, viste le condizioni del servizio ferroviario e della rete stradale, in un'area in cui la continuità territoriale è ancora un obiettivo da raggiungere –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire la posizione del Governo in merito all'ipotesi di un aumento dei costi di trasporto aereo, se si tratta davvero di un'ipotesi «praticabile» e, più in generale, come intenda assicurare ai cittadini il diritto alla mobilità, in particolare per le aree del Mezzogiorno, e rilanciare gli investimenti in infrastrutture e l'ammodernamento della rete dei trasporti.
(3-00975)


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   esattamente un anno fa, il 25 settembre 2018, è stata approvata in via definitiva la legge che introduce l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi, i cosiddetti dispositivi salvabebé, che, laddove applicati sui seggiolini, impediscono che il guidatore possa abbandonare l'auto dimenticando il bambino sul sedile posteriore;

   la legge, attraverso una modifica al codice della strada, ha previsto l'obbligo a carico dei conducenti delle auto di utilizzare un apposito dispositivo di allarme volto a prevenire l'abbandono del bambino, le cui specifiche tecnico-costruttive e funzionali dovevano essere stabilite con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, vale a dire entro il 27 dicembre 2018;

   inoltre, la legge prevedeva che l'obbligo di installazione dei dispositivi si applicasse «decorsi centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del decreto (...) e comunque a decorrere dal 1° luglio 2019»;

   meno di una settimana fa si è verificata l'ennesima morte di un bambino, questa volta di appena due anni, dimenticato in auto da uno dei genitori: l'ennesima tragedia che ha distrutto la vita di una famiglia intera e che si sarebbe potuta evitare se fossero stati rispettati i tempi per l'applicazione della legge;

   risulta agli interroganti che nei primi giorni del mese di agosto 2019 il decreto sia stato trasmesso al Consiglio di Stato per esprimere il relativo parere entro il 26 settembre 2019, parere in assenza del quale i tempi potrebbero ulteriormente allungarsi;

   inoltre, sembrerebbero non essere state stanziate risorse sufficienti a coprire la spesa necessaria per gli incentivi all'acquisto dei dispositivi previsti dalla norma –:

   cosa sia stato fatto finora per l'applicazione della legge di cui in premessa e in che modo intenda garantirne la tempestiva attuazione, anche assumendo iniziative per un'adeguata dotazione delle necessarie risorse finanziarie, al fine di impedire che ancora altri bambini possano essere vittime innocenti di assurdi ritardi burocratici.
(3-00976)

Interrogazioni a risposta orale:


   MELONI e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa, recenti ma drammaticamente frequenti, rappresentano quotidianamente un trasporto pubblico ormai allo sbando, che non si addice alla Capitale d'Italia, città celebre in tutto il mondo;

   si tratta di circa 60 impianti guasti, da quanto si apprende dal sito Atac che con comunicazioni quotidiane da «far west» elenca mattinate di disagi e interruzioni che a singhiozzo colpiscono le diverse linee metropolitane;

   questa è la fotografia di una delle tante giornate di disagio per gli utenti della metro, alle prese con gli impianti di traslazione fuori uso a causa di manutenzioni non effettuate, da come risulta dagli incidenti che ormai troppo spesso accadono;

   nel minore dei casi sono ritardi che causano code, affollamenti e molto nervosismo, tra chi quotidianamente usa il trasporto pubblico. Tutto ciò assume connotati ancor più gravi se a prendere i mezzi sono i disabili;

   è il caso della vicenda che il 17 settembre 2019 ha visto tristemente protagonista a Roma un turista disabile, costretto a farsi portare in braccio per le scale della metropolitana di Cipro, perché gli ascensori erano bloccati. Immagini indegne per la Capitale;

   il turista 50enne proveniente dal Sud America, in visita a San Pietro con un tour organizzato, spostandosi a bordo della sua carrozzina a motore con il servizio di trasporto pubblico sotterraneo, arrivato a Cipro insieme ad altre persone, non ha potuto proseguire il suo itinerario;

   non è, purtroppo, la prima persona a trovarsi in difficoltà a causa dei disservizi del trasporto pubblico della Capitale: il 3 settembre uno studente universitario di Aprilia diretto alla fermata Marconi è rimasto intrappolato sottoterra, nelle stesse condizioni anche un ascensore di Valle Aurelia, altamente frequentata, dove si trova la stazione ferroviaria della linea Roma-Viterbo –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, intendano porre in essere per garantire l'efficienza e la sicurezza dei servizi di trasporto pubblico in tutta Italia e specificatamente nella Capitale, assicurando un'adeguata gestione del trasporto stesso, e quali iniziative si intendano adottare a garanzia di quanti, diversamente abili, possono muoversi esclusivamente attraverso adeguati e funzionanti impianti di traslazione sui mezzi pubblici.
(3-00968)


   CAIATA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le politiche realizzate al livello nazionale al fine di un allineamento dello sviluppo infrastrutturale in tutte le regioni italiane e nonostante il peculiare isolamento geografico che connota la Basilicata a causa delle sue caratteristiche geografiche, il divario infrastrutturale persiste soprattutto nel campo ferroviario;

   tale deficit è stato denunciato a più voci e, più di recente, anche dall'ex parlamentare Cosimo Latronico, in una lettera indirizzata al presidente della regione Basilicata;

   alla luce anche delle dichiarazioni del presidente Conte alla Fiera del Levante riguardo la previsione massiccia di investimenti per il Meridione per il potenziamento delle infrastrutture, risulta del tutto evidente che fino ad ora la Basilicata e l'area ionica lucana, pugliese e calabrese (la Magna Grecia) siano rimaste escluse da programmi e progetti di investimento sulla rete ferroviaria;

   sebbene l'attività politica svolta negli anni precedenti dallo stesso Cosimo Latronico abbia portato all'inserimento della tratta ferroviaria Salerno/Potenza/Taranto tra le opere strategiche del Mezzogiorno (articolo 3 del cosiddetto decreto «sblocca Italia»), insieme poi al finanziamento della tratta Ferrandina/Matera, ciò non ha affievolito la situazione;

   è necessario che vengano realizzati programmi dettagliati e progetti volti a garantire un'adeguata rete ferroviaria in Basilicata, regione di cerniera tra vaste aree del Mezzogiorno (area ionica, pugliese e calabrese) –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di garantire lo stanziamento di adeguate risorse, anche nel prossimo disegno di legge di bilancio, per la realizzazione di progetti in grado di azzerare il deficit infrastrutturale che separa la Basilicata dal resto delle regioni italiane.
(3-00970)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANDELLI e GELMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il prolungamento della metropolitana M5 da Milano sino a nord di Monza, è una infrastruttura determinante per il territorio lombardo, nonché la prima metropolitana in Italia a collegare due capoluoghi di provincia. Si tratta di un progetto che prevede un tracciato di circa tredici chilometri e dodici stazioni, che incrocia la linea 1 milanese a Bettola, zona cruciale di interscambio locale;

   peraltro, l'infrastruttura insiste su un'area che ha un forte bisogno di mobilità e di trasporto pubblico;

   inoltre, la realizzazione dell'infrastruttura comporta l'alleggerimento del traffico privato e, conseguentemente, l'abbassamento dell'inquinamento atmosferico;

   gli interroganti hanno sollecitato, in più occasioni e in tutte le sedi istituzionali, lo stanziamento dei fondi necessari per l'avvio dell'opera e, finalmente, la legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, all'articolo 1, comma 95, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato ed allo sviluppo del Paese, destinandone esplicitamente una quota alla realizzazione, allo sviluppo ed alla sicurezza dei sistemi di trasporto pubblico di massa;

   nello specifico, il successivo comma 96, ha destinato complessivamente 900 milioni di euro al prolungamento della anzidetta linea metropolitana a valere sulla dotazione finanziaria del citato fondo, articolati in diverse quote annuali;

   tali risorse, secondo quanto disposto dal comma 98, devono essere ripartite con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle economia e delle finanze;

   l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, rispondendo il 24 giugno 2019 ad una interrogazione del primo firmatario del presente atto, ha precisato: «si assicura che questo organo di vertice, condividendo l'obiettivo di avviare quanto prima i cantieri per la realizzazione dell'infrastruttura in parola, in un'ottica di decongestionamento del traffico veicolare e, correlatamente, di riduzione delle emissioni inquinanti nell'atmosfera, sta seguendo con la massima attenzione il relativo iter approvativo»;

   tuttavia, i cantieri sono fermi in quanto per completare l'iter amministrativo il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e gli enti locali, la regione Lombardia e i comuni, devono siglare la convenzione con la quale i 900 milioni di euro di finanziamento statale siano definitivamente assegnati;

   la convenzione tra Stato ed enti locali è un atto burocratico indispensabile e per questo la direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve convocare gli interessati. È un passaggio dovuto, che non richiede né pareri del Ministro in carica o del Governo, né ulteriori analisi o studi –:

   se non ritenga indispensabile adottate le iniziative di competenza al fine di provvedere, quanto prima, alla convocazione degli enti locali per siglare la convenzione per l'assegnazione dello stanziamento delle risorse necessarie a consentire, nei tempi programmati, la realizzazione del prolungamento della metropolitana M5 da Milano a Monza, quale infrastruttura importantissima per un territorio che ha un forte bisogno di mobilità e di trasporto pubblico.
(4-03632)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   fermo restando che al centro dell'agenda politica del Governo vi è la sicurezza dei cittadini e del territorio, gli interpellanti ritengono urgente e doveroso affrontarne con tempestività ed incisività gli aspetti che ineriscono concretamente al riconoscimento delle esigenze, nonché al rispetto ed alla dignità degli uomini e delle donne delle forze di polizia che agiscono quotidianamente per assicurarla;

   preme agli interpellanti segnalare, in primis, la necessità di garantire agli appartenenti alle forze di polizia il pagamento dei compensi per le prestazioni di lavoro straordinario svolte –:

   se e quali iniziative intenda adottare affinché alle forze di polizia siano assicurate le risorse finanziarie necessarie al pagamento dei suddetti compensi in ordine ai periodi arretrati, nonché per l'anno in corso e quelli a venire
(2-00495) «Macina, Dieni, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Cancelleri, Luciano Cantone, Cappellani, Carabetta, Carelli, Carinelli, Caso, Cassese, Cataldi, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Costanzo, Cubeddu».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Corriere della sera dal 19 settembre 2019, informa che Fathe Mohamad, il terrorista di origine yemenita protagonista di una aggressione a un militare, alla stazione centrale di Milano, martedì mattina, dopo l'espulsione della Germania, il 12 luglio 2019, su un volo Monaco di Baviera – Malpensa, non solo ha vissuto in Italia da incensurato, ma addirittura ha ottenuto il 23 agosto dalla questura di Mantova un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari, nonostante la stessa questura avesse ricevuto l'8 agosto, due settimane prima, una nota riservata del Ministero dell'interno che iniziava così: «le autorità tedesche hanno comunicato che il cittadino yemenita in oggetto sarebbe stato indicato come persona con simpatie per lo stato islamico ed ha partecipato di persona a scontri in Yemen»;

   lo stesso organo di informazione rende noto che Fathe Mohamad in precedenza sarebbe arrivato nel nostro Paese dalla Libia con un volo militare, dopo essere stato inserito da una organizzazione non governativa in un elenco di migranti beneficiari di un corridoio umanitario;

   una volta arrivato a Roma lo yemenita si è poi trasferito a Bergamo e quindi in Germania;

   la procedura prevedeva l'inserimento dell'alert da parte delle direzione centrale della polizia di prevenzione nella banca dati delle forze dell'ordine;

   nello SDI pare tuttavia non esserci traccia di quell'allerta –:

   se i fatti esposti corrispondano al vero;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire un controllo più accurato nel rilascio di permessi di soggiorno a scopo umanitario a soggetti oggetto di informative che ipotizzano simpatie per il radicalismo islamico o organizzazioni terroristiche.
(2-00491) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROBERTO ROSSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il commissariato di pubblica sicurezza di Fano, tra il 2019 e il 2020, sarà interessato da una riduzione del personale a causa di pensionamenti per limiti d'età e per il raggiungimento dei requisiti contributivi, che determinerà la perdita complessiva di 9 uomini sulla forza effettiva che, al momento, è di 42 unità;

   non è attualmente prevista alcuna forma di integrazione o sostituzione delle predette unità per le quali è previsto il pensionamento;

   gran parte del personale prossimo al pensionamento consiste in ufficiali di polizia giudiziaria che hanno finora diretto settori delicati e determinanti per l'efficienza del commissariato, con la ovvia conseguenza che lo stesso non potrà più avvalersi dell'opera di uomini di notevole esperienza e professionalità;

   tale riduzione di personale, per le ragioni sopra esposte, non potrà che ripercuotersi negativamente sul controllo del territorio su cui il commissariato esercita la propria giurisdizione –:

   quanti uomini si preveda di assegnare al commissariato di pubblica sicurezza di Fano per far fronte ai pensionamenti di cui in premessa e con quali tempistiche.
(5-02741)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dalla stampa nazionale e pugliese, il 3 settembre 2019 a Copertino, in provincia di Lecce, è stato effettuato dai carabinieri della locale compagnia un sopralluogo presso la sede politica della Sinistra Unita per chiedere conto di alcune locandine che riportavano la scritta «area desalvinizzata», affisse qualche giorno prima sia sulla porta a vetri della sezione che nella strada vicino;

   le forze dell'ordine avrebbero chiesto di poter entrare nella sede, di avere delle copie del manifesto nonché i nomi dei responsabili della sezione di Sinistra Unita e le generalità dei presenti;

   i carabinieri avrebbero anche voluto sapere come era strutturata la sezione e il perché del manifesto;

   ciò che non appare chiaro è se i carabinieri siano intervenuti o meno su ordine della prefettura di Lecce così come sembrerebbe anche da una frase pronunciata da uno dei carabinieri e riferita alla stampa da uno dei responsabili della sezione secondo il quale «erano arrivati gli ordini dall'alto»;

   tale sopralluogo e le conseguenti richieste avanzate dai carabinieri, a parere dell'interrogante, rappresentano una forma di «censura» ingiustificata, dal momento che non si capisce quale tipo di reato si possa configurare attraverso l'esposizione di cartelli dal contenuto evidentemente satirico o di critica politica;

   a parere dell'interrogante tale vicenda assume dei tratti paradossali, da una parte, e preoccupanti, dall'altra, a maggior ragione se fosse confermata la notizia per cui sarebbe stata la prefettura di Lecce ad ordinare ai carabinieri il sopralluogo nella sede di un partito politico –:

   se il Ministro interrogato non intenda verificare se sia stata la prefettura di Lecce ad ordinare ai carabinieri di effettuare il sopralluogo nei modi e nelle forme esposte in premessa presso la sede di Sinistra Unita di Copertino e, in tal caso, se non intenda verificare quali siano stati i motivi e le circostanze che hanno indotto la prefettura ad assumere tale iniziativa;

   se il Ministro interrogato non intenda assumere adeguate iniziative nei confronti delle prefetture e delle forze dell'ordine al fine di evitare che si ripetano simili episodi.
(4-03616)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il suicidio tra gli appartenenti alle forze dell'ordine è un fenomeno estremamente allarmante che ha raggiunto in questi anni un altissimo livello di gravità essendosi registrati, da quanto risulta dai dati forniti dall'Onsfo (Osservatorio nazionale sui suicidi delle forze dell'ordine), dal 2010 al 2018 252 episodi di suicidio con un'incidenza di 9,8 casi su 100 mila appartenenti alle varie istituzioni, a fronte dei 5 casi per 100 mila abitanti registrati tra la popolazione, e risulterebbero già 21 i casi di suicidio registrati nel solo 2019;

   tale situazione, decisamente preoccupante, ha indotto il capo della polizia, Franco Gabrielli, a costituire un Osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidario riguardante gli appartenenti alle forze di polizia;

   in questo quadro si inserisce un recente episodio di suicidio con arma di ordinanza che vede vittima il sovrintendente Riccardo Malvestiti, di 53 anni, in servizio alla Polfer, il quale, da quanto riportato dagli organi di informazione, soffriva da tempo di depressione –:

   se, in merito al suicidio con la propria pistola d'ordinanza del sovrintendente della polizia di Stato Malvestiti Riccardo, avvenuto a Trieste il 29 giugno 2019, verosimilmente imputabile a una preesistente depressione già certificata dello stesso, siano stati correttamente ed esaurientemente rispettati tutti i protocolli previsti;

   se la commissione medica ospedaliera competente per territorio abbia effettuato tutti gli approfondimenti e accertamenti necessari e se si intenda verificare che le strutture preposte non siano state superficiali e frettolose nel giudicare completamente guarito dalla sindrome depressiva il sovrintendente Malvestiti appena pochi mesi prima che lo stesso, ritornato in servizio e quindi in possesso dell'arma di servizio precedentemente ritiratagli a scopo cautelativo, come da regolamento interno della polizia di Stato, si togliesse la vita utilizzando la medesima arma.
(4-03623)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dai mezzi di stampa della determinazione di sopprimere le squadre nautiche della polizia di Stato in esecuzione a quanto disposto con la cosiddetta riforma Madia (n. 124 del 2015);

   è chiaro che tale decisione, dettata tempo addietro da più stringenti obblighi di spending review, attualmente, oltre a cagionare un enorme danno al servizio di polizia, sottraendo un importantissimo strumento all'autorità di pubblica sicurezza, ossia il questore, mina certamente alla sicurezza dei cittadini;

   considerato che il Ministro ora in carica era capo di gabinetto dell'allora Ministro dell'interno Alfano, certamente avrà avuto consapevolezza del fatto che si sarebbero potute mantenere le squadre nautiche, raggiungendo contestualmente lo scopo di contrazione di spesa, come suggerito anche dal sindacato autonomo di polizia che all'epoca aprì il dibattito pubblico sulla questione;

   per ossequiare agli obblighi di razionalizzazione della spesa, salvaguardando la funzione delle squadre antiche, infatti, sarebbe stato sufficiente eliminare i grandi natanti, onerosissimi per il costo di acquisto, di consumo, di manutenzione e di ormeggio, lasciando in uso i piccoli natanti già in dotazione o sostituendoli;

   per quanto poi attiene al personale delle squadre nautiche, si sarebbero potuti incardinare dei nuclei all'interno dell'Upgs (Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico) per consentire al questore, l'autorità provinciale di pubblica sicurezza, il controllo delle acque interne nei porti, nei canali e nelle zone rivierasche, anche ricorrendo allo stesso personale che normalmente sviluppa l'azione di controllo del territorio tramite le «volanti»;

   è certamente irragionevole, inopportuno ed estremamente menomante, a parere dell'interrogante, sottrarre all'autorità provinciale di pubblica sicurezza il controllo diretto di parte de territorio, affidandosi ad altre forze di polizia, sia per una concreta esigenza funzionale sia per le complesse architetture burocratiche necessarie per ogni richiesta di intervento;

   tale soppressione è, per l'interrogante, l'ennesimo esempio di gestione priva di avvedutezza e di senso della responsabilità, poiché in un momento in cui i livelli di vigilanza e di controllo dovrebbero essere innalzati, non solamente per esigenze di sicurezza pubblica e di sicurezza urbana, ma anche per contrasto al degrado e tutela della salubrità, proprio in quei particolari territori più nascosti e di difficile ispezione come quelli adiacenti alle acque, si opta invece per un netto taglio –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, adottare iniziative volte a rivalutare le scelte nell'interesse del Paese e della sicurezza dei cittadini.
(4-03624)


   RIPANI e MUGNAI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 124 del 2015, all'articolo 8, comma 1, lettera a), delega il Governo ad adottare decreti legislativi in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, dettando principi e criteri direttivi relativi al complessivo riordino delle forze di polizia, alla razionalizzazione, al potenziamento dell'efficacia delle richiamate funzioni, al transito del personale del Corpo forestale dello Stato nella forza di polizia che assorbe il medesimo Corpo;

   l'articolo 4 del decreto legislativo n. 177 del 2016, adottato al fine di dare attuazione al suddetto articolo 8, comma 1, lettera a), prevede la soppressione delle squadre nautiche della polizia di Stato e dei siti navali dell'Arma dei carabinieri, fatte salve alcune realtà;

   la Ministra interrogata, non appena insediata, ha emanato un decreto in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo n. 177 del 2016, che disciplina la soppressione delle squadre nautiche, l'assegnazione di personale e mezzi, il supporto all'attività nautica e la riorganizzazione dei reparti mobili della polizia di Stato;

   le squadre nautiche della polizia di Stato svolgono importanti funzioni di prevenzione e repressione nei settori della sicurezza della navigazione, della ricerca e del salvataggio marittimo, della protezione dell'ambiente marino e della pesca, con un campo di azione sostanzialmente limitato alla fascia costiera delle acque interne e delle acque territoriali;

   la citata razionalizzazione è da sempre aspramente criticata dai sindacati di polizia, in quanto:

    1) il trasferimento di personale marittimo verso questure e commissariati comporterebbe la dispersione delle professionalità acquisite dagli agenti in servizio presso le soppresse squadre nautiche;

    2) la soppressione delle squadre nautiche priverebbe il nostro Paese di presìdi di polizia strategici, nonché di uffici e di mezzi nautici per l'espletamento di importanti servizi, con una inevitabile ripercussione negativa in tema di sicurezza –:

   se non si intendano adottare le iniziative di competenza, anche normative, per rivedere la soppressione delle squadre nautiche della polizia di Stato e la chiusura di importanti presìdi sui litorali del nostro Paese e, comunque, al fine di garantire la sicurezza marittima.
(4-03631)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa nazionali del 20 settembre 2019 riportano la notizia secondo la quale alcuni genitori di Pisa hanno contestato un testo scolastico, «Tutti cittadini attivi con Rudi», edito a Torino e adottato da alcune scuole elementari toscane, laddove uno dei protagonisti del sussidiario ha comportamenti ed atteggiamenti definiti dagli stessi genitori «fuorvianti»;

   nello specifico, i genitori lamentano il fatto che nel testo sono enumerati numerosi esempi di reati, in particolare da parte di Dorin, il personaggio che vende fazzoletti e altri oggettini ai semafori;

   la questua al semaforo diventa così nel testo una buona pratica per sopravvivere ed il commercio abusivo e la vendita di fazzoletti o fiori un bellissimo esempio di libero scambio;

   con tale fuorviante rappresentazione dello sfruttamento di minori nell'accattonaggio o delle condizioni in cui sono costretti a vivere i più piccoli nei tanti campi nomadi presenti sul territorio, condizioni che sono spesso al limite della dignità umana, è ribaltata completamente la funzione civica che dovrebbe invece guidare ogni testo scolastico;

   mancano completamente nel testo stigmatizzazioni di questi fenomeni, che anzi, da esempi negativi, diventano modelli positivi di presunta integrazione;

   nel medesimo sussidiario, inoltre, ci sarebbe anche un accenno all'ideologia gender, ovvero delle frasi da completare in cui si chiede ai bambini maschi perché vorrebbero essere delle femmine;

   la notizia sta creando molta preoccupazione tra i genitori dei bambini nonché grande imbarazzo tra il mondo scolastico toscano, allorché il sussidiario contestato fornisce una rappresentazione della società che potrebbe nuocere al naturale e logico percorso educativo dei bambini –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, nel rispetto dell'autonomia scolastica, il Ministro interrogato intenda adottare per favorire procedure più attente di selezione dei libri scolastici, in modo da garantire un'informazione corretta e oggettiva agli studenti, soprattutto in materie di interesse civico.
(3-00971)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'8 gennaio 2010 è stata diramata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la circolare n. 2 recante le disposizioni relative alla distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole e le classi ubicate in ogni istituto scolastico;

   tale circolare ha introdotto il tetto del 30 per cento del numero degli alunni stranieri presenti in ogni classe, e le possibili deroghe possono essere avallate dal direttore dell'ufficio scolastico regionale unicamente per alunni stranieri con buone competenze linguistiche e in istituti scolastici con strutture e risorse atte a garantire la continuità didattica;

   dagli organi di stampa emerge un incremento di quasi il 10 per cento degli istituti scolastici ubicati a Bologna, che hanno richiesto ed ottenuto, dall'ufficio scolastico regionale, la deroga finalizzata ad oltrepassare il tetto del 30 per cento di presenza di alunni stranieri;

   tale dato segna un ulteriore incremento con 709 classi in deroga rispetto alle 647 dell'anno scolastico precedente, specialmente negli istituti comprensivi ed alle elementari;

   nel 2017 è stato effettuato uno studio dal Politecnico di Milano, precisamente dal Laboratorio di analisi e politica sociale, a cura del professor Ranci, il quale ha evidenziato, analizzando le prove Invalsi, in una ricerca denominata «White flight a Milano» un calo di rendimento degli alunni italiani nelle classi ove vi sono presenti alunni stranieri che superano la soglia del 30 per cento;

   nello studio sopracitato, inoltre, si evidenzia che le prestazioni della classe calano quando sussiste una presenza di stranieri che valica il 30 per cento;

   inoltre, all'interrogante giungono segnalazioni riguardanti le difficoltà che il personale docente deve affrontare quando segue una classe con una netta prevalenza di alunni stranieri, poiché vi sono notevoli ritardi nella esecuzione del programma scolastico con ripercussioni negative sugli alunni italiani e stranieri;

   tra le criticità maggiormente riscontrate dal personale docente vi sono, appunto, le difficoltà legate alla comprensione della lingua italiana da parte degli alunni stranieri e la scarsa conoscenza della nostra cultura;

   l'interrogante ritiene che il Ministero dovrebbe porre in essere iniziative normative volte ad una più equa distribuzione degli alunni stranieri negli istituti scolastici, evitando e contrastando la formazione di classi ghetto che pongono difficoltà didattiche per gli alunni stranieri ed italiani e non sono funzionali ad un processo di vera integrazione;

   pertanto, è fondamentale che vengano assunte misure amministrative per garantire la presenza di classi omogenee evitando un deterioramento del servizio scolastico con ricadute su alunni e docenti contingentando il numero di alunni stranieri nelle scuole –:

   se e quali iniziative di carattere normativo o amministrativo intenda porre in essere per evitare che negli istituti scolastici si formino classi ghetto con una maggioranza di alunni stranieri in seguito all'incremento delle deroghe al tetto del 30 per cento del numero degli alunni medesimi, visto che a Bologna vi è stato un aumento di quasi il 10 per cento rispetto all'anno precedente;

   se intenda porre in essere iniziative volte a contingentare la presenza di alunni stranieri nelle classi degli istituti scolastici, favorendo una politica di distribuzione omogenea ed equilibrata volta a non deteriorare la qualità del servizio scolastico nello sviluppo del programma didattico;

   se gli istituti scolastici di Bologna che hanno avuto le deroghe al tetto del 30 per cento di alunni stranieri abbiano a disposizione risorse professionali e strutture di supporto adeguate, onde evitare ritardi nella esecuzione di programmi didattici;

   se l'Invalsi, dopo la pubblicazione del volume «White flight a Milano» presso il dipartimento di politiche sociali del Politecnico di Milano, abbia effettuato ulteriori analisi volte a confermare o confutare quanto emerso con particolare riguardo al preoccupante calo di prestazioni degli studenti italiani nelle classi con quote di allievi stranieri superiori al 30 per cento.
(4-03637)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato il piano di offerta formativa con le proposte del comune di Ravenna per la qualificazione scolastica riguardanti l'anno scolastico 2019-2020;

   nel Pof, che ha anche il patrocinio della regione Emilia-Romagna, vi è una sezione dedicata ai diritti e alla cittadinanza attiva dove vengono illustrate serie di iniziative ed incontri proposti e gestiti da Arcigay «Il Cassero» di Bologna e da Arcigay Ravenna da svolgere presso le scuole primarie e secondarie di 1° grado;

   fra gli scopi di tali iniziative vengono esplicitati alcuni obiettivi fra i quali «fornire giuste informazioni relative all'orientamento sessuale, l'identità di genere ed i ruoli di genere», «l'analisi delle rappresentazioni stereotipiche», «decostruzione delle rappresentazioni delle varie identità sessuali»;

   considerato che Arcigay è un'associazione con un connotato ideologico ben preciso che attraverso vari circoli presenti sul territorio nazionale svolge ciò che dichiara essere il proprio impegno politico nell'ambito delle rivendicazioni dei diritti di persone gay, trans, lesbiche, intersex, lascia francamente sconcertati, destando non poche preoccupazioni, l'affermazione con la quale Arcigay definisce «giuste» e pertanto non opinabili rispetto ad altre, le informazioni sull'orientamento o sull'identità sessuale da essa stessa proposte;

   il tema della sessualità è estremamente delicato e l'educazione ad essa è un compito che, a convinzione dell'interrogante dovrebbe essere primariamente affidato alle famiglie, con eventuale supporto di professionisti esperti e competenti in materia ma non certo ad organizzazioni così ideologicamente orientate –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali siano i suoi orientamenti al riguardo;

   se risultino al Ministro interrogato progetti con contenuto analogo a quello sopra evidenziato presenti anche nei piani dell'offerta formativa di altre realtà locali e se essi ricevano contributi statali, e, in caso di risposta affermativa di quale entità;

   se non ritenga necessario avviare controlli più severi sui contenuti dei piani dell'offerta formativa delle scuole presenti sul territorio nazionale, in particolare delle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di 1° grado, al fine di verificare che non vi siano proposte o progetti riguardanti temi che dovrebbero esulare dai compiti educativi della scuola, quale quello della sessualità, soprattutto nell'ottica di impedire una strumentalizzazione dell'argomento ad appannaggio di associazioni ad avviso dell'interrogante chiaramente ideologizzate e di parte quale «Arcigay» o altre associazioni aventi finalità analoghe.
(4-03640)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 5-02600 gli interroganti evidenziavano la questione dei cosiddetti «esodati del commercio»;

   in particolare, ricordando che con la legge di bilancio 2019 (articolo 1, commi 283 e 284) si è reso strutturale l'indennizzo per cessazione di attività commerciali in crisi con decorrenza 1° gennaio 2019, si evidenziava il gap per il biennio 2017/2018 creatosi con la circolare dell'Inps n. 77 del 24 maggio 2019, la quale, includendo tra i requisiti per accedere al beneficio dell'indennizzo anche la cessazione dell'attività dopo il 1° gennaio 2019, di fatto ha escluso tutti coloro che hanno dovuto chiudere la propria attività commerciale tra il 2017 ed il 2018, nonostante gli stessi avessero contribuito al versamento della maggiorazione dello 0,09 per cento dell'aliquota contributiva;

   in sede di risposta datata 25 luglio 2019, l'allora sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Durigon, tra i firmatari ora del presente atto, nel rilevare «il disallineamento temporale sussistente tra la possibilità di accesso all'indennizzo e l'assoggettamento all'aliquota contributiva aggiuntiva dello 0,09 per cento» — in quanto la prima terminava a dicembre 2016 e la seconda a dicembre 2018 —, prendendo atto che «in passato le proroghe non hanno lasciato vuoti temporali (mentre) in questo caso il diritto all'indennizzo è terminato nel 2016 per essere ripristinato, in maniera strutturale, con decorrenza 1° gennaio 2019» si impegnava «a riconsiderare, tra i requisiti indicati ai fini dell'accesso all'indennizzo in questione, la data di cessazione dell'attività commerciale»;

   il cambio di Governo preoccupa ora non poco gli interessati dalla problematica, oramai comunemente noti come gli «esodati del commercio», timorosi — ovviamente — che la questione possa rimanere irrisolta per mancanza di volontà da parte del Governo giallo-rosso –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per dare seguito alla revisione della circolare dell'Inps nei termini esposti in premessa, ovvero se si intenda confermare la volontà di includere nell'indennizzo anche il biennio 2017/2018.
(5-02746)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 18 settembre 2019 i lavoratori della multinazionale Whirlpool del sito di Napoli, dopo l'annuncio da parte della società della cessione dello stabilimento, hanno dato inizio ad un'accesa protesta. Queste persone, i cui posti di lavoro sono in evidente pericolo, si sentono legittimamente raggirate, poiché la Whirlpool ha deciso unilateralmente di non rispettare l'accordo sul piano industriale siglato nel mese di ottobre 2018, che non prevedeva la chiusura dello stabilimento napoletano, specializzato nella produzione di lavatrici ad alta tecnologia;

   l'interrogante ritiene che la situazione sia precipitata a causa dell'inerzia dell'allora Ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, che non ha monitorato l'andamento del piano e non ha ripreso tempestivamente un confronto con la proprietà della multinazionale;

   solo il 17 settembre 2019, sono riprese le trattative con una riunione al Ministero dello sviluppo economico e in tale occasione la società ha annunciato la decisione unilaterale di vendere la fabbrica di Napoli a Passive Refrigeration Solutions (Prs), società svizzera che opera nel settore della refrigerazione passiva;

   lo stabilimento di Napoli si trova, dunque, nella medesima situazione di crisi, determinatasi prima dell'avvio del piano industriale del 2018, come se nulla fosse stato fatto a difesa degli oltre 400 lavoratori di un sito fondamentale per tutto il Mezzogiorno;

   la Whirlpool ha dichiarato che Prs ha elaborato un progetto di riconversione che individua nello stabilimento di Napoli una struttura idonea alla produzione di sistemi di refrigerazione passiva e che, quindi, la nuova missione sarà in grado di mantenere gli attuali livelli occupazionali. Ma è chiaro che, per quanto accaduto, non si può aver alcuna fiducia nel buon esito dell'annunciata operazione;

   pertanto, è necessario che il Ministro interrogato adotti urgentemente i dovuti provvedimenti a tutela dei lavoratori;

   ciò anche in concerto con il Ministero dello sviluppo economico per intervenire nel progetto di acquisizione del sito attraverso le risorse del fondo per il contrasto alle delocalizzazioni, in modo da essere parte attiva del processo di riconversione e garantire la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali –:

   quali siano le specifiche iniziative di competenza che intende assumere il Ministro interrogato per tutelare i lavoratori della Whirlpool dello stabilimento di Napoli.
(5-02747)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo italiano UBI Banca è il terzo gruppo bancario commerciale per capitalizzazione di borsa, con una quota di mercato di circa il 7 per cento; possiede 1.638 sportelli in Italia, di cui 608 in Lombardia e 144 in Piemonte; conta circa 20.200 dipendenti;

   nel luglio 2019 il consiglio di amministrazione di UBI Banca ha deliberato il passaggio di circa 200 dipendenti di vari rami del gruppo a due società americane attive nel campo dei servizi finanziari, l’Accenture Services Technology Srl e la BCube spa, alle quali cederà parti dei servizi di cassa centrale, assegni, bonifici, corporatebanking interbancario, tributi e previdenza, trasferimento servizi di pagamento, carte e attivazione e cancellazione di ipoteche; a BCube saranno ceduti l'archivio casellario e le spedizioni;

   il 13 settembre 2019 è avvenuta in numerose città italiane la mobilitazione dei lavoratori UBI Banca, preoccupati da questa operazione esterna al piano industriale dell'azienda e che non trova coerente spiegazione nella comunicazione del gruppo;

   in particolare, le esternalizzazioni riguarderebbero circa 40 lavoratori della sede di Cuneo, con grande preoccupazione da parte dei dipendenti e dei cittadini per i riflessi sui servizi erogati dalle filiali locali;

   tali operazioni di esternalizzazione del personale, infatti, si prestano alla possibilità di chiedere successivamente il trasferimento di sede ai dipendenti, inducendone in questo modo le dimissioni dal posto di lavoro –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di chiarire il destino dei circa 200 dipendenti del gruppo UBI Banca, affinché non siano oggetto di operazioni aziendali tese a diminuire i loro diritti e potenzialmente a far perdere loro l'impiego attuale.
(5-02748)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MOSCHIONI, CANTALAMESSA e CASTIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno annunciato una serie di scioperi a catena, a decorrere dal 25 settembre 2019, per la vertenza Whirlpool della sede di Napoli, sito di Via Argine, di cui la proprietà ha annunciato la cessione alla Passive Refrigeration Solutions (Prs), con sede a Lugano, produttrice di container refrigeranti;

   secondo i sindacati la cessione dello stabilimento napoletano rappresenta una malcelata volontà di disimpegno della Whirlpool dall'Italia, confermata dai volumi, che continuano a calare in tutti gli stabilimenti, e dalla delocalizzazione delle funzioni di staff, con conseguente chiusura di uffici e procedure di licenziamento;

   la vertenza Whirlpool Emea è la prima della lunga lista delle oltre 150 crisi industriali non risolte dal precedente Ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio;

   dopo oltre un anno di tavoli di incontri, sit-in e proteste dei 410 lavoratori coinvolti, il precedente Ministro, quale tentativo di trattenimento in Campania, aveva previsto, nel cosiddetto Decreto Crescita, sgravi annui per 16,9 milioni di euro, rispediti al mittente dalla società con una nota stampa «non servono a garantire a lungo la sopravvivenza dello stabilimento. Manca una missione produttiva»;

   non poche perplessità, peraltro, erano state sollevate sulla norma anche dai sindacati, che avevano lamentato l'insufficienza della misura quale soluzione del problema, la mancanza di una cifra strutturale concordata con l'azienda e della previsione di investimenti per rilanciare il sito ed il rischio che la «norma salva Whirlpool» potesse apparire come un aiuto di Stato selettivo, da cui poteva scaturire una sanzione da parte della Commissione europea con la conseguenza che l'azienda avrebbe dovuto anche restituire negli anni la somma incassata –:

   se ed in quali termini i Ministri interrogati intendano intervenire, nell'ambito delle rispettive competenze, per salvaguardare i livelli occupazionali di centinaia di lavoratori e recuperare i deboli negoziati impostati dal precedente Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, appartenente alla stessa forza politica.
(5-02733)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diverse agenzie di stampa, il fenomeno dei rider è finito al centro di un'inchiesta della procura di Milano;

   l'indagine, oltre alla violazione delle norme antinfortunistiche in materia di sicurezza sul lavoro, di sicurezza stradale e degli aspetti igienico-sanitari riguardanti i contenitori utilizzati, intende far luce anche sull'aspetto di sfruttamento dei lavoratori e tra i lavoratori, come il caporalato, e sulla presenza di clandestini;

   risulta sempre da notizie stampa che, a partire già dal giugno 2019, gli inquirenti milanesi, con la squadra specializzata del dipartimento «ambiente, sicurezza, salute, lavoro», hanno iniziato a raccogliere elementi e testimonianze a verbale nel fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, ma che ipotizza presunte violazioni del decreto legislativo in materia di sicurezza sul lavoro da parte delle società per le quali i rider lavorano;

   in altri termini sembra che la prospettiva concernente il fenomeno dei rider intenda ora ad ampliarsi oltre aspetti puramente giuslavoristici – forme contrattuali con cui vengono assunti e salari percepiti – entrando nel terreno della sicurezza stradale (le società che assumono non dotano di caschi, di bici con luci e freni adeguati, catarifrangenti, scarpe adatte ed i ciclofattorini spesso viaggiano contromano o in violazione delle norme sulla circolazione stradale;

   i rider lavorano prevalentemente tramite contratti di lavoro autonomo e come tali non sono soggetti al loro controllo e al coordinamento delle società, circostanza che rende molto più complesso identificare gli eventuali fenomeni di illegalità e che rende necessaria una collaborazione strutturata con le forze dell'ordine e con tutte le autorità competenti;

   l'evoluzione del quadro normativo in discussione in questi giorni, anche alla luce del decreto-legge n. 109 del 2019, impone di ascoltare anche le parti coinvolte, incluso chi rappresenta le imprese del settore, al fine di tutelare gli interessi dei lavoratori, combattere fenomeni di illegalità e assicurare la sostenibilità dei nuovi modelli di business che stanno creando occupazione e ricchezza;

   non è chiara l'interpretazione delle normative vigenti per quanto riguarda il diritto al lavoro in Italia, con particolare riferimento ai migranti presenti in Italia ai quali è stata respinta la richiesta di diritto di asilo e che sono in attesa del secondo grado di giudizio, migranti che possono essere maggiormente esposti a fenomeni di illegalità;

   le organizzazioni criminali possono approfittare della condizione di questi immigrati per infiltrarsi e trarne profitto –:

   se e quali iniziative normative il Governo adottare con riguardo al fenomeno dei rider alla luce di quanto riportato in premessa.
(5-02735)


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta della procura di Milano sulle condizioni di lavoro sui cosiddetti rider dà corpo alle tante segnalazioni emerse negli ultimi mesi, soprattutto grazie alle mobilitazioni che hanno visto protagonisti questi lavoratori in diverse città italiane;

   anche la stampa si è occupata, a più riprese, della diffusione del fenomeno del lavoro organizzato dalle piattaforme digitali, prevalentemente nel settore della consegna di cibo a domicilio. Nella stragrande maggioranza dei casi ne emergeva una grave situazione di precarietà lavorativa, scarse o del tutto assenti misure di tutela della salute o di forme di assicurazione contro gli infortuni o i danni a terzi, criteri di gestione del personale poco trasparente, solo per citare i profili più preoccupanti;

   da ultimo sarebbero emersi anche fenomeni di caporalato, particolarmente ai danni di lavoratori stranieri irregolari;

   secondo le procuratrici che stanno coordinando le indagini, «Tutto nasce da una fotografia di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Oramai muoversi di sera in città è diventata una sfida contro le insidie e i pericoli per via di questo sistema di distribuzione del cibo. Con questi rider che, nelle ore canoniche, sfrecciano senza, per esempio, alcun presidio» e l'inchiesta consentirà di «esplorare questo fenomeno che è ampio ed è in espansione ma senza controlli»;

   come noto, con il decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, sono state fornite alcune parziali soluzioni normative alle più gravi distorsioni di questa forma di organizzazione di lavoro;

   è di tutta evidenza che, oltre al necessario intervento legislativo, va dedicata la massima attenzione al tema della prevenzione e dei controlli ispettivi sulle specifiche e concrete condizioni di esercizio di tali attività lavorative;

   occorre fare ogni sforzo per scongiurare che l'innovazione tecnologica nell'organizzazione del lavoro si associ alle più arcaiche forme di sfruttamento e di mancanza di tutele per i lavoratori coinvolti –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di potenziare il sistema dei controlli ispettivi per scongiurare che il lavoro organizzato dalle piattaforme digitali sia, purtroppo ancora in tanti casi, sinonimo di sfruttamento e di mancanza delle più elementari tutele.
(5-02736)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dall'avvento del nuovo Governo cosiddetto «giallorosso» rimbalza su tutti i quotidiani la notizia di un «restyling» della misura «quota 100»;

   mentre, si legge sulla stampa, il reddito di cittadinanza pare non sia messo in discussione – notizia che non sorprende gli interroganti essendone il «padre ideatore» al Governo – in merito alla misura di anticipo pensionistico cosiddetto «quota 100» sembra si stia valutando l'opzione dello «stop» anticipato di un anno, quindi a fine 2020, rispetto alla vigente sperimentazione triennale;

   indubbiamente tale ipotesi sta creando non poco sconcerto tra i futuri pensionandi, i quali si erano visti restituire il sacrosanto diritto di accedere ad un'età dignitosa alla pensione, diritto scippato dalla «riforma Fornero»;

   ma ancor più preoccupazione sta suscitando l'assoluto silenzio intorno all'altra misura contenuta nel decreto-legge n. 4 del 2019, vale a dire l'opzione donna;

   si ricorda, infatti, che il cosiddetto decretone ha previsto per l'anno 2019 l'estensione del regime sperimentale di cui all'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004, in materia di pensione anticipata con il solo calcolo contributivo per le donne che al 31 dicembre 2018 abbiano conseguito un'anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e un'età anagrafica non inferiore a 58 anni se lavoratrici dipendenti, ed a 59 anni se lavoratrici autonome; in tal caso, il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico si perfeziona trascorsi 12 mesi, per le lavoratrici dipendenti, e 18 mesi, per le lavoratrici autonome, dalla maturazione dei prescritti requisiti (cosiddette «finestre») –:

   se si intenda far chiarezza sugli intendimenti del Governo in materia pensionistica, con particolare riguardo alle misure citate in premessa, e se, nello specifico, si intendano adottare iniziative per prorogare la misura «Opzione donna» anche per il 2020, consentendone l'accesso a coloro che maturano i requisiti anagrafici e contributivi già previsti entro il 31 dicembre 2019.
(5-02737)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019, più comunemente noto come «decretone», tra le varie misure recate, come quella assistenziale del reddito di cittadinanza e pensionistiche come «quota 100» «opzione donna», ha previsto la reintroduzione del consiglio di amministrazione tra gli organi di Inps ed Inail, composto in tutto da cinque membri: presidente, vice presidente e tre consiglieri;

   la nuova governance di Inps ed Inail è stata dettata dalla necessità di superare quella che gli interroganti giudicano la fallimentare esperienza di un presidente «padre-padrone» avuta con il professor Tito Boeri;

   con nota del Ministero del lavoro e delle politiche sociali prot. n. 14573 del 5 agosto 2019, l'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, indicava all'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, i nominativi dei tre membri scelti per l'incarico;

   a quanto consta agli interroganti, nei primi giorni di agosto 2019, i designati per l'Inps sarebbero stati invitati allo svolgimento degli adempimenti propedeutici alla nomina a componenti del consiglio di amministrazione dell'istituto;

   secondo quanto pubblicato su Il Sole 24 Ore del 10 settembre 2019, sembra che la questione della governance di Inps ed Inail sia ancora aperta e che il nuovo governo «giallorosso» intenda rimettere in discussione la scelta dei membri già operata, ipotizzando, in mancanza di un'intesa nel breve periodo, di tornare alla strada del commissariamento, attribuendo «pieni poteri» al presidente dell'Inps, professor Pasquale Tridico;

   la sola motivazione per cui una procedura già avviata sia stata rimessa in discussione è, a parere degli interroganti, la volontà del nuovo esecutivo di occupare ulteriori «poltrone» –:

   se quanto riportato a mezzo stampa corrisponda al vero, vale a dire se sia vero che il Governo intenda riaprire la procedura di designazioni dei membri componenti il consiglio di amministrazione dell'Inps e, nel mentre, adottare iniziative per il commissariamento dell'Istituto attribuendo al professor Tridico pieni poteri di governance.
(5-02745)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da due giorni i 43 dipendenti dell'azienda Ecolab di Rovigo sono in assemblea permanente per protestare contro la chiusura dello stabilimento e il conseguente taglio dei posti di lavoro;

   l'azienda Ecolab Production (ex Esoform) ha comunicato ai 43 dipendenti la volontà di avviare la procedura per la chiusura del sito di Rovigo. L'azienda è una multinazionale dell'industria chimica che oggi produce saponi e detergenti industriali;

   la Ecolab, multinazionale del Minnesota, ha rilevato la ex Esoform continuandone l'attività nella sede produttiva situata nella zona industriale di Rovigo. Ora annuncia la volontà di delocalizzare la produzione in Francia e chiudere il sito di Rovigo, che è un sito qualificato, con maestranze specializzate, che ha svolto fino ad ora un'attività apprezzata sul mercato;

   nel pomeriggio del 17 settembre 2019 si è tenuto un incontro con il prefetto, il sindaco di Rovigo e le rappresentanze sindacali. Da fonti di stampa si apprende che nel corso dell'incontro Adriano Costantini, amministratore delegato del gruppo Ecolab Italia, ha affermato che «in un contesto molto competitivo e con costi di produzione molto alti, altri stabilimenti del network europeo forniscono, per dimensioni e posizionamento dei clienti, delle produzioni di pari qualità e ad un minore costo per unità»;

   le rappresentanze sindacali chiedono di ritirare la procedura di mobilità e di consentire la cessione ad una nuova impresa con lo stabilimento in piena operatività, cosa che lo renderebbe più appetibile rispetto ad altre ipotesi;

   è evidente che per tentare di evitare la strada della cessione sia necessario non interrompere la produzione e, nel contempo, avviare la ricerca di un acquirente considerato che lo stesso amministratore delegato Costantini ha affermato che «quello di Rovigo è un impianto all'avanguardia, su cui abbiamo investito molto negli ultimi anni e con lavoratori in possesso di un prezioso know-how che crediamo possa continuare a creare valore per il territorio» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché vengano garantiti i livelli occupazionali dell'azienda, considerato che la chiusura del sito Ecolab sarebbe l'ennesimo duro colpo per Rovigo e il Polesine che da anni stanno perdendo pezzi importanti del proprio tessuto produttivo con una drammatica riduzione del numero degli occupati e il peggioramento delle condizioni di lavoro.
(4-03620)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   il settore olivicolo conta in Italia oltre 400 mila aziende agricole specializzate e dispone del maggior numero di olii extravergine a denominazione protetta in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive: il più vasto tesoro di biodiversità del mondo;

   secondo un rapporto Ismea (su dati Istat e Agea) la produzione dell'olio made in Italy è passata dalle 600 mila tonnellate del 2008, alle 506 mila del 2012, per poi crollare a 222 mila nel 2014 e 182 mila nel 2016. Alle 400 mila tonnellate registrate nel 2017, si sono contrapposte le 200 mila tonnellate del 2018;

   quindici anni fa il Belpaese era il primo produttore di olio al mondo. Oggi la sua produzione è nettamente inferiore a quella della Spagna stimata nel 2018, in 1,6 miliardi di chilogrammi, oltre sei volte a quella nazionale. Nel 2018 la produzione Italia è stata sorpassata anche da quelle della Grecia e della Tunisia;

   cresce la produzione dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: la produzione media cumulata di Tunisia, Marocco, Algeria, Turchia, Siria, Giordania, Libano ed Egitto supera già le 800 mila tonnellate. La Tunisia, che assieme alla Spagna controllerà per i prossimi 4 anni il Consiglio oleicolo internazionale (Coi), nel 2018 ha prodotto 240 mila tonnellate e ne ha esportate senza dazio in Europa 120 mila; secondo Coldiretti dall'inizio del 2018 l'importazione in Italia di olio d'oliva tunisino sarebbe aumentata del 260 per cento. Il costo di produzione dell'olio in Tunisia risulta pari a circa due euro al litro, contro il corrispondente costo di produzione più che doppio in Italia (fonte Coldiretti);

   secondo lo studio «Salvaolio» presentato a gennaio 2019 dalla Coldiretti, con il crollo dei raccolti 2018 le importazioni di olio di oliva dall'estero nel 2019 sono destinate a superare abbondantemente il mezzo milione di tonnellate con il risultato che sul mercato nazionale più di due bottiglie di olio di oliva su tre conterranno prodotto straniero. Previsione confermata dal fatto che nei primi 5 mesi del 2019 le importazioni di olio di oliva sono cresciute del 12 per cento rispetto all'anno precedente sfiorando le 234 mila tonnellate la gran parte in arrivo dalla Spagna. Coldiretti ha più volte denunciato il mancato rispetto del regolamento (CE) n. 182/2009 della Commissione, del 6 marzo 2009, attuato con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo 10 novembre 2009 in materia di etichettatura d'origine degli olii in commercio;

   nel marzo 2019 la procura di Grosseto, al termine di un'inchiesta avviata nel marzo 2016 sul falso olio Igp toscano, iniziata nel 2016, ha notificato a 31 produttori di olio extravergine di oliva, titolari di frantoi e rivenditori, gli avvisi di conclusione indagini per associazione a delinquere finalizzata a un numero indeterminato di delitti di frode in commercio anche con falsi documenti. Secondo la procura «la grande frode messa in campo da questo sistema ha danneggiato, tra l'altro, i piccoli produttori locali, che non hanno potuto beneficiare della favorevole condizione di mercato, dovuta alla grande domanda del prodotto e alla sua contestuale limitata offerta (...)»;

   la legge del mercato prevede che, diminuendo l'offerta, il prezzo del prodotto aumenti. Nel caso dell'olio di oliva la regola del mercato risulta alterata: la produzione dell'olio di oliva diminuisce, il prezzo al chilogrammo, non aumenta. Dai grafici Ismea sui prezzi medi all'origine, tra il luglio 2018 e l'agosto 2019, questi sono scesi del 9,7 per cento per l'olio extravergine di oliva, del 4,8 per cento per l'olio di oliva e addirittura del 24,5 per cento per l'olio lampante di oliva (con acidità superiore al 2 per cento);

   particolarmente grave è la situazione sulla piazza di Gioia Tauro pur in presenza di una produzione dimezzata nazionale e calabrese; il prezzo dell'olio di oliva lampante all'ingrosso, sulla piazza di Gioia Tauro, da ottobre 2017 ad oggi, è diminuito di oltre il 50 per cento passando da 325-350 euro al quintale a 150-180 euro. Di qui la richiesta avanzata nel giugno 2019 dall'Associazione giovani agricoltori calabresi di adottare misure a salvaguardia dei piccoli produttori agricoli, ivi compreso il blocco importazione olio di oliva;

   nel maggio 2018 il Consiglio regionale della Calabria ha altresì approvato un ordine del giorno in cui è stato richiesto di «favorire la tutela dell'olio calabrese anche nel confronto con il Governo e la Commissione UE, ed ancor più in sede di Conferenza Stato-Regioni...», ponendo l'accento sul fatto che pesa sull'economia olivicola regionale «...la decisione della Commissione europea di eliminare, da ultimo, anche i residui dazi sulle importazioni dalla Tunisia, ad un prezzo fissato in euro 3,43 al litro, notevolmente inferiore a quello degli oli italiani... con conseguente aumento delle importazioni stesse e la contestuale riduzione delle quote di mercato per gli oli calabresi...»;

   la Calabria è la seconda regione italiana (la terza in Europa) produttrice di olio con oltre 84 mila aziende, una superficie investita in olivo di oltre 189 mila ettari, circa 25 milioni di piante e oltre 100 varietà di olive. Si tratta di un vasto tesoro di biodiversità, con tre Dop e una Igp, quasi il 50 per cento biologico, un impiego di manodopera, nella filiera, di oltre 15 milioni di giornate lavorative e 692 frantoi, il 15 per cento del totale italiano. La Coldiretti, stima la produzione della campagna 2019-20, tra 40 e 45 mila tonnellate, il doppio rispetto all'annata precedente che si era attestata sulle 20 mila –:

   quali iniziative intenda adottare a tutela della filiera olivicola nazionale, con particolare riferimento alle problematiche evidenziatesi nella regione Calabria, e se non ritenga opportuno adottare iniziative di sostegno sia del reddito dei piccoli produttori e che dei prezzi pagati all'origine;

   se non ritenga opportuno rafforzare le misure in materia di tracciatura della provenienza degli olii, nonché di etichettatura, usufruendo delle possibilità offerte dall'articolo 3-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 la cui attuazione è demandata a un decreto ministeriale, sull'indicazione del luogo di provenienza dei componenti dei prodotti alimentari, al fine di impedire che le miscele tra olio italiano e olii di origine siano classificate come olio nazionale.
(2-00498) «Maria Tripodi, Occhiuto, Santelli, Cannizzaro, Bagnasco, Ruffino, Fitzgerald Nissoli, Saccani Jotti, Rotondi, Mazzetti, Casciello, Scoma, Rossello, Napoli, Orsini, Calabria, Tartaglione, Palmieri, Fiorini, Battilocchio, Cappellacci, Zangrillo, Mulè, Bartolozzi, Mandelli, Spena, Barelli, Pella, Porchietto, Pettarin, Marrocco, Carrara, Ripani, Nevi, Fascina».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA e LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel settore dell'allevamento ovi-caprino persiste, tuttora, uno stato di grave crisi in ragione: a) dell'estrema volatilità del prezzo del latte, che subisce forti oscillazioni non solo in senso temporale, ma anche geografico; b) dell'eccessiva frammentarietà del sistema cooperativo, che ne limita la capacità di adattamento all'andamento del mercato; c) dei bassi livelli di produttività determinati anche dalle condizioni climatiche sfavorevoli;

   tale crisi risulta con tutta evidenza anche dai bilanci economici delle aziende che, in particolare negli ultimi anni, hanno mostrato una forte sofferenza generale, non compensata neppure dalle misure di sostegno; infatti, dal confronto dei prezzi del latte all'origine riscontrati in Lazio, Toscana e Sardegna, nel triennio 2015/2017, elaborato dall'Ismea, si evidenzia un significativo calo del prezzo in tutte le tre aree suindicate;

   la Sardegna rappresenta l'area di riferimento nazionale per quanto riguarda il mercato del latte ovicaprino e dei suoi derivati, con riferimento al pecorino romano e il citato crollo del prezzo è stato determinato dalla sovrapproduzione del pecorino in questione, a causa dell'elevato prezzo di vendita che ha indotto i caseifici a concentrare le produzioni, fino a saturare il mercato, con conseguente crollo del prezzo;

   la mancanza di disponibilità di dati produttivi ufficiali, in particolare relativamente alla quantità di latte munto, impedisce un'azione di programmazione produttiva reale e favorisce invece un'opacità produttiva con conseguente deprezzamento dei prodotti oltre che scarsa tracciabilità: in altre parole, non esistendo allo stato alcun tipo di controllo diretto o indiretto sul prezzo dei fattori di produzione e quindi sulla remunerazione del latte, il quale, invece, continua ad essere imposto da una parte della filiera che non consente un'adeguata partecipazione del singolo allevatore alle scelte di mercato, ma pretende però di scaricare gli effetti negativi delle proprie scelte sui citati allevatori, spesso abusando della propria, superiore forza contrattuale;

   la regione Sardegna non può essere abbandonata nella risoluzione del problema del latte, anche in ragione del fatto che le relative problematiche interessano l'intero sistema nazionale di produzione, e tutte le istituzioni locali necessitano di adeguato sostegno rispetto alle politiche di sviluppo intraprese;

   il decreto-legge n. 27 del 2019 – recante interventi urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale – ha previsto, al fine di superare tali problematiche una della filiera che, allo stato, appare inattuata, anche per l'assenza dei relativi finanziamenti;

   con risoluzione unitaria la Commissione Agricoltura ha impegnato il Governo pro tempore tra le altre cose: 1) ad adottare iniziative per favorire la qualità e la competitività del latte ovino attraverso il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera, promuovendo appositi accordi di filiera; 2) a sensibilizzare gli operatori del mercato affinché la stipula dei contratti di conferimento del latte per l'annata successiva avvenga entro la metà del mese di aprile di ogni anno, così agevolando i pastori nella gestione del gregge; 3) a valutare le iniziative istituzionali necessarie a riattivare presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo un tavolo tecnico fra pastori, organizzazioni di categoria, cooperative di produttori e industriali per affrontare l'emergenza sarda; 4) favorire accordi per l'adozione di disciplinari che prevedano sanzioni efficaci per il caso di mancato rispetto dei quantitativi di produzione del pecorino romano e di altro prodotto lattiero caseario Dop –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di dare definitivo avvio alla riforma della filiera, secondo gli indirizzi già contenuti nella risoluzione approvata dalla Commissione Agricoltura della Camera, anche con la convocazione immediata del predetto tavolo istituzionale.
(5-02730)

Interrogazione a risposta scritta:


   PARENTELA, GAGNARLI, ALBERTO MANCA, CADEDDU, CIMINO, DEL SESTO, MARZANA, CILLIS, CASSESE, GALLINELLA e CUNIAL. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la domanda netta globale di miele dal 2010 è cresciuta al ritmo di circa 20.000 tonnellate anno. Il consumo globale di miele è, infatti, in costante aumento a causa della generale crescita della popolazione mondiale, dell'ampliamento di fasce di consumatori e anche della crescente preferenza per alimenti naturali e sani. A questo costante incremento non corrisponde un'analoga crescita delle capacità produttive mondiali;

   nella Unione europea, come in tutte le aree geografiche, tradizionalmente grandi produttrici, si registrano peraltro ricorrenti flessioni dovute alle avversità che affliggono l'apicoltura mondiale, sinteticamente riconducibili all'incremento in agricoltura delle monocolture, all'impatto devastante sulle api dei pesticidi, al cambiamento climatico ed ai fenomeni estremi che l'accompagnano, alla diffusione di nuove parassitosi. A tutto questo si aggiungono estese e crescenti adulterazioni e frodi;

   l'unico Paese che, senza significative variazioni del numero di alveari allevati, fa eccezione a questa tendenza mondiale è la Cina. Questa nazione, principale esportatore mondiale di miele, sembra in grado di realizzare ben due «miracoli»: un inverosimile costante incremento delle capacità produttive accompagnato da un altrettanto improbabile stabilità produttiva, costante anno dopo anno. In effetti, negli ultimi 15 anni, le importazioni di miele dell'Unione europea sono cresciute a tasso medio di 10.284 tonnellate/anno, con la Cina come principale fornitore;

   non stupisce dunque che nel database degli Usa Pharmacopeia's Food Fraud (2018) il miele sia collocato, dopo latte e olio d'oliva, quale terzo alimento al mondo oggetto d'adulterazione. Peraltro, già il solo prezzo all'importazione fornisce una prima e chiara indicazione di mancanza di qualità e motiva più che fondati sospetti;

   in Europa nel 2015, la Commissione europea ha, finalmente, realizzato un primo monitoraggio del mercato europeo del miele: i risultati attestano un'importante percentuale di frodi e adulterazioni nei mieli commercializzati nella Unione europea;

   la direttiva europea sul miele 2001/110/CE in piena corrispondenza con il Codex Alimentarius (1981), è limpida e drastica nella definizione del prodotto; il termine «miele» è riservato al prodotto definito nell'allegato I, punto 1: «Il miele è la sostanza dolce naturale che le api (Apis mellifera) producono dal nettare di piante o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante che esse bottinano, trasformano combinandole con sostanze specifiche proprie, depositano, disidratano, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell'alveare». Nell'allegato 2, al punto II si precisa: «Al miele immesso sul mercato in quanto tale o utilizzato in prodotti destinati al consumo umano non è aggiunto alcun ingrediente alimentare, neppure gli additivi, e non è effettuata nessun'altra aggiunta se non di miele (...)»;

   in Cina è diffusa la prassi di raccogliere miele immaturo con alto contenuto di acqua, che viene poi conferito alle fabbriche del miele che provvedono a lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo. Dal processo di essiccazione e maturazione in fabbrica deriva un prodotto privo di varie delle componenti caratteristiche del miele;

   pertanto, gli importatori che acquistano in Cina «miele» corrispondente ai locali standard produttivi e lo commercializzano in Europa quale prodotto rispondente alla direttiva del Consiglio concernente il miele realizzano una grave, e incomprensibilmente indisturbata, frode alimentare –:

   quali iniziative intenda mettere in atto rispetto a quanto descritto in premessa al fine tutelare un settore strategico quale quello dell'apicoltura italiana e i consumatori.
(4-03628)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il New Delhi Metallo beta-lactamase (Ndm) è un ceppo nuovo di Klebsiella che si è rivelato resistente agli antibiotici, anche a quelli di nuova generazione;

   le resistente antimicrobiche costituiscono un problema sanitario di primaria importanza come riscontrato dall'Oms che da anni lancia l'allarme per un fenomeno che ha raggiunto proporzioni preoccuparti in tutte le aree geografiche del pianeta definendolo la più grande sfida della medicina contemporanea;

   le persone più a rischio di contagio sono i pazienti fragili ricoverati all'interno delle strutture sanitarie e nelle case di cura dove vengono effettuate terapie invasive o degenti affetti da malattie gravi e per questo immunodepressi;

   attraverso una scrupolosa osservazione delle pratiche igieniche e dei metodi di sanificazione di ambienti e strumentazioni ospedaliere, si può evitare la sproporzionata diffusione delle infezioni;

   la prescrizione impropria di farmaci da parte dei medici, l'abuso di antimicrobici negli allevamenti in particolare in quelli intensivi, dove l'elevata densità della popolazione animale aumenta il rischio di insorgenza e diffusione di infezioni, con conseguente trasmissione di batteri resistenti attraverso la catena alimentare all'uomo, aumentano il rischio di resistenza antimicrobica;

   in Toscana in meno di un anno l'Ndm ha già causato 36 morti su un totale di 90 pazienti infetti;

   a partire dal marzo 2019 la regione Toscana è stata in costante contatto con il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità, per il confronto sul tema, all'interno del Tavolo regionale relativo al Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza (Pncar);

   il 4 giugno 2019 l'Ecdc ha pubblicato un Rapid Risk Assessment su questo particolare evento suggerendo alcune azioni per ridurre il rischio di diffusione di questo particolare ceppo multiresistente;

   la regione Toscana ha provveduto ad inviare la segnalazione al Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie e dallo scorso maggio ha costituito un'unità di crisi –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali precauzioni intenda adottare per far fronte a questa emergenza sanitaria;

   quali siano i programmi che il Ministro ha intenzione di mettere in atto per migliorare le condizioni igienico-sanitarie all'interno delle strutture ospedaliere e quali iniziative efficaci intenda adottare per contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della salute umana, animale e dell'ambiente, tenuto conto della loro interconnessione.
(2-00496) «Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Emiliozzi, Lombardo, Faro, Ficara, Flati, Gagnarli, Galizia, Gallinella, Giordano, Giuliano, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Grippa, Invidia».

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da diverse settimane organi di stampa riportano la notizia che l'epidemia del batterio resistente agli antibiotici che sta dilagando nell'area nord-ovest, della Toscana purtroppo non è da considerarsi una novità nel nostro Paese;

   «Il New Delhi è un ceppo nuovo di Klebsiella, un batterio multiresistente ai farmaci che in passato ha colpito tanti nostri ospedali» rimarca Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'istituto superiore di sanità (Iss);

   Maria Triassi, Dipartimento di Sanità Pubblica della Federico II di Napoli, in una recente intervista avrebbe dichiarato che: «Non dimentichiamo che la Toscana ha subito per anni una epidemia di meningite arginata con molte difficoltà». Triassi suggerisce quindi massima attenzione sul monitoraggio della situazione. «Il superbatterio in meno di un anno ha già causato 32 morti e colpito almeno 75 pazienti, non possiamo permetterci leggerezze»;

   l'azienda sanitaria regionale ha anche reso nota la mappa degli ospedali città per città nella regione Toscana in cui sono stati registrati casi di malattia conclamata, per un totale di 15 nosocomi e 2 centri di riabilitazione, esplicitando che si tratta dell'ospedale di Careggi a Firenze (1 caso), del Cisanello di Pisa (31 casi), delle Scotte di Siena (1 caso), dell'ospedale pediatrico Apuano a Massa (1 caso), del San Jacopo di Pistoia (1 caso), dell'ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia (1 caso), dell'ospedale di Cecina (3 casi), dell'ospedale di Piombino (1 caso), dell'ospedale di Pontedera (3 casi), del San Luca di Lucca (2 casi), dell'ospedale della Versilia (8 casi), degli ospedali riuniti di Livorno (9 casi), del San Francesco di Barga (1 caso), del Santa Maria Maddalena di Volterra (1 caso), del Noa di Massa (4 casi), del centro di riabilitazione di Terranuova Bracciolini (1 caso) e del centro di riabilitazione cardiologica di Volterra (6 casi);

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, anche se con scarsa attenzione degli organi di informazione di massa, negli ospedali della Toscana i pazienti che dal novembre 2018 al monitoraggio di fine luglio sono stati infettati sono stati invece 64. La mortalità osservata finora nei casi infetti è di 17 su 44, pari quasi al 40 per cento. La cautela nel comunicare il numero dei decessi, fanno sapere dagli uffici dell'assessorato regionale alla sanità, «è dovuta alle condizioni generali di questi pazienti: non è detto che la causa della morte sia stata necessariamente il New Delhi, le cause possono essere altre, oppure il batterio può essere una concausa. Il dato netto di causa-effetto sarà disponibile solo dopo una attenta analisi»;

   appare di tutta evidenza che esiste in Italia e in particolar modo nella regione Toscana, una emergenza sanitaria dovuta al batterio denominato «New Delhi» ma che questa emergenza non trova adeguata divulgazione e informazione per i cittadini italiani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa esposti e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per fronteggiare la presunta epidemia dovuta dal batterio denominato «New Delhi» e se non ritenga che si debba informare i cittadini italiani dei risultati delle analisi fin ora svolte, rendendole pubbliche, e se abbia disposto iniziative ispettive presso gli ospedali in cui sono stati registrati casi infetti dal batterio, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge n. 37 del 1989, per verificare la gravità dell'epidemia.
(3-00967)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è tra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo. Secondo l'ultimo report dell'Agenzia europea per l'ambiente, il consumo di fitofarmaci per ettaro è maggiore del 50 per cento rispetto alla media dell'Unione europea;

   negli ultimi anni circa il 60 per cento dei pesticidi di vecchia produzione sono stati vietati nell'Unione europea a causa del loro alto indice di tossicità. Mentre i nuovi prodotti fitosanitari (autorizzati) sono mediamente più costosi. Si è venuta quindi a creare una sorta di mercato parallelo di prodotti fitosanitari contraffatti ed illegali a basso costo, gestito dalla criminalità organizzata, che opera aggirando le normative e mettendo a repentaglio la salute di agricoltori e consumatori;

   oltre l'80 per cento dei pesticidi illegali utilizzati in Europa proviene dalla Cina. Si tratta per lo più di prodotti chimici non testati e non soggetti alla regolamentazione vigente, che possono comportare notevoli rischi per la salute degli agricoltori e dei consumatori, danni ambientali su flora e fauna e contaminazione del suolo. L'elevato margine di profitto rende i pesticidi contraffatti e illegali un'area in rapida crescita della criminalità organizzata che sta adottando strategie sempre più complesse come il riconfezionamento e la sostituzione per potenziarne la redditività;

   in un articolo del Venerdì di Repubblica del 13 settembre 2019 è stata pubblicata una inchiesta che rivelerebbe l'utilizzo massiccio di fitofarmaci illegali e contraffatti in alcune aziende del Lazio e dell'Agro Pontino. Si tratta di imprese agricole che riforniscono il mercato di Fondi (Latina): il più grande mercato ortofrutticolo d'Europa;

   sempre secondo l'articolo verrebbero utilizzati l'Afalon (erbicida revocato dal Ministero della salute il 3 giugno 2017), il Cycocel (regolatore della crescita del grano vietato in Italia dal 2012) e l'Adrop (fitoregolatore che anticipa i tempi di maturazione di frutta e ortaggi proibito addirittura dal 2009). Nell'inchiesta è stato evidenziato anche l'utilizzo, da parte di aziende agricole, di fitofarmaci contraffatti e di corroboranti naturali potenziati con sostanze nocive;

   la conferma dell'utilizzo di fitofarmaci proibiti o contraffatti nelle aziende dell'Agro Pontino è confermato dei sequestri dei Nas di Latina: oltre 12.600 nel 2018 e quasi 2.100 nei primi mesi del 2019. Nella sede dei Nas di Latina le denunce sono infatti quotidiane: sono stati registrati casi di lavoratori intossicati dalle esalazioni e persino di consumatori con prodotti che contenevano pasticche di sostanze vietate ancora solide e non completamente sciolte;

   va inoltre segnalato, in questo contesto, che anche l'acquisto dei fitofarmaci legali ed approvati dal Ministero della salute è consentito esclusivamente a coloro che possiedono l'apposito patentino per poterli utilizzare: si tratta di una norma nata per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei consumatori ma che paradossalmente ha incentivato l'acquisto di prodotti non regolamentari presso rivenditori compiacenti;

   ad utilizzare le sostanze illegali, secondo i Nas di Latina, sarebbero soprattutto piccoli produttori ed aziende che «hanno controlli di filiera minori o inesistenti rispetto a quelle con certificazione di qualità» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa;

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di contrastare l'utilizzo dei fitofarmaci illegali o contraffatti nel nostro Paese;

   se non ritenga conseguentemente necessario avviare una indagine a livello nazionale sui flussi di fitofarmaci illegali nel nostro Paese e una campagna straordinaria di controlli mirati sulle aziende e sui prodotti ortofrutticoli a partire dall'Agro Pontino.
(5-02731)


   CUNIAL e GIANNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 13 settembre 2013 nasce a Trieste F.I., con una malformazione congenita al colon, la Hirschsprung, con complicazioni riscontrabili ad oggi;

   in data 24 aprile 2014 l'Inps attesta l'invalidità civile ai sensi della legge 104 del 1992;

   il 5 agosto 2017 entra in vigore la legge 31 luglio 2017, n. 119;

   essa stabilisce che le vaccinazioni possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta;

   il 9 agosto 2017, la signora G. madre del minore, fa espressa richiesta al pediatra di indagini pre-vaccinali al fine di valutare tramite il medico curante la somministrazione della vaccinazione previe cautele di legge;

   in data 5 settembre 2018 viene rilasciata una prima relazione tecnica nella quale si illustra lo stato dell'arte della comunità scientifica in merito alla malattia di Hirschsprung, di base multifattoriale ereditaria;

   successivamente vengono rilasciate ulteriori relazioni tecniche: 1) in data 25 settembre 2018, da uno specialista in igiene e medicina preventiva ed in clinica delle malattie infettive, 2) in data 3 ottobre 2018, da un medico chirurgo, una in data 5 ottobre 2018, da uno specialista in: igiene ed epidemiologia medicina del lavoro idrologia, climatologia e talassoterapia medicina legale, 3) in data 18 ottobre 2018, da un medico ginecologo;

   al momento dell'iscrizione alla scuola per l'infanzia, la signora G. presenta opportuna documentazione attestante lo stato di salute del minore, essendo in attesa della risposta del pediatra in merito ai test pre-vaccinali, ma il minore viene sospeso dalla frequentazione della scuola e, in data 11 settembre 2018, la signora G. si vede costretta a richiedere la revoca e/o annullamento in autotutela del provvedimento di sospensione nei confronti del minore;

   in data 23 ottobre 2018 il minore ottiene certificato di esonero alle vaccinazioni con relazione tecnica;

   in data 1° dicembre 2018, viene richiesta dalla signora G. la registrazione dell'omissione in anagrafe vaccinale ex articolo 4-bis della legge n. 119 del 2017;

   il 19 gennaio 2019 viene illustrata alla famiglia del minore una relazione tecnica sulle possibili complicazioni dovute alla malattia di Hirschsprung;

   con nota prot. n. 154629 pervenuta in data 10 gennaio 2019 la ASL contestava il certificato di omissione, rimandando alla circolare ministeriale 25233 del 16 agosto 2018, non avente forza di legge, agendo ad avviso dell'interrogante in assenza di competenza funzionale in merito e a contrario rispetto all'onere di acquisizione del certificato quale atto pubblico fino a querela di falso ex articolo 2700 cc;

   in data 12 gennaio 2019 la signora G. presenta richiesta di chiarimento, senza avere risposta;

   il 10 giugno 2019 la signora G. rinnovava tramite un legale la diffida/invito presso azienda Asl di Bologna, precedentemente inoltrata nel dicembre 2018, senza ottenere alcun esito;

   il mancato inserimento nell'anagrafe vaccinale costituisce un grave pregiudizio per la salute del minore e la negazione di un diritto soggettivo ed, ancora, l'inadempienza dalle ASL crea un pregiudizio concreto e reale a sfavore del minore ove si insistesse disponendo la somministrazione vaccinale tramite gli assistenti sociali, oltre che una negazione del diritto alla frequenza scolastica per l'anno 2018/19 –:

   quali elementi intenda fornire il Governo circa i motivi per i quali il minore non risulti a tutt'oggi iscritto all'anagrafe vaccinale, in ottemperanza del decreto-legge n. 73 del 2017 nonostante le certificazioni presentate dalla signora G. e non contestate in sede penale;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro, per quanto di competenza, al fine di risolvere la questione, anche per evitare il ripetersi di eventuali casi analoghi.
(5-02732)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il furto e il riciclaggio di medicinali dalle strutture sanitarie pubbliche rappresentano da anni non solo un problema genericamente afferente alla sicurezza ma anche, e soprattutto, un elemento di forte impatto negativo sul bilancio dello Stato e, in particolar modo, sul sistema della distribuzione diretta del farmaco disciplinato dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e sulla salute dei cittadini;

   nel corso del tempo, il significativo incremento di questi crimini in Italia ha raggiunto livelli molto elevati e rappresenta ormai un fenomeno ben strutturato dovuto a organizzazioni criminali le cui azioni coinvolgono anche altri Paesi;

   le recenti fonti di stampa informano dell'azione di gruppi criminali dediti al furto e al riciclaggio di farmaci e ne evidenziano la preoccupante frequenza e il relativo danno all'erario. In meno di un anno, infatti, sono stati rubati circa 3 milioni di euro di farmaci tra Puglia (in particolare in provincia di Bari) e Basilicata. Soltanto tra giugno e luglio del 2019, e solo negli ospedali di Rho, Trieste e Milano, sono stati rubati 1.150.000 euro di medicinali;

   il 12 luglio 2019 il comandante dei Nas ha evidenziato agli organi di stampa le proporzioni allarmanti del fenomeno, i conseguenti e considerevoli danni al sistema sanitario nazionale e alle casse dello Stato, la difficoltà per le aziende ospedaliere e sanitarie di reperire nuovi fondi per coprire l'acquisto di ulteriori farmaci nonché un aumento delle spese relative all'installazione/potenziamento di sistemi per prevenire i furti o per ripristinare l'integrità della struttura dopo l'avvenuto furto;

   altro elemento di considerevole importanza evidenziato dal comandante dei Nas è l'impatto negativo che i farmaci provenienti da attività di furto hanno sulla salute dei pazienti. Questi medicinali, infatti, non rispettano gli standard di conservazione e subiscono alterazioni dell'efficacia, determinando gravissimi danni per i malati gravi a causa della mancata cura, e potenziali reazioni avverse e pericolose per i malcapitati acquirenti;

   la distribuzione diretta del farmaco si fonda sul presunto minor costo a carico del bilancio dello Stato per l'approvvigionamento e per la distribuzione dei medicinali agli assistiti. Appare evidente, però, che l'attività criminale di furto e riciclaggio di farmaci rappresenta da anni uno degli elementi di svantaggio di questo sistema;

   sotto il profilo strettamente economico, infatti, a fronte del risparmio derivante dalla minore spesa per l'acquisto, le strutture pubbliche sostengono notevoli costi sommersi, uno dei quali, appunto, è quello legato al furto dei farmaci che si aggiunge ai costi di gestione delle gare e di tenuta dei magazzini, ai costi di medicinali scaduti e sprecati, di personale dedicato e a costi fissi di varia natura che, sostanzialmente, annullano il presunto risparmio;

   sono diverse le amministrazioni che concorrono al contrasto ai crimini farmaceutici. Nell'ambito di questa attività rientrano anche i fenomeni di furto e riciclaggio di farmaci e in particolar modo l'Aifa, in collaborazione con il Ministero della salute e il Comando carabinieri per la tutela della salute Nas, ha avviato nel 2013 un confronto con gli stakeholder che ha portato all'implementazione di una banca dati dei furti di medicinali. Questa tipologia di dati, unitamente ad altri in possesso delle altre amministrazioni, potrebbe essere utile a delineare un quadro dei danni all'erario determinato dai furti che rappresentano, a loro volta, un elemento di svantaggio della distribuzione diretta –:

   quali siano i costi annuali sostenuti dallo Stato determinati dai furti di farmaci nelle strutture pubbliche e quale sia l'incidenza di questi maggiori oneri sul presunto risparmio ovvero minor costo a carico del bilancio dello Stato per l'approvvigionamento e per la distribuzione diretta del farmaco agli assistiti;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di contrastare maggiormente l'attività di furto di farmaci.
(5-02742)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI e DONZELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra novembre 2018 e il 31 agosto 2019 in Toscana il batterio New Delhi (Ndm), variante della Klebsiella pneumoniae particolarmente resistente agli antibiotici, è stato rinvenuto nel sangue di 75 pazienti ricoverati per patologie gravi con un numero di contagiati pari a 709 persone;

   sono stati invece 32, l'ultimo sabato 14 settembre 2019, i decessi, con una mortalità pari a circa il 40 per cento;

   la diffusione del superbatterio New Delhi (Ndm), secondo il parere espresso dall'istituto superiore di Sanità (Iss), comporta «la necessità di elevare il livello di attenzione nel Paese», per la situazione che si registra in Toscana;

   secondo quanto riferito dall'Agenzia regionale di sanità della Toscana, tra marzo e aprile 2019, la situazione è stata affrontata dal tavolo regionale del piano nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza (Pncar). Dopo i contatti con il Ministero è stata emanata la circolare del 30 maggio, rivolta ai presidi ospedalieri e alle varie regioni, «per mettere in atto le necessarie precauzioni che in Toscana erano già attive sin dai primi casi»;

   a maggio 2019 la Toscana ha anche costituito un'unità di crisi che ha prodotto un documento di indicazioni regionali di contrasto;

   sul caso la giunta regionale toscana e gli altri organi preposti hanno mantenuto il più stretto riserbo, soltanto il 3 settembre 2019 la notizia della diffusione sul batterio ha cominciato ad avere spazio sui quotidiani locali, mentre l'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, aveva lanciato l'allarme già nel precedente mese di giugno;

   il batterio ha avuto maggior diffusione all'interno dell'Asl Toscana nord-ovest, competente per le province di Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno, zone interessate nei mesi estivi da importanti flussi di turisti che però, al pari dei residenti, non sono stati edotti sull'emergenza sanitaria in corso;

   nelle ultime settimane la campagna di informazione sulla diffusione del batterio ha finalmente avuto avvio, ma resta grave che per mesi si sia taciuto su una malattia resistente agli antibiotici capace di uccidere 32 persone in meno di un anno –:

   quando il Governo abbia ricevuto le prime segnalazioni sulla diffusione del batterio da parte della regione Toscana e degli altri organi competenti, alla luce della tardiva e poco trasparente informazione in merito e quali iniziative di contrasto siano state assunte al riguardo;

   se in altre regioni si siano registrate anomale concentrazioni di casi da infezione provocate dal batterio New Delhi.
(4-03618)


   CORDA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Quartu Sant'Elena, città metropolitana di Cagliari, è stato indetto un bando di gara pubblico per l'affidamento del servizio di custodia, ricovero e mantenimento dei cani abbandonati e randagi;

   l'appalto da aggiudicarsi col sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato vinto dal canile privato «Shardana»;

   sempre a quanto consta all'interrogante per lo svolgimento del servizio oggetto dell'appalto, l'aggiudicatario dovrebbe utilizzare una struttura di sua proprietà avente una capacità di ricezione complessiva non inferiore a 435 cani e comunque in grado di ospitarne almeno 450. Attualmente pare che nel canile «Shardana» vi siano 670 cani per una capienza massima di 500, sicché nuovi ingressi sarebbero evidentemente bloccati per sovraffolamento –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche a carattere ispettivo, per verificare se il canile summenzionato possieda i requisiti previsti dalla normativa vigente al fine di garantire il benessere degli animali ricoverati.
(4-03626)


   AMITRANO, TUZI, GRIPPA, NAPPI, ROBERTO ROSSINI e VILLANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la recente scomparsa del giovane turista francese Simon Gautier, precipitato durante un'escursione da un dirupo sui monti del Cilento e ritrovato dopo nove giorni dalla sua richiesta di soccorso, ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la mancata attuazione, nel nostro Paese, del sistema di geolocalizzazione delle chiamate di emergenza;

   la geolocalizzazione del chiamante in caso di emergenza sanitaria è uno strumento di fondamentale importanza perché consente l'attivazione obbligata tempo dipendente dell'intervento di soccorso da parte delle centrali operative dei sistemi di 118 nazionali, in situazioni di evidente o potenziale pericolo di vita, di chi si trovi in luoghi di difficile individuazione da parte delle stesse centrali operative;

   tale sistema si configura come un autentico «sistema salvavita», in particolare laddove si riesca ad intervenire tempestivamente al soccorso per patologie acute nelle quali le terapie di rianimazione e stabilizzazione del paziente devono essere effettuate direttamente sul territorio in tempi rapidi e ben prima che lo stesso arrivi in ospedale;

   in Italia l'ultimo intervento normativo di adeguamento del sistema risale al 2009, quando il decreto del Ministro dello sviluppo economico n. 43535 del 12 novembre 2009 ha previsto che le centrali operative 118 siano dotate del sistema di geolocalizzazione del chiamante, a prescindere dall'introduzione del numero unico di emergenza europeo 112;

   purtroppo l'introduzione del numero unico d'emergenza (Nue) 112 a seguito della direttiva 2002/22/CE del 7 marzo 2002, non ha favorito, ma al contrario, ha gravemente ritardato la diffusione del sistema della geolocalizzazione sul territorio nazionale, tanto più che il sistema attuale prevede delle centrali uniche di risposta (Cur) alle quali vengono deviate tutte le chiamate di soccorso, inoltrate successivamente all'ente preposto alla gestione dell'emergenza;

   tali Cur sono operative solo in 7 regioni italiane, nelle restanti il servizio Nue è gestito dall'Arma dei carabinieri;

   nel nostro Paese manca altresì il sistema tecnologico Advanced mobile location(AML) che consente a uno smartphone, anche nel caso di mancanza di collegamento alla rete internet di richiedere immediato soccorso attraverso l'invio di un sms al 112 che comunica le coordinate Gps relative alla posizione in cui si trova la persona che necessita del soccorso medesimo; tale sistema presente in tutti i telefoni europei va attivato attraverso un atto di normazione di carattere secondario da parte dei Ministeri competenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del ritardo nell'adeguamento della normativa ai moderni sistemi di soccorso diffusi a livello europeo;

   quali iniziative intendano promuovere per implementare la diffusione delle Centrali uniche di risposta (Cur) su tutto il territorio nazionale e definire la normativa volta alla disciplina del sistema Aml, anche attraverso una piattaforma digitale unica dedicata.
(4-03635)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stante ai dati emersi recentemente la regione Emilia-Romagna sarebbe ultima, tra le regioni italiane, in termini di prescrizione di farmaci innovativi oncologici e non oncologici;

   la regione Emilia-Romagna applica limitazioni quantitative all'uso dei farmaci innovativi, integrando il tutto con i criteri di restrizione sulla rimborsabilità già stabiliti dall'Agenzia del farmaco;

   tali misure hanno ricadute, in particolar modo, sulle modalità di prescrizione e dispensazione dei farmaci antidiabetici, introducendo il criterio della prescrizione limitata;

   un ulteriore elemento restrittivo riguardante i farmaci innovativi in Emilia-Romagna è che solamente le farmacie ubicate in ambito ospedaliero possono distribuirli e, pertanto, non sono presenti nelle farmacie territoriali;

   l'interrogante ritiene che l'introduzione di limiti alla prescrizione di farmaci innovativi possa compromettere l'importanza di garantire al paziente la continuità del procedimento terapeutico e la piena accessibilità da parte del paziente alle cure di cui necessita in modo equo e tempestivo –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se intenda fornire elementi in merito ai dati relativi al numero, suddiviso per regione, di pazienti negli anni 2017 e 2018 e nel corrente anno 2019 che sono sottoposti a terapie con i seguenti farmaci innovativi: Sacubitril/Valsartan per pazienti scompensati; i nuovi anticoagulanti orali Apixaban, Edoxaban, Rivoraxaban e Dabigatran; nuovi farmaci antitumorali e nuovi farmaci antidiabetici orali (Gliptine o DPP-4i, GLP-la o GLP-1 agonisti, SLGT-2i e gli altri farmaci);

   di quali elementi disponga in merito all'ammontare della spesa per i farmaci innovativi oncologici e non oncologici negli anni 2016, 2017, 2018 e durante l'anno corrente con i relativi avanzi di spesa, se questi ultimi vi sono stati, nelle diverse realtà regionali, a partire dalla regione Emilia-Romagna;

   se ritenga opportuno porre in essere un tavolo di lavoro con le regioni al fine di assicurare la distribuzione dei farmaci innovativi oncologici e non oncologici anche nelle farmacie territoriali.
(4-03638)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   il Governo Gentiloni aveva concordato con la precedente giunta regionale della Sardegna il finanziamento di 50 milioni di euro destinati ad essere investiti nell'isola di La Maddalena per il cosiddetto «rilancio» dell'ex Arsenale. Tale struttura era stata inserita nel più vasto programma di infrastrutture e riqualificazioni in occasione dei vertice del G8, che si sarebbe dovuto tenere a La Maddalena nel 2008 e che il Governo Berlusconi – ed in particolare Silvio Berlusconi personalmente – ha, ad avviso degli interpellanti, irrazionalmente, trasferito a L'Aquila (città in cui si era da poco verificato il devastante sisma a tutti tristemente noto) con la conseguente interruzione di ogni intervento programmato sull'isola ed il mancato completamento di alcune opere, tra le quali, appunto, il recupero dell'ex Arsenale e dell'area ad esso prospiciente, con gravissimi danni per l'economia dell'intera Gallura e del Nord Sardegna;

   dei predetti 50 milioni di euro, 15 milioni di fondi CIPE erano stati individuati dal piano stralcio del Ministero per i beni e le attività culturali, ma non potevano essere investiti fintantoché non si fosse nominato il soggetto attuatore individuato nella regione autonoma della Sardegna solo nel febbraio 2019 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   da notizie di stampa si apprende che nello stesso periodo il Comitato di sorveglianza delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, riprogrammava la destinazione delle risorse, dirottando i predetti 15 milioni di euro verso altre infrastrutture;

   la perdita di tali fondi e la immediata mancata individuazione di risorse di pari entità da destinarsi al recupero dell'ex Arsenale di La Maddalena comporterebbe ulteriori danni e l'ennesima beffa nei confronti di un territorio e della sua popolazione, già gravemente oppressa da una profonda crisi economica ed occupazionale, non diversamente dal resto della regione –:

   se il Governo sia a conoscenza di tale vicenda e quali iniziative intenda assumere al fine di recuperare risorse nella misura di 15 milioni di euro volte a ripristinare l'entità complessiva dei fondi da investire per il rilancio dell'ex Arsenale di La Maddalena.
(2-00497) «Perantoni, Acunzo, Villani, Bella, Carbonaro, Casa, Frate, Gallo, Lattanzio, Mariani, Melicchio, Nitti, Testamento, Tuzi, Berardini, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Maglione, Manzo, Marino, Martinciglio, Marzana, Migliorino, Olgiati, Pallini, Palmisano, Papiro, Parentela, Paxia, Penna».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra febbraio e marzo 2018 Embraco, azienda brasiliana del gruppo Whirlpool, decide di licenziare 417 operai del suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia;

   la notizia suscita la reazione di unanime condanna della politica, nazionale e comunitaria, che si impegna a rilanciare il sito, a scongiurare i licenziamenti e a lottare contro le delocalizzazioni;

   in quei giorni Whirlpool tratta la vendita della controllata Embraco e cede tutti i suoi impianti, eccetto quello di Riva di Chieri alle prese con la vertenza italiana, al gruppo giapponese di Nidec;

   Whirlpool destina un assegno di oltre 50 milioni di dollari per la reindustrializzazione del sito di Riva di Chieri, nel frattempo abbandonato dalla società controllata Embraco Europe;

   Embraco incarica una società di Randstad (Sofit) di individuare imprenditori solidi capaci di garantire l'attività, sotto il controllo del Ministero dello sviluppo economico e di Invitalia;

   viene infine scelta Ventures, la società israelo-cinese che produce sistemi per la depurazione delle acque e robot per la pulizia a secco dei pannelli solari, che garantisce la conferma di tutti gli operai;

   il 16 luglio 2018 viene ultimata l'assunzione dei 417 lavoratori da parte della Ventures Production, tramite l'applicazione delle disposizioni relative alla cessione di ramo d'azienda;

   al momento, tuttavia, dopo una lunga serie di cambi di piano industriale, l'attività produttiva non è ancora ripartita, sono tornati negli impianti solo 187 lavoratori, mancano i macchinari e per tutti i 412 lavoratori tra dieci mesi scadranno gli ammortizzatori, con il rischio concreto della mobilità;

   il piano di investimenti di Ventures ammontava a 26 milioni di euro, ma la nuova proprietà non ha mai avviato il piano atteso, né indicato i prodotti da processare nel sito di Riva di Chieri;

   pur non operativa, nel 2018 Ventures ha registrato 6 milioni di euro di ricavi e 1,4 milioni di euro di utile, garantiti dai contributi Whirlpool;

   per questi motivi il 16 settembre 2019 Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 4 ore con un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Riva di Chieri, chiedendo l'avvio della produzione;

   nel corso del presidio l'assessora al lavoro della regione Piemonte Chiorino ha dichiarato che «per questo investimento occorrono 6-7 milioni, ma alla Ventures ne mancano tre»;

   come specificato dal Corriere della sera, edizione Torino, in data 20 settembre 2019, ad oggi le banche non sono state disponibili a finanziare il progetto di rilancio di Ventures nonostante Sofit, del gruppo Randstad, abbia ribadito di aver effettuato «uno scouting di diversi mesi» per la selezione di Ventures –:

   se il Ministro interrogato non intenda convocare la proprietà di Ventures al fine di chiarire nel dettaglio le caratteristiche del prodotto che verrà lavorato nel sito di Riva di Chieri, nonché le tempistiche per la ripartenza della produzione e del ritorno al lavoro di tutti i 412 operai.
(5-02743)


   BERARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decisione 91/396/CEE il Consiglio delle Comunità europee ha disposto l'introduzione in tutti gli Stati membri del 112 (Uno Uno Due) quale numero unico europeo per chiamate di emergenza (NUE), con cui raggiungere telefonicamente – senza costi di chiamata – forze di polizia, servizi di soccorsi, pompieri, ovunque ci si trovi in Europa;

   lo scopo per il quale è stato introdotto il Nue è quello di agevolare i cittadini, in viaggio nei Paesi europei nell'accesso alle richieste di soccorso per le emergenze, fornendo un numero che sia uguale per tutti gli Stati dell'Unione europea;

   in considerazione del fatto che molti Stati europei possedevano dei sistemi di richiesta di soccorso per diversi tipi di emergenza con numeri dedicati, è stato specificato che l'introduzione del 112 quale Nue dovesse «evitare ulteriori sviluppi divergenti nel settore» a causa di motivi legislativi, di regolamentazione o amministrativi: pertanto l'articolo 1, comma 2, della citata decisione 91/396/CEE, ha disposto che «il numero unico europeo per chiamate di emergenza viene introdotto, ove opportuno, parallelamente ad ogni altro numero nazionale esistente per tali chiamate»;

   la decisione citata parla, chiaramente, di introduzione parallela e non sostitutiva del 112 rispetto «ad ogni altro numero nazionale esistente per tali chiamate»;

   i Paesi europei hanno adottato misure per l'introduzione del 112 con tempi diversi. L'Italia ci è arrivata in ritardo, tanto che nel 2009 era stata aperta una procedura d'infrazione, chiusa poi nel 2011 dopo le prime introduzioni del numero unico di emergenza nel nostro Paese;

   ai Paesi membri dell'Unione europea è stata data la libertà di scegliere come introdurre il numero unico d'emergenza 112 e a quali servizi di emergenza collegarlo: in alcuni Paesi è diventato l'unico numero per le emergenze (anche se le chiamate ai numeri vecchi vengono reindirizzate), mentre in molti altri è stato introdotto in modo parallelo, cioè come numero da chiamare quando non si sa a che servizio di soccorso specifico rivolgersi;

   in Italia, il 112 è stato introdotto in modo sostitutivo e non parallelo rispetto agli altri numeri, con costi enormemente maggiori, con ritardo aggiuntivo certificato sui tempi d'intervento correlato al doppio passaggio tra centrali operative. Quindi tempi più lunghi, costi maggiori, soccorsi più lenti; nel nostro Paese non è – altresì – ancora disponibile il sistema tecnologico Advanced Mobile Location (Aml), grazie al quale, pure in assenza di rete internet, dallo smartphone di chi richieda il soccorso parte immediatamente un sms al 112, che comunica le coordinate GPS corrispondenti esattamente al punto in cui si trova la vittima, con un grado di approssimazione inferiore ai cento metri;

   l'Aml già previsto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico 12 novembre 2009, risulta fondamentale se chi chiama i servizi di emergenza non può fornire la propria posizione, perché, per esempio, non sa dove si trova, o è un bambino o è ferito in modo talmente grave da non riuscire a comunicare: ogni anno, circa 300 mila persone si trovano in questa situazione ed è evidente che conoscere la posizione esatta di chi chiama potrebbe aiutare chi opera i soccorsi a reagire rapidamente e salvare vite;

   la geo localizzazione delle chiamate di emergenza dovrà essere introdotta nel nostro Paese entro il 2020;

   le notizie di cronaca, anche recente, ricordano impietosamente come l'arrivo tempestivo ai servizi di soccorso di una chiamata di emergenza e l'individuazione della posizione in cui si trova la vittima fanno una enorme differenza –:

   quali iniziative di competenza intenda tempestivamente porre in essere ai fini della piena realizzazione del Numero di emergenza unico europeo (Nue), con particolare riguardo all'introduzione dell’Advanced Mobile Location (Aml).
(5-02744)

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI e D'ETTORE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno 2018 la multinazionale belga Bekaert Group, azienda del comparto dei prodotti fabbricati con fili metallici, comunicò la chiusura del sito italiano di Figline e Incisa Valdarno (ex Pirelli);

   va considerato che la crisi della Bekaert, di proprietà belga, è stata il primo caso in cui è stata applicata la cassa integrazione guadagni straordinaria, per cessazione di attività, ai 318 lavoratori e che proprio la cassa integrazione fungerà da cuscinetto ammortizzatore in vista del piano di reindustrializzazione;

   il 17 luglio 2019 fu convocato al Ministero dello sviluppo economico il relativo tavolo tecnico;

   un advisor specializzato, Sernet spa di Milano, avrebbe dovuto ricercare e selezionare uno o più soggetti aziendali per subentrare con un piano di reindustrializzazione degli impianti dismessi, indicando tempistiche e ricomprendendo tutti i lavoratori o una parte consistente;

   dal verbale di riunione del tavolo al Ministero dello sviluppo economico del 17 luglio 2019, si apprende che «2 aziende indiane del settore hanno manifestato interesse. C'è inoltre una azienda italiana, con esperienza nella lavorazione del metallo, che sta preparando un piano sviluppo industriale ed occupazionale; e una azienda bielorussa con cui dallo scorso marzo sono stati avviati i contatti e che attualmente sta anch'essa elaborando un piano industriale ed occupazionale»;

   va prestata attenzione soprattutto alle preoccupazioni degli ex lavoratori che, in questo ultimo mese di settembre 2019, hanno ripreso lo stato di agitazione organizzando appelli anche sui social network attraverso lo slogan «I lavoratori Bekaert sono io»;

   va considerato l'appello-lettera del sindacato Fim-Cisl toscano, che richiede un incontro al nuovo Ministro dello sviluppo economico entro il mese di settembre;

   nel verbale di riunione del Ministero dello sviluppo economico si legge che «la prossima riunione del tavolo di monitoraggio verrà fissata per la seconda settimana di settembre»;

   da quanto si apprende anche da fonti stampa, i tavoli di crisi aziendali aperti al Ministero dello sviluppo economico sarebbero circa 160 –:

   se, in vista della scadenza della cassa integrazione straordinaria, intenda assumere iniziative, in linea con gli impegni presi dal governo precedente nella riunione del luglio 2019, accelerando la soluzione della crisi della multinazionale Bekaert di Figline Valdarno (Arezzo) attraverso la definizione di un piano di industrializzazione o promuovendo altre misure di solidarietà a titolo di indennizzo per i 224 lavoratori interessati;

   se il Governo intenda procedere, con urgenza, ad affrontare ogni questione relativa alla crisi aziendale di cui sopra anche attivando ogni necessario contatto con la regione Toscana e gli enti locali interessati, vista anche la estrema gravità della situazione che interessa decine di famiglie dei lavoratori Bekaert ed un intero sistema produttivo.
(4-03625)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Cenni e altri n. 7-00281, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gagnarli.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Novelli e altri n. 2-00486, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cannizzaro.

Apposizione di firme ad interrogazioni e cambio presentatore.

  Interrogazione a risposta scritta Traversi n. 4-02438, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2019, è da intendersi sottoscritta dal deputato Rizzone che ne diventa il primo firmatario.

  Interrogazione a risposta orale Traversi n. 3-00787, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2019, è da intendersi sottoscritta dal deputato Rizzone che ne diventa il primo firmatario.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Di Stasio n. 5-02712, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Olgiati, Carelli, Sabrina De Carlo, Suriano, Emiliozzi, Cabras.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Pezzopane n. 3-00815, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 195 del 24 giugno 2019.

   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende dell'ultimo «no» pronunciato dal competente Tar in risposta al ricorso contro la realizzazione della centrale di compressione (Snam) che dovrebbe sorgere a Sulmona, in provincia dell'Aquila, in località Case Pente, a servizio della tratta di metanodotto, Brindisi-Minerbio;

   dopo il «no» al ricorso presentato dalla regione Abruzzo, il Tribunale amministrativo ha respinto anche il ricorso presentato dal comune di Sulmona;

   suddetto ricorso avverso alla realizzazione della centrale di compressione era sostenuto anche dai comuni di Anversa degli Abruzzi, Campo di Giove, Cansano, Cocullo, Corfinio, Goriano Sicoli, Pacentro, Pettorano Sul Gizio, Pratola Peligna, Prezza, Raiano, Roccacasale e Vittorito;

   per il Tribunale amministrativo regionale nessuna delle diverse argomentazioni presentate dall'avvocato del comune di Sulmona è risultata essere pertinente e di qui il respingimento del ricorso;

   i reiterati ricorsi sono finalizzati alla delocalizzazione di un'opera – il gasdotto Snam-Rete Adriatica e la relativa centrale di decompressione a Sulmona – che non comporta alcun vantaggio per il territorio interessato e si ritiene comunque poco sicura per le popolazioni;

   si tratta per gli enti locali e anche per l'interrogante di un'opera pericolosa, perché interessa tra l'altro territori, purtroppo, ad altissimo rischio sismico;

  si evidenzia come il suddetto gasdotto attraversi, inoltre parchi nazionali, riserve naturali, aree d'interesse comunitario –:

  quali siano gli orientamenti del Governo in relazione a questa opera e se intenda dare precisa indicazione di delocalizzare il tracciato o se intenda far andare avanti l'attuale procedura, nonostante la netta contrarietà delle comunità locali;

  se il Governo non intenda porre in essere, per quanto di competenza, in tempi rapidissimi, iniziative di confronto con tutti i soggetti interessati, considerato che Snam sta attivando le prime azioni di realizzazione della infrastruttura energetica.
(3-00815)

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-02702, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 222 del 9 settembre 2019.

   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 232 del 2016, articolo 1, commi da 214 a 218 (cosiddetta ottava salvaguardia) prevedeva dei requisiti per l'accesso all'assegno previdenziale, in funzione delle diverse categorie di provenienza dei lavoratori, che hanno determinato delle evidenti discriminazioni;

   il testo di legge in questione ha previsto una significativa eterogeneità dei termini temporali, utili al riconoscimento del diritto alla pensione che, da una categoria all'altra, si differenzia fino ad oltre cinque anni; pertanto, è necessario intervenire ed uniformare il periodo transitorio entro il quale è riconosciuto il beneficio della salvaguardia, nei confronti di quelle categorie di lavoratori già considerate dalla succitata legge, ma rimaste escluse;

   a titolo di esempio, prendendo il caso di due ex lavoratori, entrambi sessantenni, con pari cumulo contributivo, uno in mobilità e l'altro in contribuzione volontaria o cessato, che hanno raggiunto entrambi i requisiti negli anni dal 2018 o successivi, il primo è stato salvaguardato, mentre l'altro è stato escluso;

   sono circa 6.000 gli esodati che attendono le dovute tutele per accedere al diritto alla pensione, poiché rimasti da anni senza alcun reddito e ulteriormente danneggiati, come predetto, dall'introduzione di criteri e paletti temporali posti per l'accesso alle precedenti salvaguardie, che hanno avuto l'effetto di estrometterli dall'accesso all'assegno previdenziale;

   le iniquità contenute nell'ottava salvaguardia devono quindi essere sanate nei confronti delle stesse categorie contemplate da detto provvedimento. Non esiste, dunque, un problema di individuazione della platea dei beneficiari, poiché le tipologie di lavoratori sono le stesse già oggetto della ottava salvaguardia e quindi agevolmente individuabili dall'Inps. Al riguardo, proprio al fine di porre sullo stesso piano le diverse categorie di lavoratori contenute nella predetta manovra ed uniformare il periodo transitorio, è necessario riaprire i termini per gli esodati che maturano il requisito pensionistico entro il 31 dicembre 2021 ovvero emanare con urgenza un provvedimento ad hoc avente i medesimi fini;

   ad oggi, irragionevolmente, non è stato adottato alcun provvedimento utile a sanare tale grave situazione, che si protrae ormai da otto anni lasciando nell'indigenza e nella più indicibile disperazione questi ex lavoratori, di fatto, abbandonati dalle istituzioni e privati di ogni reddito;

   quello che deve essere introdotto è un provvedimento legislativo circoscritto a detta platea di persone che, di certo, non può trovare surroga in soluzioni previste dall'attuale regime previdenziale (ad esempio la cosiddetta quota 100) per due ragioni: questi lavoratori, cessati quando le regole erano diverse e più favorevoli, sono ora impossibilitati a raggiungere gli attuali requisiti pensionistici; in ossequio a princìpi di uguaglianza ed equità vanno riconosciuti gli stessi benefici già concessi agli esodati salvaguardati che, in non pochi casi, vantano requisiti addirittura inferiori –:

  se e quali iniziative intenda adottare urgentemente il Ministro interrogato per riconoscere il diritto alla pensione agli esodati individuabili come ex-lavoratori esclusi dai benefìci di cui all'articolo 1, comma 214, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, per carenza di requisiti, non più occupati al 31 dicembre 2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo o che, entro tale data, abbiano sottoscritto accordi collettivi o individuali che, come esito finale, prevedevano la cessazione del rapporto lavorativo, i quali maturino i requisiti pensionistici, vigenti prima dell'entrata in vigore del 6 dicembre 2011, entro il 31 dicembre 2021.
(5-02702)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Fassina n. 2-00311 del 21 marzo 2019;

   interrogazione a risposta orale Luca De Carlo n. 3-00767 del 7 giugno 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Murelli n. 5-02711 del 17 settembre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Bignami n. 5-02720 del 17 settembre 2019.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Parentela e altri n. 5-00664 del 9 ottobre 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03628;

   interrogazione a risposta scritta Rizzone n. 4-02438 del 7 marzo 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00969.