Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 21 agosto 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è dotato di una Unità di crisi dedicata in modo specifico all'assistenza degli italiani che si trovano all'estero in situazioni di grave emergenza quali attentati terroristici, calamità naturali, gravi tensioni socio-politiche e pandemie, oltre ad altre importanti funzioni;

    la tecnologia ha ovviamente permesso alla stessa di essere molto più efficace e raggiungere le regioni più remote del mondo per prevenire situazioni di crisi o pianificare interventi di soccorso, al fine di tutelare gli interessi degli italiani;

    il portale «ViaggiareSicuri.it» riporta profili continuamente aggiornati di tutti i Paesi (informazioni generali, sicurezza, situazione sanitaria, cautele da adottare, mobilità ed altro) e il sito «Dovesiamonelmondo.it» consente a chi viaggia di segnalare il proprio itinerario e i propri riferimenti, in modo da permettere all'unità di crisi di pianificare in modo efficace e accurato eventuali interventi;

    molti concittadini stipulano polizze assicurative in particolare quando si recano in zone sensibili o in paesi dove è obbligatoria tale copertura: è pertanto fondamentale che gli estremi di tali polizze siano tempestivamente disponibili;

    da fine giugno 2019 è disponibile la versione aggiornata dell'applicazione informatica consultabile su smartphone e tablet, per la quale è richiesta una semplice registrazione: tale strumento agile e di facile consultazione integra tutti servizi dei due portali, e tra l'altro consente ai viaggiatori di geolocalizzarsi e ricevere notifiche durante i transiti nelle aree più a rischio, permettendo contestualmente di comunicare in tempo reale la propria condizione durante una fase di crisi;

    la sala operativa dell'unità è aperta 24 ore al giorno e fornisce anche una «crisis room virtuale» per il coordinamento in tempo reale con l'ambasciata coinvolta, nel caso di una situazione di emergenza;

    la Farnesina è impegnata a far conoscere a quanti più cittadini possibile l'attivazione di questa applicazione e le sue potenzialità, che, in un mondo di crisi non prevedibili e di sconvolgimenti climatici, permette agli italiani che viaggiano per qualsiasi motivo – ad esempio studio, lavoro, vacanze e salute – di essere sempre informati e prontamente soccorsi e assistiti attraverso strumenti di uso comune come smartphone e tablet,

impegna il Governo:

1) a promuovere e incentivare ulteriormente la campagna istituzionale di sensibilizzazione con tutti i mezzi utili e necessari anche attraverso spot dedicati sui principali organi di stampa, televisivi e social, sui canali web e social del Governo e di tutte le istituzioni di riferimento, ad esempio Polizia di Stato-sezione passaporti;

2) ad avviare, in particolare, una mirata campagna informativa mediante apposito materiale elaborato dall'unità di crisi (poster, volantini, video istituzionale ed altro), iniziative nelle scuole superiori e università e in tutte le sedi diplomatiche italiane;

3) ad avviare le procedure per apporre uno specifico riferimento scritto sui nuovi passaporti comprensivo della frase: «Registra qui il tuo viaggio: www.dovesiamonelmondo.it» ed eventualmente anche ricorrendo ad accordi specifici con i gestori telefonici e le piattaforme online, circa l'importanza e l'utilità di registrarsi sul sito web della Farnesina attraverso l'apposita applicazione di cui in premessa, prevedendo altresì un'apposita sezione nella quale i concittadini possano indicare gli estremi delle polizze assicurative stipulate in previsione del viaggio.
(1-00239) «Zoffili, Formentini, Coin, Comencini, Grimoldi, Ribolla, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Giglio Vigna, Caffaratto, Billi».

Risoluzioni in Commissione:


   La I Commissione,

   premesso che:

    con deliberazione legislativa n. 120 del 27 luglio 2019, l'assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ha approvato la legge regionale «contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere»;

    il comma 3 dell'articolo 2 della predetta legge definisce gli «stereotipi discriminatori», al cui contrasto e alla cui prevenzione è diretta la legge stessa, come «pregiudizi che producono effetti lesivi della dignità, delle libertà e dei diritti inviolabili della persona, limitandone il pieno sviluppo»;

    la fattispecie dello «stereotipo discriminatorio» appare al firmatario del presente atto costruita in termini intrinsecamente vaghi e, come tali, suscettibili di far ricadere nel proprio alveo anche giudizi e pensieri che corrispondono specificamente ad alcune architravi del disegno costituzionale e all'esercizio di libertà costituzionalmente garantite. Si pensi, ad esempio, al caso dell'opinione secondo cui una coppia di persone dello stesso sesso non può avere bambini: ci si chiede se corrisponda, essa, o meno alla fattispecie dello stereotipo discriminatorio disegnata dalla legge regionale; non vi è dubbio che la negazione dell'accesso alla filiazione può essere intesa come lesiva di una (pseudo) libertà «riproduttiva» delle persone omosessuali e, pertanto, ricadere nell'ambito dei pregiudizi che la legge regionale si propone di contrastare. Si pensi, ancora, al caso dell'opinione secondo cui una coppia di persone dello stesso sesso non può accedere al matrimonio: ci si chiede se corrisponda, essa, o meno alla fattispecie dello stereotipo discriminatorio disegnata dalla legge regionale; non vi è dubbio che la negazione dell'accesso al matrimonio può essere intesa come lesiva di alcune (pseudo) libertà della persona e, pertanto, ricadere nell'ambito dei pregiudizi che la legge regionale si propone di contrastare. Si pensi, infine, al caso della credenza religiosa secondo cui gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono peccati gravi: ci si chiede se corrisponda, essa, o meno alla fattispecie dello stereotipo discriminatorio disegnata dalla legge regionale; non vi è dubbio che ritenere gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso peccati gravi può essere inteso come lesivo della dignità delle persone omosessuali e, pertanto, ricadere in pieno nell'ambito dei pregiudizi che la legge regionale si propone di contrastare;

   giova qui evidenziare che i tre filoni di pensiero sopra riferiti radicano il proprio fondamento direttamente in altrettanti princìpi costituzionali: in particolare, l'articolo 2 della Costituzione, come fondamento della protezione della dignità della persona (in tal senso interpretato dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 272/2017, secondo cui «la maternità surrogata, che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane[...]»), l'articolo 29 della Costituzione, (in ragione del quale, come da sentenza n. 138/2010 della Corte Costituzionale, «le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio»), l'articolo 19 della Costituzione, che riconosce la libertà di professare liberamente, e far propaganda, della propria fede religiosa;

   l'articolo 7 della summenzionata legge regionale, inoltre, prevede la schedatura presso l'osservatorio regionale – già previsto dalla legge regionale n. 6 del 2014 – dei «dati» relativi ai casi di «fenomeni legati alla discriminazione e violenza dipendente dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere in Emilia-Romagna». Volutamente la disposizione in esame appare equivoca, non risultando chiaro se con il predetto concetto si intendano soltanto i fenomeni di discriminazione e violenza, cui espressamente si riferisce l'articolo o di «stereotipo discriminatorio». Nei fatti, all'evidenza, il concetto si riferisce anche a quest'ultimo, poiché – diversamente – non vi sarebbe bisogno di una alcuna nuova previsione legislativa regionale per disciplinare il monitoraggio dei casi di violenza e discriminazione, atteso che essi risultano già monitorati per effetto della legge regionale n. 6 del 2014, oltre che degli ordinari casellari. Allora, se la nuova previsione ha un senso vuol dire che essa va oltre le ipotesi da ultimo richiamate, ciò che del resto appare conforme – come si è detto – al complessivo tessuto della legge stessa, preludendo ad una possibile schedatura di chi si abbandoni a «stereotipi discriminatori». Sul punto, appare fin troppo evidente che è manifestamente contrastante con il principio di libera manifestazione del pensiero (articolo 21 della Costituzione) la schedatura delle persone in ragione del proprio pensiero (in specie, in ragione delle proprie opinioni culturali che, nell'ovvio rispetto per le persone omosessuali, siano però tuttavia contrarie alle rivendicazioni LGBT) La schedatura da parte della pubblica autorità, infatti, per sua natura induce remore nel compiere il comportamento schedato, ancorché non illecito e, quindi, qualora esso abbia ad oggetto le opinioni personali, induce remore a esprimere liberamente tali opinioni. Oltre a ciò, giova osservare che la legge regionale non esclude affatto che i dati raccolti nella schedatura siano utilizzati per negare l'erogazione di beni e servizi agli schedati,

impegna il Governo

per le ragioni di cui in premessa e per le ulteriori che saranno eventualmente rilevate, a verificare se sussistano i presupposti per esercitare i poteri di cui all'articolo 127 della Costituzione e, quindi, posto che la sopra citata legge regionale ad avviso del firmatario del presente atto eccede la competenza della regione Emilia-Romagna, per promuovere la questione di legittimità costituzionale della stessa legge dinanzi alla Corte costituzionale.
(7-00308) «Prisco, Foti».


   La III Commissione,

   premesso che:

    negli ultimi due decenni il Qatar ha condotto una politica estera volta alla progressiva costruzione di uno strumento di soft power orientato all'implementazione della propria influenza regionale ed internazionale. Attraverso un ruolo più dinamico e profilato nelle organizzazioni internazionali, un mirato portfolio di investimenti e acquisizioni estere da parte di fondi sovrani, lo sviluppo del network Al Jazeera quale maggior emittente del Medio Oriente e una più recente azione di diplomazia sportiva, sono stati raggiunti risultati straordinari come l'aggiudicazione il 2 dicembre 2010 a Zurigo dei Mondiali di calcio del 2022, il primo in Medio Oriente;

    da vari anni l'Emirato del Qatar organizza diverse edizioni dei «Years of Culture» ovvero gli «Anni della cultura» in cui «ospita» un altro Stato con cui opera un «gemellaggio culturale»;

    il programma qatarino è culturalmente ambizioso in quanto si propone di: «Costruire ponti tra le Nazioni» ed è finalizzato a gestire un «programma di scambi culturali che mira a presentare il Qatar ad un pubblico internazionale. Attraverso varie mostre, festival, concorsi ed eventi, i programmi promuovono la comprensione reciproca, il riconoscimento e l'apprezzamento tra Paesi. Invitano le persone ad esplorare le loro somiglianze culturali, così come le loro differenze»;

    il Qatar da vari anni sta utilizzando la cultura come strumento di diplomazia e di promozione della propria immagine nel mondo, con effetti positivi, in termini culturali, diplomatici ed economici con la creazione di una vera e propria «diplomazia culturale»;

    tale diplomazia culturale è così fortemente sentita, che il Ministro Al-Kawari in una sua importantissima opera afferma che «il legame tra cultura e diplomazia (...) è la strada per promuovere il pensiero collettivo per salvare l'arca e la carovana dell'umanità da un naufragio o dalla perdita della sua strada» e che «la cultura servirà come nostra colomba con un ramoscello d'ulivo, che ci porterà su rive sicure»;

    fino ad oggi i Paesi ospitati sono stati, per i rispettivi anni: 2012-Giappone; 2013-Gran Bretagna; 2014-Brasile; 2015-Turchia; 2016-Cina; 2017-Germania; 2018-Russia; 2019-India;

    l'iniziativa in questione rappresenta per l'Italia una straordinaria occasione per rinsaldare il proprio rapporto di amicizia con il Qatar e di promozione all'estero, in particolare nell'area MENA (Middle East and North Africa),

impegna il Governo

a prendere accordi con il Governo dell'Emirato del Qatar per aderire, quanto prima, all'iniziativa di cui in premessa, e consentire al nostro Paese il consolidamento delle relazioni diplomatiche, culturali ed economiche con il Qatar e promuovere ulteriormente l'immagine dell'Italia a livello internazionale.
(7-00306) «Carelli, Giovanni Russo».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 14 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, disciplina l'accesso al trattamento di pensione anticipata detto «Quota 100» consistente nell'uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 38 anni di contributi; oltre 142.000 sono state le domande presentate, di cui 27.000 risultano provenire dal mondo della scuola e, in particolare, 22.197 riguardano il personale docente, alle quali vanno sommate 19.853 domande di pensionamento con requisiti normali, il che dovrebbe comportare la disponibilità di 42.050;

    ne consegue che per l'anno scolastico 2019/2020 sarà necessario il ricorso a un numero maggiore di supplenze, fenomeno che ha già raggiunto cifre record nel precedente anno scolastico. Il ricorso a personale docente a tempo determinato è un disagio sia per gli insegnanti, costretti a cambiare di anno in anno città e scuola di riferimento, sia per gli studenti, ai quali non viene garantito il diritto alla continuità didattica;

    il numero di cattedre da assegnare dopo il 1° settembre esige di ricevere coperture dalle operazioni di mobilità interna; tale copertura può derivare in primo luogo dai docenti delle graduatorie ad esaurimento e dai vincitori e dagli idonei al concorso 2016, trattandosi di docenti che hanno già conseguito l'abilitazione e che da anni attendono la stabilizzazione;

    esiste un precedente che legittima le immissioni in ruolo anche dopo il 31 agosto. In particolare, la fase C del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge n. 107 del 2015 si è svolta nel mese di novembre 2015, rendendo quindi possibili le immissioni in ruolo anche ad anno scolastico iniziato;

impegna il Governo

ad adottare iniziative per prevedere immissioni in ruolo, successive a quelle già individuate per il 1° settembre, al fine di coprire le cattedre vacanti derivanti dai pensionamenti per effetto della quota 100, e per stabilire che le cattedre siano coperte al 50 per cento da operazioni di mobilità e al 50 per cento da nuove immissioni in ruolo, dando precedenza ai docenti precari delle graduatorie a esaurimento e agli idonei e vincitori del concorso 2016.
(7-00305) «Casa, Carbonaro, Azzolina, Lorefice, Bella, Villani, Davide Aiello, Grippa, Martinciglio, Del Sesto, Testamento, Chiazzese, Lombardo, Cancelleri, Trizzino».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    come è noto la città di Venezia è un contesto unico a livello mondiale caratterizzata da una assoluta specificità e identità che si esprime attraverso lo storico connubio tra contesto urbano e ambiente lagunare; a tal ragione Venezia è considerata nel mondo la città d'acqua per eccellenza;

    nei secoli, Venezia è stata in grado di adattarsi progressivamente alle variazioni del contesto ambientale che la circonda, tramite un processo continuo di coevoluzione tra sistema naturale, la laguna, e sistema socio-economico, con i centri urbani lagunari e le attività economiche nel tempo sviluppate;

    tale profondo legame, che ancora oggi costituisce l'essenza della città lagunare, rappresenta tuttavia un indubbio elemento di fragilità e vulnerabilità in considerazione degli attuali eventi estremi e a fronte degli attesi effetti dei cambiamenti climatici, in particolare l'aumento del livello del mare;

    l'elevata vulnerabilità del territorio veneziano non è relativa alla sola città storica, ma riguarda l'intera laguna, i litorali che la dividono dal mare e le aree di entroterra che afferiscono al suo bacino scolante che insieme formano un unico sistema;

    a fronte di tale elevata vulnerabilità, proprio a Venezia si sono sviluppate importanti competenze su differenti aspetti inerenti la tematica dei cambiamenti climatici a partire dallo sviluppo di scenari, elaborazione di proiezioni di cambiamento climatico, analisi di vulnerabilità e impatti, analisi e definizione di politiche di mitigazione, definizione di strategie e piani di adattamento, progettazione di misure di adattamento, solo per citare alcuni filoni di ricerca, che nel tempo si sono affermate anche a livello internazionale;

    i soggetti che sono impegnati su questo fronte sono;

     a) il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – CMCC;

     b) il Centro previsioni e segnalazioni maree del comune di Venezia;

     c) il Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto di scienze marine;

     d) il nascente Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche;

     e) il Corila, Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare veneziano;

     f) la società Thetis S.p.A.;

     g) l'Università Ca’ Foscari di Venezia;

     h) l'Università IUAV di Venezia;

     i) la Venice international university;

    suddetti soggetti hanno nel tempo sviluppato molteplici e innovative esperienze di collaborazione proprio nell'ambito della questione dei cambiamenti climatici e della sostenibilità economica, sociale e ambientale, dal livello locale a quello globale, e sono nelle condizioni di mettere a disposizione estesi network di partner nazionali e internazionali;

    ad esempio il CMCC è sin dal 2011 il coordinatore del European topic centre on climate change vulnerability, impact and adaptation (ETC-CCA) dell'Agenzia europea per l'ambiente, del quale è membro anche Thetis; la VIU raggruppa 18 università internazionali, incluse Ca’ Foscari e IUAV, assieme al comune di Venezia; molti sono i progetti e le reti internazionali specifici sui temi dei cambiamenti climatici e la sostenibilità cui partecipano le istituzioni sopra elencate;

    Venezia si configura quindi come luogo ideale presso il quale creare un soggetto di livello internazionale, in grado di approfondire e sviluppare la ricerca e la conoscenza dei cambiamenti climatici, occupandosi in particolare dei temi relativi agli impatti, ai rischi e alle politiche di mitigazione e adattamento, di resilienza, considerando gli effetti che si possono determinare sia a livello globale che locale;

    il nuovo soggetto, in coerenza con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e dell'Agenda 2030, dovrebbe essere in grado di includere e coordinare tutti i soggetti istituzionali e non, e vedere il pieno coinvolgimento anche degli organismi internazionali per approdare ad un approccio sistemico e multi-settoriale, che tenga conto di aspetti ambientali, sociali, economici e di governance, in considerazione della natura trasversale dei temi trattati;

    sicuramente, tra i vari profili del rischio climatico, quelli collegati all'acqua (aumento del livello del mare, sommersione delle aree a bassa elevazione, eventi estremi di mareggiate e alluvioni, intrusione salina, eccetera) risulterebbero quelli di interesse primario per il nuovo soggetto proprio in considerazione della specificità del contesto veneziano;

    la vulnerabilità e resilienza del patrimonio storico e culturale rappresentano un altro tema di specifico interesse, di eccezionale rilevanza e di eccellenza, date le specificità del contesto urbano veneziano e le esperienze acquisite dagli enti interessati;

    l'articolato territorio veneziano rappresenta pertanto un laboratorio ideale nell'ambito del quale sperimentare, in un contesto davvero operativo, soluzioni innovative di resilienza e adattamento, sfruttando non solo le competenze localmente acquisite, ma anche attraendo partner di rilevanza internazionale, sia di carattere pubblico che privato;

    tale soggetto assumerebbe anche una funzione particolare di attivatore e promotore di conoscenze, partendo dalla specificità di Venezia quale hot spot a livello Mediterraneo e mondiale, per affrontare e risolvere problemi comuni a molte altre città, come Amsterdam, Miami, Marsiglia, Giacarta, solo per citarne alcune,

impegna il Governo:

   ad attivarsi per promuovere la costituzione con sede a Venezia, di un nuovo organismo di studio e ricerca sui cambiamenti climatici con i seguenti obiettivi:

    a) analisi, modellazione e valutazione integrata (sociale, economica e ambientale) degli effetti (positivi e negativi) dei cambiamenti del clima e di altri fattori (ad esempio sociali ed economici) operanti su scale diverse;

    b) analisi di vulnerabilità e resilienza;

    c) definizione di politiche, strategie e piani di mitigazione (riduzione delle emissioni di gas clima alternati e rimozione di gas clima alteranti dall'atmosfera);

    d) definizione di politiche, strategie e piani per la resilienza e l'adattamento ai cambiamenti climatici, e più in generale la gestione sostenibile dei sistemi sociali e ambientali sotto l'effetto dei cambiamenti globali;

    e) supporto alle decisioni per l'individuazione di opzioni preferibili ai diversi livelli e misure specifiche;

    f) sviluppo di conoscenza (knowledge) a supporto della definizione e implementazione di politiche per la lotta agli impatti negativi dei cambiamenti climatici e la gestione dei rischi ad essi connessi;

    g) sviluppo di approcci e strumenti (tools) per l'analisi di vulnerabilità, la modellazione degli impatti e la definizione di opzioni di resilienza e adattamento;

    h) creazione di servizi (climate resilience e adaptation service) finalizzati a supportare la definizione, di politiche, piani e strategie di gestione sostenibile, resilienza e adattamento;

    i) creazione di strumenti e servizi finalizzati a supportare la definizione di politiche, piani e strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici;

    l) sviluppo e gestione di network estesi (networking), anche al fine di completare le competenze disponibili sia localmente, che a livello internazionale;

    m) organizzazione di iniziative ed eventi di formazione e sensibilizzazione delle società civile (training e capacity building) e coinvolgimento della medesima al fine di co-produrre le conoscenze necessarie per la definizione di politiche, strategie e piani di mitigazione.
(7-00307) «Pellicani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   LOSACCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che tal dottor Antonio Mattia sarebbe stato nominato dal Ministro per il Sud, senatrice Barbara Lezzi, quale componente del comitato di indirizzo per la Zes Jonica interregionale che ricomprende i territori di Puglia e Basilicata;

   il dottor Antonio Mattia è stato il candidato del MoVimento 5 Stelle a presidente della regione nel rinnovo del consiglio regionale della Basilicata, tenutosi con le elezioni del 24 marzo 2019;

   Mattia ottenne 332 voti sulla piattaforma Rousseau, diventando così il candidato per il Movimento alle elezioni regionali dove è giunto terzo dopo le coalizioni di centrodestra, vincente, e di centrosinistra;

   nell'ambito di questa sua nuova veste di componente del comitato di indirizzo avrebbe già partecipato ad una riunione della cabina di regia della Zes svoltasi a Roma, con il presidente dell'autorità di sistema portuale di Taranto e gli assessori competenti di Puglia e Basilicata –:

   se il Presidente del Consiglio dei Ministri sia stato pienamente informato dei presupposti della suddetta nomina, quali siano state le ragioni che hanno indotto il Ministro per il Sud a orientarsi su tale scelta e se non ritenga assolutamente inopportuna tale nomina, valutando anche di approfondire eventuali elementi di incompatibilità.
(3-00949)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dagli organi di informazione un volontario della Croce rossa di Loano sarebbe stato insultato per il colore della sua pelle;

   Umar Nuri, 25 anni, questo il nome del volontario originario del Ghana, da quasi un anno presta servizio presso la Croce rossa della località ligure;

   l'episodio si sarebbe verificato il 3 agosto 2019 durante una sagra organizzata dal comitato di Loano per finanziare l'acquisto di una nuova ambulanza;

   Nuri stava distribuendo dei gadget sul lungomare insieme a un'altra volontaria quando una persona lo ha offeso più volte con frasi del tipo «Tu sporchi la divisa che indossi», per poi allontanarsi;

   immediata è stata la difesa dell'operatore da parte dei vertici locali della Cri si è registrata anche una comprensibile indignazione per insulti figli di un pessimo e pericoloso clima culturale che si è ingenerato negli ultimi mesi;

   si tratta di un episodio gravissimo che non va affatto derubricato –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, attraverso i propri competenti dipartimenti, affinché nei confronti del volontario della Croce rossa giunga la solidarietà del Governo e, soprattutto, per contrastare questa pericolosissima cultura discriminatoria.
(3-00950)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   ad un anno dal crollo del Ponte Morandi di Genova, che è costato la vita a 43 persone, si continuano a registrare enormi disagi per abitanti e operatori economici della Val Polcevera;

   dal punto di vista infrastrutturale la chiusura permanente di ben tre su quattro strade di collegamento della Valle costituisce una criticità enorme per l'accessibilità e la mobilità per residenti e attività;

   la viabilità è costantemente sotto stress e sono numerose le difficoltà quotidiane che i residenti della zona devono affrontare per poter effettuare anche brevi spostamenti in città;

   la farraginosità delle misure contenute nel decreto-legge n. 109 del 2018, convertito, con modificazioni dalla legge n. 130 del 16 novembre 2018, in particolare agli articoli 4-ter e 8, non ha consentito di salvaguardare numerose attività economiche;

   diverse associazioni di categoria hanno evidenziato come da suddette misure agevolative sono state escluse molte imprese e in particolare quelle a responsabilità limitata;

   viene contestato il tempo intercorso tra la quantificazione dei danni e l'accesso alle misure di sostegno;

   i risarcimenti previsti da Aspi (Autostrade per l'Italia) sono del tutto esigui e irrilevanti rispetto ai danni subiti dal tessuto economico e produttivo della Val Polcevera;

   non sarebbe stata ancora fornita dal commissario l'informativa sulla destinazione delle donazioni che numerose associazioni hanno destinato alla comunità colpita dal crollo del Ponte;

   l'andamento dei lavori fa presupporre un allungamento dei tempi previsti per la realizzazione del nuovo manufatto infrastrutturale, con la conseguenza di vedere protratti i disagi per l'intera comunità della vai Polcevera;

   suddetti disagi sono da valutarsi anche in termini di salute, poiché l'esposizione a polveri è notevolmente aumentata con ripercussioni per quel che riguarda patologie respiratorie per la popolazione in questione;

   non va affatto sottovalutata la questione anche residenziale e della svalutazione che gli immobili hanno subito a seguito del tragico evento;

   occorrerebbero misure più incisive per fermare dinamiche speculative e per porre in essere strumenti di incentivazione che tutelino la residenzialità per riqualificare il territorio –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per richiamare il commissario e la struttura commissariale ad una maggiore efficacia nell'affrontare e risolvere le suddette criticità ed individuare percorsi, d'intesa con le comunità residenti, a tutela della qualità della vita, per migliorare servizi e collegamenti, nonché per supportare le attività economiche presenti, in particolare con esenzioni per il pagamento di contribuiti ed estendendo gli sgravi alle srl e agli esercizi che, pur non avendo chiuso, hanno subito gravi ripercussioni, per il rilancio complessivo della val Polcevera.
(3-00951)


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 agosto 2019 si è registrato un vastissimo incendio, si presume per lo scoppio di una bombola di gas, presso un capannone che avrebbe dovuto ospitare attività produttive nel progetto denominato «La Felandina» nei pressi di Metaponto di Bernalda (Matera), e che da mesi si è trasformato in un precario e insalubre accampamento di centinaia di immigrati, e che è costato purtroppo la vita ad una giovane immigrata di 28 anni, nata a Lagos e madre di due bimbi lasciati nel suo paese di origine;

   i media e le organizzazioni sindacali parlano purtroppo di tragedia annunciata;

   da tempo la situazione è diventata insostenibile;

   il sindaco di Bernalda aveva emanato ordinanza di sgombero;

   la Chiesa, le associazioni di volontariato e i sindacati hanno cercato, fino ad oggi, di aiutare in qualche modo attraverso la solidarietà chi vive in quelle condizioni;

   nella maggior parte dei casi si tratta di lavoratori stagionali, spesso irregolari, impegnati nelle attività agricole del comprensorio;

   le condizioni di vita sono assolutamente disumane e a rischio di emergenza sanitaria soprattutto con il caldo –:

   se il Governo sia pienamente a conoscenza di quanto riportato in premessa, perché fino ad oggi non siano state poste in essere iniziative per evitare che si venisse a determinare una situazione emergenziale come quella di cui in oggetto, se intenda attivarsi per consentire il rientro della salma della vittima dell'incendio nel suo Paese, presso la sua famiglia, e quali iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il ripetersi di episodi drammatici come questo e individuare sistemazioni, anche attraverso l'intervento della Protezione civile, rispettose della dignità umana per i lavoratori impegnati nel comprensorio e contrastando ogni forma di sfruttamento illegale di manodopera.
(3-00952)


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un interessantissimo articolo pubblicato dal quotidiano «La Repubblica» in data 7 agosto 2019 che il Governo sarebbe in pressing su Autostrade per l'Italia con una richiesta fatta pervenire in via informale ai vertici Aspi dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ricontrattare la concessione e riavviarla su nuove basi, con un termine quello del 14 agosto 2019 ad un anno dalla tragedia del Ponte Morandi;

   la ricostruzione dei fatti riportata dalla testata giornalistica evidenzia come ciò che fino ad oggi era stato smentito con forza dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri Di Maio e dal Ministro Toninelli, e cioè che i dossier Autostrade e Alitalia fossero distinti e separati, con tanto di dichiarazioni dure e assertive, è una falsità;

   in verità i due dossier si intersecano in maniera palese per ammissione dello stesso Governo poiché tra il 14 agosto 2019 e il 15 settembre 2019, e cioè esattamente in un mese, si incroceranno le questioni della revoca o rinegoziazione della concessione per Aspi e il closing per dar vita alla nuova cordata per salvare Alitalia;

   poiché gli stessi Ministri interessati nei mesi scorsi avevano addirittura escluso l'ingresso di Atlantia nella questione Alitalia, usando parole addirittura «attenzionate» da Consob ad interesse della tutela del pubblico risparmio e per verificare eventuali meccanismi speculativi, per essere poi smentiti nei fatti con l'adesione di Atlantia alla cordata Fs-Delta-Mef e con dichiarazioni di plauso all'operazione da parte degli stessi;

   questa approssimazione preoccupante dei Ministri di settore rischia di avere conseguenze nefaste per l'intero sistema economico italiano e, in particolare, nel settore trasporti –:

   se quanto riportato dal quotidiano La Repubblica corrisponda al vero e cioè che i due dossier Autostrade-Alitalia siano tutt'altro che separati ma simbiotici, con tutto ciò che ne consegue, e se non ritenga conseguentemente di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare che la gestione di vertenze delicatissime sia trattata esclusivamente secondo interessi di partito.
(3-00954)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   una nuova eccezionale ondata di maltempo ha colpito il territorio lecchese;

   a causa di forti piogge registrate in data 6 agosto 2019 si sono verificati smottamenti e l'esondazione di numerosi corsi d'acqua;

   particolarmente colpite sono la Valsassina e il Valvarrone;

   un vasto movimento franoso ha investito il territorio del comune di Casargo e, in particolare, la frazione montana di Codesino;

   risultano più di 150 le persone evacuate proprio a Casargo;

   ingenti danni si registrano al sistema viario e per quanto concerne il comparto agricolo;

   gli allevatori e centinaia di capre e mucche sono bloccati in diversi alpeggi rimasti isolati;

   si fa presente che tutta la zona era già stata colpita recentemente da altre ondate di maltempo quindi, il conto dei danni si è ulteriormente incrementato –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza per deliberare lo stato di emergenza per le zone colpite e procedere rapidamente ad una quantificazione dei danni per attivare tutte le procedure relative al riconoscimento dello stato di calamità.
(5-02694)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   già il 27 settembre 1928 uno scoppio verificatosi nel Laboratorio caricamento proiettili di Piacenza ebbe come tragica conseguenza la morte di 13 dipendenti, oltre tre feriti;

   l'8 agosto 1940, alle ore 14.25, un boato improvviso scosse la città di Piacenza: in due terrificanti esplosioni, una a pochi secondi di distanza dall'altra, verificatesi all'interno di due polveriere del Laboratorio caricamento proiettili, posto in Via Emilia Pavese, rimasero uccise 47 persone e 795 ferite, diverse delle quali destinate a rimanere invalide;

   risulta che allora vennero svolte, almeno ufficialmente, due inchieste: una da parte della magistratura, l'altra dalle autorità militari. Le conclusioni, tuttavia, basate su perizie tecniche, non vennero mai pubblicate. Non essendosi proceduto nei confronti di alcuno, si deve ipotizzare che non siano state accertate responsabilità;

   inoltre, ma non vi sono al riguardo conferme, parrebbe che a Piacenza vennero inviati da Roma, per seguire le indagini, anche alti funzionari della pubblica sicurezza e dell'Ovra (la polizia politica di allora), ma anche in ordine agli eventuali rapporti di servizio resi da questi ultimi nulla è mai trapelato;

   dei documenti dell'epoca – che se resi pubblici ed esaminati subito dopo la conclusione della guerra 1940-1945 avrebbero probabilmente contribuito all'emergere della verità – non c'è stato esame neppure in seguito, la qualcosa non ha permesso di chiarire le cause di quanto avvenne quel giorno sicché – a distanza di quasi 50 anni – non è possibile affermare, con certezza, se fu un tragico incidente a provocare morte e distruzione quell'8 agosto 1940 o si trattò di un vile e sanguinario attentato volto a colpire l'ingranaggio nodale di un'industria bellica di rilievo –:

   se, d'intesa e per quanto di competenza anche con i Ministri della difesa, dell'interno, della giustizia, per i beni e le attività culturali in ragione di quanto eventualmente depositato presso i relativi Ministeri, intenda rendere disponibili tutti i documenti riguardanti la vicenda in esame e/o quanto meno renderne noti i contenuti, attivandosi, altresì, affinché una copia degli stessi sia depositata presso l'Archivio di Stato di Piacenza per facilitarne la consultazione in ambito locale.
(5-02695)


   PELLICANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sin dal 2011 le inchieste sulla presenza della criminalità organizzata nel Veronese, hanno accertato collegamenti, sul territorio, con la mafia siciliana;

   in particolare, si sarebbe evidenziata la presenza di emissari collegati al noto capo cosca di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro e sarebbe emerso come a curare gli interessi sul territorio per il boss siciliano fosse Vito Nicastri, imprenditore di origini trapanesi, attivo nel settore delle energie rinnovabili e sottoposto, nel settembre 2010, a misura di prevenzione personale e patrimoniale ai sensi della normativa antimafia, adottata dal tribunale di Trapani e basata sostanzialmente sui rapporti del predetto Nicastri con esponenti della criminalità organizzata mafiosa siciliana, tra cui proprio Matteo Messina Denaro, nelle attività connesse alla produzione di energia eolica;

   tali circostanze, evidenziate anche nel corso della missione della Commissione antimafia in Veneto il 17 e 18 luglio 2019, assumono particolare rilievo oggi che Nicastri è in carcere da mesi con l'imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa, autoriciclaggio, corruzione e intestazione fittizia di beni, accusato, non solo di essere uno dei finanziatori e dei protettori di Messina Denaro, boss di Cosa Nostra, ma anche di essere persona di collegamento con il potere politico, assieme all'avvocato Francesco Paolo Arata, ex parlamentare di FI ed ex consulente della Lega, nonché socio dello stesso Nicastri nel settore delle energie rinnovabili;

   come riportato anche dalla stampa, Nicastri e il figlio Manlio, entrambi agli arresti domiciliari, starebbero collaborando con la giustizia, rivelando, tra le varie cose, anche elementi utili in riferimento alla vicenda che riguarda l'ex sottosegretario Armando Siri, anch'egli indagato per corruzione e autoriciclaggio;

   a proposito dei contatti tra l'ex sottosegretario Armando Siri e Francesco Paolo Arata, socio di Vito Nicastri nell'eolico, scrive il quotidiano la Repubblica il 21 luglio 2019: «Due supertestimoni accusano Armando Siri (...). Sono Vito Nicastri, il “re” dell'eolico ritenuto vicino ai clan, e suo figlio Manlio. Fino a qualche mese fa, erano i soci occulti di un grande amico di Siri, Francesco Paolo Arata, il consulente della Lega per l'energia intercettato dalla Dia di Trapani mentre diceva a suo figlio e al figlio di Nicastri: “Gli do 30.000 euro perché sia chiaro tra di noi. Io ad Armando Siri ve lo dico...”»;

   il settimanale l'Espresso del 28 luglio 2019, riporta, a proposito di un prestito da 750 mila euro, che sarebbe stato concesso a Siri direttamente dal direttore generale della Banca agricola commerciale di San Marino, Marco Perotti: «Un banchiere di Verona che era stato capo-area per il Veneto di un istituto italiano»;

   alla riunione decisiva con Siri per la concessione del prestito, secondo l'Espresso avrebbero partecipato, oltre a Perotti, il vicedirettore della Bac e, il responsabile di una filiale dello stesso istituto di credito e una consulente esterna. Questa consulente esterna, che risulta essere la mediatrice tra Siri e Perotti, vive a Verona e sarebbe la figlia di un industriale veronese –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito al radicamento della criminalità organizzata sul territorio veronese, anche nell'ambito delle attività economiche e di credito, e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per tutelare l'economia sana di una delle aree più competitive d'Europa.
(5-02697)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2019, a pochi passi dal cimitero di Ossero, sull'isola di Lussino, in Croazia, è stata rinvenuta una fossa comune dalla quale sono stati estratti i poveri resti di una trentina di soldati appartenenti alla Decima Flottiglia Mas. Soldati che, in netta inferiorità numerica, tentarono fino all'ultimo di arginare l'avanzata dell'esercito jugoslavo;

   chi sopravvisse venne portato ad Ossero, costretto a scavarsi la fossa e poi fucilato dall'esercito di Tito, su quello che era ancora suolo italiano;

   giova ricordare che i Caduti di Ossero, che al tempo era un comune della provincia di Fiume, sono morti all'interno dei confini d'Italia. Pertanto, andrebbero doverosamente tumulati a Redipuglia (TS) o a Oslavia (GO), i nostri Sacrari più vicini a Lussino –:

   se alla luce di quanto sopra evidenziato, il Governo non ritenga doveroso assumere un impegno affinché questi soldati, uccisi sul suolo italiano, possano riposare assieme a tutti gli altri combattenti che hanno lasciato la propria vita sul suolo patrio.
(4-03512)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nella tarda mattinata di venerdì 2 agosto 2019 una vasta parte del territorio della provincia di Piacenza è stata investita da una incessante grandinata;

   l'evento atmosferico ha interessato, in particolare, la Valtrebbia, la Valtidone, la Valchero e la Valluretta, con grave nocumento per le coltivazioni con particolare riferimento al mais, al pomodoro ed alla vite;

   le testimonianze descrivono uno scenario surreale, con campi del tutto ricoperti di ghiaccio, tant'è che è possibile ipotizzare la perdita del raccolto nella misura del 70 per cento;

   sono stati rilevati altresì ingenti danni, causati dal forte vento, anche alle strutture ed alle autovetture;

   i dirigenti delle associazioni locali dei sindacati degli agricoltori, per altro, denunciano come questi accadimenti non siano più saltuari, ma rappresentino un vero e proprio mutamento del clima, attestato dalle 462 tempeste di acqua, vento e ghiaccio che hanno investito l'Italia dall'inizio dell'estate –:

   se i fatti siano noti al Governo e quali iniziative intenda assumere al riguardo, con riferimento anche alla imminente richiesta di deliberazione, per quel territorio, dello stato di emergenza da parte della regione Emilia-Romagna, nonché di riconoscimento dello stato di calamità naturale per i danni all'agricoltura.
(4-03516)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sconvolge e desta preoccupazione quanto sta emergendo a carico dell'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, divenuto famoso nel mondo per il suo «modello» di accoglienza e integrazione;

   secondo quanto emerge da fonti di stampa che riportano stralci delle intercettazioni registrate, sembrerebbe che i fondi destinati all'accoglienza dei profughi venissero utilizzati per ristrutturare appartamenti, comprare mobili e arredi, di cui non usufruivano, però, gli immigrati bisognosi ospiti nel piccolo paese in provincia di Reggio Calabria;

   gli immobili, esclusivamente dedicati all'accoglienza dei migranti e inseriti nell'elenco della prefettura di Reggio Calabria, sarebbero stati impiegati illecitamente per ospitare attori e troupe impegnati nelle riprese di una fiction Rai;

   ad «inchiodare» Lucano ci sarebbero alcune intercettazioni telefoniche, da cui emerge, addirittura, che il sindaco avrebbe negato ad una collaboratrice la possibilità di ospitare in un alloggio dello Sprar una migrante con quattro figli, in modo da lasciare libero per l'attore l'alloggio che sarebbe stato appositamente ristrutturato;

   secondo la ricostruzione – come riportata sempre da fonti di stampa – della Guardia di Finanza, ci sarebbe stata «la distrazione di fondi dell'accoglienza per l'acquisto di arredi e suppellettili per le abitazioni utilizzate per il Riace Film Festival» ed «era Lucano il presidente di fatto di Città Futura», la coop che gestiva tutto il sistema di accoglienza a Riace e, soprattutto, incassava i fondi pubblici;

   dalle intercettazioni telefoniche è emerso che anche Francesca Re David, ai tempi neoeletta segretaria generale della Fiom, avrebbe usufruito dell'ospitalità di Lucano, che avrebbe creato un vero e proprio business, gestito anche con l'aiuto delle donne a lui vicine, incaricate di dividere gli appartamenti tra tutti gli ospiti del Riace Film Festival;

   per accompagnare gli ospiti e pulire le case veniva utilizzato «impropriamente» il personale di Città Futura che, invece, avrebbe dovuto occuparsi solo ed esclusivamente dei migranti;

   se venisse confermato quanto emerso nell'inchiesta «Xenia», e portato alla luce anche grazie alle inequivocabili intercettazioni pubblicate dal Giornale, quello di Mimmo Lucano rappresenterebbe tutt'altro che un modello di accoglienza e integrazione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, considerata la gravità dei fatti, quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire la massima trasparenza nell'impiego dei finanziamenti destinati all'accoglienza dei migranti e impedire che il «modello Riace» si ripeta sul territorio nazionale.
(4-03527)


   CANTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il 27 e 28 luglio 2019, alcune zone del territorio della regione Toscana sono state colpite da un evento meteo di particolare eccezionalità. Infatti, l'evento meteorico che si è abbattuto tra le provincie di Arezzo, Firenze, Grosseto, Lucca e Siena si è caratterizzato per il susseguirsi di temporali con intense e straordinarie piogge associate a fulminazioni, colpi di vento ed eventi grandinigeni. Tali fenomeni, a causa della crisi del sistema di drenaggio urbano, del reticolo idraulico minore e il trasporto diffuso di detriti, hanno causato gravi effetti di alluvionamento di intere frazioni e aree produttive e il danneggiamento di infrastrutture viarie, del reticolo idraulico e fognario, nonché danni diffusi al patrimonio pubblico e privato, alle attività produttive e a quelle agricole dei territori provinciali di Arezzo, Firenze, Grosseto, Lucca e Siena. Per tali motivi la regione Toscana, con propria determinazione n. 113 del 29 luglio 2019, ha provveduto tempestivamente a dichiarare lo stato di emergenza regionale e a chiedere lo stato di emergenza nazionale ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018. Nei giorni successivi, agli eventi calamitosi, è stata intrapresa una tempestiva stima dei danni da parte della regione che ha portato a una prima quantificazione pari a a 46 milioni di euro. In considerazione dell'evolversi della situazione post emergenza e degli ingenti danni arrecati a beni pubblici, privati e alle attività produttive ed agricole è necessario, a tutela degli stessi, ripristinare quanto prima lo stato dell'ambiente e la messa in sicurezza dei territori, predisponendo anche strumenti finanziari volti ad accelerare e supportare il ritorno alla normalità –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri abbia intenzione, alla luce degli eventi calamitosi che hanno colpito le province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Lucca e Siena, di promuovere la deliberazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018 e quali siano gli strumenti economico-finanziari a supporto delle imprese produttive e agricole, gravemente colpite dagli eventi, che ha intenzione di attivare al fine di riportare questi territori alla situazione di normalità.
(4-03539)


   BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ancora una volta la provincia di Lecco paga un prezzo pesantissimo alla forza della natura;

   dopo Dervio, immagine recentissima dei danni che possono arrecare acqua e fango, è stato il turno di Casargo, località montana della Valsassina travolta la sera del 6 agosto 2019 da una estesa frana;

   ancora una volta è stato straordinario l'intervento dei soccorsi, vigili del fuoco e Protezione civile su tutti, ma, al contempo, ancora una volta un paese è stato stravolto e sconvolto dalla furia del «combinato disposto» acqua e fango;

   non si registrano vittime, ma è un caso fortuito, e sono circa ottanta gli sfollati;

   la provincia di Lecco presenta vaste zone montuose e collinari, ricche di acqua e morfologicamente a rischio in caso di maltempo;

   il territorio va messo in sicurezza e occorre che lo Stato faccia la sua parte, investendo risorse in questa provincia a rischio perenne e con una rete infrastrutturale troppo debole –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per affrontare nel modo migliore l'ennesima emergenza registrata sul territorio lecchese;

   se non sia il caso di predisporre un piano d'intervento straordinario a breve e medio termine per la messa in sicurezza del territorio in questione e delle relative infrastrutture di trasporto.
(4-03540)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i confini tra Italia e Francia nella zona del massiccio del Monte Bianco sono da tempo oggetto di una controversia internazionale, riguardante la cima del Monte Bianco e la zona del Colle del Gigante – Punta Helbronner, di rilievo per l'Italia come punto di arrivo della funivia proveniente da Courmayeur e come sito dello storico rifugio Torino;

   questa controversia nasce dalle cartografie ufficiali francesi in cui i confini di Stato vengono tracciati in violazione dei trattati internazionali. Infatti, sia il Trattato di Torino del 24 marzo 1860 (con la «Convenzione di delimitazione delle frontiere» del 7 marzo 1861), sia il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, stabiliscono che la frontiera tra l'Italia e la Francia corre sullo spartiacque, ovvero sulla linea displuviale nel massiccio del Monte Bianco. In base a questa impostazione il confine passa sulla cima del Monte Bianco e sulla displuviale del Colle del Gigante, lasciando una consistente porzione di Punta Helbronner e tutta la zona circostante il rifugio Torino nel territorio italiano;

   nonostante ciò, le autorità francesi hanno assunto decisioni amministrative prevedendo l'inclusione nel territorio francese sia della vetta del Monte Bianco sia di una estesa zona nell'area del Colle del Gigante;

   la situazione si è aggravata nel 2015 a seguito dell'apertura al pubblico dell'impianto funiviario italiano denominato «Skyway Monte Bianco» (che collega Courmayeur con Punta Helbronner) e del successo commerciale ottenuto in concorrenza con l'omologo impianto francese di Chamonix. Su incarico del sindaco di Chamonix, senza alcuna concertazione con le autorità italiane, sono stati istallati dei sistemi di chiusura al cancello che il gestore funiviario italiano aveva posizionato sulla terrazza del rifugio Torino per motivi di sicurezza, impedendo il diretto accesso dal rifugio al Ghiacciaio del Gigante e alle cime del massiccio. Anche grazie all'interrogazione presentata all'epoca dal senatore Aldo Di Biagio, si giunse ad un accordo tra i due Paesi, con il quale si stabiliva che in futuro nessuna parte avrebbe intrapreso atti unilaterali sulle porzioni di territorio interessate;

   questo accordo è stato violato dai comuni di Chamonix e di Saint-Gervais che, con un'ordinanza congiunta, il 27 giugno 2019 hanno vietato il sorvolo in parapendio in tutta la zona circostante la vetta del Monte Bianco, invadendo anche il territorio ricadente sotto la sovranità italiana. L'Istituto geografico militare, ricevuta la segnalazione dell'ordinanza dalla Guardia di finanza di Entrèves (Courmayeur), ha informato il Maeci, invitando la Farnesina ad attivarsi per trovare una soluzione. La Procura di Aosta ha aperto un fascicolo, mentre il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, ha inoltrato la documentazione alla regione Valle d'Aosta, chiedendo di fissare un incontro per discutere la questione;

   questo contenzioso, oltre il rilevante significato simbolico e politico della sovranità nazionale sulla vetta del Monte Bianco da cui l'Italia non può essere esclusa, ha ricadute sulla gestione di importanti attività economiche e sulle responsabilità amministrative e giudiziarie in tema di sicurezza e gestione dei soccorsi –:

   quali iniziative intendano intraprendere:

    a) per tutelare l'interesse nazionale e la sovranità dello Stato italiano nelle aree del Monte Bianco descritte in premessa;

    b) per supportare le istituzioni territoriali coinvolte (il comune di Courmayeur e la Regione autonoma della Valle d'Aosta) nella gestione dei problemi amministrativi ed economici relativi alle attività turistiche, sportive ed alpinistiche che si svolgono in quelle zone nevralgiche per l'accesso al massiccio e alla vetta del Monte Bianco;

    c) per giungere alla definitiva risoluzione di un contenzioso diplomatico che si trascina ormai da oltre 70 anni, durante i quali l'Italia a parere dell'interrogante ha sempre subito le iniziative unilaterali ed arbitrarie delle autorità francesi.
(4-03541)


   FASANO, FERRAIOLI e CASCIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da qualche anno la città di Battipaglia è interessata dal problema di emissioni maleodoranti causate dalla lavorazione dei rifiuti, in particolare da quelli organici, soprattutto nelle ore serali e nelle prime ore del mattino. I miasmi provocano seri problemi alla vita dei cittadini, costretti praticamente a vivere segregati in casa, con gli infissi chiusi anche d'estate, per evitare che il cattivo odore entri nelle case. Durante questa estate i miasmi si stanno manifestando in maniera ancora più forte e per più ore al giorno;

   dai controlli effettuati sembra che la causa principale delle esalazioni sia da attribuire allo Stir di Battipaglia e al sito di compostaggio di Eboli;

   lo Stir di Battipaglia si trova su un terreno di proprietà della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento Protezione civile. Esso è gestito dalla Ecoambiente Salerno s.p.a., società partecipata dall'ente provincia di Salerno, in virtù di autorizzazione ambientale della regione Campania n. 190 del Dd dell'11 agosto 2015. Nell'impianto, vecchio e obsoleto, si provvede al trattamento del rifiuto indifferenziato di tutti i comuni della provincia di Salerno. In tal caso, oltre ai problemi derivanti ai miasmi, sono facilmente immaginabili anche quelli causati dalla presenza giornaliera di decine di autocarri che ivi transitano dagli altri comuni per raggiungere l'impianto;

   l'impianto di compostaggio di Eboli è di proprietà del comune di Eboli ed è gestito dalla Ladurner ambiente s.p.a.. Esso provvede alla trasformazione della frazione umida del rifiuto in compost. A causa di circostanze geografiche i cattivi odori provenienti dal sito si avvertono unicamente in tutta la città di Battipaglia;

   da molto tempo l'amministrazione di Battipaglia ha segnalato il problema alla regione Campania, alla provincia di Salerno, al comune di Eboli, all'Arpac, all'Asl, al Noe dei Carabinieri e all'autorità giudiziaria;

   a supporto di quanto affermato vi sono numerosi sopralluoghi effettuati dal comando della polizia municipale di Battipaglia e dell'Arpac, con diverse analisi della qualità dell'aria effettuate dall'Arpac e da società private;

   sul territorio del comune di Battipaglia proliferano da alcuni anni oltre venti imprese private che trattano rifiuti;

   in data 3 agosto 2019 si è sviluppato un violento incendio presso la New Rigeneral Plast, ex Sele spa, ubicata nella zona industriale di Battipaglia, bruciando un intero deposito di ecoballe da 40.000 metri quadrati, sprigionando una nube nera e maleodorante che ha invaso per ore l'intera città;

   negli ultimi due anni sono stati almeno quattro gli incendi che hanno coinvolto impianti che trattano rifiuti nel comune di Battipaglia;

   Battipaglia e la Piana del Sele vivono da anni sulla pelle dei propri cittadini il problema rifiuti;

   l'amministrazione comunale di Battipaglia aveva già emesso un'ordinanza di sgombero a carico della New Rigeneral Plast e che, a seguito dell'inottemperanza del privato, aveva nel giugno 2019 formalmente attivato la procedura di sito contaminato, in base alla normativa in materia ambientale. Tale procedura obbligava la provincia di Salerno e la regione Campania a procedere alla bonifica, che purtroppo non è stata mai realizzata:

   il territorio di Battipaglia è conosciuto in tutto il mondo per la sua produzione agricola ed alimentare e, invece, la situazione legata al problema rifiuti potrebbe compromettere lo sviluppo economico dell'area, già penalizzata dalla crisi economica e che per questo è stata inserita dal Ministero dello sviluppo economico e dalla regione Campania nelle aree di crisi complessa e nella Zes –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano adottare per scongiurare l'ormai annunciato disastro ambientale nel comune di Battipaglia e nell'intera area della Piana del Sele.
(4-03543)


   ZOFFILI, FORMENTINI, BAZZARO, BIANCHI, BILLI, CAFFARATTO, COIN, COMENCINI, ANDREA CRIPPA, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GIGLIO VIGNA, GRIMOLDI, IEZZI, MAGGIONI, MURELLI e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il giornale francese «Le Figaro» ha riportato la notizia secondo la quale l'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei, Sandro Gozi, è stato nominato incaricato di missione per i rapporti con il Parlamento europeo del Governo francese, fino a quando non ricoprirà la carica di Europarlamentare in qualità di rappresentante della forza politica «Reinassance» di Emmanuel Macron, con la quale si è candidato alle scorse elezioni europee;

   in seguito alla possibile definitiva uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, i parlamentari inglesi lasceranno l'Europarlamento il 31 ottobre 2019, Sandro Gozi ne diverrà infatti componente in quota francese;

   nei fatti, Sandro Gozi ricopre il ruolo che ha ricoperto fino a pochi mesi fa nel Governo italiano, venendo a conoscenza di posizioni e interessi riservati;

   come è stato sottolineato anche dal vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini, «Gozi, già Sottosegretario agli affari europei con Renzi e Gentiloni, con la benedizione di Macron viene ora nominato, stesso ruolo, nel Governo francese. Immaginate di chi facesse gli interessi questo personaggio quando era nel governo italiano (...)» –:

   se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, considerato che a parere degli interroganti è da rilevare un palese «conflitto di interessi» e un precedente particolarmente inopportuno che potrebbe danneggiare gli interessi italiani nei consessi internazionali e nelle trattative in seno all'Unione europea.
(4-03549)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIANA, DAGA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 27 luglio 2019 nella zona industriale di Porto Torres (Sassari) si è verificato un incendio che ha interessato un deposito di rifiuti speciali della società «È Ambiente Srl» e l'adiacente stabilimento di produzione vernici ex «Inversol»;

   le fiamme sono state domate dopo sei ore di duro lavoro da parte dei vigili del fuoco che nei giorni successivi hanno completato gli interventi nei 5.600 metri quadrati messi sotto sequestro dalla procura della Repubblica di Sassari;

   si apprende da fonti stampa che a bruciare siano stati dei rifiuti, anche speciali, gestiti dalla «È Ambiente Srl», che si occupa del trattamento degli stessi, nonché solventi della «Inversol». La nube tossica, spinta dal forte vento verso la città, ha costretto il sindaco ad emanare un'apposita ordinanza con la quale ha disposto l'annullamento delle manifestazioni di intrattenimento previste per la sera e le attività all'aperto nei locali pubblici;

   nonostante dai primi rilievi effettuati dall'Arpas risulti che i parametri delle eventuali sostanze inquinanti presenti nell'aria si trovassero entro i limiti previsti dalla legge, si deve comunque osservare che le attività di spegnimento hanno generato un consistente quantitativo di liquidi costituito da solventi organici ed acqua di spegnimento, oltre che materiali incombusti di piccole dimensioni:

   allo stato attuale non è ancora stato individuato un idoneo sito di stoccaggio per le acque fuoriuscite dal capannone, che sono state accumulate all'interno di circa venti autobotti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche avvalendosi del comando carabinieri per la tutela ambientale, al fine di verificare, considerata la tipologia dei rifiuti presenti nello stabilimento, lo stato dei luoghi e il livello di contaminazione dell'ambiente.
(5-02699)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPA, FARO, NAPPI, DEIANA e BARBUTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, «Testo Unico dell'Ambiente», stabilisce come obiettivo primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, la salvaguardia delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;

   in materia di autorizzazioni allo scarico delle acque reflue domestiche sul suolo è vigente il sopra citato decreto recante disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole;

   da un articolo pubblicato sulla pagina web «IlCentro» in data 27 luglio 2019 titolato «Scarichi fognari inadeguati, l'Abruzzo nella lista nera dell'Europea» si apprende che la Commissione europea ha avviato una nuova procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia, perché sono 13 le regioni che hanno centri urbani (con oltre 2 mila abitanti) con sistemi di raccolta fuori norma;

   nello specifico la Commissione europea avrebbe deciso di inviare all'Italia un parere motivato, seconda fase della procedura di infrazione, perché 237 agglomerati (centri urbani o parti di centri urbani) con oltre 2.000 abitanti non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane. Tra le regioni interessate vi sono Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, e tale parere precederebbe il passaggio del deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea a quasi circa un anno dall'avvio formale dell'infrazione;

   sul capitolo acque reflue l'Italia sta subendo anche altre tre procedure di infrazione: una di queste ha già portato la Corte di giustizia dell'Unione europea a condannare il nostro Paese a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre settanta centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie e adeguati depuratori;

   l'infrastruttura fognaria è un complesso labirinto invisibile sotterraneo che, per quanto non sia all'avanguardia tecnologica in Italia, permette la raccolta e il convogliamento delle acque reflue domestiche, industriali e urbane;

   sul sito on-line «asvis.it» si legge che il target 9.4 del goal 11 dell'Agenda Onu 2030 recita: «Entro il 2030, aggiornare le infrastrutture e ammodernare le industrie per renderle sostenibili, con maggiore efficienza delle risorse da utilizzare e una maggiore adozione di tecnologie pulite e rispettose dell'ambiente e dei processi industriali, in modo che tutti i paesi intraprendano azioni in accordo con le loro rispettive capacità». Questo suggerisce un grande miglioramento in Italia per quel che riguarda il sistema di infrastrutture fognarie e di scarico delle acque reflue, in modo tale che non vengano disperse lungo il tragitto;

   la Commissione europea di recente aveva deciso, infatti, di deferire l'Italia dinanzi alla Corte di giustizia per aver disatteso le direttive sulla qualità dell'aria e quella sulle acque reflue. Rispetto alle acque reflue, la Commissione aveva ritenuto che lo Stato italiano non avesse rispettato l'obbligo di predisporre entro il 2005 dei sistemi di raccolta delle acque reflue urbane (reti fognarie) e dei sistemi di trattamento secondario o equivalente prima del loro scarico –:

   quali siano le principali cause di tale situazione di forte criticità che interessa le regioni citate in premessa, con particolare attenzione per l'Abruzzo, e quali iniziative di competenza intendano adottare o siano ritenute necessarie per l'opportuno trattamento delle acque reflue per evitare il degrado degli habitat naturali, garantire la tutela delle specie e superare il monitoraggio della Commissione europea.
(4-03511)


   CONTE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni giorni i cittadini della Valle del Sele, zona ad alta produzione intensiva in provincia di Salerno, lamentano la presenza su tutto il territorio di miasmi nauseabondi che rendono l'aria irrespirabile e determinano contraccolpi sulla salute delle persone e sulle condizioni di vita della comunità locale, già vittima del degrado della relativa fascia costiera diventata crocevia dello spaccio di droga e della prostituzione;

   il lezzo persistente che si solleva fin dalle prime ore del mattino e che costringe le persone a chiudersi in casa sembra provenire dalla zona industriale della città e, in particolare, dai numerosi impianti di trattamento dei rifiuti presenti sul territorio;

   in un tratto di meno di 7 chilometri, tra Eboli e Battipaglia, si è strutturata un'area industriale per il trattamento dei rifiuti con un numero imprecisato di impianti privati, capaci di trattare 2,5 milioni di tonnellate l'anno, e due impianti pubblici (Stir Battipaglia e Stir Eboli), che trattano rispettivamente circa 120 mila tonnellate l'anno di indifferenziato e 20 mila di organico;

   la presenza di miasmi nella zona è ricorrente, visto che da almeno due anni, periodicamente, si assiste a fenomeni di questo tipo;

   una polemica costante è in corso tra le amministrazioni comunali di Battipaglia ed Eboli sulle cause del fenomeno in questione, che si trascina da molto tempo; gli scambi di accuse tra le amministrazioni sugli impianti dei rispettivi territori, che sembrano segnalare l'incapacità degli enti locali di agire in modo incisivo sul tema, disorientano le comunità che si aspettano risposte chiare e interventi tempestivi in luogo delle polemiche;

   l'aria irrespirabile degli ultimi giorni ha spinto i cittadini a mobilitarsi, organizzando varie iniziative finalizzate alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni;

   nei giorni scorsi a protestare sono stati anche i lavoratori dell'azienda Cooper Standard di Battipaglia, che hanno denunciato di essere costretti a lavorare a porte chiuse, in condizioni che è agevole immaginare, per non essere invasi dal cattivo odore;

   il 31 gennaio 2019 la vicenda dei miasmi finì all'attenzione dell'autorità giudiziaria, con l'esposto di un cittadino e del circolo Legambiente Battipaglia-Bellizzi «Vento in faccia»;

   da quella denuncia sono arrivati vari sopralluoghi tecnici dei periti sull'ex Stir di Battipaglia e sul sito di compostaggio della vicina Eboli;

   a preoccupare non poco sono anche le condizioni del mare, dal momento che sul litorale tra Eboli e Battipaglia l'acqua è diventata torbida e maleodorante, con una presenza vasta di alghe spugnose lungo gran parte della costa; un fenomeno che si trascina da quasi due settimane e mai in passato aveva avuto proporzioni così preoccupanti;

   si attendono nuovi rilievi ambientali e analisi ulteriori per stabilire l'origine degli odori nauseabondi, mentre il Rotary club con la società Sense Square ha strutturato l'iniziativa «Ho sentito un cattivo odore!» finalizzata a raccogliere segnalazioni in modo da organizzare una raccolta sistematica di informazioni per capire tipologia dei miasmi, orari e provenienza e costruire una mappa del fenomeno –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, per quanto di competenza, di adottare iniziative in relazione alla situazione del territorio di Battipaglia al fine di acquisire informazioni su questa grave emergenza, sulle sue ricadute ambientali e sanitarie, accertarne i termini, e assicurare interventi mirati alla tutela del territorio e della salute dei cittadini, tra cui l'affidamento all'Istituto zooprofilattico di Portici di una indagine sulla Valle del Sele per verificare lo stato e la qualità di aria, acqua e suolo.
(4-03525)


   ACUNZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la situazione degli impianti di smaltimento rifiuti che operano nel territorio di Battipaglia ed Eboli sta causando gravi problemi alla situazione ambientale e alla stessa salute dei cittadini;

   i recenti incendi, che periodicamente si stanno ripetendo, stanno rendendo la situazione ancora più grave;

   tale emergenza richiede un intervento rapido e adeguato;

   è necessario avere tutti i dati disponibili degli impianti operanti e delle loro regolarità –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito al quadro autorizzatorio relativo agli impianti dell'area, e specificatamente alla situazione dell'impianto TMB ex STIR di Battipaglia e dell'impianto di compostaggio di Eboli, se risulti, per quanto di competenza, se per ogni autorizzazione e/o modifica sostanziale sia stata o meno eseguita la valutazione di impatto ambientale e se vi sia stato adeguamento della BAT alla decisione di esecuzione UE 2018/1147, nonché quali siano i codici CER trattati.
(4-03548)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale configurazione della facciata del Palazzo dello Sport in zona Eur a Roma è formata da tre specchiature per ciascuna campata non complanari tra loro, ovvero non disposte sul medesimo piano e formanti tra loro un angolo di circa 6 gradi, al fine di rendere la superficie vetrata una figura geometrica quanto più prossima ad un anello circolare;

   un sistema pensato nel progetto dall'ingegnere Nervi per ottenere una forma circolare del perimetro della facciata che è basata su 288 moduli di circa 1,6 metri ciascuno, avendo una circonferenza con raggio di circa 61,15 metri;

   l'anello vetrato è quindi complessivamente formato da 288×5 specchiature, per un totale di 1.440 lastre;

   l'Ente EUR spa ad avviso dell'interrogante in maniera del tutto arbitraria ed anche mortificando il valore architettonico della citata struttura, avrebbe acconsentito alla realizzazione di una soluzione tecnica per la sostituzione della vetrata del tamburo, in cui «in corrispondenza di ogni campata, viene proposta la sostituzione delle tre lastre con unica lastra e per rievocare la configurazione originale, le lastre saranno serigrafate con due linee verticali, cercando maldestramente, di riprodurre il modello originario delle tre specchiature»;

   tradotto vuol dire che per l'ente Eur spa la soluzione è che per ogni campata ci sarà una sola lastra di circa 4 metri e che il perimetro con la circonferenza di 61,15 metri di raggio circa sarà formata da un poligono di 96 lati a differenza dei 288 attuali;

   la soluzione prevede, quindi, un totale di 480 lastre contro le 1.488 che sono presenti attualmente, con la trasformazione dell'attuale superficie che cambierebbe anche forma;

   in realtà tale ipotesi si configura ad avviso dell'interrogante come una palese violazione delle prescrizioni del previsto bando, che appunto richiede che la sostituzione del serramento compreso di parte strutturale della facciata continua deve avere la stessa partizione e passo attuale;

   ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 137 del 2002, il fabbricato in oggetto risulta censito in Carta della qualità – morfologie degli impianti urbani al foglio G1.17, ed è campito «Edifici con tipologia edilizia speciale – ad impianto nodale»;

   in base a suddetta qualità per opere che riguardano l'aspetto esterno risulta imprescindibile l'acquisizione del parere preventivo presso la sovrintendenza capitolina ai beni culturali;

   non è dato sapere se la competente sovrintendenza ne sia a conoscenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per verificare che il progetto predisposto dall'ente Eur non sia in violazione del pregio storico e artistico della struttura, facendo in modo che la sostituzione delle lastre avvenga nel pieno rispetto dell'attuale configurazione.
(5-02691)


   PELLICANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno 2019, n. 76, recante «Regolamento di organizzazione del Mibac, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance» e del decreto firmato dal Ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli il 14 agosto 2019, prot. n. 22975, che va a modificare il decreto ministeriale del 23 dicembre 2014, recante «Organizzazione e funzionamento dei musei statali», verranno cancellati i poli museali regionali, sostituiti in alcune regioni dalle Direzioni territoriali delle reti museali, su base regionale o interregionale;

   la quasi totalità dei musei statali e gli istituti di cultura facenti parte del polo museale del Veneto confluiranno in una nuova direzione che accorpa i poli museali di Veneto e Lombardia;

   a Venezia, con l'assegnazione della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d'Oro alle Gallerie dell'Accademia, museo dotato di autonomia speciale, si verranno a formare due sottogruppi di istituti, il primo comprendente i musei già citati, il secondo comprendente il Museo archeologico nazionale, il Museo di Palazzo Grimani, il Museo d'arte orientale e il Museo archeologico nazionale della Laguna, attualmente in fase di allestimento, che sarà afferente alla nuova direzione;

   l'accorpamento delle reti museali venete e lombarde sotto un'unica direzione complicherà la gestione delle stesse e il coordinamento degli istituti non dotati di autonomia speciale sia sul piano amministrativo, sia in tutte le relative attività di valorizzazione:

   la riforma istituisce reti museali disomogenee dal punto di vista della storia, dell'architettura e del patrimonio collezionistico artistico e archeologico dei musei ad esse afferenti, che insistono in territori distanti non solo sul piano geografico, ma soprattutto per storia e tradizione;

   tali modifiche al tempo stesso creano disparità profonde, dal punto di vista gestionale, tra musei statali di una stessa «sottoarea» territoriale;

   queste criticità si acutizzano a Venezia, in quanto:

    a) aumenterebbe ulteriormente la frammentazione di musei statali che invece sono caratterizzati da una spiccata omogeneità sul piano storico-collezionistico e da una storia pluriennale di offerta culturale integrata, anche sul piano della riconoscibilità da parte del pubblico;

    b) i musei statali veneziani in futuro appartenenti alla rete museale dipenderanno da un ufficio periferico che dovrà coordinare e gestire istituti di un territorio più vasto di quello del Polo museale del Veneto, con conseguente minore possibilità di intervento in un'area così peculiare come la città di Venezia;

   il Museo archeologico nazionale e il Museo d'arte orientale, che restano alla rete museale, sono inseriti in due differenti circuiti di bigliettazione integrati con musei non statali, mentre il Museo di Palazzo Grimani, gode di un riuscito (in termini di flusso di visitatori) biglietto integrato con la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d'Oro che, con il passaggio di quest'ultima alle Gallerie dell'Accademia, potrebbe essere messo in discussione;

   quest'ultimo museo, aperto nel 2008 dopo l'acquisto del palazzo da parte dello Stato e un costoso restauro, è stato oggetto di importanti investimenti sul piano della valorizzazione che hanno permesso un esponenziale aumento dei visitatori, rischia ora un declassamento, se non addirittura una trasformazione in fondazione privata –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per il superamento o quantomeno il contenimento delle suddette criticità al fine, in particolare, di rendere tutti i musei statali della città di Venezia competitivi sul piano dell'attrazione del pubblico e dell'offerta culturale, nonché permettere un loro coordinamento anche in funzione della regolazione dei flussi turistici.
(5-02696)

Interrogazione a risposta scritta:


   MENGA e GRIPPA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   nel cuore del promontorio del Gargano, e precisamente in località «Settepenne», in agro del comune di Rignano Garganico è ubicata la «Grotta Paglicci», sito archeologico risalente al Paleolitico;

   con decreto del Ministero dei beni culturali ed ambientali dell'11 maggio 1990, Grotta Paglicci è dichiarata area di rilevante interesse storico ai sensi della legge 1° giugno 1939, n. 1089, e sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa compresa l'inedificazione assoluta anche a carattere precario;

   l'area su cui sorge Grotta Paglicci è di proprietà privata e attualmente il suo ingresso è inibito perché dichiarata inagibile dalla soprintendenza di Foggia;

   l'incuria, l'impossibilità di operare interventi manutentivi, le intemperie e gli atti vandalici perpetrati nel tempo hanno portato i cittadini del piccolo comune di Rignano Garganico, nella persona del sindaco pro tempore, a puntare i riflettori del Ministero su questo inestimabile patrimonio archeologico, al fine di preservarne l'integrità, ma soprattutto per renderlo liberamente accessibile a chiunque voglia visitarlo;

   la vigente normativa in materia di espropriazione di beni culturali è dettata dal decreto legislativo n. 42 del 2004, «Codice dei beni culturali e del paesaggio», ai sensi del quale per espressa volontà di legge l'esproprio di beni culturali è attribuito all'esclusiva competenza dello Stato in conformità all'attribuzione esclusiva di competenza in materia disposta dall'articolo 117, lettera s), della Costituzione (articolo 95);

   inoltre, secondo quanto statuito dall'articolo 96 del richiamato decreto: «Possono essere espropriati per causa di pubblica utilità edifici ed aree quando ciò sia necessario per isolare o restaurare beni culturali immobili, assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne l'accesso». Ciò consentirebbe di realizzare le necessarie ed urgenti opere di manutenzione al bene in oggetto, nonché di eseguire nuove campagne di scavo per riportare alla luce altri reperti custoditi al suo interno –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario verificare lo stato di abbandono e di degrado in cui versa Grotta Paglicci e, di conseguenza, adottare le iniziative volte a promuovere una procedura di esproprio secondo il dettame richiamato in premessa al fine di restituire decoro e lustro ad un simile «gioiello archeologico» attraverso interventi di manutenzione e restauro.
(4-03535)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da quanto a conoscenza dell'interrogante risulterebbe che, dalla fine dell'anno 2018, alcuni uffici locali dell'Agenzia delle entrate richiederebbero ai locatori, con avviso di liquidazione, l'imposta di registro pari ad euro 200,00 nel caso in cui nel contratto di locazione registrato sia stata inserita una clausola penale applicando di fatto quanto previsto per la tassazione degli atti sottoposti a condizione sospensiva (articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986);

   a tal riguardo, è stata emessa dalla Commissione tributaria provinciale di Milano una sentenza di annullamento di un avviso di liquidazione di imposta di registro richiesta per via della clausola penale presente nel contratto di locazione (rif. udienza n. 3380 del 30 gennaio 2017). Con tale decisione il giudice amministrativo, accogliendo il ricorso del contribuente, precisava che la clausola penale di cui sopra, «utilizzata nella prassi formativa dei contratti di locazione», è solo una penalità che attiene alla determinazione degli interessi applicabili in caso di ritardato pagamento del canone di locazione e che pertanto non può essere considerata una clausola sospensiva e come tale soggetta a tassazione ex articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986;

   vi sono inoltre altri tipi di penali contrattuali, diverse dalla pattuizione di un interesse moratorio, che il fisco assoggetta ad imposta di registro aggiuntiva in misura fissa di euro 200,00 in quanto negozio giuridico accessorio al contratto principale –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda verificare tali circostanze presso l'Agenzia delle entrate per acquisire chiarimenti a tale riguardo;

   se intenda predisporre un'iniziativa normativa per adeguare la disciplina vigente, anche alla luce della sentenza emessa dalla Commissione tributaria provinciale di Milano sopra richiamata;

   se intenda valutare un'iniziativa normativa per far sì che i contratti di affitto/locazione siano assoggettati ad imposta di registro solo sul canone, escludendo altre imposte aggiuntive su eventuali clausole accessorie, e modificare quanto previsto in merito al pagamento dell'imposta di bollo, consentendo che i contrassegni telematici da applicare su ogni copia del contratto da registrare abbiano una data di emissione anche posteriore alla data di stipula del contratto, purché anteriore alla registrazione dello stesso.
(4-03513)


   POLVERINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   un gruppo di giovani cittadini ha partecipato al bando di concorso, per titoli ed esami, per il reclutamento di 380 allievi finanzieri (anno 2018) superandolo, con il conseguente collocamento nella graduatoria di merito, pubblicata in data 10 dicembre 2018, come idonei non vincitori;

   il bando di reclutamento relativo all'anno 2018, prevedeva all'articolo 18, commi 4 e 5, la validità della graduatoria di merito per 18 mesi e la possibilità che la stessa fosse utilizzata per l'ammissione ad analoghi e successivi corsi;

   prima dell'emanazione del bando di reclutamento, con determinazione n. 86857 del 20 marzo 2018, la Guardia di finanza autorizzava, avvalendosi di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 296, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), il reclutamento di 307 allievi finanzieri, attraverso lo scorrimento delle graduatorie del concorso indetto nell'anno 2012;

   le assunzioni nelle carriere iniziali del Corpo della guardia di finanza, autorizzate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 282 del 4 dicembre 2018, possono essere effettuate, in deroga all'articolo 2199 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e fino ad esaurimento delle stesse, attingendo alle graduatorie degli idonei non vincitori del corso bandito per l'anno 2018 ai sensi del medesimo articolo 2199;

   in data 26 aprile 2019, la Guardia di finanza ha emanato un bando di reclutamento per 965 allievi finanzieri (anno 2019), il quale non prevede lo scorrimento delle graduatorie degli idonei del concorso indetto nell'anno 2018;

   tale esclusione determina, a parere dell'interrogante, una palese disparità di trattamento rispetto agli allievi che hanno beneficiato dello scorrimento delle graduatorie, penalizzando gli idonei del concorso, considerato anche che i posti messi a bando nell'anno 2018 hanno subito una decurtazione per lo scorrimento della graduatoria del concorso dell'anno 2012;

   tra l'altro, l'immissione in servizio del non cospicuo numero degli idonei non vincitori del concorso 2018, permetterebbe l'immissione di forze giovani e professionalmente motivate, consentendo un potenziamento e ringiovanimento del Corpo della guardia di finanza e risponderebbe, al contempo, a criteri di risparmio della spesa pubblica –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative volte a consentire l'avvio al corso di formazione degli ultimi idonei non vincitori del concorso allievo finanzieri 2018, attraverso lo scorrimento della relativa graduatoria.
(4-03521)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   recentemente con delibera n. 46/2019, la Corte dei conti, sezione di controllo del Piemonte, ha escluso qualsiasi discrezionalità per gli enti pubblici che intendano agevolare la frequenza all'attività didattica da parte dell'utenza scolastica;

   la Corte dei conti, sezione Piemonte, ha, infatti, precisato che il servizio di «scuolabus» rientrerebbe nella categoria dei servizi pubblici locali e che allo stesso andrebbe applicata la clausola di invarianza finanziaria prevista dall'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 63 del 2017;

   l'articolo 117 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in tema di gestione dei servizi pubblici non lascia adito a dubbi in ordine alla necessità che le tariffe da approvarsi a cura dell'ente debbano «assicurare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento e della connessa gestione», tenuto conto di alcuni criteri, fra questi: la corrispondenza tra costi e ricavi in modo da assicurare l'integrale copertura dei costi, ivi compresi gli oneri di ammortamento tecnico-finanziario; l'equilibrato rapporto tra i finanziamenti raccolti e il capitale investito; l'entità dei costi di gestione delle opere, tenendo conto anche degli investimenti e della qualità del servizio; l'adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato;

   tale draconiana interpretazione, pur legittima, impedirà ai comuni di intervenire, anche indirettamente, nel sostenere il diritto allo studio;

   gli effetti saranno maggiormente penalizzanti per i piccoli comuni montani, costretti quotidianamente a lottare per mantenere i servizi;

   i piccoli comuni montani sono già penalizzati per la mancanza di servizi, soprattutto quelli tecnologici;

   lo spopolamento dei comuni montani è fatto noto e notorie sono le catastrofiche conseguenze, anche in termini di tutela del territorio;

   i comuni montani hanno, nel tempo, garantito servizi a spese proprie nel tentativo di contrastare lo spopolamento dei propri territori e nel tentativo di invertire il trend offrendo servizi mirati alle famiglie con prole;

   l'applicazione della normativa in esame, secondo l'interpretazione della Corte dei conti, comporterebbe un aumento spropositato delle tariffe applicate alle famiglie;

   la normativa deve essere modificata entro settembre 2019 al fine di consentire la prosecuzione delle ottime pratiche dei comuni di contenimento dei costi per l'utente del servizio «scuolabus» –:

   se i Ministri non ritengano opportuno, nel più breve tempo possibile, adottare iniziative normative urgenti per modificare la disciplina, con l'espressa specifica che il servizio «scuolabus» non attiene alla categoria dei servizi pubblici locali, al fine di consentire ai comuni di effettuare debite politiche tariffarie per il mantenimento dei servizi a favore delle famiglie e indirettamente del diritto allo studio.
(4-03530)


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il progetto dell'interporto di Frosinone è un'opera incompiuta da oltre trent'anni che con 700 mila metri quadrati di area doveva ospitare uno snodo logistico strategico;

   con decreto Via 5335 del 29 settembre 2000, veniva concesso parere favorevole da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, sul progetto presentato dalla società Interporto Frosinone (Sif spa) concernente il centro intermodale da realizzarsi in conformità con quanto previsto dal piano regolatore del Consorzio Asi di Frosinone; l'opera era anche stata inserita nel piano regionale trasporti della regione Lazio, malgrado, come si legge nel decreto Via, la realizzazione di un sistema stradale annesso e previsto dal piano Asi non potesse essere definita a causa della soppressione della Cassa del Mezzogiorno;

   per il progetto risultano essere stati spesi circa 10 milioni di euro, ma l'area non è stata mai completata a causa della mancanza di ulteriori fondi. Nel frattempo, la realizzazione dell'opera ha comportato espropri che hanno generato diversi contenziosi che hanno visto il comune soccombere e pagare risarcimenti per oltre 1,4 milioni di euro;

   alcuni dei terreni in questione sono invece di proprietà di privati cittadini, e si trovano ad oggi vincolati dopo essere stati convertiti da aree agricole ad industriali. Tale situazione costringe i proprietari a dover pagare tasse come l'Imu su degli immobili che non possono in alcun modo utilizzare o vendere;

   gli importi dovuti dalle imposte su terreni industriali sono fuori dalla portata di alcuni dei proprietari, che hanno conseguentemente accumulato importi arretrati di imposte dovute per decine di migliaia di euro senza avere la reale possibilità di vendere gli immobili sottoposti a vincolo di area industriale;

   va considerato infine che il presupposto dell'Imu è il possesso delle aree fabbricabili, ma nella fattispecie in esame tale possesso non consente ai proprietari di sfruttare in alcun modo i terreni –:

   se il Governo intenda intraprendere iniziative volte a pacificare e sanare le cartelle esattoriali emesse a carico dei privati cittadini proprietari dei terreni in questione;

   se la condizione in cui si trovano i terreni in questione possa non essere equiparata al possesso effettivo dei beni ai fini del calcolo dell'Imu, alla luce degli impedimenti di cui in premessa.
(4-03532)


   PETTARIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la nuova disciplina sanzionatoria in materia di IVA, introdotta a decorrere dal 1° gennaio 2020 con l'articolo 12-septies, comma 2, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, penalizza notevolmente gli operatori che effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi nei confronti di operatori con l'estero che chiedono di non applicare l'imposta sul valore aggiunto (cosiddetti «operatori abituali»);

   qualora sussistano le condizioni oggettive previste dall'articolo 1, comma, lettera a), del decreto-legge 29 dicembre 1983, n. 746, l’«esportatore abituale» può effettuare acquisti senza applicazione dell'imposta a condizione che, prima dell'acquisto, trasmetta telematicamente l'apposita dichiarazione all'Agenzia delle entrate e consegni al fornitore dei beni o al prestatore del servizio la copia della stessa unitamente alla ricevuta di presentazione;

   la presente disciplina sanzionatoria (articolo 7, comma 4-bis, del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471) recita: «È punito con la sanzione amministrativa da euro 250 a euro 2.000 il cedente o prestatore che effettua cessioni o prestazioni, di cui all'articolo 8, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, prima di aver ricevuto da parte del cessionario o committente la dichiarazione di intento e riscontrato telematicamente l'avvenuta presentazione all'Agenzia delle entrate, prevista dall'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto-legge 29 dicembre 1983, n. 746, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1984, n. 17»;

   la nuova versione, invece, è assai più pesante per il fornitore dell'esportatore abituale in quanto recita: «È punito con la sanzione prevista al comma 3 (n.d.r.: sanzione amministrativa dal cento al duecento per cento dell'imposta, fermo l'obbligo di pagamento del tributo) il cedente o prestatore che effettua cessioni o prestazioni ... senza avere prima riscontrato per via telematica l'avvenuta presentazione all'Agenzia delle entrate della dichiarazione di cui all'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto-legge 29 dicembre 1983, n. 746»;

   sostanzialmente, quindi, la posizione del fornitore o prestatore che omette o ritarda il riscontro telematico è equiparata a quella dell'esportatore abituale che non rilascia la dichiarazione di intento o che si avvale del beneficio in assenza dei presupposti previsti o che eccede la misura consentita: per entrambi la sanzione va irrogata nella misura dal cento al duecento per cento dell'imposta sul valore aggiunto. La novità legislativa non può essere condivisa: l'assenza dell'avvenuto preventivo, riscontro della dichiarazione d'intento non può portare a considerare il fornitore o prestatore un potenziale evasore fiscale;

   la norma, così come è formulata, induce ad irrogare la pesante sanzione anche quando la dichiarazione fatta dal cliente è stata regolarmente acquisita ed è del tutto regolare nei suoi elementi soggettivi ed oggettivi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte ad una revisione della nuova disciplina, non potendo un'omessa o ritardata consultazione dell'avvenuta presentazione della dichiarazione d'intento – peraltro già certificata, in quanto l'esportatore abituale deve anche consegnare la copia della ricevuta di avvenuta presentazione – essere un presupposto di rischio di verifica fiscale e conseguente irrogazione di sanzioni decisamente pesanti e non giustificate, considerando il fornitore o prestatore quale potenziale evasore fiscale.
(4-03538)


   PETTARIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli indici sintetici di affidabilità fiscale sono stati introdotti con l'articolo 7-bis del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, a decorrere dal periodo di imposta 2017. Tuttavia, l'applicazione è stata rinviata al periodo successivo con l'articolo 9-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, con contestuale soppressione degli studi di settore e dei parametri, previgenti metodologie di valutazione di ricavi delle imprese e di compensi dei professionisti;

   la modulistica, anziché entro il 31 dicembre 2018, è stata approvata con il provvedimento dell'Agenzia delle entrate di data 30 gennaio 2019, che è stato oggetto di interventi successivi apportati con il decreto ministeriale 27 febbraio 2019 e i provvedimenti del 15 febbraio, del 10 maggio e del 4 giugno 2019. Da ultimo, l'articolo 12-quinquies, comma 3, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, ha differito il termine di versamento delle somme dovute con la dichiarazione dei redditi dal 30 giugno al 30 settembre 2019;

   tuttavia, il quadro operativo non è ancora definito: il software «il tuo ISA», versione 1.0.5., del 31 luglio 2019 è intervenuto, da ultimo si spera, sugli indicatori di affidabilità fiscale, a seguito di diverse segnalazioni di incoerenza e di difficoltà nella compilazione dei modelli dichiarativi. Tra l'altro, va segnalato che i redditi indicati nei file «XML» sono riferiti a periodi d'imposta precedenti, anche oltre il termine di decadenza previsto per l'accertamento dall'articolo 43, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600. A ciò va aggiunto che le «note tecniche e metodologiche» non sono facilmente comprensibili, per cui il contribuente si chiede «ma come mi è stato attribuito il voto?»;

   frequenti sono i casi in cui i ricavi ai fini degli studi di settore erano «congrui», ma che non lo sono con i nuovi strumenti e viceversa;

   in questa cornice, piuttosto problematica, non si è diffusa alcuna istruzione ufficiale che chiarisca criticità, obblighi e funzionamento di questi nuovi strumenti di valutazione, salvo la circolare 2 agosto 2019, n. 17, che non approfondisce la delicata tematica;

   la volontà di introdurre nell'anno 2017 gli indici di affidabilità fiscale avrebbe dovuto portare a predisporre tempestivamente – ed in maniera completa ed esaustiva in tutte le sue articolazioni, tra le quali quella di ordine procedurale – il nuovo strumento che ha sostituito gli studi di settore a decorrere dall'anno 2018, oggetto della dichiarazione da presentare nell'anno 2019 (il cui termine è stato differito dal 30 settembre al 30 novembre). Invece, allo stato dei fatti, a meno di sessanta giorni dalla scadenza del pagamento delle imposte sui redditi, fissata al 30 settembre 2019, gli aggiustamenti sembrano essere ancora in corso di perfezionamento, creando non poche difficoltà e perplessità sui contribuenti, come evidenzia la stampa specializzata;

   lo statuto del contribuente è dimenticato. L'articolo 6, comma 3, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recita: «L'amministrazione finanziaria assume iniziative volte a garantire che i modelli di dichiarazione, le relative istruzioni, i servizi telematici, la modulistica e i documenti di prassi amministrativa siano messi a disposizione del contribuente, con idonee modalità di comunicazione di pubblicità, almeno sessanta giorni prima del termine assegnato al contribuente per l'adempimento al quale si riferiscono» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali problematiche e quali iniziative intenda sostenere per concludere il perfezionamento degli indici di affidabilità fiscale e secondo quali tempistiche.
(4-03547)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la mattina di martedì 12 marzo 2019, Ciro Russo, 42enne napoletano ha aggredito, dando fuoco e tentando di ardere viva l'ex moglie, Maria Antonietta Rositani;

   l'uomo era evaso dagli arresti domiciliari, presso l'abitazione dei genitori ad Ercolano, dopo un periodo di custodia cautelare in carcere disposta il 20 gennaio 2018, con provvedimento del Gip di Reggio Calabria, su richiesta della locale procura della Repubblica, a conclusione di indagini condotte dalla squadra mobile reggina per maltrattamenti in famiglia;

   al Russo, oltre alla misura custodiale degli arresti domiciliari e a quella del divieto di avvicinamento alla moglie, l'ordinanza applicativa imponeva anche, a chiare lettere, limiti di comunicazione del detenuto con i soli familiari. Ciò nonostante, risulta agli interpellanti, che Ciro Russo, non solo aveva già violato il divieto di avvicinamento alla distanza di 300 metri, ma aveva altresì palesato pubblicamente – tramite Facebook – la propria intenzione omicida nei confronti di Maria Antonietta;

   malgrado le reiterate ed ininterrotte richieste di aiuto della vittima e le misure imposte dall'autorità giudiziaria, Ciro Russo ha avuto la possibilità di allontanarsi dall'abitazione di Ercolano, percorrendo circa 500 chilometri per realizzare il suo folle proposito di vendetta;

   i genitori del Russo, tra l'altro, stando a quanto da loro stessi dichiarato, avrebbero, una volta riscontrata l'assenza del figlio, tempestivamente dato l'allarme comunicando alle 8:05 alle forze dell'ordine l'accaduto;

   Maria Antonietta Rositani sarebbe stata avvisata dal padre della fuga dell'ex marito, attorno alle 8 e 30: pochi minuti dopo Maria Antonietta ha chiamato, terrorizzata, le forze dell'ordine per chiedere aiuto;

   ad avviso degli interpellanti la vicenda appena riportata mostra la necessità di fare giustizia per Maria Antonietta che presenta ustioni sul 50 per cento del corpo e lotta con tutte le sue forze per tornare alla sua vita, dalla sua famiglia;

   il tragico evento pone all'attenzione dei Ministri interpellati la necessità di intervenire al fine di fare luce su una vicenda che poteva essere evitata anche attraverso l'applicazione del braccialetto elettronico che non avrebbe permesso al soggetto in questione di allontanarsi indisturbatamente dalla propria abitazione e compiere l'orribile delitto –:

   se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno attivare, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa;

   quali iniziative, anche di carattere disciplinare, si intendano assumere con riguardo alle diverse autorità preposte alla tutela dell'incolumità fisica della vittima e coinvolte nella vicenda, alla luce della condotta socialmente pericolosa posta in essere da Ciro Russo.
(2-00481) «Cannizzaro, Carfagna, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le ultime inchieste hanno confermato la presenza e il radicamento della criminalità organizzata nel Veneto e nel Nordest, in particolare nel litorale veneziano;

   l'inchiesta di Eraclea, denominata «At Last», ha portato a circa 50 arresti tra cui il sindaco Mirco Mestre, evidenziando l'influenza del boss dei casalesi Luciano Donadio;

   da tale inchiesta sono emersi collegamenti con esponenti della criminalità organizzata di Caorle, in particolare dalle ordinanze viene messo in luce il rapporto tra Donadio e Claudio Casella, ex carabiniere dei Ros, già al centro dell'inchiesta Aemilia;

   il caso di Caorle è stato oggetto anche di un dibattito in consiglio comunale, sul tema della presenza della criminalità organizzata e su presunte infiltrazioni mafiose all'interno dello stesso comune, promossa dalla parlamentare europea Rosanna Conte, che nei giorni scorsi è stata vittima di un vile atto di intimidazione;

   inoltre, sulla base di un'altra inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Torino che risale al marzo 2019, si apprende che la criminalità organizzata è presente anche nel territorio di Jesolo, dove sarebbe stata accertata la presenza della ’ndrangheta nella gestione del Golf Club attraverso Antonino Defina, emissario del noto clan calabrese dei Bonavota;

   la presenza di grandi interessi economici, sia nel campo immobiliare sia in quello dei servizi, ha come pericoloso effetto collaterale quello di costituire un forte richiamo per le infiltrazioni malavitose da parte della criminalità organizzata –:

   in considerazione dei preoccupanti elementi richiamati in premessa, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per procedere in tempi rapidi al potenziamento degli organici delle procure di Venezia e di Trieste, al fine di rafforzare e intensificare l'azione di indagine per il contrasto delle mafie lungo tutto il litorale Veneto, in particolare a Caorle e Jesolo.
(5-02689)


   PERANTONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   risulta che gli istituti penitenziari della Sardegna sono del tutto privi di un reparto apposito per l'osservazione psichiatrica delle detenute donne, per ciò costrette al trasferimento fuori regione, con conseguente rischio di isolamento;

   rischio maggiormente accentuato nel caso di detenute minorenni. In Sardegna, infatti, manca una sezione femminile del carcere minorile e conseguentemente anche una struttura per l'accoglienza di minorenni con patologie psichiatriche;

   ciò comporta onerosi costi — spesso insopportabili — a carico delle famiglie, costrette a lunghe e gravose trasferte;

   a tal proposito, si ricorda che, in coerenza con gli articoli 29 e 31 della Costituzione, l'ordinamento penitenziario dovrebbe tutelare il mantenimento delle relazioni familiari e affettive, anche in quanto validi punti di riferimento per la persona detenuta. L'articolo 15 della legge 26 luglio 1975, n. 354, le colloca, infatti, tra i principali elementi del trattamento, mentre l'articolo 28 afferma che «particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti e degli internati con le famiglie»;

   il rilievo dei rapporti familiari emerge chiaramente anche dall'articolo 42, comma 2, che definisce come criterio per la scelta dell'istituto di destinazione, in caso di trasferimenti, l'istituto penitenziario più vicino al luogo di residenza della famiglia;

   numerosi gli interventi anche in sede europea a tutela di questo diritto: dalle «Regole penitenziarie europee» che raccomandano di «mantenere e sviluppare» i legami familiari (l'articolo 24, comma 4) alle Regole di Bangkok, adottate il 21 dicembre 2010 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il trattamento delle donne autrici di reati;

   peraltro, nell'isola si assiste troppo spesso a situazioni paradossali: con un notevole investimento sono stati infatti realizzati quattro nuovi istituti penitenziari, ma nessuno di questi è stato dotato dei necessari strumenti per una diagnosi psichiatrica al femminile e niente è stato fatto in riferimento all'edilizia ovvero alla riorganizzazione degli istituti di pena minorili, disattendendo l'auspicata previsione di apposite sezioni femminili;

   l'assenza di tali sezioni e la mancanza di celle collocate in un'area apposita per la valutazione e l'assistenza psichiatrica comportano l'impossibilità per i magistrati di poter disporre per le detenute minorenni l'espiazione della pena in loco e di assegnare, quando si renda necessaria, l'osservazione in Sardegna delle detenute psichiatriche, anche minorenni –:

   se sia a conoscenza di tale situazione e se intenda intervenire, adottando le opportuni iniziative, affinché anche la Sardegna possa disporre di almeno una sezione femminile minorile e di almeno una struttura idonea per l'osservazione psichiatrica delle detenute.
(5-02692)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la problematica dei giudici onorari, nonostante le roboanti promesse in campagna elettorale e nonostante l'articolo 12 del contratto di Governo prevedesse espressamente il superamento della «riforma Orlando», non ha ancora trovato risoluzione;

   i giudici onorari rappresentano una categoria di lavoratori precari e reclutati con contratti a termine, continuamente prorogati per necessità, pagati in gran parte a cottimo per ogni udienza svolta e ogni procedimento definito, senza previdenza e diritto alla pensione, senza tutele per maternità, malattia o infortuni sul lavoro e senza indennità di rischio;

   negli anni i magistrati onorari sono divenuti affidatari in maniera stabile e continuativa della gestione diretta di interi ruoli di cause, ponendosi in una posizione collaterale, ma subordinata, rispetto all'opera dei magistrati togati;

   nel silenzio delle istituzioni i magistrati onorari contribuiscono da anni a mantenere a galla il sistema giudiziario italiano, spesso affrontando carichi di lavoro pari a quelli dei colleghi togati, pur essendo trattati come lavoratori di «serie B»;

   a parere dell'interrogante uno degli ultimi gratuiti «sfregi» è costituito da una circolare del precedente Ministro della giustizia che, pur non avendo mai fatto alcunché nonostante i formali richiami della giustizia europea per sanare la situazione dei giudici onorari, ha emanato una circolare, datata 16 gennaio 2018, per disporre il ritiro ai magistrati onorari del tesserino di riconoscimento personale valido al fine del porto d'armi senza licenza;

   a taluni osservatori non è sfuggito che possa essere stato un modo per sottolineare che i magistrati onorari non fanno parte dell'ordine giudiziario, magari suggerito dalla struttura ministeriale;

   il tesserino, sino alla circolare, era stato rilasciato ai magistrati onorari, in base alla legge che consente il porto d'armi senza licenza ai soli fini di difesa personale ai magistrati dell'ordine giudiziario;

   con un improvvido tratto di penna il precedente Ministro della giustizia ha decretato che dopo vent'anni di servizio, i magistrati non di carriera dovevano anche essere privati del diritto di difendersi, pur di riaffermare che non possono in alcun modo essere equiparati, appunto, ai magistrati di carriera;

   l'infausta circolare specificava, infatti, che la regola del porto d'armi vale solo per i magistrati togati che hanno superato un regolare concorso e non per gli onorari che partecipano all'attività dei tribunali;

   se la sistemazione dei giudici onorari e la risoluzione della problematica connessa presentano alcune difficoltà, l'abrogazione della predetta circolare e l'emanazione di nuova circolare che consenta il porto d'armi anche ai magistrati onorari non comportano alcuna difficoltà e costituirebbero un segnale di attenzione al mondo della magistratura onoraria;

   l'occasione può essere costituita dal tentativo di accoltellamento ai danni del giudice onorario presso il tribunale di Civitavecchia Anna Puliafito, avvenuto alla fine di luglio 2019 da parte di uno squilibrato fermato dalla polizia;

   lo squilibrato ha posto in essere l'insano e criminale gesto proprio in virtù delle mansioni svolte dal giudice onorario e segnatamente dalla sua funzione di giudice tutelare;

   l'accaduto testimonia eloquentemente che il rischio non aumenta o diminuisce a seconda del fatto che si sia magistrati onorari o togati e, quindi, la predetta circolare appare all'interrogante strumentale e inutilmente provocatoria nei confronti dei magistrati onorari;

   i magistrati onorari non beneficiano nemmeno dell'indennità di rischio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del tentativo di accoltellamento del giudice onorario Anna Puliafito;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per riconoscere l'indennità di rischio ai giudici onorari;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno emanare immediatamente apposita circolare per consentire nuovamente il porto d'armi senza licenza e per soli fini di difesa ai magistrati onorari.
(4-03529)


   MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, con cui è stata data attuazione alla delega – prevista dalla legge n. 57 del 2016 – per una complessiva riforma della magistratura onoraria si evidenziano ad avviso dell'interrogante profili di dubbia costituzionalità;

   il decreto legislativo citato supera, nel settore giudicante, la bipartizione tra giudice di pace e giudice onorario di tribunale, prevedendo un'unica figura di «giudice onorario di pace» magistrato addetto all'ufficio del giudice di pace;

   nello specifico, la nuova disciplina delle indennità con cui si troverebbero assoggettati i magistrati onorari in servizio, già a partire dal quinto anno successivo all'entrata in vigore del decreto, si sostanzia ad avviso dell'interrogante in una drastica e sproporzionata riduzione delle stesse;

   in merito all'irragionevole diminuzione dell'indennità va preliminarmente osservato che tale drastico taglio non è conseguenza di una complessiva e rispondente riduzione delle funzioni assolte dalla magistratura onoraria, proprio perché la scelta del legislatore è chiaramente tesa a incrementare il carico di lavoro degli stessi;

   a tal proposito, il Consiglio di Stato (parere n. 854 del 10 aprile 2017) ha rilevato che la legge citata amplia contestualmente la competenza e intende rideterminare le funzioni dei giudici onorari di tribunale e dei vice procuratori onorari, attribuendo loro compiti ulteriori rispetto a quelli già previsti dalla normativa vigente, allo scopo di supportare l'attività del magistrato professionale;

   nella legge delega citata non vi è alcun riferimento ad un eventuale ridimensionamento del ruolo della magistratura onoraria, tanto che se, da un lato, il legislatore delegante definisce un apparato che intende potenziare la magistratura onoraria, nella disciplina dell'aspetto retributivo si contraddice a tal punto da produrre un effetto contrario a quello voluto: dequalificazione del lavoro prestato dai magistrati onorari, esodo di massa di quelli dotati delle maggiori competenze e attitudini professionali, con inevitabile sacrificio del buon andamento dell'amministrazione della giustizia;

   occorre rilevare come il taglio delle indennità, trovando applicazione anche per i magistrati onorari in servizio già a partire dal quinto anno successivo all'entrata in vigore della riforma, produce ad avviso dell'interrogante un'evidente discriminazione, prevedendo uno stesso trattamento al cospetto di situazioni soggettive profondamente diverse: quelle dei magistrati onorari di nuova nomina, il cui tasso di esperienza è ovviamente iniziale, e quello dei magistrati in servizio, titolari al contrario di un bagaglio di professionalità ed esperienza sul campo di ben altro spessore;

   contrariamente a quella dei magistrati professionali, la retribuzione dei magistrati onorari risponde al principio che solo se si esercita in concreto, in modo misurabile, la funzione giudiziaria affidata si ottiene la corrispondente gratificazione economica;

   intervenendo su tale criterio di misurazione – che ha garantito un'elevata produttività – la riforma citata definisce la retribuzione tabellare annua su una «quantità» di lavoro ad avviso dell'interrogante del tutto arbitraria, irragionevole, contraria alla comune esperienza, spezzando il legame di proporzionalità che deve sussistere, secondo il precetto dell'articolo 36 della Costituzione, tra quantità di lavoro e retribuzione –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei rilievi formulati in premessa, non intenda adottare le opportune iniziative di carattere normativo, volte a riconoscere ai magistrati onorari una retribuzione che nel rispetto dei principi costituzionali sia proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro svolto e garantisca così l'indipendenza della funzione giurisdizionale.
(4-03534)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la Loi Mobilités francese, approvata il 18 giugno 2019 dall'Assemblea nazionale, cita la Tav Torino-Lione al termine dell'allegato sulle politiche d'investimento;

   il testo della Loi Mobilités afferma: «Lo Stato conferma il suo impegno alla realizzazione del collegamento ferroviario merci e passeggeri internazionale Lione-Torino, collegamento centrale nel corridoio mediterraneo della rete transeuropea di trasporto. In conformità con gli accordi e i trattati internazionali (...), si considera il tunnel transfrontaliero consegnabile nel 2030. (...) Le vie di accesso francesi di questo collegamento contribuiscono non solo al miglioramento dei viaggi internazionali, ma soddisfano anche i principali obiettivi della strategia di investimento delineata da questa legge. (...) In collegamento con gli attori locali e in coordinamento con l'Italia, si conferma un approccio volto a definire una programmazione per fasi comprensiva, entro il 2023»;

   il testo letterale sembra, quindi, confermare l'interesse francese alla realizzazione della sua tratta nazionale, ma di fatto contiene solo l'impegno a definirne le fasi entro il 2023, non ad avviare i lavori. Quanto sopra va letto congiuntamente con le frasi seguenti, le quali chiudono il documento: «Per rispondere a questi progetti (anche Lione-Torino) nell'ambito di una programmazione sincera, lo Stato sta seguendo il nuovo approccio proposto dal Consiglio di orientamento delle infrastrutture (COI) (...) che sostiene una realizzazione graduale dei progetti che inizi prioritariamente con le operazioni che contribuiscono principalmente al miglioramento del pendolarismo. Tra i tre scenari presentati dal COI, lo Stato favorisce lo scenario 2 per grandi progetti, coerentemente con le priorità di questa legge.»;

   quello che non viene esplicitato è che nello scenario 2, relativo al programma degli investimenti francesi sino al 2037, non vi sono né la realizzazione né il finanziamento della tratta nazionale francese Torino-Lione;

   pertanto il tunnel transfrontaliero è destinato a rimanere solitario per diversi decenni e sarebbe auspicabile l'allineamento temporale dei lavori di realizzazione della tratta transfrontaliera Tav all'effettivo avvio dei lavori di realizzazione da parte della Francia della sua tratta nazionale, rinviata a dopo il 2038, come sopra evidenziato;

   senza i 140 chilometri di tratta francese, del costo di almeno 10 miliardi di euro, la realizzazione del tunnel non avrebbe alcun senso, perché sfocerebbe sulla vecchia linea francese a bassa capacità e basse prestazioni; quindi, sarebbe meglio in sostanza mettere il treno del tunnel Tav in coda alla realizzazione del tratto nazionale francese;

   il Presidente del Consiglio Conte, il 24 luglio 2019, attraverso una diretta Facebook, ha dichiarato: «Rappresento un governo appoggiato da due forze politiche che sul punto (linea Tav) la pensano in maniera opposta. In gioco ci sono tanti soldi, che sono vostri, e vanno gestiti con la massima attenzione (...). Sono pervenuti dei fatti nuovi, elementi da tener conto nella risposta che dobbiamo dare all'Europa entro venerdì 26 luglio 2019. L'Ue si è detta disponibile ad aumentare lo stanziamento dal 40 per cento al 55 per cento, questo ridurrebbe i costi» per l'Italia;

   il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 24 luglio in Aula alla Camera dei deputati, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata, ha sostanzialmente ribadito quanto già detto nella diretta Facebook: «Non realizzarla costerebbe più che farla. A queste condizioni solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale per fermare la Tav»;

   il 26 luglio, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha inviato alla Inea, Agenzia della Commissione europea, una lettera firmata da un dirigente ma non dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Tale lettera dà il via libera ufficiale del Governo italiano al completamento della Torino-Lione –:

   dall'inizio del progetto ad oggi, quale sia l'ammontare dei finanziamenti che sono stati complessivamente erogati dall'Italia e dalla Francia;

   al fine della realizzazione dell'opera, quale sia l'ammontare dei finanziamenti che sono stati sinora stanziati dall'Italia e quali dalla Francia;

   se corrisponda al vero che la Francia ha posposto almeno sino al 2038 la decisione sulla realizzazione effettiva della tratta Lione-tunnel transfrontaliero, basando tale decisione sull'insufficiente traffico;

   se il traffico sulla tratta francese, che comprende treni regionali, è considerato insufficiente, come sia possibile giustificare la necessità del tunnel transfrontaliero, utilizzato solo dai treni internazionali, tenuto conto che sono molto meno numerosi;

   se sia a conoscenza dell'ammontare del vantaggio finanziario che avrà lo Stato francese in conseguenza del fatto che la società Telt paga le imposte in Francia e per effetto dell'iva introitata sui lavori sul territorio francese, corrispondenti ai quattro quinti della lunghezza del tunnel transfrontaliero;

   quale sia il costo netto prevedibile del tunnel a carico dello Stato francese, detraendo gli introiti fiscali dall'impegno di spesa complessivamente a suo carico;

   se non ritenga opportuno almeno adottare iniziative per posporre la realizzazione del tunnel e della tratta italiana sino al momento in cui la Francia delibererà la realizzazione anche della sua tratta nazionale, evitando di realizzare una grande mezza opera di nessuna utilità effettiva, che confluirebbe sulla linea francese a bassa velocità e capacità.
(2-00479) «Fassina».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   dal 2012 tutto il territorio nazionale è segnato da episodi di «mala gestio» dei programmi di edilizia residenziale in regime di edilizia agevolata, quantificabili per il solo territorio di Roma Capitale in oltre 3 miliardi di euro previa concessione del diritto di superficie dei territori comunali;

   a seguito delle denunce presentate dai beneficiari dei programmi di edilizia agevolata sono emerse responsabilità penali e amministrative a carico di società e cooperative costruttrici che delle pubbliche amministrazioni deputate alla vigilanza;

   i soggetti realizzatori di programmi di edilizia agevolata:

    a) non hanno provveduto a scomputare il contributo pubblico ricevuto dal calcolo del prezzo massimo di cessione e del canone di locazione, pretendendo canoni più alti e illegittimi a danno dei beneficiari;

    b) non hanno rispettato gli obblighi contenuti nelle convenzioni stipulate con i comuni e gli atti d'obbligo con le regioni, eludendo la finalità pubblica degli alloggi;

   sostanzialmente il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le regioni e i comuni avrebbero omesso di vigilare e controllare i soggetti attuatori di programmi di edilizia agevolata sul rispetto della normativa di settore, delle convenzioni e dagli atti d'obbligo sottoscritti;

   sono stati chiamati illegittimamente ed illegalmente a versare un canone di locazione più alto anche i dipendenti dello Stato che per esigenze di servizio, e contrasto della criminalità organizzata, in particolare sul territorio di Roma e Firenze, avevano beneficiato degli alloggi realizzati ex articolo 18 del decreto-legge n. 152 del 1991, e dal decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 185 del 2014, con contributo erogato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:

   violazioni sono state riscontrate anche nella realizzazione dei programmi di edilizia residenziale attuati in esecuzione del decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 2523 del 27 dicembre 2001, programma «20.000 abitazioni in affitto», che stabiliva che il canone di locazione si calcolava ai sensi della legge n. 431 del 1998, in particolare il canone agevolato di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998 n. 431;

   ancora oggi i costruttori non applicano i prezzi massimi di cessione e i canoni di locazione ricalcolati dai comuni, previo scomputo del contributo pubblico erogato;

   i costruttori omettono di rispettare le previsioni del decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 185 del 2014, nonostante l'espressa richiesta degli interessati di cui sono informate anche le prefetture e il Ministero dell'interno, ad oggi rimasti silenti;

   i costruttori negano la restituzione degli arretrati indebitamente percepiti;

   i comuni non applicano le sanzioni previste dal disciplinare della convenzione a carico dei costruttori per la violazione delle disposizioni;

   i comuni omettono di procedere alla revoca delle concessioni del diritto di superficie concesso con la stipula della convenzione ex articolo 35 della legge n. 685 del 1971;

   le regioni, formalmente informate delle omissioni dei comuni, omettono di esercitare i poteri sostitutivi previsti dall'articolo 136 del TUEL;

   le regioni non sembrano porre in essere funzioni di vigilanza sulla destinazione dei contributi pubblici erogati, consentendo la distrazione degli stessi;

   le prefetture competenti e il Ministero dell'interno sono stati informati delle violazioni, senza però una risoluzione per il ripristino della legalità violata;

   a seguito di svariate denunce sono stati avviati diversi filoni di indagine dalla procura di Roma in merito ai fatti richiamati, senza che tuttavia allo stato vi siano stati precisi esiti;

   nonostante l'azione penale, i responsabili dei reati contro la pubblica amministrazione, che potrebbero avere tratto ingenti vantaggi economici a danno dei cittadini, potrebbero restare impuniti, considerati i termini di prescrizione –:

   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda fornire chiarimenti in merito alla mancata applicazione della normativa relativa all'edilizia agevolata e ai programmi di edilizia residenziale, e con specifico riferimento al decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 185 del 2014;

   se il Ministro dell'interno intenda fornire elementi sulle attività di controllo e vigilanza delle prefetture per garantire l'applicazione della normativa di settore, quale anche decreto ministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 185 del 2014, nonché il rispetto delle procedure di assegnazione.
(2-00480) «Fassina».

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i viaggiatori che usufruiscono dei treni ad alta velocità «Italo» e «le Frecce» sono in costante aumento, in particolare, sulla direttissima da e verso Napoli e Firenze, un aumento che in questo periodo estivo crea non pochi disagi per i treni regionali che utilizzano la stessa linea e che spesso vengono penalizzati;

   sulla direttissima, insieme all'alta velocità, viaggiano, infatti, anche i treni regionali, dei quali usufruiscono quasi esclusivamente i pendolari, per una media di 320 treni al giorno, quando la capacità ottimale è di circa 200 treni (100 per direzione), ma dove la rete consentirebbe di arrivare a 250, tutto rallenta perché si incrociano i treni regionali che viaggiano a 160 chilometri all'ora;

   l'alta velocità esiste di fatto solamente tra Milano e Firenze e tra Roma e Napoli, dove si possono raggiungere i 300 chilometri orari, con una capacità di quattrocento treni al giorno;

   la domanda dei passeggeri è cresciuta del 27 per cento in quattro anni e anche l'offerta è raddoppiata: da 67 mila treni nel 2014, ai 111 mila convogli del 2018, rileva l’Authority dei trasporti;

   il 50 per cento dei treni arriva con 10 minuti in ritardo, mentre una percentuale del venti per cento riporta ritardi compresi tra i trenta e i cinquanta minuti; tali ritardi vengono giustificati nella gran parte dei casi con lavori di potenziamento, problemi alla rete elettrica, sovraffollamento di convogli o guasti al treno precedente, ritardi che incrementato i reclami dei passeggeri, ma entro i 30 minuti non si ha diritto ad alcun rimborso per i Frecciarossa, mentre per Italo il ritardo minimo per chiedere un rimborso è lievitato ad un'ora;

   nonostante gli innumerevoli solleciti per il tramite di mozioni e interrogazioni parlamentari ma soprattutto a fronte dell'ultimo bilancio disponibile del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che presenta un utile netto di esercizio di 552 milioni di euro, qualificandosi, a detta dell'amministratore delegato, come il miglior risultato di sempre, il gruppo Ferrovie dello Stato italiane non ha ancora risolto il problema delle interferenze sulle tratte sopra descritte;

   a fronte di un bilancio estremamente in attivo, del rinnovo del parco mezzi in servizio sulle linee ferroviarie regionali, in particolar modo in quelle delle Ferrovie laziali e del decadimento delle infrastrutture ferroviarie, lungo le vecchie linee spesso a singolo binario, non si evince un piano industriale che prenda in considerazione la trasformazione delle linee FL4, FL5 e FL8 in metropolitane leggere senza interferenze con l'alta velocità –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per tutelare i pendolari del Lazio e della provincia di Roma, garantendo la necessaria e doverosa puntualità, nonché il ripristino di un'offerta adeguata anche nelle fasce di maggior affollamento delle linee alta velocità;

   se corrisponda al vero quanto rappresentato dalle associazioni dei consumatori e dai comitati dei pendolari che, a quanto consta agli interroganti, segnalano come il danno generato dai ritardi e dai disservizi del trasporto ferroviario regionale sia rilevante per il prodotto interno lordo nazionale.
(3-00947)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la prescrizione n. 37 contenuta nella delibera del Cipe n. 42 del 10 luglio 2017, relativa alla linea AV/AC Torino-Venezia, tratta Milano/Verona, linea ferroviaria Brescia est/Verona, richiedeva l'aggiornamento del progetto alle norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008 e per cui il Cipe aveva stanziato la somma di 63 milioni di euro;

   a giudizio dell'interrogante sarebbe opportuna una verifica di tale adeguamento, anche in considerazione del fatto che il progetto esecutivo è ancora incompleto –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, i Ministri interrogati intendano fornire chiarimenti relativamente all'adeguamento del progetto a quanto disposto dalla prescrizione n. 37 della delibera del Cipe n. 42 del 2017.
(5-02686)


   BUSINAROLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel parere n. 3045 rilasciato dalla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas relativo alla linea AV/AC tratta Milano-Venezia, linea ferroviaria Brescia est – Verona, alla pagina n. 133, in cui sono riportate le considerazioni conclusive, in ordine alle 309 prescrizioni contenute nella delibera Cipe n. 42 del 2017, risultano ottemperate 187 prescrizioni, 1 parzialmente ottemperata e 18 recepite mentre 4 non sono applicabili, per un totale di 210; dunque ne mancano ancora 99;

   la delibera Cipe sopraindicata, al punto 1.5. prevede che: «Le prescrizioni citate ai precedenti punti 1.1. e 1.2, cui resta subordinata l'approvazione del progetto, sono riportate nella prima parte dell'Allegato 1, che forma parte integrativa della presente delibera, mentre le raccomandazioni sono riportate dalla seconda parte del predetto allegato. Il soggetto aggiudicatore, qualora ritenga di non poter dar seguito a qualcuna delle suddette raccomandazioni, fornirà al riguardo puntuale motivazione, in modo da consentire al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di esprimere le proprie valutazioni. L'ottemperanza alle prescrizioni non potrà comunque comportare incrementi del limite di spesa di cui al precedente punto 1.4» –:

   se, alla luce di quanto descritto in premessa, si intendano fornire chiarimenti relativamente alla eventuale ricezione della «puntuale motivazione» in merito alle 99 prescrizioni non ottemperate.
(5-02687)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CHIAZZESE, LOMBARDO, ERMELLINO, CASA, SCERRA, ALAIMO, DAVIDE AIELLO, LICATINI, GIOVANNI RUSSO e IOVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2002 veniva completato, in provincia di Palermo, il sottopassaggio di Bolognetta;

   l'opera, inserita tra gli interventi regionali con richiesta di finanziamento al Cipe, è costata 2 milioni di euro e doveva servire a regolare un flusso automobilistico stimato (forse sovrastimato) in 8.000 mezzi al giorno;

   il suddetto sottopassaggio venne concepito come uno svincolo, avente come principale funzione quella di attraversare più agevolmente la strada provinciale 77, consentendo così di immettersi con maggiore velocità, provenendo dalla strada statale 118, lungo la strada statale 121 Palermo-Agrigento;

   immediatamente dopo la fine dei lavori, in fase di collaudo, veniva riscontrata un'anomalia;

   per i motivi suesposti il sottopassaggio non veniva collaudato e la sua apertura mai realizzata –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per consentire una migliore fruibilità della strada statale 118.
(4-03517)


   MISITI, GRIPPA, RUGGIERO, ORRICO, NAPPI, TROIANO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'accessibilità in Italia si fonda sulla Costituzione, ma la normativa che disciplina l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche è la legge n. 13 del 1989, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l'accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici;

   viaggiare in treno in carrozzina non sempre è facile e non ovunque è possibile;

   Rete Ferroviaria italiana da anni ha avviato un programma di interventi di natura strutturale e tecnologica per viaggiatori con disabilità o a ridotta mobilità;

   eppure, ad oggi, molti interventi sono concentrati per lo più sulle linee principali di treni ad alta velocità trascurando in gran parte le linee cosiddette minori che vedono coinvolti migliaia di utenti pendolari tutti i giorni;

   nel caso specifico, le linee ferroviarie che interessano la regione Calabria come la tratta Reggio Calabria-Battipaglia, vedono la presenza di ascensori e/o piattaforme elevatrici nelle rispettive stazioni in tal misura: Reggio Calabria 4, Villa San Giovanni 4, Vibo Valentia-Pizzo 1, Lamezia Terme 5, Paola 3, Cosenza 2, Scalea 1, Sapri 1, e Agropoli 1;

   per quanto riguarda invece la tratta cosiddetta «jonica» che parte dalla stazione di Metaponto e arriva a Reggio Calabria, sono presenti rampe per persone a ridotta mobilità nelle sole stazioni di Amendolara, Sibari, Catanzaro, Ciro Marina, Siderno, Locri e Brancaleone; al contempo, non è prevista alcuna piattaforma elevatrice o ascensore nelle diverse stazioni fino a Reggio Calabria, come del resto nelle stazioni dei capoluoghi di provincia come Crotone e Catanzaro;

   Rete Ferroviaria italiana, nell'ambito del protocollo d'Intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Calabria, aveva previsto interventi finalizzati all'accessibilità e alla fruibilità dei servizi ferroviari per persone con disabilità –:

   quale iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'accessibilità a persone con disabilità e, in particolare, permettere alle persone che usano una sedia a rotelle di prendere il treno senza alcun problema ovunque e specialmente in qualunque stazione della Calabria, assicurando la piena esecuzione dei lavori previsti dal protocollo d'intesa.
(4-03520)


   FUSACCHIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 9 febbraio 2018 ANAS comunicava la provvisoria chiusura della galleria «Valnerina» sulla strada statale 79-bis «Ternana» in provincia di Terni provvisoriamente chiusa per consentire l'esecuzione delle verifiche tecniche e degli interventi di ripristino della funzionalità della soletta all'interno della galleria stessa;

   il 19 giugno 2018 ANAS comunicava che, «come confermato al Ministro alle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, che si è interessato direttamente alla questione, la galleria potrà essere comunque resa disponibile agli utenti dopo una prima fase dei lavori che riguarderanno le solette dove si era evidenziato l'abbassamento e che ne permetteranno, nelle more del completamento, la riapertura entro il mese di luglio»;

   il 19 luglio 2018 ANAS comunicava la riapertura della galleria dal giorno successivo precisando che il transito sarebbe stato consentito in entrambe le direzioni con velocità massima temporaneamente ridotta a 50 km/h e che «al momento» sarebbe stato vietato il transito ai mezzi che trasportano merci pericolose;

   nello stesso comunicato ANAS affermava che «il completamento dei lavori è previsto entro settembre del 2018»;

   in precedenza, il 4 giugno del 2018 un deputato del M5S aveva fornito alla stampa altri particolari: «L'Anas per garantire un maggiore coefficiente di sicurezza, ha pertanto ritenuto di procedere verso una soluzione definitiva che prevede il consolidamento della soletta, che verrà rinforzata con ulteriori tiranti. I lavori verranno appaltati tramite la procedura della gara informale che è già stata indetta»;

   i suddetti divieti continuano ad essere presenti a distanza di un anno;

   non risultano dispositivi atti a garantire l'osservanza sia del divieto a mezzi di trasporto di infiammabili, sia del limite di velocità (il cui rispetto solo da parte di pochi veicoli può creare per assurdo situazioni di reale pericolo) –:

   quale sia il motivo per cui l'apertura prevista per settembre 2018 non sia avvenuta, nonché il motivo per cui non sia stata data comunicazione dell'avvenuto ritardo;

   quali dispositivi si intendano adottare per fronteggiare l'attuale pericolosità della situazione, come esposta;

   quali siano lo stato dei lavori e la data prevista di completamento degli stessi e del ripristino della normale circolazione.
(4-03546)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   le cronache locali registrano l'ennesima rissa nel centro storico di Vicenza, nei pressi della Basilica Palladiana, che ha avuto luogo martedì scorso 6 agosto 2019, poco dopo le 23;

   l'episodio criminoso ha visto come protagonisti un gruppo di nordafricani contrapposto ad alcuni giovani militari americani;

   un testimone, titolare di un noto locale di Piazzetta Palladio, ha rilasciato a il Giornale di Vicenza le seguenti emblematiche dichiarazioni: «io una scena così in tanti anni non l'avevo mai vista, sembrava un far west, una follia, gente che urlava, lanciava tavoli e sedie; poi un ragazzo ha spaccato una bottiglia e ha tentato di sgozzare un altro. Una scena pazzesca»;

   l'interpellante, nella sua veste di deputato eletto nel collegio uninominale della città, non vuole rassegnarsi e si ostina, quindi, a presentare atti di sindacato ispettivo per segnalare al Governo lo stato di inaccettabile degrado, sul versante della sicurezza pubblica, che si registra nel capoluogo berico;

   il Sottosegretario Durigon, rispondendo in data 17 maggio 2019, all'ennesima interpellanza del firmatario del presente atto sul medesimo tema, ha parlato testualmente di «un incoraggiante calo dei reati nel capoluogo berico del 18 per cento registrato nei primi due mesi del 2019»;

   l'interpellante non ha certamente motivi per mettere in dubbio questi dati ufficiali, sottolinea tuttavia che gli episodi, come quello qui citato, che si susseguono con cadenza regolare, continuano a restituire ai cittadini di Vicenza una condizione di inaccettabile insicurezza –:

   quali ulteriori, concrete e risolutive iniziative intenda assumere il Governo per garantire legalità e sicurezza nella città di Vicenza.
(2-00478) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta orale:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 luglio 2019 è stato accolto un ordine del giorno a prima firma dell'interrogante nel quale si impegnava il Governo a valutare l'opportunità di proseguire il rafforzamento del contingente di personale delle forze di polizia presso i comuni frontalieri;

   i comuni frontalieri del territorio sono spesso la «prima linea» dell'immigrazione clandestina. Nonostante la situazione oramai preoccupante, le istituzioni stanno lasciando questi territori senza un giusto contingente di polizia che possa assicurare la sicurezza e la tutela dei residenti e dei confini;

   mentre la P.a.f. (polizia di frontiera francese), da Ventimiglia passando per Limone Piemonte fino a Bardonecchia, fa posti di blocco lungo le valli, controllando una per una, automobili e camper e rafforzando i controlli in ingresso ed in uscita dal territorio francese, la polizia di Stato italiana resta a guardare impotente. Significativo è il caso della polizia di frontiera di Limone Piemonte, ridotta a undici unità (comprese il comandante), la quale garantisce la sicurezza lungo i confini solo con cinque agenti impiegati alla vigilanza della struttura, visto che non esistono sistemi di video sorveglianza autonoma e sistemi di sicurezza passivi, e soltanto sei poliziotti deputati al pattugliamento di un territorio che va da Torino a Ventimiglia e al contestuale adempimento di tutte le incombenze burocratiche amministrative. Anche la situazione lungo il valico della Maddalena e a Bardonecchia è critica, visto che anche in questi importanti luoghi di confine le forze di polizia sono drammaticamente sotto organico. Il tutto in una provincia che si trova a pochi chilometri dal confine francese e che dovrebbe farsi carico del delicato controllo dei confini di Stato, alla luce dei drammatici eventi legati alle ondate migratorie;

   il Governo, ad oggi, a giudizio dell'interrogante non ha mantenuto le promesse esposte nella circolare del dipartimento della pubblica sicurezza dal titolo «Piano di rinforzi Estivi per l'anno 2019» del 6 giugno 2019, nella quale veniva previsto, dal 19 luglio, un incremento di due unità degli operatori di rinforzo alla polizia di frontiera di Limone Piemonte. Dunque, sembra proprio che quello che è stato il tema centrale dei partiti di Governo durante la campagna elettorale, cioè la tutela della sicurezza, ad oggi non venga considerato in alcun modo una priorità;

   la situazione di Limone Piemonte è semplicemente un esempio di quello che è il complesso e preoccupante stato di tutti i comuni di frontiera, nei quali le forze di polizia non sono in alcun modo sufficienti ai fini della gestione e della tutela della sicurezza di tali complessi territori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative volte ad aumentare il contingente di personale delle forze di polizia presso i comuni frontalieri, in modo tale che possano svolgere operazioni di controllo e tutela della popolazione ivi residente e dei confini.
(3-00946)


   INCERTI, DELRIO e ROSSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, mediante un tweet ha pubblicato nei primi giorni di agosto il video del prelievo di una bimba dalla casa di una coppia ripreso attraverso telecamere posizionate nella loro abitazione;

   sul social network il Ministro, con il video in oggetto, ha postato il seguente messaggio: «Pazzesco Amici! Guardate con i vostri occhi: ecco come portavano via i bimbi a #Bibbiano. Lo ribadisco anche oggi: dopo aver smantellato il business dell'accoglienza, ora tocca a chi fa i milioni rubando la vita ai bimbi. In galera, senza se e senza ma. Giù le mani dai bambini!»;

   il Ministro dell'interno colloca il richiamato episodio a Bibbiano, sbagliando però il luogo perché, come era stato già contestato dopo il passaggio del video nel corso della trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?», l'episodio non è avvenuto a Bibbiano;

   il post del Ministro ha quindi confuso il luogo e anche le relative responsabilità, poiché l'episodio di cui tratta il video non rientra affatto nell'ambito dell'indagine di cui sono oggetto i casi di Bibbiano e, soprattutto, non cita neppure la presenza delle forze dell'ordine che sono intervenute presso il domicilio della bambina –:

   se già dopo la messa in onda del video nel corso della nota trasmissione televisiva «Chi l'ha Visto» la questura di Reggio Emilia abbia informato il competente Ministero che si trattava di un evidente travisamento dei fatti e se la stessa questura abbia fornito esaustive spiegazioni al Ministero in merito a chi avesse operato in quel modo e perché, nonché se si intendano fornire elementi circostanziati circa le modalità adottate per l'intervento presso il domicilio di cui in oggetto da parte delle forze dell'ordine.
(3-00953)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° agosto 2019, come riportato dalla stampa, un giovane nigeriano ha aggredito un sacerdote della parrocchia di Santa Maria Assunta di Bassa, a Cerreto Guidi (Fi), dopo aver sfondato la porta della sagrestia;

   in quella circostanza, sempre secondo le ricostruzioni della stampa, l'uomo in questione ha atteso l'arrivo dei carabinieri brandendo dei sassi in mano;

   si tratta di un soggetto non nuovo alle forze dell'ordine del luogo: in data 19 luglio 2019 era infatti già stato arrestato per aggressione a pubblico ufficiale;

   sempre da fonti stampa si apprende, inoltre, che il ventiseienne nigeriano era stato espulso «per motivi disciplinari» dal centro di accoglienza che lo aveva in affidamento –:

   quale centro di accoglienza, il giovane nigeriano sia stato allontanato e per quali motivi;

   da quale soggetto, persona fisica o giuridica, sia gestito il centro di accoglienza summenzionato;

   se risultino le ragioni per le quali l'uomo in questione, nonostante fosse stato arrestato il 19 luglio 2019 per un'aggressione nei confronti dei carabinieri, si trovasse nuovamente in libertà;

   quali siano le ragioni per cui tale soggetto, nonostante fosse stato espulso dal centro di accoglienza, non sia stato espulso anche dal territorio italiano.
(5-02690)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia di Trieste ha recentemente lanciato un allarme sulla sorte del commissariato di polizia ubicato nel popoloso quartiere di Rozzol Melara a Trieste per una settimana, temendo la definitiva chiusura del presidio stesso, e in precedenza analoghe preoccupazioni erano state espresse dal Silp Cgil di Trieste;

   detto commissariato di polizia che, come viene riferito, un tempo contava oltre 40 agenti a servizio di un territorio molto ampio, costituendo un reale presidio di sicurezza per i cittadini, ha subito negli ultimi tempi una drastica riduzione dell'orario di apertura (causa part time orizzontale) la definitiva chiusura del servizio di volante, l'interruzione del servizio passaporti, fino al «fermo» totale per una settimana del commissariato, reso noto attraverso un annuncio sul quotidiano locale Il Piccolo;

   in questo contesto s'inserisce la decisione del comune di dotarsi di guardie giurate private a sopporto dell'azione della polizia locale di Trieste, fruendo di un apposito finanziamento della regione Friuli Venezia Giulia;

   tale misura è stata valutata inefficace da parte dei sindacati di polizia, i quali hanno evidenziato come attraverso la chiamata di personale privato non si possa in alcun modo supplire agli agenti di polizia, ancorché si tratti di polizia locale, che con evidenza risultano carenti d'organico;

   la generale carenza di personale è stata denunciata a livello nazionale dal Capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, che l'ha stimata in 18 mila unità –:

   se il Ministro interrogato abbia dettagliata conoscenza dell'articolazione territoriale e della dislocazione dei presidi delle forze dell'ordine nella città di Trieste e abbia dunque contezza della prossimità del commissariato di Rozzol Melara a un complesso residenziale popolare, con le comprensibili esigenze connesse a tale agglomerato;

   se il Ministro interrogato intenda, alla luce del potenziamento dell'organico assicurato in una recente visita a Trieste, verificare con la locale questura l'opportunità di garantire la necessaria funzionalità al commissariato di Rozzol Melara;

   di quante unità sia composto l'organico della Questura di Trieste, quante unità siano effettivamente in forza effettiva senza i distacchi, quanti siano i pensionamenti previsti entro la fine del 2019 e quanti le unità che prenderanno servizio entro lo stesso 2019.
(4-03536)


   GIACOMETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 163 del decreto legislativo n. 112 del 1998, assegna alle province o città metropolitane, il riconoscimento della nomina:

    a) a guardia giurata degli agenti venatori dipendenti dagli enti delegati dalle regioni;

    b) a guardia giurata delle guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche nazionali;

    c) di agenti giurati addetti alla sorveglianza sulla pesca nelle acque interne e marittime;

   riguardo allo status e alle mansioni degli agenti di vigilanza ittico venatoria con qualifica di «guardie particolari giurate volontarie» per conseguire la nomina è richiesta la frequenza a corsi specifici di qualificazione;

   le guardie volontarie, limitatamente al settore operativo assegnato con decreto di nomina rilasciato dalla provincia o città metropolitana, rivestono la qualifica di pubblici ufficiali;

   le guardie volontarie, con competenze sulle norme che regolamentano in materia ittica, sono anche agenti di polizia giudiziaria solo per l'applicazione delle specifiche norme del settore, quando sono in servizio e nell'ambito del territorio di competenza;

   tutte le guardie volontarie, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, svolgono funzione di polizia amministrativa (legge n. 689 del 1981);

   l'attività svolta dalle guardie volontarie sul territorio si sostanziano fondamentalmente nella vigilanza anche notturna, presso gli ambiti territoriali di caccia, nei comprensori alpini, nel controllo presso le oasi di protezione, nelle zone di ripopolamento e cattura con competenze specifiche per il contrasto alle attività illecite quali il bracconaggio e pesca di frodo. Un'altra attività di importanza rilevante, ai fini del controllo del territorio, è senza dubbio quella dello smaltimento abusivo dei rifiuti e di controllo dei parchi pubblici;

   nonostante quanto sopra esposto, da alcuni anni le prefetture, tra le quali anche quella di Torino, tendono a svolgere un'attività ostativa nel rilascio dei porti d'arma per difesa personale, richiedendo giustificazioni documentali per il rilascio delle licenze di porto d'arma alle guardie volontarie ittico venatorie, emanando circolari dispositive ad avviso dell'interrogante di dubbio valore giuridico, valutando con diffidenza e sfiducia l'operato svolto a titolo gratuito delle guardie volontarie, adottando provvedimenti restrittivi verso il personale volontario che detiene tale titolo, pregiudicando di fatto l'incolumità personale di tali soggetti che risultano, inoltre, esposti a possibili minacce o ritorsioni da parte degli individui sanzionati a seguito di illeciti amministrativi o, peggio, sorpresi in flagranza di reato;

   a norma del Tulps R.D. n. 773 del 1931, e degli articoli 27 e 28 della legge n. 157 del 1992, l'unica differenza tra gli agenti dipendenti della provincia o città metropolitana e le guardie giurate volontarie, è che queste ultime sono soggette al rilascio da parte della prefettura di appartenenza del porto d'arma ad uso difesa personale mentre, per gli agenti dipendenti da enti pubblici, ricoprendo la qualifica di agenti, di pubblica sicurezza, l'arma viene fornita in dotazione, pur avendo le medesime funzioni delle guardie giurate volontarie ittico venatorie;

   è difficile comprendere perché la vigilanza e la repressione di attività illegali come il bracconaggio perpetrato anche con armi, la pesca di frodo e l'abbandono illecito di rifiuti, in molti casi anche pericolosi per la salute pubblica, dovrebbero ritenersi al di fuori da possibili situazioni di pericolo –:

   quali siano i motivi per i quali da tempo non si rinnova il porto d'armi alle guardie venatorie volontarie;

   se non si ritenga necessario predisporre quanto prima un'opportuna iniziativa normativa volta a individuare, in modo inequivoco e «definitivo», le competenze da attribuire alla vigilanza volontaria, tenendo in dovuto conto le effettive e non secondarie attività già svolte dalla vigilanza volontaria medesima sul territorio, valutando, altresì, le notevoli carenze di personale qualificato in forza alle province e/o città metropolitane per il controllo del territorio.
(4-03537)


   FASANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Salerno non ha ancora oggi il regolamento sugli istituti di partecipazione, obbligatorio ai sensi dell'articolo 7 del T.u.e.l. e anche ai sensi delle proprie norme statutarie;

   il 30 luglio 2018 il difensore civico presso la regione Campania, avvocato Giuseppe Fortunato, non essendo stati riscontrati precedenti richieste, ha invitato il comune di Salerno a provvedere a tale atto obbligatorio per legge, assegnando il termine di sessanta giorni, con espressa avvertenza di commissariamento ad acta;

   tale inadempimento è stato anche segnalato nell'apposita relazione annuale del difensore civico campano alle Camere e alla regione Campania;

   il 30 luglio 2019 il difensore civico campano, per adottare l'omesso atto obbligatorio per legge, nominava quale commissario ad acta la dott.ssa Sonia Caputo, già difensore civico;

   il sindaco di Salerno negava l'insediamento del commissario ad acta in data 1° agosto 2019 motivando di non aver ricevuto la relativa Pec, di cui peraltro il commissario ad acta mostrava ricevute di conferma e di accettazione;

   rinotificata la Pec per mera cortesia, neppure ciò bastava ad assicurare la necessaria assistenza nell'insediamento del commissario ad acta che ha dovuto insediarsi, in data 5 agosto 2019, senza la necessaria assistenza;

   a seguito di ricorso giurisdizionale del 6 agosto 2019 e decreto monocratico cautelare di sospensione del Tar Campania-Salerno del 7 agosto 2019, prima dell'udienza collegiale cautelare, il difensore civico campano adottava il nuovo decreto in data 8 agosto 2019, accogliendo peraltro i rilevi dell'amministrazione comunale;

   tuttavia questa ha voluto ancora impugnare, in data 13 agosto 2019, il nuovo decreto del difensore civico, riproponendo, anche con le medesime espressioni verbali, la tesi sull'inesistenza dei poteri sostitutivi già sostenuta dalla città metropolitana di Napoli e già respinta dalla sentenza del Tar Campania, Napoli, Prima Sezione, 21 maggio 2019, n. 2701, non impugnata e divenuta cosa giudicata;

   in conclusione, appare chiaro all'interrogante che il comune di Salerno non solo non ha provveduto ad adottare un atto fondamentale quale il regolamento per la partecipazione ma ha sostanzialmente intralciato l'attività sostitutiva necessaria a superare questa inadempienza;

   peraltro è di tutta evidenza che se il sindaco avesse attestato falsamente il mancato ricevimento della Pec del commissario ad acta si tratterebbe di un comportamento molto grave. Viceversa, se effettivamente la Pec non è stata ricevuta, va evidenziata una falla nel sistema informatico del comune di Salerno, con pericolo per i dati contenuti. Falla rispetto alla quale appare grave che non siano state svolte le necessarie azioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare – anche tramite la prefettura di Salerno – a fronte del comportamento dell'amministrazione comunale richiamato in premessa, nonché in ordine alla situazione relativa alla Pec asseritamente non presente nel sistema informatico.
(4-03550)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPENA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la formazione medica richiede necessariamente di essere completata con un titolo di specializzazione o con la formazione specifica come medici di medicina generale; i medici non in possesso di tali titoli possono svolgere quasi esclusivamente attività libero-professionale;

   per l'anno accademico 2019-2020 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha attuato un aumento del numero dei posti dei corsi di laurea in medicina (11.568: +1.789 rispetto al 2018-2019); storicamente circa il 75 per cento degli iscritti al 1° anno giungono alla laurea (8.700 per questa coorte);

   il fabbisogno di medici specialisti per il triennio 2017-2020 è stato determinato dalla Conferenza Stato-regioni del 21 giugno 2018; il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha attivato per il concorso unico nazionale svoltosi il 2 luglio 2019 8.905 posti totali; le regioni determinano il fabbisogno di medici di medicina generale attivando la scuola regionale di formazione per medici di medicina generale (Mmg) e per il corso 2018-2021 risulta programmato l'accesso di 2.093 medici;

   nel periodo 2014-2017 il saldo tra numero di nuovi abilitati e numero di borse di formazione post-laurea (scuole di specializzazione medica (Ssm) e medici di medicina generale) è stato negativo per circa 233 unità;

   il 2 luglio hanno partecipato al concorso per le scuole di specializzazione 14.638 medici laureati ed abilitati. Di questi 8.905 potrebbero iscriversi ad una scuola di specializzazione medica, circa 2.100 alla scuola regionale di formazione per medici di medicina generale. Rimangono almeno 3.633 medici esclusi dal completamento della loro formazione;

   sebbene il numero di borse per il completamento della formazione post-laurea sia attualmente superiore al numero dei nuovi abilitati, il «gap» di oltre 3.600 medici richiede molti anni per essere colmato e rischia di essere aggravato dall'aumento degli iscritti;

   nella formazione di un medico il sistema investe consistenti risorse che vengono sprecate nel caso dei circa 1.500 giovani medici che ogni anno decidono di recarsi all'estero per far fronte alle difficoltà derivanti dall'imbuto formativo;

   tra le numerose cause di questo imbuto formativo si trova il fenomeno delle borse perse: molti laureati, ammessi ad una scuola di specializzazione diversa da quella cui aspiravano, ritentano l'anno successivo il concorso e, se ottengono il posto ambito, abbandonano il percorso intrapreso, ricominciando il percorso dall'inizio, sprecando così un anno di contratto della borsa precedente e le risorse investite in quella specifica formazione;

   il fenomeno delle fughe trova una delle sue principali cause nel farraginoso sistema di accesso ai due percorsi di specializzazione e di formazione per medici di medicina generale, del tutto scoordinati tra loro e con un meccanismo che non valorizza affatto le competenze maturate nel percorso pre-laurea –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare urgentemente iniziative per rivedere in maniera organica tutta la disciplina in materia di accesso alla formazione dei giovani medici, alle scuole di specializzazione e di medicina generale, considerato che, dati i tempi necessari per la loro formazione, qualsiasi riforma che riguarderà i nuovi iscritti produrrà effetti non prima del 2032, prevedendo innanzitutto una seria programmazione pluriennale, basata su dati certi, che tenga conto del reale fabbisogno del sistema nel medio e nel lungo periodo e che parta dalla premessa dell'istituzione di corsi di laurea direttamente abilitanti e da una riorganizzazione delle specializzazioni che affronti anche il fenomeno degli abbandoni;

   se il Governo preveda, nel breve periodo, di adottare iniziative al fine di razionalizzare e incrementare le risorse finalizzate alle scuole di specializzazione e di reinvestire le risorse liberate dagli abbandoni, prendendo in considerazione un aumento di almeno 2.000 unità del numero di borse di specializzazione già a partire dal prossimo anno, in modo da annullare rapidamente l’«imbuto formativo» e arrivare ad una fase in cui il numero degli accessi al corso di laurea sia programmato sulla base degli accessi alla formazione specialistica, e questi sulla base delle esigenze di salute della popolazione.
(5-02685)


   FRATE e GRIPPA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha introdotto, per la prima volta, l'assunzione del personale docente su base nazionale, con una mobilità anch'essa nazionale;

   com'è noto, l'algoritmo utilizzato dal Ministero – un programma informatico per determinare i trasferimenti della mobilità 2016 – ha commesso grossolani errori, in quanto, oltre a non essere chiaro il funzionamento, non ha rispettato quanto previsto dal contratto collettivo nazionale integrativo circa il rispetto del punteggio e dell'ordine delle preferenze, al fine di assegnare ad ogni aspirante la prima sede e/o ambito libero;

   un procedimento incontrollabile che ha creato pesanti ed inique storture: soprattutto a danno dei docenti del Mezzogiorno. Appare necessario ed inevitabile un piano di rientro dei docenti «esiliati» ed «immobilizzati» –:

   quali iniziative ritenga opportuno adottare in relazione alle questioni esposte in premessa.
(5-02693)


   ASCANI, SERRACCHIANI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la sindaca di Monfalcone ha attaccato gli insegnanti «di sinistra» dichiarando che «con le loro ideologie, avvelenano i giovani, osteggiando apertamente le scelte democratiche che gli italiani stanno manifestando verso gli amministratori della Lega»;

   la sindaca ha lanciato una sorta di monitoraggio delle scuole, affidando il compito al Garante per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che attraverso un apposito «punto di ascolto riservato», dovrà valutare i singoli casi e segnalarli a chi di competenza: direttore scolastico o ministero;

   la sindaca progetta, quindi, a parere degli interroganti, un sistema di sostanziale delazione per gli insegnanti «di sinistra», e giustifica la decisione con la «difesa delle scelte democratiche dei cittadini», sottolineando che la politica deve restare fuori dalla scuola;

   queste sarebbero le «intenzioni», viene tuttavia richiesto di creare un punto di ascolto riservato per le lamentele di alunni e genitori riguardanti esclusivamente una sola parte politica. Un lavoro «di parte», dunque, a cui viene chiamato un ufficio pubblico –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo ai fatti esposti, lesivi ad avviso degli interroganti della libertà di insegnamento sancita all'articolo 33 della Costituzione, e per scongiurare ogni tentativo di condizionamento di tale libertà costituzionalmente garantita.
(5-02698)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOPO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la prova scritta del concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici, svoltasi in data 18 ottobre 2018, è attualmente oggetto di numerosissime contestazioni sfociate in circa 2000 richieste di accesso agli atti da parte dei candidati, a seguito di una serie di circostanze che inducono a porre in dubbio l'effettiva trasparenza e regolarità della procedura concorsuale in questione;

   il 12 luglio 2019 il Consiglio di Stato, ha sospeso l'ordinanza del Tar, tenuto conto del «preminente interesse pubblico alla tempestiva conclusione della procedura concorsuale» e fissato l'udienza pubblica per la discussione del ricorso nel merito al 17 ottobre 2019;

   in Campania, pur essendovi 91 sedi vacanti e disponibili, non risultano posti per i vincitori del concorso. Questo è l'effetto aberrante delle vicende che hanno scandito il precedente concorso a dirigente scolastico del 2011;

   in Campania, infatti, a fronte di 224 posti disponibili, furono selezionati ben 657 idonei, ma nel proliferare del contenzioso, l'allora Governo era intervenuto a sanare l'anomalia di 433 idonei e con il decreto-legge n. 104 del 2013 era stata prevista una graduatoria di merito degli idonei, trasformata in graduatoria ad esaurimento, valida «fino all'assunzione di tutti i vincitori e degli idonei in esse inseriti»;

   inoltre, l'articolo 1, comma 92, della legge 13 luglio 2015, n. 107, cosiddetta Buona scuola, ha previsto, sempre per gli idonei del 2011, la possibilità, a scelta, di andare fuori regione per chi non avesse ancora avuto l'incarico, con una riserva di posti, in ogni altra regione, fino al massimo del 20 per cento;

   in Campania, ad oggi, non risultano ancora collocati circa quaranta idonei del concorso 2011;

   invece, per i vincitori dell'attuale concorso a dirigente scolastico 2017, è previsto il depennamento per chi rinuncia all'incarico. Una evenienza molto alta, perché, con un effetto domino, in tanti, non solo in Campania, saranno costretti a spostarsi fuori regione per dirigere istituzioni scolastiche poste a centinaia di chilometri di distanza. E sembrerebbe che, invece, un soggetto con punteggio più basso sarà verosimilmente avvantaggiato, perché destinato ad essere immesso nel ruolo dirigenziale nei prossimi due anni, quando nella regione Campania ci saranno diversi posti disponibili –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza allo scopo di garantire ai vincitori del concorso per dirigente scolastico del 2017 la possibilità – anche nel caso di rinuncia all'incarico – di permanenza in coda nella graduatoria di merito, così come previsto per i candidati idonei inclusi nelle graduatorie regionali dei concorsi banditi con decreto del direttore generale 13 luglio 2011.
(4-03514)


   DEL MONACO, VILLANI, NAPPI, IOVINO, CHIAZZESE, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO, BUOMPANE e ERMELLINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto dell'ufficio scolastico per la Campania del 15 luglio 2019, il rettore del Convitto nazionale G. Bruno di Maddaloni (Ce), la professoressa Maria Pirozzi, è stata trasferita a Capodrise;

   il decreto in questione è stato motivato dalle esigenze dell'Amministrazione dal punto di vista funzionale ed organizzativo; in taluni casi, il livello di complessità dell'istituzione scolastica da assegnare è stato tale da richiedere un approfondimento dei curricula e delle professionalità acquisite nel corso degli anni di esercizio della funzione dirigenziale da parte dei dirigenti scolastici richiedenti l'assegnazione presso una determinata sede;

   in taluni casi, considerato l'interesse pubblico al buon andamento della direzione dell'istituzione scolastica e alla garanzia del diritto allo studio degli alunni iscritti, è possibile procedere a trasferimenti d'ufficio;

   a seguito del provvedimento in questione è stata inviata al sottoscritto e al Ministro interrogato una lettera da parte del personale del Convitto nazionale di Maddaloni in cui si esprime sconcerto e preoccupazione per le conseguenze del provvedimento;

   i genitori degli alunni del Convitto di Maddaloni hanno inviato una lettera al sottoscritto e al Ministro interrogato in cui esprimono disorientamento e amarezza per una scelta così impopolare; non comprendono le motivazioni di un trasferimento dopo appena un triennio, di fronte ad una piena soddisfazione in termini didattici e formativi. I genitori hanno avuto modo di confrontarsi spesso con la professoressa Pirozzi, una dirigente sempre aperta al dialogo e alla risoluzione dei problemi, avendo come obiettivo primario il benessere degli studenti dell'istituto, e che in soli tre anni ha restituito dignità ad un'istituzione prestigiosa;

   l'impegno della professoressa Pirozzi durante l'intero triennio è stato fortemente orientato anche verso un risanamento finanziario del Convitto, che grazie al suo operato ha visto il bilancio ritornare in attivo, come si evince dalla rendicontazione resa pubblica, per la prima volta –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti, se gli stessi corrispondano al vero e, in caso affermativo, se intenda adottare nel più breve tempo possibile le iniziative di competenza per la revoca del provvedimento in questione.
(4-03522)


   SPERANZA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il concorso indetto con decreto direttoriale della direzione generale per il personale scolastico, protocollo n. 1259 del 23 novembre 2017, per l'assunzione di 2425 dirigenti scolastici, divenuti 2900 in seguito a nuove disposizioni, risulta essere stato annullato in toto dal Tar Lazio, sezione terza bis, che con sentenza breve del 2 luglio 2019, n. 8655, ha accolto il ricorso 6233 del 2019 «a seguito della riconosciuta fondatezza della doglianza che ha contestato la legittimità dell'operato della Commissione plenaria nella seduta in cui sono stati fissati i criteri di valutazione, con conseguente annullamento in toto della procedura concorsuale in questione»;

   coloro i quali non hanno superato le prove orali, le hanno sostenute, in taluni casi, alla presenza dei commissari dichiarati incompatibili dalla suddetta sentenza n. 8655 del 2019;

   i candidati valutati non idonei alla prova orale lamentano di aver riscontrato diverse illegittimità durante la procedura concorsuale;

   la mancata predisposizione di una banca di quesiti a livello nazionale ha determinato una controversa interpretazione nella formulazione di essi da parte delle singole commissioni, discrezionalità che potrebbe aver creato disparità di trattamento e varianza nel numero di idonei tra le diverse commissioni;

   i criteri di valutazione contenuti nelle griglie allegate all'accesso agli atti sono risultati differenti rispetto a quelli contenuti nel regolamento del concorso, di cui al decreto ministeriale n. 138 del 2017 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per rispondere alle legittime aspettative di quanti ritengono che il concorso sia stato inficiato da un numero così alto di illegittimità da richiederne una revisione o, quanto meno, il nuovo espletamento delle prove orali;

   se non ritenga opportuno prendere posizione a tutela della legittimità degli atti, della trasparenza e della correttezza dell'azione amministrativa, scongiurando il rischio di ritenere ingiustamente non idonei candidati meritevoli.
(4-03523)


   SPERANZA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che la sindaca leghista di Monfalcone, Anna Maria Cisint, abbia intenzione di avviare un monitoraggio all'interno delle scuole della sua città per individuare gli insegnanti di sinistra che, a suo dire, «con le loro ideologie avvelenano i giovani, osteggiando apertamente le scelte democratiche che gli italiani stanno manifestando verso gli amministratori della Lega», «trasferendo il loro veleno anche all'interno delle scuole, verso i giovani che sono il nostro futuro»;

   la sindaca ha annunciato che da settembre 2019 studenti e genitori potranno rivolgersi, attraverso un punto di ascolto riservato, al Garante per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza per segnalare i docenti che non condividono la linea del Governo e dell'amministrazione comunale. Cisint afferma di aver saputo che alcuni professori hanno criticato le sue ordinanze in classe e hanno commentato negativamente scelte dell'attuale Governo e, quindi, sembrerebbe voler «reagire» a questi comportamenti;

   dopo aver introdotto il numero massimo di studenti stranieri per classe nella scuola materna e dopo l'eliminazione dalla biblioteca comunale delle copie del Manifesto e dell’Avvenire, la sindaca di Monfalcone crea un pericoloso precedente, che, ad avviso dell'interrogante, lede la libertà di insegnamento garantita dall'articolo 33 della Costituzione;

   un rappresentante delle istituzioni non dovrebbe mai strumentalizzare a fini politici chi quotidianamente, spesso anche tra molte difficoltà, svolge il proprio lavoro con passione e professionalità –:

   se non ritenga opportuno adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza per tutelare la dignità professionale e garantire l'indipendenza degli insegnanti, che secondo l'interrogante subirebbe un vulnus dall'attivazione del punto di ascolto riservato di cui si parla in premessa.
(4-03524)


   SPENA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 59 del 2018 è stato approvato il regolamento di riordino della disciplina delle scuole superiori per i mediatori linguistici – ex scuole superiori per interpreti e traduttori;

   il decreto ministeriale, all'articolo 6, prevede la costituzione presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca della commissione consultiva e di valutazione che esprime parere obbligatorio sulle istanze di riconoscimento delle scuole superiori per mediatori linguistici e di accreditamento dei corsi di studio di durata triennale e dei corsi di secondo ciclo;

   il comma 9 dell'articolo 6 del su citato regolamento sancisce l'incompatibilità con l'incarico di membro della commissione per i componenti di organi di direzione, gestione, consultivi, di controllo e didattici dei soggetti gestori di tutte le scuole superiori per mediatori linguisti nonché l'impossibilità per i commissari di avere qualunque cointeressenza nelle scuole e di avere presso le stesse incarichi di insegnamento o di gestione in atto;

   la commissione è stata costituita con decreto ministeriale n. 10 dell'8 gennaio 2019;

   tra i membri che la compongono risultano esserci:

    il professore Francisco De Asis Matte Bon, rettore dell'Unint (Università degli studi internazionali di Roma), università che risulta essere in convenzione con la Scuola superiore per mediatori linguistici «Vittoria» di Torino scelta dalla Unint per ospitare la propria sede staccata a Torino al fine di istituirvi corsi di laurea magistrale in traduzione e interpretariato;

    il professore Giovanni Puglisi, presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione della Scuola superiore per mediatori linguistici «Carlo Bo»;

   appare all'interrogante del tutto evidente la sussistenza di un conflitto di interessi tra i suddetti commissari e le cariche da essi ricoperte negli enti gestori delle scuole per mediatori linguistici citate e il contrasto con la normativa in cui si trova ad agire la commissione consultiva e di valutazione –:

   se non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per la revoca degli atti adottati dalla commissione in quanto assunti in quella che appare un'evidente condizione di irregolarità;

   quali iniziative urgenti intenda adottare, nel più breve tempo possibile, per sanare quella che appare all'interrogante una palese situazione di difformità dalle regole in cui sta operando la Commissione consultiva e di valutazione, prevedendo l'immediata sostituzione dei componenti incompatibili;

   se non ritenga di dover verificare se siano state raccolte dagli uffici competenti del Ministero le dichiarazioni dei membri della Commissione in merito all'assenza di eventuali incompatibilità con l'incarico.
(4-03528)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi spetta al lavoratore l'onere di verificare, tramite i servizi forniti dall'Inps per consultare il proprio estratto conto contributivo, l'effettivo assolvimento da parte del datore di lavoro dell'obbligo di versamento dei contributi previdenziali all'Ente, al fine di ottenere a tempo debito la prestazione pensionistica o la prestazione assistenziale in caso di infortunio o malattia;

   nonostante il mancato pagamento sia considerato per legge, oltre che un illecito amministrativo, un reato, negli ultimi anni risulterebbe essere in costante crescita l'ammontare dei contributi non versati con gravissimo danno per i lavoratori nel caso in cui non si accorgessero di tale ammanco entro i termini di prescrizione, previsti in 5 anni, in quanto non potrebbero più intraprendere le azioni previste dalla legge a tutela dei propri diritti, vedendosi così sottrarre anni di versamenti necessari ai fini pensionistici. Altrettanto grave è il danno per lo Stato che già nell'immediato subisce l'evasione di milioni di euro –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per rivedere il sistema di controllo relativo al versamento dei contributi da parte dei datori di lavoro al fine di garantire, anche in caso di omesso controllo da parte dei lavoratori, una verifica immediata della regolarità dei pagamenti;

   se, nell'ottica dell'attuazione di quanto sopra evidenziato, non si ritenga opportuno valutare l'istituzione di un apposito ufficio nelle sedi Inps di ogni capoluogo di provincia dedito al controllo delle assunzioni e dei versamenti dei relativi contributi, oggi realizzabile anche attraverso l'utilizzo di semplici programmi informatici, in grado di raccogliere ed incrociare in tempo reale i dati del lavoratore (codice fiscale) e la matricola aziendale, che permetterebbero, dal momento che le assunzioni vengono effettuate in via telematica, una verifica in tempi brevi dello stato dei versamenti.
(4-03518)


   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Gsk Vaccines è la società del gruppo Gsk in Italia interamente dedicata ai vaccini. A Siena e nella vicina Rosia, dove sono impegnati circa 2.000 collaboratori di 55 nazionalità diverse, si trovano un centro di ricerca e sviluppo globale – uno dei tre centri mondiali dell'azienda insieme a Rixensart in Belgio e a Rockville negli Stati Uniti – ed uno stabilimento produttivo, che operano nel rispetto dei più alti standard qualitativi. In data 28 marzo 2019 Gsk ha inaugurato a Siena un nuovo edificio, grande 8700 metri quadri, destinato al controllo di qualità, risultato di un investimento di 42 milioni di euro. Un'operazione strategica per lo stabilimento italiano, che nel solo 2018 ha distribuito 47 milioni di dosi di vaccini in 54 diversi Paesi nel mondo. L'azienda Gsk produce tre vaccini in esclusiva nello stabilimento di Siena e Rosia, frutto di anni di ricerca nel centro di ricerca senese; nei prossimi anni essi pare saranno prodotti anche presso gli stabilimenti all'estero, in particolare Bexero, il prodotto di punta. Pare sia in atto una crisi occupazionale legata al gruppo Gsk. Si apprende dai sindacati che: «tra il 2016 e il 2018 gli occupati siano calati di 325 unità. Un calo che non si arresta, nei primi 6 mesi dell'anno il trend va avanti, è una lenta emorragia». Nei giorni scorsi cinque dipendenti sono stati licenziati per non aver soddisfatto gli obiettivi sebbene gli accordi di staff leasing non prevederebbero questa ragione per allontanare i lavoratori –:

   in che modo si intenda intervenire, per quanto di competenza, affinché vengano tutelati i posti di lavoro e affinché venga salvaguardato lo stabilimento di Rosia, prima che sia attivata la procedura di trasferimento della produzione, in esclusiva, in altri siti.
(4-03519)


   MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della responsabilità sociale delle imprese (Rsi), ovvero responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società, le organizzazioni rappresentative delle associazioni settoriali a carattere sindacale, tra cui soprattutto l'Unione generale dei lavoratori (Ugl), si stanno attivando segnatamente per promuovere quegli aspetti che concorrono alla tutela dei diritti e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori;

   il rispetto della legislazione applicabile e l'osservanza dei contratti collettivi tra le parti sociali rappresentano un presupposto necessario per onorare la Rsi;

   la diffusione della Rsi concorre all'obiettivo strategico europeo di far «divenire l'economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e da una maggiore coesione sociale»;

   la Ugl sta ponendo attenzione a modelli orientati al benessere delle persone armonizzando gli obiettivi di impresa alle esigenze degli individui. Sono temi, come: lo «smartworking» (lavoro agile) volto a facilitare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, contribuendo all'efficienza e alla produttività migliorando la gestione delle esigenze individuali e sociale e favorendo una maggiore sostenibilità ambientale, limitando gli spostamenti e i consumi generali; le Itc (information and communication technology) usate soprattutto per creare un ambiente lavorativo collaborativo, fondato sulla conoscenza, l'innovazione e a supporto di processi decisionali indipendentemente dal contesto lavorativo, sebbene ciò andrebbe regolato prevedendo retribuzioni in caso di uso esterno al normale orario di lavoro ed il diritto alla disconnessione;

   i contratti collettivi del lavoro dovrebbero favorire i congedi per maternità e paternità, i congedi parentali, i permessi in caso di malattie gravi e ricoveri, le aspettative per riconosciute esigenze personali o familiari, il part-time in tutte le sue articolazioni –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per regolare, nell'ambito della responsabilità sociale delle imprese, le tematiche dello «smartworking», dell’information and communication technology che consente il controllo a distanza, dei congedi per permessi in caso di malattie gravi e ricoveri, delle aspettative per riconosciute esigenze personali o familiari e del part-time nel suo insieme, prevedendo misure di remunerazione aggiuntive e agevolazioni specifiche, con particolare attenzione per chi si occupa dell'accudimento di familiari ultra ottantenni;

   nel caso di adozione di iniziative per la fissazione di parametri per la misurazione della rappresentatività, se non convenga sull'opportunità di prevedere:

    a) per le organizzazioni aventi la doppia condizione di presenza diffusa sul territorio italiano e che abbiano firmato negli ultimi rinnovi contrattuali i contratti collettivi nazionali di lavoro di settore, ove la misurazione desse esiti inferiori ad un limite stabilito, un periodo transitorio aggiuntivo pari al numero di rinnovi contrattuali sottoscritti, con un massimo di 3, per riorganizzare il consenso tra i lavoratori o per federarsi, stabilendo che ogni organizzazione sindacale ottenga parità di trattamento riguardo sia alla concessione di permessi sindacali, sia all'inserimento in eventuali «commissioni bilaterali», o riguardo a situazioni che avrebbero privilegiato specifiche organizzazioni sindacali;

    b) la «confederalità», solo se l'organizzazione sia presente su tutto il territorio nazionale e rappresenti tutti i settori oggetto di contrattazione collettiva.
(4-03526)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973, recante «Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato», prevede l'applicabilità dell'aliquota del 44 per cento per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante al personale militare che abbia maturato almeno 15 anni e non più di 20 anni di servizio utile, ad eccezione dei graduati e dei militari di truppa non appartenenti al servizio continuativo;

   l'articolo 44 stabilisce, per il calcolo della pensione spettante «al personale civile con l'anzianità di quindici anni di servizio effettivo», l'applicazione dell'aliquota del 35 per cento per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante per chi avesse maturato almeno 15 anni e non più di 20 anni di servizio utile. La percentuale è aumentata di 1,80 per cento per ogni ulteriore anno di servizio utile fino a raggiungere il massimo dell'80 per cento;

   nonostante ciò, l'Inps, in sede di riconoscimento del trattamento pensionistico agli interessati, ritiene che la quota di pensione retributiva spettante al personale militare vada calcolata come per il personale civile e, cioè, applicando l'aliquota del 35 per cento e non quella del 44 per cento. L'Inps ritiene, infatti, che l'articolo 54 sarebbe riferibile alla sola fattispecie di cessazione dal servizio con «almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile» e non anche a quella di prosecuzione del servizio, dopo aver maturato quell'anzianità, ovvero non si applicherebbe al personale che abbia invece proseguito il servizio oltre il ventesimo anno. L'interpretazione, a giudizio dell'interrogante erronea, dell'Inps sta generando innumerevoli disagi e fraintendimenti, ed in molti casi anche veri e propri danni economici ai militari interessati. Il modo di operare dell'Inps infatti non è affatto coerente con l'interpretazione corretta dell'articolo 44 sopracitato, il quale non può trovare applicazione nei confronti del personale militare, trattandosi di disposizione inserita nel titolo III («Trattamento di quiescenza normale») del capo I («Personale civile») del decreto del Presidente della Repubblica, e, quindi, dettata esclusivamente per il personale civile;

   con le sentenze n. 422 del 2018, n. 197 e n. 208 del 2019, la prima e la seconda sezione centrale di appello della Corte dei conti hanno confermato che il beneficio va riconosciuto a favore dei militari. Anche la sezione giurisdizionale per la regione Piemonte della Corte dei conti, in data 17 aprile 2019, ha accertato il diritto del ricorrente al ricalcolo della pensione con applicazione dell'articolo 54, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 e, per l'effetto, ha ordinato all'Inps di procedere alla relativa riliquidazione con pagamento degli arretrati spettanti maggiorati di interessi legali e, nei limiti dell'eventuale maggior importo differenziale, della rivalutazione monetaria calcolata, anno per anno, secondo gli indici Istat –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a riconoscere i diritti previdenziali maturati dal personale militare;

   se non ritengano doveroso, per quanto di competenza, elaborare direttive affinché l'Istituto nazionale della previdenza sociale riconosca i benefici previsti dalla norma ingiustamente negati al personale militare.
(4-03531)


   SPERANZA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 7 agosto 2019 una donna nigeriana ha perso la vita in un incendio divampato in un capannone nel comune di Bernalda (Mt). Lo stabile è l'ex complesso industriale «La Felandina», che da anni ospita centinaia di migranti che lavorano come braccianti nei campi del Metapontino;

   l'incendio ripropone in maniera drammatica l'urgenza di individuare una soluzione appropriata e dignitosa per dare ospitalità alle centinaia di migranti che lavorano nei campi della zona e che vivono in capannoni inadeguati, come quello andato a fuoco in condizioni disumane ed a rischio emergenza sanitaria;

   il metapontino è una zona con una significativa domanda di manodopera nel settore agricolo, a cui negli ultimi anni sopperiscono soprattutto braccianti stranieri;

   la morte della donna e le precarie condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti, privati di ogni dignità, devono interrogare tutte le istituzioni;

   si assiste ad un grave ritardo relativo all'attuazione del progetto di accoglienza della provincia di Matera che risulta già finanziato –:

   se il Governo intenda attivarsi per evitare che episodi così drammatici come quello riportato in premessa possano ripetersi;

   come il Governo intenda adoperarsi per individuare, per quanto di competenza, una congrua e strutturale sistemazione per i braccianti impegnati nelle terre del metapontino;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di attuare il progetto di accoglienza della provincia di Matera.
(4-03542)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, PARENTELA, MAGLIONE, LOMBARDO e DEL SESTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa (Italia Oggi del 31 luglio 2019) che lo Stato di Israele abbia intenzione di disconoscere il nuovo vertice di direzione del Consiglio oleicolo internazionale (Coi), la cui rielezione è avvenuta il 26 giugno 2019 a Marrakech nella sessione che ha riconfermato per altri quattro anni la triade Abdellatif Ghedira (Tunisia), Jaime Lillo (Spagna) e Mustafà Sepetci (Turchia);

   nella 109a sessione del Consiglio del Coi che si è riunito a Marrakech sotto la presidenza dell'Egitto hanno aderito 13 membri: Algeria, Argentina, Egitto, Giordania, Libia, Marocco, Palestina, Tunisia, Turchia, Unione europea e l'Uruguay. Il Montenegro ha delegato all'Unione europea la sua rappresentanza. Non è stata considerata l'adesione di Israele, pur essendo dal 2012 una delle rappresentanze più storiche e consolidate;

   Israele denuncia che in tale sessione la sua rappresentanza sia stata dolosamente esclusa attraverso falsificazione di atti ed omissioni perpetrate dal rappresentante dell'Unione europea, Navarro, e dal direttore esecutivo Ghedira. Essi avrebbero adottato condotte irregolari per non fare partecipare alla sessione di Marrakech il rappresentante di Israele, Ignazio Castellucci, escludendolo dagli accrediti per opera del Comitato accrediti, formato da componenti ritenuti molto stretti al direttore aggiunto, Lillo;

   Israele, nel nome del suo delegato al Coi dal 2012, Adi Naadli, asserisce che il proprio Ministero dell'agricoltura e la propria ambasciata a Madrid, con note ufficiali, avevano delegato Castellucci quale delegato israeliano alla sessione di rinnovo, ma gli accrediti sarebbero stati occultati ed anche gli orari dei lavori del comitato accrediti sarebbero stati falsificati per meglio dissimulare l'assenza di Israele alla sessione;

   l'associazione Italia Olivicola, oltre ad avere già denunciato la deplorevole esclusione di rappresentanti italiani alla nuova direzione del Coi, ritiene che le manovre che hanno portato all'esclusione di Israele dai lavori di Marrakech per l'elezione dei vertici del Coi siano dovute al fatto che lo stesso Paese aveva annunciato l'intenzione di porre il veto alla riconferma dei vertici uscenti, e certificano in tutta la loro gravità come l'asse Spagna-Tunisia sia disposto a tutto pur di mantenere il controllo ed il predominio sull'olivicoltura mondiale;

   l'Italia è anch'essa coinvolta nella vicenda dal momento che per la sessione di Marrakech il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Moavero Milanesi aveva richiesto ad Israele di partecipare, votando contro la rielezione dei vertici del Coi –:

   quali informazioni intenda fornire sulla vicenda esposta in premessa;

   nel caso fossero fondate le denunce e le manovre illecite formalizzate da Israele in ordine alla sua esclusione dai lavori della centonovesima sessione del Consiglio del Coi, quali iniziative intenda adottare per fare chiarezza sull'accaduto e quali ulteriori iniziative intenda intraprendere per ripristinare una presenza italiana, di peso e di prestigio, nei vertici del Coi.
(5-02688)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo di riforma del lavoro pubblico n. 75 del 25 maggio 2017 (Gazzetta Ufficiale n. 130 del 7 giugno 2017) nel quadro della più ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (legge n. 124 del 2015), punta all'obiettivo dichiarato di ridurre il precariato;

   l'articolo 20, comma 1, del decreto legislativo n. 75 del 2017 rubricato «superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni», al comma 1, consente alle pubbliche amministrazioni di stabilizzare attraverso la trasformazione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato personale non dirigenziale in possesso di tutti i seguenti requisiti: a) risulti in servizio successivamente alla data in entrata in vigore della legge n. 124 del 2015 con contratti a tempo determinato presso l'amministrazione che procede all'assunzione; b) sia stato reclutato a tempo determinato in relazione alle medesime attività svolte, con procedure concorsuali anche espletate presso amministrazioni pubbliche diverse da quella che procede all'assunzione; c) abbia maturato, al 31 dicembre 2017, alle dipendenze dell'amministrazione di cui alla lettera a) che procede all'assunzione, almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni;

   il comma 2 dell'articolo 20, invece, ammette a partecipare alle procedure concorsuali riservate (con riserva nei limiti del 50 per cento dei posti messi a concorso) chiunque risulti essere titolare, alla data di entrata in vigore della «legge Madia», di un contratto di lavoro flessibile;

   le disposizioni di cui alla citata lettera c) implicano che coloro che abbiano maturato i predetti 36 mesi anche solo dopo due mesi, nei due giorni, successivi alla data del 31 dicembre 2017, siano esclusi dalla partecipazione a qualunque procedura concorsuale di stabilizzazione;

   in questa fattispecie rientrano 180 infermieri, 170 operatori socio sanitari (Oss), 50 autisti, e diversi dietisti, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, per un totale di circa 500 precari della Asl di Lecce, che, a seguito di una procedura concorsuale svoltasi nel 2014, sono stati inseriti in una graduatoria, dalla quale la Asl ha attinto per l'assunzione degli idonei a tempo determinato dei vincitori e degli idonei;

   la diversificazione dei contratti di lavoro (della durata di 12 e 18 mesi prorogati rispettivamente fino al raggiungimento dei 36 mesi di servizio) ha creato disparità tra i suddetti operatori, per cui solo chi ha lavorato, con contratti di 18 mesi, è riuscito a maturare i requisiti previsti dal citato articolo 20;

   i circa 500 precari della Asl di Lecce che lavorano da oltre 36 mesi su posto vacante non dovrebbero più avere proroghe, avendo superato i tre anni di servizio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, anche di tipo normativo, intendano intraprendere, per consentire ai suddetti infermieri, operatori socio-sanitari, autisti, tecnici che hanno già sostenuto una selezione a evidenza pubblica, di accedere alle imminenti procedure concorsuali, volte all'assunzione di personale a tempo indeterminato, in applicazione dell'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017.
(4-03515)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 1° aprile 1999, n. 91, recante «Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti», disciplina il prelievo di organi e di tessuti da soggetto di cui sia stata accertata la morte ai sensi della legge 29 dicembre 1993, n. 578, e regolamenta le attività di prelievo e di trapianto di tessuti e di espianto e di trapianto di organi;

   la legge interviene sulla dichiarazione di volontà in ordine alla donazione e stabilisce che i cittadini sono tenuti a dichiarare la propria libera volontà in ordine alla donazione di organi;

   nella normativa si chiarisce che la mancata dichiarazione di volontà è considerata quale assenso alla donazione, ma si stabilisce anche che le aziende sanitarie locali sono tenute a notificare ai propri assistiti la richiesta di dichiarare la propria libera volontà e che senza tale notifica il silenzio non è considerabile come assenso;

   nella normativa si demanda al Ministro competente il compito di disciplinare con un proprio decreto i termini, le forme e le modalità attraverso i quali le aziende sanitarie locali sono tenute a effettuare tale notifica;

   il decreto di cui sopra non è stato mai emanato, per cui, a vent'anni dall'approvazione della norma, il meccanismo della notifica di una richiesta esplicita all'assistito per un assenso o un diniego, e del silenzio-assenso, rispetto alla donazione degli organi, non è stato mai applicato;

   il mancato «decollo» della normativa ha di fatto rallentato il meccanismo dei trapianti di organi, soprattutto in alcune zone del Paese, come il Mezzogiorno, dove i malati che sperano in un donatore restano mesi in attesa;

   i pazienti in attesa di trapianti registrati al 31 dicembre 2018 sono 8.713, mentre sono quasi 4 milioni e mezzo le persone che hanno dato esplicitamente il loro consenso alla donazione di organi, grazie ai molti comuni nei quali è possibile dichiarare il consenso o il diniego a donare in occasione del rilascio o del rinnovo della propria carta d'identità;

   il numero di donatori sarebbe di gran lunga superiore se fosse stata applicata la legge n. 91 del 1999;

   sul tema, un gruppo di pazienti dell'ospedale Monaldi di Napoli, in lista di attesa per un trapianto di cuore, ha lanciato un appello pubblico e una petizione on line che ha raccolto ben 70 mila adesioni;

   con la petizione si chiede di dare piena applicazione alla legge n. 91 in ordine alla mancata adozione dei decreti attuativi;

   l'emanazione del decreto attuativo da parte del Ministero della salute — secondo i promotori della petizione — consentirebbe di cambiare — e di salvare — migliaia di vite –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza, e in che tempi, per dare piena attuazione dalla legge n. 91 del 1999, procedendo all'emanazione dei relativi decreti attuativi.
(5-02684)

Interrogazione a risposta scritta:


   PROVENZA, D'ARRANDO, NESCI, SPORTIELLO, IOVINO, LAPIA, SARLI, VILLANI, NAPPI, BILOTTI, DEL SESTO, SAPIA, DEIANA e ADELIZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il giornale «Il Mattino» del 28 luglio 2019 riporta una notizia circa un caso di una bambina di due mesi ricoverata per sei giorni presso l'azienda ospedaliera universitaria «San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona» di Salerno, che ha corso un serio rischio per la sua vita; nei sei giorni trascorsi a Salerno la piccola ha subito una forte disidratazione;

   all'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona il reparto di rianimazione pediatrica non è presente tra le specializzazioni sanitarie e per questo la bimba è stata, poi, trasferita alla rianimazione pediatrica dell'ospedale di Battipaglia;

   il trasferimento avveniva con un'ambulanza del 118, pare, per quanto consta all'interrogante, sprovvista di culletta termica ed ossigenazione e con la bambina allocata nel suo passeggino;

   l'intesa della Conferenza Stato-regioni e delle province autonome del 21 dicembre 2017 stabilisce le «Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali in area pediatrico-adolescenziale»; tali linee stabiliscono:

    che i servizi di emergenza/urgenza pediatrica prevedono, per l'organizzazione dei 118 regionali, l'inserimento del pediatra che possa collaborare alla programmazione e organizzazione delle attività pediatriche nell'ambito del sistema di emergenza regionale;

    che vi sia il monitoraggio dei posti letto ordinari e di rianimazione pediatrica nell'organizzazione dei 118 regionali per la programmazione di tutte le attività pediatriche del sistema di emergenza territoriale;

    che l'assistenza pediatrica ospedaliera in emergenza-urgenza prevede che tutti i pazienti in età evolutiva (0-18 anni) che giungono in ospedale in condizioni di emergenza-urgenza devono fruire di assistenza adeguata alla complessità delle condizioni cliniche e alla età;

   che si promuova una effettiva integrazione della funzione universitaria di didattica con gli ospedali di insegnamento e i servizi del territorio –:

   se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze e per il tramite il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario campano, di verificare se siano stati rispettati a Salerno e Campania i criteri di appropriatezza delle cure previsti dalle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali in area pediatrico-adolescenziale;

   se non intenda, alla luce dei fatti esposti, verificare quanti siano i posti letto afferenti alla rianimazione pediatrica, nell'ambito delle attività pediatriche afferenti al sistema di emergenza territoriale della Campania e di Salerno, in particolare, per appurare se l'assistenza pediatrica ospedaliera, per tutti i pazienti in età evolutiva (0-18 anni) in condizioni di emergenza-d'urgenza, sia rispondente alla complessità delle condizioni cliniche e dell'età.
(4-03533)

SUD

Interrogazione a risposta orale:


   DE FILIPPO. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   le Zes (zone economiche speciali) sono uno strumento istituito dai Governi di centro-sinistra nel corso della XVII legislatura, con decreto-legge n. 91 del 2017 e hanno come finalità quella di rilanciare l'economia delle zone portuali e retroportuali del mezzogiorno;

   tra le Zes individuate vi è quella «Jonica», che fa capo al porto di Taranto e ricomprende aree industriali della Puglia e della Basilicata;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2019 si è concluso l’iter di approvazione della suddetta Zes Jonica;

   tra gli organi di funzionamento della Zes vi è il comitato di indirizzo al cui interno è stato nominato quale componente su proposta del Ministro interrogato il dottor Antonio Mattia;

   il dottor Mattia è stato il candidato, sconfitto, alle scorse elezioni regionali del 24 marzo 2019 del MoVimento 5 Stelle a presidente della regione Basilicata;

   la nomina all'interno di tale struttura risulta ad avviso dell'interrogante quanto mai inopportuna, ricordando che in altre circostanze il movimento politico a cui appartiene sia il Ministro nominante che il componente nominato non ha lesinato critiche a procedura di nomine che avessero carattere di omogeneità politica tra istituzione nominante e soggetto nominato –:

   quali siano le motivazioni che hanno indotto il Governo ad individuare proprio il dottor Mattia quale componente all'interno del comitato di indirizzo della Zes jonica e se non intenda per ragioni quanto meno di opportunità rivedere suddetta scelta che appare oggettivamente frutto di una lottizzazione partitica.
(3-00948)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   all'indirizzo internet https://www.lacartoleria.com si legge (in data 15 maggio 2019) che Adveo Group ha annunciato l'apertura di una procedura di liquidazione di Adveo Italia e della sua unità di produzione e che conseguentemente il personale è stato informato dalla società di un procedimento di dismissione collettiva, con cessazione della attività alla fine di luglio 2019;

   all'indirizzo internet https://www.commerciocartoleria.it si legge (il 6 giugno 2019) il Relevant Fact diffuso dalla Borsa di Madrid con cui Adveo Group International S.A., facendo seguito ai Fatti Rilevanti recentemente pubblicati dalla società [.....] e in relazione alle trattative per la cessione della controllata Adveo Italia Srl («Adveo Italia»), comunica che «dopo avere informato i rappresentanti sindacali della decisione di avviare le procedure di liquidazione della società, è stata accettata in data odierna un'offerta vicolante per tutte le azioni di Adveo Italia. Questa offerta vincolante prevede quanto segue: prezzo 1 euro; mantenimento di tutto il personale; prosecuzione di tutti i contratti rilevanti; acquisizione dell'indebitamento finanziario netto della società per un importo di circa 7 milioni di euro; apertura di un prestito ponte che consenta di finanziare le attività della Società fino al perfezionamento dell'operazione e il consolidamento di nuove fonti di finanziamento per la successiva operatività.
   L'operazione è soggetta alle procedure tecnico-legali da applicare per il perfezionamento, che si stima sarà completato in tempi brevi. Una volta che la transazione sarà terminata dovrà essere aggiornata la valutazione contabile al fine di pubblicare il Bilancio 2018 e di completare l’audit nelle prossime settimane» –:

   se al Ministro interrogato risulti che l'ipotizzata cessione di cui in premessa sia effettivamente stata formalizzata e, in caso di risposta affermativa, chi sia l'acquirente;

   se al Ministro interrogato risulti che le citate condizioni siano state tutte rispettate e, in particolare, se il personale ex Adveo Italia della sede di Castel San Giovanni (in provincia di Piacenza) sia stato trasferito alla nuova società e, diversamente, quali iniziative di competenza intenda assumere nel caso di mancata riconferma del predetto personale.
(4-03544)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo che va dalla fine del 2016 all'inizio del 2018 le maggiori compagnie telefoniche cominciano ad inviare le bollette ai clienti ogni 28 giorni al posto di ogni mese;

   il risultato è che le fatture arrivano 13 volte in un anno facendo registrare un aumento a carico degli utenti che si attesta intorno all'8 per cento in più all'anno;

   sulla vicenda si è pronunciata l'Agcom che, una delibera datata 24 marzo 2017, ha stabilito che la periodicità relativa all'emissione della bolletta deve coincidere con il mese almeno sulla telefonia fissa;

   è intervenuto anche il Parlamento che a seguito dell'approvazione di un emendamento presentato presso la Commissione bilancio del Senato, ha stabilito la periodicità mensile per compagnie telefoniche oltre che per reti televisive e servizi di comunicazione elettronica;

   la circostanza ha comportato l'apertura di una vertenza giudiziaria che si è conclusa con la pronuncia favorevole, da parte del Consiglio di Stato, nei confronti dei clienti ed a danno delle compagnie telefoniche le quali sono tenute a rimborsare in automatico gli utenti;

   nonostante la pronuncia del Consiglio di Stato le compagnie telefoniche tergiversano, chiedendo la compilazione di un modulo per ottenere il rimborso –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare, considerato anche il fatto che sulla telefonia mobile la pratica dei 28 giorni non è ancora tramontata.
(4-03545)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Raciti e altri n. 3-00912, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

  L'interrogazione a risposta orale Paita e altri n. 3-00936, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Rospi n. 4-03497 del 1° agosto 2019.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Mulè n. 4-03472 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 219 del 31 luglio 2019. Alla pagina 7957, seconda colonna:

   alla riga decima deve leggersi: «il signor Carlo C., nato il 22 agosto 1949 e», e non come stampato;

   dalla riga ventottesima alla riga ventinovesima deve leggersi: «Pienza, in data 10 agosto 2018 ha certificato che il signor Carlo C. è impossibilitato a», e non come stampato;

   alla pagina 7958, prima colonna: alla riga seconda deve leggersi: «invitato il signor Carlo C. ad una visita presso i», e non come stampato;

   dalla riga nona alla riga decima deve leggersi: «alla data di presentazione del presente atto il signor Carlo C. non ha ancora», e non come stampato.