Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 maggio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il forte calo della natalità in Italia rende necessari interventi mirati a sostegno delle famiglie sin dal momento della prima scelta di concepire un figlio;

    politiche sociali solide consentirebbero ai genitori di poter raggiungere più facilmente un equilibrio tra la vita familiare e quella lavorativa;

    nelle società moderne le donne che decidono di diventare madri hanno ancora un rischio molto alto di essere espulse dal mercato del lavoro, come se vi fosse un necessario aut-aut tra carriera e famiglia;

    la situazione diventa particolarmente difficile per quelle donne con contratti di lavoro a tempo, atipici o per le libere professioniste, posto che queste categorie hanno una tutela reale minore rispetto alle lavoratrici dipendenti perché con l'interruzione dell'attività lavorativa aumentano anche le probabilità che non vengano rinnovate le collaborazioni o che avvenga una perdita di clienti;

    per le famiglie che faticosamente riescono a mettere al mondo un figlio sopraggiungono, inoltre, elevati costi per il mantenimento della capacità lavorativa della coppia, basti pensare all'ammontare della retta media di un asilo nido e ai suoi orari, al costo di una baby-sitter per le ore di lavoro non coperte dal nido, alla difficoltà di conciliare gli spostamenti con gli orari lavorativi della coppia e dei servizi per l'infanzia;

    davanti a questi fatti, si può immaginare che il segmento ideale di famiglie maggiormente in sofferenza sia rappresentato da quelle composte da due giovani genitori di età inferiore ai 40 anni, lontani geograficamente dalle proprie famiglie di origine, entrambi lavoratori, con stipendi non superiori alla media e con un affitto/mutuo da pagare in una grande città;

    questa categoria di famiglie non può né beneficiare del principale ammortizzatore sociale italiano, ossia l'aiuto dei genitori/nonni, né pensare di vivere con un solo stipendio per l'elevato costo della vita;

    si ha il dovere politico e morale di supportare questi giovani nella loro scelta di mettere al mondo un figlio attraverso interventi in grado di far quadrare i tempi della vita con quelli del lavoro;

    il 2 maggio 2019 si è appreso da un'inchiesta giornalistica del noto programma televisivo «Le Iene» che, dalle risorse destinate agli assegni familiari dall'Inps, sarebbero stati sottratti 6 miliardi di euro, e, nello specifico, risulta che l'Inps abbia distribuito alle famiglie un miliardo di euro in meno all'anno negli ultimi 6 anni;

    tale miliardo per anno sottratto alle famiglie sarebbe stato spostato su altre voci di spesa dell'istituto;

    interpellato sulla questione, l'ex presidente dell'Inps Tito Boeri ha affermato che la gestione degli assegni ai nuclei familiari è sempre stata in attivo dal 1978, cioè da quando la concessione degli assegni è stata vincolata al livello di reddito familiare;

    Boeri ha aggiunto che «il surplus, di circa un miliardo l'anno, è aumentato per il calo demografico. Ma poi non è riallocato arbitrariamente dall'Inps: finisce nel suo bilancio e, in base alle leggi, a seconda dei governi in carica, va ad alimentare gestioni in passivo o altre prestazioni sociali molte delle quali indirizzate alle famiglie»;

    nei prossimi giorni una nuova «tegola» potrebbe abbattersi sul reddito di cittadinanza: la platea di beneficiari del sussidio, infatti, potrebbe vedersi sensibilmente ridotta a causa di una valanga di disdette, considerato che decine di migliaia di nuclei familiari sarebbero insoddisfatti del quantum del «bonus grillino» e, pertanto, intendono rinunciare;

    secondo alcune stime, la misura chiave del Governo «giallo-verde» potrebbe registrare tra le sessantamila e le centotrentamila rinunce, con un risparmio da minore spesa che si attesterebbe prudenzialmente in circa un miliardo di euro;

    sorte analoga potrebbe avere anche l'altro provvedimento bandiera del Governo, ossia la pensione anticipata «Quota 100», le cui domande effettivamente accolte sono lontane da quelle ipotizzate, seppur nell'arco del triennio;

    in via prudenziale si potrebbe concludere che dallo scarso appeal delle politiche assistenzialistiche propinate dal Governo potrebbero scaturire circa tre miliardi di euro di risparmi sugli undici di impegno finanziario previsto e complessivamente calcolato;

    in accordo con i paradigmi keynesiani che ispirano le politiche economiche di questa compagine di Governo, questi miliardi devono essere obbligatoriamente spesi perché necessari per stimolare la domanda interna;

    le attuali politiche per la natalità riducono il sostegno ad un mix tra la concessione di periodi di astensione dal lavoro e l'erogazione di bonus economici. Far uscire una donna dallo scellerato mercato del lavoro di oggi vuole dire costringere una madre a restare ai margini della vita professionale e lavorativa per lunghi anni;

    le politiche per il sostegno alla natalità, invece, dovrebbero normalizzare i percorsi di carriera delle donne e degli uomini che decidono di mettere al mondo un figlio attraverso un aiuto concreto nella crescita dei nascituri e nella conciliazione dei tempi della vita e del lavoro,

impegna il Governo

1) ad assumere iniziative per destinare le risorse non spese per assegni al nucleo familiare, reddito di cittadinanza e pensioni «Quota 100» alla trasformazione del bonus asili nido dell'Inps in un voucher per acquistare servizi e beni per l'infanzia, includendo anche tra i beneficiari le giovani coppie, con entrambi i genitori occupati, e che non sono riuscite a rientrare nelle graduatorie per l'ammissione presso le strutture pubbliche.
(1-00188) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Bellucci, Varchi».

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 1175, della legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007) stabilisce l'obbligo della regolarità contributiva anche per il godimento delle più comuni agevolazioni alle assunzioni;

    l'introduzione del processo automatizzato di verifica mensile della regolarità contributiva intervenendo contemporaneamente sul layout e sul sistema dei semafori del cassetto previdenziale di fatto ha creato un meccanismo poco intellegibile e molto complesso, rilevando così irregolarità per i medesimi periodi per i quali in passato è stato emesso il documento unico di regolarità contributiva (Durc) positivo, tutto ciò perché le verifiche frequentemente si estendono a periodi pregressi anche di diversi anni;

    l'aumento di gravi disfunzioni organizzative in molte sedi territoriali, puntualmente denunciate (il mancato presidio dei cassetti nei termini, risposte incongrue o assenti, appuntamenti in tempi molto lunghi o addirittura impossibili) e la verifica mensile della regolarità per i benefici contributivi sovrapponendosi in termini di carico di lavoro alle richieste di Durc generano, sempre più frequentemente, il blocco del processo complessivo d'istruttoria che, com'è noto, dovrebbe essere completato entro 30 giorni dalla richiesta, quindi il formarsi, sempre più spesso, del silenzio-rifiuto per lo spirare del termine di 30 giorni, costringendo le aziende a reiterare la richiesta;

    la sentenza della Corte di cassazione civile Sezione Lavoro n. 27107 del 25 ottobre 2018 afferma che il Durc è una condizione di «fruibilità», recte di godimento delle agevolazioni contributive e, dunque, l'eventuale recupero delle agevolazioni non potrà che riguardare i periodi successivi ad un eventuale Durc negativo, non potendo retroagire per il pregresso, in particolar modo in presenza di un precedente Durc (a qualsiasi titolo) regolare (così anche corte di appello di Milano sentenze 1116/2018 e 155/2016);

    con la circolare n. 3 del 18 luglio 2017 l'Ispettorato nazionale del lavoro formalizza un'interpretazione di notevole rilievo per le imprese in tema di rilascio del Durc e di revoca dei benefici statuiti dall'articolo 6, commi 9 e 10, della legge n. 389 del 1989. Si chiarisce pertanto che, mentre l'eventuale assenza del Durc incide sull'intera azienda e quindi sulla fruizione, per tutto il periodo di scopertura, dei benefici, le violazioni di legge e/o di contratto assumono rilevanza limitatamente al lavoratore cui gli stessi benefici si riferiscono ed esclusivamente per una durata pari al periodo in cui si sia protratta la violazione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per differenziare i termini dell'istruttoria a seconda che la richiesta attenga al Durc per procedure di evidenza pubblica oppure per la regolarità legata ai benefici contributivi;

   ad adottare iniziative per evitare il formarsi del silenzio-diniego con riferimento al Durc;

   ad adottare iniziative per lo snellimento delle operazioni di annullamento di eventuali Durc negativi emessi in ipotesi di inesistenza dell'inadempimento alla base dei medesimi Durc negativi;

   ad emanare una circolare interpretativa dell'articolo 1, commi 1175-1176, della legge n. 296 del 2006, con particolare riferimento ai casi di recupero delle agevolazioni contributive secondo quanto specificato con la sentenza della Corte di cassazione n. 27107 del 2018;

   ad adottare iniziative per calmierare il recupero delle eventuali agevolazioni contributive, così come affermato dalla circolare dell'Ispettorato nazionale del lavoro n. 3 del 18 luglio 2017, al fine di evitare che anche una piccola irregolarità (poche centinaia di euro) si trasformi in un recupero di tutte le agevolazioni fruite senza limite di importo;

   ad adottare iniziative per prevedere, nei casi in cui l'irregolarità riguardi un periodo antecedente il settembre 2017 (ante Dure on line), un adeguato termine per la sistemazione definitiva dell'eventuale problematica.
(7-00250) «Bucalo, Rizzetto, Osnato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Mario Santoro è stato eletto nel 2016 nella lista «Insieme per Rocca di Papa», nel comune di Rocca di Papa ricoprendo la carica di consigliere comunale;

   in data 4 febbraio 2013 Santoro ha avuto un incidente stradale sul territorio di Rocca di Papa, riportando lesioni gravi;

   il suddetto ha notificato in data 24 gennaio 2018 al comune di Rocca di Papa una richiesta di risarcimento danni per circa 7 milioni di euro per l'incidente subito e dal quale ha riportato gravi lesioni personali;

   con delibera di giunta n. 56 del 23 aprile 2018 viene nominato il difensore del comune. In tutti gli atti ufficiali, compresi quelli notificati al sindaco, la pratica viene archiviata con la dicitura «Santoro Mario + altri»; come risulta anche dalla stampa, nella delibera in questione viene messa in atto una vera e propria modifica di tale dicitura che diventa «Trinca Stefania + altri», in sostanza nascondendo il nome del consigliere comunale in carica nella parola «+ altri»;

   in base alla legge, ossia il testo unico enti locali, che regola diritti e doveri di chi ricopre incarichi istituzionali, all'articolo 63, comma 1, punto 4, è stabilito che: ... non può ricoprire la carica di consigliere comunale colui che ha una lite pendente con il comune e ancora l'articolo 68 dispone che «... La cessazione dalle funzioni deve avere luogo entro dieci giorni dalla data in cui è venuta a concretizzarsi la causa di ineleggibilità o di incompatibilità»;

   appare evidente secondo l'interrogante la responsabilità del sindaco che ha ricevuto in prima persona, come legale rappresentante del comune, la notifica di Santoro, ma che non ha segnalato in consiglio comunale (e, dunque, ai cittadini tutti) il conflitto d'interessi in cui era incappato Santoro assicurandosi così di fatto, per più di un anno, la maggioranza grazie al voto di un solo consigliere;

   ora a distanza di mesi, venuta alla luce la vicenda, il consigliere Santoro ha dovuto accogliere la richiesta di dimissioni, ma ciò non toglie che il silenzio del sindaco, della giunta e della segretaria comunale appare oltremodo discutibile e pone, inoltre, dubbi sulla validità degli atti approvati dal consiglio con il voto di un consigliere che aveva una causa di incompatibilità non contestata –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere in relazione alla vicenda esposta in premessa.
(3-00740)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI, MURONI e PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 maggio 2019 a Genova si è tenuta una manifestazione antifascista contro il comizio della formazione neofascista Casapound;

   la piazza intorno al raduno di Casapound è stata blindata all'alba da grate e furgoni della polizia e a poche decine di metri si teneva il presidio antifascista convocato da Cgil, Anpi, Comunità di San Benedetto, Arci e altre associazioni che ha raccolto migliaia di cittadini e cittadine;

   in piazza sono stati schierati oltre 300 agenti in tenuta antisommossa tra polizia, carabinieri e Guardia di finanza;

   nel pomeriggio, alcune cariche della polizia hanno allontanato i manifestanti antifascisti dalla centralissima piazza Corvetto;

   diversi manifestanti sono rimasti contusi e almeno tre feriti sono stati portati in ambulanza, mentre i pochissimi partecipanti al comizio di Casapound sono andati via in auto scortati dalla polizia;

   Stefano Origone, cronista di Repubblica, è stato caricato da un gruppo di circa sei agenti che lo hanno aggredito, pestandolo con manganellate e calci in tutto il corpo e alla testa, anche quando è caduto a terra e ha urlato di essere un giornalista;

   Origone ha due dita fratturate, una costola rotta, un trauma cranico, ecchimosi e ferite in tutto il corpo ed è stato pestato senza motivo e senza che intorno a lui ci fosse uno scontro in corso;

   gli incidenti in piazza non sono mai una buona cosa ma il problema, a parere degli interroganti, sta nelle continue concessioni di spazi pubblici a organizzazioni neofasciste che invece andrebbero sciolte perché si pongono al di fuori della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza;

   era facilmente prevedibile che il comizio di Casapound a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza avrebbe creato tensioni, ciò che risulta incomprensibile agli interroganti è perché ci sia stata una tale sottovalutazione da parte dell'amministrazione comunale nel concedere la piazza a Casapound e del questore e prefetto di Genova nel non vietare tale manifestazione;

   è preoccupante il clima di tolleranza che trapela da chi, al Governo, ha la massima responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico, verso organizzazioni come CasaPound che dovrebbero invece secondo gli interroganti essere messe fuori legge;

   Genova è solo l'ultimo esempio di una cattiva gestione dell'ordine pubblico durante manifestazioni e presìdi;

   la risposta ad iniziative di gruppi così estremisti come Casapound non può essere la violenza contro chi protesta;

   fatti analoghi sono recentemente avvenuti a Milano, Firenze e a Bologna: anche in queste piazze la risposta delle forze dell'ordine a chi manifestava in difesa della democrazia e dell'antifascismo è stata l'utilizzo della forza, in particolare da parte di alcuni agenti, evidentemente incapaci di contenere la violenza anche quando non serve;

   per questi motivi è sempre più urgente l'introduzione in Italia dei codici identificativi sulle divise delle forze dell'ordine –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per accertare se nella gestione dell'ordine pubblico, in occasione degli scontri descritti in premessa, vi sia stato un uso eccessivo, indiscriminato e ingiustificato della violenza da parte delle forze dell'ordine e, nel caso, per individuare i responsabili;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per vagliare, anche per i profili di ordine pubblico, eventi e manifestazioni organizzate da movimenti d'ispirazione neofascista che, a giudizio degli interroganti, non andrebbero svolte poiché tali soggetti si pongono contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale;

   quali iniziative di competenza anche di natura normativa intenda assumere il Governo al fine di contrastare le organizzazioni di carattere neofascista e neonazista presenti nel nostro Paese, considerato anche che per gli interroganti sarebbe opportuno promuovere lo scioglimento, viste anche le valutazioni contenute nella relazione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis);

   quali iniziative intenda intraprendere affinché venga introdotto in Italia il codice identificativo sulle divise delle forze dell'ordine.
(4-02959)


   D'IPPOLITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo del 23 maggio 2019 pubblicato su La Gazzetta del Sud a firma della giornalista Rosaria Marrella, si legge che il fiume Angitola, situato nel territorio comunale di Pizzo Calabro, ha cambiato il suo corso da circa 5 mesi e sta man mano dilavando e trascinando a mare, con l'azione combinata delle mareggiate, i rifiuti della vecchia discarica comunale situata presso la sua foce, chiusa da 20 anni e mai bonificata;

   secondo il citato articolo, con agevole lavoro preventivo, sarebbe bastato mettere in sicurezza l'argine di contenimento, formato da un muretto in pietra, per evitare che le acque, complici anche i numerosi temporali fuori dalle medie stagionali, lo erodessero creando un nuovo letto;

   questa criticità era stata segnalata per tempo ma invano dal titolare di un lido, Bruno Bretti, affiancato dal responsabile regionale del Wwf, Pino Paolillo;

   a peggiorare la situazione va segnalata anche la presenza nelle vicinanze di una discarica abusiva insistente su area demaniale marittima, già sottoposta a sequestro dalla Guardia costiera e dall'Ufficio locale marittimo, in data 30 marzo 2018;

   secondo il citato articolo, nelle suddette discariche si conferiva di tutto: dalla plastica, agli ingombranti e ad ogni genere di rifiuto indifferenziato;

   ciò avveniva in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico e a pochi metri da una zona Sic, nei pressi di dune dell'Angitola, tra le pinete Colamaio Uno e Colamaio Due, ed avrebbe dovuto prefigurare una bonifica, di fatto mai attuata a causa della cronica mancanza di fondi;

   nel frattempo, giorno per giorno il mare continua a erodere il sito, trascinando una quantità sempre maggiore di rifiuti nelle acque cristalline del litorale, col rischio concreto di penalizzare anche l'imminente stagione balneare; in un articolo del 17 maggio 2017, apparso sulla testata giornalistica on lineIl Vibonese, si riferisce che la giunta comunale di Pizzo Calabro «ha approvato il progetto preliminare per la bonifica della discarica della Marinella», come sopra riassunto, la discarica è stata già sequestrata, chiusa definitivamente nel 1997 e presso la quale «per oltre 30 anni sono stati sversati i rifiuti indifferenziati provenienti da tutto il territorio comunale, raggiungendo nel corso dei decenni un'altezza di 10 metri, per un totale di quasi 40 mila tonnellate»;

   nel medesimo articolo si aggiunge che, in base al progetto ormai approvato anche dalla conferenza dei servizi, «occorrono 4 milioni di euro per ripulire il sito e ripristinare le condizioni di sicurezza»; nell'articolo in questione si riportano dichiarazioni del sindaco pro tempore di Pizzo Calabro, Gianluca Callipo, per cui «un milione di euro è già stato reperito dalla nostra amministrazione nel 2014» e, «per quanto riguarda gli ulteriori 3 milioni di euro necessari, sono già stati stanziati nell'ambito del Patto per la Calabria firmato con il Governo nazionale», cioè «somme considerevoli, soprattutto in tempi di scarsità di risorse come quelli attuali», nello specifico concentrate, per quanto dichiarato dallo stesso Callipo, «in un'opera che, nonostante abbia poca visibilità, è determinante per tutelare la salute dei cittadini e difendere l'ambiente» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in merito alle vicende riassunte, con particolare riferimento a eventuali rischi per la suddetta zona Sic;

   quale sia lo stato di attuazione del riferito progetto di bonifica di cui in premessa, finanziato nell'ambito del Patto per la Calabria.
(4-02963)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   OLGIATI, CURRÒ, SIRAGUSA e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 20 maggio 2019, nella città di Como, gli agenti della questura hanno arrestato il magnate russo Andrey Smyshlyaev, che possiede una villa sul lago, a seguito dell'emissione di un mandato di cattura internazionale da parte della sua madre patria;

   l'imprenditore si occupa di affari tra Londra e l'Italia e sarebbe accusato di truffa e bancarotta fraudolenta, per i quali in Russia la pena da scontare è di 10 anni. Smyshlyaev, incensurato in Italia, sarebbe accusato di un ammanco intorno ai 40 mila euro, una cifra irrisoria che sembra un pretesto per riportare forzatamente l'imprenditore in Russia;

   parrebbe che dietro a questo arresto ci siano dei retroscena politici. Per tali motivi, l'avvocato difensore del magnate russo, Alexandro Maria Tirelli, si è opposto all'estradizione, sostenendo che per un reato del genere non sia necessario emettere un mandato d'arresto internazionale, ma sarebbe bastato convocare il magnate per chiedergli dei chiarimenti;

   gli interroganti fanno presente ai Ministri interrogati che solo un anno fa la Corte d'appello di Genova negò in un altro caso analogo l'estradizione, sostenendo, a supporto, che la Russia non rispettasse i diritti umani dei detenuti. Ci si attende dunque che anche in questa circostanza vengano prese le stesse decisioni –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche diplomatiche, si intendano intraprendere affinché si faccia chiarezza sulla vicenda, nonché in ordine all'estradizione in questione.
(4-02968)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERANTONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   è noto che l'Italia possiede il patrimonio culturale più importante al mondo, che copre un arco cronologico che si estende dalla più alta antichità fino ai tempi attuali. È altresì indiscutibile che, in gran parte, i beni culturali risalenti all'epoca preistorica e preclassica – le cui testimonianze sono diffuse su tutto il territorio nazionale, dalla Val Camonica alla Sicilia – non sono adeguatamente valorizzati e quindi non sviluppano pienamente tutte le potenzialità che potrebbero in ambito culturale e, conseguentemente, economico. Sono inoltre scarsamente tutelati – quando non del tutto trascurati – con il conseguente rischio che vadano irrimediabilmente perduti;

   è oggettivo il dato che il maggior numero di testimonianze del patrimonio a cui ci si riferisce si trova in Sardegna, il cui territorio regionale è disseminato da migliaia di nuraghi ed ipogei e da centinaia di tombe di giganti, oltre che da ulteriori costruzioni uniche nel Mediterraneo, come i pozzi sacri e l'Altare prenuragico di Monte d'Accoddi, ad oggi unico ziqqurat conosciuto al di fuori dell'area mesopotamica. Si ricorda incidentalmente, peraltro, che l'Unesco ha riconosciuto la reggia nuragica di Barumini quale patrimonio dell'umanità;

   come detto, tali beni culturali ad oggi non sono adeguatamente tutelati e quindi valorizzati, nonostante siano in potenza una costante e produttiva fonte di lavoro, sviluppo e crescita economico-culturale. Ciò in quanto le politiche precedenti hanno trascurato la valorizzazione dei beni culturali diffusi sul territorio, privilegiando esclusivamente i grandi poli museali ed i siti archeologici più noti;

   si pensi, ad esempio, al fatto che solo poche decine di nuraghi sono esplorati e fruibili, a fronte degli oltre ottomila censiti: si immagini, quindi, quali e quante possibilità di investimento e lavoro potrebbero svilupparsi, anche se solo venissero investite risorse per campagne di scavo sistematiche;

   ad oggi, la presenza di beni archeologici e culturali diffusa sul territorio è troppo spesso sinonimo di mera esistenza e sempre meno punto di partenza per la creazione di valore. Il patrimonio culturale, difatti, partecipa a processi di creazione di valore economico per il Paese e per i territori, attesa la capacità di contribuire alle dinamiche complessive di formazione del reddito e di sviluppo economico. In questa prospettiva, si osserva come sia strumento di esternalità su una varietà di filiere (industrie culturali, enogastronomia e produzioni tipiche, produzioni artigiane ed edilizia di riqualificazione) ed è, quindi, opportuno intervenire sulla relazione tra patrimonio e queste filiere;

   inoltre, i beni culturali rappresentano un elemento di caratterizzazione territoriale e partecipano alla capacità dei territori di attirare visitatori, contrastare il grave fenomeno dello spopolamento, generando esternalità sulla filiera turistica;

   sulla scorta di tali osservazioni è quindi auspicabile un diverso approccio rispetto a quello del Governo precedente, una nuova politica finalizzata ad investire adeguate risorse nel campo dei beni culturali, in particolare in quelle realtà del territorio nazionale – prima fra tutte la Sardegna – che soffrono di una cronica stagnazione economica, di gravi problematiche sociali ed occupazionali e preoccupanti fenomeni di emigrazione e di spopolamento delle zone interne, quelle più ricche dei beni in questione –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio archeologico nazionale preistorico e preclassico, con particolare riferimento alle civiltà pre-nuragica e nuragica della Sardegna.
(5-02163)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   tra il 1943 e il 1945 sul confine orientale d'Italia si muovevano e si combattevano tedeschi, militari italiani, bande jugoslave agli ordini di Tito, reparti ustascia, fascisti croati, patrioti sloveni anticomunisti, partigiani bianchi anticomunisti;

   fra questi vi erano gli uomini della Decima flottiglia Mas che tentavano di difendere, disperatamente e con sprezzo della vita, il confine orientale dalla avanzata delle sanguinarie truppe titine;

   in particolar modo, una quarantina di uomini della Decima flottiglia Mas vennero inviati dal Principe Junio Valerio Borghese a Lussino a difesa delle località di Zabodaschi e Neresine;

   gli uomini di stanza a Zabodaschi si arresero e vennero deportati nei gulag;

   gli uomini di stanza a Neresine provarono a resistere e una volta sopraffatti dall'esercito titino vennero fatti prigionieri e condotti ad Ossero, ove, secondo le brutali e consolidate modalità titine, vennero dapprima costretti a scavarsi la fossa e successivamente infoibati negli ultimi giorni dell'aprile 1945;

   FederEsuli già nel 2008 aveva apposto, nel luogo del brutale infoibamento, una lapide in memoria dei nostri caduti;

   nei giorni scorsi una trentina di salme sono state ritrovate, seppur a distanza di più di 70 anni e a seguito della insistenza delle associazioni che da sempre richiedono di onorare i caduti;

   «Onorcaduti», struttura del Ministero della difesa, ha il compito, fra gli altri, della ricerca, del recupero e dell'eventuale rimpatrio e della definitiva sistemazione dei caduti italiani;

   amor patrio e pietà cristiana impongono la riesumazione dei corpi degli uomini della Decima flottiglia Mas infoibati nel cimitero di Ossero sull'isola di Lussino e la loro degna sepoltura in Patria –:

   come intenda agire il Ministro interrogato al riguardo e segnatamente se intenda celermente e senza indugio adottare iniziative per provvedere al rimpatrio delle salme dei caduti o, subordinatamente, per costituire un sepolcreto, coordinandosi con le autorità croate, sull'isola di Lussino.
(4-02938)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la società per la gestione di attività, Sga Spa, è stata acquisita con il decreto-legge n. 59 del 2016 convertito dalla legge n. 119 del 2016, dal Ministero dell'economia e delle finanze, dandole la possibilità di acquistare sul mercato i crediti, le partecipazioni e le attività finanziarie di altri istituti bancari;

   l'articolo 5 del decreto-legge n. 99 del 2017, convertito dalla legge n. 121 del 2017, ha prescritto che Banca popolare di Vicenza, in liquidazione coatta amministrativa e Veneto Banca, in liquidazione coatta amministrativa, cedessero alla predetta Sga i loro crediti deteriorati, le aziende controllate e le attività non acquisite da Intesa Sanpaolo;

   tra le attività cedute rientrano anche i crediti deteriorati di Veneto Banka Sh.a, la succursale albanese del gruppo ex Veneto Banca;

   della sorte di tali crediti si sta occupando una inchiesta giornalistica del sito di informazioni Vicenzapiu.com;

   la stessa Sga Spa, contattata da Vicenzapiu, ha precisato di aver ereditato posizioni, piccoli portafogli, «in Romania (il più grande), in Moldavia (il più piccolo), in Croazia e appunto in Albania»;

   la Sga ha aggiunto che «Non avendo in questi paesi una presenza diretta, SGA ha effettuato un processo di selezione di operatori privati operanti in loco che già si occupano di gestione di crediti in sofferenza. Richieste tutte le credenziali e fatte una serie di verifiche SGA ha deciso, per quanto riguarda l'Albania, di dare in gestione in outsourcing le posizioni debitorie presenti in loco alla società Tranzit. La Tranzit è un soggetto vigilato dalla Banca Centrale albanese»;

   secondo Vicenzapiu Tranzit avrebbe sede alle isole Cayman, con proprietà russo americana –:

   quali credenziali abbia presentato Tranzit a Sga Spa;

   quali siano i criteri con cui Sga Spa ha effettuato la selezione delle società aspiranti alla cessione dei crediti di Veneto Banka;

   se Sga Spa abbia verificato i requisiti reputazionali e di onorabilità bancaria di Tranzit.
(3-00741)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, dipendente del Ministero dell'economia e delle finanze, svolge attività di assistenza tecnica e gestisce i contributi per le imprese dell'Emilia Romagna colpite dal terremoto del 2012, sulla base di apposita convenzione con la regione;

   lo svolgimento di tali attività è affidato ad un team di professionisti, circa un'ottantina, soprattutto ingegneri e architetti, assunti a tempo determinato da Invitalia, il cui contratto scade il 30 giugno 2019 (come denunciato anche dalle rappresentanze sindacali Cgil-Cisl-Uil dell'area metropolitana bolognese);

   in ragione della disciplina introdotta dal decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, che limita la durata massima e il rinnovo dei contratti a tempo determinato, la citata scadenza risulta inderogabile;

   oltre alla perdita del lavoro per tali professionisti, impiegati da anni nelle attività di ricostruzione, il mancato rinnovo dei contratti comporterebbe anche la dispersione di un contributo professionale inestimabile e difficilmente sostituibile, in ragione delle loro competenze specifiche e altamente tecniche, che ha contribuito a rendere la ricostruzione in Emilia Romagna un modello per i successivi interventi post sisma;

   per il rinnovo di specifici contratti a tempo determinato in relazione agli eventi sismici del 2016, invece, la legge di bilancio per il 2019 ha previsto una deroga alla normativa vigente in materia –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere affinché Invitalia possa assicurare la continuità lavorativa dei professionisti impiegati nella ricostruzione post sisma in Emilia Romagna.
(5-02160)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016, Ato2 S.p.a. e Acea Ato5 S.p.a. chiedono e ottengono dal Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore Padoan l'autorizzazione alla riscossione coattiva, mediante ruolo, dei «potenziali crediti» vantati dalle citate partecipate dal comune di Roma, nei confronti degli utenti del servizio idrico integrato;

   la riscossione coattiva è stata resa possibile con il decreto 22 febbraio 2016, recante – «Autorizzazione alla riscossione coattiva tramite ruolo dei crediti della società ACEA ATO5 S.p.A. relativi alle tariffe del servizio idrico integrato»;

   il decreto che consente ad Acea Ato5 S.p.a. la riscossione coattiva è stato emanato sulla base di quanto disposto dall'articolo 17, commi 3-bis e 3-ter, del decreto legislativo n. 46 del 1999;

   in particolare il comma 3-bis recita: «Il Ministro dell'economia e delle finanze può autorizzare la riscossione coattiva mediante ruolo di specifiche tipologie di crediti delle società per azioni (a partecipazione pubblica), previa valutazione della rilevanza pubblica di tali crediti.»;

   non appare chiaro quale sarebbe la rilevanza pubblica di crediti evanescenti, unilateralmente pretesi da Acea verso utenti definiti «morosi» dal gestore, ma che nella maggioranza dei casi, quando si sono potuti difendere in un tribunale hanno ottenuto sentenze positive in quanto il giudice ha stabilito che quei crediti erano inesigibili;

   non è, altresì, chiaro per quale ragione i cittadini utenti della provincia di Frosinone, appartenenti all'Ato5, dovrebbero essere oggetto di un particolare trattamento a causa della maggioritaria partecipazione del comune di Roma all'azionariato di Acea S.p.a.;

   prima dell'emanazione del decreto del 22 febbraio 2016, l'Acea, per far valere le eventuali ragioni nei confronti dei cittadini utenti aveva una sola possibilità: quella di instaurare, in tribunale, una procedura ordinaria di ingiunzione di pagamento;

   la procedura precedentemente adottata, prima dell'emanazione del decreto 22 febbraio 2016, prevedeva che la dimostrazione del potenziale credito fosse in capo al gestore; il gestore, per poter incardinare la procedura doveva pagare metà del «contributo unificato» variabile a seconda del valore del credito; a sua volta il cittadino utente poteva fare opposizione pagando anch'egli metà del «contributo unificato»;

   con il decreto 22 febbraio 2016, l'Acea ha la facoltà di attivare una procedura straordinaria; con questa modalità l'Acea ha di fatto il potere di certificare il potenziale credito richiesto, con il presupposto che esso è comunque esigibile; il gestore, per poter avviare la procedura non ha praticamente spese. Ovvero deve semplicemente comunicare l'atto di ingiunzione. Se riesce ad inoltrarlo verso utenti dotati di Pec il costo è nullo, mentre per posta il costo marginale è di 20 euro; a sua volta il cittadino per difendersi deve attivare un giudizio ordinario pagando il 100 per cento del «contributo unificato»;

   quanto evidenziato fa comprendere bene per l'interrogante lo squilibrio di trattamento, esercitato, senza tutelare i cittadini e a vantaggio del gestore; l'Acea sta ora incalzando, con l'utilizzo, sistematico dell'azione coercitiva, i cittadini del frusinate ma ciò potrebbe estendersi anche ai cittadini di Roma e dintorni;

   a detta dell'interrogante è necessario quindi tornare a modalità di difesa dei cittadini interessati attraverso un giudizio terzo di merito, in tribunale, che garantisca un confronto nel merito, ma con l'Acea e i cittadini utenti messi su un piano di parità –:

   se, tenuto conto delle criticità esposte in premessa, il Ministro interrogato non intenda svolgere un approfondimento sulla questione, anche al fine di procedere al ritiro del decreto ministeriale del 22 febbraio 2016, recante l’«Autorizzazione alla riscossione coattiva tramite ruolo dei crediti della società Acea Ato5 S.p.a. relativi alle tariffe del servizio idrico integrato».
(4-02954)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera inviata il 2 gennaio 2019, tra gli altri, ai parlamentari veneti, dal presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è stata evidenziata la grave situazione in cui versa la corte d'appello di Venezia, legata alla carenza di organico, come evidenziato anche dal recente studio pubblicato dall'ufficio studi della Cgia di Mestre, dal titolo «Il Veneto nel sistema delle Corti di Appello», in collaborazione con la corte di appello di Venezia, da cui è risultato, per quest'ultima, un carico di pendenze molto elevato, superiore rispetto alla media nazionale, con 529 per magistrato onorario a fronte delle 439 della media nazionale;

   tale situazione, legata principalmente a una carenza di organico, produce pesanti ripercussioni con un rallentamento a livello produttivo, scoraggiando gli imprenditori locali e disincentivando quelli stranieri verso un territorio, come quello veneto, che nel 2017 ha prodotto 150 miliardi di euro;

   occorre sottolineare che la corte di appello di Venezia, terza in Italia per popolazione di riferimento, è quella però in cui il rapporto tra magistrati e abitanti è molto al di sotto della media nazionale e che, negli ultimi anni, i giudizi sopravvenuti sono aumentati quasi del doppio –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato, sulla base di quanto descritto in premessa, intenda porre in essere al fine di ristabilire condizioni adeguate per lo svolgimento dell'attività lavorativa dei magistrati e del personale amministrativo della corte di appello di Venezia e della relativa procura, anche al fine di tutelare i cittadini e fornire loro un apparato giudiziario efficiente.
(3-00739)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il sempre maggiore ricorso alla pratica delle «multe a strascico» attraverso l'impiego massivo dei dispositivi elettronici di rilevazione a distanza per l'accertamento delle violazioni del codice della strada, in particolar modo nel caso dei divieti di sosta, sta ridimensionando drasticamente la virtuosa consuetudine a rilasciare comunicazioni immediate ai trasgressori per mezzo dei preavvisi apposti direttamente sul mezzo;

   tale situazione ha tre effetti negativi interrelati: a) si fa venir meno una chiara e diretta forma di avviso e comunicazione ai cittadini; b) si esclude un valido strumento di prevenzione utile a evitare la reiterazione della violazione, poiché l'utente nei tempi della notifica può comunque ripetere il medesimo errore, ed essere avvisato della irregolarità solo dopo diverse violazioni; c) il trasgressore non ha più la possibilità di evitare la spesa di notifica, con un evidente aggravio economico, che, in caso di mancato pagamento, ricade in capo all'amministrazione –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per imporre l'obbligo del preavviso di notifica almeno per l'accertamento della violazione del divieto di sosta, dando così rilievo al fattore di prevenzione e di deterrenza della sanzione, e riducendo l'aggravio dei costi di notifica per cittadini e amministrazioni.
(2-00391) «Baldelli, Gelmini, Bergamini, Mulè, Germanà, Zanella, Sozzani, Rosso, Pentangelo».

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 64 «Porrettana» è stata provvisoriamente chiusa in entrambe le direzioni il 4 febbraio 2019, a causa di un movimento franoso di notevoli dimensioni verificatosi tra le località Pavana (PT) e Ponte della Venturina (BO) in prossimità del confine regionale. Da allora questo tratto particolarmente strategico, in quanto collegamento fondamentale tra due regioni, non è ancora stato riaperto;

   il traffico proveniente da Bologna e diretto a Pistoia è deviato sulla strada provinciale 632 (anch'essa a senso unico alternato a causa di una precedente frana), mentre i veicoli provenienti da Pistoia e diretti a Bologna sono deviati sulla strada statale 66 con uscita dal raccordo di Pistoia in direzione «Le Piastre» per poi proseguire sulla strada provinciale 632 fino a Ponte della Venturina. In alternativa, è consigliata l'autostrada A1 Firenze-Bologna;

   l'Anas ha stanziato un importo di circa tre milioni di euro. L'intervento appare imponente, in quanto la frana ha interessato l'intera pendice della strada fino al torrente sottostante, per una estensione di circa 50 metri;

   il 4 maggio 2019 alcune associazioni di categoria hanno promosso in località Pavana, presso il comune di Sambuca Pistoiese, un incontro pubblico al quale hanno partecipato i sindaci di Sambuca Pistoiese, di Alto Reno Terme, di Pistoia, i vice sindaci di Gaggio Montano e Castel di Casio, il presidente della provincia di Pistoia, i rappresentanti di maggioranza e di minoranza della città metropolitana di Bologna, consiglieri e assessori delle regioni Toscana ed Emilia-Romagna e parlamentari eletti nelle relative circoscrizioni;

   in tale occasione è emerso il tema dell'enorme disagio, per la popolazione tutta, legata all'eccessivo ritardo nel ripristino del manto stradale e per la riapertura del tratto interrotto della strada statale Porrettana fra Pavana e Ponte della Venturina. Tale riapertura, in base a quanto comunicato dall'Anas, sarebbe prevista non prima di fine agosto 2019. Gli operatori economici, tuttavia, temono che il «fine lavori» possa slittare, verosimilmente, a settembre o ottobre 2019, essendo stati segnalati problemi anche in ordine alle autorizzazioni della Sopraintendenza;

   è da sottolineare che i collegamenti sono interrotti dai primi di febbraio 2019 e i tempi stabiliti per la riapertura del tratto appaiono inaccettabili alle comunità coinvolte e agli imprenditori inseriti nel sistema locale di lavoro, rischiando di mettere in ginocchio un intero sistema sociale e imprenditoriale che ruota, comprensibilmente e inevitabilmente, attorno alla garanzia del collegamento dato dalla Porrettana: ad oggi, da stime accertate, il fatturato per diversi operatori economici risulterebbe già gravato da un calo del 30-40 per cento;

   nel corso del predetto incontro è emersa anche la criticità relativa ai pannelli informativi posti lungo le autostrade A1 e A11 che fornirebbero informazioni non esaustive rispetto ai veicoli ammessi al transito;

   è da sottolineare altresì che, a fronte delle piogge delle giornate del 12-13 maggio 2019, la strada statale Porrettana è stata interessata da un altro smottamento, che ha danneggiato parzialmente una carreggiata, a testimonianza dello stato di incuria relativo alla manutenzione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per velocizzare al massimo l'intervento di cui in premessa, necessario per la riapertura del tratto strategico di collegamento tra due regioni lungo la strada statale Porrettana, ed evitare che il «fine lavori» possa slittare ai mesi di settembre-ottobre 2019;

   quali iniziative di sostegno o eventuali ammortizzatori sociali si intendano predisporre per gli operatori economici danneggiati dalla chiusura del tratto in questione;

   quali iniziative ulteriori si intendano assumere per programmare un'adeguata manutenzione dell'asse stradale in questione una volta superata la fase di emergenza.
(4-02940)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   PINI e LORENZIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, nella notte tra il 20 e il 21 maggio 2019 una persona è entrata nella caserma della polizia municipale di Mirandola (Modena) dopo essersi impossessata di un giubbotto antiproiettile, di un telefono cellulare di servizio, di tre berretti di ordinanza e di qualche suppellettile e ha incendiato alcuni arredi presenti nei locali; nello stesso stabile, ci sono nove appartamenti al primo e al secondo piano; il fumo causato dall'incendio ha provocato la morte di una donna anziana e della sua badante, e l'intossicazione di circa 20 persone; la persona che ha appiccato l'incendio è stata fermata poco dopo dalle forze dell'ordine nei pressi del comando della polizia municipale, dove si era introdotta; in seguito all'arresto si è venuto a conoscenza che il ragazzo ha numerosi precedenti e che, in passato, è stato colpito da ordine di espulsione –:

   perché per una persona già fermata per reati e con precedenti penali, destinataria di un decreto di espulsione, il Ministero dell'interno non abbia provveduto alla espulsione medesima;

   perché nonostante fosse stata identificata dalle forze dell'ordine a Roma pochi giorni fa, questa persona fosse libera di circolare e arrivare a Mirandola.
(3-00738)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che domenica 19 maggio 2019, a Firenze, durante una manifestazione di protesta contro la presenza a Firenze del leader della Lega Matteo Salvini, si sarebbero verificate, a piazza della Repubblica, due cariche di alleggerimento dalla polizia nei confronti dei manifestanti che tentavano di forzare il cordone a Piazza Strozzi;

   durante una di queste cariche una ragazza sarebbe stata presa e buttata a terra, presa a manganellate e trascinata per il collo lontano dalle telecamere, fino quasi a non avere più respiro, come sembrerebbe anche da talune foto da lei pubblicate su Facebook che raffigurano lividi e segni sul collo e sulle braccia;

   la cosa più grave è che, secondo quanto riportato dalla stampa, e da lei dichiarato su Facebook, alla ragazza – immobilizzata è identificata da tre agenti ai quali se ne sono aggiunti successivamente altri due – sarebbe stato minacciato «di infilarmi il manganello nell'ano se non stavo ferma»;

   successivamente, a seguito dell'intervento di un ulteriore appartenente alle forze dell'ordine di grado superiore, sarebbe stata rilasciata perché, come la stessa ha rilevato, «il “pezzo grosso” ha dichiarato che non avevo fatto niente e che stavano esagerando, e umiliata, e con i vestiti a brandelli sono stata rilanciata nella folla senza nessun rispetto»;

   se quanto riportato corrisponde al vero, i fatti sarebbero di una gravità inaudita, non potendosi mai accettare in un moderno stato di diritto che esponenti delle forze dell'ordine, sia pur impegnati nell'assicurare l'ordine pubblico in contesti difficili, possano utilizzare linguaggi o modalità analoghi a quelli riportati –:

   se i fatti riportati corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per chiarire quanto prima la dinamica dei fatti riportati, identificare i presunti autori, nonché per evitare il ripetersi di fatti analoghi in futuro.
(5-02152)


   PINI e FASSINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati diffusi dalla questura, nella città di Modena nel 2018 si è registrato il 3,8 per cento in meno di reati rispetto al 2017, mentre essi sono in calo del 3,5 per cento nel primo trimestre del 2019;

   secondo le cifre riferite dal Ministero dell'interno, nella provincia di Modena si è registrato un aumento nel primo trimestre del 2019, del 5,6 per cento di reati;

   i dati resi a pochi giorni dalle elezioni comunali dal Ministero dell'interno, guidato dal Ministro interrogato – che è anche segretario della Lega – hanno generato molte polemiche nel dibattito pubblico, soprattutto da parte della coalizione che sostiene il candidato sindaco di Modena, il leghista Stefano Prampolini –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che fosse opportuno, viste le delicate elezioni alle porte, per evitare polemiche strumentali in campagna elettorale, diffondere non solo le cifre riferite alla provincia ma anche i dati riferiti alla città di Modena;

   se siano disponibili i dati sui reati commessi nella sola città di Modena dal 2016 al primo trimestre del 2019, e, in caso affermativo, quali siano;

   se intenda chiarire se i dati sopra richiamati comprendano anche le denunce dei reati, oltre ai reati commessi ed accertati dalle forze dell'ordine, e quali siano i tipi di reati rilevati.
(5-02153)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dai media, il 15 maggio 2019 a San Dorligo della Valle (Trieste) sono stati rintracciati 60 stranieri arrivati dal confine con la Slovenia; il lunedì precedente altre 4 persone erano state individuate proprio sul confine, e nelle settimane precedenti sono stati effettuati dei «rintracci» anche di decine di persone;

   la polizia della Repubblica di Slovenia, in base a quanto riportato dalla Tgr del Friuli Venezia Giulia, rende noto che al 6 maggio sono più di tremila gli stranieri irregolari rintracciati nel Paese, con un incremento del 99 per cento sull'anno scorso, ed è attesa «un'intensificazione dei flussi nei prossimi mesi»;

   sugli ingressi della rotta balcanica in Italia mancano statistiche ufficiali, in quanto sul Cruscotto statistico giornaliero pubblicato sul sito web del Ministero dell'interno vengono aggiornati quotidianamente solo gli sbarchi, che appaiono in forte calo, ma non sono riportati gli arrivi via terra;

   la Tgr del Friuli Venezia Giulia ha inviato all'ufficio stampa del Ministero dell'interno una richiesta via email, ma non risulta siano pervenute risposte;

   la prefettura di Trieste, riporta il servizio della Tgr, «non è autorizzata a fornire dati precisi, ma il Prefetto Valerio Valenti non nega una tendenza di crescita»;

   lo stesso prefetto Valenti ha precisato al quotidiano Il Piccolo di Trieste che «a Trieste i numeri sono in incremento sia per quanto riguarda le persone intercettate sia le richieste d'asilo. A marzo di quest'anno abbiamo già raggiunto i numeri riscontrati nel maggio 2018» –:

   quanti siano gli arrivi provenienti dal confine sloveno dal 1° gennaio 2019 al 20 maggio 2019, con quale variazione rispetto al 2018, e se sia stimato il numero dei transiti che sfuggono a ogni controllo;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative urgenti affinché sul sito siano resi pubblici anche i numeri degli arrivi via terra provenienti dal confine sloveno ed eventualmente da altri confini, in modo da offrire all'opinione pubblica una cognizione precisa e dettagliata degli ingressi, fornendo altresì informazioni sulla gestione successiva dei migranti provenienti dalla cosiddetta «rotta balcanica»;

   quante siano le unità di personale della polizia di Stato effettivamente presenti in Friuli Venezia Giulia e, in particolare, in provincia di Trieste e quale sia l'eventuale differenza rispetto all'organico previsto, al netto di trasferimenti e distacchi;

   quali siano le ipotesi al vaglio del Governo per la dislocazione dei diversi centri per i rimpatri annunciati di prossima attivazione in Friuli Venezia Giulia;

   se siano in corso rapporti diplomatici con le autorità croate al fine di approfondire le modalità di contenimento umanitario dei flussi provenienti dal sud dei Balcani.
(5-02154)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPERANZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella zona industriale di Siracusa si stanno svolgendo delle proteste di lavoratori per diverse situazioni di crisi aziendali, di licenziamenti e di perdita di appalti;

   a protestare sono molti lavoratori che, in seguito alla situazione di crisi che investe aziende, si trovano oggi a rischiare di perdere il lavoro;

   sono in corso le trattative tra le parti sociali per risolvere la situazione, e grande è la preoccupazione e l'interesse di tutte le parti per come potrà evolversi la difficile fase economica e sociale del territorio;

   con ordinanza del prefetto di Siracusa del 9 maggio 2019 sono state vietate le manifestazioni in diverse aree della zona industriale di Siracusa con la motivazione che queste metterebbero in difficoltà l'attività lavorativa dell'area e che esisterebbero urgenti motivi di sicurezza della circolazione stradale;

   le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil, hanno prontamente sottolineato che tale ordinanza rischia di inasprire le tensioni esistenti, proprio mentre si sta svolgendo un difficile lavoro di mediazione e trattativa tra le parti per trovare soluzione alla grave situazione di molti lavoratori e delle loro famiglie;

   le organizzazioni sindacali, inoltre, hanno dato la disponibilità a incontrare il prefetto per chiarire la situazione e trovare le necessarie soluzioni che garantiscano il diritto di sciopero e a manifestare come sancito dalla Costituzione;

   nonostante la gravità della situazione non sono mai accadute situazioni che mettessero a repentaglio l'ordine pubblico e le organizzazioni sindacali sono ben consapevoli delle regole e hanno una lunga esperienza di come vanno gestite queste situazioni –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza della situazione e se intenda assumere iniziative affinché in quell'area, già gravemente provata da una difficile situazione sociale e occupazionale, sia tutelato il diritto a manifestare come garantito dalla Costituzione.
(4-02942)


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   una gang di bulli capeggiata da rom e stranieri tiene in scacco il quartiere dell'Isolotto, a Firenze, minacciando i ragazzi e intimorendo le loro famiglie che hanno paura a denunciare. Poco distante da lì sorge il più grande campo rom di Firenze, il Poderaccio. In quella stessa zona, il 10 giugno 2018, un giovane fu colpito mentre era fermo in motorino ad un semaforo e ucciso da auto che si inseguivano: per quella vicenda sette rom sono oggi a processo per omicidio. I gruppi di bulli rivendicano la padronanza sugli spazi pubblici, aggredendo fisicamente chi non fa parte della loro claque. E chi non rispetta le loro regole viene tempestato con offese, sputi, gravi intimazioni. Addirittura minacciando chi non abbassa lo sguardo quando incrocia i capi della gang. Una situazione che si protrae da anni ma che nelle ultime settimane è peggiorata ulteriormente. Le istituzioni locali, più volte sollecitate dai cittadini, non sono intervenute a difesa delle persone che chiedono solo di poter vivere tranquille –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se siano state adottate iniziative di competenza, con un cronoprogramma, per lo sgombero dei campi nomadi;

   se il Governo non intenda adottare immediatamente iniziative d'urgenza per combattere il fenomeno del bullismo.
(4-02943)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 15 maggio 2019 si è tenuta a Roma la finale di Coppa Italia tra Atalanta e Lazio. Nel prepartita vi è stato un episodio che ha coinvolto l'allenatore del Bologna FC 1909 Sinisa Mihajlovic, il quale ha ricevuto un pesante insulto all'esterno dello stadio Olimpico come ampiamente riportato da numerosi organi di stampa;

   inizialmente sembrava che l'insulto fosse stato proferito da un tifoso della Lazio, invece, stante a quanto riferisce l'allenatore della squadra felsinea, l'epiteto sarebbe giunto da un agente in divisa in quel momento in servizio per garantire l'ordine pubblico fuori dall'Olimpico;

   infatti, l'allenatore serbo ad un noto quotidiano sportivo ha rilasciato le seguenti dichiarazioni, relative a come si è sviluppata la vicenda: «...ero in macchina con il mio ds Bigon e l'avvocato Bergamini. Ci hanno fermato dopo Ponte Milvio, perché c'erano stati degli incidenti. Ho mostrato al poliziotto il pass e chiesto come avrei potuto raggiungere il parcheggio dello stadio. Era con il casco, il manganello. Mi ha urlato in malo modo che non si passava e di andarmene. Gli ho detto che non c'era bisogno di urlare e lui mi ha detto testualmente “Non rompere il c..., t'ho detto di andartene, sbrigati, v...”»;

   conseguentemente il tecnico serbo riferisce di avere risposto al poliziotto e da quest'ultimo, mentre si allontanavano in macchina, ha sentito: «zingaro di m...»;

   in seguito l'allenatore del Bologna ha riferito quanto segue: «...a quel punto non ci ho più visto sono sceso e lui è corso via verso i suoi colleghi che mi hanno bloccato. Ho detto che mi aveva detto zingaro, ma mi hanno spinto e invitato anche loro a lasciar perdere e andarmene. Sono arrivati dei tifosi della Lazio a difendermi, ho capito che poteva succedere casino con la polizia e allora gli ho detto di stare calmi, che era colpa mia e di allontanarsi. Ora vi chiedo: è normale? No, non lo è»;

   quanto riferisce Sinisa Mihajlovic sarebbe confermato da un video girato da un tifoso della Lazio mentre bloccato dalla polizia urla «A chi hai detto zingaro?» e, tale versione, sarebbe confermata anche da chi accompagnava l'allenatore serbo;

   la gravità dell'accaduto evidentemente risiede non tanto nel fatto che il destinatario degli insulti sia il noto sportivo, ma che quelle parole siano comunque state dette e soprattutto proferite da un agente in divisa. È evidente che la condotta di un singolo non può in alcuna maniera macchiare il lavoro di centinaia e migliaia di agenti che quotidianamente si impegnano per garantire sicurezza e ordine pubblico nelle città anche in occasione di manifestazioni sportive ad alto rischio: ma proprio perché vi sono migliaia e migliaia di donne e uomini che indossano la divisa onorandola, si rende ancor più increscioso e inaccettabile che un singolo possa mettere a repentaglio il lavoro svolto dai suoi colleghi. Né pare possa essere una scusante il fatto che in quei momenti si registrassero tensioni tra tifoserie e forze dell'ordine, poiché, proprio trattandosi di personale professionista impegnato in eventi simili, è lecito attendersi un comportamento adeguato alla tensione del momento-_

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se intenda porre in essere le iniziative di competenza volte a fare chiarezza sull'accaduto e ad evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.
(4-02944)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in molte zone periferiche di Roma la condizione di drammatico degrado urbano e sociale è accompagnata dall'aumento di fenomeni criminosi e da una crescente condizione di insicurezza percepita dai residenti;

   nella zona del quinto municipio, in particolare, si registra non solo una crescita esponenziale dei crimini, ma anche una situazione di diffusa illegalità che si manifesta in tutti gli ambiti della convivenza sociale;

   la garanzia della sicurezza costituisce per i cittadini un diritto primario e una componente indispensabile della qualità della vita, e il suo mantenimento è compito delle istituzioni, sia a livello locale che centrale;

   a queste spetta, infatti, l'attuazione di misure di controllo, di prevenzione, e di repressione di episodi di illegalità e/o violenza sul territorio, garantendo la sicurezza urbana al fine di elevare la qualità della vita dei cittadini –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza nelle zone di cui in premessa, anche attraverso l'impiego di una quota del contingente dell'esercito impegnato nell'operazione «Strade sicure».
(4-02945)


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco del comune di Misterbianco con determina sindacale n. 10 dell'8 marzo 2017 ha rinominato una strada del territorio comunale, da via Currolo in via Antonino Pinieri. Il signor Antonino Pinieri era un operaio del comune di Misterbianco deceduto il 26 gennaio 2016;

   la materia della «toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei» è disciplinata dalla legge n. 1188 del 1927 la quale dispone che nessuna denominazione può essere attribuita a nuove strade o piazze pubbliche senza l'autorizzazione del prefetto ed a persone che non siano decedute da almeno 10 anni. Il limite dei dieci anni può essere superato per i caduti in guerra o per la causa nazionale. Per le intitolazioni a persone decedute da meno di dieci anni che si siano distinte per particolari benemerenze, è consentita a norma dell'articolo 4 della predetta legge, la deroga da parte del Ministro dell'interno al divieto posto negli articoli 2 e 3 della medesima legge. Con circolare n. 18 del 1992, il Ministero dell'interno ha fornito direttive alle prefetture, titolari del potere di autorizzazione a decorrere dal 1993, circa il rilascio di autorizzazioni per intitolazioni di vie, piazze, monumenti e lapidi, scuole ed aule scolastiche o altri luoghi pubblici a persone che siano decedute da meno di dieci anni. A tal fine, l'amministrazione comunale deve presentare un'istanza allegando la delibera della giunta comunale concernente l'oggetto della richiesta, la planimetria dell'area territoriale interessata e il curriculum vitae della persona alla quale si intende dedicare la strada, se trattasi di persona non pubblica;

   l'operato del sindaco di Misterbianco, dal punto di vista del procedimento amministrativo adottato, ovvero la predisposizione di una determina sindacale ai fini della ridenominazione della strada comunale, è in contrasto con la legge, visto che essa prescrive ai fini dell'ottenimento dell'autorizzazione prefettizia la necessità di delibera di giunta comunale. Nondimeno è da evidenziare che, per l'intitolazione o la variazione della denominazione di una strada comunale a persona non pubblica defunta da meno di dieci anni, occorre che la persona abbia un curriculum personale di particolare prestigio. Nel caso di specie, il signor Antonino Pinieri si sarebbe contraddistinto, da dichiarazioni ufficiali del sindaco dottor Di Guardo apparse nella propria pagina Facebook e come confermato dallo stesso nei pubblici comizi, per «avere espletato le mansioni di operaio del Comune in modo esemplare, per non essersi risparmiato e che durante la sua pensione ha continuato generosamente a lavorare per il suo Comune come volontario, percependo solo un esiguo rimborso spese». Infine, considerato che recentemente Misterbianco è stata oggetto di diverse vicende giudiziarie di carattere mafioso che hanno colpito membri sia dell'amministrazione comunale che del civico consesso, tanto da esser stata nominata una commissione prefettizia, si segnala l'inopportunità dell'atto amministrativo anche da un punto di vista morale di gestione della cosa pubblica, considerato che il defunto Pinieri risulta essere affine di secondo grado con il boss mafioso Orazio Pino, assassinato in un agguato a Chiavari il 23 aprile 2019 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare con riferimento alla decisione di rinominare la strada di cui in premessa, considerato che l'operato del sindaco del comune di Misterbianco non appare conforme alla normativa vigente.
(4-02947)


   TRANCASSINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto Tmb Ama Salario è operativo dal 2010 ed è stato da subito contestato dai cittadini e dalle autorità amministrative locali perché aveva un impatto odorigeno molesto in una zona densamente popolata;

   l'impianto ha subito numerose verifiche ordinarie e straordinarie da parte di Arpa Lazio perché era tecnologicamente obsoleto e presentava numerosi elementi disfunzionali, sia in termini organizzativi che tecnici;

   il 2 giugno 2015 l'impianto aveva subito un primo incendio, con relativi danni alle strutture e fuoruscita di fumi inquinanti;

   nel novembre 2018, in sede di conferenza dei servizi per il rinnovo dell'Aia (autorizzazione ambientale integrata), l'Arpa Lazio aveva depositato un documento con numerose prescrizioni, dovute alle disfunzioni dell'impianto, alle gravi irregolarità nel trattamento dei rifiuti e all'inquinamento olfattivo prodotto;

   in data 11 dicembre 2018 l'impianto ha subito un gravissimo incendio che ha determinato danni irreversibili e distrutto parte della struttura oltre a determinare la combustione di un quantitativo importante di rifiuti depositati, con immissione nell'aria di una nube tossica che ha coinvolto numerosi quartieri di Roma;

   su quanto accaduto è in corso una indagine per disastro colposo della Procura di Roma che ha portato ad alcuni avvisi di garanzia;

   l'articolo 43 del testo unico sulla sicurezza sul lavoro, di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 riporta gli «obblighi preventivi, essenzialmente di natura procedimentale» in capo al datore di lavoro per la prevenzione di incendi e l'evacuazione dai luoghi di lavoro;

   tra tali obblighi, particolare importanza assume la designazione preventiva dei lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio e il fatto che tale nomina deve essere formalizzata dal datore di lavoro e firmata per accettazione dal designato, come confermato anche da una pronuncia della Corte di Cassazione del 13 settembre 2005, n. 33288 del 13 settembre 2005, pena il mancato rispetto del principio di effettività e con conseguenti possibili sanzioni penali e pecuniarie;

   tra gli obblighi del datore di lavoro in materia di prevenzione di incendi, tenuto conto della natura dell'attività, delle dimensioni dell'impianto e del numero delle persone presenti, figurano anche altri previsti dagli articoli 43 e 46 del decreto legislativo n. 81 del 2008;

   tali obblighi comprendono le cosiddette «dotazioni minime» atte a fornire sicurezza alle persone addette alla gestione delle emergenze incendio, ponendo particolare attenzione sia sui dispositivi di protezione individuale, sia sulle attrezzature che devono essere a disposizione in luogo sicuro e facilmente accessibile all'interno del luogo di lavoro;

   le «dotazioni minime» degli addetti variano a seconda del rischio individuato in base ai criteri generali di cui al decreto ministeriale 10 marzo 1998 del Ministero dell'interno –:

   se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative ispettive, per quanto di competenza, per verificare se Ama S.p.A., nel rispetto delle norme citate in premessa, abbia provveduto non solo alla designazione dei lavoratori addetti alle squadre di emergenza incendio dell'impianto di via Salaria, nonché ad acquisire l'accettazione dell'incarico da parte degli stessi e se, all'interno di tale impianto, fossero presenti e facilmente accessibili le dotazioni minime conformi alle caratteristiche del sito in base alle previsioni del citato decreto ministeriale.
(4-02950)


   UNGARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   per tramite del sito fbu.org.uk, del sito fanpage.it e del profilo Twitter della Fire Brigades Union – uno dei più importanti sindacati dei vigili del fuoco britannici – si apprende che numerosi liberi cittadini e alcuni appartenenti al predetto corpo dei vigili del fuoco britannici il 9 maggio 2019 hanno protestato davanti all'ambasciata italiana a Londra, in sostegno di un vigile del fuoco spagnolo, Miguel Roldan, che rischia la prigione – in Italia – perché attualmente indagato per aver salvato dei rifugiati che stavano per annegare nel Mediterraneo;

   Miguel Roldan, 32 anni, è un vigile del fuoco di Siviglia. Nell'estate del 2017 ha soccorso migliaia di migranti nel Mediterraneo come volontario della Ong tedesca Jugent Rettet. Dall'anno scorso il cooperante spagnolo è indagato dalla procura di Trapani per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Un reato che può costargli diversi anni di carcere;

   secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), il 2017 è stato uno degli anni più tragici per i migranti che hanno cercato di attraversare il Mediterraneo. Solo nella rotta centrale sono affogate in mare 2.853 persone. E a giugno 2017 il mese in cui il pompiere spagnolo era a bordo della Iuventa, è stato il più mortifero con oltre 500 morti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda e di quali elementi dispongano, per quanto di competenza circa i fatti di cui in premessa, che hanno riguardato l'equipaggio del Jugent Rettet e il citato Miguel Roldan.
(4-02952)


   SURIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il vigente «Regolamento Organico Generale del Personale del Comune» adottato con deliberazione di giunta comunale n. 628 del 26 febbraio 1968 ratificata dal consiglio comunale con deliberazione n. 360 del 28 luglio 1968, disciplina la composizione, il funzionamento e la competenza del collegio di difesa del comune;

   è stato istituito il collegio di difesa del comune di Catania con deliberazione del consiglio comunale n. 38 del 15 giugno 2006 avente ad oggetto: «Regolamento del Collegio di Difesa del Comune di Catania»;

   con deliberazione del consiglio comunale n. 15 dell'11 marzo 2009 avente per oggetto «Modifica al regolamento del Collegio di Difesa del Comune di Catania» con provvedimento del sindaco n. 0A/18 del 12 febbraio 2019 sono state conferite le nomine a componenti esterni del collegio di difesa;

   il comune di Catania si avvale già della direzione affari legali con all'interno alte professionalità;

   i provvedimenti sindacali degli ultimi 5 anni hanno evidenziato un costo mensile di 1.000,00 euro ciascuno, oltre Iva e Cpa, con un costo annuale di circa 60.000,00 euro;

   il collegio costituisce un onere aggiuntivo per le casse comunali;

   come si legge nell'articolo di LiveSicilia del 15 febbraio 2019, il sindaco dichiara «i compensi stabiliti sono decurtati del 30 per cento (...) una retribuzione inferiore ai minimi tariffari»; ciò fa venire il dubbio, secondo l'interrogante, che si possa anche annullarli del tutto e che stanti così le cose venga meno la qualità del servizio, rendendolo di conseguenza superfluo;

   sempre nello stesso articolo si leggono altre dichiarazioni del sindaco: «...copertura di posti... ritardando di ben otto mesi nomine di carattere eminentemente fiduciario e peraltro limitandole a soli quattro componenti, nonostante il limite sia fissato a cinque...»; si tratta di affermazioni che appaiono all'interrogante più come una giustificazione dell'operato del primo cittadino, rafforzando l'idea che di questo collegio si può fare a meno, come già avvenuto in altri comuni d'Italia;

   con la delibera del consiglio comunale n. 37 del 12 dicembre 2018 è stato dichiarato il dissesto finanziario del comune di Catania;

   tale situazione ha comportato il pagamento in ritardo degli stipendi, il taglio di servizi importanti come gli asili nido, la richiesta di aiuto al Governo manifestata dal primo cittadino e la spesa, a giudizio dell'interrogante, inutile di cui sopra –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza il Ministro, vista la situazione gravosa delle casse comunicati tali da dichiarare il dissesto finanziario, intenda assumere per favorire una corretta gestione amministrativa con ricadute economico-finanziarie positive per la città.
(4-02955)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in sede di stesura della Costituzione italiana si è scelto di dare al nostro Paese una carta fondamentale non afascista bensì chiaramente antifascista. La XII disposizione transitoria e finale vietata «la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;

   principio ripreso e ampliato da successive leggi dell'ordinamento italiano, con particolare riguardo alla legge 20 giugno 1952, n. 645, «legge Scelba», e alla legge 25 giugno 1993, n. 205, «legge Mancino»;

   inoltre, il 25 ottobre 2018, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2018/2869 (RSP) con cui chiede all'Unione europea e agli Stati membri di garantire che siano effettivamente bandite le organizzazioni neonaziste e neofasciste e qualsiasi tipo di fondazione e associazione che glorifichi il fascismo e il nazismo, poiché l'impunità di cui godono tali gruppi è una delle principali ragioni dell'aumento delle azioni violente che si rivolgono contro particolari minoranze e colpiscono la società nel suo complesso;

   nonostante quanto premesso in Italia esistono diversi partiti e movimenti politici dichiaratamente fascisti. Nello specifico, CasaPound si rifà apertamente al Manifesto di Verona del 1943, alla Carta del lavoro ed alla legislazione sociale del fascismo e lo stesso Di Stefano, segretario di CasaPound, afferma: «Certo, siamo orgogliosi di rappresentare il fascismo sociale. (...) Nello spirito continuiamo ad essere fascisti»;

   CasaPound opera quotidianamente la sua propaganda senza che sia assunto alcun provvedimento e fatto ancor più grave le amministrazioni pubbliche permettono ai suoi esponenti di tenere impunemente eventi concedendo a tal fine l'uso del suolo pubblico. Da ultimo, il comizio politico tenutosi il 23 maggio 2019 a Genova in Piazza Marsala, non distante dal cuore della città, in occasione del quale si è assistito a gravi scontri fra forze dell'ordine e manifestanti antifascisti, diversi dei quali sono rimasti contusi e alcuni a causa delle ferite riportate sono stati portati via in ambulanza. Anche il cronista di Repubblica, Stefano Origone, è stato inspiegabilmente e violentemente pestato dagli agenti riportando ferite, fratture e un trauma cranico;

   è paradossale come di contro la stessa amministrazione del capoluogo ligure abbia non solo negato per la seconda volta il patrocinio al Liguria Pride, manifestazione per il riconoscimento dei diritti di ogni individuo e momento di democrazia e libertà d'espressione, ma abbia minacciato di commissariare il municipio Ponente reo ai aver concesso il patrocinio a un evento arcobaleno. Si evince che oggi in Italia, a discapito di quanto esplicitamente previsto dalla Costituzione, è possibile propagandare idee marcatamente fasciste con di fatto il beneplacito delle amministrazioni comunali, ma non è possibile, sempre per volontà delle stesse, manifestare a favore dell'eguaglianza e dei diritti;

   l'interrogante ha depositato nell'ottobre 2018 due proposte di legge che prevedono rispettivamente la sospensione dell'attività, lo scioglimento e confisca dei beni di gruppi, organizzazioni, movimenti, associazioni e partiti di carattere fascista (A.C. 1327) e l'istituzione dell'Osservatorio nazionale per il monitoraggio della rete internet (A.C. 1328), volte entrambe a arginare e reprimere la deriva fascista a cui si sta assistendo inermi; tuttavia, tali proposte di legge non sono state ancora calendarizzate non rappresentando, evidentemente, una priorità per l'attuale maggioranza di Governo –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere, anche normative, affinché le disposizioni costituzionali e di legge citate in premessa siano pienamente rispettate ovvero i partiti, i movimenti e le organizzazioni di matrice fascista vengano sciolti e affinché sia rivista la disciplina in materia di autorizzazioni per l'utilizzo del suolo pubblico per lo svolgimento di manifestazioni che possano determinare un pericolo per la tutela dell'ordine pubblico;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa l'opportunità della reazione tenuta dalle forze dell'ordine in occasione dei fatti descritti, accaduti a Genova il 23 maggio 2019, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché in futuro non si verifichino nuovamente episodi simili.
(4-02960)


   BORDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Chieuti, in provincia di Foggia, è uno dei pochi centri al confine tra Puglia e Molise in cui si tramandano le tradizioni derivanti dal secolare insediamento albanese, testimoniato dal tramandarsi della lingua arbëresh;

   rientra a pieno titolo tra le tradizioni identitarie la «Corsa dei Carri» che da secoli si svolge il 22 aprile 2015 nel giorno di San Giorgio, protettore di Chieuti e della comunità albanese;

   lo scorso anno, a causa di un tragico incidente, una persona tra le tante assiepate ai bordi del percorso dei carri è deceduta e, per tale ragione, alcune organizzazioni di animalisti invocarono la cancellazione dell'evento;

   lo stesso tragico incidente è stato assunto a motivazione del diniego allo svolgimento della manifestazione il 22 aprile 2019 adottato dal Comitato provinciale della pubblica sicurezza;

   l'autorizzazione è stata invece concessa per eventi simili in altri comuni;

   l'evento di Chieuti è tutelato da norme specifiche sulle tradizioni identitarie, alle quali si sono richiamate le autorità molisane per l'autorizzazione di manifestazioni analoghe alla «Corsa dei Carri» –:

   se risulti al Governo che siano state sottoposte presso altre prefetture richieste di autorizzazioni per lo svolgimento di eventi simili a quello svolto nel comune di Chieuti e quali costi abbiano avuto;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per scongiurare il rischio che un pezzo dell'identità comunitaria dell'area comprendente il comune di Chieuti venga cancellata.
(4-02962)


   ZANICHELLI, SPADONI e GRIPPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 78 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali decreto legislativo n. 267 del 2000 – Tuel, al comma 3 reca che «I componenti della Giunta Comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato»;

   nella delibera dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) n. 1307 del 14 dicembre 2016, recante «Richiesta di parere concernente l'applicazione dell'art. 78 comma 3 del decreto legislativo n. 267/2000 (T.U.E.L.) nei confronti dell'Assessore municipale ai lavori pubblici e del Presidente della Commissione Lavori Pubblici, entrambi esercenti, nel territorio del Municipio, la libera professione, rispettivamente, di architetto e geometra. Comune di Roma. Fascicolo n. 3721/2016», tenuto conto anche dalla delibera dell'Anac n. 833 del 3 agosto 2016, concernente «Linee guida in materia di accertamento delle inconferibilità e delle incompatibilità degli incarichi amministrativi da parte del responsabile della prevenzione della corruzione. Attività di vigilanza e poteri di accertamento dell'ANAC in caso di incarichi inconferibili e incompatibili», l'Autorità ha ribadito e confermato che un assessore deve astenersi dall'attività professionale all'interno del comune interessato e che è «sufficiente constatare che la mancata sottoscrizione o partecipazione diretta dell'assessore alla pratica edilizia presentata presso l'ufficio tecnico, poiché curata dagli altri associati allo studio, non solleva il medesimo da quella personale responsabilità politica e deontologica cui deve essere sempre improntato il proprio comportamento»;

   il ruolo di assessore con deleghe a lavori pubblici, viabilità, sport, patrimonio presso il comune di Colorno (PR) è stato ricoperto da Valerio Manfrini;

   si apprende dalla stampa locale che tale assessore uscente dal comune di Colorno mentre ricopriva un incarico pubblico, ha continuato a lavorare al contempo come geometra nel suo studio privato. Il suo studio, infatti, avrebbe depositato oltre 50 pratiche al comune di Colorno proprio mentre lui stesso ricopriva la carica di assessore con delega ai lavori pubblici;

   si apprende, inoltre, che tale Manfrini risulta attualmente candidato sindaco nella lista civica sostenuta dal PD, con la conseguenza che possa verificarsi la possibilità che torni in campo, ricoprendo stavolta il ruolo di sindaco della città e con possibili nuove deleghe che possa lui stesso attribuirsi nelle materie di cui al comma 3 dell'articolo 78 del Tuel –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda assumere, posto che l'episodio sopra illustrato potrebbe essere considerato un'ipotesi di incompatibilità anche in conformità con quanto disposto dalle delibere dell'Anac;

   se, per evitare che si verifichino spiacevoli episodi di potenziali interessi conflittuali, non ritenga opportuno adottare iniziative normative affinché siano implementate le forme di controlli e monitoraggi, rendendoli più stringenti e rigorosi per garantire un'attenta e corretta applicazione della disposizione enunciata nell'articolo 78 del Tuel.
(4-02964)


   CASCIELLO e FASANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stanno destando sgomento e scalpore le notizie pubblicate in questi giorni su quasi tutti i quotidiani nazionali e locali, afferenti le indagini per voto di scambio politico mafioso a carico dell'attuale sindaco di Agropoli, Adamo Coppola;

   le medesime accuse, contenute in un decreto di perquisizione firmato dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Salerno Vincenzo Montemurro, riguardano anche Franco Alfieri, ex sindaco di Agropoli, consigliere all'agricoltura del governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca e candidato sindaco di Capaccio alle imminenti elezioni amministrative;

   i militari della direzione investigativa antimafia di Salerno hanno perquisito le abitazioni e gli uffici del sindaco di Agropoli, Adamo Coppola e dell'ex primo cittadino Franco Alfieri;

   le gravissime accuse per voto di scambio politico-mafioso, i retroscena e le intercettazioni a dir poco inquietanti che stanno emergendo dall'inchiesta, indignano le forze sane della società civile e della politica che chiedono a gran voce che vengano adottati provvedimenti immediati per il comune di Agropoli e che Alfieri ritiri immediatamente la sua candidatura a sindaco di Capaccio e rassegni le sue dimissioni quale delegato all'agricoltura del presidente della regione Campania De Luca;

   restando fermo il profondo convincimento che, in fase di indagini, il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la Costituzione è ispirata a questi princìpi, racchiusi, in particolare, in quello del «giusto processo», di cui all'articolo 111 e della presunzione di innocenza, di cui all'articolo 27, è, altresì, chiaro che nell'accertamento dell'infiltrazione mafiosa in un comune, con il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale, la valutazione dell'Amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   il Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. III, 22 giugno 2018, n. 3828) ha evidenziato che lo scioglimento dei consigli comunali e provinciali, per i quali siano emersi collegamenti con i fenomeni mafiosi, è volto ad evitare che il loro permanere alla guida degli enti esponenziali delle comunità locali sia di pregiudizio per i legittimi interessi di queste stesse comunità;

   lo scioglimento dell'organo elettivo si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria»; sono giustificati margini ampi nella potestà di apprezzamento dell'Amministrazione nel valutare gli elementi su collegamenti diretti o indiretti, non traducibili in singoli addebiti personali, ma tali da rendere plausibile il condizionamento degli amministratori;

   la finalità perseguita dal legislatore è quella di offrire uno strumento di tutela avanzata, in particolari situazioni ambientali, nei confronti del controllo e dell'ingerenza delle organizzazioni criminali sull'azione amministrativa degli enti locali, anche in presenza di situazioni estranee all'area propria dell'intervento penalistico o preventivo;

   in sostanza, il provvedimento di scioglimento degli organi comunali deve essere la risultante di una ponderazione comparativa tra valori costituzionali parimenti garantiti, quali l'espressione della volontà popolare, da un lato, e, dall'altro, la tutela dei principi di libertà, uguaglianza nella partecipazione alla vita civile, nonché di imparzialità, di buon andamento e di regolare svolgimento dell'attività amministrativa, rafforzando le garanzie offerte dall'ordinamento a tutela delle autonomie locali;

   l'Amministrazione gode di ampia discrezionalità, considerato che per adottare un provvedimento di scioglimento non si richiede né che sia riscontrata la commissione di reati da parte degli amministratori, né che i collegamenti tra l'amministrazione e le organizzazioni criminali risultino da prove inconfutabili, dimostrandosi sufficienti elementi univoci e coerenti volti a far ritenere un collegamento tra l'Amministrazione in questione e i gruppi criminali;

   numerosi sono stati, infatti, i comuni sciolti per vicende molto meno gravi di quelle che occupano le cronache di questi giorni –:

   se il Ministro interrogato, sulla scorta di quanto esposto, intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per attivare la procedura di cui all'articolo 143 del Testo unico degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, al fine di procedere allo scioglimento del comune di Agropoli.
(4-02966)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRESTIPINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 17 maggio 2019 gli organi di stampa hanno riportato un grave episodio avvenuto nella scuola primaria «Eugenio Montale» di Gioia Tauro, che ha visto come vittima un gatto che, disorientato, si era introdotto in una classe;

   dopo l'ingresso dentro l'aula, il gatto, come riferito dall'associazione «Animalisti italiani», è stato colpito brutalmente dal collaboratore scolastico di fronte ai bambini, invece di favorire l'uscita dell'animale con altri metodi;

   dopo i gravissimi maltrattamenti subiti, il gatto è stato abbandonato agonizzante sul pavimento sino alla sua morte, davanti allo sguardo dei bambini ormai sotto shock;

   saranno quindi da valutare con attenzione le conseguenze emotive sui bambini che sono stati costretti ad assistere a un atto di violenza sfacciata come questo;

   dell'accaduto è stato immediatamente interessato il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Calabria, il quale in un comunicato ha definito l'episodio «tra le denunce più raccapriccianti che io abbia raccolto nel corso del mio mandato istituzionale»;

   secondo l'interrogante è inammissibile che un simile atto di crudeltà, da condannare duramente in ogni contesto, sia avvenuto per di più di fronte ai bambini di una scuola primaria, luogo dove prima di tutto deve essere insegnato il rispetto per la vita e garantito lo sviluppo della cultura della sensibilità individuale –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare nei confronti dell'autore di questo atto di crudeltà e di chiunque altro dovesse risultare coinvolto nella vicenda a vario titolo;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno avviare programmi di sensibilizzazione nelle scuole, sia per studenti sia per docenti, in merito ai diritti degli animali e al loro benessere, anche alla luce del riconoscimento degli stessi quali «esseri senzienti» da parte dell'Unione europea con il Trattato di Lisbona.
(5-02151)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si è appreso della sospensione dal servizio della docente Maria Rosaria Dell'Aria all'ITI Vittorio Emanuele III di Palermo, la quale sarebbe stata sanzionata per non essere intervenuta nei confronti di studenti che avrebbero accostato in un video il Ministro Matteo Salvini e la sua politica in materia di sicurezza e immigrazione a fatti storici legati alla persecuzione degli ebrei negli anni ’30 del ’900;

   più in particolare, il video «incriminato», e successivamente reso pubblico, mostrerebbe una presentazione PowerPoint, proiettata il 27 gennaio 2019 in occasione del Giorno della memoria per le vittime dell'Olocausto, all'interno della quale è tracciato un parallelismo tra le leggi razziali promulgate a partire dal 1938 sotto il regime fascista e il decreto-legge «Sicurezza» approvato dall'attuale Governo nel 2018;

   rispetto al procedimento disciplinare, la docente Maria Rosa Dell'Aria ha dichiarato che «il mio modus operandi è cercare che i ragazzi si formino a un pensiero critico, libero, che i ragazzi siano attenti ai fatti della realtà e che possano imparare a ragionare e a pensare, a farsi delle proprie opinioni» (intervista al TGR Sicilia, 16 maggio 2019);

   gli studenti e i genitori avrebbero dichiarato che la docente in questione non aveva alcuna responsabilità e non aveva in alcun modo orientato né manipolato la volontà degli studenti stessi;

   l'ispezione e la sanzione hanno una diretta attinenza con questioni di primaria importanza come la libertà di pensiero e di espressione, e la libertà di insegnamento;

   tale tipo di sanzione – rara nel mondo della scuola, a maggior ragione per atti come quello contestato – può essere stata comminata solo a seguito di una ispezione ministeriale;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è organizzato secondo una filiera gerarchica che va dal dirigente dell'ufficio scolastico provinciale al direttore dell'ufficio scolastico regionale ai vertici amministrativi dell'amministrazione centrale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, all'ufficio di Gabinetto del Ministro e al Ministro stesso, ed è prassi ministeriale portare, per informazione e/o decisione, questioni di tale sensibilità al più alto livello politico e istituzionale –:

   di quali informazioni disponessero il Ministro interrogato e/o il Gabinetto del Ministro, che rappresenta il raccordo tra il vertice politico e l'amministrazione, sulla vicenda in questione prima che la sanzione venisse comminata e quale tipo di comunicazione sia intercorsa con il dirigente che ha comminato la stessa.
(5-02155)


   ASCANI, ANNIBALI, BERLINGHIERI, BRAGA, BRUNO BOSSIO, BURATTI, CARNEVALI, CIAMPI, CRITELLI, DE FILIPPO, DE LUCA, DI GIORGI, MARCO DI MAIO, FIANO, GADDA, GIACHETTI, MARTINA, MORANI, UBALDO PAGANO, PAITA, PELLICANI, PEZZOPANE, PIZZETTI, PRESTIPINO, RACITI, RIZZO NERVO, ROSATO, ROSSI, SCALFAROTTO, SCHIRÒ, SERRACCHIANI, UNGARO e VAZIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   una docente d'italiano in servizio all'istituto tecnico industriale «Vittorio Emanuele III» di Palermo è stata sospesa per 15 giorni per non aver vigilato sulla realizzazione di un video realizzato dai suoi alunni il 27 gennaio 2019, in occasione della Giornata della memoria, e in cui si accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al «decreto sicurezza» del Ministro dell'interno Matteo Salvini;

   la decisione è stata assunta dall'ufficio scolastico provinciale di Palermo dopo che il caso era stato sollevato nei mesi scorsi per via di un post sui social network e nella scuola è arrivata anche la Digos che ha verificato l'accaduto parlando con preside e professori;

   la docente rivendica di avere «sempre dato il massimo, ascoltando i ragazzi. Mi sono limitata a proporre un lavoro sulla base di una serie di letture fatte sul tema dei migranti, poi una classe ha scelto di realizzare un'attività in immagini. Non ho nulla da rimproverarmi»;

   si sottolinea che il video è stato prodotto dagli studenti e negli istituti scolastici vige libertà di opinione, d'insegnamento e pluralismo delle idee, un principio costituzionale che non può essere messo in discussione;

   un docente non può sindacare la libertà di espressione degli alunni e la sua libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione, purché non oltrepassi il limite del buon costume e non minacci l'ordine pubblico;

   il diritto di critica, come diritto di cronaca, è disciplinato dall'articolo 21 della Costituzione italiana il quale, nel primo comma, recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;

   la sanzione comminata alla insegnante, con sospensione e dimezzamento dello stipendio, per una presunta omessa vigilanza sugli studenti, si considera ingiusta e ingiustificata. Il ruolo dell'insegnante, infatti, deve essere quello di formare coscienze critiche capaci di capire e operare confronti storici tra periodi diversi, mostrando similitudini e differenze. Questo è un elemento essenziale per un insegnamento della storia che voglia far comprendere lo sviluppo del pensiero dell'umanità;

   il provvedimento disciplinare contro la docente secondo gli interroganti lede i princìpi costituzionali di libertà di insegnamento e di espressione e va considerato un provvedimento iniquo e sproporzionato –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per addivenire a immediati chiarimenti e approfondimenti sul grave fatto esposto.
(5-02156)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'insegnante d'italiano Rosa Maria Dell'Aria, docente nell'istituto industriale Vittorio Emanuele a Palermo è stata sospesa, da sabato 11 maggio 2019 per due settimane e con stipendio dimezzato, dall'ufficio scolastico provinciale perché non avrebbe vigilato sul lavoro dei suoi studenti quattordicenni che, in occasione della Giornata della memoria, avevano presentato un elaborato in cui la promulgazione delle leggi razziali del 1938 veniva accostata al «decreto sicurezza» del Ministro dell'interno Matteo Salvini;

   la professoressa risulterebbe, dunque, colpevole di non aver censurato preventivamente il lavoro svolto dai suoi studenti che a seguito di approfondimenti svolti in classe, su fascismo e Olocausto, hanno del tutto autonomamente espresso una loro personale e legittima opinione;

   la Costituzione italiana, al primo comma dell'articolo 33, recita «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento» e, all'articolo 21, afferma: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»; inoltre, come descritto sul sito web del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca l'autonomia scolastica «in coerenza con gli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione e nel rispetto della libertà di insegnamento, delle scelte educative e formative dei genitori e del diritto ad apprendere degli studenti (...) è lo strumento e la risorsa attraverso cui adottare metodi di lavoro, tempi di insegnamento, soluzioni funzionali alla realizzazione dei piani dell'offerta formativa e alle esigenze e vocazioni di ciascun alunno»;

   la sospensione della professoressa Dell'Aria, insegnante da circa quarant'anni, è stata decisa al termine di un'ispezione ministeriale cominciata dopo una serie di post sui social network la cui scintilla è stato un tweet di un attivista di destra che avrebbe denunciato quanto occorso a Palermo. Il giorno successivo la sottosegretaria per i beni e le attività culturali Lucia Borgonzoni, è intervenuta su Facebook, affermando: «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof. del genere e interdetto a vita dall'insegnamento. Già avvisato chi di dovere»;

   la sottosegretaria Borgonzoni, che parla di «interdizione a vita» di una docente per mancata censura del pensiero dei suoi alunni, nonostante il suo ruolo nell'istituzione ministeriale non è nuova ad esternazioni che hanno suscitato polemiche e a commenti tranchant contro quanti hanno espresso opinioni diverse rispetto alle sue;

   ciò che è successo nel capoluogo siciliano, sia per la tempistica caratterizzata da una preoccupante celerità sia per l'entità della punizione comminata all'insegnante, è secondo l'interrogante indice di un clima pesante e a tratti antidemocratico che sta prendendo piede in modo allarmante nel nostro Paese e sta investendo violentemente anche la sfera della cultura e dell'istruzione;

   «Quanto accaduto lo considero la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale» afferma la docente nei cui confronti è stato legittimato un grave provvedimento, evidentemente eccessivo, che non solo minaccia la libertà di insegnare, ma promuove con sé anche la censura rispetto al diritto di espressione e di pensiero degli alunni all'interno dell'istituzione scolastica che, per converso, dovrebbe avere il precipuo compito di stimolare il dibattito e lo spirito critico degli studenti, contribuendo ad accrescere le capacità di confronto civile e rispettoso delle diverse posizioni, specialmente in questi tempi così difficili in cui la comunicazione viene pericolosamente semplificata e risulta troppo spesso intrisa di odio –:

   se intenda chiarire quanto descritto in premessa e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda mettere in atto affinché le libertà sopracitate, proprie della democrazia e costituzionalmente garantite, siano tutelate e rispettate e l'autonomia scolastica trovi completa attuazione.
(4-02939)


   LATTANZIO e BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2019 alcuni genitori della scuola media «Amedeo d'Aosta» di Bari hanno segnalato di aver ricevuto per mano dei propri figli – alunni presso il predetto istituto – una lettera di natura elettorale, inviata per renderli partecipi della candidatura alla carica di consigliere comunale di Bari – per la lista Sud al Centro, a sostegno del sindaco uscente, Antonio Decaro – della preside dell'istituto, Rosangela Colucci. Nel testo si legge che non si pretende necessariamente un voto, ma si chiede un sostegno per «realizzare questo obiettivo»;

   nella giornata del 18 maggio 2019 la preside Colucci ha risposto alla polemica, sostenendo che si è trattato di un episodio non concordato né autorizzato, che ha recato danno alla sua persona e all'istituzione scolastica che rappresenta; la preside ha inoltre ribadito che la sua candidatura nella precedente tornata elettorale del 2014 non aveva in alcun modo influito sulla sua attività di dirigente;

   il senso comune, come anche i diversi commenti reperibili sulla stampa locale, metterebbero in dubbio la veridicità di tale dichiarazione; ci si chiede chi possa essere stato il responsabile di tale iniziativa;

   si tratta in ogni caso di un atto molto grave, che evidenzia l'esistenza di soggetti, ad avviso dell'interrogante, incapaci di distinguere quali siano i comportamenti corretti nella gestione della vita politica, senza che essa interferisca con il buon funzionamento di una istituzione come la scuola, e per tale motivo deve essere apertamente denunciata –:

   quali iniziative si intendano adottare nei confronti della dirigente scolastica protagonista della vicenda, tenendo presente che la corretta gestione di una istituzione scolastica non può prescindere dall'esistenza di una salda etica professionale e dalla capacità di tenere la politica fuori dalla scuola.
(4-02948)


   MICELI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 27 gennaio 2019, presso l'aula magna dell'istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo – tra le scuole più importanti della città anche per numero di studenti –, nel corso delle manifestazioni in occasione della «Giornata della memoria» per commemorare le vittime dell'Olocausto, alcuni studenti hanno esposto una videopresentazione multimediale di loro ideazione e realizzazione in cui hanno inserito, ad avviso dell'interrogante con grande lucidità e critica storica, slide di confronto tra episodi storici di «ieri» ed «oggi» accostando alle immagini della prima pagina del Corriere della Sera dell'11 novembre 1938 «Leggi per la difesa della razza» e della Conferenza di Evian a quelle del Ministro dell'interno Matteo Salvini nel corso della presentazione del «decreto Salvini sicurezza ed immigrazione» e del vertice di Innsbruck del luglio 2018 concludendo che celebrare la Giornata della memoria significasse «impegnarsi per protestare contro quello che accade oggi e non lasciarsi manipolare da una politica nazionalista e xenofoba che rischia di ripetere gli errori di allora»;

   su segnalazione di un attivista monzese dell'estrema destra sovranista – che non è chiaro come abbia ottenuto certe informazioni –, che ha asserito sui socialnetwork che era stata la professoressa di italiano Rosa Maria Dell'Aria, insegnante da oltre trent'anni, ad obbligare i ragazzi «a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti», il video in questione ha portato ad un'indagine dell'ufficio scolastico provincile e della Digos e ha suscitato l'interesse dei politici che, senza conoscerne il merito, hanno espresso giudizi pesanti tra cui quello della sottosegretaria Lucia Borgonzoni – per la quale «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall'insegnamento. Già avvisato chi di dovere» – e quello del Ministro dell'interno, Matteo Salvini che, inasprendo i toni, ha commentato l'accaduto definendo «demenziale» l'equiparazione a Mussolini o Hitler, offendendo, così, la libertà di espressione degli studenti;

   nonostante gli studenti autori del video abbiano dichiarato pubblicamente e nel corso delle indagini di non essere mai stati obbligati a partecipare o inserire certi parallelismi – da loro rilevati ed evidenti all'opinione pubblica – e che il ruolo della docente sarebbe stato esclusivamente quello di correggere errori sintattici, l'Ufficio scolastico regionale AT di Palermo ha disposto la sospensione della docente per due settimane – con dimezzamento dello stipendio – per non aver vigilato sul lavoro degli studenti giustificando, tramite il dirigente dell'AT Palermo, il provvedimento con il fatto che «la libertà di espressione non è libertà di offendere e l'accostamento tra leggi razziali e decreto sicurezza è una distorsione della realtà»;

   il video – consultabile online – non risulta diffamatorio ed è privo di qualsivoglia accostamento tra le figure di Salvini e quelle di Mussolini o Hitler; è compito della scuola stimolare la formazione di una coscienza critica, nel rispetto del pluralismo delle idee; dal corpo docente, dalla cultura, dalla politica e dalla società civile si è alzato un coro unanime di vicinanza alla professoressa anche tramite presìdi di solidarietà nei confronti dell'insegnante e, soprattutto, a salvaguardia della libertà di espressione –:

   se ed in che modo il Ministro interrogato intenda attivarsi tempestivamente per garantire, nell'immediato, una vera e piena libertà di espressione nel comparto «scuola-università» nel rispetto del pluralismo delle idee degli studenti senza che queste debbano essere sottoposte a vigilanza dei docenti;

   se e quali iniziative si intendano adottare per garantire alla docente interessata un pieno reinserimento nelle sue mansioni, facendo piena luce sulla vicenda, ristorandola del danno subito e affinché sia annullato l'inadeguato provvedimento emesso, anche alla luce del fatto che la normativa sulla vigilanza degli insegnanti fa riferimento a un'attività di controllo volta a proteggere l'incolumità fisica degli studenti e non riguarda il lavoro didattico e la loro libertà di espressione.
(4-02956)


   FORNARO, SPERANZA e EPIFANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'11 maggio 2019 Rosa Maria Dell'Aria, insegnante di italiano dell'istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, è stata sospesa per due settimane dall'ufficio scolastico provinciale, con conseguente dimezzamento dello stipendio mensile, per omessa vigilanza sulle opinioni espresse da un gruppo di suoi studenti di 14 anni che, durante la Giornata della memoria, avevano presentato un video nel quale accostavano la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al «decreto sicurezza» promosso dall'attuale Governo;

   l'ispezione che ha portato alla sospensione è nata da un tweet inviato al Ministro interrogato a fine gennaio 2019 da Claudio Perconte, un attivista di estrema destra di Monza. Il giorno dopo, la sottosegretaria per i beni e le attività culturali Lucia Borgonzoni, appartenente alla Lega, è intervenuta su Facebook commentando: «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall'insegnamento. Già avvisato chi di dovere». Dall'ufficio scolastico provinciale di Palermo è poi partita un'ispezione, con conseguenti interrogatori alla professoressa e ai ragazzi, ed è stato emesso il provvedimento di sospensione contro l'insegnante;

   la professoressa Dell'Aria, che il prossimo anno andrà in pensione, ha parlato della sospensione come della «più grande amarezza e la più grande ferita» della sua vita professionale. Ha spiegato che il suo lavoro di insegnante consiste nel «modificare il libero convincimento laddove possa essere offensivo, denigratorio o osceno», ma non quello di reprimere le opinioni: «Il mio modus operandi è cercare che i ragazzi si formino un pensiero libero, critico, che siano attenti ai fatti della realtà e che imparino a ragionare e a pensare. Che si formino delle opinioni»;

   la libertà di insegnamento e, quindi, anche della valutazione didattica degli elaborati degli alunni, è un valore costituzionalmente garantito che non ammette deroghe, così come la libertà di espressione degli studenti è un principio che deve essere assolutamente tutelato –:

   quali iniziative si intendano assumere affinché sia annullato il provvedimento adottato nei confronti della professoressa Dell'Aria e per favorire l'immediato reintegro dell'insegnante;

   quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per evitare che episodi come quello riportato in premessa si ripetano.
(4-02957)


   FRATOIANNI, PALAZZOTTO e BOLDRINI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   all'istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo una docente è stata sospesa per 15 giorni, con lo stipendio dimezzato, con l'accusa di non aver vigilato sul lavoro dei suoi studenti che, nella Giornata della memoria del 27 gennaio 2019, avevano presentato una videoproiezione nella quale avrebbero accostato la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al «decreto sicurezza» proposto dal Ministro dell'interno Salvini;

   il provvedimento disciplinare dell'ufficio scolastico provinciale sarebbe scattato al termine di un'ispezione innescata da un post sui social network;

   la vicenda è stata denunciata al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca via social da un attivista di orientamento politico di estrema destra, condivisore seriale di notizie spesso di dubbia autenticità e che scrive per siti di estrema destra come «Vox» e «Primato Nazionale», il quale ha accusato l'insegnante di aver «obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti», circostanza smentita peraltro dagli stessi studenti che hanno affermato di non essere mai stati obbligati dall'insegnante né in passato né tantomeno circa i contenuti del video contestato;

   dopo tale segnalazione, il Ministero prontamente si è attivato sollecitando l'invio di un'ispezione;

   a parere degli interroganti l'insegnante ha fatto bene a non sindacare la libertà di espressione degli alunni e la sua libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione;

   risulta incomprensibile agli interroganti su cosa avrebbe dovuto vigilare l'insegnante sanzionata, se sull'opinione dei suoi studenti, sulle loro valutazioni o sul fatto che ci sono studenti in questo Paese che legittimamente pensano che il «decreto sicurezza», così come la politica della sicurezza, sconfini talvolta in una dimensione che ricorda le leggi razziali;

   compito dell'insegnante è quello di dare un giudizio sulla qualità del lavoro, ma non può certo impedire agli studenti di esprimere una loro opinione;

   il provvedimento disciplinare contro la docente Rosa Maria Dell'Aria va ritirato e la docente andrebbe immediatamente reintegrata con le pubbliche scuse da parte del Ministro interrogato, tanto più che quanto avvenuto si configura, a parere degli interroganti, come un abuso di potere e un ostacolo al sereno svolgimento di un pubblico servizio;

   nel lavoro redatto dagli studenti peraltro è stato solo fatto un raffronto tra la privazione di alcuni diritti umani ai tempi del fascismo e quella che è una limitazione di alcuni diritti per i migranti, come, ad esempio, quello di iscrizione all'anagrafe; si ragiona sulla privazione dei diritti e si lancia un monito perché il passato non ritorni;

   il contenuto di questa videoproiezione è un lavoro frutto della lettura di testi, articoli di stampa e alcuni documentari;

   la scelta di sanzionare l'insegnante rischia di scatenare un clima di tensione all'interno del sistema scolastico e il Ministero, invece di sanzionare docenti, attentando alla libertà di docenza ed espressione, dovrebbe preoccuparsi di favorire lo studio della storia e dei crimini del nazismo e del fascismo;

   stimolare i propri studenti alla riflessione critica, senza voler limitare il libero esercizio del pensiero attraverso un lavoro sulle fonti, sarebbe il compito di ogni bravo insegnante –:

   quali iniziative urgenti si intendano intraprendere affinché sia rivisto e annullato immediatamente il provvedimento disciplinare assunto nei confronti della docente Rosa Maria Dell'Aria dell'istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, risarcendo la stessa del danno economico e di immagine subito;

   quali iniziative di competenza intenda assumere perché in futuro non si ripetano episodi del genere che, a parere degli interroganti, rappresentano una limitazione della libertà di insegnamento e di espressione e un pericoloso tentativo di censura.
(4-02958)


   CAVANDOLI, VINCI, TOMBOLATO, MURELLI, GOLINELLI e BELOTTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a Correggio (Reggio Emilia) domenica 26 maggio 2019 si vota per le amministrative e il sindaco uscente, Ilenia Malavasi del Pd, l'11 maggio 2019, ha organizzato come iniziativa di propaganda politica una caccia al tesoro con i bambini al Parco della Memoria dove è stato proposto il gioco di trovare i «candidati alle elezioni» della lista. È stata loro «consegnata una mappa che li ha guidati alla ricerca dei candidati», riporta il sito della sindaca stessa;

   qualche giorno dopo, il 14 maggio, in quattro prime classi della locale scuola media secondaria di I grado Don Giuseppe Andreoli è stato somministrato un questionario da compilare nelle esercitazioni «al computer». Ai ragazzi veniva chiesto di cercare su Google informazioni sul proprio comune e di rispondere alle domande su chi fossero il sindaco e gli assessori, i loro nomi e i compiti oltre che raccontare argomenti affrontati in consiglio comunale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto narrato in premessa;

   quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano assumere, posto che per gli interroganti i due episodi denotano una volontà volta alla strumentalizzazione dei ragazzi per fini elettorali e di propaganda politica.
(4-02967)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, è stata istituita l'agenzia governativa denominata «Ispettorato Nazionale del Lavoro» che, sotto il diretto controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha come scopo istituzionale la tutela e la sicurezza dei lavoratori;

   a seguito di un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, dottor Fabrizio Ciccone, del 7 novembre 2018, l'arma dei Carabinieri ha prelevato dal suo ufficio e condotto agli arresti domiciliari l'ingegner Renato Pingue, capo dell'ispettorato interregionale di Napoli, da cui – è bene ricordare – dipendono tutti gli ispettorati territoriali delle regioni Campania, Molise, Basilicata, Puglia e Calabria;

   le ragioni del suddetto provvedimento restrittivo, cui si aggiungeva la sospensione cautelare dai pubblici uffici, erano ravvisate nei comportamenti tenuti dal medesimo dirigente, nel ruolo di direttore ad interim dell'allora direzione territoriale del lavoro di Avellino, in ordine ad una vicenda che vedeva lo stesso tutelare indebitamente gli interessi di un'azienda di rilevanti dimensioni del territorio irpino, il tutto in danno di numerosi lavoratori ai quali, per oltre un decennio, sarebbe stato impedito di esercitare pienamente i loro diritti;

   le suddette ragioni inducevano il generale Leonardo Alestra, capo dell'Ispettorato nazionale del lavoro, a rimuovere tempestivamente l'ingegner Renato Pingue da tutti gli incarichi ricoperti;

   mentre il procedimento penale, che vede imputato tra gli altri l'ingegner Renato Pingue, resta pendente presso il tribunale di Avellino, su istanza degli avvocati difensori dell'imputato, il tribunale del riesame di Napoli, sezione 10, con provvedimento del 18 gennaio 2019 stabiliva la revoca della misura interdittiva;

   sulla base di questo provvedimento di mera revoca della misura interdittiva, motivato prendendo ad esame un elemento parziale se non marginale del complesso degli addebiti all'origine della misura cautelare, il dottor Giuseppe Diana, direttore centrale delle risorse umane, finanziarie e logistica dell'Ispettorato nazionale del lavoro, estendendo, a giudizio degli interpellanti, indebitamente il senso e la lettera del provvedimento del tribunale del riesame di Napoli, con decreto n. 122 del 3 aprile 2019 ha reintegrato dal 22 aprile al 22 gennaio 2020, ovvero sino alla scadenza naturale dell'incarico a suo tempo ricevuto, l'ingegner Renato Pingue nell'incarico di capo dell'ispettorato interregionale di Napoli;

   benché la gravità della condotta del dirigente, ricostruita con dovizia di particolari nel provvedimento del Gip del tribunale di Avellino, non possa né debba essere confusa con una sentenza di colpevolezza, allo stesso modo il pronunciamento di revoca della misura cautelare da parte del tribunale del riesame non potrebbe né dovrebbe essere assunto come una sentenza di assoluzione –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, inopportuno, improvvido e contrario ai doveri di trasparenza e correttezza della pubblica amministrazione che il dirigente in questione sia stato reintegrato proprio nel ruolo e nell'ufficio da cui era stato rimosso e dal quale dipende anche l'ispettorato territoriale di Avellino;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in relazione alle problematiche rappresentate, considerato che quanto esposto in premessa costituisce un pessimo segnale per quelle decine di migliaia di lavoratori loro malgrado coinvolti nel sempre più pervasivo fenomeno dell'interposizione irregolare di manodopera che, a partire dalla logistica, si sta estendendo a macchia d'olio, devastando il tessuto produttivo dell'intero Paese e le reali condizioni di vita e di lavoro delle persone;

   se il Ministro non ritenga di dover assumere iniziative affinché l'Ispettorato nazionale del lavoro operi secondo trasparenza e correttezza, non solo auspicabile in sede di rappresentanza politica, ma anche nell'ambito delle istituzioni e dei funzionari pubblici, affinché l'ingegner Pingue sia rimosso dall'incarico di capo dell'ispettorato di Napoli.
(2-00392) «Fassina, Fornaro, Epifani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   con la recente sentenza C-331/17 del 25 ottobre 2018, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito la non conformità della normativa italiana sul lavoro a tempo determinato per i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche al diritto comunitario. In particolare, la pronuncia della Corte ha interpretato il comma 5 dell'accordo quadro sul contratto di lavoro a tempo determinato che prevede, al fine di evitare abusi, la non reiterabilità dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi, termine oltre il quale il contratto a tempo determinato si trasforma in contratto a tempo indeterminato;

   tale norma attualmente non vale per i lavoratori delle fondazioni lirico-sinfoniche: infatti, ai sensi dell'articolo 29, comma 3, del decreto legislativo n. 81 del 2015, il termine massimo di 36 mesi non si applica al personale artistico e tecnico delle fondazioni di produzione musicale di cui al decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367;

   questo ha generato negli anni il proliferare di rapporti di lavoro a tempo determinato reiterati più e più volte, creando di fatto una sorta di «precariato a vita», di cui sono vittime le lavoratrici e i lavoratori di questo particolare settore;

   la situazione del personale della Fondazione teatro regio di Torino, in particolare, vede la presenza di 44 lavoratori con contratto a tempo determinato che fanno parte ormai da molti anni dell'organico del teatro regio, tanto da essere considerati lavoratori «strutturali» dalla direzione della fondazione;

   anche alla luce della citata sentenza del 2018, il 20 marzo 2019 si è svolto un incontro al Ministero per i beni e le attività culturali con i sindacati nazionali di settore durante il quale, nel ribadire il ruolo dello Stato a sostegno del settore dello spettacolo dal vivo, è stata annunciata una norma di prossima emanazione per la stabilizzazione dei lavoratori di questo settore, che dovrebbe prevedere la possibilità, per le Fondazioni lirico-sinfoniche di effettuare concorsi a titoli per il personale a tempo determinato, sia tecnico che artistico, che riguarderanno coloro che avranno maturato 36 mesi di lavoro negli ultimi 5 anni;

   pur trattandosi di una previsione positiva, le organizzazioni sindacali del settore, con lettera del 24 aprile 2019, hanno sottolineato la grave difficoltà nella quale si trovano questi lavoratori, i cui contratti a tempo determinato sono in scadenza a breve, e hanno richiesto un urgente intervento per via legislativa per evitare la paralisi del settore e l'ulteriore precarizzazione e frammentazione delle posizioni lavorative del personale a tempo determinato delle fondazioni lirico-sinfoniche;

   per quanto riguarda in particolare i lavoratori a tempo determinato della Fondazione teatro regio di Torino, i contratti scadranno per la grande maggioranza a giugno 2019 e, in attesa di un intervento ministeriale, i lavoratori rischiano di vedere la loro situazione ulteriormente peggiorata con contratti ridotti o stagionali –:

   se non ritengano necessario, valutata la situazione, adottare, con urgenza, un'iniziativa normativa che regolarizzi la situazione contrattuale dei lavoratori a tempo determinato delle fondazioni lirico-sinfoniche, in ottemperanza di quanto previsto dalla sentenza della Corte europea di giustizia C-331/17 del 25 ottobre 2018;

   se non ritengano necessario, negli specifici casi di imminente scadenza dei contratti di questi lavoratori, come nel caso dei dipendenti a tempo determinato del teatro regio di Torino, adottare iniziative per prevedere una moratoria dell'attuale contratto, in attesa dell'imminente definizione dell'intervento normativo che si porrà in atto per la stabilizzazione del personale delle fondazioni lirico-sinfoniche.
(5-02150)


   CRITELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 febbraio 2018 Fiom/Cgil territoriale, rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di Gea Refrigeration Italy S.p.a. aa comunicato alle proprie lavoratrici e lavoratori di aver chiesto delucidazioni all'azienda a seguito di voci riguardanti la vendita del ramo Oil and Gas;

   il vice-presidente di Oil and Gas, in data 23 febbraio 2018, comunica alle organizzazioni sindacali, che non è in atto alcuna trattativa per la vendita della divisione O&G della GEA Refrigeration Italy di Bologna;

   giovedì 1° marzo 2018 la Fiom-Cgil territoriale unitamente alla Rsu aziendale sono a richiedere, un incontro urgente per discutere del futuro dell'azienda in quanto il precedente comunicato dell'azienda non aveva dissipato i timori delle organizzazioni sindacali;

   il 13 marzo 2018 Rsu, Fiom-Cgil ed i lavoratori di Gea inviano un comunicato alla direzione nel quale si manifestano contrariati per la risposta ricevuta in data 26 febbraio 2018 in quanto molto ambigua;

   il 22 marzo 2018, vista l'assenza da parte dell'azienda di una risposta in merito all'ipotesi di vendita, le organizzazioni sindacali aziendali, comunicano un pacchetto di otto ore di sciopero;

   l'azienda durante l'incontro del 6 aprile 2018 dichiara che è in corso un processo di analisi e valutazione delle attività del sito di Castel Maggiore e delle relative fasi e tempistiche legate al settore Oil&Gas;

   il 18 maggio 2018 avviene un nuovo incontro tra il vertice tedesco ed italiano dell'azienda e la Fiom-Cgil territoriale e le Rsu, che si dichiarano contrari a qualunque ipotesi di vendita del settore Oil&Gas adducendo ragioni e motivazioni di carattere industriale ed economico;

   in data 25 maggio 2018 Gea l'azienda comunica ai dipendenti di Castel Maggiore che il processo di valutazione per definire il futuro delle attività in questo settore non è ancora concluso e potrebbe prendere in considerazione l'eventuale vendita del settore Oil&Gas;

   il 17 luglio 2018 si è concluso con un nulla di fatto l'incontro tra le organizzazioni sindacali e la direzione di Gea la quale, pur esprimendo generiche rassicurazioni, non si è resa disponibile a condividere con le organizzazioni sindacali un testo complessivo che raccogliesse le intenzioni già manifestate presso lo stesso tavolo di salvaguardia del 10 luglio 2018; inoltre, mancano le garanzie per il mantenimento del sito produttivo di Castel Maggiore, così come la disponibilità ad attivarsi formalmente verso un eventuale acquirente per salvaguardare la piena occupazione;

   in data 26 febbraio 2019 l'azienda, aveva concordato e formalizzato un comunicato in cui dichiarava l'impegno a rilanciare e potenziare la Gea Refrigeration Italy Spa;

   era stata previsto per fine maggio 2019 un incontro tra azienda ed Rsu, anticipato poi dall'azienda al 14 maggio e dalla stessa, unilateralmente, disdetto fino a data da definirsi;

   dalla medesima disdetta si evince chiaramente uno stato di incertezza che pone a rischio il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici, confermato dalla «Press Release», emessa in data 10 maggio 2019, con cui la Gea annuncia un piano di ristrutturazione a livello globale, con tagli in via preliminare di 200-250 lavoratori, che verrà divulgato in data 24 giugno 2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione;

   quali iniziative intenda assumere per salvaguardare i lavoratori dello stabilimento di Castel Maggiore;

   se abbia in programma la convocazione, di un tavolo istituzionale di confronto con le direzioni aziendali e le organizzazioni sindacali, al fine di discutere le prospettive industriali e le tutele occupazionali delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nello stabilimento di Castel Maggiore.
(5-02157)

Interrogazione a risposta scritta:


   PENNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge regionale siciliana n. 7 del 21 aprile 2016, recante «Disciplina dei contenuti formativi per l'esercizio delle attività della subacquea industriale», all'articolo 1, comma 2, definisce «sommozzatori e lavoratori subacquei» coloro che «eseguono, in immersione, attività lavorative subacquee anche in via non esclusiva o in modo non continuativo, operando in acque marittime inshore ed offshore o interne»;

   all'articolo 2, comma 1, si stabiliscono dei percorsi formativi articolati «in tre livelli di qualificazione correlati alle attività sopra espresse: di primo livello (inshorediver), o “sommozzatore”, di secondo livello (offshore air diver), detto anche di categoria “top up” e di terzo livello (offshore sat diver), detto anche di categoria “altofondalista” (saturazione)»;

   nell'ambito della normativa nazionale riguardante le attività svolte in ambito portuale si rileva il decreto ministeriale 13 gennaio 1979, recante «Istituzione della categoria dei sommozzatori in servizio locale», che non comprende le attività svolte in ambito inshore e offshore, cioè forme di lavoro particolarmente usuranti;

   la disciplina sull'accesso al pensionamento di anzianità per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, con requisiti agevolati rispetto a quelli previsti per la generalità dei lavoratori dipendenti, è stata completamente revisionata dai seguenti provvedimenti: decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, recante «Accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, a norma dell'articolo 1 della legge 4 novembre 2010, n. 183»; legge 22 dicembre 2011, n. 214, recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici»;

   a partire dal 2012, sono stati modificati i requisiti per l'accesso a tali benefici, difatti con riferimento al requisito soggettivo, attualmente si evidenzia che possono esercitare il diritto di accesso al trattamento pensionistico anticipato, fermi restando il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni ed il regime di decorrenza del pensionamento vigente al momento della maturazione dei requisiti agevolati, una serie di tipologie di lavoratori dipendenti, come lavoratori impegnati con mansioni particolarmente usuranti, fra le quali vengono anche annoverati i «lavori in cassoni ad aria compressa» e «lavori svolti dai palombari»; quest'ultima categoria è stata definita con decreto del Presidente della Repubblica il 15 febbraio 1952, n. 328 articoli 204 e seguenti; ma il provvedimento non include l'attività dei sommozzatori che differisce da quella svolta dai palombari, sia per la tecnica, sia per strumenti ed attrezzature impiegati durante la prestazione;

   la formazione e la qualificazione professionale rientrano nella competenza delle regioni e non può essere oggetto di intervento normativo da parte dello Stato;

   l'iscrizione al repertorio telematico della regione siciliana, presso l'assessorato al lavoro, prevista dalla legge regionale n. 7 del 2016, rappresenta il requisito minimo per la corretta applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, recante il testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, perché garantisce che i lavoratori abbiano un idoneo livello di esperienza e competenza volto alla tutela sia del datore di lavoro che degli stessi lavoratori;

   tale iscrizione diventa obbligatoria per il rispetto del decreto legislativo n. 81 del 2008 per tutti gli operatori delle aziende che operano fuori dai porti in Italia; si tratta ad esempio delle aziende iscritte nella categoria merceologica «acquacoltura» in acqua di mare, salmastra o lagunare, piccole o grandi imprese di lavori subacquei, ma anche negli impianti offshore, operanti fuori dalle aree portuali –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per modificare la normativa vigente al fine di ricomprendere tra i lavoratori che svolgono un mestiere usurante, anche la categoria dei lavoratori iscritti al repertorio telematico della regione siciliana, previsto dalla legge regionale n. 7 del 2016.
(4-02949)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LORENZIN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento europeo n. 536/2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, che impone una nuova organizzazione degli studi clinici negli Stati membri, è un'opportunità importante affinché l'Italia diventi uno degli «hub» europei per i trial;

   la legge 11 gennaio 2018, n. 3, pubblicata in Gazzetta Ufficiale 31 gennaio 2018, n. 25, conferisce la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, al fine del necessario coordinamento con il regolamento;

   il nostro Paese è secondo in Europa, dopo la Spagna, per numero di pazienti arruolati all'interno delle ricerche cliniche, tuttavia i dati sono in calo, complice la percezione diffusa che la ricerca sia una spesa piuttosto che un investimento;

   secondo i dati dell'Aifa il numero di sperimentazioni attivate è complessivamente diminuito, dal 2016 al 2017, di quasi 100 unità (da 660 a 564), con un calo rispetto alla media dell'Unione europea pari a 2,3 punti percentuali;

   per la prima volta è stato definito un modello strutturato e univoco per la misurazione del valore economico delle sperimentazioni cliniche, validato ed impiegato in due strutture, la Fondazione Policlinico A. Gemelli (Roma) e l'Asst Papa Giovanni XXIII (Bergamo), nell'area terapeutica dell'onco-ematologia, nel quinquennio 2011-2016;

   il gruppo di lavoro, coordinato dal professor Cicchetti dell'università Cattolica, con la collaborazione delle sopracitate strutture nonché di Roche s.p.a., ha rielaborato un modello per misurare l'impatto economico delle sperimentazioni cliniche (ValOR), adattandolo alla prospettiva dell'azienda sanitaria;

   stando ai risultati del citato studio, ogni 1.000 euro investiti dall'azienda farmaceutica per la conduzione degli studi clinici presso gli ospedali in questione, questi ultimi ne hanno risparmiati 2.200 per costi non sostenuti, come dichiarato il professor Cicchetti: «L'effetto moltiplicatore è pari a 2,2. Per ciascuna delle strutture si è registrato un risparmio del quinquennio tra i 2 e i 4 milioni di euro»;

   considerando tutte le sperimentazioni cliniche registrate dal rapporto Osmed 2015, per le 86 aziende ospedaliere/ospedaliero universitarie e i 48 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico tra pubblici e privati, il risparmio, solo in ambito onco-ematologico, sarebbe stato tra i 320 e i 360 milioni di euro per il 2015;

   il 26 e 27 marzo le Commissioni XII del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati approvavano i pareri allo schema di decreto legislativo «Principi e linee guida dettagliate per la buona pratica clinica relativa ai medicinali in fase di sperimentazione a uso umano, nonché requisiti per l'autorizzazione alla fabbricazione o importazione di tali medicinali», n. 72, attuativo della delega per il riassetto e la riforma della normativa, in materia di sperimentazione clinica dei medicinali ad uso umano, secondo i criteri direttivi di cui all'articolo 1, commi 1 e 2, lettere c), f), h) n. 4, n) ed o), della sopracitata legge del 11 gennaio 2018, n. 3;

   entrambi i citati pareri, recepiti nel decreto legislativo approvato l'8 maggio 2019 dal Consiglio dei ministri, non esprimono osservazioni sull'importanza di garantire misure che implementino la conduzione di sperimentazioni cliniche –:

   se intenda valutare quanto sopra riportato e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e di concerto con le regioni, per verificare l'opportunità di replicare il modello proposto su scala nazionale, al fine di diffondere la consapevolezza del valore economico che le sperimentazioni cliniche possono generare; in caso contrario, se vi sia l'intenzione di mettere in atto iniziative volte a favorirne la conduzione.
(5-02162)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NAPPI, MENGA e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i presidio ospedaliero di Nola con annesso stabilimento di Pollena è classificato dipartimento di emergenza e accettazione (Dea) di I livello con funzione di hub nella rete Ima, spoke ictus, Pst rete trauma, spoke di II livello terapia del dolore, spoke II rete emergenze pediatriche;

   il bacino di utenza è di circa 500.000 abitanti;

   la dotazione di posti letto realmente attivati equivale al 50 per cento di quelli programmati, ciò comporta un uso emergenziale e inappropriato delle risorse strutturali;

   il pronto soccorso è sprovvisto di un numero sufficiente di barelle;

   il reparto di ortopedia ha un organico di appena cinque medici che non consente l'assolvimento di tutte le funzioni di istituto, ad esempio quella di follow up e i medici, infatti, sono costretti a indicare ai pazienti di ricorrere al presidio di Pollena che dista 40 chilometri dal presidio ospedaliero di Nola;

   il reparto di neurologia è attualmente vuoto, solo il 10 per cento dei pazienti ictati ha accesso a cure efficaci; infatti, la regione Campania è la prima regione d'Italia per mortalità evitabile;

   il reparto di neurologia è ad oggi sprovvisto della Tin;

   il reparto di gastroenterologia-oncologia non possiede posti letto per cui le prestazioni hanno carattere esclusivamente diurno;

   il reparto di rianimazione da poco ristrutturato risulta interdette causa di crolli e lesioni strutturali e ciò implica profonda insicurezza per i pazienti in post-operatorio;

   le sale operatorie necessitano di adeguamenti immediati, soltanto una consente l'accesso all'amplificatore di brillanza;

   il reparto di emergenze psichiatriche non è attivo, pur essendo contemplato in tutte le programmazioni dell'offerta ospedaliera che si sono succedute negli anni;

   i servizi diagnostici posseggono strumentazioni che tuttavia non sono ancora state installate con conseguente inutilizzabilità delle stesse;

   evidenti disfunzioni igienico-organizzative si accompagnano a carenza di operatori socio-sanitari con conseguente scarsa sanificazione dei locali –:

   se il Governo, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, disponga di dati circa il numero dei posti letti di degenza ordinaria attualmente attivi presso il presidio ospedaliero di Nola;

   quali siano i motivi per cui non si sono ancora cantierate le opere previste dagli accordi di programma ex articolo 20 della legge n. 677 del 1988 ed in particolare quelle previste dal programma straordinario degli interventi relativi alla III fase del programma già decretati nel 2017 con decreto del commissario ad acta 7/17 e del decreto del commissario ad acta 62/17;

   quale sia il cronoprogramma per la realizzazione dei suddetti interventi per l'adeguamento tecnologico, delle sale operatorie e per l'installazione della Tac e della risonanza magnetica;

   quale sia il cronoprogramma per la messa in sicurezza del solaio e il ripristino della nuova rianimazione, e quale la valutazione circa la sicurezza del sovrastante reparto di cardiologia;

   quale sia il cronoprogramma per l'adeguamento dell'offerta ospedaliera nella macroarea, specie per quanto attiene alle strutture già individuate come Dea nella rete dell'emergenza, che attualmente hanno una dotazione strutturale, tecnologica e organizzativa insufficiente rispetto alla classificazione attribuita;

   quale sia il cronoprogramma per la ristrutturazione dell'organico, in particolar modo, in relazione alla carenza di ortopedici e di personale di assistenza diretta con profilo di operatore socio-sanitario;

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza e nelle more del citato adeguamento, per garantire il diritto alla salute e alla sopravvivenza della popolazione della vasta area nolana.
(4-02937)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è da molte settimane in via di elaborazione un decreto del Ministero della salute relativo ai criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera;

   la bozza del decreto che da settimane circola fra gli addetti ai lavori ha messo in allarme gli specialisti della riabilitazione, ossia quei professionisti che devono accompagnare il paziente verso il ritorno alla normalità, dopo un trauma e magari un intervento chirurgico;

   in un articolo de «Il Giornale» del 20 maggio 2019, il responsabile delle riabilitazioni al San Raffaele di Milano, dottor Sandro Iannaccone, ricorda come la riabilitazione ortopedica, ossia il 44 per cento del totale, verrebbe colpita duramente dalla riforma, e che «oggi in media la riabilitazione ortopedica è nella cosiddetta fascia B, che vuol dire due ore al giorno. Ma i tecnici del ministero hanno pensato di declassarla, portandola nella fascia C, ovvero riducendo la terapia a un'ora al giorno, compresi gli spostamenti e la parte infermieristica». Un declassamento drammatico per i pazienti, visto che 60 minuti teorici sono poca cosa per chi si è rotto il femore o ha appena ricevuto una protesi all'anca;

   eppure si va avanti, dritti verso l'obiettivo: risparmiare almeno un miliardo di euro. A tutti i costi. I letti per il «recupero» sono circa 34 mila a fronte dei 180 mila acuti, con oltre 337 mila ricoveri. Lo slittamento della parte ortopedica nella fascia C rappresenterebbe un salto all'indietro di non poco conto per chi tenta di riprendere la vita di prima. E c'è da chiedersi quali ospedali avrebbero interesse a tenere un letto occupato per fornire prestazioni modeste, distillate con il contagocce e con tariffe basse;

   si tratta di un problema di quantità ma anche di qualità. Sempre il dottor Sandro Iannaccone sottolinea che «c'è un altro aspetto sconcertante nella bozza. Per valutare la riabilitazione da svolgere si terrà conto delle diagnosi. Con tre si andrà in fascia A, con due in B e con una in C. Ma tutte le demenze, a cominciare dall'Alzheimer, non daranno più punteggio ai fini della classifica»;

   quindi un malato di Alzheimer che si rompe una gamba verrà rieducato per un'ora al giorno contro le due di oggi e poi, punto davvero dolente, sarà trattato come un ragazzo di vent'anni. Senza il supporto di psicologi. «Oggi chi è aggredito da questa terribile patologia – aggiunge Iannaccone – peggiora fatalmente dopo il trauma e l'anestesia dell'operazione. Ma la riabilitazione, specialmente nella prima fase della malattia, è fondamentale e aiuta a ritrovare gli equilibri precedenti. Senza gli esercizi invece il declino è più rapido e rovinoso»;

   si sta parlando di patologie diffusissime: solo un milione sono gli italiani affetti da Alzheimer o altre forme di patologie neurodegenerative;

   nelle settimane scorse il Ministro interrogato aveva rassicurato di voler recepire nel decreto le indicazioni dei rappresentanti dell'associazione malati italiani sclerosi multipla, ma, da quanto trapela, i dubbi sulla grave penalizzazione nei confronti dei suddetti malati permangono –:

   in quali tempi sarà emanato il suddetto decreto ministeriale e se intenda confermare l'intenzione di escludere qualsivoglia penalizzazione nei confronti dei cittadini affetti da Alzheimer o altre forme di demenza e altre patologie bisognose di ricoveri per riabilitazione ospedaliera.
(4-02941)


   MASSIMO ENRICO BARONI e LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione policlinico Tor Vergata (Ptv) è inserita nella rete della emergenza della regione Lazio come struttura ospedaliera pubblica sede di Dipartimento di emergenze e accettazione I livello e come tale destinataria di una cospiscua maggiorazione economica di budget regionale per l'emergenza ed urgenza;

   il Ptv, a distanza di oltre 15 anni dalla sua apertura alle degenze per acuti, non risulta ancora dotato di dipartimento materno infantile, costringendo di fatto gli specialisti in ostetricia e ginecologia a svolgere turni di servizio e di reperibilità in pronto soccorso ed emergenza (senza guardia attiva) pur non in presenza di ambienti idonei a prestare adeguata assistenza a madri e nascituri che si presentano comunque al Ptv si di loro sponte, che veicolati dalle ambulanze del 118;

   gli operatori sanitari della ginecologia ed ostetricia del Ptv, nonostante innumerevoli richieste formali alla amministrazione, volte a risolvere le criticità sopra descritte, sono stati di fatto costretti dalla direzione della Unità operativa complessa di ginecologia ed ostetricia e dalla direzione sanitaria aziendale, a svolgere le loro mansioni per anni in condizioni di grave rischio e pericolo sia per la salute delle vite a loro assegnate che per la loro dignità professionale e sicurezza medico-legale;

   il 6 giugno 2017 è stato siglato il protocollo tra la regione Lazio e l'università di Roma Tor Vergata il quale prevede anche il riconoscimento del Ptv quale struttura di eccellenza e di secondo livello; tale riconoscimento era già presente nel 2006 sulla base dei precedenti atti di programmazione regionale della rete ospedaliera. Tale riconoscimento è rimasto sempre sulla carta e le implementazioni assistenziali necessarie a qualificarlo come presidio di II livello non sono mai state completate;

   nell'ultimo atto di «Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel decreto ministeriale n. 70 del 2015», il Ptv viene individuato tra i 7 Dipartimenti di emergenza e accettazione di II livello del Lazio «di cui 2 da attivare» tra i quali, per l'appunto, il Ptv;

   un presidio di II livello, in aggiunta a quanto previsto dai presìdi di I livello, deve garantire anche la rianimazione pediatrica e neonatale che non risulta attivata nel Ptv, privo d'altronde anche della essenziale sala parto;

   il Ptv ha stabilito, nel citato protocollo, che, in ogni situazione di emergenza di ostetricia, il riferimento debba essere rappresentato, mediante trasferimento in autoambulanza, della quale il Ptv non è fornito e quindi ogni volta questa è chiamata dal medico di guardia con evidenti allungamenti dei tempi di attesa, al policlinico Casilino;

   non è chiaro se vi sia una specifica copertura assicurativa per responsabilità civile verso terzi degli operatori sanitari per il rischio legato ad eventuali danni di natura ostetrica e neonatale causati nell'espletamento della propria attività clinica da parte dei ginecologi: il rischio, quindi si potrebbe scaricare direttamente sulle casse erariali e sulle situazioni patrimoniali degli operatori sanitari;

   i ginecologi che lavorano presso il Ptv sono costretti da anni a svolgere attività di consulenza diagnostica ed operativa nel pronto soccorso del Ptv ivi compresa anche l'assistenza alla gestante che, non di rado, richiede un taglio cesareo o comunque una manovra ostetrica in urgenza poiché non trasferibile mediante ambulanza privata o del 118 al Policlinico Casilino, in quanto è pericoloso il dilazionare i tempi di trasporto anche di soli pochi minuti, quoad vitam della gestante e del feto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Lazio, per affrontare la problematica e garantire i livelli essenziali di assistenza, ponendo fine ad eventi che mettono a rischio l'incolumità dei cittadini e la professionalità di specialisti costretti a intervenire in situazioni precarie e senza i basilari messi di supporto.
(4-02946)


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un rogo divampato in una struttura del complesso sanitario «Villa Serena» a Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara, il 20 maggio 2019, ha causato la morte di due pazienti psichiatrici entrambi non deambulanti;

   secondo quanto riportato dal Corriere.it sull'incendio, in un articolo a firma di Nicola Catenaro: «Al momento si esclude l'origine dolosa, anche perché gli occupanti della stanza erano a letto e forse già dormivano del tutto ignari di quello che stava accadendo»;

   al momento in cui si scrive il presente atto di sindacato ispettivo e sottolineando che tra le ipotesi delle cause, al vaglio degli inquirenti e delle squadre speciali dei vigili del fuoco intervenute per investigare, ci sono diverse ipotesi (tra le quali secondo alcuni quotidiani on line «una sigaretta sfuggita di mano a qualcuno»), si evidenzia che non ci sono indagati e nel fascicolo apposito aperto dalla procura di Pescara, a carico di ignoti, si ipotizzano i reati di omicidio colposo e incendio colposo;

   secondo quanto previsto dalla carta dei servizi, edizione 2018, di Villa Serena, al punto 7.3, «Villa Serena è un istituto libero dal fumo. È assolutamente vietato fumare nella struttura, in tutti gli ambienti interni e pertinenze esterne...»;

   al punto 8 della carta «Obiettivi standard di qualità, impegni e programmi» si legge altresì che: «La Casa di Cura garantisce la sicurezza dei propri utenti attraverso una corretta gestione dell'organizzazione del lavoro, della qualità dei servizi, della sicurezza degli impianti e della tutela dell'igiene ambientale»; nonché che «tutte le Aree della Casa di Cura sono dotate di rilevazione fumo»... e che «La Casa di Cura mantiene i requisiti richiesti dall'accreditamento regionale...»;

   sempre secondo quanto si legge dal sito: «Il servizio si rivolge a pazienti affetti da disturbi mentali, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita attraverso il recupero delle loro abilità sociali, relazionali e lavorative. Obiettivo dell'attività riabilitativa è di favorire il reinserimento sociale dei pazienti, anche attraverso il coinvolgimento della comunità locale e dei familiari», con una équipe di assistenza «multidisciplinare formata da: medico psichiatra, tecnico della riabilitazione psichiatrica, educatore professionale, psicologo, assistente sociale, musicoterapista, infermiere professionale e personale di supporto»; si legge inoltre che l'assistenza è assicurata «nell'arco delle 24 ore», come si può leggere anche nella già citata carta dei servizi di Villa Serena;

   alla luce di quanto sopra esposto, sarebbe opportuno appurare:

    a) se i pazienti presenti nella struttura erano in numero tale da rispettare gli standard autorizzativi, oppure erano in misura maggiore;

    b) se il personale impiegato era in numero adeguato ad assicurare il rispetto dei parametri previsti dalla legge, visto che la struttura in questione è remunerata a «tariffa riabilitativa psichiatrica», e dunque altamente remunerativa;

    c) se la struttura era munita di tutte le misure di sicurezza antincendio, materassi ignifughi e ogni altro oggetto a norma;

   andrebbe anche valutato quanto dichiarato dalla direzione della casa di cura che ha affermato che «... perdiamo due persone che sono state accolte e oggetto delle nostre cure per anni», in quanto si sta parlando di una struttura di riabilitazione psichiatrica, in cui i pazienti possono permanere solo un tempo limitato e non di una struttura per demenze, per le quali è richiesta una tariffa di gran lunga inferiore, in cui i pazienti possono stare per anni –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa la vicenda descritta in premessa;

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per contribuire a far luce sulla vicenda e per verificare in particolare se siano state rispettate le norme in materia di sicurezza antincendio nella struttura in questione;

   quali ulteriori iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda assumere per rafforzare gli strumenti di controllo presso le strutture sanitarie, anche come quella sopra richiamata, per garantire pienamente la tutela dei livelli essenziali di assistenza.
(4-02965)

SUD

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAVINO MANCA, MORETTO, BENAMATI, BONOMO, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro per il sud, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella precedente legislatura è stato introdotto un importante incentivo denominato «Resto al Sud» per il sostegno alla nascita di nuove attività imprenditoriali nelle regioni del Mezzogiorno;

   in particolare l'articolo 1 del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, ha previsto, al fine di promuovere la costituzione di nuove imprese nelle regioni del Mezzogiorno, una misura rivolta ai soggetti di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, sotto forma di finanziamento fino ad un massimo di 50 mila euro di cui il 35 per cento in erogazioni a fondo perduto e il 65 per cento con un prestito a tasso zero da rimborsare, complessivamente, in otto anni, di cui i primi due di preammortamento;

   il citato decreto inoltre individua l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.a.-Invitalia, quale soggetto gestore della misura incentivante, per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, amministrazione titolare di tale misura;

   la legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante la legge di bilancio 2019, ha previsto, all'articolo 1, comma 601, la modifica della citata disciplina ampliando la platea dei potenziali beneficiari, elevando da 35 a 45 anni l'età massima degli stessi ed estendendo le agevolazioni previste dalla misura alle attività libero professionali;

   la medesima legge non ha previsto misure attuative dell'aggiornamento della norma tuttavia sul sito del soggetto gestore, Invitalia, si legge che: «le novità previste dalla legge di Bilancio 2019 saranno operative con l'emanazione delle disposizioni attuative per la gestione dell'incentivo. A breve sarà pertanto possibile, anche ai nuovi destinatari delle agevolazioni, presentare le domande sulla piattaforma on line di Resto al Sud.»;

   a distanza di mesi dall'approvazione della legge di bilancio 2019, non è ancora stato emanato il decreto che sembrerebbe necessario per ampliare la platea dei destinatari dell'agevolazione «Resto al Sud»;

   è ormai divenuto urgente individuare una politica economica idonea a rilanciare lo sviluppo produttivo e a riavviare processi di crescita virtuosi del Mezzogiorno, a partire dalla valorizzazione delle risorse e delle opportunità presenti in ciascun ambito locale –:

   quali siano in tempi di emanazione del decreto attuativo di una importante misura che fino ad oggi ha visto l'approvazione di quasi 3000 domande e la conseguente nascita di un tessuto produttivo che oltre a rilanciare la crescita, incrementa l'occupazione e facilita lo sviluppo del tessuto produttivo per troppo tempo lasciato abbandonato.
(5-02161)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UNGARO, FREGOLENT, FRAGOMELI, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI e TOPO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto attuativo per i nuovi Pir – Piani individuali di risparmio – definisce nel dettaglio le caratteristiche delle piccole e medie imprese per le quali i piani possono prevedere la destinazione di fondi e gli importi minimi di investimento in aziende di particolari categorie;

   come previsto dal decreto del 30 aprile 2019 e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 7 maggio 2019, la raccolta dei nuovi PIR deve essere dedicata almeno per il 3,5 per cento a piccole e medie imprese quotate sull'Aim e per almeno il 3,5 per cento nel venture capital – come già previsto dalla legge di bilancio 2019;

   è stabilito altresì che i Pir, potranno investirei in piccole e medie imprese con un fatturato che non vada oltre i 50 milioni di euro o con un bilancio annuo che non è oltre i 43 milioni di euro e con massimo 250 dipendenti, che non siano attive sui mercati da oltre sette anni, che non siano quotate all'interno dei mercati finanziari regolamentati, non abbiano goduto da terzi di oltre 15 milioni di risorse finanziarie;

   come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore del 16 maggio 2019 per gli operatori finanziari la novità legislative riguardo i Pir sono destinate a far affossare definitivamente il comparto, che già dall'inizio dell'anno sta subendo un arresto di flussi in entrata. Si ritiene infatti che i citati ulteriori limiti rendano alquanto difficile la composizione di un portafoglio performante che rispetti tutti i decreti previsti dalla legge, ottenebrando i vantaggi fiscali che i Pir riservano a chi investe;

   sempre secondo Il Sole 24 Ore i dati più recenti sulla raccolta dei piani individuali di risparmio varati con la legge di bilancio 2017 non lasciano al momento spazio all'ottimismo: dopo il boom del 2017 con 10,9 miliardi di euro, il parziale ridimensionamento del 2018 a poco meno di 4 miliardi e il dato pressoché piatto dei primi mesi 2019 Intermonte Sim ha drasticamente ridotto le stime sui flussi netti, che ammonteranno a poco più di un miliardo di euro quest'anno, sfioreranno i 2 miliardi il prossimo, per attestarsi a 2,7 miliardi nel 2021. Il primo quinquennio dei Pir si chiuderebbe quindi con asset in gestione a malapena per 20 miliardi di euro, quando poco più di un anno fa si pensava di arrivare addirittura a 68 miliardi di euro;

   quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Governo per rendere nuovamente appetibile ai risparmiatori italiani lo strumento dei Piani e quali iniziative normative si intendano assumere per ristabilire il collegamento fra il risparmio degli italiani e la piccola e media impresa, elemento costitutivo dell'economia italiana.
(5-02158)


   RUOCCO e CENTEMERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione in commissione n. 5-01644 dell'11 marzo 2019 si chiedevano urgenti interventi volti ad eliminare la grave e perdurante situazione di iniquità e opacità nel settore della responsabilità civile auto, posto che il luogo di residenza del conducente assurge a fondamentale parametro di commisurazione del rischio e del premio assicurativo;

   con la citata interrogazione si chiedevano al Governo iniziative urgenti atte a ripristinare la corretta distribuzione dei rischi tra gli assicurati e garantire la fissazione del corrispondente ammontare dei premi assicurativi;

   la risposta del Governo fu di invocare il disposto dell'articolo 132-ter codice assicurazioni private, come novellato dalla legge sulla concorrenza 2017 (promossa dal precedente Governo), che statuisce l'applicazione di sconti obbligatori a beneficio degli automobilisti virtuosi, compresi quelli residenti nelle province a più alto tasso di sinistrosità, con sconti specifici per chi installa sul proprio veicolo sistemi di monitoraggio della condotta di guida (scatole nere);

   l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni ha dato in parte attuazione alla citata normativa col regolamento n. 37 del 27 marzo 2018;

   il Ministero dei trasporti e quello dello sviluppo economico avrebbero definito l'istruttoria tecnica per l'adozione dei decreti interministeriali, anche previa consultazione pubblica sul testo, coi quali si determina il contenuto delle cosiddette scatole nere e gli standard tecnologici delle stesse;

   agli interroganti risulta che a tutt'oggi i richiamati decreti attuativi non siano stati emanati;

   a parere degli interroganti è altresì necessario intervenire affinché la norma primaria, nella parte in cui prevede che i requisiti funzionali minimi siano necessari a garantire l'utilizzo dei dati raccolti ai fini tariffari e per la determinazione della responsabilità in occasione dei sinistri, non venga intesa nel senso di consentire alle compagnie di utilizzare i dati delle scatole nere per aumentare le tariffe agli automobilisti sulla base degli «stili di guida» rilevati, pur in assenza di sinistri;

   la stessa bozza di decreto ministeriale, all'articolo 2, comma 1, disporrebbe che i meccanismi elettronici realizzino le seguenti funzioni:

    a) determinano continuamente lo stato del veicolo a cui sono associati e del suo comportamento dinamico, nonché provvedono alla registrazione dei relativi dati... (tra l'altro in assenza di urti la registrazione ha frequenza minima pari a 0,1 Hz);

    b) rilevano l'urto del veicolo e, nel caso, provvedono a una registrazione dei dati atta a contribuire all'attribuzione della responsabilità in caso di sinistri;

   in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, in Aula al Senato è stata dichiarata improponibile una proposta emendativa a firma M5S (emendamento 5.0.24) con la quale, nelle more della piena operatività delle disposizioni relative alle scatole nere, si sarebbe prevista l'immediata applicabilità degli sconti in presenza della stipula del contratto di installazione ovvero a seguito dell'installazione su proposta dell'impresa assicuratrice di dispositivi privi delle caratteristiche tecniche demandate ai predetti decreti;

   a parere degli interroganti, è rischioso considerare quanto riportato dalla scatola nera facente piena prova ai fini della determinazione delle responsabilità dell'incidente, posto il grado di imprecisione delle scatole nere in uso nel determinare la posizione del mezzo;

   a parere degli interroganti, vi sono ricadute in termini di privacy degli automobilisti e di rispetto della normativa sulla conservazione e protezione dei dati personali;

   alcuni esperti rilevano possibili interferenze tra la scatola nera e i dispositivi elettronici in dotazione alle auto, come la guida assistita –:

   se il Governo intenda assumere urgenti iniziative volte all'adozione dei decreti attuativi in questione, necessari per l'operatività della scontistica sui premi, nonché a chiarire la portata applicativa delle disposizioni sopra richiamate, limitando l'utilizzo dei dati delle scatole nere esclusivamente nella determinazione della responsabilità dei sinistri.
(5-02159)


   GEMMATO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 maggio 2019 il tribunale di Milano ha emesso la sentenza n. 414 del 2019, dichiarando il fallimento della Shernon Holding srl, società che subentrò al Gruppo Mercatone Uno a seguito di procedura di amministrazione straordinaria rilevando insieme alla società Cosmo spa i punti vendita e garantendo la tenuta dei livelli occupazionali e la continuità dell'azienda;

   le due società subentrarono nell'anno 2018. In particolare, secondo quanto si evince dalla risposta del Governo del 2 ottobre 2018 all'interrogazione n. 4-00382, «...con provvedimento del 17 maggio 2018, previo parere favorevole del comitato di sorveglianza in data 26 aprile e 9 maggio 2018, è stata autorizzata la vendita e conseguentemente, sono state avviate le consultazioni sindacali...»;

   a conclusione delle predette procedure, si giunse al seguente quadro di accordi: «1) Shernon Holding srl – l'accordo sindacale, relativo al perimetro di cessione, composto da 55 punti vendita, nonché dalla sede di Imola e dalle società di logistica, servizi, trading e acquisiti, prevede la salvaguardia di 2.019 posti di lavoro con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante (1.867 unità), di n. 152 lavoratori sui 2.179 [...]; 2) Cosmo spa – l'accordo sindacale, relativo al perimetro di cessione, composto da 13 punti vendita, prevede la salvaguardia di 285 posti di lavoro, con un miglioramento, rispetto all'offerta vincolante (196 unità), di n. 89 lavoratori sui 566...»;

   secondo la risposta del Governo, la previsione programmatica di tutti i soggetti coinvolti, evidentemente disattesa, sarebbe stata quella di tutelare «...2.304 lavoratori sui 3.049 in forza alle società in amministrazione straordinaria che potrebbero salire... a 2.704...»;

   sempre nella risposta del Governo si legge che «la prosecuzione dell'esercizio dell'impresa da parte dei commissari straordinari, autorizzata dal Ministero dello sviluppo economico fino al 13 gennaio 2019 ...consentirà di dar corso alle dismissioni, volte anche a trovare una soluzione occupazionale per i lavoratori non ricompresi nei perimetri di cessione che potranno fruire della Cigs...»;

   da allora, invece, il complesso della gestione dell'azienda sembra non aver mai prodotto i risultati programmati. La Shernon non è riuscita a garantire il miglioramento della struttura e la tenuta dei livelli occupazionali versa, attualmente, in uno stato di evidente rischio;

   ad aprile 2019, infatti, nel tentativo di risanare l'azienda e secondo quanto si evince dal decreto del tribunale di Milano r.g. 41 del 2019, la società ha proposto istanza di concordato preventivo;

   soltanto un mese dopo il tribunale di Milano ha emesso sentenza, dichiarando il fallimento della società;

   fonti di stampa riferiscono che il commissario giudiziale Marco Russo avrebbe affermato che «...la società sta perdendo 5-6 milioni di euro al mese. Ha omesso il pagamento degli oneri previdenziali per oltre 8,7 milioni, non ha rimborsato i creditori per 60 milioni e non ha onorato le pendenze con l'amministrazione straordinaria dopo aver corrisposto solo 10 dei 25 milioni pattuiti, frutto della vendita del magazzino ad una società americana per 18 milioni, un prezzo che si ritiene sottostimato rispetto al suo reale valore. Si configura anche l'ipotesi di bancarotta fraudolenta per gli amministratori della Shernon»;

   per avere un quadro della gravità della situazione con riferimento ai livelli occupazionali a rischio, basterebbe considerare il dato della regione Puglia: su circa 1.800 dipendenti in Italia sono impiegati circa 250 lavoratori suddivisi in 4 punti vendita, di cui 100 solo nei 2 store di Bari e Terlizzi –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo soprattutto in ordine alla necessità di garantire nell'immediato il sostegno al reddito e l'eventuale e futura ricollocazione occupazionale dei dipendenti delle società di cui in premessa;

   se il Governo abbia posto in essere tutte le iniziative di competenza in ordine ad eventuali procedure di controllo sull'attività dell'azienda e se intenda fornire elementi al riguardo.
(5-02164)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, un gruppo spontaneo di gestori di distributori di carburanti sardi, di ogni marchio, indipendenti da qualsivoglia associazione di categoria, locale e nazionale, ha manifestato le enormi difficoltà del settore in questione, tali, ormai, da mettere a serio rischio l'esistenza stessa della categoria;

   i citati gestori sono lavoratori autonomi che impegnano e rischiano i loro capitali, con un orario di apertura dell'attività pari ad almeno 9, 10 ore giornaliere: peraltro, essendo dotati di accettatore self-service sono pure costretti ad un costante monitoraggio della medesima attività (24 ore su 24, 365 giorni all'anno, festività incluse);

   l'impegno dei capitali personali nella gestione dell'impianto per il pagamento delle forniture di carburante – garantite da fidejussioni personali a prima chiamata – costituisce una garanzia indiretta anche per il versamento delle imposte, tasse ed accise: elementi, questi ultimi, che compongono, principalmente, il prezzo finale del carburante;

   in altre parole, tra le funzioni principalmente svolte dai soggetti in questione vi è quella di drenare ingenti risorse nelle casse erariali, tutti i giorni, 24 ore su 24: e ciò, peraltro, con una sensibile esposizione della loro incolumità personale, proprio in ragione dell'ingente quantità di denaro maneggiato, in luoghi aperti al pubblico, esposti all'operato criminale sempre più dilagante;

   a fronte di tali, gravosi impegni, la gestione delle attività in questionano a qualche anno fa, garantiva un'adeguata remunerazione economica che, invece, allo stato, appare del tutto insufficiente per qualsiasi gestore, indipendentemente dalle sue capacità imprenditoriali;

   il suindicato stato di crisi è determinato soprattutto dall'esiguo margine di guadagno che, in media, non supera i 3 centesimi a litro, a fronte delle 80 lire incassate prima dell'avvento dell'euro e che, dunque, il reddito lordo medio delle attività in questione è pari a 25.000,00 euro annui, sui quali devono ulteriormente caricarsi gli altri costi fissi e variabili;

   i modelli gestionali adottati da tutte le compagnie petrolifere determinano vincoli di gestione tali da impedire la libera organizzazione dell'attività economica e che, di fatto, si tramutano in un abuso di dipendenza economica;

   a ciò si aggiunga che il prezzo finale da praticare viene di fatto imposto dalla compagnia, la quale monitora costantemente i prezzi praticati con sistemi informatici e, nel caso in cui si avveda di un discostamento, pone in essere tutta una serie di azioni, tali da incidere sulle scelte del gestore interessato;

   tali comportamenti incidono sensibilmente sulla libertà del gestore di determinare la propria attività economica, dimodoché appare ravvisabile, secondo l'interrogante, proprio la violazione di cui all'articolo 9 della legge n. 192 del 1998;

   in ragione dell'importanza del settore economico in questione, sia per l'intera economia nazionale che, direttamente, per le casse erariali, appare necessario un intervento del Governo al fine di riordinare il medesimo settore, con la previsione di maggiori tutele in favore dei gestori –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di garantire una remunerazione adeguata dei lavoratori impiegati nel settore, anche attraverso l'istituzione di un tavolo tecnico permanente per il riordino del settore: e ciò anche al fine di evitare il fallimento di numerose imprese e, dunque, ulteriori, negative ripercussioni sull'economia nazionale, sulla filiera dell'energia e dei trasporti, nonché sulle entrate erariali che la rete dei gestori garantisce quotidianamente.
(4-02951)


   GAVINO MANCA, MURA, MORETTO, BENAMATI, BONOMO, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il primo firmatario del presente atto ha già presentato sull'argomento l'interrogazione n. 4-01988 annunciata nella seduta n. 108 del 15 gennaio 2019;

   il 15 maggio 2019 nella X Commissione della Camera si è proceduto all'audizione di rappresentanti Enel in merito a «Indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia Energetica Nazionale al Piano Nazionale Energia e Clima per il 2030»;

   in rappresentanza dell'Enel è intervenuto Carlo Tamburi, direttore Italia di Enel, svolgendo una relazione sui temi oggetto dell'audizione e a seguito degli interventi dei colleghi deputati, rispondendo ai quesiti formulati e rendendo ulteriori precisazioni;

   dalla relazione si evince che la società si prepara alla conversione in impianti a gas a ciclo aperto di 4 poli italiani tra i quali non vengono citati quelli relativi alla Sardegna e proprio in merito al Sulcis si sono sottolineate semplicemente le problematiche relative al tema dell'elettrificazione del territorio regionale, il gasdotto e lo sviluppo del polo Euroalluminia ed ex Alcoa;

   come evidenziato in atti precedenti, la Sardegna continua ad essere ad oggi l'unica regione sprovvista di metanizzazione, ma grazie al Patto per lo sviluppo della regione Sardegna, «Attuazione degli interventi prioritari e individuazione delle aree di intervento strategiche per il territorio», firmato il 29 luglio 2016 dal Presidente del Consiglio dei ministri Renzi pro tempore e dal governatore pro tempore Pigliaru, si è aperta la strada per realizzare questo progetto;

   l'ulteriore suggello è stato posto con l'inserimento, da parte del Governo pro tempore Gentiloni, nella strategia energetica nazionale 2017, dell'allegato II (metanizzazione della Sardegna);

   la Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose;

   nell'isola ci sono importantissimi impianti: Sarroch, Portovesme e Porto Torres, dove si stavano prevedendo progetti di investimento, supportati anche da importanti risorse finanziarie assicurate dalla regione e dal Ministero dello sviluppo economico;

   la situazione sarda è in tal senso emblematica; la mancanza del gas e della sua rete di distribuzione determina per la Sardegna una situazione di diversità infrastrutturale, rispetto alle altre regioni d'Italia;

   l'accelerazione impressa alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi previsti esplicitamente dalla Sen, metterebbe in ginocchio il già delicato sistema economico dell'isola, in quanto si andrebbe a cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come questo verrà sostituito, da qui al 2025 –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per definire una tabella di marcia per la chiusura delle centrali a carbone della regione Sardegna ancora attive all'interno di una strategia nazionale più ampia nell'ambito di quella eccezionalità evidenziata anche dal rappresentante Enel;

   se il Governo sia a conoscenza dei piani industriali, che prevedono il riavvio di importanti filiere come quella dell'alluminio a Portovesme, o della chimica verde a Porto Torres, che sarebbero fortemente compromessi in assenza di un'alternativa adeguata all'energia termoelettrica attualmente assicurata dagli impianti a carbone o da altri combustibili diversi dal gas naturale;

   se il Governo intenda fornire elementi circa lo stato di avanzamento del progetto di metanizzazione della Sardegna;

   se nelle more della realizzazione del progetto di metanizzazione, il Governo intenda attivarsi fattivamente affinché l'impegno di fornire al mercato sardo il gas naturale liquefatto ad un prezzo in linea con quello del gas italiano possa essere reso concreto nel più breve termine possibile;

   se sia intenzione del Governo convocare un tavolo istituzionale di confronto urgente per chiarire se e come si intenda procedere nel supportare adeguatamente il phase out dal carbone al 2025, evitando di generale distorsioni sul mercato.
(4-02953)


   GRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 5-06845 del 30 ottobre 2015 del deputato Andrea Colletti veniva chiesto ai diversi Ministri cui era stato indirizzato se ci fossero atti depositati in merito alle diverse denunce presentate dal commerciante Raimondi Romeo, nonché di valutare la sussistenza dei presupposti per avviare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari rispetto ad alcuni fatti già noti perché oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo n. 4-01809 del 10 luglio 1996 a prima firma del deputato Antonio Saia;

   in data 18 luglio 2002, sulla medesima vicenda, veniva presentata al Ministro delle attività produttive pro tempore dal deputato Maura Cossutta un'interrogazione a risposta scritta n. 4-03554 con cui, richiamando i precedenti atti di sindacato ispettivo presentati dal deputato Saia e specificando che entrambi erano a distanza di molti anni rimasti privi di risposta governativa, insisteva sull'urgenza di una risposta del Governo ai quesiti posti nelle interrogazioni menzionate, nelle quali si paventano possibili irregolarità e soprusi a danno di altri cittadini;

   nel 2007, in assenza di qualsivoglia riscontro da parte delle sedi adite, i signori Raimondi, si rivolgevano persino alla Procura nazionale antimafia non ottenendo, anche in questo caso, alcuna risposta;

   in data 9 settembre 2014, Raimondi Angelo, sentito presso la stazione dei carabinieri di Palmoli in qualità di persona informata dei fatti circa la querela precedentemente sporta da suo padre (Raimondi Angelo) contro l'avvocato Artese Nicola, suo legale di fiducia, rappresentava ulteriori circostanze circa comportamenti di dubbia correttezza dei propri difensori che nel corso del tempo lo avevano assistito nella causa civile sorta fra lo stesso Raimondi e il centro commerciale «La Fontana», del giudice titolare del procedimento, nonché avvocato di controparte;

   da oltre 25 anni la famiglia Raimondi attende, nonostante i ripetuti solleciti avanzati per le vie legali e istituzionali, riscontro circa la definizione della descritta vicenda;

   nonostante i precedenti atti di sindacato ispettivo sopra richiamati nessuna risposta è stata mai fornita da parte dei precedenti Governi. Appare abbastanza singolare agli interroganti che nonostante i gravi fatti esposti negli stessi atti di sindacato ispettivi non siano mai stati forniti riscontri in merito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti contenuti negli atti di sindacato ispettivo citati e di quali ulteriori elementi dispongano in relazione ai gravi fatti esposti;

   se non intendano, adottare iniziative, per quanto di competenza, allo scopo di rendere chiari i diversi aspetti poco trasparenti insiti nella vicenda;

   se risulti agli atti in che cosa consistessero gli «ostacoli ad agire» riferiti dal comandante della Guardia di finanza di Termoli nel colloquio avvenuto con il signor Raimondi nel 1995;

   se non si ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per avviare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari chiamati in causa nella vicenda con lo scopo di trasmettere ai cittadini il sentimento di speranza nella giustizia del nostro Paese.
(4-02961)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  La mozione Orlando ed altri n. 1-00178, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 167 del 29 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: «Delrio, Rotta, Gribaudo, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Fiano, Lepri, Morani, Viscomi, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Bordo, Boschi, Bruno Bossio, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Ceccanti, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Frailis, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Melilli, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Moretto, Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini».

  Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Orlando, Delrio, Braga, De Micheli, Rotta, Gribaudo, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Fiano, Lepri, Morani, Pezzopane, Viscomi, Buratti, Cenni, Del Basso De Caro, Incerti, Morassut, Morgoni, Pellicani, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Bordo, Boschi, Bruno Bossio, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Ceccanti, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Frailis, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Melilli, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Moretto, Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini».

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Casa e altri n. 4-02928, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Orrico.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Baldelli n. 1-00013, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 25 del 12 luglio 2018.

   La Camera,

   premesso che:

    il ritardo con il quale le amministrazioni pubbliche pagano le imprese che forniscono beni e servizi al settore pubblico costituisce un elemento di debolezza dell'economia del Paese, poiché la massa di risorse sottratte alle imprese ne rende difficile sia la gestione ordinaria che i piani di investimento, oltre a generare costi connessi alla ricerca di fonti alternative di finanziamento. Una situazione che colpisce principalmente le piccole e medie imprese, che sono le più esposte alle crisi di liquidità e per le quali è più difficile e oneroso l'accesso al credito. Tale ritardo genera ulteriori costi a carico delle amministrazioni ritardatarie, sia in relazione alla gestione del debito, sia in forza dell'obbligo del pagamento di more ed interessi che ne deriva. In sede di approvazione della direttiva del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea 2011/7/EU del 16 febbraio 2011 sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (sia della pubblica amministrazione che tra imprese) la Commissione europea ha rilevato che tali ritardi, nell'Unione, sono all'origine di un fallimento d'impresa su quattro e della perdita di 450.000 posti di lavoro all'anno;

    il rispetto dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni ha anche un effetto diretto sul prodotto interno lordo e un effetto positivo per le casse dello Stato, attraverso, da un lato, il versamento dell'iva da parte di chi riceve i pagamenti, dall'altro, attraverso il gettito dei tributi diretti e dei contributi sociali derivanti dalla ripresa produttiva generata dai pagamenti. Il Governo italiano, nel 2013, aveva stimato che grazie al pagamento di 30 miliardi di euro dei debiti della pubblica amministrazione, il prodotto interno lordo sarebbe aumentato, nel medesimo anno, dello 0,2 per cento. A questo si sarebbe aggiunto un maggior gettito dell'iva pari a circa il 20 per cento della somma erogata, ma anche, per via della ripresa occupazionale, un incremento dei tributi diretti e contributi sociali quantificabili, ipotizzando prudenzialmente un'elasticità unitaria del gettito, rispetto al prodotto interno lordo, in altri 2 miliardi di euro;

    l'Italia ha recepito la direttiva 2011/7/EU con il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192, e la normativa è entrata in vigore il 1° gennaio 2013. Essa prevede l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di pagare le imprese creditrici entro il termine massimo di 30 giorni, pena interessi di mora dell'8 per cento al di sopra di quello di riferimento della Banca centrale europea (Euribor). Sono previste possibilità di deroga con estensione del termine a 60 giorni, solo per alcuni casi specifici, come nel caso del settore sanitario. Deroghe che devono in ogni caso essere giustificate e approvate dalla Commissione europea;

    nel corso della XVII legislatura, in considerazione della vigenza della direttiva e dopo la comunicazione del marzo 2013 del Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, in cui si è chiarito che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione non sarebbe rientrato nel calcolo del debito pubblico ai fini del patto di stabilità, si sono succeduti quattro distinti provvedimenti, con i quali lo Stato ha messo a disposizione per il pagamento dei debiti arretrati al 31 dicembre 2013 un importo prossimo ai 57 miliardi di euro;

    il decreto-legge «destinazione Italia» (n. 143 del 2013) ha inoltre ampliato a tutte le pubbliche amministrazioni, rispetto all'assieme limitato già previsto dal decreto-legge n. 35 del 2013, l'istituto della compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari, consentendo alle imprese e agli altri contribuenti che vantano tali crediti nei confronti delle amministrazioni pubbliche, e nel contempo hanno debiti tributari, di poter compensare le due voci. Tale misura è stata più volte prorogata, da ultimo a tutto il 2018 dall'articolo 12-bis del decreto-legge n. 87 del 2018, con riferimento ai carichi affidati agli agenti della riscossione entro il 31 dicembre 2017, ma dal 2019 non è più operativa. La delega fiscale (legge n. 23 del 2014), riprendendo quanto stabilito dall'articolo 8, comma 1, dello statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000), prevedeva che i meccanismi di compensazione, ivi comprese le partite di debito-credito nei confronti della pubblica amministrazione, diventassero strutturali;

    il 7 dicembre 2017 la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea, definendo «sistematico» il ritardo con cui le amministrazioni pubbliche italiane effettuano i pagamenti nelle transazioni commerciali;

    inoltre, il 7 giugno 2018 la Commissione europea ha deciso di inviare un ulteriore parere motivato all'Italia in quanto il suo diritto nazionale non è conforme alla direttiva sui ritardi di pagamento (direttiva 2011/7/UE). Per la Commissione le modifiche al codice dei contratti pubblici dell'aprile 2017, che hanno esteso sistematicamente di ulteriori 30 giorni i tempi di gestione del pagamento delle fatture per stato avanzamento lavori negli appalti pubblici, si configurano come una violazione della direttiva sui ritardi di pagamento. Tale normativa non è stata a tutt'oggi modificata, nonostante le richieste di modifica presentate in più sedi (legge di bilancio per il 2019, decreto-legge n. 32 del 2019 cosiddetto «sblocca cantieri»);

    dopo una fase sperimentale, dal 1° gennaio 2018 è in corso di implementazione Siope Plus, una nuova infrastruttura digitale avente l'obiettivo di migliorare la qualità dei dati per il monitoraggio della spesa pubblica e destinata anche a rilevare i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese fornitrici. Siope Plus fa parte del sistema di controlli della spesa pubblica inserito nella nuova legge di contabilità;

    tramite Siope Plus è possibile quantificare quale sia lo stock del debito commerciale della pubblica amministrazione: a inizio maggio 2019 il debito generato nel 2018 e ancora da onorare è pari a circa 27 miliardi di euro (la differenza tra 148,6 miliardi di euro di fatture emesse e 120,7 miliardi di euro di fatture pagate). Alla stessa data, lo stock complessivo del debito (scaduto e non) è pari a circa 57 miliardi di euro;

    si registra negli ultimi mesi un miglioramento dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, che risultano prossimi a quelli previsti dalla normativa dell'Unione europea. Si tratta, però, di dati medi, in cui convivono quelli riferiti ad amministrazioni da sempre virtuose, con quelli riferiti ad altre che continuano ad arrancare. In particolare, le amministrazioni del Nord pagano mediamente 18 giorni prima di quelle del Sud. Restano ancora di rilievo i problemi del debito verso i fornitori dei grandi comuni: Roma ha un debito di 1,5 miliardi di euro, Napoli di 433 milioni di euro, Milano di 338 milioni di euro e Torino di 299 milioni di euro;

    le misure adottate in questi mesi dal Governo in materia di pagamento dei debiti di fornitura della pubblica amministrazione, oltre alla già citata compensazione prevista nel decreto-legge n. 87 del 2012, scaduta a fine 2018, consistono in iniziative volte a introdurre:

     a) anticipazioni agli enti locali da parte delle tesorerie e delle istituzioni finanziarie, compresa la Cassa depositi e prestiti (legge di bilancio per il 2019);

     b) misure sanzionatorie per gli enti che non provvedono al pagamento dei debiti di fornitura entro i tempi contrattualmente previsti (legge di bilancio per il 2019);

     c) una modifica al codice degli appalti volta a chiudere la procedura di infrazione avviata contro l'Italia dall'Unione europea nel dicembre 2017, tramite riduzione dei termini di pagamento (legge europea 2018);

     d) misure contenute nel decreto-legge n. 135 del 2018 «semplificazione» (articoli 1 e 4) volte a costituire un fondo a garanzia delle piccole e medie imprese che sono in difficoltà nella restituzione delle rate di finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari e sono titolari di crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, nonché a modificare il codice di procedura civile in materia di esecuzione forzata per rendere più agevole al debitore l'accesso all'istituto della conversione del pignoramento;

    il 2 agosto 2018 il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio, sollecitato dall'azione parlamentare, ha affermato che «(...) la misura della compensazione tra crediti e debiti (con la pubblica amministrazione) è una sensibilità del Governo e c'è tutta la volontà di stabilizzarla (...)». Nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 135 del 2019 è stato accolto l'ordine del giorno 9/1550/48 a prima firma Baldelli, volto ad impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di adottare un provvedimento che attui organicamente l'articolo 8, comma 1, dello statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000), nel quale si prevede che “l'obbligazione tributaria può essere estinta anche per compensazione”»,

impegna il Governo:

1) a sbloccare il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso imprese e professionisti, accelerandone i tempi, attraverso la verifica della possibilità di realizzare iniziative per:

   a) la stabilizzazione del meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari previsto dal decreto-legge «destinazione Italia» (n. 143 del 2013), da ultimo prorogato a tutto il 2018 dall'articolo 12-bis del decreto-legge n. 87 del 2018;

   b) la modifica della normativa degli appalti nelle parti non conformi alla direttiva sui ritardi di pagamento n. 2011/7/UE, dando corso al parere motivato emesso il 7 giugno 2018 dalla Commissione europea;

   c) la modifica della disciplina relativa al documento unico di regolarità contributiva (durc), prevedendo che esso possa essere rilasciato qualora l'impresa dimostri di detenere crediti certi, liquidi ed esigibili in misura tale da non consentire versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, prevedendo anche in tale ambito un meccanismo di compensazione;

   d) l'accelerazione del processo di adesione di tutte le amministrazioni pubbliche all'infrastruttura digitale Siope Plus al fine provvedere in tempi certi alla completa gestione informatica della fatturazione e dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, prevedendo specifiche misure per il monitoraggio del pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione e assicurando che i dati già disponibili sulla piattaforma elettronica per i crediti commerciali siano utilizzabili senza soluzione di continuità.
(1-00013) (Nuova formulazione) «Baldelli, Gelmini, Occhiuto, Bagnasco, Battilocchio, Biancofiore, Bignami, Cassinelli, Cattaneo, D'Attis, Della Frera, Fasano, Fatuzzo, Fitzgerald Nissoli, Gagliardi, Labriola, Mandelli, Marin, Martino, Mulè, Musella, Nevi, Novelli, Palmieri, Pettarin, Pittalis, Porchietto, Rosso, Rotondi, Ruffino, Saccani Jotti, Sozzani, Zangrillo, Polidori, Fiorini, Barelli, Squeri, Carrara».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Orlando n. 1-00178, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 167 del 29 aprile 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    numerosi studi accademici hanno confermato come il cambiamento climatico in atto sia direttamente influenzato e dipendente dalle attività umane, siano esse industriali o meno;

    eventi climatici estremi – alluvioni, siccità, ondate di calore – si susseguono con sempre maggiore frequenza in diverse parti del mondo, determinando danni economici a persone, animali e interi sistemi produttivi;

    l'urgenza di un intervento netto e deciso per invertire tale processo non è più in alcun modo rinviabile come ampiamente dimostrato dal sempre crescente numero di allarmi che giungono dall'intera comunità scientifica;

    secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu invitato ha invitato tutti i legislatori e i governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente;

    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015 la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;

    nella recente Cop24 (Conferenza delle parti della convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'Accordo del 2015 di linee guida (Rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;

    l'esempio dell'adolescente svedese Greta Thunberg, ha dato vita ad una manifestazione transnazionale che il 15 marzo 2019 ha riempito di giovani e studenti le piazze di tutto il mondo, comprese quelle italiane, chiedendo l'impegno concreto dei Governi nazionali nel contrasto dei cambiamenti climatici e per salvare il pianeta non pregiudicandone oltre il futuro;

    con apprezzabile costanza e ferma chiarezza, i giovani chiedono ai Governi di tutto il mondo con urgenza azioni concrete e radicali per il rispetto degli obiettivi sul clima stabiliti dall'Accordo di Parigi. A quei giovani, a quelle piazze è necessario dare una risposta,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica e ad operare, in raccordo con il Parlamento, per giungere ad un cambio di direzione in tutti i settori dell'economia tali da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia;

2) ad assumere iniziative normative volte a definire una legge quadro sul clima che intervenga in maniera coerente e coordinata sul quadro normativo esistente per:

  a) rivedere il piano nazionale integrato per l'energia e il clima rendendolo coerente con gli obiettivi e tempi previsti dall'Accordo di Parigi;

  b) procedere alla ricognizione degli incentivi esistenti per l'efficientamento energetico e per il sostegno all'utilizzo di tecniche e materiali di edilizia ecocompatibile in modo da aggiornare il catalogo alle più recenti innovazioni tecnologiche, garantendo la massima efficacia possibile allo strumento;

  c) avviare un'azione di recupero e riforestazione del patrimonio forestale pubblico (urbano ed extra-urbano) che aumenti l'effetto di compensazione delle emissioni di CO2;

  d) progettare e finanziare un piano di sensibilizzazione globale volto a creare una coscienza ecologica consapevole anche attraverso la disincentivazione di azioni dannose (quali utilizzo di plastiche monouso, errata differenziazione dei rifiuti, mancato utilizzo di mezzi di trasporto pubblici e altro);

  e) allineare la normativa italiana alle direttive europee del «pacchetto economia circolare» in materia di rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile;

  f) sostenere la raccolta dei rifiuti in mare da parte dei pescatori senza ricorrere a un facile sistema premiale, quale l'automatica certificazione della filiera;

  g) sostituire tutti i sussidi ambientali dannosi con ipotesi alternative aventi impatto favorevole per l'ambiente, anche attraverso l'obbligo di valutazione ambientale preventiva dei sussidi, con particolare attenzione a quelli fiscali per i quali l'incidenza di dannosità è più netta;

  h) elaborare politiche di trasporto, edilizia, modelli produttivi che rispondano in maniera coerente alla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici e che coinvolgano regioni e comuni;

3) a presentare, nel minor tempo possibile, le proprie proposte in materia di politica industriale e di riqualificazione del settore manifatturiero, sostenendo e favorendo la transizione verso un modello economico-produttivo ecologicamente sostenibile;

4) a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla «carbon neutrality» entro il 2050;

5) a studiare, con i grandi istituti bancari e creditizi, la possibilità di prevedere finanziamenti agevolati per sostenere l'economia circolare e quella eco-compatibile;

6) ad attuare la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;

7) ad assumere iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile nella Costituzione.
(1-00178) «Orlando, Delrio, Braga, De Micheli, Rotta, Gribaudo, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Fiano, Lepri, Morani, Pezzopane, Viscomi, Buratti, Cenni, Del Basso De Caro, Incerti, Morassut, Morgoni, Pellicani, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Bordo, Boschi, Bruno Bossio, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Ceccanti, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Frailis, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Melilli, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Moretto, Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio n. 4-02452 dell'11 marzo 2019.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-01243 del 17 gennaio 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00739.